ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Nuova Serie - Voi. XVI (XC) FONTES LIGURUM ET LIGURIAE ANTIQUAE GENOVA - MCMLXXVI NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VIA ALBARO, 11 V ■ m ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Nuova Serie - Voi. XVI (XC) FONTES LIGURUM ET LIGURIAE ANTIQUAE GENOVA - MCMLXXVI NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VIA ALBARO, 11 ί; ··.* ·■ ·· · , *· · · -■· ν ’ ή ··.·. Λ :ν * : ·. f . .·- \ , · τ : · r ■ • ■" ··' ■ . ,; ; } : • - : .. ·■-: .. .. · . .· ■.’.■·.· · ··''.·'; .. . >· - ■= ■ :■ ■ “V’ ■Υ ' · - ·τ· ; : ... ! .·■ Ί: τ5. il :■ ■ : ■ ίτ ·'* PRESENTAZIONE Un gruppo di valenti giovani ricercatori dell’istituto di Storia Antica dell’Università di Genova ha raccolto, tradotto e brevemente annotato ί passi degli scrittori greci e latini che si riferiscono alla Liguria e ai Liguri nell’antichità, redigendo un’opera finora assente nei nostri studi. Sono escluse da tale raccolta le epigrafi, le monete e, in generale, i documenti non propriamente letterari. Considerando che le fondamentali caratteristiche socio-politiche e culturali del mondo romano e della tarda antichità sopravvissero, ancora in parte immutate, almeno fino all’VIII secolo d.C., si è ritenuto di scegliere questo secolo come termine cronologico finale. I passi, contraddistinti da un numero progressivo stampato in grassetto, sono ordinati sotto i singoli lemmi in essi contenuti e sono divisi nelle seguenti sezioni: I. Itinerari; II. Liguria; III. Ligures; IV. Etnici; V. Toponimi, ulteriormente distinti in diverse suddivisioni: 1. Rilievi, pianure e foreste; 2. Fiumi; 3. Laghi e paludi; 4. Mari; 5. Isole; 6. Province; 7. Centri abitati; 8. Vie. Nella prima sezione sono comprese, fra le altre, anche le opere di Tolomeo e Guido: la prima, pur non essendo un vero itinerario, consiste infatti di un repertorio esclusivamente geografico, privo di quel tipo di notazioni storico-etnografiche ed economiche che caratterizzano, ad esempio, le opere di Strabone e di Plinio; la seconda, sebbene esuli cronologicamente dai limiti fissati per questa raccolta, è stata presa in considerazione per la sua stretta dipendenza dalla Cosmographia dell’Ano-nimo Ravennate. Per quanto riguarda la suddivisione « Province », è opportuno precisare che si tratta di circoscrizioni amministrative di epoca post-dioclezianea (con esclusione della provincia di Liguria, le cui testimonianze si trovano nella seconda sezione), che racchiusero in diversi momenti storici determinate località della IX regio augustea. All’interno delle sezioni e delle suddivisioni ricordate, i lemmi sono disposti in ordine alfabetico; sotto ciascuno di essi i passi si succedono nell’ordine cronologico degli autori e, possibilmente, delle loro opere. Scoli ed epitomi anonimi sono collocati cronologicamente all’epoca dell’autore di cui sono commento o riassunto; lo stesso criterio si è usato nel caso di epitomi di opere parzialmente o completamente perdute, anche se sono noti gli autori e le epoche di tali epitomi, come nel caso di Giustino, epi- - V - tomatore di Pompeo Trogo, e di Zonara, che, in quanto eccede i limiti cronologici di questa raccolta, è stato preso in considerazione soltanto nei passi in cui integra le parti perdute dell’opera di Cassio Dione. Rimandi ai vari numeri permettono di collegare tra loro le voci contenute in un medesimo passo, che è riportato per intero una sola volta nella sede giudicata più confacente. Le varie forme attestate per ogni voce sono raggruppate sotto un unico lemma e sono facilmente rintracciabili attraverso appositi indici. Tutti i lemmi, per i quali si è adottata, se possibile, la forma usata da P. Fraccaro nella sua carta geografica della Liguria, IX regio augustea (La Terra.. Grande atlante geografico economico storico, I, Novara, De Agostini, 1965,. tav. 259), sono dati nella forma latina o latinizzata. I testi sono riportati secondo le edizioni critiche citate nell'indice degli autori; tuttavia l’ortografia è stata uniformata secondo l’uso più corrente in Italia (distinzione fra u e v, lettere maiuscole dopo il punto fermo e all inizio dei passi), e, per esigenze tipografiche, si sono riprodotte in tondo le lettere o le parole che alcuni editori hanno posto in corsivo o in. neretto. Per non appesantire l’opera, che è diretta soprattutto ad una consultazione propedeutica per ulteriori ricerche specifiche, si è omesso 1 apparato critico e si è evitato di intervenire in questioni filologiche: si rinvia pertanto il lettore alle edizioni critiche citate e alle loro introduzioni. Anche nella determinazione dell’ambito geografico considerato, si è presa come base la carta della Liguria — IX regio augustea — delineata dal Fraccaro, sopra citata e qui riprodotta per gentile concessione dell editore. Tenuto però conto della differente ampiezza del territorio designato come « Liguria », sia in senso geografico sia in senso amministrativo, e della diversa diffusione avuta nel tempo dai gruppi etnici definiti nelle fonti come Liguri, sono stati schedati i passi: a) in cui ricorre il termine Liguria, anche se riferito, in qualsiasi epoca, a territori non coincidenti, parzialmente o totalmente, con la IX regio augustea; b) in cui ricorre il termine etnico Ligures (o equivalenti, ivi compresi gli aggettivi derivati), esclusi quelli in cui il termine è in realtà un nome proprio di personaggi storicamente attestati; c) in cui ricorrono tutti gli etnici ed i toponimi compresi entro i confini della IX regio augustea; d) ini ciii ricorrono etnici considerati figuri dalle fonti o toponimi attribuiti ad essi. Tuttavia i toponimi compresi in quest’ultimo gruppo, quando siano sicuramente localizzati fuori dei confini della IX regio, sono raggruppati, in ordine alfabetico, in calce alle sezioni o suddivisioni cui appartengono — VI — e separati dagli altri toponimi per mezzo di asterischi, soltanto se risulti esp icita, ne passo medesimo in cui compaiono, una loro connessione con la Liguria augustea o con popolazioni liguri. Ciò per obbedire alla duplice esigenza i delimitare chiaramente l’ambito geografico-fisico della ricerca e ί assicurare contemporaneamente la necessaria ampiezza ed elasticità dal punto di vista etnografico. La traduzione in lingua italiana dei passi è volta a facilitare la comprensione dei testi e a farli conoscere ad una più vasta cerchia di lettori. jiv £,Γ3 uz*one degli etnici si è ricorso al termine corrispondente in uso ne ita ìano moderno. Circa la traduzione dei toponimi pertinenti alla Liguria si è adottato il nome oggi corrente, quando vi sia una sicura corri-spon cnM topografica o, nel caso di centri abitati, una chiara continuità storica e 1 insediamento urbano. I toponimi oggi localizzati fuori d’Italia (particolarmente nella Francia meridionale) sono resi nella forma italiana, quando questa sia comunemente in uso (es. Nizza, Varo); nella forma linguistica locale in caso contrario (es. Antibes, Cimiez, Ampurias). Quando però una forma italianizzata risulti tipica dell’uso letterario o storiografico, si è preferito fare ricorso ad essa, piuttosto che alla dizione straniera che sarebbe stata necessaria (es. Stecadi, Colchide). In assenza delle suddette condizioni, si è preferito lasciare fra apici il toponimo originale, se latino, o a sua traslitterazione, se greco, nella forma attestata nel passo di volta in volta tradotto, salva naturalmente la sua riduzione al caso nominativo (es. Forum Fulvii Valentinum’, ’Aigitna’); per i testi latini tardi, nei quali 1 uso dei casi non corrisponde chiaramente alle regole morfologiche classiche, si è mantenuto fra apici il toponimo senza mutare la forma con cui si presenta nel passo. Le note di commento sono concepite semplicemente come avvio all’intelligenza del passo. Di norma esse sono limitate, ove possibile, al suo inquadramento cronologico, storico e mitologico, e contengono rimandi incrociati fra i vari passi, in modo da assicurare anche il collegamento delle notizie esplicative, senza appesantimenti e ripetizioni. Nei lemmi sono indicate 1 ubicazione geografica di etnici e toponimi, la forma moderna di questi ultimi, quando esista, e sono riportate le varianti o forme concorrenti antiche, latine e greche. L opera è corredata dei seguenti indici: 1) Indice dei nomi geografici latini; 2) Indice dei nomi geografici greci; 3) Indice dei nomi di persona; 4) Indice delle cose notevoli; 5) Indice degli autori. L ultima revisione dei testi originali, delle traduzioni e delle note, e la loro collocazione nell’insieme del lavoro, nonché la redazione degli indici e dei lemmi e la correzione delle bozze, sono opera dei dott. Gianfranco Gaggero, Eleonora Salomone, Luigi Santi Amantini. Alla redazione degli - VII — indici e alla correzione delle bozze ha collaborato anche la dott. Adelina Arnaldi. Prima di congedare il volume alla stampa ritengo doveroso dare atto dello spirito di abnegazione e di collaborazione che ha animato i redattori (Adelina Arnaldi, Gianfranco Gaggero, Rossella Pera, Eleonora Salomone, Luigi Santi Amantini), e rivolgere un ringraziamento al Centro Studi e Documentazione dell’Italia Romana di Milano (CeSDIR), che ha finanziato la fase della schedatura con fondi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), alla Società Ligure di Storia Patria, che si è assunta onere e la cura della stampa, e all’istituto di Storia Antica dell Università i Genova, che con la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia ha contribuito alle spese di pubblicazione. Genova, maggio 1976. Giovanni Forni Istituto Geografico De Agostini - Novara Itinerari Hanno collaborato: Adelina Arnaldi (A.A.) Gianfranco Gaggero (GG.) Rossella Pera (R.P.) Eleonora Salomone Gaggero (E.S.) Luigi Santi Amantini (L.SA.) 1. Ptol·^geogr. II 10, 1 : Τής δέ Ναρβωνησίας αί μέν παρά τάς συνημ-μενας τρεις επαρχίας πλευραί, είρηνται, των δέ λοιπών την μέν πρός έ'ω τα δυσμικα των 'Άλπεων ορών ορίζει τα άπο τοΰ Άδούλα δρους μέχρι τών εκβολών Ούάρου τοΰ ποταμού, ών θέσις κζ ^ μγ. 2 .....καί ή Γαλλική θάλασσα έφεξής μέχρι τών τοΰ Ούάρου εκβολών ..... 8 Μετα δέ τον 'Ροδανόν επί θαλάσση ειτα Δεκιατίων Άντίπολις κζ μγ και αί τοΰ Ούάρου ποταμοΰ έκβολαί κζ ^ μγ. 15 και υπό τούτους Σάλυες, ών πόλεις ομοίως· Ταρουσκων χγ μ,γ γο' Γλανόν κγ ^ μγ ^ ’Αρελάτον κολωνία κβ ^_δ' μγ γ' υδατα Σέξτια κολωνία κδ ^ μγ γο' Έρνάγινον κδ μγ V 21 Νήσοι δέ ύπόκεινται τή Ναρβωνησία υπο δέ τον Οΰαρον ποταμόν Ληρώνη ή Λήρος νήσος, ής θέσις κζ δ' μβ δ'. III 1, 1 Η Ιταλία περιορίζεται άπο μέν δύσεως τοΐς τε ’Αλπίοις ορεσι κατα την εκτεθειμένην γραμμήν άπο τοΰ ’Αδούλα ορούς μέχρι τών Ουαρου ποταμού εκβολών, ών θέσις κζ ^ μγ, ..... Απο δέ μεσημβρίας.....τή τοΰ Λιγυστικοΰ καί τή τοΰ Τυρρηνικοΰ παραλιω, τή από τών εκβολών Ούάρου ποταμοΰ μέχρι Νεαπόλεως..... 2 Περιγράφεται δέ ή παράλιος πασα τον τρόπον τοΰτον μετα τας τοΰ Ούάρου ποταμοΰ έκβολάς έν τώ Λιγυστικω πελάγει, αϊ έπέχουσι μοίρας Μασσαλιωτών Νίκαια Ήρακλέους λιμήν Τρόπαια Σεβαστού Μονοίκου λιμήν κζ μϊ: 1 κη μβ ^ιβ' κη δ' μβ μβ κη γο' μβ γο'· 3 Λιγουρίας, κατά δέ Έλληνας Λιγυστικής παρά το Λιγυστικόν πέλαγος, Άλβινιμήνιον (ή Άλβιντεμήλιον) κθ ^ μβ Άλβίγαυνον κθ ^ μβ ^δ' Γένουα λ μβ Έντέλλα ποταμοΰ έκβολαί λ ^ μβ ^Υ Τιγουλλία λ μβ Αφροδίτης λιμήν λα (ιβ μβ ^Υ )^ Έρίκης κόλπος λα (δ μβ ) Μακράλλα ποταμοΰ έκβολαί λ ^δ μβ ^δ έκτροπη Βοάκτου ποταμοΰ λα ^ μγ 35 Ταυρινών, ύπο τούς Σαλασσίους, Αύγούστα Ταυρινών λ ^ μϊ Υ® Αύγούστα Βαγιεννών κθ ^ μΥ Υ Εΐρία λ μγ Υ Δερτώνα λ γο' μΥ ^ 43 Ούε(σ)διαντίων έν παραλίοις Άλπεσιν, _ Κεμενέλεον . κη ^ μΥ Φ Σανίτιον κη ^ μβ ^Υ · 44 Τα δέ Άπέννινα ορη ύπέρκει(ν)ται μικρόν τής Λιγουρίας αρχομενα απο τών Άλπεων, καί μετά ταύτην έπεκταθέντα άχρι Αγκώνος, κάκεϊθεν έπιστραφέντα καί μάλλον τω Άδρία συνεγγίζοντα φέρεται μέχρ^ι τοΰ Γαργανου ορούς, ειτα έντεΰθεν έπιστραφέντα προς μεσημβρι<*ν> τελευτά επι την Λευκοπέτραν. 45 Η μεν ούν Λιγουρία, ύποκειμένη τοΐς Άπεννινοις ορεσιν, έχει μεσογείους πόλεις, Σάββατα κθ γ' μΥ Πολλεντίαν £9· γο' μγ Άσταν κολωνίαν λ γ' μγ Φ' ’Άλβαν Πομπηίαν λ ^ μΥ ^ Λιβάρναν ^ Ι^δ' μγ ί'· 78 Νήσοι δε παρακεινται τή Ιταλία, έν μέν τώ Λιγυστικώ πελαγει, Αιθάλη νήσος ή Μανόρα λα γο' μβ Γοργόνη λγ μβ Καπραρια νήσος μβ Ίλούα νήσος^ ^ μβ . , 2’ \ 'Η(Κΰρνος νήσος, ή καί Κόρσικα (η Κόρση) καλουμένη, ποριεχεται απο μεν δύσεως καί άρκτων ύπό τοΰ Λιγυστικοΰ πελάγους..... ,8’ 2 ΠεΓΡίζεταΐ δέ 0 πίναξ.....άπό δέ μεσημβρίας Λι- γυστικω πελαγει και Τυρρηνικφ καί μέρει τοΰ Άδριατικοΰ.....[3] Τών μέν ούν έν τή Ιταλία επισήμων πόλεων.....ή δέ Νίκαια Μασσαλιωτών την μεγιστην ημέραν έχει ωρών ιε δ', καί διεστήκασιν Αλεξάνδρειάς πρός δύσεις ώραις β η'.....[9, 2] Περιορίζεται δέ ό πίναξ πάντοθεν πελά- Υεσιν.....άπο δέ άρκτων Λιγυστικώ καί Τυρρηνικώ. Si sono descritti i lati della Narbonese che confinano con le altre tre province (della Gallia), mentre, per il resto, essa confina ad oriente con la parte occidentale della catena alpina, la quale va dal monte ’ Adulas ’1 fino alla foce del fiume Varo; la posizione geografica di quest’ultima è 27° 30’ long. 43° lat. .....da quel luogo (il santuario di Afrodite)2 il mare Gallico si estende fino alla foce del Varo..... Dopo il Rodano sul mare (vi sono) quindi Antibes città dei Deciati 27° long. 43° lat. e la foce del fiume Varo 21° 30’ long. 43° lat. oltre questi (i Cavari) abitano i Salluvi, le cui città sono: Tarascona 23°lcng. 43° 40’lat. St. Rémy 23° 30’ long. 43° 30’ lat. Arles, colonia 22° 45’ long. 43° 20’ lat. Aix-en-Provence, colonia 24° 30’ long. 43° 40’ lat. St. Gabriel 24° long. 43° 30’ lat. Le isole situate nel mare della Narbonese sono di fronte al fiume Varo l’isola di ’ Lerone ’ o ’ Leros ’3, la cui posizione è 27° 15’ long. 42° 15’ lat. L Italia è circondata ad occidente dalle Alpi, secondo la linea che va dal monte Adulas ’ alla foce del fiume Varo, la posizione geografica della quale è 27° 30’ long. 43° lat. ■ ■ · . . A mezzogiorno.....dal litorale dei mari Ligure e Tirreno per il tratto che va dalla foce del fiume Varo fino a Napoli..... Tutto il litorale è disegnato in questo modo: dopo la foce del fiume Varo, nel mar Ligure, che si trova a 27° 30’ long. 43° lat., località dei Marsigliesi: Nizza 28° long. 42° 35’ lat. Porto di Eracle (Monaco)4 28° 15’ long. 42° 45’ lat. ’ Tropaia Sebastu ’ 28° 30’long. 42° 30’lat. Porto di Monaco 28° 40’long. 42° 40’lat.; 1 Monte di incerta ubicazione nella parte centrale delle Alpi, forse l’omonimo gruppo montuoso nel cantone svizzero dei Grigioni. 2 Forse è l’attuale Port-Vendres al confine tra Francia e Spagna. 3 Si tratta in realtà di due isole, che formano attualmente il gruppo di Lérins. 4 Porto di Eracle, qui citato, e porto di Monaco, riportato due righe sotto, corrispondono all’unica località di Monaco, che nell’antichità era detta appunto ’ Portus Herculis Monoeci località della Liguria, detta dai Greci ’ Ligystike sul mar Ligure, Ventimiglia 29° 30’ long. 42° 45’ lat. Albenga 29° 30’ long. 42° 45’ lat. Genova 30° long. 42"150’ lat. Foce del fiume Entella 30° 30’ long. ^2° 50’ lat. ’ Tigullia ’ 30° 35’ long. 42» 55’ lat. Portovenere 31° (5’long. 42° 50’lat.) Golfo di Lerici 31°(15’long. 42°55’lat.) Foce del fiume Magra 30° 45’ long. 42° 45’ lat. Deviazione del fiume Vara 31° 30’long. 43° lat.; località dei Taurini, che abitano a sud dei Salassi, Torino 30° 30’ long. 43° 40’ lat. Bene Vagienna 29° 30’ long. 43° 20’ lat. Voghera 30° lcng. 43° 20’ lat. Tortona 30°40’long. 43°30’lat.; località dei Vedianzi nelle Alpi Marittime, Cimiez 28° 30’ long. 43° 5’ lat. Senez 28° 30’ long. 42° 50’ lat. I monti Appennini si trovano un poco sopra la Liguria, iniziando dalle Alpi, si dirigono poi verso Ancona, e, voltisi da quella località, si avvicinano ancora di più all Adriatico e si portano fino al monte Gargano, poi, nuovamente voltisi di qui verso mezzogiorno, terminano a Leucopetra5. La parte della Liguria situata sotto i monti Appennini ha le (seguenti) città interne, Vado 29° 20’ long. 43° lat. Pollenzo 29°40’long. 43°lat. Asti, colonia 30° 20’ long 43° 5’ lat. Alba 30° 30’ long. 43° 10’ lat. Libarna 3q0 45’ iong. 430 10’ lat. Presso l’Italia, nel mar Ligure, ci sono le (seguenti) isole, sola di Aithale ’ o ’Manora’6 31° 40’long. 42° lat. Gorgona 33o]ong 42oht. isola di Capraia 32° Ione. 42° lat. Isola d’Elba 33°30’long. 42°lat. e a ηοΛ^^’..^ C”SÌ“ (° ’K°rse,)’ è circ0ndata 3 Tirreno^^ck ^.uro^a^ è circondata..... a sud dal mar Ligure, dal Marsigliesi ha il dorn "Τ° ' ’ ’ ’ ; Fra le iIIustri città dell’Italia.....Nizza dei dente 2h 7’ 30” °tP1U, Ung° dl 15 h 15’’ e dista da Alessandria verso occi-dai mari a u'iA ’αλ TUettIma) tavoIa (dell’Europa) è circondata da ogni parte .....a nord dal L'gure e dal Tirreno. (G.G.) 5 Punta meridionale della Denknls 6 Quest’isola non è altro che la st. Su’ Vammente identificata- stessa Elba, citata tre righe sotto. 2. Ititi. Anton.·. 286 Item ab Arimino Dertonam mpm CCXXVIIII sic 288 Iria mpm XVI Dertona mpm X 289 Via Aurelia A Roma per Tusciam et Alpes maritimas Arelatum usque mpm DCCXCVI sic 294 Bodetia mpm XXVII Tegulata mpm XII Delphinis mpm XXI Genua mpm XII Libarium mpm XXXVI Dertona mpm XXXV Aquis mpm XXVIII 295 Crixia mpm XXX Canalico mpm X Vadis Sabatis mpm XII Pullopice mpm XII Albingauno mpm VIII Luco Bormani mpm XV Costa Balenae mpm XVI 296 Albintimilio mpm XVI Lumone mpm X Alpe summa mpm VI (huc usque Italia, abhinc Gallia) 297 Varum flumen mpm VI Quindi da Rimini a Tortona 229 miglia Voghera 16 miglia Tortona 10 miglia Via Aurelia Da Roma attraverso la Tuscia e le Alpi Marittime fino ad Arles 796 miglia ’ Bodetia ’ 27 miglia ’ Tegolata’ 12 miglia Portofino 21 miglia Genova 12 miglia Libarna 36 miglia Tortona 35 miglia Acqui 28 miglia Crixia 30 miglia ’ Canalico ’ 10 miglia Vado 12 miglia ’ Pullopice ’ 12 miglia Albenga 8 miglia ’ Luco Bormani ’ 15 miglia ’ Costa Balenae ’ 16 miglia Ventimiglia 16 miglia ’ Lumone ’ 10 miglia ’ Alpe summa ’ 6 miglia (fin qui l’Italia, di qui la Gallia) Fiume Varo 6 miglia (G.G.) Ititi. mar. : 497 Itinerarium portuum vel positionum navium ab Urbe Arelato usque. 501 a Pisis Lune, fluvius Macra, a Lune Segesta, positio, 502 a Segesta portu Veneris a portu Veneris portu Delphini a portu Delphini Genua, portus, a Genua Vadis Savadis, portus, a Vadis Savadis Albingauno, portus, 503 ab Albingauno portu Maurici a portu Maurici Tavia, fluvius, a Tavia Vintimilio, plagia, a Vintimilio Hercle Manico, portus, ab Hercle Manico Avisione, portus, 504 ab Avisione Anaone, portus ab Anaone ad Olivulam, pontus, ab Olivula Nicia, plagia, a Nicia Antipoli, portus mpm XXX mpm XXX mpm XXX mpm XVIII mpm XVI mpm XXX mpm XVIII mpm XXV mpm XII mpm XII mpm XVI mpm XXII mpm IIII mpm XII mpm V mpm XVI Itinerario dei porti e degli approdi delle navi dall’Urbe fino ad Arles. Da Pisa a Luni, fiume Magra, 30 miglia Da Luni a Sestri Levante, approdo, 30 miglia Da Sestri Levante a Portovenere 30 miglia Da Portovenere a Portofino7 18 miglia Da Portofino a Genova, porto, 16 miglia Da Genova a Vado, porto, 30 miglia Da Vado ad Albenga, porto, 18 miglia Da Albenga a Porto Maurizio 25 miglia Da Porto Maurizio all’Argentina, fiume, 12 miglia Dall’Argentina a Ventimiglia, spiaggia, 12 miglia Da Ventimiglia a Monaco, porto, 16 miglia Da Monaco ad ’ Avisio ’, porto, 22 miglia Da ’ Avisio ’ ad ’ Anao ’, porto, 4 miglia Da ’ Anao ’ ad ’ Olivula ’, porto, 12 miglia Da ’ Olivula ’ a Nizza, spiaggia, 5 miglia Da Nizza ad Antibes, porto, 16 miglia (G.G.) 4. Tab. Peut. Liguria FI. Varus FI. Vulpis FI. Lucus FI. Labonia Fi. Tigtila FI. Macra FI. Padus FI. Fevus FI. Iala FI. Varusa FI. Bersula FI. Odubria Bagitenni Sengauni Tauriani Veliatae Ins. Arenaria In alpe Maritima Hasia XXII Foro Fulvi - Dertona - A Dertona Iria - Iria - Abiria Camelomasus milia XVI 7 L’ordine esatto delle località è: Luni, Portovenere, Sestri Levante, Portoimo. Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Fiume Varo ’ Vulpis ’ ’ Lucus’ ’ Labonia ’ ’ Tigtila ’ Magra Po ’ Fevus’ ’ Iala * ’ Varusa ’ ’ Bersula ’ ’ Odubria ’ Varum Vadis Sobates XII Calanico VIIII In alpe Maritima XX Crixia VIIII Albentimillo XXII Aquis Tatelis XVI Costa Beilene XXVII Dertona Luco Boramni Libarnum XV Albingauno XXXVI Genua XXIX Vadis Sobates VIIII Vico Virginis X Alba Docilia XIII Ad Navalia VII Hasta XIII Ad Figlinas VII Genua VII Ricina XV Ad Solaria VI Ad monilia XIII In Alpe pennino II Boron Liguria 8 Bagienni Polentia Alba Pompeia Aquis Tatelis Sengauni Taurini Velleiati Isola ’ Arenaria ’ Aipi Marittime Asti 22 ’ Foro Fulvi ’ — Tortona _ Da Tortona a Voghera — Voghera — Da Voghera a ’ Cameloma-gus ’ 16 miglia geriana è stata considerata ner ^ UM test.lm°nian.za letteraria, la Tabula Peutin-Itinerari. I toponimi e eli etniri caratterjstiche interne allo stesso modo degli j°?° stat.i suddivisi in nove eruoryi nni^1*1 Liguria, testimoniati nella Tabula, dall alto in basso e da sinistra a Hestw. am.ente Per ragioni tipografiche. Procedendo come regione geografica; gli etniri connPren(lono rispettivamente: la Liguria i fiumi che sfociano nel mar Limirp gruPp° m4°ntuoso delle Alpi Marittime; tezza di Voghera; le isole del mar I iVnr-A °i C°n 1 ,suo* a®uenti di destra fino all’al- LlgUre; la stra£la a sud del Po che toccava Asti, - 10 - Varo 9 ’ In alpe Maritima ’ 9 Ventimiglia 16 ’ Costa Bellene ’ — ’ Luco Boramni ’ 15 Albenga 29 Vado9 9 ’ Vico Virginis ’ 10 ’ Alba Docilia ’ 13 ’ Ad Navalia ’ 7 ’Hasta’ 13 ’ Ad Figlinas ’ 7 Genova 7 Recco 15 ’Ad Solatia ’ 6 Moneglia 13 In Alpe pennino ’ 2 ’ Boron ’ Vado 12 ’ Calanico ' 20 Crixia 22 Acqui 27 Tortona — Libarna 36 Genova Pollenzo — Alba 10 Acqui (G.G.) civitates le ' AVENN' cosmo&r· IV 28: In qua Septimana plurimas fuisse Sramion e^lmus> ex quibus aliquantas designare volumus, id est Pomune, sissimas de .....[29] Quae Italia habet infra se provincias famo- iterum ecerrL et_ octo, id est Liguria, provincia Venetiarum, Istria: nam Traso d^er lrn^et^em estratam proxima suprascriptae provinciae Liguriae rima JtT 6St pr°V*nc*a quae dicitur Emilia .....item provincia maritum O 0rUrn’ cluae dicitur Lunensis, et Vigintimilii et ceterarum civita-scrint Uae ,Prov*nc*a iuxta mare Gallicum confinalis existit de supra Pulii 3 Septimana.....[32] Item iuxta mare Gallicum..... a °n> 1 ° ’ ^bra, Cornelium, Bulnetia, Boron, Bexum, Turres, Stacile, enruna J Muniala, Ad Soiaria, Ricina, Genua, Falinis, Nabalia, Aba BalT 13, λ 'C° v*r£*n*s’ Batis Sabatis, Albinganis, Luco Vermanis, Costa t vinctimilio, Alpe maritima, ubi iuxta litus maris Gallici comple- Ur ,ta la' ^33] Item iuxta fines Albius seu Albiliae supra scriptae Italiae sst civitas quae dicitur Ororiatis, item Albis, Polentia, Pollentino, Agodano, rmesi, Diovia, Capris. Item ad aliam partem Italiae est civitas quae Vado Ur^* ’ ortona e Voghera; la via marittima dal Varo al Magra; la strada da via ’ Δ Genova attraverso Acqui e Tortona, formata per tre tratti successivi dalla i emilia Scauri ’, dalla via Giulia Augusta e dalla via Postumia; infine la via e conauceva da Pollenzo ad Acqui attraverso Alba. 'ri .^°1° In tre casi compaiono i tipici disegni usati nella Tabula per recidere evidenti le caratteristiche principali delle diverse città: si tratta di Vado, contraddistinta da tre torri; Genova con due torri, normale indicazione per le città di media grandezza; infine Acqui, con un massiccio edificio che rappresenta probabilmente un grande granaio. — 11 — dicitur Lavarie, quae confinalis existit praedictae civitatis maritimae quam praediximus Genua. Item est confinalis praedictae civitatis Levarnis civitas quae dicitur Dertona.....[36] Nam ad partem quasi meridianam ingrediuntur in ipsum Padum Alubra..... [37] Completur autem praedicta Italia habens finem ab ipso latere excelsos montes quos quidam Titanos dicunt, qui pertingunt mari Gallico non longe a praedicta civitate Viginti- milia. Qui montes dividunt inter provinciam Septimanam et Italiam.....A tertio vero latere habet ipsa Italia finem praefatum mare Gallicum, cuius iuxta litora ponitur ipsa Italia, usque ad supra scriptos montes, qui dividunt, ut diximus, inter Vigintimilia et civitatem Niceam provinciae Septimanae. V 1 Revertamur igitur ad civitates iuxta litora totius maris magni supradicti positas et eas designemus. [2] .....Pullion, Bibola, Rubra, Cornelia, Cebula, Bulnetia, Boron, Bexum, Turres, Stacile, Apennina, Ad Munialia, Ad Solaria, Ricina, Genua, Ficclinis, Asta, Nabalia, Alba Decilia, Vico virginis, Batis Sabatis, Albinganis, Luco Vermanis, Costa Ballenis, Avinctimilio, Alpe maritana. A civitate quae dicitur Regio Iulii circa^ ipsa litora maris usque ad civitatem quae vocatur Alpe maritima, ubi iuxta litus maris Gallici completur Italia, sunt civitates centum undecim et supputantur miliaria mille.....Nunc ergo ad civitates eiusdem maris circa litus exponentes reiteramus et eas describimus. [3] Iterum est civitas Pomune, Scapiana, Nicea.....A civitate quae dicitur Alpe maritima circa ipsa litora maris usque ad civitatem quae dicitur Caesarea sunt civitates septuaginta et supputantur miliaria mille decem. Leggiamo che in quella Settimania 10 vi erano moltissime città, delle quali vo gliamo designare alcune, cioè Monaco, ’ Scarpiana’, Nizza11..... L Italia possie e diciotto famosissime province, cioè la Liguria, la provincia delle Venezie, 1 *ria’ quindi di seguito, lungo la strada imperiale vicina alla sopraddetta provincia e a Liguria Transpadana vi è la provincia chiamata Emilia..... quindi la Provincia maritima Italorum ’, detta di Luni, di Ventimiglia e di altre città. Questa provincia confina presso il mare Gallico con la sopraddetta provincia di Settimania.. · · · Quindi presso il mare Gallico12 (vi sono)..... ’ Pullion ’, ’ Bibola ’, ’ Rubra ’, Cor- La provincia della Settimania (antica Gallia Narbonese) e le province italiane indicate nei paragrafi successivi e in Guido, geogr. 5; 7; 66; 68 (cfr. n. 6), particolarmente la 'Provincia Maritima Italorum’, rispecchiano nella loro estende? A „suddlvIsl0ne amministrativa bizantina nel periodo compreso fra la condei Longobardi"11” PadaM <569) C qudla della C0Sta ligure (643)’ entrambe ad °pera (cfr. n 6)UeSte tfe l0Cal'ta ven8°no «Portate anche a V 3 e in Guido, geogr. 80 35 - 782/9 rrfrC°n segue è .rjPreso quasi integralmente a V 2 e in Guido, geogr. a V 2 e in Grimo ^ jarÌ,a~te ne^a ^orma dei toponimi e con l’aggiunta, a v z e in Ouido, geogr. 78-79, di ’ Cebula ’ e ’ Asta ’. — 12 - niglia, Bulnetia , Boron ’ Bexum ’ Turres ’ Stacile ’ Apennina Moneglia, Ad Soiaria , Recco, Genova, ’ Falinis ’ Nabalia ’, ’ Aba Decelia ’, ’ Vico virginis Vado, Albenga, Luco Vermanis’, 'Costa Ballenis’, Ventimiglia, 'Alpe maritima’, dove presso il lido del mare Gallico termina l’Italia. Quindi presso ’ Albius ’ o Albiliae (le Alpi), confine della sopraddetta Italia, vi è la città13 detta ’Oro-riatis , quindi Alba, Pollenzo, ’ Pollentino’, ’ Agodano’, ’ Armesi’Diovia’, ’ Capris . Quindi in un altra parte dell’Italia vi è la città detta Libarna, che confina con la predetta città marittima di Genova. Quindi confina con la predetta città di Libarna la città detta Tortona..... Infatti, quasi dalla parte meridionale, sfociano nello stesso Po 1 Alubra ’.....Ma la predetta Italia confina da questo lato con monti altissimi che certi chiamano 'Titani’; questi toccano il mare Gallico non lontano dalla piedetta città di Ventimiglia. Questi monti separano la provincia di Settimania e 1 Italia.....Dal terzo lato l’Italia ha come confine il predetto mare Gallico, sui cui lidi essa si affaccia, fino ai soprascritti monti che dividono, come dicemmo, Ventimiglia e la città di Nizza nella provincia della Settimania. Ritorniamo dunque alle città poste presso il lido di tutto il sopraddetto grande mare (il Gallico) e designamole ..... ' Pullion’, 'Bibola', 'Rubra', Corniglia, Cebula , ^ Bulnetia ’, ’ Boron ' Bexum ’, ’ Turres ', ' Stacile ', ’ Apennina ’, Moneglia, ^ Ad Soiaria ’, Recco, Genova, ’ Ficclinis ’, ’ Asta ’, ’ Nabalia ’, ’ Alba Decilia , ^Vico virginis’, Vado, Albenga, ’ Luco Vermanis’, 'Costa Ballenis’, Ven-limiglia, Alpe maritana ’. Dalla città di Reggio (Calabria), presso i lidi dello stesso mare, fino alla città che è chiamata ’ Alpe maritima ’, dove, presso il lido del mare Gallico, termina l’Italia, ci sono 111 città e si contano mille miliari..... Dunque ora torniamo alle città dello stesso mare che si affacciano sulla costa e le descriviamo. Quindi vi è la città di Monaco, ’ Scapiana ’, Nizza..... Dalla città detta Alpe maritima , presso i lidi dello stesso mare, fino alla città di Saragozza vi sono 70 città e si contano mille dieci miliari. (G.G.) 6. Guido, geogr. 5: Italia habens fines ab occidente montes excelsos, quos quidam Titanos dicunt, alii Alpes Iovias nominant, incipientes a mari Gallico, quod et Tirrenum, haud longe a praedicta civitate Vigintimilio. Qui videlicet montes dividunt inter provinciam Septimanam et Italiam..... [7] Tertia vero finis Italiae est mare Gallicum, quod et Tyrrhenum, incipiens a praedictis montibus qui dividunt inter civitatem Vigintimilium et Niceam civitatem provinciae Septimaniae, et desinens in angustum fretum Regii provinciae Calabriae.....[32] Item iuxta mare Gallicum et magnum, quod et Tyrrenum, civitates sunt.....[35].....Pulium, Bibo- nia, Rubra, Cornelium, Vulnecia, Biron, Bexum, Turres, Cilicie, Apennina, Ammonilia, Ad Solaria, Ricina, Genua, Ficlinis, Navalia, Alba Delicia, Vico virginis, Vatis Sabbatis, Albinganum, Loco Vermanis, Casta Ballenis, Avintimilium, Alpe maritima, ubi iuxta litus maris Gallici completur Italia. [36] Item iuxta fines Alpium supra dictae Italiae est civitas quae dicitur Ororiatis, item Albis, Polentia, Pollentinum, Agodanum, Armesium, η Per l’elenco che segue, in cui le uniche località conosciute sembrano Alba e Pollenzo, si veda anche Guido, geogr. 36 (cfr. n. 6). - 13 - Diovia, Capris. [37] Item ad aliam partem Italiae est civitas quae dicitur Levarnis, quae et confinis est praefatae maritimae civitatis Genuae. Item confinis eiusdem civitatis Levarnis civitas est Dertona..... [66] Prima igitur provincia Italiae Liguria est, ubi constructa cernitur Medio-lanus nobilissima urbs, in qua sanctissimus requiescit Ambrosius ..... Tertia propinqua praedictae Liguriae Transpadanae ob constructam viam a Romanorum consule Emilio provincia est Emilia.....[68] Octavade-cima Vintimilia Ripariolum Linensis, quae et maritima.....[74] Item iuxta mare magnum Gallicum quod Tyrrenum civitas est.....[78].....Pu-lium, Vigola, Rubra, Cornelia, Cebula, Munecia, Boron, Rexum, Turres, [79] Statine, Appennina, Ammonilia, Ad Solaria, Recima, Genua, Ficli-nis, Asta, Navalia, Alba Vicilia, Vicus virginis, Vatis Sabbatis, Albingani, Loco Germinis, Costa Balenis, Vigentimilium, Alpis maritima. A civitate ergo Regio usque ad hanc quae vocatur Maritima miliaria mille supputantur et sunt civitates centum viginti. [80] Deinde civitas Pomona, Scapiana, Nicea.....[81] A predicta civitate Alpis maritima usque ad hanc Hispaniae Cesaream Augustanam civitates sunt LXXIIII et supputantur miliaria mille decem. , γ. ^ ^ta^a ha come confini occidentali degli alti monti, che alcuni chiamano itani , altri Alpi Giovie, e che iniziano dal mare Gallico, detto anche Tirreno, non lontano dalla suddetta città di Ventimiglia. Questi monti dividono la provincia e a Settimania14 dall Italia..... Il terzo confine dell’Italia è il mare Gallico, etto anche Tirreno, iniziarne dai suddetti monti che separano la città di Venti-miglia e la città di Nizza nella provincia della Settimania, e terminante nell’angusto stretto ί Reggio nella provincia della Calabria.....Quindi, presso il mare Gallico detto anche Magno e Tirreno, vi sono queste città.....’ Pulium ’, ’ Bibonia ’, ’ Ru- , migA\a’ ’Yulnecia’· ’ Biron ’, ’ Bexum’, ’ Turres’, ’ Cilicie’, ’Apennina’, ^onegita, Ad Solana’, Recco, Genova, ’ Ficlinis ’, ’ Navalia’, 'Alba Delicia’, ico virginis ;>Vado, Albenga, 'Loco Vermanis’, 'Casta Ballenis’, Ventimiglia, pe mantima , dove, presso il lido del mare Gallico, termina l’Italia. Quindi, All·, is' confini^ deila suddetta Italia, vi è la città detta ’ Oror.atis ’, Dris ’ Π ‘ ° enZ°\ °^entinum ’» ’ Agodanum ’, ’ Armesium ’, ’ Diovia ’, ’ Ca-fina ™,"ί’ Jn Unahra parte dell’Italia> « è la città detta Libarna, che concittà Hi t-u e 3 -C1,tta marittima di Genova. Quindi ai confini con la medesima Liguria dotT Z ei l *** dÌ T°rt0na.....La Prima Pancia dell’Italia è la santissimo A^V ben costruita e nobilissima città di Milano, nella quale riposa il ΓηΓΓίΈ^ΤΥ'·· U tem Pr0vincia’ vidna aIla addetta Liguria Transpa-Emilio 15 T C A' ·3 ^uest0 nome a causa della via costruita dal console romano ..... U dlcl0tte*™a Provincia è quella che comprende Ventimiglia, 'Rinate (v n rimanda ariprende quas^ 'nteSralmente quello dell’Anonimo Raven-sponderize fra i due testi ^ nUmer° per dò che ri§uarda ^ principali corri- nel 187 a.C., V'3 Fm^*a da Parte del console Marco Emilio Lepido — 14 - pariolum e Luni, ed è anche detta ’ Maritima ’.....Quindi presso il mare Gal- - r e,· agno e Tirren°. vi sono le città di ..... ’Pulium’, ’Vigola’, Unni; .‘u13’ ’Cebula’, ’Munecia’, ’ Boron’, ’ Rexum’, ’ Turres’, 'Statine’, valia ’ ’ A1K ’ χτ·0·1?.6^3’ ’ Ad Solaria Recco, Genova, ’ Ficlinis ’, ’ Asta ’, ’ Na- Balenis ’ \r& ■ ^ v *’ ' ^'cus v'r8*n‘s ’> Vado, Albenga, ’ Loco Germinis ’, ’ Costa fino a auesfntlnk· a’ ' maritima ’. Dunque dalla città di Reggio (Calabria) Ouindi vi 3 C /am.ata ' Maritima ’ si contano mille miliari e vi sono 120 città. ’ Alpis marit'00 ^ ^ Monaco, ’ Scapiana ’, Nizza.....Dalla suddetta città di contano min - 0 a 9uesta Saragozza, città spagnola, vi sono 74 città e si contano mille dieci miliari. (G.G.) 16 Tale località non esiste, ma è derivata da una errata lettura di Iordan. Get. XXXVI 191 (.....Ripari, Olibriones.....). — 15 — sa -. ■ Liguria Sotto questo nome si intende un’entità geografica o amministrativa di estensione \ ariabile. Nell epoca più antica il termine, peraltro scarsamente in uso, designa gene ricamente il territorio abitato dalle popolazioni di stirpe ligure; a partire da Augusto e fino a tutto il III secolo corrisponde alla IX Regio italiana, delimitata a nord da a ovest dalle Alpi sud-occidentali e dal Varo, a sud dal mar Ligure e ad est dal Magra e dalla parte più orientale dell’Appennino ligure. Dopo la sistemazione ammi-ìstrativa dioclezianeo-costantiniana, indica, infine, la provincia di Liguria, con capi aie Milano, che mentre da una patte si estende a nord del Po fino a comprendere moriràTtranspadana, perde, in successive riprese, gran parte del ter-e a iguria augustea, comprese le principali città della costa. ^ orme attestate: Ugona, Ligurgia, Liguria, Ligustis,Λιγουρία, ΛιγυρΕα, Λιγυστική, γ^ί ρ SI0D· r· 199 Rzach = Hygin. fab. 154: (Phaethon Hesiodi)..... proDin^nUS autern rex Liguriae, qui fuit Phaethonti propinquus, dum deflet quum, in cygnum conversus est. Is quoque moriens flebile canit. piangeva tl .....Cicno, re della Liguria, che era parente di Fetonte l, mentre mente2 (E g^Iente trasformato in cigno. Anche questo mentre muore canta flebil- • . r?^SI0D' ^r' 199 Rzach = Schol. Strozz. German. Arat. p. 174 Brey- • . ^°nus quoque, rex Liguriae, Phaethonti propinquus dum defleret, et in cygnum conversus. Is quoque moriens flebile canit. mato in ° .^’cno> re della Liguria, parente di Fetonte, mentre lo piangeva, fu trasfor-c>gno. Anche questo mentre muore canta flebilmente. (E.S.) Jac°t>y = Steph. Byzant. ethnica s. v. Μασσαλία : «υ σαπο^ΐ·ς τής Λιγυστικής κατά την Κελτικήν, άποικος Φωκαέων. Εκαταιος Ευρώπη. Γ« Emopa :?%dt ^'®ur*a 3’ Presso la Celtica, colonia dei Focesi. Ecateo nel- messo d^o0”]5 ^ ^ del Sole e di Climene che, ottenuto dal padre il per- terra i-!c § . are ^ suo carro, per inesperienza passò con il cocchio troppo vicino alla Eliadi s" 13 ? di incendiarla. Fulminato da Giove, cadde nell’Eridano (Po); le lacrime S°l e’ doP° averl° pianto a lungo, furono trasformate in pioppi e le loro di p· In arnbra; Cicno fu mutato in cigno e divenne una costellazione. Sulla leggenda 560 Ti’ oltre.al successivo passo parallelo n. 7 a, cfr. nn. 75; 192; 264; 297; 502; tanto mi^? Fetonte, invece, è stato preso in considerazione in questa sede solferii qUa ,? ^ strettamente collegato con quello di Cicno e contiene un esplicito ri-stj ei?t0 a*\a Liguria o ai Liguri, mentre non sono state ricordate le numerose te-onianze in cui si accenna genericamente al Po dove sarebbe caduto Fetonte. F . 1 due passi qui riportati ai nn. 7 e 7 a costituiscono il fr. 199 nell’edizione di siodo curata dallo Rzach. Invece, nel corrispondente fr. 311 dell’edizione dei Frag-meata Hesiodea di R. Merkelbach - M. L. West (Oxford 1967), gli editori, pur ricordando i due testi a cui appartengono i passi in questione, non li riportano integralmente, escludendo in entrambi i casi l’accenno al mito di Cicno. 3 Per l’appartenenza di Marsiglia alla Liguria cfr. nn. 14; 29; 433; 434; 435. 4 Alla testimonianza di Ecateo segue quella di Timeo (fr. 72 Jacoby), che spiega 1 origine del nome ’ Massalia ’ (Marsiglia) da μϋσσαι, infinito aoristo eolico equivalente all attico δήσαι (« legare »). I due frammenti sono riportati anche in Herodian. Techn. L P. 300 Lentz. — 19 — 9. Hecataeus fr. 58 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Αμπελος: 'Άμπελος' πόλις της Λιγυστικής. Έκαταΐος Εύρώπη. ’Ampeloscittà della Liguria. Ecateo nell’« Europa »5. (G.G.) 10. Aristot. meteor. I 13 (351 a): Καί περί την Λιγυστικην ουκ ελατ-των τοΰ 'Ροδανού καταπίνεταί τις ποταμός, καί παλιν αναδιδωσι κατ άλλον τόπον..... Iu Liguria vi è un fiume6 non minore del Rodano che sprofonda e risale nuovamente alla superficie in un altro luogo.....(G.G.) 11. Aristot. (pseudo), de mìr. ause. 89 (837 b): Έν τη τών Μασσαλιωτών χώρα περί την Λιγυστικήν φασιν ειναί τινα λίμνην, ταυτην δε ανα.ειν καί ύπερχεΐσθ-αι, καί τοσούτους ιχθύς έκβάλλειν το πλήθος ώστ*. μη στεύειν. Έπειδάν δέ οί έτησίαι πνεύσωσιν, έπιχώννυσθαι το έόαφος επ αυτήν, καί τοιοΰτον κονιορτόν γίνεσθαι αύτόθι, καί αποστερεοϋσθαι την έπιφάνειαν αύτής ώσανεί έδαφος. Τοϊς δέ τριόδουσι διακοπτοντας τους εγχωρίους έτοίμως δσους αν βούλωνται ΐχθύας εξαίρειν εξ αυτής. [90] γεται δέ τινας τών Λιγύων ουτω σφενδονάν εύ ώστε, όταν πλειους ί ωσιν όρνιθας, διερεθίζεσθαι πρός άλλήλους ποιον έκαστος παρασκευαζ^ται βα^ λεΐν, ως έτοίμως άπάντων τευξομένων. [91] ’Ίδιον δέ φασι και τούτο παρ αύτοΐς είναι- αί γυναίκες άμα έργαζόμεναι τίκτουσιν, και το παιδιον^υ ατι περικλύσασαι παραχρήμα σκάπτουσι καί σκάλλουσι και τάλλα οικονο μοΰσιν, ά καί μη τικτούσαις αύταΐς ήν πρακτέον. [92] Θαΰμα δε και τούτο παρά τοϊς Λίγυσι· φασί γάρ παρ’ αύτοΐς ποταμόν είναι, ου το ρεΰμα αίρεται μετέωρον καί ρεΐ, ώστε τούς πέραν μή όράσθαι. Si dice che nel paese dei Marsigliesi vicino alla Liguria vi sia uno stagno che ribolle e trabocca e riversa una incredibile quantità di pesci. Quando soffiano i (venti) et^sll> si accumula la terra su di esso, vi si produce un grande polverone, e la super eie dello stagno si solidifica come terreno. Spezzandola con i tridenti, gli abitanti e luogo vi prendono facilmente quanti pesci vogliono. Si dice poi che alcuni Liguri tirano con la fionda così bene che, quando vedono parecchi uccelli, stabiliscono tra di loro quale ciascuno debba prepararsi a colpire, perché sono convinti di colpirli facilmente tutti. Si dice che anche questo sia caratteristico presso di loro: le donne partoriscono mentre lavorano e, dopo aver lavato con l’acqua il bambino, subito zappano, scavano e fanno gli altri lavori che avrebbero dovuto fare anche se non avessero partorito . 5 II frammento di Ecateo è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 160 Lentz. Per l’etnico di tale località cfr. n. 1285. 6 Si tratta del Po, una parte del cui corso sarebbe sotterranea. Cfr. anche nn. 455; 525; 585. Da questo preteso corso sotterraneo potrebbe aver avuto origine la denominazione indigena del Po, ’Bodincus’ («senza fondo»); cfr. nn. 236; 1036. 7 Per notizie analoghe cfr. anche nn. 21; 22; 519. E’ straordinario anche questo presso i Liguri: si dice, infatti, che nel loro paese vi ” j11?»’, a CUI corrente si eleva in alto e scorre in modo da non far vedere le persone dall altra parte8. (E.S.) , ' heophr.^ de lapidibus 2, 16: Οΰς δέ καλοΰσιν εύθύς άνθρακας τών θρυπτόμενων Stoc την χρείαν εισι γεώδεις, έκκαίονται δέ καί πυροϋνται κ7\ ®π&Ρ °ι άνθρακες. Εισι δε περί τε τήν Λιγυστικήν δπου καί τό ήλεκτρον, και _ν τη Ηλεία βαδιζοντων Όλυμπίαζε τήν δι’ ορούς..... vengono scavate per essere utilizzate, vi sono delle pietre che chia- 1 ρ6Γη^ 1^emente carboni, poiché si incendiano e bruciano appunto come il car- ottrai.P SC·Sl trovano ln Liguria, dove è anche l’ambra9, ed in Elide, là dove passa attraverso i monti la strada per Olimpia.....(R.P.) 13. Theophr. de Japidibus 5, 29: Έπεί δέ καί το ήλεκτρον λίθος, το ,αρ ορυκιον b περι Λιγυστικήν, καί τούτω αν ή τοΰ ελκειν δύναμις άκο-λουθοιη. Poi vi è la pietra dell ambra, la quale è scavata in Liguria I0; essa possiederebbe forza a attrazione. (R.P.) 14. Timaeus fr. 71 Jacoby = Scymn. (pseudo), orbis descrip. 209-214: ^09 .....Μασσαλία δ’ έστ’ έχομένη, 210 πόλις μεγίστη, Φωκαέων άποικία· εν τγ) Λιγυστική δέ ταύτην έκτισαν προ τής μάχης τής έν Σαλαμΐνι γενομένης ετεσιν προτερον, ώς φασιν, εκατόν είκοσι-Τιμαιος ούτως ιστορεί δέ τήν κτίσιν. • ' ;-Vi ^ compresa Marsiglia, grandissima città, colonia dei Focesi; questi la fondarono m ìguiia11 centoventi anni prima della battaglia di Salamina12, secondo quanto narrano; così racconta Timeo riguardo alla fondazione della città. (G.G.) 15. Scymn. (pseudo), orbis descrip. 201-203; 215-219: 201 .....'Έπειτα παραθαλάττιοι κάτω Λίγυες έ'χονται καί πόλεις Έλληνίδες, άς Μασσαλιώται Φωκαεΐς άπώκισαν..... 8 Non si hanno notizie sicure né sullo stagno, né sul fiume ricordati in questo passo. 9 A proposito del carbone in Liguria, contro l’affermazione di Teofrasto esiste la testimonianza negativa di Plinio il Vecchio (cfr. n. 56). Invece, per quanto riguarda 1 ambra cfr. nn. 13; 55; 279. Probabilmente l’ambra non si trovava in Liguria, ma proveniva dal nord e i Liguri erano gli ultimi a riceverla. 10 Per l’ambra in Liguria v. n. 12. 11 Su Marsiglia in territorio ligure v. n. 8. 12 Nel 600/599 a. C. Per la stessa data, indicata in altro modo, cfr. nn. 433; 526. — 21 — 215 Εΐτεν μετά ταύτην Ταυρόεις καί πλησίον πόλις Όλβία κάντίπολις αυτών έσχάτη. Μετά τήν Λιγυστικήν Πελασγοί δ’ είσίν οί πρότερον κατοικήσαντες έκ τής 'Ελλάδος, κοινήν δέ Τυρρηνοϊσι χώραν νεμόμενοι. .....Quindi (dopo gli Iberi e i Bebrici) si trovano i Liguri marittimi e le città elleniche che furono fondate dai Focesi di Marsiglia.....Seguono, dopo di essa (Marsiglia), ’ Tauroeis ’, la vicina ’ Olbia ’ e Antibes, ultima città dei Liguri,3. Dopo la Liguria abitano i Pelasgi, che per primi immigrarono qui dalla Grecia, dividendo con i Tirreni la terra comune. (G.G.) 16. Pol. II 31, 4: Αύτός δ’ άναλαβών τά στρατόπεδα καί διελθων παρ αύτήν τήν Λιγυστικήν εις τήν τών Βοίων ένέβαλε χώραν. Πληρωσας δε τάς όρμάς τών στρατοπέδων της ώφελείας, έν όλίγαις ήμεραις ήκεν μ^τα τών δυνάμεων εις τήν 'Ρώμην. Lo stesso (console)14, avendo radunato l’esercito, attraversò proprio la Liguria e invase la regione dei Boi. Dopo aver soddisfatto la brama di bottino dell esercito, in pochi giorni giunse con le sue truppe a Roma. (L.S.A.) 17. Pol. Ili 41, 2: Οί δέ στρατηγοί τών 'Ρωμαίων ετοιμασαμενοι^ τα προς τάς ιδίας έπιβολάς, έξέπλεον επί τήν ώραίαν επί τας προκειμενας πράξεις, Πόπλιος μέν ούν εις Ίβηρίαν εξήκοντα ναυσί, Τεβεριος δε Σεμ πρώνιος εις Λιβύην εκατόν έξήκοντα σκάφεσι πεντηρικοΐς . · · .. [4] Πό-πλιος δέ κομιστείς παρά τήν Λιγυστίνην ήκε πεμπταΐος άπο Πισών εις τους κατά Μασσαλίαν τόπους. I consoli dei Romani15, essendosi preparati per le rispettive imprese, si misero in navigazione all’inizio della buona stagione, accingendosi alle azioni prefissate. Publio dunque partì per la Spagna con sessanta navi; Tiberio Sempronio invece per la Libia con centosessanta navi a cinque ordini di remi.....Publio, dal canto suo, costeggiando la Liguria, in cinque giorni giunse da Pisa nelle vicinanze di Marsiglia. (L.S.A.) 13 Per altre informazioni sulle colonie di Marsiglia cfr. nn. 198; 274; 275; 434 (in questo caso tuttavia le colonie non sono indicate espressamente). Su ’ Olbia in particolare cfr. anche n. 652. 14 Lucio Emilio Papo, console del 225 a.C. 15 Publio Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio Longo, consoli del 218 a. C. Preparativi per la seconda guerra punica. Per il passaggio di Scipione nei dintorni di Marsiglia, cfr. anche n. 301. — 22 - OL'v 9, 5;.....εφ’ ώτ’ είναι σωζομένους ύπό βασιλέως Φιλίππου και Μακεδονων και υπο τών άλλων Ελλήνων, δσοι είσίν αύτών σύμμαχοι, κυρίους Καρχηδονιους καί Αννίβαν τον στρατηγόν καί τούς μετ’ αυτου και τους Καρχηδονίων υπάρχους, οσοι τοϊς αύτοΐς νόμοις χρώνται, λάι τυκαιους,^ και όσαι πόλεις καί έθνη Καρχηδονίων ύπήκοα, καί τούς στρατιωτας^και τους συμμάχους, καί πάσας πόλεις καί Ιθνη, [6] προς ά «.στιν ημιν 'η τ-^φιλια τών εν Ιταλία καί Κελτία καί έν τη Λιγυστίνη, καί ^ °υστιν“ς “ν γένηται φιλία καί συμμαχία έν ταύτη τη χώρα. L J σται ε και Φίλιππος ο βασιλεύς καί Μακεδόνες καί τών άλλων Έλ- 1 ;0)ν 01 σύμμαχοι, σωζομενοι καί φυλαττόμενοι ύπό Καρχηδονίων τών συστρατευομενων και υπο Ίτυκαίων καί ύπό πασών πόλεων καί εθνών οσα “ΡΧ^ονιοις υπηκοα, καί συμμάχων καί στρατιωτών, καί ύπό πάντων ~ „J(à^ και π^λεων όσα εστίν έν Ιταλία καί Κελτία καί Λιγυστίνη, καί ύπό "°J 1 α^ων’ °σοι άν γενωνται σύμμαχοι έν τοϊς κατ’ Ιταλίαν τόποις τούτοις. ' sara*lrJ° protetti dal re Filippo, dai Macedoni e dagli altri Greci loro alleati, i Car-< g nesi, i oro comandante Annibaie, quelli che lo accompagnano, i sudditi dei Cartaginesi, quanti obbediscono alle stesse leggi, gli abitanti di Utica, tutte le città e i popò ι c e sono sottomessi ai Cartaginesi, e i loro soldati e alleati, e tutte le città e i popò ί c e sono amici dei Cartaginesi in Italia, in Gallia16 e in Liguria, e quelli con qua i i artaginesi contraggano amicizia e alleanza in quella regione. D’altra parte anc e ι re Filippo, i Macedoni e gli alleati di Filippo fra tutti gli altri Greci saranno protetti e difesi dai Cartaginesi loro alleati, dagli Uticesi e da tutte le città e i popoli C.1C\ so^° sot,:onnessi ai Cartaginesi, dai loro soldati e alleati, e da tutti i popoli e le citta c e sono in Italia, in Gallia e in Liguria, e da tutti gli altri che eventualmente siano loro alleati in queste località italiane17. (L.S.A.) 19. Metrod. Sceps. fr. 13 Jacoby = Plin. n.h. XXXVII 2, 34: Zeno-themis langas vocat easdem et circa Padum iis vitam adsignat. Sudines arborem, quae gignat in Liguria, vocari lynca. In eadem sententia et Me-trodoros fuit. Zenotemide 18 chiama le medesime bestie langae, ed afferma che esse vivono sulle rive del Po. Sudine 19 invece sostiene che un albero, che produce (l’ambra) in Liguria, è detto lynx. Dello stesso parere era anche Metrodoro. (R.P.) ,16 Da tale designazione appare che Κελτία indicava ancora la Gallia Cisalpina e Ιταλία la sola penisola. 17 Testo del trattato di alleanza stipulato fra Annibaie e Filippo V di Macedonia nel 215 a. C. 18 Autore di un poema intitolato Periplus. 19 Astrologo vissuto alla corte di Attalo I intorno al 240 a. C., scrisse sulle magiche proprietà delle pietre. — 23 — 20. Posid. fr. 51 a Jacoby = Strabo V 2, 1: v. n. 35. 21. Posid. fr. 58 a Jacoby = Strabo III 4, 17: Έν δέ τη Λιγυστικη φησιν ό Ποσειδώνιος διηγήσασθαι τον ξένον εαυτώ Χαρμολεων, Μασσα-λιώτην άνδρα, ότι μισθώσαιτο άνδρας όμοΰ καί γυναίκας επί. σκαφητον, ώδίνασα δέ μία τών γυναικών άπέλθοι άπο του έργου πλησίον, τεκοϋσα δ έπανέλθοι έπί τοδργον αύτίκα, όπως μή άπολέσειε τον μισθόν- αυτός δε έπιπόνως ίδών έργαζομένην, ούκ είδώς τήν αιτίαν προτερον οψε μαθοι καί άφείη, δούς τον μισθόν ή δ’ έκκομίσασα το νηπιον προς τι κρηνιον, λούσασα καί σπαργανώσασα οίς εΐχε διασώσειεν οϊκαδε. Posidonio dice che in Liguria il suo ospite, Carmoleonte, cittadino di Marsiglia, gli aveva narrato di aver assunto dietro compenso per uno scavo degli uomini e delle donne insieme e che una delle donne, avendo le doglie, si era allontanata dal lavoro e si era recata in un luogo vicino; dopo aver dato alla luce il bambino, era ritornata subito al lavoro per non perdere la paga; lui stesso l’aveva vista lavorare a fatica, ma non ne conosceva dapprima la ragione, più tardi l’aveva appresa e aveva licenziato la donna, dopo averle dato la paga; e quella, dopo aver portato il neonato a una piccola fonte, averlo lavato e fasciato con quello che aveva, lo portò a casa sano e salvo20. (E.S.) 22. Diod. IV 19, 4: Διελθών δέ τάς 'Άλπεις καί της νυν καλούμενης Γαλατίας τήν πεδιάδα διεξιών έποιήσατο τήν πορείαν διά τής Λιγυστικής. [20, 1] Οί δέ ταύτην τήν χώραν οίκοΰντες Λίγυες νέμονται γην τραχειαν καί παντελώς λυπράν τών δ’ έγχωρίων ταϊς έργασίαις καί ταϊς τής κακο-παθείας ύπερβολαις φέρει καρπούς προς βίαν ολίγους. Διό καί τοις όγκοις είσί συνεσταλμένοι καί διά τήν συνεχή γυμνασίαν εύτονοι- τής γαρ κατα τήν τρυφήν ραστώνης πολύ κεχωρισμένοι έλαφροί μέν ταϊς εύκινησιαις είσίν, έν δέ τοϊς πολεμικοΐς άγώσι ταϊς άλκαϊς διάφοροι. [2] Καθολου δέ τών πλησιοχώρων τό πονεϊν συνεχώς ήσκηκότων, καί τής χώρας πολλής εργασίας προσδεομένης, εΐθίκασι τάς γυναίκας τών κακοπαθειών τών έν ταϊς έργασίαις κοινωνούς ποιεΐσθαι. Μισθού δέ παρ’ άλλήλοις έργα-ζομένων τών τε άνδρών καί τών γυναικών, ΐδιόν τι καί παράδοξον καθ ημάς συνέβη περί μίαν γυναίκα γενέσθαι. [3] Έγκυος γάρ ούσα καί μετα τών άνδρών έργαζομένη μισθού, μεταξύ συνεχομένη ταϊς ώδϊσιν άπήλθεν εΐς τινας θάμνους άθορύβως- έν οις τεκοϋσα, καί το παιδίον φύλλοις ένει-λήσασα, τοΰτο μέν άπέκρυψεν, αυτή δέ συμμίξασα τοϊς έργαζομένοις τήν αυτήν έκείνοις ύπέμεινε κακοπάθειαν, ούδέν δηλώσασα περί τοΰ συμβε-βηκότος. Τοΰ βρέφους δέ κλαυθμυριζομένου, καί τής πράξεως φανερας γενομένης, ό μέν έφεστηκώς ούδαμώς ήδύνατο πεϊσαι παύσασθαι τών 20 Per notizie analoghe v. n. 11. — 24 - ερ ,^ων η ου πρότερον άπέστη της κακοπαθείας, εως ό μισθωσάμενος ελ„ήσας και τον μισθ-όν άποδούς απέλυσε τών έργων. [21, 1] 'Ηρακλής ε ^ ΐί,λθων την τε τών Λιγύων καί την τών Τυρρηνών χώραν, καταντήσας προς τον Τιβεριν ποταμόν κατεστρατοπέδευσεν ου νυν ή 'Ρώμη έστίν. (Eracle,) avendo valicato le Alpi21 ed attraversato la pianura di quella regione che e ora c ìamata Gallia, proseguì il cammino attraverso la Liguria. I Liguri che abitano cure 3 C0^vano una terra sassosa e del tutto sterile (che), in cambio delle M*6 1' v'“!.s^orzi s°fferti dai nativi, offre pochi frutti utili alla sopravvivenza. Perciò πκί■3 ]-tanÌI! sono resistentissimi alle fatiche e, per il continuo esercizio fìsico, vigo-osi, Biacc e ben lontani dall’indolenza generata dalle dissolutezze, sono sciolti nei de^k^6^1 eccellenti per vigore negli scontri di guerra. Generalmente gli abitanti terra re°j°ne intorno, abituati continuamente a sostenere travagli e richiedendo la ta cura, usarono fare compartecipi anche le donne delle fatiche connesse al a\oro. lavorando uomini e donne a giornata, fianco a fianco, accadeva ad una onna un fatto particolare e paradossale secondo la nostra mentalità. Infatti essendo incinta e lavorando a giornata con gli uomini, presa dalle doglie raggiunse alcuni cespug i senza turbarsi; in questi diede alla luce il figlio e, avendolo avvolto con ron e, lo nascose lì, mentre lei, riunitasi a quelli che continuavano a lavorare, sopporto con essi la medesima fatica, senza accennare nulla dell’accaduto. E per il pianto e imbo essendo divenuto il fatto noto, in nessun modo il sovrintendente la poteva convincere a sospendere il lavoro; né costei desistette dalla faticosa occupazione fin-cie il datore di lavoro, preso da pietà, dandole il compenso pattuito, non la esonerò a lavoro22. Eracle, essendo passato attraverso il territorio sia dei Liguri che dei irreni, giunto presso il fiume Tevere si accampò dove ora sorge la città di Roma23. (R.P.) 23. Diod. XXIX 14: 'Ότι Μάρκος Φολούιος στρατηγός ών παρανο-μήσας εις τούς κατά τήν Λιγυστικήν συμμάχους έτυχε τής προσηκουσης κολασεως. Παρελθών γάρ εις τούς όνομαζομένους Κενομανούς ώς φίλος παρειλετο τά δπλα, μηδέν έ'χων έγκλημα. Ό δέ ύπατος πυθ-όμενος το γεγονος, τουτοις μέν άπέδωκε τά δπλα, τον δέ Μάρκον έζημίωσε χρημασι. Quando Marco Fulvio era pretore, violò la legge nei riguardi degli alleati della Liguria ed ebbe a scontarne la giusta pena. Infatti, essendo giunto come amico presso i così detti Cenomani, li privò delle armi, senza avere nessuna accusa contro di loro. Il console, informato dell’accaduto, restituì loro le armi ed inflisse una multa a Marco 24. (R.P.) 21 Sull’attraversamento delle Alpi da parte di Eracle cfr. nn. 456; 817; 921. 22 Per notizie analoghe v. n. 11. 23 Quest’ultimo periodo è l’inizio del fr. 89 Jacoby di Timeo, in cui si descrivono le avventure di Eracle nel Lazio e in Sicilia. 24 II pretore qui erroneamente chiamato Fulvio, dovrebbe essere Marco Furio Crassipe (cfr. Liv. XXXVIII 42, 4; XXXIX 3). — 25 — 24. Schol. Bernensia ad Verg. bucol. VII 13: « Mincius »: amnis est Galliae, quae modo Liguria dicitur..... « Mincio »: è un fiume della Gallia (Cisalpina), che ora è chiamata Liguria.....(E.S.) 25. Schol. Bernensia ad Verg. georg. II 224: « Vesevo »: Vesevus mons Liguriae sub Alpibus positus, vel mons iuxta Campaniam. « Vesevo »: il ’ Vesevus ’ è un monte della Liguria, situato vicino alle Alpi, o un monte della Campania 25. (E.S.) 26. Strabo II 5, 19: 'Ορίζεται δ’ έκ μέν τοΰ δεξιοΰ πλευροΰ τη Λιβυκη παραλία μέχρι Καρχηδόνος, έκ δέ θατέρου τη τε Ίβηρική και τη Κέλτικη κατά Νάρβωνα καί Μασσαλίαν, καί μετά ταΰτα τη Λιγυστικη, τελευταία δέ τη Ιταλική μέχρι τοΰ Σικελικοΰ πορθμού.....Καλοΰσι δε ιθ προς τη Λιβύη παν μέρος τής θαλάττης ταύτης Λιβυκόν πέλαγος,^ το δε προς τη κατ’ άντικρύ γη το μέν Ίβηρικον το δέ Λιγυστικον το δε^Σαρ^ονιον, τελευταΐον δέ μέχρι της Σικελίας το Τυρρηνικόν. Νήσοι δ εισιν εν μεν τή παραλία τη κατά τό Τυρρηνικόν πέλαγος μέχρι τής Λιγυστικής συχναι, μέγισται δέ Σαρδώ καί Κύρνος, μετά γε τήν Σικελίαν..... Επι ^θατερα δέ τής Λιγυστικής αί προ τής λοιπής ήόνος μέχρι στηλών ου πολλαι..... Dalla parte destra (il mare Mediterraneo) è delimitato dalla costa libica fino a Carta gine, e dall’altra parte da quella iberica e da quella celtica presso Narbona e Marsig la, poi dalla ligure e infine dall’italica fino allo stretto di Sicilia..... Chiamano mar Libico l’intera parte di questo mare davanti alla Libia, la parte davanti alla costa op posta la chiamano mar Iberico, mar Ligure, mare Sardo e per ultimo, fino alla bici ia, mar Tirreno. Vi sono numerose isole lungo la costa del mar Tirreno fino alla Liguria, e le più grandi, dopo la Sicilia, sono la Sardegna e la Corsica..... Ma dall a tra parte della Liguria le isole davanti alla rimanente costa fino alle Colonne (d Erco e) non sono molte.....(E.S.) 27. Strabo II 5, 28: Τών δέ ’Άλπεων, α έστιν δρη σφόδρα υψηλά ποιοΰντα περιφερή γραμμήν, το μέν κυρτόν έστραπται προς τα λεχθεντα τών Κελτών πεδία καί το Κέμμενον ορος, τό δέ κοΐλον προς τήν Λιγυστικήν και τήν Ιταλίαν. Έθνη δέ κατέχει πολλά το ορος τοΰτο Κέλτικα πλην τών Λιγύων ούτοι δ’ έτεροεθνεΐς μέν εισι, παραπλήσιοι δέ τοϊς βιοις" νέμονται δέ μέρος τών ’Άλπεων το συνάπτον τοϊς Άπεννίνοις δρεσι, μέρος δέ καί τών Άπεννίνων ορών κατέχουσι. 25 Per la stessa confusione tra il Monviso e il Vesuvio v. anche n. 85. - 26 - 1 Delle Alpi, che sono montagne molto alte e formano una linea curva, la parte convessa e rivolta verso le pianure già menzionate dei Celti e verso le Cevennes, la parte concava, invece, verso la Liguria e l’Italia. Occupano questi monti molte tribù, tutte celtiche eccetto i Liguri: questi sono di razza diversa, ma simili (ai Celti) per il modo di vivere; abitano la parte delle Alpi che si unisce agli Appennini e occupano anche una parte di questi monti. (E.S.) ^TRAB0 IV 1, 1: Εΐρηται γάρ οτι τήν Κελτικήν ταύτην άπο μέν τής όυσεως ορίζει τά Πυρηναία ορη .....άπο δέ τών άνατολών ό 'Ρήνος ■ ... . τα δ’ άπο τών άρκτων καί τής μεσημβρίας τά μέν ό ώκεανός περιειληφεν.....τά δ’ έξ έναντίας ή κατά Μασσαλίαν καί Νάρβωνα ^0C^a(TTf κοα α'· * Αλπεις άπο τής Λιγυστικής άρξάμεναι μέχρι τών πηγών του 'Ρήνου. Si è detto che questa Celtica a ovest è delimitata dai Pirenei.....a est dal Reno..... i ati a nord e a sud sono circondati, l’uno dall’Oceano.....l’altro, dalla parte opposta, a mare presso Marsiglia e Narbona e dalle Alpi, che iniziano dalla Liguria, fino alle fonti del Reno. (E.S.) 29. Strabo IV 6, 3: Ό δέ τοΰ Μονοίκου λιμήν δρμος έστίν ου μεγα-λαις ουδε πολλαΐς ναυσίν, έ’χων ίερόν Ήρακλέους Μονοίκου καλουμένου" εοικε δε από τοΰ ονόματος καί μέχρι δεΰρο διατείνειν ό Μασσαλιωτικος παραπλους· διέχει δ’ Άντιπόλεως μικρώ πλείους ή διακοσίους σταδίους. Τουντεΰθεν δ’ ήδη μέχρι Μασσαλίας καί μικρόν προσωτέρω το τών Σαλύων c-θνος οικεΐ τάς Άλπεις τάς ύπερκειμένας καί τινα τής αύτής παραλίας αναμιξ τοϊς "Ελλησι. Καλοΰσι δέ τούς Σάλυας οί μέν παλαιοί τών 'Ελλήνων Λιγυας καί τήν χώραν, ήν έ'χουσιν οί Μασσαλιώται, Λιγυστικήν, οί δ’ ύστερον Κελτολίγυας όνομάζουσι, καί τήν μέχρι Άουενίωνος καί τοΰ 'Ρο-όανοΰ πεδιάδα τούτοις προσνέμουσιν, άφ’ ής ού πεζήν μόνον άλλά καί ιππικήν έστελλον στρατιάν, εις δέκα μέρη διηρημένοι. Πρώτους δ’ έχει-ρωσαντο 'Ρωμαίοι τούτους τών ύπεραλπείων Κελτών, πολύν χρόνον πο-λεμησαντες καί τούτοις καί τοϊς Λίγυσιν, άποκεκλεικόσι τάς εις τήν Ίβη-ριαν παρόδους τάς διά τής παραλίας. Καί γάρ καί κατά γήν καί κατά θαλατταν έλήζοντο καί τοσοΰτον ΐσχυον ώστε μόλις στρατοπέδοις μεγά-λοις πορευτήν είναι τήν οδόν. Όγδοηκοστον δ’ ετος πολεμοΰντες διεπρά-ς,αντο μόλις ώστ’ έπί δώδεκα σταδίους τό πλάτος άνεΐσθαι τήν οδόν τοϊς οόευουσι δημοσία. Μετά ταΰτα μέντοι κατέλυσαν άπαντας καί διέταξαν αυτοί τάς πολιτείας, έπιστήσαντες φόβον. Monaco è un ormeggio per navi non grandi e non numerose, ed ha il tempio del cosiddetto Eracle Monaco: dal nome sembra che anche fin qui siano giunti i viaggi di cabotaggio dei Marsigliesi; è lontano da Antibes poco più di duecento stadi. Da qui ormai fino a Marsiglia e un po’ oltre il popolo dei Salluvi abita le Alpi che sovrasta- — 27 — no la costa e alcune zone della stessa costa, insieme ai Greci. Gli antichi scrittori greci chiamano Liguri i Salluvi e Liguria il paese che abitano i Marsigliesi; gli scrittori posteriori, invece, li chiamano Celtoliguri e assegnano a questi la pianura fino ad Avignone e al Rodano, dalla quale, divisi in dieci distretti, fornivano non solo una squadra di fanti, ma anche una di cavalieri. Questi furono i primi dei Celti transalpini che i Romani ridussero in loro potere, dopo aver combattuto per molto tempo contro di essi e contro i Liguri che avevano sbarrato le strade che conducono in Iberia lungo la costa. Facevano infatti razzie per terra e per mare ed erano tanto forti che la strada era a stento praticabile con grandi forze militari. Dopo ottanta anni di guerra 26 (i Romani) ottennero appena che si lasciasse libera la strada per un tratto largo dodici stadi per chi viaggiava per conto dello stato. In seguito, tuttavia, li sconfissero completamente, e, dopo averli terrorizzati, imposero essi stessi la forma di governo. (E.S.) 30. Strabo IV 6, 9: Καί γάρ ό ’Ίστρος τάς άρχάς άπο τούτων λαμβάνει τών ορών πολυσχιδών οντων καί πολυκεφάλων. Μέχρι μεν γαρ δ^υρο άπο τής Λιγυστικής συνεχή τά υψηλά τών 'Άλπεων διετεινε και ενος ορούς φαντασίαν παρεΐχεν, είτ’ άνεθέντα καί ταπεινωθεντα εξαιρεται παλιν εις πλείω μέρη καί πλείους κορυφάς. Il Danubio nasce da questi monti che sono divisi in molte parti e sono ricchi di vette. Infatti dalla Liguria fino a questo punto le cime delle Alpi si estendono ininterrottamente e presentano l’aspetto di una sola montagna; poi, dopo essersi separate e abbassate, di nuovo si alzano in più parti e con più creste. (E.S.) 31. Strabo V 1, 1: Μετά δέ τήν υπώρειαν τών ’Άλπεων αρχ/) τής νυν Ιταλίας. Οί γάρ παλαιοί τήν Οίνωτρίαν έκάλουν Ιταλίαν απο τοΰ Σικελικού πορθ-μοΰ μέχρι τοΰ Ταραντίνου κόλπου καί τοΰ Ποσειδωνιατου διήκουσαν, έπικρατήσαν δέ τουνομα καί μέχρι τής ύπωρείας τών Αλπεων προΰβη. Προσέλαβε δέ καί τής Λιγυστικής τά μέχρι Ούάρου ποταμοΰ και τής ταύτη θαλάττης άπο τών ορίων τών Τυρρηνικών και τής Ιστριας μέχρι Πόλας. Dopo le radici delle Alpi inizia l’attuale Italia. Gli antichi, infatti, chiamavano Italia 1 Enotria, che si estendeva dallo stretto di Sicilia fino al golfo di Taranto e di Posidonia; poi il nome (d’Italia) prevalse e si estese fino alle radici delle Alpi. Comprese anche i territori della Liguria, dai confini dei Tirreni fino al fiume Varo27 e al mare limitrofo, e quelli dell’Istria fino a Pola. (E.S.) 26 La vittoria di Sestio Calvino sui Salluvi (per cui v. n. 274) è avvenuta nel 123 a. C., quindi, secondo questo passo, le operazioni militari dei Romani contro i Liguri sarebbero incominciate nel 203 a. C., quando il cartaginese Magone era in Liguria (su di lui v. n. 311). Per quanto riguarda la definizione di Marsiglia, citata precedentemente, come città della Liguria, v. n. 8. 27 Sul Varo, confine occidentale della Liguria, cfr. nn. 45; 281; 500; 626. - 28 - 32. Strabo V 1, 3: Κατά μέρος δ’ ούτως είπεϊν δυνατόν, οτι τών μέν Αλπεων περιφερής ή ύπώρειά έστι καί κολπώδης, τά κοίλα έχουσα έστραμ-μενα προς την Ιταλίαν τοΰ δέ κόλπου τά μέν μέσα προς τοϊς Σαλασσοϊς εστι,^τα δ άκρα επιστροφήν λαμβάνει, τά μέν μέχρι τής ’Όκρας καί τοΰ μυχοΰ τοΰ κατα τον ’Αδρίαν, τά δ’ εις τήν Λιγυστικήν παραλίαν μέχρι Γένουας τοΰ τών Λιγύων εμπορίου, οπού τά ’Απέννινα ορη συνάπτει ταϊς Αλπ&σιν.....ταΰτα γάρ άρξάμενα άπο τής Λιγυστικής εις τήν Τυρ- ρηνιαν εμβάλλει, στενήν παραλίαν άπολείποντα..... Procedendo parte per parte si può dire così, che la base delle Alpi è curva e simile j un 8oIto> con la cavità rivolta verso l’Italia; la parte centrale del golfo è nel paese ’ Ok &' 28^’ estrem*ta’ invece, formano una curva, da una parte fino al monte ra e al fondo del mar Adriatico, dall’altra verso la costa ligure fino a Genova, emporio dei Liguri, dove gli Appennini si uniscono alle Alpi 29.....questi (Appennini), infatti, incominciando dalla Liguria, penetrano nella Tirrenia, lasciando uno stretto litorale.....(E.S.) ai 33. Strabo V 1, 4: Διαιρεί δ’ αύτό μέσον πως ό Πάδος, καί καλεϊτ ι.ο μεν εντός τοΰ Πάδου το δέ πέραν εντός μέν οσον έστί προς τοϊς ’Απεν-νινοις ορεσι και τή Λιγυστική, πέραν δέ το λοιπόν. Οίκεϊται δέ τό μέν υπο τών Λιγυστικών εθνών καί τών Κελτικών, τών μέν έν τοϊς ορεσιν οικουντων τών δ’ έν τοϊς πεδίοις, το δ’ ύπό τών Κελτών καί Ενετών. Questa (pianura) è divisa quasi nel mezzo dal Po; una parte è chiamata Cispadana, a tra Transpadana; la Cispadana è tutta la regione vicino agli Appennini e alla Liguria, a ranspadana è la rimanente. L’una è abitata dalle tribù liguri e celtiche che vivono in parte sui monti, in parte in pianura; l’altra, invece, è abitata dai Celti e dai Veneti. (E.S.) 34. Strabo V 1, 12: Ερέαν δέ τήν μέν μαλακήν οί περί Μουτίνην τόποι και τον Σκουλτάνναν ποταμόν φέρουσι πολύ πασών καλλίστην, τήν δέ Ζ\Χ^}Χν Y‘ ΛιΎυστικγ] κ<χί ή τών Ίνσούβρων, έξ ής το πλέον τής οίκετείας τών Ιταλιωτών άμπέχεται..... Le legioni intorno a Modena e al fiume Panaro producono la lana morbida, di gran unga la più bella di tutte; la Liguria e il paese degli Insubri, invece, producono quela ruvida, con cui si fanno la maggior parte degli abiti per i servi italici 30..... (E.S.) 28 Monte di non sicura identificazione, nella parte più bassa delle Alpi Giulie o Gamiche. Su questo monte cfr. anche n. 278. 29 Sul punto di congiunzione tra gli Appennini e le Alpi v. n. 924. 30 Per questo particolare uso della lana ligure, cfr. n. 1519. Sulla lana nera di Pollenzo cfr. anche nn. 460; 1512; 1518. Al n. 1514 si parla invece di lana bianca di Pollenzo: è possibile tuttavia che tale notizia derivi da un errore della tradizione manoscritta di Plinio o della punteggiatura adottata nell’edizione seguita; anche in quel caso si parlerebbe perciò di lana nera. — 29 — 35. Strabo V 2, 1 : Δευτέρα δέ λεγέσθω ή Λιγυστικη η εν αύτοΐς^ τοϊς Άπεννίνοις δρεσι, μεταξύ ιδρυμένη τής νυν λεχ&είσης Κελτικής και ^τής Τυρρηνίας, ούδέν έ'χουσα περιηγήσεως άξιον, πλήν δτι κωμηδον ζώσι, τραχεΐαν γήν άροΰντες καί σκάπτοντες, μάλλον δέ λατομοΰντες, ώς φησι Ποσειδώνιος.....Τρίτοι δ’ είσί συνεχείς τούτοις οί Τυρρηνοί ^ . . . . Τυρρηνοί δέ παύονται ύπ’ αύτοΐς τοϊς δρεσι τοϊς περικλείουσιν εκ της Λιγυστικής εις τον Άδρίαν, άπο τής οικείας άρξάμενοι θαλάττης και του Τιβέριδος. Sia chiamata seconda parte la Liguria che è negli stessi Appennini, situata fra ia Celtica di cui si è parlato ora e la Tirrenia; non ha nessun partico aie egno ι scrizione, eccetto che gli abitanti vivono in villaggi, arando e zappan o un aspro reno o piuttosto, come dice Posidonio31, tagliando sassi.....Sono terzi, con 1SU1 a essi, i Tirreni.....La Tirrenia, iniziando dal mar Tirreno e dal Tevere,^ nlsce prio ai piedi dei monti (Appennini) che la circondano dalla Liguria a ria ico. 36. Strabo V 2, 5: Μεταξύ δέ Λούνης καί Πίσης β Μάκρας^έστί *χω-ρίον, ώ πέρατι τής Τυρρηνίας καί τής Λιγυστικής κεχρηνται ιών συγγρα φέων πολλοί.....καί γάρ μαχιμώτεροι Τυρρηνών ^υπήρξαν, και παρω ξυναν αύτούς οί Λίγυες πονηροί γείτονες παρα πλευράν οντ^ς Tra Luni e Pisa vi è il fiume Magra32, che molti storici hanno considerato _c011 fine tra la Tirrenia e la Liguria.....(i Pisani) erano esasperati dai ìgun bellicosi dei Tirreni, vivevano al loro fianco come cattivi vicini..... 37. Strabo VI 4, 2:.....τήν [τε] Κελτικήν απασαν την τε έντός και τήν έκτος σύν τή Λιγυστική πρότερον μέν κατα μέρος α*ι προσήγο , ύστερον δέ Καΐσαρ ό θεός καί μετά ταΰτα ό Σεβαστός κοινω πολεμώ καί άθ-ρόως κατεκτήσαντο. .....(i Romani) si guadagnarono dapprima, mano a mano, parte per parte, tut^ Gallia, Cisalpina e Transalpina, insieme alla Liguria, poi il divo Cesare e in seD Augusto la conquistarono tutta in una volta con una guerra generale . ( · 38. Pomp. Trog. prol. XLIII: Tertio et quadragensimo volumine continentur .....origines.....Liguriae et Massiliensium res gestae. Nel quarantatreesimo libro sono contenute.....le origini.....della Liguria e le im prese dei Marsigliesi. (E.S.) 31 Posid. fr. 57 a Jacoby. V. anche n. 242. 32 In realtà Luni è situata sulla riva sinistra del Magra. Per Luni città dei Liguri e non degli Etruschi, come affermano gli altri scrittori, cfr. n. 440. Sul Magra, confine orientale della Liguria, cfr. nn. 45; 500; 626. 33 Si allude probabilmente alla guerra gallica di Cesare (58-51 a. C.) e all’opera svolta da Ottaviano tra il 40 e il 14 a. C. - 30 - ■ AL' Max. I 5, 9: Adnotatu dignum illud quoque omen, sub quo eti lus consul in Liguria bellum gerens occiderit: nam cum montem, cui eto cognomen erat, oppugnaret interque adhortationem militum dixisset << o ie ego Letum utique capiam », inconsideratius proeliando fortuitum lactum vocis leto suo confirmavit. mentr*3110 nota anc^e ^uel noto presagio, in base al quale morì il console Petillio, era ’L C°n,uceva ^a guerra in Liguria; attaccando, infatti, un monte il cui nome t , 6 Um . e avendo detto, tra gli incitamenti ai soldati, « oggi io conquisterò ’ Le- ί °fni C?st0 >>! combattendo in modo troppo temerario confermò con la sua morte il detto fortuito 34. (E.S.) Val. Max. IH 7 ext. 6:.....Hispanias enim dereptas populo Romano et Galliarum ac Liguriae vires in suam redactas potestatem..... T ;m'Je SPa§ne furono strappate al popolo romano, le forze delle Gallie e della g ia rurono ridotte in potere di lui (Annibaie)35.....(E.S.) L/ COLUM·.^ rC r' ^ Armentis sublimibus insignis Mevania est, i^uria parvis, sed et Mevaniae bos humilis et Liguriae nonnumquam taurus eminentis staturae conspicitur..... Beva^na è famosa per il bestiame di alta statura, la Liguria per quello piccolo; a si ve e talvolta anche a Bevagna un bue basso e in Liguria un toro di notevole altezza37.....(E.S.) 42. Colum. de re r. XII 24, 1: Pix Nemoturica in Liguria conficitur. Ea ein e ut fiat condituris idonea, aqua marina quam longissime a litore e pelago sumenda est atque in dimidiam partem decoquenda, quae cum m tantum refrixerit, quantum ne contacta corpus urat, partem aliquam eius, quae satis videbitur, praedictae pici inmiscebimus et diligenter lignea spatha vel etiam manu peragitabimus, ut, si quid inest vitii, eluatur. [2] ein patiemur picem considere, et cum consederit, aquam eliquabimus. Postea bis aut ter ex reliqua parte aquae decoctae tamdiu lavabimus et Quinto Petillio Spurino, console nel 176 a. C. Sull’episodio v. η. 406. P ■ Valerio Massimo a una frase con cui Annibaie, alla corte di rusia I di Bitinia, nel 185 a. C., in modo conciso ma efficace suggerisce all’ospite di attaccare battaglia contro il volere dei sacerdoti, esortandolo a fidarsi di un generale vittorioso più che delle viscere degli animali uccisi. 36 Località deH’Umbria. 37 Sui buoi liguri v. n. 244. subigemus eam, donec rudia fiat. Tum eliquatam in sole XIIII diebus patiemur esse, ut quisquis ex aqua umor remansit adsiccetur; noctibus autem vas tegendum erit, ne inroretur. Cum hoc modo picem praeparaverimus et vina, cum iam bis deferbuerint, condire voluerimus, in musti sextarios octo et quadraginta cyathos duos picis praedictae sic adiciemus: [3] ex ea mensura, quam condituri sumus, sextarios duos musti sumere oportebit, deinde ex his sextariis in picis sextantem paulatim mustum infundere et manu tamquam mulsum subigere, quo facilius coeat, se u i toti duo sextarii cum pice coierint et quasi unitatem fecerint, tum eos em in d vas, unde sumpseramus, perfundere et, ut permisceatur medicamen, rutabulo ligneo peragitare conveniet. La pece nematurica si prepara in Liguria. Perché sia adatta per conservare porire (il vino), si deve prendere aequa marina dal mare aperto i piu on sibile dalla spiaggia, e si deve ridurre, facendola bollire, a metà e suo vou nario; quando si sarà raffreddata tanto da non bruciare il corpo a conta , scoleremo la parte che sembrerà sufficiente alla predetta pece e con atte teremo con una spatola di legno o anche con la mano, per togliere e imp ’ ve ne sono. Quindi lasceremo riposare la pece e, quando si sarà riposata, l’acqua. Poi due o tre volte la laveremo con la rimanente parte i acqua auat. lavoreremo finché non diventerà rossa. Allora la lasceremo filtrare a so e tordici giorni in modo che si asciughi ogni umidità rimasta dall acqua, ’ il recipiente si dovrà coprire, in modo che non si bagni di rugia a. uai preparato in questo modo la pece e desidereremo conservare il vino, quan la seconda volta avrà cessato di fermentare, aggiungeremo in questo mo ^ della predetta pece a quarantotto sestari di mosto: si dovrà pren ere u auestj mosto da quella quantità che abbiamo intenzione di conservare, quin 1 ^ cQn sestari si dovrà a poco a poco versare il mosto in un sestante di pece e avor la mano come se fosse idromele, per amalgamarlo più facilmente, ma qua tt0 e due i sestari si saranno amalgamati con la pece e avranno quasi ormato ^ unico, allora sarà opportuno versarli in quel recipiente da cui li a'^ agitarli con una mestola di legno perché il conservativo si mescoli . 43. Adnotat. super Lucan. I 396: « Lemanno »: Lemannus lacus Ga prope Liguriam. «Lemano»: Lemano39, lago della Gallia, vicino alia Liguria. (E.S.) 38 Sull’uso della pece per conservare e insaporire il mosto, cfr. anche nn. , 762: 763; 1049. I ciati, i sestari e i sestanti sono misure di capacità per liqui 1 e solidi (1 sestario equivaleva a 6 sestanti e a 12 ciati). Per queste e altre misure capacità cfr. anche nn. 762; 763. 39 Altro nome del lago di Ginevra. - 32 - 44. Comm. Bernensia Lucan. I 442: « Et nunc tonse Ligur »: quoniam de Gallia in Liguriam transierunt..... « E tu, o Ligure dai capelli ora tagliati »: poiché passarono dalla Gallia in Liguria.....(E.S.) 45. Plin. n. b. Ili 5, 46: Nunc ambitum eius urbesque enumerabimus, qua in re praefari necessarium est auctorem nos Divum Augustum secuturos discriptionemque ab eo factam Italiae totius in regiones XI, sed ordine eo, qui litorum tractu fiet; urbium quidem vicinitates oratione utique praepropera servari non posse, itaque interiore parte digestionem in litteras eiusdem nos secuturos, coloniarum mentione signata, quas ille in eo prodidit numero. Nec situs originesque persequi facile est, Ingaunis Liguribus - ut ceteri omittantur - agro tricies dato. [47] Igitur ab amne Varo Nicaea a Massiliensibus conditum, fluvius Palo, Alpes populique Inalpini multis nominibus, sed maxime Capillati, oppido Vediantiorum civitatis Cemenelo, portus Herculis Monoeci, Ligustina ora. Ligurum celeberrimi ultra Alpes Sallui, Deciates, Oxubi, citra Veneni, Turri, Soti, Bagienni, Statielli, Binbelli, Maielli, Caburriates, Casmonates, Velleiates et quorum oppida in ora proxime dicemus. [48] Flumen Rutuba, oppidum Album Intimilium, flumen Merula, oppidum Album Ingaunum, portus Vadorum Sabatium, flumen Porcifera, oppidum Genua, fluvius Fertor, portus Delphini, Tigulia intus, Segesta Tiguliorum, flumen Macra, Liguriae finis. A tergo autem supra dictorum omnium Appenninus mons Italiae amplissimus, perpetuis iugis ab Alpibus tendens ad Siculum fretum. [49] Ab altero eius latere ad Padum amnem Italiae ditissimum omnia nobilibus oppidis nitent, Libarna, Dertona colonia, Iria, Vardacate, Industria, Pollentia, Carrea quod Potentia cognominatur, Foro Fulvi quod Valentinum, Augusta Bagiennorum, Alba Pompeia, Hasta, Aquis Statiellorum. Haec regio ex discriptione Augusti nona est. Patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram ccxl p. [50] Adnectitur septima, in qua Etruria est ab amne Macra..... Ora enumereremo l’estensione e le città di essa (Italia), nella quale operazione è necessario premettere che seguiremo come fonte il divo Augusto e la divisione fatta aa lui dell Italia tutta in undici regioni, seguendo però l’ordine delle coste; non si potrà così osservare, per la rapidità dell’enumerazione, la (maggiore o minore) distanza fra le città, perciò nella parte interna seguiremo alla lettera la disposizione di Augusto, menzionando specificatamente le colonie che egli rese tali. Né è facile distinguere il loro stanziamento originario, dal momento che, per non dir nulla d’altri, al popolo ligure degli Ingauni venne assegnato il territorio per ben trenta volte. Incominciando dunque dal fiume Varo troviamo la città di Nizza, fondata dai Marsigliesi, il fiume Paglione, le Alpi ed i popoli delle Alpi dai molteplici nomi, innanzi tutto « - 33 — i Capillati, con la città di Cimiez del popolo dei Vedianzi, Monaco e la riviera ligure. I più noti popoli liguri al di là delle Alpi sono i Salluvi, i Deciati, gli Ossibi, al di qua i Veneni, i Turi, i Soti, i Bagienni, gli Stazielli, i Bimbelli, i Maielli, i Cabur-riati, i Casmonati, i Velleiati e quelli le cui città costiere elencheremo subito dopo. (Vi sono) il fiume Roia, la città di Ventimiglia, il fiume ’ Merula ’, la città di Albenga, il porto di Vado, il fiume Polcevera, la città di Genova, il fiume Bisagno, Portofino, Ti-gulia ’ all’interno, Sestri Levante e il fiume Magra che è confine della Liguria. Alle spalle di tutte le località sopraddette vi sono gli Appennini, i monti più estesi d Italia, che con montagne ininterrotte si spingono dalle Alpi fino allo stretto di Sicilia. Dall’altro lato, fino al Po, il fiume più ricco d’Italia, tutto risplende di nobili citta, Libarna, la colonia di Tortona, Voghera, ’ Vardacate ’, ’ Industria ’, Pollenzo, ’ Car-rea ’ detta anche ’ Potentia ’, ’ Forum Fulvi ’ denominato anche ’ Valentinum , Bene Vagienna, Alba, Asti ed Acqui. Questa regione, secondo la divisione fatta da Augusto, è la nona. La riviera ligure tra il fiume Varo e il Magra40 si estende per duecentoundici miglia. Segue la (regione) settima, cioè l’Etruria, dal fiume Magra.....(RP·) 46. Plin. n. h. VI 34, 217: Sexta comprehensio, qua continetur urbs Roma, amplectitur.....Genuam, Liguriam..... Il sesto gruppo, che comprende la città di Roma, annovera <.... Genova, la Liguria41.....(R.P.) 47. Plin. n. h. XI 42, 241: Numerosior Appennino: Cebanum hic e Liguria mittit ovium maxime lacte, Sassinatem ex Umbria mixtoque Etruriae atque Liguriae confinio Luniensem magnitudine conspicuum..... Un numero maggiore di formaggi è prodotto (nella zona) dell’Appennino: dalla Liguria si esporta il formaggio di Ceva fatto soprattutto con latte di pecora, dall Umbria il Sarsinate, dalla zona di confine fra Etruria e Liguria il Lunense, famoso per la sua grandezza.....(R.P.) 48. Plin. n. h. XIV 6, 68: Etruriae Luna palmam habet, Liguriae Genua, inter Pyrenaeum Alpesque Massilia gemino sapore, quando et condiendis aliis pinguius gignit, quod vocat sucosum. (Quanto alla produzione di vini generosi,) Luni ne detiene il primato per l’Etruria, Genova per la Liguria; fra le Alpi ed i Pirenei primeggia invece Marsiglia con due tipi di vino e talvolta con un altro di qualità più corposa, detto sucosum, che viene utilizzato per tagliare altri vini. (R.P.) 40 Sul Varo, confine occidentale della Liguria, v. n. 31; sul Magra, confine orientale, v. n. 36. 41 Plinio in questo passo espone la suddivisione della superficie terrestre in gruppi delimitati da paralleli. 49. Plin. n. h. XIV 20, 124: Ratio autem condiendi musta in primo fervore, qui novem diebus cum plurimum peragitur, adspersu picis, ut odor vino contingat et saporis quaedam acumina. Vehementius id fieri arbitrantur crudo flore resinae excitarique lenitatem, e diverso crapula compesci feritatem nimiam frangique virus aut, ubi pigra lenitas torpeat, virus addi, Liguriae maxime Circumpadanisque mustis. Il metodo per insaporire il mosto durante la prima fermentazione, che dura per lo più nove giorni, è di spruzzare un po’ di pece per ravvivare l’odore del vino e rinforzarne il sapore42 Si ritiene anche che questo accada con maggior effetto con il fiore acerbo della resina, che dà vigore cioè alla troppa dolcezza (del vino), oppure all’opposto che l’essenza di resina ne attenui e ne mitighi la troppa durezza ed asprezza; là dove invece si tratti di mosto per nulla vigoroso, lo rafforza, e questo soprattutto per i mosti della Liguria e delle zone circumpadane. (R.P.) 50. Plin. n. h. XV 17, 66: Liguria maritima Alpibus proxima uvas sole siccatas iunci fasceis involvit cadisque conditas gypso includit. Nella parte costiera della Liguria più vicina alle Alpi si avvolge con fasci di giunco l'uva seccata al sole e la si conserva dentro orci suggellati con gesso. (R.P.) 51. Plin. n. h. XVI 37, 176: Tertium locum ei in aestimatione ruris Cato adtribuit prioremque quam olivetis quamque frumento aut pratis, nec quia desint alia vincula. Siquidem et genistae et populi et ulmi et sanguinei frutices et betullae et harundo fissa et harundinum folia, ut in Liguria ..... Catone43 attribuisce ad esso (salice) il terzo posto quando stima la campagna e lo pone prima degli oliveti, dei frumento o dei pascoli. In effetti non mancano altri virgulti, dal momento che vi sono le ginestre, i pioppi, gli olmi, i frutici sanguigni, le betulle, la canna flessibile e le foglie di canna, come in Liguria.....(R-P·) 52. Plin. n. h. XVII 2, 21: Multum rationis optinent et venti. In Narbonensi provincia atque Liguria et parte Etruriae contra circium serere imperitia existimatur, eundemque oblicum accipere providentia. Is namque aestates ibi temperat, sed tanta plerumque violentia, ut auferat tecta. Anche i venti sono molto importanti. Nella provincia Narbonese, in Liguria ed in parte dell’Etruria è considerato un errore piantare (le vid) contro tramontana, ma allo stesso tempo è considerato buon metodo ricevere questo vento di traverso; infatti esso tempera in quei luoghi la calura estiva, anche se soffia per lo più con tale violenza da scoperchiare i tetti delle case. (R.P.) 42 Sull’uso della pece per insaporire il vino v. n. 42. 43 Cfr. Cato, de agri cult. 1, 7. - 35 — 53. Plin. n. b. XIX 8, 165: Ligusticum silvestre est in Liguriae suae montibus; seritur etiam ubique. Suavius sativum, sed sine viribus. Il levistico (ligusticum) selvatico44 nasce sulle montagne della Liguria che gli da il nome, ma si coltiva ovunque; quello coltivato comunque è più dolce benché meno efficace. (R.P.) 54. Plin. n. b. XXXI 2, 4: Emicant benigne passimque in plurimis terris alibi frigidae, alibi calidae, alibi iunctae, sicut in Tarbellis Aquitanica gente et in Pyrenaeis montibus tenui intervallo discernente, alibi tepidae, egelidae, atque auxilia morborum profitentes et e cunctis animalibus hominum tantum causa erumpentes augent numerum deorum nominibus variis urbesque condunt, sicut Puteolos in Campania, Statiellas in Liguria, Sextias in Narbonensi provincia. In moltissime terre sgorgano con grande beneficio acque, talvolta fredde, talvolta calde, talvolta sia di una che dell’altra di queste qualità — come fra i Tarbelli, tribù dell’Aquitania, e nei monti Pirenei, a breve distanza fra le due — talvolta tiepide, fresche e tali da procurare sollievo ai mali; sgorgando a vantaggio degli uomini, soli fra tutti gli esseri viventi, vengono annoverate come divinità con molteplici nomi, e danno origine a città, come Pozzuoli in Campania, Acqui Terme in Liguria, Aquae Sextiae ’ (Aix-en-Provence) nella provincia Narbonese. (R.P.) 55. Plin. n. h. XXXVII 2, 33: Theophrastus effodi in Liguria dixit..... Teofrasto affermò che (l’ambra) era reperibile in Liguria45.....(R.P·) 56. Plin. n. h. XXXVII 7, 99: Est et anthracitis appellata, in Thesprotia fossilis, carbonibus similis. Falsum arbitror quod et in Liguria nasci prodiderunt, nisi forte tunc nascebantur. Vi è infatti una pietra chiamata antracite, che si estrae nella Tesprozia 46, simile al carbone. Ritengo false quelle voci che riferiscono si trovasse anche in Liguria, a meno che, per caso, non vi si trovasse al tempo a cui si rifanno quelle notizie47. (R.P·) 57. Pedan. Dioscur. de medicinali materia I 8: 'Η δέ Κελτική νάρδος γενναται μέν έν ταϊς κατά Λιγυρίαν ’Άλπεσιν, έπιχωρίως ώνομασμενη σαλιούγκα· γενναται δέ καί έν τή Ίστρία. 44 Per il levistico, cfr. anche n. 165. 45 II passo di Teofrasto è al n. 12. Per l’ambra in Liguria, v. ugualmente n. 12. 46 Regione della Grecia nord-occidentale, non lontana dall’Epiro. 47 Chi afferma che il carbone si trovava in Liguria è Teofrasto (v. n. 12). Il nardo celtico nasce nelle Alpi Liguri, dove è chiamato localmente saliunka, e alligna anche nell’Istria 48. (G.G.) 58. Pedan. Dioscur. de medicinali materia II 9: Κοχλίας χερσαίος εύ-στόμαχος, δύσφαρτος. Άριστός δέ δ τε έν Σαρδώνι καί Λιβύη καί ’Αστυ-παλαια καί Σικελία καί Χίω γεννώμενος καί ό έν ταϊς κατά Λιγυρίαν Άλπ εσι καλούμενος πωματίας. Le conchiglie terrestri sono benefiche per lo stomaco, e difficilmente fanno male. Ottime sono quelle sarde, le africane, le astipaleiche49, quelle che nascono in Sicilia ed a Chio, e quelle che sono chiamate pomatiai (dotate di valve), nelle Alpi Liguri. (G.G.) 59. Apollod. (pseudo), biblioth. II109:.....εις Λιγυστίνην ήλθεν, έν fj τάς βόας άφηροΰντο Ίαλεβίων τε καί Δέρκυνος οί Ποσειδώνος υίοί, ούς κτείνας διά Τυρρηνίας ηει. .....(Eracle) giunse in Liguria, dove Ialebione e Dercino, i figli di Posidone, tentarono di rubargli i buoi; egli, avendo ucciso i due fratelli, attraversò la Tirrenia50. (G.G.) 60. Frontin. strat. I 5, 16: Q. Minucius consul in Liguria, demisso in angustias exercitu, cum iam omnibus observaretur Caudinae cladis exemplum, Numidas auxiliares, tam propter ipsorum quam propter equorum deformitatem despiciendos, iussit adequitare faucibus quae tenebantur. Primo intenti hostes, ne lacesserentur, stationem obiecerunt. De industria Numidae ad augendum sui contemptum labi equis et per ludibrium spectaculo esse adfectaverunt. Ad novitatem rei laxatis ordinibus barbari in spectaculum usque resoluti sunt. Quod ubi animadverterunt Numidae, pau-latim succedentes additis calcaribus per intermissas hostium stationes eruperunt: quorum deinde cum proximos incenderent agros, necesse Liguribus fuit avocari ad defendenda sua inclusosque Romanos emittere. Quando in Liguria l’esercito era penetrato in uno stretto passo, e alia mente di tutti si presentava già il ricordo del disastro di Caudio51, il console Q. Minucio ordinò agli ausiliari Numidi, spregevoli sia per la loro bruttezza sia per quella dei loro cavalli, di cavalcare verso la gola che era tenuta dai nemici. Dapprima i nemici, attenti 48 Per il nardo in Liguria e la sua denominazione indigena v. n. 879. 49 Di Astipalea, isola delle Cicladi. 50 Su Eracle in Liguria, v. n. 185. 51 Si allude alla sconfitta delle Forche Caudine nel 321 a. C., durante le guerre sannitiche. a non essere provocati, contrapposero un picchetto. Di proposito i Numidi, per accrescere il disprezzo nei propri confronti, finsero di cadere da cavallo e attirarono lo sguardo con atteggiamenti ridicoli. I barbari, allentate le file, per la novità della cosa, si incantarono completamente allo spettacolo. Non appena i Numidi se ne accorsero, avanzando a poco a poco, spronati i cavalli, si aprirono un varco attraverso 1 posti di guardia non difesi dai nemici; poi, poiché quelli appiccavano il fuoco ai campi vicini, i Liguri furono costretti ad allontanarsi per difendere i loro territori e a lasciare andare i Romani che erano rinchiusi nella gola52. (E.S.) 61. Tac. Agric. 7: Sequens annus gravi vulnere animum domumque eius adflixit. Nam classis Othoniana licenter vaga dum Intimilium (Liguriae pars est) hostiliter populatur, matrem Agricolae in praediis suis interfecit, praediaque ipsa et magnam patrimonii partem diripuit, quae causa caedis fuerat. L’anno seguente53 (Agricola) e la sua famiglia furono colpiti da un grave lutto. Infatti la flotta d’Otone, navigando sbandata ora qua ora là, mette a saccheggio, come se fosse abitata da nemici, Ventimiglia (che fa parte della Liguria) uccidendo a madre di Agricola54 nei suoi poderi e distruggendo questi e gran parte del patrimonio, che era stato incentivo all’assassinio. (R.P.) 62. Tac. hist. II 15: Ne Othonianis quidem incruenta victoria fuit, quorum improvide secutos conversi equites circumvenerunt. Ac velut pactis indutiis, ne hinc classis inde eques subitam formidinem inferrent, Vitelliani retro Antipolim Narbonensis Galliae municipium, Othoniani Albingaunum interioris Liguriae revertere. E neppure per gli Otoniani la vittoria arrise senza spargimento di sangue, dal mo mento che quanti incautamente si misero all’inseguimento del nemico, vennero, con manovra inversa, accerchiati dalla sua cavalleria. In seguito, come se vi fosse stata una tregua, per non portare improvvisi scompigli né nella flotta né nella cavalleria, ι Vitelliani si ritirarono ad Antibes, municipio della Gallia Narbonese, e gli Otoniam ad Albenga, nell’interno della Liguria55. (R.P.) 63. Suet. Claudius 17, 2: Huc cum ab Ostia navigaret, vehementi circio bis paene demersus est, prope Liguriam iuxtaque Sto(e)chadas insulas. 52 Sull’episodio, avvenuto nel 193 a. C., v. η. 338; in generale sul consolato di Minucio v. n. 332. 53 Si tratta dell’anno 69 d. C., 1’« anno dei quattro imperatori » successivo alla morte di Nerone. Qui Tacito si riferisce ad un episodio della lotta fra Otone e Vitellio. Alla stessa guerra si riferiscono i nn. 62; 472; 473. 54 Giulia Procilla. 55 Per la guerra tra Otone e Vitellio nella Liguria occidentale, v. n. 61. / — 38 - Mentre da Ostia navigava alla volta di questa (Britannia), (Claudio) corse il rischio di naufragare due volte per un forte vento di maestro, vicino alla Liguria e accanto alle isole Stecadi56. (E.S.) 64. Appian. Mithr. 95: Οΰτω διαθείς ό Πομπήιος άπαντα επέστη σεν .....άμφί δέ τήν Λιγυστίνην τε καί Κελτικήν θάλασσαν Μάρκον Πομ- πώνιον..... Pompeo, avendo disposto in questo modo tutte le cose, assegnò.....il mare intorno alla Liguria e alla Celtica a Marco Pomponio57.....(A.A.) 65. Appian. Putì. 9: Καρχηδόνιοι δέ ταΰτα πυνθανόμενοι Άσρούβαν μέν τον Γέσκωνος επί -Θήραν έλεφάντων έξέπεμπον, Μάγωνι δ’ άμφί τήν Λι-γυστίνην ξεναγοΰντι πεζούς άπέστελλον ές έξακισχιλίους καί ιππέας οκτα-κοσίους καί ελέφαντας επτά καί προσέτασσον αύτω μεθ’ όσων δύναιτο άλλων έσβαλεϊν ές Τυρρηνίαν, 'ίνα τον Σκιπίωνα περισπάσειεν έκ Λιβύης. Quando i Cartaginesi furono informati di queste cose, mandarono Asdrubale, figlio di Giscone, a cacciare elefanti, e inviarono a Magone, che arruolava mercenari in Liguria, circa seimila fanti, ottocento cavalieri e sette elefanti e gli imposero di assalire la Tirrenia con tutte le truppe che avesse potuto raccogliere, così da allontanare Scipione dalla Libia58. (A.A.) 66. Ptol. geogr. Ili 1, 3; 44-45: v. n. 1. 67. Zonar. VIII 18, 9: Καί τούτοις οί Κύρνιοι προσαπέστησαν καί οί Λίγυες ούχ ησύχασαν. [10] Τω δ’ έπιγενομένω έ'τει τριχή τάς δυνάμεις διελόμενοι οί 'Ρωμαϊοι, ΐν’ άμα πολεμούμενοι πάντες μή συμβοηθοΐεν άλλήλοις, Ποστούμιον μέν ’Αλβϊνον εις τήν Λιγυστικήν, Σπούριον δέ Καρουίλιον έπί τούς Κυρνίους, ές δέ τήν Σαρδώ τον άστυνόμον Πούπλιον Κορνήλιον επεμψαν. Καί οί μέν ύπατοι ούκ άπόνως μέν, ού βραδέως δέ τά προσταχθέντα σφίσι κατέπραξαν.....[11] Έπεί δ’ οί 'Ρωμαϊοι έκ τής χώρας αύτών άπηλλάγησαν, άπέστησαν αύθις οί Σαρδόνιοι καί οί Λίγυες. Κύιντος μέν ούν Φάβιος Μάξιμος έπέμφθη προς Λίγυας, ές δέ γε τήν Σαρδώ Πομπώνιος Μάνιος. 56 Nel 43 d. C., durante la spedizione in Britannia. 57 Episodio dell’anno 67 a. C.: antefatti della guerra piratica di Pompeo. Cfr. n. 1140, in cui però il mar Ligure è affidato ad Attilio, che qui ha invece l’Africa, la Sardegna, la Corsica e le isole circostanti. 58 per Magone in Liguria, v. n. 311. — 39 — In aggiunta a ciò, i Corsi si ribellarono, mentre i Liguri non se ne stavano in pace. L’anno successivo i Romani divisero le loro forze in tre parti, affinché (i nemici), combattendo assieme, non si portassero aiuto l’un l’altro, e mandarono Postumio Albino in Liguria, Spurio Carvilio in Corsica, il pretore urbano Publio Cornelio in Sardegna. E i consoli compirono la loro missione con una certa speditezza, anche se con qualche fatica59.....Dopo che i Romani si furono ritirati dalle loro regioni, i Sardi e i Liguri si ribellarono di nuovo. A seguito di ciò furono inviati in Liguria Quinto Fabio Massimo e in Sardegna Manio Pomponio. (G.G.) 68. Zonar. Vili 19, 2: Εντεύθεν οί Καρχηδόνιοι μαθόντες τους υπάτους Μάρκον Αιμίλιον καί Μάρκον Ιούνιον εις τήν Λιγυστικήν απαραντας, παρεσκευάζοντο εις τήν 'Ρώμην έλάσαι. Γνόντων δέ τοΰτο τών υπάτων, καί έπ’ αύτούς άθρόον ώρμηκότων, έξεπλάγησαν καί άπήντησαν αυτοϊς ώς φίλιοι. Κάκεϊνοι δέ ύπεκρίθησαν δτι ούκ επ’ έκείνους απηεσαν, αλλα διά τής χώρας αύτών ές τούς Λίγυας. Frattanto i Cartaginesi, avendo appreso che i consoli Marco Emilio e Marco Giunio erano partiti per la Liguria, si preparavano a marciare su Roma. Ma avendo i consoli saputo ciò, ed essendosi portati insieme contro i Cartaginesi, questi ebbero paura e si fecero incontro ai Romani amichevolmente. E i consoli a loro volta finsero di non essere venuti contro di essi, ma di essere passati attraverso la loro regione (per dirigersi) contro i Liguri60. (G.G.) 69. Zonar. Vili 24, 7:.....τών δ’ αιχμαλώτων τούς μέν 'Ρωμα.ίους άπέκτεινε, τούς δ’ άλλους άφήκε. Τοΰτο δέ καί έφ’ άπασι τοϊς ζωγρουμενοις έποίει, τάς πόλεις δι’ αύτών οίκειούμενος. Άμέλει καί τών λοιπών Γαλατών πολλοί καί Λιγύων καί Τυρσηνών τούς 'Ρωμαίους τούς παρ αυτοϊς ον.ας οί μέν φονεύσαντες, οί δέ έκδόντες μετέστησαν. [8] Ές δε την Τυρσηνιόα τώ Αννίβα πορευομένω ό Λόγγος έπέθετο, χειμώνας πολλοΰ γενομενου. Πεσόντων δέ άμφοτέροις πολλών ό Αννίβας ές τήν Λιγυστικήν ελθων ένδιέτριψεν. .....e fra i prigionieri (Annibaie) uccise i Romani, mentre rilasciò tutti gli altri. Faceva questo anche per tutti quelli che prendeva vivi, per conciliarsi le città attraverso Ja loro liberazione. Ed effettivamente molti degli altri Galli, molti Liguri e molti Tirreni passarono dalla parte di Annibaie, alcuni uccidendo tutti i Romani che si trovavano presso di loro, alcuni consegnandoli (ai Cartaginesi). Annibaie, avanzando 59 Questa campagna avvenne nel 234 a. C., sotto il consolato di Lucio Postumio Albino e Spurio Carvilio Massimo Ruga. Quella citata successivamente avvenne invece l’anno dopo, essendo consoli Quinto Fabio Massimo (v. n. 249) e Manio Pomponio Matone. 60 Episodio minore delle guerre romano-gallo-liguri, avvenuto nel 230 a. C. Si parla erroneamente di Cartaginesi, trattandosi invece di qualche tribù gallica delle montagne. I consoli sono Marco Emilio Barbula e Marco Giunio Pera. verso la Tirrenia, fu attaccato da (Sempronio) Longo durante l’imperversare di una grande tempesta. Essendosi avuti molti caduti da entrambe le parti, Annibaie, venuto in Liguria, vi passò un certo periodo di tempo61. (G.G.) 70. Zonar. IX 11, 7: Καί ό μέν σύν τώ ναυτικώ τών συμμάχων καί τισιν ε-9-ελονταΐς έκ τοΰ δήμου άπήρεν, ό δέ Μάγων έκ τής νήσου παρα-πλεύσας εις τήν Λιγυστικήν άπέβη. E (Scipione) partì con la flotta degli alleati e con alcuni volontari raccolti fra la popolazione, mentre Magone, lasciata l’isola (Minorca), sbarcò in Liguria, dopo aver bordeggiato la costa62. (G.G.) 71. Solin. 2, 6: In Liguria quoque lapidarios campos, quod ibi eo di-micante creduntur pluvisse saxa..... Anche in Liguria vi sono i Campi Lapidari, perché si crede che qui siano cadute pietre (dal cielo) mentre lui (Ercole) combatteva63.....(E.S.) 72. Tab. Peut. : v. n. 4. 73. Agathemer. geogr. inforni. Ili 9: Πάλιν δ’ απ’ άρχής Ευρώπης καί Λιβύης Ίβηρικόν το άπο Στηλών εις Πυρήνην το ορος, Λιγυστικον δέ το εως τών τής Τυρρηνίας περάτων, Σαρδώον δέ το ύπέρ Σαρδώ, νεΰον προς Λιβύην κάτω, Τυρρηνικόν δέ το μέχρι Σικελίας, άρχόμενον άπο τών Λιγυστικής άκρων..... Iniziando dai confini dell’Europa e della Libia, il mare Iberico va dalle Colonne (d’Èrcole) al monte Pireneo, poi il mar Ligure giunge fino ai confini della Tirrenia, quindi quello Sardo circonda la Sardegna, volto a sud verso la Libia, infine quello Tirreno arriva fino alla Sicilia, iniziando dall’estremità della Liguria.....(G.G.) 74. S. H. A. Pert. 3, 3: Iussus est praeterea statim a Perenne in Liguriam secedere in villam paternam; nam pater eius tabernam coactiliariam in Liguria exercuerat. [4] Sed posteaquam in Liguriam venit, multis agris coemptis tabernam paternam manente forma priore infinitis aedificiis circumdedit; fuitque illic per triennium et mercatus est per suos servos. 61 Per questi episodi del 218/217 a. C. v. nn. 302; 303. 62 Nel 205 a. C. Per Magone in Liguria, v. n. 311. 63 Sulla lotta di Ercole contro i Liguri, v. n. 185. — 41 — Inoltre egli (Pertinace) ricevette subito da Perenne64 lordine di ritirarsi in Liguria nella villa paterna; infatti suo padre aveva tenuto un negozio di stoffe in Liguria. Ma, quando egli giunse in Liguria, comprò parecchi terreni presso il negozio del padre e lo circondò con molti edifici pur mantenendolo nella forma primitiva; ivi rimase per tre anni ed esercitò il commercio per mezzo dei suoi schiavi65- (A.A.) 75. Lactant. Placid. narrat, fab. Ovìd. met. II fab. 4: Cygnus, Stheneli filius, materno genere Phaethonti proximus cum Liguriam incoleret et in ripa Eridani amnis, quem quidam Padum vocant, cum vidisset corpus Phaethontis a sororibus eius ablui, pari calamitate est concussus. Quando Cicno, figlio di Stenelo, parente di Fetonte per parte di madre, abitava in Liguria e, sulla riva del fiume Eridano, che alcuni chiamano Po, vide che il corpo i Fetonte era lavato dalle sorelle di lui, fu colpito da uguale disgrazia66. (E.S.) 76. Vib. Seq. flumina 106: Macra, Liguriae, secundum Lunam urbem. Magra, della Liguria, vicino alla città di Luni. (E.S.) 77. Vib. Seq. montes 276: Monoecus, Liguriae. Monaco, della Liguria67. (E.S.) 78. Vib. Seq. montes 316 a: Vesulus, (Liguriae). Monviso, della Liguria. (E.S.) 79. Amm. Marc. XV 10, 10: Superioris Africani pater Publius Cornelius Scipio Saguntinis memorabilibus aerumnis et fide pertinaci destina tione Afrorum obsessis iturus auxilio in Hispaniam traduxit onustam manu valida classem, sed civitate potiore Marte deleta Hannibalem sequi ne quiens triduo ante transito Rhodano ad partes Italiae contendentem na vigatione veloci intercurso spatio maris haud longo / degressurum montibus apud Genuam observabat, Liguriae oppidum, ut cum eo, si copiam fors dedisset, viarum asperitate fatigato decerneret in planitie. 64 Tigidio Perenne, nominato prefetto del pretorio dall’imperatore Commodo nel 182, anno in cui avviene l’episodio descritto. 65 Sul padre di Pertinace e sull’origine ligure dello stesso, v. n. 518. 66 Sulla leggenda di Cicno v. n. 7. Le sorelle di Fetonte sono le Eliadi. 67 Evidente confusione con la città di Monaco, derivata forse dalla errata interpretazione di un passo di Virgilio, per cui v. n. 847. - 42 - 11 padre dell’Africano maggiore, Publio Cornelio Scipione, condusse in Spagna una flotta, su cui era imbarcato un forte esercito, per portare aiuto ai Saguntini, famosi per le sventure e la lealtà, che erano assediati con grande accanimento dai Cartaginesi; ma, poiché la città era stata distrutta dalla superiorità bellica dei nemici, né egli era in grado di inseguire Annibaie, che, dirigendosi verso l’Italia, aveva passato il Rodano tre giorni prima, attraversò con veloce navigazione un breve tratto di mare, e presso Genova, città della Liguria, attendeva la discesa di Annibaie dalle montagne per attaccar battaglia in pianura, se la sorte gliene avesse dato l’opportunità, quando quello fosse esausto per le difficoltà del cammino68. (A.A.) 80. Auson. XX 18, 82: Tu, Gradane, tot Romani imperii limites, tot flumina et lacus, tot veterum intersaepta regnorum ab usque Thracia per totum, quam longum est, latus Illyrici, Venetiam Liguriamque et Galliam veterem.....evolvis..... Tu, o Graziano, varchi tante frontiere dell’impero romano, tanti fiumi e laghi, tante barriere di antichi regni dalla Tracia attraverso tutta la costa, quanto è lunga, dell’illirico, la Venezia, la Liguria e l’antica Gallia69.....(E.S.) 81. Ambros. ep. XVIII 21: Et tamen etiam superiore anno plerasque novimus provincias redundasse fructibus. De Gallis quid loquar solito ditioribus? Frumentum Pannoniae, quod non severant, vendiderunt: et secunda Rhetia fertilitatis suae novit invidiam; nam quae solebat tutior esse ieiunio, fecunditate hostem in se excitavit: Liguriam Venetiasque autumni frumenta paverunt. Sappiamo tuttavia che anche l’anno passato la maggior parte delle province furono ricchissime di frutti. Che cosa dovrei dire delle Gallie più ricche del solito? Le Pannonie vendettero il frumento che era cresciuto, pur senza essere stato seminato: la Rezia Seconda70 conobbe l’invidia per la sua fertilità; infatti quella provincia che soleva essere più sicura per la scarsità dei raccolti, eccitò contro se stessa il nemico a causa della fecondità: i frumenti dell’autunno ebbero timore della Liguria e delle Venezie71. (G.G.) 68 Episodio dell’anno 218 a. C. Per ulteriori notizie, v. n. 141. 69 Orazione di ringraziamento all’imperatore Graziano, composta da Ausonio nel 379, dopo aver ottenuto il consolato. 70 A seguito della divisione amministrativa post-dioclezianea, la provincia della Rezia Seconda comprese la parte orientale dell’antica Rezia augustea ed ebbe come capitale ’ Augusta Vindelicorum ’ (attuale Augusta in Germania). Tuttavia in questo passo sccunda potrebbe avere più semplicemente il significato di « fortunata ». 71 Lettera del 384 all’imperatore Valentiniano II, in cui si critica la richiesta di Simmaco relativa all’altare della Vittoria nella Curia e si esaltano i miglioramenti prodotti nel mondo dal trionfo del Cristianesimo; in particolare si accenna alle regioni che erano rimaste più o meno immuni dalla carestia dell’anno precedente. - 43 - 82. Ambros. ep. LXIII 1: Conficior dolore quia Ecclesia Domini, quae est in vobis, sacerdotem adhuc non habet, ac sola nunc ex omnibus Liguriae atque Aemiliae Venetiarumque vel caeteris finitimis Italiae partibus huiusmodi eget officio, quod ex ea aliae sibi Ecclesiae petere solebant, et quod verecundius est, mihi ascribitur vestra intentio, quae affert impedimentum. Sono estremamente addolorato perché la vostra chiesa di Dio non ha ancora sacerdote, e sola fra tutte quelle della Liguria e dell’Emilia, delle Venezie e delle a tre zone vicine dell’Italia è adesso priva di un ministro, quale ad essa altre chiese erano so ite chiedere per le loro necessità, e perché, cosa ancora più vergognosa, a me e a e 1-tata la vostra decisione, che procura l’impedimento72. (G.G.) 83. Paulin. vita Ambros. 5: Post quod consularitatis suscepit insignia, ut regeret Liguriam Aemiliamque provincias, venitque Mediolanium. Dopo ciò (Ambrogio) ricevette le insegne di consolare per governare le province di Liguria ed Emilia, e venne a Milano73. (E.S.) 84. Symmach. ep. Ili 34: Nosti optimi viri maturitatem ceterasque artes bonas, quibus etiam tuum amorem, cum Liguriam gubernaret, a traxit, et ideo apud te redundantis est operae laudare compertum. Perciò è caratteristico del tuo modo di agire traboccante (d’amore) considerale sicure, lodandole, la maturità di quell’ottima persona (MagniUo) e tutte le sue a tre po sitive qualità, che tu conosci, e per mezzo delle quali, quando egli goveinava a i guria, attrasse anche il tuo affetto74. (G.G.) 85. Serv. ad georg. II 224: « Vesaevo »: Vesaevus mons est Liguriae, sub Alpibus positus: nam Campaniae Vesuvius dicitur, pro quo mu ti Vesaevum positum volunt. «Vesaevo»; il Monviso (’Vesaevus’) è un monte della Liguria, situato \icino alle Alpi; infatti quello della Campania, al posto del quale molti pretendono c e sia situato il Monviso, si chiama Vesuvio75. (E.S.) 72 Lettera del 396, riguardante la difficile successione di Limenio, defunto vescovo di Vercelli. 73 Probabilmente verso il 370. Ambrogio mantenne tale carica fino al 374, quando divenne vescovo di Milano. Sulla carica di consolare v. n. 96. 74 Lettera del 392/393, diretta ad Ambrogio, vescovo di Milano, affinché questi intercedesse a favore del parente e amico di Simmaco Magnillo, che aveva governato la Liguria dal 374 al 391. 75 Dei due termini con cui è denominato in latino il vulcano Vesuvio (’Vesuvius ’ e ’ Vesaevus ’), il secondo è utilizzato in questo passo per indicare il Mon- 86. Serv. ad Aen. VI 830: « aggeribus socer alpinis »: a munimentis Alpium; haec enim Italiae murorum exhibent vicem.....« atque arce Monoeci »: de Liguria, ubi est portus Monoeci Herculis. Dictus autem Monoecus vel quod pulsis omnibus illic solus habitavit, vel quod in eius templo numquam aliquis deorum simul colitur, sicut in Iovis Minerva et luno, in Veneris Cupido. «il suocero (Cesare, scendendo) dalle vette alpine»: dai baluardi delle Alpi; queste infatti si presentano come le mura d’Italia.....« e dalla rocca di Monaco »: dalla Liguria, dove è Monaco. E’ stato detto poi Monaco sia perché (Ercole) vi ha abitato da solo, scacciati tutti gli altri, sia perché nel suo tempio non è mai venerato insieme nessun altro dio, come nel tempio di Giove, Minerva e Giunone, in quello di Venere, Cupido76. (E.S.) 87. Serv. ad Aen. Vili 720: « candentis limine Phoebi »: in tempio Apollinis in Palatio de solido marmore effecto, quod adlatum fuerat de portu Lunae, qui est in confinio Tusciae et Liguriae..... «sulla soglia dello splendente (tempio di) Febo»: nel tempio di Apollo sul Palatino, costruito di blocchi di marmo che erano stati portati dal porto di Luni, che è al confine fra la Tuscia e la Liguria.....(E.S.) 88. Serv. ad Aen. X 185: «Ligurum ductor»: nam Liguria post Tusciam est, circa Gallos. « condottiero dei Liguri »: infatti la Liguria è dopo la Tuscia, vicino alla Gallia. (E.S.) 89. Serv. ad Aen. X 709: «Vesulus»: mons Liguriae est iuxta Alpes. Liguria autem cohaeret Tusciae.....Sane de hoc Vesulo quidam duo flumina, Rhodanum et Padum, nasci dicunt, quorum unus, id est Rhodanus, in Tyrrhenum mare, alter, id est Padus, in Adriaticum fluit. « Monviso »: è un monte della Liguria, vicino alle Alpi. La Liguria, poi, confina con la Tuscia..... Invero alcuni dicono che da questo Monviso nascono due fiumi, il Rodano e il Po, uno dei quali, cioè il Rodano, sbocca nel mar Tirreno, l’altro, cioè il Po, nel mare Adriatico. (E.S.) viso nelle Alpi (di solito detto ’ Vesulus ’). Nel passo corrispondente delle « Georgiche » virgiliane, invece, ’ Vesaevus ’ è il Vesuvio. Su analoga confusione cfr. n. 25. 76 Sull’etimologia del toponimo di Monaco v. n. 1554. — 45 — 90. Serv. ad Aen. XI 700: « Appenninicolae bellator filius Auni »: quia Liguria maiore parte sui in Appennino est constituta. « il bellicoso figlio di Auno, abitatore dell’Appennino »: perché la Liguria si trova per la maggior parte del suo territorio negli Appennini. (E.S.) 91. Macrob. satum. V 15, 4: Hinc rapit illum Cinirus ad Liguriam, Ocnus Mantuam. Da qui (Virgilio) è trasportato in Liguria da Ciniro, a Mantova da Ocno71 ■ (E.S.) 92. Oros. V 24, 16: Nam Lepidus et Scipio in Italia, Brutus in Gallia, Domitius Cinnae gener in Africa, Carbo in Cossura et Sicilia, Perpenna in Liguria et post cum Sertorio in Hispania, omniumque atrocissimus Sertorius in eadem Hispania haec tunc civilia, vel quo alio dicenda sunt nomine, bella excitantes, de uno multa, de magno magna fecerunt..... Lepido e Scipione in Italia, Bruto in Gallia, Domizio, genero di Cinna, in Africa, Carbone a Pantelleria e in Sicilia, Perpenna in Liguria e poi insieme a Sertorio in Spagna, e il più terribile di tutti, Sertorio, nella stessa Spagna, suscitando allora queste guerre civili, o con quale altro nome debbano chiamarsi, ne fecero di una molte, di una grande grandi78.....(E.S.) 93. Mart. Cap. VI 642: Ex cuius laboribus in Liguria campi Lapidarii sunt appellati, quod eodem dimicante saxis ferunt pluisse caelum. Dalle fatiche di lui (Ercole) hanno derivato il nome in Liguria i Campi Lapidari, perché si narra che siano caduti sassi dal cielo, mentre lui combatteva 79. (E.S.) 94. Iulius Paris, Val. Max. epit. I 5, 9: Petilius cons. in Liguria bellum gerens, cum montem nomine Letum obpugnaret, inter adhortationem militum dixit « hodie ego Letum capiam ». Nec longius processit omen: in- 77 Macrobio fa notare come Virgilio, neH’enumerazione degli alleati di Enea, pur imitando Omero nelle linee generali della narrazione, si allontani poi dal suo modello perché, a differenza di quello, non segue alcun ordine geografico nel menzionare le regioni da cui provengono i guerrieri: nomina infatti Mantova subito dopo la Liguria. Su Ciniro (o Cunaro), condottiero dei Liguri, si veda il corrispondente passo di Virgilio al n. 264. 78 Serie di avvenimenti dell’81/77 a. C. I personaggi citati sono tutti esponenti del partito democratico e avversari del partito sillano, prima e dopo la morte del dittatore. 79 Sull’impresa di Ercole contro i Liguri, v. n. 185. — 46 - consideratius enim proeliando fortuitum vocis prolatum leto suo confirmavit. Quando il console Petillio conduceva la guerra in Liguria, mentre attaccava un monte chiamato ’ Letum ’, disse tra gli incitamenti ai soldati « Oggi io conquisterò ’ Letum ’ ». Non passò molto tempo prima che il presagio si rivelasse veritiero: infatti combattendo in modo troppo temerario confermò con la sua morte il detto fortuito80. (E.S.) 95. Nepotian. Val. Max. epit. 6, 7: A Petilio consule obpugnabatur in Liguria civitas Letum nomine. Adhortans militem ait consul « Letum hodie capiam », moxque occisus est. Il console Petillio stava attaccando in Liguria la località chiamata ’ Letum ’. Mentre incitava i soldati, il console disse « Oggi conquisterò ’ Letum ’ » e subito fu ucciso81. (E.S.) 96. Not. dign. Occidentis I: .....Consulares viginti duo: .....Per Italias octo: .....Liguriae..... ... <. Consolari 82 ventidue: ____, In Italia otto: .....(Consolare) della Liguria .....(G.G.) 97. Not. dign. Occidentis II: Sub dispositione viri illustris praefecti praetorio Italiae dioeceses infrascriptae:.....Provinciae: Italiae decem et septem: .....Liguriae..... Agli ordini dell’illustre prefetto del pretorio per l’Italia sono le diocesi 83 sotto indicate: .....Province: Nell’Italia diciassette: ......(Provincia) della Liguria..... (G.G.) 98. Not. dign. Occidentis XI: Sub dispositione viri illustris comitis sacrarum largitionum: .....Praepositi thesaurorum: .....Per Italiam: ..... Praepositus thesaurorum Mediolanensium, Liguriae .....Procu- 80 Sull’episodio v. n. 406. 81 Sull’episodio v. n. 406. Nelle altre fonti, tuttavia, il ’ Letum ’ (toponimo di ignota ubicazione) è considerato un mons, non una civitas. 82 Nel tardo Impero il consolare era il governatore di una provincia. Sopra di lui stava il vicario, governatore di una diocesi. Sulle diocesi suddivise in province cfr. n. 97; sulla carica di consolare in riferimento alla provincia della Liguria, oltre a questo passo, cfr. nn. 102 (Arriano); 142 (nome non indicato); in riferimento alle due province di Liguria ed Emilia governate da una medesima persona, cfr. nn. 83 (Ambrogio); 101 (Romolo); 103 (Ulpio Flaviano). 83 Sulle diocesi e le province nel tardo Impero v. n. 96. ratores gynaeciorum: ..... Procurator gynaecii Mediolanensis, Liguriae ..... Agli ordini dell’illustre comes sacrarum largitionum84: .....Incaricati dei tesori: .....In Italia: .....Incaricato dei tesori di Milano, città della Liguria.....Procuratori dei lanifici: .....Procuratore dei lanificio di Milano, città della Liguria..... (G.G.) 99. Not. dign. Occidentis XLII: Item praepositurae magistri militum praesentalis a parte peditum. In Italia: ..... In provincia Liguria: Praefectus classis Comensis cum curis eiusdem civitatis, Como..... Item in provincia Italia mediterranea: .....Praefectus Sarmatarum gentilium, Foro Fulviensi.....Praefectus Sarmatarum gentilium, Aquis sive Tertona ..... Praefectus Sarmatarum gentilium, (in Liguria) Pollentia ..... Quindi (fanno parte) della prepositura del magister militum praesentalis per i fanti8S: In Italia: .....Nella provincia della Liguria: Prefetto della flotta di Como, incaricato di sovrintendere alla medesima città, a Como.....Quindi nella provincia del- 1 Italia mediterranea: .....Prefetto dei Sarmati Gentili, a ’ Forum Fulvii ’.....Prefetto dei Sarmati Gentili, ad Acqui o a Tortona.....Prefetto dei Sarmati Gentili (in Liguria) a Pollenzo.....(G.G.) 100. Polem. Silv. latere. I: Nomina provinciarum. In Italia sedecim: .....Septima: Liguria, in qua est Mediolanum.....Nona: Alpes Cottiae et Apenninae, in quibus Genua..... Nomi delle province. In Italia sedici: .....Settima: Liguria, nella quale è Milano..... I\ona: Alpi Cozie e Appennine86, nella quale è Genova.....(G.G.) M II comes sacrarum largitionum era a capo dell’amministrazione finanziaria tardo-imperiale. Da lui dipendevano ad esempio i funzionari citati nel passo. Sulla stessa carica cfr. n. 621. 85 Su questa carica, che dava a chi la portava il comando sulla fanteria (come in questo caso), o sulla cavalleria, cfr. nn. 166; 591. I Sarmati Gentili citati successivamente erano reparti di fanteria al servizio dell’impero, formati con elementi ar· ruo ati tra quella popolazione e stanziati in molte città con piccole guarnigioni. E’ da notare infine che, mentre le parole inserite alla fine del passo fra parentesi tonde (in tguria) sono certamente frutto di una interpolazione, suscita per lo meno perples-LUa?10ne una Pancia dell’Italia mediterranea altrimenti ignota; è pos-nmnr'C 6 ln c3uest0 caso non si tratti di una suddivisione amministrativa vera e propria, ma di una semplice indicazione geografica della pianura padana. nmrìuf. Luattf !? realtà, d‘- due disÌinte Prov'nce, quella delle Alpi Cozie, ben co-ministrariva A' ** * -antf ?’ ? quella delle Alpi Appennine, una formazione am· secolo hinpo Π T"/ C °m em'nentemente militari, che si estendeva nel V e VI secolo lungo .1 crinale appenninico ligure e tosco-emiliano. E’ da notare peraltro che 101. Cod. Theodos. II 4, 4: Impp. Valentin(ianus), Theod(osius) et Arcadi ius) AAA. ad Romulum consularem Aemiliae et Liguriae. Post celebratam denuntiationem seu edicto seu editione rescripti, quod tamen iure sit impetratum, lis exordium auspicatur inter iustas videlicet legitimasque personas. Et si qui perennitatis nostrae pendentibus temporibus responsa protulerit, non modo tempora, quorum erunt curricula, non dilatentur, sed et quidquid elicitum erit, frivolum iudicetur. Dat. XIIII Kal. Iui. Mediol(ano) Arcad(io) A. I et Bautone conss. Gli imperatori Valentiniano, Teodosio e Arcadio, Augusti, a Romolo, consolare dell’Emilia e della Liguria. Dopo che è stata resa nota la notifica sia con un editto sia con la pubblicazione di un rescritto, che tuttavia sia stato legalmente ottenuto, inizia il processo, naturalmente fra persone regolarmente e legalmente qualificate. E se qualcuno presentasse i rescritti della nostra Eternità nel periodo in cui il processo è pendente, non solo non sia esteso il periodo di tempo stabilito dalla consuetudine, ma anche sia considerato privo di valore tutto quello che potrebbe essere stato ottenuto. (Costituzione) emanata a Milano il 18 giugno, sotto il primo consolato di Arcadio Augusto e il consolato di Bautone87. (E.S.) 102. Cod. Theodos. IV 22, 4: Impp. Arcad(ius) et Honor(ius) AA. Ar-riano cons(ulari) Liguriae. Legis iteranda sunt beneficia, quae tantum absentibus detulerunt, ut, si perturbatus possessionis status sit vel direptum aliquid, ad repetendum momentum redintegrationemque fortunae servis etiam praebeatur facultas, amicis praeterea, parentibus proximis vel libertis. Iudicem quoque absentium commoda tueri oportet atque in his, quae conprobantur ablata, celeri redhibitione consulere, nec iudicium dilatione suspendi. Sub quocumque igitur nomine vel titulo possidenti repetendi copia praebeatur, quia utendae rei habuit facultatem, ut, quae in militia constitutis vel absentibus erepta esse constiterit, sub cuiuslibet personae repetitione reddantur. Dat. XV Kal. Ianuar. Mediol(ano) Arcad(io) IIII et Hon(orio) III AA. Conss. le parole Apenninae, in quibus Genua, non sono originarie del latercolo, ma vennero interpolate successivamente; perciò è probabile che questa unica testimonianza dell’appartenenza della città ligure a quella provincia rispecchi uno stato di cose tipico di un periodo di tempo relativamente breve: in particolare, forse, gli anni immediatamente anteriori alla guerra bizantino-gotica della metà del VI secolo. Sulla connessione fra le due province, cfr. n. 175. 87 Nel 385, essendo consoli l’imperatore Arcadio per la prima volta e Flavio Bautone. Flavio Pisidio Romolo, consolare della provincia di Liguria ed Emilia, è un personaggio abbastanza noto che ha ricoperto alcune cariche importanti fra la fine del IV secolo e l’inizio del successivo. Sulla carica di consolare, v. n. 96. — 49 — 5 Gli imperatori Arcadio e Onorio Augusti ad Arriano, consolare della Liguria. Occorre ribadire i benefici della legge che ha accordato agli assenti un così grande privilegio che, qualora sia alterato lo stato del loro possesso o sia stato sottratto qualcosa, è data la possibilità anche ai servi e inoltre agli amici, ai parenti prossimi e ai liberti, di richiedere il possesso momentaneo o il ristabilimento dei beni. Anche il giudice deve difendere gli interessi degli assenti e deve provvedere con una rapida redibizione nei casi in cui abbia la prova di una appropriazione indebita e il giudizio non deve essere sospeso con rinvìi. Sia concesso il diritto di recupero a chi possiede qualcosa sotto qualsiasi nome o titolo, dal momento che ha avuto il diritto di usare tale proprietà, in modo che sia restituito dietro richiesta di qualsiasi persona quello che risulti essere stato sottratto a persone impegnate nel servizio militare o assenti. (Costituzione) emanata a Milano il 18 dicembre, sotto il quarto consolato di Arcadio e il terzo di Onorio Augusti88. (E.S.) 103. Cod. Theodos. XI 16, 2: Imp. Constantin(us) A. ad Ulpium Flavianum cons(ularem) Aemiliae et Liguriae. Ab extraordinariis omnibus fundi patrimoniales adque enfyteuticarii per Italiam nostram constituti habeantur immunes, ut canonica tantum et consueta dependant ad similitudinem per Africam possessorum. Dat. XII Kal. Iun., lecta aput acta Severo et Rufino conss. L’imperatore Costantino Augusto a Ulpio Flaviano consolare dell’Emilia e della Liguria. I poderi patrimoniali e in enfiteusi della nostra Italia siano considerati esenti da tutti i contributi straordinari, in modo che paghino soltanto le imposte regolari e consuete, come fanno i proprietari in Africa. (Costituzione) emanata il 21 maggio, letta e messa agli atti, sotto il consolato di Severo e Rufino89. (E.S.) 104. Zosim. V 26, 4: Ού προσαγγελθέντος ή μέν πρώτη πάντας κατέ-πληξεν ακοή· τών δέ πόλεων ταϊς έλπίσιν άπεγνωκότων, καί αυτής δέ τής Ρώμης εις έσχατον οΰσης κινδύνου συνταραχθ-είσης, άναλαβών ό Στελιχων άπαν το έν τώ Τικήνω τής Λιγυστικής ένιδρυμένον στρατόπεδον (ην δε εις αριθμούς συνειλεγμένον τριάκοντα) καί όσον οΓός τε γέγονε συμμαχικον ες Αλανών καί θύννων περιποιήσασθ-αι, τήν έ’φοδον τών πολέμιων ουκ αναμείνας αύτός έπεραιώθη τον ’Ίστρον άμα παντί τώ σ.ρατευματι, [5] και τοϊς βαρβάροις άπροσδοκή τοις έπιπεσών άπαν το πολέμιον πανωλεθρία όιεφθειρεν, ώστε μηδένα σχεδόν έκ τούτων περι-σωθ-ήναι, πλην έλαχίστους όσους αύτός τή 'Ρωααίων προσέθηκεν συμ-μαχία. 89 km ^ car'ca consolare v. n. 96. Arriano non è altrimenti noto. consolare v “ c°nso.lato di Acilio Severo e Vettio Rufino. Sulla carica di consolare, v. n. 96. Ulpio Flaviano non è altrimenti noto. - 50 - Il primo annuncio della venuta di quello (Radagaiso) bastò per sconvolgere tutti; disperando le città ed essendo la stessa Roma al massimo grado di pericolo e di sconvolgimento, Stilicone prese tutto l’esercito che era acquartierato nella città ligure di Pavia (era composto di trenta legioni) e tutti gli alleati che potè radunare, Alani ed Unni, e non attese l’arrivo dei nemici, ma varcò lui stesso il Danubio90 con tutto l’esercito, e piombato all’improvviso sui barbari, li distrusse completamente, tanto che non si salvò quasi nessuno di essi, tranne pochissimi che egli rese federati dei Romani91. (G.G.) 105. Sozomen. hist. eccles. IV 9: Μόνοι δέ, Διονύσιος ό ’Άλβας έπίσκο-πος, Ιταλίας δε ήδε ή μητρόπολις, καί Εύσέβιος ό Μαρκέλλων τής Λιγυρίας, Παυλΐνος ό Τριβέρεως, καί 'Ροδανός, καί Λούκιφερ άνέκραγον, καί έμαρ-τύραντο μή χρήναι ώδί ραδίως καταδικάσαι Αθανασίου..... I soli Dionigi, vescovo di Alba 92, metropoli dell’Italia, Eusebio di Vercelli in Liguria, Paolino di Treviri, Rodano e Lucifero protestarono, sostenendo che non si doveva condannare Atanasio con tanta facilità.....(G.G.) 106. Add.it. ad Prosper. Haun. (a. 402): Qui cum per biennium Italiam vastarent et apud Pollentiam Liguriae residerent, contractis exercitibus adversus eos pugna initur, sed cum utriusque exercitus multa clades existe-ret, nox finem dedit. Devastando (i Visigoti) già da un biennio l’Italia e trovandosi presso Pollenzo in Liguria, si dà inizio alla battaglia contro di loro, dopo che i due eserciti si erano raccolti; essendosi però prodotta una grande strage in entrambi, la notte fece terminare il combattimento93. (G.G.) 107. Sidon. Apoll. ep. IX 15, 1, vv. 43-49: 43 Potuisset ista semper efficacius humo atque gente cretus in Ligustide 45 Proculus melodis insonare pulsibus limans faceta quaeque sic poemata, Venetam lacessat ut favore Mantuam Homericaeque par et ipse gloriae, rotas Maronis arte sectans compari. 90 Errore per Po. 91 Battaglia di Fiesole nell’anno 406, che i Romani guidati da Stilicone combatterono contro un’orda formata da diversi popoli germanici condotti da Radagaiso. 92 Sul sinodo di Milano e i vescovi antiariani che ,vi ebbero una parte importante v. n. 592. Allo stesso numero si veda per Dionigi vescovo di Milano e non di Alba. 93 Sulla battaglia di Pollenzo, v. n. 1524. All’epoca della battaglia (402) Pollenzo non si trovava tuttavia nella provincia di Liguria, ma in quella delle Alpi Cozie (cfr. n. 146). Proculocresciuto nella terra e fra la gente ligure, avrebbe potuto far risuonare armoniosamente e con sempre maggiore maestria questi versi, dal momento che lima tutti i suoi eleganti poemi in modo tale da sfidare nel favore (popolare) la veneta Mantova, quando, pari lui stesso alla gloria di Omero, tiene dietro con uguale arte alle ruote di (Virgilio) Marone95. (G.G.) 108. Ars Anonyma Bernensis, p. 118 Hagen: .....commune trium generum, ut hic et haec et hoc vetus veteris, hic et haec et hoc Ligus Liguris de Liguria gentile. .....(vi sono nomi) comuni di tre generi, come vetus veteris (maschile, femminile e neutro), Ligus Liguris (maschile, femminile e neutro), nome di popolo, da Liguria96. (E.S.) 109. Synodus Romana a. 501, 15: Cum ex diversis provinciis ad urbem Romam convenire sacerdotes regia praecepisset auctoritas, ut de his, quae venerabili papae Symmacho apostolicae sedis praesuli ab adversariis ipsius dicebantur impingi, sanctum consilium iudicaret, Liguriae, Aemiliae vel Venetiarum episcopi, quos ad praesentiam principis ipse itineris ductus attraxit, consuluimus regem, qua nos voluisset aetate fractos, debilitate corporis invalidos causa congregari. Avendo l’autorità regia ordinato che venissero a Roma sacerdoti da diverse province, affinché il santo consiglio giudicasse su ciò che gli avversari rinfacciavano notoriamente al venerabile presule della sede apostolica, il papa Simmaco, noi vescovi della Liguria, dell Emilia e delle Venezie, che la stessa direzione del viaggio condusse qui alla presenza del re (Teodorico), domandammo a lui per quale ragione aveva voluto che fossimo radunati, malgrado la grave età e la debolezza del corpo che ci rende invalidi97. (G.G.) 110. Ennod. vita Epiph. 60: Perfertur ad principem Anthemium, studio legationis episcopum venisse Liguriae, hominem quem nullus possit etiam dives eloquio sufficienter exponere. 94 Ignoto poeta ligure. 93 Nella lettera, indirizzata fra il 480 e il 482 all’amico Gelasio, è contenuto un elogio dei più famosi poeti contemporanei. 96 L’opera, a cui appartengono questo passo e quello al n. 608, trovata nel Cod. Bern. 123 del X secolo, è stata composta da un anonimo autore che ha tenuto presente le trattazioni di molti grammatici. Poiché non è facilmente determinabile l’epoca in cui è stata scritta, si è preferito seguire il criterio adottato per gli scholia anonimi (che sono stati posti subito dopo l’autore di cui sono il commento) e si sono collocati i passi all’epoca di Prisciano, cui il testo anonimo, nei punti considerati in questa raccolta, è molto vicino. 97 II sinodo romano del 501 fu convocato da Teodorico per discutere sulle accuse portate al papa Simmaco da un gruppo di oppositori, capeggiati dal presbitero romano Lorenzo. Fra i sostenitori di Simmaco vi era Fausto, destinatario di molte lettere di Ennodio (v. n. 121). — 52 — Si riferisce all’imperatore Antemio che era venuto per una ambasceria un vescovo ligure (Epifanio), un uomo che nessuno, pur ricco di eloquio, potrebbe descrivere in modo esauriente98. (G.G.) 111. Ennod. vita Epiph. 12: Quibus breviter narratis, accepto etiam pro concordiae firmitate ab Anthemio sacramento, discessit festinans ad Liguriam reverti, quoniam resurrectionis dominicae tempus instabat, per quod maceratis ieiuniorum cruce corporibus carne frigida spiritus hilaris recalescit..... Dette brevemente queste cose e ricevuto un giuramento da Antemio per rafforzare la concordia, (Epifanio) si affrettò a tornare in Liguria, poiché era prossimo il tempo della resurrezione del Signore, durante il quale, malgrado i corpi siano macerati dalla crudezza dei digiuni e la carne sia gelida (a causa di questi), lo spirito è lieto e si riscalda 99.....(G.G.) 112. Ennod. vita Epiph. 81: Adtigerat iam beatissimus vir octavum in sacerdotio annum, cum repente Nepotis animum submovendae dissensionis amor infudit, ut repulso simultatis veneno servaret inter reges caritas quod tueri arma vix poterant. Evocantur ad consilium Liguriae lumina, viri maturitatis, quorum possit deliberatione labans reipublicae status reviviscere et in antiquum columen soliditas desperata restitui, tantique ad tractatum coiere ex iusso principis, quanti poterant esse rectores. Quel beatissimo uomo (Epifanio) era già all’ottavo anno di sacerdozio 10°, quando all’improvviso (Giulio) Nepote fu preso dal desiderio di eliminare i dissensi (con Euri-co), affinché, messo da parte il veleno della gelosia, la carità reciproca dei re salvasse ciò che a stento potevano difendere le armi. Sono perciò chiamati a consiglio gli uomini più illustri ed esperti della Liguria, perché lo stato della cosa pubblica, in gravi angustie, potesse rifiorire per mezzo delle loro deliberazioni e perché potesse ricostituirsi come un tempo la perduta saldezza; vennero al convegno, dietro ordine dell’imperatore, tutte le autorità che potevano esserci (nella provincia)101. (G.G.) 113. Ennod. vita Epiph. 107: Dum haec tamen gererentur, in perniciem Liguriae possessorum Pelagi, qui ea tempestate praetorio praefectus erat, repositus malitiae ardor efferbuit. Nam coemptionum enormitate gravissima tributa duplicabat reddebatque onus geminum, quod simplex sustineri non poterat. Unde mox ad sanctum virum oppressorum turba confluxit. 98 Sull’episodio v. n. 611. 99 SulPepisodio v. n. 611. 100 Epifanio era stato nominato vescovo di Pavia nel 468. 101 L’imperatore Giulio Nepote, dietro ispirazione di Epifanio, convoca un concilio nel 475 per preparare la pace tra sé e il re visigoto Eurico. - 53 - Tuttavia, mentre si compivano queste cose, divampò il nascosto ed insidioso ardore d; Pelagio, che era allora prefetto del pretorio, per la rovina dei proprietari liguri. Infatti, data l’enormità delle spese, egli raddoppiava i già pesantissimi tributi e rendeva duplice quell’onere che anche da solo non si poteva sostenere. Perciò subito la turba degli oppressi si rivolse al sant’uomo (Epifanio)102. (G.G.) 114. Ennod. vita Epiph. 121: Et Jicet eam precatu illius faciente nullus in vastitatem temporalis procellae turbo dispulerat, parum tamen credebat posse sufficere, si post ruinam omnium Liguriae civitatum Ticinus suis tantum contenta indigenis exultaret. E benché in grazia delle sue preghiere nessun turbine tempestoso avesse gettato la città nella devastazione 103, egli (Epifanio) pensava che ciò potesse servire a poco, dal momento che, dopo la rovina di tutte le città liguri, Pavia esultava, soddisfatta solo per la salvezza dei propri abitanti. (G.G.) 115. Ennod. vita Epiph. 130: His freta Liguria vestra nobiscum profusa supplicat, ut legum vestrarum beneficia sic tribuatis innocentibus, ut noxios absolvatis. Straziata da essi, la vostra Liguria, attraverso le preghiere che ci rivolge, supplica che attribuiate i benefici delle vostre leggi agli innocenti, tanto da far dimenticare le colpe dei rei104. (G.G.) 116. Ennod. vita Epiph. 138: In tristitiam meam segetum ferax spinas atque iniussa plantaria campus adportat, et illa mater humanae messis Liguria, cui numerosa agricolarum solebat constare progenies, orbata atque sterilis ieiunum cespitem nostris monstrat obtutibus. I campi già feraci di messi mi rendono triste, offrendomi visioni di spine e di colture trascurate, e quella madre delle messi dell’uomo che è la Liguria, abituata ad avere una numerosa progenie di agricoltori, ora spogliata e sterile, mostra ai nostri sguardi una magra zolla 105. (G.G.) i°2 Pelagio, prefetto del pretorio di Odoacre intorno al 477, aveva risposto in questa maniera brutale alla richiesta di esenzione fiscale per cinque anni avanzata dai proprietari terrieri liguri. 103 Pavia aveva subito nel 487 un’invasione dei Rugi. 104 Preghiera a Teodorico di Epifanio e di Lorenzo, vescovo di Milano, recatisi in ambasceria presso il re. Sulla risposta del re cfr. nn. 116; 117. 105 C°nsiderazioni di Teodorico a Epifanio e Lorenzo sulle disastrose condizioni dell agricoltura nella pianura padana. Esse fanno parte della risposta del re in occasione deH’ambasceria compiuta dai due vescovi (v. n. 115). — 54 — 117. Ennod. vita Epiph. 141: Polliceor tibi redivivum statum Liguriae, polliceor soli laetitiam et post Transalpinam peregrinationem reducem fecunditatem. Ti prometto una condizione nuovamente felice per la Liguria, ti prometto la fertilità del suolo e una nuova fecondità, come risultato della tua lunga ambasceria al di là delle Alpi106. (G.G.) 118. Ennod. vita Epiph. 162: Vacua sentibus illam quam bene nosti Liguriam et reple culturis. Quantum muneribus tuis obnoxia sit intelleget, si faciem suam aliquando cognoverit. Libera dai rovi quella Liguria che ben conosci e riempila di colture. Se mai qualcuno osserverà il suo aspetto, capirà quanto essa debba ai tuoi doni 107. (G.G.) 119. Ennod. vita Epiph. 186: Liguribus tuis largire quod proferas, tribue quod reponas. Futurorum quaestus est temporalis indulgentia. Boni principis mos est cum virtutibus amare famam et regnum ita ordinare, tamquam ad stirpis suae posteros transiturum. Nutantes domini haec tantum quae accipiunt diligunt, firmissimi illa potius quae dimittunt. [187] Sic terris semina parva committimus, ut multiplicata capiamus: fenus sine crimine fit triplicatum. Boni imperatoris est possessoris opulentia. Concede immunitatem anni praesentis Liguriae, qui eos ab externis, qui supplicant, reduxisti. Elargisci ai tuoi Liguri i guadagni palesi, assegna loro ciò che poni da parte. La magnanimità del momento è vantaggiosa per il futuro. E’ costume di un buon principe amare la fama prodotta dalle virtù e disporre un regno nello stesso modo in cui lo si trasferirebbe a successori della propria stirpe. I signori irresoluti amano solo ciò che ricevono, quelli veramente sicuri piuttosto ciò che offrono. Cosi affidiamo alla terra pochi semi, per recuperarli moltiplicati: chi presta del denaro senza infrangere la legge triplica il proprio capitale. E’ tipica del buon imperatore la magnificenza del ricco possidente. Concedi alla Liguria l’immunità per il presente anno, tu che facesti ritornare dall’estero quelli che ora ti supplicano108. (G.G.) 106 Rispondendo a Epifanio e Lorenzo (v. n. 115), Teodorico promette di provvedere alle necessità dell’agricoltura ligure in cambio di un’ambasceria di Epifanio presso il re burgundo Gundobado a Lione. Sull’esito positivo di questa missione, avvenuta nel 494, il riscatto degli ostaggi, il loro reinserimento nella società ligure, cfr. nn. 118; 119; 612; 613. Sulla scorreria burgunda del 494 cfr. nn. 143; 148; 172. 107 Parole di Epifanio al re burgundo Gundobado. Sulla missione di Epifanio presso Gundobado v. n. 117. 108 Parole di Epifanio a Teodorico. L’accenno finale al ritorno degli esuli si riferisce all’ambasceria compiuta da Epifanio presso il re burgundo Gundobado, su cui v. n. 117. — 55 — 120. Ennod. ep. I 13, 3: Deo debeo, quod prospera tua te silentium procurante in Liguria primus agnovi. Perdidisti fructum studiosae taciturnitatis. Devo a Dio il fatto che per primo ho conosciuto in Liguria i tuoi momenti felici, quando avevi cura di rimanere in una tacita quiete. Perdesti il frutto del silenzio che favorisce lo studio m. (G.G.) 121. Ennod. ep. I 20, 4: Talia sunt mecum circa vos venerandi vota collegii per totam Liguriam consistentium servorum et amicorum Dei. Tali sono nei vostri confronti, assieme ai miei, i voti del venerando collegio dei servi ed amici di Dio dimoranti in tutta la Liguria n0. (G.G.) 122. Ennod. ep. II 10,3: Verum dico teste divina clementia, si sunt aliqui in Liguria, qui de litterarum possint genio et splendore iudicare, vos crediderunt in illa dictione laborasse, quam aetati praeiudicans canus iam in puero sensus excoluit. Dico in verità, e mi sia testimone la divina clemenza, che, se vi sono alcuni in Liguria in grado di giudicare sul genio e lo splendore delle lettere, questi credettero che vi eravate affaticato voi su quel discorso, che invece fu prodotto dalla sensibilità già adulta e precoce di un giovanem. (G.G.) 123. Ennod. ep. II 19, 1: Non est, ut video, effeta Liguria: nobilitatem pariendi nec in temporum extremitate deposuit. A giudicare da quel che vedo, la Liguria non è sterile: non depose la nobiltà nel generare neppure nei tempi estremi 112 (G.G.) 124. Ennod. ep. IV 12, 2: Me silentii, frater, me oblivionis incessis? Ubi erat iste animus, quando nec promulgata conloquia meruere responsum nec ad stili imperandam sollicitudinem praevius existebas? Ubi fuit in abstinentia tabellarum non circa omnes in Liguria custodita? 109 Lettera al patrizio Agapito. ii° Voti di Ennodio e degli altri membri del clero ligure aU’indirizzo di Flavio Anicio Probo Fausto, console nel 490, prefetto del pretorio probabilmente dal 507 al 512 (sulla sua prefettura cfr. in particolare n. 130). Altre lettere indirizzate a Fausto o riguardanti questo personaggio sono ai nn. 122; 128; 129; 130; 133; 135; 615; 620 (e cfr. anche n. 109). Sul padre di Fausto, Gennadio Avieno, console nel 450, cfr. n. 615. Su suo figlio, Flavio Avieno, console nel 502 e prefetto del pretorio nel 527, oltre che cognato dello stesso Ennodio, cfr. n. 135. ni Voci calunniatrici affermavano che Fausto, il destinatario della lettera, sarebbe stato il vero autore dei discorsi del giovane Ennodio. Su Fausto v. n. 121. 112 Lettera all’amico Costanzo, di cui è lodata l’origine ligure. — 56 - Accusi me, o fratello, di silenzio e di dimenticanza? Dov’era questa tua disposizione d animo, quando i colloqui da me proposti non meritavano risposta, e tu non ti mostravi mai il più solerte nello scrivere? Dov’era, quando ti astenevi dall’inviarmi lettere, cosa che non facevi nei confronti di tutti gli altri in Liguria? 1I3. (G.G.) 125. Ennod. ep. IV 34, 1: Postquam votiva mihi necessitas vestra be-nificio proximitatis desiderii spondere coepit effectum, animo ad longiora transistis et, cum Liguriam pene manu contingitis, linguam feriis deputastis. Dopo che il mio legame con voi, gradito se ho il beneficio di esservi vicino, cominciò a farmi desiderare di rivedervi, con l’animo passaste a cose più grandi, e avendo quasi toccato con mano la Liguria, volgeste la lingua al riposom. (G.G.) 126. Ennod. ep. V 2, 3: Non est bonis partubus infecunda Liguria. Nutrit foro germina, quae libenter amplectatur et curia. Nota proximitate sociantur causidicus et senator. La Liguria non è infeconda di buoni parti. Nutre per il foro dei germogli che volentieri sono accolti anche dalla curia. Si associano per la nota affinità l’avvocato di professione ed il senatore115. (G.G.) 127. Ennod. ep. V 21, 2: Ante adventum culminis tui obsequio sermonis mei in Liguria quanti essetis innotuit. Deo gratias, qui cum sententia mea generalitatem fecit habere concordiam. Prima della tua ascesa ai più alti fastigi, apparve chiaro grazie ai miei discorsi pieni di rispetto quanto eravate importante in Liguria. Sia ringraziato Dio che fece sì che tutti concordassero con le mie parole116. (G.G.) 128. Ennod. ep. VI 2, 2: Refundo ergo depositum officii lege constrictus et, quem in Liguria positum pro virium mediocritate suscepi, ad potissima patrocinia tabella prosequente transmitto. Restituisco pertanto, spinto dalla legge del dovere, quello che mi è stato affidato e consegno con la lettera presente al vostro ottimo patrocinio quello che ho protetto quando si trovava in Liguria per la mediocrità delle sue forze ,I7. (G.G.) 113 Rimproveri all’amico Giovanni. 114 Lettera a Ormisda, colui che sarà papa dal 514 al 523. 115 Lettera indirizzata all’avvocato Marciano, ligure di nascita. 116 Lodi di Avito di Aquileia. 117 Lettera a Fausto. Su questi v. n. 121. — 57 — 129. Ennod. ep. VI 30, 1: Non potest doloris magnitudinem eloqui oris infantia, qui mihi de illa re contigit, quod harum perlatoribus ad Liguriam destinatis ab scriptione temperastis, quorum commeationem vos ignorasse non credidi..... Non posso esprimere compiutamente l’intensità del dolore che mi colse a proposito del fatto che voi vi asteneste dallo scrivere, pur essendo già stabiliti i corrieri per la Liguria, la cui partenza non ho mai creduto che voi ignoraste 118.....(G.G.) 130. Ennod. ep. Vili 12, 1: .....insiste domno, ut suburbanum illud, dato si dignatur a me pretio, comparari iubeat: quod dum in Liguria fuero, feliciter habeam et post obitum meum ipse suique possideant. .....insisti coi nobile (Fausto), affinché disponga che mi venga assegnato quel terreno suburbano, qualora sia stimato valido il prezzo da me offerto: cosicché^ n-ché io resterò in Liguria, lo possa tenere con gioia, e dopo la mia morte lo abbiano in possesso lui stesso e i suoi119. (G.G.) 131. Ennod. ep. IX 3, 2: Domnus Faustinus de prolis suae profectu supra quam poscit paterna cura sollicitus, Ambrosium nostrum hac apud vos credidit prosecutione conmuniri, aestimans quod sanguis eius, quod prudentia, quod census intra Liguriae angusta delitisceret et artis fama nobi is artaretur obstaculis..... Il nobile Faustino, sollecito per la partenza della sua prole più di quanto richieda la normale preoccupazione patema, ha pensato che il nostro Ambrogio (il figlio i Faustino) fosse più sicuro avendo voi come scorta, stimando che il suo sangue, a sua assennatezza, il suo censo, non avrebbero potuto apparire manifesti in mezzo alle grettezze della Liguria, e che la sua nobile fama sarebbe stata messa in om ra dai duri ostacoli (che avrebbe incontrato)120..... (GjG.) 132. Ennod. ep. IX 4, 1: Si apud eminentiam vestram subplicatio mea recordatione subsisteret, crebra scriptione patuisset, nec quos apud Liguriam vestros dignatione vocabatis, sepeliret oblivio. Se la mia supplica fosse ricordata presso la vostra eminenza, darebbe luogo a frequenti scritti, e la dimenticanza non seppellirebbe coloro che in Liguria chiamavate dignitosamente vostri m. (G.G.) 118 Lettera a Fausto. Su questi v. n. 121. 119 Richiesta a un certo Floro di intercedere presso Fausto, proprio allora prefetto del pretorio. Su Fausto e la sua prefettura v. n. 121. Su Floro v. anche n. 616. 120 Merobaudo, cui è indirizzata la lettera, è il vecchio precettore di Ennodio. Ambrogio invece, figlio del nobile Faustino, è un amico dello scrittore, di cui si parla anche nella lettera successiva (cfr. n. 132). 121 Lettera indirizzata al patrizio Petronio Probino, console nel 489, in favore dell Ambrogio citato nella lettera precedente (v. n. 131). — 58 — 133. Ennod. ep. IX 11, 3: Vere dicerem, si doleret ista discissio, quod tales homines nec illa, quam dicitis nutricem mendacium esse, Liguria potuisset emittere. Se mi fosse dolorosa questa separazione, direi veramente una cosa che non potrebbero dire né tali uomini (i bugiardi), né quella Liguria che voi dichiarate essere nutrice di mentitori122. (G.G.) 134. Ennod. ep. IX 14, 2: Rogo etiam, ut me frequenti digneris alloquio et, si domnus noster ad Liguriam venturus est, intimare procures. Ti chiedo anche di stimarmi degno di una frequente corrispondenza e ti chiedo, nel caso che il nostro signore (Teodorico) si appresti a venire in Liguria, di farmelo sapere123. (G.G.) 135. Ennod. ep. IX 32, 3: Habet de origine eius Roma iactantiam, Liguria de profectu: ibi domno Fausto filius naturae lege concessus est, hic eruditione patefactus. Si vanta della nascita di lui (Avieno) Roma, dei progressi della sua istruzione la Liguria: là per legge di natura fu concesso come figlio al nobile Fausto, qui fu educato 124 (G.G.) 136. Cassiod. var. II 20, 1: Reddat Ravenna copiam Liguriae, quam ex ipsa consuevit accipere. Restituisca Ravenna alla Liguria quella quantità di prodotti, che era solita prendere da essa 125. (G.G.) 137. Cassiod. var. V 10, 2: Et ideo devotioni tuae praesenti auctoritate delegamus, ut multitudinem Gepidarum, quam fecimus ad Gallias custodiae causa properare, per Venetiam atque Liguriam sub omni facias moderatione transire. 122 Lettera a Fausto. Su questi v. n. 121. 123 Lettera indirizzata aH’amico Elpidio, un diacono entrato nelle grazie di Teodorico. 124 La lettera è indirizzata al presbitero romano Adeodato. Per quanto riguarda Avieno, figlio di Fausto, v. n. 121. 125 Lettera di Teodorico, scritta fra il 507 e il 511, indirizzata all’usciere Viligi, con la richiesta di alleggerire le difficoltà alimentari liguri. — 59 — Perciò, autorizzandoti con questa (lettera), ci affidiamo alla tua devozione, affinché tu faccia passare con ogni moderazione attraverso la Venezia e la Liguria quella moltitudine di Gepidi, che facemmo venire urgentemente per difendere le Gallie l26. (G.G.) 138. Cassiod. var. Vili 12, 7: Romanum denique eloquium non suis regionibus invenisti et ibi te Tulliana lectio disertum reddidit, ubi quondam Gallica lingua resonavit. Ubi sunt, qui Latinas litteras Romae, non etiam alibi asserunt esse discendas?.....Soluta est quippe vis illa sententiae: mittit et Liguria Tullios suos. Hai infine scoperto l’eloquio romano non nelle sue regioni d’origine, e la lezione di Tullio (Cicerone) ti rese istruito là dove una volta risuonò la lingua gallica. Dove sono coloro che affermano che le lettere latine si devono imparare solo a Roma e non altrove?.....E’ dunque perduta la forza di quella sentenza; anche la Liguria offre i suoi Tulli127. (G.G.) 139. Cassiod. var. X 27, 2: Quapropter industriosae Liguriae devotisque Venetiis copia subtracta dicitur esse de campis: sed nunc nascatur in horreis, quia nimis impium est plenissimis cellis vacuos esurire cultores. Atque ideo illustris magnitudo vestra, quorum dignitas ad hoc legitur instituta, ut de repositis copiis populum saturare possetis, Liguribus, quos tamen indigere cognoscitis, tertiam portionem ex horreis Ticinensibus atque Dertonensibus per solidum viginti quinque modios distrahi censitote. Perciò si dice che una quantità di prodotti dei campi sia stata sottratta all industriosa Liguria e alle devote Venezie: ma ora si attinga dai granai, poiché è cosa troppo empia che i coltivatori privi di cibo muoiano di fame quando i magazzini sono tutti pieni. Dunque la vostra illustre grandezza, la cui dignità è stata preposta a ciò, provveda, per poter sfamare il popolo con le riserve riposte, a tener da parte un terzo del contenuto dei granai di Pavia e di Tortona, vendendone ai Liguri, di cui conoscete l’indigenza, al prezzo di venticinque moggi per ogni solido128. (G.G.) 126 Lettera di Teodorico all’usciere Vera (o Veranio), scritta intorno al 524. Per quanto riguarda i Gepidi, si trattava di un corpo di ausiliari che aveva accompagnato nel 524 in Provenza (occupata allora dai Burgundi) un esercito ostrogoto. 127 Lettera scritta nel 526 dal re ostrogoto Atalarico al patrizio Aratore, noto poeta dell’epoca, autore di un poema in esametri De actibus Apostolorum che ancora possediamo. 128 Lettera scritta nel 535 o 536 dal re ostrogoto Teodato a Cassiodoro, responsabile del rifornimento granario alla Liguria colpita dalla carestia. Per l’azione di Cassiodoro in questa occasione cfr. anche nn. 143; 1365. Il moggio è una misura per aridi del valore di poco più di 8 litri e Il solido è invece la moneta d’oro di età tardo-imperiale. — 60 - 140. Cassiod. var. XI 14: Gaudioso cancellario provinciae Liguriae Senator PPO. [1] Cum multis itineribus Comum civitas expetatur, ita se eius possessores paraveredorum assiduitate suggerunt esse fatigatos, ut equorum nimio cursu ipsi potius adterantur. Quibus indultu regali beneficium praecipimus iugiter custodiri, ne urbs illa, positione sua libenter habitabilis, rarescat incolis frequentia laesionis. Est enim post montium devia et laci purissimi vastitatem quasi murus quidam planae Liguriae. Quae licet munimen claustrale probetur esse provinciae, in tantam pulchritudinem perducitur, ut ad solas delicias instituta esse videatur. (Cassiodoro) Senatore, prefetto del pretorio, a Gaudioso, cancelliere della provincia di Liguria. Essendo la città di Como raggiungibile per molte strade, coloro che vi hanno delle proprietà affermano di essere tanto stanchi per le continue requisizioni dei cavalli da posta, che le eccessive corse degli animali procurano loro un grave danno. Ad essi per grazia reale diamo il beneficio di controllare ininterrottamente che quella città, che attira volentieri abitanti per la sua posizione, non ne perda a causa dell’insistenza di quel danno. Essa è infatti, dopo i monti impervi e il vasto e purissimo lago, quasi un muro per la pianura della Liguria. E benché sia lodata per essere il baluardo difensivo della provincia, essa raggiunge una tale bellezza che sembra essere stata creata per il solo piacere129. (G.G.) 141. Cassiod. var. XI 15: Liguribus Senator PPO. [1] Sed ne vestram laetitiam longis praelocutionibus differamus, quia bonarum rerum celerrima semper desideratur agnitio, gloriosissimi domini devotae Liguriae necessitatibus consulentes centum libras auri per illum atque illum de cubiculo suo pietate solita destinarunt, ut, iudicio vestro quibus est causa notissima, tanta unusquisque huius muneris participatione laetetur, quanta necessitate gravatus esse cognoscitur, ne quod afflictis datum est usurpet inlaesus, sed illi reparatis viribus consurgant, qui damnorum sarcina praemente corruerant. [2] Hastensis autem civitas, quae supra ceteras suggeritur ingravata, dispositionis vestrae iustitia maxime sublevetur..... (Cassiodoro) Senatore, prefetto del pretorio, ai Liguri. Ma per non differire la vostra letizia con lunghi giri di parole, poiché si desidera sempre conoscere le cose favorevoli con la massima rapidità, i gloriosissimi signori130, attenti alle necessità della devota Liguria, destinarono con la solita pietà, prendendole 129 Descrizione di Como. La lettera è stata scritta fra il 533 e il 537. anni durante i quali Cassiodoro fu prefetto del pretorio. Altre lettere scritte da Cassiodoro in quegli anni ai nn. 141; 142; 624. Gaudioso è un personaggio conosciuto solo da questa lettera. 130 Teodato e Amalasunta, re e regina degli Ostrogoti nel periodo considerato. — 61 — dalle proprie sostanze, cento libbre d’oro a testa, affinché, secondo il giudizio di voi, cui la causa è notissima, ciascuno si rallegri di questo dono con tanta partecipazione, quante erano le difficoltà di cui veniva notoriamente gravato; ciò che fu dato agli afflitti non venga perciò usurpato da chi non ha bisogno di alcunché, ma si risollevino con nuove forze coloro che erano precipitati per il grave peso dei danni. E la città di Asti, che si dice fosse gravata più delle altre, sia risollevata in modo speciale dalle vostre giuste disposizioni131.....(G.G.) 142. Cassiod. var. XII 8: Consulari provinciae Liguriae Senator PPO. [2] Quapropter ille casarum suarum fiscum in illa provincia constitutarum, quas brevis subter conscriptus eloquitur, exactorum suggerit enormitate vexari, desiderans sine aliqua imminutione publicae utilitatis inferre se debere nostris arcariis debitam functionem. Quod nos, qui nullorum damnis studere cognoscimur, dummodo fisco competentia rationabili satisfactione solvantur, libenter annuimus, quia hoc est bona desideria suspendere quod illicita perpetrare. [3] Qua de re spectabilitas tua commonitis curialibus vel compulsoribus nec non et his, quorum interesse cognoscit, ab illa indictione praedictis casis exactionem facies sub hac condicione removeri, ut, intra illas kalendas summa quae competit non fuerit arcario persoluta, intra provinciam sollemnis exactio peragatur, minus ne, si fidem suae promissionis arcariorum apochis probaverit esse completam, ab omni inquietudine compulsorum designata praedia liberentur...... (Cassiodoro) Senatore, prefetto del pretorio, al consolare della provincia della Liguria. Per cui quello afferma che il fisco 132 sulle casupole di sua proprietà in quella provincia, di cui parla in un breve scritto, è reso pesante per l’enorme quantità degli esattori esistenti; egli desidera invece che si conferisca il debito incarico ai nostri tesorieri, senza alcun danno per la pubblica utilità. Noi, che siamo noti per non desiderare il danno di nessuno, purché la competenza del fisco sia osservata con ragionevole soddisfazione, siamo volentieri d’accordo, poiché frenare i buoni propositi è lo stesso che compiere cose illecite. In riferimento a ciò, la tua rispettabilità, avvertiti i curiali, gli esattori e anche coloro ai quali sa che la cosa interessa, farà sì che l’esazione per le predette casupole venga tolta a quella indizione; una solenne esazione verrà condotta nella provincia solo nel caso che la somma spettante non sia stata pagata entro il primo giorno di quel mese al tesoriere; ma se invece le quietanze dei tesorieri testimonie-ranno che la promessa di quella persona è stata onorata, i beni da lui designati per cauzione verranno liberati da ogni pressante richiesta degli esattori133.....(G.G.) 11 Disposizioni di Cassiodoro in favore della Liguria e in particolare di Asti. La lettera è del 534. Disposizioni simili sono contenute anche nella lettera riportata al n. 624. Per Cassiodoro prefetto del pretorio v. n. 140. 132 Forse in luogo di fiscum va letto vilicum, il che renderebbe più chiaro il senso. Non si sa peraltro chi sia la persona di cui parla Cassiodoro, indicandola con ille al- 1 inizio della lettera. 133 Lettera scritta fra il 533 e il 537. Per Cassiodoro prefetto del pretorio v. n. 140; per i consolari della Liguria v. n. 96. — 62 — 143. Cassiod. var. XII 28, 2: Nam cum se feritas gentilis prioris temporis animasset, Aemilia et Liguria vestra, sicut vos retinere necesse est, Burgundionum incursione quateretur gereretque bellum de vicinitate furtivum, subito praesentis imperii tamquam solis ortus fama radiavit..... [3] Nunc melius culta Liguria, cui negato fructu segetis messis provenit hostilis: nam etsi tributa tua minus potuerunt accipi, triumphos in te natos feliciter optulisti.....[9] Gaude igitur, assuete iam bono Ligur: in usu tuo secunda venerunt: nam collatos tibi Aegyptios magna prosperitate vicisti: evadis tempora necessitatis et libertatis praemia non amittis: immo illo tempore securus es ab hoste redditus, quando et de famis periculo cognosceris esse liberatus. Infatti, essendosi accresciuta la ferocia del precedente tempo barbaro, ed essendo l’Emilia e la vostra Liguria, come è necessario che voi ricordiate, squassate dall’incursione dei Burgundi134, dal momento che sostenevano una guerra resa infida dalla vicinanza (delle operazioni militari alle proprie case), d’improvviso s’irradiò come il sorgere del sole la fama del presente regno.....Ora sei coltivata meglio, Liguria, poiché ti venne una messe tolta al nemico, pur essendoti negato il frutto dei tuoi campi: infatti, sebbene si potè raccogliere i tuoi tributi in quantità minore del solito, tu offristi in cambio i trionfi felicemente conseguiti nella tua terra.....Godi dunque, o Ligure già assuefatto al bene: il momento favorevole è venuto a tuo vantaggio: infatti hai vinto con la tua grande prosperità gli Egizi che ti sono stati paragonati: ti sei allontanato dai tempi difficili, pur non perdendo i premi della libertà: anzi, in quella occasione, tu sei stato reso sicuro dal nemico, e contemporaneamente sappiamo che sei stato liberato dai pericoli della fame135. (G.G.) 144. Epist. cleric. Mediolan. ad legat, regis Meroving. p. 440 Gundlach: .....Sed et sanctus Dacius Mediolanensis episcopus contestacionem omnium sub magna voceferatione deposuit dicens: « Ecce ego et pars omnium sacerdotum, inter quos eclesia mea constituta est, id est Galliae, Burgun-diae, Spaniae, Ligorie, Aemiliae atque Venetiae, contestor, quia, quicum-que in edicta ista consinserit, suprascriptarum provinciarum ponteficis communicatoris habere non poterit, quia constat apud me edicta ista sanctam synodum Calchydoninsem et fidem catholicam perturbare ». De qua re adcensa est contra beatissimum papam et contra sanctum Dacium episcopum iracundia principalis; et tanta contra eos agere coeperunt, ut, nisi ad sanctorum basilicas confugissint, ad interitum vitae pervenerant..... 134 Si riferisce forse alla scorreria dei Burgundi di Gundobado nel 494. Per questa v. n. 117. 135 Editto del 535 o del 536, emanato in occasione della carestia in Liguria. Per l’azione di Cassiodoro in questa circostanza, v. n. 139. - 63 - .....Ma il santo vescovo di Milano Dazio fece cessare la generale contestazione, che era accompagnata da un grande clamore, dicendo: «Io, assieme a quella parte dei sacerdoti di cui è costituita la mia chiesa, della Gallia, della Burgundia, della Spagna, della Liguria, dell’Emilia e della Venezia, affermo solennemente che chiunque sarà d’accordo con questi editti non potrà far parte dei vescovi delle suddette province, poiché mi consta che questi editti sconvolgono le decisioni del santo sinodo di Gal-cedonia 136 e la fede cattolica». Per questo soprattutto nacque l’ira contro il beatis-simo papa (Vigilio) e contro il santo vescovo Dazio; e cominciarono ad agire tal-mente contro di loro, che sarebbero morti, se non fossero fuggiti nelle basi ìc e dei santi137.....(G.G.) 145. Iordan. Rom. 378: Egrediente Belesario consule ab Italia et ut diximus, rege regina opesque palatii ad principem reportante Got 9ui trans Padum in Liguria consistebant, recrudiscentes animos ad be la consurgunt et ordinato sibi regulo Heldebado militi existunt adversi..... Mentre il console Belisario usciva dall’Italia, e, come abbiamo detto, conduceva il re, la regina, e le ricchezze del palazzo all’imperatore, i Goti che si trovavano in 'guj'*3» oltre il Po, rinnovando il loro furore, si levano a guerra e, creato come oro re ι bado, si oppongono ai soldati138.....(E.S.) 146. Iordan. Get. XXX 154: .....hic ergo Stilico ad Polentiam civitatem in Alpes Cottiarum locatam dolose accedens, nihilque male suspicantibus Gothis ad necem totius Italiae suamque deformitatem ruit in bello. [155] Quem ex inproviso Gothi cernentes primum perterriti sunt, sed mox recollectis animis et, ut solebant, hortatibus excitati omnem pene exercitum Stiliconis in fuga conversum usque ad internicionem dei-ciunt furibundoque animo arreptum iter deserunt et in Liguria post se, unde iam transierant, revertuntur; eamque praedis spoliisque potiti Emi liam pari tenore devastant..... .....dunque questo Stilicone, accostandosi con inganno alla città di Pollenzo, situata nelle Alpi Cozie, mentre i Goti non sospettavano nulla di male, corre in guerra pe. la rovina di tutta l’Italia e per il proprio disonore. I Goti, vedendolo all improvviso, dapprima furono atterriti, ma poi, ripreso coraggio e, come al solito, rinfrancati dal e esortazioni, volgono in fuga quasi tutto l’esercito di Stilicone, lo sgominano completa- 136 Riferimento al IV concilio ecumenico, tenuto a Calcedonia nel 451. 137 Avvenimenti successivi alla promulgazione nel 543 o nel 544 da parte di Giustiniano dell’editto detto dei Tre Capitoli. I clerici di Milano pregano un legato me-rovingico diretto a Costantinopoli di intercedere per il loro vescovo Dazio e per il papa Vigilio. Su Dazio cfr. anche nn. 152; 173; 1365. Su Vigilio v. n. 634. 138 Belisario è stato console nel 535, 536, 537; invece Vitige e Matasunta, i due sovrani ostrogoti a cui allude Giordane, sono condotti a Costantinopoli nella primavera del 540. Per Ildibado, v. n. 158. — 64 — mente, infuriati abbandonano il cammino intrapreso e tornano indietro in Liguria, da dove erano già passati; e impadronitisi di questa con ruberie e rapine, devastano in ugual modo l’Emilia 139.....(E.S.) 147. Iordan. Get. XLII 222: Mediolanum quoque Liguriae metropolim et quondam regiam urbem pari tenore devastant nec non et Ticinum aequali sorte deiciunt vicinaque loca saevientes allidunt demoliuntque pene totam Italiam. (Gli Unni) saccheggiano in ugual modo anche Milano, metropoli della Liguria e un tempo città imperiale, devastano in maniera simile Pavia e, infierendo sulle località vicine, investono e distruggono quasi tutta l’Italia140. (E.S.) 148. Vita Fuldensis Tbeoderici 9: Talium rerum varietates Burgundionum rex Gundebaldus aspiciens, Ligurgiam cum ingenti exercitu ingressus, cuncta quae reperire poterat pro voluntate diripiens, infinitam secum captivorum multitudinem ad Gallias abduxit. Il re dei Burgundi Gundobado, vedendo l’incertezza di quella situazione, entrò con un ingente esercito in Liguria e, prendendo a volontà tutto ciò che poteva trovare, trascinò con sé nelle Gallie un’enorme quantità di prigionieri141. (G.G.) 149. Auctarium Marcellinì Comitis (a. 539), 4: Theudibertus Francorum rex cum magno exercitu adveniens Liguriam totamque depraedat Aemiliam. Genuam oppidum in litus Tyrrheni maris situm evertit ac praedat. Exercitu dehinc suo morbo laboranti ut subveniat, paciscens cum Belisario ad Gallias revertitur. Teodeberto, re dei Franchi, giungendo con un grande esercito, depreda la Liguria e tutta l’Emilia. Abbatte e saccheggia la città di Genova sul lido del mar Tirreno. Di lì, mentre il morbo colpisce il suo esercito, torna nelle Gallie, per poter fare la pace con Belisario142. (G.G.) 150. Procop. bell. Vand. I 7, 11: Ό μέν ουν Μαϊορΐνος διαπεπραγ-μένος άπερ έβούλετο επί Λιγουρίας άπεκομίσθη, καί τω στρατω πεζή βαδίζοντι έξηγούμενος έπί στήλας τάς 'Ηρακλείους ήει, διαβαίνειν μέν διανοούμενος τον έκείνη πορθμόν, όδω δέ το λοιπόν έπί Καρχηδόνα έν-θένδε ΐέναι. 139 Sulla battaglia di Pollenzo v. n. 1524; su Pollenzo a quest’epoca considerata in Liguria, si veda d’altra parte n. 106. Si noti che il passo è ripreso parzialmente da Paolo Diacono (cfr. n. 1538). 140 Queste scorrerie avvennero sotto la guida di Attila, nel 452. mi per questa scorreria dei Burgundi, v. n. 117. 142 Sulla scorreria di Teodeberto, re dei Franchi, v. n. 642. — 65 — Maioriano, fatto ciò che voleva, si recò in Liguria, e guidando la marcia della fanteria giunse alle Colonne d’Èrcole, col proposito di passare lo stretto in quel punto e di lì compiere il resto del cammino fino a Cartagine 143. (G.G.) 151. Procop. bell. Goth. I 12, 4: Tò δέ ένθένδε μέχρι τών Λιγουρίας ορίων Γαλλία έκλήθη. Ένθα δή καί 'Άλπεις έ'τεραι Γάλλους τε και Λι-γούρους διορίζουσι. La regione da qui (Pirenei) fino ai confini della Liguria fu chiamata Gallia. Quindi altre Alpi separano i Galli e i Liguri. (G.G.) 152. Procop. bell. Goth. II 7, 36: Αύτοί γάρ ικανοί ΐσχυριζοντο είναι, ού Μεδιόλανον μόνην, άλλά καί Λιγουρίαν δλην πόνω ουδενι Γότθων τε άποστήσαι καί βασιλεΐ άνασώσασθαι. [37] Αΰτη δέ ή πόλις ώκισται μεν έν Λιγούροις, μέση που μάλιστα 'Ραβέννης τε πόλεως και Αλπεων τών έν Γάλλων όρίοις κειμένη. Essi erano infatti in grado di togliere ai Goti senza fatica non solo Milano, ma anche l’intera Liguria e di ricuperarle per l’imperatore144. Quella città è infatti situata nella terra dei Liguri, più o meno a metà strada fra la città di Ravenna e le Alpi che giacciono sui confini gallici. (G.G.) 153. Procop. bell. Goth. II 12, 36: Ένθεν τε ές Μεδιόλανον πολιν αφι-κοντο καί αύτήν άμαχητί ξύν Λιγουρία τή άλλη εσχον. Di lì (Pavia), (i Bizantini di Mundila) giunsero alla città di Milano e la presero senza combattere assieme a tutto il resto della Liguria 145. (G.G.) 154. Procop. bell. Goth. II 18, 19: Ούκοΰν ένθυμείσθω υμών έκαστος ώς.....Ούραΐας δέ Μεδιόλανον τε πολιορκεί καί περιβέβληται Λιγουρίαν όλην..... [21] Έώ γάρ λέγειν ώς καί Φράγγους αύτοΐς έν Λιγουρια ξυντετάχθαι φασίν, δπερ ούκ έ'ξω δέους μεγάλου ές μνήμην ΐέναι πάσι Ρω-μαιοις ίκανώς άξιον. [22] Φημί τοίνυν έγωγε χρήναι μοίραν μεν τοΰ στρατού ές Λιγουρίαν τε καί Μεδιόλανον στέλλεσθαι..... 143 Su questa campagna di Maioriano, v. n. 629. 144 Dazio, vescovo di Milano (su di lui v. n. 144), e altri nobili della città invitano Belisario, assediato in Roma durante l’inverno 537/538, a conquistare Milano e la Liguria. Il generale bizantino invia infatti un suo ufficiale, Mundila, accompagnato da un esercito di 1000 uomini e dal prefetto del pretorio Fidelio Felice, nativo di Milano. Su questi episodi, e sulla rapida conquista bizantina di Milano, cfr. nn. 153; 636; 637; sulla successiva riconquista ostrogota nell’autunno-inverno 538/539, cfr. n. 154. Su Fidelio, che precedentemente era stato consigliere (questore) del re ostrogoto Atalarico, cfr. anche n. 632. 145 Su questo episodio v. n. 152. Ciascuno di voi abbia dunque ben chiaro 146 che.....Uraia assedia Milano dopo aver conquistato l’intera Liguria.....Tralascio di dire che corre voce che i Franchi147 si siano uniti ad essi (Ostrogoti) in Liguria, fatto che è bene venga alla mente di tutti i Romani come degno di grande timore. Dico pertanto che bisogna inviare una parte dell’esercito in Liguria ed a Milano 148.....(G.G.) 155. Procop. bell. Goth. II 21, 42: Καί άπ’ αύτοϋ οί Γότθοι πόλεις τε τας άλλας ομολογία ειλον, α'ί 'Ρωμαίων ετυχον φρουράς εχουσαι, καί Λιγουρίας αύθις ολης έκράτησαν Μαρτίνος δέ καί Ούλίαρις ξύν τώ στρατω έπί 'Ρώμης άνέστρεφον. [22, 1] Ταΰτα μέν δή ώδέ πη έσχε. Βελισαριος δέ ουπω τι πεπυσμένος τών έν Λιγουρία ξυμπεπτωκότων, έπειδή ό χειμών έτελεύτα ήδη, τώ παντί στρατω ές Πικηνόν ήει. Quindi i Goti presero tutte le altre città che avevano una guarnigione romana senza violenza ed ebbero nuovamente in proprio potere tutta la Liguria; Martino ed Uliari se ne tornarono a loro volta con l’esercito verso Roma 149. Le cose andarono dunque press’a poco in questo modo. Belisario, da parte sua, non avendo ancora saputo ciò che era accaduto in Liguria, verso la fine dell’inverno si portò nel Piceno con l’intero esercito. (G.G.) 156. Procop. bell. Goth. II 22, 5: ’Έρουλοι δέ μένειν έν Ιταλία Ναρσοϋ ένθένδε άναχωροΰντος ούκέτι ήξίουν, καίτοι Βελισαρίου πολλά ύποσχο-μένου σφίσι πρός τε αύτοΰ καί βασιλέως άγαθά μένουσιν έσεσθαι, άλλά συσκευασάμενοι άπαντες τά μέν πρώτα έπί Λιγουρίας άπεχώρησαν. Dopo che Narsete di lì se ne tornò (a Bisanzio), gli Eruli decisero di non rimanere più in Italia, sebbene Belisario promettesse molti benefici per loro, sia da parte sua, sia da parte dell’imperatore, qualora fossero rimasti; essi, fatti i loro preparativi, dapprima si ritirarono tutti assieme in Liguria150. (G.G.) 146 Parla Belisario, rivolto ai suoi generali. 147 In realtà si trattava di Burgundi; cfr. n. 638. 148 Una violenta controffensiva ostrogota, guidata dal nipote del re Vitige, Uraia, e appoggiata da contingenti burgundi, aveva rinchiuso il bizantino Mundila in Milano, da lui precedentemente conquistata (v. n. 152). Sui rinforzi bizantini di Martino, Uliari e Giovanni, il nipote di Vitaliano qui non citato, la fine dell’assedio (durato nove mesi) nel marzo 539, e gli avvenimenti successivi, cfr. nn. 155; 638; 639; 1059. Su Uraia cfr. inoltre nn. 157; 641; su Martino n. 157; su Giovanni, infine, nn. 157; 159; 1430. 149 Fine dell’assedio di Milano nel marzo del 539, su cui v. n. 154. 150 Dopo che i due generali bizantini Narsete e Belisario vennero a contesa per la condotta delle operazioni militari contro gli Ostrogoti, il primo venne richiamato nel 539 a Bisanzio e i suoi mercenari Eruli si allontanarono verso la Liguria. — 67 — 157. Procop. bell. Goth. II 28, 28: Έν 8έ Άλπεσιν, αί Γάλλους τε καί Λιγούρους διορίζουσιν, άσπερ Άλπεις Κουτίας καλοΰσι Ρωμαίοι, φρούρια συχνά ξυμβαίνει είναι. [29] Ου δή Γότθοι έκ παλαιού πολλοί τε και αριστοι, ξύν τε γυναιξί καί παισί τοϊς αύτών ώκημένοι, φυλακήν ειχον ουσπερ έπεί οί βούλεσθαι Βελισάριος προσχωρεϊν ήκουσε, τών οί επόμενων τινα, Θωμάν ονομα, ξύν όλίγοις τισί παρ’ αύτούς επεμψεν, εφ ω τα πίστα δόντες παραστήσονται ομολογία τούς ταύτη βαρβάρους. [30] Και αυτους ές τάς Άλπεις άφικομένους Σίσιγις, δς τών ένταΰ&α φυλακτηριων ήρχεν, ένί τών φρουρίων δεξάμενος, αύτός τε προσεχώρησε και τών άλλων έκαστους εις τούτο ένήγεν. [31] ’Εν τούτω δέ Ουραίας τετρακισχιλιους Λιγούρους τε κάκ τών έν ταϊς Άλπεσι φρουρίων άπολεξαμενος, επι Ρά-βενναν ώς βοηθήσων κατά τάχος ηει. [32] Οϊπερ επειδή τα Σισιγιδι πεπραγμένα έπύθοντο, άμφί τοϊς οΐκείοις δεδιότες, ένταΰθα πρώτον ηξιουν ΐέναι. [33] Διό δή Ούραΐας παντί τώ στρατω ές τας Αλπεις ^Κουτιας ήλθε καί τον Σίσιγιν ξύν τοϊς άμφί τον Θωμάν έπολιόρκει. Ταΰτα Ιωάννας τε, ό Βιταλιανου άδελφιδοΰς, καί Μαρτίνος πυθόμενοι (αγχοτατω γαρ Πάδου ποταμοΰ δντες έτύγχανον) κατά τάχος έβοήθουν παντι τώ σι ρατώ καί τών ταϊς Άλπεσι φρουρίων τισίν έξ έπιδρομής έπισκηψαντες c-ίλον, καί τούς ένταΰθα ώκημένους ήνδραποδίσαντο, έν οις παΐδας τε συχνους καί γυναίκας τών ύπό τώ Ούραΐα στρατευομένων ξυνεπεσεν ^ είναι. [34] Πλεϊστοι γάρ αύτών έκ τούτων δή τών φρουρίων ορμωμενοι είποντο. [35] Οϊπερ, έπεί άλώναι τά σφέτερα αύτών έ'μαθον, αποταςαμενοι τοΰ Γότθων στρατοπέδου έκ τοΰ αιφνίδιου, τοϊς άμφί τον Ίωαννην προσχωροϊν έγνωσαν, καί άπ’ αύτοΰ Ούραΐας οΰτε τι ένταΰθα ανυτειν ούτ^. τοϊς^εν 'Ραβέννη κινδυνεύουσι Γότθοις βοηθεϊν ϊσχυσεν,άλλά άπρακτος ες Λιγουρίαν ξύν όλίγοις έλθών ήσυχη έ'μενε. Nelle Alpi che separano i Galli dai Liguri, dette dai Romani Alpi Cozie, vi sono molte fortezze. Facevano la guardia da tempo in quei luoghi molti valorosi Goti, eie vi abitavano assieme alle mogli ed ai figli; dopo che Belisario ebbe appreso che questi volevano arrendersi a lui, mandò in quella regione con pochi uomini uno del suo seguito di nome Tommaso, affinché quei barbari, stretti i patti, se ne stessero amichevolmente (dalla parte dei Bizantini). Sisigi, che comandava tutte quelle guarnigioni, accolse in una delle fortezze quei soldati, quando essi giunsero nelle Alpi, e lui stesso si sottomise, spingendo anche gli altri a fare altrettanto. Nel frattempo Uraia, avendo raccolto quattromila uomini nella Liguria e nelle fortezze alpine, si dirigeva rapidamente verso Ravenna per portarvi aiuto 151. Ma questi uomini, non appena seppero quel- lo che aveva fatto Sisigi, temendo per i parenti, decisero di tornare prima di tutto laggiù. Perciò Uraia venne con tutto l’esercito nelle Alpi Cozie e tenne sotto assedio sia Sisigi, sia gli uomini di Tommaso. Avendo udito ciò, Giovanni, il nipote di Vitaliano, e Martino (si trovavano infatti vicinissimi al fiume Po)152 rapidamente giunsero in aiuto 151 Sullo stesso episodio v. n. 643. 152 Per Giovanni e Martino sul Po, e per il goto Uraia, v. n. 154. Tommaso e Sisigi, citati precedentemente, non sono invece altrimenti conosciuti. con tutto 1 esercito, e, avendole assalite, presero alcune delle fortezze alpine, facendo prigionieri i loro abitanti, fra cui molti figli e mogli dei soldati di Uraia. Infatti seguivano Uraia moltissimi che erano originari proprio di queste fortezze. Essi, come seppero che erano stati catturati i propri parenti, allontanatisi di nascosto dall’accampamento gotico, decisero di arrendersi agli uomini di Giovanni; per questo Uraia, non essendo in grado né di impedire ciò, né di portare aiuto ai Goti in pericolo a Ravenna, venuto in Liguria senza poter far nulla, se ne rimaneva tranquillo153. (G.G.) 158. Procop. bell. Goth. Ili 1, 27: Κατ’ άρχάς μέν ούν ού πλέον ή χίλιοι αύτω εϊποντο καί πόλιν μίαν Τικινόν εΐχον, κατά βραχύ δέ προσε-χώρησαν αύτω άπαντες δσοι έν τή Λιγουρία καί Βενετίαις ήσαν. Mentre all’inizio seguivano lui (Ildibado) non più di mille uomini, che tenevano la sola città di Pavia, in un secondo momento si unirono rapidamente a lui tutti coloro che abitavano nella Liguria e nelle Venezie154. (G.G.) 159. Procop. bell. Goth. Ili 40, 27: ’Έναγχος γάρ ίσχυρίζετο άκη-κοέναι, ήνίκα παρά τοϊς πολεμίοις έτύγχανεν ών, Γερμανόν μέν τον βασιλέως άνεψιόν έξ ανθρώπων άφανισθήναι, Ίωάννην δέ τον αύτου κη-δεστήν καί Ιουστινιανόν τον αύτοΰ παϊδα παντί τώ πρός Γερμανού συλ-λεγέντι στρατω είναι μέν ήδη έν Δαλματία, εύθύ δέ Λιγουρίας αύτίκα δή μάλα ξυσκευαζομένους ένθένδε χωρήσειν, έφ’ ώ δή Γότθων έξ έπιδρομής παϊδάς τε καί γυναίκας άνδραποδίσουσι καί χρήματα ληΐσονται πάντα, οίσπερ ήμας ύπαντιάζειν άμεινον αν εϊη έν τώ άσφαλεϊ ξύν τοϊς οΐκείοις διαχειμάζοντας. (Spino,) quando si era trovato per caso presso i nemici, era stato in grado di sentire che Germano, il cugino dell’imperatore, era morto, ma che suo genero Giovanni e suo figlio Giustiniano si trovavano già in Dalmazia con tutto l’esercito raccolto da Germano, e che, dopo aver compiuto rapidamente molti preparativi, di lì si sarebbero portati in Liguria, per catturare a seguito di quell’attacco i figli e le donne dei Goti e saccheggiarne tutte le ricchezze; (affermava perciò che) sarebbe stato meglio per i Goti affrontarli sul sicuro svernando assieme alle proprie famiglie 155. (G.G.) 153 Nel 539, mentre il re ostrogoto Vitige era assediato in Ravenna, i Bizantini entrarono in possesso di numerose fortezze delle Alpi sud-occidentali. 154 Tentativo di conquista dell’Italia settentrionale da parte di Ildibado, effimero successore di Vitige alla testa degli Ostrogoti nel 540. Cfr. anche n. 145. 155 II questore Spino invita il re ostrogoto Totila, che stava saccheggiando nel 550 la Sicilia, a tornare verso l’Italia settentrionale, minacciata da un esercito bizantino concentrato in Dalmazia. Il Germano citato, cugino dell’imperatore Giustiniano, al momento della sua morte era stato da poco nominato capo del corpo di spedizione bizantino contro gli Ostrogoti; gli succederà l’anno dopo il più noto Narsete. Per Giovanni, genero di Germano, v. n. 154. 160. Procop. bell. Goth. IV 24, 6: Θευδίβερτος δέ, ό Φράγγων αρχηγός, ού πολλώ έμπροσθεν έξ άνθρώπων ήφάνιστο νόσω, Λιγουρίας τε χωρία άττα καί "Αλπεις Κουτίας καί Βενετιών τά πολλά ούδενι λογω ες απαγωγήν φόρου υποτελή ποιησάμενος. Teodeberto, il capo dei Franchi, era morto non molto prima per una malattia, dopo aver sottoposto senza giustificazione alcune zone della Liguria, le Alpi Cozie e gran parte delle Venezie, al pagamento di un tributo156. (G.G.) 161. Agath. I 1, 6: Οΰτω γάρ δή καί τότε οί Γότθοι επειδή τας σπον-δάς θέμενοι καί διακριθέντες οί μέν αύτών ε’ίσω τοΰ Παδου προτ=.ρον διαιτώμενοι ποταμοΰ ές τε Τουσκίαν καί Λιγουρίαν και όθι εκαστω θυ-μήρές τε ήν καί είθισμένον, έχώρουν οί δέ έκτος διαβάντες αμφί Βενετίαν καί τά τήδε φρούρια καί πολίσματα, ήπερ καί έν τώ προ τοΰ, εσκ^δαν-νυντο ..... E così anche allora i Goti, dopo aver concluso e rotto la tregua, si dirigevano in parte — quelli di loro che precedentemente abitavano oltre il Po verso la US(jja e la Liguria, e verso qualsiasi luogo conoscessero e gradissero, in parte - que ι c e vivevano al di qua — attraversato il fiume, si disperdevano per la Venezia e Per^ fortezze e le cittadine di quella regione, come avevano già fatto in altre circostanze .....(G.G.) 162. Agath. I 15, 7: Γότθοι δέ οί Αιμιλίαν τε καί Λιγουρίαν καί τάς έχομένας χώρας οίκοΰντες, ο'ί δή πρότερον ΰπουλον μέν και ουκ ε^ευ^εΡ*ν’ ειρήνην δέ δμως καί όμαιχμίαν, τώ δεδιότι μάλλον τής γνώμης ή τώ η ο μενω έπεποίηντο, ούτοι δέ τότε άναθαρσήσαντες καί αναφανδόν παρασπον δησαντες αύτίκα τοϊς βαρβάροις κατά το όμοδίαιτον προσεχωρουν. I Goti che abitavano lEmilia, la Liguria e le regioni vicine, che precedentemente, più per timore che per buona disposizione, avevano stipulato in modo infido e for zato una pace e un’alleanza militare (coi Bizantini), fattisi coraggio, infransero ^per tamente la tregua e subito si recarono dai barbari (i Franchi), che erano loro simili per la condotta di vita158. (G.G.) 163. Mar. Aventic. chron. (a. 539): Appione. Ind. II. Hoc consule Theudebertus rex Francorum Italiam ingressus Liguriam Aemiliamque de-vastavit, eiusque exercitus loci infirmitate gravatus valde contribulatus est. 156 Per la scorreria di Teodeberto, re dei Franchi, v. n. 642. 157 Postumi della definitiva sconfitta ostrogota contro i Bizantini nel 553. Cfr. anche n. 162. 158 Su questo episodio v. anche n. 161. — 70 — Appione. Indizione seconda. Sotto il suo consolato il re dei Franchi Teodeberto entrò in Italia e devastò la Liguria e l’Emilia, ma il suo esercito, gravato dalla scarsità (dei viveri) di quei luoghi, soffrì gravemente 159. (G.G.) 164. Isid. etym. XVII 9, 3: Nardum Celticum a regione Galliae nomen traxit; nascitur enim saepius in Liguriae Alpibus et in Syria, frutice parvo, radicibus in manipulo collectis ligamentis. Il nardo celtico ha preso nome dalla regione della Gallia; nasce più spesso sulle Alpi della Liguria e in Siria; ha un arbusto piccolo e le radici sono riunite in un mazzo da legamenti160. (E.S.) 165. Isid. etym. XVII 11, 5: Ligusticum a regione nomen accepit. Nascitur enim plurimum in Liguria, odore aromatico et gustu acri. Il levistico (ligusticum) ha preso nome dalla regione. Infatti nasce per lo più in Liguria; il suo odore è aromatico e il sapore piccante161. (E.S.) 166. Auctarii Haun. extrema 1: Mortuo Theudorico rege Gothorum intra Italiam Iustinianus Asuadum magistrum militiae praefecit, qui proelio superatos Gothos multos eorum duces cum exercitibus Alpes traiecit urbes-que Italiae plurimas praecipue Liguriae restauravit. Morto Teodorico, re dei Goti, Giustiniano nominò magister militum per l’Italia Asvado, che, superati in battaglia molti capi goti coi loro eserciti, passò le Alpi e restaurò moltissime città italiane, specialmente liguri162. (G.G.) 167. Origo gentis Langobardorum 6; Et post ipso regnavit Rothari ex genere Arodus, et rupit civitatem vel castra Romanorum quae fuerunt circa litora apriso Lune usque in terra Francorum..... E dopo di lui (Arioaldo) regnò Rotari, Arodo di stirpe, che distrusse le città e i castelli dei Romani situati sulla costa da Luni fino alla terra dei Franchi163.....(G.G.) 168. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 29: v. n. 5. 159 Per la scorreria di Teodeberto, re dei Franchi, v. n. 642. L’anno indicato è il 539. 160 Per il nardo in Liguria v. n. 879. 161 Sul levistico in Liguria, v. n. 53. 162 Asvado, capo degli ausiliari gepidi, fu inviato da Giustiniano verso il 558 per eliminare dalla pianura padana le ultime resistenze degli Ostrogoti. Il riferimento alla morte di Teodorico, avvenuta quasi trent’anni prima, è tuttavia anacronistico. Per la carica di magister militum v. η. 99. 163 Per le conquiste di Rotari in Liguria, v. n. 1439. - 71 — 169. Catal. provine. Italiae: .....Secunda provincia Liguria; in qua est Mediolanum, Ticinum, quae alio nomine Papia appellatur. Haec usque ad Langobardorum fines protenditur.....Tertia provincia Alpes Cotiae dicuntur. Hanc a Liguria in eorum versus usque ad mare Tyrrenum extenditur et ab occiduo finibus Gallorum conputatur. In hac Aquis, ubi aquae calidae sunt, et civitates Dertona et monasterium Bovium, Genua et Saona habentur.....Septima provincia in Apenninis Alpibus conputatur, quae inde originem capiunt, ubi Alpes Cotiae finiuntur.....Octava provincia Emilia, incipiens a Liguria provincia, inter Alpes Apenninas et Padi fluenta, versus Ravennam pergit..... .....La seconda provincia (dell’Italia) è la Liguria; in essa sono Milano e Ticinum (Pavia), che con altro nome è detta ’ Papia’. Essa si estende fino ai confini longobardi .....La terza provincia è quella detta Alpi Cozie. Essa si estende dalla Liguria no al mare Tirreno seguendo la direzione delle stesse Alpi e ad occidente confina con le Gallie. In essa si trovano Acqui, dove sono delle acque calde, la città di Tortona, 1 monastero di Bobbio, Genova e Savona..... La settima provincia è quella delle Alpi Appennine, le quali hanno origine dove terminano le Alpi Cozie ..... L ottava provincia, l’Emilia, inizia dalla provincia della Liguria e, passando fra le Alpi ppen nine ed il corso del Po, si dirige verso Ravenna 164.....(G.G.) 170. Paul. Diacon, hist. Rom. XV 3: Hoc denique ipso in tempore inter Anthemium principem eiusque generum Ricimerem patricium, qui tunc Mediolani positus praeerat Liguriae, magnus discordiarum fomes exortus est, quibus se vir sanctitate conspicuus Epiphanius Ticinensis episcopus interponens eos primum ad concordiam revocavit. Pertanto proprio nello stesso tempo nacque un grave motivo di disaccordo fra 1 im peratore Antemio e il patrizio Ricimero, suo genero, che allora, insediato a Mi ano, era governatore della Liguria; ma l’intervento di Epifanio, vescovo di Pavia, uomo di singolare santità, dapprima li ricondusse alla concordia 165. (E.S.) 171. Paul. Diacon, hist. Rom. XV 9: Ingresso ergo Italiam Odovacre statim ei apud Liguriae terminos Orestes patricius occurrit, qui adversus fortissimam multitudinem nihil se praevalere conspiciens, maxime cum eum iam quidam suorum deseruissent, metu trepidus intra Ticinum se munitionis fiducia concludit. Cfr. per questa descrizione delle province anche η. 175, più corrotto, e n. 181. 1 robabilmente la versione del catalogo è l’originale e riflette la situazione amministrativa immediatamente anteriore alla conquista longobarda della pianura padana (569). 165 Intorno al 470. Sul dissidio fra Antemio e Ricimero e sull’intervento di Epifanio, v. n. 611. Quando Odoacre penetrò in Italia, subito gli andò incontro vicino ai confini della Liguria il patrizio Oreste, ma accorgendosi di non poter affatto prevalere su una cosi forte moltitudine, specialmente perché ormai lo avevano abbandonato alcuni dei suoi, si rinchiuse trepidante entro le mura di Pavia, facendo assegnamento sulle fortificazioni166. (E.S.) 172. Paul. Diacon, hist. Rom. XV 17: Talium rerum varietates Burgundionum rex Gundubadus aspiciens, Liguriam cum ingenti exercitu ingressus, cuncta quae repperire poterat pro voluntate diripiens, infinitam secum ad Gallias captivorum multitudinem abduxit. Gundobado, re dei Burgundi, considerando l’instabilità di tale situazione, penetrò in Liguria con un grande esercito, saccheggiando a suo piacere tutto quello che poteva trovare, e condusse con sé in Gallia un grande numero di prigionieril67. (E.S.) 173. Paul. Diacon, hist. Rom. XVI 18: Praeter belli instantiam angebatur insuper Roma famis penuria; tanta siquidem per universum mundum eo anno maximeque apud Liguriam fames excreverat, ut, sicut vir sanctissimus Datius Mediolanensis antistes retulit, pleraeque matres infe-licium natorum membra comederent. Senza contare l’imminenza della guerra, Roma era tormentata anche dalla carestia; poiché in quell’anno in tutto il mondo e specialmente in Liguria si era sviluppata una così grande carestia che, come ha riferito il santissimo Dazio, vescovo di Milano, parecchie mauri si cibarono delle membra degli sventurati figli,68. (E.S.) 174. Paul. Diacon, hist. Lang. II 4: Huius temporibus in provincia praecipue Liguriae maxima pestilentia exorta est. Subito enim apparebant quaedam signacula per domos, hostia, vasa vel vestimenta, quae si quis voluisset abluere, magis magisque apparebant. Post annum vero expletum coeperunt nasci in inguinibus hominum vel in aliis deligatioribus locis glandulae in modum nucis seu dactuli, quas mox subsequebatur febrium intolerabilis aestus, ita ut in triduo homo extingueretur. Sin vero aliquis triduum transegisset, habebat spem vivendi. Erat autem ubique luctus, ubique lacrimae. Nam, ut vulgi rumor habebat, fugientes cladem vitare, relinquebantur domus desertae habitatoribus, solis catulis domum servantibus. Pe- 166 Episodio del 476. Il patrizio Oreste è il padre dell’ultimo imperatore romano d’Occidente Romolo Augustolo. 167 Sulla scorreria dei Burgundi di Gundobado, v. n. 117. 168 La carestia avvenne sotto il pontificato di Silverio, papa dal 537 al 540. Su Dazio v. n. 144. - 73 - culia sola remanebant in pascuis, nullo adstante pastore. Cerneres pridem villas seu castra repleta agminibus hominum, postera vero die universis fugientibus cuncta esse in summo silentio. Fugiebant filii, cadavera insepu ta parentum relinquentes, parentes obliti pietatis viscera natos relinquebant aestuantes. Si quem forte antiqua pietas perstringebat, ut ve it sepe ire proximum, restabat ipse insepultus; et dum obsequebatur, perime atur, dum funeri obsequium praebebat, ipsius funus sine obsequio mane at. i deres seculum in antiquum redactum silentium: nulla vox in rure, nu us pastorum sibilus, nullae insidiae bestiarum in pecudibus, n a amna in domesticis volucribus. Sata transgressa metendi tempus intacta expecta bant messorem; vinea amissis foliis radiantibus uvis inlaesa at ieme propinquante. Nocturnis seu diurnis horis personabat tuba e antium, au diebatur a pluribus quasi murmur exercitus. Nulla erant vestigia commean tium, nullus cernebatur percussor, et tamen visum oculorum supera cadavera mortuorum. Pastoralia loca versa fuerant in sepulturam ominum, et habitacula humana facta fuerant confugia bestiarum. Ai tempi di lui (Narsete) una grandissima pestilenza sorse specialmente η ^Ρ^ vincia di Liguria169. Infatti apparivano improvvisamente delle macc ìe jjerje’ sulle porte, sui vasi o sulle vesti, che si moltiplicavano se qualcuno voev Invero dopo un anno cominciarono ad apparire negli inguini ^egh uomini segu;va punti ancora più delicati delle ghiandole a forma di noce o di datteri, cu un intollerabile calore prodotto dalle febbri, cosicché in tre giorni un uomo m ^ se qualcuno superava i tre giorni, aveva la speranza di sopravvivere, ovunqu erano lutto e lacrime. Infatti, poiché il volgo pensava di poter evitare a s gendo, le case rimanevano abbandonate, prive di abitanti, e venivano ascia e cani in custodia. Il solo gregge rimaneva nei pascoli, ma non cerano più p Avresti visto le ville e i castelli pieni dapprima di schiere di uomini, ma 1 giorno ^ ^ li avresti visti completamente silenziosi per la fuga di tutti gli abitanti, uggiva figli, lasciando insepolti i cadaveri dei genitori, e i genitori, dimentichi del a pie ai il frutto delle proprie viscere, abbandonavano i figli in preda alla febbre. Se qua ^ era ancora spinto dall’antica pietà a voler seppellire il prossimo, rimaneva poi ui s e insepolto; e mentre rendeva quell’omaggio, moriva; mentre rendeva onore agli a tri c funerale, il suo stesso funerale non veniva onorato. Avresti notato la gente η o ad un antico silenzio: nessuna voce nella campagna, nessun fischio dei pastori, nessuna insidia portata dalle belve ai greggi, nessun danno al pollame. Passato il tempo e raccolto, i campi aspettavano intatti il mietitore; le vigne, perse le foglie e con uva scintillante, non venivano toccate, mentre ormai si avvicinava l’inverno. Sia di notte che di giorno risuonava la tromba di guerra, e moltissimi udivano il rumore confuso di un esercito. Non vi era alcuna traccia di viandanti, non si vedeva alcun sicario, e tuttavia i cadaveri dei morti superavano la possibilità degli occhi di vederli tutti. 1 pascoli erano stati trasformati in sepolture per gli uomini, e le abitazioni degli uomini erano diventate tane per le belve. (G.G.) 169 Malgrado qui si parli del generale bizantino Narsete, in realtà la peste scoppiò nel 570, quando quello non aveva più alcun incarico nella penisola. Sulla peste cfr. anche n. 178. — 74 - 175. Paul. Diacon, hist. Lang. II 15: Secunda provincia Liguria a legendis, id est colligendis, leguminibus, quorum satis ferax est, nominatur. In qua Mediolanum est et Ticinus, quae alio nomine Papia appellatur. Haec usque ad Gallorum fines extenditur..... [16] Quinta vero provincia Alpes Cottiae dicuntur, quae sic a Cottio rege, qui Neronis tempore fuit, appe atae sunt. Haec a Liguria in eorum versus usque ad mare Tyrrenum extenditur, ab occiduo vero Gallorum finibus copulatur. In hac Aquis, u i aquae calidae sunt, Dertonam et monasterium Bobium, Genua quoque et Saona civitates habentur.....[18] Nona denique provincia in Appennini Ipibus conputatur, quae inde origine capiunt, ubi Cottiarum Alpes niuntur.....Sunt qui Alpes Cottias et Appenninas unam dicant esse provinciam; sed hos Victoris revincit historia, quae Alpes Cottias per se provinciam appellat. Decima porro Emilia a Liguria incipiens, inter Appenninus pes et Padi fluenta versus Ravennam pergit. seconda provincia (dell’Italia) ha nome Liguria, dai legumi che si devono cogliere, co°n r,*cc°s ere> di cui essa è ricca170. In essa vi sono Milano e ’ Ticinus ’ (Pavia), che Gallie^0 n°‘ile ^ ^ett:a ’ Papia ’. (La suddetta provincia) si estende fino ai confini delle • *? ! ' ' ' 3 quinta provincia si chiama Alpi Cozie; queste sono così dette dal re Co-reno ^ tem?* Nerone 171. Questa provincia si estende dalla Liguria fino al mare Tir-essa' ;SeC°n ^ direzione delle Alpi stesse, e confina ad occidente con le Gallie. In suo VI SOn° ^ Acqui, dove si trovano delle acque calde, Tortona, Bobbio col ^ mor?astero> Genova e Savona.....Quindi la nona provincia è costituita dalle Alpi dicono01 h6' l'hC ^anno origlne dove finiscono le Alpi Cozie.....Vi sono quelli che (Aur Γ ^ V· Cozie e quelle Appennine sono un’unica provincia, ma lo nega Ouind‘1 jtt°re> definendo nella sua « Storia » le Alpi Cozie una provincia a parte 172. Alni A 3 ma Provincia, l’Emilia, inizia dalla Liguria e occupa la regione fra le ppennine ed il corso del Po fino a Ravenna m. (G.G.) 176· Paul. Diacon, hist. Lang. II 23: Certum est tamen, Liguriam et partem Venetiae, Emiliani quoque Flamminiamque veteres historiographos a iam Cisalpinam appellasse. H „Cei;° tut:tavla che gli antichi storici chiamavano Gallia Cisalpina la Liguria, parte Venezia, l’Emilia e la Flaminia (G.G.) 177· Paul. Diacon, hist. Lang. II 25: Alboin igitur Liguriam introiens, indictione ingrediente tertia, tertio Nonas Septembris, sub temporibus 170 Per questa bizzarra etimologia, cfr. anche η. 181. 171 Sulla provincia delle Alpi Cozie istituita da Nerone v. n. 282. 172 Aurelio Vittore (Caes. V 2) parla però della provincia di epoca neromana. Cfr. anche n. 181, e, particolarmente, v. n. 100. Π3 per jaje descrizione delle province v. n. 169. 17,1 Cfr. per la stessa notizia anche n. 181. — 75 — Honorati archiepiscopi, Mediolanium ingressus est. Dehinc universas Liguriae civitates, praeter has quae in litore maris sunt positae, cepit. Honoratus vero archiepiscopus Mediolanium deserens, ad Genuensem urbem confugit. Dunque Alboino, giungendo in Liguria all’inizio della terza indizione, il 3 settembre, entrò in Milano al tempo dell’arcivescovo Onorato. Quindi prese tutte le città della Liguria, tranne quelle poste sulla riva del mare. L’arcivescovo Onorato, fuggendo da Milano, raggiunse la città di Genova175. (G.G.) 178. Paul. Diacon, hist. Lang. II 26: Nec erat tunc virtus Romanis, ut resistere possint, quia et pestilentia, quae sub Narsete facta est, plurimos in Liguria et Venetiis extincxerat, et post annum quem diximus fuisse ubertatis, fames nimia ingruens universam Italiam devastabat. Né i Romani avevano allora un valore tale da poter resistere, poiché anche la pestilenza, che scoppiò al tempo di Narsete, aveva ucciso moltissimi uomini in ìguria e nelle Venezie e dopo quell’anno, che abbiamo detto essere stato fertilissimo, una grave carestia stava devastando l’intera Italia 176. (G.G.) 179. Paul. Diacon, hist. Lang. IV 45: Igitur Rothari rex Romanorum civitates ab urbe Tusciae Lunensi universas quae in litore maris sitae sunt usque ad Francorum fines cepit. Pertanto il re Rotari conquistò tutte le città romane site sulla riva del mare da Luni, città della Tuscia, fino ai confini dei Franchi177. (G.G.) 180. Paul. Diacon, hist. Lang. VI 24: Mortuo quoque aput Foroiuli Adone, quem dixeramus lociservatorem fuisse, Ferdulfus ducatum suscepit, qui de partibus Liguriae extitit, homo lubricus et elatus. Essendo anche morto presso Cividale nel Friuli Adone, che, come avevamo detto, eia stato vicario in quella località, prese il ducato Ferdulfo, un ligure lubrico ma irn portante178. (G.G.) 173 La conquista della pianura padana da parte dei Longobardi di Alboino avvenne nel 569. Da allora, e fino al 643, gli arcivescovi di Milano risiedettero a Ge- nova; cfr. su di essi nn. 1432; 1433; 1434; 1435; 1443; 1575. t 'J6 pestilenza e sulla sua erronea attribuzione al tempo in cui Narsete era in Italia, v. n. 174. 177 Per le conquiste di Rotari in Liguria, v. n. 1439. 178 La morte di Adone è da porre nel 701. Il suo successore, il ligure Ferdulfo, tenne il ducato fino al 705. - 76 — 181. Όe terminatione provine. Italiae 3: Secunda provincia Liguria est, a egen is id est colligendis leguminibus quorum fertilissima est, no- mmata; m qua Mediolanum et Ticinus est.....[5] Quinta provincia Λ pes Lotie dicuntur, in qua est urbs Terdona.....hec a Liguria in eo(o) versum usque ad mare Tyrenum extenditur, ob occiduo vero Gallorum ' '' .ona provincia in Apenninis Alpibus nuncupatur, que inde originem capiunt ubi Quottiarum Alpes finiunt.....Sunt qui Alpes Cot- et penninas unam dicunt provinciam, sed hos Victorini revincit hy- o ia qui pes Cottias per se provinciam appellat. [10] Decima Emilia nam^peroitna^enS ”lter ^penninas Alpes et Padi fluenta versus Raven-liamm ΡΊ Certum tamen Liguriam ad partem Venecie Emi- lasse e ammiamqUe veteres hystoriographos Galliam Cisalpinam appel- cioè raccogliere^0'3 ^ ^ H8!!!*8.’ cosl chiamata dai legumi che si devono cogliere, quinta provincia è rW eJertl}isslma 179'· in essa vi sono Milano e Pavia..... La estende dalla Liguria a P\ CJn essa è la città di Tortona.....questa si nona provincia è detta Ai ^1° mar Tlrreno’ ed è ad occidente delle Gallie.....La Cozie γ; . APPennine; queste hanno origine dove terminano le Alpi un’unica provinciT°J* 0101 Che dlcono che le A1P‘ Cozie e le Alpi Appennine sono nisce le Alni fr»' 3 vengono confutati da Vittorino, che nella sua « Storia » defi-iniziando dalla LìÌtT Una. Provincia a parte180. La decima provincia è l’Emilia, che, corso del P0 ìsi ° m’pS>1 ge verso Ravenna passando tra le Alpi Appennine e il parte della Vene?"; i>r ■.•Cert0 tuttavia che i vecchi storici chiamavano la Liguria, Umilia e la Flaminia col nome di Gallia Cisalpina 182.....(G.G.) 179 Su questa etimologia, v. n. 175. Ai · r'0 Otorino non è altri che Aurelio Vittore. Per la sua affermazione sulle Λφΐ Cozie, v. n. 175. 181 Per questa descrizione delle province, v. n. 169. 182 Per questa notizia, v. n. 176. — 77 — ' Ligures Sono raccolte tutte le testimonianze riguardanti il popolo dei Liguri nell anti chità, indipendentemente dalle regioni geografiche da esso abitate. Nell epoca aI\^e riore alle guerre romano-liguri, Yethnos ligure sembra essere stato diffuso nella Ga la meridionale, nella penisola iberica, nell’Europa nord-occidentale e settentrionale, nel Lazio e nella Sicilia; persino nell’Asia Minore orientale e nel Caucaso si parla, impropriamente, di Liguri, spesso alternando tale termine a quello di Libi. Successivamente il territorio abitato da quella popolazione si restrinse all’angolo nord-occidentale del-1 Itaha, finché, con l’inizio dell’impero e fino a tutto il VII sec. d. C., col termine i iguri si intendono soltanto gli abitanti delle successive entità amministrative deno minate Liguria , la IX Regio augustea prima, e la provincia post-dioclezianea poi· ^ Forme attestate: Libies, Libiestini, Ugistini, Ligurae, Ligures, Ligustini, Ligyes, I&yr6S’_ tgyni’ Ll&ystini, Lybyes, Lybyeslini, Lygires, Lygurii, Λίβυες, Αιβυστψοί, Λιβυστϊνοι, Λιγούρες, Λιγούριοι, Λιγοϋροι, Λίγυες, Λίγυρες, f Λιγυρίσκοι, Λιγυστανοί, ι,-ισάνοι, Λιγυσ-ιοι, agg.: Ligur, Ligurietis, Ligurinus, Ligus, Liguscus, Ligusticus, Λιβυστικός, Λφυστϊνος, Aivuc. Aivwmic, Λιγυστικός, Αιγυατίς. 182. Hesiod. fr. 55 Rzach = Strabo VII 3, 7: Αιθίοπας τε Λίγυς τε ίδέ Σκύθας ίππημολγούς. Gli Etiopi, ι Liguri e gli Sciti allevatori di cavalli K (E.S.) mivn, .^pCvTAEUS fr- 53 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Έλί-ισυκοι έθνος Λιγύων. Έκαταΐος Εύρώπη. Elisichi, popolo dei Liguri. Ecateo nell’« Europa »2. (G.G.) ,.n y//ECA i aEus fr. 57 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Móvoi- - ς· Μονοικος· πόλις Λιγυστική. Έκαταΐος Εύρώπη. lonacO’ citta lIgure Ecateo nell’« Europa »3. (G.G.) 185‘ AESfr‘ 19,9 Nauck2= Strabo IV 1, 7: Ηξεις δε Λιγύων εις άτάρβητον στρατόν ενθ ου μάχης, σάφ’ οΐδα, καί θοϋρός περ ών μεμψη· πέπρωται γάρ σε καί βέλη λιπεΐν ενταυθ * ελεσθαι δ’ ουτιν’ έκ γαίας λίθον ^ έξεις, επεί πας χώρός έστι μαλθακός. Ιδών δ’ άμηχανοΰντά σ’ ό Ζεύς οικτίρει, ν^φελην δ’ ύποσ^ών νιφάδι γογγύλων πετρών υποσκιον θήσει χθόν’, οις έπειτα σύ βαλών διώσεις ραδίως Λίγυν στρατόν. con U Ή VerS0 di Esiodo (fr· 55 Rzach = fr. 150 Merkelbach-West) si legge anche Sa ri Val'!a.nte Λί^ al P°st0 di Λίνυς, nel P. Oxy. 1358, fr. 2 col. I, Grenfell-Hunt, ί!? (testo accettato nell’edizione di Merkelbach-West). Questa testimonianza J\W° fa ritenere che il verso di Esiodo non si riferisca tanto ai Liguri quanto a Libie, come del resto era già stato supposto da alcuni. Tuttavia ,1 verso e stato u qui perché nelle edizioni seguite dei frammenti di Esiodo e dell opera di otrabone (da cui esso è citato) la forma accolta è Λίγυς. Per .1 passo di Strabone da U1 e stato tratto questo verso, cfr. n. 210. 2 II frammento di Ecateo è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 153 Lentz. » 3 II frammento di Ecateo è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 151 Lentz. Per gli abitanti di Monaco cfr. n. 1568. — 81 — 7 Giungerai poi dal popolo intrepido dei Liguri, dove tu non ti lamenterai della battaglia — lo so bene — pur essendo forte; poiché è destino che a te qui manchino anche i dardi: e non potrai prendere nessuna pietra dal suolo, poiché tutto il terreno è acquitrinoso. Ma Zeus, vedendoti senza mezzi, avrà pietà di te e formando una nube con una grandine di pietre arrotondate renderà scura la terra; con queste, poi, gettandole, respingerai facilmente il popolo dei Liguri4. (E.S.) 186. Herod. V 9, 2; Κατήκειν δέ τούτων τούς ούρους άγχοΰ Ενετών τών έν τώ Άδρίτ). [3] Είναι δέ Μήδων σφέας άποίκους λέγουσι* δκως δέ οΰτοι Μήδων άποικοι γε γόνασι, έγώ μέν ούκ έ'χω έπιφρασασ&αι, γενοιτο δ’ αν παν έν τώ μακρώ χρόνω. Σιγύννας δ’ ών καλέουσι Λιγυος οι άνω υπέρ Μασσαλίης οΐκέοντες τούς καπήλους, Κύπριοι δέ τα δορατα. Le frontiere di questi (Siginni) si estendono fino ai Veneti dell Adriatico. Essi però affermano di essere coloni dei Medi5; come possano esserlo non sono in già ο i dirlo, ma in un così grande lasso di tempo potrebbe essere accaduto di tutto, n e et ι i Liguri che abitano a nord di Marsiglia chiamano sigynnai i mercanti, mentre ι priori chiamano con quel nome le lance. (G.G.) 187. Herod. VII 72, 1; Παφλαγόνες δέ έστρατεύοντο επι μεν τήσι κε^ φα/ή σι κρανεα πεπλεγμένα εχοντες, άσπίδας δέ σμικρας αιχμας τε^ ου μεγαλας, προς δέ ακόντια καί έγχειρίδια, περί δέ τούς ποδας π&διλα επι χωρία ες μεσην κνήμην άνατείνοντα. Λίγυες δέ καί Ματιηνοι και Μαρίαν δυνοι τε και Συριοι τήν αύτήν εχοντες Παφλαγόσι έστρατεύοντο .··· · [2] .... . ήρχε, Μαριανδυνών δέ καί Λιγύων καί Συρίων Γωβρυης Δαρειου τε καί Άρτυστώνης. I Paflagoni combattevano tenendo sul capo elmi di cuoio intrecciato, avendo piccoli scudi ed aste non grandi, e inoltre giavellotti e daghe; ai piedi portavano calzari de luogo, che arrivavano a mezza gamba. I Liguri, i Matieni, i Mariandini e 1 Siri combattevano con lo stesso equipaggiamento dei Paflagoni..... comandava ι Marian- m, ι ìguri e i Siri Gobria, figlio di Dario e di Artistone. (G.G.) occasioneUlrfi-10ttaudÌ EracJe contro i Liguri e sull’aiuto a lui fornito da Zeus in tale telH X nn· 59; lh’ 93; 209; 240; 289; 295; 476. I nomi del due fia- (n 59)' lSSTTi,·1 ĻUrÌ Sono Ialeb'one e Dercino nello Pseudo-Apollodoro comoaiono^nl/ ,‘°ne negli Scoli a Dionig‘ il Periegeta (n. 476). I loro nomi un preciso riferii 1n0n riP°rtati in questa raccolta, o perché e assente logici di questa -ieun’ 0 Perché gli autori stessi esulano dai limiti cron Tzetz ad LvcLZ Aìa: Sj tratta di PoMP· Mela 11 5, 78 (Alebione e Dercino), 'tZ-M9\C£iliad· 11 341 e Alebione); Eustat. citati anche da Dinnim A' ai- ^ gure)· Per 1 Primi tre versi di questo frammento, -·255· ρ“° J‘cui si rica”de q ‘ LiS”l ‘rbb"° a η0"> *■> Danubio, cevano parte ’dell’eserdtoPche°S^ Ll8’’ P°Polazione caucasica i cui contingenti fa-nianze su «lST^PaÌ G/eda nel 490 a. C. Altre testino- 245; 648; 650. orientale o del Caucaso sono ai nn. 202; 205, — 82 — , „ EROD· VII 165: Λεγεται δέ καί τάδε ύπό τών έν Σικελίη οίκημένων, ως ομως και μελλων άρχεσθαι ύπό Λακεδαιμονίων ό Γέλων έβοήθησε ιοισι λλησι, εί μη υπο Θήρωνος τοΰ Αίνησιδήμου Άκραγαντίνων μουναρχου εξελασθείς έξ 'Ιμέρης Τήριλλος ό Κρινίππου, τύραννος έών ’ISyT ^ £'a αυτον τον Χρόνον τούτον Φοινίκων καί Λιβύων καί κον ^ V X0C'^ καΐ ^λισύκων καί Σαρδόνιων καί Κυρνίο^ν τριή- δονίων ^έόν'”°ί Κβ XOtL' στΡατγ1Τ°ν αύτών Άμίλκαν τον ’Άννωνος, Καρχη- Raccontano invece ί ’ν ί ι ; ι v—» . degli Spartani Λ. e belone, pur rimanendo sotto il comando supremo Imera, scacciato^ t p0rtat0 a‘ut0 a* Greci, se Terillo figlio di Crinippo, tiranno di fatto venire n- ^ figlio di Enesidemo, signore di Agrigento, non avesse Sardi e Corsi 10pno ’n temPo trentamila Fenici, Libici, Iberi, Liguri, Elisichi, (G.G.) C°n 3 capo AmiIcare figlio di Annone, re (suSeta) di Cartagine7..... 189‘ S°PIJ· f£\541 Nauck2 = Dion. I 12, 2: α δ εξοπισθε χειρός εις τά δεξιά ίνωτρια τε πάσα καί Τυρσηνικός κολπος Λιγυστική τε γη σε δέξεται. la Lio-uria stann° dietro, dalla parte destra, tutta l’Enotria, il golfo Tirrenico e «una ti accoglieranno8. (A.A.) 19°‘ ^URIP· Troad. 433-439: .....Δεκα γάρ έκπλήσας ετη . τοΐσιν ένθάδ’, ΐξεται μόνος πάτραν (lacuna) ού δη στενόν δίαυλον ωκισται πέτρας δεινή Χάρυβδις, ώμοβρώς τ’ ορειβάτης Κυκλωψ, Λιγυστίς θ’ ή συών μορφώτρια Κίρκη, θαλάσσης θ’ άλμυράς ναυάγια, λωτοΰ τ’ έ'ρωτες, Ήλιου θ’ άγναί βόες..... solo 1D0P° 3Ver Passat° dieci anni, oltre quelli trascorsi qui, (Odisseo) raggiungerà rocc PaÌria (lacuna).....dove la terribile Cariddi abita lo stretto passaggio nella a’ e. crudele montano Ciclope, e la ligure Circe9 che trasforma gli uomini in di fÌ'6 * naufra§i nel salato mare, e il desiderio ardente del loto, e le sacre giovenche 7 Al tempo della battaglia di Imera (480 a. C.) mercenari liguri ed elisichi favano parte dell’esercito cartaginese. , 8 Demetra spiega a Trittolemo in quali terre dovrà recarsi a spargere i semi che ella gli ha dato. ^ Si intendono i Liguri come abitanti la costa tirrenica fino al Lazio, perciò <“!rce è detta ligure. Cfr. lo scolio corrispondente al n. 1121. 10 Parole di Cassandra. — 83 — 191. Thucyd. VI 2, 2: Σικανοί δέ μετ’ αύτούς πρώτοι φαίνονται ενοι-κισάμενοι, ώς μέν αύτοί φασι, καί πρότεροι διά τό αυτοχθονες είναι, ως δέ ή αλήθεια εύρίσκεται, ’Ίβηρες οντες καί άπο τοΰ Σικανοΰ ποταμοΰ τοΰ έν Ίβηρία ύπό Λιγύων άναστάντες. Dopo di essi (i Ciclopi ed i Lestrigoni) sembra che (in Sicilia) si siano stanziati per primi i Sicani; secondo quanto dicono loro stessi, che si considerano autoctoni, sarebbero addirittura precedenti; in verità tuttavia essi erano Iberi scacciati a urne Sicano in Iberia ad opera dei Liguri11. (G.G.) 192. Plat. Phaedr. 237 a: "Αγετε δή, ώ Μοΰσαι, είτε δι’ ωδής είδος λίγειαι, είτε διά γένος μουσικόν το Λιγύων ταύτην έ'σχετ’ επωνυμίαν, « ;υμ μοι λάβεσθε » τοΰ μύθου, δν με αναγκάζει ό βέλτιστος ουτοσι λεγ-ΐν Orsù, ο Muse, sia che siate dette dalla voce acuta (ligeiai) per il tono del canto, sia che abbiate questo nome dalla stirpe musicale dei Liguri12, date inizio con me discorso, che questo ottimo (Fedro) mi costringe a tenere. . ... (G.G.) 193. Schol. ad Plat. Phaedr. 237 a: Έθνος τι ήπειρωτικον τών εσπεριών ούτω μουσικώτατον το Λιγύων ειναί φασιν, ώς καί μν)δ’ εν τοϊς πολεμοις πανστρατιά μαχεσθαι, άλλά το μέν τι τοΰ στρατεύματος πολ-μουντος άγωνίζεσθαι, το δέ αδειν. Dicono che i Liguri, un popolo continentale dell’Occidente, siano così amanti del musica, che neppure in guerra combattono con tutto l’esercito, ma 1° con una parte di questo, mentre l’altra canta 13. (G.G.) 194. Phxlist. fr. 46 Jacoby = Dion. I 22, 4: 'Ως δέ Φίλιστος ό Συ- ραΓ'0"σί'0ς /.Ρον°ζ μέν τής διαβάσεως ήν έτος όγδοηκοστον ^προ ™υ,ΤΡ““οΰ πολέμ°υ, έθνος δέ τό διακομισθέν έξ Ιταλίας οΰτε Αύσόνων ουτ Ελύμων άλλά Λιγύων, άγοντος αύτούς Σικελοΰ. Τοϋτον δ’ είναι φησιν υιον Ιταλοΰ, και τούς άνθρώπους έπί τούτου δυναστεύοντος ονο μασθηναι Σικελούς· έξαναστήναι δ’ έκ τής έαυτών τούς Λίγυας ύπό τε ϋμβρικων και Πελασγών. della mier^nTe Filist° di Siracusa, la data del passaggio fu l’ottantesimo anno Prima roia e il popolo che giunse dall’Italia non fu né quello degli Au- Are ,e.,imoÌS“e £&?£* P" Cicno, trasformato°alla^sua mnrf ™usic.a*e ^Γ· n· 193) a causa del loro mitico re L’invocazione alle Muse è pronunzia d?SocmeAPOll° (S“ GCn°’ V' Sui Liguri come stirpe musicale v. n. 192 soni né quello degli Elimi. ma quello dei Liguri, guidati da Siculo u. Narra poi che ques ι eia ig io di Italo e che gli abitanti del suo regno erano chiamati Siculi; scrive e 1 Llguri fur°no cacciati dalle loro terre da Umbri e Pelasgi >5. (A.A.) του ανω και κατω 195· Aristot. hist. anim. I 15 (493 b): Κοινόν δέ ευραι, εκατερωθεν οκτώ’ περί γάρ Λιγύων τών καλουμένων έπταπλεύρων ουδενος πω άξιοπίστου άκηκόαμεν. otto da ciascun 1^ Parte suPer'°re e quella inferiore (del tronco) vi sono le costole, chiamar; . j ί at0; *nfatt* non si è ancora sentita nessuna persona veritiera sui Liguri chiamati « dalle sette costole » i«. (G.G.) yινεΐ ~.'^Ι5Τ·°Ί'' ^le^eor· II 8 (368 b) : "Οταν μέν ούν ή πολύ το πνεϋμα, καί κ ω,σπεΡ *ν ° τρόμος, έπί πλάτος μέν γίνεται δ’ όλιγάκις νάκις τοπους, οιον ό σφυγμός, άνω καί κάτωθεν διό καί έλαττο-έπί nι0^ι0ν τον τροπον ού γάρ ράδιον ούτω πολλήν συνελθεΐν άρχήν αν γέν' ™^απλασία τής άπο τοΰ βάθους ή διάκρισις. "Οπου δ’ τοΐς λίκ^1 τ?Ι'0^το^ σεισμός, έπιπολάζει πλήθος λίθων, ώσπερ τών έν π_ v y? αναβραττομενων τούτον γάρ τον τρόπον γενομένου σεισμού, 7γρπ) Α1πυλ°ν ανετραπη καί το Φλεγραΐον καλούμενον πεδίον και τα περΐ ^ Λ^Υυστικήν χώραν. mito, in' dir 3η^° ^orza del vento è notevole, esso smuove la terra, come un tre-direzione νρ62*0^6 odzzontale; qualche volta invece, in certe località, ciò avviene in meno diffu ttlCa e dall alto e dal basso, come una pulsazione; la seconda maniera è fenomeno)^ ’·η°η ^ f^e che si raduni forza sufficiente (per provocare questo lunghezza 1UC *,n un numero di gran lunga maggiore di terremoti nel senso della Pietre coin 3 t°Ve caP*ta un tale tipo di terremoto, vengono alla superfìcie molte che scom f SC ero spinte in alto nei ventilabri: di questo tipo furono i terremoti (G.G ) ° Set° zona Sipilo 17, i cosiddetti Campi Flegrei e la regione ligure . Aristot. (pseudo), de mir. ause. 90-92 (837 b); v. n. 11. *· Scylax Cariand. (pseudo), periplus 3: Άπο δέ Ιβηρων έχονται Αιγυες καί !Ίβηρες μιγά§ες μέχρι ποταμοΰ 'Ροδανού. Παράπλους Λιγύων απο Εμπορίου μέχρι 'Ροδανού ποταμοΰ δύο ήμερών καί μιάς νυκτός. _ Su Siculo guida dei Liguri, e più in generale sui Liguri in Sicilia, cfr. 461; 656. Su Italo re dei Liguri, citato subito dopo, cfr. n. 557. 15 Su questo frammento v. anche n. 293. 16 Per la stessa notizia cfr. n. 508. 17 Fiume dell’Asia Minore occidentale. ... 18 Queste tre zone sono indicate come particolarmente soggette a fenomeni tellurici. Per un esempio di terremoto in Liguria cfr. n. 231. - 85 — [4] Άπο 'Ροδανού ποταμοΰ έχονται Λίγυες μέχρι Άντίου. Εν ταυτη τη χώρα πόλις έστ'ιν Έλληνίς Μασσαλία καί λιμήν. ’Άποικοι αύται Μασσαλίας είσί <καί Ταυρόεις καί Όλβία>. Παράπλους δ’ έστι ταυτης απο 'Ροδανοΰ ποταμοΰ μέχρι Άντίου ημερών δ’ καί νυκτών τεσσάρων. Απο δέ 'Ηρακλείων στηλών μέχρι Άντίου ή χώρα πάσα αύτη εύλιμενος. [5] Απο δέ Άντίου Τυρρηνοί έθνος μέχρι 'Ρώμης πόλεως. Dopo gli Iberi, Liguri ed Iberi abitano mescolati assieme fino al fiume Rodano. La navigazione lungo il territorio dei Liguri da Ampurias fino al fiume Rodano dura due giorni ed una notte. Dopo il fiume Rodano abitano i Liguri fino ad^ Antion ^ . In questa regione vi è la città greca di Marsiglia col suo porto. Anche Tauroeis e Olbia ’ sono colonie di Marsiglia20. La navigazione lungo questo territorio dal fiume Rodano fino ad ’Antion ’ dura quattro giorni e quattro notti. Dalle Colonne di ^ r cole fino ad Antion ’ tutta la regione è dotata di buoni porti. Dopo Antion a ita la gente dei Tirreni fino alla città di Roma. (G.G.) 199. Theopomp. fr. 203 a Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Ίψίκουροι: ’ΙψίκουροΓ έθνος Λιγυστικόν. Θεόπομπος μγ· « Ψ ένέμοντο προτερον Ιψίκουροι καί Άρβαξαvoi καί Εΰβιοι, Λίγυες τό γένος ». Ipsicuri. popolo ligure. Teopompo nel quarantatreesimo (libro): « (la costa) che dap prima abitavano Ipsicuri, Arbassani ed Eubii, di stirpe ligure»21. (G.G.) 200. Theopomp. fr. 203 b Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. , Ρβαζανοι. Αρβαξανοι- έθνος Λιγυστικόν. <Θεόπομπος>' παρεπλεον δε την χωράν ς>;ν μεν πρωτην έρημον ήν ένέμοντο <πρότερον> Ίψικο<υ>ροι και Λρβαξανοί ». r tttt, P.0f>0l° ligure· Teopompo (ha scritto): « navigavano lungo la costa un aria, c e dapprima abitavano gli Ipsicuri e gli Arbassani»22. (G.G.) miglia) forse^An^n^i ® Antibes, forse è un errore per ’Albion ’ (= Venti-Anzio nel Lazio mura’ molto Più a est· per alcuni si tratta addirittura di dei Liguri del genere di ππρΠ 6 •C<~pn*e ,v· n- 15. Per una localizzazione occidentale 6 genere d. quella indicata in questo passo v. n. 191. forse trattarsi dt Liguri Εί?·1011' dalla localizzazi°ne quanto mai incerta; potrebbe tentrionali dell’Europa (v n ‘ìsn? remoti neHe regioni nord-occidentali o set- sempre da Teopompo attrave^n ( 3v , testimonianza sugli Ipsicuri, proveniente sugli Eubii cfr n 647 Γη fSn°’ 6 ì1 n' 200 SArbassani cfr. nn. 200; 647; riportato anche in Herodian Techn^T f quest0 frammento di Teopompo e „ 22 Sugli Arbassani v. n. 199 Lo 7 Herodian. Techn. I, pp. 179-iso T frammento di Teopompo è riportato in del passo, e con l’aggiunta alla fine delle Zi ri"te?razi°ne <Θεόπομπος> a metà parole: (Θεόπομπος τεσσαρακοστό τριτω. 201. ^ Timaeus fr. 7 Jacoby = P0L. XII 28 a, 3:.....αύτός γοΰν τη- λι,καυ ι /)v^ υπομεμενηκε δαπανην καί κακοπάθειαν τοΰ συναγαγεΐν τά παρά ^υρι,ων υπομνήματα και πολυπραγμόνησαν τά Λιγύων έθη καί Κελτών, αμα ε -ου.οις Ιβηρων, ώστε μηδ’ αν αύτός έλπίσαι μήτ’ αν έτέροις εξηγούμενος πιστευθήναι περί τούτων. ;;„^glldUnqUe a^rontato ta'e sPesa e tanta fatica nel raccogliere i libri dei Tirii e „ur„l .'eS *®are 1 costumi dei Liguri e dei Celti, nonché degli Iberi, quanta né egli o uto supporre, né altri gli avrebbero creduto, se l’avesse narrato23. (L.S.A.) 202. Lycophr. Alexandra 1312: 1312 "Ος εις Κύταιαν τήν Λιβυστίνην μολών..... Egli (Giasone) giunse alla libica (ligure) ’Kytaia’24.....(G.G.) 203. Lycophr. Alexandra 1351-1361: 1351 Αΰθις δε κιρκοι, Τμώλον έκλελοιπότες Κιμψον τε καί χρυσεργά Πακτωλοΰ ποτά καί ναμα λίμνης, ένθα Τυφώνος δάμαρ κ*.υθμώνος αινόλεκτρον ένδαύει μυχόν, 1355 Αγυλλαν Αύσονΐτιν είσεκώμασαν, δεινήν Λιγυστίνοισι τοϊς τ’ άφ’ αΐματος ρίζαν γιγάντων Σι,θόνων κεκτημένοις λόγχης εν υσμινησι μίξαντες πάλην. ^'■σαν κα!ι δορίκτητον χθόνα 1360 πασαν κατειργάσαντο τήν 'Όμβρων πέλας και Σαλπιων βεβώσαν οχθηρών πάγων. p'nI0V0Ì fa^on‘ (ί Tirreni)2-1, allontanatisi da Tmolo, da Cimpso, dalla corrente del rinnoi ΐι ,1. °r0’ ^a^c acclue della palude in cui la sposa di Tifone (Echidna) i:.\ 26 nC· ln e lce recesso dell’antro, irruppero in ’Agylla’, città dell’Ausonia (Ita-, e intrapresero una terribile battaglia per la conquista di una lancia coi Liguri rii ìu rtt:? ^ nota Polemica polibiana nei confronti di Timeo: lo storico egalopoli insiste sulla necessità di una documentazione diretta piuttosto che sa a su ricerche a tavolino. Cfr. anche n. 223. Lo Jacoby non accetta la lezione υρνιων proposta dal Buttner-Wobst per Τυριών. Non è probabile che i Corsi avessero già una tradizione storica scritta. (ìis M ?P'so<^lo della spedizione degli Argonauti. ’ Kytaia ’, su cui cfr. nn. 205; 64o, e città della Colchide, detta libica, cioè ligure, per la ragione indicata al n. 187. . 25 E’ indicata in forma mitologica la conquista della regione toscana da parte dei Tirreni provenienti dalla Lidia, cui appartengono le località citate immediatamente dopo, fino ad ’ Agylla ’ esclusa. Cfr. anche n. 206. 26 Si tratta della città conosciuta successivamente con i nomi di ’ Pyrgi ’ e ' Caere odierna Cerveteri. e con coloro (i Pelasgi) che traggono origine dal sangue dei Giganti (Traci) Sitoni. Presero poi Pisa27 e conquistarono con la forza tutta la terra vicino agli Umbri, che si estendeva fino alle montuose vette dei ’Salpioi’28. (G.G.) 204. Schol. vetera ad Lycophr. Alexandram 648: «τούς δ’ άμφι Συρτιν»* ..... Γράφεται δέ καί Λιγυστικάς πλάκας· οίκοΰσι δε οι Λιγυστϊνοι μετά Τυρσηνών..... « quelli intorno alla Sirte »: .....Si scrive anche « pianure liguri »; i Liguri abitano oltre i Tirreni29.....(G.G.) 205. Schol. vetera ad Lycophr. Alexandram 1312: « ος εις Κύταιαν »' Κυ-ταια πόλις Κολχίδος· οί δέ Κόλχοι έ’θ-νος πλησίον Λιγυστινων. «egli a ’ Kytaia ’ »: 'Kytaia', città della Colchide; i Colchi sono un popolo vicino ai Liguri30. (G.G.) 206. Schol. vetera ad Lycophr. Alexandram 1356: « δεινήν Λιγυστίνοισι »■ δεινήν πάλην του δόρατος τοϊς Λιγυστίνοις καί τοϊς άφ’ αίματος τών Θρακών Γιγάντων τήν ρίζαν έχουσιν, έν τη μάχη μίξαντες. 'Άλλως. Ή δεινήν ρίζαν Γιγάντων, ή δεινήν λόγχη πάλην, ο και βελτιον..... 1 figuri»: la terribile lotta intorno alla lancia con i Liguri e con coloro nella Iona trag8°n° °rigine dal san^e dei Giganti Traci (Sitoni), mischiandosi con laDii:rmT" <^)ppure terribile stirpe dei Giganti, oppure la terribile lotta con la lancia, che è anche meglio3!.....(G.G.) 207. Apollon. Rhod. argonaut. IV 552-555: 552 Αλλά^θεαί, πώς τήσδε παρέξ άλός άμφί τε γαϊαν υσονιην νήσους τε Λιγυστίδας, αΐ καλέονται ccc τοιΧ* =·?) Αργωης περιώσια σήματα νηός 555 νημερτες πεφαται; 27 por 340; 351; 432, contrariamente^5ind‘cala come territorio ligure, come ai nn. 337; » Si p„bSSe“*rTlpf““ “ ddlf *”di2i0”' n- ^ 0 '' L,coirone cc tuttavia un chiaro riferimento alla Libia; cfr. anche taia ». Per i Liguri orientali v Π* s* ^'ce direttamente « ligure ’ Ky- ” P" «“ «ari nello Zo *. Ma, o dee (Muse), come vengono cantate fedelmente le grandissime insegne della na\e rgo, o tre questo mare, presso la terra ausonia (Italia) e le isole Liguri, che sono chiamate Stecadi? (G.G.) 208. Schei, vetera ad Apolloa. Rhod. argonaut. IV 552-556:.....[b] «νήσους τ~ Λιγυστιδας ))· περί τήν Ιταλίαν είσί τρεις Λιγυστιάδες καλούμενοι, ιοτι οιχοΰνται υπο τών Λιγύων Στοιχάδες δέ διά τό στοίχω τε- abitate ^ ÌepS0^e. Liguri »: presso l’Italia vi sono tre isole dette Liguri, poiché sono in fila (GGl)bUn> 'sono dette) anche Stecadi (’Stoichades’) per la loro disposizione / CS ’ Aiatum vetera 69: 'Άλλοι δέ φασιν αύτόν είναι τον 'Ηρα-τοις ιγυσι πολεμοΰντα. Έπιλιπόντων δέ αύτώ τών τοξευμάτων, Υ υ π_σοντα, λίθους βαλλειν, οΰς αύτω Ζεύς ύσεν εύξαμένω. dardi, cadde ^ .que^° era Eracle che combatteva contro i Liguri. Mancandogli i (E.S.) 11 δ1ηοα™° e lanciò le pietre che gli mandò, mentre pregava, Zeus32. τότε ^ATOS™· &· I B 4 Berger = Strabo VII 3, 7 : "Οτι γάρ οί ’p °υτους ππημολγους έκάλουν, καί 'Ησίοδος μάρτυς έν τοις ύπ’ ν-τοσ&ενους παρατεθεΐσιν επεσιν Αιθίοπας τε Λίγυς τε ίδέ Σκύθας ίππημολγούς. (Sciti) ζΛή*0^°7 ^ ■tfS1timone fatt0 che 1 popoli di quel tempo chiamavano questi i I ionri ' levatorl di cavalli), nelle parole citate da Eratostene: « Gli Etiopi, 8Un e §!> Sciti ippemolgoi »33. (E.S.) Eratosth. fr. In B 97 Berger = StrAbo II 1, 40:.....είτ’ ε*τι εται τα λεχθέντα ύπό τοΰ Έρατοσθένους περί τών μετά τον Πόντον τόπων, ότι φησί τρεις άκρας από τών άρκτων καθήκειν. Μίαν μέν, έφ’ Ή ^Πελοπόννησός, δευτέραν δέ τήν Ίταλικήν, τρίτην δέ τήν Λιγυστικήν, υ9 ών κολπους άπολαμβάνεσθαι τόν τε Άδριατικόν καί τον Τυρρηνικόν. • ■ · ·. poi viene esposto (nel secondo libro di Ipparco) quanto ha affermato Eratostene intorno ai paesi dopo il Mar Nero, che cioè vi sono tre promontori che scendono 32 Su questa leggenda v. n. 185. 33 Per il solo verso di Esiodo, v. n. 182. - 89 — dal nord: il primo, quello in cui vi è il Peloponneso, il secondo, quello italiano, il terzo, quello ligure; (dice anche) che da questi promontori sono racchiusi i golfi Adriatico e Tirreno34. (E.S.) 212. Fab. Pict. fr. 24 Peter2 = Plin. n. h. X 24, 71: Tradit et Fabius Pictor in annalibus suis, cum obsideretur praesidium Romanum a Ligustinis, hirundinem a pullis ad se adlatam, ut lino ad pedem eius adligato nodis significaret, quoto die adveniente auxilio eruptio fieri deberet. Anche Fabio Pittore riferisce nei suoi « Annali » che, quando una guarnigione romana venne assediata dai Liguri, una rondine gli fu portata direttamente dal nido per indicare, con il numero dei nodi fatti in un filo di lino legato alla sua zampetta, fra quanti giorni, per 1 arrivo dei soccorsi, si sarebbe dovuta fare una sortita35. (R.P·) 213. Cincius Alim. fr. 7 Peter2 = Liv. XXI 38, 3: L. Cincius Alimen-tus, qui captum se ab Hannibale scribit, maxime auctor moveret, nisi confunderet numerum Gallis Liguribusque additis: [4] cum his octoginta milia peditum, decem equitum adducta (in Italia magis adfluxisse veri simile est, et ita quidam auctores sunt); ex ipso autem audisse Hannibale, postquam Rhodanum transierit, triginta sex milia hominum ingen-temque numerum equorum et aliorum iumentorum amisisse. L. Cincio Alimento, che scrive di essere stato catturato da Annibaie36, sarebbe 1 autore più attendibile, se non alterasse il conto con l’aggiunta dei Galli e dei Liguri: contando anche questi, furono condotti (da Annibaie) ottantamila fanti e diecimila cavalieri; - ma e pm probabile che queste forze si siano aggiunte in Italia, come confermano r-hp11^ aut°n' (^incio Alimento) afferma anche di aver udito da Annibaie stesso mimerrwi· & traversata del Rodano aveva perduto trentaseimila uomini e un gran numero d, cavalli e di altri animali da soma (L.S.A.) 214 Cato fr 31* Peter2 = Serv. ad Aen. XI 715: Cato originum, cum fPMt··0™ jS oqueretur: Sed ipsi unde oriundi sunt, exacta memoria, inli-mendacesque sunt et vera minus meminere. di dovevano'orilinTr·*’ Parlando dei Liguri: «Ma anche loro hanno perso il «c°rd° ________’’ sono inoranti e bugiardi37 e non ricordano la verità ». (E.S.) 34 j^ippA secondo unPakroHpasso3i2Sr^nS'T7^1U?.a evidente confusione con l’Iberia; infatti, penisole deU’Iberia dell’Italia P a nr- Eratostene prendeva in considerazione le tre dei Liguri, v. n. 191. Grecia. Per una localizzazione così occidentale riferibile al 233 a. C Lo smesso"™ 'n<3uadrabile in una precisa cronologia: forse è Pittore. ' tesso passo e riportato come fr. 20 Jacoby, sempre di Fabio Cincio Alimento° 218 3' C' L° stesso Passo è riportato dallo Jacoby come fr.5 di 37 Sulla falsità dei Lieuri rfr u 8Wi, cfr. anche nn. 215; 251; 265; 535; 562; 564; 565. — 90 — 215. Cato fr. 32 Peter2 — Serv. ad Aen. XI 700: Ligures autem omnes fallaces sunt, sicut ait Cato in secundo originum libro. Liguri sono falsi38, come dice Catone nel secondo libro delle « Origini ». (E.S.) 216. Cato fr. 40 Peter2 = Plin. ». h. III 17, 124: v. n. 456. 217. Scymn. (pseudo), orbis descrip. 201-202: v. n. 15. πολλούΓ^ν Λ7’ 4: ,Δΐ° κα'1 ζεν°λογήσαντες έκ τής άντιπέρας χώρας άπαντα^ zìe ^ Κελτούς> ’έτι πλείους τούτων ’Ίβηρας, Σικελίαν άπέστειλαν. Liguri e Celtf^0 arruo^ato.sanche mercenari stranieri dalla costa opposta, sia molti cilia39. (L.S A )Sla ancor P*'"1 numerosi Iberi, (i Cartaginesi) li inviarono tutti in Si- J-έν’Ίβ ^ ^ κοα τ°τε συνεβη γενέσθ-αι περί αυτούς· ήσαν γάρ μιξέλλ^^' ^ ^ ^ελτοί, τινες δέ Λιγυστΐνοι καί Βαλιαρεΐς, ούκ ολίγοι ·? r‘J^! Cov 01 πλειους αύτόαολοι καί δούλοι- τό δέ αένιστον μέρος αύτών ήν^Λίβ ^ π^εΐους “ύτόμολοι καί δούλοι- τό δέ μέγιστον μέρος C infatti eranc^Ib^6 q,Ue.st' avvenimenti si verificassero anche allora fra di essi: parte non pochi era ^ ^ alcuni P°i erano Liguri o provenivano dalle Baleari, e Ma il ma^ri!?migred: la ma8§ior parte di questi ultimi erano disertori e servi, contingente era costituito da Libici « (L.S.A.) Μασσαλί*" ^ ^ ^ Άπεννΐνον άπο μέν τής άρχής τής ύπερ καί ' l7'V κα\τ^ π?ός τάς Άλπεις συμπτώσεως Λιγυστΐνοι κατοικοΰσιν, >π< _^V το Τυρρηνικόν πέλαγος αύτοΰ πλευράν κεκλιμένην καί την ~ ^ π" ινρ [2] παρά θάλατταν μέν μέχρι πόλεως Πίσης, ή πρώτη κεϊται υρρηνιας ως πρός τάς δυσμάς, κατά δέ τήν μεσόγαιον έ'ως της Αρ-Ρητινων χώρας. Aln^60'1*110 ^ SU0 Principio sopra Marsiglia e cioè dalla sua congiunzione con le 1 > e abitato dai Liguri, sia nel versante che si rivolge verso il mare Tirreno * falsità dei Liguri, v. n. 214. , . Nel 263 a. C. Dopo l’accordo fra i Romani e Ierone di Siracusa, i Cartaginesi ecidono di aumentare le loro forze in Sicilia per sostenere il prevedibile attacco romano. Cfr. anche n. 260. ,0 Dopo la conclusione della prima guerra punica (241 a. C.), i Cartaginesi dovettero affrontare la difficile situazione creata dalla rivolta delle loro truppe mercenarie, causata soprattutto dal differito pagamento del soldo arretrato. Cfr. anche n. 262. 41 Sul punto di congiunzione tra Appennini e Alpi v. n. 924. — 91 — L sia in quello verso la pianura: lungo il mare fino alla città di Pisa, che: è la prima città della Tirrenia verso occidente, nell’interno invece verso la regione 1 rezzo . (L.S.A.) 221. Pol. Ili 33, 16:.....πεζούς δέ Λιβύων μυρίους χιλίους οκτακο-σίους πεντήκοντα, Λιγυστίνους τριακοσίους, Βαλιαρεΐς πεντακοσιους, ελ_ φαντας είκοσι καί ενα. .....undicimila ottocento cinquanta fanti Libici, trecento Liguri, cinquecento Ba learici e ventuno elefanti43. (L.S.A.) 222. Pol. XI 19, 4: Είχε γάρ Λίβυας, ’Ίβηρας, Λιγυστίνους, Κελτούς, Φοίνικας, Ιταλούς, "Ελληνας, οϊς ού νόμος, ούκ έ'9-ος, ου λογος, ουχ ετ-ρο.» ούδέν ήν κοινόν έκ φύσεως πρός άλλήλους. Egli (Annibaie) infatti aveva con sé Libici, Iberi, Liguri, Celti, Fenici, Italici^^Gr ^^, i quali per natura non avevano in comune né leggi, né costumi, né lingua, ne a cu tra cosa44. (L.S.A.) 223. Pol. XII 28 a, 4: Ήδέως δέ τις άν εροιτο τον συγγραφέα πότερον υπολαμβάνει μείζονος δεΐσ&αι δαπάνης καί κακοπα&είας τό καθήμενον εν αστει συνάγειν υπομνήματα καί πολυπραγμονεϊν τά Λιγυων έθη και^ -τών ή το πειραθηναι τών πλείστων έθνών καί τόπων αυτοπτην γ^νζα α Si desidererebbe proprio chiedere al nostro storico45 se egli intenda che costi p spesa e fatica soggiornare in città per raccogliere libri e documentarsi sui costumi iguri e dei Celti, oppure cercare di fare esperienza diretta di tali popoli e luoghi. (L.S.A.) 224. Pol. XV lls 1: 0δτοι δ, νσαν Λιγυστϊνοΐ5 Κελτοί, Βαλιαρεΐς, Μαυρούσιοι. Questi erano Liguri, Celti, Balearici, Mauritani46. (L.S.A.) non risulti622^· era C^tta ftrusca: che i Liguri si siano mai estesi fino a quelle zone, non risulta chiaramente da altre fonti. per l’ilmfnÌrern0^fra U -21? e 11 218 a· C· Annibaie sta preparando le truppe scTate Π esidtr!Pf Τ"6 Itahana: le forze ^ui ricordate fanno parte di quelle la-n. 300 Pagna’ S0tt0 ìl comando di suo fratello Asdrubale. Cfr. anche nel suo ttótÌ uòminf'di oÌigÌ co.ftiveSf0 ^ * 160616 46 Annn ^er P°iemica di Polibio nei suoi confronti, v. n. 201. si preparava ad affrontare mercenari militanti nell’esercito di Annibaie, che in questa occasione cfr nn 320496 SuUe tmppe SchÌefate da — 92 — 225. Pol. XXIX 145 4: δυνάμει τής πάρμης καί τών Λιγυστικών θυρεών αντεΐχον έρρωμένως οί 'Ρωμαίοι. I Romani ^esistevano accanitamente con l’aiuto del loro piccolo scudo e degli scudi oblunghi dei Liguri « (L.S.A.) 226. Pol. XXXIII 8, 1: "Οτι κατά τον αύτόν καιρόν ήκον (πρεσβευταί) και παρα Ιασσαλιητών, [2] (οϊ) πάλαι μέν κακώς πάσχοντες ύπό τών J ιγυστινων,^τοτε δε συγκλειόμενοι τελέως, καί πρός τούτοις καί πολιορ--';°U^'VC0V πο^εων Αντιπόλεως καί Νικαίας, έξαπέστειλαν πρεσβευτάς ’'ς ?5! ω^ν τους τα τε γινόμενα διασαφήσοντας καί δεησομένους σφίσι π " β^' ' ^ ^'"V Χαΐ- παΡε^όντων εις τήν σύγκλητον, έδοξε τώ συνεδρίω "υτ<χζ πεμψαι τούς άμα μέν αύτόπτας έσομένους τών γινομένων, 1μα , πειΡ*σ°μένους λόγω διορθώσασ&αι τών βαρβάρων τήν άγνοιαν. ’ Γ^ν Μασσαλιητών διαπρεσβευσαμένων προς 'Ρωμαίους κακώς , ί γτW αυ^ους υπο τών Λιγυστίνων, παραχρήμα κατέστησαν Φλαμίνιον '__, Λαινατον καί Λεύκιον Πόπιον πρεσβευτάς. [2] Οί καί πλέοντες Ύίτναν^λΐ 1*σ™λ^ προσέσχον τής ’Οξυβίων χώρας κατά πόλιν Α’ι-V' < -^·ιΥυστ'ίνοι προακηκοότες δτι πάρεισιν έπιτάξοντες αύτοΐς >, /, Τ^°^Ι·ορκιαν, τούς μέν άλλους ετι κα&ορμιζομένους έπελθόντες , υ^σαν^τής αποβασεως, [4] τον δέ Φλαμίνιον καταλαβόντες άποβεβηκότα ', τα£= >απο^Γ1<ευας αποτεθειμένον, τάς μέν άρχάς έκέλευον αύτόν έκ τής X Ρ&ς απολυεσθ-αι, του δέ παρακούοντος ήρξαντο τά σκεύη διαρπαζειν. Cont temporn^0raneament^ §iunsero ambasciatori anche da parte dei Marsigliesi, i quali da Inoltr etan° yessati dai Liguri e in quel momento erano circondati completamente. sciato2' erano assediate anche le città di Antibes e di Nizza, mandarono amba- Rom n. a_ oma Per informare di quanto stava accadendo e per chiedere aiuto ai ani’ sser>do stati costoro ricevuti dal Senato, fu deciso di inviare legati, che veri-ssero personalmente i fatti e che, nello stesso tempo, cercassero, con la loro parola, correggere il cattivo comportamento dei barbari. Poiché dunque i Marsigliesi avevano an ato un ambasceria ai Romani, lamentando di essere vessati dai Liguri, subito i omani nominarono come delegati Flaminio, Popillio Lenate e Lucio Pupio48. Essi Nel 168 a. C. Si tratta di un frammento polibiano riguardante la guerra ntro Perseo di Macedonia: in tale occasione i Romani si servirono anche di ausi-lan. “guri, che combattevano con le loro armi tradizionali, tra cui lo scudo oblungo, anziché la rotonda parma. Sui diversi tipi di scudi usati dai Liguri, cfr. anche nn. 242. 279; 425. 48 Anno 154 a. C. Si tratta di Flaminio, di Marco (?) Popillio Lenate e ui Lucio Pupio, forse identificabile con l’edile plebeo del 185 a. C. Questi, assieme al console Quinto Opimio, furono i protagonisti della breve campagna condotta contro le tribù liguri degli Ossibi e dei Deciati, che Livio, al n. 428, chiama genericamente Ligures Transalpini. Su questa campagna cfr. nn. 227; 428; 767; 768. Più in generale sulle ostilità fra Marsiglia e i Liguri cfr. nn. 274; 275; 429; 434, 435, 436, — 93 — navigarono con i Marsigliesi e approdarono nella terra degli Ossibi presso la città di Ai-gitna Ma i Liguri, avendo già udito che giungevano i Romani a ordinare loro di togliere l’assedio, li assalirono mentre ancora approdavano e impedirono loro lo sbarco; mentre a Flaminio, avendolo sorpreso già sbarcato e con i bagagli già deposti sulla riva, intimarono dapprima di sgomberare la regione; poi, al suo rifiuto, cominciarono a depredare i bagagli. (L.S.A.) 227. Pol. XXXIII 10, 12: Ό Sè Κόιντος κύριος γενόμενος τούτων τών έ&νών παραυτίκα μέν τής χώρας δσην ένεδέχετο προσεθηκε τοϊς Μασσα-λιήταις, εις δέ το μέλλον δμηρα τούς Λιγυστίνους ήνάγκασε διδόναι κατά τινας τακτούς χρόνους τοϊς Μασσαλιήταις· [13] αυτός δε παροπλισας τους άντιταξαμένους καί (δι)ελών τήν δύναμιν έπί τάς πόλεις αυτού την παρα-χειμασίαν έποιήσατο. [14] Καί ταΰτα μέν όξεϊαν έ'λαβε και τ/jv αρχην καί τήν συντέλειαν. Quinto (Opimio) allora, impadronitosi di queste tribù, aggiunse subito al territorio dei Marsigliesi quanto di quella regione aveva conquistato, e costrinse i Liguri per ι futuro a consegnare ostaggi ai Marsigliesi per certi periodi stabiliti. Egli poi, disar mati i suoi avversari e diviso il suo esercito fra le varie città, stabilì colà il suo ac campamento invernale. Questa campagna si iniziò e si concluse in breve tempo . (L.S.A.) 228. Pol. XXXIV 10, 18 = Strabo IV 6, 12: Τέτταρας δ^ υπερβάσεις ονομάζει μονον, διά Λιγύων μέν τήν έγγιστα τω Τυρρηνικω π^-λαγ-ΐ, ειτα τήν διά Ταυρίνων, ήν Αννίβας διήλθεν, ειτα τήν διά Σαλασσών, τετάρτων δέ τήν διά 'Ραιτών, άπάσας κρημνώδεις. (Polibio) nomina solo quattro valichi: il primo, che è il più vicino al mare Tirreno, attraverso il paese dei Liguri; il secondo, che fu valicato da Annibaie, attraverso i aurini, ι terzo attraverso i Salassi e il quarto attraverso i Reti. Tutti sono lip1 1 e scoscesi so. (L.S.A.) 229. Pol. fr. inc; sed. 180 Buttner-Wobst : « μεγαλεϊον »· oi δε τώ Μά- ^ .. “ροσπολομοΰντες τών Λιγυστίνων πραξαι μέν όλ^οσ/ερές τι και με-γαλειον ουχ οΐοί τ’ ήσαν. ' grado di fare anafl! ^ c^e imbattevano contro Magone non erano in grado di fare qualche cosa di importante e di grandioso * (L.S.A.) Quinto Opimio era console nel 154. c c: 50 Dei popoli menzionati i ς.ι ■ qUeSta camPa8na v· n· 226' i Reti nel territorio corrisnnnHpnt eran° stanziati nella odierna Valle d’Aosta; Sui passi delle Alpi occidentali rf 3 6 Svizzera e Germania sud-occidentale, si c u . T. Clual1 «r. anche n. 558. Su Magone in Liguria v n 311 Mr*·-, ' personaggio. Il frammento è conservatr,’ ; c j tuttavia certo che si tratti dello stesso conservato in Suda, s. v. μεγαλεϊον, p. 342 Adler. — 94 — 230. Coelius Antip. fr. 17* Peter2 = Liv. XXI 46, 10: Servati consulis ecus oe ius ad servum natione Ligurem delegat; malim equidem de filio verum esse, quod et plures tradidere auctores et fama optinuit. stirpe liture52ΤΓ°* attr^u'sce l’on°re di aver salvato il console52 a uno schiavo di taglio aHM' °.Sare* ^ 'nc^ne a ritenere vera la versione che attribuisce il salva- ° , f 10’ ‘n ^anto è stata tramandata da più numerosi autori e se ne è conservata la fama. (L.S.A.) lud ^°ELIUS Antip. fr. 20* Peter2 = Cic. de div. I 35, 78: Magnum il-etiam quod addidit Coelius, eo tempore ipso, cum hoc calamitosum sulis1Um tantos terrae rnotus in Liguribus, Gallia compluribusque in-labes tf)ta^Ue Ìn ^ta^a factos esse, ut multa oppida conruerint, multis locis actae sint terraeque desederint fluminaque in contrarias partes fluxerint atque in amnes mare influxerit. E’ i stanza^ jltante anc^e quello che aggiunse Celio (Antipatro): proprio in quella circo-isole e n CUI aVV)en*va questa sfortunata battaglia, in Liguria, in Gallia, in parecchie in molti 1 ^ ^ta^a avvennero terremoti così violenti, che molte città crollarono, versn 1 U°° * avvennero frane, le terre sprofondarono, i fiumi rivolsero il loro corso 3 sorgente e il mare risalì le loro correnti53. (E.S.) Hipparch. fr. 32 Dicks = Strabo II 1, 40: v. n. 211. 233· Artemio. Ephes. fr. 3 Stiehle = Marcian. Heracl. Artemid. geograp . epit. fr. 1 Miiller = Steph. Byzant. ethnica s. v. Λίγυρες: » ε^ν°ζ προσεχές τοις Τυρρηνοΐς. Άρτεμίδωρος εν Επιτομή τών -κα απο Λιγύρου ποταμοΰ. j ^0Ρ°1° vicino ai Tirreni. Artemidoro nell’« Epitome » degli undici libri; (detti C0S1) dal fiume Ligure54. (G.G.) rU T52·81 tratta di Publio Cornelio Scipione, salvato a stento durante la battaglia Pnr v?0 (218 a- C·), in cui fu sconfitto da Annibaie. V. una diversa versione in 0L· λ 3, 2-6. 53 Prodigi avvenuti in occasione della battaglia del Trasimeno del 217 a. C. E questa l’unica testimonianza datata di un terremoto avvenuto in Liguria: regione che, altronde, gli antichi consideravano particolarmente sismica (v. n. 196). T 34 II frammento di Artemidoro è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 47 Lentz, senza l’accenno all’« Epitome » di Marciano, che è autore posteriore ad brodiano. Malgrado nella stessa edizione di Erodiano si accenni a I. p. 200 a un Λιγυρος ποταμος Ιβηριας, con riferimento a questo frammento, è probabile che il Ligure citato corrisponda, più che a un fiume spagnolo, al ’ Liger ’ (Loira) in Gallia. — 95 — 234. Artemid. Ephes. fr. 4 Stiehle = Marcian. Heracl. Artemid. geograph. epit. fr. 2 Miiller = Steph. Byzant. ethnica s. v. Δερτών: Δερτών, πόλις Λιγύρων. Άρτεμίδωρος έν Επιτομή τών Ζχ « την καλου-μένην Δερτώνα πόλιν ». Tortona, città dei Liguri. Artemidoro nell’« Epitome » degli undici libri: «La città chiamata Tortona»55. (G.G.) 235. Artemid. Ephes. fr. 40 Stiehle = Steph. Byzant. ethnica s. v. Γενόα: Γενόα, πόλις τών Λιγύρων Ιταλίας καλούμενη νυν (lacuna), ως Άρτεμίδωρος. Genova, città dei Liguri neiritalia, detta ora (lacuna)..... come afferma Artemidoro56. (G.G.) 236. Metrod. Sceps. fr. 8 Jacoby = Plin. n. h. Ili 16, 122: Pudet a Graecis Italiae rationem mutuari: Metrodorus tamen Scepsius dicit, quoniam circa fontem arbor multa sit picea, quales Gallice vocentur padi, hoc nomen accepisse, Ligurum quidem lingua amnem ipsum Bodincum vocari, quod significet fundo carentem. Cui argumento adest oppidum iuxta Industria vetusto nomine Bodincomagum, ubi praecipua altitudo incipit. Cè da vergognarsi a prendere dai Greci la ragione (dei nomi) d’Italia, nondimeno etro oro Scepsio afferma che, poiché intorno alla sorgente di questo fiume (Po) ci sono mo ti a eri che danno pece, che in lingua gallica si chiamano padi, il Po prese |Juest° noiTle> mentre nella lingua dei Liguri lo stesso fiume si chiama ’ Bodincus ’, che °rreT ,e care «senza fondo». Di questa ragione abbiamo una prova nella città • lstna , proprio vicina a dove incomincia la maggior profondità (del fiume), il antlC0 nome era ’ Bodincomagum ’ 5?. (R.P.) f; Valerius Antias fr. 26* Peter2 = Liv. XXVIII 46, 14: Eisdem Octovin Γ 0ncrar'ae Poenorum ad octoginta circa Sardiniam ab Cn. Hannibalem1 ^rounciae Praeerat, captae. Eas Coelius frumento misso ad “~;rc:rs Va,erius praeaam Liguri,mque __captivos Carthaginem portantis captas tradit. 55 In Herodian. Techn I t » r„( senza indicazione della fonte pl, 'i- ^.ent2.sono riportate solo le prime tre parole, « Il Meineke, nelSizione tÌTu·^· ** cfr' 1370‘ integrare la lacuna con <’Ιάνουα> La ft- tbntca di Stefano Bizantino, propone di I, Ρ- 301 Lentz, in cui è riportato il framm™^?3210?·6 FomPare in Herodian. Techn. » Su ’Bodincus’, denominazione i^digMa del Po^y311^! T ^ ^ " — 96 — orovì S-CSS1 »lorn* intorno alla Sardegna Cn. Ottavio, che aveva il comando di quella affermCla'hCattUr° unottantina di navi da carico dei Cartaginesi. Celio (Antipatro) (Anziat erano .car*c^e di frumento inviato ad Annibaie e di provviste; Valerio nipri τ ^ ln'ece dice che trasportavano a Cartagine la preda dell’Etruria e i prigio-L>gun e Montani ». (L.S.A.) 238- Posid. fr. 57 b Jacoby = Diod. IV 20, 1; v. n. 22. 239' PosID· fr· 58 b Jacoby = Diod. IV 20, 2-3: v. n. 22. ov » ^G'IDi ^r' ^ Jac°by = Strabo IV 1, 7: «"Ωσπερ ού κρεϊττον καί y^~aiV~ ° ^οσει,δωνιος (( είζ αύτούς τούς Λίγυας έμβαλεΐν τούς λίθους ιαχώσαι παντας ή τοσούτων δεόμενον ποιήσαι λίθων τον Ήρακλέα ». ^ Com stessi Liff6 .-n°n ^osse stato meglio » afferma Posidonio « scagliare le pietre sugli pietre » 59 U(£ 5 sePPelHrli tutti piuttosto che rappresentare Eracle bisognoso di tali /0· disci 60SC°^ai°^ .a questi (Traci) anche le tribù celtiche, fra cui sono i Boi, gli Scor-skni ’ 616 * > aur'sci- Alcuni chiamano gli Scordisci ’ Skordistai’; altri i Taurisci ’ Ligyri-Κυι e Tauristai’. (E.S.) Posid. fr. 118 Jacoby = Diod. V 39, 1:.....έπί τούς Λίγυας με- ■α^^μεθα. Ούτοι γάρ νέμονται μέν χώραν τραχεΐαν καί παντελώς λυπραν, το,-ς πονοις καί ταϊς κατά τήν λειτουργίαν συνεχέσι κακοπαθείαις επι- Nel 205 a. C., mentre i Romani, per impedire a Magone di uscire dalla sua »?SeT !n. Eiguria, inviavano ad Arezzo M. Valerio Levino con due legioni e a Rimini Livio Salinatore con le due legioni dell’Etruria (in quel tempo, infatti, non esisteva ancora la via lungo la riviera ligure). Proprio in quell’anno Gneo Ottavio fu pretore. Lo stesso testo è riportato anche in Coelius Antip. fr. 33* Peter2. 59 Questo passo segue immediatamente i versi del « Prometeo liberato » di Eschilo riportati al n. 185, in cui si ricorda l’aiuto portato da Zeus ad Eracle nella lotta sostenuta da questo contro i Liguri (v. nota allo stesso n. 185). 60 Potente tribù celtica, stanziata nella parte meridionale della bassa Pannonia, fra i fiumi Sava, Drava e Danubio. 61 La lezione è quasi certamente corrotta; l’emendamento più probabile è Τευρίσκους . Tuttavia il passo è stato riportato perché nel testo dello Jacoby si legge ΊΆιγυρίσκους. — 97 — » πονόν τινα βίον καί άτυχή ζώσι. [2] Καταδένδρου γάρ τής χώρας οΰσης, οί μέν αύτών ύλοτομουσι δι’ ολης τής ημέρας σιδηροφοροΰντες ενεργούς πελέκεις καί βαρείς, οί δέ τήν γήν εργαζόμενοι τό πλέον πέτρας λατομουσι διά τήν υπερβολήν τής τραχύτητος· ούδεμίαν γάρ βώλον τοϊς εργαλειοις άνασπώσιν άνευ λίθου. Καί τοιαύτην έ'χοντες έν τοϊς έ'ργοις κακοπαθειαν τή συνεχεία περιγίνονται τής φύσεως καί πολλά μοχθήσαντες ολίγους καρπούς καί μόγις λαμβάνουσι. Διά δέ τήν συνέχειαν τών γυμνάσιών και τό τής τροφής ελλιπές τοις σώμασιν ύπάρχουσιν ισχνοί καί εύτονοι. Προς δέ τήν κακοπάθειαν ταύτην συνεργούς εχουσι τάς γυναίκας ειθισμενας επ ΐσης τοϊς άνδράσιν έργάζεσθαι. [3] Κυνηγίας δέ ποιούνται συνεχείς, εν αΐς πολλά τών θηρίων χειρούμενοι τήν έκ τών καρπών σπάνιν διορθοϋνται. Διόπερ έμβιοϋντες δρεσι χιονοβολουμένοις καί τραχύτητας άπιστους ορει-βατεϊν είωθότες, εύτονοι καί μυώδεις γίνονται τοϊς σώμασιν. [4] Ενιοι δε δια την παρ’ αύτοΐς στενοκαρπίαν πίνουσι μέν ύδωρ, σαρκοφαγοΰσι δε τας τών ημέρων τε καί άγριων ζώων σάρκας καί τών άπο τής χωράς λάχανων εμπίμπλανται, τήν χώραν έ'χοντες άβατον τοϊς προσφιλεστατοις τών θεών Δημητρι καί Διονύσω. [5] Νυκτερεύουσι δ’ έπί τής χωράς σπα-νιως μεν εν τισιν εύτελέσιν έπαύλεσιν ή καλιαΐς, τά δέ πολλά έν ταϊς κοιλαις πετραις και τοϊς σπηλαίοις αύτοφυέσι καί δυναμένοις σκέπην ίκανην παρε-χεσθαι. [6] ΑκολουΘ-ως δέ τούτοις καί τάλλα ποιουσι, διαφυλάττοντες τον αρχαΐον και ακατασκευον βίον. Καθόλου δ’ έν τοϊς τόποις <τούτοις> αι μεν γυναίκες ανδρών, οι δ’ άνδρες θηρίων έ'χουσιν εύτονίαν καί άλκήν- πολλακις γοΰν ^φασιν εν ταϊς στρατείαις τον μέγιστον τών Γαλατών ύπό Λιγυος ισχνοί) παντελώς εκ προκλήσεως μονομαχήσαντα άνηρήσθαι. [7] 'Οπλισμόν δ έχουσιν οι Λιγυες έλαφρότερον τών 'Ρα>μαίων τή κατασκευή’ σκ=.παζς.ι ^γαρ αυτους παραμηκης θυρεός εις τον Γαλατικόν ρυθμόν δεδη-μιουργημενος και χιτών συνειλημμένος ζωστήρι, καί περιτίθενται θηρίων όορας και ξίφος σύμμετρον. Τινές δ’ αύτών διά τήν έπιμιξίαν τής 'Ρωμαίων πολιτείας μετεσχημάτισαν τόν όπλισμόν, έξομοιοΰντες έαυτούς τοϊς ηγουμενοις.^ [8] Θρασεϊς δ’ εΐσί καί γενναίοι ού μόνον εις πόλεμον, άλλά ' „ ΤαΛ£V πεΡιστάσεις τάς έχούσας δεινότητας. Έμπορευό- π ,ε°υ,q1, το ΣαΡδ™ον καί τό Λιβυκόν πέλαγος, έτοίμως έαυτούς εύτελεστέροις* και^τοΐς”άλλ σΓ“άφεσί γάΡ ΧΡώμενοι τών σχεδιών ασμένοις δπομένουσι Tàc ’ ^ χρησίμοΐς 1χιστ« κ^τεσκευ- καταπληκτικώς. " ' ^ ‘“V χει^ωνων φοβερωτάτας περιστάσεις .....passiamo a parlare dei Liguri Γο * c sterile e trascorrono un’esìsterr/ii fòt- S °Γ°ι * attl titano una terra sassosa e del tutto nute nel lavoro. E dal momento 5 le vessazioni soste- 1 intera giornata, abbattono gli alberi e coperÌa d’alberi, alcuni di costoro., per incarico di lavorare la terra, per la 1 * SCUfi af^Iate e pesanti, altri, avendo per 1 eccessiva disuguaglianza pietrosa del J, ^ ^anno aitro che estrarre pietre, del terreno; infatti con gli arnesi non sollevano lavori con L'"γ^οΓ00 c°nten6a almeno una pietra62. Ed essendo una tale fatica nei loro chio ne ricavanr.3nza J100 . meglio sulla natura, anche se, avendo faticato parec-di cibo, si mantenevi?"'' A ,C3USa del continuo lavora fisico e della scarsezza come aiuto abitiiaf°n° i C°rp° ^0rti e v'§orosi· In queste fatiche hanno le donne tinuamente' a ca ' 3 3V°rare ne^ medesimo modo degli uomini. Vanno inoltre conia penuria di frutMr °°η ^ ^ prat‘ca> catturando molti animali, controbilanciano soliti affrnnto,U j· .· lvendo> conseguenza, sulle montagne coperte di neve ed essendo scarsezza di frutt'S incredibili, sono forti e muscolosi nei corpi. Alcuni per la bestie domesti h^ vT ^ Π0Π ^evono aitro che acqua, mangiano carne sia di essendo il terr & ° C se^va§§e e si nutrono delle erbe che crescono nella regione, tono la notte ne'° ^reC!US0 a' ^ benevoli fra gli dèi, Demetra e Dioniso. Trascor-in cavità dell ' C3mp1’ raramente in qualche semplice podere o capanna, più spesso formemente a r°CCe e caverne naturali, atte ad offrire loro sufficiente riparo. Con-e primitivo Ge^T ^anno m°lte altre cose, mantenendo un tenore di vita semplice gli uomini e eneta mente P°· in questi luoghi le donne sono forti e vigorose come un Gallo grancT^1 C°me ^ ^elve. Ed affermano anche che talvolta nei combattimenti sfida, venne da^ ^ ®r°SS0’ avendo combattuto da solo con un Ligure assai esile per leggero di qu il battuto. I Liguri hanno un armamento, per struttura, più gallica ed una ° ^0man*; ^ difende infatti uno scudo ovale63 lavorato alla moda di media rn 3 tUm^3 stretta ’n vita, ed attorno avvolgono pelli di fiera ed una spada biarono Πηο^3' 3 a'cun‘ ^ essi per le relazioni con i cittadini romani, cam-non solo in o 1 armamento imitando i loro capi. Essi sono coraggiosi e nobili Come mercanti611^ ^ 3nc'le *n quelle circostanze della vita non scevre di pericolo, mente in peri 1 V° °3η° ^ m31e Sardegna e quello Libico, slanciandosi coraggiosa-battere da Γ^° * SenZa soccoi:so; giacché usano barche più semplici di quelle per compone sonnV1Cln° 6 C°n Un numero scarsissimo di equipaggiamenti utili per la naviga-damente (R pT"0 ^ ^ Paurose condizioni atmosferiche che l’inverno crea tremen- satis f^ARRO’ ^e re r- I 18, 6: Sed si hoc in Sasernae fundo in Gal(l)ia uit, non continuo idem in agro Ligusco montano. in 5 CÌÒ, eta efficiente nella tenuta di Saserna in Gallia, non è senz’altro lo stesso un podere sui monti Liguri « (E.S.) 244. Varrò, de re r. II 5, 9: .....et praeterea quibus regionibus nati sint refert. Boni enim generis in Italia plerique Gallici ad opus, contra nugatori Ligusci..... 62 Sull’aridità della terra ligure cfr. n. 35. 63 Per gli scudi dei Liguri v. n. 225. 64 Varrone muove un’obiezione all’opinione di Saserna il quale, volendo determinare il numero degli schiavi necessari in una fattoria, aveva sostenuto che la quantità di terreno coltivabile in quattro giorni da una sola persona corrispondeva a un iugero. Saserna è autore di un libro di agricoltura ricordato in più punti da Varrone. .....e inoltre è importante in quale regione (i buoi) siano nati: infatti in ta ia sono di buona razza per il lavoro la maggior parte dei buoi della Gallia (Cisalpina), invece non hanno nessun valore quelli liguri65.....(E.S.) 245. Diophantus fr. 3 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica ^ s. v. Ai-βυστΐνοι: Λιβυστϊνοι· έθνος παρακείμενον Κόλχοις, ως Διοφαν.ος εν Ποντικοΐς. Libistini (Liguri), popolo stanziato vicino ai Colchi, come dice Diofanto nei < Po tici » 66. (G.G.) 246. Nep. Hann. 4, 2: Tertio idem Scipio cum collega Ti. Longo apud Trebiam adversus eum venit. Cum his manum conseruit, utrosque pro gavit. Inde per Ligures Appenninum transiit, petens Etruriam. Per la terza volta il medesimo Scipione con il suo collega Ti. Longo bi. di lui alla Trebbia. Annibaie attaccò battaglia con costoro, sbarag ian o^ Quindi, marciando nel territorio dei Liguri, attraversò 1 Appennino e Etruria. (L.S.A.) 247. Cic. de leg. agr. II 35, 95: Ligures duri atque agrestes, docuit g ipse nihil ferendo nisi multa cultura et magno labore quaesitum. I Liguri sono rozzi e selvatici: lo ha insegnato loro la stessa terra non Pp nulla che non sia guadagnato con molta cura e con grande fatica. (E.S.) 248. Cic. Brutus 73, 255: Plus enim certe adtulit huic populo quisquis est ille, si modo est aliquis, qui non inlustravit mo o ^ etiam genuit in hac urbe dicendi copiam, quam illi, qui Liguru*^ ^ stella expugnaverunt: ex quibus multi sunt, ut scitis, triumphi· Verum quidem si audire volumus, omissis illis divinis consiliis, qu> ^ saepe constituta est imperatorum sapientia salus civitatis aut e i a domi, multo magnus orator praestat minutis imperatoribus. « At pro es plus imperator ». Quis negat? sed tamen - non metuo ne mihi acclametis, est autem quod sentias dicendi libere locus - malim mihi L. Crassi unam pro M.’ Curio dictionem quam castellanos triumphos duo. « At plus in^r, fuit rei publicae castellum capi Ligurum quam bene defendi causam M-Curi ». Credo. 65 Per altre caratteristiche dei buoi liguri, cfr. nn. 41; 945. 66 Sui cosiddetti Liguri dell’Asia Minore e del Caucaso v. n. 187. Il frammento di Diofanto è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 184 Lentz. Per la forma femminile dell’etnico cfr. n. 650. 67 Publio Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio Longo, consoli del 218 a. C. — 100 - ^.Si0;CfaiUn^Ue-fi ria’ Se Pure Vi è qualcun°’ Che non sol° ha fatt0 brillare questa citta, ma anche vi ha fatto nascere la facondia, ha procurato a questo popolo un fnrtp__ Γ”10/0 ‘ quant0 non ne abbiano procurato quelli che hanno espugnato le tortezze dei Liguri: e su questi sono molti, come sapete, i trionfi». Certamente, se v g iamo ire 1 vero, tralasciate quelle divine ispirazioni, per cui spesso fu assicu-a, con U senno dei comandanti militari, la salvezza dello stato nelle guerre o nelle o e mestine, un grande oratore è molto migliore di generali di poca importanza. Hi JLpT ®CnUae e pIU utile». E chi potrebbe negarlo? Ma, tuttavia - non temo se iato, ma vi è 1 opportunità di esprimere liberamente il proprio parere -per me preferirei il solo discorso di L. Crasso in difesa di M\ Curio 69 a due trionfi f „ spugnazione di fortezze. « Ma è stato più utile per lo stato prendere una for-*®Un Cle difendere bene la causa di M’. Curio». Lo immagino. (E.S.) 249' ìu^a nUt ^eor' ^ ^3, : Vides Virtutis templum vides Hono-ns a . arcello renovatum, quod multis ante annis erat bello Ligustico a Q. Maxumo dedicatum. Vedi il tempio della Virtù, vedi quello dell’Onore rinnovato da M. Marcello, che era stato dedicato molti anni prima, durante la guerra con i Liguri, da Q. Massimo™. 250. Catull. XVII 18-19; 21: 18 .....sed velut alnus in fossa Liguri iacet suppernata securi..... 21 talis iste meus stupor nil videt, nihil audit..... "'• ma come un ontano giace nel fossato abbattuto dalla scure ligure71.....tale codesto mio grullo72 non vede niente, non ode niente.....(E.S.) isi i6LS‘,™nt“ fino a ^indici trionfi, rispettivamente nel 236, 233, 223, 197, 181, 180, 179, 177, 175, 166, 158, 155, 123, 122, 117 a. C. I due personaggi sono Lucio Licinio Crasso (140-91 a. C.), oratore e uomo politico, console nel 95, censore nel 92 a. C. e Manio Curio, implicato in un processo d’ere-dita, vittoriosamente difeso da Crasso, nel 93 a. C., davanti al tribunale dei centumviri. 70 Nel 233 a. C., durante la guerra contro i Liguri, Q. Fabio Massimo il Temporeggiatore votò l’erezione di un tempio all’Onore. Nel 222 a. C., durante la battaglia di Casteggio, M. Claudio Marcello ne votò uno all’Onore e alla Virtù, ma, oppostisi i pontefici alla dedica in quel momento, il tempio alla Virtù fu dedicato soltanto nel 205 a. C. dal figlio di Marcello. Sulla guerra condotta da Q. Fabio Massimo contro i Liguri Apuani durante il suo consolato e sul trionfo riportato cfr. nn. 67; 481; 536. 71 Lo stesso verso è riportato anche da Festo, per cui cfr. n. 503. 72 Ignoto concittadino del poeta, accusato da Catullo di insensibilità, pur avendo una moglie giovane e bella. — 101 — 251. Nigidius fr. 101 Legrand = Serv. ad Aen. XI 715: « Vane Ligus ».....Nigidius « de Sphaera » nam et Ligures, qui Apenninum tenuerunt, latrones, insidiosi, fallaces, mendaces. « Ligure spergiuro »:..... Nigidio nell’opera « Sulla Sfera »: infatti i Liguri che hanno occupato gli Appennini sono banditi, perfidi, falsi, bugiardi73. (E.S.) 252. Sall. bell. lug. 38, 6: Sed ex eo numero quos paulo ante corruptos diximus, cohors una Ligurum cum duabus turmis Thracum et paucis gregariis militibus transiere ad regem..... Ma fra le truppe che si erano fatte corrompere, di cui dicemmo poco fa, passò al re (Giugurta), assieme a due torme di Traci e a pochi soldati semplici, una so a eoo di Liguri74.....(G.G.) 253. Sall. bell. Ing. 77, 4: Itaque ab imperatore facile quae peteban adepti: emissae eo cohortes Ligurum quattuor et C. Annius prae ectus. Così (i messi) ottennero facilmente dal comandante (Metello) quello che (:hiedev^ Furono mandate là (a ’ Leptis Magna ’) quattro coorti di Liguri col pre nio75. (G.G.) 254. Sall. bell. Iug. 93, 1: At Marius, multis diebus et laboribus consumptis, anxius trahere cum animo omitteretne inceptum, quoniam rustra erat, an fortunam opperiretur, qua saepe prospere usus fuerat. L2J Q cum multos dies noctisque aestuans agitaret, forte quidam Ligus, ex co or tibus auxiliariis miles gregarius, castris aquatum egressus, haud procu a tere castelli quod avorsum proeliantibus erat, animum advortit inter saxa repentis cocleas. Quarum cum unam atque alteram, dein plures peteret, studio legundi paulatim prope ad summum montis egressus est. [3] 1 postquam solitudinem intellexit, more ingeni humani, cupido difnci m faciundi animum (alio) vortit. [4] Et forte in eo loco grandis ilex coaluerat 73 Per notizie simili cfr. nn. 266; 267 (dove, tuttavia, le stesse notizie sono attribuite a Varrone); 268. Sulla falsità dei Liguri v. n. 214. 74 ^na coorte Liguri fu coinvolta nel tradimento che provocò la sconfitta del legato romano Aulo Postumio Albino (console successivamente nel 99 a. per mano di Giugurta nel 110 a. C. a Suthul, in Numidia. .75 Episodio del 108 a. C., durante la guerra giugurtina. Dietro richiesta dei cittadini di Leptis Magna ’, il comandante romano in Numidia, Quinto Cecilio Metello (console nel 109 a. C.), invio in quella città il prefetto Gaio Annio con quattro coorti di Liguri. Gaio Annio è lo stesso personaggio che nell’81 combatte come proconsole contro Sertorio in Spagna. Per un altro episodio avvenuto in Numidia nello stesso 108 a. C., cfr. n. 490. - 102 - in er saxa, paulum modo prona, deinde inflexa atque aucta in altitudinem, quo cuncta gignentium natura fert. Cuius ramis modo, modo eminentibus saxis nisus igUs, in castelli planitiem pervenit, quod cuncti Numidae in-enti proe lantibus aderant. [5] Exploratis omnibus quae mox usui fore uce at, eadem regreditur, non temere, uti ascenderat, sed temptans onuiia et circumspiciens. [6] Itaque Marium propere adit, acta edocet, ortatur a ea parte, qua ipse ascenderat, castellum temptet, pollicetur sese itineris periculique ducem. [7] Marius cum Ligure promissa eius co-on|tum ex praesentibus misit; quorum, uti cuiusque ingenium erat, ita rem i ci em aut facilem nuntiavere. Consulis animus tamen paulum ad-rec us. J Itaque ex copia tubicinum et cornicinum numero quinque quam ocissumos delegit, et cum eis praesidio qui forent quattuor centuriones; parere iubet et ei negotio proxumum diem constituit, bus ' 1 i ex PraecePt0 tempus visum, paratis conpositisque omni- us, a ocum pergit. Ceterum illi qui escensuri erant, praedocti ab duce, arma ornatumque mutaverant: capite atque pedibus nudis, uti prospectus nisusque per saxa facilius foret, super terga gladii et scuta, verum ea Numi- - -fX cor^s> ponderis gratia simul et offensa quo levius streperent. J gì tur praegrediens Ligus saxa et si quae vetustae radices eminebant aqueis vinciebat, quibus adlevati milites facilius escenderent, interdum timi os insolentia itineris levare manu; ubi paulo asperior ascensus erat, smguos prae se inermos mittere, deinde ipse cum illorum armis sequi; c]036 ^U^'a n*su’ v>debantur potissumus temptare, ac saepius eadem ascen-ens descendensque, dein statim digrediens, ceteris audaciam addere. [3] gitur diu multumque fatigati, tandem in castellum perveniunt desertum a. ea Parte, quod omnes sicut aliis diebus advorsum hostis aderant. Marius, ubi ex nuntiis quae Ligus egerat cognovit, quamquam toto die intentos proelio Numidas habuerat, tum vero cohortatus milites et ipse extra vineas egressus, testudine acta succedere, et simul hostem tormentis sagittariisque et funditoribus eminus terrere. [4] At Numidae, saepe antea vineis Romanorum subvorsis item incensis, non castelli moenibus sese tutabantur, sed pro muro dies noctesque agitare, male dicere Romanis ac Mario vecordiam obiectare, militibus nostris Iugurthae servitium minari, secundis rebus feroces esse. [5] Interim omnibus Romanis hostibusque proelio intentis, magna utrimque vi pro gloria atque imperio his, i is pro salute certantibus, repente a tergo signa canere; ac primo mulieres et pueri, qui visum processerant, fugere; deinde, uti quisque muro proxumus e^at? postremo cuncti armati inermesque. [6] Quod ubi accidit, eo acrius o mani instare, fundere ac plerosque tantummodo sauciare, dein super occi sorum corpora vadere, avidi gloriae, certantes murum petere neque quem quam omnium praeda morari. Sic forte correcta Mari temeritas g oriam ex culpa invenit. — 103 — Ma Mario, dopo aver perduto molti giorni e molta fatica, si doman ava ansiosamente se avrebbe dovuto abbandonare l’impresa, poiché la considerava impossi 1 e, o se avrebbe dovuto tentare la fortuna, come aveva fatto spesso con successo, ipro ponendosi il problema senza soluzione per molti giorni e molte notti, per caso un Ligure, soldato semplice nelle coorti ausiliarie, uscito dall accampamento per pren dere dell’acqua, non lontano da un lato del fortilizio che era al e spa e J1 battenti, scoprì fra i sassi delle lumache che si arrampicavano. Raccog ìen on una, poi un’altra, poi parecchie, lentamente fu trasportato dal suo ìmpeg ricerca fino quasi alla sommità del monte. Dopo che egli vide assu u ’ secondo il costume dell’ingegno umano, fu volto ad un altro progetto , ejce di compiere una impresa difficile. Per caso in quel luogo si trovava e in mezzo ai sassi, che in piccola parte era inclinato verso il basso, poi ** g si slanciava verso l’alto, dove la natura conduce tutto ciò che nasce. 1 > -anata aiutandosi coi rami dell’elce, in parte coi sassi sporgenti, pervenne n ^ combat-del fortilizio, poiché tutti i Numidi erano rivolti verso il luogo in cu ^|; teva. Dopo aver esplorato tutti quei luoghi che pensava sarebbero pies ^ tastancJo ritorna indietro per la stessa via, non più a caso come durante as|'.eSra’cconta ; fatti, ogni cosa e guardandosi bene intorno. Quindi va subito da Mano, g i r jtess0 era 10 esorta a tentare l’attacco al fortilizio da quella parte per la qua e » mandò salito, promette che avrebbe fatto da guida nel pericoloso cammino. riferito; alcuni dei presenti assieme al Ligure per verificare le cose che que o ^ ^ difficile, costoro, secondo il loro giudizio, avrebbero presentato la cosa come ac ^ cin(^ue pj{, L’animo del console tuttavia ne era già un poco risollevato. Scelse quin ^ joro veloci fra i suonatori di tromba e di corno, e quattro centurioni che an a -m0 suc. e facessero da presidio; ordina a tutti di obbedire al Ligure e fissa per ^ venuto cessivo queU’operazione. Quando, secondo gli ordini, parve (al Ligure) c e ^ monte. 11 momento opportuno, essendo tutto pronto e predisposto, egli si diresse ve avevan0 Però quelli che dovevano compiere la salita, dietro istruzioni del coman an ’ ^ ^ cambiato le armi e l’abbigliamento: nudi la testa e i piedi, per meg io v ^ salire più facilmente lungo le rocce, le spade e gli scudi sulle spaUe, ques 1 m£nor ru-cuoio all^ maniera numidica, sia per aver meno peso, sia perche fa^sser° , ]le corde more in caso di urti. Quindi il Ligure, che andava avanti agli altri, fis essej dove sporgevano i sassi e le vecchie radici, affinché i soldati, sollevan osi ^ salissero più facilmente, e talvolta dava la mano a quelli che erano scoraggi ^ 1 insolito cammino; dove la salita era un poco più aspra, ne faceva passare ^ uno davanti a sé senza armi, e lui stesso teneva dietro con esse; nei punti più ^ cili, era il primo a rischiare, e molto spesso, salendo e discendendo per 1 n>e e tratto, quindi spostandosi rapidamente, accresceva l’audacia degli altri. Alla ine, molta e lunga fatica, giungono nel fortilizio, deserto da quella parte, poic e u > in quel giorno come negli altri, facevano fronte ai nemici. Mario, quando seppe nunzi ciò che aveva compiuto il Ligure, sebbene avesse tenuto impegnati in battag i per tutto il giorno i Numidi, esorta allora i soldati ed esce di persona fuori dalle vinee, facendo avanzare una testuggine, mentre le macchine, gli arcieri e i frombolieri terio rizzavano il nemico da lontano. Ma i Numidi, avendo già tante volte abbattuto e bruciato le vinee dei Romani, non si curavano di ripararsi dietro le mura del fortilizio, ma se ne stavano giorno e notte sul bordo del muro, insultavano i Romani, rimpro veravano a Mario la sua follia, minacciavano ai nostri soldati che Giugurta li avrebbe resi schiavi: erano baldanzosi per la situazione favorevole. Frattanto, essendo tutti i Romani ed i nemici intenti alla battaglia, combattendo entrambi con grande ed uguale forza, gli uni per la gloria e per l’impero, gli altri per la propria salvezza, improv-visamente risuonano alle spalle (dei Numidi) le trombe; e dapprima fuggono le donne — 104 - muro infine ’t'tt' e^n°T S.t3t* att*ra^ dalla curiosità, poi quelli che erano più vicini al loro dierm U “ *· 3 ·’ COn ? senza armi. Quando accade ciò, i Romani tengono sano sui 02™° ?1a®=I0r _v'8ore> li abbattono, ma per lo più li feriscono soltanto, pas-alcuno si ferm CI mort'’ av*di di gloria, disputandosi la scalata al muro, senza che fortuna trovò8556 ^ sacc*legSÌare. Così per caso la temerità di Mario, sorretta dalla errori76' (G G °CCasione ^ Scoria da un episodio in cui egli aveva commesso degli propter ^ 100. 1: Dein Marius, uti coeperat, in hiberna; (nam) commeatum in oppidis maritumis agere decreverat; neque tamen ors victotij aut insolens factus, sed pariter atque in conspectu hostium nistra^0 a”n^ne ^ncedere. [2] Sulla cum equitatu apud dextumos, in si-Li Parte · Manlius cum funditoribus et sagittariis; praeterea cohortis locaverTt CUr at’ Pr'mos et extremos cum expeditis manipulis tribunos fere (ογϊγπ^η' ,,pr?se“ul ,Per ' quartieri d’inverno, così come aveva già iniziato a menti av^'1 C ?Ί· contro Giugurta e Bocco); infatti a causa dei vettovaglia- aveva res ^ *. ° passare l’inverno nelle città del litorale; la vittoria non lo se fosse S° ^ lrnPru^ente baldanzoso, ma procedeva in formazione quadrata come sulla sin '0 Presenza ^e' nemici. Siila marciava con la cavalleria alla estrema destra, inoltre ]'Str3’ COn ’ feombolieri e gli arcieri, era A. Manlio, che aveva ai suoi ordini 1- C°ortl dei Liguri. (Mario) aveva posto in testa e in coda dei tribuni con la tanteria leggera77. (G.G.) Sall. hist. II fr. li Maurenbrecher; Sed ipsi ferunt taurum ex §rege, quem prope litora regebat Corsa nomine Ligus mulier. Ma essi stessi parlano del toro appartenente a un gregge, che una donna ligure di nome sa custodiva vicino alla spiaggia78. (E.S.) 257. Sall. hist. III fr. 5 Maurenbrecher; (Co)pias Antonius ha(ud fa )cile prohibens a (navibus), quia periaci telu(m pote)rat angusto intr(oitu, ne)-que Mamercus host(ium navis) in dextera commu(nis) classis aestate qu(ie- Cfr. su questo episodio, avvenuto nel 107 a. C., nn. 468; 301. Fron (n. 468) dice che la città era situata vicino al fiume ’Mulucha ; Floro (n.^ invece attribuisce erroneamente il nome del fiume alla città. Il Mulucha e tuale Oued Moulouya, al confine fra l’Algeria e il Marocco. 77 Nell’inverno 106/105 a. C. Mario, sconfitti Giugurta e il sovrano mauritano Bocco, si diresse verso i quartieri invernali con una formazione di marcia es mente prudente. I due ultimi personaggi citati sono Lucio Cornelio oi a, dittatore, allora legato di Mario, e Aulo Manlio, anch egli .egato. 78 Per la leggenda sulla scoperta della Corsica da parte della donna ligure, ctr. n. 659. Sui Liguri, primi abitanti dell’isola, cfr. n. 527. Per una ra , £ posilo, cfr. invece n 442 Per il contesto da cui è stato ricavato il frammento, ctr. n. 600. ta) tutior in aperto s(eque)batur. Iamque diebus al(iquot) per dubitationem (tritis), cum Ligurum praes(idia cessissent) in Alpis, Terentun(orum ac)citu quaestio fac(ta ad) Sertorium perve(hi cum) Antonio ceterisque p(lace)ret, navibus in Hispa(niam) maturare. Antonio non riusciva facilmente a tenere lontano dalle navi le bande (dei Liguri), perché per la strettezza deH’imboccatura si potevano lanciare dardi; con non minore difficoltà nella calma estiva Mamerco, al lato destro della flotta comune, inseguiva le navi nemiche nel mare aperto. E quando ormai erano trascorsi alcuni giorni ne a incertezza, dopo che i presidi dei Liguri si erano ritirati sulle Alpi, su richiesta ei Terentuni si prese in esame la situazione, e sembrando opportuno ad Antonio t a tutti gli altri di navigare alla volta di Sertorio, acceleravano la rotta per a pagna (E.S.) 258. Sall. hist. ine. sed. fr. 3 Maurenbrecher: Profectus quidam Ligus ad requisita naturae. Un Ligure si allontanò per i bisogni naturali80. (E.S.) 259. Diod. IV 20, 1 - 21, 1 : v. n. 22. 260. Diod. XVI 73, 3: Καρχηδόνιοι δέ τούς κατά τήν Σικελίαν στρατηγούς όρώντες άγεννώς τον πόλεμον διοικοΰντας έκριναν ετερους αποστε^ λιειν μετά δυνάμεων μεγάλων. Ευθύς ουν τών πολιτών κατελεγον του, αριστους εις τήν στρατείαν καί τών Λιβύων τούς ευθέτους εστρατολογο->ν, χωρίς δέ τούτων προχειρισάμενοι χρημάτων πλήθος μισθοφορους λογουν ’Ίβηρας καί Κελτούς καί Λίγυας..... I Cartaginesi, riconoscendo che in Sicilia i comandanti stavano conducendo ignobil mente la guerra, decisero di inviarne altri con numerosi rinforzi. Subito quindi fecero la leva per la spedizione fra il fior fiore dei cittadini ed arruolarono anche come soldati i più idonei dei Libici; inoltre avendo tenuta pronta da parte una gran somma di danaro, reclutavano come mercenari Iberi, Celti e Liguri81.....(R.P.) 19 Nel 74 a. C. il pretore Marco Antonio Cretico, padre del triumviro, ricevuto 1 incarico di liberare il Mediterraneo dai pirati, iniziò la sua opera dalle zone in cui erano meno numerosi, cioè dalle coste della Liguria e della Spagna. Mamerco, legato di Antonio in questa occasione, non è altrimenti noto: è incerta infatti l’identificazione, proposta da alcuni, con Mamerco Emilio Lepido Liviano, console nel 77 a. C. I Terentuni sono una popolazione ancora sconosciuta, stanziata probabilmente nella Penisola Iberica. 80 II frammento è ricavato da Pompeius, comm. art. Donat., p. 293 Keil. 81 Per questi arruolamenti cartaginesi, v. n. 218. — 106 - γενγ)ο. ' > v ™ 1 Exc. Hoeschel. p. 490 Wesseling: "Οτι παρα-llniSL π1 τ° ,καταλει(Ρθέν στρατόπεδον Αγαθοκλής μετά τήν έκ Κερ-^πτ κ£νο,στ^0ν ySJ~'\ πυίνεν°ς τούς τε Λίγυας καί τούς Τυρρηνούς αύτοΰ πά 1 T°'J’' ^1σ^ους τον υ'ι°ν «υτοΰ Άρχάγα&ον κατά τήν απουσίαν άλλοτρίω απε^^α^εν’ ουκ ελάττους τών δισχιλίων. Τών δέ Βρεττίων -/■χ... > ^,α ^α^τα προς αυτόν διατε&έντων, έπε/είρησε πολιορκήσαι S; JTv„or5,ν· 'Ηβ?ς· ■Τών 8έ β“ρρίρων ά8'ροισ”ΐων μίτάλη” T-Tnwv,„ w κτος «προσδοκήτως επινεμένων αύτώ, άπέβαλε στρατιώτας τετρακισχιλιους, κοιί οδΐως lrav^Ssv £ Sup ai figlio Arcagato, li fece trucidare tutti, pur essendo di porre l’assed' ' i/^· ^uest0 motivo furono i Bruzzi a lui ostili quando tentò e avendo avut *° 3 c^*amata ’ Ethai ’ s2. Cosicché, raccolta una immensa forza soldati e dov ^ costoro inaspettatamente la meglio su di lui nottetempo, perse 4.000 e nt°rnare indietro a Siracusa83. (R.P.) θοκλ~^ΙΟϋ '^ν^^ 3, 2 = Exc. de virt. et vìt. p. 559 Wesseling: "Οτι Άγα-τούς το^ς τε Λίγυας καί Τυρρηνούς ταραχωδώς άπητηκέναι άπέσ ^? °υ<^, ι,ον υιον Αγάθαρχον κατά τήν απουσίαν αύτοΰ, παντας 9 '-V, ουκ ελαττους όντας τών δισχιλίων. in modo ° a^Preso c^e> *n sua assenza, i Liguri e i Tirreni avevano richiesto non menr.0)· °,ento ^ soldo al figlio Agatarco, li fece trucidare tutti, pur essendo essi di duemila. (R.P.) ?*>»· XXV 2, 2: Ύπαρχον γάρ οί μετά Καρχηδονίων στρατευσα-> ^ ^ελ~οί, Βαλεαρεΐς, Λιβυφοίνικες, Λιγυστΐνοι, και μιςελ-^ =·ζ οΰλοι- οι καί έστασίασαν. leanV* τ°!°Γ° C^e s* erano uniti ai Cartaginesi per combattere erano Iberi, Celti, Ba ·. Libiofenici, Liguri e schiavi semigreci; e proprio questi si rivoltarono . (K.l.) 263· Verg. georg. II 167-169: 167 Haec genus acre virum, Marsos pubemque Sabel am adsuetumque malo Ligurem Volscosque verutos extulit..... 82 Località di difficile identificazione nel Bruzio. ai dittiate ìaentincaziunc · · .rn . «Si allude ai tentativi effettuati da Agatocle mrsi delle zone del Bruzio e delle città italiote al di fuori dell area tarantina, nei 298/7 a. C. Per una versione parallela degli stessi avvenimenti, m fna pm ndotta e con la variante Agatarco invece di Arcagato, cfr. il passo successivo al n. 261 a. 84 Per la rivolta dei mercenari arruolati dai Cartaginesi, v. n. — 107 — Questa (Italia) ha prodotto una forte razza di eroi, i Marsi e la gente Sabella, i Liguri abituati alla fatica e i Volsci armati di spiedi.....(E.S.) 264. Verg. Aen. X 185-188: 185 Non ego te, Ligurum ductor fortissime bello, transierim, Cunare, et paucis comitate Cupavo, cuius olorinae surgunt de vertice pennae (crimen, Amor, vestrum) formaeque insigne paternae. Io non potrei passare sotto silenzio te, Cunaro, condottiero dei Liguri, molto vaioloso in guerra e te, Cupavone, con il tuo piccolo seguito, dal cui elmo svettano e penne di cigno, vostra colpa, Amore, e insegna della bellezza paterna 85. (E.S.) 265. Verg. Aen. XI 699-720: 699 Incidit huic subitoque aspectu territus haesit 700 Appenninicolae bellator filius Auni, haud Ligurum extremus, dum fallere fata sinebant. Isque ubi se nullo iam cursu evadere pugnae posse neque instantem reginam avertere cernit, consilio versare dolos ingressus et astu 705 incipit haec: « quid tam egregium, si femina forti fidis equo? dimitte fugam et te comminus aequo mecum crede solo pugnaeque accinge pedestri: iam nosces ventosa ferat cui gloria fraudem ». Dixit, at illa furens acrique accensa dolore 710 tradit equum comiti paribusque resistit in armis ense pedes nudo puraque interrita parma. At iuvenis vicisse dolo ratus avolat ipse (haud mora), conversisque fugax aufetur habenis quadripedemque citum ferrata calce fatigat. 715 « Vane Ligus frustraque animis elate superbis, nequiquam patrias temptasti lubricus artis, nec fraus te incolumem fallaci perferet Auno ». Haec fatur virgo, et pernicibus ignea plantis transit equum cursu frenisque adversa prehensis 720 congreditur poenasque inimico ex sanguine sumit..... Si imbatte in lei (Camilla) il bellicoso figlio di Auno, abitatore dell’Appennino, e atterrito dall’improvvisa apparizione si fermò, non ultimo dei Liguri, finché il destino 85 Virgilio elenca i guerrieri che con la flotta seguono Enea nella lotta contro Turno. Cupavone era figlio di Cicno, il re ligure trasformato in cigno alla sua morte. Sulla leggenda v. n. 7. Per il commento di Macrobio a questo passo, cfr. n. 91. - 108 - Dare ΓΐΙ^ΐΓ ln|’anno· Questi, quando si accorse che non poteva più con la fuga scampare a a attag ia ed evitare la regina che incalzava, cominciò con la mente a tramare se1 ^”ann? e con astU2ia incomincia a parlare così: « Cosa vi è di tanto straordinario o onna, ti affidi a un veloce cavallo? Cessa di fuggire e vicino scendi con nortiM ^ tcrreno pianeggiante e affronta una battaglia a piedi: allora vedrai a chi affida 1-!j1®ann° a var>agloria ». Disse; quella, infuriata, punta da viva indignazione, ssuainàt-03''3] ° P^freniere, l’affronta ad armi pari, a piedi, impavida con la spada con l’i a- 6 ° SCU<^° senza ornamenti. Allora il giovane, pensando di averla vinta via e T*?' Senza 'ndugio, parte precipitosamente e volte le briglie rapido corre fiero deW ° S^r°ne ^errat0 sollecita il veloce cavallo. « Ligure spergiuro e invano la frode U° CU°'.e suPerb°> inutilmente hai tentato, ipocrita, l’arte del tuo paese, ma e rapici· Π°η tl ^ r'COndurrà sano e salvo al menzognero Auno». Così parla la vergine bridi 3 COme f'amma sui veloci piedi, di corsa, sorpassa il cavallo e, afferrate le si para davanti e fa vendetta con il sangue nemico86.....(E.S.) NV VChOL ,^ernensia Verg- georg. II 168: « Ligurem »: Ligures, ut 'o1 lus dicit, confines Galliis, latrones ac piratae. Frigida enim et montuosa oca, idest Alpes marinas incolunt. Ligure ». i Liguri, come dice Nigidio, sono adiacenti ai Galli, briganti e corsari. Π JUl a ltano regioni fredde e montuose, cioè le Alpi marittime87. (E.S.) 267. Brevis expositio Verg. georg. II 168: « Ligurem »: Ligures sunt atrones confines (Galliis) ut Varro ait, Ligures montani piratae, qui Al-pium asperrima colunt. Ligure ». i Liguri sono banditi, adiacenti ai Galli, come dice Varrone; i Liguri sono pirati dei monti, che abitano i luoghi più inaccessibili delle Alpi 88. (E.S.) 268. Magni glossarum libri glossae, A 165: « adsuetumque malo Ligurem »: qui Alpium asperrima incolunt. « Ligure abituato alla fatica »: perché abitano i luoghi più aspri delle Alpi89· (E.S.) 269. Paradox. Vatic. Rhodii 65: Λίγυες τούς γονείς, δταν μηκετι &σι διά γήρας χρήσιμοι, κατακρημνίζουσιν. Ό δέ βασιλεύς άποθανόντος φίλου μικρόν τι τοΰ ώτίου άποτέμνει, άναγκαιοτερου δε τελεύτησα ./το, πλείον αφαιρεΐ- δταν δε ό πάντων εύνούστατος αποθανη <, το ολον>. 86 Episodio della lotta fra i Latini e i Rutuli, di cui è alleata Camilla, guerriera volsca. Sulla falsità dei Liguri v. n. 214. 87 Per notizie simili e per il frammento di Nigidio, a cui si a cenno, \. n. 88 Per notizie simili v. n. 251. 89 Per notizie simili v. n. 251. — 109 — J Liguri fanno precipitare i genitori, quando non sono più utili per la vecchiaia. Il re, quando muore un amico, taglia una piccola parte di orecchio, quando muore un parente stretto, ne taglia di più, quando poi muore quello che gli è più caro di tutti, taglia l’intero orecchio90. (G.G.) 270. Strabo II 5, 19: v. n. 26. 271. Strabo II 5, 28: v. n. 27. 272. Strabo II 5, 30: Πρόκεινται.....έντός δέ στηλών αϊ τε Γυμνη- σιαι καί άλλα νησίδια Φοινίκων καί τά τών Μασσαλιωτών και Λιγυων..... Entro le Colonne (d’Èrcole) vi sono.....le isole Baleari e altre isolette dei Fenici, dei Marsigliesi e dei Liguri91.....(E.S.) 273. Strabo IV 1, 3: Ταύτης δέ τό σχήμα παραλληλόγραμμόν πώς εστιν.....τήν μέν νότιον ή ίΐάλαττα ποιεί μεταξύ Πυρηνης και Μασσα λιας, τήν δ’ έωθινήν αί ”Αλπεις έκ μέρους.....Τώ δε νοτιω προσκοίται παρά τό λεχθέν σχήμα ή έφεξής παραλία, ήν εχουσιν οί τε Μασσαλιωται και οί Σάλυες μέχρι Λιγύων έπί τά πρός Ιταλίαν μέρη και τον Ουαρον ποταμόν. Ούτος δ’ έστίν, ώς είπον πρότερον, δριον τής Ναρβωνιτι ος και τής Ιταλίας· υπάρχει δέ θέρους μέν μικρός, χειμώνος δε και ^ μέχρι επτα σταδίων πλατυνόμενος.....’Έστι.....εντεύθεν δε εις Αντι πολιν καί τον Ούαρον ποταμόν έβδομήκοντα τρία, ώστε τα συμέαν.% γίνεται μίλια διακόσια έβδομήκοντα έπτά. ’Ένιοι δ’ άπο τοΰ Αφροδισίου μέχρι τοΰ Ούάρου σταδίους άνέγραψαν δισχιλίους έξακοσίους, οι δε και διακοσιους προστιθέασιν ού γάρ όμολογεΐται περί τών διαστηματων. La forma di questa (Gallia Narbonese) è press’a poco un parallelogramma..... il lato meridionale è formato dal mare tra i Pirenei e Marsiglia, quello orientale in parte dalle Alpi.....A sud, alla figura di cui si è detto si unisce la costa successiva che è abitata dai Marsigliesi e dai Salluvi fino ai Liguri, fino alle regioni verso l’Italia e al fiume Varo. Questo fiume è, come ho detto prima ®, il confine tra la Narbonese e H testo, di epoca incerta, è preso quasi alla lettera dal fr. 119 Jacoby di Nicola di Damasco (e come tale viene collocato cronologicamente in questa sede), dove, tuttavia, lo stesso aneddoto è riferito ai Tauri della Crimea. 91 Con il termine ’ Gymnesiai ’ si indicavano le isole maggiori delle Baleari, Maiorca e Minorca; le altre isole ricordate con ogni probabilità corrispondono invece rispettivamente alle Pitiuse (gruppo meridionale delle Baleari), a quelle di Hyères e di Lérins (a sud-ovest di Antibes). 92 Tuttavia nell’attuale testo di Strabone non si trova un precedente accenno al Varo. — 110 - a sette stadi ^ ^ τ Un plccol° fiume> d’inverno, invece, allarga il suo corso fino è di 7} η ' Γ · distanza da qui (Aix-en-Provence) ad Antibes e al fiume Varo al fiume V§ m ,mo^° c*le l’intera distanza (dal santuario di Afrodite sui Pirenei Afrodite 93 alfi ° m’Sl*a· Alcuni, invece, hanno scritto che dal santuario di Infatti nn · 'Un]f 0 v' sono 2600 stadi; altri poi ne aggiungono ancora duecento, intatti non st e d’accordo sulle distanze. (E.S.) " ^TRABO IV 1, 5: Υστερον μέντοι ταϊς άνδραγαθίαις ϊσχυσαν προσ-a^v τινα τών ^περιξ πεδίων άπο της αύτής δυνάμεως άφ’ ής καί τάς πο οις έκτισαν,^ επιτειχίσματα τάς μέν κατά τήν Ίβηρίαν τοϊς ’Ίβηρσιν . . ... την δε * Ροην Αγάθην τοϊς περί τον ποταμόν οίκοϋσι τον 'Ροδανόν αρ[ αροι,ς, το δε Ταυροέντιον καί τήν Όλβίαν καί ’Αντίπολιν καί Νίκαιαν τφ ίων αλυων έθνει καί τοϊς Λίγυσι τοϊς τάς Άλπεις οίκοϋσιν. Είσί ε και νεώσοικοι παρ’ αύτοΐς καί οπλοθήκη.....Σέξτιος γοΰν δ κατα- .υσας τους Σάλυας, ού πολύ άπωθεν της Μασσαλίας κτίσας πόλιν ομώνυμον -αυτού τε καί τών ύδάτων τών θερμών, ών τινα μεταβεβληκέναι φασιν ^ις ψυχρά, ένταΰθά τε φρουράν κατώκισε 'Ρωμαίων, καί έκ τής παραλίας τής ^ εις τήν Ιταλίαν άγούσης άπο Μασσαλίας άνέστειλε τούς δυναμένων τών Μασσαλιωτών άνείργειν αύτούς τελέως. υ αυ^ος δε πλέον ισχυσεν άλλ’ ή τοσουτον μόνον δσον κατά μέν τά ευ ιμενα από τής θαλάττης άπελθεϊν τούς βαρβάρους έπί δώδεκα σταδίους, και,α ε τους τραχώνας έπί οκτώ- τήν δέ λειφθεΐσαν ύπ’ έκείνων τοϊς Μασσαλιώταις παραδέδωκεν. In seguito tuttavia (i Marsigliesi) con il loro valore riuscirono a impadronirsi di alcune pianure vicine, grazie alla stessa forza militare per cui essi fondarono anche le città come aluardi: contro gli Iberi quelle in Iberia.....contro i barbari che abitano ungo il fiume Rodano ’ Agathe ’, contro la tribù dei Salluvi e contro i Liguri che a itano le Alpi ’ Tauroention’, ’Olbia’, Antibes, Nizza94. Hanno anche scali e arse-na 1.....Sestio 95, quello che annientò i Salluvi, dopo aver fondato non molto lontano da Marsiglia una città che prende il nome da lui e dalle acque calde, alcune delle quali dicono essersi mutate in fredde, stabilì qui un presidio di Romani e respinse i barbari dalla costa che conduce da Marsiglia in Italia, poiché i Marsigliesi non potevano efficacemente respingerli. Ma anche lui non riuscì a ottenere un risultato migliore di questo: far allontanare i barbari dal mare per dodici stadi, nel tratto in cui la costa è ricca di approdi, per otto stadi, dove essa è montuosa; concesse poi ai Marsigliesi il territorio lasciato libero da quelli. (E.S.) 93 Probabilmente l’attuale località di Port-Vendres, al confine tra Francia e Spagna. 94 Sulle colonie di Marsiglia v. n. 15. Sui rapporti ostili fra Marsiglia e i Liguri v. n. 226. 95 Gaio Sestio Calvino, già console nel 124 a. C., sconfisse 1 anno successivo, in qualità di proconsole, i Salluvi e nel 122 a. C. fondò nel loro territorio la città di ’ Aquae Sextiae’ (attuale Aix-en-Provence). Cfr. nn. 29; 789; 791. — Ili — 275. Strabo IV 1, 9: 'Η δ’ έπί τον Ούαρον ποταμόν και τους ταυτη Λίγυας τάς τε τών Μασσαλιωτών εχει πόλεις Γαυροέντιον και Ολβιαν καί Άντίπολιν καί Νίκαιαν καί το ναύσταθμον το Καίσαρος τοΰ Σεβαστού, δ καλοΰσι Φόρον Ιούλιον.....Ό δε Ούαρος μέσος έστί της Αντιπολεως καί Νικαίας, τής μεν δσον είκοσι τής δέ έξήκοντα σταδίους διεχων ωσθ ή Νίκαια τής Ιταλίας γίνεται κατά τον νυν άποδεδειγμενον όρον καιπερ ούσα Μασσαλιωτών- έπετείχισαν γάρ τά κτίσματα ταΰτα τοΐς^ υπ^ρκ^ι-μένοις βαρβάροις οί Μασσαλιώται τήν γε θάλατταν ελευθεραν εΧ^ιν β°ν~ λόμενοι, τής χώρας ύπ’ έκείνων κρατουμένης- ορεινή γαρ εστι και ερυμνη, πρός μέν τή Μασσαλία πλάτος τι μέτριον καταλειπουσα τών επιπ* ων χωρίων, προϊόντι δέ έπί τήν εω παντάπασιν αποθλιβουσα προς ^την θα λατταν καί μόλις αύτήν πορεύσιμον έώσα τήν οδον. Κατεχουσι δε ια μεν πρώτα Σάλυες, τά δέ τελευταία πρός τήν Ιταλίαν συνάπτοντας Λιγυε,, περί ών λεχθήσεται μετά ταΰτα. Νυνί δέ τοσοΰτον προσθετεον ότι τής μεν ’ Αντιπολεως έν τοις τής Ναρβωνίτιδος μέρεσι κείμενης, τής^δί. ικαιας έν τοις τής Ιταλίας, ή μέν Νίκαια ύπό τοϊς Μασσαλιωταις μεν^και της επαρχίας έστίν, ή δ’ Άντίπολις τών Ίταλιωτίδων εξεταζεται, κριθεΐσα^προς τούς Μασσαλιώτας καί έλευθερωθεϊσα τών παρ’ εκείνων προσταγμάτων. La costa (da Marsiglia) al fiume Varo e ai Liguri che abitano in questa regione, ha sia le città dei Marsigliesi, ’ Tauroention’, ’OIbia’, Antibes, Nizza, sia a stazione navale di Cesare Augusto, chiamata ’ Phoron Iulion ’ (Fréjus)96..... Il ar0 e .in mezzo fra Antibes e Nizza, distante circa venti stadi da una e sessanta dall a tra, cosic che Nizza è parte dell’Italia secondo il confine ora indicato ,7, sebbene appartenga ai Marsigliesi; infatti i Marsigliesi fondarono queste città come fortezze contro i ar ari che li sovrastavano, desiderando avere almeno libero il mare, poiché la terra era con trollata da quelli98; infatti (il paese) è montuoso e ricco di difese naturali, e mentre lascia vicino a Marsiglia una striscia di terreno pianeggiante di limitata arg ezza, procedendo verso est, comprime completamente (quella striscia) contro il ΙΤ13Γε, a sciando a stento lo spazio per una strada praticabile. Occupano la prima parte i a luvi, l’ultima i Liguri che confinano con l’Italia, ma di questi si parlerà in seguito. Ora bisogna aggiungere questo, che sebbene Antibes sia situata nella parte che spetta alla Narbonese e Nizza in quella dell’Italia, Nizza rimane sotto ai Marsigliesi e aPP^ tiene alla provincia (Narbonese); Antibes, invece, è annoverata fra le città italiche , essendo stata considerata così in una contesa contro i Marsigliesi ed essendo stata resa libera dai loro ordini. (E.S.) 96 Su questa località cft. anche n. 276. 97 Cioè il fiume Varo, nominato da Strabone in un passo precedente (per cui v. n. 273). 98 Sulle colonie di Marsiglia v. n. 15. Sui rapporti ostili fra Marsiglia e 1 Liguri, v. n. 226. 99 Nizza è infatti l’unica località, oltre alle isole Stecadi, lasciata da Cesare in possesso di Marsiglia, dopo l’assedio del 49 a. C. Antibes invece aveva ottenuto nello stesso anno da Cesare Io ius Latii. 276. Strabo IV 1, 10: Τών δέ λιμένων ό μέν κατά τον ναύσταθμον αξιολογος καί ό τών Μασσαλιωτών, οί δ’ άλλοι μέτριοι- τούτων δ’ έστί και ο Οξυβιος καλούμενος λιμήν, έπώνυμος τών Όξυβίων Λιγύων. Fra i porti sono importanti quello della stazione navale 100 e quello dei Marsigliesi; gli altri, invece, sono modesti; tra questi vi è anche il porto chiamato ’ Oxybios ’, così denominato dai Liguri Ossibi. (E.S.) 277. Strabo IV 1, 12: Οί μέν ούν Ούόλκαι γειτονεύουσι τώ 'Ροδανώ, τους Σαλυας εχοντες άντιπαρήκοντας αύτοΐς έν τη περαία καί τούς Καουά- Ρου^.....Τής δ’ όδοϋ της λεχθείσης ή μέν εύθύς έπί τάς ’Άλπεις έστί, καθαπερ ειπομεν, ή σύντομος διά Ούοκοντίων- ή δέ διά της παραλίας τής Μασσαλιωτικής καί τής Λιγυστικής μακροτέρα μέν, τάς δ’ ύπερθε-σεις τας εις τήν Ιταλίαν εύμαρεστέρας έ'χει, ταπεινουμένων ένταΰθα ήδη τών ορών. I Volci, dunque, abitano vicino al Rodano, con i Salluvi e i Cavari che si estendono pai alidamente a loro sulla riva opposta.....Della strada di cui si è parlato ,01, la diramazione che conduce direttamente alle Alpi è, come abbiamo detto, la più breve, attraverso il paese dei Voconzi; invece quella attraverso il litorale marsigliese e ligure e più lunga, ma ha i valichi più agevoli verso l’Italia, perché ormai qui i monti si abbassano. (E.S.) 278. Strabo IV 6, 1 : Άρχονται μέν ούν αί Άλπεις ουκ απο Μονοίκου λιμενος, ως είρήχασί τινες, άλλ’ άπο τών αύτών χωρίων αφ’ ωνπερ και τα Λπεννινα ορη κατά Γένουαν έμπόριον Λιγύων και τα καλ.ουμενα Σα-βατων Ουάδα, οπερ έστί τενάγη- τό μέν γάρ Άπέννινον απο Γένουας, αι όε Αλπεις άπο τών Σαβάτων έ’χουσι την άρχήν- στάδιοι δ’ εισι μεταξύ Γένουας καί Σαβάτων διακόσιοι προς τοϊς έξήκοντα- μετα δε τριακοσιους προς τοΐς έβδομήκοντα Άλβίγγαυνόν έστι πόλισμα, οι δ ενοικοΰντες Λιγυες ’ Ιγγαυνοι καλούνται- έντεϋθεν δ’ εις Μονοίκου λιμένα τετρακοσιοι και ογδοήκοντα. Έν τε τώ μεταξύ πόλις εύμεγέθης Άλβιον Ιντεμελιον και οι κατοικοϋντες Ίντεμέλιοι. Καί δή καί σημεΐον τίθενται τοΰ την αΡχην άπο τών Σαβάτων είναι ταϊς Άλπεσιν έκ τών ονομάτων τούτων^ τα γάρ Άλπεια καλεϊσθαι πρότερον Άλβια, καθαπερ και Αλπεινα. Και γαρ νυν έ’τι το έν τοΐς Ίάποσιν ορος ύψηλόν συνάπτον πως τή Οκρα και ταϊς Άλπεσιν Άλβιον λέγεσθαι, ώς άν μέχρι δεϋρο τών Αλπεων εκτεταμένων. ιοο pféjus. Per questa località, v. n. 275. 101 In Strabo IV 1,3 si parla delle due strade che da Nimes giungono in Italia: separatesi a ’ Ugernon ’ (odierna Beaucaire) e a Tarascona, luna attraversa il paese dei Voconzi e le Alpi Cozie, l’altra corre lungo il litorale. I \ olei, 1 Cavar) e ι o-conzi sono popolazioni celtiche della Gallia Narbonese, stanziate fra ι nenei e 1<· Alpi. — 113 — 9 Le Alpi iniziano non da Monaco, come hanno detto alcunil02, ma dagli stessi luoghi da cui iniziano anche gli Appennini, vicino a Genova, emporio dei Liguri, e a Vado, così chiamato da ’ Vada ’ (palude); gli Appennini infatti iniziano da Genova; le Alpi, invece, da Vado, e tra Genova e Vado vi sono 260 stadi; poi, dopo 370 stadi, vi è la città di Albenga, i cui abitanti sono chiamati Liguri Ingauni; e di lì a Monaco vi sono 480 stadi. In questo intervallo vi è una grande città, Ventimiglia, i cui abitanti sono gli Intimili. E invero sulla base di questi nomi alcuni avanzano una prova del fatto che le Alpi inizino da Vado; perché ciò che riguardava le Alpi era indicato prima con ’Albia’, come anche con ’ Alpeina’. E ancor oggi, infatti, ragi Iapodi vi è un alto monte che si unisce quasi al monte ’ Okra e alle A pi e e chiamato ’Albion’, perché fin lì si estenderebbero le Alpi103. (E.S.) 279. Strabo IV 6, 2: Τών ούν Λιγύων τών μέν 6ντων Ίγγαύνων τών δέ Ίντεμελίων, εικότως τάς έποικίας αύτών έπί τή θαλαττη την μεν^ονο μάζεσθαι Άλβιον Ίντεμέλιον οίον Άλπειον, τήν δε επιτετμημενως μάλλον Άλβίγγαυνον. Πολύβιος δέ προστίθησι τοϊς δυσι φυλοις τών Λιγύων τοις λεχθεισι τό τε τών Όξυβίων καί τό τών Δεκιητών. Ολως δε η παραλία αΰτη πάσα μέχρι Τυρρηνίας έκ Μονοίκου λιμένος προσεχής εσα και άλίμενος πλήν βραχέων δρμων καί αγκυροβολιών, ίπερκεινται δ=. οι των ορών εξαίσιοι κρημνοί στενήν άπολείποντες πρός θαλαττη παρο ον. α^ τοικοΰσι δέ Λίγυες ζώντες άπο θρεμμάτων τό πλέον και γαλακτος καί· κρίθινου πόματος, νεμόμενοι τά τε πρός θαλάττη χωρία καί το π εον τα ορη. ’Έχουσι δ’ ύλην ένταΰθα παμπόλλην ναυπηγησιμον και μεγα ο ^ δενδρον, ώστ’ ένίων τοΰ πάχους τήν διάμετρον οκτώ ποδών ευρισκ-σ αι πολλά δέ καί τη ποικιλία τών θυ'ίνων ούκ έστι χείρω προς τας τραπεζο ποιιας. Ταΰτά τε δή κατάγουσιν εις το έμπόριον τήν Γένουαν^ και θρ^μ ματα καί δέρματα καί μέλι, άντιφορτίζονται δέ έλαιον και οίνον rov εκ τής Ιταλίας· ό δέ παρ’ αύτοΐς ολίγος έστί, πιττίτης αυστηρός. “ν δε εισιν οί γίννοι λεγόμενοι 'ίπποι τε καί ήμίονοι, και οι λιγυσιΐνοι τε χιτώνες καί σάγοι- πλεονάζει δέ καί τό λιγγούριον παρ’ αυτοϊς, ό r^J~~ ήλεκτρον προσαγορεύουσι. Στρατεύονται δ’ ιππείς- μέν ου πανυ, οπλϊται δε αγαθοί καί άκροβολισταί- άπο δέ τοΰ χαλκάσπιδας είναι τεκμαιρονται τινες "Ελληνας αύτούς είναι. Poiché i Liguri sono in parte Ingauni e in parte Intimili, è naturale che i loro insediamenti sul mare siano chiamati l’uno Ventimiglia (’Albion Intemelion’, dove Albion equivale ad ’Alpeion’), l’altro, più brevemente, Albenga (’Albingaunon ). Polibio 104 poi aggiunge alle due sopraddette tribù dei Liguri, quelle degli Ossibi e 102 Non si sa a quali autori alluda Strabone. Sul luogo di congiunzione fra Alpi e Appennini, v. n. 924. 103 Gli Iapodi sono una popolazione illirica stanziata nella parte settentrionale della Dalmazia. Il monte ’ Albion ’ è l’attuale Velika, all’estremità orientale della catena alpina. Sul monte ’ Okra v. n. 32. 104 Pol. XXXIII 9, 8 (v. n. 767). — 114 - ei Deciati. In generale tutta questa costa da Monaco fino alla Tirrenia è esposta ai venti e senza porti, eccetto piccole rade e ancoraggi. La sovrastano, poi, gli enormi irupi dei monti, lasciando uno stretto passaggio vicino al mare. Vi abitano i Liguri c e vivono per lo più delle carni dei greggi, di latte e di una bevanda di orzo ed occupano le terre vicino al mare e specialmente i monti. Hanno qui ricche foreste che ormscono legname per la costruzione delle navi e con alberi così grandi che il tronco ι alcuni raggiunge il diametro di otto piedi; molti di questi, poi, anche per la varietà e e venature non sono inferiori al legno di cedro per la fabbricazione delle tavole, ortano all emporio di Genova questi legnami, animali, pelli, miele; ricevono in cam- io olio d oliva e vino italiano; il loro vino, infatti, è scarso, resinato e aspro. Di qui provengono i cosiddetti ginnoi — cavalli e muli — le tuniche liguri e i saghi10S. resso di loro abbonda anche il lingurion, che alcuni chiamano ambra!()6. Non sono a atto abili, nelle campagne militari, come cavalieri, ma sono abili opliti e veliti; dal atto che portano scudi di bronzo !07, alcuni deducono che siano Greci. (E.S.) 280. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. 281. Strabo IV 6, 4: Μετά δέ τούς Σάλυας Άλβιεΐς καί Άλβίοικοι και Ουοκοντιοι νέμονται τά προσάρκτια μέρη τών ορών. Παρατείνουσι δε οι Ουοκοντιοι μέχρι Άλλοβρίγων, εχοντες αύλώνας έν βάθει τής ορεινής αξιολογους και ού χείρους ών εχουσιν εκείνοι. Άλλόβριγες μέν ούν και Λιγυες υπό τοΐς στρατηγοϊς τάττονται τοΐς άφικνουμένοις εις τήν Ναρ-βωνΐτιν, Ουοκοντιοι δέ, καθάπερ τούς Ούόλκας εφαμεν τούς περί Νέ-μαυσον, ταττονται καθ’ αύτούς. Τών δέ μεταξύ τοΰ Ούάρου καί τής Γένουας Λιγυων οί μέν έπί τή θαλάττη τοΐς Ίταλιώταις είσίν οί αύτοι, επι δε τους ορεινούς πέμπεταί τις ύπαρχος τών ιππικών άνδρών, καθαπερ και επ άλλους τών τελέως βαρβάρων. Dopo i Salluvi, abitano il versante settentrionale dei monti gli Albiensi, gli Albieci e i Voconzi. I Voconzi si estendono fino agli Allobrogi, occupando nell’interno della zona montuosa valli importanti e non inferiori a quelle degli Allobrogi10S. Gli Allobrogi, dunque, e i Liguri dipendono dai governatori inviati nella Narbonese, i Voconzi, invece, come ho detto dei Volci che abitano vicino a Nimes, hanno un governo autonomo. Dei Liguri che vivono fra il Varo109 e Genova, quelli che sono stanziati sul mare, hanno gli stessi diritti degli Italici; invece da quelli che abitano sui monti è inviato un prefetto di rango equestre, come anche presso altri popoli completamente barbari uo_ (E S ) 105 Rozzi mantelli indossati anche dai Galli. 106 Sull’ambra in Liguria v. n. 12. 107 Sugli scudi dei Liguri, v. n; 225. 108 Albiensi, Albieci, Voconzi, Allobrogi e Volci sono popolazioni galliche stan-ziate rispettivamente sulle montagne sopra Marsiglia (Albiensi e Albieci), tra il Rodano e le Alpi (Voconzi), tra il Rodano e l’Isère (Allobrogi), intorno a Nimes (Volci). 109 Sul Varo, confine occidentale della Liguria, v. n. 31. 110 Costituiscono infatti la provincia delle Alpi Marittime. — 115 — 282. Strabo IV 6, 6: Έπί δε Πάτερα μέρη τα πρός τήν Ιταλίαν κεκλιμένα της λεχθείσης ορεινής Ταυρϊνοί τε οίκοΰσι Λιγυστικον έθνος και άλλοι Λίγυες. Τούτων δ’ έστί καί ή του Δόννου λεγομένη γή και ή τοΰ Κοττίου. Μετά δέ τούτους καί τον Πάδον Σαλασσοι..... Sull’altro versante, rivolto verso l’Italia, del paese montuoso di cui ho parlato, abi tano i Taurini, tribù ligure, e altri Liguri. A questi appartiene la cos* etta terra 1 Donno e di Cozio ln. Dopo di essi e del Po vi sono i Salassi.....(E.S.) 283. Strabo V 1, 3: v. n. 32. 284. Strabo V 1,4: v. n. 33. 285. Strabo V 1, 10: Οί δ’ εντός του Πάδου κατέχουσι μέν απασαν δσην έγκυκλουται τα Άπέννινα ορη πρός τα Αλπεια μέχρι εν^ας κ . των Σαβάτων. Κατεϊχον δέ Βόιοι καί Λίγυες και Σενον^ς και αι „ το πλέον των δέ Βοΐων έξελαθέντων, άφανισθέντων δε και «5v αι αι,ω καί Σενόνων, λείπεται τα Λιγυστικά φυλα και των Ρωμαίων αι αποι κίαι.....Καί νυν 'Ρωμαίοι μέν είσιν άπαντες, ούδεν δ γίττ°^ ^ τέ τινες λέγονται καί Τυρρηνοί, καθ-άπερ Ένετοι και Λιγυες και ^ffoj, ρ I popoli al di qua del Po occupano tutta la regione che è circondata dagli App nini verso le Alpi fino a Genova e a Vado. Ne occupavano la maggior pare ’ i Liguri, i Senoni e i Gezati; ma poiché sono stati scacciati i Boi e sono stati an tati i Gezati e i Senoni112, rimangono le tribù dei Liguri e le colonie dei omani E ora sono tutti Romani, ma nondimeno alcuni si dicono Umbri, altri irreni, altri Veneti, Liguri e Insubri. (E.S.) 286. Strabo V 1, 11: Υπέρ δέ Πλακεντίας έπί μέν τούς δρους της Κοττίου γης Τικΐνον έν τριάκοντα εξ μιλίοις πόλις, καί ομώνυμος ό παραρ^ ρέων ποταμός συμβάλλων τω Πάδω, καί Κλαστίδιον και Δερθων και Άκουαιστατιέλλαι μικρόν έν παρόδω.....Έστι δέ ή Δέρθων πόλις αξιόλογος κειμένη κατά μέσην τήν όδον τήν από Γενούας εις Πλακεντιαν, εκατέρας διέχουσα σταδίους τετρακοσίους· κατά δέ ταύτην την οόον και Άκουαιστατιέλλαι.....Ούτος δέ ό Σκαϋρός έστιν ό καί την Αιμιλίαν 111 Donno era il padre di Cozio, il capo alpino che si era conciliato il favole di Augusto, rimanendo così in possesso del suo paese, che si estendeva da Embrun in Gallia a Susa in Italia. In seguito, sotto Nerone, questo paese costituì la provincia delle Alpi Cozie, per cui cfr. anche n. 175. Per la terra di Cozio cfr. n. 286. 112 Boi, Senoni e Gezati sono tribù galliche sterminate in diverse occasioni dai Romani. — 116 - οδόν στρωσας τήν διά Πισών καί Λούνης μέχρι Σαβάτων κάντεϋθεν διά Δερ-Οωνος· άλλη δ’ έστίν Αιμιλία διαδεχομένη τήν Φλαμινίαν. Συνυπάτευσαν γαρ αλληλοις Μάρκος Λέπιδος καί Γάιος Φλαμίνιος· καθελόντες δέ Λίγυας ο μεν την Φλαμινίαν εστρωσεν..... Oltre Piacenza, verso i confini della terra di Cozio113, si trovano, a trentasei miglia, la citta di Pavia (’Tikinon’) e il fiume omonimo che le scorre vicino ed è affluente del Po, Casteggio, Tortona e Acqui, un po’ su una strada laterale 114.....Tortona e una citta considerevole, situata a metà strada fra Genova e Piacenza, distante quattrocento stadi da entrambe: e su questa strada vi è anche Acqui115..... Questo Scauro è colui che ha fatto costruire la via Emilia che passa attraverso Pisa e Luni e giunge fino a Vado, da dove poi prosegue passando attraverso Tortona; vi è poi un altra via Emilia, continuazione della Flaminia. Infatti erano consoli insieme Marco Lepido e Gaio Flaminio116: e dopo aver sottomesso i Liguri, l’uno costruì la via Flaminia..... (E.S.) 287. Strabo V 2, 5: v. n. 36. 288. Chrinagoras in Anthol. Palat. IX 516: 1 ’Έρδοι τήν έμαθ-έν τις, δπου καί ύπ’ ’Άλπιας άκρας ληϊσταί λασίαις άμφίκομοι κεφαλαΐς, φωρής άπτόμενοι, φύλακας κύνας ώδ’ άλέονται-χρίονται νεφροΐς πΐαρ επεστιν δσον 5 ψευδόμενοι ρινών οξύν στίβον. ΤΩ κακόν εύρεΐν ρηΐτεραι Λιγύων μήτιες ή’ άγαθόν. Ognuno compia ciò che ha appreso U7, quando sotto le alte Alpi i briganti dalle teste riccamente chiomate, compiendo un furto, sfuggono così i cani da guardia: ungono di grasso la parte che sta sopra i lombi, ingannando l’acuto odorato (dei cani). O scaltrezza dei Liguri più abile a escogitare il male che il bene ll8! (G.G.) 1.3 Per questo paese v. n. 282. 1.4 Si riferisce alla via ’Aemilia Scauri ’ fatta costruire da Marco Emilio Scauro, censore nel 109 a. C. Per la costruzione di questa via, cfr. n. 538. 115 Sulla via Postumia. 116 Nel 187 a. C. In realtà la via Flaminia è stata costruita nel 220 a. C. dal censore Gaio Flaminio, padre del console del 187. Sulla via Emilia, continuazione della Flaminia, cfr. nn. 6; 359; 368. Per i due consoli, v. n. 353; in particolare sulla lotta di Flaminio contro i Liguri, v. n. 357. 117 Proverbio ben noto nell’antichità. Lo citano per esempio Aristoph. Vesp. 1431; Cic. Tuse. I 18, 41; Hor. ep. I 14, 44; Propert. II 1, 46. 1,8 Crinagora di Mitilene accompagnò Augusto durante il suo viaggio verso la Spagna del 26/25 a. C.; l’attraversamento delle Alpi gli ispirò probabilmente questo epigramma. - 117 - 289. Hygin. poet. astr. 2, 6: Aeschylus autem in fabula quae inscribitur Προμηθεύς λυόμενος Herculem ait esse non cum dracone sed cum Liguribus depugnantem. Dicit enim quo tempore Hercules a Geryone boves abduxerit iter fecisse per Ligurum fines: quos conatos ab eo pecus ab u-cere manus contulisse et complures eorum sagittis confixisse, sed postquam Herculem tela deficerent, multitudine barbarorum et inopia armorum defessum se ingeniculasse multis iam vulneribus acceptis. Iovem autem misertum filii curasse ut circa eum magna lapidum copia esset, qui us se Herculem defendisse et hostes fugasse. Eschilo nella tragedia intitolata « Prometeo Liberato » dice che Ercole non combatteva con un drago, ma con i Liguri. Dice infatti che quando Ercole aveva sottra 0 a Gerione, era passato attraverso il paese dei Liguri: poiché questi avevano di portargli via il bestiame, egli venne alle mani e ne trafisse moti con ’ ma quando gli mancarono i dardi, sfinito per la moltitudine dei ar an Qjove mancanza di armi, Ercole si inginocchiò, avendo già ricevuto molte erlte· t:J avendo pietà del figlio, fece in modo che intorno a lui vi fosse l'na Sran e di pietre, con cui Ercole si difese e mise in fuga i nemici n9· (E.S.) 290. Gratt. cyneg. 507-511: 507 Nec saevos miratur equos terrena Syene scilicet, et Parthis inter sua mollia rura mansit honor; veniat Caudini saxa Taburni 510 Garganum ve trucem aut Ligurinas desuper Alpes, ante opus excussis cadet unguibus. Senza dubbio la pianeggiante Siene 120 ammira i cavalli non selvaggi, e quelli dei ^ hanno conservato il pregio fra le loro campagne lievemente ondulate, ma ^en . questi fra le rocce del Taburno Caudino121 o sull’aspro Gargano o sopra le Λ p Liguri: prima del lavoro cadranno con le unghie spezzate. (E.S.) 291. Dion. I io, 3: Άλλοι δέ Λιγύων άποίκους μυθολογοϋσιν αυτους γενεσθαι τών όμορούντων Όμβρικοϊς" οί γάρ Λίγυες οικοϋσι μεν και της Ιταλίας πολλαχη, νέμονται δέ τινα καί τής Κελτικής. Altri ancora narrano che essi (gli Aborigeni) erano coloni di quei Liguri che confinano con gli Umbri; infatti i Liguri non solo abitano in molti luoghi dell’Italia, ma vivono anche in alcune regioni della Gallia. (A.A.) 119 Sul frammento di Eschilo e in generale sulla lotta di Ercole contro i Liguri, v. n. 185. 120 Attuale Assuan. 121 II Taburno è una catena di monti nel Sannio, che dal lato meridionale forma le Forche Caudine. - 118 - 292. Dion. I 13, 4: Ei δέ τινες πεφύκασι μή ταχείς είναι περί πραγ-ματων παλαιών άβασανίστως τά λεγάμενα δέχεσθαι, μή ταχείς εστωσαν μηδέ Λίγυας ή Όμβρικούς η άλλους τινάς βαρβάρους αυτούς νομίσαι, π-ριμειναντες δέ καί τά λοιπά μαθεϊν κρινέτωσαν έξ απάντων το πιθ-α-νώτατον. Ma se alcuni sono restii a prestar fede a narrazioni di avvenimenti antichi senza sottoporli ad esame, non debbono essere propensi a credere che essi (gli Aborigeni) siano Liguii o Umbri o qualche altro popolo barbaro, ma aspettando di sapere anche i resto, giudichino quale sia l’ipotesi più verosimile fra tutte. (A.A.) 293. Dion. I 22, 2: Κατεϊχον δ’ αυτήν Σικανοί, γένος Ίβηρικόν, ου πολλώ πρότερον ένοικισάμενοι Λίγυας φεύγοντες, καί παρεσκεύασαν άφ’ •-αυτών Σικανιαν κληθηναι τήν νήσον, Τρινακρίαν πρότερον όνομαζομένην c-πι του τριγώνου σχήματος. Occupavano quella (Sicilia) i Sicani, popolazione di origine iberica, i quali dopo essere stati cacciati (dall’Iberia) dai Liguri, vi si erano stabiliti poco tempo prima, e avevano dato il nome di Sicania loro stessi all’isola, che prima si chiamava Trinacria a causa della forma triangolare122. (A.A.) ^ΙΟΝ· I 40, 3: Άγασθείς δέ τούς ανθρώπους τής φιλοξενίας Ηρακλής, τον μεν δήμον εστιάσει υποδέχεται θύσας τών βοών τινας και τής άλλης λείας τάς δεκάτας έξελών- τούς δέ βασιλείς χώρα πολλή δωρεΐται Λιγυων τε καί τών άλλων προσοίκων, ής μέγα έποιοΰντο άρχειν, παρανόμους τινας έξ αύτής έκβαλών ανθρώπους. Eiacle, avendo ammirato l’ospitalità di quegli uomini123, non solo invitò il popolo a banchetto, dopo aver sacrificato alcuni buoi e aver messo da parte la decima del resto del bottino, ma diede anche ai loro re molti terreni appartenenti ai Liguri e ai popoli vicini, che essi desideravano molto possedere, avendone cacciato i briganti. (A.A.) ■ON. I 41, 3: Χωρίς γάρ τών άλλων βαρβάρων το Λιγυων γένος . μάχιμον, έπί ταΐς παρόδοις τών Άλπείων ορών ιδρυμενον, α,,.ο-Ζ—Ί______>.O.vV. ~ —, .-ircvff-rrtYlfTEV. ενθα 295. Dion. πολύ καί κωλύειν δπλοις τάς είσβολάς αύτοϋ τάς εις Ιταλίαν επεχειρησεν, μέγιστος άγων τοΐς "Ελλησιν έγένετο πάντων αύτούς επιλειποντων εν τή μ αχ·/) τών βελών. Δηλοΐ δέ τον πόλεμον τόνδε τών αρχαίων ποιητών 122 II paragrafo 2 di Dionigi, assieme al precedente e ai successivi fino a ( cui il 4 è attribuito a Filisto di Siracusa e si trova al n. 194) sono npor a i & Jacoby, con lo stesso testo, sia come fr. 79 b di Ellanico di Lesbo, sia come r. Antioco di Siracusa; in realtà però solo il paragrafo 3 di Dionigi ha come on e ι Ellanico, e solo parte del paragrafo 5 dipende da Antioco. Per quan o B Sicani respinti dall’Iberia ad opera dei Liguri, v. n. 191. 123 Si riferisce agli Aborigeni e agli Arcadi di Evandro. — 119 — Αισχύλος έν Προμηθεϊ λυομένω. Πεποίηται γάρ αυτώ ο ΙΙρομηθευς 'Ηρακλεϊ τά τε άλλα προλέγων, ώς έκαστον αύτω τι συμβησεσθαι έμελλε κατά τήν έπί Γηρυόνην στρατείαν, καί δή καί περί τοΰ Λιγυστικοΰ πολέμου ώς ού ράδιος ό άγών έσται διηγούμενος. Τα δε ποιήματα ώό εχει ήξεις δέ Λιγύων εις άτάρβητον στρατόν, έ'νθ’ ού μάχης, σάφ’ οίδα, καί θοΰρος περ ών μέμψει. Πέπρωται γάρ σε καί βέλη λιπεΐν. Infatti, diversamente dagli altri barbari, il popolo dei Liguri, numeroso e bellicoso, che abitava presso i valichi delle Alpi, tentò di impedire con le armi arrivo 1 ui (Eracle) in Italia, ove i Greci combatterono una grande battaglia, ne corso e a quale lanciarono tutti i loro dardi. Fra gli antichi poeti, Eschilo menziona ques a guerra nel « Prometeo Liberato ». In questa tragedia, infatti, Prometeo e rappre sentato mentre profetizza ad Eracle, fra l’altro, tutto ciò che doveva acca erg 1 ne spedizione contro Gerione, ed inoltre, riguardo alla guerra con i Liguri, g 1 pie ice che la lotta sarebbe stata difficile. I versi sono questi: . , .. , « Giungerai poi dal popolo intrepido dei Liguri, dove tu non ti lamenterai e a taglia - lo so bene — pur essendo forte; poiché è destino che a te qui mane anche i dardi » 124. (A.A.) 296. Dion. I 89, 3: Καί θαΰμα μέν τοΰτο πολλοϊς άν είναι δόξειε τα είκότα λογισαμένοις, πώς ούχ άπασα έξεβαρβαρώθη Οπικους τ=. υπο -ξαμένη καί Μαρσούς καί Σαυνίτας καί Τυρρηνούς και Βρεττιους μ[ ρικών τε καί Λιγύων καί Ίβήρων καί Κελτών συχνάς μυριάδας άλλα τ^. προς τοϊς είρημένοις έθνη τά μέν έξ αύτής Ιταλίας, τα δ’ ες ετερων αφί) μ-να τόπων μυρία δσα οΰτε όμόγλωττα οΰτε όμοδίαιτα, ων [οϋτ^ φω^ας ojt δίαιταν] καί βίους σύγκλυδας άναταραχθέντας έκ τοσαυτης διαφωνίας πολλά τοΰ παλαιοΰ κόσμου τής πόλεως νεοχμώσαι εικος ην..... J: potrebbe essere motivo di stupore per quanti riflettono su ciò che è second natura, il fatto che Roma non si imbarbarì completamente, dopo aver assor ito B i Opici125, i Marsi, i Sanniti, i Tirreni, i Bruzzi e innumerevoli moltitudini di m Liguri, Iberi e Galli e, oltre a questi, altri popoli, alcuni provenienti dalla stessa Italia, alcuni giunti da altri luoghi, popoli che differivano per lingua e per costumi, e era logico che i loro differenti modi di vivere, turbati da una così grave ^‘sc°r danza, producessero grandi mutamenti nell’antico ordinamento della città.....( A- 297. Ovid. metam. II 369-372: 369 .....Ille relieto 370 (nam Ligurum populos et magnas rexerat urbes) imperio, ripas virides amnemque querellis Eridanum inplerat silvamque sororibus auctam..... 124 Lo stesso testo in modo più ampio è riportato in Strabone, per cui v. n. 185; si veda lo stesso numero per la lotta di Eracle contro i Liguri. 125 Antico nome degli Osci. — 120 - . . ... Quello (Cicno), abbandonato il potere (perché aveva regnato su popoli e grandi città dei Liguri) aveva riempito con i suoi lamenti le verdi rive del fiume " a.no e ^ bosco ingrandito dalle sorelle (Eliadi, trasformate in pioppi)126..... 2^· Liv. V 35, 1: Alia subinde manus Cenomanorum Etitovio duce vestigia priorum secuta eodem saltu favente Belloveso cum transcendisset Alpes, ubi nunc Brixia ac Verona urbes sunt locos tenuere. [2] Libui considunt post hos Salluviique, prope antiquam gentem Laevos Ligures incolentes circa Ticinum amnem. Immediatamente dopo 127 un’altra orda di Cenomani, sotto la guida di Etitovio, seguì e tracce dei precedenti emigranti e attraversò le Alpi per il medesimo passo, con i consenso di Belloveso. Essi si stanziarono nelle località dove ora sono le città 1 rescia e di Verona. Dopo di questi hanno sede i Libui e i Salluvi128, presso un antico popolo, i Liguri Levi129, che abitava lungo il fiume Ticino. (L.S.A.) 299. Liv. per. 20: Adversus Liguras tunc primum exercitus promotus est. Allora per la prima volta fu inviato un esercito contro i Liguri 13°. (L.S.A.) 300. Liv. XXI 22, 1: Neque Hispaniam neglegendam ratus, atque id eo minus quod haud ignarus erat circumitam ab Romanis eam legatis ad sollicitandos principum animos, [2] Hasdrubali fratri, viro impigro, eam provinciam destinat firmatque eum Africis maxime praesidiis, peditum Afrorum undecim milibus octingentis quinquaginta, Liguribus trecentis, Balia-ribus ( quingentis ). E Annibaie, pensando che neppure la Spagna doveva essere trascurata, tanto meno poi perché sapeva che era stata attraversata da ambasciatori romani per cercare di 126 Sulla leggenda di Cicno v. n. 7. „ ... · ·. 127 Digressione sulla Gallia Cisalpina, in generale concordante con Folibio, i quale però aggiunge gli Anari, omettendo i Salluvi. I ’ Laevi sono di so ito ι e ncati con i ’ Laoi ’ di Polibio (v. n. 751). L’episodio si riferisce al 391 a. U 128 Sui Libui e sul loro territorio, v. n. 751. Sui Salluvi abitanti al di qua delle Alpi, cfr. n. 456. . . , 129 Tracce toponomastiche forse ravvisabili nel comune di Leivi ( enova) e ne torrente Lavagna. .·οι πδι n no Questa notizia è posta fra la deduzione della colonia di po L“'° Quando e una ribellione di Sardi e Corsi. Zonara (cfr. n. 510) sembra riferirsi ad essa, qua parla di una guerra condotta contro i Liguri nel 238 a. C., setto i Ouesta Sempronio Gracco (che combattè contro di essi) e Publio a j nrobabil- prima campagna, che non tutti considerano avvenuta realmente, mente nella regione dei Liguri Apuani. — 121 — ingraziarsi l’animo dei capi, affidò quella provincia a suo fratello Asdrubale, uomo energico, e gli diede l’appoggio di presidi, soprattutto africani, con undicimila ottocento cinquanta fanti africani, trecento liguri, cinquecento balearici131. (L.S.A.) 301. Liv. XXI 26, 1 : Qui tumultus repens postquam est Romam perlatus et Punicum insuper Gallico bellum auctum patres acceperunt, [2] C. Atilium praetorem cum una legione Romana et quinque milibus sociorum, dilectu novo a consule conscriptis, auxilium ferre Manlio iubent; qui s*_ne_u_° certamine - abscesserant enim metu hostes - Tannetum pervenit. L 3J t P. Cornelius, in locum eius quae missa cum praetore erat scripta egione nova, profectus ab urbe sexaginta longis navibus praeter oram Etruriae i gurumque et inde Saluum montes pervenit Massiliam [4] et a proxi mum ostium Rhodani — pluribus enim divisus amnis in mare decurrit castra locat, vixdum satis credens Hannibalem superasse Pyrenaeos montes. Quando fu riferito a Roma l’improvviso tumulto e i senatori appresero che la gue punica era complicata ancor più dalla guerra contro i Galli, ordinarono a pre or Attilio di portare aiuto a Manlio con una legione romana e con cinquemi a a coscritti dal console con una recente leva132. Attilio senza colpo ferire (in a 1 mici si erano allontanati per paura) giunse a Taneto ,33. Anche P. Come io par 1 Roma con una legione nuova al posto di quella che era stata arruolata e ma ^ col pretore, e giunse con sessanta navi da guerra oltre la costa dell Etruria, e a }& e poi le montagne dei Salluvi a Marsiglia 134 e alla più vicina foce del Ro ano i questo fiume sfocia nel mare diviso in più bracci). Lì collocò 1 accampamento pens che Annibaie avesse appena valicato i Pirenei. (L.S.A.) 302. Liv. XXI 58, 1: Haud longi inde temporis, dum intolerabilia frigora erant, quies militi data est; [2] et ad prima ac dubia signa veris profectus ex hibernis in Etruriam ducit, eam quoque gentem, sicut a os Liguresque, aut vi aut voluntate adiuncturus. [3] Transeuntem Appen ninum adeo atrox adorta tempestas est ut Alpium prope foeditatem supe raverit. Quindi, per un non lungo periodo di tempo, finché il freddo era insopportabile, ^ai soldati fu concesso di riposare. Ma ai primi e incerti segni di primavera part dagli accampamenti invernali e condusse l’esercito in Etruria, con l’intenzione di ag- 131 Anno 218 a. C. Preparativi per la spedizione in Italia. Annibaie aveva svernato a Cartagena. Livio omette 21 elefanti, ricordati da Polibio (v. n. 221). Le altre cifre coincidono. 132 Anno 218 a. C. Si tratta di Gaio Attilio Serrano e di Lucio Manlio Vulsone. Il console era Publio Cornelio Scipione, figlio di Lucio. 133 Località sulla via Emilia Lepida, circa 10 miglia a sud del Po, tra Parma e Reggio. 134 Per il passaggio di Scipione nei dintorni di Marsiglia v. anche n. 17. 135 Annibaie: anno 217 a. C. Per gli avvenimenti che seguirono la partenza v. n. 303. — 122 - giungere alle sue forze, o con la violenza o col loro consenso, anche quella popola- zione, come aveva fatto con i Galli e con i Liguri. Mentre cercava di attraversare i assalit0 da una tempesta così violenta, che quasi superò l’orrore delle Alpi «6. (L.S.A.) 303. Liv. XXI 59 > 10; Secundum eam pugnam Hannibal in Ligures, Sempronius Lucam concessit. Venienti in Ligures Hannibali per insidias intercepti duo quaestores Romani, C. Fulvius et L. Lucretius, cum duobus tri- unis militum et quinque equestris ordinis, senatorum ferme liberis, quo magis ratam fore cum iis pacem societatemque crederet, traduntur. Dopo quella battaglia 137 Annibaie si ritirò in Liguria e Sempronio 138 a Lucca. Mentre / nm a e giungeva in Liguria, i Liguri catturarono in una imboscata due questori romani, C. Fulvio e L. Lucrezio, con due tribuni militari e cinque membri dell’ordine equestre, quasi tutti figli di senatori; li consegnarono poi a lui affinché così egli si convincesse che la pace e l’alleanza con loro erano più sicure. (L.S.A.) 304. Liv. XXII 33, 1: Per eosdem dies speculator Carthaginiensis, qui per biennium fefellerat, Romae deprensus praecisisque manibus dimissus, [2] et servi quinque et viginti in crucem acti, quod in campo Martio coniurassent; indici data libertas et aeris gravis viginti milia. [3] Legati et ad Philippum Macedonum regem missi ad deposcendum Demetrium Pharium, qui bello victus ad eum fugisset, [4] ed alii (in) Ligures ad expostulandum quod Poenum opibus auxiliisque suis iuvissent, simul ad visendum ex propinquo quae in Boiis atque Insubribus gererentur. Circa nello stesso tempo139, una spia cartaginese, che era sfuggita per due anni, fu catturata a Roma e fu rilasciata, dopoché le furono tagliate le mani. Furono crocifissi venticinque schiavi per aver congiurato nel Campo Marzio. Il delatore fu premiato con la libertà e con un donativo di ventimila sesterzi. Furono mandati ambasciatori al re Filippo il Macedone I4°, per richiedere la consegna di Demetrio di Faro, che, 136 Per tale tempesta, cfr. anche n. 69. 137 Anno 218/7 a. C. Lo scontro sarebbe avvenuto fra le forze di Annibaie e quelle del console Sempronio presso Piacenza, poco dopo la partenza di Annib e dall’accampamento invernale (v. n. 302). Di battaglie avvenute durante 1 inverno 218/7 non parla Polibio. In questo caso, si tratterebbe di una reduplicazione e a battaglia della Trebbia (G. De Sanctis, St. dei Rom., Ili, 2, p. 96). Qui e detto c e Annibaie si ritira a svernare in Liguria: invece in Pol. Ili 77, 3 e nello stesso · XXII 1,2 Annibaie sverna fra i Celti: ciò deriva dall’incertezza dei confini etn’c'' Pe cui i Levi intorno al Ticino sono detti ora Celti ora Liguri. Sull intero episo io n. 69. 138 Tiberio Sempronio Longo, console del 218 a. C. 139 Nel tardo autunno del 217 a. C., mentre Annibaie faceva scorta di foraggio e di grano. 140 Filippo V di Macedonia (222/1-179 a. C.). — 123 — sconfitto in guerra, si era rifugiato da lui141; altri ambasciatori poi furono mandati presso i Liguri, a presentare proteste, perché essi avevano aiutato i Cartaginesi con uomini e con rifornimenti, e nello stesso tempo per vedere da vicino ciò che accadeva fra i Boi e gli Insubri. (L.S.A.) 305. Liv. XXVII 39, 1: Auxerunt Romae tumultum litterae ex Gallia allatae ab L. Porcio praetore: [2] Hasdrubalem movisse ex hibernis et iam Alpes transire; octo milia Ligurum conscripta armataque coniunctura se transgresso in Italiam esse nisi mitteretur in Ligures qui eos e o occuparet; se cum invalido exercitu quoad tutum putaret progressurum. La lettera recata dalla Gallia e inviata dal pretore L. Porcio aumentò in Roma la confusione142: Asdrubale era uscito dall’accampamento invernale e già stava pas sando le Alpi. Ottomila Liguri armati erano pronti a congiungersi con ui, quan o fosse passato in Italia, se non veniva mandato qualcuno in Liguria cie ι Preve”!j con una guerra; quanto a lui, il pretore sarebbe avanzato fino a che avesse con rato sicuro il farlo con un esercito debole. (L.S.A.) 306. Liv. XXVII 48, 5: Hasdrubal omissa munitione castrorum postquam pugnandum vidit, in prima acie ante signa elephantos con ocat. circa eos laevo in cornu adversus Claudium Gallos opponit, hau tantum i fidens quantum ab hoste timeri eos credebat: [6] ipse dextrum cornu a versus M. Livium sibi atque Hispanis — et ibi maxime in vetere mi l spem habebat — sumpsit: [7] Ligures in medio post elephantos posi i. Asdrubale, tralasciando l’opera di fortificazione dell’accampamento, quando si corse che bisognava combattere, collocò gli elefanti in prima linea avanti a^e segne; a fianco di quelli sull’ala sinistra pose i Galli di fronte a CIau io , tanto perché confidasse in loro, quanto perché credeva che i nemici li temessero, si pose a capo dell’ala destra contro M. Livio144, avendo con sé gli Ispani e ^ questi veterani soprattutto contava -; i Liguri furono posti al centro ietro r, elefanti. (L.S.A.) 307. Liv. XXVII 48, 9: Inter Livium Hasdrubalemque ingens contractum certamen erat, atroxque caedes utrimque edebatur. [10] Ibi duces ambo, ibi pars maior peditum equitumque Romanorum, ibi Hispani vetus 141 Demetrio di Faro, già governatore dell’isola di Corfù sotto la regina Teuta, nel 229 a. C. si era arreso ai Romani. 142 Anno 207 a. C. Lucio Porcio Licino, figlio di Marco, era stanziato con due legioni sul confine gallico. 143 Schieramento per la battaglia del Metauro: giugno-luglio del 207 a. C. Gaio Claudio Nerone era console per il 207. Per la battaglia del Metauro cfr. nn. 307; 308. 144 Marco Livio Salinatore. — 124 - miles peritusque Romanae pugnae, et Ligures durum in armis genus. Eodem versi elephanti, qui primo impetu turbaverant antesignanos et iam signa moverant loco; [11] deinde crescente certamine et clamore impotentius iam regi et inter duas acies versari velut incerti quorum essent, haud dissimiliter navibus sine gubernaculo vagis. [12] Claudius «Quid ergo praecipiti cursu tam longum iter emensi sumus? » clamitans militibus cum in adversum collem frustra signa erigere conatus esset, [13] postquam ea regione penetrari ad hostem non videbat posse, cohortes aliquot subductas e dextro cornu, ubi stationem magis segnem quam pugnam futuram cernebat, [14] post aciem circumducit, et non hostibus modo sed etiam suis inopinantibus in sinistrum (evectus in dextrum) hostium latus incurrit; tantaque celeritas fuit ut cum ostendissent se ab latere mox in terga iam pugnarent. [15] Ita ex omnibus partibus, ab fronte, ab latere, ab tergo, trucidantur Hispani Liguresque; et ad Gallos iam caedes pervenerat. Fia Livio (Salinatore) e Asdrubale si era ingaggiata una dura lotta, e da entrambe le parti la strage era grande. Lì erano entrambi i capi, la maggior parte della fanteria e della cavalleria romana; lì erano gli Ispani, soldati veterani ed esperti della tecnica militare romana; lì erano i Liguri, forte stirpe di guerrieri. Nella medesima dilezione si mossero gli elefanti, che al primo assalto avevano scompigliato la prima linea e respinto già le insegne. Poiché la battaglia si faceva più accesa e il clamore più intenso, ormai i soldati non potevano più essere controllati e si aggiravano fra le due file, come se non sapessero a quale appartenessero, non diversamente da navi vaganti senza timone. ClaudioI45, gridando ai soldati « Perché mai abbiamo Percorso così gran tratto a corsa precipitosa? », dopo aver inutilmente cercato di dirigere le sue insegne verso il colle che aveva di fronte, accorgendosi di non poter colpire il nemico in quella direzione, sottrasse alcune coorti all ala destra (poiché vedeva che colà sarebbero rimaste ferme pigramente senza combattere), le condusse dietro alla linea di battaglia e, spintosi verso il lato sinistro, piombò sul fianco destro del nemico, senza che non solo i nemici ma neppure i suoi se lo aspettassero. ta e fu la rapidità che, appena si erano mostrati sul fianco, già si trovavano a com attere a tergo dei nemici. Pertanto da ogni parte, davanti, di fianco, dietro, Ispani e iguri erano trucidati, e la strage aveva preso ad estendersi ormai ai Galli. (L.S.A.) 308. Liv. XXVII 49, 8; Adeoque etiam victores sanguinis caedisque ceperat satias ut postero die cum esset nuntiatum Livio consuli Ga os Cisalpinos Liguresque qui aut proelio non adfuissent aut inter caedem e gissent uno agmine abire sine certo duce sine signis sine ordine u oam imperio; posse, si una equitum ala mittatur, [9] omnes deleri, « uin supersint » inquit « aliqui nuntii et hostium cladis et nostrae virtutis ». 145 Gaio Claudio Nerone. Anno 207 a. C., battaglia del Metauro: v, n. 306 — 125 — A tal punto anche i vincitori 146 erano sazi di sangue e di strage, che il giorno dopo, essendo stato annunziato al console Livio 147 che i Galli Cisalpini e i Liguri, che non avevano partecipato alla battaglia o erano sfuggiti in mezzo alla strage, si stavano allontanando in un sola colonna, senza una guida sicura, senza ordine né comando, e che, con l’invio di una sola ala di cavalieri, si sarebbe potuto farne strage, egli rispose: « Anzi, piuttosto sopravvivano alcuni che siano messaggeri della strage dei nemici e del nostro valore»148. (L.S.A.) 309. Liv. XXVIII 36, 1: Magoni desperatis in Hispania rebus, in quarum spem seditio primum militaris, deinde defectio Indibilis animos eius sustulerant, paranti traicere in Africam nuntiatum ab Carthagine est iubere senatum ut classem quam Gadibus haberet in Italiam traiceret; [2] conducta ibi Gallorum ac Ligurum quanta maxima posset iuventute coniungeret se Hannibali neu senescere bellum maximo impetu maiore fortuna coeptum sineret. Magone ormai disperava delle sorti della guerra in Spagna. La sua speranza era stata sostenuta dapprima dalla sedizione dei soldati149, e poi dalla ribellione di n nc Ma ormai egli si preparava a passare in Africa, quando gli fu annunciato a ai tagine l’ordine del Senato di condurre in Italia la flotta che egli aveva a Ca ice. opo aver radunato là il maggior numero possibile di giovani Galli e di Liguri, eg ι o\ev congiungersi con Annibaie e non permettere che una guerra, intrapresa con gran dissimo vigore e con migliore fortuna, illanguidisse. (L.S.A.) 310. Liv. XXVIII 42, 12: « Quid porro, si satis confisi Carthaginienses consensu Africae, fide sociorum regum, moenibus suis, cum tuo exercitus que tui praesidio nudatam Italiam viderint, ultro ipsi novum exercitum in Italiam aut ex Africa miserint, aut Magonem, quem a Baliaribus classe transmissa iam praeter oram Ligurum Alpinorum vectari constat, Hanm bali se coniungere iusserint?.....». « E che accadrà poi se i Cartaginesi, riponendo sicura fiducia sul consenso dell Africa, sulla lealtà dei re alleati, sulle loro mura, quando vedranno l’Italia privata della difesa tua e del tuo esercito, assumeranno l’inaspettata iniziativa di mandare un nuovo 146 Anno 207 a. C., battaglia del Metauro (v. n. 306). 147 Marco Livio Salinatore. 148 Per questo episodio cfr. anche n. 438. 149 Anno 206 a. C. La sedizione dei soldati era scoppiata per un ritardo nei pagamenti, ma fu domata da P. Cornelio Scipione. j50 con Mandonio, si era messo a capo degli Ilergeti, popolo stanziato a nord dellEbro. Anch’egli fu sconfitto da Scipione. — 126 - esercito in Italia dall’Africa, oppure comanderanno a Magone, che, sappiamo, ha lasciato con la sua flotta le isole Baleari e naviga lungo la costa dei Liguri Alpini, di congiungersi con Annibaie «i?.....». (L.S.A.) 311. Liv. XXVIII 46, 7: Eadem aestate Mago Hamilcaris filius ex minore a ìaxium insula, ubi hibernarat, iuventute lecta in classem imposita in Italiam triginta ferme rostratis navibus et multis onerariis duodecim milia peditum duo ferme equitum traiecit, [8] Genuamque nullis praesidiis maritimam oram tutantibus repentino adventu cepit. Inde ad oram Ligurum pinorum, si quos ibi motus facere posset, classem adpulit. Nella stessa estate, Magone, figlio di Amilcare, imbarcati sulla flotta i giovani appena arruolati, trasportò in Italia dalla più piccola delle isole Baleari, dove aveva sver-nato , dodicimila fanti e circa duemila cavalieri con quasi trenta navi rostrate e con molte navi da carico. Quindi con un improvviso assalto, dato che nessun presidio cifendeva la costa, si impadronì di Genova. Approdò poi alla costa dei Liguri Alpini, per vedere se poteva provocarvi qualche sommovimento. (L.S.A.) 312. Liv. XXVIII 46, 9: Ingauni — Ligurum ea gens est — bellum ea tempestate gerebant cum Epanteriis Montanis. [10] Igitur Poenus Savone oppido Alpino praeda deposita et decem longis navibus in statione ad praesidium relictis, ceteris Carthaginem missis ad tuendam maritimam oram quia fama erat Scipionem traiecturum, [11] ipse societate cum Ingaunis quorum gratiam malebat composita Montanos instituit oppugnare. Gli Ingauni - popolazione che appartiene alla stirpe dei Liguri - in quel tempo stavano combattendo con gli Epanteri Montani. Dunque i Cartaginesi, depositato il loro bottino a Savona, città ai piedi delle Alpi, e lasciate dieci navi da guerra al-1 ancora come presidio mandarono le altre a Cartagine per difendere la costa, poiché correva voce che Scipione avrebbe cercato di effettuare uno sbarco. Magone, poi, stretta alleanza con gli Ingauni, il cui favore egli preferiva, cominciò ad attaccare i Montani153. (L.S.A.) 313. Liv. XXIX 5, 1: Ab hoc sermone dimisso Masinissa Laelius postero die naves praeda onustas ab Hippone solvit, revectusque in Siciliam man- 151 205 a. C. Discorso tenuto da Q. Fabio Massimo, con il quale il vecc io esponente politico si dichiara contrario all’assegnazione dell’Africa come nuova provincia extra sortem a P. Cornelio Scipione, nonché al progettato sbarco in Africa. Su Magone in Liguria, v. in particolare n. 311. 152 Anno 205 a. C., durante il trasferimento da Cadice in Italia: Magone opero in Liguria dal 205 al 203 a. C.; per i vari episodi connessi con la sua ΡΓε^ηζ^ 'η Liguria, cfr. nn. 29; 65; 70; 229; 310; 312; 313; 314; 315; 316; 319; 488; 489, 491; 493; 494; 495; 498; 499; 516; 1406. 153 Anno 205 a. C. Per le operazioni di Magone in Liguria, v. n. 311. — 127 — data Masinissae Scipioni exposuit. [2] Iisdem ferme diebus naves quae ab Carthagine ad Magonem missae erant inter Albingaunos Ligures Genuam-que accesserunt. Dopo questo discorso, Lelio154 licenziò Massinissa e, il giorno seguente, salpò da Bona con le navi cariche di preda. Tornato quindi in Sicilia, espose a cipione 1 messaggio di Massinissa. Circa negli stessi giorni le navi, che da Cartagine etano state mandate a Magone, approdarono fra i Liguri Ingauni e Genova . ( · 314. Liv. XXIX 5, 3: In iis locis tum forte Mago tenebat classem; qui legatorum auditis verbis iubentium exercitus quam maximos comparare, extemplo Gallorum et Ligurum — namque utriusque gentis ingens i i multitudo erat — concilium habuit. In quei luoghi allora per caso Magone 156 teneva la sua flotta. Egli, udite le parole degli ambasciatori che ordinavano di apprestare eserciti il più possi ie numeros , subito tenne una riunione di Galli e di Liguri: infatti vi era là una gran e m tudine di uomini di entrambe le popolazioni. (L.S.A.) 315. Liv. XXIX 5, 7: Liguribus, quod procul agro urbibusque eorum castra Romana sint, libera consilia esse; illos armare iuventutem et capessere pro parte bellum aequum esse. [8] Ligures haud abnuere: tempus mo o duorum mensum petere ad dilectus habendos. Interim Mago milites a os dimissis clam per agros eorum mercede conducere; commeatus quoque omnis generis occulte ad eum a Gallicis populis mittebantur. [9] M. ivius exercitum volonum ex Etruria in Galliam traducit, iunctusque Lucretio, st se Mago ex Liguribus propius urbem moveat, obviam ire parat, si oe nus sub angulo Alpium quietus se contineat, et ipse in eadem statione circa Ariminum Italiae praesidio futurus. Ai Liguri, poiché l’accampamento romano era lontano dal loro territorio e dalle loio città 157, fu lasciata libertà di scelta nell’azione. Ma era giusto che essi armassero i giovani e prendessero la loro parte in guerra. I Liguri non rifiutarono, ma chiesero due mesi di tempo per fare la leva. Frattanto Magone assoldava soldati Galli, man dando segretamente emissari nei loro territori; di nascosto le popolazioni galliche g i _ Anno 205 a. C. Mentre Scipione in Sicilia ultimava i preparativi per lo sbarco in Africa, Gaio Lelio compì scorrerie presso Bona e, pare, strinse accordi definitivi con Massinissa. 15:1 V. n. 311. Invece, i soccorsi mandati ad Annibaie non giunsero a destinazione. 156 Anno 205 a. C. Per Magone in Liguria v. n. 311. Pare che qui si tratti della costa tra Savona e Vado. 157 Anno 205 a. C. Direttive impartite da Magone nell’assemblea di Galli e di Liguri da lui convocata; per Magone in Liguria v. n. 311. — 128 — ornivano anche provviste di ogni genere. M. Livio 158 condusse dall’Etruria in Gallia 1 suo esercito di schiavi volontari e, congiuntosi con Lucrezio, se mai Magone si osse mosso dalla Liguria per avvicinarsi a Roma 159, si preparò a muovergli contro. 2 ΓΤ * ^arta§'nesi fossero rimasti tranquilli in una lontana regione delle Alpi, anc eg 1 sarebbe rimasto nella stessa regione, per difendere l’Italia intorno a Rinrum. (L.S.A.) 316. Liv. per. 29: Magoni, qui A(l)bingauni in Liguribus erat, ex Africa et militum ampla manus missa et pecuniae, quibus auxilia (con)duceret, praeceptumque, ut se Hannibali coniungeret. A Magone, che si trovava ad Albenga in Liguria, fu mandata dall’Africa una numerosa schiera di soldati e una somma di denaro, con cui arruolare truppe ausi-ìarie, e gli fu ordinato di congiungersi ad Annibaie160. (L.S.A.) 317. Liv. XXX i; i; Cn. Servilius et C. Servilius consules — sextus decimus is annus belli Punici erat — cum de re publica belloque et provinciis ad senatum rettulissent, [2] censuerunt patres ut consules inter se compararent sortirenturve uter Bruttios adversus Hannibalem, uter Etruriam ac Ligures provinciam haberet. 1 consoli Cn. Servilio e C. Servilio 161 - quello era il sedicesimo anno della guerra punica — riferirono al Senato sullo stato della repubblica, sulle vicende della guerra e sulle condizioni delle province. I senatori stabilirono che i consoli si accordassero tra loro o sorteggiassero chi avesse il Bruzio e la guerra contro Annibaie, chi invece la provincia della Liguria e dell’Etruria162. (L.S.A.) 318. Liv. XXX 1,6: Quod in Bruttiis provincia, idem in Etruria ac Liguribus decretum: [7] M. Cornelius novo consuli tradere exercitum iussus, ipse prorogato imperio Galliam provinciam obtinere cum legionibus iis quas (L. ) Scribonius priore anno habuisset. [8] Sortiti deinde provincias: Caepioni Bruttii, [Servilio] Gemino Etruria evenit. Ciò che fu deciso per la provincia del Bruzio, fu stabilito anche per 1 Etruria e per la Liguria: a M. Cornelio163 fu ordinato di consegnare l’esercito al nuovo con- 158 Marco Livio Salinatore. Il collega è Spurio Lucrezio, sul quale v. n. 1406. 159 Magone doveva seguire la costa dell’Adriatico, perché fino al 109 3οο5 la via Aureìia non fu estesa fino a Pisa, Genova e Vado: cfr. C.l.L. , p· 169 Avvenimenti del 205 a. C.; per Magone in Liguria v. n. 311. 161 Anno 203 a. C.: Gneo Servilio Cepione e Gaio Servilio Gemino. Su Servilio Gemino cfr. anche nn. 318; 319. . . 162 Ultime operazioni in Italia. Annibaie ormai da tre anni era inattno, pra ticamente accerchiato. . 163 Anno 203: il proconsole Marco Cornelio Cetego comandava quattro legioni, insieme col pretore Publio Quintilio Varo. Su Cetego cfr. n. 31 · — 129 — io sole164. Egli, invece, prorogato il suo comando, doveva tenere la provincia della Gallia con quelle legioni che L. Scribonio 165 aveva avuto Fanno precedente. Quindi trassero a sorte le province: a Cepione toccò il Bruzio, a Gemino I Etruria. (L.S.A.) 319. Liv. XXX 19, 1: Mago proximae silentio noctis profectus quantum pati viae per volnus poterat itineribus extentis ad mare in Ligures Ingaunos pervenit. [2] Ibi eum legati ab Carthagine paucis ante diebus in sinum Gallicum adpulsis navibus adierunt, iubentes primo quoque tempore in Africam traicere; [3] id et fratrem eius Hannibalem — nam ad eum quoque isse legatos eadem iubentes — facturum; non in eo esse Carthaginiensium res ut Galliam atque Italiam armis obtineant. [4] Mago non imperio modo senatus periculoque patriae motus sed metuens etiam ne victor hostis moranti instaret Liguresque ipsi relinqui Italiam a Poenis cernentes ad eos quorum mox in potestate futuri essent deficerent, [5] simul sperans lenio rem in navigatione quam in via iactationem volneris fore et curationi omnia commodiora, impositis copiis in naves profectus vixdum superata Sardinia ex volnere moritur. Naves quoque aliquot Poenorum disiectae in alto a classe Romana quae circa Sardiniam erat capiuntur. Magone, partito nel silenzio della notte seguente, con marce forzate, almeno per quanto egli riusciva a tollerare la fatica del viaggio a causa della ferita, giunse a mare nel paese dei Liguri Ingauni16i. Colà, messaggeri cartaginesi, approdati poc 1 giorni prima nel golfo Gallico, lo avvicinarono e gli ordinarono di passate in rica al più presto; ciò avrebbe fatto anche suo fratello Annibaie — infatti ambasciatori etano andati anche da lui a portargli lo stesso ordine. Lo Stato cartaginese non era in situazione tale da poter mantenere l’occupazione armata della Gallia e dell Ita ìa. Magone non solo fu turbato dall’ordine del Senato e dal pericolo della patria, egi temeva anche che, in caso di un suo indugio, il nemico vincitore lo incalzasse e c e gli stessi Liguri, vedendo i Cartaginesi lasciare l’Italia, passassero dalla patte i coloro, in potere dei quali presto sarebbero caduti. Sperando nello stesso tempo eie lo scuotimento della ferita sarebbe stato più sopportabile nel viaggio per mare che per terra, e che le cure sarebbero state più agevoli, imbarcò le truppe sulle navi e partì: ma appena passata la Sardegna morì a causa della ferita riportata ,67. Anche alcune navi cartaginesi, sbandatesi in alto mare, furono catturate dalla flotta romana che si trovava intorno alla Sardegna. (L.S.A.) 164 Gaio Servilio Gemino. Su di lui v. n. 317. 165 Lucio Scribonio Libone. 166 Anno 203 a. C. Magone fu ferito durante la battaglia combattuta nella Cisalpina contro le truppe di Gaio Servilio e di Cetego; su Servilio v. n. 317; su Cetego v. n. 318. Per Magone nella regione ligure v. n. 311. 167 Diverse sono però le versioni sulla morte di Magone: per Appian. Puh. 49, era ancora in Liguria dopo Zama; per Zonar. IX 13, raggiunta l’Africa, fu mandato di nuovo in Italia; per Nep. Hann. VIII 2-3, perì dieci anni più tardi. — 130 - 320. Liv. XXX 33, 4: Hannibal ad terrorem primos elephantos — octoginta autem erant, quot nulla unquam in acie ante habuerat — instruxit, [5] deinde auxilia Ligurum Gallorumque, Baliaribus Maurisque admixtis: in secunda acie Carthaginienses Afrosque et Macedonum legionem. Annibaie per suscitare terrore schierò 168 per primi gli elefanti - essi erano ottanta, quanti mai prima ne aveva avuti in alcuna battaglia -, poi le truppe ausiliarie dei iguri e dei Galli, frammisti con i Balearici e con i Mauritani; nella seconda fila colloco i Cartaginesi, gli Africani e una legione di Macedoni169. (L.SA.) 321. Liv. XXX 33, 9; Auxiliaribus et praesens et multiplicata ex praeda merces ostentantur: Galli proprio atque insito in Romanos odio accenduntur: Liguribus campi uberes Italiae deductis ex asperrimis montibus in spem victoriae ostentantur. Agli ausiliari era decantata la ricompensa immediata e quella che avrebbero tratto, moltiplicata, dal bottino; i Galli erano infiammati dal loro proprio e innato odio per i Romani; ai Liguri era additata come speranza della vittoria la possibilità di scendere dai loro impraticabili monti nei fertili campi dell’Italia 170. (L.SA.) 322. Liv. XXXI 2, 11: Qui nisi quod populatus est Boiorum fines et cum Ingaunis Liguribus foedus icit, nihil quod esset memorabile aliud in provincia cum gessisset, Romam rediit. Egli (P. Elio Peto) tornò a Roma senza aver compiuto nella sua provincia nul- 1 altro che fosse degno di memoria tranne il fatto che saccheggiò il territorio dei Boi e che strinse un patto con i Liguri Ingauni171. (L.S.A.) 323. Liv. XXXI 10, 1: Omnium animis in bellum Macedonicum versis repente, nihil minus eo tempore timentibus, Gallici tumultus fama exorta. [2] Insubres Cenomanique et Boii excitis Celinibus Ilvatibusque et ceteris Ligustinis populis, Hamilcare Poeno duce, qui in iis locis de Hasdrubalis exercitu substiterat, Placentiam invaserant. Quando l’attenzione di tutti si era concentrata d’improvviso sulla guerra macedonica, e non si temeva nulla di meno in quel momento, si diffuse la notizia di una ribellione dei Galli. Gli Insubri, i Cenomani e i Boi, dopo aver sollevato i Celini172, 168 Anno 202 a. C. Schieramento per la battaglia di Zama. V. n. 224. 169 Quest’ultima, non ricordata da Polibio, è citata in Frontino (cfr. n. 466). 170 Esortazioni dei capi cartaginesi ai contingenti stranieri prima della battaglia di Zama del 202 a. C. 171 Anno 201 a. C. Publio Elio Peto, già pretore nel 203 a. C. 172 I Celini sono ricordati solo a questo luogo e G. De Sanctis, St. dei Rotti., IV, 1, p. 400 suppone siano da identificarsi con i Celeiati: v. n. 325. - 131 - gli Ilvati e gli altri popoli liguri, sotto la guida del cartaginese Amilcare, che era rimasto in quei luoghi con un resto dell’esercito di Asdrubale, avevano invaso Piacenza 173. (L.S.A.) 324. Lxv. XXXI 11, 4: Legatos item mittendos in Africam censuerunt, eosdem Carthaginem, eosdem in Numidiam ad Masinissam. [5] ^ar*· nem ut nuntiarent civem eorum Hamilcarem relictum in Gallia — au satis scire ex Hasdrubalis prius an ex Magonis postea exercitu L J e lum contra foedus facere, exercitus Gallorum Ligurumque excivisse a arma contra populum Romanum; eum, si pax placeret, revocan um i is et dedendum populo Romano esse. Nello stesso tempo (il Senato) ritenne di dover mandare ambasciatori in Africa , inviando le stesse persone a Cartagine e in Numidia da Massinissa ■ a ai a , per riferire che il loro concittadino Amilcare, lasciato in Gallia — non e c laro se precedente esercito di Asdrubale o poi da quello successivo di Magone con,u. ». una guerra in violazione del trattato e aveva eccitato gli eserciti dei Ga ι e el guri a prendere le armi contro il popolo romano. Se volevano la pace, ovev richiamarlo e consegnarlo al popolo romano. (L.S.A.) 325. Liv. XXXII 29, 5: Dilectu rebusque aliis divinis humanisque quae per ipsos agenda erant perfectis consules ambo in Galliaim prò ecti. [6] Cornelius recta ad Insubres via, qui tum in armis erant Cenomanis adsumptis; Q. Minucius in laeva Italiae ad inferum mare flexit iter e nuamque exercitu ducto ab Liguribus orsus bellum est. [7] Oppida a stidium et Litubium, utraque Ligurum, et duae gentis eiusdem civitates Celeiates Cerdiciatesque sese dediderunt; et iam omnia cis Padum praeter Gallorum Boios, Ilvates Ligurum sub dicione erant: [8] quindecim oppi a, hominum viginti milia esse dicebantur quae se dediderant. Inde in agrum Boiorum legiones duxit. Quando i consoli176 ebbero portato a termine la leva e le altre operazioni religiose e civili che a loro toccava compiere, partirono entrambi per la Gallia: Corne io seguendo la via diretta177 attraverso il paese degli Insubri, che allora erano in armi insieme con i Cenomani; Q. Minucio marciò verso la costa sinistra 178 dell Italia pie 173 Anno 200 a. C. Per questo episodio cfr. anche nn. 324; 516. 174 Cioè, mentre si prendevano provvedimenti contro la rivolta gallica del 200 a. C.: v. n. 323. 175 II dominio di Massinissa era stato ampliato dal trattato di pace dopo Zama. 176 I consoli del 197 a. C.: Gaio Cornelio Cetego e Quinto Minucio Rufo. Su quest’ultimo cfr. nn. 326; 327; 328; su Cetego cfr. n. 327. 177 Cioè la via Flaminia. 178 Sinistra andando da Roma verso Nord, cioè la costa tirrena. — 132 - gando verso il mare Tirreno, condusse l’esercito a Genova e attaccò guerra con i Liguri. Le città di Casteggio e di ’ Litubium’, entrambe dei Liguri, e due tribù della medesima stirpe, i Celeiati179 e i Cerdiciati, si arresero. E ormai tutte le popolazioni al di qua del Po, tranne i Boi fra i Galli e gli Ilvati fra i Liguri, erano sottomesse; si diceva che si fossero arrese quindici città e ventimila uomini. Poi il console condusse le legioni nel territorio dei Boi. (L.S.A.) 326. Liv. XXXII 31, 4: Per eosdem dies Clastidium incensum. Inde in Ligustinos Ilvates, qui soli non parebant, legiones ductae. Nei medesimi giorni fu incendiata Casteggio. Poi le legioni furono condotte contro i Liguri Ilvati, che erano i soli a non prestare obbedienza180. (L.S.A.) 327. Liv. XXXIII 22, 7: Q. Minucius in Liguribus levia proelia vix digna dictu fecisse, in Gallia magnum numerum militum amisisse. Quinto Minucio in Liguria aveva combattuto battaglie poco importanti, appena degne di menzione; mentre in Gallia aveva perduto un gran numero di soldati181. (L.S.A.) 328. Liv. XXXIII 23, 8: Q. Minucius consul de Liguribus Boisque Gallis in monte Albano triumphavit. Is triumphus ut loco et fama rerum gestarum et quod sumptum non erogatum ex aerario omnes sciebant inhonoratior fuit, ita signis carpentisque et spoliis ferme aequabat. Il console Quinto Minucio celebrò il trionfo sui Liguri e sui Galli Boi sul monte Albano I82. Questo trionfo fu meno ragguardevole, sia a causa del luogo dove fu celebrato, sia a causa della scarsa fama delle imprese del console, sia perché tutti sapevano che la spesa non era stata sostenuta dall’erario. Nondimeno quasi uguagliava il trionfo del collega quanto a insegne, carri e spoglie. (L.S.A.) 329. Liv. XXXIII 37,1: Sub haec tam varia fortuna gesta L. Furius Pur-purio alter consul per tribum Sapiniam in Boios venit. [2] Iam castro Mutilo adpropinquabat, cum veritus ne intercluderetur simul a Bois Ligu- 179 Sui Celeiati cfr. n. 323. 180 Anno 197 a. C.: durante le campagne contro Galli e Liguri nell’EmilÌa, gli Ilvati furono sottomessi. Il console qui operante è Quinto Minucio Rufo (v. n. 325). 181 Anno 197 a. C.: discorso dei tribuni della plebe Gaio Atinio Labeone e Gaio Afranio. A Minucio fu poi negato il trionfo (v. n. 328), concesso invece al collega Cetego (sui due consoli v. n. 325). 182 Anno 197 a. C. Per le notizie sul console v. n. 325. Per l’antefatto di questo episodio cfr. invece n. 327. I trionfi sul Monte Albano (cfr. Liv. XXVI 21, 6; XLII 21 e XLV 38, 4) erano una forma inferiore, privata, di trionfo. — 133 — ribusque exercitum eadem via qua adduxerat reduxit et magno circuitu per aperta eoque tuta loca ad collegam pervenit. [3] Inde iunctis exercitibus primum Boiorum agrum usque ad Felsinam oppidum populantes peragraverunt. [4] Ea urbs ceteraque circa castella et Boi fere omnes praeter iuventutem, quae praedandi causa in armis erat —· tunc in devias silvas recesserat —, in deditionem venerunt. [5] In Ligures inde traductus exercitus. Boi neglegentius coactum agmen Romanorum, quia ipsi procul a esse viderentur, improviso adgressuros se rati per occultos saltus secuti sunt. [6] Quos non adepti, Pado repente navibus traiecto Laevos Li uosque cum pervastassent, redeuntes inde per Ligurum extremos fines cum agresti praeda in agmen incidunt Romanum. Mentre si svolgevano queste operazioni con così varia sorte, Lucio Fuiio Purpurione, l’altro console, giunse fra i Boi attraverso la tribù Sapinia183. Ormai si avvicinava a campo fortificato di ’ Mutilum ’184, quando, temendo che gli venisse tag ìa a a strada contemporaneamente dai Boi e dai Liguri, ricondusse indietro esercito per a stessa via da cui era venuto. Facendo poi un largo giro attraverso uog i aper perciò sicuri, si congiunse al suo collega. Poi con gli eserciti congiunti pei coi sero e vastandolo, il territorio dei Boi fino alla città di Bologna185. Quella citta e tu 1 g altri castelli intorno, con quasi tutti i Boi (esclusi i giovani, che erano in armi p fare bottino e che allora si erano nascosti in luoghi inaccessibili) caccerò in potere. L’esercito fu poi condotto contro i Liguri. I Boi pensavano ι assaire ^ l’improvviso l’esercito romano, incolonnato con troppo disordine, peic e 1 ner™^ sembravano lontani; perciò lo inseguirono attraverso nascosti passi boscosi. terono però raggiungere i Romani: attraversato allora il Po all improvviso su ìm ar cazioni, devastarono il territorio dei Levi e dei Libui186 e poi tornando attraverso parte estrema del territorio dei Liguri con il bottino fatto nelle campagne, si im terono nella colonna dei Romani. (L.S.A.) 330. Liv. XXXIII 43, 5: Cato Hispaniam, Valerius Italiam est sortitus. Praetores deinde provincias sortiti, C. Fabricius Luscinus urbanam, C. ti nius Labeo peregrinam. Cn. Manlius Volso Siciliam, Ap. Claudius Nero Hispaniam ulteriorem, P. Porcius Laeca Pisas, ut ab tergo Liguribus esset, P. Manlius in Hispaniam citeriorem adiutor consuli datus. Catone ebbe in sorte la Spagna e Valerio l’Italia ,87. Quindi i pretori trassero a sorte l’assegnazione delle province: C. Fabrizio Luscino ebbe la pretura urbana, C. Atinio 183 Anno 196; console era Lucio Furio Purpurione (su cui v. anche n. 516), collega Marco Claudio Marcello. La Sapinia non era una tribus territoriale romana, ma una denominazione locale. 184 Forse identificabile con la località di Meldola, all’ingresso della valle del nume Ronco, o con l’odierna Modigliana (Forlì). 183 > Felsina ’ era il nome etrusco della città. 186 Sui Libui e sul territorio in cui erano stanziati, v. n. 751. 187 Anno 195 a. C. Erano consoli Marco Porcio Catone e Lucio Valerio Fiacco. Su Catone in Spagna cfr. n. 963. — 134 - Labeone la pretura peregrina, Cn. Manlio Vulsone ebbe la Sicilia, Ap. Claudio Nerone la Spagna Ulteriore e P. Porcio Leca ebbe assegnata Pisa, in modo che potesse trovarsi alle spalle dei Liguri. P. Manlio fu incaricato di coadiuvare il console nella Spagna Citeriore 188. (L.S.A.) 331. Liv. XXXIV 48, 1: Scipionem alii coniuncto exercitu cum collega per Boiorum Ligurumque agros populantem isse, quod progredi silvae paludes-que passae sint, scribunt, alii nulla memorabili re gesta Romam comitiorum causa redisse. Alcuni scrivono che Scipione189, congiunto il suo esercito con quello del collega, marciò attraverso il territorio dei Boi e dei Liguri, devastandolo, per quanto le foreste e le paludi gli permisero di avanzare; altri scrivono invece che tornò a Roma per i comizi senza aver compiuto alcuna impresa degna di ricordo 190. (L.S.A.) 332. Liv. XXXIV 55, 5: Provincias deinde consules prius, tum praetores sortiti. [6] Cornelio Gallia, Minucio Ligures evenerunt..... Poi trassero a sorte le province, prima i consoli e quindi i pretori. A Cornelio toccò la Gallia, a Minucio la Liguria191..... (L.S.A.) 333. Liv. XXXIV 56, 1: Nihil eo anno belli expectantibus consulibus litterae M. Cinci — praefectus is Pisis erat — allatae: [2] Ligurum vi-ginti milia armatorum coniuratione per omnia conciliabula universae gentis facta Lunensem primum agrum depopulatos, Pisanum deinde finem transgressos omnem oram maris peragrasse. [3] Itaque Minucius consul, cui Ligures provincia evenerat, ex auctoritate patrum in rostra escendit et edixit [4] ut legiones duae urbanae quae superiore anno conscriptae essent post diem decimum Arretii adessent: in earum locum se duas legiones urbanas scripturum. 188 Nel 198 a. C. si era stabilito che dall’anno seguente i pretori fossero aumentati a sei, in modo da assegnarne uno alla Spagna Citeriore e uno alla Ulteriore: cfr. Liv. XXXII 27, 6 e 28, 2. 189 Anno 194 a. C. Publio Cornelio Scipione, già console nel 205 a. C., era console per la seconda volta. Il collega era Tiberio Sempronio Longo. Su quest’ultimo cfr. anche n. 334. 190 Questa seconda ipotesi sembra più degna di fede: nessuno trionfò sui Galli e sui Liguri in quegli anni. 191 Anno 193 a. C. I consoli erano Lucio Cornelio Merula e Quinto Minucio Termo. Sul consolato di quest’ultimo cfr. anche nn. 60; 333; 335; 337; 338; 339; 340; 580; 664; sul suo proconsolato cfr. nn. 345; 346; 348; 349; 350. Per Merula cfr. nn. 336; 337. - 135 - Mentre i consoli non si aspettavano alcuna guerra in quell’anno, fu recapitata una lettera di M. Cincio — questi era prefetto a Pisa 192 — nella quale si riferiva che ventimila Liguri in armi, fatta una cospirazione in tutti i conciliaboli dell intera nazione, avevano dapprima devastato il territorio di Luni, e che poi, attraversato il territorio di Pisa, correvano tutto il litorale. Pertanto il console Minucio193, al quale era toccata la provincia della Liguria, per l’autorità conferitagli dal Senato, salì sui rostri e ordinò che le due legioni urbane, che erano state arruolate 1 anno precedente, si presentassero all’appello ad Arezzo nel termine di dieci giorni, al loro posto egli avrebbe arruolato altre due legioni urbane. (L.S.A.) 334. Liv. XXXIV 56, 9: Cum milites qui in legionibus urbanis erant frequentes tribunos plebei adissent uti causas cognoscerent eorum quibus aut emerita stipendia aut morbus causae essent quo minus militarent, eam rem litterae Ti. Semproni discusserunt, [10] in quibus scriptum erat Ligurum decem milia in agrum Placentinum venisse et eum usque ad ipsa coloniae moenia et Padi ripas cum caedibus et incendiis perpopulatos esse, Boiorum quoque gentem ad rebellionem spectare. Poiché i soldati che erano nelle legioni urbane si erano rivolti numerosi ai tribuni della plebe per conoscere la giustificazione di coloro che erano stati esonerati a servizio militare o per averlo già prestato o per malattia, pose fine a quella questione una lettera di Ti. Sempronio19*, nella quale era scritto che diecimila Liguri erano giunti nel territorio di Piacenza e lo avevano devastato fino alle mura stesse e a colonia e fino alle rive del Po, con stragi e incendi; anche il popolo dei Boi, ino tre, prendeva in considerazione il progetto di una ribellione. (L.S.A.) 335. Liv. XXXV 3, 1: Nec in Italia segnius Ligurum bellum crescebat. Pisas iam quadraginta milibus hominum, adfluente cotidie multitudine ad famam belli spemque praedae, circumsedebant. [2] Minucius consul Arretium die quam edixerat ad conveniendum militibus venit. Inde quadrato agmine ad Pisas duxit, et cum hostes non plus mille passuum ab oppido trans fluvium movissent castra, consul urbem haud dubie servatam adventu suo est ingressus. [3] Postero die et ipse trans fluvium quingentos ferme passus ab hoste posuit castra. Inde levibus proeliis a populationibus agrum sociorum tutabatur: [4] in aciem exire non audebat novo milite et ex multis generibus hominum conlecto necdum noto satis inter se ut fidere alii aliis possent. [5] Ligures multitudine freti et in aciem exibant, parati 192 Anno 193 a. C.: Marco Cincio Alimento. Sui consoli dell anno, v. n. 332. Sulle due legioni urbane citate successivamente cfr. n. 335. 6 «n P’ ·Αηη° ^ra· C· Tiberio Sempronio Longo, già console nel 194 a. C. (v. η. , VA,, fosse proconsole o legato: secondo F. Munzer, in P.-W., RE, II A, ’ co1· J434> era legato del suo successore Lucio Cornelio Merula. de summa rerum decernere, et abundantes militum numero passim multas manus per extrema finium ad praedandum mittebant, [6] et cum coacta vis magna pecorum praedaeque esset, paratum erat praesidium per quod in castella eorum vicosque ageretur. In Italia Ia guerra con i Liguri cresceva di intensità non meno rapidamente. Pisa era già assediata da quarantamila uomini, e ogni giorno continuava ad affluire una moltitudine, richiamata dalla fama della guerra e dalla speranza di bottino. Il console Minucio 195 giunse ad Arezzo nel giorno che aveva fissato per il concentramento dei soldati. Di lì condusse l’esercito a Pisa, in formazione di quadrilatero, e poiché i nemici avevano attraversato il fiume195 e posto il campo a non più di un miglio dalla città, il console entrò nell’abitato, che certamente dovette la salvezza al suo arrivo. Il giorno dopo, anch’egli pose il campo di là dal fiume, a circa cinquecento passi dal nemico. Da quella posizione egli difendeva il territorio degli alleati dalle scorrerie nemiche con scaramucce; non osava però uscire a battaglia campale con soldati da poco reclutati e raccolti da diverse stirpi, e che non si conoscevano ancora tra loro abbastanza da potersi fidare gli uni degli altri197. I Liguri, fidando nel loro grande numero, uscivano in campo aperto, pronti ad attaccare una battaglia decisiva. Inoltre, poiché abbondavano di uomini, mandavano parecchie schiere a far preda qua e là ai confini della regione, e quando era stato raccolto un gran numero di animali e molto bottino, era pronto un presidio, per condurlo nei loro forti e nei loro villaggi. (L.S.A.) 336. Liv. XXXV 4, 1: Cum bellum Ligustinum ad Pisas constitisset, consul alter, L. Cornelius Merula, per extremos Ligurum fines exercitum in agrum Boiorum induxit, ubi longe alia belli ratio quam cum Liguribus erat. Mentre la guerra contro i Liguri aveva subito una battuta d’arresto presso Pisa, l’altro console L. Cornelio Merula, attraverso le ultime propaggini del territorio dei Liguri, condusse l’esercito nel paese dei Boi, dove la guerra era condotta con metodi molto diversi che sul fronte ligure198. (L.S.A.) 337. Liv. XXXV 6, 1: Eodem fere tempore duorum consulum litterae allatae sunt, L. Corneli de proelio ad Mutinam cum Bois facto et Q. Minuci a Pisis: [2] comitia suae sortis esse, ceterum adeo suspensa omnia in Liguribus se habere ut abscedi inde sine pernicie sociorum et damno rei publicae non posset. 195 Anno 193: Quinto Minucio Termo. Su di lui v. n. 332. 196 Sembra si tratti dell’ ’Auser ’ (attuale Serchio): allora questo fiume era affluente dell’Arno. 197 però la maggior parte di queste truppe era formata dalle due legioni urbane dell’anno precedente (per cui v. n. 333). 198 Avvenimenti del 193 a. C. Per Merula v. n. 332. — 137 — Circa nello stesso tempo furono recapitate le lettere dei due consoli: quella di L. Cornelio sulla battaglia di Modena contro i Boi; e quella di Q. Minucio 199 da Pisa. Quest’ultimo diceva che toccava a lui presiedere i comizi; d’altra parte la situazione in Liguria era così incerta, che egli non poteva allontanarsi dal suo posto senza causare la rovina degli alleati e un danno allo Stato. (L.S.A.) 338. Liv. XXXV 11, 1: Diu nihil in Liguribus dignum memoria gestum erat: extremo eius anni bis in magnum periculum res adducta est, [2] nam et castra consulis oppugnata aegre sunt defensa et non ita mu to post per saltum angustum cum duceretur agmen Romanum, ipsas fauces exercitus Ligurum insedit. [3] Qua cum exitus non pateret, converso agmine redire institit consul. Et ab tergo fauces saltus occupatae a parte hostium erant Caudinaeque cladis memoria non animis modo se Pr°Pe oculis obversabatur. [4] Numidas octingentos ferme equites inter auxi ia habebat. Eorum praefectus consuli pollicetur se parte utra vellet cum suis erupturum, tantum uti diceret utra pars frequentior vicis esset. \.jJ m eos se impetum facturum et nihil prius quam flammam tectis iniecturum, ut is pavor cogeret Ligures excedere saltu quem obsiderent et discurrere a opem ferendam suis. Per molto tempo in Liguria non si era fatto nulla degno di ricordo, ma alla fine d quell’anno la sorte della guerra per due volte corse un grave pericolo, in atti campamento del console200 fu assediato e con difficoltà potè essere difeso, no tre, poco dopo, mentre l’esercito romano era condotto in marcia per uno stretto Pas*0, 1 esercito dei Liguri ne occupò lo sbocco. Poiché l’uscita per di là era impossi i e, invertita la marcia il console tentò la ritirata. Ma anche l’altra uscita del passo era occupata da una parte dei nemici, e il ricordo della strage di Caudio era presente non solo alla memoria, ma, per così dire, agli occhi201. Il console aveva quasi ott° cento cavalieri numidi fra le truppe ausiliarie. Il loro prefetto promette al conso e ι fare una sortita da quale delle due parti egli volesse, se solo gli dicesse da qua e parte erano più numerosi i villaggi; egli avrebbe fatto impeto contro di essi e per prima cosa avrebbe appiccato il fuoco alle case, affinché il terrore dell incendio costringesse i Liguri a ritirarsi dal passo che occupavano e ad accorrere in aiuto dei loro. (L.S.A.) 339. Liv. XXXV 20, 6: Q. Minucio cum exercitu quem in Liguribus habebat prorogatum imperium; additum in supplementum ut quattuor milia peditum Romanorum scriberentur, centum quinquaginta equites, et sociis eodem quinque milia peditum imperarentur, ducenti quinquaginta equites. Anno 193 a. C. Battaglia vittoriosa del console Lucio Cornelio Merula, su cui v. n. 332 (per la descrizione della battaglia cfr. Liv. XXXV 4-5). Per Quinto Minucio v. n. 332. Su Pisa come territorio ligure, v. n. 203. -00 Anno 193 a. C. Il console era Quinto Minucio Termo (v. n. 332). Le Forche Caudine del 321 a. C. durante le guerre sannitiche. Su questo episodio, cfr. anche i nn. 60; 580; 664. A Quinto Minucio fu prorogato l’imperio 202, con l’esercito che aveva in Liguria; fu prescritto inoltre che, come rinforzo, fossero arruolati quattromila fanti romani e centocinquanta cavalieri; e che agli alleati fosse imposto di fornire allo stesso generale cinquemila fanti e duecentocinquanta cavalieri. (L.S.A.) 340. Liv. XXXV 21, 7: Priusquam L. Quinctius consul in provinciam perveniret, Q. Minucius in agro Pisano cum Liguribus signis conlatis pugnavit: novem milia hostium occidit, ceteros fusos fugatosque in castra compulit. [8] Ea usque in noctem magno certamine oppugnata defensaque sunt. [9] Nocte clam profecti Ligures, prima luce vacua castra Romanus invasit; praedae minus inventum est, quod subinde spolia agrorum capta domos mittebant. [10] Minucius nihil deinde laxamenti hostibus dedit: ex agro Pisano in Ligures profectus castella vicosque eorum igni ferroque pervastavit. Prima che il console L. Quinzio giungesse nella sua provincia, Q. Minucio 203 nel territorio pisano combatte contro i Liguri in regolare battaglia campale; uccise no-vemila nemici, gli altri, sbaragliati e messi in fuga, furono respinti nel loro accampamento. Questo fu accanitamente assediato e difeso fino a notte. Nella notte, poi, i Liguri se ne andarono di nascosto; all’alba i Romani invasero l’accampamento vuoto, ma si trovò meno bottino del previsto, perché i Liguri a mano a mano mandavano alle loro case le spoglie conquistate nei campi. Minucio, in seguito, non diede requie al nemico; passato dal territorio pisano a quello ligure, devastò col ferro e col fuoco i loro forti e i loro villaggi. (L.S.A.) 341. Liv. XXXV 22, 3: Consules, quando nihil ab Antiocho instaret, proficisci ambo in provincias placuit. Domitius ab Arimino, qua proximum fuit, Quinctius per Ligures in Boios venit. Fu deciso che i consoli 204, dal momento che nessuna azione imminente era attesa da parte di Antioco 205, partissero entrambi per le loro province. Domizio partì da Rimini, per dove la via era più breve; Quinzio attraverso la Liguria giunse tra i Boi. (L.S.A.) 202 Anno 192 a. C. Quinto Minucio Termo, console dell’anno precedente: v. n. 332. Le operazioni di quell’anno in Liguria erano affidate a entrambi i consoli, Lucio Quinzio Flaminino e Gneo Domizio Enobarbo, ma ebbero scarso successo (su questi due consoli cfr. anche i nn. 341; 342). 203 Anno 192 a. C. Lucio Quinzio Flaminino, fratello del vincitore di Cinosce-fale. Per Quinto Minucio Termo, v. n. 332. Su Pisa come territorio ligure, v. n. · 204 I consoli del 192 a. C. erano Lucio Quinzio Flaminino e Gneo Domizio Enobarbo. Su di essi v. n. 339. 205 Antioco III il Grande, re di Siria (223-187 a. C.). — 139 — 342. Liv. XXXV 40, 1: Abstulere me velut de spatio Graeciae res immixtae Romanis, non quia ipsas operae pretium esset perscribere sed quia causae cum Antiocho fuerunt belli. [2] Consulibus designatis inde namque deverteram — L. Quinctius et Cn. Domitius consules in provincias profecti sunt, Quinctius in Ligures, Domitius adversus Boios. [3] Boi quieverunt, atque etiam senatus eorum cum liberis et praefecti cum equitatu — sumina omnium mille et quingenti — consuli dediderunt sese. [4] Ab altero consule ager Ligurum late est vastatus castellaque aliquot capta, unde non praeda modo omnis generis cum captivis parta sed recepti quoque aliquot cives sociique qui in hostium potestate fuerant. Mi sono, per così dire, allontanato dal mio cammino, mescolando i fatti della Grecia con quelli di Roma, non perché quei fatti fossero di per sé degni di memoria, ma perché furono le cause della guerra contro Antioco 206. Dopo 1 elezione dei conso ι da questo punto era cominciata la digressione - i consoli L. Quinzio e n. orni zio207 partirono per le loro province, Quinzio contro i Liguri, Domizio contro ι oi. I Boi rimasero in pace, e anzi il loro Senato con i figli e i l°ro prefetti a ca valleria - in totale millecinquecento persone - si consegnarono al conso e. op dell’altro console il territorio dei Liguri fu devastato per ampio tratto, e urono con quistati alcuni forti, dai quali non solo fu tratta preda di ogni sorta, otre a prig meri, ma furono liberati anche alcuni cittadini romani e alleati, che erano rimas ι potere del nemico. (L.S.A.) 343. Liv. per. 35: Res praeterea in Liguribus gestas et adparatuin belli ab Antiocho continet. (Il libro XXXV) contiene inoltre le operazioni belliche compiute in Liguria e i pr parativi di guerra di Antioco 208. (L.S.A.) 344. Liv. XXXVI 7, 16: De Philippo meam sententiam habes; de ratione universi belli quid sentirem, iam ab initio non ignorasti. Quod si tum auditus forem, non in Euboea Chalcidem captam et castellum Euripi expugnatum Romani, sed Etruriam Ligurumque et Galliae Cisalpinae oram bel o ardere et, qui maximus iis terror est, Hannibalem in Italia esse audirent. Intorno a Filippo tu conosci il mio parere. Fin dall’inizio tu non ignorasti quale fosse la mia opinione intorno alla strategia dell’intera guerra. Che se io allora fossi stato ascoltato, i Romani non sentirebbero dire che Calcide in Eubea è stata conquistata e 206 Anno 192 a. C. Si tratta di Antioco III di Siria. 207 Su questi consoli v. n. 339. 208 Le operazioni in Liguria sono quelle, piuttosto inconcludenti, degli anni 193 e 192 a. C.; i preparativi concernono la guerra siriaca (192-188 a. C.). — 140 — un forte dell Euripo 209 è stato espugnato, ma che l’Etruria e le coste della Liguria e della Gallia Cisalpina sono in fiamme per la guerra e, cosa che ad essi arreca il massimo terrore, che Annibaie è in Italia210. (L.S.A.) 345. Liv. XXXVI 38, 1: Sub idem fere tempus Ligures lege sacrata coacto exercitu nocte improviso castra Q. Minucii proconsulis adgressi sunt. [2] Minucius usque ad lucem intra vallum militem instructum tenuit intentus, ne qua transcenderet hostis munimenta. [3] Prima luce duabus simul portis eruptionem fecit. Nec primo impetu, quod speraverat, Ligures pulsi sunt; duas amplius horas dubium certamen sustinuere; [4] postremo cum alia atque alia agmina erumperent et integri fessis succederent ad pugnam, tandem Ligures, inter cetera etiam vigiliis confecti, terga dederunt. Circa nello stesso tempo i Liguri, riunito un esercito con uno speciale giuramento sacro, di notte aU’improvviso assalirono l’accampamento del proconsole Q. Minucio - *. Minucio fino all’alba trattenne i soldati schierati entro il vallo, preoccupato di evitare che il nemico superasse le difese. All’alba fece una sortita simultanea da due porte. Ma i Liguri non furono respinti al primo assalto, come egli aveva sperato; per più di due ore sostennero una lotta di esito incerto. Alla fine, poiché sempre nuove schiere uscivano all’attacco, e soldati freschi succedevano a quelli stanchi nel combattimento, i Liguri, sfiniti tra l’altro anche per la veglia, si diedero alla fuga. (L.S.A.) 346. Liv. XXXVI 39, 6: P. Sempronius Blaesus tribunus plebis non negandum Scipioni, sed differendum honorem triumphi censebat: bella Ligurum Gallicis semper iuncta fuisse; eas inter se gentes mutua ex propinquo ferre auxilia. [7] Si P. Scipio devictis acie Bois aut ipse cum victore exercitu in agrum Ligurum transisset aut partem copiarum Q. Minucio misisset, qui iam tertium ibi annum dubio detineretur bello, debellari cum Liguribus potuisse; [8] nunc ad triumphum frequentandum deductos esse milites, qui egregiam navare operam rei publicae potuissent, possent etiam, si senatus, quod festinatione triumphi praetermissum esset, id restituere differendo triumpho vellet. [9] Iuberent consulem cum legionibus redire in provinciam, dare operam, ut Ligures subigantur. Nisi illi cogantur in ius iudiciumque populi Romani, ne Boios quidem quieturos; aut pacem aut bellum utrobique habenda. [10] Devictis Liguribus paucos post menses proconsulem P. Cornelium multorum exemplo, qui in magistratu non triumphaverunt, triumphaturum esse. 209 Stretto fra l’isola di Eubea e la Beozia. 21° parte del discorso con cui Annibaie avrebbe consigliato un suo piano ad Antioco III di Siria, dopo il cattivo esito della guerra da lui portata in Grecia nel 191-190 a. C. (cfr. Liv. XXXVI 7, 2-21). 211 Anno 191 a. C. Il proconsole è Quinto Minucio Termo, su cui v. n. 332. — 141 — Il tribuno della plebe P. Sempronio Bleso pensava che 1 onore del ™"fo non d°' vesse essere negato a Scipione2'2, ma semplicemente rinviato: le j^erre con ^ guri erano sempre state legate a quelle galliche; quelle popolazioni so™ P°r. tarsi reciproco aiuto, data la loro vicinanza. Se P. Scipione, scon mandato Boi, fosse passato con l’esercito vincitore nel territorio dei iguri parte delle truppe a Q. Minucio213, che già da due anni era trattenuto cola da guerra di esito incerto, si sarebbe potuto porre termine a a "ue,^‘ ,, Ora invece venivano ritirati, per affollare un trionfo, dei soldati c ^ .j tuto compiere un notevole servizio allo Stato, e che potevano an > efa Senato avesse voluto rendere nuovamente possibile, rinviando 1 tnon , , stato trascurato per la fretta di celebrarlo. Comandassero dunque c e s;one dei k sue legioni tornasse nella sua provincia e si occupasse ^ e a s . . .· · e je] Liguri. Se questi non fossero stati ridotti sotto la sovranità e a pace 0 popolo romano, neppure i Boi sarebbero stati tranquilli, isognav ceiebrat0 ;[ guerra con entrambi i popoli. Sottomessi i Liguri, P. Scipione avrebbe cdebrato^l trionfo pochi mesi dopo, sull’esempio di molti che non 1 avevano erano ancora in carica. (L.S.A.) 347. Liv. XXXVI 40, 1: Ad ea consul neque se Ligures provinciam sortitus esse ait neque cum Liguribus bellum gessisse neque triump iis postulare. A questi argomenti il console replicò che la Liguria non gli era toccataci jj provincia, né egli aveva combattuto contro i Liguri né chie eva trionfo su di essi214. (L.S.A.) 348. Liv. XXXVII 2, 5: Exercitum ex Liguribus Q. Minucius -- ^ confectam provinciam scripserat et Ligurum omne nomen m de i io venisse — traducere in Boios et P. Cornelio proconsuli tra ere iuss agro, quo victos bello multaverat, Boios deducenti. A Q. Minucio fu ordinato di trasportare il suo esercito - giacché aveva scritto eh ^ provincia era ormai stata domata e che tutto il popolo dei Liguri era venu potere dei Romani - dalla Liguria nella regione dei Boi e di metterlo a isposiz^^ del proconsole P. Cornelio215, che stava allontanando i Boi, vinti in guerra, a territorio del quale li aveva privati. (L.S.A.) 212 Publio Cornelio Scipione Nasica, console in carica per il 191 a. C. Cfr. su di lui nn. 347; 348. 213 Quinto Minucio Termo, proconsole in Liguria, su cui v. n. 332. 214 Anno 191 a. C. Il console è Publio Cornelio Scipione Nasica, su cui v. n. 346. Il trionfo gli fu poi concesso: cfr. Liv. XXXVI 40, 11. 215 Quinto Minucio Termo: proconsole per il precedente anno 191 a. C., su cui v. n. 332. Publio Cornelio Scipione Nasica, cugino dell’Africano, console nel 191 a. C., aveva sbaragliato i Boi (cfr. Liv. XXXVI 38, 5-7). Su Nasica v. n. 346. — 142 — 349. Liv. XXXVII 46, 1: Dum haec in Asia geruntur, duo fere sub idem tempus cum triumphi spe proconsules de provinciis Romam redierunt, Q. Minucius ex Liguribus, M’. Acilius ex Aetolia. Mentre questi avvenimenti si svolgevano in Asia216, pressappoco nello stesso tempo due proconsoli tornarono a Roma con la speranza del trionfo: Q. Minucio dalla Liguria e Manio Acilio dall’Etolia2I7. (L.S.A.) 350. Liv. XXXVII 57, 1: Per eos dies, quibus haec gesta sunt, legati Massiliensium nuntiarunt L. Baebium praetorem in provinciam Hispaniam proficiscentem ab Liguribus circumventum, [2] magna parte comitum caesa vulneratum ipsum cum paucis sine lictoribus Massiliam perfugisse et intra triduum exspirasse. Durante i giorni nei quali questi avvenimenti accaddero, ambasciatori dei Marsigliesi riferirono che il pretore L. Bebio218, mentre partiva per la provincia di Spagna, era stato circondato dai Liguri. Gran parte del suo seguito era stato ucciso; lui stesso, ferito, con pochi dei suoi e senza littori, si era rifugiato a Marsiglia ed era morto entro tre giorni2!9. (L.S.A.) 351. Liv. XXXVIII 35, 7: M. Valerius Messala inde et C. Livius Salinator consulatum idibus Martiis cum inissent, de re publica deque provinciis et exercitibus senatum consuluerunt. [8] De Aetolia et Asia nihil mutatum est; consulibus alteri Pisae cum Liguribus, alteri Gallia provincia decreta est. [9] Comparare inter se aut sortiri iussi et novos exercitus, binas legiones, scribere, et ut sociis Latini nominis quina dena milia peditum imperarent et mille et ducentos equites. Messalae Ligures, Salinatori obtigit Gallia. Quando M. Valerio Messalla e C. Livio Salinatore 220 ebbero assunto il consolato il 15 marzo, essi consultarono il Senato circa la situazione dello Stato e circa le province e gli eserciti. Per quanto riguardava l’Etolia e l’Asia non ci fu alcun mutamento; ad un console fu assegnata Pisa insieme con la Liguria, all’altro la provincia della Gallia. Fu loro ordinato di accordarsi tra sé o di trarre a sorte, e di reclutare 216 Anno 190 a. C.: battaglia di Magnesia al Sipilo. 217 Per Quinto Minucio Termo v. n. 332. Manio Acilio Glabrione è il vincitore della battaglia delle Termopili contro Antioco III di Siria (191 a. C.). 218 Anno 189 a. C. Lucio Bebio Divite, pretore della Spagna Ulteriore. 2,9 Che la pacificazione della Liguria non fosse completa, era chiaro al Senato, quando negò il trionfo a Quinto Minucio: cfr. Liv. XXXVII 46, 2. Per l’uccisione di Bebio, cfr. anche nn. 581; 665. Su Minucio v. invece n. 332. 220 Marco Valerio Messalla e Gaio Livio Salinatore, consoli dell’anno 188 a. C. Cfr. su Messalla n. 352. Su Pisa in territorio ligure v. invece n. 203. - 143 - nuovi eserciti, ciascuno di due legioni. Inoltre dovevano impone agli alleati di diiitto latino qiundicimila fanti ciascuno e milleduecento cavalieri. A Messalla tocco la Liguria, a Salinatore la Gallia. (L.S.A.) 352. Liv. XXXVIII 42, 1: Exitu prope anni M. Valerius consul ex Liguribus ad magistratus subrogandos Romam venit nulla memora i i in p vincia gesta re, ut ea probabilis morae causa esset, quo so ito serius » comitia venisset. Quasi alla fine dell’anno, il console M. Valerio*1 dalla Liguria venne a Roma]per la elezione dei magistrati, senza aver compiuto in provincia alcuna mem ■·, .■ che potesse essere ragionevole motivo dell'indugio: infatti eg i era 8 del consueto a tenere i comizi. (L.S.A.) 353. Liv. XXXVIII 42, 8: In Liguribus magni belli et gliscentis ini dies magis fama erat. Itaque consulibus novis, quo die de provinciis e publica rettulerunt, senatus utrisque Ligures provinciam decrevit. ^ ,. senatus consulto Lepidus consul intercedebat, indignum esse prae consules ambos in valles Ligurum includi, [10] M. Fulvium et n. lium biennium iam, alterum in Europa, alterum in Asia, ve ut pro lippo atque Antiocho substitutos regnare. Si exercitus in his terris esse ceat, consules iis potius quam privatos praeesse oportere. Si diceva che in Liguria fosse scoppiata una guerra e che divenisse più rejaZ;one in giorno. Pertanto il Senato, nel giorno in cui i consoli fecero a or ^ sulle condizioni delle province e dello Stato, assegnò la Liguria come pio ,q entrambi. Il console Lepido222 si opponeva a questo decreto del Senato, sos che non era cosa conveniente che entrambi i consoli si rinchiudessero tra e della Liguria, mentre M. Fulvio e Cn. Manlio 223, l’uno in Europa, l a tro in ^ mantenevano il potere ormai da due anni, come se fossero i successori i i *PP Ujso. Antioco. Se il Senato desiderava che degli eserciti rimanessero in queste terre, gnava che i consoli, e non dei privati cittadini, ne fossero a capo2-4. (L. . 221 Anno 188 a. C.: Marco Valerio Messalla, su cui v. n. 351. 222 Anno 187 a. C. I consoli erano Marco Emilio Lepido e Gaio Flaminio. ^ di essi cfr. nn. 286; 355; 356; 359; 430. Sul solo Flaminio cfr. anche nn. 3?/; 941. Sul solo Emilio cfr. invece nn. 368; 391; 392 (gli ultimi due passi si rireriscon alla censura da lui esercitata nel 179 a. C.). _ 223 I personaggi citati sono: Marco Fulvio Nobiliore, console del 189 a. ·» ora proconsole in Grecia; Gneo Manlio Vulsone, anch’egli console nel 189 (su di u cfr. anche nn. 354; 355; 356); Filippo V di Macedonia e Antioco III di Siria. Sulla contemporanea assegnazione della Liguria come provincia in questa occasione, crr. nn. 354; 355. 224 Sono qui sollevate importanti questioni costituzionali: se, cioè, \ imperium di un magistrato poteva essere indefinito; e se un proconsole era tecnicamente un privato. L 'imperium di Fulvio e di Manlio era stato prorogato per un anno, ormai scaduto: cfr. Liv. XXXVIII 35, 3. — 144 — 354. Liv. XXXVIII 42, 13: Senatus his auditis in sententia perseveravit, ut consulibus ambobus Ligures provincia esset; Manlium Fulviumque decedere de provinciis et exercitus inde deducere ac redire Romam placuit. L Senato, dopo aver ascoltato queste parole, rimase fermo nella decisione che la T!* asse2nata come provincia a entrambi i consoli; decise però che Manlio e Jrulvio si ritirassero dalle loro province, ne ritirassero anche gli eserciti e tornassero a Roma. (L.S.A.) 355. Liv. XXXVIII 46, 14: Modo certe consules Graeciam atque Asiam volebant; tamen perseverantibus vobis Ligures provinciam decernere dicto audientes fuerunt. Or non è molto, è vero che i consoli desideravano la Grecia e l’Asia; tuttavia, quando voi insisteste nel decretare loro la provincia della Liguria, essi obbedirono 226. (L.S.A.) 356. Liv. XXXIX 1,1: Dum haec, si modo hoc anno acta sunt, Romae aguntur, consules ambo in Liguribus gerebant bellum. [2] Is hostis velut natus ad continendam per magnorum intervalla bellorum Romanis militarem disciplinam erat, nec alia provincia militem magis ad virtutem acuebat. [3] Nam Asia et amoenitate urbium et copia terrestrium maritima-rumque rerum et mollitia hostium regiisque opibus ditiores quam fortiores exercitus faciebat. [4] Praecipue sub imperio Cn. Manlii solute ac neglegenter habiti sunt; itaque asperius paulo iter in Thracia et exercitatior hostis magna clade eos castigavit. [5] In Liguribus omnia erant, quae militem excitarent, loca montuosa et aspera, quae et ipsa capere labor erat et ex praeoccupatis deicere hostem, itinera ardua, angusta, infesta insidiis, [6] hostis levis et velox et repentinus, qui nullum tempus, nullum usquam locum quietum aut securum esse sineret, oppugnatio necessaria munitorum castellorum, laboriosa simul periculosaque, inops regio, quae parsimonia adstringeret milites, praedae haud multum praeberet. 225 Anno 187 a. C. Sul ritorno di Manlio Vulsone (v. n. 353) e di Fulvio dal- 1 oriente cfr. anche n. 355. Sull’assegnazione della Liguria come provincia v. n. 353. 226 Anno 187 a. C. Si tratta della conclusione del discorso da Livio attribuito a Lucio Furio Purpurione e a Lucio Emilio Paolo, discorso col quale essi proponevano di non concedere il trionfo al proconsole Gneo Manlio Vulsone al suo ritorno dal-l’Oriente (v. n. 354; su Vulsone v. anche n. 353). L. Furio Purpurione e L. Emilio Paolo facevano parte della commissione di dieci membri inviata ad assistere Manlio nella conclusione delle trattative con Antioco il Grande per la sistemazione dell’Asia Minore (189 a. C.). Sui consoli del 187 e sull’assegnazione della Liguria come provincia, v. n. 353. — 145 — 11 Mentre questi avvenimenti si svolgevano a Roma2-7 (se pure si svolsero davvero in quest’anno), entrambi i consoli 228 combattevano in Liguria. I Liguri eiano nemici per così dire nati apposta a mantener viva la disciplina militare ei omani neg 1 intervalli delle grandi guerre; e nessun’altra provincia eccitava maggiormente 1 soldati al coraggio. Infatti l’Asia con la bellezza delle sue città, con a on a^za risorse terrestri e marittime, con la mollezza dei nemici e con la ricc ezza ei re, rendeva gli eserciti più ricchi che forti. Soprattutto sotto il coman ο 1 neo lio 229 la disciplina era stata rilassata e i costumi trascurati. Pertanto, una marcia un poco più difficile in Tracia e un nemico più combattivo, provocando una gr:ave strage diede loro una dura punizione. In Liguria c’erano tutte quelle i co ta, c tali da esercitare i soldati: luoghi montagnosi e aspri, che era aticoso c0^ e dai quali era difficile sloggiare gli occupanti; strade difficili, strette, Pe*· causa delle imboscate; un nemico armato alla leggera, quindi ve oce e m , non permetteva, in nessun luogo, di trovare un momento di tranqui ita o u zione sicura 230; l’assedio di luoghi fortificati era necessario, ma a tempo s ficile e pericoloso; infine la povertà della regione, che costringeva 1 so aia simonia, non offriva ricchi bottini. (L.S.A.) 357. Liv. XXXIX 2, 1: C. Flaminius consul, cum Friniatibus Liguribus in agro eorum pluribus proeliis secundis factis, in deditionem gentem ac cepit et arma ademit. [2] Ea quia non sincera fide tradebant, cum cas i garentur, relictis vicis in montem Auginum profugerunt. Il console C. Flaminio, dopo aver combattuto in parecchie battaglie con esito f^ revole contro i Liguri Friniati nel loro territorio, ne accolse la resa e i Pnv° armi. Ma essendo puniti perché non consegnavano le armi in buona fede, essi a donarono i villaggi e si rifugiarono sul monte ’ Auginus ’Ώ1. (L.S.A.) 358. Liv. XXXIX 2, 5: Translatum deinde ad Apuanos Ligures bellum, qui in agrum Pisanum Bononiensemque ita incursaverant, ut coli non pos set. [6] His quoque perdomitis consul pacem dedit finitimis. Quindi le operazioni belliche furono rivolte contro i Liguri Apuani, che avevano fatto così frequenti incursioni nel territorio di Pisa e di Bologna, da impedirne la co ti vazione. Sottomesse anche queste popolazioni, il console232 assicurò la pace ai oro vicini. (L.S.A.) 227 Anno 187 a. C. Si tratta del cosiddetto processo dei Petilli contro Lucio Cornelio Scipione. 228 Marco Emilio Lepido e Gaio Flaminio, su cui v. n. 353. 229 Gneo Manlio Vulsone. Per lui v. n. 353. 230 Su queste caratteristiche dei Liguri, cfr. nn. 500; 626. 231 Anno 187 a. C. Su Flaminio console in quell’anno, v. n. 353. Per questa guerra contro i Liguri cfr. nn. 286; 359; 941. Per lo stanziamento dei Friniati cfr. infine n. 408. Qui si trova l’unica attestazione sicura del ’ mons Auginus ’: v. pero la nota al n. 363. 232 Anno 187 a. C. Il console è Gaio Flaminio, su cui v. n. 353. — 146 - 359. Liv. XXXIX 2, 7: M. Aemilius, alter consul, agros Ligurum vicos-que, qui in campis aut vallibus erant, ipsis montes duos Ballistam Suismon-tiumque tenentibus, deussit depopulatusque est. [8] Deinde eos, qui in montibus erant, adortus primo levibus proeliis fatigavit, postremo coactos in aciem descendere iusto proelio devicit, in quo et aedem Dianae vovit. [9] Subactis cis Appenninum omnibus tum transmontanos adortus — in his et Friniates Ligures erant, quos non adierat C. Flaminius — omnes Aemilius subegit armaque ademit et de montibus in campos multitudinem deduxit. [10] Pacatis Liguribus exercitum in agrum Gallicum duxit viamque a Placentia, ut Flaminiae committeret, Ariminum perduxit. [11] Proelio ultimo, quo cum Liguribus signis collatis conflixit, aedem Iunoni reginae vovit. Haec in Liguribus eo anno gesta. L altro console M. Emilio 233 incendiò e saccheggiò i campi e i villaggi liguri, che si tiovavano nelle pianure e nelle valli. Intanto i Liguri continuavano a occupare i due monti, il Ballista e il ’ Suismontium ’. Quindi, il console, assaliti quelli che erano sui monti, dapprima li fiaccò con scaramucce, infine li costrinse a scendere in campo aperto e li vinse in una battaglia regolare, nel corso della quale promise anche in voto un tempio a Diana234. Sottomesse tutte le tribù al di qua dell’Appennino, attaccò poi le popolazioni al di là delle montagne - tra queste erano anche i Liguri Friniati, che Gaio Flaminio non aveva affrontato —. Emilio le sottomise tutte, le privò delle armi e trasferì le popolazioni dai monti nelle pianure. Ridotta in pace la Liguria, condusse 1 esercito nel territorio gallico, e costruì una strada da Piacenza a Rimini, per congiungerla con la Flaminia235. Nell’ultima battaglia campale che combatte contro i Liguri, votò un tempio a Giunone Regina. Queste furono le imprese compiute quell’anno in Liguria. (L.S.A.) 360. Liv. XXXIX 20, 1: Et iam Q. Marcius quaestionibus suae regionis perfectis in Ligures provinciam proficisci parabat tribus milibus peditum Romanorum, centum quinquaginta equitibus et quinque milibus Latini nominis peditum, ducentis equitibus in supplementum acceptis. F. già Q. Marcio 236, completata l’inchiesta nel suo distretto, si preparava a partire per la sua provincia, cioè la Liguria, avendo ricevuto tremila fanti romani, centocinquanta cavalieri e, come rinforzo, cinquemila fanti e duecento cavalieri di diritto latino. (L.S.A.) 233 Anno 187 a. C. Su Marco Emilio Lepido e sul collega Gaio Flaminio v. n. 353. 234 Per la dedicazione del tempio nel 179 a. C. cfr. n. 391. 235 Emilio costruì cioè la via Emilia (v. n. 286). Per le precedenti campagne di Flaminio contro i Friniati: v. n. 357. 236 II console Quinto Marcio Filippo: avvenimenti del 186 a. C., l’anno della inchiesta sui Baccanali (cfr. anche n. 361). — 147 — 361. Liv. XXXIX 20, 5: Perfectis quaestionibus prior Q. Marcius in Ligures Apuanos est profectus. [6] Dum penitus in abditos saltus, quae latebrae receptaculaque illis semper fuerant, sequitur, in praeoccupatis angustiis loco iniquo est circumventus. [7] Quattuor milia militum amissa, et legionis secundae signa tria, undecim vexilla socium Latini nominis in potestatem hostium venerunt et arma multa, quae, quia impedimento u-gientibus per silvestres semitas erant, passim iactabantur. [8] Prius sequendi Ligures finem quam fugae Romani fecerunt. [9] Consul, u i primum ex hostium agro evasit, ne, quantum deminutae copiae forent, appareret, in locis pacatis exercitum dimisit. [10] Non tamen obliterare a-mam rei male gestae potuit; nam saltus, unde eum Ligures fugaverant, Marcius est appellatus. Terminata 1’inchiesta, per primo Q. Marcio 237 partì contro i Liguri Apuani. Mentre li inseguiva profondamente in quei recessi boscosi, che sempre erano stati per oro nascondiglio e rifugio, egli fu circondato, in posizione sfavorevole, in una go a occu pata in precedenza dai Liguri. Furono perduti quattromila soldati; tre insegne e a seconda legione e undici insegne degli alleati di diritto latino caddero in m^n0 e nemico, insieme con molte armi, che erano gettate qua e là, poiché erano ι impe ι mento per i soldati che fuggivano attraverso sentieri nei boschi. I Liguri ^ esistettero dall’inseguimento prima che i Romani dalla fuga. Il console, appena usci _ a te™ torio dei nemici, congedò l’esercito in una regione che era in pace, affine e^ non ri sultasse evidente quanto erano diminuite le sue truppe. Tuttavia, non potè canee lare il ricordo del suo insuccesso: infatti il passo, da cui i Liguri lo avevano messo in fuga, fu chiamato ’ Marcius ’ 238. (L.S.A.) 362. Liv. XXXIX 21, 1: Sub hunc nuntium ex Ligustinis vulgatum litterae ex Hispania mixtam gaudio tristitiam adferentes recitatae sunt. Pressappoco nel tempo in cui fu resa nota questa notizia proveniente dalla Liguria , fu letta una lettera inviata dalla Spagna, che arrecava notizie dolorose ma mesco ate con motivi di gioia 240, (L.S.A.) 363. Liv. XXXIX 32, 1: Consules dilectibus aliisque, quae Romae agendae erant, peractis rebus in Ligures provinciam exercitum duxerunt. [2] Sempronius a Pisis profectus in Apuanos Ligures, vastando agros uren-doque vicos et castella eorum aperuit saltum usque ad Macram fluvium 237 Si tratta dell’inchiesta di cui al n. 360. 238 Su quest’episodio cfr. anche nn. 581; 665. L’ubicazione della località è sconosciuta. Per questa sconfitta cfr. anche n. 362. 239 Anno 186 a. C. Si tratta della terribile sconfìtta subita dal console Quinto Marcio Filippo al ’ saltus Marcius’: v. η. 361. 240 La lettera concerneva operazioni contro i Lusitani e i Celtiberi ribelli. — 148 — et Lunae portum. [3] Hostes montem, antiquam sedem maiorum suorum, ceperunt et inde superata locorum iniquitate proelio deiecti sunt. [4] Et Ap. Claudius felicitatem virtutemque collegae in Liguribus Ingaunis aequavit secundis aliquot proeliis. Sex praeterea oppida eorum expugnavit. Multa milia hominum in iis cepit, belli auctores tres et quadraginta securi percussit. I consoli, terminate le operazioni di leva e gli altri affari che si dovevano sbrigare a Roma, condussero l’esercito nella loro provincia, cioè in Liguria. Sempronio, partito da Pisa, mosse contro i Liguri Apuani e, devastando i loro campi, incendiando i loro villaggi e i loro fortilizi, aprì il passo che conduceva fino al fiume Magra e al porto di Luni. I nemici si attestarono sulla montagna, che era stata l’antica sede dei loro antenati; ma anche di là i Romani, superata l’avversità del terreno, li scacciarono vincendoli in battaglia. Anche Appio Claudio eguagliò la sorte favorevole e il valore del collega con alcune fortunate battaglie nel territorio dei Liguri Ingauni. Inoltre egli espugnò sei delle loro città, catturandovi molte migliaia di uomini. Quarantatre persone, i promotori della guerra, furono da lui fatte decapitare241. (L.S.A.) 364. Liv. XXXIX 38, 1: Romae principio eius anni, cum de provinciis consulum et praetorum actum est, consulibus Ligures, quia bellum nusquam alibi erat, decreti. A Roma, al principio di quell’anno, quando si discusse intorno alle province dei consoli e dei pretori, ai consoli 242 fu assegnata la Liguria, perché in nessun altro luogo era in atto una guerra. (L.S.A.) 365. Liv. XXXIX 38, 7: Paucos post dies consulibus in Ligures binae legiones, quas Ap. Claudius et M. Sempronius habuerant, decretae sunt. Pochi giorni dopo, ai consoli furono assegnate per le operazioni contro i Liguri due legioni ciascuno, cioè quelle che avevano avuto Ap. Claudio e M. Sempronio 243. (L.S.A.) 241 Anno 185 a. C. I consoli erano: Appio Claudio Pulcro e Marco Sempronio Tuditano (su di essi cfr. nn. 365; 430). I due consoli non ottennero il trionfo. Nell’ed. Weissenborn - Miiller (qui seguita) a XXXIX 32, 3 è integrato il nome del monte ’ Auginum ’ (su cui cfr. n. 357). Tuttavia tale supplemento non è stato accolto in D. W. Packard, A Concordance to Livy, I, Cambridge (Mass.), 1968, p. 535: si è quindi preferito non accettare qui il testo dell’editore. 242 Anno 184 a. C. I consoli erano Publio Claudio Pulcro e Lucio Porcio Licino. In questi anni i Romani non conseguirono successi decisivi contro i Liguri. Sui due consoli cfr. nn. 365; 366. Sul solo Porcio Licino cfr. anche n. 382. 243 Inizio del 184 a. C.: sui consoli dell’anno v. n. 364. I consoli dell’anno precedente sono invece al n. 363. 366. Liv. XXXIX 45, 3: Consulibus Ligures cum iisdem exercitibus, quos P. Claudius et L. Porcius habuerant, provincia decreta est. Ai consoli fu assegnata come provincia la Liguria, con gli stessi eserciti, che erano stati al comando di P. Claudio e di L. Porcio244. (L.S.A.) 367. Liv. XXXIX 56, 3: Nec in Liguribus memorabile quicquam a Q. Fabio consule gestum. Neppure in Liguria fu compiuta qualche impresa degna di ricordo da parte del con sole Q. Fabio 245. (L.S.A.) 368. Liv. per. 39: M. Aemilius cos. Liguribus subactis viam P acentia usque Ariminum productam Flaminiae iunxit.....Ligures, quicumque citra Appenninum erant, subacti sunt. Il console Marco Emilio 246, sottomessi i Liguri, costruì una strada da Piacenza a Rimini e la congiunse con la via Flaminia.....Tutti i Liguri che erano a i qu dell’Appennino furono sottomessi 247. (L.S.A.) 369. Liv. XL 1, 1: Principio insequentis anni consules praetoresque sor titi provincias sunt. Consulibus nulla praeter Ligures, quae decerneretur, erat. Al principio dell’anno seguente i consoli e i pretori sorteggiarono le province. Pei i consoli non c’era alcuna provincia da assegnare, se non la Liguria 248. (L.S.A.) 370. Liv. XL 1, 3: Q. Fabius ex Liguribus scripserat Apuanos ad rebe lionem spectare periculumque esse, ne impetum in agrum Pisanum facerent; [4] et ex Hispaniis citeriorem in armis esse et cum Celtiberis bei-lari sciebant, in ulteriore, quia diu aeger esset praetor, luxuria et otio solu- 244 Anno 183 a. C. I consoli erano Marco Claudio Marcello e Quinto Fabio Labeone (cfr. anche n. 367). Sui consoli del 184 a. C. v. n. 364. 245 Anno 183 a. C. Per Fabio v. n. 366. 24é Marco Emilio Lepido, su cui v. n. 353. Per la costruzione della via Emilia v. invece n. 286. 247 Di quest’affermazione sembra potersi dubitare: cfr. n. 369. 248 I consoli del 182 a. C. furono Gneo Bebio Tanfilo e Lucio Emilio Paolo (cfr. per essi nn. 372; 373; 375; 431). Il secondo dei due prosegui l’anno successivo le operazioni (cfr. nn. 376; 378; 379; 380; 469 ; 482) e conseguì il trionfo (cfr. nn. 383; 484; 537) e una grande fama (cfr. n. 485). Sulla pretesa completa pacificazione dei Liguri già nel 182 a. C. v. n. 368. — 150 — tam disciplinam militarem esse. [5] Ob ea novos exercitus conscribi placuit, quattuor legiones in Ligures, uti singulae quina milia et ducenos pedites, trecenos haberent equites; sociorum iisdem Latini nominis quindecim milia peditum addita et octingenti equites; hi duo consulares exercitus essent. Q. Fabio 249 dalla Liguria aveva scritto che gli Apuani stavano pensando a una ribellione, e che c’era il pericolo che essi assalissero il territorio di Pisa. Essi sapevano sia che la Spagna Citeriore era in armi, sia che si combatteva contro i Celtiberi; essi erano anche informati che nella Spagna Ulteriore, poiché il pretore da tempo era ammalato250, la disciplina militare era allentata a causa dei piaceri e dell’ozio. Per tali motivi si decise di arruolare nuovi eserciti, cioè quattro legioni per le operazioni contro i Liguri, tali che ciascuna avesse cinquemila duecento fanti e trecento cavalieri, e furono aggiunti ad esse quindicimila fanti di diritto latino e ottocento cavalieri. Questi due dovevano essere eserciti consolari. (L.S.A.) 371. Liv. XL 1, 8: Et Q. Fabio Labeoni cum exercitu, quem habebat, in Liguribus prorogatum in annum imperium est. Anche a Quinto Fabio Labeone con l’esercito che aveva fu prorogato per un anno l’imperio in Liguria251. (L.S.A.) 372. Liv. XL 16, 4: Consules ambo in Ligures, quae tum una consularis provincia erat, proficiscuntur. Et quia prospere ibi res gesserunt, supplicatio in unum diem decreta est. [5] Ligurum duo milia fere ad extremum finem provinciae Galliae, ubi castra Marcellus habebat, venerunt, uti reciperentur, orantes. Marcellus operiri eodem loco Liguribus iussis senatum per litteras consuluit. [6] Senatus rescribere M. Ogulnium praetorem Marcello iussit verius fuisse consules, quorum provincia esset, quam se, quid e re publica esset, decernere; tum quoque non placere, nisi per deditionem Ligures recipi et receptis arma adimi; atque eos ad consules mitti senatum aequum censere. Entrambi i consoli 252 partirono per la Liguria, che allora era la sola provincia consolare. Poiché vi condussero operazioni con esito felice, fu decretata una supplicazione solenne per un giorno. Duemila Liguri vennero quasi all’estremo confine della pro- 249 Anno 182 a. C. Quinto Fabio Labeone, il cui imperio in Liguria era stato prorogato (v. n. 371). 250 Veramente si ammalò Publio Sempronio Longo, proconsole nella Spagna Ulteriore per il 183 (cfr. Liv. XXXIX 45, 4 e 56, 2). Il nuovo pretore per il 182 fu Publio Manlio (Vulsone?), che restaurò la disciplina e la forza romana (cfr. Liv. XL 16, 7-10). 251 Anno 182 a. C. Per questa circostanza v. n. 370. 252 Anno 182. Per i consoli dell’anno v. n. 369. — 151 — vincia della Gallia, dove Marcello253 aveva l’accampamento, pregandolo di volerli accogliere. Marcello, dopo avere ordinato ai Liguri di attendere dove si tiovavano, consultò il Senato per lettera. Il Senato ordinò al pretore Marco Ogulnio254 di rispondere a Marcello che era più giusto che i consoli che governavano la provincia, piuttosto che il Senato, decidessero che cosa fosse a vantaggio dello Stato. Anche allora, però, il Senato non gradiva che i Liguri fossero accolti senza che, arresisi, fossero privati delle armi: il Senato quindi stimava giusto che essi fossero deferiti ai consoli. (L.S.A.) 373. Liv. XL 17, 6: In Liguribus nihil postea gestum. Recesserant primum in devios saltus, deinde dimisso exercitu passim in vicos caste aque sua dilapsi sunt. Fra i Liguri non accadde poi più nulla. Essi dapprima si erano ritirati in r^ces^j fuori mano, quindi sciolsero il loro esercito e si sparsero qua e là nei oro vi ag e nelle loro cittadelle fortificate 255, (L.S.A.) 374. Liv. XL 18, 3: His inito magistratu provinciae ita sorte evenerunt. Ligures consulibus, praetoribus Q. Petillio urbana, Q. Fabio Maximo pere grina, Q. Fabio Buteoni Gallia, Ti. Claudio Neroni Sicilia, M. Pinario ar dinia, L. Duronio Apulia, [4] et Histri adiecti, quod Tarentini run l sinique nuntiabant maritimos agros infestos transmarinarum navium atro ciniis esse. Eadem Massilienses de Ligurum navibus querebantur. Quando essi entrarono in carica, le province furono tratte a sorte in questo mod la Liguria toccò ai consoli 256, a Q. Petillio la pretura urbana, a Q. Fabio Massim la peregrina, a Q. Fabio Buteone la Gallia, a Ti. Claudio Nerone la Sicilia, a ■ ^ nario la Sardegna, a L. Duronio l’Apulia. Fu anche aggiunta a Duronio 1 lstna , perché gli abitanti di Taranto e di Brindisi annunciavano che i territori costieri eran malsicuri a causa delle incursioni piratesche delle navi che provenivano da o trel^a!"ej Anche i Marsigliesi lamentavano gli stessi danni causati dalle navi dei Liguri. ( . ■ · 375. Liv. XL 25, 1: Dum haec in Macedonia geruntur, L. Aemilius Paulus, prorogato ex consulatu imperio principio veris in Ligures Ingaunos exercitum introduxit. 253 Marco Claudio Marcello, console del 183 a. C., ora proconsole in Gallia. 254 Marco Ogulnio Gallo era il pretore urbano. 255 Anno 182 a. C. Tale situazione si determinò in seguito ai successi riportati da Gneo Bebio Tanfilo e Lucio Emilio Paolo, su cui v. n. 369. 256 I consoli del 181 a. C. erano Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo, cui fu prorogato l’imperio l’anno successivo (cfr. su di essi i nn. 383; 544; sulla proroga i nn. 385; 387; 388). Sul solo Bebio cfr. anche nn. 376; 377. 257 Nel racconto di Livio ci sono delle incongruenze: a XL 26, 2 in Istria appare Fabio Buteone (v. n. 377); a XL 42, 1 è detto che Duronio era in Illiria più tardi. - 152 - Mentre ciò accadeva in Macedonia, L. Emilio Paolo, il cui imperio era stato prorogato dopo il consolato, al principio della primavera condusse l’esercito contro i Liguri Ingauni258. (L.S.A.) 376. Liv. XL 25, 8: Baebius exercitum M. Pinario praetori eunti in Sardiniam tradiderat; ceterum et senatum litteris certiorem fecit obsideri a Liguribus L. Aemilium, [9] et M. Claudio Marcello, cuius proxima inde provincia erat, scripsit, ut, si videretur ei, exercitum e Gallia traduceret in Ligures et L. Aemilium liberaret obsidione. Haec sera futura auxilia erant. [10] Ligures ad castra postero die redeunt. Aemilius, cum et venturos scisset et educere in aciem potuisset, intra vallum suos tenuit, ut extraheret rem in id tempus, quo Baebius cum exercitu venire a Pisis posset. Bebio aveva consegnato il suo esercito al pretore M. Pinario che si recava in Sardegna: ma egli informò il Senato per lettera che L. Emilio era assediato dai Liguri, e scrisse a M. Claudio Marcello ^9, la cui provincia era la più vicina ad essi, che, se gli sembrava opportuno, trasportasse l’esercito dalla Gallia contro i Liguri per liberare dall assedio L. Emilio. Ma questi aiuti sarebbero giunti troppo tardi. I Liguri tornarono ad assediare l’accampamento il giorno dopo. Emilio, sebbene avesse previsto il loro attacco e pur avendo potuto schierare le truppe a battaglia, trattenne i suoi entro il vallo, con lo scopo di trascinare in lungo la cosa fino al tempo in cui Bebio potesse venire da Pisa con l’esercito. (L.S.A.) 377. Liv. XL 26, 1: Romae magnam trepidationem litterae Baebi fecerunt, [2] eo maiorem, quod paucos post dies Marcellus, tradito exercitu Fabio Romam cum venisset, spem ademit eum, qui in Gallia esset, exercitum in Ligures posse traduci, quia bellum cum Histris esset prohibentibus coloniam Aquileiam deduci; [3] eo profectum Fabium neque inde regredi bello inchoato posse. La lettera di Bebio provocò a Roma grande agitazione. Agitazione che crebbe quando, pochi giorni dopo, Marcello tornò a Roma dopo avere consegnato a Fabio 260 il suo esercito. Infatti veniva meno così la speranza che l’esercito di stanza in Gallia potesse essere trasportato in Liguria, poiché si doveva combattere contro gli Istriani che impedivano la deduzione di una colonia ad Aquileia: Fabio si era recato in quella regione, e non poteva tornare di là a guerra cominciata. (L.S.A.) 258 Per queste operazioni di Emilio Paolo v. n. 369. 259 Anno 181 a. C. Si tratta del console Bebio, su cui v. n. 374. Lucio Emilio Paolo, console nel 182, allora era proconsole in Liguria (v. n. 369). Marco Claudio Marcello, già console nel 183, era allora proconsole in Gallia (cfr. n. 377). 260 Anno 181 a. C. Per Bebio v. n. 374. Per M. Claudio Marcello, v. n. 376. Quinto Fabio Buteone, pretore della Gallia, combattè in Istria presso Aquileia (cfr. anche nn. 374; 386). — 153 — 378. Lxv. XL 26, 8: Duumviri navales creati C. Matienus et C. Lucretius, navesque iis ornatae sunt, Matienoque, cuius ad Gallicum sinum provincia erat, imperatum est, ut classem primo quoque tempore duceret in igurum oram, si quo usui esse L. Aemilio atque exercitui eius posset. Furono eletti come duumviri navali Gaio Mazieno e Gaio Lucrezio2 , e furono equi paggiate delle navi per loro. A Mazieno, la cui provincia si estendeva no a Gallico 262, fu ordinato di condurre la flotta il più presto possibile verso a co Liguria, per vedere se potesse essere in qualche modo di aiuto a Lucio suo esercito. (L.S.A.) 379. Liv. XL 27, 8: Omnes portas contionabundus ipse imperator circumiit et, quibuscumque irritamentis poterat, iras militum acue at, n fraudem hostium incusans, qui pace petita, indutiis datis, per ipsum dutiarum tempus contra ius gentium ad castra oppugnan a vemsse , [10] nunc, quantus pudor esset, edocens, ab Liguribus, latroni us^v ^ quam hostibus iustis, Romanum exercitum obsideri. [11] « Qu0 ore quam vestrum, si hinc alieno praesidio, non vestra virtute evaseritis, ° ret, non dico eis militibus, qui Hannibalem, qui Philippurn, qui ^ chum, maximos aetatis nostrae reges ducesque, vicerunt, [1 J se 1 hos ipsos Ligures aliquotiens pecorum modo fugientes per sa tus 1 consectati ceciderunt? [13] Quod Hispani, quod Galli, quod ace Poenive non audeant, Ligustinus hostis vallum Romanum su it, o ^ ultro et oppugnat, quem scrutantes ante devios saltus abditum et aten.. vix inveniebamus ». [14] Ad haec consentiens reddebatur clamor, nu militum culpam esse, quibus nemo ad erumpendum signum e > [15] daret signum, intellecturum eosdem, qui antea fuerint, et oma et Ligures esse. Il comandante in persona263 fece il giro di tutte le porte per arringare i soldati, cando di aizzarne l’ira con tutti i mezzi possibili. Ora accusava i nemici ι in?a > perché, dopo aver chiesto la pace e ottenuto una tregua, proprio durante a tre®^ ’ violando il diritto delle genti, erano venuti a porre l’assedio all accampamento, ammoniva quanto fosse disonorevole che un esercito romano fosse accerchiato Liguri, che dovevano dirsi piuttosto banditi che veri nemici. « Con quale ai ire, egli diceva, qualcuno di voi, se uscirete di qui per soccorso altrui e non per va ore vostro, potrà incontrare, non dico quei soldati che vinsero Annibaie, Filippo, Antioco, cioè i più grandi re e capitani della nostra epoca, ma anche quelli che alcune vo te 261 Anno 181 a. C. Del primo si conosce anche il cognomen Gallo. Cfr. su entrambi nn. 381; 405. 262 Cioè il golfo del Leone. Per Lucio Emilio Paolo, proconsole in Liguria, v. n. 369. 263 Anno 181 a. C.: si tratta del proconsole Lucio Emilio Paolo, su cui v. n. 369. — 154 - inseguirono e uccisero questi stessi Liguri, fuggenti come un gregge per recessi inaccessibili? I nemici liguri fanno ciò che Ispani, Galli, Macedoni o Cartaginesi non oserebbero: avanzano fin sotto il vallo dei Romani, decidono di porre l’assedio e lo pongono: essi, che prima a stento riuscivamo a scovare, pur esplorando balze inaccessibili, tanto se ne stavano rintanati ». A queste parole, i soldati, unanimi, gridavano che non era colpa loro, poiché nessuno aveva dato il segnale della sortita; desse il segnale, e avrebbe visto che sia i Romani sia i Liguri erano gli stessi di una volta. (L.S.A.) 380. Liv. XL 28, 1: Bina cis montes castra Ligurum erant; ex iis primis diebus sole orto pariter omnes compositi et instructi procedebant; [2] tum nisi exsatiati cibo vinoque arma non capiebant; dispersi, inordinati exibant, ut quibus prope certum esset hostes extra vallum non elaturos signa. [3] Adversus ita incompositos eos venientes clamore pariter omnium, qui in castris erant, calonum quoque et lixarum, sublato simul omnibus portis Romani eruperunt. [4] Liguribus adeo improvisa res fuit, ut perinde, ac si insidiis circumventi forent, trepidarent. Exiguum temporis aliqua forma pugnae fuit; fuga deinde effusa et fugientium passim caedes erat, [5] equitibus dato signo, ut conscenderent equos nec effugere quemquam sinerent. In castra omnes trepida fuga compulsi sunt, deinde ipsis exuti castris. [6] Supra quindecim milia Ligurum eo die occisa, capti duo milia et quingenti. Triduo post Ligurum Ingaunorum nomen omne obsidibus datis in dicionem venit. I Liguri avevano due accampamenti al di qua dei monti. Nei primi giorni, ne uscivano all’alba, in formazione ordinata, tutti contemporaneamente; ma ora non prendevano le armi se non dopo avere mangiato e bevuto a sazietà, e uscivano dagli accampamenti sparpagliati e senza ordine, come se fossero ben certi che i nemici non sarebbero usciti fuori del vallo. Contro di loro che avanzavano così disordinatamente, fra le grida di tutti quelli che erano neU’accampamento, compresi gli inservienti e i vivandieri, i Romani fecero una sortita da tutte le porte nello stesso tempo. Per i Liguri la cosa fu così inaspettata che erano pieni di terrore, come se fossero stati circondati in un’imboscata. Per breve tempo si vide qualche cosa che somigliava a una battaglia: ma poi ci fu una fuga disordinata mentre qua e là si faceva strage dei fuggitivi; infatti era stato dato ai cavalieri il segnale di salire a cavallo e di non permettere a nessuno di sfuggire. Tutti furono sospinti in fuga affannosa verso gli accampamenti, ma poi furono scacciati anche da quelli. In quel giorno furono uccisi più di quindicimila Liguri e ne furono catturati duemila cinquecento. Tre giorni dopo tutta la tribù dei Liguri Ingauni consegnò le armi e si arrese264. (L.S.A.) 381. Liv. XL 28, 7: Gubernatores nautaeque conquisiti, qui in praedatoriis fuissent navibus, atque omnes in custodiam coniecti. Et a C. Matieno duumviro naves eius generis in Ligustina ora triginta duae captae sunt. 264 Anno 181 a. C. Fu questa una battaglia decisiva contro gli Ingauni e Lucio Emilio Paolo, allora proconsole, ottenne poi il trionfo (v. n. 369). — 155 — I piloti e i marinai, che erano stati sulle navi corsare, furono ricercati e tutti messi in stato di arresto. E il duumviro C. Mazieno265 catturò trentadue di tali navi sulla costa ligure. (L.S.A.) 382. Liv. XL 34, 4: Aedes duae eo anno dedicatae sunt, una Veneris Erycinae ad portam Collinam — dedicavit L. Porcius L. filius Licinus duumvir; vota erat a consule L. Porcio Ligustino bello —, alter in foro olitorio Pietatis. In quell’anno furono dedicati due templi: uno a Venere Ericina presso porta Collina (fu dedicato dal duumviro L. Porcio Licino figlio di Lucio, ed era stato piomesso m voto dal console L. Porcio durante la guerra ligure)266; l’altro alla Pietà nel Foro Olitorio 267. (L.S.A.) 383. Liv. XL 34, 7: Per eosdem dies, quibus aedes hae dedicatae sunt, L. Aemilius Paulus proconsul ex Liguribus Ingaunis triumphavit. [8] Transtulit coronas aureas quinque et viginti, nec praeterea quicquam auri argenti-que in eo triumpho latum. Captivi multi principes Ligurum ante currum ducti. Aeris trecenos militibus divisit. [9] Auxerunt eius triumphi famam legati Ligurum pacem perpetuam orantes: ita in animum induxisse Ligurum gentem nulla umquam arma nisi imperata a populo Romano sumere. [10] Responsum a Q. Fabio praetore est Liguribus iussu senatus, orationem eam non novam Liguribus esse; mens vero ut nova et orationi conve niens esset, ipsorum id plurimum referre; [11] ad consules irent et, quae ab iis imperata essent, facerent; nulli alii quam consulibus senatum crediturum esse sincera fide in pace Ligures esse. [12] Pax in Liguribus fuit. Negli stessi giorni in cui questi templi furono dedicati, il proconsole L. Emilio Paolo268 celebrò il trionfo sui Liguri Ingauni. Egli trasportò nel suo trionfo venticinque corone d’oro, ma nessun altro oggetto d’oro o d’argento. Molti principi dei Liguri, fatti prigionieri, furono trascinati davanti al carro. Distribuì ai soldati trecento assi ciascuno269. La fama di quel trionfo fu accresciuta dall’arrivo di ambasciatori liguri che chiedevano pace perpetua. Essi dicevano che il popolo ligure aveva preso la decisione di non ricorrere mai alle armi, se non per comando del popolo romano. U 265 Anno 181 a. C. La sua provincia si estendeva fino a Marsiglia; suo collega era Gaio Lucrezio Gallo. V. n. 378. 266 Lucio Porcio Licino era stato console nel 184 a. C. (v. n. 364); la dedicazione avvenne nell’anno 181 a. C. 267 Su questo tempio, cfr. le notizie tramandate da Plin. n.h. VII 36, 121; Festus, de verb. sign. p. 209 Lindsay. 268 Anno 181 a. C. Sul trionfo di Lucio Emilio Paolo v. n. 369. 269 Questo denaro proveniva probabilmente dalla cassa dello Stato (cfr. Liv. XXXIII 23, 8). — 156 - pretore Q. Fabio 270, per ordine del Senato, rispose ai Liguri che quelle parole non erano nuove sulla bocca di Liguri: ma era della massima importanza per loro avere una nuova disposizione d’animo, concorde con le parole. Andassero dai consoli e ne eseguissero gli ordini. Il Senato non avrebbe prestato fede a nessun altro che ai consoli sul fatto che i Liguri erano in pace e in buona fede. Ci fu poi pace in Liguria. (L.S.A.) 384. Liv. XL 35, 8: Consulibus ambobus provinciam Ligures esse senatus iussit. Praetores inde sortiti sunt; A. Hostilio urbana, Ti. Minucio peregrina obvenit, P. Cornelio Sicilia, C. Maenio Sardinia; Hispanias sortiti L. Postumius ulteriorem, Ti. Sempronius citeriorem. Il Senato assegnò la Liguria come provincia ad entrambi i consoli271. Furono poi sorteggiate le preture: A. Ostilio ebbe la pretura urbana, Ti. Minucio la pretura peregrina; a P. Cornelio toccò la Sicilia, a C. Menio la Sardegna, a L. Postumio la Spagna Ulteriore, a Ti. Sempronio la Spagna Citeriore. (L.S.A.) 385. Liv. XL 36, 6: Novus omnis exercitus consulibus est decretus, binae legiones Romanae cum suo equitatu et socium Latini nominis, quantus semper numerus, quindecim milia peditum, octingenti equites. [7] Cum hoc exercitu Apuanis Liguribus ut inferrent bellum, mandatum est. P. Cornelio et M. Baebio prorogatum imperium, iussique provincias obtinere, donec consules venissent; tum imperatum, ut dimisso, quem haberent, exercitu reverterentur Romam. Un esercito totalmente nuovo fu assegnato ai consoli 272: due legioni romane con la loro cavalleria per ciascuno, e il consueto numero di alleati di diritto latino, cioè quindicimila fanti e ottocento cavalieri. Fu ordinato ai consoli di muovere guerra ai Liguri Apuani con questo esercito. A P. Cornelio e a M. Bebio fu prorogato l’imperio, con l’ordine di mantenere il possesso delle province fino all’arrivo dei consoli; dopo di che, dovevano congedare il loro esercito e tornare a Roma 273. (L.S.A.) 386. Liv. XL 36, 13; Q. Fabio Buteoni prorogatum in Gallia imperium est. Octo legiones praeter exercitum veterem, qui in Liguribus in spe propinqua missionis erat, eo anno esse placuit. 270 Quinto Fabio Massimo, pretore peregrino. I consoli appresso citati sono Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo (v. n. 374). 271 Anno 180 a. C. I consoli sono Aulo Postumio Albino e Gaio Calpurnio Pisone. Su di essi cfr. nn. 385; 387; 388; 431. Sull’attività del solo Postumio cfr. nn. 389; 390; 500; 626. 272 Anno 180 a. C. Per i consoli v. n. 384. 273 Per questa proroga v. n. 374. - 157 - A Quinto Fabio Buteone 274 fu prorogato l’imperio in Gallia. Si decise che ci fossero quell’anno otto legioni oltre l’esercito di veterani che si trovava in Liguria, con la speranza di un prossimo congedo. (L.S.A.) 387. Liv. XL 37, 8: Veris principio huius, dum consules novos dilectus Romae tenet, mors deinde alterius et creandi comitia consules in locum eius omnia tardiora fecerunt, [9] interim P. Cornelius et M. Baebius, qui in consulatu nihil memorabile gesserant, in Apuanos Ligures exercitum induxerunt. Al principio di questa primavera, mentre le operazioni di leva trattenevano a Roma i nuovi consoli275, la morte di uno di essi e le elezioni del suo sostituto causarono ritardi in ogni cosa. Frattanto P. Cornelio e M. Bebio 276, che nel loro conso ato non avevano compiuto alcunché di notevole, condussero l’esercito contro i Ljgun puani. (L.S.A.) 388. Liv. XL 38, 1: Ligures, qui ante adventum in provinciam consulum non expectassent bellum, inproviso oppressi ad duodecim milia hominum dediderunt se. [2] Eos consulto per litteras prius senatu deducere ex montibus in agros campestres procul ab domo, ne reditus spes esset, or-nelius et Baebius statuerunt, nullum alium finem rati fore Ligustini e i. [3] Ager publicus populi Romani erat in Samnitibus, qui Taurasinorum fuerat. Eo cum traducere Ligures Apuanos vellent, edixerunt, Ligures Apuani de montibus descenderent cum liberis coniugibusque; sua omnia secum portarent. [4] Ligures saepe per legatos deprecati, ne penates, sedem, in qua geniti essent, sepulcra maiorum cogerentur relinquere, ^r^a' obsides pollicebantur. [5] Postquam nihil impetrabant neque vires ad bellandum erant, edicto paruerunt. I Liguri, che prima deH’arrivo dei consoli 277 nella provincia non si sarebbero aspettati la guerra, assaliti all’improvviso, si arresero in numero di circa dodicimila uomini. Cornelio e Bebio 278 consultarono dapprima per lettera il Senato, quindi stabilirono di deportarli dai monti in territori di pianura lontano dalla patria, affinché non potes- 274 Anno 180 a. C. Su Quinto Fabio Buteone v. n. 377. 275 Anno 180 a. C. Sui consoli dell’anno v. n. 384. Di essi, Calpurnio Pisone morì ben presto e fu sostituito dal suffectus Quinto Fulvio Fiacco, su cui cfr. nn. 389; 392; 393; 417; 500; 626. 276 Ad essi era stato prorogato l’imperio: v. n. 374. 277 Anno 180 a. C. Sui consoli dell’anno v. n. 384. 278 I consoli del 181 a. C., che ebbero prorogato l’imperio in Liguria (v. n. 374). SuH’insediamento dei Liguri in territori di pianura cfr. nn. 500; 626; sulla loro deportazione nell’agro dei Taurasini, fra ’ Saepium ’ e Benevento, cfr. nn. 389 (viaggio per mare) e 454; 475 (vicende dei Liguri Bebiani e Corneliani nel Sannio in epoca imperiale). — 158 - sero sperare di tornare a casa loro, stimando che le guerre con i Liguri non sarebbero mai cessate, se non si fosse preso tale provvedimento. Il popolo romano possedeva agro pubblico^ nel territorio dei Sanniti: terre che erano state dei Taurasini. Volendo deportare colà i Liguri Apuani, ordinarono che questi scendessero dalle loro montagne con i figli e con le mogli, portando con sé tutti i loro beni. I Liguri supplicarono più volte, per mezzo di ambasciatori, di non essere costretti a lasciare i loro penati, la patria in cui erano nati e le tombe dei loro padri: promettevano in cambio di consegnare le armi e di dare ostaggi. Poiché non ottenevano nulla e non avevano forze sufficienti per combattere, obbedirono all’editto. (L.S.A.) 389. Liv. XL 41, 1: Consules ambo in Ligures exercitus induxerunt diversis partibus. [2] Postumius prima et tertia legione Ballistam Letumque montis obsedit et premendo praesidiis angustos saltus eorum commeatus interclusit inopiaque omnium rerum eos perdomuit. [3] Fulvius secunda et quarta legione adortus a Pisis Apuanos Ligures, qui eorum circa Macram fluvium incolebant, in deditionem acceptos, ad septem milia hominum, in naves inpositos praeter oram Etrusci maris Neapolim transmisit. [4] Inde in Samnium traducti, agerque iis inter populares datus est. [5] Montanorum Ligurum ab A. Postumio vineae caesae frumentaque deusta, donec cladibus omnibus belli coacti in deditionem venerunt armaque tradiderunt. Entrambi i consoli 279 guidarono gli eserciti contro i Liguri da diverse parti. Postumio con le legioni prima e terza attaccò i monti ’ Ballista ’ e ’ Letum ’ e bloccando con presidi i loro stretti passaggi, tagliò ai Liguri i rifornimenti, costringendoli alla resa per la mancanza di ogni mezzo di sussistenza. Fulvio, assaliti con la seconda e la quarta legione, da Pisa, i Liguri Apuani, e cioè quelli di loro che abitavano lungo il fiume Magra, ne accolse la resa, nel numero di circa settemila uomini. Dopo averli imbarcati, li trasportò oltre la costa del mare Tirreno, fino a Napoli. Di qui furono trasferiti nel Sannio e fu assegnato loro un territorio fra i loro compatrioti 280. A. Postumio abbatté le vigne e bruciò il frumento dei Liguri Montani, finché essi, costretti da tutti i disastri subiti durante la guerra, si arresero e consegnarono le armi. (L.S.A.) 390. Liv. XL 41, 6: Navibus inde Postumius ad visendam oram Ingaunorum Intemeliorumque Ligurum processit. Quindi Postumio avanzò con una flottiglia per esplorare la costa dei Liguri Ingauni e Intimili281. (L.S.A.) 279 Anno 180 a. C. Aulo Postumio Albino (v. n. 384) e Quinto Fulvio Fiacco (suffectus, v. n. 387). 280 V. n. 388. Nel 180 a. C. fu portata a termine la sottomissione dei Liguri Apuani. Per i Liguri Montani cfr. anche n. 390. 281 Anno 180 a. C., subito dopo la campagna contro i Montani, su cui v. n. 389. II console è Aulo Postumio Albino (v. n. 384). - 159 — 391. Liv. XL 52, 1: Et alter ex censoribus M. Aemilius petiit ab senatu, ut sibi dedicationis causa templorum reginae Iunonis et Dianae, quae bello Ligustino octo ante annis vovisset, pecunia ad ludos decerneretur. Anche uno dei due censori, M. Emilio, chiese al Senato che gli fosse assegnata una somma di denaro per gli spettacoli da tenere in occasione della dedica dei templi di Giunone Regina e di Diana, che egli si era impegnato con un voto a costruire otto anni prima, durante la guerra ligure 282. (L.S.A.) 392. Liv. XL 53, 1 : Biduo, quo senatum legerunt censores, Q. Fulvius consul profectus in Ligures, per invios montes Ballistae saltus cum exercitu transgressus, [2] signis conlatis cum hoste pugnavit neque tantum acie vicit, sed castra quoque eodem die cepit. Tria milia ducenti hostium omnisque ea regio Ligurum in deditionem venit. [3] Consul deditos in campestres agros deduxit praesidiaque montibus inposuit. Celeriter et ex provincia litterae Romam venerunt. Supplicationes ob eas res gestas in triduum decretae sunt; [4] praetores quadraginta hostiis maioribus per supplicationes rem divinam fecerunt. Ab altero consule M. Manlio ni J memoria dignum in Liguribus est gestum. Due giorni dopo che i censori 283 ebbero fatto la revisione del Senato, il console Quinto Fulvio 284 partì contro i Liguri e attraversò con l’esercito montagne senza sentieri e i gioghi del 'Ballista’. Quindi attaccò il nemico in battaglia campale, e non so o vinse sul campo, ma anche nello stesso giorno si impadronì dell accampamento ^vve^ sario. Caddero in suo potere tremila duecento nemici e tutta quella parte e a i guria. Il console trasferì le popolazioni che si erano arrese in territori di pianura e pose presidi sui monti. Rapidamente giunse anche a Roma un dispaccio dal a Pr0 vincia: per quelle imprese furono decretati tre giorni di ringraziamento agli ei. pretori sacrificarono, durante il ringraziamento, quaranta grandi vittime. Da parte dell’altro console M. Manlio 285 non fu compiuta alcuna impresa degna di ricor o in Liguria. (L.S.A.) 393. Liv. XL 59, 1: Alter consulum Q. Fulvius ex Liguribus triumphavit, quem triumphum magis gratiae quam rerum gestarum magnitudini datum constabat. 282 Marco Emilio Lepido, già console nel 187 a. C. (v. η. 353): questo avvenimento è del 179 a. C. Per il voto v. n. 359. 283 Anno 179 a. C. I censori erano: Marco Emilio Lepido (v. n. 353) e Marco Fulvio Nobiliore. 284 Quinto Fulvio Fiacco (v. n. 387). Si è qui accolta la lezione montes Ballistae saltus, sulla scorta di D. W. Packard, A Concordance to Livy, I, Cambridge (Mass.), 1968, p. 571, anziché quella del Weissenborn-Miiller (montes vallesque et saltus)■ 285 Marco Manlio Acidino Fulviano. Questa è la lezione dell’ed. Weissenborn-Miiller: T. R. S. Broughton, The Magistrales of Roman Rep., I, p. 391, dà invece L. Manlius L. f. Acidinus Fulvianus, che sembra più corretto: cfr. Liv. XL 43, 4. Su questi cfr. nn. 393; 417. — 160 - Uno dei due consoli, Q. Fulvio286, riportò il trionfo sui Liguri; ma era chiaro che quel trionfo era stato concesso più per il favore di cui godeva il console che per la grandezza delle imprese compiute. (L.S.A.) 394. Liv. per. 40: Item res in Liguribus et Hispania contra Celtiberos a conpluribus ducibus feliciter gestas continet. (Il libro) parimenti contiene le imprese felicemente compiute da parecchi comandanti in Liguria e in Spagna contro i Celtiberi 287. (L.S.A.) 395. Liv. XLI 5, 9: M. Iunius consul ex Liguribus in provinciam Galliam transgressus, auxiliis protinus per civitates Galliae militibusque coloniis imperatis, Aquileiam pervenit. Il console M. Giunio, passato dalla Liguria nella provincia della Gallia, impose subito una leva di ausiliari alle tribù della Gallia e di soldati alle colonie; quindi giunse ad Aquileia 288. (L.S.A.) 396. Liv. XLI 11, 10: Sub Histrici finem belli apud Ligures concilia de bello haberi coepta. Verso la fine della guerra in Istriam, presso i Liguri cominciarono a tenersi riunioni a proposito della guerra. (L.S.A.) 397. Liv. XLI 12, 1: Ti. Claudius proconsul, qui praetor priore anno fuerat, cum praesidio legionis unius Pisis praeerat. [2] Cuius litteris senatus certior factus, eas ipsas litteras ad C. Claudium — nam alter consul iam in Sardiniam traiecerat — [3] deferendas censet et adicit decretum, quoniam Histria provincia confecta esset, si ei videretur, exercitum traduceret in Ligures. Il proconsole Ti. Claudio 29°, che l’anno precedente era stato pretore, aveva il comando a Pisa con un presidio di una legione. Il Senato, informato da una sua lettera, decise di trasmettere la lettera medesima a Gaio Claudio - infatti l’altro console era ormai 286 Anno 179 a. C. Quinto Fulvio Fiacco (v. n. 387) e il fratello L. Manlio Acidino Fulviano (v. n. 392) diedero grande prestigio politico alla famiglia -dei Fulvii. 287 Avvenimenti compresi fra il 182 e il 179 a. C. 288 Anno 178 a. C. I consoli erano Marco Giunio Bruto e Aulo Manlio Vulsone. M. Giunio Bruto accorreva per portare aiuto al collega nella guerra istrica. Cfr. n. 396. 28<) Anno 177 a. C. Sulla guerra istrica v. anche n. 395. 2,0 Anno 177 a. C. Si tratta di Tiberio Claudio Nerone, sul quale cfr. anche nn. 398; 400. - 161 - 12 passato in Sardegna™ - e vi aggiunse il decreto che, essendo stata sottomessa la provincia deU’Istria, egli conducesse il suo eserc.to contro ! Liguri, qualora gl. sembrasse opportuno. (L.S.A.) 398. Liv. XLI 12, 7: Et C. Claudius litteris Ti Claudi et senatus consulto accepto ex Histria legionis in Ligures trans uxit. [ nam flumen in campos progressi castra habebant hostes. i cum dimicatum. Quindecim milia caesa, plus septingenti aut in proe castris — nam ea quoque expugnata sunt capti et signa mi i et quinquaginta capta. [9] Ligures, reliquiae caedis in montes 1 j·® populantique passim campestris agros consuli nulla us^ua , arma. [10] Claudius duarum gentium uno anno victor, duabus, quod alius, in consulatu pacatis provinciis Romam revertit. E C. Claudio, ricevuta la lettera di Ti. Claudio e il decrefo del Senato, ^ sue legioni dall’Istria alla Liguria 292. I nemici erano avan campale. Quin- tenna nella pianura e si erano accampati: e 11 si combatte in a g accampamen. dicimila furono uccisi, più di settecento catturati o in battaglia o neUaccampamen to (infatti anche di esso si impadronirono i Romani); fuiono an jarono sui tuno insegne militari. Quanti dei Liguri erano sfuggiti a a s^rage’ , , saccheg-monti e nessun uomo armato in alcun luogo si fece scorgere dal con ole che saccheg giava i campi nella pianura. Claudio, vincitore di due popo i in un s > ^ tore di due province in un solo consolato, cosa che di rado accadde a un altro, torno a Roma. (L.S.A.) 399. Liv. XLI 13, 4: Et Lunam colonia eodem anno duo milia avium Romanorum sunt deducta. [5] Triumviri deduxerunt P. Ae ius, · lius Lepidus, Cn. Sicinius; quinquagena et singula iugera et semisses agri singulos dati sunt. De Liguribus is captus ager erat; Etruscorum an quam Ligurum fuerat. [6] C. Claudius consul ad urbem venit; cui, cum in senatu de rebus in Histria Liguribusque prospere gestis *,SSe*y!Sfe ’ postulanti triumphus est decretus. Triumphavit in magistratu e ua us simul gentibus. In quello stesso anno fu pure dedotta una colonia di duemila cittadini romani a Luni. Eseguirono la deduzione della colonia i triumviri P. Elio, M. Emilio epi o Cn. Sicinio: a ciascun colono furono assegnati cinquantuno iugeri e mezzo. Il territorio era stato tolto ai Liguri; ma prima che dei Liguri, era stato degli Etruschi. Il conso e 291 Gaio Claudio Pulcro; su di lui cfr. anche nn. 398; 399; 400 (suo trionfo), 401; 404; 405; 406 (questi ultimi quattro passi si riferiscono al suo proconsolato dell’anno successivo). L’altro console era Tiberio Sempronio Gracco. 292 Gaio Claudio Pulcro, console (v. n. 397) e Tiberio Claudio Nerone, proconsole (v. n. 397). - 162 - Gaio Claudio 293 giunse in Roma. Egli fece una relazione delle sue imprese felicemente compiute in Istria e in Liguria. Chiese poi il trionfo, che gli fu concesso. Durante il suo consolato egli trionfò contemporaneamente su due popoli. (L.S.A.) 400. Liv. XLI 14, 1: Cum triumphus de Liguribus agebatur, Ligures, postquam senserunt non consularem tantum exercitum Romam abductum, [2] sed legionem ab Ti. Claudio Pisis dimissam, soluti metu, clam exercitu indicto, per trasversos limites superatis montibus in campos degressi, agrum Mutinensem populati, repentino impetu coloniam ipsam ceperunt. Mentre veniva^ celebrato il trionfo sui Liguri294, poiché questi ultimi si accorsero c e non solo 1 esercito consolare era stato condotto a Roma, ma che era stata congesta anche la legione da Ti. Claudio 295 a Pisa, liberi dal timore, raccolsero di nascosto un esercito, attraversarono i monti per sentieri secondari, scesero in pianura e devastarono il territorio di Modena, impadronendosi della stessa colonia con un improvviso assalto 296. (L.S.A.) 401. Liv. XLI 14, 6: C. Claudio consuli prorogatum in annum imperium et Gallia provincia; et ne Histri idem, quod et Ligures, facerent, socios nominis Latini in Histriam mitteret, quos triumphi causa de provincia deduxisset. AI console C. Claudio 297 fu prorogato l’imperio e l’assegnazione della provincia della a ia per un anno; affinché gli Istriani non facessero la stessa cosa che avevano atto i Liguri, gli fu ordinato di inviare in Istria gli alleati di diritto latino, che egli aveva ritirato dalla provincia a cagione del trionfo. (L.S.A.) 402. Liv. XLI 14, 7: Cn. Cornelio et Q. Petillio consulibus, quo die magistratum inierunt, immolantibus Iovi singulis bubus, uti solet, in ea hostia, qua Q. Petillius sacrificavit, in iocinere caput non inventum. Id cum ad senatum rettulisset, bove perlitare iussus. [8] De provinciis deinde consultus senatus Pisas et Ligures provincias consulibus decrevit; [9] cui Pisae provincia obvenisset, cum magistratuum creandorum tempus esset, ad comitia reverti iussit. I consoli Cn. Cornelio e Q. Petillio 298, nel giorno in cui entrarono in carica, sacrificarono a Giove un bue ciascuno, secondo la consuetudine; ma nella vittima che aveva 293 Anno 177 a. C. Sul console v. n. 397. 294 Anno 177 a. C. E’ il trionfo di Gaio Claudio Pulcro, sul quale v. n. 397. 295 Tiberio Claudio Nerone (v. n. 397). 296 Colonia fondata nel 183 a. C. Per la conquista di Modena in questa occasione cfr. anche n. 404. 297 Anno 177 a. C. Per Gaio Claudio Pulcro, v. n. 397. 298 Anno 176 a. C. I consoli erano Gneo Cornelio Scipione Ispallo e Quinto Petillio Spurino. Cfr. anche nn. 403; 404; 406; 545. — 163 — sacrificato Quinto Petillio non fu trovato un capo nel fegato. Quando ciò fu riferito al Senato, gli fu ordinato di ripetere il sacrificio. Il Senato, consultato poi riguardo alle province, assegnò ai consoli le province di Pisa e della Liguria, co ui al quale fosse toccata come provincia Pisa, sarebbe dovuto tornare per i comizi al momento dell’elezione dei magistrati. (L.S.A.) 403. Liv. XLI 15, 5: Pisae Cn. Cornelio, Ligures Q. Petillio obvenerunt. Praetores L. Papirius Maso urbanam, M. Aburius inter peregrinos sortiti sunt. M. Cornelius Scipio Maluginensis Hispaniam ulteriorem, L. qui -lius Gallus Siciliam habuit. Pisa toccò in sorte a Cn. Cornelio, i Liguri a Q. Petillio 299. Dei pretori, L. Papirio Ma sone ottenne in sorte la pretura urbana, M. Aburio la peregrina. · r”e pione Maluginense ebbe la Spagna Ulteriore, L. Aquilio Gallo Ia ici ia. 404. Liv. XLI 16, 7: Dum consules primum religiones, deinde alterum alterius mors et comitia et Latinarum instauratio inpediunt, interim . Claudius exercitum ad Mutinam, quam Ligures priore anno ceperant, a movit. [8] Intra triduum, quam oppugnare coeperat, receptam ex osti bus colonis restituit, octo milia ibi Ligurum intra muros caesa, L J raeque Romam extemplo scriptae, quibus non modo rem exponeret, se etiam gloriaretur sua virtute ac felicitate neminem iam cis A pis ostem populi Romani esse agrique aliquantum captum, qui multis mi i us omi num dividi viritim posset. Mentre i consoli 300 erano trattenuti dapprima dagli adempimenti religiosi, poi I uno dalla morte del collega301, dai comizi e dalla ripetizione delle feste latine, ne ra tempo C. Claudio 302 condusse l’esercito verso Modena che 1 anno prece ente era s a conquistata dai Liguri 303. Entro tre giorni dall’inizio dell’assedio, riprese ai nemici la città e la restituì ai coloni. Entro le mura della città furono uccisi ottomi a iguri. Subito fu inviata a Roma una lettera con la quale Gaio Claudio non solo esponeva fatti, ma anche si vantava, affermando che, grazie al suo valore e alla sua uona fortuna, ormai nessuno al di qua delle Alpi era più nemico del popolo romano, dicendo che era stata conquistata un’alquanto vasta estensione di terra, che pote\a essere divisa individualmente fra molte migliaia di uomini. (L.S.A.) /99 Anno 176 a. C.: per i consoli v. n. 402. 300 Anno 176 a. C. Per i consoli v. n. 402. 301 Gneo Cornelio morì durante le feste latine: Liv. XLI 16, 3-4; i comizi furono tenuti da Petillio: Liv. XLI 14, 8-10 e 15, 5. Cfr. n. 405. 302 II proconsole Gaio Claudio Pulcro (v. su di lui n. 397). 303 Sulla conquista di Modena v. n. 400. — 164 - I 405. Liv. XLI 17, 5: Comitia deinde consulis unius subrogandi, quae in ante diem tertium nonas Sextiles edicta erant, eo ipso die sunt confecta. [6] Q. Petillius consul collegam, qui extemplo magistratum occiperet, creavit C. Valerium Laevinum. Is iam diu cupidus provinciae, cum opportunae cupiditati eius litterae adlatae essent Ligures rebellasse, nonis Sextilibus paludatus * * [7] senatus litteris auditis tumultus eius causa legionem tertiam ad C. Claudium proconsulem in Galliam proficisci iussit et duumviros navales cum classe Pisas ire, qui Ligurum oram, maritumum quoque terrorem admoventes, circumvectarentur. [8] Eodem Pisas et Q. Petillius consul ad conveniendum exercitui diem edixerat. [9] Et C. Claudius proconsul audita rebellione Ligurum praeter eas copias, quas se-cum Parmae habebat, subitariis collectis militibus, exercitum ad fines Ligurum admovit. I comizi per la sostituzione di un console 304, che erano stati indetti per il 3 di agosto, si conclusero in quello stesso giorno. Il console Q. Petillio creò suo collega C. Valerio Levino, così che potesse assumere il suo ufficio immediatamente. Egli, che già da tempo desiderava recarsi nella sua provincia, quando arrivò il dispaccio, opportuno al suo desiderio, che i Liguri si erano ribellati, indossata la divisa militare, il giorno 5 di agosto (lacuna). Il Senato, ascoltata la lettera, a causa di quella ribellione ordinò alla legione terza di raggiungere il proconsole C. Claudio 305 in Gallia e ai duumviri navali 306 di recarsi con la flotta a Pisa, per navigare lungo la costa della Liguria e incutere terrore anche dal mare. Anche il console Q. Petillio aveva fissato una data all’esercito, entro la quale esso doveva concentrarsi a Pisa, cioè nella stessa località. E il proconsole C. Claudio, avuta notizia della ribellione dei Liguri, radunò truppe di emergenza in aggiunta a quelle che egli aveva con sé a Parma 307 e condusse l’esercito verso il territorio dei Liguri. (L.S.A.) 406. Liv. XLI 18, 1: Hostes sub adventum C. Claudi, a quo duce se meminerant nuper ad Scultennam flumen victos fugatosque, locorum magis praesidio adversus infeliciter expertam vim quam armis se defensuri, duos montes, Letum et Ballistam, ceperunt murisque insuper sunt amplexi .....[6] Litteris acceptis Claudius ex Liguribus castra movit exerci- tumque ad campos Macros consuli tradidit. Eodem paucis post diebus C. Valerius consul alter venit.....[9] Profecti inde in diversas regiones. Petillius adversus Ballistae et Leti iugum, quod eos montes perpetuo dorso 304 Anno 176 a. C. I comizi furono tenuti per la sostituzione del defunto console Gneo Cornelio Scipione (v. n. 404). 305 Gaio Claudio Pulcro (v. n. 397). Su Valerio Levino cfr. invece n. 406. 306 Su di essi v. n. 378. 307 Parma era colonia fondata insieme con Modena nel 183 a. C. Per le operazioni militari qui riferite cfr. anche nn. 407; 545. — 165 — L inter se iungit, castra habuit. [10] Ibi adhortantem eum pro contione milites, inmemorem ambiguitatis verbi, ominatum ferunt se eo die Letum capturum esse. I nemici, approssimandosi l’arrivo di C. Claudio 308, generale dal quale ricordavano di essere stati vinti e messi in fuga recentemente presso il fiume Scoltenna, decisero li difendersi piuttosto con l’aiuto offerto dalla conformazione del paese che con e armi, contro una forza infelicemente sperimentata: occuparono perciò i due monti Ba ista e ’ Letum ’ e li circondarono anche con un muro.....Ricevuta la lettera, Clau io mosse l’accampamento dalla Liguria e, condotto l’esercito ai ’ Campi Macri^ , o con segnò al console310. Nella stessa località giunse, pochi giorni dopo, latro conso e Gaio Valerio..... Marciarono quindi in diverse regioni. Petillio pose i suo ac campamento di fronte alla giogaia del ’ Ballista ’ e del Letum , che unisce quei tra loro con una cresta ininterrotta. Si racconta che colà, mentre esortava i so ati riuniti in assemblea, non ricordandosi dell’ambiguità della parola, presagi c e eg 1 m quel giorno avrebbe conquistato il ’ Letum’311. (L.S.A.) 407. Liv. XLI 18, 13: Alia multitudo peditum equitumque deturbatis hostibus montis sine duce cepere. Ad quinque milia Ligurum occisa, ex Romano exercitu duo et quinquaginta ceciderunt. II resto del corpo della fanteria e della cavalleria, scacciati i nemici, senza la guida del loro generale, si impadronì delle montagne. Furono uccisi circa cinquemi a iguri, dell’esercito romano caddero cinquantadue uomini312· (L.S.A.) 408. Liv. XLI 19, 1: Cis Appenninum Garuli et Lapicini et Hergates, trans Appenninum Friniates fuerant intra Audenam amnem. P- Mucius cum iis, qui Lunam Pisasque depopulati erant, bellum gessit omnibusque in dicionem redactis arma ademit. [2] Ob eas res in Gallia Liguribusque gestas duorum consulum ductu auspicioque senatus in triduum supplica tiones decrevit et quadraginta hostiis sacrificari iussit. [3] Et tumultus quidem Gallicus et Ligustinus, qui principio eius anni exortus fuerat, hau magno conatu brevi oppressus erat. 308 Gaio Claudio Pulcro (v. n. 397). 309 Località presso Modena, di identificazione non sicura. Cfr. A. SabbatiNI, I Campi Macri, in « Riv. stor. ant. » II (1972), pp. 257-260. 310 Quinto Petillio Spurino (v. n. 402 e i passi indicati alla nota seguente); l’altro console era Gaio Valerio Levino, consul suffectus: v. η. 405. 311 Cioè, sarebbe morto, poiché letum significa « morte ». Per questo episodio cfr. anche nn. 39; 94; 95; 437; 470; 588; 589. 312 Anno 176 a. C. Per queste operazioni militari v. n. 405. - 166 - I Garuli, i Lapicini e gli Ergati erano stanziati al di qua dell’Appennino; al di là di questa catena montuosa abitavano i Friniati313, precisamente fra l’Appennino e il fiume ’ Audena ’. P. Mudo3,4 guerreggiò dunque con quelle tribù che avevano saccheggiato Luni e Pisa e, dopo averle tutte sottomesse, le disarmò. In conseguenza di quanto era avvenuto in Gallia e in Liguria, sotto la guida e gli auspici dei due consoli, il Senato decretò un pubblico ringraziamento agli dèi per tre giorni e ordinò di sacrificare quaranta vittime. E veramente la sollevazione dei Galli e dei Liguri, che era scoppiata al principio di quell’anno, era stata soffocata senza grande sforzo e in breve. (L.S.A.) 409. Liv. per. 41: Praeterea res adversus Liguras et Histros et Sardos et Celtiberos a conpluribus ducibus prospere gestas et initia belli Macedonici continet, quod Perseus, Philippi filius, moliebatur. Inoltre (il libro) espone le imprese felicemente compiute da parecchi comandanti contro i Liguri, gli Istriani, i Sardi e i Celtiberi; inoltre contiene le prime fasi della guerra macedonica, che Perseo, figlio di Filippo, veniva preparando315. (L.S.A.) 410. Liv. XLII 1, 1: L. Postumius Albinus, M. Popillius Laenas consules cum omnium primum de provinciis et exercitibus ad senatum rettulissent, Ligures utrique decreti sunt, [2] ut novas ambo, quibus eam provinciam obtinerent, legiones — binae singulis decretae — et socium Latini nominis dena milia peditum et sescenos equites, et supplementum Hispaniae tria milia peditum Romanorum scriberent et ducentos equites. Quando i consoli L. Postumio Albino e M. Popillio Lenate, prima di ogni altra cosa, ebbero fatto la relazione al Senato sulle condizioni delle province e degli eserciti, ricevettero entrambi l’assegnazione della Liguria, con l’incarico di arruolare entrambi nuove legioni, con le quali mantenere il controllo della provincia - a ciascuno furono decretate due legioni -; essi dovevano inoltre arruolare diecimila fanti degli alleati di diritto latino e seicento cavalieri per ciascuno. Come rinforzo per la Spagna dovevano poi reclutare tremila fanti romani e duecento cavalieri316. (L.S.A.) 411. Liv. XLII 4, 3: Eodem anno, cum agri Ligustini et Gallici, quod bello captum erat, aliquantum vacaret, senatus consultum est factum, ut is ager viritim divideretur. 313 I Friniati, però, sembra vivessero in precedenza di qua dell’Appennino: v. n. 357. Può essersi trattato di una migrazione forzata, come al n. 388. 314 Publio Mucio Scevola, console dell’anno in corso, cioè del 175 a. C. 315 Avvenimenti compresi fra il 178 e il 175 a. C. circa. 316 Ciò accadde nell’anno 173 a. C. Cfr. per Popillio nn. 412; 413; 414; 415; 416; 417; 418; 421 (negli ultimi quattro passi si fa riferimento alla sua attività come proconsole nel 172 a. C., e negli ultimi tre in particolare al duro trattamento da lui inflitto agli Stazielli). Per i contrasti da lui provocati a Roma cfr. nn. 414; 415. — 167 — Nello stesso anno, poiché una certa parte del territorio ligute e ga ic , conquistato con la guerra, non era occupato, fu approvato un ecre o disponeva l’assegnazione viritana di quel territorio317. (L.S. .) 412. Liv. XLII 7, 3: Et in Liguribus in agro Statellati pugnatum ad oppidum Carystum. Eo se magnus exercitus Ligurum contu eTat- r* mo sub adventum M. Popilii consulis moenibus sese contine an , , postquam oppidum oppugnaturum Romanum cernebant, progressi an e portas aciem struxerunt. [5] Nec consul, ut qui id ipsum oppugnatione comminanda quaesisset, moram certamini fecit. Pugnatum amp lus horas, ita ut neutro inclinaret spes. [6] Quod ubi consu vi i n ., moveri Ligurum signa, imperat equitibus, ut equos conscendant ac mbus simul partibus in hostis, quanto maximo possent tumu tu, 1 [7] Pars magna equitum mediam traiecit aciem et ad terga Pu pervasit. Inde terror iniectus Liguribus; [8] diversi in omnes Pa „ runt, perpauci retro in oppidum, quia inde se maxime o ìecera pugna tam pervicax multos absumpserat Ligurum, et in uga pa sunt. [9] Decem milia hominum caesa traduntur, amp lus septinge ’ signa militaria relata octoginta duo. [10] Nec Romanis incrue fuit; amplius tria milia militum amissa, cum cedenti us neu ris utraque primores caderent. Anche in Liguria nel territorio degli StazieUi si combatte presao la citta In quella località si era recato un grosso esercito di Liguri. ac_ all’arrivo del console M. Popillio318, si tenevano chiusi entro e ™ura’ ,. ’ cortisi che i Romani si apprestavano ad assalire la città, avanzatisi ava ^ schierarono l’esercito. Né il console, dato che proprio questo aveva ce Qr(^ minaccia dell’assalto, frappose indugi alla battaglia. Si combatte per più cQn_ senza che nessuna delle due parti potesse nutrire speranza di vittoria, yuan sole si accorse che le insegne dei Liguri non si muovevano in nessuna irez dinò ai cavalieri di salire a cavallo e di assalire i nemici da tre parti contemp mente, producendo il massimo scompiglio possibile. Gran parte dei cava ieri ■ versò il centro dello schieramento e assali alle spalle i combattenti. g^ allora furono presi dal terrore; sparpagliatisi, fuggirono in tutte le irezio , ma pochissimi poterono tornare indietro in città, perché soprattutto a que la parte la cavalleria li aveva attaccati. Una battaglia tanto accanita aveva provocato la morte di molti Liguri, ma parecchi furono anche uccisi qua e la mentre fuggivano. Si racconta che furono uccisi diecimila uomini, più di settecento urono catturati, ottantadue insegne militari furono conquistate. Ma la vittoria non fu incruenta neppure per i Romani: più di tremila soldati furono perduti, poiché i combattenti delle prime file da entrambe le parti cadevano, quando nessuno dei due eserciti intendeva indietreggiare. (L.S.A.) 317 Anno 173 a. C. L’assegnazione fu fatta da una commissione decemvirale in ragione di dieci iugeri a testa ai Romani e di tre iugeri a testa ai Latini. 318 Marco Popillio Lenate, console del 173 a. C. (v. n. 410). Si ignora dove esattamente si trovasse la località di ’ Carystum’. Cfr. anche n. 413. — 168 - 413. Liv. XLII 8, 1: Post hanc pugnam ex diversa fuga in unum collecti Ligures, cum maiorem multo partem civium amissam quam superesse cernerent — nec enim plus decem milia hominum erant —, dediderunt sese, nihil quidem illi pacti; [2] speraverant tamen non atrocius quam superiores imperatores consulem in se saeviturum. [3] At ille arma omnibus ademit, oppidum diruit, ipsos bonaque eorum vendidit litterasque senatui de rebus ab se gestis misit. Quas cum A. Atilius praetor in curia recitasset [4] — nam consul alter Postumius agris recognoscendis in Campania occupatus aberat —, [5] atrox res visa senatui, Statellates, qui uni ex Ligurum gente non tulissent arma adversus Romanos, tum quoque oppugnatos, non ultro inferentis bellum, deditos in fidem populi Romani omni ultimae crudelitatis exemplo laceratos ac deletos esse, [6] tot milia capitum innoxiorum, fidem inplorantia populi Romani, ne quis umquam se postea dedere auderet, pessumo exemplo venisse et distractos passim infestis quondam hostibus populi Romani pacatos servire. [7] Quas ob res placere senatui, M. Popillium consulem Ligures pretio emptoribus reddito ipsos restituere in libertatem bonaque ut iis, quod eius reciperari possit, reddantur curare, arma quoque reddi, eaque omnia primo quoque tempore fieri, [8] nec ante consulem de provincia decedere quam deditos in sedem suam Ligures restituisset. Claram victoriam vincendo pugnantis, non saeviendo in adflictos fieri. Dopo questa battaglia319 e la fuga in diverse direzioni, i Liguri si riunirono in un solo luogo e, vedendo che avevano perduto una parte di cittadini molto più numerosa di quanti fossero i superstiti - infatti non erano più di diecimila uomini - si arresero senza condizioni. Tuttavia avevano concepito la speranza che il console320 non infierisse su di loro con maggior durezza che i precedenti comandanti. Ma egli li disarmò tutti, distrusse la loro città e vendette loro e i loro beni; mandò poi una lettera al Senato per annunciare quanto aveva fatto. Quando il pretore A. Attilio321 la ebbe letta nella Curia - giacché era assente l’altro console322, occupato in Campania nel visitare l’agro pubblico - sembrò al Senato cosa odiosa che gli Stazielli, gli unici tra i popoli liguri a non aver mosso guerra ai Romani, che anche allora erano stati attaccati senza che essi avessero preso l’iniziativa delle ostilità, e che si erano arresi a discrezione al popolo romano, fossero straziati e sterminati con ogni forma di più spietata crudeltà. Era un pessimo precedente il fatto che tante migliaia di persone innocenti, che imploravano la protezione del popolo romano, fossero vendute schiave. Nessuno mai più avrebbe osato arrendersi. Essi poi, sebbene pacificati, dispersi qua e là, sarebbero stati schiavi di quelli che un tempo erano stati i veri nemici del popolo romano. Pertanto il Senato decise che il console M. Popillio, restituito ai compratori il prezzo da loro pagato, rimettesse in libertà i Liguri; che facesse in modo di 319 Presso la località di nome ’ Carystum ’ di cui al n. 412. 320 II console del 173 a. C.: Marco Popillio Lenate (v. n. 410). 321 Aulo Attilio Serrano. Su di lui cfr. anche nn. 414; 424 (console nel 170 a. C.). 322 Lucio Postumio Albino. — 169 — restituire loro i beni, per quanto si potessero recuperare; che, in ne, riconsegnasse loro anche le armi: e tutto ciò doveva essere fatto il più presto POssl e· ^ conso e, poi, non doveva allontanarsi dalla provincia prima di aver ristabilito ne e oro se 1 i Liguri che si erano arresi. Una vittoria, sentenziò il Senato, è gloriosa se si vincono coloro che combattono, non se si infierisce sui vinti. (L.S.A.) 414. Liv. XLII 9, 1: Consul, qua ferocia animi usus erat in Liguribus, eandem ad non parendum senatui habuit. [2] Legionibus extemp o isas in hibernacula missis iratus patribus, infestus praetori Romam re it sena tuque extemplo ad aedem Bellonae vocato, multis verbis invectus in prae torem, [3] qui, cum ob rem bello bene gestam uti diis immorta i us onos haberetur referre ad senatum debuisset, adversus se pro osti us sena consultum fecisset, quo victoriam suam ad Ligures trans erret e 1£lue prope consulem praetor iuberet; [4] itaque multam eise icere, a bus postulare, ut senatus consultum in se factum tol i iu eren su cationemque, [5] quam absente se ex litteris de bene gesta re pu ica m decernere debuerint, praesente se honoris deorum primum causa, et sui aliquo tamen respectu decernerent. [6] Nihilo leniori us quam a senatorum aliquot orationibus increpitus neutra impetrata re in provi redit. Il console323 dimostrò nel disobbedire al Senato la stessa tracotanza che: av . .. nei confronti dei Liguri. Inviate immediatamente le legioni nei quai .j a Pisa, tornò a Roma con l’animo pieno di ira per i senatori e i . pretore 324. Convocò subito il Senato presso il tempio di Bellona e assa ι fossero discorso il pretore, il quale, mentre avrebbe dovuto proporre a ena 0 aveva rese grazie agli dèi immortali per la guerra condotta a termine e iceme ’ . . invece proposto un decreto del Senato contro di lui, Popillio, e in avore Con questo decreto il pretore aveva attribuito ai Liguri la sua vittoria e, quas ’ ordinato che il console si consegnasse ai nemici. Pertanto Popillio propose una contro il pretore e chiese ai senatori che disponessero la cancellazione e e contro di lui, decretando in sua presenza, in primo luogo per onorale g i ei e anche per un certo riguardo alla sua persona, quel ringraziamento che avre ero vuto decretare mentre egli era lontano, in conseguenza del dispaccio annuncian e sua felice impresa. Ma, attaccato da alcuni senatori con discorsi non meno vio enti quelli pronunciati in sua assenza, senza aver ottenuto ne l’una né 1 altra cosa, torno nella sua provincia. (L.S.A.) 415. Liv. XLII 10, 9: Principium insequentis anni, quo C. Popillius et P. Aelius fuerunt consules, residuas contentiones ex priore anno habuit. [10] Patres referri de Liguribus renovarique senatus consultum volebant, et consul Aelius referebat. Popillius et collegam et senatum pro fratre de- 323 Marco Popillio Lenate; anno 173 a. C. (v. n. 410). 324 Aulo Attilio Serrano (v. n. 413). Su quei contrasti v. n. 410. — 170 - precabatur, prae se ferens, si quid decernerent, intercessurum. [11] Collegam deterruit; patres eo magis utrique pariter consuli infensi in incepto perstabant. Itaque cum de provinciis ageretur et Macedonia iam imminente Persei bello peteretur, Ligures ambobus consulibus decernunt. All’inizio dell’anno seguente, sotto il consolato di Gaio Popillio e di Publio Elio, continuarono gli strascichi delle lotte dell’anno precedente325. I senatori volevano che fosse proposto e rinnovato il decreto circa i Liguri, e il console Elio era disposto a presentare la proposta. Popillio supplicava sia il collega sia il Senato a favore del fratello 326, dichiarando che avrebbe interposto il veto se essi avessero approvato qualche decreto siffatto. Riuscì a far desistere il collega dalla sua azione; ma i senatori, per tale ragione ancora più ostili a entrambi i consoli, persistevano nell’azione intrapresa. Pertanto, discutendosi delle province, benché fosse richiesta l’assegnazione della Macedonia (infatti era imminente la guerra contro Perseo), assegnarono la Liguria a tutt’e due i consoli. (L.S.A.) 416. Liv. XLII 21, 2: Aucta etiam invidia est Popilii litteris, quibus iterum cum Statellatibus Liguribus proconsul pugnasse se scripsit ac sex milia eorum occidisse; propter cuius iniuriam belli ceteri quoque Ligurum populi ad arma ierunt. [3] Tum vero non absens modo Popillius, qui deditis contra ius ac fas bellum intulisset et pacatos ad rebellandum incitas-set, sed consules, quod non exirent in provinciam, in senatu increpiti. [4] Hoc consensu patrum accensi M. Marcius Sermo et Q. Marcius Scylla tribuni plebis et consulibus multam se dicturos, nisi in provinciam exirent, denuntiarunt et rogationem, quam de Liguribus deditis promulgare in animo haberent, in senatu recitarunt. [5] Sanciebatur, ut, qui ex Statellis deditis in libertatem restitutus ante kalendas Sextiles primas non esset, cuius dolo malo is in servitutem venisset, ut iuratus senatus decerneret, qui eam rem quaereret animadverteretque. Ex auctoritate deinde senatus eam rogationem promulgarunt. [6] Priusquam proficiscerentur consules, C. Cicereio, praetori prioris anni, ad aedem Bellonae senatus datus est. [7] Is expositis, quas in Corsica res gessisset, postulatoque frustra triumpho in monte Albano, quod iam in morem venerat, ut sine publica auctoritate fieret, triumphavit. [8] Rogationem Marciam de Liguribus magno consensu plebes scivit iussitque. Ex eo plebiscito C. Licinius praetor consuluit senatum, quem quaerere ea rogatione vellet. Patres ipsum eum quaerere iusserunt. 325 Anno 172 a. C. I consoli erano Gaio Popillio Lenate e Publio Elio Ligo; su di essi cfr. nn. 416; 419; sul solo Popillio cfr. nn. 417; 420; 421. Sui contrasti citati v. n. 410. 326 II console del 173 a. C., Marco Popillio Lenate, su cui v. n. 410. — 171 — Il risentimento contro Popillio 327 fu accresciuto anche dalla lettera, nella quale il proconsole annunciò di aver combattuto un’altra volta contro i Liguri Stazielli e di averne ucciso seimila; infatti in conseguenza di quell’ingius-ta guerra anche gli altri popoli liguri presero le armi. Allora in verità non solo l’assente Popillio, che aveva guerreggiato contro popoli che si erano arresi, violando il diritto umano e divino, e che aveva spinto alla ribellione popoli ormai pacificati, ma anche i consoli 328 furono biasimati in Senato, perché non si erano recati nella loro provincia. Incoraggiati da tale consenso fra i senatori, i tribuni della plebe M. Marcio Sermone e Q. Marcio Scilla annunciarono che essi avrebbero proposto una multa contro i consoli, se non fossero partiti per la loro provincia; e lessero in Senato la proposta che intendevano promulgare intorno ai Liguri arresisi. Veniva cioè stabilito che il Senato sotto giuramento decretasse quali magistrati dovessero condurre 1 inchiesta e Pendere provvedimenti contro colui, per l’inganno del quale fosse caduto in schiavitù chiunque fra gli Stazielli arresisi non fosse stato posto in libertà prima del successivo primo di agosto. Quindi, su autorizzazione del Senato, essi pubblicarono ta e decreto. Prima che i consoli partissero, fu concessa un’udienza del Senato presso 1 tempio di Bellona al pretore del precedente anno, C. Cicereio. Egli, narrate e ìm prese che aveva compiuto in Corsica, chiesto inutilmente il trionfo, celebrò 1 suo trionfo sul Monte Albano, cosa che era già venuto in uso di fare senza pubb ica auto rizzazione 329. La plebe poi approvò e decretò la proposta marciana sui ^ Liguri con generale consenso. In conseguenza di questo plebiscito, il pretore C. Licinio con sultò il Senato, per sapere da chi voleva che fosse condotta quell inchiesta. senatori ordinarono allo stesso Licinio di procedervi. (L.S.A.) 417. Liv. XLII 22, 5: Ibi cum laceratus iurgiis multorum esset, senatus consultum factum est, ut, qui Ligurum post Q. Fulvium, L. Manlium consules hostes non fuissent, ut eos C. Licinius, Cn. Sicinius praetores in liber tatem restituendos curarent, agrumque iis trans Padum consul C. opi lius daret. [6] Multa milia hominum hoc senatus consulto restituta in i-bertatem, traductisque Padum ager est adsignatus. Dopo che egli331 fu accolto in Senato dalle dispute e dalle accuse di molti, fu ap provato un senatoconsulto, secondo il quale quelli dei Liguri che non erano stati nemici dopo il consolato di Q. Fulvio e di L. Manlio 332, dovevano essere posti in libertà a cura dei pretori C. Licinio333 e Cn. Sicinio, inoltre il console C. Po 327 Anno 172 a. C. Si tratta di Marco Popillio Lenate, proconsole in Liguria (v. n. 410). 328 Gaio Popillio Lenate e Publio Elio Ligo (v. n. 415). 329 A partire dal 231 a. C.: cfr. Liv. XXVI 21, 6; XXXIII 23, 3 ecc.; C.I.L. I, p. 459. 330 Gaio Licinio Crasso; cfr. n. 417. 331 Anno 172 a. C. Si tratta di Marco Popillio Lenate: v. n. 410. 332 Cioè il 179 a. C.: sui due personaggi v. rispettivamente nn. 387; 392. 333 Per Gaio Licinio Crasso v. n. 416. — 172 - pillio 334 doveva concedere loro il territorio oltre il Po. Con questo senatoconsulto furono rimesse in libertà molte migliaia di uomini: dopo che furono portati al di là del Po, fu loro assegnato un territorio. (L.S.A.) 418. Liv. XLII 22, 8: Ita rogatio de Liguribus arte fallaci elusa est. Così il decreto riguardante i Liguri con un ingannevole artificio fu eluso 335. (L.S.A.) 419. Liv. XLII 26, 1: Nihil magnopere, quod memorari adtineat, rei publicae eo anno consules gesserant. Magis e re publica visum erat conprimi ac sedari exasperatos Ligures. In quell’anno i consoli 336 non avevano compiuto nulla che sia particolarmente interessante narrare, a favore dello Stato. Infatti era sembrato maggiormente conforme all interesse dello Stato domare e tenere calmi i Liguri esasperati. (L.S.A.) 420. Liv. XLII 27, 5: Cn. Sicinius praetor ut exercitum paratum ad traiciendum haberet, C. Popillio consuli ex auctoritate senatus C. Licinius praetor scribit, ut et legionem secundam, quae maxume veterana in Liguribus erat, et ex sociis Latini nominis quattuor milia peditum, ducentos equites idibus Februariis Brundisi adesse iuberet. Affinché il pretore Cn. Sicinio337 avesse un esercito pronto da traghettare, il pretore C. Licinio, su autorizzazione del Senato, scrisse al console Gaio Popillio di ordinare sia alla seconda legione, che aveva effettuato il più lungo servizio in Liguria, sia a quattromila fanti e a duecento cavalieri degli alleati di diritto latino, di trovarsi a Brindisi il 13 febbraio33*. (L.S.A.) 421. Liv. XLII 28, 1: Exitu prope anni C. Popillius consul Romam redit aliquanto serius quam senatus censuerat, cui primo quoque tempore magistratus creari, cum tantum bellum immineret, e re publica visum erat. [2] Itaque non secundis auribus patrum auditus est consul, cum in aede 334 Gaio Popillio Lenate: v. n. 415. Gli Stazielli erano stati ingiustamente venduti schiavi da Marco Popillio Lenate: v. n. 410. 335 Anno 172 a. C. Si tratta di una rogazione fatta al Senato dai tribuni della plebe Marco Marcio Sermone e Quinto Marcio Scilla contro il proconsole Marco Popillio Lenate, a causa del trattamento duro da lui inflitto agli Stazielh: v. n. 410. Il pretore trovò un pretesto per non emettere la sentenza: Liv. XLII 22, 7. 336 Anno 172 a. C. I consoli erano Gaio Popillio Lenate e Publio Elio Ligo (v. n. 415). 337 Gneo Sicinio: nel 172 a. C. era pretore peregrino. Gli altri personaggi citati sono Gaio Licinio Crasso, pretore urbano, e Gaio Popillio Lenate (v. n. 415). 338 Si tratta dei preparativi militari per la guerra contro Perseo di Macedonia (171-168 a. C.); cfr. nn. 421; 422 (duemila Liguri ausiliari); 425 (i Romani usarono uno scudo ligure). Bellonae de rebus in Liguribus gestis dissereret. [3] Succlamationes frequentes erant interrogationesque, cur scelere fratris oppressos Ligures in libertatem non restituisset. Quasi alla fine dell’anno il console C. Popillio339 tornò a Roma, un poco più tardi di quanto aveva stabilito il Senato, al quale era sembrato conforme all interesse dello Stato che i magistrati fossero eletti il più presto possibile, dato che incombeva una così difficile guerra Pertanto il console trovò nei senatori degli ascoltatori poco ben disposti, quando egli riferì, nel tempio di Bellona, le gesta compiute in Liguria. Erano frequenti le disapprovazioni ad alta voce, e molti gli chiedevano peiché non avesse restituito la libertà ai Liguri sopraffatti dall’ingiusta azione di suo fratello . (L.S.A.) 422. Liv. XLII 35, 6: P. Licinio coifiuli ad exercitum civilem socialem-que petenti addita auxilia Ligurum duo milia, Cretenses sagittarii - incertus numerus, quantum rogati Cretenses misissent —, Numidae item equites elephantique. Su richiesta del console P. Licinio M2, al suo esercito composto di cittadini ed alleati, furono aggiunti, come truppe ausiliarie, duemila Liguri, arcieri cretesi (è incerto ι nu mero che i Cretesi, sollecitati, avevano mandato), e, parimenti, cavalieri numi ι e e e fanti. (L.S.A.) 423. Liv. per. 42: Res praeterea adversus Corsos et Liguras prospere gestas continet. (Il libro) contiene inoltre il racconto delle imprese compiute con esito favorevole contro i Corsi e contro i Liguri. (L.S.A.) 424. Liv. XLIII 9, 1: In Liguribus eo anno nihil memorabile gestum; nam nec hostes moverunt arma, neque consul in agrum eorum legiones induxit, [2] et satis explorata pace eius anni milites duarum legionum Romanarum intra dies sexaginta, quam in provinciam venit, dimisit. In Liguria durante quell’anno non fu fatto nulla che fosse degno di ricordo, infatti i nemici non mossero guerra, né il console343 introdusse le legioni nel loro territorio, e, risultando abbastanza sicura la pace in quell’anno, congedò i soldati di due legioni, dopo sessanta giorni dacché era giunto nella provincia. (L.S.A.) 339 Anno 172 a. C. Si tratta del console Gaio Popillio Lenate (v. n. 415). 340 La guerra contro Perseo (v. n. 420). 341 Marco Popillio Lenate (v. n. 410). 342 Anno 171 a. C. Erano consoli Publio Licinio Crasso e Gaio Cassio Longo. Siamo agli inizi della guerra contro Perseo (v. n. 420) in cui i Romani ebbero fra gli ausiliari anche dei Liguri. 343 Anno 170 a. C. Si tratta del console Aulo Attilio Serrano, pretore nel 173 (v. n. 413). - 174 - 425. Liv. XLIV 35, 19: Missilibus procul regia auxilia melius pugnabant; comminus stabilior et tutior aut parma aut scuto Ligustino Romanus erat. Le truppe ausiliarie del re combattevano meglio da lontano con armi da getto; i Romani erano più saldi e più sicuri da vicino grazie allo scudo rotondo o allo scudo ligure 344. (L.S.A.) 426. Liv. XLV 44, 1: Consules eo anno agro tantum Ligurum populato, cum hostes exercitus numquam eduxissent, nulla re memorabili gesta Romam ad magistratus subrogandos redierunt. I consoli in quell’anno 345 si limitarono a saccheggiare il territorio dei Liguri, non avendo i nemici mai fatto uscire in campo i loro eserciti; e, senza aver compiuto alcuna impresa degna di ricordo, tornarono a Roma per tenere le elezioni dei magistrati. (L.S.A.) 427. Liv. per. 46: Claudius Marcellus cos. Alpinos Gallos, C. Sulpicius Gallus cos. Liguras subegit.....Res praeterea adversus Liguras et Corsos et Lusitanos vario eventu gestas et motus Syriae mortuo Antiocho, qui filium Antiochum puerum admodum reliquerat, continet. II console Claudio Marcello sottomise i Galli Alpini, mentre il console C. Sulpicio Gallo sottomise i Liguri 346 ..... Inoltre (il libro) contiene il racconto delle operazioni condotte con vario esito contro Liguri, Corsi e Lusitani, e della sollevazione di Siria, alla morte di Antioco, che aveva lasciato il figlio Antioco in tenera età 347. (L.S.A.) 428. Liv. per. 47: Q. Opimius cos. Transalpinos Liguras, qui Massiliensium oppida, Antipolim et Nicaeam, vastabant, subegit. Il console Q. Opimio sottomise i Liguri Transalpini, che devastavano le città di Antibes e Nizza, appartenenti ai Marsigliesi 348. (L.S.A.) 344 Anno 168 a. C., durante la guerra contro Perseo di Macedonia (su cui v. n. 420). Lo scudo rotondo era la parma dei velites. Sullo scudo ligure v. n. 225. Combatterono in questa guerra ausiliari numidici mandati da Massinissa e ausiliari liguri. 345 Anno 167 a. C. Erano consoli Quinto Elio Peto e Marco Giunio Penno. 346 Anni 166-163 a. C. I consoli menzionati sono quelli del 166 a. C.: Marco Claudio Marcello e Gaio Sulpicio Gallo. Cfr. anche n. 546. 347 II terminus ante quem per queste operazioni è il 164/3 a. C. Si tratta di Antioco IV Epifane (175-164? a. C.) e del figlio Antioco V Eupatore (164P-162 a. C.), sotto la tutela di Lisia. 348 Anno 154 a. C. Su Quinto Opimio e sui Transalpini, designazione generica dei popoli detti in Polibio Ossibi e Deciati, v. n. 226. — 175 — 429. Liv. per. 60: M. Fulvius Flaccus primus transalpinos Liguras domuit bello, missus in auxilium Massiliensium adversus Salluvios Gallos, qui fines Massiliensium populabantur. M. Fulvio Flacco per primo domò con la guerra i Liguri Transalpini, essendo stato mandato in aiuto ai Marsigliesi, poiché i Galli Salluvi ne devastavano il territorio349. (L.S.A.) 430. Liv. per. Oxy. 39: (11.30-31) Per C. Flami[nium M. Aemiliujm coss. Ligures || perdomiti.....(11. 48-49) App[i]o Claud[io M. Semproni]o coss. Il Ligures fu[gati, VI oppida ab i]llis accepta. Per opera dei consoli C. Flaminio e M. Emilio i Liguri furono sottomessi..... Sotto il consolato di Appio Claudio e di M. Sempronio i Liguri furono messi in fuga e sei città furono sottratte loro350. (L.S.A.) 431. Liv. per. Oxy. 40: (11. 67-68) L. A[emilio C]n. Baebio [coss. || in Liguras] bellum r[enovatum et Hispanos.....(11· 76-77) A. Postumio C. [Calpurnio coss. Il cum Liguribus His]panisque prospere pugnatum. Sotto il consolato di L. Emilio e di Cn. Bebio fu ripresa la guerra contro i Liguri e contro gli Ispani.....Sotto il consolato di A. Postumio e di C. Calpurnio si combattè con successo contro Liguri e Ispani351. (L.S.A.) 432. Iustin. XX 1, 11: Sed et Pisae in Liguribus Graecos auctores habent ..... Ma anche Pisa, nel territorio dei Liguri 352, ha fondatori greci.....(E.S.) 433. Iustin. XLIII 3, 4: Temporibus Tarquinii regis ex Asia Phocaeensium iuventus ostio Tiberis invecta amicitiam cum Romanis iunxit; inde in ultimos Galliae sinus navibus profecta Massiliam inter Ligures et feras gentes Gallorum condidit..... 349 Anno 125 a. C. Marco Fulvio Flacco era console con Marco Plauzio Ipseo. Nonostante la designazione della periocha, i Salluvi erano una popolazione ligure. Su questa guerra, e su quella contro i Voconzi, cfr. n. 548. Sulle ostilità fra Marsiglia e i Liguri, v. n. 226. 350 Testo lacunoso. Gaio Flaminio e Marco Emilio Lepido furono consoli nel 187 a. C.: v. n. 353. Per i consoli del 185 a. C., Appio Claudio Pulcro e Marco Sempronio Tuditano, v. n. 363. 351 Testo abbastanza sicuro. Per i consoli de! 182 a. C., Gneo Bebio Tanfilo e Lucio Emilio Paolo, v. n. 369. Per i consoli del 180 a. C., v. n. 384. 352 Per Pisa in territorio ligure, v. n. 203. tempo e re Tarquinio (Prisco) i giovani Focesi giunsero dall’Asia alla foce del evere e strinsero amicizia con i Romani: quindi, direttisi con le navi verso le estreme insenature della Gallia, fondarono Marsiglia fra i Liguri 353 e i rozzi popoli dei Galli.....(E.S.) 434. Iustin. XLIII 3, 8: Duces classis Simos et Protis fuere. Itaque regem Segobrigiorum, Nannum nomine, in cuius finibus urbem condere gestiebant, amicitiam petentes conveniunt. [9] Forte eo die rex occupatus in apparatu nuptiarum Gyptis filiae erat, quam more gentis electo inter epulas genero nuptum tradere illic parabat. [10] Itaque cum ad nuptias invitati omnes proci essent, rogantur etiam Graeci hospites ad convivium. [11] Introducta deinde virgo cum iuberetur a patre aquam porrigere ei, quem virum eligeret, tunc omissis omnibus ad Graecos conversa aquam Proti porrigit, qui factus ex hospite gener locum condendae urbis a socero accepit. [12] Condita igitur Massilia est prope ostia Rhodani amnis in remoto sinu, velut in angulo maris. [13] Sed Ligures incrementis urbis invidentes Graecos adsiduis bellis fatigabant, qui pericula propulsando in tantum enituerunt, ut victis hostibus in captivis agris multas colonias constituerint. Erano comandanti della flotta (focese) Simo e Proti. Si recano pertanto dal re dei Segobrigi, di nome Nanno, nel cui territorio desideravano fondare la città, per chiedere la sua amicizia. Per caso quel giorno il re era occupato nella preparazione delle nozze della figlia Gittide, che, secondo l’usanza del suo popolo, si preparava allora ad andare sposa, dopo aver scelto il marito durante il banchetto. Perciò erano stati invitati alle nozze tutti i pretendenti e anche gli ospiti greci sono chiamati a prendere parte al banchetto. Quindi si fa entrare la vergine e quando il padre le ordina di offrire 1 acqua all uomo scelto come marito, allora, trascurati tutti gli altri, volgendosi verso ι Greci, offre l’acqua a Proti, che, divenuto da ospite genero, ottenne dal suocero il posto per fondare la città. Così fu fondata Marsiglia354, vicino alla foce del fiume Rodano, in una remota insenatura, come in un angolo del mare. Ma i Liguri, invidiosi dello sviluppo della città, tormentavano con continue lotte i Greci e questi, nel respingere il pericolo, si segnalarono tanto che, vinti i nemici, fondarono molte colonie nei territori conquistati 355. (E.S.) 353 Per Marsiglia in territorio ligure, v. n. 8. Sulla data di fondazione di Marsiglia, v. n. 14. 354 Su Marsiglia in territorio ligure, v. n. 8. 355 Un’ altra versione dello stesso episodio, in cui non sono, però, indicate espressamente popolazioni liguri e i nomi di alcuni personaggi sono differenti, era fornita da Aristotele (fr. 549 Rose), secondo la testimonianza di Ateneo (XIII 36, p. 576 a-b). Su Nanno, cfr. anche n. 435. Sull’ostilità fra i Liguri e Marsiglia, v. n. 226. Sulle colonie di Marsiglia nei territori conquistati ai Liguri, v. n. 15. — 177 — 13 435. Iustin. XLIII 4, 3: Mortuo rege Nanno Segobrigiorum, a quo locus acceptus condendae urbis fuerat, cum regno filius eius Comanus successisset, adfirmante quodam regulo, quandoque Massiliam exitio finitimis populis futuram, opprimendamque in ipso ortu, ne mox validior ipsum obrueret. [4] Subnectit et illam fabulam: canem aliquando partu gravidam locum a pastore precario petisse, in quo pareret, quo obtento iterato petisse, ut sibi educare eodem in loco catulos liceret; ad postremum adultis catulis fultam domestico praesidio proprietatem loci sibi vindicasse. [5] Non aliter Massilienses, qui nunc inquilini videantur, dominos quan oque re gionum futuros. [6] His incitatus rex insidias Massiliensibus s*ruit· ta que sollemni Floraliorum die multos fortes ac strenuos viros hospitii iure in urbem misit, plures sirpeis latentes frondibusque supertectos in uci ve i culis iubet, [7] ipse cum exercitu in proximis montibus delitescit, ut, cum nocte a praedictis apertae portae forent, tempestive ad insidias a esset ur bemque somno ac vino sepultam armatis invaderet. [8] Se as insi ia mulier quaedam regis cognata prodidit, quae adulterare cum ^aeco u scente adsolita in amplexu iuvenis miserata formae eius insi ìas ape periculumque declinare iubet. [9] Ille rem statim ad magistratus e e , atque ita patefactis insidiis cuncti Ligures conprehenduntur atentesque sirpeis protrahuntur. [10] Quibus omnibus interfectis insi lan i insidiae tenduntur. Caesa cum ipso rege hostium septem mi ia. Quando, dopo la morte di Nanno 356, re dei Segobrigi, da cui (i ^V„n pen- nuto il luogo per fondare la città, gli successe sul trono il figlio nooolazioni cipe sosteneva che presto o tardi Marsiglia avrebbe causato la rovina vicine e che doveva essere soggiogata proprio al suo sorgere, per imPe favola·' divenuta più forte, annientasse lo stesso re. Aggiungeva anche que a am una volta una cagna gravida aveva chiesto per favore a un pastore un uog partorire; ottenutolo, aveva chiesto di nuovo di poter allevare ne o s ess cagnolini; infine, quando i cagnolini erano diventati adulti, forte de aiuto > aveva rivendicato per sé la proprietà del luogo. Allo stesso modo gli a ltan 1 siglia, che ora sembravano inquilini, presto o tardi sarebbero stati pa roni e a gione. Il re, istigato da questi discorsi, trama insidie per i Marsigliesi. er^an °> giorno della festa di Flora, manda nella città, in base al diritto di ospita ita, m uomini forti e valorosi, e ordina di introdurre con carri numerosi uomini nascos ι cestoni e coperti con fronde; lui stesso si nasconde con l’esercito sui monti vicini per essere presente nel momento opportuno all’agguato, quando di notte le porte sa rebbero state aperte dai predetti, e per sorprendere con armati la città sepo ta ne sonno e nel vino. Ma una donna, parente del re, rivelò queste insidie perché, avvezza a commettere adulterio con un giovane greco, mentre era tra le braccia del giovane, provando pietà per la sua bellezza, gli svela l’agguato e lo esorta a scansare il perico o. Quello riferisce subito la cosa ai magistrati: e così, scoperte le insidie, tutti i Liguri 356 Su Nanno, v. n. 434. Su Marsiglia in territorio ligure, v. n. 8. — 178 — sono presi e quelli che si nascondevano sono fatti uscire dai cestoni. Dopo aver ucciso tutti questi, si tende un agguato al re che lo aveva preparato. Furono uccisi settemila nemici insieme allo stesso re 357. (E.S.) 436. Iustin. XLIII 5, 1: Post haec magna illis cum Liguribus, magna cum Gallis fuere bella..... Dopo ciò, furono molte le guerre (dei Marsigliesi) con i Liguri 358 molte con i Galli..... (E.S.) 437. Val. Max. II 7, 15: Age, quam graviter senatus tulit quod Q. Petilium consulem fortissime adversus Ligures pugnantem occidere milites passi essent! Suvvia, quanto malvolentieri il Senato ha sopportato che i soldati abbiano lasciato uccidere il console Q. Petillio che combatteva molto valorosamente contro i Liguri359! (E.S.) 438. Val. Max. Ili 7, 4: Livi quoque Salinatoris aeternae memoriae tradendus animus. Qui cum Hasdrubalem exercitumque Poenorum in Umbria delesset et ei diceretur Gallos ac Ligures ex acie sine ducibus et signis sparsos ac palantes parva manu opprimi posse, respondit in hoc eis oportere parci, ne hostibus tantae cladis domestici nuntii deessent. Si deve ricordare in eterno anche il temperamento di Livio Salinatore. Dopo che ebbe sconfìtto Asdrubale e l’esercito cartaginese in Umbria, quando gli fu riferito che potevano essere annientati con una piccola schiera Galli e Liguri, dispersi e vaganti fuori dell’esercito, senza capi e senza insegne, rispose che era necessario risparmiarli in quel momento perché non mancassero ai nemici i messaggeri personali di una così grave sconfitta 360. (E.S.) 439. Pomp. Mela II 4, 59: Ad dextram sunt sub Alpibus Ligures, sub Appennino Etruria..... A destra, ai piedi delle Alpi, vi sono i Liguri, ai piedi degli Appennini vi è l’Etru-ria.....(E.S.) 357 In generale sulle lotte fra Marsiglia e i Liguri, v. n. 226. 358 Sulle lotte fra Marsiglia e i Liguri, v. n. 226. 359 Sull’episodio, v. n. 406; sui provvedimenti adottati dal Senato in questa occasione, cfr. anche nn. 470; 588; 589. 360 Per l’episodio, v. n. 308. 440. Pomp. Mela II 4, 72: .....deinde Luna Ligurum et Tigulia et Genua et Sabatia et Albingaunum; tum Paulo et Varum flumina utraque ab Alpibus delapsa, sed Varum quia Italiam finit aliquanto notius. [73] Alpes ipsae ab his litoribus longe lateque diffusae, primo ad septentrionem magno gradu excurrunt..... .....quindi vi sono Luni dei Liguri361, ’ Tigulia’, Genova, Vado e Albenga; poi i fiumi Paglione e Varo che scendono entrambi dalie Alpi, ma il Varo è un po più conosciuto, perché segna il confine d’Italia. Le stesse Alpi, estese in lungo e in largo da queste regioni costiere, dapprima si volgono a settentrione con un grande arco..... (E.S.) 441. Pomp. Mela II 7, 124: At in Gallia quas referre conveniat solae sunt Stoechades ab ora Ligurum ad Massiliam usque dispersae. Ma in Gallia le sole (isole) che sia opportuno notare sono le Stecadi, sparse dalla costa dei Liguri fino a Marsiglia. (E.S.) 442. Sen. consol. ad Helv. matr. 7, 9: Transierunt deinde Ligures in eam, transierunt et Hispani, quod ex similitudine ritus apparet: eadem enim tegmenta capitum idemque genus calciamenti, quod Cantabris est, et verba quaedam; nam totus sermo conversatione Graecorum Ligurumque a patrio descivit. Deductae deinde sunt duae civium Romanorum coloniae, altera a Mario, altera a Sulla..... Vi passarono poi i Liguri 362, vi passarono anche gli Ispani, come appare dalla somiglianza di costume; infatti hanno lo stesso copricapo e gli stessi calzari dei Cantabri e alcuni vocaboli. In generale infatti il linguaggio si è allontanato da quello antico per l’influenza dei Greci e dei Liguri. Vi furono poi dedotte due colonie di cittadini Romani, una da Mario e l’altra da Siila.....(E.S.) 443. Persius VI 6-9: 6 .....Mihi nunc Ligus ora intepet hibernatque meum mare, qua latus ingens dant scopuli et multa litus se valle receptat. « Lunai portum, est operae, cognoscite, cives ». 361 Su Luni, città dei Liguri, v. n. 36. . 362 Si parla dell’isola di Corsica, di cui i Focesi sarebbero stati i primi abi-sfcondo altre fonti (per cui v. n. 256) i primi abitanti furono invece i Liguri. Nell isola, come si dice successivamente, furono dedotte la colonia Mariana da Mario e quella di Aleria da Siila; cfr. n. 527. — 180 - \ .. . .. Per me ora è tiepida la spiaggia ligure e sverno lungo il mio mare, dove gli scogli formano un lungo argine e la spiaggia si interna in curva profonda. « Conoscete il porto di Luni - ne vale la pena - o cittadini λ363. (E.S.) 444. Lucan. I 441-443: 441 Tu quoque, laetatus converti proelia, Trevir, et nunc tonse Ligur, quondam per colla decore crinibus effusis toti praelate Comatae..... Anche tu, o Treviro, sei lieto che siano volti altrove i guerrieri, e tu, o Ligure dai capelli ora tagliati, sebbene un tempo, sciolti i capelli sul collo per bellezza, ti distinguessi in tutta la Gallia Comata 364 .....(E.S.) 445. Adnotat. super Lucan. I 325: « suetus »: suetus illi rei dicimus, ut Virgilius.....« adsuetumque malo Ligurem ». « abituato »: si dice « abituato a una cosa », come Virgilio..... « Ligure abituato alla fatica »36S. (E.S.) 446. Adnotat. super Lucan. I 442: «et nunc tonse Ligur»: postquam victore Caesare ad Romanos deductus est mores. « Ligur »: laetatus est converti proelia. « e tu, o Ligure dai capelli ora tagliati »: dopo che, con la vittoria di Cesare, fu condotto alle usanze romane. « Ligure »: è lieto che siano volti altrove i guerrieri. (E.S.) 447. Comm. Bernensia Lucan. I 442: v. n. 44. 448. Prob. catholica I, p. 14 Keil: Gur tertiae sunt declinationis, ris faciunt genetivo, hic et haec et hoc augur huius auguris, Ligur Liguris, et siqua talia. (I nomi terminanti in) gur sono della terza declinazione, ed escono in ris al genitivo: augur (nominativo maschile, femminile e neutro) auguris (genitivo), Ligur Liguris e altri simili. (E.S.) 363 II verso finale è di Ennio (fr. 16 Vahlen). 364 I versi si riferiscono al momento in cui, nel 49 a. C., Cesare passa il Rubicone e si appresta a marciare su Roma, richiamando dalla Gallia tutte le coorti. Cfr. anche n. 1087. I Treviri sono una popolazione di origine germanica o celtica, stanziata sulle rive del Reno. 365 Verg. georg. II 168 (v. n. 263). — 181 — 449. Prob. (pseudo), de ultimis syllabis 9, p. 247 Keil: Frustra adverbium constat spondio, ut « vane Ligus frustraque animis ». L’avverbio frustra (invano) consta di uno spondeo, come: « Ligure spergiuro e invano fiero del tuo cuore superbo» 366. (E.S.) 450. Prob. (pseudo), de ultimis syllabis 17, ρ. 260 Keil: Item malum pro pomo et arboris malo et malas pro genis cum accipimus, prima syllaba longa erit.....at si pro pernicie vel labore dictum fuerit, brevis erit, ut.....« adsuetumque malo Ligurem ». Ugualmente quando usiamo malum con il significato di pomo e mela (frutto dell albero) e malae con il significato di guance, la prima sillaba sarà lunga.....ma se si dirà con il significato di danno o fatica, sarà breve, come.....« Ligure abituato alla fatica » 367. (E.S.) 451. Prob. (pseudo), ad Verg. georg. II 167-169: « Haec genus acre virum Marsos pubemque Sabellam adsuetumque malo Ligurem Volscosque verutos extulit »: Sabelli gens est Italiae..... « Questa (Italia) ha prodotto una forte razza di eroi, i Marsi e la gente Sabella, i Liguri abituati alla fatica e i Volsci armati di spiedo »: i Sabelli sono una popolazione d’Italia..... (E.S.) 452. Plin. n.h. Ili 5, 38: Italia dehinc primique eius Ligures, mox Etruria, Umbria, Latium, ibi Tiberina ostia et Roma, terrarum caput, xvi p. intervallo a mari. E poi troviamo l’Italia e i Liguri, primi fra i suoi popoli, subito dopo l’Etruria, l’Umbria, il Lazio, dove sono le foci del Tevere e Roma, capitale del mondo, sedici miglia lontano dal mare. (R.P.) 453. Plin. n.h. III 5, 46-47: v. n. 45. 454. Plin. n.h. Ili 11, 105: .....in secunda regione.....Ligures qui cognominantur Corneliani et qui Baebiani..... .....nella seconda regione (Apulia).....i Liguri che sono chiamati Corneliani c Bebiani368.....(R.P.) 366 Verg. Aen. XI 715 (v. n. 265). 367 Verg. georg. II 168 (v. n. 263). insediamento nell’Italia meridionale dei Liguri Bebiani e Corneliani, v. n. 388. — 182 — 455. Plin. n.h. Ili 16, 117: Padus, e gremio Vesuli montis celsissimum in cacumen Alpium elati finibus Ligurum Bagiennorum visendo fonte profluens condensque se cuniculo et in Forovibiensium agro iterum exoriens, nullo amnium claritate inferior, Graecis dictus Eridanus ac poena Phaethontis inlustratus, augetur ad canis ortus liquatis nivibus..... [118] .....nec amnes tantum Appenninos Alpinosque navigabiles capiens, sed lacus quoque inmensos in eum sese exonerantes, omni numero XXX flumina in mare Hadriaticum defert, celeberrima ex iis Appennini latere lactum, Tanarum, Trebiam Placentinum, Tarum, Inciam, Gabellum, Scul-tennam, Rhenum, Alpium vero Sturam, Orgum, Durias duas, Sesitem, Ticinum, Lambrum, Adduam, Ollium, Mincium. Il Po, sgorgando da una sorgente abbondantissima dal grembo del Monviso nella cima più alta delle Alpi, superati i confini dei Liguri Bagienni, si nasconde in un canale sotterraneo e riappare una seconda volta nel territorio di ’ Forum Vibii ’369 ; non certo inferiore per importanza ad alcun fiume, dai Greci è detto Eridano e ricordato per la pena di Fetonte; si ingrossa con l’arrivo della canicola quando si sciolgono le nevi.....e non accoglie solo dei fiumi navigabili provenienti dagli Appennini e dalle Alpi, ma anche (le acque) di immensi laghi che si riversano in esso; porta nel mare Adriatico complessivamente trenta fiumi, i più famosi tra i quali dal lato appenninico sono lo ’ Iactus ’, il Tanaro, la Trebbia piacentina, il Taro, l’Enza, la Secchia, il Panaro, il Reno; dalla parte alpina invece troviamo lo Stura, l’Orco, le due Dorè, il Sesia, il Ticino, il Lambro, l’Adda, l’Oglio ed il Mincio. (R.P.) 456. Plin. n.h. Ili 17, 123: Transpadana appellatur ab eo regio undecima, tota in mediterraneo, cui marina cuncta fructuoso alveo inportat. Oppida Vibi Forum, Segusio, coloniae ab Alpium radicibus Augusta Taurinorum — inde navigabili Pado — antiqua Ligurum stirpe, dein Salassorum Augusta Praetoria iuxta geminas Alpium fores, Graias atque Poeninas — his Poenos, Grais Herculem transisse memorant —, oppidum Eporedia Sibyllinis a populo Romano conditum iussis. Eporedias Galli bonos equorum domitores vocant. [124] Vercellae Libiciorum ex Salluis ortae, Novaria ex Vertamocoris, Vocontiorum hodieque pago, non, ut Cato existimat, Ligurum, ex quibus Laevi et Marici condidere Ticinum non procul a Pado..... Da questo (Po) la regione undicesima è chiamata Transpadana, essendo tutta compresa fra terre; ad essa il Po con il suo alveo fruttuoso porta ciò che ha il mare. Le sue città sono ’ Forum Vibi ’ e Susa; le colonie alle pendici delle Alpi: Torino, 369 Per il supposto corso sotterraneo del Po, v. n. 10. ’ Forum Vibii ’ è una località di ubicazione sconosciuta, situata non lontano dalle sorgenti del Po: pur appartenendo alla regione Transpadana, come risulta dal passo citato al n. 456, è qui considerata parte del territorio dei Bagienni. Altre testimonianze della ubicazione di ’ Forum Vibii ’ in territorio abitato da Liguri sono ai nn. 525; 585. — 183 — città dei Taurini, antica stirpe ligure - là dove il Po diventa navigabile - poi Aosta dei Salassi, posta alle due foci delle Alpi, cioè le Graie e le Pennine - attraverso di queste ricordano che passarono i Cartaginesi ed attraverso le Graie Ercole 370 - (vi è anche) la città di Ivrea, fondata per responso dei libri Sibillini dal popolo romano371. I Galli chiamano eporediae i buoni domatori di cavalli. Vercelli dei Libici, che trasse origine dai Salluvi 372, Novara dei Vertamocori, oggi villaggio dei Voconzi, non, come crede Catone 373, dei Liguri, dei quali Levi e Marici fondarono Pavia non lontano dal Po.....(R.P.) 457. Plin. «. h. Ili 20, 135: Sunt praeterea Latio donati incolae, ut Octodurenses et finitimi Ceutrones, Cottianae civitates et Turi Liguribus orti, Bagienni Ligures et qui Montani vocantur Capillatorumque plura genera ad confinium Ligustici maris. Vi sono inoltre altri abitanti che godono del diritto latino, come gli Ottodurensi ed i loro confinanti Ceutroni 374, le popolazioni Coziane, nonché i Turi discesi dai Liguri, i Bagienni Liguri, quelli che sono detti Montani e molte stirpi dei Capillati al confine del mar Ligure. (R.P.) 458. Apollod. (pseudo), bìblioth. I 134: Oc δέ παραπλεύσαντες τα Λιγύων καί Κελτών έ'θνη, καί διά τοΰ Σαρδονίου πελάγους διακομισθεντες, παραμειψάμενοι Τυρρηνίαν ήλ&ον εις Αίαίην, ένθα Κίρκης ίκέται γενομενοι καθαίρονται. Ε quelli (gli Argonauti), passando con le loro navi fra i Liguri ed i Celti, attraversando il mare di Sardegna, oltrepassarono la Tirrenia e giunsero ad Eea, dove Circe 1: purificò a seguito delle loro suppliche 375. (G.G.) 459. Sil. Ital. I 627-629: 627 Hic spolia Aeacidae, hic Epirotica signa et Ligurum horrentes coni parmaeque relatae Hispana de gente rudes Alpinaque gaesa. 370 Per il passaggio di Ercole attraverso le Alpi v. n. 22. 371 Per la fondazione di Ivrea, v. n. 685. 372 Su Vercelli nel territorio dei Libici, v. n. 751. Sui Salluvi al di qua delle Alpi, v. n. 298. 373 Cato fr. 40 Peter2. 374 Gli Ottodurensi e i Ceutroni sono popolazioni celtiche delle Alpi nord-occidentali. 375 Peregrinazioni degli Argonauti per l’Italia settentrionale e centrale. Eea e la leggendaria isola tirrenica, dove abitava la maga Circe. — 184 — Qui vi sono le spoglie dell’Eacide376, qui le insegne dell’Epirota, gli ispidi cimieri dei Liguri, i rozzi scudi portati dalla popolazione ispana, e i giavellotti alpini311. 460. Sil. Ital. Vili 597-599; 605-606: 597 Vercellae fuscique ferax Pollentia villi et, quondam Teucris comes in Laurentia bella, Ocni prisca domus parvique Bononia Rheni..... 605 Tum pernix Ligus et sparsi per saxa Vagenni in decus Hannibalis duros misere nepotes. Vercelli, Pollenzo ricca di scura lana 378, 1’antica patria di Ocno (Mantova), un tempo alleata dei Troiani nella guerra contro Laurento, Bologna sul piccolo Reno..... Allora gli infaticabili Liguri e i Bagienni che abitano sparsi tra le rocce mandarono i forti nipoti per il trionfo di Annibaie 379. (E.S.) 461. Sil. Ital. XIV 37-38: 37 Mox Ligurum pùbes Siculo ductore novavit possessis bello mutata vocabula regnis. Poi i giovani Liguri, sotto la guida di Siculo, conquistarono il regno con la guerra e mutarono ancora una volta il nome (dell’isola) 38°. (E.S.) 462. Sil. Ital. XV 162-168: 162 .....Levis inde secunda aspirans aura propellit carbasa flatus; iamque agiles, Tyrrhena sonant qua caerula, puppes 165 Ausonium evasere latus Ligurumque citatis litora tramittunt proris. Hinc gurgite ab alto tellurem procul irrumpentem in sidera cernunt, aerias Alpis. .....Quindi un vento leggero, spirando con brezza favorevole, spinge le vele; e ormai le agili poppe hanno lasciato indietro la costa ausonia (dell’Italia), dove risuona 376 Pirro, re dell’Epiro, discendente da Eaco. 377 Descrizione del tempio in cui il Senato romano si raduna per discutere sulla richiesta di aiuto da parte degli ambasciatori saguntini nel 219 a. C., per cui v. n. 1557. 378 Sulla lana scura di Pollenzo, v. n. 34. 379 Enumerazione di popoli e di città alleati di Roma nella seconda guerra punica, prima della battaglia di Canne. 380 Si allude alla Sicilia, occupata prima da Ciclopi e Lestrigoni, poi dai Sicani che la denominarono Sicania, e infine dai Liguri. Su Siculo, re dei Liguri, v. n. 194. l’azzurro Tirreno, e con le veloci prore passano oltre le spiagge dei Liguri. Di qui dal profondo gorgo vedono lontano le aeree Alpi, terre che si innalzano al cielo3*'. (E.S.) 463. Frontin. strat. I 2, 6: C. Marius consul bello Cimbrico et Teutonico ad excutiendam Gallorum et Ligurum fidem litteras eis misit, quarum pars prior praecipiebat, ne interiores, quae praesignatae erant, ante certum tempus aperirentur: easdem postea ante praestitutum diem repetiit et, quia resignatas reppererat, intellexit hostilia agitari. Durante la guerra contro i Cimbri e i Teutoni, il console C. Mario, per provare la lealtà dei Galli e dei Liguri, mandò loro una lettera, nella prima parte de a qua e ingiungeva di non aprire, prima di una determinata data, la parte seguente, c e era stata precedentemente sigillata. Poi, prima del giorno stabilito, chiese i nuovo a stessa lettera e, poiché aveva scoperto che era stata aperta, comprese eie si prepa ravano atti di ostilità 382. (E.S.) 464. Frontin. strat. I 5, 16: v. n. 60. 465. Frontin. strat. I 5, 26: Eundem errorem obiecturi nostris Ligures per diversa loca buculos laqueis ad arbores alligaverunt, qui diducti re quentiore mugitu speciem remanentium praebebant hostium. Per produrre nei nostri una simile impressione erronea, i Liguri, in vari luoghi, le garono con lacci agli alberi dei torelli. Gli animali, essendo isolati, con più frequente davano l’impressione che i nemici fossero rimasti (sul posto) 466. Frontin. strat. II 3, 16: Hannibal adversus Scipionem in Africa, cum haberet exercitum ex Poenis et auxiliaribus, quorum pars non soum ex diversis partibus, sed etiam ex Italicis constabat, post elephantos L , qui in prima fronte positi hostium turbarent aciem, auxiliares Gallos et Ligures et Baliares Maurosque posuit, ut neque fugere possent Poenis a tergo stantibus et hostem oppositi, si non infestarent, at certe fatigarent, tum suis et Macedonibus, qui iam fessos Romanos integri exciperent, m secunda acie conlocatis, novissimos Italicos constituit, quorum et timebat fidem et segnitiam verebatur, quoniam plerosque eorum ab Italia invitos extraxerat. 381 Si riferisce al viaggio verso la Spagna della flotta romana, sotto la guida di Scipione, nell’estate del 210 a. C. Sull’itinerario seguito, v. n. 865. 382 Nel 104 a. C. Per la guerra contro i Cimbri e i Teutoni, v. n. 487. 383 Non si sa a quale epoca e a quale episodio storico si riferisce il passo. — 186 — Quando Annibaie combatteva contro Scipione in Africa con un esercito di Cartaginesi e di ausiliari, di cui una parte consisteva non solo di soldati di altre nazionalità, ma anche di Italici, dispose, dietro ottanta elefanti che, collocati in prima linea, creassero confusione nella schiera dei nemici, gli ausiliari Galli, Liguri, Balearici e Mauri, affinché non potessero fuggire avendo i Cartaginesi alle spalle e, schierati di fronte ai nemici, se non li volevano attaccare, almeno li stancassero. Poi collocò i suoi e i Macedoni in seconda linea, affinché, riposati, sorprendessero i Romani ormai stanchi, e nella retroguardia schierò gli Italici di cui temeva la lealtà e la cui indolenza lo preoccupava, poiché la maggior parte di quelli era stata trascinata dall’Italia contro-voglia384. (E.S.) 467. Frontin. strat. Ili 2, 1: Domitius Calvinus, cum obsideret Lue-riam, oppidum Ligurum, non tantum situ et operibus, verum etiam propugnatorum praestantia tutum, circumire muros frequenter omnibus copiis instituit easdemque reducere in castra. Qua consuetudine inductis ita oppidanis, ut crederent exercitationis id gratia facere Romanum, et ob hoc nihil ab eo conatu caventibus, morem illum obambulandi in subitum direxit impetum, occupatisque moenibus expressit, ut se ipsos dederent oppidani. Quando assediava ’ Lueria ’, città dei Liguri, ben protetta non solo dalla posizione e dai lavori di fortificazione, ma anche dalla superiorità dei difensori, Domizio Calvino decise di marciare ripetutamente intorno alle mura con tutte le truppe e di ricondurle neH’accampamento. Gli abitanti della città furono indotti da questa consuetudine a credere che il Romano facesse ciò per esercitazione e poiché, per questa ragione, non prendevano precauzioni contro quel tentativo, trasformò quella consuetudine di girare intorno in un improvviso assalto e, occupate le mura, costrinse gli abitanti ad arrendersi 385. (E.S.) 468. Frontin. strat. Ili 9, 3: C. Marius bello Iugurthino apud flumen Mulucham, cum oppugnaret castellum in monte saxeo situm, quod una et angusta semita adibatur, cetera parte velut consulto praecipiti, nuntiato sibi per Ligurem quendam ex auxiliis gregalem militem, qui forte aquatum progressus, dum per saxa montis cocleas legit, ad summa pervenerat, erepi posse in castellum, paucos centuriones cum velocissimis militibus, quibus perfectissimos aeneatores inmiscuerat, misit capite pedibusque nudis, ut prospectus nisusque per saxa facilior foret, scutis gladiisque tergo aptatis. Hi Ligure ducente loris et clavis quibus in ascensu nitebantur adiuti, cum ad po- 384 Per le truppe schierate da Annibaie in questa occasione, v. n. 224; in particolare per la legione dei Macedoni v. n. 320. 385 ’ Lueria ’ è una località di ignota ubicazione, non ricordata in altre fonti: alcuni hanno pensato a una confusione con Luni, ma anche in questo caso non si sa a quale guerra si riferisca l’episodio, né di quale Domizio Calvino si tratti. - 187 — steriora (et) ob id vacua defensoribus castelli pervenissent, concinere et tumultuari, ut praeceptum erat, coeperunt: ad quod constitutum Marius constantius adhortatus suos acrius instare castellanis coepit, quos ab inbelli multitudine suorum revocatos, tamquam a tergo capti essent, insecutus castellum cepit. Quando C. Mario, durante la guerra contro Giugurta, assediava vicino al fiume Mulucha ’ un luogo fortificato situato su un monte roccioso, che si poteva raggiungere soltanto con uno stretto sentiero, mentre tutti gli altri lati erano quasi a bella posta a precipizio, gli fu riferito che ci si poteva arrampicare fino alla fortezza da un Ligure, soldato semplice degli ausiliari, che per caso si era inoltrato per provvedersi di acqua e, mentre raccoglieva lumache tra i sassi del monte, era giunto alla vetta. Allora (Mario) mandò pochi centurioni insieme ai soldati più svelti, ai quali aveva frammisto abilissimi trombettieri, con la testa e i piedi nudi, gli scudi e le spade fissate dietro le spalle, per rendere più agevole la vista e la salita attraverso 1 sassi. Questi, dopo che, sotto la guida del Ligure, aiutandosi con le corregge e con i bastoni su cui si erano appoggiati nella salita, giunsero al lato posteriore della fortezza, privo, proprio perché posteriore, di difensori, cominciarono a suonare le trombe e a fare un grande rumore, come era stato loro ordinato. A questo segnale convenuto Mario, esortati vivamente i suoi uomini, cominciò a incalzare con maggiore violenza il presidio ed espugnò la fortezza dopo aver inseguito i difensori chiamati in soccorso dalla imbelle moltitudine degli abitanti che pensava di essere stata sorpresa alle spalle . (E.S.) 469. Frontin. strat. Ili 17, 2: Aemilius Paulus, universis Liguribus in-proviso adortis castra eius, simulato timore militem diu continuit: deinde fatigato iam hoste quattuor portis eruptione facta stravit cepitque Ligures. Emilio Paolo, quando tutti i Liguri insieme assalirono improvvisamente il suo accampamento, simulata la paura, trattenne a lungo i soldati, poi, quando ormai il nemico era stanco, facendo una sortita dalle quattro porte, sconfisse i Liguri e li fece prigionieri 387. (E.S.) 470. Frontin. strat. IV 1, 46: Cum ab Liguribus in proelio Q. Petilius consul interfectus esset, decrevit senatus, uti ea legio, in cuius acie consul erat occisus, tota infrequens referretur, stipendium ei annuum non daretur, aera reciderentur. Quando il console Q. Petillio fu ucciso in battaglia dai Liguri, il Senato decretò che quella legione, nelle cui file il console era stato ucciso, fosse considerata tutta negligente, non le fosse data la paga per un anno, e le fosse ridotto il soldo 388. (E.S.) 386 Per l’episodio v. n. 254. 587 per l’episodio v. n. 369. 388 Episodio del 176 a. C., per il quale v. n. 406; per i provvedimenti adottati v. invece n. 437. — 188 — 471. Stat. silv. IV 3, 95-99: 95 Haec amnis: pariterque se levarat ingenti plaga marmorata dorso. Huius ianua prosperumque limen arcus, belligeris ducis tropaeis et totis Ligurum nitens metallis..... Cosi parlò il fiume (Volturno) e nello stesso tempo si era sollevata la strada lastricata di marmo con il suo grande dorso. Il suo ingresso e la sua soglia fortunata sono costituiti da un arco 389,, splendente per i trofei di guerra del comandante e per tutti i marmi dei Liguri..... (E.S.) 472. Tac. hist. II 13: Inritatus eo proelio Othonis miles vertit iras in municipium Albintimilium. Quippe in acie nihil praedae, inopes agrestes et vilia arma; nec capi poterant, pernix genus et gnari locorum: sed calamitatibus insontium expleta avaritia. Auxit invidiam praeclaro exemplo femina Ligus, quae filio abdito, cum simul pecuniam occultari milites credidissent eoque per cruciatus interrogarent ubi filium occuleret, uterum ostendens latere respondit, nec ullis deinde terroribus aut morte constantiam vocis egregiae mutavit. Irritati dallo scontro, i soldati di Otone si accanirono contro il municipio di Venti-miglia. Dal momento che la lotta contro poveri contadini male armati non aveva dato alcun bottino, né li si poteva catturare, così astuti e buoni conoscitori dei luoghi com erano, la bramosia delusa si sfoga contro gli innocenti. Aumentò l’acrimonia il nobile esempio di una donna ligure che, nascosto il figlio, ai soldati che credevano avesse messo in salvo con lui anche del danaro e, perciò, sotto tortura le chiedevano dove avesse celato il figlio, essa, indicando il ventre, rispose: « Nel mio corpo. », e né le minacce né la morte intaccarono il coraggio di questa sublime risposta 390. (R.P.) 473. Tac. hist. II 14: Duodecim equitum turmae et lecti e cohortibus adversus hostem iere, quibus adiuncta Ligurum cohors, vetus loci auxilium, et quingenti Pannonii, nondum sub signis. Dodici squadroni di cavalleria e truppe scelte fra quelle ausiliarie, a cui venne aggiunta una coorte di Liguri, vecchia coorte ausiliaria locale, e cinquecento Pan-noni, appena reclutati, mossero contro il nemico391. (R.P.) 389 Si allude all’arco che segnava l’inizio della via Domiziana a Sinuessa (attuale Mondragone, in Campania). 390 Episodio del 69 d. C., nella lotta civile fra Otoniani e Vitelliani (per cui λ· scontro a cu* s* fa riferimento all’inizio del passo è quello fra le truppe di Otone, penetrate nella provincia delle Alpi Marittime e l’esercito provinciale di Mario Maturo, procuratore della provincia. Su Mario Maturo cfr. n. 1558. 391 Episodio della lotta civile del 69 d. C. fra Otone e Vitellio (per cui v. n. 61). 1 reparativi per lo scontro fra le due forze nemiche, in una località che Tacito lascia — 189 — 474. Tac. ann. XVI 15: Ostorius longinquis in agris apud finem Ligurum id temporis erat: eo missus centurio qui caedem eius maturaret. Ostorio in quel tempo si trovava nei suoi lontani possedimenti terrieri, presso il confine ligure: colà venne inviato un centurione con l’incarico di ucciderlo 392. (R.P.) 475. Liber colon, p. 235 Blume-Lachmann-RudorfÌ: Liguris Bebianus et Cornelianus, muro ductus triumvirale lege. Iter populo non debetur. Ager eius post bellum Augustianum veteranis est adsignatus. (Colonia dei) Liguri Bebiani e Corneliani, dotata di mura per una legge triumvirale. La via non è destinata al popolo. Il suo agro è stato assegnato ai veterani dopo la guerra di Augusto 393. (G.G.) 476. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 76: Μετά τον Ίβηρικον και Γα-λατικόν πόντον έξης έστιν δ Λιγυστικός, δς κέκληται απο Λιγυος τοΰ ’Αλεβίωνος αδελφού, δν ίστορουσι τον 'Ηρακλέα χεκωλυκεναι απιοντα επι τάς Γηρυόνου βοϋς, τον δέ εΰξασθ-αι τω Διί διά το μή έπάγεσθαι άμυντή-ριον. Ό δέ λί&ους ΰσας κατέχωσεν αύτούς. "Οθεν τό Λί&ινον εστι πο.διον έκεΐσε ούτω καλούμενον. Dopo i mari Iberico e Gallico vi è il mar Ligure, cosi chiamato da Ligure fratello di Alebione; narrano che questi abbia cercato di ostacolare Eracle diretto verso 1 uoi di Gerione e che lo abbia spinto a pregare Zeus affinché non lo lasciasse an are senza difesa. E Zeus, avendo fatto piovere pietre, ricoprì i due fratelli. Da ciò prese il nome il Campo Lapidario situato in quella zona 394. (G.G.) 477. Martial. Ili 82, 22-23: 22 .....Ligurumque nobis saxa cum ministrentur vel cocta fumis musta Massilitanis..... .....mentre a noi sono somministrate le rocce dei Liguri o i mosti affumicati di Marsiglia 395 .....(E.S.) indefinita. La coorte dei Liguri citata era stanziata a Cimiez. I cinquecento Pannoni avrebbero poco dopo formato la cohors Pannoniorum quingenaria. 392 Nel 66 d. C. Nerone, per denuncia di Antistio Sosiano, avendo timore di una congiura, condanna a morte Ostorio Scapula, console del 59. 393 In epoca augustea venne dedotta una colonia nel territorio del Sannio in cui erano state deportate nel 180 a. C. delle popolazioni liguri conosciute come Bebiani e Corneliani, dal nome dei consoli che avevano fatto compiere tale trasferimento (su questo v. n. 388). 394 Su Eracle in Liguria e sui due fratelli che lo ostacolarono v. n. 185. 395 Si allude all’aspro vino ligure, offerto ai suoi ospiti da Zoilo, raffinato zoticone la cui scarsa sensibilità è presa di mira dal poeta. — 190 — 478. Iuven. Ili 257-259: 257 Nam si procubuit qui saxa Ligustica portat axis et eversum fudit super agmina montem, quid superest de corporibus? Se il carro che trasporta blocchi di marmo ligure si abbatte e rovescia sulla folla il marmo fatto cadere, che resterà dei corpi? (E.S.) 479. Schol. in Iuven. Ili 257 d: « Ligustica »: nomen insulae. «Ligustica»: nome di un’isola396. (E.S.) 480. Philo Bybl. fr. 19 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. ’Αγάθη : Αγαθή· πόλις Λιγύων ή Κελτών ..... έστι δέ καί άλλη πόλις, ώς Φίλων, Λ<ιγ>υστίων έπί λίμνης Α<ιγ>υστίας..... Agathe ’, città dei Liguri o dei Celti..... vi è un’altra città (con quel nome), come dice Filone, abitata dai Liguri, sulla palude Ligure 397 .....(G.G.) 481. Plut. Fab. Max. 2, 1: Πέντε δ’ ύπατειών ας ύπάτευσεν ή πρώτη τον απο Λιγύων θρίαμβον έσχεν. 'Ηττηθέντες γάρ ύπ’ αύτοΰ μαχη κοα πολλούς αποβαλόντες, εις τάς ”Αλπεις άνεστάλησαν, καί τήν προσοικον επαυσαντο τής Ιταλίας ληζόμενοι καί κακώς ποιοϋντες. Nel primo dei cinque consolati che ricopri (Fabio Massimo) riportò un trionfo sui Liguri. Infatti quelli, vinti in battaglia da lui e avendo perso molti uomini, si ritirarono fino alle Alpi e cessarono di saccheggiare e di devastare le regioni italiane circostanti398. (G.G.) 482. Plut. Aem. Paul. 6, 1: Ό 8’ Αιμίλιος ύπατος άποδειχθείς έστρά-τευσεν έπί τούς παραλπίους Λίγυας, οΰς ένιοι καί Λιγυστίνους όνομάζουσι, μάχιμον και θυμοειδές έθνος, έμπείρως δέ πολεμεϊν διδασκομενον υπο Ρωμαίων διά τήν γειτνίασιν. [2] Τά γάρ έσχατα τής Ιταλίας και κατα-λήγοντα πρός τάς 'Άλπεις αύτών τε τών "Αλπεων τά κλυζόμενα τω Τυρ- ,. _ 396 Errata interpretazione dell’aggettivo ’ Ligustica ’ nel corrispondente passo d’. Giovenale (v. n. 478). 397 Per la palude Ligure, qui posta nella Gallia Narbonese, non lontano dal-1 attuale Agde (’ Agathe ’), presso Montpellier (sarebbe l’Étang de Thau), cfr. anche n· 552, dove essa è invece localizzata in Spagna intorno alle sorgenti del fiume ar tesso (Guadalquivir). Il frammento di Filone è riportato anche, con diversa torma, in Herodian. Techn. I, pp. 312-313 e II, p. 888 Lentz. 398 Sul trionfo di Quinto Fabio Massimo sui Liguri, v. n. 249. - 191 - ρηνικώ πελάγει καί πρός τήν Λιβύην άνταίροντα νέμονται, μεμειγμενοι Γαλάταις καί τοΐς παραλίοις Ίβήρων. [3] Τότε δέ καί τής θαλασσής αψά-μενοι, σκάφεσι πειρατικοΐς άφηρουντο καί περιέκοπτον τας εμπορίας, αχρι στηλών 'Ηρακλείων άναπλέοντες. [4] Έπιόντος ούν τοΰ Αιμίλιου, τετρα-κισμύριοι γενόμενοι το πλήθος ύπέστησαν ό δέ τούς συμπαντας οκτα-κισχιλίους έ'χων πενταπλασίοις ούσιν αύτοϊς συνέβαλε, και τρεψαμενος και κατακλείσας εις τά τείχη, διέδωκε λόγον φιλάνθρωπον και συμβατικον- [5] ού γάρ ήν βουλομένοις τοΐς 'Ρωμαίοις παντάπασιν έκκόψαι το Λιγυων έθνος, ώσπερ έρκος ή πρόβολον έμποδών κείμενον τοΐς Γαλατικοϊς κινη-μασιν, έπαιωρουμένοις άεί περί τήν Ιταλίαν. [6] Πιστευσαντες ούν τω Αίμιλίω τάς τε ναΰς καί τάς πόλεις ένεχείρισαν. Ό δε τας μεν πόλεις ούδέν άδικήσας, ή μόνον τά τείχη περιελών, άπέδωκε, τας δε ναΰς απασας άφείλετο, καί πλοϊον ούδέν αύτοϊς τρισκάλμου μεϊζον απελιπε- [7] τους δ’ ήλωκότας ύπ’ αύτών κατά γην ή κατά θάλατταν άνεσωσατο πολλούς καί ξένους καί 'Ρωμαίους εύρεθέντας. Emilio (Paolo), eletto console, effettuò una spedizione contro i Liguri che abitavano ai piedi delle Alpi e che da alcuni erano chiamati ’ Ligystinoi essi costituiscono una nazione bellicosa e focosa, ammaestrata a combattere abilmente dalla vicinanza dei Romani. Occupano infatti le estreme regioni dell’Italia, dove essa confina con le Alpi, e quella parte stessa delle Alpi, che è bagnata dal mar Tirreno ed è prospiciente alla Libia; ad essi sono mescolati elementi di razza gallica e quegli Iberi che vivono lungo la costa. Un tempo si erano messi a solcare anche il mare, e spingendosi fino alle Colonne d’Èrcole a bordo di scafi simili a quelli dei pirati, intercettavano e rapivano tutti i trasporti di mercanzie. Quando Emilio mosse contro di loro, lo affrontarono con un esercito di quarantamila uomini; egli attaccò battaglia con non più di ottomila soldati, e benché fossero cinque contro uno, li sbaragliò e li chiuse dentro le mura delle loro città, poi concesse loro condizioni di pace umane e concilianti: non era infatti desiderio dei Romani estirpare completamente la nazione dei Liguri, poiché essi costituivano una barriera ed un baluardo contro i movimenti dei Galli, che incombevano sempre minacciosi sull’Italia. Fidatisi dunque di Emilio, i Liguri gli consegnarono le navi e le città. Le città, egli le restituì senza averle minimamente danneggiate o, al massimo, avendole private solo delle mura; prese invece tutte le navi e non lasciò ai nemici alcuna imbarcazione che avesse più di tre remi; recuperò anche i prigionieri caduti nelle loro mani sia per terra che per mare, stranieri come Romani, i quali risultarono molto numerosi399. (G.G.) 483. Plut. A.em. Paul. 18, 1: Περί δέ δείλην οί μέν αύτοΰ φασι τοΰ Αιμίλιου τεχναζοντος έκ τών πολεμίων γενέσθαι τήν έπιχείρησιν, άχάλινον ίππον εςελασαντας έμβαλεϊν αύτοϊς τούς 'Ρωμαίους, καί τοΰτον άρχην μάχης διωκομενον παρασχεΐν [2] οί δέ 'Ρωμαϊκών ύποζυγίων χορτάσματα παρακομιζοντων άπτεσθαι Θρακας ών Αλέξανδρος ήγεΐτο, πρός δέ τούτους εκδρομ/jv οξεΐαν επτακοσίων Λιγύων γενέσθαι- παραβοηθούντων δέ πλειό-νων εκατεροις, ουτω συναπτεσθαι τήν μάχην <παρ’> άμφοτέρων. 399 Per la spedizione di Emilio Paolo contro i Liguri v. n. 369. - 192 - Alcuni dicono che verso il tramonto i nemici si decisero ad impegnare battaglia per un astuzia dello stesso Emilio: i Romani, spinto un cavallo privo di morso nel campo dei nemici, si gettarono su di essi (per riprenderlo), e quell’inseguimento costituì 1 inizio della battaglia; altri dicono che un manipolo di Traci, comandato da Alessandro, attaccò i cavalli romani che trasportavano foraggi, contrastato rapidamente da settecento Liguri; poiché entrambe le parti chiedevano aiuto, tutti e due gli eserciti diedero inizio in tal modo alla battaglia 400. (G.G.) 484.^ Plut. Aem. Paul. 31, 5:.....θαυμάζειν δέ τον δήμον, εί τοΐς απ Ιλλυριών καί Λιγύων άγαλλόμενος θριάμβοις αύτω φθονεί τον Μακε-όονων βασιλέα ζώντα καί τήν 'Αλεξάνδρου καί Φιλίππου δόξαν έπιδεΐν υπο .οις Ρωμαίων δπλοις άγομένην αιχμάλωτον. ■ •.. (Marco Servilio disse che) si stupiva come il popolo (romano) esultasse e si vantasse dei trionfi ottenuti sugli Illiri e sui Liguri, ma si privasse per invidia di uno spettare o come quello del re dei Macedoni (Perseo) condotto vivo in un trionfo e e a g oria di Alessandro e di Filippo trascinata nella polvere ed in catene dalle ai mi di Roma40'. (G.G.) 485. Plut. Aeni. Paul. 39, 8: 'Όσοι γοϋν κατά τύχην παρήσαν Ίβήρων και Λιγύων και Μακεδόνων, οί μέν ισχυροί τά σώματα καί νέοι διαλα-Ροντες το λεχος ύπέδυσαν καί παρεκόμιζον, οί δέ πρεσβύτεροι συνηκολού- °υν> *να*αλουμενοι τον Αιμίλιον εύεργέτην καί σωτηρα τών πατρίδων. [ J Ου γαρ μονον έν οις έκράτησε καιροΐς ήπίως πασι καί φιλανθρώπως απηλλαγη χρησάμενος, άλλά καί παρά πάντα τον λοιπόν βίον άεί τι πράττων α,α&ον αυτοϊς καί κηδόμενος ώσπερ οικείων καί συγγενών διετέλεσε. Quanti fra gli Iberi, i Liguri e i Macedoni si trovavano per caso in quei giorni (a •j ™a*’ 0 S1 alternavano, se erano robusti e giovani, nello scortare e portare a spalla (P Τ!1'0/ °’ SC erano anziani, seguivano il corteo, chiamando ad alta voce Emilio aoo) benefattore e salvatore delle loro patrie. Infatti egli li aveva trattati tutti def6^0 CC^ arn’chevolmente> non solo al tempo della conquista, ma facendo loro ene per tutto il resto della vita, stimandoli e avendone cura come se fossero amici e familiari “Κ*2. (G.G.) ceri ' >ment° iniziale della battaglia di Pidna (168 a. C.) tra Romani e Ma-oni. 11 passo e riportato anche come parte del fr. 2 Jacoby di Publio Cornelio ipione Nasica, il quale seguiva in quella occasione Emilio Paolo come tribuno difftare’ sem^ra tuttavia che per questo particolare momento della battaglia, a nerenza di quanto narrato nei paragrafi precedenti, Plutarco si sia servito della m™'anZa diretta di Nasica-’nn Ά 1 ''*·' accePna in generale ai trionfi romani sulle popolazioni illiriche e liguri, ^ SI erati di minor prestigio rispetto a quello sui Macedoni che si vorrebbe impedire ucio Emilio Paolo (siamo nel 167 a. C., Tanno successivo alla vittoria di Pidna re macedone Perseo). In particolare, lo stesso Emilio aveva in precedenza trionfato sui Liguri (v. n. 369). Chi parla è Marco Servilio Gemino, console nel 202, P u tardi influente membro del Senato. p i-40' Emilio Paolo mori nel 160 a. C. Per i rapporti cordiali intercorrenti fra mi 10 e i Liguri dopo la sua vittoria su di essi, v. n. 369. - 193 - 14 486. Plut. Mar. 15, 5: Τών δέ βαρβάρων διελόντων σφας αυτους διχα, Κίμβροι μέν έλαχον διά Νωρικών άνωθεν έπί Κάτλον χωρεΐν και την πάροδον έκείνην βιάζεσθαι, Τεύτονες δέ καί Άμβρωνες διά Λιγυων επί Μάριον παρά θάλατταν. Essendosi i barbari divisi in due gruppi, ai Cimbri toccò di marciare contro (Lutazio) Catulo attraverso il Norico e di forzare quel passaggio, ai Teutoni invece, assieme ag^i Ambroni, di attraversare la terra dei Liguri lungo il mare per portarsi contro ano . (G.G.) 487. Plut. Mar. 19, 3:.....τών πολεμίων το μαχιμώτατον μέρος, υφ ού προήττηντο 'Ρωμαίοι μετά Μαλλίου καί Καιπίωνος προτερον — Αμ-βρωνες ώνομάζοντο, καί πλήθος υπέρ τρισμυρίους αυτοι^ καθ εαυτους ή σαν —, άναιξαντες έπί τάς πανοπλίας έχώρουν. [4] Τά μεν ουν σώματα πλησμονή βεβαρημένοι, τοΐς δέ φρονήμασι γαύροι και διακεχυμενοι ^προς τον άκρατον, ούκ άτάκτοις ούδέ μανιώδεσι φερόμενοι δρομοις ουδ ^ αναρ θρον άλαλαγμον ίέντες, άλλά κρούοντες ρυθμώ τά όπλα και συναλλομενοι, πάντες άμα τήν αύτών έφθέγγοντο πολλάκις προσηγορίαν Αμβρωνες, ειτ άνακαλούμενοι σφάς αυτούς, εϊτε τούς πολεμίους τή προδηλωσει προεκ φοβοΰντες. [5] Τών δ’ Ιταλικών πρώτοι καταβαίνοντες επ αυτους Λιγυ-ς, ως ήκουσαν βοώντων καί συνήκαν, άντεφώνουν καί αύτοι την πάτριον επικλησιν αύτών είναι- σφάς γάρ αύτούς ούτως κατά γένος ονομαζουσι Λίγυες. [6] Πυκνόν ουν καί παράλληλον άντηχει πριν εις χεΐρας συνελθ-ΐν το αναφώνημα* καί τών στρατιωτών έκατέροις άνά μέρος συναναφθ^γ γομενων καί φιλοτιμουμένων πρώτον άλλήλους τώ μεγέθει τής βοής υπ^ρ-βαλεσθαι, παρώξυνε καί διηρέθιζε τον θυμόν ή κραυγή. [7] Τους μεν ούν Αμβρωνας διέσπασε το ρεΐθρον ού γάρ έφθασαν εις τάξιν καταστήναι διαβαντες, αλλα τοΐς πρώτοις ευθύς μετά δρόμου τών Λιγυων προσπ*· σόντων, έν χερσίν ήν ή μάχη- τοΐς δέ Λίγυσι τών 'Ρωμαίων έπιβοηθούντων και φερομενων άνωθεν έπί τούς βαρβάρους, βιασθέντες έτράποντο. [8] Και πλ^ΐστοι μεν αυτού περί το ρεΐθρον ωθούμενοι κατ’ άλλήλων επαιοντο και κατεπιμπλασαν φονου καί νεκρών τον ποταμόν, τούς δέ διαβαντες οι Ρωμαίοι μη τολμώντας αναστρέφειν εκτεινον, άχρι τοΰ στρατοπέδου και τών^ αμαξών φεύγοντας. [9] Ενταύθα δ’ αί γυναίκες άπαντώσαι μετά ξιφών και πελεκεων, δεινον τετριγυΐαι καί περίθυμον, ήμύνοντο τούς φεύγοντας ομοίως και τους διώκοντας, τούς μέν ώς προδότας, τούς δ’ ως πολέμιους, άναπεφυρμέναι μαχομένοις καί χερσί γυμναΐς τούς τε θυρεούς των Ρωμαίων άποσπώσαι καί τών ξιφών έπιλαμβανόμεναι, καί τραύματα deUTtalia^donn^a w! f ^ei. Teutoni Prima della loro progettata invasione STA ,*szdd ?51 Per ""“i* i» ««Am- g erra contro i Umbri e i Teutoni in generale, v. n. 487. - 194 — M και διακοπας σωμάτων ύπομένουσαι, μέχρι τελευτής αήττητοι τοΐς θυμοΐς. [10] Την μεν oùv παραποτάμιον μάχην οΰτω κατά τύχην μάλλον ή γνώμη τοΰ στρατηγού γενέσ&αι λέγουσιν. ..... ι più bellicosi fra i nemici, che avevano sconfitto precedentemente 404 i Romani gui ati a tallio e Cepione - si chiamavano Ambroni e da soli contavano più di rentami a uomini - si erano alzati e correvano alle armi. I loro corpi erano appe-san iti per ι gran mangiare, le menti erano imbaldanzite e svaporate per il vino puro, e uttavia non si buttarono in corsa furiosa, né lanciando grida di battaglia, bensì dando3'10 ntrn'camente arm' e marciavano tutti con la stessa cadenza, pronun-tare i° SpeSS° 1. ^oro nome di Ambroni, o per incoraggiarsi a vicenda, o per spaven-coswro^f111''1' C^'aran^os’ Per Primi· I primi degli Italici a scendere in campo contro dando° LU°n° ' figuri. Come sentirono e compresero il grido, questi risposero gri-loro n eSSì PU-eTl0 st.es.so nome> che, dicevano, era anche l’antica denominazione del ‘mdo^0^'# 1 '§uri infatti appartengono alla stessa stirpe degli Ambroni. Questo mani - ^ ' ·°? ,Va dunque costante e ripetuto dall’eco, prima che essi venissero alle cercava^"30 6 ' S0^at* delle due parti gridavano contemporaneamente e ciascuno mava'3 Ί ?Uperare a^ri con la forza del grido, queste grida eccitavano ed infiam-riusciro * °Γ° COra^*°' Ambroni, dunque, vennero separati dal fiume: non tutti tassero°n°iia ^aSSar^° e a disporsi in ordine di battaglia, prima che i Liguri si avven-soccors SUfi C ®Vanguardie di corsa e si venisse già ai ferri corti. I Romani giunsero in jn £ S° ,ei Liguri; scendendo dalle alture contro i barbari, li sopraffecero e volsero fiume^d' '3IU' S^*nt* dentro i® corrente, si urtavano l’un l’altro, fino a riempire il coloro r°rt1’ mentre * Romani, attraversata a loro volta la corrente, uccidevano carri F* ^ Π°η osavano Conteggiarli e che fuggivano fino all’accampamento ed ai bilmentrattantk ·& donne’ gettandosi loro incontro con spade e scuri, gridando terri-gli uni 6 6 ^'osamente, cercavano di respingere sia chi fuggiva sia chi inseguiva, con le' COrn^ editori, gli altri come nemici, e mescolandosi ai combattenti, afferravano ferite6 T3·0' nude gli scudi dei Romani e prendevano le loro spade, sopportando le cora^ 'S C0’PÌ.che ne straziavano i corpi, avendo dato prova fino alla fine di un batt^'° ,.nvinc*k'le· Si dice perciò che la battaglia sulle rive del fiume venne com-rio)405* focT ^ S°rte C^e ^ Se°U’t0 a^e decisioni del comandante romano (Ma- 488. Appian. Hatm. 54: Καί ό Αννίβας ετι μάλλον άπορούμενός τε και τα^παρα Καρχηδονίων άπεγνωκώς, ουδέ Μάγωνος αύτω τι, τοΰ ξενολο-ι οΰντος εν Κελτοϊς καί Λίγυσιν, έπιπέμποντος, άλλά το μέλλον εσεσθ-αι 434 Ad ’ Arausio ’ nella Gallia Narbonese, nel 105 a. C. (cfr. n. 486). I Romani ■ n quella occasione erano guidati dal console Gneo Mallio Massimo e dal proconsole Quinto Servilio Cepione. 405 Episodio della battaglia di ’Aquae Sextiae’ (Aix-en-Provence) del 102 a.C., con protagonisti gli Ambroni, popolazione di origine incerta e abitante probabil-niente nella Gallia Narbonese occidentale, che lanciava un grido di guerra tanto simile a quello dei Liguri da far pensare a questi, militanti nell’esercito di Mario, che^ i due popoli fossero della stessa stirpe. Sugli Ambroni cfr. anche n. 486 (dove Però non sono indicati esplicitamente come Liguri). Sulla guerra contro i Cimbri e i Teutoni cfr. anche nn. 463; 486; 888. - 195 — περιορωμένου, συνιδών οτι μένειν έπί πλεΐον ού δυνήσεται, αύτών ήδη Βρ εττίων ώς άλλοτρίων οσον ουπω γενησομένων κατεφρόνει, και εσφοράς έπέβαλλεν αύτοΐς πάνυ πολλάς, τάς τε όχυράς τών πόλεων μετώκιζεν ές τά πεδινά ώς βουλευούσας άπόστασιν, πολλούς τε τών άνδρών αιτιωμενος διέφθ-ειρεν, ίνα τάς περιουσίας αύτών σφετερίζοιτο. Annibaie si trovava in difficoltà ancora più grandi e disperava di ricevere rinforzi dai Cartaginesi, né gli inviava aiuti Magone, che assoldava mercenari fra i Galli e i Liguri ed attendeva lo svolgersi degli eventi; essendosi reso conto che non avrebbe potuto rimanere a lungo in quella regione, egli disprezzava gli stessi Bruzzi, poiché pensava che presto gli sarebbero diventati ostili, ed imponeva loro molte tasse, trasferiva le loro piazzeforti in pianura, ritenendo che meditassero di ribellarsi, e, dopo averli accusati, ne mise a morte alcuni per appropriarsi dei loro beni40S. (A.A.) 489. Appian. Iber. 37 : Μάγων δ’ ό ναύαρχος, άπογνούς άπο τών παρόντων τά έν Ίβηρία, πλεύσας ές Λίγυας καί Κελτούς έξενολόγει. L ammiraglio Magone, scoraggiato per. gli avvenimenti di Spagna, navigò verso la Liguria e la Gallia per assoldare mercenari 407. (A.A.) 490. Appian. Numid. 3: Θρακας δέ καί Λίγυας αύτομόλους λαβών παρα Ιογορθα τών μέν τάς χεΐρας άπέτεμνε, τούς δέ ές τήν γην μέχρι γαστρος κατωρυσσε και περιτοξεύων ή έσακοντίζων ετι έμπνέουσι πΰρ υπετιθει. Avendo ricevuto (Metello) dei disertori Traci e Liguri da Giugurta, ad alcuni faceva tagliare le mani, altri li seppelliva nella terra fino al ventre, e, dopo averli trafitti con recce e dardi, faceva dar loro fuoco mentre erano ancora in vita 408. (A.A.) 491. Appian. Pm. 7: Τών δέ πολιτευομένων οI μέν άντέλεγον ού χρήναι, κ=.κ^νωμεν/)ς άρτι τής Ιταλίας τοσοΐσδε πολέμοις καί πορθουμένης ετι προς Αννιβου, και Μαγωνος έν πλευραΐς έπ’ αύτήν Λίγυάς τε καί Κελτούς .^νολογουν ιος, ες Λιβύην στρατεύειν, ούδέ τήν άλλοτρίαν χειροϋσθ-αι πριν T$V ~ *κ,?ΐαν α^αλλαξαι τών παρόντων οι δέ ώοντο Καρχηδονίους νυν μέν α, £c-^ όντας εφεδρευειν τή Ιταλία, ούδέν ένοχλουμένους οίκοι, πολέμου δέ οικείου σφίσι γενομένου καί Αννίβαν μεταπέμψεσθαι. battaglia del^Mptan'rrf01^0 a'i di Annibaie nel Bruzio dopo la v n 321 u lagone che contemporaneamente si trovava in Liguria, Z fÌSOf t!rann° 206 a- Q Su MaS°ne in Liguria, v. n. 311. mano era comandato6da'OuintoV Ia,. gu®rra giugurtina, in cui l’esercito ro- stesso anno v. n. 253 ° ete^°· ^εΓ un altro episodio avvenuto nello — 196 — 1 '"oh*1 uominl politici sostenevano che, mentre l’Italia era stata devastata da così uno e guerre ed era ancora saccheggiata da Annibaie, e mentre Magone assoldava e ?^narl ',®UI! e Galli per attaccarla ai fianchi, non si dovesse mandare un esercito rica ne sottomettere il paese nemico prima di aver liberato la patria dai peri- 3 tF* *nvece ^tenevano che i Cartaginesi non avrebbero esitato ad attac- Inrn molesti“i in patria, ma che, se fosse stata portata guerra nel loro territorio, avrebbero richiamato Annibaie409. (A.A.) 'p„ J^PPIAN,/ Pm· 17 : Ετι 8’ ύποκρινόμενος είναι φίλος έκατέροις, καί V τον ™λεμ°ν εγνωκως μέχρι νήές τε έτεραι ναυ7τηγούμεναι πρός , . αΡ/-Τί ^°νιων επιγενοιντο καί μισθοφόροι τινές Κελτών καί Λιγύων t οι.ν, οποχειρει δίαιτάν διαλύσεις, καί έδικαίου μήτε 'Ρωμαίους ψυης μητε Καρχηδονίους Ιταλίας έπιβαίνειν έπί πολέμω, εχειν δέ 'Ρω-Η- υς ιαν και Σαρδω και εΐ τινας άλλας νήσους εχουσι, καί Ίβηρίαν. di nrolnnoarr^1nC°ra jnlMStra ^ essere amico di entrambe le parti e avendo deciso Cartaginesi ^ · Ulata guerra fino a che giungessero le nuove navi costruite dai e stabiliva ,amvassero \ mercenari Galli e Liguri, tentava di concludere un accordo, l’Italia ma rh '' °mam.non avrebbero dovuto attaccare l’Africa, né i Cartaginesi deena ' rlpllp n 1 · °ma”1 avrebbero mantenuto il possesso della Sicilia, della Sardegna, delle altre isole che avevano e della Spegna*» (A.A.) ~ ^Un\ τον στρατόν έγύμναζε φιλοπόνως, προσδο- έπελεύσεσθ ^ ^ aUTWa απ° Ιταλίας καί Μάγωνα άπό Λιγυστίνων arrivo ^ a!'™ava duramente il suo esercito, mentre attendeva l’imminente dl Annibale dall Italia e di Magone dalla Liguria*". (A.A.) > Appian. Puh. 31: Τών δέ βουλευτών o'ì μέν τής Καρχηδονίων απισ ι ιας υπομίμνησκαν, οσάκις συνθοΐντο καί παραβαϊεν, δσα τε 'Αννίβας , ΡασΓΓ fWn Senato pro e contro la proposta di Scipione di invadere l’Africa, nel 205 a. C. Su Magone in Liguria v. n. 311. .. ,410 Tentativi di mediazione fra Romani e Cartaginesi compiuti da Siface, re di Numidia, mentre Scipione assediava Utica nel 204 a. C. 411 Scipione attende nel 203 a. C. l’arrivo in Africa di Annibaie e di Magone. Su Magone in Liguria v. n. 311. - 197 — Alcuni senatori ricordavano la mancanza di lealtà dei Cartaginesi, quante volte essi avevano stipulato trattati e poi li avevano violati e quante sciagure aveva arrecato Annibaie ai Romani ed ai loro alleati in Spagna e in Italia; altri invece facevano presente che la pace non sarebbe stata più vantaggiosa per i Cartaginesi che per loro, dal momento che l’Italia era stata logorata da guerre così lunghe, e rivelavano che vi sarebbe stato un pericolo incombente, se Annibaie dall’Italia, Magone dalla Liguria e Annone da Cartagine si fossero diretti subito con grandi forze contro Scipione4I2. (A.A.) 495. Appian. Putì. 32: "Ο δέ ές τήν ειρήνην τοΐς Καρχηδονίοις έπί τοΐσδε συνέβη, Μάγωνα μέν άποπλεΐν έκ Λιγύων αύτίκα, και τοΰ λοιποΰ Καρχηδονίους μη ξενολογεΐν, μηδέ ναΰς έ'χειν μακράς πλείους τριακοντα, μηδέ πολυπραγμονεϊν τι πέρα ών εχουσιν εντός τών λεγομενών Φοινι-κίδων τάφρων, άποδοΰναι δέ 'Ρωμαίοις δσους αιχμαλώτους αυτών έχουσι καί αύτομόλους, άργυρίου τε αύτοΐς τάλαντα χίλια καί εξακόσια εσενεγκεΐν έν χρόνω, έ'χειν δέ Μασσανάσσην Μασσυλίους τε καί τής Συφακος αρχής δσα δύναιτο. Ed egli (Scipione) concluse un armistizio coi Cartaginesi a queste condizioni: che Magone partisse subito dalla Liguria, che in avvenire i Cartaginesi non arruolassero più mercenari e non tenessero più di trenta navi da guerra, né si ingerissero in ciò che avveniva al di fuori del territorio che possedevano entro le cosiddette « trincee fenicie », che restituissero ai Romani tutti i prigionieri e i disertori, pagassero ai Romani entro un certo periodo di tempo milleseicento talenti d’argento e che Massinissa ottenesse il territorio dei Massili ed i domini di Siface413. (A.A.) 496. Appian. Putì. 40: Καί ύπ’ αύτοΐς ήν το τρίτον της στρατιας, Κελ-τ°ι και Λιγυες· τοξόται τε αύτοΐς άναμεμίχατο πάντη καί σφενδονήται Μαυρουσιοί τε καί Γυμνήσιοι. Ε dopo quelli (gli elefanti) vi era la terza parte dell’esercito, costituita da Galli e ìgun e dovunque (Annibaie) aveva mescolato ad essi arcieri e frombolieri Mauri e Balean414. (A.A.) 497. Appian. Putì. 44: Tò δέ λαιόν, ένθα 'Ρωμαίων μέν Όκτάουιος επεστάτει, τών δέ πολεμίων Κελτοί καί Λίγυες ή σαν, έπόνει μάλα καρ-τ^ρώς εκατεροις. Και Σκιπιων μέν έπεμπε Θέρμον τον χιλίαρχον έπικου- oer *°i ολ'Ι310 iì0^50 1’*ην*° di una ambasceria cartaginese a Roma per trattare la pace, nel 203 a. C. Su Magone in Liguria v. n. 311. baie in Afrir^n^ J:onclus° fra Scipione e i Cartaginesi prima dell’arrivo di Anni- h prSd"r;tM Zid,c Su MaBon' » lìs”"' ·■ "■3"·1 “ «»***■» n. 224)4 Preparac,vl s'a stato trasformato in quell’uccello per volontà accettare Pfr°j mentre credo che un musico sia stato re dei Liguri, non posso accettare che egh da uomo sia divenuto uccello424. (G.G.) cmihn lfSrU\’ Ver^’ s*&n' P· ^96 Lindsay: Sup)pernati dicu(ntur, CatuHl em.n^ sunt succisa (in modum suilla )rum pernarum.....Et us «m) fossa Liguri ia(cet suppernata se)curi». Si (1* dei suini SU^Pe™at‘ *luelli a cui sono state tagliate le cosce alla maniera di quelle Bure »4 25 Ve c\ Π ^atu^° (dice): «giace nel fossato abbattuto dalla scure li- ortj ^ESTus> de verb. sign. p. 424 Lindsay: Sacrani appellati sunt Reate nati' e?U1 ^ ^ePt’rnont*° Ligures Siculosque exegerunt; nam vere sacro venf^ C,a:l0"ati ne"a Pr'mavera sacra 426, sono stati chiamati Sacrani quelli che provano da Rieti e che scacciarono dal Settimonzio i Liguri e i Siculi 427. (E.S.) , - „CaPsa ’ era situata nella parte sud-orientale del regno di Giugurta e corrisponde all’attuale Gafsa. Per la presa della «città» di ’ Mulucha ’ (in realtà ’ Mulucha ’ è un fiume), v· n. 254. 424 Su Cicno, re dei Liguri, v. n. 7. 425 Catull. XVII 19 (v. n. 250). 426 Si allude all’antica usanza italica di offrire in sacrificio, in occasione di grandi calamità, tutti gli esseri viventi che fossero nati nella primavera successiva; in seguito ci si limitò all’offerta dei soli animali, ma i bambini destinati al sacrificio, una volta adulti, furono costretti ad andare in esilio. 427 II Settimonzio fu il più antico nucleo abitato romano, formato probabilmente dalle tre cime del Palatino, dalle tre dell’Esquilino e dal Celio. Sui Siculi, i Liguri e i Sactani nel Lazio, cfr. nn. 561; 666. — 201 — 505. Ampel. liber memorialis VII 2: Hoc intrat in fretum Gaditanum inter duos montes clarissimos Abylam et Calpen ob impositas ercu is columnas, dein latissime simul et longissime fusum medium terrarum or em inundat et nomina adquirit: [3].....Ligusticum, quo iguri us in un di tur..... • > a r i > « * Calpe ' ^ ffl· (L’Oceano) entra nello stretto Gaditano fra i due monti y a emente sia in mosissimi per le colonne poste lì da Ercole, quindi, espanderι osi ^ ^ . seguenti longitudine che in latitudine, inonda lo spazio posto tra le nomi: .....Ligure, poiché bagna le terre dei Liguri4-9..... 506. Asin. Quadr. fr. 2 Jacoby = Steph. Byzant. etJ^c,a *' piai: Παρά Κουαδράτω έν 'Ρωμαϊκής Χιλιάδος ε έστιν βηρ a καί τοι Λίγυσί άμα καί Ίβήροισι πολεμεοντες ». In (Asinio) Quadrato, nel quinto libro della « Chiliade Romana » ^ gli Iberi »431 ■ Iberi: « sebbene combattessero contemporaneamente con i igun (E.S.) 507. Asin. Quadr. fr. 4 Jacoby = Steph._Byzant. etkntca s βιοι: Όξύβιοι· μοίρα Λιγύων. Κουάδρατος ϊδ Ρωμαϊκής Ossibi, popolazione ligure. (Asinio) Quadrato ne parla nel quattordice « Chiliarchia Romana » 432. (E.S.) 508. Pollux, onomasticon II 167: Έπτάπλευροι δε Λίγυ~ζ '0 '-■σ' 1 λοϋνται. Vi sono dei Liguri che hanno, o che si dice che abbiano, sette costole ( ■ j ’ e ’ Caipe 428 Lo stretto Gaditano è lo stretto di Gibilterra; 1 monti Λ y jcana dello sono le due punte rocciose che si fronteggiano sulle coste europea e stretto. . . cje]]e 429 Sui vari nomi che assume il Mediterraneo a seconda delle regioni genti circostanti cfr. nn. 1145; 1146; 1158; 1160. ■ 430 II titolo dell’opera di Asinio Quadrato, che doveva abbracciare un P^mente di mille anni (dalle origini di Roma ad Alessandro Severo, circa) è stato va tramandato: qui è detto « Chiliade », al n. 507, invece, « Chiliarchia ». 431 Lo stesso testo è riportato come fr. 2 Peter2 di Asinio Quadrato, e ri ^ in Constant. Porphyr. de administr. imp. 23. Soggetto della frase sono, secon Jacoby, i Romani, ma non si può dire a quali episodi si riferisca il frammento. ^ 432 Lo stesso testo è riportato come fr. 4 Peter2 di Asinio Quadrato. I er titolo dell’opera di Asinio Quadrato, v. n. 506. 433 Su questa presunta particolarità dei Liguri, v. n. 195. — 202 — 509. Cass. Dio XII fr. 2, 5 Boissevain: Οί δε Λίγυες τήν παραλίαν άπό υρσηνι ος μέχρι τών 'Άλπεων καί άχρι Γαλατών νέμονται..... Gau'f·*^' 0CCUp“°G^ costa che va dalla Tirrenia fino alle Alpi e fino alle terre dei , °NA.R· Vili 18, 2: Μετά δέ τούτο έπολέμησαν αυθις πολέμους Λ^ύω\Γ °ουιουζ καί πρός Γαλάτας έκείνοις πλησιόχωρους καί πρός ^ γυων τινας. ^Τους μέν ούν Λίγυας Σεμπρώνιος Γράκχος μάχη νικήσας * /'α ’ κ*1 t0!,<= Γαλάταις Πούπλιος Ούαλλέριος συμβαλών το μέν πρώτον ? , Tj’ "1,τα πυθομένος εις επικουρίαν αύτοΰ τινας έκ της 'Ρώμης ήκειν, τοΰτο ^ 3°^ ^αλάταις έχώρησεν, ιν’ ή καθ’ έαυτόν νικήση ή άποθάνη' έκρά-ησ-Ρ μ*λλον αισχύνην οφλειν προείλετο' καί πως κατά τύχην chePvivevan° R°mani) guerreggiarono nuovamente contro i Boi, contro quei Galli * Liguri ° Vlclno ad essi, e contro alcuni Liguri. Mentre Sempronio Gracco, vinti dapprima Spa‘8,eva la rovina fra di essi, Publio Valerio, scontratosi coi Galli, fu soccorso jSC \ttc\ Poi, appreso che da Roma stavano giungendo truppe in suo ~ preferiva POfU°.dl nuovo contro i Galli, determinato a vincerli da solo o a morire semente li vbse^s^Q6 ^ VÌnCCre C°n verg°sna " e in qualche raocio’ fortuno' ?UV ZoNAR· Vili 18, 7: ’Ήδη δέ τών Γαλατικών λυθέντων πολέμων ν,ντουλος έστράτευσεν έπί Λίγυας, καί τούς προσπίπτοντας ήμύνετο ** ™α έρύματα παρεστήσατο. ,le guerre coi Galli, Lentulo combatte contro i Liguri; respinse più che lo attaccavano e conquistò alcune fortezze436. (G.G.) f12· Cass. Dio XII fr. 45 Boissevain: "Οτι οί 'Ρωμαίοι τόν Κλαύδιον :πεΐδ'Ί πΡ^ζ τούς Λίγυας συνθήκας έποιήσατο, πόλεμον άραμενοι ™ f ψωσάμενοι τό μέν πρώτον, ώς καί έκείνου τό εαυτών <τ*» αίτίαμα ^ έ'πεμψαν έκδιδόντες αυτοις, μη προσδεξ< μ. σφων αυτόν έξήλασαν. 435 J f'amment0 è tratt0 da ΤΖΕΤΖ· [ffnt^ontTrÌnSle^deU’Appennino Ho Spedizione avvenuta nel 238 a. C. in 299 re, verso la regione apuana. Su di essa v. ^ ' orientale deila Liguria, e le ; 0 scontro avvenne nel 236 a. C. jj0 Lentulo, lo stesso che aveva 1 erezioni furono condotte dal console Pu fanno riferimento le prime parole da poco sconfitto i Boi a Rimini, fIS0f0m™‘ campagna. del testo. Il console riportò il trionfo per questa camp g _ 203 — Dopo che Claudio ebbe stipulato un accordo coi Liguri, i Romani ripresero la guerra contro di essi e li sottomisero; poi per prima cosa consegnarono Claudio, sostenendo che egli stesso, e non i Romani, aveva causato la rottura dell accordo; ma avendo i Liguri rifiutato di riceverlo, i Romani lo mandarono in esilio 437. (G.G.) 513. Zonar. Vili 18, 9; 11: v. n. 67. 514. Zonar. Vili 19, 2: v. n. 68. 515. Zonar. Vili 24, 7: v. n. 69. 516. Cass. Dio XVIII fr. 58, 5 Boissevain:.....oi Ίνσουμβpoi έτα- p άχθη σαν Άμίλκας γάρ τις Καρχηδόνιος τω τε Μάγων ι συστρ ατευσας καί έν τοΐς χωρίοις έκείνοις ύπομείνας τέως μεν ησυχίαν είχεν, αγαπών εΐ διαλά&οι, έπεί δ’ ό Μακεδονικός πόλεμος ενεστη, τους τ* ^ αλατας άπέστησε τών 'Ρωμαίων καί μετ’ αύτών επι Λιγυας στρατ^υσας και έκείνων τινάς προσεποιήσατο. [6] Μάχης δέ σφισι μετα ταΰτα προς τον Λούκιον Φούριον στρατηγόν γενομένης ήττηθησαν και επρ&σβευσαντο σπονδών δεόμενοι. Καί οί μέν Λίγυες έτυχον αυτών..... .....gli Insubri furono sconvolti; infatti Amilcare, un Cartaginese che aveva Ribattuto con Magone ed era rimasto fino ad allora in quelle regioni, con ^ mantenere l’incognito, dopo che scoppiò la guerra macedonica, spinse 1 ai beliarsi ai Romani e con essi fece una spedizione contro i Liguri, vincen one a c Attaccata poi battaglia col pretore Lucio Furio, (i Galli) furono vinti e ιηνι^. un’ambasceria per chiedere la tregua. E mentre i Liguri la ottennero ..... 517. Cass. Dio LIV 24, 3:.....τότεδέο'ίτε Πχννόνιοι νεωτερίσχντες αύθ-ις έχειρώ'&ησαν, καί αί ”Αλπεις αί παραθαλασσίδιοι υπο Λιγυων των κομητών καλουμένων έλευθ-έρως ετι καί τότε νεμόμεναι εδουλωθηο·αν. .....in quel tempo i Pannoni si ribellarono nuovamente e furono sottomessi e le Alpi Marittime, abitate dai Liguri cosiddetti Comati, fino ad allora ancora indipen enti, furono ridotte in servitù439. (G.G.) 437 Come risulta chiaro dal confronto con il corrispondente passo di ZONAR. Vili 18, 7, gli avvenimenti che ebbero come protagonista nel 236 a. C. il legato tornano Marco Claudio Clinea non si svolsero in Liguria, ma in Corsica. Percio all’inizio del frammento, malgrado i manoscritti diano concordi la forma Λιγυας, questa dovrà essere certamente sostituita da Κυρνίους. 438 Episodi del 200 a. C. Sulle manovre di Amilcare nell’Italia settentrionale dopo la fine della seconda guerra punica v. n. 323. Su Magone in Liguria v. n. 311· Lucio Furio Purpurione, allora pretore, divenne poi console nel 196 a. C. (v. n. 329). 439 Nel 14 a. C. i Romani, oltre a domare una rivolta in Pannonia, assoggettarono un gruppo di popolazioni liguri delle Alpi Marittime, dette Cornate per le capigliature simili a quelle dei Galli Cornati. — 204 — n8' C.ASS' Dl° LXXIV 3, 1 : THv 84 ό Πέρτη,αξ Λ!γ,ς έξ ΆΧβης 7"''TrJ'J? οί»< Αγενούς, γράμματα όσον άιτοζήν έξ αύτών ήσ*η- Pertinace era un lisurp η; λ it λ· j scolastica sufficiens a „ , P‘n°n n°bile’ ma aveva ricevut0 un’istruzione procurargli un modesto tenore di vita440. (G.G.) άνοευικ* r, ’ ^nlm· VII 12: Κύων θηράσασα (λαγώς δέ ήν το τυνήκει τ~ 'X°* εκυ,εΐ ^ κ^ων) επεί της σπουδής τής προκειμένης έτε-ωασ) * ^'"V> ποτΥ1 Τ°ΰ θηράματος άπέστη, άνα/ωρήσασα δέ εννέα γυναΐκεο Τ*5 αποκυ?1σασα ε^α έξέθρεψεν αύτούς. Ef δέ Λιγυστίνων αί ναστασαι τών*" ^^°ν^σι,ν °τι κ“κεΐναι τήν ώδινα άπολύσασαι καί έξα-εογον τη ^ ^ ε^οντα1, τ^ν κχτά τήν οικίαν, άκούσασαι το της κυνός προειρημένης του φυσήματος άποστασαι πάντως έγκαλύψονται. Di ritorno dalla caccia , cinta - donn 1 , una ca8na ~ la sua preda era una lepre e la cagna era in- cinta - dopo che h - ia sua preda era una lepre e la cagna era m- si allontanò V ° ese£uit0 l’incarico assegnatole e consegnato la lepre al padrone, donne liguri ° lcono cl,e diede alla luce nove cuccioli, che subito nutrì. Se le «e facce„*To°m«S?i0Ì..P"Ché,SÌ su dopo aver partorito e si curano deranno il volt 01Ώ^'ς^ε> esse> avendo udito quello che fece la citata cagna, nascondo, abbandonando completamente l’alterigia441. (G.G.) Σικ~λ ' LIAN,' >la^· anim. XIII 16: Τήν τών θύννων θήραν Ιταλοί τε και θησαυ Vc^ailt0 del 126. Sulla sua orinine ligure cfr anche nn. 74; 539; 952. Suo padre (su cut cfr. "n· .74; 539) si chiamava Elvio Successo. Per altri episodi riguardanti 1 attivila di Pertinace a Vado cfr. nn. 1617; 1618. 441 Per il vigore delle donne liguri, durante e dopo il parto, v. n. 11. — 205 — 521. Charax Pergamen. fr. 24 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s.^ v. Σάλλυες: Σάλλυες· έθνος Λιγυστικόν πολέμησαν 'Ρωμαιοις, ως Χαραξ εν ϊ Χρονικών. Salluvi: popolo ligure che combatte contro i Romani, come dice Carace nel decimo libro delle «Cronache» 442. (G.G.) 522. Liber generationis, p. 12 Frick: Erant ergo de Iafet ad confusionem turris tribus XV. Et hae gentes Iafet a Media usque vesperum oceani diffusae sunt adtendentes usque ad borram: .....Lybyes.....LP· .....Lybyestini.....[p. 26] Gentes autem, quae linguas suas habent, hae sunt:.....Ligyres..... Vi erano dunque da Iafet fino alla confusione prodotta dalla torre (di Babele) qu' ’ tribù. E queste sono le genti discendenti da Iafet che si diffusero a a £ibie- all’Oceano occidentale, estendendosi verso settentrione: ..... 11 ..... stini 443 ..... Queste sono poi le genti che hanno lingue proprie..... guri 444 .....(G.G.) 522a. Liber generationis, p. 13 Frick: Καί ταΰτα τά έθνη Ιαφ^θ απο Μη^ δίας έ'ως τοΰ έσπερίου Ώκεανοΰ κατέσπαρται βλεποντα πΡ0^ ..... Λίγυρ^ς .... [ρ. 15] Λατίνο......Γρ· 27] Τά Sì «Μ At γλώσσας έ'χοντα ταϋτά έστιν.....Λιγυρες..... E queste sono le genti discendenti da Iafet che si diffusero dalla Media no occidentale, estendendosi verso settentrione: ..... Liguri ....· Queste sono poi le genti che hanno lingue proprie: .....Liguri.....I 523. Liber generationis (ed. Riese) 5: Erant ergo de Iafeth ad confusio nem turris tribus XV. Et hae gentes Iafeth a Media usque vesperum ceani diffusae sunt, adtendentes usque ad borram: [6].....Ligyes..... stini.....[25] Gentes autem quae linguas suas habent, haec sunt...... Ligures..... Vi erano dunque da Iafet fino alla confusione prodotta dalla torre (di Babele) qui·1 dici tribù. E queste genti, discendenti da Iafet, si diffusero dalla Media fino all Oceano 442 II frammento di Carace è riportato anche in Herodian. Techn. I, P· 236 Lentz. 443 Spesso si trova negli altri testi paralleli questa confusione dei Libi con i Liguri. Cfr. nn. 524; 566; 660. 444 Questo testo fa parte di una serie di cronache che fondono tradizioni ebraico-cristiane e tradizioni leggendarie di varia provenienza con liste cronografiche e notizie storiche di origine soprattutto greca e latina. Sembra che tutte, pur nelle loro diversificazioni interne, risalgano a una cronaca, ora frammentaria, del vescovo Ippolito occidentale, estendendosi verso settentrione: .....Liguri .....Ligustini..... Sono poi queste le genti che hanno lingue proprie: .....Liguri 445 .....(G.G.) 524. Liber generationis (ed. Mommsen) 82: Erant ergo de Iafet ad confusionem turris tribus XV et hae gentes Iafet a Media usque vesperum ceam jnusae sunt adtententes usque ad borram. [83] .....Lybyes ··■·. y yestini.....[196] Gentes autem, quae linguas suas habent, hae sunt: [197].....Ligytes..... dici trih' la!et i|n,> alia confusione prodotta dalla torre (di Babele) quin-]’Oreanr»U 6 §ent>, discendenti da Iafet, si diffusero dalla Media fino alni 446 occidentale, estendendosi verso settentrione..... Libi..... Libiesti- (Q G \ ' 000 clueste le genti che hanno lingue proprie: .....Liguri 447 ..... 525 S °lin. 2, 25: Ad haec Italia Pado clara est, quem mons Vesulus ^uperantissimus inter iuga Alpium gremio suo fundit, visendo fonte in r^gurum nibus, unde se primum Padus proruit summersusque cuniculo cHS m a^,ro Vibonensi extollitur, nulli amnium inferior claritate, a Grae-tibus'^118 · Intumescit exortu canis tabefactis nivibus et liquen- us rumae pruinis auctusque aquarum accessione triginta flumina in Adriaticum defert mare. Alpici ^ta^'a ® famosa per il Po, che il Monviso, predominante fra le vette delle daDDrirnVerSa *SU° seno> con una notevole sorgente nel paese dei Liguri, da cui nuovo Γ SCOrre ^ c^e, dopo essersi immerso in un passaggio sotterraneo, di alcun erge nel territorio di 'Forum Vibii’ 448, non inferiore per rinomanza ad si lin ?me’ e damato Eridano dai Greci. Si ingrossa al sorgere del Cane quando acaupUefann° 'e nev^ e s* sc*°gl*e la brina d’inverno e, gonfiato dall apporto del e > 3 giungere al mar Adriatico trenta fiumi. (E.S.) 526· Solin. 2, 52: At ex altera parte per Ligurum oram in Narbonensem provinciam pergit, in qua Phocaènses quondam fugati Persarum adventu assiliam urbem olympiade quadragesima quinta condiderunt. 5?* Alessandro Severo, circa 230). Per quanto riguarda le *e:"5a I,^,Pi0rtan0.fra ^>a^tro il popolo dei Liguri fra i discendenti del eiz ® . «· vprc'-’ p tradizione si è divisa in due filoni, caratterizzati da a cunp ^ 523· |.^no’ col testo più limitato, è presente, oltre che qui, · > 4, 660; l’altro, col testo più abbondante, compare nei nn. 5 , , "a Parte di questo secondo filone anche il n. 566, non completo. 445 Per questa genealogia v. n. 522. 446 Per la confusione tra Libi e Liguri v. n. 522. 447 r_________________________;; w « . r* __ ~ III >11 ΓΊ1ΓΜΙΙ1 V XU11 « V. 455. Per questa genealogia v. n. 522. 1Q Su - Fonim Vibii’, Per il supposto corso sotterraneo del ro, Ma dall’altra parte (l’Italia) si spinge, attraverso la regione dei Liguri, verso la provincia Narbonese, nella quale i Focesi, messi in fuga un tempo dall arrivo dei Persiani, fondarono nella quarantacinquesima olimpiade 449 la città di Marsiglia. (E.S.) 527. Solin. 3,2: .....Corsicam plurimi.....plenissima narrandi absolverunt diligentia, nihilque omissum quod retractanti non sit supervacuum: [3] ut exordium incolis Ligures dederint, ut oppida extructa sint, ut colonias ibi deduxerint Marius et Sulla, ut ipsam Ligustici sinus aequor adluat. .....moltissimi scrittori..... hanno parlato con completa accuratezza di esposizione della Corsica e non è stato tralasciato nulla che non sia superfluo a c ι o ripete: che i Liguri furono i primi abitanti 450, che vi furono costruite citta, c e Mario e Siila vi dedussero colonie451, che è bagnata dalle acque del mar Ligure. ( . .) 528. Iulian. orat. II 72 B :.....εστι δέ έν ocurvj τό τε τών Ενετών έθνος καί Λίγυές τινες καί τών άλλων Γαλατών ου φαύλη μοίρα..... .....vi sono in essa (la pianura padana) il popolo dei Veneti, alcuni Liguri e un non piccolo numero degli altri Galli..... (G.G.) 529. Charis. ars gramm. I, p. 22 Keil: Excipiuntur haec sola quae sunt declinationis tertiae, quoniam et crescunt genetivo, masculina quidem, hic Ligus Liguris..... Fanno eccezione soltanto questi (nomi), che sono della terza declinazione perché aggiun gono anche una sillaba al genitivo: maschili, Ligus Liguris.....(E.S.) 530. Charis. ars gramm. I, p. 44 Keil: Sunt etiam tertii ordinis et per is genetivo proferentur, velut.....masculina, hic Ligus Liguris..... Ve ne sono anche del terzo tipo e al genitivo si ampliano in is, come.....maschili, Ligus Liguris..... (E.S.) 531. Charis. ars gramm. I, p. 74 Keil: Excipiuntur autem haec in masculinis, Ligus lepus vetus; faciunt enim genetivo Liguris leporis veteris ..... Fanno eccezione poi questi (nomi) fra i maschili, Ligus lepus vetus·, infatti fanno al genitivo Liguris leporis veteris.....(E.S.) 449 Nel 600/599 a. C. Per la data della fondazione di Marsiglia, v. anche n. 14. 450 Sui Liguri primi abitanti della Corsica, v. n. 256. 451 Su queste colonie, v. n. 442. — 208 — uffinkaHnominfl" ^T' f' 135 Kdl: LePus lePoris’ luPus luPi, <3uia tivum neutri maSQilina et feminina Per i vel per us.....faciunt gene- per is. Excipiuntur in masculinis Ligus lepus vetus. escono al genitivo Τη * no.m* maschili e femminili che finiscono per us Ligus lepus vetus (ES) ^ ^.....' neutri in is. Fra i maschili fanno eccezione quae finTTV* CW' ^ gramm- P' 539 Keil: Excipiuntur haec sola veniuntur uTterH»0!!18 ,*ertlae’ quoniam et crescunt genetivo et sola in-Ligus Liguris & eclinatione in us terminata, masculina quidem, hic pann giungono una sillS?^tant0 questi nomi che sono della terza declinazione, poiché ag-zione con la tpr,,-,3 & 3 8εη'£'νο e sono gli unici che si trovano nella terza declina· terminazione in us: maschili, Ligus Liguris.....(E.S.) a Midia ^ex- ^7 : Haec sunt autem gentes Iafeth tertio filio Noe [58] USqUj .at^ sPeriam a parte Oceani adtendens ad aquilonem sic: dispersit d ..... Ligistini ..... [166] Gentes autem, quas rum in d' l*™115 ^eus suPer faciem omnis terras secundum linguas eo-confus 16 US c et Ectam fratrem eius in turris aedificatione, quando Ligurii SUnt gU3S e°mm’ sunt autem haec: [167] ..... LVmI fino ad S°n° j*30' 'e genti discendenti da Iafet, terzo figlio di Noè, sparse dalla Media t : C1 ente dalla parte dell’Oceano ed estese verso settentrione in tal modo: sperse su t' 1 Ligistini..... Queste sono poi le genti che il Signore Dio di- lectan dT^^ terra secondo le loro lingue al tempo in cui Falec e suo fratello t 6 ' K?cYano ^ torre (di Babele), quando vennero confuse le loro lingue: .....L’gun«2..... {GG ) 53S· Auson. XII io, 22-23: 22 Barbarus est Lydus, pellax Geta, femineus Phryx, fallaces Ligures, nullo situs in pretio Car. ί Lldl sono barbari, i Geti sleali, i Frigi effeminati, falsi i Liguri, senza alcun valore i Cari «3 (E S ) 452 Per questa genealogia, v. n. 522. 453 I versi sono tratti dal Technopaegnion, una breve composizione che elenca e parole monosillabiche latine, disponendole in modo tale da formare la finale di ‘64 esametri. Sulla falsità dei Liguri, v. n. 214. — 209 - 15 536. Liber de vir. ili. 43, 1: Quintus Fabius Maximus Cunctator, Verrucosus a verruca in labris sita, Ovicula a clementia morum dictus, consul de Liguribus triumphavit. Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, soprannominato Verrucoso per una escrescenza sulle labbra, Pecorella per la mitezza di carattere, durante il suo conso ato riportò il trionfo sui Liguri 454. (E.S.) 537. Liber de vir. ili. 56, 1: Lucius Aemilius Paullus, filius eius, qui apud Cannas cecidit, primo consulatu, quem post tres repulsas a eptus erat, de Liguribus triumphavit. Lucio Emilio Paolo, figlio di colui che cadde a Canne, durante il Primo consolato, che aveva ottenuto dopo tre insuccessi, riportò il trionfo sui Liguri . ( 538. Liber de vir. ili. 72, 1: Marcus Aemilius Scaurus.....[7] Consul Li guras Tauriscos domuit atque de his triumphavit. [8] Censor viam e miliam stravit, pontem Mulvium fecit. Marco Emilio Scauro.....durante il consolato domò i Liguri Taurisci e trionfò su di essi456. Durante la censura aprì la via Emilia457 e costruì il ponte,Mi vio. 539. Epit. de Caes. 18, 1: Helvius Pertinax.....[4].....libertino geni tus patre apud Ligures in agro squalido Lollii Gentiani, cuius in prae ectu ra quoque clientem se esse libentissime fatebatur, fuit doctor litterarum, quae a grammaticis traduntur. Elvio Pertinace.....nato da padre libertino nel paese dei Liguri 458, nell arido ter reno di Lollio Genziano459, di cui molto volentieri anche durante la prefettura am metteva di essere cliente, fu maestro delle lettere che sono insegnate dai gram matici. (E.S.) 540. Eutrop. breviarium III 2: Lucio Cornelio Lentulo, Fulvio Fiacco consulibus, quibus Hiero Romam venerat, etiam contra Ligures intra Italiam bellum gestum est et de his triumphatum. 454 Nel 233 a. C.; per questo trionfo, v. n. 249. 455 Per il trionfo di Emilio Paolo sui Liguri, v. n. 369. 456 Nel 115 a. C. 457 Sulla costruzione della via ’ Aemilia Scauri ’, v. n. 286. 458 Sull’origine ligure di Pertinace e su suo padre, v. n. 518. 459 Si tratta probabilmente di Q. Edio Rufo Lolliano Genziano, figlio del Lolliano Avito, console nel 144. Quanto alla prefettura ricordata subito dopo, non è chiaro se si alluda alla carica di prefetto della flotta del Reno in Germania, ricoperta da Pertinace prima del 175, o alla carica di prefetto dell’Urbe, ottenuta dopo il 188. — 210 — eiunse a R S°^at0 Lucio Cornelio Lentulo e di Fulvio Flacco, allorché Ierone /n p \ 713’ SI §uerre8giò in Italia anche contro i Liguri e si trionfò su di essi460. H ri ^reviar^um ΠΙ 8: Hannibal relieto in Hispania fratre Tr ri'1?1 3 ^renaeum transiit. Alpes tum ea parte invias sibi patefecit. νγγ1 i* taliam LXXX milia peditum, X milia equitum, septem et e ep lantos adduxisse. Interea multi Ligures et Galli Hannibali se coniunxerunt. quella parte5?!1]0 ^a°na ^ Catello Asdrubale, valicò i Pirenei. Si fece strada in con sé '1 ^ r 6 ^n0 a<^ a^ora considerate inagibili. Si racconta che condusse molti Lin -taia' ^0.000 fanti, 10.000 cavalieri e 37 elefanti. In questo frattempo •guri e Galli si unirono ad Annibaie461. (R.P.) T-\'^P'AEANIUS\£///r^· metaPhrasis IH 2: Ήνίκα δέ Ίέρων κατέλαβε κ^τ' ^ουκι°ζ Κορνήλιος Λεντοϋλος καί Φούλβιος Φλάκκος ύπατοι α ιγουρων ήραντο πόλεμον έντός τών Ιταλών ορίων καί νίκης γερμένης έθ-ριάμβευσαν. mossero ^ei°ne 8*unse a Roma, i consoli Lucio Cornelio Lentulo e Fulvio Fiacco ^i° guerra c°ntro i Liguri entro i confini d’Italia e, ottenuta la vittoria, riportarono il trionfo462. (E.S.) Paeanius, Entrop. metaphrasis III 8: Λίγουρες γουν καί Γάλλοι Liguri e i Galli si unirono (ad Annibaie) 463. (E.S.) P tratta dell’anno 237 a. C., in cui Ierone II, tiranno di Siracusa, venne a, ΐ113’ mostrandosi molto generoso nei confronti della popolazione. E’ da notare C, ? utropio fa confusione fra uno dei consoli del 237 e il quasi omonimo console e 36 a. C.: infatti il trionfo sui Liguri è riportato nel 236 a. C. dal console Publio V7*1 n° Lentul° Caudino e non da Lucio Cornelio Lentulo Caudino, console del · Per una medesima confusione fra i due consoli cfr. nn. 542; 662 (entrambi derivati da Eutropio). 461 Prima fase della seconda guerra punica. Nel 218 a. C. Annibaie compie il vlaggio dalla Spagna all’Italia. La stessa notizia è ripresa ai nn. 543; 663 (dove è riportata alla lettera l’ultima frase). 462 Su Ierone II di Siracusa, sui due consoli e sull’erronea attribuzione del trionfo agli stessi, v. n. 540. 463 V. n. 541. — 211 — 544. Iul. Obs. 6: (P. Cornelio Cethego M. Baebio Tamphilo coss.) .....Ligures proelio victi deletique. Sotto il consolato di P. Cornelio Cetego e di M. Bebio Tanfilo..... I Liguri furono vinti e sbaragliati in battaglia464. (L.S.A.) 545. Iul. Obs. 9: (Cn. Cornelio) Q. Petillio coss. Cum immolassent victimas consules, iecur extabuit. Cornelius ex monte Albano rediens membris captus ad aquas Cumanas mortuus, Petillius contra Ligures dimicans occisus est. Sotto il consolato di Cn. Cornelio e di Q. Petillio. Dopo che i consoli ebbero im molato le vittime, il fegato si decompose. Cornelio tornando dal Monte Albano u colto da malore e morì presso la sorgente delle acque Cumane; Petillio poi u uc ciso in battaglia contro i Liguri465. (L.S.A.) 546. Iul. Obs. 12: M. Marcello C. Sulpicio coss.....Galli Ligures deleti. Sotto il consolato di M. Marcello e di C. Sulpicio.....I Galli Liguri furono sbara gliati 466. (L.S.A.) 547. Iul. Obs. 27: P. Africano C. Fulvio coss.....In aede Iunonis Reginae scutum Ligusticum fulmine tactum. Sotto il consolato di P. Africano e di C. Fulvio.....Nel tempio di Giunone Regina uno scudo ligure fu colpito dal fulmine467. (L.S.A.) 548. Iul. Obs. 30: M. Plautio M. Fulvio coss.....Ligures Sallyes trucidati. Sotto il consolato di M. Plauzio e di M. Fulvio468.....I Liguri Salluvi furono sbaragliati completamente. (L.S.A.) 464 Anno 181 a. C. Per questi consoli v. n. 374. 465 Anno 176 a. C. Per questi consoli v. n. 402. Per la loro spedizione contro ι Liguri v. n. 405. Le ’aquae Cumanae ’ furono più tardi famose col nome di ’ Baiae (oggi Eaia). 466 Anno 166 a. C. Per questi consoli v. n. 427. La strana designazione di Galli Liguri deriva evidentemente dalla fretta: Marcello celebrò il trionfo sui Galli Alpini e Sulpicio sui Liguri. 467 Anno 134 a. C. Consoli: Publio Cornelio Scipione Africano Emiliano e Gaio Fulvio Fiacco. La periocha liviana 56, cui corrisponde il paragrafo 27 di Giulio Ossequente, non conserva il ricordo di questo evento. 468 Anno 125 a. C. Per questi consoli e la guerra contro i Salluvi v. n. 429. — 212 — 549. Avien. orbis terrae descrip. 112-115: .....Hic super urbem Massiliam gens Graia colit, Ligurumque tumescit aequor, et indomito tellus iacet Itala regno. 115 Ausonis haec regio est, pubi genus ab love summo. terra ital! ^ >8ente 8reca a^ta città di Marsiglia, si gonfia il mare Ligure e Ia 5,:rn. .·1Ca ? sottomessa ad un indomito regno. Questa regione è degli Ausoni, stirpe discendente dal sommo Giove «9. (G.G ) 550· Avien. ora marit. 129-145: .....siquis dehinc 130 ab insulis Oestrymnicis lembum audeat urgere in undas, axe qua Lycaonis rigescit aethra, caespitem Ligur[g]um subit cassum incolarum: namque Celtarum manu, crebrisque dudum praeliis vacuata sunt: 135 Liguresque pulsi, ut saepe fors aliquos agit, venere in ista, quae per horrentis tenent plerumque dumos: creber his scrupus locis, rigidaeque rupes, atque montium minae caelo inseruntur: et fugax gens haec quidem 140 diu inter arta cautium duxit diem, secreta ab undis; nam sali metuens erat priscum ob peric[u]lum: post quies et otium, securitate roborante audaciam, persuasit altis devehi cubilibus, 145 atque in marinos iam locos descendere. ■ · · · ■ se di qui dalle isole ’ Oestrymnicae ’ qualcuno osa spingere la sua barchetta - mare> dove sotto il carro di Licaone l’aria diventa gelida per il freddo, giunge a 3 terra dei Liguri, priva di abitanti, perché per l’azione dei Celti e le frequenti anteiiori battaglie sono state spopolate le campagne470: i Liguri scacciati passarono, come spesso la sorte conduce i popoli, in questi paesi che ora occupano per lo più ln mezzo a irsuti cespugli. Questo paese è pieno di sassi appuntiti e rupi a preci-pizio e i pinnacoli dei monti si innalzano fino al cielo: e invero per lungo tempo 4,19 Per questa descrizione, v. n. 1131. 470 > Oestrymnicae ’ sono un gruppo di isole dell Oceano occidentale altri-nnenti ignote, per alcuni situate davanti alla Bretagna, per altri corrispondenti alle Cassiteridi. Secondo questo passo, perciò, il paese originario dei Liguri sembrerebbe Potersi localizzare nell’Europa nord-occidentale o settentrionale. Forse nelle stesse regioni sono da ricercare i popoli di cui al n. 199. — 213 — questo popolo errabondo visse nelle sue gole lontane dal mare, perché essi avevano paura del mare a causa degli antichi pericoli. Più tardi, invece, la tranquillità e la pace li persuase, poiché la sicurezza sollevò il loro ardire, a lasciare le loro abitazioni poste in alto e a scendere nel paese sul mare. (E.S.) 551. Avien. ora marit. 195-198: 195 Cempsi atque Saefes arduos collis habent Ophiussae in agro: propter hos pernix Ligus Draganumque proles sub nivoso maxime Septentrione conlocaverant larem. I Cempsi e i Sefi abitano gli alti monti nel paese di ’Ophiussaaccanto a questi i veloci Liguri e il popolo dei Dragani hanno posto le loro abitazioni specia mente sotto il nevoso settentrione471. (E.S.) 552. Avien. ora marit. 283-285: 283 .....sed insulam Tartessus amnis, ex Ligustino lacu 285 per aperta fusus, undique adlapsu ligat. .....ma l’isola è stretta da ogni parte con i suoi flutti dal fiume Tartesso, che dopo essere uscito dal lago Ligure si effonde nell’aperta campagna 472. (E.S.) 553. Avien. ora marit. 611-614: 611 Taurum paludem namque gentici vocant Orani propinquam flumini: huius alveo Hibera tellus adque Ligyes asperi intersecantur..... Gli abitanti del luogo chiamano ’ Taurus ’ la palude vicino al fiume ’ Oranis : dal suo bacino sono divisi la terra Iberica e i rozzi Liguri.....(E.S.) 554. Avien. ora marit. 628-630: 628 Ligures ad undam semet Interni maris, Setiena ab arce et rupe saxosi iugi, 630 procul extulere. 471 Secondo alcuni i Cempsi e i Sefi sarebbero le popolazioni celtiche penetrate nella penisola iberica intorno al 600 a. C. ’ Ophiussa ’ ('nel cui nome, come in quello dei Sefi, compaiono radici dal significato di « serpenti ») sarebbe il nome dato da quelle popolazioni alla penisola stessa. I Dragani sono un popolo non altrimenti noto. Sui Liguri abitanti nelle regioni occidentali, v. n. 191. 472 L’isola di cui si parla, chiamata ’ Cariare ’ da Avieno, è probabilmente quella di Cadice. Il fiume Tartesso, in epoca successiva denominato ’ Baetis ’, è l’attuale Guadalquivir. Per una diversa localizzazione del lago Ligure, v. n. 480. Sui Liguri abitanti nelle regioni occidentali, v. n. 191. — 214 - ^ Hfuri j* sono spinti lontano, fino alle onde del mare Interno, dall’ ’ Arx Setie-na e dalle rocce dei monti sassosi. (E.S.) 555. Acro (pseudo), schol. in Hor. carm. IV 9, 30: « (Non ego te) »: Maronis illud: Non ego te Ligur(um) ductor..... transierim, Cinire. < Non io, te »: (è famoso) quel passo di (Virgilio) Marone: « Io non potrei passare sotto silenzio te, Ciniro, condottiero dei Liguri.....»474. (E.S.) 556. Serv. ad georg. II 168: « adsuetumque malo Ligurem»: id est la-ori, (cum) inculta Alpium extrema possederit: « assuetum » ergo nunc contentum, sic alibi « parvoque assueta iuventus ». « Ligure abituato alla fatica »: cioè al lavoro, perché ha occupato le zone più lontane e incolte delle Alpi; « abituato », perciò ora soddisfatto, come dice altrove: «gioventù soddisfatta di poco »«5. (£$.) 557. Serv. ad Aen. I 533: « Italiam »: Italus rex Siciliae ad eam partem vemt in qua regnavit Turnus, quam a suo nomine appellavit Italiam..... alii a rege Ligurum Italo..... « Italia »: Italo, re di Sicilia, venne in quella regione su cui ha regnato Turno e dal suo nome 1 ha chiamata Italia..... altri (pensano che il nome d’Italia derivi) da Italo, re dei Liguri 476 .....(E.S.) 558. Serv. ad Aen. X 13: « Alpes inmittet apertas »:.....quas quinque viis Varro dicit transiri posse: una, quae est iuxta mare per Ligures..... « (Cartagine) varcherà le Alpi indifese »: .....Varrone sostiene che si possono valicare con cinque strade: una è quella vicino al mare, attraverso il paese dei Liguri 477 .....(E.S.) 559. Serv. ad Aen. X 185: v. n. 88. 473 Forse si allude al ’ Setius mons ’ nella Gallia Narbonese. 474 Verg. Aen. X 185-186 (v. n. 264). 475 Verg. Aen. IX 607. 476 Su Italo re dei Liguri, v. n. 194. 477 Per i passi delle Alpi occidentali v. n. 228. — 215 — 560. Serv. ad Aen. X 189: « namque ferunt luctu Cycnum Phaethontis amati »: .....fuit etiam quidam Ligus, Cycnus nomine, dulcedine cantus ab Apolline donatus, amator Phaethontis. Qui cum eum fleret extinctum, longo luctu in avem sui nominis conversus est. Qui postea ab Apolline inter sidera conlocatus est. « narrano infatti che Cicno, per rimpianto dell’amato Fetonte (mentre cantava sia invecchiato..... e sia giunto alle stelle) »: .....vi fu anche un Ligure, di nome Cicno, amante di Fetonte, che aveva avuto in dono da Apollo la soavita del canto. Mentre piangeva la morte di quello (Fetonte), per il lungo pianto fu trasformato nell’uccello che porta il suo nome (cigno) 478. Questo, in seguito, fu posto da Apollo fra le stelle. (E.S.) 561. Serv. ad Aen. XI 317: « fines super usque Sicanos »: usque ad fines Sicanos, quos Siculi aliquando tenuerunt, id est usque ad ea loca in quibus nunc Roma est: haec enim Siculi habitaverunt, unde est « et gentes venere Sicanae saepius ». Qui a Liguribus pulsi sunt, Ligures a Sacranis, Sacrani ab Aboriginibus. « fino ai territori sicani »: fino ai territori sicani, che un tempo erano occupati dai Siculi, cioè fino a quel luogo in cui ora è Roma: qui, infatti, abitarono i Siculi, per cui (Virgilio) dice: « vi giunsero i popoli Sicani e più volte (la terra Saturnia cambio il suo nome) »m. Questi furono scacciati dai Liguri, i Liguri dai Sacrani, i Sacrani dagli Aborigeni. (E.S.) 562. Serv. ad Aen. XI 715: « vane Ligus »: aut fallax, aut inaniter iac-tans: nam « vanos » stultos posteriores dicere coeperunt.....Quid autem hoc loco « vane » significet, sequentia demonstrant « frustraque animis elate superbis ». Possumus tamen hic et mendacem verius accipere, quia ait « dum fallere fata sinebant » et « nec fraus te incolumem fallaci perferet Auno »..... « vano Ligure »: falso o che si vanta invano; infatti i posteri incominciarono a chiamare « vani » gli sciocchi..... Quale sia, poi, il significato di « vano » in questo punto, è dimostrato dalle parole successive « invano fiero del tuo cuore superbo ». uttavia qui possiamo interpretare abbastanza giustamente anche ingannatore perché dice « finché il destino gli concesse l’inganno » e « la frode non ti ricondurrà sano e salvo al menzognero Auno» 480 ..... (E.S.) 478 Per la leggenda di Cicno, v. n. 7. Verg. Aen. Vili 328-329. Sui Liguri e i Sacrani nel Lazio, citati successivamente, v. n. 504. 480 I versi virgiliani citati sono Aen. XI 701; 717 (v. n. 265). Sulla falsità dei Liguri, v. n. 214. - 216 - · che sei condottiero dei Liguri e molto valoroso in guerra, potrei i Li.....Questi, dunque, fu il più valoroso di tutti cui semh ^U3n s‘ a^erma c'ò si lascia intendere che sono valorosi anche quelli a in un ,rraVa eSSere Prefer>bile. (Virgilio) ha lodato in questi quello che ha espresso 3 Γ0 Passo: «pochi di numero, ma di coraggio indomito in guerra»481. (E.S.) ùt' ,D0NAT' lnterPr- ^eri■ ^ ^00: « Incidit huic subitoque aspectu territus laesit Appenninicolae bellator filius Auni »: incidit, hoc est in manus eius inprudens invenit Auni filius, incolae montis Appennini, ipse tamen e ator. « Haut Ligurum extremus, dum fallere fata sinebant »: iste inter suos non de inferioribus fuit et fraude certabat, quamdiu ei vitam fata largita sunt et Camilla non vidit..... daU’" 'n le* ϋ bellicoso figlio di Auno, abitatore dell’Appennino, e atterrito nellérn'?r°VV1Sa apparizione s’ ferm°>>: si imbatte, cioè imprudentemente si trovò ult' “S man' di Auno, abitante degli Appennini, lui stesso guerriero. « Non era'1?0 Γ il destino gli concesse l’inganno »: questi, fra i suoi, non a ra gli ultimi e combatteva con l’inganno452, finché il fato gli concesse la vita e Camilla non lo vide.....(E.S.) 565. Donat. interpr. Verg. XI 715: « Vane Ligus frustraque animis elate superbis, nequicquam patrias temptasti lubricus artis nec fraus te inco-umem fallaci perferet Auno »: solent, inquit, Ligures esse fallaces; sed tu non tantum fallax sed et vanus inventus es. « Ligure spergiuro e invano fiero del tuo cuore superbo, inutilmente hai tentato, ipocrita, l’arte del tuo paese, ma la frode non ti ricondurrà sano e salvo al menzognero Auno »: i Liguri, dice, di solito sono falsi4&3, ma tu sei apparso non solo falso, ma anche millantatore. (E.S.) 481 Verg. Aen. V 754. 482 Sulla falsità dei Liguri, v. n. 214. 483 Sulla falsità dei Liguri, v. n. 214. - 217 — 566. Epiph. Cypr. Ancoratus CXIII: Ίάφεθ δε τώ τριτω παϊδες καί παίδων παΐδες δεκαπέντε, εως τοΰ αύτοΰ διαμερισμοΰ τών γλωσσών..... Λίβυες.....Λιβυστηνοί..... Iafet, terzo (figlio di Noè), ebbe quindici fra figli e nipoti, fino alla divisione delle lingue..... Libi..... Libistini4*4.....(G.G.) 567. Prudent. contra Symm. II 696-702: 696 Temptavit Geticus nuper delere tyrannus Italiam patrio veniens iuratus ab Histro, has arces aequare solo, tecta aurea flammis solvere, mastrucis proceres vestire togatos. 700 Iamque ruens Venetos turmis protriverat agros et Ligurum vastarat opes et amoena profundi rura Padi Tuscumque solum victo amne premebat..... Di recente un re getico 485, venendo dal nativo Danubio, ha tentato di ann^" ^ l’Italia, avendo giurato di spianare al suolo queste rocche, di ,^s55L1®.®er^iejja sua fiamme i tetti dorati, di vestire i nobili togati con le mastruche4i'. E già, rjsorse corsa, aveva calpestato con le truppe i campi dei Veneti e aveva devastato ^ dei Liguri e faceva pressione sulle ridenti campagne del profondo 1 o, e il fiume, sul suolo toscano.....(E.S.) 568. Claudian. de quarto cons. Honor. Aug. 565-568: 565 Nunc quoque quos habitus, quantae miracula pompae vidimus, Ausonio cum iam succinctus amictu per Ligurum populos solito conspectior ires atque inter niveas alte veherere cohortes..... Anche ora quale abbigliamento, quanti miracoli di magnificenza abbiamo visto, quand ^ ormai cinto dalla veste ausonia (italica), più ragguardevole del solito ti aggiravi r popoli dei Liguri ed eri trasportato in alto in mezzo alle coorti vestite di 13 co 487.....(E.S.) 569. Claudian. de nuptiis Honor. et Mar. 180-181: 180 Iam Ligurum terris spumantia pectora Triton appulerat lassosque fremens extenderat orbes. 484 Per questa genealogia, v. n. 522. V. lo stesso numero per la confusione tra Libi e Liguri. 48:> Alarico, il re dei Visigoti, che scese in Italia nel 401. 486 La mastruca è una veste di pelle di capra o di montone. 487 Si riferisce all’imperatore Onorio; il panegirico cui appartengono questi versi è stato scritto in occasione del suo quarto consolato, nel 398. — 218 — Ormai Tritone aveva accostato il petto spumeggiante alle terre dei Liguri e aveva disteso ribollendo le sue stanche spire4*». (E.S.) 570. Claudian. fescenn. II 4-10: 4 Omne nemus cum fluviis, 5 omne canat profundum. Ligures favete campi, Veneti favete montes subitisque se rosetis vestiat Alpinus apex, 10 et rubeant pruinae. Canti ogni bosco con i fiumi, canti ogni mare. Siate propizi, o campi liguri, siate propizi, o monti veneti, e le cime alpine si rivestano di improvvisi roseti e le nevi diventino rosse489. (E.S.) 571. Claudian. bell. Gild. 504-506: 5^4 .....Iam classis in altum 505 provehitur: dextra Ligures Etruria laeva linquitur et caecis vitatur Corsica saxis. • •...Ormai la flotta (romana) avanza verso l’alto mare: a destra si lasciano i Liguri, a sinistra 1 Etruria e viene evitata la Corsica dagli scogli nascosti 490. (E.S.) 572. Claudian. de cons. Mani. Theod. 124-126: 124 Illa per occultum Ligurum se moenibus infert 125 et castos levibus plantis ingressa Penates invenit aetherios signantem pulvere cursus..... Quella (la Giustizia) segretamente entra nelle mura dei Liguri491 e, penetrando con passo leggero nel sacro palazzo, lo trova a segnare sulla sabbia i movimenti del cielo492..... (E.S.) I versi appartengono all’epitalamio scritto in occasione delle nozze fra Onorio e Maria, figlia di Stilicone, celebrate a Milano nel febbraio 398. Sulla medesima circostanza, cfr. n. 570; sul secondo matrimonio di Onorio con un’altra figlia di otuicone, Termanzia, cfr. invece n. 590. Nell'immagine leggendaria riportata dai versi compare Tritone, divinità marina. 489 Carme scritto in occasione del primo matrimonio di Onorio, su cui v. n. 569. 490 Nel 398 la flotta romana, per ordine di Stilicone, avanza verso l’Africa, sotto la guida di Mascezel, per domare la ribellione di Gildone, fratello dello stesso Mascezel. 491 Nella città di Milano. 492 Si riferisce a Flavio Manlio Teodoro, in onore del quale è pronunciato il panegirico, in occasione del suo consolato nel 399. - 219 — 573. Claudian. bell. Pollent. 544-548; 554-557: 544 .....Non somnia nobis, 545 nec volucres, sed clara palam vox edita luco est: rumpe omnes Alarice moras. Hoc impiger anno Alpibus Italiae ruptis penetrabis ad urbem. Huc iter usque datur..... 554 .....Ligurum regione suprema 555 pervenit ad fluvium miri cognominis Urbem, atque illic domitus vix tandem interprete casu agnovit dubiis illusa vocabula fatis. .....Non visioni né uccelli (mi hanno predetto ciò), ma una chiara voce che risuonò apertamente nel bosco sacro: « Tronca ogni indugio, Alarico. Se saiai operoso que^ st’anno, superata la barriera delle Alpi d’Italia, giungerai fino all Urbe ». in qui e concesso il cammino493 ..... Al limite estremo del paese dei Liguri giunse a un fiume dal nome sorprendente di ’ Urbs ’ (Orba) e qui, finalmente domato, capi, essen dogli interprete l’evento, che il nome era uno scherzo maligno dell incerto estino. (E.S.) 574. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 193-194: 193 Sic fatus Ligures Venetosque erectior amnes magna voce ciet. Così parlò (Eridano) e, sollevatosi di più, con forte voce scuote i fiumi liguri e vene ti 494. (E.S.) 575. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 281-290: 281 .....Me non Pollentia tantum, nec captae cruciastis opes. Hoc aspera fati sors tulerit Martisque vices. Non funditus armis concideram. Stipatus adhuc equitumque catervis 285 integer ad montes reliquo cum robore cessi, quos Appenninum perhibent. Hunc esse ferebat incola, qui Siculum porrectus ad usque Peiorum finibus ab Ligurum populos complectitur omnes Italiae geminumque latus stringentia longe 290 utraque perpetuo discriminat aequora tractu. Discorso di Alarico ai soldati per incitarli alla battaglia durante la spedi-a°ne dd 401. Nel seguito del passo c’è un gioco di parole fra ’ Urbs ’ (= l’Urbe, cioè Roma) e Urbs’ (= Orba, fiume del Piemonte meridionale). 494 ?r*iiano’. 'I dio del fiume omonimo divenuto costellazione, paragona la discesa in Italia di Alarico e il suo desiderio di saccheggiare Roma alla presunzione del mitico Fetonte, precipitato nel fiume. Il carme, cui appartengono i versi, è stato scritto in occasione del sesto consolato dell’imperatore Onorio nel 404. — 220 — .....Non tu’ 0 Pollenzo49S, né voi, mie ricchezze che mi siete state strappate, mi avete tanto tormentato. Portino pure questo la dura sorte del fato e le vicende della guerra. Non avevo perduto del tutto l’esercito. Circondato ancora dalle truppe e con le torme di cavalleria intatte, mi ritirai con la forza restante sui monti che chia-mano ppenmni. Un abitante mi raccontava che, estendendosi dai territori dei Liguri tino al siculo I eloro, abbracciano tutti i popoli d’Italia e separano con la loro catena ininterrotta 1 due mari che sfiorano le due coste per lungo tratto 496. (E.S.) 576. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 361-363: 361 Dissimulata diu tristes in amore repulsas vestra parens Auguste queror. Quonam usque tenebit praelatus mea vota Ligus.....? Dopo aver a lungo ignorato i tristi rifiuti d’amore, io, vostra madre, o Augusto, mi lamento, hi no a quando la favorita Liguria terrà l’oggetto del mio desiderio 497 .....? 577. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 440-444: 440 .....Populator Achivae Bistoniaeque plagae, crebris successibus amens et ruptas animis spirans immanibus Alpes, iam Ligurum trepidis admoverat agmina muris, tutior auxilio brumae..... .....Devastatore 498 delle regioni della Grecia e della Tracia, fuori di sé per i frequenti successi e pieno di arroganza per l’attraversamento delle Alpi, ormai (Alarico) a\eva atto avvicinare le truppe alle città trepidanti dei Liguri, essendo più sicuro per 1 aiuto dell’inverno 499 ..... (E.S.) 578. Hieron. ep. I 3: Igitur Vercellae Ligurum civitas haud procul a radicibus Alpium sita, olim potens, nunc raro habitatore semiruta..... Pertanto Vercelli è una città dei Liguri situata non lontano dalle radici delle Alpi, un tempo potente, ora mezzo diroccata, con pochi abitanti 500 ..... (E.S.) 495 Sulla battaglia di Pollenzo v. n. 1524. Immaginario soliloquio di Alarico mentre guarda il cielo d’Italia e contempla il paese in cui i Visigoti sono stati sconfitti. 497 Discorso di Roma personificata che, incapace di resistere alle preghiere dei suoi cittadini, incita all’azione l’imperatore Onorio. Sulla risposta di Onorio cfr. n. 577. 498 Si riferisce alle spedizioni di Alarico del 397 (Grecia) e del 401 (Italia). 499 Risposta dell’imperatore Onorio alle lamentele di Roma, su cui v. n. 576. 500 Lettera scritta al presbitero Innocenzo nel 370 o nel 374; vi si parla di una donna di Vercelli falsamente accusata di adulterio. — 221 — 579. Augustin. regulae, p. 503 Keil: Exit et in us, ut Ligus ----hic et haec Ligus huius Liguris huic Liguri hunc et hanc Ligurem o Ligus ab hoc et ab hac Ligure hi et hae Ligures horum et harum Ligurum his Liguribus hos et has Ligures o Ligures ab his Liguribus. Esce anche in us, come Ligus.....Ligus (nominativo maschile e femminile), Liguris (genitivo), Liguri (dativo), Ligurem (accusativo maschile e femminile), Liguf (vocativo), Ligure (ablativo maschile e femminile), Ligures (nominativo plurale masc i e e emmi nile), Ligurum (genitivo plurale maschile e femminile), Liguribus (dativo p ura e , Ligures (accusativo plurale maschile e femminile), Ligures (vocativo plura e), iguri us (ablativo plurale). (E.S.) 580. Oros. IV 20, 17: Minucius a Liguribus in extremum periculi adductus et insidiis hostium circumventus vix Numidarum equitum in ustna liberatus est. Minucio, spinto dai Liguri all’estremo pericolo, e circondato dalle insidie dei n , a stento fu liberato per l’abilità dei cavalieri Numidi501. (E.S.) 581. Oros. IV 20, 24: L. Baebius in Hispaniam proficiscens, a Liguribus circumventus cum universo exercitu occisus est; unde adeo ne nuntium quidem superfuisse constat, ut internecionem ipsam Romae Massi iens : nuntiare curaverint.....[26] Marcius consul adversus Ligures pro ec u superatusque IIII milia militum amisit et, nisi victus celeriter re.UfISSetj10_ castra, eandem internecionis cladem, quam Baebius dudum ab is em stibus acceperat, pertulisset. L. Bebio, mentre andava in Spagna, fu circondato dai Liguri e ucciso con tu^ 1 esercito; è noto che di questo non sopravvisse neppure un messaggero, al pun o furono i Marsigliesi coloro che provvidero a riferire a Roma la notizia stessa e 0 minio.....Il console Marcio, che era andato contro i Liguri, fu vinto e perse qu tromila soldati e se, vinto, non si fosse rifugiato velocemente nell 'accampani en to , avre be subito la stessa sventura dello sterminio, che poco prima Bebio aveva ncevu dagli stessi nemici 302. (E.S.) 582. Mart. Cap. III 299: S littera finitorum nominum formae sunt octo; nam aut A littera praeponitur, ut Maecenas civitas, aut E, ut verres 50' Nel 193 a q gu Minucio v. n. 332. Sull’episodio in particolare v. n. 338. II passo e ripreso integralmente da Paolo Diacono (cfr. n. 664). 502 Su Bebio, v. n. 350; su Marcio, v. n. 361. I due passi sono ripresi integralmente da Paolo Diacono al n. 665. — 222 — Egm. ,aUt ^ Pa"ÌS' °’ Ut custos n'P°s> alias V. « vetus ι*τ,,™°γ"ομ ίΓί”1""k p"oie c°° ’* ie,t“s; »s* ^ come iTZ JdaiO cl’ ° daU' E come in <“'■ I .....(£S) ’ m altce volte dall. V, come in velia, Li- munf^lu CAPJ 111 304: Quaedam eniln v litteram retinent alias cor. reptam, alias prodnctatn, u, Ligns Liguris, palns paludis, virtus virtntis. Um'lZt ΧΞ'1’ V ‘ voI“ abbrevi*“' > figuris, palus paludis, virtus virtutis. (E.S.) 584 Mart. Cap. VI 636: Sed post Alpium montes.....inchoat ac de- SCendlt Itaha.....[637] Cuius principium Ligures tenent..... essa)^oca^ata1 dai ^Liguri*.(e!s!) 6 .....U Ρ“** superiore (di Mart. Cap. VI 640: Verum Italia etiam Pado flumine memoranda, quem Graecia dixit Eridanum. Hunc amnem mons Vesulus inter montes p um e atior gignit fonte mirabili, qui in Ligurum finibus flumen creat, ac dehinc tluvius mersus in penita telluris in parte agri t Bibonensis emergit Ma ntalia è degna di ricordo anche per .j fiume ^ ^ chiamarono Eridano ^ esto hume nasce dal Monviso, uno dei più alti monti delle Alpi, con mirabile sorgente che da origine al fiume nel paese dei Liguri e di qui il fiume si immerge nelle P°° ta della terra e riemerge in una parte del territorio di 'Forum Vibii’503. 586. Rutil. Nam. II 21-22: 21 Milia per longum decies centena teruntur a Ligurum terris ad freta Sicaniae..... (E s* Percorrono mille miglia dalle terre dei Liguri allo stretto di Sicilia . 503 per j] supp0st0 corso sotterraneo del Po, v. n. 10. Su ’ Forum Vibii v. n. 455. — 223 — 10 15 20 587. Rutil. Nam. fr. A-B Ferrari504: .] multus satiat .. . pan .]i?i . . /zVata Ceres .]ae mos est frumenta reponi .] feros horrea tuta notos .] hiberna Ligustica miles . mjedium lanea terga suem .]o dives propala ministrat . t]enditur aere focus .]li pretio promptaria bacchum Jluit gratus odore cadus .] praesentia Marcellini . ni]hil dulcius esse potest . p]rotector saepe tribunus . f]uit nuper honore comes - ]llo custode fuerunt .]z' praedo sagatus erat .]itat mercator avarum .]tant monstra minora ca«[. •]s aditanda calumnia lites . .]a fractis [. . 10 15 B . . ,]u«t in propugnacula rupei .] metixum machina tolW [.. . . ,] mentre combatteva contro i Liguri, fu ucciso per la negligenza dell esercito. Il Senato decise che la legione che non aveva affrontato la morte in c \^Sa 6 “^"dante, fosse privata della paga in natura e non ricevesse il solito norevoS (E S ) nfam‘a S‘ pCntÌSSe di aver conservato la vita in modo diso- Zosim. V 37, 5:.....οι ευνούχοι καί Θερμαντίαν τήν 'Ονωρίου γαμέτην τη μητρί παραδόντες, ού δυνη&έντες έπανελ&εΐν δία τής αύτης οόου πρός τον βασιλέα, νεώς έπιβάντες ώς έπί Κελτούς καί Γαλάτας άπέ- π> ~?0σοPI11 ντες δε Γενούα, Λιγυστική πόλει, διεσώθησαν εις την 1 αβενναν, η καί ό βασιλεύς ένεδήμει. cnóc ' ΐ AUnUChi (ArSaCÌ° 6 Terenzio>’ avendo consegnato alla madre Termanzia, la sa c ι nono, non potendo tornare per la stessa via dall’imperatore, salirono su una ve e si iressero verso la terra dei Celti e dei Galli, come se avessero l’intenzione caivisi, ma giunti a Genova, citta della Liguria, si misero in salvo (dirigendosi) verso Ravenna, dove risiedeva anche l’imperatore 507. (G.G.) 591. ^ Zosim. VI 10, 1: Άλλαρίχου δέ τέως έμμένειν τοΐς πρός ’Άττα-λον όρκοις^ εθελοντος, αναιρείται μέν Ούάλης ό τής 'ίππου στρατηγός, εις προδοσίας έμπεσών υποψίαν, έπήει δέ ταίς Αιμιλίας πόλεσιν Άλλά-ΡιΖ°ζ απασαις, όσαι την Άττάλου βασιλείαν έτοίμως δέξασθ-αι παρητη- 05 Sull episodio v. n. 406. Per i provvedimenti adottati dal Senato in questa occasione v. n. 437. -0f> Sull episodio v. n. 406. Per i provvedimenti adottati dal Senato in questa occasione v. n. 437. .507 L imperatore Onorio ripudiò verso la fine del 408 la seconda moglie Termanzia, figlia di Stilicone, in occasione della caduta in disgrazia e dell’uccisione di questi. Sul primo matrimonio di Onorio v. n. 569. Arsacio e Terenzio erano due eunuchi della corte imperiale. — 225 — 16 σαντο. [2] Καί τάς μέν άλλας σύν ούδενί παρεστήσατο πόνω, Βονωνίαν δέ πολιορκήσας, άνασχομένην ήμέραις πολλαϊς ού δυνηθ-εις ελεΐν, επι Λίγυας έχώρει, κάκείνους ’Άτταλον δέξασθ-αι βασιλέα συναναγκαζων. Volendo in quel tempo Alarico mantenere i giuramenti fatti verso Attalo, il capo della cavalleria Valente, caduto in sospetto di tradimento, viene ucciso, e Alarico si porta contro tutte le città dell’Emilia che avevano rifiutato di accogliere prontamente Attalo come imperatore. Ne assoggettò alcune senza la minima fatica, ma non riuscì a prendere Bologna, pur avendola sottoposta ad assedio per molti giorni, poiché essa resisteva; si portò allora in Liguria, costringendo gli abitanti di questa regione ad accogliere Attalo come imperatore 508. (G.G.) 592. Socrat. hist. eccles. II 36: Ώς δέ ησθ-οντο Παυλϊνος, ο τής εν Γαλλία Τριβέρεως έπίσκοπος, Διονύσιός τε καί Εύσέβιος, ών ο μεν Αλβας τής Ιταλών μητροπόλεως έπίσκοπος ήν, Εύσέβιος δέ Βρεκελλων, πόλις δέ αΰτη τών έν Ιταλία Λιγύων, ώς έπί καθαιρέσει τής πίστεως τους ανατολικούς σπεύδειν κυρώσαι το κατά Άθ-ανασίου ψήφισμα, ανασταντες έβόων μακρά, δόλον ύπομένειν καί άπάτην διά τών γινομένων τον Χριστιανισμόν. Come Paolino, vescovo di Treviri in Gallia, Dionigi ed Eusebio, rispettivamente vescovi di Alba, metropoli dell’Italia, e di Vercelli, città dei Liguri d’Italia, si accorsero che i vescovi orientali sollecitavano l’emanazione di un decreto contro Atanasio per distruggere la fede, balzati in piedi gridarono a lungo e con forza che con quel o che stava accadendo si procuravano insidie ed inganni alla Cristianità509. (G.G.) 593. Socrat. hist. eccles. Ili 5: Έν δέ δή τώδε τώ χρόνω Λούκιφερ και Ευσέβιος, προστάγματι του βασιλέως, τής έξορίας άνακέκληντο’ Λούκιφερ μεν Καράλων έπίσκοπος, ή έστι πόλις Σαρδανίας· Εύσέβιος δέ Βρεκελλων πόλις δε αΰτη τών έν Ιταλία Λιγύων, ώς μοι καί πρότερον εϊρηται. II praefectus Urbi di Roma Attalo era stato nominato imperatore da Alarico nel 409 in contrapposizione ad Onorio. L’anno successivo, come risulta dal passo, era stato ucciso dal re visigoto il magister militum praesentalis per la cavalleria, Valente. Sulla carica di magister militum v. n. 99. 509 Durante il sinodo di Milano del 355 una minoranza di vescovi ariani orien-Ìr //USCÌ’ C°n ^ aPP°88*° dell’imperatore Costanzo II, a far condannare il vescovo di Alessandria Atanasio, capofila degli ortodossi. Questo avvenne nonostante la decisa opposizione di un gruppo di vescovi occidentali, i principali dei quali erano j r '!3·ηο -e non Alba, come erroneamente si afferma qui e ai nn. 105; 1249) ed Eusebio di Vercelli, qui citati. Rodano di Tolosa e Lucifero di Cagliari, citati al n. 105. Paolino di Treviri, di cui si parla qui e ai nn. 105; 1249, non fu invece presente al concilio di Milano, ma a quello di Arles di due anni precedente. A seguito della loro opposizione alla politica religiosa dell’imperatore, Eusebio e Lucifero rurono poco dopo esiliati, e poterono tornare in occidente solo sette anni più tardi, grazie a un decreto di Giuliano (cfr. nn. 593; 594; per una lettera scritta da Eusebio durante il primo periodo del suo esilio a Scitopoli in Palestina, cfr. anche n. 1354). In quel tempo Lucifero ed Eusebio erano stati richiamati dall’esilio per ordine del-1 imperatore (Giuliano); Lucifero era vescovo di Cagliari, città della Sardegna, Eusebio di Vercelli, città dei Liguri d’Italia, come ho già detto precedentemente510. (G.G.) 594. Sozomen. hist. eccles. V 12: Μετά δέ τήν Αθανασίου κάθοδον, Λουκίφερ ό Καράλλων της Σαρδόνιας έπίσκοπος, καί Εύσέβιος ό Βερκέλλων τών εν Ιταλία Λιβυων, έκ τών άνω Θηβών έπανήλθον. Dopo il ritorno (dall esilio) di Atanasio, tornarono dalla Tebaide superiore anche Luci-ditali^^ b Sardegna’ 6 Eusebio> vescovo di Vercelli, (città) dei Liguri 595. Phoca, ars de nomine et verbo II 16, p. 419 Keil: Sed masculini generis nomina aut secundae sunt declinationis aut quartae exceptis duobus, quae sunt tertiae, hic Ligus Liguris et hic lepus leporis.....Duo notantur, quae superius posuimus tertiae declinationis us syllaba terminata eiusdem generis, hic Ligus Liguris, hic lepus leporis. Ma i nomi di genere maschile appartengono alla seconda o alla quarta declinazione, eccetto ue che sono della terza, Ligus Liguris e lepus leporis.....Del medesimo genere (maschile) se ne notano due che terminano con la sillaba us e che sopra abbiamo posto nella terza declinazione, Ligus Liguris, lepus leporis. (E.S.) 596. Sidon. Apoll. carm. IX 289-295: 289 Non tu hic nunc legeris tuumque fulmen, 290 o dignissime Quintianus alter, spernens qui Ligurum solum et penates mutato lare Gallias amasti, inter classica, signa, pila, turmas laudans Aetium vacansque libro, 295 in castris hederate laureatis. Qui non si parlerà in secondo luogo né di te né del tuo stile folgorante, o degnissimo Quinziano, che disprezzando il suolo ed i penati liguri, cambiato focolare, preferisti le Gallie, lodando Ezio fra le trombe di guerra, le insegne, i giavellotti, gli squadroni di cavalleria, e dedicandoti completamente ai libri, o poeta cinto d’edera in un accampamento adorno d’alloro512. (G.G.) 510 Sull editto di Giuliano del 362 che liberò dall’esilio Lucifero ed Eusebio v. n. 592; anche sui due vescovi v. n. 592. 511 Su questi fatti e sui due vescovi v. n. 592. 512 Carme del 463 dedicato a Felice, amico e condiscepolo di Sidonio e potente personaggio della corte imperiale (fu prefetto del pretorio per le Gallie verso il 468). Quinziano è un ligure altrimenti ignoto che scrisse opere in lode del generale romano Ezio. - 227 — 597. Sidon. Apoll. ep. I 5, 4: Ulvosum Lambrum, caerulum Adduam, velocem Athesim, pigrum Mincium, qui Ligusticis Euganeisque montibus oriebantur, paulum per ostia adversa subvectus in suis etiam gurgitibus inspexi..... Avendone un poco risalito la corrente a partire dalla loro confluenza (nel Po), ho visto nel loro stesso corso il Lambro paludoso, l’azzurro Adda, il rapido 1 P1#10 Mincio, tutti fiumi che nascono dai monti liguri ed euganei513.....(G.G.) 598. Sidon. Apoll. ep. IX 13, 5, vv. 110-112: 110 Super haec fragorem alumno Padus atque civitatum dat amor Ligusticarum. Ancora di più il Po e le città liguri manifestano il loro grande amore per 1 allievo (G.G.) 599. Priscian. institut. Il 63, p. 82 Hertz: Inveniuntur tamen auctoritate veterum vel euphoniae causa et maxime in propriis quaedam non servantia supra dictas regulas, ut ’ Ligus Liguris Ligurinus , non Liguria nus ’ censor censoris Censorinus non ’ Censorianus ’. Si trovano tuttavia per l’esempio degli antichi o per eufonia, e specialmente fra ι nomi propri, alcuni (nomi) che non seguono le regole suddette, come Ligus Liguris igu rinus, non Ligarianus, censor censoris Censorinus, non Censorianus. (E.S.) 600. Priscian. institut. VI 80, p. 264 Hertz: Nam ’ vetus veteris ’ commune est trium generum et ’ Ligus ’ quoque ’ Liguris ’ commune. Sallustius in II historiarum: sed ipsi ferunt taurum ex grege, quem prope litora regebat Corsa nomine, Ligus mulier. Invenitur tamen etiam in ’ ur desinens, ’ Ligur’, ut Lucanus in I: Et nunc tonse Ligur, quondam per colla decore crinibus effusis toti praelate Comatae. Infatti vetus veteris è (nome) comune di tre generi, e anche Ligus Liguris è comune. Sallustio nel secondo libro515 delle « Storie »: « Ma essi stessi parlano del toro appartenente a un gregge, che una donna ligure di nome Corsa custodiva vicino alla sPiaggia ». Si trova tuttavia anche con la terminazione in ur, Ligur, come nel primo 513 Lettera diretta ad un ignoto Erennio e concernente il viaggio compiuto da bidonio nel 467 per conto degli Arverni presso l’imperatore Antemio. 514 I versi fanno parte di una composizione del 459, scritta in onore di Pietro, i» magister epistularum dell’imperatore Maioriano e noto poeta dell’epoca. La lettera che contiene i versi è invece del 479 ed è diretta all’amico Tonanzio. 515 Sall. hist. II fr. 11 Maurenbrecher (v. n. 256). — 228 — libro 3,6 di Lucano: « E tu, o Ligure dai capelli ora tagliati, sebbene un tempo, sciolti i capelli sul collo per bellezza, ti distinguessi in tutta la Gallia Comata ». (E.S.) 601. Priscian. institut. VI 81, p. 265 Hertz: Sunt autem nomina in ’ us ’ desinentia communia quattuor, duo in ’ us ’ productam monosyllaba et duo disyllaba in ’us’ correptam.....’vetus’ etiam ’veteris ’ et ’Ligus’ (quod in ’ ur ’ terminat nominativum ’ Ligur ut supra dictum est) ’ Liguris Vi sono poi quattro nomi comuni che terminano in us, due monosillabi in us lunga e due bisillabi in us breve.....vetus veteris e Ligus (che al nominativo termina in ur, Ligur, come si è detto sopra) Liguris. (E.S.) 602. Priscian. institut. VII 37, p. 318 Hertz: In ’us’ correptam Latina masculini vel feminini vel neutri vel communis duum vel trium gene-rum : .....’ hic ’ et ’ haec Ligus huius Liguris ’..... In us breve (terminano parole) latine di genere maschile o femminile o neutro, o comuni di due o tre generi: .....Ligus (nominativo maschile e femminile) Liguris (genitivo) .....(E.S.) 603. Priscian. institutio de nomine et pronomine et verbo 12, p. 445 Keil: In us correpta communia duo inveniuntur tertiae declinationis, ut hic et haec et hoc vetus veteris, Ligus Liguris, quod est gentile..... Si trovano due nomi comuni della terza declinazione che terminano in us breve, vetus veteris (maschile, femminile e neutro), Ligus Liguris, che è nome di popolo.....(E.S.) 604. Priscian. partitiones duodecim versuum Aeneidos principalium XII 211, p. 511 Keil: In us correptam desinentia propria secundae sunt declinationis excepto Venus Veneris: praeterea Ligus Liguris, quod potest et proprium esse et gentile; et si sit proprium, masculinum est solum, hic Ligus huius Liguris; si gentile est, invenitur commune, hic et haec Ligus Liguris. Le parole che terminano in us breve sono proprie della seconda declinazione, eccetto Venus Veneris: inoltre Ligus Liguris, che può essere nome proprio ed etnico; se e nome proprio è soltanto maschile, Ligus (nominativo maschile) Liguris (genitivo maschile); se è etnico, è comune, Ligus (maschile e femminile) Liguris. (E.S.) 605. Priscian. perieg. 80-83: 80 .....Hinc sequitur Ligurum cognomine dictus, qua domini rerum terris crevere Latinis, ad Petram Leucen aquilonis ab axe reductis, quae freta Sicaniae concludit litore curvo. 516 Lucan. I 442-443 (v. n. 444). - 229 — .....(Dopo il mare Gallico) segue il mare chiamato Ligure, dove crebbero i padroni di ogni cosa nelle terre latine (gli Ausoni), andando da settentrione a Leucopetra, che delimita con un curvo lido lo stretto di Sicilia517. (G.G.) 606. Priscian. (pseudo), de accentibus liber 32, ρ. 525 KeiJ: Alia vero omnia, quamquam non sint longa in nominativo, tamen in aliis casibus producenda sunt, ut servitus servitutis, palus paludis, iuventus iuventutis: excipiuntur haec, quae corripiuntur, Venus Veneris, Ligus Liguris..... Invero tutti gli altri (vocaboli), sebbene non abbiano la sillaba finale lunga al nominativo, tuttavia si devono allungare negli altri casi, come servitus servitutis, palus paludis, iuventus iuventutis'. fanno eccezione questi che si abbreviano, Venus Veneris, Ligus Liguris.....(E.S.) 607. Ars Anonyma Bernensis, p. 118 Hagen: v. n. 108. 608. Ars Anonyma Bernensis, p. 129 Hagen: Communia vero trium generum in us correptam desinentia tertiae declinationis sunt, ut hic et aec et hoc vetus veteris, hic et haec et hoc Ligus Liguris, quod est gentile..... I (nomi) comuni di tre generi che terminano in us breve sono della terza declinazione, come vetus veteris (maschile, femminile e neutro), Ligus Liguris (maschile, femmini e e neutro), che è nome di popolo518.....(E.S.) 609. Excerpta Latina barbari, p. 196 Frick: Haec sunt autem gentes Iafeth tertio filio Noe a Midia usque ad Speriam a parte oceani adtendens ad aquilonem sic:.....Ligyrii.....Ligistini.....[p. 208] Gentes autem, quas dispersit dominus deus super faciem omnis terras secundum linguas eorum in diebus Falec et Ectam fratrem eius in turris aedificatione quando confusas sunt linguas eorum, sunt autem haec: .....[p. 210].....LVIIII Lygurii..... Queste sono poi le genti discendenti da Iafet terzo figlio di Noè, sparse dalla Media fino ad occidente e dalla parte dell’Oceano, ed estese verso settentrione in questo modo: .....Liguri.....Ligistini.....Queste sono poi le genti che il Signore Dio disperse su tutta la terra secondo le loro lingue nei giorni in cui Falec e suo fratello Iectan costruirono la torre (di Babele), quando vennero confuse le loro lingue: .....Liguri519.....(G.G.) 517 Per questa descrizione v. n. 1131. 5,8 Per la collocazione dell’/4rr Anonyma in questa sede v. n. 108. 519 Per questa genealogia, v. n. 522. — 230 — 610. Excerpta Graeca barbari, p. 197 Frick: Ταΰτα δέ έστι τά έθνη Ιαφεθ- τοΰ τρίτου υίοΰ Νώε άπο Μηδίας μέχρι τής Εσπερίας άπο μέρους Ωκεανοΰ παρεκτείνοντα προς βορραν οΰτως·.....Λίγυρες.....Λι- γυστΐνοι.....[ρ. 209] Τά δέ έθνη, ά διέσπειρε κύριος ό θεός έπ'ι προσώπου πασης τής γης κατά τάς γλώσσας αύτών έν ταϊς ήμέραις Φαλέκ καί Ιεκταν τοΰ άδελφοΰ αύτοΰ έν τη πυργοποι'ια ήνίκα συνεχύθησαν αί γλώσσαι αυτών, έστίν ταΰτα-.....[ρ. 211] νθ'. Λίγυρες..... Queste sono le genti discendenti da Iafet terzo figlio di Noè, sparse dalla Media fino ad occidente dalla parte dell’Oceano, ed estese verso settentrione in questo modo: .....Liguri.....Ligustini.....Queste sono poi le genti che il Signore Dio disperse su tutta la terra secondo le loro lingue nei giorni in cui Falec e suo fratello Iectan costruirono la torre (di Babele), quando vennero confuse le loro lingue: .....Liguri 520 .....(G.G.) 611. Ennod. vita Epiph. 53: Interea apud Ricemerem patricium Mediolani ea tempestate residentem fit collectio Ligurum nobilitatis, qui flexis genibus soloque prostrati pacem orabant principum et, ut ab scandalo utraeque partes desinerent, occasiones gratiae ab una precabantur offerri. Intanto un gruppo di nobili liguri si reca dal patrizio Ricimero, che allora risiedeva a Milano; inginocchiati e prostrati al suolo, pregavano per la pace dei principi e perché fossero offerte occasioni di grazie da una delle due parti in contesa, affinché il loro scandalo venisse a cessare521. (G.G.) 612. Ennod. vita Epiph. 174: Quid pluribus? Auro illorum ex maxima parte actum est, ne Gallis diutius servitum pubes Ligurum duceretur. F. che altro? In massima parte con l’oro di quelli si fece sì che la gioventù ligure non fosse più a lungo in servitù in Gallia 522. (G.G.) 613. Ennod. vita Epiph. 182: Postquam tamen omnes qui revocati fuerant indultu praeferendi principis iure suo donati sunt, perfunctam molestiarum suarum molem admirabilis censebat episcopus, cum necdum biennio exacto a deliberatae quietis gremio tamquam a portu cumba velis inlata tempestate propellitur. [183] Nam infirmis Ligurum et labantibus umeris 520 Per questa genealogia, v. n. 522. 521 Sui dissidio fra l’imperatore Antemio e il patrizio Ricimero e gli sforzi di Epifanio per risolverlo cfr. anche nn. 110; 111; 170. La collectio ebbe luogo nel 470. 522 Sul riscatto degli ostaggi in mano al re burgundo Gundobado v. n. 117. Fra coloro che concorsero in maggior misura a procurare il denaro per tale riscatto ci fu anche il vescovo di Vienna (nella Gallia), Avito. — 231 — vix ferenda tributorum sarcina mandabatur. Rursus ad te, adflictorum consolator, adcurritur. Doceris frustra reddidisse patriae cives, si illis in solo avito periclitantibus non adesses. Tuttavia, dopo che tutti coloro che erano stati fatti tornare523 furono ripristinati nei loro diritti per concessione di quel principe degno di lode (Teodorico), l’ammirevole vescovo (Epifanio) valutava la mole delle sue passate molestie, quando, non ancora trascorso un biennio, è trascinato via dal grembo della desiderata quiete come una navicella che viene spinta lontano dal porto a forza di vele, se è sorta una tempesta. Infatti le inferme e cadenti spalle dei Liguri dovevano sopportare un peso di tributi troppo gravoso. Dunque ci si rivolge di nuovo a te, o consolatore degli afflitti. Avresti restituito invano i cittadini alla patria, se non fossi d’aiuto ad essi nel momento in cui si trovano in difficoltà nel suolo dei loro antenati. (G.G.) 614. Ennod. vita Epiph. 186: v. n. 119. 615. Ennod. ep. I 26, 2: Domini mei, patris vestri, iussionibus inpendo praesentis scriptionis officium, cuius animus dum omnium securitati providet, suam quietem sub hac intentione contempnit, qui dum mala Ligurum post Mauricelli obitum nondum videt occidisse, confunditur. Recidivis enim provincia nostra, quasi praefatum sepulchra non teneant, laborat insidiis. Advocationem fisci dum aliqui per iniquos homines nituntur obtinere, ante votorum copiam quid in ea meditentur ostendunt. Scrivo la presente per ordine del mio signore vostro padre (Avieno)524, il cui animo, mentre provvede alla sicurezza di tutti, trascura per questo il suo riposo, e che è turbato, poiché non vede la fine dei mali della Liguria, malgrado la morte di Maurici0 525 ^n^att^ ^a nostra provincia, quasi che i sepolcri non trattengano il predetto (Mauricello), è gravata da rinnovate insidie. Mentre alcuni si sforzano di ottenere avvocatura del fìsco per mezzo di uomini iniqui, mostrano ciò che meditano di fare con essa prima ancora di ricevere i voti sufficienti all’elezione. (G.G.) 616. Ennod. ep. VII 6, 1: Permisi hactenus magnitudinem vestram mo-^em Ligurum urbanae fuco disputationis incessere, quia et me origo ìeddebat alienum et vos ab eorum culpis constantia promissa seiunxe-rat. .... [3] Absolvistis imitatione culpabiles, non quod Liguribus evenerit propositum, quantum vos dicitis, infidelitatis amittere, sed quod eos contigerit invenisse in his quae sunt vitanda consortes. Iimiri ne' Para8raf° successivo, si accenna al riscatto degli ostaggi 524 λ precedenza trattenuti dai Burgundi di Gundobado (v n. 117). 525 p n°’ Padre dl Faust0- 0111 è indirizzata la lettera. Su di loro v. n. 121. ra stato avvocato del fisco, incaricato cioè della riscossione dei tributi. — 232 — Permisi fino ad ora che la vostra magnificenza attaccasse dietro il velo di una disputa urbana la volubilità dei Liguri, poiché la mia origine mi rendeva estraneo ad essi e la vostra assicurata costanza separava voi dalle loro colpe.....Avete assolto i colpe- voli imitando le loro colpe, non perché i Liguri, come voi dite, cessarono di prediligere infedeltà, ma perché accadde ad essi di trovare proprio voi come complici in queste azioni che si devono evitare 526. (G.G.) 617. Ennod. carni. I 5, 5-7; 10-21; 27-29; 47-48: 5 Eridani dicturus aquas nisi flumine largo sicca Pegaseo perfundam membra liquore, torrida ieiuno vix stillant verba relatu..... 10 Anni tempus erat, quo vernat mitibus uvis palmes et autumni dotes proponit in orbe, imbribus externis madida cum veste Lyeus distendit tunicas uvarum carcere musti. Uberibus pluviis riparum lege subacta 15 tunc sibi forte Padus captivos texerat agros, canebat spumis, et turgida dorsa minaci. Currebant stantes per fluctus culmina villae. Servavit raptum pelagus tunc litore tectum, et mutans terras mansit fortuna casarum. 20 Respiceres silvas stationem perdere iussas ad flammas properare Pado ducente voraces..... 27 Regnator Ligurum fluviorum maximus ille sub iuga transmissus gemuit sub pondere cumbae, intumuit rursusque minas flatusque remisit..... 47 Ditia permixto fulgebant arva metallo, Eridanus claris radiabat comptus arenis. Per parlare delle acque deU’Eridano cospargerò le secche membra, se non con un largo fiume (di parole), almeno con l’acqua di Pegaso (la voce delle Muse), poiché le aride parole escono a stento in frasi insufficienti.....Era la stagione in cui il tralcio rinverdisce per l’uva matura e mostra al mondo gli ornamenti dell’autunno, in cui (Bacco) Lieo, con la veste madida per le piogge esterne, apre le bucce dell’uva all’interno dei mosti. Straripato per le abbondanti piogge, allora a caso il Po aveva ricoperto i campi, ormai suoi prigionieri, e ribolliva di spume, minacciando le grasse superfici. Correvano attraverso gli immobili flutti le parti superiori di una villa. Allora il mare d’acqua depositò in salvo sul lido un tetto che era stato trascinato via, e la sorte delle casupole di campagna rimase favorevole, mentre tutt’intorno per l’inondazione mutavano aspetto le terre. Avresti potuto vedere le selve costrette a cambiare la loro sede e a correre verso le voraci fiamme sotto la spinta del Po -.... (Il Po,) re dei fiumi liguri, trascinato sotto i gioghi montani, gemette per il peso di una navicella, 526 Lettera a Floro e Decorato. Su Floro cfr. anche n. 130. Decorato fu questore nel 523. — 233 — si gonfiò e respinse indietro i venti minacciosi.....I ricchi campi risplendevano per il metallo che vi era mescolato insieme, e l’Eridano scintillava congiunto alle chiare rive 527. (G.G.) 618. Ennod. cartn. II 84, 1-2: 1 Eusebius Ligurum successit finibus hospes, ignotae tractus plebis amicitia. Eusebio giunse come ospite nella terra dei Liguri, attirato daH’amicizia di un ignoto popolo 528. (G.G.) 619. Ennod. carm. II 141, 1-4: 1 Terrarum culpis vitium, potator, obumbras: ebrius esse nequis vina vomens Ligurum. Dum replet madidus ferventia pectora Bacchus, indicunt validam pocula nostra sitim. O bevitore, tu copri il tuo vizio con le colpe della terra: non puoi essere ubriaco vomitando vini liguri. Mentre Bacco madido riempie i fervidi petti, le nostre tazze continuano a rivelare una vigorosa sete 529. (G.G.) 620. Ennod. carm. II 143, 1-2: 1 In Ligurum terris potorem qui vocat errat: numquid vina bibit vina bibens Ligurum? Sbaglia chi afferma che qualcuno è bevitore nella terra dei Liguri: forse che chi beve del vino ligure beve vino 530? (G.G.) 621. Cassiod. var. VIII 16, 5: Nam cum post transitum divae memo-TlAU do.mn^ av* nostn anxia populorum vota trepidarent et de tanti regni adhuc incerto herede subiectorum se corda perfunderent, auspicia nostra iguribus felix portitor nuntiasti et sapientiae tuae allocutione firmati maerorem, quem de occasu conceperant, ortu nostri imperii in gaudia commutabant. 528 Desctizione di una terribile inondazione del Po avvenuta forse nel 502. presule de?*n° 1359 ep'ta^° Eusebio, vescovo di Milano, diverso daH’omonimo scarsa eradazlo n a^· ®norato. particolarmente amante del vino. Sulla scarsa^ gradazione alcolica dei vini liguri cfr. anche n. 620. Carme dedicato a Fausto, su cui v. n. 121. Sui vini liguri v. invece n. 619. — 234 - Infatti quando, dopo la morte della santa memoria del nostro signore ed avo (Teo-dorico), trepidavano gli ansiosi voti del popolo e si gonfiavano i cuori dei sudditi per 1 ancora incerto erede di un così grande regno, tu fosti il felice nunzio dei nostri auspici ai Liguri, ed essi, frenato grazie alle tue sagge parole quel dolore che era venuto loro per la fine del re, mutavano lo stesso in gaudio per l’inizio del nostro impero531. (G.G.) 622. Cassiod. var. X 27, 2: v. n. 139. 623. Cassiod. var. XI 15: v. n. 141. 624. Cassiod. var. XI 16: Liguribus Senator PPO. [1] Studiose nos oportet erigere, quos statuit regalis pietas sublevare: nam quibus dominorum clementia voluit descendere, convenit his etiam su-biectos de propria dignitate praestare. Nuper mihi gratias retulistis, quod spem vobis bonorum quam fructum aliquem contulissem. Invitastis me ad beneficia, quia magna suscepistis gratulatione promissa. Absolvimus votum iudicis obligati. Quae fuerunt praedicta, nunc probantur impleta. [2] Initium igitur a libra faciemus, quia ubi conscientiam fas est intendere, inde debet sermo iudicis inchoare. Hinc est, quod in ponderibus atque mensuris vos suggeritis ingravatos. Et ideo nostra cura providebit, ut nullius vos ulterius ex ea parte vexare possit iniquitas, quia grave scelus esse iudicamus aut mensuras modum excedere aut libram aequissimi ponderis iustitiam non habere. [3] Milites etiam sedis nostrae nec non exactores atque susceptores, a quibus gravia vobis inferri dispendia suspirastis, praeceptis nostris fecimus conveniri, ut deductis ad liquidum ratiociniis si quid fraudis potuerit inveniri, sine aliqua dilatione persolvant: quia hoc nostris temporibus profitemur inimicum, ut alter alterius laetetur incommodo. [4] Nunc ad apparatum fiorentissimi exercitus vota convertite, universa sine querella vel tardidate aliqua procurantes. Efficaciter enim me ad omnia benigna constringitis, si gratanter quae sunt iussa completis. Laetus oboediat, quem causa generalitatis invitat. Illa sola dolere debent dispendia, quae studio videntur cupiditatis imposita. Nam quod pro rerum necessitate praecipitur, inde prudentum animus non gravatur. (Cassiodoro) Senatore, prefetto del pretorio, ai Liguri. E’ necessario che noi sosteniamo con cura coloro che la regale pietà ordinò venissero confortati: infatti è cosa conveniente che coloro sui quali volle scendere la clemenza dei signori siano generosi con chi dipende dalla loro dignità. Mi avete 531 Lettera del 527 o del 528, indirizzata dal re ostrogoto Atalarico a Rufio Opilione, console del 524 e allora comes sacrarum largitionum. Su questa carica v. n. 98. — 235 — appena ringraziato per avervi fornito, più che un qualche frutto, la speranza di beni futuri. L’avere voi accolto con grande gratitudine ciò che vi è stato promesso, mi ha spinto a beneficarvi. Obbligati (per questo), adempimmo la vostra richiesta di fungere da giudici. Ciò che fu preannunciato, ora, una volta compiuto, viene apprezzato. Inizieremo dunque a parlare della bilancia, dal momento che il discorso del giudice deve aver inizio da ciò di cui è giusto avere coscienza. Ne deriva il fatto che, secondo voi, siete stati danneggiati nei pesi e nelle misure. E perciò la nostra cura provvedere affinché nessuna ingiustizia vi possa ulteriormente vessare in questo, poiché giudichiamo grave delitto sia eccedere nelle misure, sia non avere una bilancia dal peso assolutamente giusto. Facemmo anche sì che i soldati che dipendono da noi, gli esattori e gli altri raccoglitori di denaro, dai quali, secondo quanto andate sospirando, vennero a voi molte spese supplementari, obbedissero ai nostri precetti, affinché, fatti con esattezza i calcoli, si paghi senza alcuna dilazione, se si sarà trovata qualche frode: dichiariamo apertamente infatti che il rallegrarsi a vicenda dei mali altrui è un aspetto negativo dei nostri tempi. Ora convertite i vostri voti nell apprestare un esercito molto forte, procurando tutte le cose senza lamentele e senza alcun ritardo. 1 spingete infatti con efficacia a tutto ciò che può esservi di beneficio, se compite lietamente quelle azioni che vi sono comandate. Obbedisca contento colui che è so lecitato dall’interesse generale. Debbono addolorare solo quelle spese che appaiono imposte dall’avidità. Infatti ciò che viene preso per necessità non turba 1 animo delle persone sagge 532. (G.G.) 625. Cassiod. var. XII 28, 9: v. n. 143. 626. Iordan. Rom. 177: Peracto si quidem Punico et nec dum quantulum respirato sequitur Liguricum. Nam Ligures hi imis Alpium iugis adhaerentes inter Varum Magramque amnem implicitos dumis silvestribus victitabant, quos pene maius fuit invenire quam vincere. Tuti si quidem locis et fuga durum atque velox genus ex occasione latrocinia magis quam bella faciebant. Itaque cum diu multumque eluderent saltu viis Decilates Oxuvii Buriates Ingauni, tandem Fulvius latebras eorum igni sepsit, Be-bius vero in plana deduxit, Postumius ita exarmavit, ut vix reliquerit ferrum, quo terra coleretur. Terminata Ia guerra punica, segue la guerra contro i Liguri, senza che ancora si fosse ^ .un P° .il fiato. Trovare i Liguri che vivevano abbarbicati nei più bassi gioghi e e pi fra il fiume Varo e il Magra 533 e che si nascondevano in mezzo a cespugli oscosi era quasi più difficile che vincerli. Sicuri per i luoghi e per l’abilità nel fuggire, stirpe ura e svelta, secondo l’opportunità facevano più rapine che guerre. Pertanto dopo che a lungo e molte volte ci elusero i Salluvi »>, i Deciati, gli Ossibi, gli Eubu- Limiria lettera del 534. Per analoghe disposizioni di Cassiodoro in favore della 533 c « Cassiodoro prefetto del pretorio v. n. 140. orientale V n V confine occidentale della Liguria v. n. 31. Sul Magra confine orientale v n. 36. Su queste caratteristiche dei Liguri v. infine n. 356. ms nel testo è forma corrotta per Salluvii. riati, gli Ingauni, alla fine Fulvio avvolse nelle fiamme i loro nascondigli, Bebio li trasse in zone pianeggianti, Postumio li disarmò, al punto che lasciò loro solo gli strumenti di ferro per lavorare la terra 535. (E.S.) 627. Pelagius I, ep. II, col. 395: De Liguribus, atque Veneticis, et Istriis episcopis quid dicam? Quos idonea est excellentia vestra et ratione et potestate reprimere, et dimittitis eos in contemptum apostolicarum sedium de sua rusticitate gloriari: cum, si quid eos de iudicio universalis synodi, quod Constantinopoli per primum nuper elapsam indictionem actum est, forte movebat, ad sedem apostolicam (quomodo semper factum est) electis aliquibus de suis, qui dare et accipere rationem possent, dirigere debuerunt; et non clausis oculis corpus Christi Dei nostri, hoc est sanctam Ecclesiam lacerare. Che cosa dovrei dire sui vescovi liguri, veneti e istriani? La vostra eccellenza è in grado, per intelletto e potere, di reprimerli, eppure permettete che nella loro ignoranza si glorino, disprezzando la sede apostolica: se qualcosa per caso li spingeva contro il giudizio del sinodo universale che si tenne a Costantinopoli durante l’indizione appena trascorsa, avrebbero dovuto dirigere le loro rimostranze alla sede apostolica (come fu sempre fatto), eleggendo alcuni fra coloro che avevano quell’opinione, per spiegare le loro idee e riceverne risposta; non avrebbero dovuto invece ciecamente lacerare il corpo di Cristo, nostro Dio, cioè la Santa Chiesa 536. (G.G.) 628. Procop. bell. Pers. II 2, 1: Έν τούτω δέ Ούίττιγις, ό τών Γότθων ήγούμενος, ήδη τώ πολέμω κεκακωμένος, πρέσβεις δύο παρ’ αύτόν επεμψεν, άναπείσοντας έπί 'Ρωμαίους στρατεύεσθαι, ού Γότθους μεντοι, όπως μή κατάδηλοι αύτόθεν γινόμενοι ξυγχέωσι τά πρασσόμενα, αλλα Αιγούρους ιερείς, χρήμασιν άδροΐς ές ταύτην ήγμένους τήν πραξιν. [2] Ών άτερος μέν, δσπερ άξιώτερος έδοξεν είναι, δόκησίν τε καί ονομα επισκοπου περιβεβλημένος ούδέν αύτω προσηκον, ές τήν πρεσβείαν καθίστατο, ο δε δή ετερος αύτω υπηρετών εϊπετο. Intanto Vitige, re dei Goti, già in difficoltà per la guerra (contro i Bizantini), mandò due ambasciatori da lui (Cosroe I) per persuaderlo a combattere contro i Romani; questi ambasciatori non erano peraltro Goti, affinché non rompessero manifestamente i patti, essendo di tale origine, ma sacerdoti liguri, persuasi a compiere quell incarico con ricchi doni. Di questi uno, che sembrò essere il più stimabile, assunse la veste e il nome di vescovo, per nulla legittimi, e venne incaricato dell’ambasciata, 1 altro seguiva il primo come assistente 537. (G.G.) 535 Su Fulvio, Bebio e Postumio v. rispettivamente nn. 387; 388; 384. L intero brano riprende quasi integralmente Floro (v. n. 500). 536 Lettera indirizzata al comandante bizantino Narsete, con 1 invito di adope rarsi per stroncare le risorgenti manovre dei vescovi ariani. Pelagio fu papa eia al 560. 537 Su questa ambasceria a Cosroe I, v. n. 640. — 237 — 629. Procop. beli. Vand. I 7, 4: Ουτος γάρ ό Μαιορϊνος, ξύμπαντας τούς πώποτε 'Ρωμαίων βεβασιλευκότας ύπεραίρων άρετη παση, το Λιβύης πάθ-ος ούκ ήνεγκε πράως, άλλά στρατιάν έπί Βανδίλους αξιολογωτατην άγείρας έν Λιγούροις έγένετο, αύτός τω στρατω έπί τους πολέμιους εξη-γεΐσθαι διανοούμενος. Infatti questo Maioriano, superiore in valore a tutti gli imperatori romani che lo avevano preceduto, non tollerò con rassegnazione la perdita della Libia, ma avendo raccolto un esercito veramente considerevole per la guerra contro i Vandali, si P°rt° in Liguria, intendendo essere lui stesso alla testa dell’esercito contro i nemici53S. (G.G.) 630. Procop. bell. Goth. I 12, 4: v. n. 151. 631. Procop. bell. Goth. I 12, 20:.....έπεί δέ αυτήν Οδοακρος ες τυραννίδα μετέβαλε, τότε δή, τοΰ τυράννου σφίσιν ένδιδόντος, ξυμπασαν Γαλλίαν Ούισίγοτθοι έσχον μέχρι ’Λλπεων, αΐ τά Γάλλων τε όρια και Λιγούρων διορίζουσι. .....nel tempo in cui Odoacre diventò tiranno, e col consenso di questi, i Visigoti occu parono tutta la Gallia fino alle Alpi che segnano il confine fra i Galli ed i Liguri (G.G.) 632. Procop. bell. Goth. I 14, 5: Φιδέλιόν τε πέμψαντες, άνδρα έκ Με-διολανου ορμώμενον, ή έν Λιγούροις κεΐται, δς δή Άταλαριχω παρηδρευο προτερον (κοιαίστωρα δέ τήν άρχήν ταύτην καλοϋσι 'Ρωμαίοι), Βελισα-ριον ες Ρώμην έκάλουν, άμαχητί τήν πόλιν παραδώσειν ύποσχομενοι. E (gli abitanti di Roma), inviato Fidelio, un uomo nativo di Milano, città della Liguria, e precedentemente consigliere di Atalarico - i Romani chiamano « questore » i occupa una tale carica — spingevano Belisario a venire a Roma, promettendogli di consegnare la città nelle sue mani senza battagliai40. (G.G.) 633 Procop. bell. Goth. I 15, 28:..... ύπέρ δέ 'Ραβέννης πόλεως α ου του ποταμού εν αριστεροί Λιγούριοι ώκηνται. ma al di là di Ravenna, sulla sinistra del fiume Po, abitavano i Liguri. (G.G.) 538 c* stare rAfrica^offliMi^ÌS s^?rt.“naj° tentativo dell’imperatore Maioriano di riconqui- 539 A 8llend0!a, 31 Vandah nel 460. Cfr. anche n. 150. d’Occidente II "terminp6!’ 3000 de^a scomParsa dell’ultimo imperatore romano .im ωο,“·indic*che ·*occhi * mm- vava a NapolTT’annol ii 55Γ ΡεΓ Fìddio^l Pn'P J .j'1''''"'’' 3 Be,isari° che si cr0' — 238 — ■· 634. Procop. bell. Goth. I 26, 1 : Ούίττιγις δέ τά μέν πρώτα θυμώ τε και απορία εχομενος τών δορυφόρων τινάς ές 'Ράβενναν πέμψας 'Ρωμαίων τους εκ βουλής άπαντας, οΰσπερ κατ’ άρχάς τοΰδε τοΰ πολέμου ένταΰθα ηγαγε, κτεινειν εκέλευε. [2] Καί αύτών τινες μέν προμαθόντες φυγεΐν ίσχυσαν, εν οις Βηργεντΐνός τε ήν καί 'Ρεπάρατος, Βιγιλίου άδελφός, τοΰ Ρώμης αρχιερέως, οϊπερ άμφω ές Λιγούρους κομισθέντες αύτοΰ έμενον. Οί δέ λοιποί άπαντες διεφθάρησαν. Vitige, pieno di rabbia e di incertezza sul da farsi, mandò parte delle sue guardie del corpo a Ravenna con l’ordine di uccidere tutti i senatori romani che egli aveva fatto condurre lì all inizio di questa guerra. Alcuni di essi, conosciuto tale proposito, riuscirono a fuggire; fra quelli vi erano Vergentino e Reparato, fratello di Vigilio, il papa di Roma, i quali riuscirono entrambi a raggiungere la Liguria, dove si trattennero; gli altri vennero tutti sterminati541. (G.G.) 635. Procop. bell. Goth. II 7, 37: v. n. 152. 636. Procop. bell. Goth. II 12, 27: Ξυνήν δέ αύτοΐς καί Φιδέλιος, δς εγεγονει τής αυλής έπαρχος. [28] Έκ Μεδιολάνου γάρ όρμώμενος έπιτή-δειος τουτω έδοξε τώ στρατω έπεσθαι άτε δύναμίν τινα έν Λιγούροις έχων. [29] Πλεύσαντες ούν έκ τοΰ 'Ρωμαίων λιμένος Γενούα προσέσχον, ή Τουσκιας μέν έστιν έσχάτη, παράπλου δέ καλώς Γάλλων τε καί 'Ισπανών κεΐται. [30] Ένθα δή τάς τε ναΰς άπολιπόντες καί όδω πορευόμενοι πρόσω εχωρουν, τούς λέμβους τών νηών έν ταϊς άμάξαις ένθέμενοι, δπως αν Παόον τον ποταμόν διαβαίνουσι μηδέν σφίσιν έμπόδιον εϊη. [31] Οΰτω γοΰν τοΰ ποταμοΰ την διάβασιν έποιήσαντο. Έπεί δέ τον Πάδον διαβάντες ές Τικηνον πόλιν άφίκοντο, Γότθοι αύτοΐς άπαντήσαντες ές χεΐρας ήλθον. Era con essi anche Fidelio, il prefetto del pretorio. Essendo nativo di Milano, egli sembrò infatti la persona adatta a seguire l’esercito, avendo dell’influenza fra i Liguri. Navigando dunque dal porto di Roma, raggiunsero Genova, la quale è l’estrema città della Tuscia 542, ed è situata in un approdo favorevole tra i Galli e gli Ispani. Avendo lasciate lì le navi e proseguendo nel cammino, avanzavano con le barche delle navi nei carri, per poter passare il fiume Po senza intralci. Così dunque avvenne il passaggio del fiume. Dopo che ebbero attraversato il Po, essi giunsero nella città di Pavia e catturarono i Goti che si erano fatti loro incontroM3. (G.G.) 541 Nella primavera del 537 il re ostrogoto Vitige, deluso nei suoi tentativi di togliere Roma ai Bizantini di Belisario, fa uccidere i senatori romani trattenuti come ostaggi a Ravenna. Dei due scampati in Liguria, Reparato era fratello di Vigilio, che da pochi giorni era stato creato papa col favore di Bisanzio (su Vigilio cfr. anche n. 144). 542 In quest’epoca, se l’affermazione non deriva da un errore di Procopio, Genova costituiva l’estrema propaggine nord-occidentale della provincia di Tuscia. 543 Su questa spedizione, e sulla figura di Fidelio, v. n. 152. - 239 — 637. Procop. bell. Goth. II 12, 41: Τά μέν oùv έν Λιγούροις έφέρετο τη δε καί ό χειμών έληγε, καί τρίτον έτος έτελευτα τω πολεμώ τωδε..... Andavano in tal modo i fatti in Liguria; terminava l’inverno e finiva così il terzo anno di guerra 544 ..... (G.G.) 638. Procop. bell. Goth. II 21, 13: Μετά δέ Μαρτίνος άπολύεσθαι τήν αιτίαν έθέλων Βελισαρίω έγραψε τάδε « Έπεμψας ημας ώδε τοΐς εν Μεδιολάνω κινδυνεύουσιν έπαμυνοϋντας, καί ημείς πολλή σπουδή, ωσπ^ρ σύ έκέλευες, άχρι ές Πάδον ποταμόν ήκομεν, δν διαβαινειν ο στρατός δέδοικεν, έπεί δύναμίν τε Γότθων μεγάλην και Βουργουζιωνων παμπολυ τι ξύν αύτοϊς πλήθος έν Λιγούροις είναι άκούομεν, προς οΰς γε ημείς διαμάχεσθαι μόνοι ούχ οϊοί τε οίόμεθα είναι.....»· Quindi Martino, volendo liberarsi dalle accuse (per la mancata avanzata a nord del Po), scrisse a Belisario queste cose: « Tu ci hai mandati per aiutare coloro che eran0 in pericolo a Milano, e noi siamo giunti con molta fretta, come ci ordinavi, al Po, l’esercito però ha paura di attraversarlo, poiché sentiamo che nella terra dei Liguri vi è un grande esercito di Goti assieme ad un grandissimo numero di Burgundi, e contro di essi noi da soli pensiamo di non essere in grado di combattere 545 .....»· (G. .) 639. Procop. bell. Goth. II 21, 29: 'Ως δέ οί πολέμιοι Μουνδίλα τε καί τοΐς στρατιώταις τά πιστά έδοσαν, θυμώ τε πολλω ες Λιγουρους εχο μενοι άπαντας άπολοΰντες ένδηλοι ήσαν..... I nemici diedero pegni di salvezza a Mundila e ai soldati (bizantini), ma mostravano chiaramente di voler distruggere i Liguri, verso cui erano grandemente adirati - ..... 640.^ Procop. bell. Goth. II 22, 17: Έδοξεν ουν πρέσβεις παρά τον Μ/]δων βασιλέα Χοσρόην στέλλεσθαι, ού Γότθους μέντοι, όπως μη κατάδηλοι αυτοθεν γινόμενοι ξυγχέωσι τά πρασσόμενα, άλλα 'Ρωμαίους, οιπερ αυτόν Ιουστινιανω βασιλεΐ πολέμιον καταστήσουσι. [18] Διό δη τών εν Λιγούροις ιερεων δύο χρήμασι πολλοΐς ές ταύτην άναπείθουσι τήν υπουργίαν. [19] Ων άτερος μέν, οσπερ άξιώτερος έδοξεν είναι, επισκόπου δο-κησιν τε και ονομα περιβεβλημένος, ούδέν αύτω προσήκον, ές τήν πρεσβείαν καθίστατο, ο δε έτερος αύτω υπηρετών εϊπετο. [20] Γράμματά τε αυτοΐς εγχαρισας προς Χοσροην γεγραμμένα Ούίττιγις έπεμψεν. Οΐς δή Χοσροης ήγμ«.νος ^ ανηκεστα εν σπονδαΐς έργα 'Ρωμαίους εΐργάσατο, ώσπερ μοι εν τοις έμπροσθεν λόγοις έρρήθη. 545 c” questa sPedizione in Liguria, v. n. 152. 546 ui Burgundi e sui rinforzi bizantini ricordati nella lettera di Martino v. n. 154. Irattative di pace a Milano. V. n. 154. — 240 — Sembrò bene dunque mandare degli ambasciatori al re dei Persiani Cosroe, non Goti peraltro, affinché non rompessero manifestamente i patti, essendo di tale origine, ma omani, che avrebbero reso il re nemico dell’imperatore Giustiniano. Perciò persua-ono a compiere quell incarico con grandi somme di denaro due sacerdoti liguri. Di questi uno, che sembrò essere il più stimabile, assunse la veste ed il nome di vescovo, per nu a legittime, e venne incaricato dell’ambasciata, l’altro seguiva il primo come assistente. i^ge diede loro una lettera scritta per Cosroe. Spinto da questa, Cosroe compì atti ostili ai Romani con la tregua ancora vigente, come è stato da me detto precedentemente547. (G.G.) Mi. Procop. bell. Goth. II 24, 20: Ούίττιγις δέ Ούραΐαν έκέλευε ξύν Tcp εν ^ιγουροις στρατω ες Τικινούς ΐέναι· ουτω γάρ καί αύτός ΐσχυρίζετο παση τ^ Γότθων δυνάμει τοϊς πολιορκουμένοις παρέσεσθαι. [21] Ό δέ κατα ταΰτα εποιει και άπαν κινήσας τό ξύν αύτω στράτευμα ές Τικι-νους ^ει. Vitige ordinava ad Uraia di portarsi verso Pavia con l’esercito ligure; così infatti egli poteva aiutare gli assediati (di Ravenna) con tutta l’armata gotica. Quello faceva dunque in questo modo e avendo messo in movimento tutto l’esercito che aveva con sé, giunse a Pavia 54«. (G.G.) · ROCOP. bell. Goth. II 25, 5 : Οΰτω μέν Φράγγοι τάς 'Άλπεις άμεί- Γάλλους τε και Ιταλούς διορίζουσιν, έν Λιγούροις έγένοντο..... [7] ι δε Γερμανοί, τεως μεν έν Λιγούροις ήσαν, ούδέν ές Γότθους ά/αρι επρασσον . .... [8] Ώς δέ ϊκοντο ές Τικινών πόλιν, ίνα δή γέφυραν ές τον πο ι,αμον τοΰτον ετεκτηναντο οί πάλαι 'Ρωμαίοι, τά τε άλλα ύπούργουν οι ταΰια φυλασσοντες και τον Πάδον κατ’ έξουσίαν διαβαίνειν εΐων. σ COS549* FranCThi’ Passate ^ Alpi cbe separano la Gallia dall’Italia, giunsero in Liguria · · ■ · · I Germani, finché furono nella terra dei Liguri, non compirono alcun atto osti e contro i Goti.....Quando poi raggiunsero la città di Pavia, dove gli antici omani avevano costruito un ponte sul fiume (Ticino), quelli che erano di guai ia avano loro assistenza in ogni cosa e permettevano ad essi di passare senza molestia il Po. (G.G.) 643. Procop. bell. Goth. II 28, 3: Συχνάς γάρ οί Γότθοι ακάτους πρότερον εν Λιγούροις συλλέξαντες ές τον Πάδον καθήκαν, άσπερ έμπλησά-μενοι σίτου τε και τών άλλων έπιτηδείων πλεΐν έπί 'Ραβέννης διενοοΰντο. 547 Ambasceria inviata dal re ostrogoto Vitige al sassanide Cosroe I nel 539 per indurre questi alla guerra contro i Bizantini. Cfr., con gli stessi particolari, n. 628. 548 II nuovo re ostrogoto Vitige richiama nel 539 Uraia, che controllava la dopo la presa di Milano. Su Uraia e gli avvenimenti che avevano condotto gli Ostrogoti a riconquistare la capitale ligure v. n. 154. 549 Nella primavera del 539 un’armata franca entrò nella pianura padana al comando del re Teodeberto. Cfr. anche nn. 149; 160; 163. — 241 — 17 I Goti, avendo raccolto dapprima in Liguria un gran numero di navi leggere, le trascinarono fino al Po, e avendole quindi riempite di cibo e delle altre cose necessarie, pensavano di navigare verso Ravenna 550. (G.G.) 644. Procop. bell. Goth. II 28, 28; 31: v. n. 157. 645. Steph. Byzant. ethnica s. v. Άθηναι: Άθηναι πόλεις.....κατά δέ Φίλωνα εξ.....Τετάρτη Λιγυστίων..... Le città di nome Atene sono.....secondo Filone sei.....La quarta è abitata dai Liguri551.....(G.G.) 646. Steph. Byzant. ethnica s. v. Βατετάρα: Βατετάρα, πόλις Λιγύων, θηλυκώς. Batetaracittà dei Liguri, nome femminile 552. (G.G.) 647. Steph. Byzant. ethnica s. v. Εΰβιοι: Εύβιοι, έθνος Λιγυστικόν. Ειρηται εν τω περί τών Άρβαξανών. Eubii, popolo ligure. Se ne parla con riferimento agli Arbassani 553. (G.G.) 648. Steph. Byzant. ethnica s. v. Κύτα: Κύτα.....Καί Κυταία, Λυ- κοφρων « ος εις Κυταίαν τήν Λιβυστίνην μολών »..... , .....E Kytaia ’ in Licofrone: «il quale essendo giunto alla libica (ligure) Kytaia’» 554 .....(G.G.) •r · Jentativo ostrogoto di portare aiuto a Ravenna assediata nel 539. Vi si fa riferimento anche al n. 157, cui v55'nSl77lttaTfQrse di ’ AthenoP°lis colonia di Marsiglia, nella Gallia Narbonese, su E’ A* untore Vi ste^so test0 è riportato in Herodian. Techn. I, p. 330 Lentz. Biblo dnvp mC C C 5arole ^1 esso sono a^che nel fr. 21 Jacoby di Filone di ’552 nca pero Ia descrizione particolareggiata delle sei città. Lentz, seLTÌavvEfinde^10 è ”Ρ°Γ£21° Herodian· Techn· Γ> P- 359 Herodian ^echn^'t CnmeiiQlrTPe Ilgll,re’. v· n- 199. Il testo è riportato anche in «odiar IECHN. I, p. U9 Lentz, limitatamente al primo periodo. Liguri dellAsi^Minore^n 87V' ?°2 (e’ relativamente al problema dei 283 Lentz. ’ 187)' Quest0 test0 è riP°«ato in Herodian. Techn. I, p. - 242 — 649. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Λίβυς: Λίβυς ..... « Λιβυστικάς πλακας » Λυκόφρων, δ τινες διά τοΰ γ γράφουσι κακώς. Libico.... Licofrone 555 (dice): « pianure libiche »; sbagliano coloro che quella parola con la g (’ Ligystikas ’ = liguri) 556. (G.G.) scrivono 650. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Λιβυστϊνοι: Λιβυστϊνοι ..... Ου θηλυκον Λιβυστίνη. Libystinoi (Liguri)..... Il femminile è ’ Libystine ’ ^. (G.G.) υων 651. Steph. ^ Βυζαντ. ethnica s. v. Λιγυστίνη: Λιγυστίνη, πόλις Λιγ της δυτικής Ιβηρίας έγγύς καί τής Ταρτησσοΰ πλησίον. Οί οίκοΰντες Λιγυες καλοΰνται. “cìd“,ak e * Τ"““°· Gli ,bi,ami 652· S™PH· Byzant. ethnica s. v. Όλβία: Όλβία, πόλις Λιγυστική ..... hcm °ε καί πλησίον αύτής ορος Όλβιανόν..... (GG) ”’ CUtà IÌ8Ure56°.....Vidn0 ad essa vi è anche fl monte ’Olbianon ’..... 653. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Περγάντιον: Περγάντιον, πόλις Λι-γυων. ’ Pergantioncittà dei Liguri561. (G.G.) 555 Lycophr Alexandra 648, dove effettivamente la scena è ambientata in Libia (v. anche n. 204). 556 II testo è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 152 Lentz. tratta dei cosiddetti Liguri dell’Asia Minore e del Caucaso, su cui v. n. 187. bi veda soprattutto n. 245. 558 Citta sconosciuta; certo indica la terra dei Liguri in generale. 559'II testo fino a πλησίον è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 334 Lentz. Il periodo successivo di Stefano trova forse riscontro invece in Herodian. Techn. I, p. 236 Lentz: Λίγυς έθνος Ίβηρικόν. Sui Liguri abitanti della penisola iberica v. n. 191. ^ Su Olbia ’ città della Liguria v. n. 15. Il testo è riportato anche in Hero-ρίΛΝ. Techn. I, p. 289 Lentz, limitatamente alle prime parole riguardanti la città. 561 II testo è riportato anche due volte in Herodian. Techn. I, pp. 361; 367 Lentz. - 243 — 654. Steph. Byzant. ethnica s. v. Πλακεντία: Πλακεντία, πόλις Λιγύρων. Piacenza, città dei Liguri 562. (G.G.) 655. Steph. Byzant. ethnica s. v. Πύρρα: Πύρρα ..... Έστι καί κώμη Λιγυστική..... ’ Pyrra ’..... Vi è anche un villaggio (di tal nome) nella Liguria563 .....(G.G.) 656. Steph. Byzant. ethnica s. v. Σικελία: Σικελία ..... « τών δέ νησιωτών οι μέν ιθαγενείς πάλαι Λίγυες έξ Ιταλίας Σικελοι λέγονται, οί δέ έπήλυδες Έλληνές είσι Σικελιώται, ώς Ίταλιώται »..... Sicilia..... «gli indigeni fra gli insulari, un tempo Liguri dell’Italia, sono detti Siculi, mentre i sopraggiunti Greci sono (detti) Sicelioti, come gli Italioti » 564 ..... (G.G.) 657. Steph. Byzant. ethnica s. v. Στοιχάδες: Στοιχάδες, νήσοι τρεις πρός τη Μασσαλία. Καλούνται δέ καί Λιγυστίδες. Stecadi, tre isole presso Marsiglia. Sono chiamate anche Liguri 565. (G.G.) 658. Steph. Byzant. ethnica s. v. Στουΐνος: Στουΐνος, πόλις Λιγυρων. ’ Stuinos città dei Liguri 566. (G.G.) 659. Isid. etym. XIV 6, 41: Corsicae insulae exordium incolae Ligures dederunt appellantes eam ex nomine ducis. Nam quaedam Corsa nomine Ligus mulier, cum taurum ex grege, quem prope litora regebat, trans- Unica testimonianza in proposito. II testo è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 289 Lentz. 266 Lentz*003^1^ sconosc‘uta· H test° è riportato anche in Herodian. Techn. I, Ρ· 'nT Sicilia v. n. 194. II passo tra virgolette, che è riportato anche ss pDIAN· Techn. I, p. 161 Lentz, ed è ripreso in Constant. Porphyr. de tbem. II, nnn ^^nn^COjtltulsce-rVkima parte del fr· 79 a Jacoby di Ellanico di Lesbo, pur non derivando da questi, bensì da una fonte ignota. meniv- Cu* * costl*tu*to il testo di Stefano sono riportati rispettiva- germen te ST TeCHN' l' P' 58 e l> P· 104 L*"* (quest’ultimo in forma leg- popolazione ti Un nome errat0· F°rse Stefano confonde con la Lentz in anpqrf Γ 8v -nl' U .test0 è riPortato in Herodian. Techn. I, p. 183 Lentz in questa forma: Στουΐνος πόλις Λιγύρων κα1 ό πολίτης όμοφώνως. — 244 — natare solitum atque per intervallum corpore aucto remeare videret, cupiens scire incognita sibi pabula, taurum a ceteris digredientem usque ad insulam navigio prosecuta est. Cuius regressu insulae fertilitatem cognoscentes Ligures ratibus ibi profecti sunt, eamque nomine mulieris auctoris et ducis appellaverunt..... [42] Dividitur autem a Sardinia viginti milium freto, cincta Ligustici aequoris sinu ad prospectum Italiae. I Liguri sono stati i primi abitanti dell’isola di Corsica e l’hanno chiamata secondo il nome della loro guida. Infatti una donna ligure, di nome Corsa, vedendo che un toro appartenente a un gregge che custodiva vicino alla spiaggia, era solito gettarsi a nuoto e dopo un certo tempo ritornare con la pancia piena, desiderando conoscere pascoli a lei ignoti, con una barchetta seguì fino all’isola il toro che si allontanava dagli altri. Al suo ritorno i Liguri, informati della fertilità dell’isola, vi si recarono con barche e la denominarono con il nome della donna che li aveva informati e guitti567.....(La Corsica) è divisa dalla Sardegna da uno stretto di venti miglia, circondata dall’insenatura del mar Ligure nel versante di fronte all’Italia. (E.S.) 660. Fredeg. (pseudo), chron. I 5: Hii filii Iafeth: .....Libies..... Libiestini.....[6] Gentes autem quae linguas suas habent haec sunt: .....Lygi res..... Questi sono i figli di Iafet: .....Libi..... Libiestini..... Queste sono poi le genti che hanno lingue proprie: .....Liguri 568 .....(G.G.) 661. Chron. Pasch., col. 120: Είσίν δέ τά τοΰ Ίάφεθ εθνη άπο Μηδίας έως τοΰ έσπερίου κατεσπαρμένα Ώκεανοΰ βλέποντα τά πρός βορραν ούτως· .....Λίγυρες.....Λιγυστανοί.....[col. 133] Τά δέ έθνη α διέσπειρε Κύριος ό Θεός έπί τής γης μετά τον κατακλυσμόν έν ταϊς ήμέραις Φαλέγ καί Ίεκτάν τοΰ άδελφοΰ αύτοΰ έν τή πυργοποιία, δτε συνεχύθησαν αί γλώσσαι αύτών, έστίν ταΰτα·.....Λίγυρες..... Queste sono le genti discendenti da Iafet, sparse dalla Media fino all’Oceano occidentale, ed estese verso settentrione in tal modo: .....Liguri .....Ligustini..... Queste sono le genti che il Signore Dio disperse sulla terra dopo il diluvio nei giorni in cui Falec e suo fratello Iectan costruirono la torre (di Babele), quando furono confuse le loro lingue: .....Liguri 569 .....(G.G.) 662. Paul. Diacon, hist. Rom. III 2: Lucio Cornelio Lentulo Fulvio Flacco consulibus, quibus Hiero Romam venerat, etiam contra Ligures 567 Su questa leggendaria scoperta della Corsica da parte dei Liguri v. n. 256. 568 Per questa genealogia, v. n. 522. V. lo stesso numero per la confusione tra Libi e Liguri. 569 Per questa genealogia, v. n. 522. - 245 - intra Italiam bellum gestum est. (Nam idem consules primi trans Padum Romanas duxere legiones. Pugnatum est ibi cum Insubribus ) et Liguribus, (quorum interfecta sunt XXIII milia, V milia capta sunt,) et de his triumphatum est. Sotto il consolato di Lucio Cornelio Lentulo e di Fulvio Flacco, quando Ierone giunse a Roma, si combatte in Italia anche contro i Liguri. Infatti gli stessi consoli per primi condussero le legioni romane al di là del Po. Si combatte qui con gli Insubri e con i Liguri, di cui ventitremila furono uccisi e cinquemila furono fatti prigionieri, e si trionfò su di essi 570. (E.S.) 663. Paul. Diacon, hist. Rom. Ili 8: Interea multi Ligures et Galli Annibali se coniunxerunt. Frattanto molti Liguri e Galli si unirono ad Annibaie571. (E.S.) 664. Paul. Diacon, hist. Rom. IV 3: (.....Minucius a Liguribus in extremum periculi adductus et insidiis hostium circumventus vix Numidarum equitum industria liberatus est. ) .....Minucio, spinto dai Liguri all’estremo pericolo e circondato dalle insidie dei nemici, a stento fu liberato per l’abilità dei cavalieri Numidi 572. (E.S.) 665. Paul. Diacon, hist. Rom. IV 4: (Lucius Bebius in Hispaniam proficiscens a Liguribus circumventus cum universo exercitu occisus est, unde adeo ne nuntium quidem superfuisse constat, ut internitionem ipsam Romae Massilienses nuntiare curaverint. Marcius consul adversus Ligures profectus superatusque quattuor milia militum amisit.) . test0 posto fuori delle parentesi uncinate deriva da Eutropio (per il passo i utropio e per l’erronea attribuzione del trionfo sui Liguri ai consoli del 237 a. C., v. n. 540); quello all’interno delle parentesi da Oros. IV 13, 11. Anche se Paolo Diacono intendeva riferire l’intero passo agli avvenimenti del 237 a. C., è da notare che οίλ sovrapposto a^a descrizione di quei fatti un accenno alla spedizione romana e contro i soli Insubri. Questo è accaduto senza dubbio a causa della confusione tra ι due consolati dello stesso Quinto Fulvio Fiacco: fu nel 224 infatti che questi, assieme al collega Tito Manlio Torquato, attraversò per la prima volta il Po per affrontare le popolazioni galliche cisalpine. 572 ^εΓ ^uesta not*z‘a ν· n· 541, da cui essa è ripresa integralmente. in generai prrePATntionvren0 332e8ralmente * ^ (V' " 580)' V' " 338' ™ — 246 - Lucio Bebio, mentre andava in Spagna, fu circondato dai Liguri e ucciso con tutto 1 esercito; è noto che di questo non sopravvisse neppure un messaggero, al punto che furono i Marsigliesi coloro che provvidero a riferire a Roma la notizia stessa dello sterminio. Il console Marcio, che era andato contro i Liguri, fu vinto e perse quattromila soldati573. (E.S.) 666. Paul. Diacon, ex Fest. p. 425 Lindsay: Sacrani appellati sunt Reate orti, qui ex Septimontio Ligures Siculosque exegerunt; dicti Sacrani, quod vere sacro sint nati. Sono stati chiamati Sacrani quelli che provenivano da Rieti e che scacciarono dal Settimonzio i Liguri e i Siculi; sono stati detti Sacrani perché erano nati nella primavera sacra 574. (E.S.) 573 Per i due episodi citati v. rispettivamente nn. 350; 361. Essi sono ripresi integralmente da Orosio (v. per entrambi n. 581). 574 Per le stesse notizie, v. n. 504. - 247 - ■ Alpini Denominazione generica delle popolazioni liguri stanziate negli Appennini e nelle Alpi Marittime, particolarmente testimoniate nella zona a nord di Savona. Forme attestate: Alpini, Inalpini. 667. Liv. XXVIII 42, 12: v. n. 310. 668. Liv. XXVIII 46, 7: v. n. 311. 669. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Ambrones Popolazione di incerta origine, testimoniata come ligure in una sola fonte, ma probabilmente celtica. Forme attestate: ’Άμβρωνες. 670. Plut. Mar. 19, 5-6: v. n. 487. Apuani Denominazione delle tribù liguri stanziate nell’alta valle del Magra, al confine fra 1 Etruria e il territorio di Pisa e di Lucca, nell’odierna Garfagnana. Forme at- testate : Apuani. 671. Liv. XXXIX 2, 5: V. n. 358. 672. Liv. XXXIX 20 , 5 : v r. n. 361 673. Liv. XXXIX 32, 2: V. n. 363. 674. Liv. XL 1, 3: V. n. 370. 675. Liv. XL 36, 7: V. n. 385. 676. Liv. XL 37, 9: V. n. 387. — 251 — 677. Lrv. XL 38, 3: v. n. 388. 678. Liv. XL 41, 3: v. n. 389. Arbaxani Popolazione di incerta localizzazione, forse facente parte di quei Liguri che in epoca remota sono testimoniati nelle regioni nord-occidentali o settentrionali e uropa. Forme attestate: Άρβαξανοί. 679. Theopomp. fr. 203 a Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Ίψίκουροι: v. n. 199. 680. Theopomp. fr. 203 b Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Άρβαξανοί: v. n. 200. 681. Steph. Byzant. ethnica s.v. Εΰβιοι: v. n. 647. Baebiani . ... Gruppo di popolazioni liguri cosi denominate dal console romano M. Bebio ai che nel 180 a.C. le deportò nel Sannio, dove si insediarono stabilmente, orme testate: Baebiani, Bebiani. 682. Plin. n.h. Ili 11, 105: v. n. 454. 683. Liber colon, p. 235 BIume-Lachmann-Rudorff: v. n. 475. Bagienni Popolazione ligure stanziata nella zona sud-occidentale del Piemonte, ad ovest delle attuali Langhe. Forme attestate: Bagienni, Bagitenni, Vagenni. 684. Varrò, de re r. I 51, 2: Non nulli etiam tegunt areas, ut in Ba-giennis, quod ibi saepe id temporis anni oriuntur nimbi. Alcuni anche coprono le aie, come fra i Bagienni, perché qui spesso in quella stagione (delle messi) scoppiano temporali. (E.S.) 685. Vell. Paterc. I 15, 5: De Dertona ambigitur.....Post tres et viginti annos in Bagiennis Eporedia Mario sextum Valerioque Flacco consulibus. — 252 - Per quanto riguarda Tortona c’è incertezza 1.....Dopo ventitré anni (fu dedotta la colonia di) Ivrea nel territorio dei Bagienni, essendo consoli Mario, per la sesta volta, e Valerio Fiacco2. (G.G.) 686. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 687. Plin. n.h. Ili 16, 117: V. n. 455. 688. Plin. n.h. III 20, 135: V. n. 457 689. Sil. ; [tal. VIII 605: v. n. 460. 690. Tab. Peut. : v. n. 4. Bimbelli Popolazione ligure stanziata probabilmente non lontano dall’attuale Acqui Terme. Forme attestate: Binbelli. 691. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Caburriates Popolazione ligure stanziata forse ad est del basso Ticino. Forme attestate: Caburriates. 692. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Capillati Denominazione di popolazioni liguri alpine caratterizzate dalla capigliatura simile a quella dei Galli Cornati. Forme attestate: Capillati, Κομητοί. 693. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 694. Plin. n.h. Ili 20, 135: v. n. 457. 695. Cass. Dio LIV 24, 3: v. n. 517. 1 Non si hanno dati per stabilire l’anno della fondazione della colonia di Tortona. 2 Ivrea divenne colonia romana nel 100 a. C. (per la sua fondazione cfr. n. 456). Peraltro i Bagienni non abitavano a nord del Po, ma a sud, lungo il medio Tanaro. — 253 — Casmonates Popolazione ligure stanziata probabilmente nel versante settentrionale dell Appennino ligure'-emiliano, non lontano dall’antica Velleia, oggi in provincia di Piacenza. Forme attestate: Casmonates. 696. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Celeiates Popolazione ligure, probabilmente confinante con i Cerdiciates, stanziata a sud del Po, non lontano dall’attuale Casteggio (Pavia). Essi sono forse identificabili con i Celines (v. voce relativa). Forme attestate: Celeiates. 697. Liv. XXXII 29, 7: v. n. 325. Celines Popolazione ligure probabilmente stanziata a sud del Po, non lontano dall attuale Casteggio (Pavia), e confinante con i Cerdiciates. E’ possibile che debbano essere identificati con i Celeiates (v. voce relativa). Forme attestate: Celines. 698. Liv. XXXI 10, 2: v. n. 323. Celtoligures Termine indicante popolazioni miste di Celti e di Liguri. Forme attestate: Κελτολίγυες. 699. Aristot. (pseudo), de mir. ause. 85 (837 a) : Έκ τής Ιταλίας φ*-σίν έως τής Κελτικής καί Κελτολιγύων καί Ίβήρων είναι τινα οδον Ηρα κλειαν καλουμένην, δι’ ής έάν τε "Ελλην έάν τε έγχώριος τις πορευηται, τηρεϊσθ-αι υπό τών παροικούντων, όπως μηδέν άδικηθή' την γαρ ζημίαν έκτίνειν καθ’ ους αν γένηται το αδίκημα. Si dice che dall’Italia fino alla Celtica, ai Celtoliguri e agli Iberi vi sia una strada chiamata Eraclea 3, e che se qualche Greco o indigeno vi passa, è sorvegliato dalle popolazioni vicine in modo che non subisca alcun torto: infatti pagano un’ammenda per le persone a cui è recato danno. (E.S.) 700. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. 3 Altra testimonianza su questa strada semileggendaria al n. 921. In questo secondo caso tuttavia non si parla di Celtoliguri. - 254 - Cerdiciates Popolazione ligure probabilmente confinante con i Celeiates e con i Celines, stanziata a sud del Po, nei pressi dell’odierna Casteggio (Pavia). Forme attestate: Cerdiciates. 701. Liv. XXXII 29, 7: v. n. 325. Corneliani Gruppo di popolazioni liguri così chiamate dal nome del console romano P. Cornelio Cetego, che nel 180 a.C. le deportò nel Sannio, dove si insediarono stabilmente. Forme attestate: Corneliani. 702. Pun. n.h. Ili 11, 105: v. n. 454. 703. Liber colon, p. 235 Blume-Lachmann-Rudorfi: v. n. 475. Deciates Popolazione ligure stanziata nella zona a nord-ovest di Nizza. Forme attestate: Deciates, Decilates, Δεκιάτιοι, Δεκιηται. 704. Pol. XXXIII 9, 8; 10, 5; 10, 9: v. η. 767. 705- Artemid. Ephes. fr. 41 Stiehle = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Δεκιητον: Δεκιητον, πόλις Ιταλίας. Tò έθνικον Δεκιήται, ώς Άρτεμίδωρος έν ά Γεογραφουμένων. Dekieton , città dell Italia. L’etnico è Deciati, come afferma Artemidoro nel primo libro della «Geografìa»4. (G.G.) 706. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 707. Pomp. Mela II 5, 76: Nicaea tangit Alpes, tangit oppidum Decia-tum, tangit Antipolis. Nizza è contigua alle Alpi, e lo sono anche ’ Oppidum Deciatum ’ e Antibes. (E.S.) 708. Plin. n.h. Ili 4, 35: v. n. 771. 4 II testo di Artemidoro è riportato integralmente in Herodian. Techn. II, p. 864 Lentz, e parzialmente in Herodian. Techn. I, p. 74 (con la variante έθνος in luogo di πόλις) e I, p, 390 Lentz (solo le prime parole, senza l’indicazione dell’etnico, né della fonte). - 255 - 709. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 710. Flor. I 19, 5: v. n. 500. 711. Ptol. geogr. II 10, 8: v. η. 1. 712. Iordan. Rom. 177: v. n. 626. Elesyces Popolazione ligure stanziata intorno a Narbona. Forme attestate: Elesyces, Ελισυκοι. 713. Hecataeus fr. 53 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Ελισυκοι: v. n. 183. 714. Herod. VII 165: v. n. 188. 715. Avien. ora marit. 586-588: 586 .....gens Elesycum prius loca haec tenebat, atque Nar(b)o civitas era(t) ferocis maximum regni caput. .....questi luoghi prima erano occupati dalla popolazione degli Elisichi e la citta di Narbona era la capitale del regno bellicoso. (E.S.) Epanterii Popolazione ligure, forse identificabile con i Montani (v. voce relativa), stanziata prò babilmente nelle Alpi Marittime a nord degli Ingauni. Forme attestate: Epan/ciii. 716. Liv. XXVIII 46, 9: v. n. 312. Eubii Popolazione di incerta localizzazione, forse facente parte di quei Liguri che in epoca remota sono testimoniati nelle regioni nord-occidentali o settentrionali dell Europa. Forme attestate: Εΰβιοι. 717. Theopomp. fr. 203 a Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Ίψίκουροι: v. n. 199. 718. Steph. Byzant. ethnica s. v. Εΰβιοι: v. n. 647. — 256 - Euburiates Popolazione ligure che è forse da identificare con gli Intimila (v. voce relativa). Foime attestate: Buriates, Euburiates. 719. Flor. I 19, 5: v. n. 500. 720. Iordan. Rom. Ili: v. n. 626. Friniates Popolazione ligure stanziata sul versante emiliano dell’Appennino centro-settentrionale, pro a ι mente nella zona dell’attuale Frignano. Forme attestate: Friniates. 721. Liv. XXXIX 2, 1: v. n. 357. 722. Liv. XXXIX 2, 9: v. n. 359. 723. Liv. XLI 19, 1: v. n. 408. Garuli polazione ligure abitante in una zona imprecisabile del versante meridionale del-J Appennino ligure-emiliano. Forme attestate: Garuli. 724. Liv. XLI 19, 1: v. n. 408. Hergates opolazione ligure stanziata in una zona imprecisabile del versante meridionale del-1 Appennino ligure emiliano. Forme attestate: Hergates. 725. Liv. XLI 19, 1: v. n. 408. Ilvates Popolazione ligure di sede non ben conosciuta, forse fra gli Appennini e la pianura di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Forme attestate: Ilvates. 726. Liv. XXXI 10, 2: v. n. 323. 727. Liv. XXXII 29, 7: v. n. 325. 728. Liv. XXXII 31, 4: v. n. 326. — 257 — . 18 Ingauni Popolazione ligure stanziata nei dintorni di Albenga. Forme attestate. Albingauni, Inganni, ’Ίγγαυνοι. 729. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 730. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 731. Liv. XXVIII 46, 9; 11: v. n. 312. 732. Liv. XXIX 5, 2: v. n. 313. 733. Liv. XXX 19, 1: v. n. 319. 734. Liv. XXXI 2, 11: v. n. 322. 735. Liv. XXXIX 32,4: v. n. 363. 736. Liv. XL 25, 1: v. n. 375. 737. Liv. XL 28, 6: v. n. 380. 738. Liv. XL 34, 7: v. n. 383. 739. Liv. XL 41, 6: v. n. 390. 740. Plin. n.h. Ili 5, 46: v. n. 45. 741. Flor. I 19, 5: v. n. 500. 742. S.H.A. quad. tyr. 12, 1: Proculo patria Albinga[t]uni fuere, positi in Alpibus maritimis. Domi nobilis sed maioribus latrocinantibus atque adeo pecore ac servis et his rebus, quas abduxerat, satis dives. Proculo5 nacque ad Albenga, nelle Alpi Marittime, da famiglia illustre. Ma poiché ■ suoi avi avevano esercitato il brigantaggio, egli possedeva in abbondanza bestiame, servi e ciò che essi avevano rapinato. (A.A.) 5 Proculo capeggiò un’insurrezione militare contro l’imperatore Probo e si proclamò Augusto nel 280 o nel 281. Per Proculo cfr. anche n. 743. — 258 - 743. S.H.A. quad. tyr. 13, 5: Posteri eius etiam nunc apud Albingaunos agunt, qui ioco solent dicere sibi non piacere esse vel principes vel latrones. I discendenti di lui (Proculo)6 vivono ancora ad Albenga e sono soliti dire scherzosamente che non desiderano essere né imperatori né ladroni. (A.A.) 744. Iordan. Rom. 177: v. n. 626. Intimilii Popolazione ligure abitante nella regione di Ventimiglia. Forme attestate: Intemelii, Intimilii, Ίντεμέλιοι. 745. Cic. ad jam. Vili 15, 2:.....Sed tamen quod ob scelus iter mihi necessarium retro ad Alpis versus incidit? Ideo quod Intimilii in armis sunt, neque de magna causa. Bellienus, verna Demetri, qui ibi cum praesidio erat, Domitium quendam, nobilem illi, Caesaris hospitem, a contraria factione nummis acceptis comprendit et strangulavit; civitas ad arma iit; eo tnum cohortibus mihi per nivis eundum est. .....Ma tuttavia per quale misfatto mi è capitata la necessità di un viaggio a ritroso verso le Alpi? Per questo, perché gli Intimili sono in lotta, e neppure per una ragione importante. Bellieno, servo domestico di Demetrio, che era lì con una guarnigione, ricevuto denaro dalla fazione contraria, ha imprigionato un certo Domizio, un nobile del luogo, ospite di Cesare, e lo ha strangolato; la popolazione è corsa alle armi; perciò io devo andare con le coorti in mezzo alla neve7. (E.S.) 746. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 747. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 748. Liv. XL 41, 6: v. n. 390. Ipsicuri Popolazione di incerta localizzazione, forse facente parte di quei Liguri che in epoca remota sono testimoniati nelle regioni nord-occidentali o settentrionali dell’Europa. Forme attestate: Ίψίκουροι. 749. Theopomp. fr. 203 a Jacoby = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Ίψίκουροι: v. η. 199. 6 Per altre notizie su Proculo v. n. 742. 7 Lettera scritta a Cicerone dal legato di Cesare, Marco Celio Rufo, verso il 9 marzo del 49 a. C., durante il viaggio a ritroso del legato verso Ventimiglia, dove erano sorti conflitti fra i partigiani di Cesare e quelli di Pompeo. Da Ventimiglia probabilmente (anche se la località non è menzionata nel testo) Celio scrisse a Cicerone una lettera verso il 16 aprile dello stesso 49 a. C. (cfr. Cic. ad fam. Vili 16; ad Att. X 9 A). — 259 — 750. Theopomp. fr. 203 b Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Άρβαξανοί: v. n. 200. Laevi Popolazione ligure stanziata nella bassa valle del Ticino, non lontano da Pavia. Forme attestate: Laevi, Λάοι. 751. Pol. II 17, 3: Οις έπιμιγνύμενοι κατά τήν παραθεσιν Κελτοι και περί το κάλλος τής χώρας όφθαλμιάσαντες, έκ μικρας προφασεως μεγάλγ] στρατια παραδόξως έπελθόντες έξέβαλον έκ τής περι τον ΓΙαδον χωράς Τυρρηνούς καί κατέσχον αύτοί τά πεδία. [4] Τά μεν ούν πρώτα και^π^,ρι τάς άνατολάς τοΰ Πάδου κείμενα Λάοι καί Λεβεκιοι, μετα δέ τουτους ’Ίνσοβρες κατώκησαν, δ μέγιστον ε&νος ήν αύτών εξής δέ τουτοις παρα τον ποταμόν Γονομάνοι. I Celti, preso contatto con essi (i Tirreni) per la loro vicinanza, cominciarono a invidiarli per la bellezza della loro terra. Con un piccolo pretesto, li attaccarono all improvviso con un grande esercito, scacciarono i Tirreni dalla regione intorno al Po e si impadronirono essi della pianura. Nelle regioni più vicine alle sorgenti del Po si^ stanziarono i Levi 8 e i Lebeci, e, dopo di questi, gli Insubri, che erano il popolo più importante fra quelli: di seguito a questi, lungo il fiume, i Cenomani. (L.S.A.) 752. Liv. V 35, 2: v. n. 298. 753. Liv. XXXIII 37, 1: v. n. 329. 754. Plin. n.h. III 17, 124: v. n. 456. Lapicini Popolazione ligure abitante in una zona non ben precisabile del versante meridionale dell’Appennino ligure-emiliano. Forme attestate: Lapidili. 755. Liv. XLI 19, 1: v. n. 408. Maielli Popolazione ligure stanziata in una zona imprecisabile: secondo alcuni nel versante nord dell’Appennino ligure, secondo altri nelle Alpi Cozie. Forme attestate: Maielli. 756. Plin. n.h. III 5, 47: v. n. 45. 8 ^ Levi sono generalmente considerati stirpe ligure, mentre per i Lebeci, detti anche Libui ’ (nn. 298; 329) e 'Libidi’ (n. 456) e stanziati intorno a Lomello e Vercelli, la cosa è molto meno sicura, essendo congetturabile con molti dubbi soltanto in base al passo di Plinio citato al n. 456. Marici Popolazione ligure stanziata secondo alcuni nella valle della Trebbia, secondo altri nella bassa valle del Ticino. Non è stata accettata l’identificazione, da taluni proposta, con gli Anamares, popolazione probabilmente celtica abitante nella zona di Casteggio (Pavia). Forme attestate: Marici. 757. Plin. n.h. Ili 17, 124: v. n. 456. Montani Denominazione delle tribù liguri stanziate a nord degli Ingauni, sulla catena montuosa delle Alpi Marittime, forse identificabili con gli Epanterii (v. voce relativa). Forme attestate: Montani. 758. Valerius Antias fr. 26* Peter2 = Liv. XXVIII 46, 14: v. n. 237 759. Liv. XXVIII 46, i >; 11: v. n. 312. 760. Liv. XL 41, 5: v. n. 389. 761. Plin. n.h. Ili 20, 135: v. n. 457. Nematuri Popolazione ligure stanziata probabilmente nelle Alpi Marittime. Forme attestate: Nematuri-, agg.: Nemeturicus, Nemoturicus. 762. Colum. de re r. XII 20, 3: Cum amphoras musti nonaginta in defrutario decoxeris, ita ut iam exiguum supersit de toto, quod significat decoctum ad tertias, tum demum medicamina adicito, quae sunt aut liquida (a)ut resinosa, id est picis liquidae Nemoturicae, cum eam diligenter ante aqua marina decocta perlueris, decem sextarios, item resinae there-binthinae sesquilibram. [4] Haec cum adicies, plumbeum peragitabis, ne adurantur. Quando hai ridotto con la cottura novanta anfore di mosto nel vaso da vin cotto, in modo che ormai rimanga poco del tutto (ciò significa che è stato ridotto a un terzo), allora finalmente aggiungi i conservativi, che sono liquidi o resinosi, cioè dieci sestari di pece nematurica liquida9, dopo averla in precedenza lavata diligentemente 9 Sulla pece nematurica, e sui sestari come misura di capacità, v. n. 42. L’anfora, misura per liquidi dalla capacità di circa 20 litri, equivaleva a 48 sestari. - 261 - con acqua di mare bollita, e aggiungi in ugual modo una libbra e mezzo di resina di terebinto. Quando aggiungi questi ingredienti, agita il vaso di piombo, per evitare che si brucino. (E.S.) 763. Colum. de re r. XII 22, 1: Picis liquidae Nemeturicae metretam adde in labrum aut in alveum, et in eodem infundito cineri(s) fixivae congios duos, deinde permisceto spatha lignea; cum requieverit, eliquato lixivam. Deinde iterum tantundem lixivae addito, eodem pacto permisceto et eliquato; tertio quoque idem facito. Cinis autem odorem picis aufert et eluit spurcitiam. [2] Post eodem addito picis Bruttiae, si minus, a te-rius notae quam purissimae et quam optimae X pondo et resinae durae quam purissimae quinque libras; haec minute concidito et admisceto pici eme turicae. Tum aquae marinae quam vetustissimae, si erit, si minus, a ter tiam partem recentis aquae marinae decoctae congios duos inicito, apertum labrum sinito in sole[m] per Caniculae ortum et spatha lignea permisceto quam saepissime usque eo, dum ea, quae addideris, in pice con quescant et unitas fiat; noctibus autem labrum operire conveniet, ne mroretur. [3] Deinde, cum aqua marina, quam addideris, sole consumpta vi e itur, sub tectum vas totum ferre curabis; huius medicaminis qui am pon o quadrantem in sextarios quadraginta octo miscere soliti sunt et ac conditura contenti esse, alii cyathos tres eius medicamenti adiciunt in toti dem sextarios, quot supra diximus. Metti una metreta di pece nematurica liquida in un bacino o in una catinella e vers nello stesso due congi di lisciva, poi rimescola con una spatola di egno, quan composto avrà riposato, filtra la lisciva. Quindi aggiungi una secon a vo ta a me sima quantità di lisciva, rimescolala allo stesso modo e filtra; fa lo stesso anc e un terza volta. La lisciva infatti elimina l’odore della pece e toglie le impurità, oi a stesso modo aggiungi dieci libbre di pece bruzia, o, altrimenti, di un a tra qua 1 a, la più pura e la migliore possibile e cinque libbre di resina solida la più pura possi i e, tagliala in piccoli pezzi e mescolala con la pece nematurica. Poi versavi due congi i acqua marina, la più vecchia possibile, se ne hai, o altrimenti di acqua marina resca ridotta con la bollitura a un terzo del volume originario; lascia il recipiente scoperto al sole durante il sorgere della canicola e mescola il più spesso possibile con una spa tola di legno finché gli ingredienti che hai aggiunto si dissolvano nella pece e diven tino un tutto unico; di notte poi sarà opportuno coprire il recipiente per evitare che si bagni di rugiada. Quindi quando l’acqua marina, che hai aggiunto, sembrerà consumata dal sole, bada di mettere tutto il recipiente al coperto. Alcuni sono soliti mescolare un quarto di libbra di questo conservativo a quarantotto sestari (di mosto) e sono soddisfatti di questo metodo di conservazione; altri aggiungono tre ciati di questo conservativo al numero di sestari che abbiamo detto sopra10. (E.S.) 764. Colum. de re r. XII 24, 1: v. n. 42. 10 Sulla pece nematurica, v. n. 42. La metreta era una misura per liquidi dalla capacità di circa 40 litri; i congi equivalevano a 6 sestari. Sui sestari e sui ciati come misure di capacità v. n. 42. — 262 - 765. Plin. n.h. Ili 20, 136: v. n. 1601. Oxybii Popolazione ligure abitante nell’entroterra di Nizza e di Antibes. Forme attestate: Oxubi, Oxubii, Oxuvii, Όξύβιοι. 766. Pol. XXXIII 9, 2: v. n. 226. 767. Pol. XXXIII 9, 7: Ουτος μέν άποκομισθείς εις Μασσαλίαν έθε-ραπεύετο μετά πάσης έπιμελείας· [8] ή δέ σύγκλητος πυθομένη τά γεγονότα παραχρήμα τον ένα τών ύπάτων Κόιντον Όπίμιον έξαπέστελλε μετά δυνάμεως πολεμήσοντα τοΐς Όξυβίοις καί Δεκιήταις. [10, 1] Ό δέ Κόιντος συναθροίσας τάς δυνάμεις εις τήν τών Πλακεντίνων πόλιν καί ποιησάμενος τήν πορείαν διά τών Άπεννίνων ορών ήκεν εις τούς Όξυβίους. [2] Στρα-τοπεδεύσας δέ παρά τον Άπρωνα ποταμόν άνεδέχετο τούς πολεμίους, πυνθανόμενος αύτούς άθροίζεσθαι καί προθύμους είναι πρός το διακινδυ-νεύειν. [3] Καί προσαγαγών τήν στρατιάν ό Κόιντος πρός τήν Αϊγιτναν, έν ή συνέβη τούς πρεσβευτάς παρασπονδηθήναι, την πόλιν κατά κράτος έλών έξηνδραποδίσατο καί τούς αρχηγούς τής ύβρεως άπέστειλε δέσμιους εις τήν 'Ρώμην. [4] Καί ταΰτα διαπραξάμενος άπήντα τοϊς πολεμίοις. [5] Οΐ δ’ Όξύβιοι νομίζοντες άπαραίτητον αυτοϊς είναι τήν εις τούς πρεσβευτάς αμαρτίαν, παραλόγω τινί χρησάμενοι θυμώ καί λαβόντες ορμήν παραστατικήν, πριν ή τούς Δεκιήτας αύτοΐς συμμΐξαι, περί τετρακισχι-λίους άθροισθέντες ώρμησαν έπί τούς πολεμίους. [6] 'Ο δέ Κόιντος ίδών τήν έφοδον καί τό θράσος τών βαρβάρων τήν μέν άπόνοιαν αύτών κατε-πλάγη, θεωρών δέ μηδενί λόγω ταύτη χρωμένους τούς έχθρούς εύθαρσής ήν, άτε τριβήν έν πράγμασιν έχων καί τή φύσει διαφερόντως άγχίνους υπάρχων. [7] Διόπερ έξαγαγών τήν αύτοΰ στρατιάν καί παρακαλέσας τα πρέποντα τοΐς καιροΐς ήει βάδην έπί τούς πολεμίους. [8] Χρησάμενος δέ συντόνω προσβολή ταχέως ένίκησε τούς άντιταξαμένους καί πολλούς μέν αύτών άπέκτεινεν, τούς δέ λοιπούς ήνάγκασε φυγεΐν προτροπάδην. [9] Οί δέ Δεκιήται (συν )ηθροισμένοι παρήσαν, ώς μεθέξοντες τοΐς Όξυβιοις τών αύτών κινδύνων- [10] ύστερήσαντες δέ τής μάχης τούς τε φεύγοντας έξεδέξαντο καί μετ’ ολίγον συνέβαλον τοΐς 'Ρωμαίοις μετά μεγάλης ορμής καί προθυμίας. [11] 'Ηττηθέντες δέ τή μάχη παραυτίκα πάντες παρέδωκαν σφάς αύτούς καί τήν πόλιν εις τήν 'Ρωμαίων πιστιν. Egli ", trasportato a Marsiglia, veniva curato con ogni diligenza; il Senato, poi, informato dell’accaduto, immediatamente spedì un esercito con uno dei consoli, Quinto 11 Anno 154 a. C. Si tratta del legato romano Flaminio. Il console di quell’anno, citato successivamente, è Quinto Opimio, che era stato pretore attorno al 157 a C. Su questa guerra condotta dai Romani contro gli Ossibi e i Deciati, v. n. 226. — 263 — Opimio, per muovere guerra agli Ossibi e ai Deciati. Quinto, dopo aver raccolto l’esercito presso la città di Piacenza e dopo aver marciato attraverso l’Appennino, giunse presso gli Ossibi. Pose quindi il campo presso il fiume ’ Apron ’ e attese i nemici, sapendo che essi si riunivano ed erano pronti ad affrontare la battaglia. Dopo aver poi condotto l’esercito verso ’ Aigitna ’, città nella quale gli ambasciatori romani erano stati assaliti a tradimento, Quinto la prese d’assalto, vendette schiavi gli abitanti e inviò a Roma incatenati gli ispiratori della violenza. Condotta a termine questa impresa mosse contro i nemici. Gli Ossibi pensavano che l’offesa fatta ai legati non sarebbe stata loro perdonata: fatto dunque appello a uno straordinario coraggio, con furioso impeto, prima che i Deciati si unissero a loro, con una forza di circa quattromila uomini attaccarono i nemici. Quinto, scorto l’audace attacco dei barbari, fu colpito dalla loro pazza temerità. Osservava infatti che i nemici non vi erano spinti d? nessun fondamento logico: si sentiva quindi sicuro, poiché aveva esperienza di quelle cose ed era per natura eccezionalmente prudente. Pertanto, dopo aver fatto uscire il suo esercito e averlo esortato con parole adatte alle circostanze, avanzava al passo contro i nemici. Con un vigoroso assalto, in breve riportò la vittoria sugli avversari: molti ne uccise, gli altri li costrinse a fuggire precipitosamente. I Deciati, dopo essersi radunati, giungevano pensando di prender parte alla stessa battaglia con gli Ossibi; ma essendo arrivati in ritardo, accolsero fra di loro i fuggitivi e poco dopo ingaggiarono battaglia con i Romani con grande impeto e coraggio. Furono però sconfitti in battaglia: allora subito si consegnarono in massa, loro stessi e la loro città, a discrezione dei Romani. (L.S.A.) 768. Pol. XXXIII 11, 1: "Οτι κατά τους καιρούς, καθ’ ους εξέπεμψεν ή σύγκλητος τον Όπίμιον έπί τον τών Όξυβίων πόλεμον, ήκε Πτολεμαίος ό νεώτερος εις τήν 'Ρώμην, [2] καί παρελθών εις τήν σύγκλητον έποιεΐτο κατηγορίαν τάδελφοΰ, φέρων τήν αιτίαν τής έπφουλής έπ’ εκείνον. Nello stesso tomo di tempo, in cui il Senato inviò il console Opimio per la guerra contro gli Ossibi, giunse a Roma Tolemeo il Giovane, e, presentatosi al Senato, accusava suo fratello definendolo colpevole del complotto contro di lui,2. (L.S.A.) 769. Strabo IV 1, 10: v. n. 276. 770. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 771. Plin. n.h. Ili 4, 35: In ora autem Athenopolis Massiliensium, Forum Iuli Octavanorum colonia, quae Pacensis appellatur et Classica, amnis nomine Argenteus, regio Oxubiorum Ligaunorumque, super quos Sue-bri, Quariates, Adunicates. At in ora oppidum Latinum Antipolis, regio Deciatium, amnis Varus, ex Alpium monte Caenia profusus. [36] In medi-terraneo .....oppida Latina Aquae Sextiae Salluviorum..... 12 A™?0 154 a. C. Il Tolemeo qui citato è Tolemeo VII Evergete II, fratello minore di Tolemeo VI Filometore. Sulla guerra contro gli Ossibi e i Deciati v. n. 226. — 264 - Poi lungo la costa (troviamo) ’ Athenopolis ’ dei Marsigliesi, ’ Forum Iuli ’ (Fréjus), colonia dell’ottava legione, chiamata anche ’ Pacensis ’ e ’ Classica un fiume detto Argenteus ’, il territorio degli Ossibi e dei Ligauni, a nord dei quali sono i Suebri, i Quariati, gli Adunicati. Ancora sulla riva costiera troviamo Antibes, città a diritto latino, la regione dei Deciati, il fiume Varo, che ha origine dal monte ’ Caenia ’, nella catena alpina 13 Nella regione interna.....le città latine di Aix-en-Provence, nel territorio dei Salluvi.....(R.P·) 772. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 773. Flor. I 19, 5: v. n. 500. 774. Asin. Quadr. fr. 4 Jacoby = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Όξύβιοι: v. η. 507. 775. Iordan. Rom. 177: v. n. 626. Salluvii Popolazione ligure stanziata nella regione di Aix-en-Provence. Forme attestate: Sallues, Sallui, Salluvi, Salluvii, Sallyes, Salues, Salui, Saluvii, Salyes, Σάλλυες, Σάλυες. 776. Caes. b.c. I 35: Cuius orationem legati domum referunt atque ex senatus auctoritate haec Caesari renuntiant: intelligere se divisum esse populum Romanum in partis duas. Neque sui iudici neque suarum esse virium discernere, utra pars iustiorem habeat causam. Principes vero esse earum partium [Cn. Pompeium et C. Caesarem,] patronos civitatis, quorum alter agros Volcarum Arecomicorum et Helviorum publice eis concesserit, alter bello victos Sallyas attribuerit vectigaliaque auxerit. Gli inviati riferiscono nella loro città il suo (di Cesare) discorso e riportano a Cesare, per autorizzazione dei loro capi, la seguente risposta ufficiale: essi capivano che il popolo romano era diviso in due fazioni; ma non era in potere della loro facoltà di discernimento né delle loro forze distinguere quale fazione difendesse una causa più giusta. I capi, poi, di quelle fazioni erano Cn. Pompeo e C. Cesare, patroni delle loro città. Di essi, uno aveva ufficialmente donato loro i territori dei Volci, degli Arecomici e degli Elvii, l’altro aveva assegnato loro i Salluvi vinti in guerra e aveva aumentato le loro entrate14. (L.S.A.) 13 Per ’ Athenopolis ’, località di incerta ubicazione nella Gallia Narbonese, cfr. n. 645; 1’’ Argenteus ’ è oggi l’Argens, che sfocia in mare presso Fréjus. I Suebri, i Quariati e gli Adunicati sono popolazioni celtiche della Gallia Narbonese. Il monte ’ Caenia ’, da cui nasce il Varo, l’unica vetta delle Alpi Marittime ricordata nell’antichità, è l’attuale Mont Pélat. 14 Anno 49 a. C. Trattative di Cesare con i Marsigliesi, che si rifiutavano di aprirgli le porte della città. Volci, Arecomici ed Elvii erano popolazioni celtiche della Gallia Narbonese. - 265 — 777. Strabo IV 1, 3: v. η. 273. 778. Strabo IV 1,5: v. η. 274. 779. Strabo IV 1, 6: Άμα δ’ ή τε τών Σαλύων ορεινή προς άρκτον άπό της εσπέρας κλίνει μάλλον καί τής θαλάττης αφισταται κατα μικρον, καί ή παραλία παρά τήν έσπέραν περινεύει..... Mentre il paese montuoso dei Salluvi inclina più da ovest a nord e a poco a poco si allontana dal mare, la costa si piega verso ovest.....(E.S.) 780. Strabo IV 1, 9: v. n. 275. 781. Strabo IV 1, 11: Άπό Μασσαλίας τοίνυν άρξαμένοις καί προϊοΰσιν έπί τήν μεταξύ χώραν τών τε Άλπεων καί τοϋ Ροδανού μεχρ1 μεν τ0^ Δρουεντία ποταμού Σάλυες οΐκοϋσιν έπί πεντακοσιους σταδιους ..... Οί μέν ούν Σάλυες έν αύτοϊς τά τε πεδία καί τά υπερκειμενα όρη κατοι- κουσι Iniziando da Marsiglia e procedendo verso la regione tra le Alpi e il Rodano, ino al fiume Durance abitano i Salluvi per cinquecento stadi.....I Salluvi, dunque, a ι tano in quella regione le pianure e le montagne sovrastanti.....(E.S.) 782. Strabo IV 1, 12: v. n. 277. 783. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. 784. Strabo IV 6, 4: v. n. 281. 785. Liv. V 34, 7: Ibi cum velut saeptos montium altitudo teneret Gallos, circumspectarentque quanam per iuncta caelo iuga in alium orbem terrarum transirent, religio etiam tenuit quod allatum est advenas quaerentes agrum ab Saluum gente oppugnari. [8] Massilienses erant ii, navibus a Phocaea profecti. Id Galli fortunae suae omen rati, adiuvere ut quem primum in terram egressi occupaverant locum patientibus Saluis communirent. Ipsi per Taurinos saltus ( saltum )que Duriae Alpes transcenderunt. Poiché l’altitudine delle montagne tratteneva colà i Galli quasi rinchiusi, e mentre si guardavano intorno, per quale mai varco essi, attraverso gioghi elevantisi fino al cielo, potessero passare in un altro mondo, s’impadronì di loro anche una preoccupazione religiosa, poiché fu riferito che stranieri alla ricerca di un territorio erano attaccati dalla popolazione dei Salluvi. Costoro erano Marsigliesi, partiti per mare da Focea. I Galli ravvisarono in ciò un presagio della loro fortuna e li aiutarono a forti- — 266 - ficare, con il permesso dei Salluvi, quella località che appena sbarcati avevano occupato. Essi, poi, attraverso la regione montuosa dei Taurini e le gole della Dora, superarono le Alpi15. (L.S.A.) 786. Liv. V 35, 1: v. n. 298. 787. Liv. XXI 26, 3: v. n. 301. 788. Liv. per. 60: v. n. 429. 789. Liv. per. 61: C. Sextius pro cos. victa Salluviorum gente coloniam Aquas Sextias condidit, ob aquarum copiam e caldis frigidisque fontibus atque a nomine suo ita appellatas. Cn. Domitius procos, adversus Allobro-gas ad oppidum Vindalium feliciter pugnavit. Quibus bellum inferendi causa fuit, quod Toutomotulum, Salluviorum regem, fugientem recepissent et omni ope iuvissent. Il proconsole C. Sestio, vinta la popolazione dei Salluvi, fondò la colonia di ’ Aquae Sextiae ’ (Aix-en-Provence), cosi chiamata a causa dell’abbondanza di acque sgorganti da sorgenti calde e fredde, e dal suo nome 16. Il proconsole Cn. Domizio 17 combattè con successo contro gli Allobrogi presso la città di ’ Vindalium ’I8. La ragione di quella guerra fu che essi avevano accolto il re dei Salluvi, Tautomotulo, in fuga, e lo avevano fornito di ogni assistenza. (L.S.A.) 790. Liv. per. 73: C. Cae(ci)lius in Gallia transalpina Sal{lu)vios rebellantes vicit. C. Cecilio 19 nella Gallia Transalpina sconfisse i Salluvi ribelli. (L.S.A.) 791. Vell. Paterc. I 15, 4: .....Sextio Calvino, qui Sallues apud aquas, quae ab eo Sextiae appellantur, devicit..... .....(essendo console) Sestio Calvino, che vinse i Salluvi presso quelle Acque che dal suo nome sono dette ’ Sextiae’ (Aix-en-Provence)20..... (G.G.) 15 Anno 391 a. C. Il fiume ricordato è la Dora Riparia. 16 Su Gaio Sestio Calvino e i Salluvi v. n. 274. 17 Gneo Domizio Enobarbo, già console, con Gaio Fannio, nel 122: siamo ora nel 121 a. C. Sulla guerra condotta da Gneo Domizio cfr. anche nn. 797; 802. 18 Località posta alla confluenza fra il Rodano e la Sorgue. 19 Anno 90 a. C. Secondo T. S. R. Broughton, The Magistrates of Roman Rep., II, p. 25, il suo nome corretto è C. Caelius. 20 Per la campagna di Calvino contro i Salluvi e la fondazione di ’ Aquae Sextiae v. n. 274. — 267 — 792. Plin. n.h. Ili 4, 36: v. n. 771. 793. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 794. Plin. n.h. Ili 17, 124: v. n. 456. 795. Appian. Gali. 12: "Οτι οί Σαλύων <δυνάσται,> τοΰ;έθνουςήττη-θέντος υπό 'Ρωμαίων, ές ’Αλλόβριγας κατέφυγον. Καί αυτους ς οί 'Ρωμαίοι στρατεύουσιν έπί τούς ’Αλλοβριγας ουκ εκ > _ μένου σφών Γναίου Δομετίου. Ώι παροδευοντι <τήν> ιώ' ^ ασ(χένος τε χάνει πρεσβευτής Βιτοίτου βασιλέως τών Αλλοβριγων, εσκ ^ κύνες* πολυτελώς, καί δορυφόροι παρείποντο αύτφ ^κεκοσμ/)μ->°^ο^^^ τε δορυφοροΰνται γάρ δή καί πρός κυνών οι τήδε βαρραρ^ · .^^βρ^ας, άνήρ είπετο, βαρβάρω μουσική τον βασιλέα Βιτοϊτον, ^ <^v^v· ειτα τον πρεσβευτήν αύτόν ες τε γένος και ανδρείαν και έπάγονται. ού δή καί μάλιστα ένεκα αύτούς οί τών πρεσβευτών επιφαν° ’Αλλ’ δ μέν συγγνώμην αϊτών τοΐς Σαλύων δυνασταις α'ι“ 1 ί capi dei Salluvi, essendo stato sconfitto il loro popolo dai ^orn.an^i|0^f0gi che non gli Allobrogi. I Romani, dopo averli richiesti, fecero guerra ag ι attraversava il volevano consegnarli, sotto la guida di Gneo Domizio. Egli, mcn^ jegjj allobrogi. territorio dei Salluvi, si incontrò con un ambasciatore di Bituito, r^ -n£attj anche i vestito magnificamente e seguito da guardie ben adornate e da c · cantava con barbari del posto sono scortati da cani. Lo seguiva anche un musico, aj]a stirpe» canti barbari il re Bituito e gli Allobrogi e lo stesso ambasciatore, rigu_ fra gl' amba: al valore e alle ricchezze: per questo motivo soprattutto 1 più perdono per i «P1 sciatori conducono con loro dei musici. Ma costui, pur chiedend dei Salluvi, non ottenne nulla21. (A.A.) 7%. Flor. I 19, 5: v. n. 500. ςUuvi, cuffl 797. Flor. I 37, 3: Prima trans Alpes arma nostra s.eI?serewasSj]ja que-de incursionibus eorum fidissima atque amicissima civitas reretur ..... I Salluvi furono i primi a fare l’esperienza dei nostri attacchi al di l·1 ^cntava delle che Marsiglia, città fedelissima e di salda amicizia (verso Roma), si a loro incursioni22..... (G.G.) 21 Episodio dell’anno 121 a. C. V. n. 789. . ■ Roman‘ 22 Col pretesto di portare aiuto a Marsiglia insidiata dai Salluvi’ . jjguri, oltrepassarono le Alpi meridionali nel 125 a. C. Sulle ostilità fra Marsiglia v. n. 226. — 268 - 798. Ptol. geogr. II 10,15: v. η. 1. 799. Charax Pergamen. fr. 24 Jacoby = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Σάλλυες: v. n. 521. 800. Amm. Marc. XV 11, 14: Viennensis civitatum exultat decore multarum, e quibus potiores sunt Vienna ipsa et Arelate et Valentia; quibus Massilia iungitur, cuius societate et viribus in discriminibus arduis fultam aliquotiens legimus Romam. [15] His prope Salluvii sunt et Nicaea et Antipolis, insulaeque Stoechades. La provincia Viennese si fregia di molte gloriose città, fra le quali le più importanti sono la stessa Vienne, Arles e Valence; ad esse si aggiunge Marsiglia, la cui alleanza e le cui forze furono qualche volta di sostegno a Roma in circostanze difficili, come è noto. Vicini a queste sono i Salluvi, Nizza, Antibes e le isole Stecadi. (A.A.) 801. Iul. Obs. 30: v. n. 548. 802. Iul. Obs. 32: Cn. Domitio C. Fannio coss.....Sallyes et Allobroges devicti. Sotto il consolato di Cn. Domizio e di C. Fannio23.....Salluvi e Allobrogi furono sbaragliati. (L.S.A.) 803. Avien. ora marit. 700-701: 700 .....gens hinc Avatic[h]i, Bergineque civitas, Salyes atroces..... .....di qui il popolo degli Avarici, la città di ’ Bergine i selvaggi Salluvi2 (E.S.) 804. Iordan. Rom. 177: v. n. 626. Segobrigii Popolazione di origine ligure o celtica, stanziata nella parte sud-orientale della eia. Forme attestate: Segobrigii. 805. Iustin. XLIII 3, 8: v. n. 434. 806. Iustin. XLIII 4, 3: v. n. 435. 23 Anno 122 a. C. Sulla vittoria contro i Salluvi, ottenuta dal solo Gneo Do 24 Gli Avatici erano una popolazione celtica stanziata fra forse però ’ Bergine ’ è una località di incerta ubicazione nella Gallia corrispondente all’attuale Bemègue. — 269 — Sengauni Popolazione ligure probabilmente da identificare con gli Inganni (v. voce relativa). Forme attestate: Sengauni. 807. Tab. Peut.·. v. n. 4. Soti Popolazione ligure abitante in una zona imprecisata, forse ad occidente dei Bagienni. Forme attestate: Soti. 808. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Statielli Popolazione stanziata intorno all’attuale Acqui Terme. Forme attestate: Statellates, Statelli, Statiellenses, Statielli. 809. Cic. ad fam. XI 11, 2: .....Pr. Non. Mai. ex castris finibus Sta-tiellensium. .....6 maggio, dall’accampamento, nel territorio degli Stazielli25. (E.S.) 810. Liv. XLII 7, 3: v. n. 412. 811. Liv. XLII 8, 5: v. n. 413. 812. Liv. XLII 21, 2: v. n. 416. 813. Liv. XLII 21,5: : v. n. 416. 814. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Taurini Popolazione stanziata nell’attuale Piemonte, intorno a Torino, generalmente considerata nelle fonti di stirpe ligure. In realtà si tratta di Celti, immigrati nella Gallia Cisalpina molto prima degli altri popoli della medesima stirpe. Nella forma Taurisci essi sono indicati da alcuni autori antichi come Celti. Forme attestate: Tauriani, Taurini, Taurisci, Ταυρΐνοι, Ταυρινοί, Ταυρίσκοι, Ταυρϊσται, Ταϋροι, Τερίσκοι. 25 La lettera, in cui Decimo Bruto informa Cicerone della situazione e del desiderio di Antonio di congiungere le sue forze con quelle di Lepido, è stata scritta il 6 maggio 43 a. C. V. anche n. 928. — 270 — 815. Pol. Ili 60, 8: Μετά δέ ταΰτα, προσανειληφυίας ήδη της δυνάμεως, τών Ταυρινών, ο'ί τυγχάνουσι πρός τη παρωρεία κατοικοΰντες, στασια-ζόντων μέν πρός τούς ’Ίνσομβρας άπιστούντων δέ τοϊς Καρχηδονίοις, [9] τό μέν πρώτον αύτούς εις φιλίαν προυκαλεΐτο καί συμμαχίαν ούχ ύπακουόντων δέ περιστρατοπεδεύσας τήν βαρυτάτην πόλιν έν τρισίν ήμέ-ραις έξεπολιόρκησεν. Quindi, dopoché le sue truppe avevano ripreso vigore, egli26 cercava di sollecitare l’amicizia e l’alleanza dei Taurini, abitanti ai piedi delle montagne, che erano in discordia con gli Insubri e non dimostravano alcuna fiducia nei Cartaginesi. Ma poiché essi non corrispondevano alle sue sollecitazioni, circondò la più forte delle loro città 27 e in tre giorni la espugnò. (L.S.A.) 816. Pol. XXXIV 10, 18 = Strabo IV 6, 12: v. n. 228. 817. Coelius Antip. fr. 14* Peter2 = Liv. XXI 38, 5: Taurini Semigalli proxima gens erat in Italiam degresso. [6] Id cum inter omnes constet, eo magis miror ambigi, quanam Alpis transierit, et volgo credere Poenino — atque inde nomen ei iugo Alpium inditum — transgressum, [7] Coe-lium per Cremonis iugum dicere transisse. Dopo la sua discesa in Italia, i Semigalli Taurini28 furono la popolazione che per prima (Annibaie) incontrò. E dal momento che ciò è noto a tutti, a maggior ragione mi meraviglio che vi sia incertezza intorno alla via per la quale attraversò le Alpi. Infatti comunemente si crede che sia passato per le Pennine - e da ciò29 presero il nome quei monti -, Celio (Antipatro) invece dice che le valicò attraverso il giogo di Cremona30. (L.S.A.) 818. Posid. fr. 104 Jacoby = Strabo VII 3, 2: v. n. 241. 819. Strabo IV 6, 6: v. n. 282. 820. Liv. V 34, 8: v. n. 785. 26 Annibaie: anno 218 a. C. Su questa discesa cfr. nn. 817; 821. 27 Detta poi dai Romani ’ Augusta Taurinorum ’ (odierna Torino). 28 Si tratta della discesa di Annibaie in Italia nel 218 a C. (su cui v. n. 815). I Taurini, qui detti Semigalli, per lo più nella tradizione letteraria appaiono però come Liguri. 29 Da Poenus (Cartaginese) sarebbe derivato Poeninus. 30 II giogo di Cremona sarebbe, secondo alcuni, da identificare con il Piccolo San Bernardo. Si diceva infatti che Ercole avesse valicato le Alpi da quel passo, che da allora ricevette il nome di ’ Alpes Graecae ’. Da tale denominazione sarebbero derivati sia il toponimo antico di ’ Cremonis iugum ’ sia quello moderno di Gramont. Sul passaggio di Ercole dalla Gallia all’Italia v. n. 22. - 271 - 821. Liv. XXI 38, 7: Qui ambo saltus eum non in Taurinos, sed per Salassos Montanos ad Libuos Gallos deduxisset. Entrambi questi passi montani, però, avrebbero condotto (Annibaie) non fra i Taurini, ma, attraverso i Salassi Montani, fra i Galli Libui31. (L.S.A.) 822. Liv. XXI 39, 1: Peropportune ad principia rerum Taurinis, proximae genti, adversus Insubres motum bellum erat. Cosa molto opportuna per l’apertura della campagna militare fu che i Taurini, la popolazione più vicina, avevano cominciato una guerra contro gli Insubri32. (L.S.A.) 823. Liv. XXI 39, 4: Sed cum Placentiam consul venit, iam ex stativis moverat Hannibal Taurinorumque unam urbem, caput gentis eius, quia volentes in amicitiam non veniebant, vi expugnarat; [5] at iunxisset sibi non metu solum, sed etiam voluntate Gallos accolas Padi, ni eos circumspectantes defectionis tempus subito adventu consul oppressisset. [6] Et Hannibal movit ex Taurinis, incertos quae pars sequenda esset Gallos praesentem secuturos esse ratus. Ma quando il console 33 giunse a Piacenza, Annibaie era già uscito dall accampamento in cui si era acquartierato, e aveva preso d’assalto l’unica città dei Taurini, la oro capitale (Torino), perché non accettavano spontaneamente la sua amicizia; ma egli avre -be potuto aggiungere alle sue forze, non solo col timore ma anche per loro volontà, i Galli che abitavano lungo il Po, se il console non li avesse messi in difficoltà, arrivando all’improvviso mentre essi cercavano l’occasione favorevole per ribellarsi. Anche Annibaie si allontanò dal paese dei Taurini, pensando che i Galli, non sapendo quale parte convenisse seguire, avrebbero seguito chi fosse sul posto. (L.S.A.) 824. Ptol. geogr. Ili 1, 35: v. η. 1. 825. 7 ab. Peut.: v. n. 4. 826. Amm. Marc. XV 8, 18: Deinde diebus paucis Helena virgine Constanti sorore eidem Caesari iugali foedere copulata paratisque universis, quae maturitas proficiscendi poscebat, comitatu parvo suscepto kalendis Decembribus egressus est deductusque ab Augusto ad usque locum dua- 31 I Salassi abitavano nella valle della Dora Baltea, i Libui nella valle del oesia e^ intorno a Vercelli. Sulla discesa di Annibaie lungo le Alpi v. n. 815. Anno 218 a. C. Inizio della campagna annibalica nell’Italia settentrionale. ,. 33. Cornelio Scipione padre. Movimenti di Annibaie prima della bat- taglia del Ticino (218 a. C.). — 272 — bus columnis insignem, qui Laumellum interiacet et Ticinum, itineribus rectis Taurinos pervenit, ubi nuntio percellitur gravi, qui nuper in comitatum Augusti perlatus de industria silebatur, ne parata diffluerent. Quindi, pochi giorni dopo, la vergine ElenaΜ, sorella di Costanzo 35, fu unita in matrimonio al medesimo Cesare (Giuliano) e questi, compiuti tutti i preparativi che la partenza imminente richiedeva, parti il 1° dicembre con un piccolo seguito e fu accompagnato dall Augusto fino ad un luogo segnato da due colonne, posto fra Lo-mello e Pavia, e da lì per la via diretta giunse nel paese dei Taurini, ove ricevette una dolorosa notizia, recata da poco a corte, che non era stata ancora diffusa per non rendere vani i preparativi. (A.A.) 827. Amm. Marc. XV 10, 11: Quae Hannibal doctus a perfugis, ut erat expeditae mentis et callidae, Taurinis ducentibus accolis per Tricasinos et oram Vocontiorum extremam ad saltus Tricorios venit. Annibaie, venuto a conoscenza di ciò dai disertori, poiché era di mente pronta e astuta, sotto la guida dei vicini Taurini, attraverso i territori dei Tricasini e le estreme regioni dei Voconzi, giunse ai passi dei Tricori36. (A.A.) 828. Liber de vir. ili. 72, 7: v. n. 538. 829. Steph. Byzant. ethnica s. v. Ταυρίσκοι: Ταυρίσκοι, έθνος περί τά Αλπεια ορη. Λέγονται καί Ταυρΐνοι, ώς Πολύβιος τρίτω. Ερατοσθένης Τερίσκους αύτούς φησι, διά τοΰ ε, ο'ί καί Ταΰροι λέγονται. Taurisci, popolo situato presso la catena alpina. Sono detti anche Taurini, come afferma Polibio nel terzo libro37. Eratostene li chiama Terisci, con la e, e sono detti anche Tauri38. (G.G.) 34 Figlia di Costantino il Grande e sorella di Costanzo II, sposò Giuliano, nominato Cesare nel 355, e imperatore dal 360 al 363. 35 Costanzo II, figlio di Costantino I, fu proclamato Augusto nel 337 e regnò fino al 360. 36 Episodio dell’anno 218 a. C. I Tricasini erano una popolazione gallica che abitava fra il Rodano e le Alpi, al pari dei Voconzi e dei Tricori. 37 V. n. 815. 38 II primo e il terzo periodo costituiscono il fr. Ili B 117 Berger di Eratostene. L’intero lemma di Stefano è riportato più volte nell’edizione Lentz di Erodiano il Tecnico: a II, p. 588, integralmente; a I, p. 193, in forma leggermente mutata e senza la citazione delle fonti (Ταϋρος έθνος περί τά Άλπεια ορη, οΐ καί Ταυρίσκοι καί Ταυρΐνοι); a I, ρ. 153 e a II, p. 448, sono infine rispettivamente i soli termini Ταυρίσκος e Ταυρΐνος. — 273 — 19 Popolazione ligure stanziata probabilmente nel versante italiano delle Alpi sud-occidentali. Forme attestate: Turi, Turri. 830. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 831. Plin. n.h. Ili 20, 135: v. n. 457. 832. Plin. n.h. Ili 20, 137: v. n. 1601. Vediantii Popolazione forse ligure (per alcuni celtica), stanziata nelle Alpi Marittime, ne terra di Nizza e di Cimiez. Forme attestate: Vediantii, Ουεδιαντιοι. 833. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 834. Ptol. geogr. Ili 1, 43: v. η. 1. Velleiates . . v , Popolazione ligure abitante nell’Appennino ligure-emiliano, nei pressi del antica leia, oggi in provincia di Piacenza. Forme attestate: Veliatae, Velleiates. 835. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 836. Tal·. Peut.: v. n. 4. Veneni Popolazione ligure stanziata nel versante italiano delle Alpi sud-occidentali. Forme attestate: Veneni. 837. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Vertamocori Popolazione gallica, nel cui territorio fu fondata Novara, considerata ligure da Catone il Vecchio. Forme attestate: Vertamocori. 838. Cato fr. 40 Peter2 = Plin. n.h. Ili 17, 124: v. n. 456. — 274 - Toponimi RILIEVI, PIANURE, FORESTE Alpes Della catena alpina è considerata solo la parte compresa nella Liguria augustea o ad essa adiacente. Forme attestate: Albiliae, Albius, Alpes, Alpes Ioviae, Alpis, Ligurinae Alpes, Montes Titani, ’Άλβια, "Αλπεια, "Αλπεις, ’Άλπις; agg.: Alpinus, Άλπεινός, ’Άλπειος, Προσάλπειος. 839. Pol. II 14, 8-9: v. n. 924. 840. POL. II 16, 1: v. n. 220. 841. POL. II 16, 6: v. n. 1035. 842. Cic. ad fam. Vili 15, 2: v. n. 745 843. Cic. ad fam. XI 10, 4: v. n. 928. 844. Cic. ad fam. XI 13, 2-3: v. n . 1606. 845. Sall . hist. Ili fr. 5 Maurenbrecher: 846. Diod ». IV 19, 4: v. n. 22. 847. Verg. Aen. VI 829-831: 829 .....quantas acies stragemque ciebunt, 830 aggeribus socer Alpinis atque arce Monoeci descendens, gener adversis instructus Eois! .....quanti eserciti e quanta strage susciteranno, il suocero (Cesare) scendendo dalle vette alpine e dalla rocca di Monaco, il genero (Pompeo) fornito di forze orientali1! (E.S.) 1 Si allude genericamente alla guerra civile scoppiata fra Cesare, proveniente nel 49 a. C. dalla Gallia, e Pompeo. — 277 — 848. Brevis expositio Verg. georg. II 168: v. n. 267. 849. Magni glossarum libri glossae, A 165: v. n. 268. 850. Magni glossarum libri glossae, A 262: « aggeres Alpinos ». calles Alpinos. « vette alpine »: sentieri alpini. (E.S.) 851. Strabo II 5, 28: v. n. 27. 852. Strabo IV 1, 1: v. n. 28. 853. Strabo IV 1, 5: v. n. 274. 854. Strabo IV 1, 12: v. n. 277. 855. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 856. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. 857. Strabo IV 6, 9: v. n. 30. 858. Strabo V 1, 3: v. n. 32. 859. Strabo V 1, 10: v. n. 285. 860. Strabo V 4, 1 : Έπεί S’ άπο τών προσαλπείων εθνών άρξάμενοι και τών προς αύτοΐς ορών τών Άπεννίνων..... Ho cominciato dalle tribù che vivono vicino alle Alpi e da quelle parti degli Appennini vicine a loro.....(E.S.) 861. Chrinagoras in Anthol. Palat. IX 516, 1: v. n. 288. 862. Gratt. cyneg. 510: v. n. 290. — 278 — 863. Dion. I 41, 3: v. η. 295. 864. Vitruv. II 10, 1: v. η. 938. 865. Liv. XXVI 19, 11: Ita cum triginta navium classe — omnes autem quinqueremes erant — Ostiis Tiberinis profectus praeter oram Tusci maris, Alpesque et Gallicum sinum et deinde Pyrenaei circumvectus pro-muntorium, Emporiis urbe Graeca — oriundi et ipsi a Phocaea sunt — copias exposuit. Pertanto, con una flotta di trenta navi - erano tutte quinqueremi - partì 2 da Ostia alle foci del Tevere, superò la costa del mare Tirreno, le Alpi e il golfo Gallico, circumnavigò il promontorio dei Pirenei e sbarcò le sue truppe ad Ampurias, città greca, i cui abitanti sono oriundi di Focea. (L.S.A.) 866. Liv. XXVIII 46, 10: v. n. 312. 867. Liv. XXIX 5, 9: v. n. 315. 868. Pomp. Mela II 4, 59: v. n. 439. 869. Pomp. Mela II 4, 72-73: v. n. 440. 870. Pomp. Mela II 5, 76: v. n. 707. 871. Lucan. II 429: v. n. 1067. 872. Lucan. III 298-299: 298 Ille ubi deseruit trepidantis moenia Romae, agmine nubiferam rapto superevolat Alpem..... Appena ha abbandonato le mura della trepidante Roma, condotto rapidamente l’esercito, (Cesare) vola sopra le Alpi che toccano le nubi3.....(E.S.) 2 Anno 210 a. C. Si tratta di Publio Cornelio Scipione, il futuro Africano; sul viaggio da lui compiuto verso la Spagna cfr. n. 462. 3 Nell’aprile del 49 a. C. Cesare, superate le Alpi, si dirige verso Marsiglia, che tenta di resistere. Cfr. n. 900. — 279 — 873. Adnotat. super Lucan. III 299: « superevolat Alpem »: data celeritate ..... « vola sopra le Alpi »: data la velocità.....(E.S.) 874. Comm. Bernensia Lucan. II 429: « devexasq. Alpes »: obliquas. « Alpi in pendio »: inclinate. (E.S.) 875. Comm. Bernensia Lucan. Ili 299: « nubiferam Alpem »: notandum singulariter « Alpen » dictam. « Alpe che tocca le nubi »: si deve osservare « Alpe » al singolare. (E.S.) 876. Plin. n.h. Ili 5, 47-48: v. n. 45. 877. Plin. n.h. Vili 48, 191: v. n. 1514. 878. Plin. n.h. XV 17, 66: v. n. 50. 879. Plin. n.h. XXI 7, 43: Pannonia hanc gignit et Norici Alpiumque aprica, urbium Eporedia, tantae suavitatis, ut metallum esse coepent. La Pannonia, le regioni soleggiate del Norico e delle Alpi, nonché Ivrea fra le città, producono questa (la saliunca), in una varietà così dolce, che si cominciò a ritenerla cosa preziosa4. (R.P.) 880. Pedan. Dioscur. de medicinali materia 18: v. n. 57. 881. Pedan. Dioscur. de medicinali materia II 9: v. n. 58. 882. Sil. Ital. I 589: v. n. 1557. 883. Sil. Ital. XV 168: v. n. 462. 884. Dionys. orbis descrip. 343-344: v. n. 950. 4 Per la saliunca (nome indigeno del nardo) nelle Alpi Liguri cfr. nn. 57; 164. - 280 - 885. Paraphrasis ad Dionys. orbis descrip. 76-83: v. n. 1132. 886. Plut. Fab. Max. 2, 1: v. n. 481. 887. Plut. Aem. Paul. 6, 1-2: v. n. 482. 888. Plut. Alar. 15, 1 : Πυνθ-ανό μένος δέ τούς πολεμίους ό Μάριος έγγύς είναι, διά ταχέων υπερέβαλε τάς 'Άλπεις..... Mario, avendo appreso che i nemici erano vicini, rapidamente varcò le Alpi5..... (G.G.) 889. Appian. bell. civ. Ili 72: Ταΰτα ελεγεν ούκ άτολμος έν τοΐς κιν-δυνοις ανήρ, καί εΐπών ευθύς άνίστατο, καί ώδευεν έπί τών ’Άλπεων. Ε (Antonio) disse queste cose, pur non essendo un uomo pavido nelle situazioni difficili, e dopo aver parlato, levò subito il campo e si diresse verso le Alpi6. (A.A.) 890. Appian. bell. civ. Ili 83: 'Υπερθέσεων δέ έπί τη χειροτονία γιγνο-μενων έννόμων κατά ποικίλας αιτίας, ό Αντώνιος έν τώ τέως τάς "Αλπεις υπερεβαλε, Κουλλεώνα πείσας τον έκ Λεπίδου φύλακα αύτών, έπί τε ποταμον ήλθεν ενθα εστρατοπεδευμένος ήν ό Λέπιδος, καί οΰτε χάρακα περιεβάλετο οΰτε τάφρον ώς δή φίλω παραστρατοπεδεύων. Essendo state rimandate legalmente le elezioni per varie cause, Antonio nel frattempo valicò le Alpi, dopo essersi accordato con Culleone, che era stato posto da Lepido a guardia del passaggio delle Alpi, e, giunto al fiume dove era accampato Lepido, non fece costruire una palizzata né scavare un fossato, ritenendo di essersi accampato di fronte ad un amico7. (A.A.) 891. Flor. I 19, 2; 4: v. n. 500. 892. Ptol. geogr. III 1, 44: v. n. 1. 893. Cass. Dio XII fr. 2, 5 Boissevain: v. n. 509. 5 Episodio del 102 a. C., durante la guerra contro i Teutoni e gli Ambroni. Su questa guerra, v. anche n. 487. 6 Episodio dell’anno 43 a. C.: Marco Antonio passa le Alpi Liguri dopo la battaglia di Modena per recarsi presso Lepido nella Gallia Narbonese. V. su ciò n. 928. 7 Sulla fuga di Antonio dopo Modena, v. n. 928. — 281 — 894. Acro (pseudo), schol. in Hor. epod. 16, 29: ^ Ab Alpibus enim oritur Appenninus et usque ad fretum Siculum pervenit. Gli Appennini nascono dalle Alpi e giungono fino allo stretto di Sicilia. (E.S.) 895. Serv. ad georg. II 168: v. n. 556. 896. Serv. ad Aen. VI 830: v. n. 86. 897. Serv. ad Aen. X 13: v. n. 558. 898. Donat, interpr. Verg. VI 830: «.....aggeribus socer Alpinis atque arce Monoeci descendens gener adversis instructus eois! ». vi es, inquit, illas animas quae arma similia gerunt. «.....il suocero (Cesare) scendendo dalle vette alpine e dalla rocca di Monaco il genero (Pompeo) fornito di forze orientali! »: vedi, dice, quelle anime c e po a armi simili. (E.S.) 899. Oros. I 2, 61: .....Alpium obicibus obstruitur. [62] Quae a Gallico mari super Ligusticum sinum exsurgentes, primum Narbonensium fines, deinde Galliam Raetiamque secludunt, donec in sinu Liburnico deligantur. .....(ΓΙtalia) è sbarrata dal baluardo delle Alpi. Queste, innalzandosi dal mare Gal lico, sopra il golfo Ligure, delimitano prima il territorio dei Narbonesi, poi la a a e la Rezia, finché si immergono nel golfo Liburnico8. (E.S.) 900. Oros. VI 15, 6: Inde digressus Ariminum ad legiones, mox Alpes transvectus Massiliam venit..... (Cesare) partito di 11 (Roma) giunse a Rimini, presso le legioni, poi, attraversate le Alpi, a Marsiglia9.....(E.S.) 901. Mart. Cap. VI 636: v. n. 584. 8 Per analoga descrizione cfr. n. 902. Il golfo Liburnico indica la parte più settentrionale dell’Adriatico. 9 Sull’attraversamento delle Alpi da parte di Cesare v. n. 872. — 282 - 902. Cosmographia (olim Aethici dicta) 2, 28: .....Alpium obicibus cingitur, quae a Gallico mari super Ligusticum sinum exsurgunt et, ubi incipiunt, Narbonensium fines.....secludunt..... .....(1 Italia) è circondata dal baluardo delle Alpi che si innalzano dal mare Gallico, sopra il golfo Ligure, e, dove iniziano, delimitano il territorio dei Narbonesi10..... (E.S.) 903. Priscian. institut. VII 51, p. 328 Hertz: ’Alpis ’ cum semper plurale sit, quomodo ’ Syrtis ’, tamen et singulariter hoc, quomodo illud, invenitur a poetis prolatum et in ’ em ’ accusativum terminans ’ Alpem cum illud ’ Syrtim ’ facit. Lucanus.....in III: Agmine nubiferam rapto superevolat Alpem. Sebbene Alpis sia sempre plurale, come Syrtis, tuttavia questo nome, come quello, si trova usato dai poeti anche al singolare e all’accusativo termina in em, Alpem, mentre quello fa Syrtim. Lucano.....nel terzo libro11; «Condotto rapidamente l’esercito, (Cesare) vola sopra le Alpi che toccano le nubi ». (E.S.) 904. Priscian. perieg. 285-286: 285 Post hos Tyrrheni, quos iuxta solis ab ortu incipiunt Alpes..... Dopo di essi (Iberi) vi sono i Tirreni, presso i quali, verso il sorgere del sole, hanno inizio le Alpi.....(G.G.) 905. Priscian. perieg. 340: v. n. 958. 906. Iordan. Rom. ìli·, v. n. 626. 907. Procop. bell. Goth. I 12, 4: v. n. 151. 908. Procop. bell. Goth. I 12, 20: v. n. 631. 909. Procop. bell. Goth. II 28, 28; 30-31; 33: v. n. 157. 910. Isid. etym. XVII 9, 3: v. n. 164. 10 Per analoga descrizione v. n. 899. 11 Lucan. III 299 (v. n. 872). — 283 — 911. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33; 37: v. n. 5. 912. Guido, geo.gr 5; 36: v. n. 6. Alpes Maritimae Le testimonianze circa le Alpi Marittime sono state prese in considerazione solo quando riguardavano non l’omonima provincia, ma la parte delle Alpi compresa nella Liguria augustea o adiacente ad essa. Forme attestate: Alpes marinae, Alpes maritimae, Alpis maritima, Άλπεις μαριτίμαι, Άλπεις παραθαλασσίδιοι, Άλπεις παραλίοι. 913. Scbol. Bernensia ad Verg. georg. II 168: v. n. 266. 914. Plin. n.h. VIII 39, 140: Obrutae terra semper hae et circa mariti-mas tantum Alpes quondam effossae coepere iam erui et in Veliterno. Anche queste (vipere) si nascondono sempre nella terra e sono state trovate un tempo solo nelle vicinanze delle Alpi Marittime, benché adesso si incominci a sco prirle anche nella zona di Velletri. (R.P.) 915. Plin. n.h. XXI 18, 114: Alioqui omnium radices omnibus annis intermoriuntur. Usus ad nassas marinas, vitilium elegantiam, lucernarum lumina, praecipua medulla, amplitudine iuxta maritimas Alpes tanta..... Del resto le radici di tutti (gli alberi di giunco), che vanno morendo ogni anno, sono utilizzate per le nasse marine, per lavori fini di giunco, per lumi di lucerne; soprat tutto il midollo, in cosi rilevante quantità vicino alle Alpi Marittime.....(R.P·) 916. Ptol. geogr. Ili 1, 43: v. η. 1. 917. Cass. Dio LIV 24, 3: v. n. 517. 918. 7ab. Peutv. n. 4. 919. S.H.A. Aurei. 48, 2: Etruriae per Aureliam usque ad Alpes mariti-mas ingentes agri sunt hique fertiles ac silvosi. Statuerat igitur dominis, locorum incultorum qui tamen vellent, gratis dare atque illic familias captivas constituere, vitibus montes conserere atque ex eo (o)per(e) vinum dare, ut nihil redituum fiscus acciperet, sed totum p. R. concederet. - 284 — n truria, ungo la via Aurelia, fino alle Alpi Marittime, si trovano territori estesi, erti ι e ricoperti di boschi. Egli12, dunque, aveva stabilito di comprare i terreni non co tivati a quei proprietari che fossero consenzienti, e di stanziarvi famiglie di pri-o > 1 piantare viti sulle alture, producendo così il vino in modo che non il iisco, ma il popolo romano ne ricevesse tutto il guadagno. (A.A.) 920. S.H.A. quad. tyr. 12, 1: v. n. 742. mm. Marc. XV 10, 9: Et primam Thebaeus Hercules ad Geryonem exstinguendum, ut relatum est, et Tauriscum lenius gradiens prope ìtimas composuit Alpes hisque Graiarum indidit nomen; Monoeci si-arcem et portum ad perennem sui memoriam consecravit. nome^iTr'·1'*/11 *[3(:αί,£3 dal tebano Ercole P^sso le Alpi Marittime, cui diede il come è stafr,le ·£°Γεΐ: e i.mentle sen2a fretta s> recava ad uccidere Gerione e Taurisco, ϋ porto di Moneaco0i3.a(A.ASt)eSS0 ^ ^ G°nSacrò a su0 eterno ricordo la rocca e 922 Geogr. expositio compendiaria IV 8:.....ή δέ Ιταλία πρός την Ναρβωνησιαν τοις παραλίοις Άλπεσιν. ■ l’Italia (inizia) verso la Narbonese con le Alpi Marittime. (G.G.) 923. Zosim. VI 2, 6: Σάρου τοιγαροΰν ούτως είς τήν Ιταλίαν διασω-> συ^αϊαΥων ό Κωνσταντίνος τήν δύναμιν άπασαν εγνω φυλακάς αρκουσας εγκαταστησαι ταϊς Άλπεσιν. Ήσαν δέ αύται τρεις, αί τάς τήν τιχλιαν απο Κελτών κάκεΐθ-εν έπέκεινα οδούς άποκλείουσαι, Ινοττια Ποινινα Μαριτίμα. endosi dunque Saro posto in salvo in questo modo in Italia, Costantino, avendo Al M4^°r mter° eserc't0> pensò di porre un numero sufficiente di guarnigioni nelle Pi e parti (delle Alpi) che impedivano il passaggio in Italia dalla terra dei 6 0ltre> erano queste tre: le Cozie, le Pennine, le Marittime. (G.G.) 12 L’imperatore Lucio Domizio Aureliano, che regnò dal 270 al 275. n per j[ passaggio di Ercole attraverso le Alpi v. n. 22; sulla cosiddetta via rac ea v. n. 699. Taurisco era un tiranno leggendario della Gallia. Si noti che il passo è considerato dallo Jacoby come il fr. 14 di Timagene, sebbene in esso non sia espressamente indicato il nome di quello storico. 14 Avvenimenti del 411. Saro è un capo visigoto, già rivale di Alarico; Costantino è l’usurpatore che governava allora la Britannia e la Gallia. - 285 — Appenninus F.’ considerata soltanto la parte degli Appennini compresa nella Liguria augustea o adiacente ad essa. Forme attestate: Apennìnus, Appenninus, ’Απέννινον, Απεννΐνος, Άπέννιος. 924. Pol. II 14, 8: Έστι δέ το μέν δλον είδος καί τής ταΰτα τά πεδία περιγραφούσης γραμμής τριγωνοειδές. Τούτου δε του σχήματος την μεν κορυφήν ή τε τών Άπεννίνων καλουμένων ορών και. τών Αλπ^ινών συμ-πτωσις ού μακράν άπό τοΰ Σαρδωου πελάγους υπερ Μασσαλίας αποτολεϊ. [9] Τών δέ πλευρών παρά μέν τήν άπό τών άρκτων, ως επανω^ προί,ΐπον, τάς Άλπεις αύτάς έπί δισχιλίους καί διακοσίους σταδιους παρηκειν συμβαίνει, [10] παρά δέ τήν άπό μεσημβρίας τον Άπεννΐνον επι τρισχιλιους έξακοσίους. L’aspetto generale della figura geometrica che inscrive questa pianura è triangolate. Il vertice di tale triangolo è rappresentato dalla congiunzione dei monti c ìamati ppen nini e delle Alpi, non lontano dal mare Sardo sopra Marsiglia 15. Il suo lato settentrionale, come dicevo sopra, è costituito dalle stesse Alpi e si estende per uerm a ue cento stadi. Il lato meridionale, invece, è formato dagli Appennini, esten entisi per tremila seicento stadi. (L.S.A.) 925. Pol. II 16, 1: v. n. 220. 926. Pol. XXXIII 10, 1: v. n. 767. 927. Nep. Hann. 4, 2: v. n. 246. 928. Cic. ad fam. XI 10, 3: Revertor nunc ad Antonium. Qui ex fuga cum parvulam manum peditum haberet inermium, ergastula solvendo om neque genus hominum abripiendo satis magnum numerum videtur effecisse. Hoc accessit manus Ventidi, quae trans Appenninum itinere facto diffìciliimo ad Vada pervenit atque ibi se cum Antonio coniunxit. Est numerus veteranorum et armatorum satis frequens cum Ventidio. [4] Consilia Antoni haec sint necesse est, aut ad Lepidum ut se conferat, si recipitur, aut Appennino Alpibusque se teneat et decursionibus per equites, quos habet multos, vastet ea loca in quae incurrerit, aut rusus se in Etruriam referat, quod ea pars Italiae sine exercitu est. Quod si me Caesar 15 L’affermazione, ripetuta dallo stesso Polibio ai nn. 220; 1035, e evidentemente erronea; secondo altre fonti invece il punto di congiunzione è tra Genova e Vado (cfr. nn. 32; 278; 1606). — 286 — audisset atque Appenninum transisset, in tantas angustias Antonium compulissem, ut inopia potius quam ferro conficeretur. [5] .....III Non. Mai. ex castris Dertona. Ritorno ora ad Antonio. Questi, sebbene dopo la fuga avesse una piccola schiera di anti senz armi, liberando schiavi e trascinando con sé uomini di ogni genere, sembra averne racco to un numero abbastanza grande. A questo si è aggiunta la schiera di en ι io c e, compiuta una marcia molto faticosa oltre l’Appennino16, è giunta a a o e qui si e unita con quella di Antonio. Il numero dei veterani e degli armati c e sono con entidio è abbastanza elevato. E’ inevitabile che questi siano i piani ι n omo. ri ugiarsi da Lepido, se è accolto, o rimanere nell’Appennino e nelle • ' ’ ·C .COn scorrerie di cavalieri, numerosi nel suo esercito, saccheggiare le regioni milit* r lecars* ^ nuovo in Etruria, perché quella parte d’Italia è senza forze avrei30 ' ^ λ6531"6· Ottaviano) m* avesse ascoltato e avesse passato l’Appennino, io ramo CjCCIat0 . nt°nio in così grandi difficoltà, che egli sarebbe annientato dalla man-c ·, 1 mezzt PJù che dalle armi.....5 maggio, dall’accampamento, a Tortona 17. 929. Cic. ad fam. XI 13, 2: v. n. 1606. 930. Nigidius fr. 101 Legrand = Serv. ad Aen. XI 715: v. n. 251. 931. Strabo II 5, 28: v. n. 27. 932. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 933. Strabo V 1, 3: v. n. 32. 934. Strabo V 1, 4: v. n. 33. 935. Strabo V 1, 10: v. n. 285. 936. Strabo V 2, 1: v. n. 35. Infatti le truppe di Ventidio provenivano da Faenza, sulla via Emilia. Ventidio casso, pretore e poi consul suffectus nel 43 a. C., aveva reclutato per conto di Antonio tre legioni nel Piceno. 17 La lettera, indirizzata a Cicerone da Decimo Bruto, è stata scritta il 5 maggio 43 a. C. a Tortona, dove si era accampato Bruto durante il suo inseguimento di Antonio, che lo precedeva di due giorni. Sull’inseguimento di Antonio, successivo alla battaglia di Modena, cfr. nn. 809; 889; 890; 1606. — 287 — 937. Strabo V 4, 1: v. η. 860. 938. Vitruv. II 10, 1: Montis Appennini primae radices ab Tyrrenico mari inter Alpes et extremas Etruriae regiones oriuntur. Le prime radici degli Appennini sorgono dal mare Tirreno tra le Alpi e le estreme regioni dell’Etruria. (E.S.) 939. Liv. XXI 58, 3: v. n. 302. 940. Liv. XXI 59, 1: Degressus Appennino retro ad Placentiam castra movit et ad decem milia progressus consedit. Sceso dall’Appennino, (Annibaie) spostò indietro l’accampamento verso Piacenza e, dopo essersi avanzato per circa dieci miglia, pose il campo18. (L.S.A.) 941. Liv. XXXIX 2, 3: Confestim secutus est consul. Ceterum effusi rursus, et pars maxima inermes, per invia et rupes deruptas praecipitantes fugerunt, qua sequi hostis non posset. Ita trans Appenninum abierunt. Qui castris se tenuerant, circumsessi et expugnati sunt. [4] Inde trans Appenninum ductae legiones. Ibi montis quem ceperant altitudine pauli-sper tutati mox in deditionem concesserunt. Tum conquisita cum intentiore cura arma et omnia adempta. II console li inseguì in fretta 19. Ma essi, di nuovo dispersisi e per la maggior parte disarmati, fuggirono a precipizio per luoghi impervi e per rupi scoscese, per dove ι nemico non potesse inseguirli. Così fuggirono al di là dell Appennino. Quelli c e si erano trattenuti nell’accampamento, furono circondati e catturati. Quindi le legioni furono condotte oltre l’Appennino. Là i nemici furono per un po difesi dall altitudine del monte che avevano occupato, ma ben presto si arresero. Allora le armi furono requisite con più attenta cura e tutte furono loro tolte. (L.S.A.) 942. Liv. XXXIX 2, 9: v. n. 359. 943. Liv. per. 39: v. n. 368. 944. Liv. XLI 19, 1: v. n. 408. 18 Inverno 218/217 a. C. 19 Si tratta di Gaio Flaminio, già pretore nel 193 e allora console per il 187 a. C. Collega era Marco Emilio Lepido. Sulla lotta di Flaminio contro i Liguri, v. anche n. 357. Su Flaminio v. n. 353. — 288 — 945. Colum, de re r. VI 1, 1:.....plerumque boves progenerat..... . .....Appenninus durissimos omnemque difficultatem tolerantis nec ab aspectu decoros. ^et '° .....Appennini sono molto forti e abili a sopportare ogni genere di difficoltà, ma non belli di aspetto20. (E.S.) Appenn^W^ suPer Lucan. II 428: « longior educto qua surgit »: id est più alto, slanciate (le vette verso il cielo), si eleva »: cioè l’Appennino. (E.SJ 947· Plin· n.h. IH 5, 48: v. n. 45. 948. Plin. n. h. Ili 16, 118: v. n. 455. 949· Plin. „.h. XI 42, 241: v. n. 47. 950' Dionys. orbis descrip. 343-344; Ρ® τε κι·κλήσκουσιν ’Απέννιον έκ δε βορείης Αλπιος αρχόμενος Σικελήν έπί πορθμίδα λήγει. ^ΡΡεηη*ηο; esso ha origine dalle Alpi settentrionali e termina nello stretto di Sicilia». (G.G.) 95»· Ptol. geogr. Ili 1, 44-45: v. n. 1. 952. S.H.A. Pert. 1, 2: Natus est Pertinax in Appennino in villa matris. Pertinace nacque tra gli Appennini 22, nella villa della madre. (A.A.) 953. Ambros. ep. XXXIX 3: Sed doles quod dudum fiorentissima repente occiderit. Verum hoc nobis commune non solum cum hominibus, sed etiam cum civitatibus, terrisque ipsis est. Nempe de Bononiensi veniens 20 Sui buoi liguri, v. anche n. 244. 21 Per analoga notizia, cfr. n. 958. 22 Per la nascita di Pertinace v. n. 518. — 289 — 20 urbe a tergo Claternam, ipsam Bononiam, Mutinam, Rhegium derelinquebas, in dextera erat BrixiUum, a fronte occurrebat Placentia, veterem nobilitatem ipso adhuc nomine sonans, ad laevam Apennini inculta miseratus, et florentissimorum quondam populorum castella considerabas, atque affectu relegebas dolenti. Ma sei addolorato perché si è spento all’improvviso ciò che fino a poco tempo addietro era tanto fiorente. Invero questo fatto, oltre che per noi uomini, è comune per le città, e per le stesse terre. Per l’appunto tu, venendo dalla città di Bologna, lasciavi alle tue spalle ’ Claterna ’, la stessa Bologna, Modena, Reggio, mentre alla tua destra era Brescello, e ti veniva incontro Piacenza, risuonante ancora nello stesso nome dell’antica nobiltà; alla sinistra commiseravi gli incolti terreni dell’Appennino e meditavi sui castelli un tempo ricchissimi di abitanti, ripensandovi con dolente affetto23. (G.G.) 954. Acro (pseudo), schol. in Hor. epod. 16, 29: v. n. 894. 955. Serv. ad Aen. XI 700: v. n. 90. 956. Donat, interpr. Verg. XI 700: v. n. 564. 957. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 285-290: v. n. 575. 958. Priscian. perieg. 338-341: 338 Ast ambas inter tellus iacet Ausonidarum, limite quam recto mediam secat Apenninus: 340 qui mons, incipiens boreis ex Alpibus altus, in freta Sicaniae porrectas terminat oras. Ma tra entrambe (Iberia e Grecia) giace la terra degli Ausoni (Italia), che 1 Appennino separa a metà con un confine diritto; questo monte, elevandosi dalle Alpi settentrionali, si spinge verso il golfo di Sicilia, dove ha termine24. (G.G.) 959. Iona, ad Waldebertum et Bobolenum: Memini me ante hoc ferme triennium, fratrum conibentia flagitante vel beati Bertulfì abbatis imperio iubente, cum apud eos Appenninis ruribus vagans in Ebobiensem ceno- 23 Lettera scritta non molto dopo il 387 e indirizzata all’amico Faustino, cui era morta la sorella. Il lutto di Faustino è paragonato alla rovina di tante antiche e gloriose città ora piene di cadaveri. Di queste ’ Claterna ’, tra Bologna e Imola, corrisponde forse all’odierna Quaterna. 24 Per analoga notizia, v. n. 950. — 290 - ìum morarer, fuisse pollicitum, ut almi patris Columbani meo studerem sti o texere gesta; praesertim cum hi qui eo fuerunt in tempore et poenes ipsum patrata viderunt quam plurimi poenes vos suprestis sint, qui nobis non au ita sed visa narrent, vel quae etiam nos per venerabiles viros a am et usthasium didicimus: quorum primus Ebobiensis, secundus uxoviensis coenobii, quo vos praesules existitis, eius successores fuerunt, magistri instituta suis plebibus servanda tradiderunt. del beato 5uasirftre ann‘ ^a> Per l’insistente richiesta dei fratelli e per 1’ordine aver vagato πργ iertU °’ essen^otri* fermato nel cenobio di Bobbio presso di essi dopo con la mia npn ^ ,camPa®ne Appennino, promisi che mi sarei sforzato di tessere vi erano anm^! 6 S6Sj^ ^ a'mo Pac^re Colombano; la ragione principale fu che stando al suo fia PreSS,° V0‘ altissimi che vissero in quel tempo e che videro, non uditi ma vic^C°’ ^ lmPfese da lui compiute, tali quindi da poterci narrare fatti rabili Atala ed F*' m° ^ VI eran? tutt' * ^atti che anche noi apprendemmo dai vene-bio di Bobbio Γ ^tasi0> successori di lui a seguito di vostra elezione, l’uno nel ceno- gnamenti del ’maestro» ^GG )' LuXeuiI’ e trasmettitori ai loro discepoli degli inse-960 T quocuma^' ^ Qui, largita optione, ut intra Italiam, Ìlle Coen112 Λ/Γ j°C? vo^sset> habitaret, ibi Dei consultu actum est, dum Arriane ^ ΓΗ6 10 um urbem moraretur et hereseorum fraudes, id est quos eti^Vk^i SCrÌptUrarum cauteri° discerpi ac desecari vellet, contra ad res 13m 1.e . florenti scientia ededit, vir quidam nomine Iocundus cam beat1' p601-’ ^ Edicat se in solitudine ruribus Appenninis basili-loca V)3 1 etlf aPosto^orurn principis scire, in qua virtutes expertus sit fieri, tradV eCUnc^a’ aclu^s inrigua, piscium copia. Quem locum veterum 10 0 *um nuncupabant ob rivum in eo loco hoc nomine fluentem bai a^um Profluentem nomine Triveam; super quem olim Hanni- Ubi lemanS’ dominum, aequorum, elefantorum atrocissime damna sensit, cum venisset, omni cum intentione basilicam inibi semirutam reppe-ens, prisco decori renovans reddidit. In cuius restauratione mira Domini virtus panditur. Nam cum per prerupta saxorum scopula trabes ex abie- i us inter densa saltus locis inaccessibilibus cederentur, vel alibi caesa lni 1 casu elapsi aspero aditum plaustrorum denegabat, mirum in modum trabem, quem vix triginta vel quadraginta plano terrae solo positum ve- ,. p. 1 destinatari della lettera (che costituisce la prefazione alla Vita Columbani * i, . > e ' personaggi citati nel testo sono gli abati che successero a Colombano nella guida dei monasteri di Luxeuil e di Bobbio. A Luxeuil il posto di Colombano, nel 617, fu preso da Eustasio (617-629) e poi da Valdeberto (629-670); a gobbio da Atala (617-627?), da Bertulfo (627P-640?) e da Boboleno. Episodi riguardanti Atala ai nn. 1003; 1078; 1313; 1375. Per Bertulfo cfr. n. 1313; per Boboleno cfr. n. 1311. - 291 - here non valerent, ibi cum duobus vel tribus, prout ardui callis meatus patebat, vir Dei accedens, suis ac suorum humeris inmane pondus inpo-nebat; et ubi antea prae asperitate itineris libero gressu vix graderentur, onerati mox trabium pondere festini gradiebantur, ut versa vice, qui honera ferrent, acsi ab aliis veherentur, firmis vestigiis, velut otio vagantes ovantes irent. Videns itaque vir Dei tanti auxilii supplimentum, suos hortatur, ut arreptum opus laeti perficiant, animoque roborati, eo consistere in heremo studeant; Dei in hoc voluntatis esse adfirmat. Tecta itaque templi culmina, murorum restaurat ruinas ceteraque, quaeque ad monasterii necessitatem pertindnt, construere parat..... Porro beatus Columba- nus, expleto anni circulo, in antedicto caenubio Ebobiensi vita eata unc tus, animam membris solutam caelo reddidit VIIII Kl. Decem ns. Avendogli (Agilulfo) concesso di scegliere la località italiana in1 cui volesse ’ per volontà di Dio accadde che, mentre egli si trovava presso Mi ano e vo eva pare e tagliare col ferro delle scritture le frodi degli eretici, cioè a per a Ariani, contro i quali scrisse anche un libello con ricca scienza27, un uomo 1 nome Giocondo venne dal re e gli rivelò di conoscere una solitaria basilica in mezzo alle campagne deU’Appennino dedicata al beato Pietro principe degli aposto 1, ove sperimentato molte virtù e dove i luoghi erano ubertosi, le acque a on an i di pesci. Quella località era chiamata dagli antichi Bobbio, a causa e torren nome che vi scorre e che confluisce in un altro fiume di nome re ia’ . di questo un tempo Annibaie, svernando, subì gravissimi danni negl uom n, cavalli e negli elefanti. Essendo venuto (Colombano) in quel uogo, trovan lica a quel tempo semidiroccata, la rinnovò e la restituì al primitivo ecoro cura. In questo restauro si manifesta la mirabile virtù di io. n atti, ve gliate le travi, fra cime di rocce scoscese, da abeti situati ne o to 1 cessibili, e impedendo una trave tagliata altrove il passaggio ai carri, a aspra caduta, l’uomo di Dio, venendo sul posto e con 1 aiuto 1 so o u mini, per quanto permetteva l’arduo sentiero poneva in maniera meravigliosi suUe spalle sue e dei suoi l’immane peso di una trave che, anche se osse stata a a„ piano, trenta o quaranta uomini non avrebbero potuto trascinare, e men ,, malgrado potessero camminare liberamente, tuttavia avanzavano a stento p rità del sentiero, ora, pur gravati dal peso delle travi, proce evano rapi 1, . coloro che portavano il peso, invertita la direzione, camminavano con eimi pa-se fossero trasportati da altri, e simili a chi se ne va in giro oziosamente acc a Vedendo dunque l’uomo di Dio un aiuto tanto accresciuto, esorta 1 suoi a comp lietamente l’opera già intrapresa, e a far sì, rafforzati nell animo, di poteisi ^rm quell’eremo; afferma che questa è la volontà di Dio. Coperto quindi il tetto e a c 26 Anno 613. Agilulfo è il re longobardo che effettuò la donazione (cfr. anche n. 1318). Di tale donazione possediamo un testo di non sicura autenticità, che va sotto il titolo di Privilegium Bobiense a Flavio Agilulpho rege datum (in ,ο ι diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all anno 1208, a cura di Cipolla, I, Roma 1918, p. 89). 27 II libro non ci è pervenuto. — 292 — restaura le rovine dei muri e fa costruire tutte le cose che servono per le necessità e monastero.....Infine il beato Colombano, terminato il ciclo dei suoi anni, dopo aver vissuto la sua vita beata nel predetto cenobio di Bobbio, restituì al cielo l’anima liberata dalle membra il 23 novembre28. (G.G.) Auginus Mons Monte di identificazione incerta, forse al confine fra la Liguria, l’Emilia e l’Etruria augustee. Forme attestate: Auginus. 961. Liv. XXXIX 2, 2: v. n. 357. Ligures Montes nominazione generica delle montagne della Liguria. Forme attestate: Ligustini montes, Montes Ligusci. 962. Varro, de re r. III 9, 17: v. n. 1180. Liv. XXXIV 8, 4: M. Porcius consul, postquam abrogata lex Oppia est, extemplo viginti quinque navibus longis, quarum quinque sociorum erant, ad Lunae portum profectus est eodem exercitu convenire iusso U τ e^ict0 per oram maritimam misso navibus omnis generis contrac-|ls a una proficiscens edixit ut ad portum Pyrenaei sequerentur; inde se requenti classe ad hostes iturum. [6] Praetervecti Ligustinos montes sinumque Gallicum ad diem quam dixerat convenerunt. I console M. Porcio, non appena fu abrogata la legge Oppia, subito partì per il porto i uni con venticinque navi lunghe, di cui cinque erano degli alleati, dopo aver ordinato a esercito di riunirsi nel medesimo luogo. Inviato un proclama alle località della costa per raccogliere navi di ogni genere, partendo da Luni ordinò che lo seguissero a portus Pyrenaei ’, di dove egli si sarebbe mosso contro il nemico con una flotta numerosa. Superate le montagne Liguri e il golfo Gallico, si ricongiunsero con lui nel giorno che egli aveva stabilito29. (L.S.A.) Monoecus Mons Si tratta in realtà di Portus Herculis Monoeci (v. voce relativa), considerato erroneamente un monte in un’unica fonte. Forme attestate: Monoecus. 964. Vib. Seq. montes 276: v. n. 77. 28 Colombano morì nel 617. Sulla sua morte cfr. anche nn. 1307; 1308; 1309. 29 Anno 195 a. C. Si tratta della spedizione che il console Marco Porcio Catone condusse in Spagna, sbarcando ad Ampurias. Il ’ portus Pyrenaei ’ corrisponde con molta probabilità all’attuale Port-Vendres, presso il confine franco-spagnolo. V. su Catone n. 330. - 293 — Urbs Silva Vasta foresta nei dintorni dell’attuale Sassello, nell’Appennino savonese. Forme attestate: Urbs silva. 965. Paul. Diacon, hist. Lang. V 37: At vero Cunincpert rex Herme-linda ex Saxonum Anglorum genere duxit uxorem. Quae cum in balneo Theodotem, puellam ex nobilissimo Romanorum genere ortam, eleganti corpore et flavis prolixisque capillis pene usque ad pedes decoratam vidisset, eius pulchritudinem suo viro Cunincperto regi laudavit. Qui ab uxore hoc libenter audire dissimulans, in magnum tamen puellae exarsit amorem; nec mora, venatum in silvam quam Urbem appellant perrexit secumque suam coniugem Hermelindam venire praecepit. Qui exinde noctu egre-diens, Ticinum venit, et ad se Theodotem puellam venire faciens, cum ea concubuit. Dunque il re Cuniperto sposò Ermelinda, di stirpe anglosassone. Questa, avendo visto al bagno Teodata, una fanciulla nata da nobilissima stirpe romana, 1 corpo assai eg giadro e ornata quasi fino ai piedi di lunghi capelli biondi, ne lo o a e ezza co marito, il re Cuniperto. Egli, mentre dissimulava il piacere che provava a asco are a moglie, si infiammò tuttavia di grande amore per la fanciulla; senza in u§‘°> ® 0 a cacciare in una selva che si chiama Urbe, ordinò a sua moglie rme m a ι giungerlo. Di notte quindi tornò a Pavia, e fatta venire da lui la giovane eo a a, giacque con lei30. (G.G.) 966. Paul. Diacon, hist. Lang. V 39: Qui eorum verbis persuasus civitatem egressus atque ad Urbem vastissimam silvam profectus est l ique se iocis et venationibus exercere coepit. (Alachi,) persuaso dalle parole di quelli (Aldone e Grausone), lasciata Li città (Pavia), si diresse verso la vastissima selva di Urbe e lì si diede ai divertimenti e a a caccia (G.G.) 967. Paul. Diacon, hist. Lang. VI 58: v. n. 1391. * * # ’ Alpes ’ Sono considerate soltanto le testimonianze riguardanti parti della catena alpina espres samente indicate come liguri, pur non essendo comprese entro i confini della Liguria augustea né ad essa adiacenti. Forme attestate: Alpes, Άλπεια. 968. Schol. Bernensia ad Verg. georg. II 224: v. n. 25. 30 Episodio avvenuto probabilmente nei primi anni del regno di Cuniperto, che salì al trono longobardo nel 689. 31 Congiura dei nobili longobardi Aldone e Grausone contro Alachi, 1 usurpatore che aveva momentaneamente allontanato il legittimo re Cuniperto. Questi fatti avvennero intorno al 690. — 294 - 969. Plin. n.h. Ili 16, 117: v. n. 455. 970. Plin. ». h. Ili 17, 123: v. n. 456. 971. Solin. 2, 25: v. n. 525. 972. Serv. ad georg. II 224: v. n. 85. 973. Serv. ad Aen. X 709: v. n. 89. 974. Mart. Cap. VI 640: v. n. 585. 975. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Ταυρίσχοι: v. η. 829. Alpes Cottiae nellp frmt·; S01|° ^rese *n considerazione soltanto quando esplicitamente indicate nelle fona „n* ,b„,K * popoIi ]ignti Forme r_ 976. Strabo IV 6, 6: v. n. 282. Ballista Mons fo d ^ '®nota ubicazione, tra I’Appennino parmense e quello modenese. Senza sicuro ,,,, nt°’. ta^uno proposto di localizzarlo nella zona del comune di Valestra, u ^enn*no a su^ di Reggio Emilia; altri, di identificarlo col monte di Baltignano, nelle Alpi. Forme attestate: Ballista. 977. Liv. XXXIX 2, 7: v. n. 359. 978. Liv. XL 41, 2: v. n. 389. 979. Liv. XL53, 1: v. n. 392. 980. Liv. XLI 18, 1; 9: v. n. 406. - 295 - Campi Lapidarii Località di incerta ubicazione, tra Marsiglia e la foce del Rodano: forse l’odierna Piaine de la Crau. Forme attestate: Campi lapidarii, Lapidarii campi, Λίθινον πεδίον. 981. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 76: v. n. 476. 982. Solin. 2, 6: v. n. 71. 983. Mart. Cap. VI 642: v. n. 93. Letum Mons Monte di ignota ubicazione, fra l’Appennino parmense e quello modenese. Forme attestate: Letum. 984. Liv. XL 41, 2: v. n. 389. 985. Liv. XLI 18, 1; 9-10: v. n. 406. 986. Val. Max. I 5, 9: v. n. 39. 987. Iulius Paris, Val. Max. epit. I 5, 9: v. n. 94. Marcius Saltus Località di ubicazione imprecisabile. Forme attestate: Saltus Marcius. 988. Liv. XXXIX 20, 10: v. n. 361. Olbianus Mons Si tratta probabilmente della stessa collina su cui sorgeva la città di Olbia (attuale Costebelle à Hyères). Forme attestate: ’Όρος Όλβιανόν. 989. Steph. Byzant. ethnica s. v. Όλβία: v. n. 652. Setiena Arx Monte di incerta ubicazione nella Gallia Narbonese, forse identificabile con il Setius mons, cioè con il monte di Agde vicino alla foce dell’Hérault. Forme attestate: Setiena arx. 990. Avien. ora marit. 629: v. n. 554. — 296 - SUISMONTIUM p'.'c>n0*:a u^’caz'one, tra 1 Appennino parmense e quello modenese. Forme attestate: òuismontìum. 991. Liv. XXXIX 2, 7: v. n. 359. Vesulus Mons Monviso. Forme attestate: Vesaevus, Vesevus, Vesulus. 992. Schol. Bernensia ad Verg. georg. II 224: v. n. 25. 993. Plin. n.h. IH i6, H7: v. n. 455. "4. Solin. 2, 25: v. n. 525. "5. Vib. Seq. montes 316 a: v. n. 78. "6. Serv. ad georg. II 224: v. n. 85. "7. Serv, ad Aen. X 709: v. n. 89. 998. Mart. Cap. VI 640: v. n. 585. - 297 — FIUMI Alubra Ignoto affluente di destra dell’alto corso del Po. Forme attestate: Alubra. 999. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 36: v. n. 5. Bersula Affluente di destra del Po, di incerta identificazione, fra Torino e la valle del Tanaro. forse Stura o Bormida. Forme attestate: Bersula. 1000. Tab. Peut.: v. n. 4. Boacias Vara. Forme attestate: Βοάκτης. 1001. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. n. 1. Bobius Bobbio, affluente del Trebbia. Forme attestate: Bobius. 1002. Iona, vita Columb. I 30: v. n. 960. 1003. Iona, vita Columb. II 2: Cum quodam in tempore fluviolus, cuius superius mentionem fecimus, Bobius nomine, turgidis aquarum molibus violenter ac rapaci cursu defluens, ut solent torrentes ex Alpium cacuminibus dilapsi et imbrium effusione aucti, ita iste saxorum rupes et arborum congeries nimia vim tumiscens coacervabat molinumque monasterii rapido cursu subfodere hac totam iam officinam quatiens dimergere nitebatur. Quo fragore auditu, custos molini nomine Agibodus ad molinum pergit, ut videret, si tanti fragores moles inibi dispendii damna generaret. Ubi cum venisset, vidit, nisi celeri auxilio subvenirent, cuncta diripi, festi-nusque patri nuntianda credit, ut solamen praebeat, qui oportuna neces- - 298 - sitati ex aquarum fluctibus liberarent. Ad quem vir Dei ait: « Vade », inquit, « voca mihi Sinoaldum diaconum; tu vero stratui receptus somnum cape nec metu aliquo detentus merori corda subdas ». Erat enim mane, priusquam aurora funderet grata lumina terris. Venit ergo Sinoaldus ad vl^m , Sj’ cu^ beatus Athala ait: « Adprehenso baculo quo sustentor, va e a o ium imperantisque voce dicito, signo dominicae crucis prae-a,t0’ Ut ',stas. desinat perfodere ripas nec praesumpte audacie modo sup- min' Se 3 la cec^ens latera, ista sinat inlesa imperiisque se noscat Domini recessurum ». Quod vir Dei imperium supradictus vir oboediens cum cent'3 inicu^° Pergit; inposito ripe baculo, imperat, se ex viri Dei prae-Is’ annuente divina potentia, illo promoveri ex loco, aliaque colles lis 13 V1° ent° COnatu cedat· Moxque oboediens fluvius, relicto alveo, col-“ Cec^ens fluenta, per ardua collis latera, velut alis strictis, latices rent.e 3t’ ^uoadusque concava alvei pateret, quo sustentate liquido flue-coe ' am<^Ue Prorunipens aurora, mundo ut lumen panderet, surgebat, si vi'r !pSUm *ntra c°gitans Sinoaldus dicere: « Vadam et videam, ei violenti fluctus oboedire », venitque ad ripam alvei; vacuum nens, expectabat, qualiter alterius collis latera cederet, ut sibi alveum, 9 ueret, aperiret. Festinusque ad virum Dei venit, partae victoriae tropheum nuntiavit. defluiva110'*! torrente chiamato Bobbio, di cui facemmo menzione precedentemente1, torrenti 1!° entemente’ gonfio d’acque e con corso vorticoso; secondo l’abitudine dei anche a C ^ scenc*ono dalle cime delle Alpi, quando sono gonfiati dalla pioggia caduta, con vi jUeSt° acc^mulava le cime dei sassi e una grande congerie di alberi, ribollendo jgj 10 enza> e si sforzava col suo rapido corso di scavare le fondamenta del mulino stode ldn^Ster01·6 squassare e sommergere tutta l’officina. Udito tale fragore, il cu-tutto 6 1 h? no> ^ nome Agibodo, si dirige verso il mulino stesso, per vedere se un r 'vT a^0re v* aveva provocato danni gravi. Essendovi giunto, vide che, senza al oT °, ?'Ut0) tutto sarebbe stato distrutto e pensò di darne rapidamente l’annuncio di Π Γ6 tala)2, affinché questi offrisse un conforto adatto alla circostanza e capace il d* erate gli tifici minacciati dai flutti. L’uomo di Dio gli dice: « Vai, e chiamami lacono Sinoaldo; tu invece, avvolto nella tua coperta, prendi pure sonno e non vere i cuore pieno di afflizione, anzi abbandona ogni timore ». Era allora prima attina, quando l’aurora non aveva ancora diffuso sulla terra le gradite luci. Viene unque Sinoaldo dall’uomo di Dio, e il beato Atala gli dice: « Preso il bastone su cui mi appoggio, vai al (fiume) Bobbio, e con voce di comando, fatto prima il segno croce del Signore, digli che smetta di distruggere queste rive e non le riempia con la sua temeraria audacia, ma, ritirandosi dagli altri fianchi (del colle), non procuri r° danno e riconosca di doversi ritirare per il comando del Signore ». Obbedendo a questo ordine dell’uomo di Dio e col sostegno della fede, il suddetto (Sinoaldo) si avvia; posto il bastone sulla riva, comanda, secondo i precetti dell’uomo di Dio e con 1 V. n. 960. 2 Su Atala v. n. 959. - 299 — l’approvazione della potestà divina, che il fiume se ne vada da quel luogo esiallon-ti con »„ violento sforzo dagli altri fianchi del colle Sob.to 'obbedi ita , lasciato il proprio letto, abbandonando gli scorrevoli fianchi del colle, spingeva ι I so per le parti pii, aspre di esso e per altre strettoie, fino a che( n«, , apri u alt» alveo concavo, dove venne trattenuto il flusso. E già so.geva a p per diffondere sul mondo la luce, e Sinoaldo, pensando tra se e , « Andrò e vedrò se il flutto obbedisce alla dura parola e uo o cedessero alla riva dell’alveo; vedendo il vuoto, aspettava di scoprire in scorrere. E i fianchi dell’altro colle, di modo che il fiume si aprisse a „,>foria ottenuta, rapidamente venne dall’uomo di Dio, e gli annunziò il tro eo e (G.G.) Entella, torrente che sfocia tra Chiavari e Lavagna, nella Riviera di Levante. Forme attestate: Έντέλλα. 1004. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. η. 1. Fertor Si tratta probabilmente dell’odierno Bisagno, torrente che attiaveisa i q ’ orientali di Genova. Secondo alcuni, tuttavia, potrebbe identificarsi con Sori o con il torrente di Recco. Forme attestate: Vertor. 1005. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. Fevus r Fiume di incerta identificazione; può trattarsi della Maira (e corrispondere a v. voce relativa) oppure della Varaita. Forme attestate: Fevus. 1006. Tab. Peutv. n. 4. Iactus Affluente di destra del Po, a ovest del Tanaro: forse l’odierna Maira. Forme atte state: Iactus. 1007. Plin. n.h. Ili 16, 118: v. n. 455. Iala Fiume di incerta localizzazione, forse identificabile con lo Iactus (v. voce relativa). Forme attestate: Iala. 1008. Tab. Peut.: v. n. 4. - 300 - Iria Staffora, affluente di destra del Po, che scorre presso Voghera (Pavia). Forme attestate: Hira, Hiria, Hyra, Ira. 1009. Fasti Vindobon. priores (a. 461): v. n. 1360. 1010. Iordan. Gel. XLV 236: v. n. 1367. 1011. Marcellinus Comes, chron. (a. 461), 2: v. n. 1368. 1012. Mar. Aventic. chron. (a. 461): v. n. 1371. 1013. Iona, vua Columb. II 25: v. n. 1375. 1014. Paul. Diacon, hist. Rom. XV 1: v. n. 1382. Labonia Labonia nt‘^caz‘one incerta, che sfocia fra Genova e Vado. Forme attestate: 1015. 7ab. Peut.: v. n. 4. Lucus ]>λ_ · r ^'°ur'a occidentale, da identificare con l’impero o con un affluente del 1 Arroscia. Forme attestate: Lucus. 1016. Tab. Peut.: v. n. 4. Macra Magra. Forme attestate: Macra, Magra, Μαχράλλα, Μάκρας. 1017. Strabo V 2, 5: v. n. 36. 1018. Liv. XXXIX 32, 2: v. n. 363. 1019. Liv. XL 41, 3: v. n. 389. - 301 - 1020. Lucan. II 426: v. η. 1067. 1021. Adnotat. super Lucan. II 426: « Macra »: ordo est: Macraque, qui vicinae Lunae procurrit in aequora, nullas alnos vado moratus. « Macra ». naves enim non potest sustinere et ideo Macra dictus est. « Magra »: l’ordine (delle parole) è: e il Magra, che fluisce in rapido corso nel mare della vicina Luni, per le acque poco profonde non può contenere nessuna nave ι on tano. « Magra »: non può, infatti, essere solcato da navi, e perciò è detto agra. 1022. Plin. n.h. Ili 5, 48-50: v. n. 45. 1023. Flor. I 19, 4: v. n. 500. 1024. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. η. 1. 1025. Itin. marit. 501: v. n. 3. 1026. Tab. Peut.: v. n. 4. 1027. Vib. Seq. flumina 106: v. n. 76. 1028. Priscian. institut. VI 9, pp. 201-202 Hertz: Plurima tamen^non solum in Africa, sed in aliis etiam regionibus nomina fluviorum in a veniuntur desinentia. Lucanus in II: nullasque vado qui Macra moratus alnos. Tuttavia si trovano moltissimi nomi di fiumi non soltanto in Africa, ma anc^ ^ altri paesi con la terminazione in a. Lucano nel II libro: « e il Magra cie acque poco profonde, non può contenere nessuna nave di ontano»3· (E.o.) 1029. Iordan. Rom. ìli: v. n. 626. 1030. Gregor. I, reg. ep. VIII 5: .....Et ideo, frater carissime..... territorio Lunensi miliario ab urbe eadem plus minus secundo iuxta fluvium Macram.....praedicti monasterii oratorium.....sollemniter consecrabis ..... 3 Lucan. II 426-427 (v. n. 1067). — 302 - _' ' j ' ^ Perciò> ^rate^° carissimo..... consacrerai solennemente..... l’oratorio del 6 0 lyonastero..... nel territorio di Luni, più o meno a due miglia dalla stessa atta, vicino al fiume Magra4..... (E.S.) Merula iume di incerta identificazione, che sfocia fra Albenga e Ventimiglia: forse l’odierno Arroscia. Forme attestate: Merula. 1031. Plin. n.h m 4g; v n 45 Monoecus er tale fiume v. nota qui sotto. Forme attestate: Monoecus. 1032. Magni glossarum libri glossae, A 309: « Arce »: urbs Galliae, ubi iluvius Monoecus oritur. Rocca (di Monaco) »: città della Gallia, dove nasce il fiume Monaco5. (E.S.) Odubria Fiume di non sicura identificazione; è possibile che si tratti dell Irta (Staffora, v. voce relativa). Forme attestate: Odubria. 1033. lab. Peut.: v. n. 4. Padus E’ considerata solo la parte del Po che costituiva il confine settentrionale dellaι Liguria augustea. Forme attestate: Bodincus, Eridanus, Vadus, Βόδεγκος, Ηριδανος, α ος 1034. Aristot. meteor. I 13 (351 a): v. η. 10. 1035. Pol. II 16, 6: Ό δέ Πάδος ποταμός, ύπό δε τών ποιητών Hpt-όανός θ-ρυλούμενος, εχει μέν τάς πηγάς άπο τών ^ λπ-ων ως ρ κορυφήν μάλλον τοΰ προειρημένου σχήματος, καταφ^ρ-ται ποιούμενος τήν ρύσιν ώς έπί μεσημβρίαν. 4 Lettera scritta da Gregorio a Venanzio, vescovo di Luni, nell ottobre del 597. Su Venanzio v. n. 1432. . n 347 5 Errata interpretazione di un passo di Virgilio, pe _ 303 — L Il fiume Po, celebrato dai poeti come Eridano, ha Je sue sorgenti dalle Alpi, quasi verso il vertice della figura triangolare6 accennata sopra, e scende verso la pianura, scorrendo in direzione approssimativamente meridionale7. (L.S.A.) 1036. Pol. II 16, 12: Κεϊται δ’ έπί τούτω λιμήν, ούδενός τών κατά τον ’Αδρίαν ήττω παρεχόμενος άσφάλειαν τοϊς εν αυτω καθορμιζομενοις. Παρά γε μήν τοϊς έγχωρίοις ό ποταμός προσαγορεύεται Βοδεγκος. Al termine di questo fiume (Po) si trova un porto, che offre a quelli che vi gettano l’ancora una sicurezza non inferiore a quella di nessuno dei porti che si trovano ungo l’Adriatico. Presso gli abitanti del luogo il fiume è chiamato Boden os . ·/ 1037. Pol. II 17, 4: v. n. 751. 1038. Coelius Antip. fr. 18* Peter2 = Liv. XXI 47, 4: Coelius auctor est Magonem cum equitatu et Hispanis peditibus flumen extemp o trans nasse, ipsum Hannibalem per superiora Padi vada exercitum tra uxisse elephantis in ordinem ad sustinendum impetum fluminis oppositis. Celio (Antipatro) afferma che Magone passò subito a nuoto il fiume con la e con i fanti Ispani, mentre Annibaie, dal canto suo, fece passare 1 esercito su^ ^ sponda attraverso un guado del Po più a monte, dopo aver disposto in i a g i fanti per frenare la corrente impetuosa del fiume9. (L.S.A.) 1039. Metrod. Sceps. fr. 8 Jacoby = Plin. n.h. Ili 16, 122: v. n. 236. 1040. Strabo IV 6, 6: v. n. 282. 1041. Strabo V 1, 4: v. n. 33. 6 La zona, pressappoco triangolare, compresa fra il corso del Po, gli Appenninl e l’Adriatico. Per analoga notizia, v. n. 924. 7 E’ probabile, secondo alcuni, che Polibio abbia fatto confusione con la Dora Baltea, che scende verso Sud, confluendo nel Po a valle di Torino. 8 Su ’ Bodenkos’, denominazione indigena del Po, v. n. 10. Poiché tale nome indicava evidentemente l’alto corso del Po, che poi prendeva il nome celtico-venetico di ’ Padus ’, sembra improprio l’uso che qui ne fa Polibio, attribuendolo all’ultima parte del fiume. 9 Mentre Livio concedeva scarso credito a questa versione, essa fu seguita dn Cassio Dione, come appare in Zonara: cfr. n. 1051. L’episodio è successivo alla battaglia del Ticino del 218 a. C. — 304 — 1042. Strabo V 1, io; v. n. 285. 1043. Liv. XXXII 29, 7: v. n. 325. 1044. Liv. XXXIII 37; v n 329 1045. Liv. XLII 22, 5: v. n. 417. 1046. PUN. n_h m 5> 4 123: v. n. 456. 1049. Plut. quaest. conviv. V 3, 1 (676 B):.....τη τε γάρ πίττη πάν- τ.ς εξαλαφουσ^ τα άγγεΐα, καί τής ρητίνης ύπομιγνύουσι πολλοί τω οίνω α απερ Ευβοεΐς τών Έλλαδικών καί τών Ιταλικών οί περί τον Παδον οικουντες infatti tutti ungono con la pece i recipienti per il vino, e molti mescolano la a co vino stesso: così gli Eubei fra i Greci e fra gli Italici coloro che abitano sulle rive del Po 10 . . Γτ * 105°· PaUSAN. I 30, 3; v. n. 502. WSl. Zonar. Vili 24, 1: Αννίβας δέ μεθ’ ημέραν τήν άποχώρησχν αυτοϋ μαθών πρός τόν Ήριδανον ήλ^ε, καί μήτε σχεδίας η πλοία ευρών (ενεπεπρηστο γάρ παρά τοΰ Σκιπίωνος), τον μέν αδελφόν Μαγωνα ^συν τοϊς ίππεΰσι διανήξασ^αι καί έπιδιώξαι τούς 'Ρωμαίους έκέλευσεν, αυτός ^ε άνω προς τάς πηγάς χωρήσας τοΰ ποταμοΰ τους ελεφαντας καια τ επφρουν διαβήναι προσέταξε. Annibale, avendo appreso sul far del giorno della ritirata di quello (Scipione), prò cedette fino all’Eridano, dove non avendo trovato né zattere né navi erano bruciate da Scipione), ordinò al fratello Magone di attraversare il fiume co n. 42. 10 Sull’uso da parte dei Liguri della pece per insaporire il mosto del vino v. — 305 — ■21 lieri e di inseguire i Romani, mentre lui stesso, risalito verso le sorgenti dell Eridano, fece attraversare il fiume agli elefanti nel senso della corrente 11. (G.G.) 1052. Aelian. nat. anim. XIV 29: v. n. 1072. 1053. Solin. 2, 25: v. n. 525. 1054. Tab. Peut.: v. n. 4. 1055. Serv. ad. Aen. X 709: v. n. 89. 1056. Mart. Cap. VI 640: v. n. 585. 1057. Icrdan. Rom. 378: v. n. 145. 1058. Procop. bell. Goth. I 1, 18: Πάδος τε γάρ ό ποταμός, δν και ’Ηριδανόν καλοϋσιν, έξ ορίων τών Κελτικών ταυτη φερομενος..... Infatti il fiume Po, che chiamano anche Eridano, si dirige fin qui (Ravenna), prov nendo dai confini dei Celti.....(G.G.) 1059. Procop. bell. Goth. II 23, 3: Μαρτίνον δέ καί Ίωάννην ξύν τοις έπομένοις καί στρατεύματι άλλω, ούπερ Ιωάννης ηγείτο δν και αγαν έκάλουν, άμφί Πάδον ποταμόν εστελλεν. [4] Οδς δή φροντίδα έχειν εκε _υεν δπως μή Ούραΐας τε καί οί ξύν αύτω έκ Μεδιολάνου επι σφας ιωσιν, ήν δέ τών πολεμίων τήν έφοδον άποκρούεσθ-αι ούχ οϊοι τε ώσιν,^ οπισ αύτούς λάθρα έπισπομένους κατά νώτου ίέναι. [5] Και οι μεν πολιν ορ θ-ώνα πρός τω ποταμώ άτείχιστον ούσαν καταλαβόντες, αυτοϋ τ~ ενστρα τοπεδευσάμενοι εμενον..... (Belisario) mandò verso il fiume Po Martino e Giovanni col seguito e il rest° ^ l’esercito, a capo del quale era Giovanni, detto anche Faga. Ordinava ad essi di aver cura che Uraia e i suoi non si dirigessero da Milano contro di loro, e qualora non fos sero in grado di impedire l’uscita dei nemici, tenessero loro dietro di nascosto al e 11 Dopo la battaglia del Ticino nel 218 a. C. il console Publio Cornelio Scipione si era ritirato a sud del Po, presso Piacenza, mentre Annibaie, alla ricerca di un guado più facile, era retrocesso fino a nord-ovest di Tortona, per attraversare il fiume in quel punto. Su questo episodio v. anche n. 1038. — 306 — spalle. Ed essi, avendo preso la città di Tortona, non fortificata e situata non lontano dal fiume (Po), vi si fermarono accampandovisi12.....(G.G.) ROCOP. bell. Goth. II 29, 2: Ούίττιγιν μέν πλούτου το ήμισυ του βασιλικού φερεσθ-αι, χώρας τε άρχειν ή έκτος Πάδου ποταμού έστι· τών ε ή ΧΡ^ματων το ήμισυ βασιλέως είναι, καί αύτόν οσα έντός Πάδου ποταμού εστιν υπηκοα ές άπαγωγήν φόρου ποιήσασθαι. nord^d3^!^^ r*CeV,Ut° metà del tesoro reale e avrebbe comandato sulla regione a η0Γ λ,γ °’ ma ^ altra metà del tesoro sarebbe stata dell’imperatore, che avrebbe reso suddita e tributaria tutta la parte a sud del fiume13. (G.G.) 1061. Procop. bell. Goth. Ili 2, 15: Έράριχος δέ Γότθους απαντας συγ-καλεσας^ πρεσβεις άνέπεισε προς Ιουστινιανόν βασιλέα πέμψαι, δεησομέ-νους εφ ^ φ ειρηνην πρός αύτούς θήσεται, έφ’ οΐσπερ Ούιττίγιδι τά πρό-τ^.ρα σπ^,νδ^σθαι ηθ-ελεν ώστε τά έκτος Πάδου ποταμού Γότθους έχοντας απαλλασσεσθαι Ιταλίας τής άλλης. rico, convocati tutti i Goti, li persuase a mandare ambasciatori da Giustiniano, Prc»a''o. concedere loro la pace alle stesse condizioni che voleva precedente-ne sta i ire con Vitige: i Goti, mantenendo la parte a nord del Po, avrebbero abbandonato ,1 resto dell’Italia14. (G.G.) 1062. Agath. II 3, 2: Καί τοίνυν αύτίκα έχώρουν, αφέντες δε εν δεξιά rov ονιον κολπον καί άπασαν τήν παράκτιόν τε καί ψαμαθώδη πορείαν ανα^ ιούς προποδας τοΰ Άπινναίου ορούς έπορεύθησαν. Ούτω τε ιθυ Αιμιλίας και Αλπισκοτίας έλθόντες μόλις τον Πάδον έπεραιοϋντο. ■ dunque (i Franchi) se ne andavano subito, avendo lasciato alla loro destra il golfo omo e tutta la sabbiosa via costiera, seguendo il percorso ai piedi del monte Appennino. Giunti così direttamente in Emilia e nelle Alpi Cozie, a stento potevano attraversare il Po 15. (G.G.) v n 'l54er avvenimenti connessi con la riconquista ostrogota di Milano del 539 . 13 Trattative di pace nel 539 tra il re ostrogoto Vitige e gli ambasciaton bi-zantm, Domnico e Massimino: gli Ostrogoti avrebbero dovuto.ritirarsi nella Liguria nella Venezia e avrebbero consegnato metà del tesoro reale. Queste con nero riproposte più tardi; cfr. n. 1061. . , . '4 Erarico, effimero re ostrogoto nell’estate del 541, tentò invano ^ con Giustiniano sulle stesse basi che l’imperatore aveva accettato due anni prima (v. n. 1060); gli Ostrogoti tuttavia gli si rivoltarono contro ed elessero come loro nuovo re Totila. . . ... 15 Avvenimenti del 554. I Franchi e gli Alamanni, guidati da ue oapi i quest’ultimo popolo, Butilino e Leutari, dopo aver tentato invano di respingere Bizantini dall’Italia, vengono cacciati a nord del Po. — 307 — 1063. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 36: v. n. 5. Paulo Paglione, fiume che sfocia nei pressi di Nizza. Forme attestate: Vaio, Paulo. 1064. Pomp. Mela II 4, 72: v. n. 440. 1065. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. Porcifera . Polcevera, torrente che sfocia tra Sampierdarena e Cornigliano, nel comune di enova. Forme attestate: Porcifera. 1066. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. Rutuba Roia. Forme attestate: Rutuba. 1067. Lucan. II 421-422; 426-429: 421 Dexteriora petens montis declivia Thybrim unda facit Rutubamque cavum..... 426 .....nullasque vado qui Macra moratus alnos vicinae procurrit in aequora Lunae. Longior educto qua surgit in aera dorso, Gallica rura videt devexasque excipit Alpis. L’acqua che scende lungo i pendìi occidentali del monte (Appennino) dà origine a Tevere e al Roia dalle alte rive.....e il Magra che, per le acque poco profon ε, no può contenere nessuna nave di ontano e fluisce, in rapido corso, nel mare e a vicina Luni. Dove più alto, slanciate le vette verso il cielo, si eleva (1 Appennino,, vede le campagne della Gallia e si unisce ai pendìi delle Alpi,6. (E.S.) 1068. Comm. Bernensia Lucan. II 422: « Rutubam cavum »: quod sola sua exhauriat, sive altum. «Roia dalle alte rive»: perché erode il suo terreno o perché profondo. (E.S.) 16 Lucano descrive gli Appennini, elencando disordinatamente i fiumi che scendono dai loro pendìi. Da questo passo deriva, probabilmente, l’errata notizia di Vibio Sequestre, secondo cui il Roia sarebbe un affluente del Tevere: cfr. n. 1070. — 308 — 1069. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. 1070. Vib. Seq. flumina 130: Rutuba, ex Appennino in Thybrin fluii. Roia, dall’Appennino scorre nel Tevere 17. (E.S.) Tanarus Tanaro. Forme attestate: Tanarus, Τάναρος. 1071. Plin. n.h. Ili 16, 118: v. n. 455. Aelian. nat. anim. XIV 29: Ένθα ό Τάναρος ποταμός καί ό Ρ1, αν(^ς σ^μβαλλετον (ούτος μέν καί διά δόξης ιών καί κλέους, έκεΐνος Γ ?υ,π“νυ τι Υνωριμος) ένταΰθά τοι θήραι ναι μά Δία ιχθύων ϊδιαι καί ες εμε ηκουσαι μετροις Μυτιληναίου άνδρός, δν ήδειν καί αύτός, μηδέ έξ ήμων αγ,,ρασιοι γενεσθωσαν τω λόγω τωδε. Πεπεδημένων αύτοΐς ύπό κρυστάλλου τών ρευμάτων όσοι περιοικοΰσιν αύτούς τ?) μέν ώρα τη χει-μερίφ αρουσι τε και σπειρουσι· καί γάρ πως καί εΰγεων χώρον κεκλήρων ιαι. ^ [,τα υπαρχομενου τοΰ ήρος, τών ρευμάτων τών προειρημένων rjV ^α!,τ|·αν ειπον ετι εστωτων, κολπώδη τινά τόπον προαιροΰνται οί γ ωργοι τ^,ως, νυν δε αλιεΐς, καί περιτέμνουσι τοΰτον εύ μάλα τεθηγμέ-οις πελεκεσι^ και το ύδωρ αναφαίνεται περιφερές κατά τέλμα- ού μήν ^ ησιο; έτι τής όχθης κοπτουσιν, άλλά έώσι τον κρύσταλλον ώς έξ άρχής εν^τραφη. Περιβαλλουσιν ούν τώ χώρω τώ γεγυμνωμένω πλατύ δίκτυον, και μ^νιοι και περιβαλλουσιν αύτω κάλων άδρότερον. Καί τοΰτό γε τό ικτυον έπισπώσιν άνδρες έπί τής δχθης έστώτες, καί άλιεϊς καί άλλοι’ και^μεντοι και την τών ιχθύων άλωσιν θεώνται πολλοί τής τέχνης ούκ επαιοντ^ς, ψυχαγωγία δέ τις ΰπεισιν αύτούς. 'Όταν γε μήν άγόμενοι τής πλησιον αφικωνται, τηνικαΰτα καί τον ένταΰθα τέμνουσι κρύσταλλον οι έξωθεν υδροθήραι- τή γάρ τοι θήρα ένέχονται, καί άναστέλλουσι τοΐς •χ υσι τον εξω πορον. Τούτου δέ οΰτω γενομένου πλήρες ιχθύων το δίκτυον εκείνο^ την περιτμηθεΐσαν έπωθεΐ τοΰ κρυστάλλου πέτραν καί συνεπάγει, και οΐ γε εφεστώτες άλιεϊς αύτή έοίκασιν έπί νήσου φέρεσθαι πλωτής. δια μεν δη καί ταΰτα ιχθύων τών έκεΐσε καί θήραις έτέραις ούκ άν εί-κασμενα. Δώσει δέ "Ομηρος εΐπεΐν μοι δτι καί διπλοΰν αίροΰνται μισθόν οίδε οι άνδρες, τον μέν έκ τοΰ ποταμοΰ, τον δέ έκ τής γής, ώς τούς αύτούς είναι καί ναύτας καί γεωργούς. 17 Per l’errata notizia, v. n. 1067. — 309 — Nel luogo dove si incontrano il Tanaro e l’Eridano (questo ha ricevuto grande rinomanza e fama; quello invece non è molto conosciuto) vi è in uso - per Zeus - una maniera decisamente particolare di pesca, di cui sono stato informato grazie ai poemi di un uomo di Mitilene che ho conosciuto personalmente e di cui non è indegno che parli a questo punto. Coloro che vivono nei dintorni dei fiumi arano e seminano nella stagione invernale, quando quelli sono gelati; infatti possiedono una terra ertile. Poi, quando viene la primavera, e malgrado i fiumi sopraddetti rimangano per quella ragione ancora gelati, essi, avendo cessato di essere agricoltori e divenuti pesca tori, si scelgono un punto dotato di larga insenatura e forano il ghiaccio con scuri en affilate, fino al momento in cui appare un cerchio di acqua melmosa; e 1 oro non o fanno vicino alla riva, ma lasciano il ghiaccio nello stato originario, anelano una larga rete intorno allo spazio lasciato scoperto e intorno alla rete gettano un grossa corda. E questa rete la tirano coloro che stanno sulla riva, pescatori ed a tri, mo 1 poi, pur non conoscendo quell’arte, osservano le fasi della pesca, spinti a ciò a un certo piacere. Ma quando (gli uomini sul ghiaccio) sono spinti verso la riva e vi s avvicinano, i pescatori all’esterno tagliano il ghiaccio; essi hanno infatti inteiesse a pesca e cercano di impedire la fuga dei pesci. Essendo accaduto ciò in ta mo o, rete, piena di pesci, spinge il blocco di ghiaccio tagliato e viene tratta a riva, i pescatori che stanno sulla riva sembrano trascinati su un’isola galleggiante, u ^ sono i loro peculiari metodi di pesca, che non assomigliano a nessun altro. me^ejjo concederà di affermare che questi uomini hanno una doppia fonte di re ito, proveniente dal fiume, e quello proveniente dalla terra; essi infatti sono sia ma che contadini. (G.G.) 1073. Paul. Diacon, hist. Lang. VI 58: v. n. 1391. Tavia Remo Argentina, torrente che sfocia presso Arma di Taggia, circa 8 km. a est di San Forme attestate: Tavia. 1074. Itin. marit. 503: v. n. 3. Tigtila Fiume di incerta identificazione, a est di Genova: secondo alcuni sarebbe identnea con il Fertor (v. voce relativa). Forme attestate: Tigtila. 1075. Tab. Peut.: v. n. 4. Trebia Trebbia. E’ considerato soltanto il corso superiore del fiume, compreso entro i con fini della Liguria augustea. Forme attestate: Trebia, Trivea. 1076. Plin. n.h. III 16, 118: v. n. 455. — 310 — 1077. Iona, vita Columb. I 30: v. n. 960. 1078. ona, vita Columb. II 3: Factumque est deinceps, cum aliquo in tempore unus monachorum nomine Fraimeris ad frumenta suscipienda vomere te us excoleret, subito stifae firmitatem durae glebae asperitas peremit atque confregit. Quod cum supradictus frater conponere conaretur, su ito inopinato ictu ferramenti pollicem ex leva precidit, soloque con-ltum, superposita gleba, velut funus sepulturae tradit, relictoque vo-mere, a monasterium pergit patrique per confessionem humo prostratus prodit. Quod videns vir Dei: « Ubi est », inquid, « pars abscisi pol-icis. » t ille fatetur, se terre conditum sulcoque sepultum. « Male », e ait, << fecisti; quur mihi non detulisti? Concito ergo gradu nulli causam indicans perge, sumptoque eo, huc deporta». Ille itaque egressus pergit imperatumque pollicis damnum deportat. Erat enim spatium per ar ui montis dorsa flexuoso itinere tendentia vel interfluentes Triveae a veum quasi miliarium unum. Porro vir Dei suscipiens frustra pollicis, suis sa ivis inlitum manui iunxit, coniunctusque pollex carnis glutino, ve ut ante fuerat, adhaesit, tacitoque silentio, ut abeat, imperat. E fu mo “T""0 ^Un Ir''racol°) successivamente, quando in un’altra occasione uno dei ebb-CI’ . 1 nome Fraimeri, lavorando la terra col vomere per prendere il frumento, zolla 1'T'Vlnat0 C spe2zat0 all’improvviso il manico dell’aratro per un’asperità della dura j ι r entando il suddetto fratello di ricomporre il manico, per un improvviso colpo rie e'r0 rimase reciso il pollice della mano sinistra; egli lo nascose nel suolo, lo opri con terra, come se gli facesse una sepoltura, e, lasciato il vomere, si dirige s-,g monastero e, prostrato a terra, si presenta al padre (Atala) per la confes-0“ b uomo di Dio, vedendo ciò, dice: « Dov’è la parte spezzata del pollice? » ue o afferma di averlo nascosto per terra e di averlo seppellito nel solco. « Hai fatto ma e », dice 1 altro; « perché non me l’hai portato? Vai dunque con grande rapidità senza dirne a nessuno la causa e, preso il pollice, portalo qui ». Egli dunque, dopo essere uscito, si avvia e riporta il pollice danneggiato, come gli era stato comandato. a zona si estendeva per un miglio tra la dorsale di un aspro monte percorsa da un cammino obliquo e l’alveo del fiume Trebbia. Quindi l’uomo di Dio, prendendo i pezzetti del pollice, li bagnò con la sua saliva e li unì con la mano, congiunse il Po ice alla carne, lo attaccò con colla, fino a fargli assumere la forma che aveva prima e comandò al frate di allontanarsi mantenendo il silenzio. (G.G.) Urbs Orba, affluente del fiume Bormida a sud di Alessandria. Forme attestate. Urbs. 1079. Claudian. bell. Pollent. 555: v. n. 573. 18 Su Atala v. n. 959. — 311 — Varus Varo. Forme attestate: Varum, Varus, Οϋαρος, Ούαρος. 1080. Caes. b.c. I 86: Paucis cum esset in utramque partem verbis disputatum, res huc deducitur ut ei qui habeant domicilium aut possessionem in Hispania statim, reliqui ad Varum flumen dimittantur; ne quid eis noceatur neu quis invitus sacramentum dicere cogatur a Caesare cavetur. [87] Caesar ex eo tempore, dum ad flumen Varum veniatur, se ru- mentum daturum pollicetur.....Parte circiter tertia exercitus eo i uo dimissa duas legiones suas antecedere, reliquas subsequi iussit, ut non longo inter se spatio castra facerent, eique negotio Q. Fufium a enum legatum praeficit. Hoc eius praescripto ex Hispania ad Varum flumen est iter factum atque ibi reliqua pars exercitus dimissa est. Dopo una breve discussione in entrambi i sensi, si pervenne a questa decisione, che coloro i quali avevano domicilio o possedimenti in Spagna, fossero conge ati su > e gli altri, presso il fiume Varo. Cesare poi badò che nessun torto ’ e che nessuno fosse costretto a prestare giuramento contro la sua volontà, esare ^ mise di rifornirli di frumento da quel momento fino a quando non si giungesse: fiume Varo..... Congedata circa la terza parte dell’esercito in que* j®ssercJ Cesare ordinò che due delle sue legioni andassero innanzi, e che le altre c ìu e^ ^ la marcia, in modo da accamparsi a non grande distanza fra loro, e di^ ciò incar legato Q. Fufio Caleno. Secondo questa prescrizione di Cesare, si marcio a a p al fiume Varo, e lì il resto dell’esercito fu congedato19. (L.S.A.) 1081. Strabo IV 1, 3: v. n. 273. 1082. Strabo IV 1, 9: v. n. 275. 1083. Strabo IV 6, 4: v. n. 281. 1084. Strabo V 1, 1: v. n. 31. 1085. Pomp. Mela II 4, 72: v. n. 440. 1086. Pomp. Mela II 5, 74: Gallia Lemanno lacu et Cebennicis monti-bus in duo latera divisa, atque altero Tuscum pelagus adtingens altero oceanum, hic a Varo illic a Rheno ad Pyrenaeum usque permittitur. 19 Dopo l’assedio di Lérida, il 2 agosto del 49 a. C., i Pompeiani, guidati da Afranio e Petreio, dopo aver tentato di sfuggire a Cesare, gli si arresero. Cfr. anche nn. 1090; 1096. — 312 — a a ia e !visa in due parti dal lago di Ginevra e dalle Cevennes e, toccando da un ato ι mar Tirreno, dall’altro l’Oceano, si estende da una parte dal Varo fino ai Pirenei, dall altra dal Reno fino alle stesse montagne. (E.S.) 1087. Lucan. I 402-408: 402 Solvuntur flavi longa statione Ruteni; mitis Atax Latias gaudet non ferre carinas finis et Hesperiae, promoto limite, Varus; 405 quaque sub Herculeo sacratus numine portus urguet rupe cava pelagus — non corus in illum ius habet aut zephyrus; solus sua littora turbat circius et tuta prohibet statione Monoeci —..... I biondi Ruteni sono liberati dalla guarnigione che è rimasta a lungo; il placido u e e ι Varo, limite estremo d’Italia, dopo che si è ampliato il confine 20, godono di non portare navi latine; e dove (Monaco), il porto consacrato alla divinità di Ercole, respinge il mare con le cave rocce - non ha potere su quello Coro né Zefiro; soltanto Circio sconvolge le sue coste e rende difficile l’accesso alla sicura rada di Monaco ~.....(E.S.) 1088. Adnotat. super Lucan. I 404: « [promoto limite] Varus »: fluvius, qui Galliam ab Italia dividit. [ampliato il confine] Varo »: fiume che divide la Gallia dall'Italia. (E.S.) 1089. Comm. Bernensia Lucan. I 404: « Latias »: ordo: etiam Varus fluvius qui est promoti limitis Italiae quasi novus terminus « Latias gaudet non ferre carinas ». Supra dixerat de limite Rubiconis: hic ultra Rubiconem est. “ (navi) latine»: l’ordine (delle parole) è: anche il fiume Varo, che è, per così dire, il nuovo limite del confine ampliato dell’Italia « gode di non portare navi latine ». Prima aveva parlato del confine del Rubicone: questo è più in là del Rubicone21. (E.S.) 20 Secondo alcuni si allude all’estensione del confine occidentale d’Italia, dalle Alpi Marittime al Varo; secondo altri, invece, Lucano indica l’estensione del confine dal Rubicone al Varo. Cfr. per questa interpretazione nn. 1089; 1102. Sul momento storico a cui si riferiscono questi versi, v. n. 444. I Ruteni citati all’inizio erano una popolazione celtica dell’Aquitania. 21 Per l’estensione del confine dal Rubicone al Varo, v. n. 1087. — 313 — 1090. Comm. Bernensia Lucan. IV 338: « dampnatis suplex Afranius armis »: obsidem prius dedit quam se Afranius dedit, placuitque ut ipse cum Petreio provincia excederet; milites, Hispani qui erant, illic abirent, ceteri Romani ad Varum fluvium in Italia deducti militia solverentur. «Afranio, maledette le armi, supplice (si fermò ai piedi del vincitore) ». Afranio consegnò un ostaggio prima di consegnare se stesso; fu stabilito che lui insieme a Petreio si allontanasse dalla provincia, che i soldati Ispani fossero cong atl j*1 ^ue luogo e che gli altri Romani fossero condotti fino al fiume Varo in Italia e 1) con gedati 22. (E.S.) 1091. Plin. n.h. Ili 4, 31: Narbonensis provincia appellatur pars Gallia-rum quae interno mari adluitur, Bracata antea dicta, amne Varo a ta la discreta Alpiumque vel saluberrimis Romano imperio iugis..... Viene detta provincia Narbonese quella parte delle Gallie che è bagnata dal mar Ni diterraneo, precedentemente chiamata 'Bracata’, ed è separata dall Ita ìa a Varo e dai gioghi delle Alpi, che offrono notevole protezione all Impero oman (R.P.) 1092. Plin. n.h. IH 4, 35: v. n. 771. 1093. Plin. n.h. Ili 5, 44: Latitudo eius varia est, quadringentorum decem milium inter duo maria Inferum et Superum amnesque Varumjatque Arsiam.....Universae autem ambitus a Varo ad Arsiam |XX| XLVII p. efficit. La larghezza di essa (Italia) è varia, quattrocentodieci miglia fra i due ™ar' riore e Superiore ed i fiumi Varo ed Arsa.....Ma l’ampiezza di tutta ta ia Varo all’Arsa è di duemilaquarantanove miglia. (R.P.) 1094. Plin. n.h. Ili 5, 47; 49: v. n. 45. 1095. Plin. n.h. Ili 19, 132: Latitudo Italiae subter radices earum a Varo per Vada Sabatia, Taurinos, Comum, Brixiam, Veronam, Vicetiam, Opi-tergium, Aquileiam, Tergeste, Polam, Arsiam dccxlv p. colligit. La larghezza d’Italia sotto le radici delle Alpi dal Varo fino all’Arsa, attraverso Vado, Torino, Como, Brescia, Verona, Vicenza, Oderzo, Aquileia, Trieste, Pola, è di set-tecentoquarantacinque miglia. (R.P.). 22 Nel 49 a. C., dopo l’assedio di Lérida. Sull’episodio e sulle condizioni imposte da Cesare ai Pompeiani Afranio e Petreio, v. n. 1080. L’ostaggio di cui si parla è il figlio dello stesso Afranio. — 314 — 1096. ^ pppian. bell. civ. II 43: Καί συνέβησαν ol μέν έκστήναι τής Ίβη-ρίας τω^ Καίσαρι, ό δέ Καΐσαρ αύτούς απαθείς έπί τον Ούαρον ποταμόν διαγαγεΐν, και απο τοΰδε χωροΰντας ές Πομπήιον εάν. Γενόμενος δ’ ό ι( ε- τ°ΰδε τοΰ ποταμοΰ, συνήγαγεν αύτών ές έπήκοον, δσοι ήσαν έκ τε Ρώμης και Ιταλίας, καί έδημηγόρησεν ώδε..... Ε convennero 1 uno (Afranio) di lasciare la Spagna a Cesare e Cesare da parte sua di con urre que li illesi oltre il fiume Varo e di permettere che essi da lì avanzassero verso ompeo. Quando Cesare arrivò a quel fiume, convocò tutti quelli che erano originari di Roma e dell’Italia e rivolse loro queste parole24.....(A.A.) 1097. Flor. I 19, 4: v. n. 500. 1098. Ptol. geogr. II 10, 1-2; 8; 21; III 1, 1-2: v. n. 1. 1099. Itin. Anton. 297: v. n. 2. 1100. Tab. Peut.: v. n. 4. 101. Divisio orbis terrarum 9: Italia. Finitur ab oriente mari Ionio, ab occi ente Alpibus et flumine Varo, a septentrione mari Adriatico et flumine Arsia, a meridie mari Tvrrenico. Italia. E delimitata a est dal mare Ionio, a ovest dalle Alpi e dal fiume Varo, a nord mare Adriatico e dal fiume Arsa, a sud dal mar Tirreno. (E.S.) 1102. Vib. Seq. flumina 159: Varus, hic nunc Galliam ab Italia dividit, antea Rubicon. Varo, questo ora divide la Gallia dall’Italia, prima (la divideva) il Rubicone25. (E.S.) 1103. Mart. Cap. VI 634: Narbonensis autem provincia appellatur, quae interno mari alluitur; haec Bracata antea dicebatur, quae ab Italia iugis Alpium atque amne Varo discernitur..... 23 I soldati degli eserciti di Pompeo in Spagna. 24 Episodio dell’anno 49 a. C., dopo la resa di Lucio Afranio, luogotenente ai Pompeo in Spagna, e di Petreio (2 agosto). V. n. 1080. 25 Per l’estensione del confine dal Rubicone al Varo, v. n. 1087. - 315 — E’ denominata provincia Narbonese quella che è bagnata dal mar Mediterraneo; essa, che prima era chiamata 'Bracata’, è separata dall’Italia dalle vette delle Alpi e dal fiume Varo..... (E.S.) 1104. Iordan. Rom. 177: v. n. 626. Varusa Forse l’odierno torrente Stura, affluente di destra del Po a ovest di Casale on ferrato (Alessandria). Forme attestate: Varusa. 1105. Tab. Peut.: v. n. 4. ^ULPIS rela Fiume di non sicura identificazione; forse coincide col Paulo (Paglione, v. voce tiva), o forse è un affluente del Varo (Vésubie). Forme attestate: Vu pts. 1106. Tab. Peut.: v. n. 4. $ * * Aprum ,. Fiume che scorreva in parte nel territorio degli Ossibi. L identificazione con Le Loup oppure con la Siagne è incerta. Forme attestate: ’Άπρων. 1107. Pol. XXXIII 10, 2: v. n. 767. Audena di Fiume di incerta ubicazione: da alcuni è identificato con il Gordana, affli destra del Magra presso Pontremoli (Massa-Carrara). Forme attestate. Au cna. 1108. Liv. XLI 19, 1: v. n. 408. Druentia Durance, affluente del Rodano. Forme attestate: Δρουεντία. 1109. Strabo IV 1, 11: v. n. 781. Ligur Probabilmente si tratta della Loira, in Francia. Forme attestate: Λίγυρος. 1110. Artemid. Ephes. fr. 3 Stiehle = Marcian. Heracl. Artemid. geograph. epit. fr. 1 Mtiller = Steph. Byzant. ethnica s. v. Λίγυρες: v. n. 233. Oranis Fiume di incerta identificazione, vicino all’Étang de Thau nel golfo del Leone. Forme attestate: Oranis. 1111. Avien. ora marit. 612: v. n. 553. Rhodanus Rodano. Forme attestate: 'Ροδανός. 1112. Scylax Cariand. (pseudo), periplus 3-4: v. n. 198. 1113. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. SCULTENNA a"a ^ ]t0rrcnte Scoltenna, che, confluendo con il torrente Leo presso il Monte-P cc io, a uogo al fiume Panaro. Forme attestate: Scultenna 1H4. Liv. XLI 12, 8: v. n. 398. 1H5. Liv. XLI 18, 1: v. n. 406. Ticinus Ticino. Forme attestate: Ticinus. 1116. Liv. V 35, 2: v. n. 298. - 317 - LAGHI E PALUDI Ligustinus Lacus Lago di localizzazione incerta, nella Francia meridionale o nella Spagna centrale. Forme attestate: Ligustinus lacus, Λίμνη Λιγυστία. 1117. Philo Bybl. fr. 19 Jacoby = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Άγάθη: v. n. 480. 1118. Avien. ora marit. 284: v. n. 552. Taurus Palus Étang de Thau, nel golfo del Leone. Forme attestate: Taurus palus. 1119. Avien. ora marit. 611: v. n. 553. — 318 — MARI Ericis Sinus Si tratta dell odierna insenatura di Lerici, nel golfo della Spezia. Forme attestate: Έρίκης κόλπος. 1120. Ptol. geogr. IH 1, 3; v. n. i. Ligusticum Mare Si tratta del Mar Ligure e del golfo di Genova. Forme attestate: Ligurum aequor, Ligurum sinus, Ligusticum aequor, Ligusticum mare, Ligusticus sinus,Aιγυστιάς άλμη, Λιγυστικη θαλασσα, Λιγυστικόν πέλαγος, Λιγυστικός πόντος, Λιγυστίνη θάλασσα. 1121. Schol. iti Eurip. Troad. 437 : 'Ως έν τω Λιγυστικώ οίκούσης τής Κίρκης. Circe, che abitava dalle parti del mar Ligure >. (G.G.) 1122. Strabo II 4, 3: Έπεί δέ καί το μέγιστον δίαρμα τοΰ πελάγους ιουτου το^απο τής Εύρώπης έπί τήν Λιβύην πεντακισχιλίων που σταδίων λί,γουσιν απο τοΰ μυχοΰ τοΰ Γαλατικού κόλπου, δοκεϊ μοι πεπλανημένως λεγ^σθαι τοΰτο, ή πολύ τήν Λιβύην κατά τοΰτο το μέρος προσνεύειν έπί ιφ> άρκτον και συναπτειν τω διά τών στηλών παραλλήλω. Καί τοΰτο ούκ =.0 λεγεται το πλησίον τής Σαρδόνος τήν λεχθεΐσαν κάθετον τελευτάν ου γαρ παραπλησιον, άλλά πολύ δυσμικώτερον είναι το δίαρμα τοΰτο τής^ Σαρδονος, δλον σχεδόν τι άπολαμβάνον έν τω μεταξύ πρός τω Σαρ-δονιω το Λιγυστικόν πέλαγος..... Anche quando dicono che il più lungo passaggio attraverso questo mare dall’Europa alla Libia, misurato dall’insenatura del golfo Gallico, è di circa cinquemila stadi, mi sembra che questa sia un’affermazione errata, o che la Libia in questa regione si proietti molto verso il nord e tocchi il parallelo che passa attraverso le Colonne (d’Èrcole). E non è giusta questa affermazione, che la perpendicolare di cui si è parlato finisca vicino alla Sardegna; infatti questo passaggio di mare non è vicino alla Sardegna, ma molto più a ovest, lasciando nel mezzo, oltre il mare Sardo, quasi tutto il mar Ligure2.....(E.S.) 1 Per analoga notizia, v. n. 190. 2 Critica di Strabone a quanto asserisce Polibio nella geografia delPEuropa. — 319 — 1123. Strabo II 5, 19: v. η. 26. 1124. Strabo II 5, 29: Ποιεί δε τήν Ιταλίαν χερρόνησον τό τε Τυρρηνικόν πέλαγος άρξάμενον άπο του Λιγυστικοΰ καί το Αυσονιον και ό ’Αδρίας. I mari che rendono l’Italia una penisola sono il mar Tirreno, che inizia dal mar Ligure, il mare Ausonio e l’Adriatico. (E.S.) 1125. Colum. de re r. Vili 2, 2: Chortalis est avis quae vulgo per omnes fere villas conspicitur, rustica, quae non dissimilis villaticae per aucu pem decipitur — eaque plurima est in insula quam navitae igustico mari sitam producto nomine alitis Gallinariam vocitaverunt. La gallina da cortile è un volatile che si vede comunemente in quasi tutte torie; quella selvatica, che non è molto differente da quella domestica, e dagli uccellatori - si trova in grande numero nell’isola, situata ne mar i marinai hanno chiamato Gallinara dal nome del volatile3. (E.S.) 1126. Colum. de re r. Vili 16, 9: Non enim omni mari potest omms esse, ut.....scarus, qui totius Asiae Graeciaeque litore Sicilia ίε™Λ./ε£|^ΙΠ) tissimus exit, numquam in Ligusticum nec per Gallias enavit a > er mare. Non possono esistere tutti (i pesci) in tutti i mari..... come o scai ma in gran numero lungo la costa di tutta l’Asia e della Grecia fino a a (ES.) non è mai giunto nel mar Ligure né, attraverso le Gallie, nel mare eri 1127. Plin. n.h. Il 47, 121: Item in Narbonensi provincia clarissimus ven^ torum est circius nec ullo omnium violentia inferior, Ostiam p erumqu secto Ligustico mari perferens. Similmente nella provincia Narbonese il più noto fra i venti e Circio, certame ^ non inferiore a tutti gli altri quanto a forza; infatti molto spesso sospinge una im cazione attraverso il mar Ligure fino ad Ostia. (R.P.) 1128. Plin. n.h. Ili 5, 74: Et includitur Europae sinus primus. In eo maria nuncupantur: unde inrumpit, Atlanticum, ab aliis Magnum; qua intrat, Porthmos a Graecis, a nobis Gaditanum fretum; cum intravit, Hispanum quatenus Hispanias adluit, ab aliis Hibericum aut Baliaricum, 3 Per analoga notizia sulla Gallinara, v. n. 1180. — 320 — mox Gallicum ante Narbonensem provinciam; hinc Ligusticum; ab eo ad oiciliam insulam Tuscum, quod ex Graecis alii Notium, alii Tyrrenum, e nostris plurimi Inferum vocant. μ ^ Pr.\I^°, 8°.^° ^ Europa, in cui incominciano a prender nome i mari: linoni °CCj’ Atlantico> ^a a'tr' chiamato Magno; dove entra, il ’ Porthmos ’ in Hai u Π?' ^etto g°lf° Gaditano; una volta penetrato vien detto Ispano, nni C 11Cn °j C 6 a8na le coste spagnole, secondo altri è l’iberico o il Balearico; all’isola Η!0ς?Ίν3ηη fr Pr°lincia Narbonese; poi Ligure; da questo punto fino Notio altri T-C1 13 C t0 Tosco, il medesimo che in lingua greca alcuni chiamano rreno e che la maggior parte denomina Infero nella nostra lingua. (R.P.) 1129 Plin. n.h. III 6, 80: In Ligustico mari est Corsica, quam Graeci Cyr-on appe avere, sed Tusco propior, a septentrione in meridiem proiecta, longa passuum Cl, lata maiore ex parte L, circuitu cccxxv. mare Ligure è la Corsica, la quale dai Greci è Chiamata ’ Cyrnos ’; in realtà ssa e più vicina alle coste toscane, estendendosi da settentrione a meridione, lunga cinquanta miglia, larga nel punto più grande cinquanta, e di circonferenza tre-centoventicinque miglia. (R.P.) 1130. Plin. n.h. Ili 20, 135: v. n. 457. IBI. Dionys. orbis descrip. 76-80: 76 Έξείης S’ επι τοΐσι Λιγυστιάς ελκεται άλμη, ένθ’ Ιταλών υίήες έπ’ ήπείροιο νέμονται, εκ Διος Αυσονιήες, άεί μέγα κοιρανέοντες, αρξαμενοι βορεηθ-εν έσω Αευκήν έπί πέτρην, 80 ή ρα τε και Σικελής έπί πορθ-μίδος έρρίζωται..... Dopo di essi (i Marsigliesi) si estende il mare Ligure, sulla cui costa abitano i figli i talici, gli Ausoni discendenti da Zeus, sempre grandi sovrani, iniziando da settentrione fino a Leucopetra, che si trova sullo stretto di Sicilia 4.....(G.G.) 1132. ^ Paraphrasis ad Dionys. orbis descrip. 76-83: Έξης δέ μετά τον Γα-λατικον κολπον ή Λιγυστική θάλασσα σύρεται, οπού οί τών Ιταλών υιοί διαπαντός επι ταΐς ηπειροις νέμονται, μέγα άπό τοΰ Διος το κράτος έχοντες και αρχήν μεγιστην, αρξάμενοι άπό τοΰ βορρά, ήτοι τών βορείων μερών, 4 Per la stessa notizia sugli Ausoni nell’Italia centro-meridionale fino a Leucopetra (punta meridionale della Calabria, di non sicura identificazione), cfr. nn. 549; 605· 1132. — 321 — 22 τών ’Άλπεων δηλονότι, έως έπί τήν Λευκήν πέτραν, ήτις έσχατον τής Ιταλίας έστίν άκρωτήριον έπί τον πορθμόν τής Σικελίας, φ επικειται 'Ρήγιον.....Εξής δε μετά τήν Λιγυστικήν θάλασσαν τό περι Κυρνον πέλαγος το άλμυρόν ΰδωρ προχέει. Dopo il golfo Gallico si estende il mar Ligure, sulle cui rive abitano dappertutto 1 figli degli Italici (Ausoni), dotati da Zeus di grande potere e di notevolissima^ auto-rità, iniziando da nord, cioè dalle zone boreali alpine, fino a Leucopetra, c e e u timo promontorio dell'Italia sullo stretto di Sicilia, dove si trova Reggio ..... opo 1 mare Ligure riversa l’acqua salmastra il mare di Corsica. (GG.) 1133. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 56: Είσί γάρ όμοϋ τά πελάγη Λιγυστικόν..... Vi sono infatti insieme i mari..... il Ligure..... (G.G.) 1134. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 76: v. n. 476. 1135. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 81: Tò δέ άλμυρόν^ (ίδωρ αυτό το Λιγυστικόν πέλαγος. Τούτω γάρ συναπτεον το Λιγυστιας άλμη. α!· ό στίχος ώς παραδρομή λόγου πρός τό Λιγυστικόν πέλαγος. Quel mare (oltre la Corsica) è lo stesso mar Ligure. Ad esso infatti si distesa salata ligure. E (per la direzione) si tratta come di un correre Ligure. (G.G.) 1136. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 98: Ισθμός, στενή γή. Στενή γάρ ή Ιταλία ώς πρός μήκος. Ισθμόν δέ αυτήν είπεν, ότι μεταξύ εστιν ρι καί τοΰ Λιγυστικοΰ. Istmo, terra strettamente limitata da due parti. Infatti 1 Italia è limitata quan larghezza. (Dionigi) la chiamò istmo, poiché si trova fra i mari riatico (G.G.) 1137. Schol. ad Dionys. orbis descrip. 107: «δέχεται πλημμυρίδα ;»* ήτοι άπο τοΰ Σαρδονικοΰ καί Λιγυστικοΰ πέλαγους δεχόμενη, όπερ εστι πορρω πάνυ, ή καί άπο τοΰ Σικελικού. « accoglie il flusso »: cioè accogliendolo dal mare Sardo o da quello Ligure, che è molto lontano, o anche da quello di Sicilia. (G.G.) 5 Per queste notizie sugli Ausoni, v. n. 1131. — 322 - 1138. Schol. ad Dionys. orbis descrip. ine. sed. :..... τρίτος εφεξής ό Λιγυστικός ..... .....Ρ°* di seguito il terzo (mare) è il Ligure.....(G.G.) 1139. Appian. Mithr. 95: v. n. 64. 1140. Flor. I 41, 7; Ille dispersam toto mari pestem semel et in perpetuum volens exstinguere divino quodam adparatu adgressus est. [8] Quippe cum classibus et suis et socialibus Rhodiorum abundaret, pluribus legatis atque praefectis utraque Ponti et Oceani ora complexus est. [9].....Atilius Ligusticum sinum.....obsedit..... Egli (Pompeo), volendo distruggere una volta per sempre quella peste che era dispersa per tutto il mare, la aggredì con un apparato di forze quasi soprannaturale. Disponendo della sua flotta e di quella degli alleati Rodiesi, circondò l’una e 1 altra riva del Mar Nero e dell’Oceano per mezzo di moltissimi legati e prefetti ..... Attilio .....strinse in un assedio .....il golfo Ligure6.....(G.G.) 1141. Ptol. geogr. Ili 1, 1-3; 78; 2, 1; Vili 8, 2; 9, 2: v. n. 1. 1142. Ampel. liber memorialis VII 3: v. n. 505. 1143. Solin. 2, 41: Ligusticum mare frutices procreat, qui quantisper fuerint in aquarum profundis, fluxi sunt tactu prope carnulento: deinde ubi in supera tolluntur natalibus derogati saxis lapides fiunt..... Nel mar Ligure nascono arbusti (coralli) che per tutto il tempo che rimangono nella profondità del mare sono molli come carne, al tatto; poi quando si portano alla superficie, separati dalle rocce originarie diventano pietre.....(E.S.) 1144. Solin. 3, 3: v. n. 527. 1145. Solin. 23, 14: Horum qui Hispanias perfundit, Hibericus fertur et Balearicus: qui Narbonensem provinciam, Gallicus: mox Ligusticus: ab eo ad Siciliam Tuscus..... Fra i mari, quello che bagna le Spagne è chiamato Iberico e Balearico, quello che bagna la provincia Narbonese, Gallico; poi il Ligure, da questo alla Sicilia il Tirreno7..... (E.S.) 6 Per una diversa identificazione del legato romano impegnato nel mar Ligure, v. n. 64. 7 Sui mari che prendono i nomi dalle regioni circostanti, v. n. 505. — 323 — 1146. Solin. 23, 16: Causas nominum non uniformis dedit ratio.....a gentibus Ausonium Dalmaticum Ligusticum Tuscum..... L’origine dei nomi non è stata determinata da una ragione uniforme ..... dai popoli (hanno derivato il nome) il mare Ausonio, il Dalmatico, il Ligure, ι ir reno8.....(E.S.) 1147. Agathemer. geogr. inform. Ili 9: v. n. 73. 1148. Avien. orbis terrae descrip. 113-114: v. n. 549. 1149. Hieron. (pseudo), dimensuratio provine. 15: Pars Italiae ad Alpes fìnitur ab oriente iugis Alpium, ab occidente Histria et Carnia, a septen trione sinu Adriatico, a meridie mari Ligustico et Tyrrhenico. La parte dell’Italia verso le Alpi è delimitata a est dal giogo delle Alpi, a ovest dall’Istria e dalla Carnia, a nord dal golfo Adriatico, a sud dal mar Ligure e dai mar Tirreno. (E.S.) 1150. Hieron. (pseudo), dimensuratio provine. 16: Insula Corsica..... a septentrione Ligustico, a meridie mari Africo..... L’isola di Corsica.....(è delimitata) a nord dal mar Ligure, a sud del mare Africano .....(E.S.) 1151. Oros. I 2, 62: v. n. 899. 1152. Oros. I 2, 103: Corsica insula.....habet.....a circio et septentrione Ligusticum sinum. L’isola di Corsica.....ha.....a nord-ovest e a nord il mar Ligure. (E.S.) 1153. Mart. Cap. VI 644: In Ligustico autem mari est Corsica, quam Graeci Cyrnon appellavere..... Nel mar Ligure poi vi è la Corsica, che i Greci hanno chiamato Cyrnos .....(E.S.) 1154. Geogr. expositio compendiaria XIV 49: Είτα κατα μεν την αρχήν τής νυν Ιταλίας Λιγυστικόν έκδέχεται πέλαγος..... (Dopo il mare Gallico) presso l’inizio dell’attuale Italia, comincia il mar Ligure..... (G.G.) 8 Sui mari che prendono il nome dalle genti circostanti, v. n. 505. — 324 — 1155. Cosmographia (olim Aethici dicta) 2, 28: v. n. 902. 1156. Cosmographia (olim Aethici dicta) 2, 54: Insula Corsica.....ha- .....a circio et septemtrione Ligusticum sinum. L isola di Corsica.....ha.....a nord-ovest e a nord il mar Ligure. (E.S.) 1157. Priscian. perieg. 80: v. n. 605. 1158. Io an. Philopon. de opificio mundi IV 5: Ούδενί δέ τεκμηρίω φυσικω τον διορισμόν έμφαίνουσιν, άλλ’ έκ μόνων τών παρακειμένων τόπων, οιον ό Ίβηρικος πόντος ό Λιγυστικός ό Τυρρηνικος το Λιβυκόν πέλαγος το Σικελικόν το Κρητικόν το Αιγύπτιον το Σιδόνιον το Ίσσικόν. (1 mari) non mostrano alcuna ragione fisica per suddividersi in quel modo; lo fanno solo seguendo le diverse denominazioni delle terre retrostanti: così è per il mare Iberico, il Ligure, il Tirreno, il Libico, il Siculo, il Cretese, l’Egizio, il Sidonio, llssico9. (G.G.) 1159. Isid. etym. XIII 16, 2: Mox Ligusticus, qui iuxta Genuam urbem est proximus. Poi il (mar) Ligure, che è il più vicino, accanto alla città di Genova. (E.S.) 1160. Isid. etym. XIII 16, 5: .....pro regionibus hoc mare magnum diversis nominibus nuncupatur.....[6] A gentibus Gallicum, Ausonium, Dalmatium, Ligusticum. .....secondo i paesi questo mare Mediterraneo è chiamato con diversi nomi..... Dalle popolazioni (prendono il nome) il mar Gallico, l’Ausonio, il Dalmatico, il Ligure 10. (E.S.) 1161. Isid. etym. XIV 6, 42: v. n. 659. * * * Mare Gallicum Golfo del Leone: sono prese in considerazione soltanto le testimonianze in cui esso è indicato espressamente come ligure. Forme attestate: Mare Gallicum. 9 Sui mari che prendono il nome dalle regioni circostanti, v. m 505. Dei mari citati, il Sidonio prende il nome dalla città fenicia di Sidone, l’Issico è l’attuale golfo di Alessandretta. 10 Sui mari che prendono il nome delle genti circostanti, v. n. 505. — 325 — 1162. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 29; 32; 37; V 2: v. n. 5. 1163. Guido, geogr. 5; 7; 32; 35; 74: v. n. 6. Mare Internum Sono prese in considerazione soltanto le testimonianze in cui il Mar Mediterraneo o una sua parte sono indicati espressamente come liguri. Forme attestate. Internum mare. 1164. Avien. ora marit. 628: v. n. 554. Mare Magnum Sono prese in considerazione soltanto le testimonianze in cui il Mar Mediteiraneo una sua parte sono indicati espressamente come liguri. Forme attestate: Mare magnum. 1165. Anon. Ravenn. cosmogr. V 1: v. n. 5. 1166. Guido, geogr. 32; 74: v. n. 6. Tyrrhenum Mare Sono prese in considerazione soltanto le testimonianze in cui il Mar Tirreno o una su parte sono indicati espressamente come liguri. Forme attestate. Mare yrenum, a Tyrrenum, Tirrenum mare, Tuscum mare, Tuscum pelagus, Tyrremcum mare, lyrrhe- num mare, Τυρρηνικόν πέλαγος. 1167. Pol. II 16, 1: v. n. 220. 1168. Pol. XXXIV 10, 18 = Strabo IV 6, 12: v. n. 228. 1169. Varro, de re r. III 9, 17: v. n. 1180. 1170. Vitruv. II 10, 1: v. n. 938. 1171. Pomp. Mela II 5, 74: v. n. 1086. 1172. Plut. Aem. Paul. 6, 2: v. n. 482. - 326 - 1173. Sozomen. hist. eccles. Ili 14: v. n. 1183. 1174. Auctarium Marcellini Comitis (a. 539), 4: v. n. 149. 1175. Guido, geogr. 5; 7; 32; 74: v. n. 6. 1176. Catal. provine. Italiae: v. n. 169. 1177. Paul. Diacon, hist. Lang. II 16: v. n. 175. 1178. De terminatione provine. Italiae 5: v. n. 181. — 327 — ISOLE Arenaria Palmaria, nel golfo della Spezia. Forme attestate: Arenaria. 1179. Tab. Peut. : v. n. 4. Gallinaria Gallinara, di fronte ad Albenga. Forme attestate: Gallinaria, Γαλληναρία. 1180. Varro, de re r. Ili 9, 17: Ab his gallinis dicitur insula Gallinaria appellata, quae est in mari Tusco secundum Italiam contra montes Ligu-scos, Intimilium, Album Ingaunum: alii ab his villaticis invectis a nautis, ibi feris factis procreatis. Si dice che da queste galline (selvatiche) abbia preso il nome 1 isola Gallinara ', che è nel mar Tirreno, vicino all’Italia, di fronte ai monti Liguri, a Ventimiglia, ad Albenga: altri ritengono che sia stata denominata dalle galline da cortile portate dai marinai e qui moltiplicatesi e divenute selvatiche. (E.S.) 1181. Colum. de re r. VIII 2, 2: v. n. 1125. 1182. Sulp. Sev. vita S. Mart. 6, 5: Cedendum itaque tempori ratus, ad insulam, cui Gallinaria nomen est, secessit, comite quodam presbytero magnarum virtutum viro. Hic aliquandiu radicibus vixit herbarum. Quo tempore helleborum, venenatum, ut ferunt, gramen, in cibum sumpsit. [6] Sed cum vim veneni in se grassantis vicina iam morte sensisset, imminens periculum oratione repulit statimque omnis dolor fugatus est. Considerato quindi che fosse il momento di andarsene (da Milano), (Martino) si ritirò nell’isola chiamata Gallinara, con la sola compagnia di un presbitero di grandi virtù2. Qui visse per un certo tempo cibandosi di radici di erbe. Nel frattempo 1 Per analoga notizia sulla Gallinara, cfr. n. 1125. 2 Martino di Tours, fuggito nel 357 da Milano dominata dagli ariani del vescovo Aussenzio, decise di passare un periodo di eremitaggio nell’isola Gallinara. Sulle sue avventure nell’isola cfr. nn. 1183; 1184; 1185. Nel 361 fu nell’isola anche Ilario di Poitiers (cfr. n. 1186). — 328 - mangio, come dicono, un’erba avvelenata, l’elleboro. Ma, avendo sentito l’azione del JnmKl^r°Pa8arSÌ SU° interno’ ed essendo ormai Pessima la morte, allontanò l’in-combente pencolo con la preghiera e d’un tratto ogni dolore fu messo in fuga. , , ^OZOMen. hist. eccles. Ili 14: Καί έπί τινα χρόνον ρίζαις βότανών αρκουμενος, νήσον ώκησεν ήν Γαλληναρίαν καλουσι. Μικρά δέ αυτη καί αοίκητος, εν τω Τυρρηνικώ πελάγει κειμένη. di radie? di^e^K ^γ1?0 ^art‘n°) a^‘t° nell’isola chiamata Gallinara, accontentandosi radio di erbe. L isola è piccola e disabitata e giace nel mar Tirreno 3. (G.G.) »84. Paulxn. Petricord. Vita S. Mart. I 259-273: ^'nc i 1 onda più terribile gli fu più ospitale del popolo, e proce a e volgo fu più temibile di quella del mare: lo accompagna un presbitero ugualmente meritevole e partecipe dello stesso pericolo. Viene scelta come dimora un isola (la Gallinara) priva di ogni abitante; l’erba è cibo sufficiente: usan-one le radici, ι due santi raddoppiano con un vitto tanto limitato i loro digiuni. E mentre scavano confusamente alla ricerca di quello scarso cibo tutto ciò che offrivano le viscere della terra non abituata, all’improvviso si accorsero che l’erba dell’el-e oro, come un veleno mortale, diffondeva il suo tossico per tutte le membra. Si \o gono al Signore con tutta la virtù della preghiera. Ma la pietà precedette le preghiere, e nulla fu compiuto con le cure materiali, bensì la sola speranza di salvezza fu l’efficace medicina4. (G.G.) 3 Su Martino di Tours e la Gallinara v. n. 1182. 4 Su Martino di Tours e la Gallinara v. n. 1182. — 329 - 1185. Venant. Fortun. vita S. Mart. I 149-154: 149 Hinc pius exui adit qua Gallinaria turget 150 insula, frugis inops, pascens radicibus herbae. Ergo venenatum helleborum mox sumpsit ab ore, incipit inde mori qua vivere credidit escis. Sed grave virus agens oratio sola fugavit et vivente viro intra se sua mortua mors est. Di qui (Milano) il pio esule si dirige là dove si gonfia l’isola Gallinara, senza cibo e nutrendosi delle radici delle erbe. Ed ecco che egli, preso in bocca dell e e oro avve lenato, cominciò a morire lentamente a causa di quei cibi con cui pensava ι vivere. Ma la sola preghiera valse a mettere in fuga il grave veleno che stava agen o e u la sua morte a soccombere per il vivo veleno5. (G.G.) 1186. Venant. Fortun. vita S. Hilar. 35: Nam cum circa Gallinariam in sulam propinquaret, relatione vicinorum agnovit ibidem ingentia serpen tium volumina sine numero pervagari, et ob hoc quamvis i is vi eretur vicina propter inaccessibilem locum longius illis videbatur esse quam rica. [36] Quo audito vir dei sentiens sibi de bestiali pugna venire victoriam, in nomine domini praecedente crucis auxilio descendit in *nsU^ani’ serpentes in fugam conversi sunt, non tolerantes eius adspectum. [ J unc baculum figens in terram quasi metam quo usque deberent excurrere virtuti potentia designavit: nec amplius est illis libertas occupare 3U<\ vetu tamquam pars insulae non sit terra sed pelagus. Qui dum semper i ampj*r tem verentur attingere, facilius erat illis mare transire quam V,°C^ripjjjarjj O immutabilem terminum de sermone plantatum!.....L3 J dulcedo, medicamentum et meritum, ante quem sine mora venena ug sunt! Addidit terram hominibus, quia in loco beluae incola transmigrav Infatti (Ilario), avvicinandosi all’isola Gallinara, seppe dalle informazioni d g tanti vicini che in essa vagavano ingenti quantità di grandi serpenti e c e ragione, benché l’isola sembrasse loro vicina, essa, in quanto luogo inaccessi ι , pariva più lontana dell’Africa. Udito ciò, l’uomo di Dio, senten o c e a be conseguito la vittoria nella battaglia contro quegli animali, nel nome e ig ε con l’aiuto della Croce, approdò nell’isola; alla sua vista i serpenti urono in fuga, non sopportando il suo aspetto. Allora il bastone infisso in terra, come meta, designò con la potenza della sua virtù il punto fino al quale essi ovcvano avvicinarsi; né vi è più alcuna libertà per essi di occupare ciò che (il santo) a vietato; come se l’isola non fosse una terra, ma un mare, essi hanno un timore in sopprimibile di raggiungere quella zona: sarebbe stato più facile per loro attraver sare il mare che infrangere il comando di quella voce. O confine immutabile pian 5 Su Martino di Tours e la Gallinara v. n. 1182. — 330 - tato col suo discorso!.....O dolce medicina, o dolce merito di Ilario, davanti al quale i veleni furono messi in fuga senza indugio! Egli ha fornito altra terra agli uomini, e gli abitanti vi si insediano in sostituzione della belva (dei serpenti)6. (G.G.) % * Capraria Capraia, nell arcipelago toscano. Forme attestate: Καπραρία. 1187. Ptol. geogr. Ili 1, 78: v. η. 1. Corsica Corsica. Forme attestate: Corsica, Cyrnos, Κόρση, Κόρσικα, Κύρνος. 1188. Sen. consol. ad Helv. matr. 7, 9: v. n. 442. 1189. Plin. n.h. Ili 6, 80: v. n. 1129. 1190. Ptol. geogr. Ili 2, 1: v. n. 1. 1191. Solin. 3, 2: v. n. 527. 1192. Hieron. (pseudo), dimensuratio provine. 16: v. n. 1150. 1193. Oros. I 2, 103: v. n. 1152. 1194. Mart. Cap. VI 644: v. n. 1153. 1195. Cosmographia (olim Aethici dieta) 2, 54: v. n. 1156. 1196. Isid. etym. XIV 6, 41: v. n. 659. Gorgon Gorgona, nell’arcipelago toscano. Forme attestate: Γοργόνη. 1197. Ptol. geogr. III 1, 78: v. n. 1. 6 Ilario fu nell’isola Gallinara nel 361. V. anche n. 1182. L’episodio dei serpenti adombra senza dubbio la lotta che Ilario dovette sostenere contro 1 arianesimo. — 331 — Ilva Elba, nell’arcipelago toscano. Forme attestate: Αιθάλη, Ίλούα, Μανόρα. 1198. Ptol. geogr. III 1, 78: v. n. 1. Insula Ligustica Il toponimo deriva da un errore degli scolli a Giovenale, in cui è stato frainteso un verso del poeta. Forme attestate: Ligustica. 1199. Schol. in Iuven. III 257 d: v. n. 479. Insulae Ligurum Denominazione generica di isolette sparse lungo la costa occidentale della Liguria, forse identificabili con il gruppo delle isole di Lérins. Forme attestate: Νησίδια Λιγυων. 1200. Strabo II 5, 30: v. n. 272. Sicilia Sicilia. Forme attestate: Σικελία. 1201. Steph. Byzant. ethnica s. v. Σικελία: v. n. 656. Stoechades Isole d’Hyères, di fronte alla costa francese a est di Tolone. Forme attestate: Λιγυστιαδες, Λιγυστίδες, Στοιχάδες. 1202. Apollon. Rhod. argonaut. IV 553-554: v. n. 207. 1203. Schol. vetera ad Apollon. Rhod. argonaut. IV 552-556: v. n. 208. 1204. Steph. Byzant. ethnica s. v. Στοιχάδες: v. n. 657. — 332 — PROVINCE Alpes Cottiae La provincia, in origine limitata alla corrispondente catena montuosa, si estese gratamente fino a comprendere, nel VI sec. d. C., Pollenzo, Acqui Terme, Tortona, o io enova e Savona. Forme attestate: Alpes Cotiae, Alpes Code, Alpes Cottiae, pes ottiarum, Alpes Quottiafum, "Αλπεις Κουτίαι, ’Αλπισκοτίαι. 1205. Iordan. Get. XXX 154: v. n. 146. 1206. Procop. bell. Goth. II 28, 28; 33: v. n. 157. 1207. Agath. II 3, 2: v. n. 1062. 1208. Catal. provine. Italiae·, v. n. 169. 1209. Paul. Diacon, hist. Lang. II 16; 18: v. n. 175. 1210. Paul. Diacon, hist. Lang. IV 41: v. n. 1318. 1211. De terminatione provine. Italiae 5; 9: v. n. 181. Alpes Cottiae et Appenninae Per la complessa questione relativa all’esistenza o meno di tale provincia, si veda la iscussione nella nota al η. 100. Forme attestate: Alpes Cottiae et Apenninae. 1212. Polem. Silv. latere. I: v. n. 100. Annonaria Provincia bizantina con capitale Ravenna, che dopo la conquista longobarda della pianura padana comprese forse anche i castelli di Portovenere e di Taggia sulla costa ligure. Forme attestate: Άννωναρία. 1213. Georg. Cypr. descrip. orbis Romani, p. 31 Gelzer: v. n. 1280. Italia Mediterranea Probabilmente non si tratta di una vera provincia, ma di un indicazione geografica usata per designare quelle località della pianura padana che ospitavano un presidio di ausiliari Sarmati, tra cui erano comprese Forum Fulvii, Acqui, Tortona e Pollenzo. Forme attestate: Italia Mediterranea. 1214. Not. dign. Occidentis XLII: v. n. 99. — 333 — Liguria et Aemilia Nel IV sec. d. C. le province della Liguria e dell’Emilia vengono governate da un unico consularis. Forme attestate: Aemilia et Liguria, Liguria et Aetnilia. 1215. Ambros. ep. LXIII 1: v. n. 82. 1216. Paulin. vita Ambros. 5: v. n. 83. 1217. Cod. Theodos. II 4, 4: v. n. 101. 1218. Cod. Theodos. XI 16, 2: v. n. 103. Maritima Italorum Si intende con questo nome la provincia bizantina che comprendeva la costa ligure tra Ventimiglia e Luni, immediatamente prima che la costa stessa fosse conquistata dai Longobardi. Forme attestate: Maritima, Maritima Italorum. 1219. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 29: v. n. 5. 1220. Guido, geogr. 68: v. n. 6. Septimania Provincia comprendente i territori dell’antica Gallia Narbonese, cui appartenevano, fra il VI e il VII sec. d. C., tra le altre città, Nizza e Monaco. Forme attestate: Septimana, Septimania. 1221. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 28; 29; 37: v. n. 5. 1222. Guido, geogr. 5; 7: v. n. 6. Tuscia All’epoca della guerra fra Ostrogoti e Bizantini tale provincia, amministrata da questi ultimi, sembra essersi estesa fino a Genova. Forme attestate: Τουσκία. 1223. Procop. bell. Goth. II 12, 29: v. n. 636. Urbicaria Provincia bizantina con capitale Roma, che, dopo la conquista longobarda della pianura padana, comprendeva la costa ligure e, in particolare, le città di Ventimiglia e di Genova. Forme attestate: Ούρβικαρία. 1224. Georg. Cypr. descrip. orbis Romani, p. 28 Gelzer: v. n. 1280. - 334 - CENTRI ABITATI Ad Figlinas Località del comune di Genova, secondo alcuni identificabile con Pegli, secondo altri con Fegino. Forme attestate: Ad Figlinas, Falinis, Ficclinis, Ficlinis. 1225. Tab. Peut.: v. n. 4. 1226. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1227. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Ad Monilia Moneglia, a est di Sestri Levante (Genova). Forme attestate: Ad Monilia, Ad Muntala, Ad Munialia, Ammonilia. 1228. Tab. Peut.: v. n. 4. 1229. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1230. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Ad Navalia Corrisponde probabilmente all’odierna Varazze (Savona). Forme attestate: Ad Navalia, Nabalia, Navalia. 1231. Tab. Peut.: v. n. 4. 1232. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1233. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. — 335 — Ad Solaria Località della riviera di Levante, da alcuni identificata con Zoagli, da altri posta tra Lavagna e Sestri Levante, oppure tra Sestri Levante e Moneglia. Forme attestate: Ad Soiaria. 1234. Tab. Peut.·. v. n. 4. 1235. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1236. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Agodanum Località ignota del basso Piemonte. Forme attestate: Agodano, Agodanum. 1237. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1238. Guido, geogr. 36: v. n. 6. Alba Docilia Albisola, presso Savona. Forme attestate: Aba Decelia, Alba Decilia, Alba Delicia, Alba Docilia, Alba Vicilia. 1239. Tab. Peut.·. v. n. 4. 1240. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1241. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Alba Pompeia Alba, in provincia di Cuneo. Forme attestate: Alba, Alba Pompeia, Albis, ’Άλβα, ’Άλβα Πομπηία ; agg.: Albensis Pompeianus, Βαλβένσος. 1242. Plin. n.h. III 5, 49: v. n. 45. 1243. Plin. n. h. XVII 3, 25: Cretam in Albensium Pompeianorum agro et argillam cunctis ad vineas generibus anteponunt, quamquam praepingues, quod excipitur in eo genere. — 336 — Nelle campagne di Alba preferiscono per le vigne i terreni fatti di creta e di argilla, se ene essi siano molto ricchi; in questo caso si fa infatti un’eccezione. (R.P.) 1244. Ptol. geogr. Ili 1, 45: v. η. 1. 1245. Cass. Dio LXXIV 3, 1: v. n. 518. 1246. Tab. Peut.: v. n. 4. 1247. Socrat. hist. eccles. II 36: v. n. 592. 1248. Sozomen. hist. eccles. IV 9: v. n. 105. 1249. Cassiod.-Epiph. hist. eccles. tripart. XV 15, 4: Quod dum sensissent Paulinus Gallicanae Tribereos, Dionysius Albae mitropolis Italorum et Eusebius Vercellensis episcopi, quia ad destructionem fidei orientales ■contra Athanasium agere molirentur, surgentes magna voce clamabant o um et circumventionem per ea, quae gerebantur, Christianitatis dogma-tibus irrogari. Essendosi accorti di ciò, e dal momento che i (vescovi) orientali cercavano di agire contro Atanasio per distruggere la fede, i vescovi Paolino di Treviri in Gallia, Dionigi i Alba, metropoli dell’Italia, ed Eusebio di Vercelli, balzati in piedi, proclamavano a gran voce che con ciò che si stava compiendo si tramavano insidie ed inganni contro i dogmi della Cristianità1. (G.G.) 1250. Agatho Papa, ep. Ili, col. 1239: v. n. 1295. 1251. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1252. Guido, geogr. 36: v. n. 6. A LBINGAUNUM Albenga. Forme attestate: Albingani, Albinganis, Albìngano, Albinganum, Albingauno, Albingaunum, Album Ingannimi, Άλβίγαυνον, ’Αλβίγγαυνον; agg.: Albiganensis, Albigauiiensìs, Άλβιγανένσος. 1253. Varro, de re r. IH 9, 17: v. n. 1180. 1 Sul sinodo di Milano e i vescovi antiariani citati v. n. 592. Dionigi fu vescovo di Milano e non di Alba (v. anche in questo caso n. 592). — 337 — 23 1254. Strabo IV 6, 1: v. η. 278. 1255. Strabo IV 6, 2: v. η. 279. 1256. Liv. per. 29: v. η. 316. 1257. Pomp. Mela II 4, 72: v. η. 440. 1258. Plin. n.h. III 5, 48: v. n. 45. 1259. Tac. hist. II 15: v. n. 62. 1260. Ptol. geogr. III 1, 3: v. η. 1. 1261. Itin. Anton. 295: v. n. 2. 1262. Itin. marit. 502-503: v. n. 3. 1263. Tab. Peut.: v. n. 4. 1264. Rutil. Nam. fr. B 7 Ferrari: v. n. 587. 1265. Leo Magnus, ep. XCVII 3: v. n. 1359. 1266. Fredeg. (pseudo), chron. IV 71: v. n. 1439. 1267. Agatho Papa, ep. III, coi. 1239: v. n. 1295. 1268. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1269. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Albintimilium Ventimiglia. Forme attestate: Albentimillo, Albintimilio, Albintimilium, Album Inti-milium, Avinctimilio, Avintimilium, Intimilium, Vigentimilium, Vigintimilia, Vi-gintimilium, Vintimilia, Vintimilium, Άλβινιμήνιον, Άλβιντεμήλιον, Άλβιον Ίντεμέ-λιον, Βιντιμίλιον, Βιντιμιλίω. — 338 — 1270. Varro, de re r. Ili 9, 17: v. n. 1180. 1271. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 1272. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 1273. Pun. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. 1274. Tac. Agric. 7: v. n. 61. 1275. Tac. hist. II 13; v. n. 472. 1276. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. η. 1. 1277. Itin. Anton. 296: v. n. 2. 1278. Itin. marit. 503: v. n. 3. 1279. Ta£>. Peut.: v. n. 4. 1280. Georg. Cypr. descrip. orbis Romani, p. 28 Gelzer: Ύπό τον ένδοξότατον έπαρχον 'Ρώμης ήτοι Ιταλίας. Επαρχία Ούρβικαρίας. .....ς. Βιντιμιλίω. ζ. Γενούης.....[ρ. 31] Επαρχία Άννω- ^αριας. Ραβέννα.....[ρ. 32] Κάστρον Βενέρης. Κάστρον Ταβία..... Sotto 1 illustrissimo prefetto di Roma e dell’Italia. Provincia Urbicaria: Roma..... entimiglia. Genova ..... Provincia Annonaria: Ravenna .....Castello di Venere (Portovenere). Castello di Taggia2..... (G.G.) 1281. Agatho Papa, ep. Ili, col. 1239: v. n. 1295. 1282. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 29; 32; 37; V 2: v. n. 5. 2 Le ultime due località citate sembrerebbero corrispondere a Portovenere e a Taggia; è strano tuttavia che, mentre Ventimiglia e Genova (oltre a Luni non riportata nel testo) facevano parte della provincia Urbicaria, con capitale Roma, quei castelli debbano dipendere dalla provincia Annonaria, cioè da Ravenna. Si^ tratta m ogni caso di suddivisioni amministrative di eipoca bizantina (seconda metà del VI-inizio del VII secolo), precedenti alla conquista longobarda della costa ligure (643). — 339 — 1283. Guido, geogr. 5; 7; 35; 68; 79: v. n. 6. Ampelus Località ignota, forse il Capo Sant’Ampelio presso Bordighera; alcuni la identificano con Antibes. Forme attestate: Άμπελος; agg.: Άμττελΐνος. 1284. Hecataeus fr. 58 Jacoby = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Άμπελος: v. η. 9. 1285. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Άμπελος: Άμπελος..... Ο πολίτης Άμπελΐνος..... ’Ampelos ’.....Il cittadino (è detto) ’Ampelinos ’3.....(G.G.) Anao Insenatura presso Nizza, tra Cap Ferrat e Pointe de St. Hospice. Forme attestate. Anao. 1286. Itin. marit. 504: v. n. 3. Antium Località di ubicazione molto incerta; per alcuni si tratterebbe di Anzo di Framura, tra Sestri Levante e Levanto, per altri, invece, di Antibes, oppure di Anzio nel Lazio. Forme attestate: ’Άντιον. 1287. Scylax Cariand. (pseudo), periplus 4-5: v. n. 198. Aquae Bormiae Località di non sicura identificazione del Piemonte centro-meridionale, nota nel VI sec. d. C. per le proprietà terapeutiche delle acque che vi sgorgavano. Forme attestate: Aquae Bormiae. 1288. Cassiod. var. X 29, 1: Cum generis tui honoranda nobilitas et magnae fidei documenta suasissent, ut tibi urbem Ticinum, quam per bella defenderas, gubernandam pace crederemus, limosae podagrae subita inun- 3 Su tale località, il cui etnico è riportato anche in Herodian. Techn. II, p. 888 Lentz, v. n. 9. — 340 — datione completus, Aquas Bormias potius siccativas, salutares huic specialiter passioni, velle te postulasti. Avendoci persuaso la nobiltà degna di lode del tuo lignaggio e le prove della tua grande fedeltà ad affidarti in tempo di pace il governo di quella città di Pavia che già avevi difeso durante le guerre, obiettasti di volerti recare presso le ’ Aquae Bor- miae ) c e producono un effetto piuttosto astringente e sono salutari specialmente per questa malattia4. (G.G.) Aquae Statiellae Acqui Terme. Forme attestate: Aquae, Aquae Statiellorum, Aquis, Aquis Tatelis, Sta-ae, Άκουαιστατιέλλαι; agg.: ’Ακουένσος. 1289. Strabo V 1, 11: v. n. 286. 1290. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. 1291. Plin. n.h. XXXI 2, 4: v. n. 54. 1292. Itin. Anton. 294: v. n. 2. 1293. 7 ah. Peut.: v. n. 4. 1294. No/, dign. Occidentis XLII: v. n. 99. r295· Agatho Papa, ep. Ili, col. 1238:.....Ai ύπογραφαί.....Βαλεν- . ινος επίσκοπος τής άγίας έκκλησίας ’Ακουένσου, ταύτη τη άναφορα, τη κοινώς παρα πάντων ημών γενομένη υπέρ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνήνεσα, καί υπέγραψα.....Ιωάννης εύσεβεία Θεοΰ έπίσκοπος τής άγιας καθ-ολικής έκκλησίας Γενούας, ταύτη τή άναφορα, τή κοινώς παρα παντοίν ημών γενομένη ύπέρ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνήνεσα, καί υπέγραψα.....[col. 1239] Αύδάκης έπίσκοπος τής άγίας έκκλησίας Δέρ- τωνος, ταύτη τή κοινώς παρά πάντων ήμών γενομένη άναφορα, ύπέρ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνήνεσα, καί ύπέγραψα. Βενενάτος έπίσκοπος τής άγίας έκκλησίας ’Αστένσου, ταύτη τή κοινώς παρά πάντων ήμών γενο- 4 Lettera del 535/536, indirizzata dal re ostrogoto Teodato al comes Visibado. — 341 — μένη άναφορα, ύπέρ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνήνεσα, και υπέγραψα. Βενέδικτος ελάχιστος έπίσκοπος τής άγίας έκκλησίας Βαλβενσου, ταύτη τή άναφορα, τή κοινώς παρά πάντων ήμών γενομένγ) ύπέρ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνήνεσα, καί ύπέγραψα. Βώνος έλάχιστος επίσκοπος τής άγίας έκκλησίας Άλβιγανένσου, ταύτη τή άναφορα, τή κοινώς παρα πάντων ήμών γενομένη ύπέρ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνηνεσα, και υπέγραψα .....Ιωάννης έλάχιστος έπίσκοπος τής άγίας εκκλησίας Βιντι-μιλίου, ταύτη τη άναφορα, τή κοινώς παρά πάντων ήμών γενομενη υπερ τής άποστολικής ήμών πίστεως συνήνεσα, καί ύπέγραψα..... .....Sottoscrizioni5: .....Io, Valentino, vescovo della santa chiesa di Acqui, sottoscrissi questa decisione, che presi assieme a tutti noi in favore della nostra fede apostolica.....Io, Giovanni, per la pietà di Dio vescovo della santa chiesa cattolica di Genova, sottoscrissi questa decisione, che presi assieme a tutti noi in favore della nostra fede apostolica.....Io, Audace, vescovo della santa chiesa di Tortona, sottoscrissi questa decisione presa in comune da tutti noi in favore della nostra fede apostolica. Io, Benenato, vescovo della santa chiesa di Asti, sottoscrissi questa decisione presa in comune da tutti noi in favore della nostra fede apostolica. Io, Benedetto, umilissimo vescovo della santa chiesa di Alba6, sottoscrissi questa decisione, che presi assieme a tutti noi in favore della nostra fede apostolica. Io, Bono, umilissimo vescovo della santa chiesa di Albenga, sottoscrissi questa decisione, che presi assieme a tutti noi in favore della nostra fede apostolica.....Io, Giovanni, umilissimo vescovo della santa chiesa di Ventimiglia, sottoscrissi questa decisione, che presi assieme a tutti noi in favore della nostra fede apostolica.....(G.G.) 1296. Catal. provine. Italiae·, v. n. 169. 1297. Paul. Diacon, hist. Lang. II 16: v. n. 175. Armesium Località ignota del basso Piemonte. Forme attestate: Armesi, Armesium. 1298. Anon. Ravenn, cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1299. Guido, geogr. 36: v. n. 6. 5 Firme di alcuni fra i 125 vescovi occidentali che parteciparono al sinodo romano del 680. Sono comprese nella lettera sinodica che, inviata dal papa Agatone all’imperatore bizantino Costantino Pogonato, fu letta nel 682 nel corso del VI concilio ecumenico di Costantinopoli. 6 Errore per Άλβένσου (di Alba). Η Augusta Bagiennorum Bene Vagienna, a sud-ovest di Bra (Cuneo). Forme attestate: Augusta Bagiennorum, Αύγούστα Βαγιεννών. 1300. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. 1301. Ptol. geogr. Ili 1, 35: v. η. 1. Avi s io Insenatura presso Nizza, forse St. Jean-Cap-Ferrat. Forme attestate: Avisio. 1302. Itin. rnarit. 503-504: v. n. 3. Bexum Località ignota nei pressi del passo del Bracco. Forme attestate: Bexum, Rexum. 1303. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1304. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. Bibola Località ignota nei pressi del passo del Bracco. Forme attestate: Bibola, Bibonia, vigola. 1305. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1306. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. Bobium Bobbio, nell’Appennino piacentino. Forme attestate: Bobium, Bovium, Ebobium-, agg.: Ebobiensis. 1307. Hieron. (pseudo), martyrolog. vetustissimum, col. 483: IX kal. Decemb..... In Italia, monasterio Bobio, depositio sancti Columbani abbatis..... — 343 - 23 novembre..... In Italia, nel monastero di Bobbio, ci fu il seppellimento dei santo abate Colombano 7..... (G.G.) 1308. Fredeg. (pseudo), chron. IV 36: .....ipsi vero sanctus Italiam expetens, monasterium in loco nomen Bobio illuc construens, sancte conversationis, plenus dierum migrat ad Christum. .....invero lo stesso santo, dirigendosi verso l’Italia, e lì costruendo un monastero nella località chiamata Bobbio, (dopo aver dato esempi) di una santa condotta di vita, ormai vecchio si congiunge (morendo) con Cristo8. (G.G.) 1309. Vitae Galli vetustissimae fragmentum 1: «.....usque dum venies ad Bobium monasterium, et exquire omnia diligenter, quae acta sunt erga abbatem meum, si vivit an transivit, sicut mihi revelatum est per visionem. Nota diem et horam, et veniens indicabis mihi omnia ». Diaconus cecidit ad pedes eius, dicens: « Domine, quo vadam, quia nescio viam? » At ille dixit ei: « Vade, frater, noli timere, sed perge, sicut dixi; Dominus en[i]irt diriget gressus tuos ». Ille autem, petita benedictione, abiit viam suam cum festinatione et pervenit ad supranominatum locum et invenit omnia, sicut revelatum fuit magistro suo per visionem, et permansit apud fratres noctem unam et recepit ab eis epistolam, omnia quae gesta erant de abbate Columbano. •.. nché tu giungerai al monastero di Bobbio; lì cerca diligentemente di sa-Ρ e c e cosa è stato fatto nei confronti del mio abate, se è ancora vivo o se è secon o quanto mi è stato rivelato da una visione. Segnati il giorno e l’ora, ornan o a me indicami tutto ». Il diacono cadde ai piedi di lui (Gallo) dicendo: ® °re’ ove anclrò, se non conosco la via?», ma quello gli disse: «Vai, fratello, ■ timi mere' ma_avv,at' nel modo che ti ho detto; infatti il Signore stesso indirizzerà cisionp p S* * ,ϋ° C'U'nc^’ r*c^,esta la benedizione, affrontò il cammino con destate ri,,.,?"56 3- . uo®° su quod quadraginta milibus ab urbe dividitur LanenharHk T ^ et multae Pressiones a singulis principibus sive argitae sunt, et magna ibi facta est congregatio monachorum. "‘"ivo del1* S”2i>· d»P« che in Gallia aveva n*me aooffiϊ "Γο^Τ,αΪ,Γ? i"™1"· V'™“ in h“'k f“ beneV0,1' Alpi Cozie chiamata Bobbio distarne n ? un cenobio nella località delle rono donati molti posseduti da 'ciZT, ^ PaVÌa' In qud 'U°g° ^ una notevole congregazione di monaci ». (GG )’ PnnClpl lonSobardi e vi si formo m tr0nd70ne ί ΛϋΧεϋί1 Cbbe luogo nel 602. Sull accoglienza di Agilulfo e la costruzione M costruzione del monastero a Bobbio v. n. 960. — 346 — Bodetia Località di incerta ubicazione, forse Bonassola, tre km. a ovest di Levanto (La Spezia), o un vi aggio sulle pendici del Bracco. Forme attestate: Bodetia. 1319. Jtin. Anton. 294: v. n. 2. Bodincomagus Industria Industrii ^°’ Prov'nc*a di Torino. Forme attestate: Bodincomagum Industria, 1320. Metrod. Sceps. fr. 8 Jacoby = Plin. n.h. Ili 16, 122: v. n. 236. 1321. Plin. n.h. IH 5, 49: v. n. 45. Boron Boro!!^ S'ta SU'*C Pend'C’ ^racco 0 nella Val di Vara. Forme attestate: Biron, 1322. Tab. Peut.: v. n. 4. 1323. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1324. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. Bulnetia Località di non sicura identificazione; forse identificabile con Bodetia (v. voce relativa). e attestate: Bulnetia, Munecia, Vulnecia. 1325. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1326. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. Canalicum Corrisponde forse all’odierna Carcare, nell’Appennino savonese. Forme attestate: Calanico, Canalico. 1327. Itin. Anton. 295: v. n. 2. 1328. Tab. Peut.: v. n. 4. — 347 — Capris Località ignota del basso Piemonte. Forme attestate: Capris. 1329. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1330. Guido, geogr. 36: v. n. 6. Carreum Potentia Località di incerta ubicazione, forse Chieri (Torino) o Carrù (Cuneo). Forme attestate: Carte a Potentia. 1331. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. Carystum Località ignota nel territorio degli Stazielli. Forme attestate: Carystum. 1332. Liv. XLII 7, 3: v. n. 412. Ceba Ceva, in provincia di Cuneo. Forme attestate: agg.: Cebanus. 1333. Plin. n.h. XI 42, 241: v. n. 47. Cebula Località di incerta ubicazione, sulle pendici del Bracco. Forme attestate: Cebula. 1334. Anon. Ravenn. cosmogr. V 2: v. n. 5. 1335. Guido, geogr. 78: v. n. 6. Cornelium attestati*’ r°Callt/1 d?e Clnque Terre’ sul,a costa tra Levanto e La Spezia. Forme attestate: Cornelia, Cornelium. 1336. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v n 5 1337. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. — 348 — Costa Bellenae Località ad oriente di San Remo, nei pressi dell’attuale Arma di Taggia. Forme attestate: Casta Ballenis, Costa Balenae, Costa Balenis, Costa Ballenis, Costa Beitene. 1338. Itin. Anton. 295: v. n. 2. 1339. Tab. Peut.: v. n. 4. 1340. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1341. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Crixia Piana Crixia, nell entroterra di Savona. Forme attestate: Crixia. 1342. Itin. Anton. 295: v. n. 2. 1343. lab. Peut.: v. n. 4. Dertona Tortona, in provincia di Alessandria. Forme attestate: Dertona, Dertonam, Derzona, sua, Terdona, Tertona, Tortona, Δέρθων, Δέρτων, Δερτών, Δερτώνα, Δορ&ων; a8g·· ertonensis, Dortonensis, Δερτώνιος. 1344. Artemid. Ephes. fr. 4 Stiehle = Marcian. Heracl. Artemid. geo-gtaph. epit. fr. 2 Mulier = Steph. Byzant. ethnica s. v. Δερτών : v. n. 234. 1345. Varro, de serm. lat. fr. 102 Goetz-Schoell: Similiter e[s]t in ab (a) quibusdam diligentioribus levitatis causa solet demi B, cum praepositum (est) vocabulis aut nominibus locorum, in quibus principes sunt litterae semivocales aut mutae, ut eam repudiant a Bais, a Capua, a Dertona. Ugualmente alcuni più raffinati sono soliti togliere, per eleganza, anche B da ab, quando questa precede vocaboli o nomi di luogo, in cui le prime lettere siano semivocali o consonanti mute, come nel caso di a Bais, a Capua, a DertonaI5. (E.S.) 15 II frammento è ricavato da Terent. Scaur. de ortbogr., p. 30 Keil. — 349 — 1346. Cic. ad fam. XI 10, 5: v. n. 928. 1347. Strabo V 1, 11: v. n. 286. 1348. Vell. Paterc. I 15, 5: v. n. 685. 1349. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. 1350. Pragmentum Parisinum, p. 34 Keil: In quibus consonantes primae sunt, detrahimus b, ut a Capua, a Dertona. Quando le prime (lettere) sono consonanti, togliamo b (da ab), come a Capua, a Dertona I6. (E.S.) 1351. Ptol. geogr. Ili 1, 35: v. η. 1. 1352. Itin. Anton. 286; 288; 294: v. n. 2. 1353. Tab. Peut.: v. n. 4. 1354. Euseb. Vercell. ep. II: Dilectissimis fratribus, et satis desideratissimis presbyteris, sed et sanctis in fide consistentibus plebibus Vercellensibus, Novariensibus, Hipporegiensibus, nec non etiam Dertonensibus: Eusebius, episcopus, in Domino aeternam salutem..... Ai dilettissimi fratelli, ai veramente desideratissimi presbiteri e al santo popolo saldo nella fede di Vercelli, di Novara, di ’Hipporegium ’ e anche di Tortona: Eusebio, vescovo nel Signore, vi augura eterna salvezza 17..... (G.G.) 1355. Ambros. gesta concilii Aquileiensis contra Palladium et Secundia-num haereticos 60:.....Exsuperantius episcopus Dertonensis dixit: « Palladium, qui sectam Arii vel eius doctrinam damnare noluit, sed defen- 16 ι! tes)to da cui è tratto questo passo è un brevissimo riassunto, di epoca incerta, di un opera grammaticale di Terenzio Scauro ed è perciò collocato cronologicamente in questa sede, seguendo il criterio adottato per gli scholia anonimi. Il passo corrispondente di Terenzio Scauro è al n. 1345 (dove è riportato come Varrò, de serm. lat. fr. 102 Goetz-Schoell). I lettera è stata scritta da Eusebio nel 356 dall’esilio di Scitopoli, in Palestina. bui motivi dell’esilio e sulla conclusione di esso v. n. 592. Non è chiaro peraltro per quale ragione il vescovo si debba rivolgere, fra gli altri, agli abitanti di ’Hipporegium (attuale Bona in Algeria): molto probabilmente si tratterà di un errore, quale che ne sia l ongine. — 350 — dit, ut caeteri consortes mei damnaverunt, etiam et ego condemno »..... [63].....Diogenes episcopus Genuensis dixit: « Palladium, qui Christum Dominum Deum verum similem et aequalem Patri dum non confitetur, immo negavit, damnationem iudico cum caeteris fratribus meis consacerdotibus sortiri ». [64] Amantius episcopus Niciensis dixit: « Palladium, qui sectam Arii non destruxit, secundum consacerdotum meorum iudicium etiam et ego condemno »..... • ·.. . Esuperanzio, vescovo di Tortona, disse: «Come i miei colleghi che già lo condannarono, anch’io condanno Palladio, che non volle condannare la setta di Ario ne la sua dottrina, ma la difende ».....Diogene, vescovo di Genova, disse: « Pal- adio, che non afferma solennemente che il Signore Dio Gesù Cristo è veramente simile ed uguale al Padre, ma che anzi lo ha negato, giudico con gli altri miei fratelli sacerdoti che debba essere condannato ». Amanzio, vescovo di Nizza, isse. « Secondo il giudizio dei miei colleghi sacerdoti, anch’io condanno Palladio, che non distrusse la setta di Ario»18.....(G.G.) 1356. Iul. Honorius, cosmogr. 19 B: Quae oppida in provinciis suis habeat oceanus occidentalis.....Tortona. Città che 1 Oceano occidentale racchiude nelle sue province: .....Tortona19. (E.S.) 1357. No/, dign. Occidentis XLII: v. n. 99. 1358. Cosmographia (olim Aethici dieta) 1, 19: Oceanus occidentalis habet famosa oppida: .....Dertona..... I Oceano occidentale racchiude famose città:.....Tortona20.....(E.S.) 1359. Leo Magnus, ep. XCVII 3:.....Ego Quintus episcopus Ecclesiae Dertonensis, in omnia supra scripta consensi et subscripsi: Anathema dicens his qui de incarnationis Dominicae sacramento impia senserunt 18 Firme di vescovi partecipanti al concilio di Aquileia del 381, durante il quale furono condannati i due presuli ariani Palladio e Secondiano. Degli atti de! concilio, dominato dalle figure di Ambrogio e di Valeriano, vescovo di Aquileia, restano due versioni praticamente identiche: una, qui riportata, è entrata a far parte della raccolta delle epistole di Ambrogio, pur senza venir comunemente contraddistinta da un numero progressivo particolare; l’altra ha costituito il primo libro dell’opera di Vigilio di Tapso Contra Palladium arianum (cfr. n. 1362). 19 Per la stessa notizia cfr. n. 1358. Il nome Tortona compare tuttavia solo in un gruppo di codici. 20 Per la notizia v. n. 1356. — 351 — ..... Ego Paschasius episcopus Ecclesiae Genuensis, in omnia supra scripta consensi et subscripsi: Anathema dicens his qui de incarnationis Dominicae sacramento impia senserunt. Ego Pastor episcopus Ecclesiae Estensis, in omnia supra scripta consensi et subscripsi: Anathema dicens his qui de incarnationis Dominicae sacramento impia senserunt.....Ego Quintius episcopus Ecclesiae Albigaunensis, in omnia supra scripta consensi et subscripsi: Anathema dicens his qui de incarnationis Dominicae sacramento impia senserunt..... .....Io, Quinto, vescovo della chiesa di Tortona, sono d’accordo con tutto quello che è stato scritto sopra e l’ho firmato, dicendo che incorrono nell anatema quelli che hanno pensato empietà sul sacramento deH’incarnazione del Signore..... Io, Pascasio, vescovo della chiesa di Genova, sono d’accordo con tutto quello che è stato scritto sopra e l’ho firmato, dicendo che incorrono nell anatema quelli che hanno pensato empietà sul sacramento dell’incarnazione del Signore. Io, Pastore, vescovo della chiesa di Asti, sono d’accordo con tutto quello che è stato scritto sopra e l’ho firmato, dicendo che incorrono nell’anatema quelli che hanno pensato empietà sul sacramento dell’incarnazione del Signore.....Io, Quinzio, vescovo della chiesa di Albenga, sono d’accordo con tutto quello che è stato scritto sopra e^ 1 ho firmato, dicendo che incorrono nell’anatema quelli che hanno pensato empietà su sacramento deH’incarnazione del Signore21..... (G.G.) 1360. Fasti Vindobon. priores (a. 461): Severino et Dagalaifo. His cons. depositus est Maiorianus imp. a patricio Ricimere Dertona IIII non. Aug. et occisus est ad fluvium Ira VII idus Aug..... Severino e Dagalaifo (consoli). Sotto il loro consolato l’imperatore Maioriano fu^de posto dal patrizio Ricimero a Tortona il 2 agosto e fu ucciso presso il fiume ta fora il giorno 7 dello stesso mese22..... (G.G.) 1361. Chron. Gallica (a. 461): Profectus autem ex Arelate ad Italiam a patricio Recimere occiditur Dertona..... Partito poi da Arles verso l’Italia, (Maioriano) è ucciso in Tortona dal patrizio Ricimero23.....(G.G.) 21 Firme di alcuni vescovi partecipanti al sinodo di Milano del 451, convocato per decretare la condanna degli eutichiani. Esse sono tratte dalla lettera sinodica con cui il vescovo di Milano, Eusebio, ideatore del sinodo, riassunse le conclusioni dello stesso, per farle conoscere al papa Leone Magno. 22 Sulla morte dell’imperatore Maioriano a Tortona nel 461 cfr. nn. 1361; 1366; 1367; 1368; 1371; 1373; 1382. 23 Per l’uccisione di Maioriano v. n. 1360. — 352 — 6 . iGiLius Tapsensis, contra Palladium arianum I, col. 447:..... xsuperantius episcopus Dertonensis dixit: Palladium, qui sectam Arii vel eius octrinam damnare noluit, sed defendit, ut caeteri consortes mei amnaverunt, etiam et ego condemno..... [coi. 448] Diogenes episcopus Genavensis dixit: Palladium, qui Christum Dominum Deum verum, similem et aequalem Patri dum non confitetur, negavit, damnationem iu ico cum caeteris fratribus meis vel consacerdotibus sortiri. Amantius episcopus Nicensis dixit: Palladium, qui sectam Arii non destruxit, secun um consacerdotum meorum iudicium, etiam et ego condemno..... dannamU^eranu!>°’ vescovo di Tortona, disse: Come i miei colleghi che già lo con-- i n° a,nc 10 condanno Palladio, che non volle condannare la setta di Ario, ladio* 3 ottnna> ma la difende..... Diogene, vescovo di Genova, disse: Pal- similè ed6 ηθΓ\ a^erma solennemente che il Signore Dio Gesù Cristo è veramente telli sac C. Padre, ma che anzi lo ha negato, giudico con gli altri miei ira- condo T °!l' · e essere condannato. Amanzio, vescovo di Nizza, disse: Se- ctmcc *i glU 1Z1° m‘e* coreghi sacerdoti, anch’io condanno Palladio, che non distrusse la setta di Ario*..... (G.G. ) 1363. Cassiod. var. I 17: Universis Gothis et Romanis Dertona consistentibus Theodericus rex. ... Publicae utilitatis ratione commoniti, quae nos cura semper i enter oneravit, castrum iuxta vos positum praecipimus communiri, quia res proeliorum bene disponitur, quotiens in pace tractatur. Munitio quippe tunc efficitur praevalida, si diutina fuerit excogitatione roborata. Omnia subita probantur incauta et male constructio loci tunc quaeritur, quando iam pericula formidantur.....[3] Et ideo praesenti auctoritate decernimus, ut domos vobis in praedicto castello alacriter construatis, reddentes animo nostro vicissitudinem rerum, ut, sicut nos vestris utilitatibus profutura censemus, ita tempora nostra ornare vos pulcherrimis fabricis sentiamus. Tunc enim accidit, ut et sumptus competentes vestris iam penatibus congregare velitis et habitatio vobis non sit ingrata, quam propria potest commendare constructio. [4] Quale est, rogo, in laribus propriis esse, cum durissimas mansiones hostis cogitur sustinere? Ille imbribus pateat, vos tecta defendant: illum inedia consumat, vos copia provisa reficiat. Sic vobis tutissime constitutis hostis vester ante eventum certaminis fata patiebitur perditoris. Constat enim tempore necessitatis illum probari fortissimum virum, qui se per multa non distrahit. Nam quis eum habuisse prudentiam putet, si tunc coeperit fabri cis operam dare aut penum condere, cum oporteat bella tractare? 24 Firme dei vescovi partecipanti al concilio di Aquileia del 381, su tale con cilio v. n. 1355. — 353 — 24 Il re Teodorico a tutti i Goti e i Romani di Tortona. Ammoniti dalla considerazione per la pubblica utilità, che ci gravò sempre di benevole preoccupazioni, vi ordiniamo di rendere ben munito il castello situato presso di voi, poiché una guerra viene ben condotta, se è sufficiente la preparazione in tempo di pace. I mezzi di difesa diventano veramente validi, se sono stati corroborati da una costante inventiva. Tutte le cose improvvise vengono giudicate incaute, e un luogo mal costruito provoca polemiche, quando già i pericoli sono minacciosi..... E perciò stabiliamo con la presente autorizzazione che vi costruiate alacremente le case nel predetto castello, corrispondendo ai desideri del nostro animo in modo tale che, come noi stabiliamo delle cose che gioveranno alla vostra utilità, così possiamo udire che voi adornate la nostra epoca con bellissime costruzioni. Accade allora che voi vogliate riunire tutte le spese che competono alle vostre case e che non vi sia ingrato abitare in luoghi costruiti validamente da voi. Qual è (lo svantaggio), vi chiedo, ad essere nelle vostre case, mentre il nemico è costretto a sostenere dei soggiorni durissimi? Quello sia esposto alle piogge, voi siate difesi dai tetti: quello sia consumato dall’inedia, voi siate rafforzati dalla quantità di provviste messa da parte. Così, mentre voi sarete del tutto sicuri, il vostro nemico, ancor prima del risultato della battaglia, soffrirà il destino dello sconfitto. Nel momento della necessità si approva la condotta di quell’uomo veramente forte che non si distrae fra molte cose. Infatti chi penserebbe che ha avuto prudenza, se avrà cominciato a far costruire o ad accumulare vettovaglie, quando era invece il momento di combattere25? (G.G.) 1364. Cassiod. var. X 27, 2: v. n. 139. 1365. Cassiod. var. XII 27, 2: Et ideo sanctitatem vestram petimus, cuius propositi est divinis inservire mandatis, ut de horreis Ticinensibus et Dertonensibus panici speciem, sicut a principe iussum est, tertiam portionem esurienti populo ad viginti quinque modios per solidum distrahi sub vestra ordinatione faciatis, ne cuiusquam venalitate ad illos perveniat, qui se de proprio videntur posse transigere. Accipiat minus habens indulgentiam principalem. Egentibus iussum est, non divitibus, subveniri. Perciò chiediamo alia vostra santità, che ha come proposito di obbedire agli ordini divini, che con le vostre disposizioni facciate sì che dai granai di Pavia e di Tortona sia tolta la terza parte del panico, secondo quanto è stato disposto dal re, e che essa sia data alla popolazione bisognosa in ragione di venticinque moggi per un solido26, badando che, per la venalità di qualcuno, (il panico) non venga (distribuito) a quelli che sembrano poter consumare del proprio. Colui che meno ha, riceva un dono maggiore. L’ordine è stato di venire incontro ai bisognosi, non ai ricchi 27. (G.G.) 25 Lettera scritta tra il 507 e il 511. 26 Sui moggi e i solidi v. n. 139. 27 Lettera del 535/536 indirizzata a Dazio, vescovo di Milano (su cui v. n. 144). Sulle provvidenze prese da Cassiodoro in occasione della carestia ricordata nella lettera, v. n. 139. Il re di cui si parla nella lettera è Teodato. — 354 — 1366. Iordan. Rom. 335: .....loco Valentiniani apud Ravennam Maio- rianus Caesar est ordinatus, qui tertio necdum anno expleto in regno apud Dertonam occiditur locoque eius sine principis iussu Leonis Seve-rianus invasit..... .....a\ Posto di Valentiniano a Ravenna fu nominato Cesare Maioriano che, prima che finisse il terzo anno di regno, fu ucciso presso Tortona; il suo posto fu occupato, senza l’ordine dell’imperatore Leone, da Severiano28.....(E.S.) 1367. Iordan. Get. XLV 236: .....Maiurianus Occidentale suscepit imperium gubernandum. Sed et ipse non diu regnans, dum contra Alanos, qui Gallias infestabant, movisset procinctum, Dertona iuxta fluvium Hyra cognomento occiditur. .....Maioriano assunse il governo dell’impero di Occidente. Ma anche lui non regnò a lungo e, mentre si accingeva a una spedizione contro gli Alani che infestavano le Gallie, fu ucciso a Tortona, vicino al fiume chiamato Staffora29. (E.S.) 1368. Marcellinus Comes, chron. (a. 461), 2: Maiorianus Caesar apud Dertonam iuxta fluvium, qui Hira dicitur, interemptus. Maioriano Cesare fu ucciso presso Tortona, vicino al fiume chiamato Staffora30. (G.G.) 1359. Procop. bell. Goth. II 23, 5: v. n. 1059. 1370. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Δερτών: Δερτών.....Tò έθνικόν Δερτώνιος..... Tortona..... L’etnico è ’ Dertonios’P*..... (G.G.) 1371. Mar. Aventic. chron. (a. 461): Severino et Dagauulfo. His consulibus deiectus est Maiorianus de imperio in civitate Dertona a Recemere patricio, et interfectus est super Ira fluvio..... 28 Per l’uccisione di Maioriano v. n. 1360. Severiano è un errore dell’autore per Severo. 29 Per l’uccisione di Maioriano v. n. 1360. 3° Per l’uccisione di Maioriano v. n. 1360. 31 Sul frammento di Artemidoro di Efeso che precede nel lemma di Stefano v. n. 234. — 355 — Severino e Dagalaifo (consoli). Sotto il loro consolato Maioriano venne detronizzato nella città di Tortona dal patrizio Ricimero e fu ucciso presso il fiume Staffora 3-..... (G.G.) 1372. Gregor. I, reg. ep. IX 235: v. n. 1434. 1373. Maxim. Caesaraug. chron. (a. 462): Maioriano Augusto ad Detor-suam Italiae interfecto succedit Severus. Severo successe a Maioriano Augusto, che era stato ucciso presso Tortona in Italia 33. (G.G.) 1374. Iona, vita Columb. II 23: v. n. 1313. 1375. Iona, vita Columb. II 25: Eodem itaque in tempore alius monachus Meroveus nomine a beato Atala ad Dertonam urbem directus pervenit ac ob conditionem quam venerat longius ab urbe progressus ad quendam villam super Hiram fluvium accessit, in qua fanum, arboribus intersitis, progrediens vidit, allatoque igni subposuit ac ex lignis congeriem in modum pyrae coacervavit. Quod fani cultores cernentes, Meroveum adpre hendunt diuque fustibus caesum conlesumque ictibus in Hiram fluvium dimergere conantur; sed monachum unda non audebat recipere, quamquam ille prorsus tali pro causa mori paratus esset. Cumque cernerent non posse dimergi, quem Domini miseratio custodiret, fuit inter eos inane consilium. Prosternunt super undas Meroveum materiaque desuper eoa cervant, ut inmane pondus undis submittat. Cumque scelus satis factum crederent, relicto, ut rebantur, cadavere, ad metatus remeant. His abeuntibus, Meroveus nihil molestiae sentiens, incolomis a fluvio surgit, disruptis-que nexibus, sospis Dertonam ingreditur ac post ad monasterium remeans pervenit. Moxque divina ultio, progrediente Meroveo, satellites perculit. Nam omnes qui in eo fuerunt consortio ad hoc opus patrandum diversis sunt plagis adflicti; alios caecitas, alios ignis urens, alios contractio poplitum, alios omnium membrorum debilitas, diversi diversa perceperunt tormenta. Sed postquam compererunt, Meroveum sospitem Ebobium remeasse, quidam eorum aegri adducti pervenerunt. Sed perpauci ex eis per pae-nitentiae medicamenta evaserunt; reliqui omnes in eadem ultione mortui 32 Per l’uccisione di Maioriano v. n. 1360. 33 Per l’uccisione di Maioriano v. n. 1360. L’anno sotto cui è riportato l’avvenimento è tuttavia errato, poiché tale uccisione ebbe luogo nel 461. — 356 — sunt..... Aliorum etenim monachorum in supradicto Ebobiense coe- nubio felicem vitam felicioremque exitum vidimus peregisse, qui diversa per exhortatione superstitum exeuntes de hac luce exempla reliquerunt. Nel medesimo tempo un altro monaco, di nome Meroveo, mandato dal beato Atala34, giunse a Tortona e allontanatosi dalla città a causa del motivo per cui era venuto, arrivò ad una villa sulle rive del fiume Staffora, dove, passando, vide un tempietto nascosto da alberi intrecciati e vi appiccò il fuoco, avendovi portato una congerie di legna tale da formare una pira. Avendo visto ciò, gli adoratori del tempietto catturano Meroveo e dopo averlo a lungo fustigato e battuto tentano di affogarlo nel fiume Staffora, senza però che l’onda osasse accogliere il monaco, malgrado che questi fosse ormai pronto a morire per quella ragione. Vedendo che non poteva venir sommerso, custodito com’era dalla misericordia del Signore, essi ebbero un vano consiglio. Stendono Meroveo sopra le onde e accumulano su di lui del materiale, affinché l’immane peso lo faccia affondare. E credendo che il crimine fosse ormai compiuto, abbandonato quello che pensavano essere un cadavere, tornano sul loro cammino. Essendosi quelli allontanati, Meroveo, non sentendo alcun disturbo, si solleva incolume dal fiume e, strappati i legami, giunge salvo a Tortona, tornando quindi ai monastero. E subito la vendetta divina, non appena Meroveo si allontana, colpisce i complici. Infatti tutti quelli che avevano partecipato a quell’impresa furono afflitti da diverse piaghe; alcuni li colpì la cecità, altri il fuoco che brucia, altri la rottura delle ginocchia, altri l’indebolimento di tutte le membra, altri tormenti diversi. Dopo che seppero che Meroveo era tornato sano e salvo in Bobbio, alcuni di essi vi si fecero condurre ammalati. Ma pochissimi si salvarono con la medicina della penitenza; tutti gli altri morirono di quella medesima vendetta..... Vedemmo la felice vita e l’ancor più felice morte degli altri monaci nel suddetto cenobio di Bobbio, che morendo lasciarono diversi esempi ad esortazione dei superstiti. (G.G.) 1376. Concilium Romanum a. 649, col. 1167;.....Et qui post synodum consentientes subscripserunt.....[1170] Malliodorus episcopus sanctae Dortonensis ecclesiae, ut supra. .....E quelli che sottoscrissero dopo la conclusione del sinodo.....Malliodoro vescovo della santa chiesa di Tortona, nello stesso modo35. (G.G.) 1377. Agatho Papa, ep. Ili, col. 1239: v. n. 1295. 1378. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1379. Guido, geogr. 37: v. n. 6. 34 Su Atala v. n. 959. 35 Dopo la conclusione del concilio, convocato dal papa Martino I per condannare la dottrina monotelita, tre vescovi, tra cui Malliodoro di Tortona, che non avevano preso parte alle sessioni del concilio stesso, ne approvarono gli atti finali e vi apposero la propria firma. — 357 — 1380. Concilium Romanum a. 769, p. 80 Werminghoff: Praepositis in medio sacrosanctis Christi quattuor evangeliis, praesidente ter beatissimo et coangelico Stephano summo pontifice huius Romane urbis aecclesiae et universali tercio papa in venerabili basilica Salvatoris domini nostri Iesu Christi, que appellatur Constantiniana iuxta Lateranis, (considentibus) etiam cum eo reverentissimis ac sanctissimis episcopis, id est..... Ioseph episcopo Derzonae..... Posti in mezzo i sacrosanti quattro vangeli di Cristo, presiedendo il tre volte beatissimo e simile agli angeli Stefano, sommo pontefice della chiesa di questa città di Roma e terzo universale papa (di questo nome), nella venerabile basilica del Salvatore e nostro Signore Gesù Cristo, detta Costantiniana e situata presso il Laterano, sedenti anche assieme a lui i reverendissimi e santissimi vescovi, cioè..... Giuseppe, vescovo di Tortona36..... (G.G.) 1381. Catal. provine. Italiae·, v. n. 169. 1382. Paul. Diacon, hist. Rom. XV 1: Anno ab Urbis conditione millesimo ducentesimo undecimo.....Exempto quoque in Italia humanis rebus Avito, Maiorianus apud Ravennam invadit imperium. Quod cum prope quattuor annis obtinuisset, haut procul a Dertonensi civitate iuxta Hiriam flumen occisus est statimque Severus apud Ravennam imperator efficitur atque Augustus appellatur. Nell’anno 1211 dalla fondazione di Roma..... Morto in Italia per cause naturali Avito, Maioriano si impadronì del potere a Ravenna. Dopo averlo mantenuto per quasi quattro anni, fu ucciso non lontano dalla città di Tortona, vicino al fiume Staf-fora, e subito a Ravenna Severo è creato imperatore e denominato Augusto37. (E.S.) 1383. Paul. Diacon, hist. Lang. II 16: v. n. 175. 1384. De terminatione provine. Italiae 5: v. n. 181. Diovia Località ignota del basso Piemonte. Forme attestate: Diovia. 1385. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 36 II concilio Romano del 769 fu convocato per decidere sul contrasto fra il papa Stefano III e l’antipapa Costantino e sull’iconoclastia. 37 Sull’uccisione di Maioriano v. n. 1360. L’imperatore aveva conquistato il potere nel 457. - 358 - 1386. Guido, geogr. 36: v. n. 6. Eryx Lerici, nel golfo della Spezia. Forme attestate: Έρίκη. 1387. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. n. 1. Forum Fulvii Valentinum Località identificabile per alcuni con l’attuale Villa del Foro, frazione di Alessandria, per altri con Valenza Po, più a nord. Forme attestate: Foro Fulvi, Forum, Forum Fulvi 'Valentinum, Forum Fulviense. 1388. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. 1389. Tab. Peut.: v. n. 4. 1390. Not. dign. Occidentis XLII: v. n. 99. 1391. Paul. Diacon, hist. Lang. VI 58: Huius regis temporibus fuit in loco cui Forum nomen est, iuxta fluvium Tanarum, vir mirae sanctitatis Baodolinus nomine, qui multis miraculis, Christi gratia suffragante, refulsit. Qui saepe futura praedixit, absentia quoque quasi praesentia nuntiavit. Denique cum rex Liutprand in Urbem silvam venatum isset, unus ex eis comitibus cervum sagitta percutere nisus, eiusdem regis nepotem, hoc est sororis eius filium, Aufusum nomine, nolens sauciavit. Quod rex cernens — valde enim eundem puerum amabat — cum lacrimis eius incommodum lamentari coepit statimque unum e suis equitem misit, qui ad virum Dei Baodolinum curreret eumque peteret, ut pro vita eiusdem pueri Christum supplicaret. Qui cum ad servum Dei pergeret, puer defunctus est. Cui Christi famulus ad se pervenienti ita dixit: « Scio, quam ob causam veneris; sed illud quod postulare missus es iam fieri non potest, quia puer illus defunctus est ». Quod cum his qui missus fuerat regi quod a servo Dei audierat renuntiasset, rex, licet doluerit, quod effectum supplicationis suae habere non potuit, tamen quia vir Domini Baodolinus prophetiae spiritum habuerit, aperte cognovit. Ai tempi di questo re (Liutprando) vi fu in una località di nome ’ Forum ’, presso il fiume Tanaro, un uomo di mirabile santità, chiamato Baodolino, che rifulse per molti miracoli con l’aiuto della grazia di Cristo. Questi spesso predisse il futuro, e — 359 — « parlava delle cose lontane come se fossero davanti a lui. Infine, essendo andato i! re Liutprando nella selva chiamata Urbe per cacciare, uno dei suoi compagni, cercando di colpire con una freccia un cervo, ferì senza volerlo un nipote del re, cioè un figlio di sua sorella, di nome Aufuso. Il re, vedendo ciò, poiché amava molto quel ragazzo, cominciò a dolersi tra le lacrime della disgrazia e subito mandò uno dei suoi cavalieri, perché corresse dall’uomo di Dio Baodolino e gli chiedesse di supplicare Cristo per la vita del ragazzo. Mentre questi andava dal servo di Dio, il ragazzo morì. Quando quel cavaliere arrivò dal servo di Cristo, questi gli disse: « So per quale ragione sei venuto, ma ciò che chiedi ormai non può più essere fatto, perché quel fanciullo è morto ». E avendo il messo riferito al re ciò che aveva udito dal servo di Dio, Liutprando, pur dolendosi del fatto che la sua supplica non aveva avuto esito, tuttavia riconobbe apertamente che l’uomo di Dio Baodolino aveva spirito profetico38. (G.G.) Forum Iulii Iriensium Località sul fiume Staflora, corrispondente probabilmente all’odierna Voghera (Pavia). Forme attestate: Irta, Εΐρία. 1392. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. 1393. Ptol. geogr. III 1, 35: v. η. 1. 1394. Itin. Anton. 288: v. n. 2. 1395. Tab. Peut.: v. n. 4. Genua Genova. Forme attestate: Genava, Genua, Γενόα, Γένουα, Γενούης; agg.: Genavensis, _ Genuensis, Γενοάτης. 1396. Artemid. Ephes. fr. 40 Stiehle = Steph. Byzant. ethnica s. v. Γενόα: v. n. 235. 1397. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 1398. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 1399. Strabo IV 6, 4: v. n. 281. 38 Episodio avvenuto negli anni intorno al 740. — 360 — A 1400. Strabo V 1, 3: v. η. 32. 1401. Strabo V 1, 10: v. η. 285. 1402. Strabo V 1, 11: v. η. 286. R 1403. Liv. XXI 32, 1: Ρ. Cornelius consul, triduo fere postquam Hannibal a ripa Rhodani movit, quadrato agmine ad castra hostium venerat, nullam dimicandi moram facturus; [2] ceterum ubi deserta munimenta nec facile se tantum praegressos adsecuturum videt, ad mare ac naves rediit, tutius faciliusque ita descendenti ab Alpibus Hannibali occursurus. [3] Ne tamen nuda auxiliis Romanis Hispania esset, quam provinciam sortitus erat, Cn. Scipionem fratrem cum maxima parte copiarum adversus Hasdrubalem misit, [4] non ad tuendos tantummodo veteres socios conci-liandosque novos sed etiam ad pellendum Hispania Hasdrubalem. [5] Ipse cum admodum exiguis copiis Genuam repetit, eo qui circa Padum erat exercitu Italiam defensurus. Il console P. Cornelio39, circa tre giorni dopo che Annibaie aveva lasciato la riva del Rodano, marciando con lo schieramento a quadrilatero, si era appressato al campo nemico, deciso a combattere senza indugio. Ma quando trovò le opere di fortificazione abbandonate e si accorse che difficilmente avrebbe raggiunto i nemici che lo avevano tanto distanziato, tornò verso il mare, alle sue navi, pensando che così con più sicurezza e con più facilità si sarebbe potuto opporre ad Annibaie che scendeva dalle Alpi. Tuttavia, affinché la Spagna non rimanesse priva di difensori romani - infatti gli era toccata in sorte quella provincia - mandò contro Asdrubale il fratello Gneo Scipione 40 con la maggior parte delle sue truppe, non semplicemente per difendere i vecchi alleati e per conquistarne di nuovi, ma anche per scacciare dalla Spagna Asdrubale. Egli stesso, poi, con pochissime truppe, si diresse di nuovo a Genova, per difendere l’Italia con quell’esercito che era nella valle del Po41. (L.S.A.) 1404. Liv. XXVIII 46, 8: v. n. 311. 1405. Liv. XXIX 5, 1: v. n. 313. 4 1406. Liv. XXX 1, 10: Et Lucretio prorogatum imperium ut Genuam oppi- dum a Magone Poeno dirutum exaedificaret. 39 Anno 218 a. C. Publio Cornelio Scipione padre. 40 Gneo Cornelio Scipione Calvo, luogotenente e fratello del precedente. 41 II passaggio di Scipione da Genova, prima di giungere a Pisa, è una aggiunta di Livio rispetto a Polibio (III 49, 4): ma cfr. Liv. XXI 39, 3, dove il passaggio per Genova è omesso. Cfr. anche n. 79. — 361 — A Anche a Lucrezio fu prorogato l’imperio, affinché ricostruisse la città di Genova, distrutta dal cartaginese Magone42. (L.S.A.) 1407. Liv. XXXII 29, 6: v. n. 325. 1408. Val. Max. I 6, 7: v. n. 1549. 1409. Pomp. Mela II 4, 72: v. n. 440. 1410. Plin. n.h. III 5, 48: v. n. 45. 1411. Plin. n.h. VI 34, 217: v. n. 46. 1412. Plin. n.h. XIV 6, 68: v. n. 48. 1413. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. η. 1. 1414. Itin. Anton. 294: v. n. 2. 1415. Itin. marit. 502: v. n. 3. 1416. Tah. Peut.: v. n. 4. 1417. Amm. Marc. XV 10, 10: v. n. 79. 1418. Ambros. gesta concilii Aquileiensis contra Palladium et Secundia-num haereticos 63: v. n. 1355. 1419. Iul. Obs. 24: v. n. 1563. 1420. Iulius Paris, Val. Max. epit. I 6, 7: v. n. 1566. 1421. Polem. Silv. latere. I: v. n. 100. 1422. Zosim. V 37, 5: v. n. 590. 42 Spurio Lucrezio. Siamo nell’anno 203 a. C. Su Lucrezio v. n. 315. Su Magone in Liguria v. n. 311. — 362 — 1423. Prosper Tiro Aquit. Pro Augustino responsiones ad excerpta Ge-nuensium. «Risposte, in difesa di Agostino, a passi scelti da (presbiteri) genovesi»43. (E.S.) 1424. Leo Magnus, ep. XCVII 3: v. n. 1359. 1425. Vigilius Tapsensis, contra Palladium arianum I, coi. 448: v. n. 1362. 1426. Cassiod. var. II 27: Universis Iudaeis Genua consistentibus Theo-dericus rex. [1] Sicut exorati iustum cupimus praebere consensum, ita per nostra beneficia fraudes fieri legibus non amamus, in ea parte praecipue, in qua divinae reverentiae credimus interesse. Non ergo insultare videantur elati, divinitatis gratia destituti. Quapropter tegumen tantum vetustis parietibus superimponere synagogae vestrae praesenti vos auctoritate censemus, petitionibus vestris eatenus licentiam commodantes, quatenus constituta divalia permiserunt. Nec aliquid ornatus fas sit adicere vel in ampliandis aedibus evagaxi. [2] Et noveritis vos severitatem minime defugere veteris sanctionis, si rebus non abstineatis illicitis. In ipsis vero parietibus cooperiendis vel fulciendis tantum licentiam damus, si vobis tricennalis non potest obesse praescriptio. Quid appetitis, quae refugere deberetis? Damus quidem permissum, sed errantium votum laudabiliter improbamus: religionem imperare non possumus, quia nemo cogitur ut credat invitus. II re Teodorico a tutti i Giudei di Genova. Come, se ne siamo pregati, amiamo dare il nostro consenso, così non amiamo (al contrario) che con i nostri benefici si infrangano le leggi, specialmente in quella parte che crediamo riguardi la riverenza a Dio. Perciò le persone nobili, ma private della grazia divina, non devono oltraggiare pubblicamente. Per questa ragione con la presente autorizzazione stabiliamo che voi mettiate sulle vetuste pareti della vostra sinagoga soltanto un rivestimento, dando licenza alle vostre richieste soltanto per ciò che ci hanno permesso le costituzioni imperiali. E non sia lecito aggiungere qualche ornamento né espandervi ampliando l’edificio. Scoprirete di non essere per nulla sfuggiti alla severità della vecchia sanzione, se non vi asterrete da azioni illecite. Invero, per le stesse pareti, diamo licenza solo di ricoprirle completamente e di rinforzarle, se non vi può danneggiare la prescrizione trentennale. Che cosa desiderate, 43 Nell’opera di cui è stato riportato il titolo, scritta dopo il 430, Prospero, rispondendo alle richieste dei presbiteri genovesi Camillo e Teodoro, spiega alcuni passi delle opere agostiniane De praedestinatione sanctorum e De dono perseverantiae. - 363 - che cosa dovreste sfuggire? Vi diamo il permesso, ma lodevolmente riproviamo la richiesta di coloro che sbagliano: non possiamo imporre la religione, poiché nessuno è costretto a credere controvoglia44. (G.G.) 1427. Cassiod. var. IV 33: Universis Iudaeis Genua constitutis Theo-dericus rex. [2] Oblata itaque supplicatione deposcitis privilegia vobis debere servari, quae Iudaicis institutis legum provida decrevit antiquitas: quod nos libenter annuimus, qui iura veterum ad nostram cupimus reverentiam custodiri. Atque ideo praesenti auctoritate censemus, ut quaecumque legum statuta moverunt, circa vos illibata serventur, quatenus quod ad civilitatis usum constat esse repertum, perpeti devotione teneatur. I! re Teodorico a tutti i Giudei di Genova. Dunque con la supplica che mi è stata presentata chiedete che vi si debbano mantenere i privilegi che l’età più antica, provvida di leggi, decretò per le istituzioni giudaiche: cosa che noi liberamente accettiamo, desiderando custodire con la nostra riverenza l’antico diritto. Perciò con la presente autorizzazione stabiliamo che sia mantenuta intatta, per quel che vi riguarda, qualsiasi legge che sia stata abrogata dopo essere stata in vigore, e che venga conservato con costante devozione tutto ciò che sappiamo essere stato escogitato in favore dei cittadini45. (G.G.) 1428. Auctarium Marcellini Comitis (a. 539), 4: v. n. 149. 1429. Procop. bell. Goth. II 12, 29: v. n. 636. 1430. Procop. bell. Goth. Ili 10, 14: Τουτίλας Sè ήκειν αύτόν ενταΰ&α άκούσας, τήν τε δύναμήν έθ-έλων γνώναι, ήνπερ έπήγετο, έποιει ταδε. Βόνος ήν τις Ίωάννου άνεψιός φρουράς άρχων τής έν Γενούα. [15] Τουτου δέ <τώ ονόματι> χρησάμενος γράμματα δή&εν τω λόγω παρ’ αύτοΰ προς Βελισάριον εγραψεν άτε παρακαλοϋντος αύτόν δτι τάχιστα παραγενεσ&αι σφίσιν έν κινδύνοις τισί χαλεποις ούσιν. [16] ’Άνδρας τε άπολεξαμενος περιέργους ές τά μάλιστα πέντε τά τε γράμματα ένεχείρισε καί δύναμιν ακριβώς κατανοεΐν τήν Βελισαρίου έπέστελλεν, ένδεικνυμένους δτι δη απο Βονου σταλεΐεν. [17] Βελισάριος μέν οδν τούς άνδρας οί ές οψιν έλθοντας ξύν φιλοφροσύνη πολλή, ώσπερ εΐώθ-ει, ειδεν. [18] ’Αναλεξάμενός τε τα γραμματα Βόνω άπαγγέλλειν έκέλευεν δτι δή παντί τώ στρατω ούκ εις 44 Lettera scritta fra il 507 e il 511, concernente l’abbellimento della sinagoga di Genova. Su altre provvidenze per i Giudei di Genova cfr. n. 1427. 45 Lettera scritta fra il 507 e il 511. Al n. 1426 si parla invece dell’abbellimento della sinagoga genovese. — 364 — μακράν ήξει. Οί δέ περισκοπήσαντες άπαντα, καθάπερ σφίσιν έπέστελλε Τουτιλας, ες τε το Γότθων στρατόπεδον έπανήκον καί ώς ήκιστα λόγου άξίαν τήν Βελισαρίου δύναμιν ίσχυρίζοντο είναι. Totila, avendo udito che (Belisario) era arrivato laggiù (a Pola), e desiderando conoscere quali forze egli portava con sé, ricorse a questo espediente. A capo della guarnigione (bizantina) di Genova vi era un certo Bono, nipote di Giovanni. Servendosi del nome di costui, scrisse una lettera a Belisario, fingendo che fosse inviata da Bono: lo pregava di accorrere al più presto in loro aiuto, dal momento che si trovavano in grande pericolo. Scelti cinque uomini fra i più abili nelle indagini, consegnò loro la lettera, incaricandoli di esaminare diligentemente le forze di Belisario; essi avrebbero dovuto far credere di essere stati mandati da Bono. Belisario accolse molto benignamente, secondo il suo costume, quegli uomini venuti al suo cospetto; letta la missiva, disse poi loro di annunziare a Bono che fra non molto sarebbe sopraggiunto con tutto l’esercito. E quelli, dopo avere osservato minuziosamente ogni cosa, secondo gli ordini di Totila, se ne tornarono all’accampamento dei Goti, riferendo che Belisario aveva delle forze di scarsissima consistenza46. (G.G.) 1431. Steph. Byzant. ethnica s. v. Γενόα: Γενόα ..... Το έ&νικον Γενοάτης. Genova..... L’etnico è ’ Genoates ’47. (G.G.) 1432. Gregor. I, clial. IV 55: Adest quoque in praesenti venerabilis frater Venantius, Lunensis episcopus, et magnificus Liberius, vir nobilissimus adque veracissimus, qui se scire suosque homines interfuisse testantur ei rei, quam narrant nuper in Genuensi orbe contegisse. Ibi namque, ut dicunt, Valentinus nomine, Mediolanensis aecclesiae defensor, defunctus est, vir valde lubricus et cunctis levitatibus occupatus, cuius corpus in aecclesia Beati confessoris Syri sepultum est. Nocte autem media in eadem aecclesia factae sunt voces, ac si quis violenter ex ea repelleretur adque traheretur foras. Ad quas nimirum voces concurrerunt custodes, et viderunt duos quosdam teterrimos spiritus, qui eiusdem Valentini pedes quadam ligatura extrincxerant, et eum ab aecclesia clamantem ac nimium vociferantem foras trahebant. Qui videlicit exterriti ad sua strata reversi sunt. Mane autem facto, aperientes sepulchrum, in quo isdem Valentinus positus fuerat, eius corpus non invenerunt; cumque extra aecclesiam quaererent, ubi proiectum esset, invenerunt hoc in sepulchro alio positum, legatis adhuc pedibus, sicut de aecclesia fuerat abstractum..... 46 Questo accadeva nel 544. Bono, comandante bizantino del presidio di Geneva, del cui nome si serve il re ostrogoto Totila per il suo stratagemma, era nipote di Giovanni figlio di Vitaliano (v. su questo n. 154). 47 Su tale città, il cui etnico è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 75 Lentz, v. n. 235. — 365 — Sono anche presenti ora il venerabile fratello Venanzio, vescovo di Luni, e il magnifico Liberio, uomo nobilissimo e grandemente veritiero, che dichiarano che loro stessi sono informati e che i loro uomini hanno assistito a quell’episodio che si dice essere capitato recentemente nella città di Genova. Qui, infatti, come raccontano, morì un patrono della chiesa di Milano, di nome Valentino, uomo molto libidinoso e dedito a ogni frivolezza, il cui corpo fu sepolto nella chiesa del beato confessore Siro. A mezzanotte, poi, nella medesima chiesa si fece rumore, come se qualcuno ne fosse espulso a forza e trascinato fuori. Naturalmente i custodi accorsero a quel rumore e videro due orrendi spiriti che avevano stretto con un legaccio i piedi dello stesso Valentino e lo trascinavano fuori dalla chiesa mentre si lamentava e strillava in modo eccessivo. Quelli naturalmente si spaventarono e ritornarono ai loro giacigli. Venuta la mattina, poi, aprendo il sepolcro in cui era stato deposto lo stesso Valentino, non trovarono il suo corpo. Cercarono fuori della chiesa dove fosse stato gettato e lo trovarono deposto in un’altra tomba, con i piedi ancora legati, come era stato trascinato via dalla chiesa 48.....(E.S.) 1433. Gregor. I, reg. ep. Ili 30:.....Defuncto igitur Laurentio ecclesiae Mediolanensis episcopo, sua nobis relatione clerus innotuit in electione se filii nostri Constantii, diaconis sui, unanimiter consensisse. Sed quoniam eadem non fuit subscripta relatio, ne quid quod ad cautelam pertinet omittamus, idcirco huius praecepti auctoritate suffultum Genuam te proficisci ne-cesse est. Et quia multi illic Mediolanensium coacti barbarica feritate consistunt, eorum te voluntates oportet convocatis eis in communi perscrutari ..... .....Morto dunque Lorenzo, vescovo della chiesa di Milano, il clero ci ha fatto conoscere, nella sua relazione, di aver deciso aH’unanimità l’elezione del figlio nostro Costanzo, suo diacono. Ma poiché la stessa relazione non è stata sottoscritta, per non tralasciare nessuna misura di precauzione, è necessario perciò che ti rechi a Genova, confortato dall’autorità di questo ordine. E poiché lì vi sono molti di Milano, costrettivi dalla crudeltà dei barbari, occorre convocarli e indagare le loro intenzioni in pubblico49.....(E.S.) 1434. Gregor. I, reg. ep. IX 235:.....Indicavit praeterea suprascriptus portitor quod collata inter alios civitatis Genuensis habitatores et ipse dare pariter compellatur.....Quia vero ab ecclesia Dertonensi puerum suum iniuste queritur detineri, fraternitas tua praedictae civitatis episcopo curet scribere, ut si ita est, sine aliqua illum contentione restituat..... 48 Su Venanzio, vescovo di Luni, cfr. anche nn. 1030; 1574. Sulla chiesa milanese a Genova, cui apparteneva il Valentino protagonista dell’episodio, v. n. 177. 49 Lettera scritta da Gregorio al suddiacono Giovanni intorno al 593, per esortarlo a procedere alla consacrazione a vescovo di Milano di Costanzo. Per la chiesa milanese a Genova, v. n. 177. Per Costanzo, cfr. anche nn. 1434; 1575. — 366 — .....Ha rivelato inoltre il suddetto latore della lettera che vi è una colletta fra gli altri abitanti della città di Genova e che anche lui è costretto a contribuire in modo uguale.....Poiché anche si lamenta che il suo fanciullo è trattenuto ingiustamente dalla chiesa di Tortona, la tua fraternità provveda a scrivere al vescovo della predetta città, affinché, se le cose stanno così, lo restituisca senza alcuna contesa 50.....(E.S.) 1435. Gregor. I, reg. ep. XI 14: Experientia tua praesenti auctoritate suffulta ad Genuensem urbem, auxiliante Domino, proficiscens, Deusdedit diaconem ecclesiae Mediolanensis.....episcopum sollemniter faciat ordinari ..... Con la tua esperienza, confortata dalla presente autorizzazione, recandoti nella città di Genova, con l’aiuto di Dio, provvedi che sia ordinato solennemente vescovo Diodato, diacono della chiesa di Milano51.....(E.S.) 1436. Gregor. I, reg. ep. XIV 12: Scripta quae ad nos dudum a Genuen-sibus partibus transmisistis gaudii vestri nos fecere participem, propter quod omnipotentis Dei gratia et filium vobis donatum et, quod valde est excellentiae vestrae laudabile catholicae eum fidei cognovimus sociatum..... La lettera che ci avete recentemente inviato dalle parti di Genova ci ha reso partecipi della vostra gioia, perché per grazia di Dio onnipotente abbiamo appreso che vi è stato donato un figlio e che, cosa assai degna di lode per la vostra eccellenza, è stato introdotto nella fede cattolica 52.....(E.S.) 1437. Georg. Cypr. descrip. orbis Romani, p. 28 Gelzer: v. n. 1280. 1438. Isid. etym. XIII 16, 2: v. n. 1159. 1439. Fredeg. (pseudo), chron. IV 71: Chrotharius cum exercito Genava maretema, Albingano, Varicotti, Saona, Ubitergio et Lune civitates litore mares de imperio auferens, vastat, rumpit, incendio concremans; populum derepit, spoliat et captivitate condemnat. Murus civitatebus supscriptis usque ad fundamento distruens, vicus has civitates nomenare praecepit. 50 Lettera scritta da Gregorio a Costanzo, vescovo di Milano nel 599. Per la chiesa milanese a Genova, v. n. 177. Su Costanzo v. n. 1433. Il latore della lettera era un cieco, di nome Filagrio. 51 Lettera scritta da Gregorio al notaio Pantaleone, nel 600. Per la chiesa milanese a Genova v. n. 177. 52 Lettera scritta da Gregorio alla regina longobarda Teodolinda nel 603. Il figlio di Teodolinda, di cui si parla, è Adaloaldo, che regnò dal 615 al 624. — 367 — Rotari con un esercito devasta, distrugge e brucia, dopo averle staccate dall Impero (bizantino), le città di Genova marittima, Albenga, Varigotti, Savona, Oderzo e Luni; rapina, spoglia e condanna alla prigionia le popolazioni. Abbattendo al suolo le mura delle sopraddette città, ordinò che queste stesse città fossero chiamate villaggi53. (G.G.) 1440. Agatho Papa, ep. Ili, col. 1238: v. n. 1295. 1441. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32-33; V 2: v. n. 5. 1442. Guido, geogr. 35; 37; 79: v. n. 6. 1443. Beda, hist. eccles. Ili 7: Unde et iussu eiusdem pontificis, per Aste-rium Genuensem episcopum in episcopatus consecratus est gradum. Per cui, per ordine dello stesso pontefice (Onorio I), (Birino) fu consaciato vescovo da Asterio, vescovo di Genova54. (E.S.) 1444. Catal. provine. Italiae: v. n. 169. 1445. Paul. Diacon, hist. Lang. II 16: v. n. 175. 1446. Paul. Diacon, hist. Lang. II 25: v. n. 177. Ha sta Asti. Forme attestate: Asta, Hasia, Hasta, ’Άστα, Άστή ; aSS·'· Astensis, Estensis, Hastensis, Άστένσος. 1447. Plin. n.h. III 5, 49: v. n. 45. 1448. Plin. n.h. XXXV 12, 160: Samia etiam nunc in esculentis laudantur. Retinent hanc nobilitatem et Arretium in Italia et calicum tantum Surrentum, Hasta, Pollentia, in Hispania Saguntum, in Asia Pergamum. 53 Su queste conquiste del re longobardo Rotari, avvenute nel 643, cfr. anche nn. 167; 179. Oderzo però non si trova in Liguria, ma nel Friuli. Quanto a Genova, essa è detta « marittima » per distinguerla dall’altra ’ Genava ’ (Ginevra). 54 Verso il 638. Dal 629 Asterio aveva in realtà unificato nella sua persona le diocesi di Genova e di Milano. Per la chiesa milanese a Genova v. n. 177. — 368 — I vasi di Samo sono ancora adesso lodati nei banchetti. Ma raggiungono questa fama anche Arezzo in Italia e per le coppe in egual modo Sorrento, Asti, Pollenzo; in Spagna Sagunto, in Asia Pergamo55. (R.P.) 1449. Ptol. geogr. Ili 1, 45: v. η. 1. 1450. Tab. Peut.: v. n. 4. 1451. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 203: v. n. 1526. 1452. Leo Magnus, ep. XCVII 3: v. n. 1359. 1453. Concilium Romanum a. 465, col. 959: Flavio Basilico et Hermineri-co viris clarissimis consulibus, sub die XV Kalendarum Decembrium, residente viro venerabili Hilaro papa in basilica Sanctae Mariae, et.....Maioriano Astensi..... Sotto il consolato dei viri clarissimi Flavio Basilico e Erminerico, il 17 novembre, sedendo nella basilica di Santa Maria il venerabile papa Ilaro e.....Maioriano di Asti56.....(G.G.) 1454. Cassiod. var. XI 15, 2: v. n. 141. 1455. Macedonius in Anthol. Palat. XI 27, 3: v. n. 1534. 1456. Origo gentis Langobardorum 6: Et venit cum Theudelenda frater ipsius nomine Gundoald, et ordinavit eum Autari rex ducem in civitatem Astense. Venne assieme a Teodolinda suo fratello, di nome Gundoaldo, il quale fu nominato <3al re Autari duca della città di Asti57. (G.G.) 55 Asti e Pollenzo sono ricordati, insieme a Sorrento, come centri per la produzione di argilla al n. 1534; cfr. anche n. 1518. 56 Nel concilio, convocato dal successore di Leone Magno, Ilaro (su cui v. n. 1493), si discusse intorno ai canoni niceni e a varie questioni canoniche e morali. Secondo alcuni codici, avrebbe preso parte ad esso anche un vescovo genovese di nome Eusebio; questi però, nell’edizione del Mansi, appare come vescovo di Siena. 57 Teodolinda, regina dei Longobardi, fu moglie prima di Autari (morto nel 591) e poi di Agilulfo. Su Gundoaldo e la sua morte, avvenuta intorno al 612, cfr. n. 1458. — 369 — 1457. Agatho Papa, ep. Ili, col. 1239: v. η. 1295. 1458. Paul. Diacon, hist. Lang. IV 40: Gunduald etiam, germanus Theu-delindae reginae, qui erat dux in civitate Astensi, nemine scientem auctorem mortis ipsius, hoc ipso in tempore sagitta ictus interiit. Anche Gundoaldo, fratello della regina Teodolinda, che era duca della città di Asti, morì in quel tempo, colpito da una freccia, senza che nessuno conoscesse 1 autore della sua morte58. (G.G.) 1459. Paul. Diacon, hist. Lang. V 2: Qui, arreptis quos in pastu invenerant equis, eadem nocte ad Astensem properant civitatem, in qua Percta-rit amici manebant et qui adhuc Grimualdo rebelles extabant. Essi (Pertanto e i suoi), presi i cavalli che avevano trovato alla pastura, la s^ss® notte si dirigono verso Asti, dove vi erano ancora amici di Pertarito, sempre ri e i a Grimoaldo59. (G.G.) 1460. Paul. Diacon, hist. Lang. V 5: v. n. 1583. Ha sta Probabilmente si identifica con l’odierna Voltri, nel comune di Genova. Forme atte state: Asta, Hasta. 1461. Tab. Peut.: v. n. 4. 1462. Anon. Ravenn. cosmogr. V 2: v. n. 5. 1463. Guido, geogr. 79: v. n. 6. In Alpe Maritima Località corrispondente secondo alcuni all’odierna Roquebrune, presso Mentone, secondo altri a Tropaeum Alpium (La Turbie; v. voce relativa). Forme attestate: Alpe maritarla, Alpe maritima, Alpe summa, Alpis Maritima, In alpe Maritima, Maritima. 58 Su Gundoaldo v. n. 1456. 59 Episodio della fuga in Gallia del profugo scita Pertarito durante il primo anno del regno del longobardo Grimoaldo (663). Lo stesso Pertarito successe sul trono a Grimoaldo alla morte di questi (671). Su Grimoaldo cfr. anche n. 1583. — 370 — 1464. Itin. Anton. 296: v. n. 2. 1465. T'ab. Peut.: v. n. 4. 1466. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2-3: v. n. 5. 1467. Guido, geogr. 35; 79; 81: v. n. 6. In Alpe Pennino Località ignota sul versante orientale del passo del Bracco. Forme attestate: Apennina, Appennina, In Alpe pennino. 1468. Tab. Peut.: v. n. 4. 1469. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1470. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Libarna Località, di cui sono in parte visibili resti archeologici, situata fra le odierne Arquata e Serravalle Scrivia (Alessandria). Forme attestate: Lavarie, Levarnis, Libarium, Libarna, Libarnum, Λιβάρνα. 1471. Ptol. geogr. Ili 1, 45: v. η. 1. 1472. Itin. Anton. 294: v. n. 2. 1473. Tab. Peut.: v. n. 4. 1474. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1475. Guido, geogr. 37: v. n. 6. Litubium Località forse identificabile con l’odierna Retorbido presso Voghera (Pavia). Forme attestate: Litubium. 1476. Liv. XXXII 29, 7: v. n. 325. — 371 — Lucus Bormani Località di cui è incerta l’identificazione con l’attuale Oneglia o con Cervo, nei pressi di Imperia. Forme attestate: Loco Germinis, Loco Vermanis, Luco Boramni, Luco Bormani, Luco Vermanis. 1477. Itin. Anton. 295: v. n. 2. 1478. Tab. Peut.: v. n. 4. 1479. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1480. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Lumo Località corrispondente probabilmente a Cap Martin, presso Mentone. Forme attestate: Lumone. 1481. Itin. Anton. 296: v. n. 2. Nicaea Nizza. Forme attestate: Nicaea, Niccia, Nicea, Nicia, Portus Nicensis, Νίκαια; agg.: Nicaensis, Nicensis, Niciensis. 1482. Pol. XXXIII 8, 2: v. n. 226. 1483. Strabo IV 1, 5: v. n. 274. 1484. Strabo IV 1, 9: v. n. 275. 1485. Liv. per. 47: v. n. 428. 1486. Pomp. Mela II 5, 76: v. n. 707. 1487. Plin. n.h. Ili 5, 4: v. n. 45. 1488. Ptol. geogr. Ili 1, 2; Vili 8, 3: v. η. 1. — 372 — 1489. Concilium Arelatense a. 314, p. 14 Munier: .....Subscriptio- nes.....[p· 16] Ex Portu Nicensi Innocentius diaconus, Agapius exorcista ..... .....Sottoscrizioni.....Dal Porto di Nizza il diacono Innocenzo e l’esorcista Aga- pio60.....(G.G.) 1490. Itin. marit. 504: v. n. 3. 1491. Amm. Marc. XV 11, 15: v. n. 800. 1492. Ambros. gesta concilii Aquileiensis contra Palladium et Secundia-num haereticos 64: v. n. 1355. 1493. Hilarus Papa, ep. IV: .....custoditis omnibus, quae super ecclesiis Cemelenensis civitatis, vel castelli Nicaensis, sicut diximus, sanctae memoriae decessoris mei definivit auctoritas, nihil ecclesiarum iuri noceat, quod in altera memoratarum a praedicto fratre, ad excludendam cupiditatem, quemadmodum perhibuit, ambitionis alienae, proxime est episcopus consecratus: sed statutae correctionis forma permaneat, ut ad unius antistitis regimen praedicta loca revertantur, quae in duos dividi non decuit sacerdotes. Deus vos incolumes custodiat, fratres carissimi. .....poiché sono state conservate tutte le cose che, come dicemmo, l’autorità della santa memoria del mio predecessore stabilì in riferimento alle chiese della città di Cimiez e del castello di Nizza, non sia di alcun danno alla loro situazione giuridica il fatto che nella seconda delle due città ricordate dal predetto fratello (Ingenuo) è stato consacrato da pochissimo tempo un vescovo, con l’intento, secondo quanto egli ha affermato, di escludere ogni altra ambiziosa cupidigia: rimanga al contrario la forma del mutamento stabilito, affinché le località predette tornino ad essere rette da un unico vescovo, dal momento che non sembrò giusto che esse venissero divise fra due pastori. Dio vi custodisca sani e salvi, fratelli carissimi61. (G.G.) 60 II concilio era stato convocato per risolvere la controversia tra il vescovo di Cartagine Ceciliano e i Donatisti. 61 Lettera del 461/462, indirizzata ai tre presuli provenzali Leonzio, Verano e Vitturo, incaricati dal papa di risolvere un dissidio sorto fra il vescovo di Embrun, Ingenuo, metropolita nella provincia delle Alpi Marittime, e un altro vescovo, Aussa-nio, che intendeva porre sotto la propria giurisdizione Embrun. Nel corso di tale disputa venne proclamato un vescovo nel castellum di Nizza, andando contro alle prescrizioni di Leone Magno, il predecessore di Ilaro nel pontificato, che aveva stabilito di porre sotto un unico vescovo Nizza e la vicina Cimiez. E Ilaro, con la lettera citata, intervenne per ripristinare la precedente situazione. Su Ilaro cfr. anche n. 1453. — 373 — 1494. Vigilius Tapsensis, contra Palladium arianum I, coi. 448: v. n. 1362. 1495. Concilium Aurelianense a. 549, p. 111 Maassen: .....Aetius presbyter directus a domno meo Magno episcopo ecclesiae Cemelensis et Ni-caensis subscripsi..... .....Io, Ezio, presbitero mandato dal mio signore Magno, vescovo della chiesa di Cimiez e di Nizza, sottoscrissi62..... (G.G.) 1496. Steph. Byzant. ethnica s. v. Νίκαια: Νίκαια ..... Εβδομη Κελτικής, Μασσαλιωτών άποικος ...... Nizza..... La settima (città di questo nome), nella Celtica, colonia dei Marsigliesi «..... (G.G.) 1497. Concilium Matisconense a. 585, p. 173 Maassen:.....Item missi episcoporum qui in ea synodo subscripserunt.....Catholini episcopi a Niccia..... .....Quindi i messi dei vescovi che sottoscrissero in questo sinodo..... Il messo di Catolino vescovo di Nizza64.....(G.G.) 1498. Gregor. Turon. hist. Frane. IV 42: Igitur regressi Saxones in Italiam, adsumptis secum uxoribus atque parvolis vel omni suppellectile facultatis, redire in Galliis distinant, scilicet ut a Sigybertho rege collecti in loco unde egressi fuerant stabilirentur. Feceruntque ex se duos, ut aiunt, cumos, et unus quidem per Niceam urbem, alius vero per Ebredunensim vemt, illam re vera tenentes viam, quam anno superiore tenuerant; coniunctique sunt in Avennico terreturio. Pertanto i Sassoni, che erano venuti in Italia, presi con sé le mogli, i figli e °gnl genere di suppellettile, stabilirono di tornare nelle Gallie, evidentemente per essere sistemati dal re Sigiberto in quella località da cui si erano allontanati. Divisero le loro forze in due cosiddetti cunei (colonne di marcia), di cui l’uno passò per la citta di Nizza, l’altro per Embrun, tenendo per la verità quella via che avevano già tenuto l’anno precedente; si ricongiunsero quindi nel territorio di Avignone65. (G.G.) 62 In questo concilio fu condannato il vescovo di Orléans Marco. 63 II testo è riportato anche in Herodian. Techn. I, p. 272 Lentz. 64 Gli argomenti del concilio furono prevalentemente di interesse canonico. 65 I Sassoni, che nel 570 avevano compiuto un’incursione in Provenza assieme ai Longobardi, ed erano stati costretti a tornare in Italia, ripassarono nuovamente le Alpi poco tempo dopo. Cfr. anche n. 1506. — 374 — 1499. Gregor. Turon. hist. Frane. VI 6: Fuit autem apud urbem Nicen-sim eo tempore Hospicius reclausus magnae abstinentiae, qui constrictus catenis ad purum corpus ferreis, induto desuper cilicio, nihil aliud quam purum panem cum paucis dactalis comedebat. In diebus autem quadragin-simae de radicibus herbarum Aegyptiarum, quas heremitae utuntur, exhibentibus sibi negotiatoribus, alibatur. Et primum quidem ius in quo coxerant auriens, ipsas sumebat in posterum. Magnas enim per eum Dominus virtutes dignatus est operare. Nam quodam tempore, revelante sibi Spiritu sancto, adventum Langobardorum in Galleis hoc modo praedixit: « Venient », inquid, « Langobardi in Galleis et devastabunt civitates septem, eo quod increverit malitia eorum in conspectu Domini, quia nullus est intellegens, nullus est qui faciat bonum, quo ira Dei placetur. Est enim omnes populus infidelis, periuriis deditus, furtis obnoxius, in homicidiis prumptus, ad quibus nullus iustitiae fructus ullatenus gliscit. Non decimae dantur, non pauper alitur, non tegitur nudus, non peregrinus hospitio recipitur aut cibo sufficiente sacietur. Ideo haec plaga supervenit. Nunc autem dico vobis: Congerete omnem substantiam vestram infra murorum septa, ne a Langobardis deripiatur, et vos ipsos in locis firmissimis cummonite ». Haec eo lo-quente, omnes obstupefacti et vale dicentes, cum magna admiratione ad propria sunt regressi. Monachis quoque dixit: « Abscidite et vos a loco, auferentes vobiscum quae habetis. Ecce enim adpropinquat gens quam praedixi! » Dicentibus autem illis: « Non relinquemus te, sanctissime pater », ait: « Nolite timere pro me; futurum est enim, ut inferant mihi iniurias, sed non nocebunt usque ad mortem ». Discedentibus autem monachis, venit gens illa; et dum cuncta quae repperit vastat, pervenit ad locum ubi sanctus Dei reclausus erat. At ille per fenestram turris ostendit se eis. Ille vero circumeuntes turrem, aditum, per quem ingrederentur ad eum, invenire non poterant. Tunc duo ascendentes, detexerunt tectum, et videntes eum vinctum catenis indutumque cilicio, dicunt: « Hic malefactor est et homicidium fecit, ideo in his legaminibus vinctus tenitur ». Vocatum-que interpraetem, sciscitantur ab eo, quid male ficerit, ut tale supplitio artaretur. At ille fatetur, se homicidam esse omnesque criminis reum. Tunc unus, extracto gladio, ut caput eius libraret, dextera in ipso ictu suspensa diriguit, nec eam ad se potuit revocare. Tunc gladium laxans, terrae deiecit. Haec videntes socii eius, clamorem in caelo dederunt, flagitantes a sancto, ut, quid agere poterent, clementer insinuaret. Ipse vero inposito salutis signo brachium sanitati restituit. Ille autem in eodem loco conversus, tonsorato capite, fidelissimus monachus nunc habetur. Duo vero duces, qui eum audierunt, incolomes patriae redditi sunt; qui vero contempserunt praeceptum eius, miserabiliter in ipsa provintia sunt defuncti. Multi autem ex ipsis a daemoniis correpti, clamabant: « Cur nos, sancte beatissime, sic crucias — 375 — et incendis? » Sed inpositam eis manum, mundabat eos.....Cum autem iam dies obitus eius adpropinquaret, vocavit ad se praepositum monastirii, dicens: « Exibe ferramentum et inrumpe parietem et mitte nuntius ad episcopum civitatis, ut veniat ad me sepeliendum. Die enim tertia ab hoc egredior mundo et vado in requiem distinatam, quam mihi Dominus repromisit ». Haec eo dicente, misit praepositus ad episcopum civitatis Nicensis, qui ei haec nuntiarent. Post haec Crescens quidam venit ad fenestram, et videns eum catenis vinctum, vermibus plenum, ait: « O domine mi, qualiter tam valida turmenta tollerare tam fortiter potes? » Cui ille ait: « Confortat me ille, pro cuius nomine haec patior. Dico autem tibi, quia iam absolvor ab his vinculis et vado in requiem meam ». Adveniente autem die tertia, deposuit catenas, quibus vinctus erat, prostravit se in orationem; et cum diutissime cum lacrimis orasset, conlocans se super scamnum, extensis pedibus elevatisque ad caelum manibus, gratias agens Deo, tradedit spiritum. Et statim omnes vermes ille, qui sanctos artos perforabant, evanuerunt. Adveniens autem Austadius episcopus, beatum corpus studiosissime sepulturae mandavit. Vi era in quel tempo presso la città di Nizza Ospizio, un recluso dedito a grande astinenza, che, avendo stretto attorno al nudo corpo delle catene di ferro e avendovi indossato sopra il cilicio, non mangiava altro che semplice pane con pochi datteri. Nei giorni di quaresima mangiava radici di erbe d’Egitto, di cui si cibano gli eremiti, e che gli offrivano i mercanti. E trascurando invero la maniera più comune con cui erano di solito cotte, le mangiava con un altro sistema. Il Signore si degnò di manifestare grandi virtù per mezzo di lui. Un giorno infatti, rivelandoglielo lo Spirito Santo, predisse la venuta in Gallia dei Longobardi con queste parole: « I Longobardi verranno in Gallia », disse « e devasteranno sette città, poiché è cresciuta la loro malvagità al cospetto di Dio, e poiché non vi è nessuno ’ che comprenda, nessuno che compia il bene ’66, che possa placare l’ira di Dio. Tutto il popolo infatti è infedele, dedito agli spergiuri, volto ai furti e alle rapine, pronto all’omicidio, e da queste cose non discende alcun frutto di giustizia. Non si danno le decime, non si nutre il povero, non si ricopre l’ignudo, non si offre asilo al pellegrino, né gli si dà cibo sufficiente. Perciò è venuta questa sciagura. E ora vi dico: radunate entro la cerchia delle mura tutti i vostri beni, affinché non vengano presi con la forza dai Longobardi, e voi stessi recatevi nei luoghi più sicuri ». Mentre egli diceva questo, tutti rimasero stupefatti e si ritirarono salutando e pieni di ammirazione. Disse ancora ai monaci: « Allontanatevi anche voi da questo luogo, e portate via ciò che avete. Ecco infatti che si avvicina il popolo che ho detto ». ispondendogli pero essi: «Non ti abbandoneremo, o santissimo padre», disse: «Non temete per me; accadrà che mi faranno ingiuria, ma non tanto da farmi morire ». llontanatisi dunque i monaci, giunge quella gente; e devastando tutto ciò che trova, arriva al luogo in cui era recluso quel sant’uomo. Egli si mostra ad essi attraverso una finestra della torre. Essi tuttavia, andando intorno alla torre, non riuscivano a trovare una porta per cui salire da lui. Allora due, salendo sul tetto, lo scoper- 66 La frase è presa dai Salmi (XIII 2, 1). — 376 — chiarono, e vedendolo legato con le catene e con addosso il cilicio, dicono: « Questo è un malfattore e ha commesso un omicidio; perciò è legato con queste catene ». Chiamato un interprete, gli chiedono che cosa avesse fatto per essere sottoposto ad un tale supplizio. Ed egli dice di essere un omicida e un reo di ogni crimine. Quindi uno estrasse la spada per tagliargli la testa, ma subito il braccio destro nell’atto si irrigidì ed egli non lo potè più ritrarre. Allora, lasciata la spada, cadde a terra. Vedendo questo, gli altri che erano con lui levarono grande clamore e chiesero al santo che spiegasse loro con clemenza che cosa potevano fare. Egli, tracciato il segno della salvezza, risanò di nuovo il braccio paralizzato. E quello allora, fattosi converso in quel medesimo luogo, con la tonsura sul capo, è ancora oggi un monaco fedelissimo. E due duchi, che udirono le sue parole, tornarono incolumi in patria; invece quelli che disprezzarono i suoi insegnamenti morirono miseramente in quella provincia. Molti poi di essi, presi dai demoni, gridavano: « O beatissimo santo, perché ci tormenti e bruci in questo modo? » Ma egli, imposta su di essi la mano, li guariva 67.....Avvicinandosi ormai il giorno della sua morte, chiamò a sé il prevosto del monastero, dicendo: « Usa un pezzo di ferro, rompi la parete e manda un nunzio dal vescovo della città perché venga a seppellirmi. Infatti il terzo giorno a partire da oggi uscirò dal mondo e andrò in quella quiete destinata, che mi è stata promessa dal Signore ». Dopo che Ospizio disse questo, il prevosto mandò a chiamare il vescovo della città di Nizza (Austadio), facendogli annunciare queste cose. Successivamente un certo Crescente viene alla finestra, e vedendolo legato con le catene e pieno di vermi, dice: « O mio signore, come puoi tollerare con tanta forza dei tormenti così gravi? » E quello gli risponde: « Mi è di conforto Colui in nome del quale soffro ciò. Ti dico però che ormai sono sciolto da queste catene e vado verso la mia pace ». Sopraggiungendo dunque il terzo giorno, tolse le catene con le quali era legato, e si prostrò in preghiera; avendo pregato a lungo fra le lacrime, messosi sopra uno sgabello, distesi i piedi e levate al cielo le mani, ringraziando Dio, spirò. E subito tutti quei vermi che foravano le sante membra sparirono. Il vescovo Austadio, sopraggiunto, fece seppellire con la massima cura il beato corpo68. (G.G.) 1500. Gregor. Turon. liber in gloria confessorum 95: Fuit in regione Nicensi Hospitius magnus Dei famulus, qui multis virtutibus praeditus, ab hoc mundo migravit. Visse nella regione di Nizza Ospizio, grande servo di Dio, che se ne andò da questo mondo dopo aver dato mostra di molte virtù69. (G.G.) 1501. Concilium Parisiense a. 614, p. 192 Maassen:.....Ex civitate Nicia Abraham episcopus..... .....Dalla città di Nizza il vescovo Abramo70.....(G.G.) 67 Su Ospizio cfr. anche nn. 1500; 1505. L’episodio dell’attacco longobardo che le vide protagonista, e che è stato ripreso quasi alla lettera da Paolo Diacono (cfr. n. 1505), è del 570. 68 Ospizio morì nel 581. 69 Su Ospizio v. n. 1499. 70 II concilio fu convocato dal re franco Clotario II e si occupò di problemi morali e canonici interessanti il clero gallico. — 377 — 1502. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 28; 37; V 3: v. n. 5. 1503. Guido, geogr. 7; 80: v. n. 6. 1504. Concilium Romanum a. 743, p. 22 Werminghoff: Praesedente sanctissimo ac ter beatissimo Zacharia apostolico papa in basilica beati apostolorum principis Petri ante confessionem pro supra memorata capitula declaranda una cum episcopos sanctissimos, quorum nomina subter adnectimur, de haec capitula pertractanda, consedentibus etiam, sicut dictum est, sanctissimis episcopis:.....[p. 26].....Amantius Nicea..... Presiedendo il santissimo e tre volte beatissimo Zaccaria, apostolico papa, nella basilica del beato Pietro, principe degli apostoli, prima della confessione vi furono le dichiarazioni e le considerazioni sui capitoli ricordati sopra da parte del papa e dei santissimi vescovi, i cui nomi aggiungiamo sotto, e che siedevano anch’essi, come si è detto, assieme (al papa):.....Amanzio di Nizza71.....(G.G.) 1505. Paul. Diacon, hist. Lang. Ili 1: Igitur aliquanti ex ducibus Langobardorum cum valido exercitu Gallias ingrediuntur. Horum adventum vir Dei Hospitius, qui aput Niceam erat inclausus, sancto sibi revelante Spiritu, longe ante praevidit eiusdemque urbis civibus, quae mala inmine-rent, praedixit. Erat enim vir iste magnae abstinentiae et probabilis vitae; qui constrictus ad carnem cathenis ferreis, induto desuper cilicio, solo pane in cibo cum paucis dactulis utebatur. In diebus autem quadragesimae radicibus herbarum Aegyptiarum, quibus heremitae utuntur, exibentibus sibi negotiatoribus, alebatur. Per hunc Dominus magnas virtutes operari dignatus est, quae scriptae habentur in libris venerabilis viri Gregorii Turonensis episcopi. Igitur vir iste sanctus adventum Langobardorum in Gallias hoc modo praedixit: « Venient », inquid, « Langobardi in Gallias et devastabunt civitates septem, eo quod increverit malitia eorum in conspectu Domini. Est enim omnis populus periuriis deditus, furtis obnoxius, rapinis intentus, homicidiis prumptus; in quibus non est iustitiae fructus: non decimae dantur, non pauper alitur, non tegitur nudus, non suscipitur hospitio peregrinus. Ideo haec plaga ventura est super populum istum ». Monachis quoque suis praecipiens dixit: « Abscedite et vos a oco isto* auferentes vobiscum quae habetis. Ecce enim gens appropiat quam praedixi». Dicentibus autem illis: «Non relinquimus te, sanctissime pater», ait. «Nolite timere pro me. Futurum est enim, ut inferant mihi lnmrias, sed non nocebunt usque ad mortem ». [2] Discedentibus dei diaconi* arg0menti del concilio vertevano sulla condotta morale dei sacerdoti e — 378 — autem monachis, advenit exercitus Langobardorum. Qui dum cuncta quae reppererat vastaret, ad locum ubi vir sanctus inclausus erat pervenit. At ille per fenestram turris se eis ostendit. Illi vero circumeuntes turrem, dum aditum quaererent, per quem ad eum ingredi possent, et minime invenirent, duo ex eis ascendentes tectum, discoperierunt illud. Et videntes eum vinctum cathenis indutumque cilicio, dicunt: « Hic malefactor est et homicidium fecit, ideo in his ligaminibus vinctus tenetur ». Vocatumque interpretem, sciscitantur ab eo, quid mali fecerit, ut tali supplicio artaretur. At ille fatetur, se homicidam esse omniumque criminum reum. Tunc unus, extracto gladio, ut caput eius amputaret, mox eius dextera in ipso ictu suspensa diriguit, nec eam ad se potuit revocare. Qui relictum gladium terrae deiecit. Haec videntes socii eius, clamorem in caelo dederunt, flagitantes a sancto, ut, quid eis agendum esset, clementer insinuaret. Ipse vero inposito salutis signo arens brachium sanitatis restituit. Langobardus autem qui sanatus fuerat ad fidem Christi conversus, statim clericus, deinde monachus effectus est atque in eodem loco usque ad finem vitae suae in Dei servitio permansit. Beatus vero Hospitius dum Langobardis Dei verbum loqueretur, duo duces, qui eum venerabiliter audierunt, incolomes patriae redditi sunt; quidam vero, qui eius verba despexerant, in ipsa Provincia miserabiliter perierunt. Quindi parecchi duchi longobardi entrano nelle Gallie con un forte esercito. L’uomo di Dio Ospizio, che era recluso presso Nizza, previde molto prima il loro arrivo, come gli era stato rivelato dallo Spirito Santo, e predisse ai sudi concittadini che stavano per sopraggiungere dei mali. Era infatti questi un uomo di grande astinenza e di vita ammirevole; strettosi le carni con catene di ferro, indossatovi sopra il cilicio, si cibava di solo pane con pochi datteri. Nei giorni di quaresima mangiava radici di erbe d’Egitto, di cui si cibano gli eremiti, e che gli offrivano i mercanti. Per mezzo suo il Signore si degnò di operare grandi miracoli, che si trovano scritti nei libri del venerabile Gregorio vescovo di Tours. Questo sant’uomo dunque predisse la venuta nelle Gallie dei Longobardi con queste parole: « I Longobardi verranno nelle Gallie », disse, « e devasteranno sette città, poiché è cresciuta la loro malvagità al cospetto di Dio. Tutto il popolo infatti è dedito agli spergiuri, volto ai furti e alle rapine, pronto all’omicidio, e in queste cose non c’è frutto di giustizia. Non si danno le decime, non si nutre il povero, non si ricopre l’ignudo, non si offre asilo al pellegrino. Perciò la sciagura cadrà sopra questo popolo ». Preammonendo anche i suoi monaci, disse: « Allontanatevi da questo luogo, e portate via ciò che avete. Ecco infatti che si avvicina il popolo che ho detto ». Rispondendogli però essi: «Non ti abbandoniamo, o santissimo padre», disse: «Non temete per me. Accadrà che mi faranno ingiuria, ma non fino al punto di uccidermi ». Allontanatisi dunque i monaci, giunse l’esercito dei Longobardi. Devastando tutto ciò che trovavano, essi arrivarono al luogo in cui era recluso quel sant’uomo. Egli si mostrò loro attraverso una finestra della torre. Dopo avervi girato attorno per trovare una porta da cui poter entrare, e non avendola assolutamente trovata, due di essi salirono sul tetto e lo scoperchiarono. Allora, vedendolo legato con le catene e con addosso il cilicio, dicono: « Questo è un malfattore, ed ha certo commesso un omicidio per - 379 — essere legato con queste catene ». Chiamato un interprete, gli chiedono che cosa avesse fatto per essere sottoposto ad un tale supplizio. Ma egli dice di essere un omicida e un reo di ogni crimine. Allora uno estrasse la spada per tagliargli la testa, ma subito il braccio destro nell’atto si irrigidì, né lo potè più ritrarre. Egli, lasciata la spada, cadde a terra. Vedendo questo, gli altri che erano con lui levarono gran clamore e chiesero al santo di spiegare loro con clemenza che cosa dovessero fare. Ed egli, tracciato il segno della salvezza, risanò di nuovo il braccio paralizzato. Il Longobardo risanato, convertitosi alla fede di Cristo, si fece subito chierico e poi monaco, e rimase in quello stesso luogo fino alla fine della sua vita al servizio di Dio. Due duchi che avevano ascoltato con venerazione il beato Ospizio mentre esponeva ai Longobardi la parola di Dio, ritornarono incolumi in patria; gli altri però, che avevano disdegnato le sue parole, morirono tutti miseramente in quella stessa Provenza72. (G.G.) 1506. Paul. Diacon, hist. Lang. Ili 6: Hi Gallias ingressuri, duos ex se cuneos faciunt; et unus quidem cuneus per Niceam urbem, alter vero per Ebredunum ingressus est, illa revertens via, quam anno superiore tenuerat. (I Sassoni,) prima di entrare nelle Gallie, formano due colonne; una passò per Nizza, l’altra per Embrun, tornando per quella via che avevano tenuto l’anno precedente73. (G.G.) Olivula Insenatura situata ad est di Nizza: forse corrisponde all’attuale Villefranche-sur-mer. Forme attestate: Olivula. 1507. Itin. marit. 504: v. n. 3. Ororiatis Località ignota del basso Piemonte. Forme attestate: Ororiatis. 1508. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33; v. n. 5. 1509. Guido, geogr. 36: v. n. 6. Si veda è ricavat0 quasi aIla ,ettera da Gregorio di Tours (v. n. 1499). veda 10 stesso numero per quanto riguarda Ospizio. '3 Su questi movimenti dei Sassoni v. n. 1498. — 380 — Pollentia Pollenzo, presso Bra (Cuneo). Forme attestate: Polentia, Pollentia, Πολλεντία, Πολλέντιον, Πολλεντός; agg.: Pollentinus, Πολλεντϊνος. 1510. Cic. Pbil. XI 6, 14: Quid de T. Planco? quem praes tantissimus civis, Aquila, Pollentia expulit et quidem crure fracto: quod utinam illi ante accidisset, ne huc redire potuisset! Che dire di T. Planco74? II nostro insigne concittadino Aquila75 lo ha cacciato da Pollenzo, e anche con una gamba rotta: gli fosse capitato prima questo malanno, in modo che non avesse potuto ritornare qui! (E.S.) 1511. Cic. ad jam. XI 13, 3-4: v. n. 1606. 1512. Colum. de re r. VII 2, 4: Color albus cum sit optimus, tum etiam est utilissimus, quod ex hoc plurimi fiunt neque hic ex alio. Sunt etiam suapte natura pretio commendabiles pullus atque fuscus, quos praebet in Italia Pollentia, in Baetica Corduba..... II colore bianco non solo è il migliore, ma è anche il più utile, perché da esso ne derivano moltissimi, mentre esso non deriva da altri. Sono anche di notevole va lore per la loro qualità la lana nera e la scura che sono fornite in Italia da Pollenzo76, nella Betica da Cordova.....(E.S.) 1513. Plin. n.h. Ili 5, 49: v. n. 45. 1514. Plin. n.h. Vili 48, 191: Colorum plura genera, quippe cum desint etiam nomina iis quas nativas appellant aliquot modis: Hispania nigri velleris praecipuas habet, Pollentia iuxta Alpes cani..... Ci sono molte varietà di colore (nelle pecore), e a molte mancano anche i nomi; esse sono chiamate in diversi modi, a seconda del luogo d’origine; la Spagna ne ha soprattutto di vello nero, Pollenzo, vicino alle Alpi, di vello bianco77..... (R.P.). 74 Tito Munazio Planco Bursa, tribuno della plebe nel 52 a. C. insieme con Publio Clodio, in seguito partigiano di Antonio. 75 Lucio Ponzio Aquila, dopo aver partecipato alla congiura contro Cesare, seguì nella Gallia Cisalpina Decimo Bruto e dietro suo ordine, nel 43 a. C., vinse e scacciò da Pollenzo Tito Munazio Planco che aveva occupato la città per conto di Antonio. 76 Sulla lana nera di Pollenzo, v. n. 34. 77 Per la lana di Pollenzo, nera e non bianca, come sembrerebbe risultare da questo passo, v. n. 34. - 381 — 1515. Plin. n.h. XXXV 12, 160: v. n. 1448. 1516. Sil. Ital. Vili 597: v. n. 460. 1517. Stat. silv. II 6, 61-63; 65-66: 61 .....Si vel fumante ruina ructassent dites Vesuvina incendia Locroe, seu Pollentinos mersissent flumina saltus 65 .....paterere serena fronte deos..... .....Se tra le rovine fumanti la ricca Locri avesse vomitato il f110^0 Vesuvio o se i fiumi 78 avessero allagato i pascoli di Pollenzo.....sopporteresti il volere degli dei con fronte serena.....(E.S.) 1518. Martial. XIV 157: Lanae Pollentinae. 1 Non tantum pullo lugentes vellere lanas, sed solet et calices haec dare terra suos. Lana di Pollenzo. 79 Questa terra non è solita fornire solo lane funeree e di colore nero , ma anche calici. (E.S.) 1519. Martial. XIV 158: Lanae Pollentinae. 1 Lana quidem tristis sed tonsis neta ministris, quales non primo de grege mensa citat. Lana di Pollenzo. Sono una lana scura, ma filata per servetti tosati, che non sono chiamati a mensa tra quelli della prima schiera80. (E.S.) 1520. Suet. Tiberius 37, 3: Cum Pollentina plebs funus cuiusdam primipilaris non prius ex foro misisset quam extorta pecunia per vim heredibus ad gladiatorium munus, cohortem ab urbe et aliam a Cotti regno . Si allude allo Stura e al Tanaro, alla confluenza dei quali è situata la città di Pollenzo. Il carme, cui appartengono i versi, è una consolatio dedicata a Flavio Urso (personaggio non altrimenti noto) per la perdita del suo schiavo favorito. 79 Sulla lana di Pollenzo, v. n. 34. Sui calici prodotti nella stessa citta v. invece n. 1448. 8° per quest0 particolare uso della lana ligure e sulla lana nera di Pollenzo in generale, v. n. 34. — 382 — dissimulata itineris causa detectis repente armis concinentibusque signis per diversas portas in oppidum immisit ac partem maiorem plebei ac decurionum in perpetua vincula coiecit. Poiché la plebe di Pollenzo non aveva lasciato uscire dal foro il corteo funebre di un primipilare prima di avere estorto a forza agli eredi il donativo per uno spettacolo gladiatorio, dopo aver tenuta nascosta la ragione del viaggio, scoperte improvvisamente le armi e dato il segnale, (Tiberio) fece entrare in città, da porte diverse, una coorte proveniente da Roma e un’altra proveniente dal regno di Cozio e fece gettare in prigione a vita la maggior parte della plebe e dei decurioni8I. (E.S.) 1521. Ptol. geogr. Ili 1, 45: v. η. 1. 1522. Tab. Peut.: v. n. 4. 1523. Prudent. contra Symm. II 718-720: 718 .....mirabere seris, posteritas, saeclis inhumata cadavera late, 720 quae Pollentinos texerunt ossibus agros. .....osserverete meravigliati, o posteri, nelle tarde età, per ogni dove i cadaveri non sepolti che hanno ricoperto con le ossa i campi di Pollenzo82. (E.S.) 1524. Claudian. bell. Pollent. 635-647: 635 O celebranda mihi cunctis Pollentia saeclis! O meritum nomen felicibus apta triumphis! Virtutis fatale solum, memorabile bustum barbariae! Nam saepe locis ac finibus illis plena lacessito rediit vindicta Quirino. 640 Illic Oceani stagnis excita supremis Cimbrica tempestas aliasque immissa per Alpes isdem procubuit campis. Iam protinus aetas adveniens geminae gentis permisceat ossa et duplices signet titulos, commune trophaeum: 645 Hic Cimbros fortesque Getas Stilichone peremptos et Mario claris ducibus tegit Itala tellus. Discite vesanae Romam non temnere gentes. 81 Episodio avvenuto in data imprecisata, durante l’impero di Tiberio (14-37 d. C.). I decurioni sono i membri dei senati municipali. 82 Sulla battaglia di Pollenzo, v. n. 1524. - 383 - O Pollenzo ω, degna di essere celebrata da me in tutti i secoli! O nome benemerito e (città) adatta ai fortunati trionfi! O terreno destinato dal fato come scena di valore, o memorabile sepolcro della barbarie! Infatti spesso in quei luoghi e in quei territori arrise una completa vendetta al provocato discendente di Quirino (Romolo). Lì l’orda dei Cimbri, proveniente dalle più lontane spiagge dell’Oceano, e venuta attraverso altri valichi alpini, cadde sui medesimi campi. Ormai senz altro la generazione futura mescoli i resti dei due popoli e un unico trofeo porti il ricordo della duplice iscrizione: « Qui la terra italica copre i Cimbri e i forti Geti, annientati dagli illustri comandanti Stilicone e Mario84. Imparate, o popoli insensati, a non disprezzare Roma ». (E.S.) 1525. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 127-131: 127 Iam Pollentini tenuatus funere campi concessaque sibi — rerum sic admonet usus luce, tot amissis sociis atque omnibus una 130 direptis opibus Latio discedere iussus hostis..... Il nemico85, essendo ormai indebolito dal disastro del campo di Pollenzo, e pur essendogli stata concessa la vita - così insegna l’esperienza politica - perduti tanti a -leati e contemporaneamente distrutte tutte le risorse, fu costretto ad allontanarsi da Lazio..... (E.S.) 1526. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 201-203: 201 Tu quoque non parvum Getico Verona triumpho adiungis cumulum: nec plus Pollentia rebus contulit Ausoniis aut moenia vindicis Astae. Anche tu, o Verona86, porti un non piccolo coronamento alla vittoria sui Geti: non hanno recato un contributo maggiore alla salvezza dell’Ausonia (Italia) Pollenzo o le mura di Asti vendicatrice. (E.S.) 83 II 6 aprile 402, mentre a Pollenzo Alarico e i suoi celebrano la Pasqua, Stilicone decide di attaccarli e affida la direzione dell’impresa a Saul, un barbaro pagano che si era distinto fra i veterani di Teodosio. La battaglia è celebrata dai contemporanei come un grande successo di Stilicone (cfr. anche nn. 575; 1523; 1525; 1526). Per altre fonti invece l’esito è incerto (cfr. nn. 106; 1531), o, addirittura, favorevole ai Visigoti (cfr. nn. 146; 1528; 1532; 1538). I versi citati qui e al n. 573 appartengono al De bello Pollentino o De bello Getico, un poemetto di 647 esametri, preceduto da un breve carme introduttivo, composto da Claudiano nell’estate del 402, poco dopo la battaglia di Pollenzo, con l’intento di esaltare la vittoria di Stilicone. Del poemetto si sono presi in considerazione in questa raccolta soltanto i passi in cui sono espressamente ricordati toponimi liguri. 84 In realtà Mario sconfisse i Cimbri nel 102 a. C. ai ’ Campi Raudii vicino a Vercelli, a circa 60 miglia da Pollenzo. 83 II nemico è Alarico. Sulla battaglia di Pollenzo, v. n. 1524. 86 Battaglia probabilmente del 402, non ricordata altrove, in cui i Visigoti furono sconfitti da Stilicone. Sulla battaglia di Pollenzo, v. invece n. 1524. — 384 — 1527. Claudian. de sexto cons. Honor. Aug. 281: v. n. 575. 1528. Oros. VII 37, 2: Taceo de infelicibus illis apud Pollentiam gestis, cum barbaro et pagano duci, hoc est Sauli, belli summa commissa est, cuius inprobitate reverentissimi dies et sanctum pascha violatum est ce-dentique hosti propter religionem, ut pugnaret, extortum est: cum quidem, ostendente in brevi iudicio Dei et quid favor eius possit et quid ultio exigeret, pugnantes vicimus, victores victi sumus. Passo sotto silenzio quelle infelici imprese compiute presso Pollenzo, quando la direzione della guerra fu affidata a un comandante barbaro e pagano, cioè a Saul; per la sua slealtà furono violati i giorni reverendissimi e la santa Pasqua e si costrinse a combattere i nemici che vi rinunziavano per scrupolo religioso: quando senza dubbio, mostrando in breve tempo il giudizio di Dio che cosa possa il suo favore e che cosa richieda la sua vendetta, combattendo abbiamo vinto, vincitori siamo stati vinti87. (E.S.) 1529. ΝοΛ dign. Occidentis XLII: v. n. 99. 1530. Addit. ad Prosper. Haun. (a. 402): v. n. 106. 1531. Prosper Tiro Aquit. epit. chron. (a. 402): Pollentiae adversus Gothos vehementer [utriusque partis clade] pugnatum. A Pollenzo si combattè veementemente contro i Goti [con strage vicendevole]88. (G.G.) 1532. Cassiod. chron. (a. 402): .....Pollentiae Stiliconem cum exercitu Romano Gothi victum acie fugaverunt. .....a Pollenzo i Goti misero in fuga Stilicone assieme all’esercito romano, dopo averlo vinto in battaglia89. (G.G.) 1533. Iordan. Gei. XXX 154: v. n. 146. 87 Per la battaglia di Pollenzo v. n. 1524. Il testo è ripreso, in parte liberamente, da Paolo Diacono (cfr. n. 1538). 88 Per la battaglia di Pollenzo, v. n. 1524. 89 Sulla battaglia di Pollenzo, v. n. 1524. — 385 - 26 1534. Macedonius in Anthol. Palat. XI 27: 1 Συρρέντου τρηχεΐα μυρίπνοε, χαΐρε, κονίη, καί Πολλεντίνων γαΐα μελιχροτάτη, Άστή θ’ ή τριπό&ητος άφ’ ής βρομιώδεα πηλόν φύρησαν Βάκχω τριζυγέες Χάριτες, 5 πλούτου καί πενίης κοινόν κτέαρ- οΐς μέν άναγκης σκεϋος, τοΐς δέ τρυφής χρήσι περισσοτέρη. Salve, aspro terreno (polvere) profumato di Sorrento, e tu, terra dolcissima di Pollenzo, e tu, Asti desideratissima, da cui le tre Cariti plasmano per Bacco 1 argilla bromia (dello stesso dio), comune possesso di ricchezza e povertà: per gli uni è vaso necessario, per gli altri è strumento più superfluo di lussuria90. (G.G.) 1535. Steph. Byzant. ethnica s. v. Πολλεντός: Πολλεντός.....ή Πολ- λέντιον.....[το έθνικον Πολλεντΐνος]..... (La città di) ’Pollentos ’.....o ’Pollention’.....[l’etnico è 'Pollentinos ] 91..... (G.G.) 1536. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1537. Guido, geogr. 36: v. n. 6. 1538. Paul. Diacon, hist. Rom. XII 13: .....qui dum ad Galliam pergens (ob recuperationem iumentorum) apud Pollentiam aliquantulum resedisset, Stilico comes in perniciem reipublicae Gothos pertemptans, dum eos insidiis adgredi cuperet, belli summam Sauli pagano duci commisit. Qui ipso sacratissimo die Paschae Gothis nil tale suspicantibus super eos in-ruit magnamque eorum partem prostravit; nam primum perturbati Gothi ac propter religionem cedentes, demum arma corripiunt, more se solito cohortantur victoremque virtute potiori prosternunt exercitum. 90 Su Sorrento, Pollenzo e Asti come centri famosi per la produzione dell’argilla, v. anche n. 1448. 91 Anche se le forme maschili o neutre del nome non sono altrimenti attestate, è possibile che si tratti ugualmente della città ligure di ’ Pollentia ’ (Pollenzo). D’altra parte la difficoltà costituita dall’assenza delle forme maschili e neutre, persiste anche se si identifica il toponimo citato da Stefano con la città di ’ Pollentia ’ nelle Baleari (odierna Pollensa), come sostiene il Meineke, editore degli Ethnica di Stefano, o con quella nel Piceno (odierna Urbisaglia). Il testo è riportato integralmente anche in Herodian. Techn. II, p. 889 Lentz, e parzialmente, nello stesso autore, a I, p. 222 e a I, p. 368. .....mentre questi (Alarico) si dirigeva in Gallia, essendosi fermato per un po’ di tempo a Pollenzo per ricuperare giumenti, il com.es Stilicone provocando i Goti per la rovina dello stato e volendo assalirli con inganno, affidò la direzione della guerra a Saul, un generale pagano. Questi proprio nel giorno santissimo di Pasqua, mentre i Goti non si aspettavano nulla di simile, fece irruzione contro di loro e ne anniento una grande parte; infatti dapprima i Goti erano turbati e si ritiravano per scrupolo religioso, infine presero le armi, si fecero coraggio al solito modo e con maggiore valore annientarono l’esercito vittorioso92. (E.S.) Pollentinum Località ignota vicina a Pollenzo, presso Bra (Cuneo). Forme attestate: Pollentino, Pollentinum. 1539. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 33: v. n. 5. 1540. Guido, geogr. 36: v. n. 6. Portus Delphini Portofino, sulla Riviera di Levante. Forme attestate: Delphinis, Portus Delphini. 1541. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. 1542. Itin. Anton. 294: v. n. 2. 1543. Itin. marit. 502: v. n. 3. Portus Herculis Monoeci Monaco. Forme attestate: Arces Monoeci Herculis, Hercles Manicus, Herculei colles, Menoecus, Moenecus, Monecus, Monoeci arx, Monoeci arx et portus, Monoeci Statio, Monoecus, Pomona, Pomune, Portus Herculis, Portus Herculis Monoeci, Portus Monoeci Herculis, Portus sacratus nomine, Portus sacratus sub numine Herculeo, Saxa Monoeci, Ήρακλέους λιμήν, Μόνοικος, Μονοίκου λιμήν; agg.: Μονοίκιος. 92 Paolo Diacono riassume qui l’esposizione di Giordane (per cui v. n. 146) c riprende liberamente da Orosio le parole belli -Paschae e propter religionem (v. n. 1528). Non si sa invece da dove derivano le parole riportate fra parentesi uncinate; per il Crivellucci, editore del testo, potrebbero essere riprese da una tradizione locale. Per la battaglia di Pollenzo del 402 v. n. 1524. Stilicone ricoprì la carica di comes domesticorum (comandante, cioè, dei domestici o protectores, guardia del corpo imperiale formata da centurioni scelti che, dopo alcuni anni, accedevano a posti di comando della carriera equestre) dal 385 al 392. - 387 — 1544. Hecataeus fr. 57 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. Μόνοικος: v. n. 184. 1545. Verg. Aen. VI 830: v. n. 847. 1546. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 1547. Strabo IV 6, 2: v. n. 279. 1548. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. 1549. Val. Max. I 6, 7: Flamini autem praecipitem audaciam C. Hostilius Mancinus vaesana perseverantia subsequitur.....Cum ab Herculis portu, quo pedibus pervenerat, navem conscenderet, talis vox sine ullo auctore ad aures eius pervenit, « Mancine, mane ». Qua territus, cum itinere converso Genuam petisset et ibi scapham esset ingressus, anguis eximiae magnitudinis visus e conspectu abiit. Con insensata costanza, poi, C. Ostilio Mancino imitò la folle audacia di Flaminio .....Mentre da Monaco, dove era giunto a piedi, saliva su una nave, arrivò al e sue orecchie tale frase, senza che alcuno la pronunziasse: « Mancino, rimani ». Atterrito da questa voce, invertì la rotta e si diresse verso Genova e qui, salito su una barchetta, gli apparve un serpente di mostruose dimensioni che poi si allontanò dalla vista93. (E.S.) 1550. Lucan. I 405-408: v. n. 1087. 1551. Adnotat. super Lucan. I 405: « sacratus nomine portus »: portus Monoeci Herculis dicit, ut alibi: « Quaque fretum torrens Meotidos egerit undas Pontus et Herculeis aufertur gloria metis », id est quo Hercules venit. « porto consacrato al nome (di Ercole) »: parla del porto di Monaco, come altrove: « là dove il Mar Nero tempestoso ha sospinto le acque della palude Meotide ed è sottratta la gloria alle Colonne d’Èrcole94», cioè dove giunse Ercole. (E.S.) 93 Episodio del 137 a. C., avvenuto durante il viaggio del console Gaio Ostilio Mancino verso la Spagna (cfr. nn. 1563; 1566; 1567). Il Flaminio citato all’inizio c Gaio Flaminio, colui che, nonostante i prodigi sfavorevoli, affrontò nel 217 a. C. Annibaie al Trasimeno, trovandovi la morte. 94 Lucan. Ili 277-278. La palude Meotide corrisponde all’attuale Mar d’Azov. — 388 — 1552. Adnotat. swper Lucan. I 408: « Menoeci »: et Moeneci utrumque legitur. « Menoeci »: anche « Moeneci »: si leggono entrambe le forme. (E.S.) 1553. Adnotat. super Lucan. Ili 278: « et Herculeis aufertur gloria me-tis »: huc usque enim Hercules venit ibique portum Herculis Monoeci condidit. « ed è sottratta la gloria alle Colonne d’Èrcole »: fin qui, infatti, giunse Ercole, e qui fondò Monaco. (E.S.) 1554. Comm. Bernensia Lucan. I 405: « Quaque sub Herculeo sacratus numine portus »: zeugma: deseruere etiam illa loca, « quaque iacet litus ». « Portus »: Herculis Monoeci. Ideo autem « Monoeci » quod solus illic οίκον habebat id est templa. Sequitur topographia li toris. « E dove il porto consacrato alla divinità di Ercole »: zeugma. Abbandonarono anche quei luoghi « e dove si trova la spiaggia ». « Porto »: di Ercole Monaco. Poi per questo « Monaco », perché da solo qui aveva un oikon, cioè un tempio95. Segue la descrizione della costa. (E.S.) 1555. Comm. Bernensia Lucan. I 408: « Moneci »: portus Herculis. « Monaco »: porto di Ercole. (E.S.) 1556. Plin. n.h. III 5, 47: v. n. 45. 1557. Sil. Ital. I 584-591: 584 Interea Rutulis longinqua per aequora vectis 585 Herculei ponto coepere existere colles, et nebulosa iugis attollere saxa Monoeci. Thracius hos Boreas scopulos immitia regna solus habet semperque rigens nunc litora pulsat, nunc ipsas alis plangit stridentibus Alpes; 590 atque ubi se terris glaciali fundit ab Arcto, haud ulli contra fiducia surgere vento. 95 Sull’etimologia del toponimo di Monaco, cfr. n. 86. — 389 — Frattanto ai Rutuli96 che avevano viaggiato per acque lontane cominciarono ad apparire dal mare le colline di Ercole e ad innalzarsi dalla sommità le rocce coperte di nuvole di Monaco. Solo il tracio Borea domina su queste rocce, regno selvaggio, e sempre freddo ora batte le spiagge, ora percuote con le ali stridenti le stesse Alpi; e quando dal gelido nord si riversa sulla terra, nessun vento osa alzarsi contro di lui. (E.S.) 1558. Tac. hist. Ili 42: Fabius Valens e sinu Pisano segnitia maris aut adversante vento portum Herculis Monoeci depellitur. Haud procul inde agebat Marius Maturus Alpium maritimarum procurator, fidus Vitellio, cuius sacramentum cunctis circa hostilibus nondum exuerat. Fabio Valente, imbarcatosi dalla costa pisana, o per bonaccia o per i venti contrari deve riparare a Monaco. Non lontano di là svolgeva il proprio incarico Mario ^ a-turo, procuratore delle Alpi Marittime, devoto a Vitellio, il giuramento di fedeltà a quale non aveva ancora violato, sebbene tutti all’intorno fossero passati al nemico (R.P.) 1559. Ptol. geogr. Ili 1, 2: v. η. 1. 1560. Itin. marit. 503: v. n. 3. 1561. Paneg. Lat. Ili 4, 2: Tu modo Galliae oppida illustraveras: iam summas arces Monoeci Herculis praeteribas. Poco fa tu98 avevi attraversato le città della Gallia; ormai passavi le più elevate alture di Monaco. (E.S.) 1562. Amm. Marc. XV 10, 9: v. n. 921. 1563. Iul. Obs. 24: M. Aemilio C. Hostilio Mancino coss.....Hostilius Mancinus consul in portu Herculis cum conscenderet navem petens Numan- 96 Cioè ai Saguntini, chiamati Rutuli perché secondo una leggenda Sagunto sarebbe stata colonizzata da cittadini di Zacinto e di Ardea, capitale dei Rutuli. L episodio si riferisce al viaggio d’andata degli ambasciatori saguntini a Roma nel 219 a. C. per chiedere aiuto contro Annibaie. Per la descrizione del tempio in cui si riunisce il Senato, cfr. n. 459. 97 Vengono descritti avvenimenti del 69 d. C. durante la lotta civile. Fabio Valente, di famiglia equestre, fu traditore di Galba e fedele seguace di Vitellio; venne ucciso ad Urbino nel dicembre del 69 d. C. Su Mario Maturo v. n. 472. 98 Massimiano, imperatore collega di Diocleziano, in onore del quale è pronunciato da Mamertino il panegirico, nel 291. — 390 — tiam, vox improviso audita: mane, Mancine. Cumque egressus postea navem Genuae conscendisset, anguis in navi inventus e manibus effugit. Ipse consul devictus, mox Numantinis deditus. Sotto il consolato di M. Emilio (Lepido) e di C. Ostilio Mancino..... Il console Ostilio Mancino", mentre stava imbarcandosi a Monaco per raggiungere Numanzia, udì aH’improvviso una voce: « Rimani, o Mancino! » Sbarcò allora per imbarcarsi successivamente a Genova: ed ecco, un serpente, trovato sulla nave, sfuggì dalle mani di chi l’aveva catturato. Il console fu sconfitto, e poi si arrese ai Numantini. (L.S.A.) 1564. Serv. ad Aen. VI 830: v. n. 86. 1565. Donat, interpr. Verg. VI 830: v. n. 898. 1566. Iulius Paris, Val. Max. epit. I 6, 7: Item vox audita ab Herculis portu talis, « Mancine, mane ». Qua territus cum itinere converso Genuam petisset et ibi scapham esset ingressus, in ea anguis eximia magnitudine visa e conspectu abiit. Ugualmente da Monaco (C. Mancino) udì tale frase « Mancino, rimani ». Atterrito da questa, invertì la rotta e si diresse verso Genova e qui, salito su una barchetta, gli apparve un serpente di mostruose dimensioni che poi si allontanò dalla vista 10°. (E.S.) 1567. Nepotian. Val. Max. epit. 7, 8: Mancinus consul ad Hispaniam directus est bellum contra Numantinos acturus.....Navigaturus idem e portu Herculis sine auctore vocis audivit « Mancine, mane ». Cumque scapham conscendisset, immensum anguem illic exhorruit. Il console Mancino si diresse in Spagna per condurre la guerra contro Numanzia..... Mentre stava per salpare da Monaco, lo stesso (Mancino) udì, senza che nessuno la pronunziasse, la frase « Mancino, rimani ». Ed essendo salito su una barchetta, lì si spaventò per un serpente di straordinaria grandezza101. (E.S.) 1568. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Μόνοικος: Μόνοικος.....Το εθ-νι- κόν Μονοίκιος. Monaco.....L’etnico è ’ Monoikios ’102. (G.G.) 99 per l’episodio del 137 a. C. v. anche al n. 1549. 100 Sull’episodio v. n. 1549. 101 Sull’episodio v. n. 1549. 102 Sul frammento di Ecateo che precede nel lemma di Stefano v. n. 184. — 391 — 1569. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 28; V 3: v. n. 5. 1570. Guido, geogr. 80: v. n. 6. Portus Maurici Porto Maurizio, nel comune di Imperia. Forme attestate: Portus Maurici. 1571. Itin. marit. 503: v. n. 3. Portus Veneris Portovenere, all’estremità occidentale del golfo della Spezia. Forme attestate: Portus Veneris, Αφροδίτης λιμήν, Κάστρον Βενέρης. 1572. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. n. 1. 1573. Itin. marit. 502: v. n. 3. 1574. Gregor. I, reg. ep. V 17:.....Praeterea ad fraternitatis consulta respondentes statuimus diaconem et abbatem, quem de Portu-Veneris indicas cecidisse, ad sacrum ordinem non debere vel posse aliquo modo revocari.....In Portu autem Veneris loco lapsi diaconis alium, qui hoc officium implere debeat ordinabis..... .....Rispondendo inoltre ai tuoi fraterni quesiti, stabiliamo che il diacono e abate (Giobino) di Portovenere, che riferisci essere caduto in errore, non debba e non possa in alcun modo essere ripristinato nell’ordine sacro.....Poi a Portovenere al posto del diacono colpevole procederai all’ordinazione di un altro che debba assumere questo incarico103.....(E.S.) 1575. Gregor. I, reg. ep. V 18:.....Iobinum quoque de Portu-Veneris quondam diaconem et abbatem suo decrevimus privandum officio atque ut alter in eius loco debeat ordinari scripsimus..... .....Abbiamo deciso che anche Giobino, un tempo diacono e abate di Portovenere, debba essere privato del suo incarico e abbiamo scritto che si deve procedere all’ordinazione di un altro al suo posto 104.....(E.S.) Kir, T Lettf~_SCctta da Gregorio a Venanzio, vescovo di Luni, nel 594. Su Giobino cfr. n. 1575. Su Venanzio v. n. 1432. 1 , · 04 lettera scritta da Gregorio a Costanzo, vescovo di Milano, nel 594. Per 1433 nCSe 3 3’ V· "· 177· Su Giobino> v· n· 1574· Su Costanzo v. n. — 392 — 1576. Georg. Cypr. descrip. orbis Romani, p. 32 Gelzer: v. n. 1280. Pullium Località ignota sulle pendici del Bracco. Forme attestate: Pulium, Pullion. 1577. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1578. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. PuLLOPICE Pietra Ligure, a ovest di Savona. Forme attestate: Pullopice. 1579. Itin. Anton. 295: v. n. 2. Ricina Recco, a est di Genova. Forme attestate: Recima, Ricina. 1580. Tab. Peut.: v. n. 4. 1581. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1582. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Rivus Francorum Località nei pressi di Asti. Forme attestate: Rivus Francorum. 1583. Paul. Diacon, hist. Lang. V 5: Hac tempestate Francorum exercitus de Provincia egrediens, in Italiam introivit. Contra quos Grimuald cum Langobardis progressus, hac eos arte decepit. Fugere quippe se eorum impetum simulans, castra sua simul cum tentoriis et diversis pariter referta bonis praecipueque vini optimi copia hominibus omnino vacua reliquit. Quo dum Francorum acies advenissent, existimantes Grimualdum cum Langobardis pavore deterritos castra integra reliquisse, mox laeti effecti certatim cuncta invadunt coenamque affluentissimam instruunt. Qui dum diversis epulis multoque degravati vino somnoque quievissent, Grimuald super eos — 393 — post noctis medium inruens, tanta eos caede prostravit, ut vix pauci ex eis elapsi patriam valuerint reppedare. Qui locus, ubi hoc gestum est proelium, Francorum usque hodie Rivus appellatur, nec longe distat ab Astensis civitatulae moenibus. In quel tempo l’esercito dei Franchi, venendo dalla Provenza, entrò in Italia. Grimoaldo, portatosi con i Longobardi contro di essi, li ingannò in questo modo. Simulando di fuggire dinanzi al loro impeto, lasciò i suoi accampamenti del tutto privi di uomini, ma con tutte le tende e pieni di diversi beni, particolarmente di una quantità di ottimo vino. Essendo lì giunti i Franchi, e stimando che Grimoaldo e i Longobardi avessero abbandonato intatti gli accampamenti per il terrore, di colpo rallegratisi entrano a gara dappertutto e preparano una cena opulentissima. Riposando finalmente i Franchi, appesantiti dai cibi diversi, dal vino e dal sonno, Grimoaldo, irrompendo su di essi dopo la mezzanotte, inflisse loro una tale strage che a stento pochi, scivolati via, riuscirono a tornare in patria. Il luogo in cui avvenne la battaglia è chiamato ancor oggi ’ Rivus Francorum ’ e non è distante dalle mura della cittadina di Asti105. (G.G.) Rubra Località ignota sulle pendici del Bracco. Forme attestate: Rubra. 1584. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1585. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. Savo Savona. Forme attestate: Saona, Savo. 1586. Liv. XXVIII 46, 10: v. n. 312. 1587. Fredeg. (pseudo), chron. IV 71: v. n. 1439. 1588. Catal. provine. Italiae: v. n. 169. 1589. Paul. Diacon, hist. Lang. II 16: v. n. 175. 105 Guerra, probabilmente del 663, tra un esercito franco invasore e i Longobardi guidati dal loro re Grimoaldo (su cui v. n. 1459). — 394 — SCARPIANA Località situata forse nell’entroterra di Monaco, corrispondente all’odierna l’Escarène Forme attestate: Scapiana, Scarpiana. 1590. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 28; V 3: v. n. 5. 1591. Guido, geogr. 80: v. n. 6. Segesta Tigulliorum Sestri Levante (Genova). Forme attestate: Segesta, Segesta Tiguliorum. 1592. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. 1593. Itin. marit. 501-502: v. n. 3. « Stacile Località ignota sulle pendici del Bracco. Forme attestate: Cilicie, Stacile, Statine. 1594. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1595. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Tavia Località identificabile probabilmente con l’odierna Taggia, ad ovest di Imperia. Forme attestate: Κάστρον Ταβία. 1596. Georg. Cypr. descrip. orbis Romani, p. 32 Gelzer: v. n. 1280. Tegulata Località corrispondente probabilmente all’odierna Lavagna, presso Chiavari (Genova). Forme attestate: Tegulata. 1597. Itin. Anton. 294: v. n. 2. Tigullia Località identificabile per alcuni con l’attuale Casarza Ligure, nell’entroterra di Sestri Levante; secondo altri situata nell’entroterra di Chiavari o da identificare con Tegulata (v. voce relativa). Forme attestate: Tigulia, Τιγουλλία. 1598. Pomp. Mela II 4, 72: v. n. 440. « 395 - 1599. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. 1600. Ptol. geogr. Ili 1, 3: v. η. 1. Tropaeum Alpium La Turbie, nell’entroterra di Monaco: con questa località va forse identificata In Alpe Maritima (v. voce relativa). Forme attestate: Tropaeum Alpium, Τρόπαια Σεβαστού. 1601. Plin. n.h. Ili 20, 136: Non alienum videtur hoc loco subicere inscriptionem e tropaeo Alpium, quae talis est: Imp. Caesari Divi filio Aug. Pont. Max. Imp. XIIII Tr. Pot. XVII S.P.Q.R. quod eius ductu AUSPICIISQUE GENTES ALPINAE OMNES QUAE A MARI SUPERO AD INFERUM PERTINEBANT SUB IMPERIUM P. R. SUNT REDACTAE. GENTES Alpinae devictae Trumpilini Camunni Venostes Vennonetes Isarci [137] Breuni Genaunes Focunates Vindelicorum gentes quattuor Cosuanetes Rucinates Licates Catenates Ambisontes Ru-gusci Suanetes Calucones Brixenetes Leponti Uberi Nantuates Seduni Varagri Salassi Acitavones Medulli Ucenni Caturiges Brigiani Sogionti Brodionti Nemaloni Edenates Vesubiani Veamini Gallitae Triullati Ecdini Vergunni Egui Turi Nematuri Oratelli Nerusi Velauni Suetri. Non mi pare fuor di luogo inserire a questo punto un’iscrizione di ’ Tropaeum Alpium , che si presenta così: « All’imperatore Cesare Augusto, figlio del Divo Cesare, Pontefice Massimo, nella quattordicesima acclamazione imperatoria, nella diciassettesima tribunicia potestà, il Senato ed il Popolo Romano (dedicò), poiché sotto la sua guida ed i suoi auspici tutti i popoli delle Alpi dal Mare Superiore all’inferióre vennero sotto il dominio del Popolo Romano. I popoli Alpini soggiogati sono: i rumpilini, i Camunni, i Venosti, i Vennoneti, gli Isarci, i Breuni, i Genauni, i ocunati, le quattro tribù dei Vindelici, i Cosuaneti, i Rucinati, i Licati, i Catenati, gli mbisonti, i Rugusci, i Suaneti, i Caluconi, i Brisseneti, i Leponzi, gli Uberi, i i antuati, i Seduni, i Varagri, i Salassi, gli Acitavoni, i Medulli, gli Ucenni, i Ca-tungi, i Brigiani, i Sogionti, i Brodionti, i Nemaloni, gli Edenati, i Vesubiani, i Vea-rnrni’ i Galliti, i Triullati, gli Ecdini, i Vergunni, gli Egui, i Turi, i Nematuri, gli Orateli., i Nerusi, i Velauni, i Suetri » 106. (R.p } 1602. Ptol. geogr. IH 1, 2: v. η. 1. cordate aLtavfno^lungoTuttTl/"^ C'I,Li V 7817· Le P°Polazioni alPine ri‘ no lungo tutta la sezione centrale e occidentale della catena. — 396 — Turres Località ignota sulle pendici del Bracco. Forme attestate: Turres. 1603. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1604. Guido, geogr. 35; 78: v. n. 6. Vada Sabatia Vado Ligure, a ovest di Savona. Forme attestate: Balis Sabatis, Portus Vadorum Sabatium, Sabatia, Vada, Vada Sabatia, Vada Savada, Vadis Sabatis, Vadis Sobates, Vatis Sabbatis, Ούάδα Σαβάτων, Σαβάτοι, Σάββατα, Σαββατία; agg.: Σαββατιανός, Σαββάτιος. 1605. Cic. ad fam. XI 10, 3: v. η. 928. 1606. Cic. ad fam. XI 13, 2: Quacumque iit, ergastula solvit, homines abripuit, constitit nusquam prius quam ad Vada venit; quem locum volo tibi esse notum. Iacet inter Appenninum et Alpis impeditissimus ad iter faciendum. [3] Cum abessem ab eo milia passuum XXX et se iam Ventidius coniunxisset, contio eius ad me est adlata, in qua petere coepit a militibus ut se trans Alpis sequerentur; sibi cum M. Lepido convenire. Succlamatum est ei frequenter a militibus Ventidianis (nam suos valde quam paucos habet) sibi aut in Italia pereundum esse aut vincendum, et orare coeperunt ut Pollentiam iter facerent. Cum sustinere eos non posset, in posterum diem iter suum contulit. [4] Hac re mihi nuntiata statim quinque cohortis Pollentiam praemisi meumque iter eo contuli. Hora ante praesidium meum Pollentiam venit quam Trebellius cum equitibus. Sane quam sum gavisus..... Dovunque è andato, (Antonio) ha liberato schiavi, ha trascinato con sé uomini, non si è fermato in nessun luogo prima di giungere a Vado; desidero che questa località ti sia nota. E’ situata fra gli Appennini e le Alpi, ed è molto difficilmente accessibile. Quando io ero lontano da lui trenta miglia e ormai si era unito a lui Ventidio 107, mi è stato riferito un suo discorso, in cui ha cominciato a chiedere ai soldati di seguirlo oltre le Alpi, affermando che era d’accordo con M. Lepido. Con grida risposero in gran numero i soldati di Ventidio (perché ne ha ben pochi di suoi) che essi dovevano morire o vincere in Italia e cominciarono a pregarlo di marciare verso Pollenzo. Non potendo loro resistere, differì la marcia al giorno se- 107 Sulla medesima situazione, v. n. 928. - 397 - guente. Quando mi è stata portata questa notizia, ho mandato subito avanti cinque coorti a Pollenzo e mi sono diretto colà. Il mio presidio è giunto a Pollenzo un ora prima dei cavalieri di Trebellio108. Mi sono grandemente rallegrato di ciò ..... (E.S.) 1607. Strabo IV 6, 1: v. n. 278. 1608. Strabo V 1, 10: v. n. 285. 1609. Strabo V 1, 11: v. n. 286. 1610. Pomp. Mela II 4, 72: v. n. 440. 1611. Plin. n.h. Ili 5, 48: v. n. 45. 1612. Plin. n.h. Ili 19, 132: v. n. 1095. 1613. Ptol. geogr. Ili 1, 45: v. η. 1. 1614. Itin. Anton. 295: v. n. 2. 1615. Itin. marit. 502: v. n. 3. 1616. Tab. Peut.: v. n. 4. 1617. S.H.A. Pert. 9, 4: Avaritiae suspicione privatus non caruit, cum aput Vada Sabatia oppressis fenore possessoribus latius suos ten(d)eret fines. Quando era un privato cittadino (Pertinace) fu sospettato di essere avido, poiché aveva esteso grandemente i suoi terreni presso Vado, dopo averli tolti ai proprietari oppressi dall’usura no. (A.A.) 108 Lucio Trebellio, tribuno della plebe nel 48 e 47 a. C., fautore di Antonio. 109 Si trattava, in realtà, di una manovra ingannatrice ordinata da Antonio a un gruppo di Bagienni che, agli ordini di Trebellio, tornavano alle loro case. La lettera e stata scritta da Decimo Bruto a Cicerone nel maggio del 43 a. C., forse da Pollenzo. Per altri episodi riguardanti l’imperatore Pertinace v. n. 518. — 398 — 1618. S.H.A. Pert. 13, 4: Tam parcus autem et tam lucri cupidus fuit, ut apud Vada Sabatia mercaturas exercuerit imp(erator) per homines suos, non aliter quam privatus solebat. (Pertinace) fu così avaro e avido di guadagno, che esercitò il commercio presso Vado per mezzo dei suoi schiavi quando era già imperatore, non diversamente che da privato111. (A.A.) Π?,Τ^ΡΗ· ®ΥΖΑΝΤ· ethnica s. v. Σαββατία: Σαββατία, κώμη Κέλτικη. Το έ&νικον Σαββατιανός καί Σαββάτιος. barios^1^3 (?g?* celtic«1K· L’etnico è ’ Sabbatianos’, ed anche ’ Sab- 1620. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1621. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. Vardagate calità identificabile probabilmente con l’odierna Terruggia (Alessandria). Forme attestate: Vardacate. 1622. Plin. n.h. III 5, 49: v. n. 45. Varicottis \ arigotti, in comune di Finale Ligure, a ovest di Savona. Forme attestate: Varicotti. 1623. Fredeg. (pseudo), chron. IV 71: v. n. 1439. Vicus Virginis Località situata nei dintorni di Savona. Forme attestate: Vico Virginis, Vicus Virginis. 1624. Tab. Peut.·. v. n. 4. 111 Per altri episodi riguardanti l’imperatore Pertinace v. n. 518. 112 Non risulta che la città sia mai stata abitata dai Celti. 113 II testo è riportato, per quanto riguarda il primo periodo, anche in Herodian. Techn. I, p. 289 Lentz; per quanto riguarda l’etnico ’ Sabbatios in Herodian. Techn. I, p. 122 Lentz. - 399 — 1625. Anon. Ravenn. cosmogr. IV 32; V 2: v. n. 5. 1626. Guido, geogr. 35; 79: v. n. 6. * * * Aegitna Località nel territorio degli Ossibi, probabilmente nei pressi dell’odierna Cannes; per altri tuttavia è identificabile con Portus Oxybius (v. voce relativa). Forme attestate: Αίγιτνα. 1627. Pol. XXXIII 9, 2: v. n. 226. 1628. Pol. XXXIII 10, 3: v. n. 767. Agathe Agde, a est di Narbona. Forme attestate: Άγάθη. 1629. Philo Bybl. fr. 19 Jacoby = Steph. Byzant. ethnica s. v. ’Αγάθη: v. n. 480. Antipolis Antibes. Forme attestate: Antipolis, Άντίπολις. 1630. Scymn. (pseudo), orbis descrip. 216: v. n. 15. 1631. Pomp. Mela II 5, 76: v. n. 707. 1632. Ptol. geogr. II 10, 8: v. n. 1. Aquae Sextiae Aix-en-Provence. Forme attestate: Aquae Sextiae, "Τδατα Σέξτια. 1633. Liv. per. 61: v. n. 789. 1634. Vell. Paterc. I 15, 4: v. n. 791. — 400 — 1635. Plin. n.h. Ili 4, 36: v. n. 771. 1636. Ptol. geogr. II 10, 15: v. η. 1. Arelate Arles. Forme attestate: Άρελάτον. 1637. Ptol. geogr. II 10, 15: v. η. 1. Athenae Località di non sicura identificazione, corrispondente forse ad Athenopolis, tra Olbia < Forum Iulii (Fréjus). Forme attestate: >A^v«t. 1638. Steph. Byzant. ethnica s. v. Άθ-ήναι: v. n. 645. Augusta Taurinorum Torino. Forme attestate: Augusta Taurinorum, Αύγούστα Ταυρινών. 1639. Plin. n.h. Ili 17, 123: v. n. 456. 1640. Ptol. geogr. IH 1, 35: v. n. 1 Avinio Avignone. Forme attestate: Άουενίων. 1641. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. Batetara Località ignota. Forme attestate: Βατετάρα. 1642. Steph. Byzant. ethnica s. v. Βατετάρα: v. n. 646. 'Cemenelum Cimiez, nell’entroterra di Nizza. Forme attestate: Cemenelum, Κεμενέλεον. 1643. Plin. n.h. Ili 5, 47: v. n. 45. 1644. Ptol. geogr. Ili 1, 43: v. n. 1. - 401 — 27 Clastidium Casteggio, presso Pavia. Forme attestate: Clastidium. 1645. Liv. XXXII 29, 7: v. n. 325. Cytaea Località della Colchide, connessa col mito di Medea. Forme attestate: Κυτα, Κυταια, Κυταία. 1646. Lycophr. Alexandra 1312: v. n. 202. 1647. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Κύτα: v. η. 648. Emporiae Ampurias, in Spagna sulla Costa Brava. Forme attestate: Έμπόριον. 1648. Scylax Cariand. (pseudo), periplus 3: v. n. 198. Eporedia Ivrea, in provincia di Torino. Forme attestate: Eporedia. 1649. Vell. Paterc. I 15, 5: v. n. 685. Ernaginum Località corrispondente a St. Gabriel, non lontano da Arles. Forme attestate, Έρνάγινον. 1650. Ptol. geogr. II 10, 15: v. η. 1. Forum Vibii Località di non sicura identificazione nell’alta valle del Po, situata forse non lontano da Barge o, per alcuni, identificabile con Cavour (Caburrum), in provincia rispettiva mente di Cuneo o di Torino. Forme attestate: agg.: t Bibonensis, Forovibiensis, Vibonensis. 1651. Plin. n.h. Ili 16, 117: v. n. 455. — 402 - 1652. Solin. 2, 25: v. n. 525. 1653. Mart. Cap. VI 640: v. n. 585. Glanum Località corrispondente a St. Rémy presso Arles. Forme attestate: Γλανόν. 1654. Ptol. geogr. II 10, 15: v. η. 1. Letum Località di ignota ubicazione, denominata civitas in una sola fonte e considerata invece un mons dagli altri autori (v. voce relativa). Forme attestate: Letum. 1655. Nepotian. Val. Max. epit. 6, 7: v. n. 95. Ligures Baebiani et Corneliani (colonia) o onia dedotta nel territorio del Sannio dove nel 180 a. C. erano state deportate a cune popolazioni liguri, chiamate Bebiani e Corneliani dal nome dei consoli che avevano fatto eseguire tale operazione. Forme attestate: Liguris Bebianus et Cornelianus. 1656. Liber colon, ρ. 235 Blume-Lachmann-Rudorfi: v. n. 475. Ligystine Località sconosciuta; il toponimo indica, probabilmente, non una città ma la regione eli Iberia in cui si dice che abitassero i Liguri. Forme attestate: Λιγυστίνη. 1657. Steph. Byzant. ethnica s. v. Λιγυστίνη: v. n. 651. Lueria Località di ignota ubicazione, ricordata in una sola fonte; forse il nome deriva da confusione con Luni. Forme attestate: Lueria. 1658. Frontin. strat. III 2, 1: v. n. 467. Luna . . Luni, in provincia della Spezia. Forme attestate: Luna, Λουνα, agg.. umen 1659. Strabo V 2, 5: v. n. 36. — 403 — 1660. Liv.'XLI 13, 5: v. n. 399. 1661. Pomp. Mela II 4, 72: v. n. 440. 1662. Plin. n.h. XI 42, 241: v. n. 47. Massilia Marsiglia. Forme attestate: Massilia, Μασσαλία; agg.: Massiliensis, Μασσαλιωτης, Μασσαλιωτικός. 1663. Hecataeus fr. 55 Jacoby = Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Μασσαλία: v. n. 8. 1664. Scylax Cariand. (pseudo), periplus 4: v. n. 198. 1665. Timaeus fr. 71 Jacoby = Scymn. (pseudo), orbis descrip. 209-214: v. n. 14. 1666. Scymn. (pseudo), orbis descrip. 203: v. n. 15. 1667. Strabo IV 6, 3: v. n. 29. 1668. Iustin. XLIII 3, 4: v. n. 433. 1669. Iustin. XLIII 3, 12: v. n. 434. 1670. Iustin. XLIII 4, 3: v. n. 435. Narbo Narbona. Forme attestate: Narbo. 1671. Avien. ora marit. 587-588: v. n. 715. Novaria Novara. Forme attestate: Novaria. 1672. Cato fr. 40 Peter2 = Plin. n.h. III 17, 124: v. n. 456. — 404 — ί Olbia Città situata probabilmente sull’odierna collina di Costebelle à Hyères, di fronte alle isole d’Hyères (Stecadi). Forme attestate: Όλβία; agg.: Όλβιανός. 1673. Scylax Cariand. (pseudo), periplus 4: v. n. 198. 1674. Scymn. (pseudo), orbis descrip. 216: v. n. 15. 1675. Steph. Byzant. ethnica s. v. Όλβία: v. n. 652. Oppidum Deciatum S^tUata ^ra ^‘zza e Antibes, presso la foce del Varo; l’identificazione è tuttavia difficile. Forme attestate: Oppidum Oeciatum, Δεκίητον. 1676. Artemid. Ephes. fr. 41 Stiehle = Steph. Byzant. ethnica s. v. Δεκίητον: v. n. 705. 1677. Pomp. Mela II 5, 76: v. n. 707. Pergantium Località di non sicura identificazione, posta di fronte alle isole d’Hyères (Stecadi). Forme attestate: Περγάντιον. 1678. Steph. Byzant. ethnica s. v. Περγάντιον: v. n. 653 * PlSAE Pisa. Forme attestate: Pisae, Πΐσα; agg.: Pisanus. 1679. Lycophr. Alexandra 1359: v. n. 203. 1680. Liv. XXXV 6, 1: v. n. 337. 1681. Liv. XXXV 21, 7-10: v. n. 340. 1682. Liv. XXXVIII 35, 8: v. n. 351. 1683. Iustin. XX 1, 11: v. n. 432. ( I - 405 Portus Lunae Antico porto di Luni, alla foce del Magra. Forme attestate: Lunai portus, Portus Lunae. 1684. Ennius fr. 16 Vahlen = Persius VI 9: v. n. 443. 1685. Liv. XXXIX 32, 2: v. n. 363. 1686. Serv. ad Aen. VIII 720: v. n. 87. Portus Oxybius Località di incerta ubicazione abitata dagli Ossibi; per alcuni è identificabile con Aegitna (v. voce relativa). Forme attestate: Όξύβιος λιμήν. 1687. Strabo IV 1, 10: v. n. 276. Pyrra Località ignota. Forme attestate: Πύρρα. 1688. Steph. Βυζαντ. ethnica s. v. Πύρρα: v. n. 655. Sanitium Località corrispondente a Senez nel dipartimento francese delle Basses-Alpes. Fotme attestate: Σανίτιον. 1689. Ptol. geogr. III 1, 43: v. n. 1. Tarusco Tarascona, in Provenza. Forme attestate: Ταρουσκών. 1690. Ptol. geogr. II 10, 15: v. n. 1. Tauroentium Località di non sicura identificazione, posta sulla costa fra Marsiglia e Tolone. Forme attestate: Ταυρόεις, Ταυροέ\ι·πον. 1691. Scylax Cariano, (pseudo), periplus 4: v. n. 198. 1692. Scymn. (pseudo), orbis descrip. 215: v. n. 15. — 406 — Ticinum Pavia. Forme attestate: Ticinum. 1693. Plin. n.h. IH 17, 124: v. n. 456 Vercellae Vercelli. Forme attestate: Vercellae. 1694. Plin. n.h. IH 17, 124: v. n. 456 VIE Via Aemilia Scauri Costruita nel 109 a. C. dal censore M. Emilio Scauro, la via collegava Vada Volaterrana (oggi Vada in comune di Rosignano Marittimo, a sud di Pisa), con Genua, Vada Sabatia, Aquae Statiellae e Dertona. Forme attestate: Via Aemilia, Αιμιλία οδός. 1695. Strabo V 1, 11: v. η. 286. 1696. Liber de vir. ili. 72, 8: v. η. 538. Via Aurelia Via costruita probabilmente dal censore C. Aurelio Cotta nel 141 a. C.: uscendo da Roma dalla porta Ianiculensis (oggi porta S. Pancrazio), raggiungeva Vada Volaterrana (oggi Vada). Di qui partì più tardi la via Aemilia Scauri. Forme attestate: Via Aurelia. 1697. Ititi. Anton. 289: v. n. 2. 1698. S.H.A. Aurei. 48, 2: v. n. 919. * * * Via Herculea Denominazione leggendaria della strada che correva lungo la costa della Francia meridionale dalle Alpi ai Pirenei. Forme attestate: 'Οδός Ηράκλεια. 1699. Aristot. (pseudo), de mir. ause. 85 (837 a): v. n. 699. AVVERTENZE PER LA CONSULTAZIONE DEGLI INDICI 1. - I toponimi composti da un appellativo geografico (lacus, mare, mons, portus, sinus, ecc. e corrispondenti greci) e da un aggettivo o genitivo di specificazione, si trovano nell’ordine alfabetico delPappellativo. 2. - Gli etnici derivati da nomi di città si trovano sotto il nome della città da cui derivano. 3. - I toponimi moderni, in corsivo, rinviano al nome antico cui corrispondono in modo più o meno sicuro. 4. - Per i nomi geografici compresi nella presente raccolta sotto voce propria, e che abbiano attestate forme latine e greche, si sono introdotti rinvìi incrociati ra l’indice latino e quello greco. In entrambi gli indici, tutte le forme attestate ι tali nomi sono riunite, in ordine alfabetico, sotto la voce di uso più comune e sono seguite dal riferimento numerico ai passi in cui si trovano. Ogni orma secondaria è però registrata anche nel proprio ordine alfabetico con il rim io alla voce principale corrispondente. 5. - I personaggi romani di epoca repubblicana sono registrati sotto il gentilizio^ imperatori e personaggi di epoca imperiale sotto la denominazione più nota, prenomi romani sono abbreviati alla maniera usuale e le forme latine dei nomi gentilizi e dei cognomi sono riportate con la grafia italiana. 6. - Nell’indice delle cose notevoli sono riportati unicamente i passi che, in qual siasi epoca, si riferiscono alle regioni che erano comprese nella Liguria augu stea e ai suoi abitanti. 7. - Quando un passo è presente pressoché identico nelle edizioni di due o più autori antichi, esso è stato riportato in questa raccolta una sola volta, sotto l’autore e l’edizione a cui si rimanda. INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI LATINI (a cura di Luigi Santi Amantini) Aba Decelia: v. Alba Docilia. Aborigines: 561. Abyla: 505. Achivus: 577. Acitavones: 1601. Acqui Terme·, v. Aquae Statiellorum. Addua: 455, 597. Adunicates: 771. Aegyptius: 143, 1499, 1505. Alba Vicilia: v. Alba Docilia. Albenga·. v. Albingaunum. Albensis Pompeianus: v. Alba Pompeia. Albentimillo: v. Albintimilium. Albigaunensis: v. Albingaunum. Albiliae: v. Alpes. Albingani: v. Albingaunum. Albinganis: v. Albingaunum. Albingano: v. Albingaunum. Aemilia (o Emilia): 5, 6, 109, 143, 144, Albinganum: v. Albingaunum. 146, 163, 169, 175, 176, 181. Albingauni: v. Ingauni. Aemilia et Liguria (provincia): v. Ligu- Albingauno: v. Albingaunum. ria et Aemilia, Albingaunum: 3, 62, 316, 440, 587, 742; Aemilia (Scauri), via: 538; v. anche in- Albingani: 6; Albinganis: 5; Albin- dice nomi greci. gano: 1439; Albinganum: 6; Albin- Aequor Ligurum: v. Mare Ligusticum. gauno: 2, 4; Album Ingaunum: 45, Aequor Ligusticum: v. Mare Ligusticum. 1180; Albigaunensis: 1359; v. anche Aetolia: 349, 351. indice nomi greci. Afri: 79, 300, 320. Albintimilio: v. Albintimilium. Africa: 92, 103, 309, 310 315 319 324, Albintimilium: 472; Albentimillo: 4, 501, 566, 1028, 1186. ’ Albintimilio: 2; Album Intimilium: Africus: 300. 45; Avinctimilio: 5; Avintimilium: 6; Agde: v. indice Agodano : v. Agodanum. Agodanum: 6; Agodano: 5. Aix-en-Provence·. v. Aquae Sextiae. Alani: 1367. Alba·, v. Alba Pompeia. Alba: v. Alba Pompeia. Alba Decilia: v. Alba Docilia. Alba Delicia: v. Alba Docilia. nomi greci. anche indice nomi greci. Albis: v. Alba Pompeia. Albisola·, v. Alba Docilia. Albius: v. Alpes. Intimilium: 61, 1180; Vigentimilium: 6; Vigintimilia: 5; Vigintimilium: 5, 6; Vintimilia: 6; Vintimilium: 3, v. Album Ingaunum: v. Albingaunum. Album Intimilium: v. Albintimilium. Alba Docilia: 4; Aba Decelia: 5; Alba Allobrogae: 789, Decilia: 5; Alba Delicia: 6; ™ Allnhroees: 802. cilia: 6. Alba Pompeia: 4, 45; Alba: 1249; Albis: 5, 6; Albensis Pompeianus: 1243; v. anche indice nomi greci. — 411 — 290, 298, 302, 305, 315, 404, 439, 440, 455, 456, 462, 500, 525, 541, 556, 558, 573, 577, 578, 584, 585, 626, 707, 745, 771, 785, 797, 817, 847, 850, 865, 872, 873, 874, 875, 879, 894, 898, 899, 900, 902, 904, 928, 938, 958, 1003, 1067, 1091, 1101, 1103, 1149, 1403, 1514, 1524, 1557, 1606; Albiliae: 5; Albius: 5; Alpes Ioviae: 6; Alpinus: 86, 312, 455, 459, 570, 847, 850, 898, 1601; Alpis (sing.): 872, 873, 875, 903; Ligurinae Alpes: 290; Montes Titani: 5, 6; v. anche indice nomi greci. Alpes Appenninae: 169, 175, 181. Alpes Cotiae: v. Alpes Cottiae. Alpes Cotie: v. Alpes Cottiae. Alpes Cottiae: 175, 181, 1318; Alpes Cotiae: 169; Alpes Cotie: 181; Alpes Cottiarum: 146, 175; Alpes Quottia rum: 181; v. anche indice nomi greci Alpes Cottiae et Appenninae: 100, 175 181. Alpes Cottiarum: v. Alpes Cottiae. Alpes Graiae: 456, 921. Alpes Ioviae: v. Alpes. AJpes Marinae: v. Alpes Maritimae. Alpes Maritimae: 2, 742, 914, 915, 919, 921, 1558; Alpes Marinae: 266; Alpis Maritima: 4, 742; v. anche indice nomi greci. Alpes Poeninae: 456, 817. Alpes Quottiarum: v. Alpes Cottiae. Alpe Summa: v. In Alpe Maritima. Alpini: 310, 311; Inalpini: 45. Alpinus: v. Alpes. Alpis (sing.): v. Alpes. Alpis Maritima: v. Alpes Maritimae. Alpis Maritima: v. In Alpe Maritima. Alubra: 5. Ambisontes: 1601. Ammonilia: v. Monilia, ad. Ampurias: v. Emporiae. Anao: 3. Angli: 965. Antibes·. v. Antipolis; Oppidum Decia· tum. Antipolis: 3, 62, 428, 707, 771, 800; v. anche indice nomi greci. Anzio: v. indice nomi greci. Amo di Framura: v. indice nomi greci. Apennina: v. In Alpe Pennino. Apenninus: v. Appenninus. Appennina: v. In Alpe Pennino. Appenninus: 45, 47, 90, 175, 246, 302, 359, 368, 408, 439, 455, 564, 575, 894, 928, 938, 940, 941, 945, 946, 952, 959, 960, 1606; Apenninus: 169, 181, 251, 953, 958; v. anche indice nomi greci. Apuani: 358, 361, 363, 370, 385, 387, 388, 389. Apulia: 374. Aquae: v. Aquae Statiellorum. Aquae Bormiae: 1288. Aquae Cumanae: 545. Aquae Sextiae: 771, 789, 791; Sextiae: 54; v. anche indice nomi greci. Aquae Statiellorum: 45; Aquae: 99, Aquis: 2, 169, 175; Aquis Tatelis: 4; Statiellae: 54; v. anche indice nomi greci. Aquileia: 377, 395, 1095. Aquis: v. Aquae Statiellorum. Aquis Tatelis: v. Aquae Statiellorum. Aquitanicus: 54. Arces Monoeci Herculis: v. Portus er culis Monoeci. Arecomici: 776. Arelate: 2, 3, 800, 1361; v. anche indice nomi greci. Arenaria: 4. Argenteus: 771. Argentina·, v. Tavia. Ariminum: 2, 315, 341, 359, 368, 900. Armesi: v. Armesium. Armesium: 6; Armesi: 5. Arretium: 333, 335, 1448. Arroscia: v. Lucus; Merula. Arsia: 1093, 1095, 1101. Asia: 349, 351, 353, 355, 356, 433, 1126, 1448. — 412 — Asta: v. Hasta (η. 1). Asta: v. Hasta (η. 2). Astensis: v. Hasta (η. 1). Asti·, v. Hasta (η. 1). Athenopolis: 771. Athesis: 597. Audena: 408. Auginus: 357. Augusta Bagiennorum: 45; v. anche indice nomi greci. Augusta Praetoria: 456. Augusta Taurinorum: 456; v. anche indice nomi greci. Aurelia, via: 2, 919. Ausonia: 1313. Ausonidae: 958. Ausonius: 462, 568, 1526. Avatici: 803. Avennicus: 1498, Avinctimilio: v. Albintimilium. Avmtimilium: v. Albintimilium. Avisio: 3. Baebiani: 454; Bebiani: 475. Baetica: 1512. Bagienni: 45, 455, 457, 684, 685; Bagi-tenni: 4; Vagenni: 460. Bagitenni: v. Bagienni. Baiae: 1345. Baliares: 300, 320, 466. Ballista: 359, 389, 392, 406. Batis Sabatis: v. Vada Sabatia. Bebiani: v. Baebiani. Bene Vagienna·. v. Augusta Bagiennorum. Bergine: 803. Bersula: 4. Bexum: 5, 6; Rexum: 6. Bibola: 5; Bibonia: 6; Vigola: 6. t Bibonensis: v. Forum Vibi. Bibonia: v. Bibola. Binbelli: 45. Biron: v. Boron. Bisagno: v. Fertor; Tigtila. Bistonius: 577. Bobbio (fiume): v. Bobius; (città): v. Bobium. Bobium: 175, 960, 1307, 1308, 1309, 1318; Bovium; 169; Ebobium: 1375; Ebobiensis: 959, 960, 1311, 1313, 1314, 1375. Bobius: 960, 1003. Bodetia: 2. Bodincomagum Industria: 236; Industria, 45. Bodincus: v. Padus. Boi: 304, 322, 323, 325, 328, 329, 331, 334, 336, 341, 342, 346, 348. Bonassola: v. Bodetia. Bononia: 460, 953; Bononiensis: 358, 953. Boron: 4, 5, 6; Biron: 6. Bovium: v. Bobium. Bracata, Gallia: 1091, 1103. Breuni: 1601. Brigiani: 1601. Brixenetes: 1601. Brixia: 298, 1095. Brixillum: 953. Brodionti: 1601. Brundisium: 420; Brundusini. 374. Bruttius: 317, 318, 763. Bulnetia: 5; Munecia: 6; Vulnecia: Burgundia: 144. Burgundiones: 143, 148, 172. Buriates: v. Euburiates. Caburriates: 45. Caenia: 771. Caesarea: 5; Caesarea Augustana: 6. Calabria: 6. Calanico: v. Canalico. Calchydoninsis (synodus): 144. Calpe: 505. Calucones: 1601. Camelomagus: 4. Campania: 25, 54, 85, 413. Campi Lapidarii: 71, 93. Campi Macri: 406. Camunni: 1601. Canalico: 2; Calanico: 4 Cannae: 537. — 413 — Cannes·, v. indice nomi greci. Cantabri: 442. Cap Ferrai: v. Anao. Capillati: 45, 457; v. anche indice nomi greci. Capo S. Ampelio: v. indice nomi greci. Capraia·, v. indice nomi greci. Capris: 5, 6. Capsa: 501. Capua: 1345, 1350. Car: 535. Corcare: v. Canalico. Carnia: 1149. Carrea Potentia: 45. Garrii: v. Carrea Potentia. Carthago: 237, 309, 312, 313, 319, 324; Carthaginiensis: 304, 310, 320. Carystum: 412. Casarza Ligure: v. Tigulia. Casta Ballenis: v. Costa Balenae. Casteggio: v. Clastidium. Catenates: 1601. Caturiges: 1601. Caudinus: 290, 338. Cebanus: 47. Cebennicus: 1086. Cebula: 5, 6. Celeiates: 325. Celines: 323. Celtae: 550. Celtiberi: 370, 394, 409. Celticus: 164. Cemelenensis: v. Cemenelum. Cemelensis: v. Cemenelum. Cemenelum: 45; Cemelenensis: 1493; Cemelensis: 1495; v. anche indice nomi greci. Cempsi: 551. Cenomani: 298, 323, 325. Cerdiciates: 325. Cervo: v. Luco Bormani. Ceutrones: 457. Ceva: v. Cebanus. Chalcis: 344. Chieri: v. Carrea Potentia. Cilicie: v. Stacile. Cimbri: 463. Cimbricus: 1524. Cimiez: v. Cemenelum. Classica (colonia): v. Forum Iuli Octavanorum. Clastidium: 325, 326; v. anche indice nomi greci. Claterna: 953. Columnae Herculis: 505. Comata, Gallia: 444. Comum: 99, 140, 1095; Comensis: 99. Corduba: 1512. Cornelia: v. Cornelium. Corneliani: 454, 475. Cornelium: 5, 6; Cornelia: 5, 6. Corniglia: v. Cornelium. Corsi: 423, 427. Corsica: 416, 527, 571, 659, 1129, 1150, 1152, 1153, 1156; Cyrnos: 1129, 1153; v. anche indice nomi greci. Cossura: 92. Costa Balenae: 2; Casta Ballenis: 6; Costa Balenis: 6; Costa Ballenis: 5, 6; Costa Bellene: 4. Costa Balenis: v. Costa Balenae. Costa Ballenis: v. Costa Balenae. Costa Bellene: v. Costa Balenae. Costantinopolis: 627. Cosuanetes: 1601. Cottianae, civitates: 457. Cremonis iugum: 817. Cretenses: 422. Crixia: 2, 4. Cumanus: 545. Cyrnos: v. Corsica. Deciates: 45, 500, 707, 771; Decilates: 626; v. anche indice nomi greci. Decilates: v. Deciates. Delphinis: v. Portus Delphini. Dertona: 2, 4, 5, 6, 45, 169, 685, 928, 1345, 1350, 1358, 1360, 1361, 1363, 1366, 1367, 1368, 1371, 1375; Dertonam: 175; Derzona: 1380; Detorsua: 1373; Terdona: 181; Tertona: 99; Tor- — 414 — tona: 1356; Dertonensis: 139, 1313, 1354, 1355, 1359, 1362, 1365, 1382, 1434; Dortonensis: 1376; v. anche indice nomi greci. Dertonam: v. Dertona. Dertonensis: v. Dertona. Derzona: v. Dertona. Detorsua: v. Dertona. Diovia: 5, 6. Dortonensis: v. Dertona. Draganes: 551. Όarance·, v. indice nomi greci. Duria: 455, 789. Ebobiensis: v. Bobium. Ebobium: v. Bobium. Ebredunum: 1506; Ebredunensis: 1498. tcdini: 1601. Edenates: 1601. Egui: 1601. isola d : v. indice nomi greci, esyces. 715; v. anche indice nomi greci. Emilia: v. Aemilia. Emporiae: 865; v. anche indice nomi greci. Epanterii: 312. Epiroticus: 459. Eporedia: 456, 685, 879. Eridanus: v. Padus. ^carène, V, v. Scarpiana. Estensis: v. Hasta (η. 1). Étang de Thau: v. Taurus palus. Etruria: 45, 47, 48, 52, 246, 301, 302, 315, 317, 318, 344, 439, 452, 571, 919, 928, 938. Etruscus: 237, 389, 399. Euboea: 344. Euburiates: 500; Buriates: 626. Euganeus: 597. Euripum: 344. Europa: 353, 1128. Falinis: v. Figlinas, ad. Fegino·. v. Figlinas, ad. Felsina: 329. Fertor: 45. Fevus: 4. Ficclinis: v. Figlinas, ad. Ficlinis: v. Figlinas, ad. Figlinas, ad: 4; Falinis: 5; Ficclinis: 5; Ficlinis: 6. Flaminia (o Flamminia, provincia): 176, 181. Flaminia (via): 359, 368. Flamminia (provincia): v. Flaminia. Focunates: 1601. Foro Fulvi: v. Forum Fulvii Valentinum. Foroiulium: 180. Forovibiensis: v. Forum Vibi. Forum: v. Forum Fulvii Valentinum. Forum Fulviense: v. Forum Fulvii Valentinum. Forum Fulvii Valentinum: 45; Foro Fulvi: 4; Forum: 1391; Forum Fulviense: 99. Forum Iuli Octavanorum: 771. Forum Iulii Iriensium: v. Iria. Forum Vibi: 456; t Bibonensis: 585; Forovibiensis: 455. Franci: 149, 163, 167, 179, 1583. Friniates: 357, 359, 408. Gabellus: 455. Gades: 309; Gaditanus: 505, 1128. Galleae: 1499. Galli: 88, 169, 175, 181, 213, 236, 3 306 307, 308, 309, 314, 315, 320, 321,’ 324, 325, 328, 379, 429, 433, 436, 438, 456, 463, 466, 500, 541, 546, 612, Gama’: TA 44> siaisisjssas 327, 351, 372, 374, 376, 377 386, 395, 401) 405, 408, 433, 441, 596, 899, 1032 1086, 1088, 1091, 1102, 1126, 1318* 1367, 1498, 1505, 1506, 1561. Gallia cisalpina: 176, 181, 344. Gallia transalpina: 790. 415 - Gallicus: 138, 301, 346, 359, 408, 411, 1067, 1128. Gallinara: v. Gallinaria. Gallinaria: 1125, 1180, 1182, 1185, 1186; v. anche indice nomi greci. Gallitae: 1601. Garganus: 290. Garuli: 408. Genaunes: 1601. Genava: v. Genua. Genavensis: v. Genua. Genova: v. Genua. Genua: 2, 3, 4, 5, 6, 45, 46, 48, 79, 100, 149, 169, 179, 311, 313, 325, 440, 1159, 1403, 1406, 1426, 1427, 1433, 1549, 1563, 1566; Genava: 1439; Genavensis: 1362; Genuensis: 177, 1355, 1359, 1423, 1430, 1434, 1435, 1436, 1443; v. anche indice nomi greci. Genuensis: v. Genua. Gepidae: 137. Getae: 535, 1524. Geticus: 567, 1526. Golfo del Leone: v. Mare Gallicum. Gordana: v. Audena. Gorgona·, v. indice nomi greci. Gothi: 145, 146, 166, 1363, 1531, 1532, 1538. Graeci: 236, 432, 434, 435, 442, 455, 525, 865, 1128, 1129, 1153. Graecia: 342, 355, 585, 1126. Graius: 456, 549, 921. Hasia: v. Hasta (η. 1). Hasta (città del Piemonte): 45, 1448; Asta: 1526; Hasia: 4; Astensis: 1453, 1456, 1458, 1459, 1583; Estensis: 1359; Hastensis: 141; v. anche indice nomi greci. Hasta (presso Genova): 4; Asta: 5, 6. Hastensis: v. Hasta (η. 1). Helvii: 776. Herculei colles: v. Portus Herculis Monoeci. Hergates: 408. Hesperia: 1087. Hiberus: 553. Hippo: 313. Hipporegiensis: 1354. Hira: v. Ira. Hiria: v. Ira. Hispani: 306, 307, 379, 431, 442, 459, 1038, 1090, 1128. Hispania (o Spania): 6, 40, 79, 92, 144, 257 , 300, 309, 330, 350, 362, 394, 410, 541, 581, 664, 1080, 1128, 1145, 1403, 1448, 1514. Hispania citerior: 330, 370, 384. Hispania ulterior: 330, 384, 403. Histri (o Istri): 374, 377, 401, 409, 567, 627. Histria (o Istria): 5, 397, 398, 399, 401, 1149. Histricus: 396. Hyères, isole d’: v. Stoechades. Hyra: v. Ira. Iactus: 455. Iala: 4. Illyricus: 80. Illyrii: 500. Ilvates: 323, 325, 326. Impero·, v. Lucus. In Alpe Maritima: 4; Alpe Maritana. 5, Alpe Maritima: 5, 6; Alpe Summa. 2, Alpis Maritima: 6; Maritima: 6. In Alpe Pennino: 4; Apennina: 5, 6; Appennina: 6. Inalpini: v. Alpini. Incia: 455. Ingauni: 45, 312, 319, 322, 363, 375, 380, 383, 390, 500, 626; Albingaum: 313, 743; v. anche indice nomi greci. Insubres: 304, 323, 325, 662, 822. Insula Ligustica: 749. Insulae Baliares: 310, 311-Insulae Oestrymnicae: 550. Intemelii: v. Intimilii. Intimilii: 745; Intemelii: 390; v. anche indice nomi greci. Intimilium: v. Albintimilium. — 416 — Ira: 1360, 1371; Hira: 1368, 1375; Hi-ria: 1382; Hyra: 1367. Iria (Forum Iulii Iriensium): 2, 4, 45; v. anche indice nomi greci. Isarci: 1601. Istri: v. Histri. Istria: v. Histria. Italia: 2, 5, 6, 45, 79, 82, 86, 92, 96, 97, 98, 99, 100, 103, 106, 145, 146, 147, 163, 166, 171, 178, 213, 231, 236, 244, 305, 309, 310, 311, 315, 319, 321, 325, 330, 335, 344, 440, 451, 452, 466, 525, 540, 557, 567, 573, 575, 584, 585, 659, 662, 817, 928, 960, 1088, 1089, 1090, 1091, 1095, 1101, 1102, 1103, 1149, 1180, 1307; 1308, 1318, 1361, 1382, 1403, 1448, 1498, 1583, 1606. Italia Mediterranea: 99. Italicus: 466, 549. Italus: 1524. Iudaei: 1426, 1427. Iudaicus: 1427. Ivrea: v. Eporedia. Labonia: 4. Lacus Ligustinus: 552; v. anche indice nomi greci. Laevi: 298, 329, 456; v. anche indice nomi greci. Lambrus: 455, 597. Langobardi: 169, 1318, 1499, 1505, 1583. Lapicini: 408. Latini: 605. Latium: 452, 457, 587, 1525. Latius: 1087, 1089. La Turbie: v. Tropaeum Alpium. Laumellum: 826. Lavagna: v. Soiaria, ad; Tegulata. Lavarie: v. Libarna. Le Loup: v. indice nomi greci. Lemannus: 43, 1086. Leponti: 1601. Letum (mons): 39, 94, 389, 406. Letum (urbs): 95. Levarnis: v. Libarna. Libarium: v. Libarna. Libarna: 45; Lavarie: 5; Levarnis: 5, 6; Libarium: 2; Libarnum: 4; v. anche indice nomi greci. Libarnum: v. Libarna. Libicii: 456. Libies: v. Ligures. Libiestini: v. Ligures. Libui: 298, 329, 821. Licates: 1601. Ligauni: 771. Ligistini: v. Ligures. Ligoria: v. Liguria. Ligur: v. Ligures. Ligurae: v. Ligures. Ligures (Ligur, Ligus): 44, 45, 60, 88, 108, 119, 139, 141, 143, 213, 214, 215, 230, 231, 236, 237, 246, 247, 248, 250-258, 263-268, 289, 297, 298, 300- 322, 324, 325, 327-361, 363-380, 383-390, 392-408, 410, 412-422, 424, 426, 430-446, 448-452, 454, 455, 456, 457, 459-463, 465-475, 477, 500, 501, 503, 504, 505, 523, 525, 526, 527, 529-532, 535, 536, 537, 539, 540, 541, 544, 545, 546, 548-551, 554-558, 560-565, 567-586, 588, 589, 595, 596, 599-606, 608, 611, 612, 613, 615-621, 624, 626, 627, 659, 662-666; Libies: 660; Libiestini: 660Ligistini: 534, 609; Ligurae: 299, 409, 423, 427, 428, 429, 431, 500, 538; Liguricus: 626; Ligurinus: 290, Liguscus: 243, 244; Ligusticus: 249, 478, 479, 587, 597, 598; Ligustini: 212, 323, 326, 336, 362, 379, 381, 382, 388,’ 391, 408, 411, 425; Ligyes: 523, 533; Ligyres: 522, 524; Ligyrii: 534, 609; Ligystini: 523; Lybyes: 522, 524; Lvbyestini: 522, 524; Lygires: 660; Ly-gurii: 534, 609; v. anche indice nomi greci. Ligures Baebiani et Corneliani (colonia): 475. Ligurgia: v. Liguria. — 417 — 28 Liguria: 4, 5, 6, 7, 7a, 19, 24, 25, 38-56, 60-63, 71, 74-103, 106, 108-143, 145, 146, 147, 149, 163-166, 169-178, 180, 181; Ligoria: 144; Ligurgia: 148; Li-gustis: 107; v. anche indice nomi greci. Liguria et Aemilia: 82, 83; Aemilia et Liguria: 101, 103. Liguria Transpadana: 6; Traspadina: 5. Liguricus: v. Ligures. Ligurinae Alpes: v. Alpes. Ligurinus: v. Ligures. Liguscus: v. Ligures. Ligusticus: v. Ligures. Ligustini: v. Ligures. Ligustis: v. Liguria. Ligyes: v. Ligures. Ligyres: v. Ligures. Ligyrii: v. Ligures. Ligystini: v. Ligures. Linensis: v. Luna. Litubium: 325. Loco Germinis: v. Luco Bormani. Loco Vermanis: v. Luco Bormani. Locroe: 1517. Loira: v. indice nomi greci. Luca: 303. Luco Boramni: v. Luco Bormani. Luco Bormani: 2; Loco Germinis: 6; Loco Vermanis: 6; Luco Boramni: 4; Luco Vermanis: 5. Luco Vermanis: v. Luco Bormani. Lucus: 4. Lueria: 467. Lumone: 2. Luna: 3, 48, 76, 167, 399, 408, 440, 963, 1021, 1067, 1439; Linensis: 6; Lunensis: 179, 333, 1030, 1432; Lu-niensis: 47; v. anche indice nomi greci. Lunensis: v. Luna. Lunensis (provincia): 5. Luni·. v. Luna; Portus Lunae. Luniensis: v. Luna. Lusitani: 427. Luxovium: 1318; Luxoviensis: 959. Lybyes: v. Ligures. Lybyestini: v. Ligures. Lydus: 535. Lygires: v. Ligures. Lygurii: v. Ligures. Macedones: 304, 320, 379, 466. Macedonia: 375, 415. Macedonicus: 323, 409. Macra: 3, 4, 45, 76, 363, 389 1021, 1028, 1030, 1067; Magra: 500, 626; v. anche indice nomi greci. Magra: v. Macra. Maielli: 45. Maira·. v. Iactus; Iala. Mantua: 91, 107. Mare Adriaticum (o Hadriaticum). > 455, 525, 1101, 1149. Mare Africum: 1150. Mare Atlanticum: 1128. Mare Ausonium: 1146, 1160. Mare Baliaricum: 1128. Mare Dalmaticum: 1146, 1160. Mare Etruscum: 389. Mare Gallicum: 5, 6, 899, 902, Mare Hadriaticum: v. Mare Adriaticum. Mare Hibericum: 1126, 1128, 1145. Mare Inferum: 193, 325, 1128, 1601. Mare Internum: 554, 1091, 1103. Mare Ionium: 1101. Mare Ligusticum: 457, 505, 1125, 11 > 1127, 1128, 1129, 1143, 1146, 1149, 1150, 1153, 1160; Aequor Ligurum: 549; Aequor Ligusticum: 659; Sinus Ligurum: 605; Sinus Ligusticus: 527, 899, 902, 1140, 1145, 1152, 1156, 1159; v. anche indice nomi greci. Mare Magnum: 5, 6, 1128. M are Mediterraneo·, v. Mare Internum, Mare Magnum. Mare Notium: 1128. Mare Superum: 1093, 1601. Mare Tirreno·, v. Mare Tyrrhenum. Mare Tirrenum: v. Mare Tyrrhenum. Mare Tuscum: v. Mare Tyrrhenum. Mare Tyrenum: v. Mare Tyrrhenum. Mare Tyrrenicum: v. Mare Tyrrhenum. — 418 — Mare Tyrrenum: v. Mare Tyrrhenum. Mare Tyrrhenicum: v. Mare Tyrrhenum. Mare Tyrrhenum: 6, 89, 149; Mare Tir-renum: 6; Mare Tuscum: 865, 1128, 1129, 1146, 1180; Mare Tyrenum: 181; Mare Tyrrenicum: 938, 1101; Mare Tyrrenum: 6, 169, 175, 1128; Mare Tyrrhenicum: 1149; v. anche indice nomi greci. Marici: 456. Maritima: v. In Alpe Maritima. Maritima (provincia): v. Maritima Italorum. Maritima Italorum: 5; Maritima: 6. Marsi: 263, 451. Marsiglia: v. Massilia. Massilia: 48, 301, 350, 433, 434, 435, 441, 526, 549, 797, 800, 900; Massilienses: 38, 350, 374, 428, 429, 435, 581, 664, 665, 771, 785; Massilitani: 477; v. anche indice nomi greci. Mauri: 320, 466. Media (o Midia): 522, 523, 524, 534, 609. Mediolanium: 83, 177, 960. Mediolanum: 100, 101, 102, 147, 169, 170, 175, 181, 611; Mediolanensis: 98, 144, 173, 1432, 1433, 1435. Mediolanus: 6. Medulli: 1601. Menoecus: v. Portus Herculis Monoeci. Meotis: 1551. Merula: 45. Mevania: 41. Midia: v. Media. Mincius: 24, 455, 597. Moenecus: v. Portus Herculis Monoeci. Monaco: v. Portus Herculis Monoeci. Monecus: v. Portus Herculis Monoeci. Moneglia: v. Monilia, ad. Monilia, ad: 4; Ammonilia: 6; Muniala, ad: 5; Munialia, ad: 5. Monoeci Arx: v. Portus Herculis Monoeci. Monoeci Portus: v. Portus Herculis Monoeci. Monoeci Statio: v. Portus Herculis Monoeci. Monoecus: v. Portus Herculis Monoeci. Monoecus (flumen): 1032. Monoecus (mons): 77. Mons Albanus: 328, 416, 545. Montani: 237, 312, 389, 457. Montes Ligusci: v. Montes Ligustini. Montes Ligustici: v. Montes Ligustini. Montes Ligustini: 963; Montes Ligusci: 1180; Montes Ligustici: 597. Montes Titani: v. Alpes. Monteu da Po: v. Bodincomagum Industria. Mulucha (o Muluccha): 468, 501. Munecia: v. Bulnetia. Muniala, ad: v. Monilia, ad. Munialia, ad: v. Monilia, ad. Mutilum Castrum: 329. Mutina: 337, 404, 953; Mutinensis: 400. Nabalia: v. Navalia, ad. Nantuates: 1601. Narbo: 715; Narbonensis: 52, 54, 62.. 526, 899, 902, 1091, 1103, 1127, 1128, 1145. Narbona: v. Narbo. Navalia, ad: 4; Nabalia: 5; Navalia: 6. Neapolis: 389. Nemaloni: 1601. Nematuri: 1601; Nemeturicus: 763; Ne· moturicus: 42, 762. Nemeturicus: v. Nematuri. Nemoturicus: v. Nematuri. Nerusi: 1601. Nicaea: 45, 428, 707, 800; Niccia: 1497; Nicea: 5, 6, 1498, 1504, 1505, 1506; Nicia: 3, 1501; Portus Nicensis: 1489; Nicaensis: 1493, 1495; Nicensis: 1362, 1489, 1499, 1500: Niciensis: 1355; v. anche indice nomi greci. Nicaensis: v. Nicaea. Niccia: v. Nicaea. Nicea: v. Nicaea. Nicensis: v. Nicaea. Nicia: v. Nicaea. Niciensis: v. Nicaea. Nizza: v. Nicaea. Noricum: 879. Novara: v. Novaria. Novaria: 456; Novariensis: 1354. Numantia: 1563. Numidae: 60, 254, 338, 422, 580, 664. Numidia: 324. Numidicus: 254. Oceanus: 522, 523, 524, 534, 609, 1080, 1140, 1356, 1358, 1524. Octodurenses: 457. Odubria: 4. Olivula: 3. Ollium : 455. Oneglia: v. Luco Bormani. Ophiussa: 551. Opitergium (o Ubitergium): 1095, 1439. Oppidum Deciatum: 707; v. anche indice nomi greci. Oranis: 553. Ora telli: 1601. Orba: v. Urbs (flumen). Orgus: 455. Ororiatis: 5, 6. Ostia: 63, 1127. Oxubi: 45; Oxubii: 500, 771; Oxuvii: 626; v. anche indice nomi greci. Oxubii: v. Oxubi. Oxuvii: v. Oxubi. Pacensis (colonia): v. Forum Iuli Octavanorum. Padus: 4, 5, 10, 19, 45, 75, 89, 145, 169, 175, 181, 325, 329, 334, 417, 455, 456, 525, 567, 585, 598, 617, 662, 823, 1038, 1403; Bodincus: 236: Eridanus: 75, 297, 455, 525, 589, 617; v. anche indice nomi greci. Paglione: v. Paulo; Vulpis. Palmaria: v. Arenaria. Palo: v. Paulo. Pannonia: 81, 879. Pannonii: 473. Papia: v. Ticinum. Parma: 405. Parthi: 290. Paulo: 440; Palo: 45. Pavia: v. Ticinum. Pegli: v. Figlinas, ad. Pelagus Tuscum: 1086. Pelorus: 575. Pergamum: 1448. Persae: 526. Petra Leuce: 605. Pharius: 304. Phocaea: 785, 865; Phocaeenses: 433, 526. Phryx: 536. Piana Crixia: v. Crixia. Pietra Ligure: v. Pullopice. Pisa: v. Pisae. Pisae: 3, 330, 333, 335, 336, 337, 351, 363, 376, 389, 397, 400, 402, 403, 405, 408, 414, 432; Pisanus: 333, 340, 358, 370, 1558; v. anche indice nomi greci. Placentia: 323, 359, 368, 823, 940, 953; Placentinus: 334, 455. Po: v. Padus. Poeni: 237, 304, 312, 315, 319, 323, 379, 438, 456, 466, 1406. Poeninus: 817. Pointe de St. Hospice: v. Anao. Pola: 1095. Polcevera: v. Porcifera. Polentia: v. Pollentia. Pollentia: 45, 99, 106, 460, 575, 1448, 1510, 1512, 1514, 1524, 1526, 1528, 1531, 1532, 1538, 1606; Polentia: 4, 5, 6, 146; Pollentinus: 1517, 1518, 1519, 1520, 1523, 1525; v. anche indice nomi greci. Pollentino: v. Pollentinum. Pollentinum: 6; Pollentino: 5. Pollentinus: v. Pollentia. Pollenzo: v. Pollentia. Pomona: v. Portus Herculis Monoeci. — 420 — Pomune: v. Portus Herculis Monoeci. Pontus: 1140, 1551. Porcifera: 45. Porthmos: 1128. Portofino: v. Portus Delphini. Porto Maurizio: v. Portus Maurici. Portovenere: v. Portus Veneris. Portus Delphini: 3, 45; Delphinis: 2. Portus Herculis: v. Portus Herculis Monoeci. Portus Herculis Monoeci: 45, 1551, 1553, 1554, 1558; Arces Monoeci Herculis: 1561; Hercles Manicus: 3; Herculei colles: 1557; Menoecus: 1552; Moe-necus: 1552; Monecus: 1555; Monoeci arx: 86, 847, 898, 1032; Monoeci arx et portus: 921; Monoeci statio: 1087; Monoecus: 86, 1554; Pomona: 6; Pomune: 5; Portus Herculis: 1549, 1555, 1563, 1566, 1567; Portus Monoeci Herculis: 86, 1551; Portus sacratus nomine: 1551; Portus sacratus sub numine Herculeo: 1087, 1554; Saxa Monoeci: 1557; v. anche indice nomi greci. Portus Lunae: 87, 363, 443, 963. Portus Maurici: 3. Portus Monoeci Herculis: v. Portus Herculis Monoeci. Portus Nicensis: v. Nicaea. Portus Pyrenaei: 963. Portus sacratus nomine: v. Portus Herculis Monoeci. Portus sacratus sub numine Herculeo: v. Portus Herculis Monoeci. Portus Vadorum Sabatium: v. Vada Sabatia. Portus Veneris: 3, 1574, 1575; v. anche indice nomi greci. Provincia: 1505, 1583. Pulium: 6; Pullion: 5 Pullion: v. Pulium. Pullopice: 2. Punicus: 301, 317, 626. Puteoli: 54. Pyrenaeus: 48, 54, 301, 541, 865, 1086. Quariates: 771. Ravenna: 136, 169, 175, 181, 1366, 1382. Reates: 504, 666. Recco: v. Ricina; (torrente di): v. Fertor. Recima: v. Ricina. Regium Iulii: 5, 6. Retorbido: v. Litubium. Rexum: v. Bexum. Rhaetia (o Rhetia): 81, 899. Rhegium (Lepidum): 953. Rhenus: 455, 460, 1086. Rhetia: v. Rhaetia. Rhodanus: 79, 89, 213, 301, 315, 321, 329, 342, 356, 434, 662, 1363, 1403; v. anche indice nomi greci. Rhodii: 1140. Ricina: 4, 5, 6; Recima: 6. Ripariolum: 6. Rivus Francorum: 1583. Rodano: v. Rhodanus. Roia: v. Rutuba. Roma: 2, 46, 109, 135, 138, 173, 301, 304, 305, 322, 331, 349, 352, 354, 356, 363, 364, 377, 385, 387, 392, 398, 400, 404, 414, 421, 426, 452, 540, 561, 581, 662, 664, 665, 800, 872, 1524; Romanus: 60, 80, 138, 167, 178, 179, 212, 254, 300, 301, 307, 319, 324, 338, 339, 340, 344, 360, 361, 379, 380, 383’ 385, 388, 399, 407, 410, 412, 413^ 424, 425, 433, 442, 446, 466, 467! 500, 662, 776, 965, 1090, 1091, 1380, 1532, 1601. Roquebrune: v. In Alpe Maritima. Rubico: 1089, 1102. Rubra: 5, 6. Rucinates: 1601. Rugusci: 1601. Ruteni: 1087. Rutuba: 45, 1067, 1068, 1070. Rutuli: 1557. — 421 — Sabatia: v. Vada Sabatia. Sabelli: 263, 451. Sacrani: 561, 666. Saefes: 551. Saguntum: 1448; Saguntinus: 79. Saint-Jeaii-Cap-Ferrat: v. Avisio. Salassi: 456, 1601. Salassi Montani: 821. Sallues: v. Salluvii. Sallui: v. Salluvii. Salluvii: 298, 429, 626, 771, 789, 790, 797, 800; Sallues: 791; Sallui: 45, 456; Sallyes: 548, 776, 802; Salues: 301; Salui: 785; Saluvii: 500; Salyes: 803; v. anche indice nomi greci. Sallyes: v. Salluvii. Saltus Marcius: 361. Salues: v. Salluvii. Salui: v. Salluvii. Saluvii: v. Salluvii. Salyes: v. Salluvii. Samius: 1448. Samnites: 388. Samnium: 389. Saona: v. Savo. Sapinia tribus: 329. Sardi: 409. Sardinia: 237, 319, 374, 376, 384, 397. Sarmatae: 99. Sassinates: 47. Savo: 312; Saona: 169, 175, 1439. Savona·, v. Savo. Saxa Monoeci: v. Portus Herculis Monoeci. Saxones: 965, 1498. Scapiana: v. Scarpiana. Scarpiana: 6; Scapiana: 5, 6. Scoltenna·. v. Scultenna. Scotti: 1318. Scultenna: 398, 406, 455; v. anche indice nomi greci. Seduni: 1601. Segesta: v. Segesta Tiguliorum. Segesta Tiguliorum: 45; Segesta: 3. Segobrigi: 434, 435. Segusio: 456. Semigalli: 817. Sengauni: 4. Septimana: v. Septimania. Septimania: 6; Septimana: 5, 6. Serravalle Scrivia: v. Libarna. Sesites: 455. Sestri Levante·, v. Segesta Tiguliorum. Setiena Arx: 554. Sextiae: v. Aquae Sextiae. Siagne·. v. indice nomi gieci. Sicani: 561. Sicania: 586, 605, 958. Sicilia: 92, 313, 330, 374, 384, 403, 557, 1126, 1128, 1145; v. anche indice nomi greci. Siculus: 45, 461, 504, 561, 575, 666, 894. Sinus Balearicus: 1145. Sinus Gallicus: 319, 378, 865, 963, 1 Sinus Liburnicus: 899. Sinus Ligurum: v. Mare Ligusticum. Sinus Ligusticus: v. Mare Ligusticum. Sinus Tuscus: 1145. Sogionti: 1601. Solaria, ad: 4, 5, 6. Sori (torrente di): v. Fertor. Spania: v. Hispania. Stacile: 5; Cilicie: 6; Statine: Staffora: v. Iria; Odubria. Statellates: v. Statielli. Statelli: v. Statielli. Statiellae: v. Aquae Statiellorum. Statiellenses: v. Statielli. Statielli: 45; Statellates: 412, 413, 4 , Statelli: 416; Statiellenses: 809. Statine: v. Stacile. Stoechades: 63, 441, 800; v. anche in dice nomi greci. Stura: v. Varusa; Bersula. Stura: 455. Suanetes: 1601. Suebri: 771. Suetri: 1601. Suismontium: 359. Surrentum: 1148. Syene: 290. Syria: 164, 427. Syrtis: 903. Taburnus: 290. Taggia: v. indice nomi greci. Tanaro: v. Tanarus. Tanarus: 455, 1391; v. anche indice nomi greci. Tannetum: 301. Tarascona: v. indice nomi greci. Tarbelli: 54. Tarentini: 374. Tartessus: 552. Tarus: 455. Taurasini: 388. lauriani: v. Taurini. Taurini: 785, 817, 821, 822, 823, 826, 827, 1095; Tauriani: 4; Taurisci: 538, 921; v. anche indice nomi greci. Taurisci: v. Taurini. Taurus palus: 553. Tavia: 3. Tegulata: 2. Terdona: v. Dertona. Terentuni: 257. Tergeste: 1095. Terruggia: v. Vardacate. Tertona: v. Dertona. Teucri: 460. Teutonicus: 463. Thebaeus: 921. Thesprotia: 56. Thraces: 252. Thracia: 80, 356. Thracius: 1557. Thybris: v. Tiberis. Tiberinus: 452, 865. Tiberis (o Thybris): 433, 1067, 1070. Ticinensis: v. Ticinum. Ticino: v. Ticinus. Ticinum: 147, 169, 171, 298, 456, 826, 965, 1288, 1314; Papia: 169, 175; Ticinus: 114, 175, 181; v. anche indice nomi greci. Ticinus (flumen): 298, 455; v. anche indice nomi greci. Ticinus (urbs): v. Ticinum. Tigtila: 4. Tigulia: 45, 440; v. anche indice nomi greci. Torino: v. Augusta Taurinorum. Tortona: v. Dertona. Tortona: v. Dertona. Transalpini: 428, 429. Transpadana: 456. Trebbia: v. Trebia. Trebia: 246, 455; Trivea: 960, 1078. Trevir: 444. Tricasini: 827. Tricorii: 827. Triullati: 1601. Trivea: v. Trebia. Troia: 587. Tropaeum Alpium: 1601; v. anche indice nomi greci. Trumpilini: 1601. Turi: v. Turri. Turres: 5, 6. Turri: 45; Turi: 457, 1601. Tuscia: 2, 87, 88, 89, 179; v. anche indice nomi greci. Tuscus: 567. Tyrrheni: 452, 904. Uberi: 1601. Ubitergium: v. Opitergium. Ucenni: 1601. Umbria: 47, 438. Urbs (flumen): 573. Urbs (silva): 965, 966, 1391. Vada: v. Vada Sabatia. Vada Sabatia: 1095, 1617, 1618; Batis Sabatis: 5; Portus Vadorum Sabatium: 45; Sabatia: 440; Vada: 928, 1606; Vada Savada: 3; Vadis Sabatis: 2; Vadis Sobates: 4; Vatis Sabbatis: 6; v. anche indice nomi greci. _ 423 — Vada Savada: v. Vada Sabatia. Vadis Sabatis: v. Vada Sabatia. Vadis Sobates: v. Vada Sabatia. Vado Ligure: v. Vada Sabatia. Vagenni: v. Bagienni. Valentia: 800. Vara: v. indice nomi greci, Varagri: 1601. Varane: v. Navalia, ad. Vardacate: 45. Varicotti: 1439. Varigotti: v. Varicotti. Varo: v. Varus. Varum: v. Varus. Varus: 4, 45, 500, 626, 771, 1080, 1086, 1087, 1088, 1089, 1090, 1091, 1093, 1095, 1101, 1102, 1103; Varum: 2, 4, 440; v. anche indice nomi greci. Varusa: 4. Vatis Sabbatis: v. Vada Sabatia. Veamini: 1601. Vedianti: 45; v. anche indice nomi greci. Velauni: 1601. Veliatae: v. Velleiates. Veliternus: 914. Velleiates: 45; Veliatae: 4. Venecie: v. Venetia. Veneni: 45. Venetia (o Venecie ο Venetiae): 5, 80, 82, 109, 137, 139, 144, 176, 178, 181. Veneticus: 627. Venetus: 107, 567, 570, 574. Vennonetes: 1601. Venostes: 1601. Ventimiglia: v. Albintimilium. Vercellae: 456, 460, 578; Vercellensis: 1354; v. anche indice nomi greci. Vercelli: v. Vercellae. Vergunni: 1601. Verona: 298, 1095, 1526. Vertamocori: 456. Vesaevus: v. Vesulus. Vesevus: v. Vesulus. Vesubiani: 1601. Vesulus: 78, 79, 455, 525, 585; Vesaevus: 85; Vesevus: 25. Vesuvinus: .1517. Vesuvius: 85. Vibonensis: v. Forum Vibii. Vicetia: 1095. Vico Virginis: v. Vicus Virginis. Vicus Virginis: 6; Vico Virginis: 4, 5, 6. Vienna: 800; Viennensis: 800. Vigentimilium: v. Albintimilium. Vigintimilia: v. Albintimilium. Vigintimilium: v. Albintimilium. Vigola: v. Bibola. Villefranche-sur-mer: v. Olivula. Vindalium: 789. Vindelici: 1601. Vintimilia: v. Albintimilium. Vintimilium: v. Albintimilium. Vocontii: 456, 827. Voghera: v. Iria. Volcae: 776. Volsci: 263, 451. Voltri: v. Hasta (n. 2). Vulnecia: v. Bulnetia. Vulpis: 4. Zoagli: v. Solaria, ad. — 424 — INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI GRECI (a cura di Luigi Santi Amantini) Άγάθη: 480. Αγχών: 1. Άγυλλα: 203. Άδούλα: 1. Άθηναι: 645. Αίαίη: 458. Αΐγιτνα : 226, 767. Αιθάλη: ν. Ίλούα. Αίθίωψ: 182, 210. Αιμιλία: 162, 591, 1062. Αιμιλία, οδος: 286; ν. anche indice latino: Aemilia via. Ακουαιστατιελλαι : 286; Άκουένσος:1295; ν. anche indice latino : Aquae Statiellorum. Ακουενσος: ν. Άκουαιστατιέλλαι. Άκραγαντϊνοι : 188. Άλα voi: 104. Αλβα: ν. ’Άλβα Πομπηία. ’Άλβα Πομπηία: 1, 518; ’Άλβα: 105, 592; Βαλβένσος: 1295; ν. anche indice latino: Alba Pompeia. Αλβια: ν. ’Άλπεις. Αλβιγανένσος: ν. Άλβίγγαυνον. Αλβιγαυνον: ν. Άλβίγγαυνον. Άλβίγγαυνον: 278, 279: Άλβίγαυνον: 1; Αλβιγανένσος: 1295; ν. anche indice latino: Albingaunum. Άλβιεΐς: 281. Αλβινιμήνιον : ν. Άλβιντεμήλιον. Αλβιντεμήλιον: 1; Αλβινιμήνιον: 1; ’Άλ-βιον Ίντεμέλιον: 278, 279; Βιντιμίλιον : 1295; Βιντιμιλίω: 1280; ν. anche indice latino: Albintimilium. Άλβίοικοι: 281. Άλβιον: ν. 'Άλπεις. Άλβιον Ίντεμέλιον: ν. Άλβιντεμήλιον. Άλχξάνδρεια : 1. Άλλόβριγες: 281, 795. Άλπεια: ν. Άλπεις. Άλπεινός: ν. Άλπεις. Άλπειος: ν. 'Άλπεις. Άλπεις: 1, 22, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 57, 58, 151, 152, 157, 220, 273, 274, 277, 278, 481, 482, 509, 631, 642, 781, 888, 889, 890, 922, 923, 924, 1035, 1132; ’Άλβια: 278; Άλβιον: 278; Άλ-πεια: 285, 295, 829; Άλπεινός: 278, 924; Άλπειος: 278, 279; ’Άλπις: 1, 288, 950; Προσάλπειος: 860; Σάλπια: 203; ν. anche indice latino: Alpes. 'Άλπεις Κοττίαι: 923; 'Άλπεις Ινουτίαι: 157, 160; Άλπισκοτίαι: 1062; ν. anche indice latino: Alpes Cottiae. 'Άλπεις Κουτίαι: ν. 'Άλπεις Κοττίαι. 'Άλπεις Μαριτίμαι : 923 ; 'Άλπεις παραθα-λασσίδιοι: 517; 'Άλπεις παραλίοι: 1, 922; ν. anche indice latino: Alpes Maritimae. 'Άλπεις παραθαλασσίδιοι : ν. 'Άλπεις Μαριτίμαι. Άλπεις παραλίοι: ν. 'Άλπεις Μαριτίμαι. Άλπεις Ποινίναι: 923. Άλπις: ν. Άλπεις. Άλπισκοτίαι: ν. Άλπεις Κοττίαι. Άμβρωνες: 486, 487. Άμπελινος: ν. Άμπελος. Άμπελος: 9, 1285; Άμπελινος: 1285. Άννωναρία: 1280. Άντιον: 198. Άντίπολις: 1, 15, 29, 226, 273, 274, 275; ν. anche indice latino: Antipolis. Άουενίων: 29. - 425 — Άπέννινον: 1, 27, 32, 33, 35, 278, 285, 767, 860, 924; Άπεννΐνος: 220, 924; Άπέννιος: 950; Άπίνναιος: 1062; ν. anche indice latino: Appenninus. Άπεννΐνος: v. Άπέννινον. Άπέννιος: ν. Άπέννινον. Άπίνναιος: ν. Άπέννινον. Άπρων: 767. Άρβαξανοί: 199, 200, 647. Άρελόίτον: 1; ν. anche indice latino: Arelate. Άρρητϊνοι: 220. Άστα: 1; Άστή: 1534; Άστένσος: 1295; ν. anche indice latino: Hasta (n. 1). Άστένσος: ν. Άστα. Άστή: ν. Άστα. Αστυπάλαια: 58. Αύγούστα Βαγιεννών : 1 ; ν. anche indice latino: Augusta Bagiennorum. Αύγούστα Ταυρινών: 1; v. anche indice latino: Augusta Taurinorum. Αϋσονες: 194. Αύσονιηες: 1131. Αύσόνιος: 207. Αύσονΐτις: 203. Aemilia, via: ν. Αιμιλία, οδός. Agde\ ν. Άγάθη. Alba Pompeia: ν. Άλβα Πομπηία. Albingaunum: ν. Άλβίγγαυνον. Albintimilium: ν. Άλβιντεμήλιον. Alpes: ν. Άλπεις. Alpes Cottiae: ν. Άλπεις Κοττίαι. Alpes Maritimae: ν. Άλπεις Μαριτίμαι. Antipolis: ν. Άντίπολις. Anyjo : ν. ’Άντιον. Ληχο di Framura: ν. Άντιον. Appenninus: ν. Άπέννινον. Aquae Sextiae: ν/'Τδατα Σέξτια. Aquae Statiellorum : ν. Άκουαιστατιέλλαι. Arelate: ν. Άρελατον. Augusta Bagiennorum: ν. Αύγούστα Βαγιεννών. Augusta Taurinorum: ν. Αύγούστα Ταυ-ρινών. Βαλβένσος: ν. Άλβα Πομπηία. Βαλεαρεΐς: 262. Βαλιαρεΐς: 219, 221, 224. Βατετάρα: 646. Βενετίαι: 158, 160, 161. Βερκέλλοι: 594; Βρεκέλλοι: 592, 593; ν. anche indice latino: Vercellae. Βιντιμίλιον: v. Άλβιντεμήλιον. Βιντιμιλίω: ν. Άλβιντεμήλιον. Βοάκτης: 1. Βόδεγκος: ν. Πάδος. Βοίοι: 16, 241, 285. Βονωνία: 591. Βοουίοι: 510. Βουργουζιώνιοι : 638. Βρεκέλλοι: ν. Βερκέλλοι. Βρέττιοι: 261, 296, 488. Vada Sabatia: ν. Ούάδα Σαβατων. Vara: ν. Βοάκτης. Varus: ν. Ούαρος. Vedianti: ν. Ούεδιάντιοι. Vercellae: ν. Βερκέλλοι. Γαιζαται: 285. Γαλάται : 69, 242, 482, 509, 510, 516, 528, 590. Γαλατία: 22. Γαλατικός: 482, 511· Γαλληναρία: 1183; ν. anche indice latino: Gallinaria. Γαλλία: 151, 592, 631. Γάλλοι: 151,152,157, 543, 631, 636, 642. Γαργάνον: 1. Γενόα: ν. Γένουα. Γενοάτης: ν. Γένουα. Γένουα: 1, 32, 278, 279, 281, 285, 286, 590, 636, 1295, 1430; Γενόα: 235, 1431; Γενούης: 1280; Γενοάτης: 1431; ν. anche indice latino: Genua. Γενούης: ν. Γένουα. Γερμανοί: 642. Γή λεγομένη τοΰ Δόννου καί του Κοττίου. 282, 286. Γλανόν: 1. Γονομάνοι: 751. Γοργόνη: 1. — 426 — Γότθοι: 152, 155, 157, 159, 161, 162, 628, 636, 638, 640, 641, 642, 643, 1061, 1430. Γυμνήσιοι: 496. Gallinaria: ν. Γαλληναρία. Genua: ν. Γένουα. Gorgona: ν. Γοργόνη. Δαλματία: 159. Δεκιάτιοι: ν. Δεκιηται. Δεκιηται: 279, 705, 767; Δεκιάτιοι: 1; ν. anche indice latino: Deciates. Δεκιητον: 705; v. anche indice latino: Oppidum Deciatum. Δερθων: ν. Δερτών. Δέρτων: ν. Δερτών. Δερτών: 234, 1370; Δέρ&ων: 286; Δέρτων: 1295; Δερτώνα: 1; Δορθών: 1059; Δερτώνιος: 1370; ν. anche indice latino: Dertona. Δερτώνα: v. Δερτών. Δερτώνιος: ν. Δερτών. Δορθών: ν. Δερτών. Δρουεντία: 781. Deciates: ν. Δεκιηται. Dertona: ν. Δερτών. Durance: ν. Δρουεντία. Είρία: 1; ν. anche indice latino: Iria. Ελίσυκοι: 183, 188; v. anche indice latino: Elesyces. ' Ελλαδ ικός : 1049. Ελλάς: 15. "Ελληνες: 18, 29, 188, 279, 295, 656, 699. Έλληνίδες: 15. Έλληνίς: 198. ’Έλυμοι: 194. Έμπόριον: 198; ν. anche indice latino: Emporiae. Ενετοί: 33, 186, 285, 528. Έντέλλα: 1. Έρίκη: 1. Έρνάγινον: 1. ’Έρουλοι: 156 Εσπερία: 610. Εύβιοι : 199, 647. Εύβοεϊς : 1049. Εύβοϊκός: 498. Εύρώπη: 8, 9, 73, 183, 184, 1122. Elba: ν. Ίλούα. Elesyces: ν. Ελίσυκοι. Emporiae: ν. Έμπόριον. Ήθαι: 261. Ηλεία: 12. Ηράκλεια, οδός : 699. Ήριδανός: ν. Πάδος. Hasta: ν. ’Άστα. Θάλασσα Γαλλική: 1. Θάλασσα Κελτική: 64. Θάλασσα Λιγυστική: ν. Πέλαγος Λι-γυστικόν. Θάλασσα Λιγυστίνη: ν. Πέλαγος Λι-γυστικόν. Θάλαττα Νότιος: 273. Θήβαι: 594. Θράκες: 206, 483, 490. Ίάποδες: 278. ’Ίβηρες: 188, 191, 198, 201, 218, 219, 222, 260, 262, 274, 296, 482, 485, 699. Ίβηρία: 17, 29, 191, 274, 489, 492, 494, '506, 651, 1096. Ίβηρικός : 26, 293. ’Ίβηροι: 506. ’Ίγγαυνοι : 278, 279; ν. anche indice latino: Ingauni. Ίερόν Αφροδισίου: 273. Ίλλυριοί: 484. Ίλούα: 1; Αιθάλη: 1; Μανόρα: 1. Ίμέρα: 188. Ίνσοβρες: 751, 815. ’Ίνσομβροι: 510. Ίνσουβροι: 34, 285. Ίντεμέλιοι : 278, 279; ν. anche indice latino: Intimilii. Ίππημολγοί: 210. Ισπανοί: 636. Ίστρία: 31, 57. — 427 — \ ’Ίστρος: 30, 104. Ιταλία: 1, 18, 27, 31, 32, 105, 156, 194, 208, 235, 273, 274, 275, 277, 279, 282, 291, 295, 296, 481, 482, 491, 492, 493, 494, 592, 593, 656, 699, 705, 922, 923, 1061, 1096, 1124, 1132, 1136, 1154, 1280. Ιταλικός: 26, 211, 487, 1049. Ίταλιώτης: 34, 281, 656. Ίταλιώτις: 275. Ιταλός: 222, 520, 542, 592, 642, 1131, 1132. Ίτυκαΐοι: 18. Ίψίκουροι: 199, 200. Ingauni: ν. ’Ίγγαυνοι. Intimilii: ν. Ίντεμέλ'.οι. Iria: ν. Είρία. Καουάροι: 277. Καπραρία: 1. Καράλλοι: 594. Καράλοι: 593. Καρχηδόνιοι: 18, 65, 68, 188, 260, 262, 488, 491, 492, 494, 495, 498, 516, 815. Καρχηδών: 26, 150, 494. Κάστρον Βενέρης: ν. Λιμήν Αφροδίτης. Κάστρον Ταβία: 1280. Κελτία: 18. Κελτική: 291, 502, 699, 1496. Κελτικός: 8, 26, 27, 28, 33, 35, 37, 57, 241, 1058, 1619. Κελτοί: 27, 29, 33, 201, 218, 219, 222, 223, 224, 260, 262, 296, 458, 480, 488, 489, 491, 492, 496, 497, 498, 499, 520, 590, 751, 923. Κελτολίγυες: 29, 699. Κεμενελεον: 1; ν. anche indice latino: Cemenelum. Κέμμενον: 27. Κενόμανοι: 23. Κέρκυρα: 261. Κίμβροι: 486. Κίμψος: 203. Κλαστιδιον: 286; ν. anche indice latino: Clastidium. Κόλπος Άδριατικός: 211. Κόλπος Γαλατικός: 1122, 1132. Κόλπος Έρίκης: 1. Κόλπος Ίόνιος: 1062. Κόλπος Τυρρηνικός: 211. Κόλπος Τυρσηνικός: 189. Κολχίς: 205. Κόλχοι: 205, 245. Κομητοί: 517; ν. anche indice latino: Capillati. Κόρση: v. Κύρνος. Κόρσικα: ν. Κύρνος. Κύπροι: 186. Κύρνιοι: 67, 188. Κύρνος: 1, 26, 1132; Κόρση: 1; Κόρ-σικα : 1 ; ν. anche indice latino : Cor-sica. Κύτα: ν. Κύταια. Κύταια: 202, 205; Κύτα: 648; Κυταία: 648. Κυταία: ν. Κύταια. Cannes·, ν. Αΐγιτνα. Capillati: ν. Κομητοί. Capo S. Ampelio: ν. 'Άμπελος. Capraia: ν. Καπραρία. Cemenelum: ν. Κεμενέλεον. Clastidium: ν. Κλαστιδιον. Corsica: ν. Κύρνος. Λακεδαιμόνιοι: 188. Λάοι: 751 ; ν. anche indice latino: Laevi. Λεβέκιοι: 751. Λευκή Πέτρα: 1131, 1132. Λευκόπετρα: 1. Λήρος: 1. Ληρώνη: 1. Λιβάρνα : 1 ; ν. anche indice latino. Libarna. Λίβυες: 188, 219, 221, 222, 260. Λίβυες: ν. Λίγυες. Λιβύη: 17, 26, 58, 65, 73, 482, 491, 492, 629, 1122. Λιβυκός: 26. Λιβυστηνοί: ν. Λίγυες. Λιβυστικός: ν. Λίγυες. — 428 — Λιβυστϊνοι: ν. Λίγυες. Λιβυστϊνος: ν. Λίγυες. Λιβυφοίνικες : 262. Λιγούρες: ν. Λίγυες. Λιγουρία: ν. Λιγυστική. Λιγούριοι: ν. Λίγυες. Λιγοϋροι: ν. Λίγυες. Λίγυες: 11, 15, 22, 27, 29, 32, 36, 67, 68, 69, 182, 183, 185, 186, 187, 188, 191, 192, 193, 194, 195, 198, 199, 201, 208, 209, 210, 223, 228, 240, 242, 260, 261, 261 a, 269, 272-276, 278, 279, 281, 282, 285, 286, 288, 291-296, 458, 476, 480-492, 494-499, 502, 506-512, 516, 517, 518, 528, 592, 593, 594, 646, 651, 653, 656; Λίβυες: 566, 594, 649; Λιβυστηνοί: 566; Λιβυστι-κός: 649; Λιβυστϊνοι: 245, 650; Λι-βυστΐνος : 202, 648, 650: Λιγούρες: 542, 543; Λιγούριοι: 633; Λιγοϋροι: 151, 152, 157, 628, 629, 631, 632, 633, 634, 636-643; Λίγυρες: 233, 234, 235, 522 a, 610, 654, 658, 661; |Λιγυ-ρίσκοι: 241; Λίγυς: 476; Λιγυστανοί: 661 ; Λιγυστιάς : 208 ; Λιγυστικός : 26, 33, 184, 196, 199, 200, 204, 211, 225, 277, 282, 285, 295, 520, 521, 590, 647, 649, 652, 655; Λιγυστΐνοι : 203-206, 218-222, 224, 226, 227, 229, 262, 279, 482, 493, 519, 522 a, 610; Λιγυστίοι: 480, 645; Λιγυστίς: 207, 208, 657; ν. anche indice latino: Ligures. Λίγυρες: v. Λίγυες. Λιγυρια: ν. Λιγυστική. ΙΛιγυρίσκοι: ν. Λίγυες. Λίγυρος: 233. Λίγυς: ν. Λίγυες. Λιγυστανοί: ν. Λίγυες. Λιγυστική: 8-16, 21, 22, 23, 26-37, 67-70, 73, 104, 189, 196, 211; Λιγουρία: 1, 150-162; Λιγυρία: 57, 58, 105; Λι-γυστίνη : 17, 18, 59, 64, 65; ν. anche indice latino: Liguria. Λιγυστικός: v. Λίγυες. Λιγυστίνη: ν. Λιγυστική. Λιγυστίνη: 651. Λιγυστΐνοι: ν. Λίγυες. Λιγυστίοι: ν. Λίγυες. Λιγυστίς: ν. Λίγυες. Λιμήν Αφροδίτης: 1; Κάστρον Βενέρης: 1280; ν. anche indice latino: Portus Veneris. Λιμήν Ήρακλέους: 1; Μόνοικος: 184, 1568; Μονοίκου λιμήν: 1, 29, 278, 279; Μονοίκιος: 1568; ν. anche indice latino: Portus Herculis Monoeci. Λιμήν Όξύβιος: 276. Λίμνη Λιγυστία: 480; ν. anche indice latino: Lacus Ligustinus. Λούνα: 36, 286; v. anche indice latino: Luna. Lacus Ligustinus: v. Λίμνη Λιγυστία. Laevi: v. Λάοι. Le Loup: v.