ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA NUOVA SERIE III (LXXVII) F ASC. I GENOVA - MCMLXIII NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO TURSI ATTI DELLA SOCIETÀ’ LIGURE DI STORIA PATRIA FONDATA NEL 1858 Nuova serie • III (LXXVII) Fase. I - cennairv.»- gennaio-glugno 1963 COMITATO DIRETTIVO FRANCO BORLANDI - LUIGI BULFERETTI - GIORGIO COSTAMAGNA LUIGI MARCHINI - GIUSEPPE ORESTE - GEO PISTARINO DIRETTORE RESPONSABILE DINO PUNCUH Segretario della Società Direzione ed Amministrazione: VIA GARIBALDI, 9 • GENOVA Abbonamento annuo: Lire 4.000 (estero Lire 4.500) Un fascicolo separato Lire 2.500 Conto Corrente Postale n. 4-7362 intestato alla Società SOMMARIO Atti sociali ............. pag. 5 Albo sociale.............» 6 Giorgio Costamagna, La scomparsa della tachigrafia notarile nell’avvento dell’imbreviatura ..........» 11 Giovanna Pezzi, Codici dei secoli XII-XIV nelle biblioteche genovesi . » 51 Alberto M. Boldorini, Guglielmo Boccanegra, Carlo d’Angiò e i Conti di Ventimiglia (1257-1262).........» 139 - Biblioteca civica Berio - Genova (1858) Biblioteca civica Bruschi - Ge-nova-Sestri (1950) Biblioteca civica Gallino - Ge-nova-Sampierdarena (1930) Biblioteca civica G. L. Lercari -Genova (1928) Biblioteca comunale di Imperia (1932) Biblioteca deH’Università di Lo-vanio (1949) Boeksrutli P. Michele O.S.B. -Bruxelles (1936) Bodoano avv. Angelo (1946) Boido rag. G. Vittorio (1958) Boldorini dott. Alberto (1962) Bollero Roberta (1963) Bonetto dott. Elena (1962) Borlandi dott. Antonia (1962) Borlandi prof. Franco (1962) Bosio prof. Bernardino (1957) Bossi Ildebrando (1950) Brusati dott. Carlo (1962) Bulferetti prof. Luigi (1961) Burlando dott. Federico (1947) Calvini prof. Nilo (1939) Camera di Commercio e Industria di Genova (1921) Camera di Commercio e Industria di La Spezia (1921) Canepa ing. Stefano - Sanremo (1947) Cappellini avv. Antonio - Lendi-nara (Rovigo) (1932) Carpaneto P. Cassiano 0. M. C. (1937) Carpaneto mons. prof. Giuseppe (1937) Casanova dott. Luisa (1962) Caselli dott. Aldo - Haverford (U.S.A.) (1954) Cassa di Risparmio di Genova (1923) Cassanello dott. Antonio (19ol) Cattaneo Mallone Cesare (1954) Caumont Caimi conte Lodovico (1920) Cavanenghi G. Carlo (1962) Ceroni rag. Luciano Renato Mestre (1959) Chelli M. Grazia (1962) Cbiabrera Castelli Gaioli Boidi conte dott. Paolo - Cimaschi dott. Leopoldo (1950) Circolo Artistico Tunnel (1882) Clerici M. Carla (195-) Cocchi dott. Cesare (1956) Codignola prof. Arturo (1923) Comune di La Spezia (1917) Consorzio Autonomo del di Genova (1 - ) Cornice dott. Alberto (1962) Cornice Mariangela (1962) Cosso dott. Franca (1962) Costamagna prof. Giorgio (1950) Costantini dott. Claudio (1962) Cottalasso prof. Massimo (1963) Curotto prof. Ernesto (1940) Dellacasa dott. Maria Teresa (1961) Dellepiane prof. Arturo (1939) Delle Piane Gian Marino (1963) De Negri dott. Carlo (1950) De Negri dott. Emmina (1962) De Negri prof. Teofilo Ossian (1932) Direzione Belle Arti del Comune di Genova (1932) Doria Giorgio (1952) Doria Bombrini march. Rosetta (1925) Dossena dott. Mario (1949) Faina dott. G. Franco (1962) Falconi arch. Luigi (1962) Fassio Pio Giuseppe (1909) Felloni dott. Giuseppe (1954) Ferrari ing. Emilio Luigi (1957) Ferrerò dott. Maria Teresa (1961) Gaetti P. Alberto M. (1963) Gandini dott. Carlo (1950) Garino prof. Mario (1950) Garzoglio rag. Ettore (1949) Gavazza dott. Ezia (1962) Giaccherò dott. Giulio (1945) Giampaoli avv. Giorgio - Carrara (1932) Giancarli Emma (1962) Gioffrè dott. Domenico (1952) Giustiniani marcii. Enrico - Roma (1920) Giustiniani march. Raimondo -Roma (1920) Gremii dott. Edoardo (1963) Gritta Tassorello march, avv. Giambattista (1938) Grosso dott. Orlando (1949) Guerello dott. Franco Maria, S.J. - Torino (1955) Guiglia avv. Giacomo - Roma (1928) Invrea march. Giorgio (1953) Jona Vistoso Clelia (1952) Lamboglia prof. Nino - Bordi-ghera (1931) Lertora prof. Elsa (1934) Luxardo Nicolò - Torreglia (Pa' dova) (1957) Mangiante Stefania (1962) Manzitti dott. Francesco (1947) Maragliano Caranza marchese Franco Maria - Firenze (1951) Marchini dott. Luigi (1929) Mauro dott. Dora (1962) Mazzino Edoardo (1962) Meneghini Emilio - La Spezia (1962) Migone Bartolomeo - Roma (1956) Minoletti dott. Bruno (1936) Morano dott. M. Teresa (1963) Morelli Anita (1954) Morgavi dott. Gerolamo (1935) Morozzo della Rocca dott. Raimondo - Venezia (1937) Negro dott. Giovanni (1961) Nicora dott. Marisa (1962) Noera dott. M. Grazia (1962) Oreste prof. Giuseppe (1936) Ottonello dott. Silvana (1962) Pareto cav. Edilio (1963) Parodi dott. Domenico (1950) Passalacqua dott. Ugo (1947) Pastorino prof. Tomaso (1934) Pesce dott. Giovanni (1936) Pezzi dott. Giovanna (1962) Piersantelli prof. Giuseppe (1925) Pistarino prof. Geo (1953) Polonio dott. Valeria (1959) Presotto dott. Danilo (1963) Prosdocimi prof. Luigi (1962) Puncuh dott. Dino (1956) Puri ing. Ambrogio (1948) Rebora dott. Giovanni (1962) Ricci sen. dott. Federico (1910) Riccobene Pietro (1962) Risso dott. Livio (1958) Rossi prof. Angelo (1962) Sabatelli Silvio - Savona (1954) Saginati dott. Liana (1963) Saivago Raggi march. Camilla -Molare (Alessandria) (1957) Schiaffino dott. Tito (1961) Sciaccaluga dott. Emilio (1961) Scotti sac. prof. Pietro (1948) Sertorio march, avv. Nicolò (1947) Società del Casino (1897) Società Economica di Chiavari (1916) Sopranis march, dott. Giuseppe (1920) Spinola march. Marco - Tassaro- lo (Alessandria) (1925) Tiscornia dott. Carlo Maria - Lavagna (1961) Tomaini Placido - Arezzo (1963) Toniolo dott. Paola (1962) Valdettaro march. Carlo - Mi' lano (1951) Vallebella rag. Giovanni (1963) Vianello Elisa (1962) Vignolo dott. Aldo - Roma (1954) Vigo Cesare (1952) Villa geom. Silvio (19o0) Viola sac. prof. Giuseppe (1950) Virgilio avv. Agostino (1906) Virgilio dott. Jacopo (1948) Vitale prof. Emanuele (1958) Vitale dott. Gaetano - Aosta (1958) Zaccaro Lagomaggiore dott. Adele (1962) Zonza comm. Luigi (1929) Zucca Mario (i960) GIORGIO COSTAMAGNA LA SCOMPARSA DELLA TACHIGRAFIA NOTARILE NELL’AVVENTO DELL’IMBREVIATURA Una eccellente iniziativa dell’istituto di Storia Medievale e Moderna della Università di Genova, la edizione delle « chartae » dei monasteri genovesi di S. Siro e di S. Stefano, in cui viene anche segnalata l’eventuale presenza di note tachigrafìche \ permette di affrontare lo studio delle notizie dorsali in tachigrafìa notarile fortunatamente conservateci in quelle venerande pergamene. Si tratta di cinque notizie che, unite ad altre due di cui già è stata pubblicata la trascrizione, costituiscono un complesso raro e veramente interessante, sia per quanto si riferisce alle indagini di carattere paleografico, relative all’uso, alla evoluzione ed alla scomparsa della tachigrafia notarile, sia per l’importanza che esse assumono nei riguardi di particolari problemi di diplomatica, quali il valore giuridico e l'autenticità della notizia dorsale nel momento cruciale del passaggio dalla « charta » all’« instrumentum ». Purtroppo lo stato di conservazione dei documenti lascia molto a desiderare. La ragione della scarsa leggibilità è intuitiva ; le notizie sono, infatti, scritte sul dorso della pergamena e la maggior ruvidezza, la concia, la natura della materia scrittoria nonché l’esposizione alla luce ed al logorio dell'uso spiegano a sufficienza il deterioramento. Tranne in un caso è stato, tuttavia, possibile ricostruire in maniera sufficiente il testo o almeno accertare se la notizia corrisponda alla « charta ». In complesso la trascrizione è agevole per le parti in cui i caratteri non appaiono deleti, necessariamente incerta, nonostante l’uso della luce di Wood, quando il logorio ha fatto sparire qual- 1 G. Pistarino, Le ricerche sulle fonti liguri medievali presso l'istituto di Storia Medievale e Moderna deliUniversità di Genova, in Miscellanea di Storia Ligure, Genova, 1958, vol. I. p. 511 e sgg. — 13 — che segno o le annotazioni archivistiche posteriori soprascritte hanno ricoperto le primitive note, purtroppo impossibile nei casi in cui la materia scrittoria presenta lacerazioni o addirittura grossi buchi. In considerazione di quanto sopra e per fornire gli opportuni elementi di giudizio per quanto si andrà in seguito esponendo, si ritiene opportuno illustrare brevemente le notizie dorsali, al fine di mettere in evidenza i rapporti tra ognuna di esse e la « charta » vergata sulla stessa pergamena, rimandando alle trascrizioni per un più completo esame: a) « charta » datata: 1006 novembre 2 — la pergamena è in pessimo stato di conservazione; della notizia rimangono leggibili poche note che non permettono di affermare se esista una corrispondenza tra la notizia stessa ed il « mundum » ; b) « charta » datata: 1010 maggio 3 — la pergamena risulta molto deteriorata, la lettura delle note costituenti la notizia è tuttavia in buona parte possibile e, nonostante non sia più leggibile la data, dà la sicurezza della corrispondenza al negozio documentato sul « recto », i testimoni di cui è possibile leggere i nomi 11-sultano essere tra quelli di cui esistono i « signa manuum »; c) «charta» datata: 1015 aprile4 — la materia scnttoria presenta numerose lacerazioni, le note sono chiaramente leggibili soltanto in parti della prima, seconda, sesta, settima ed ottava riga, non si può accertare perciò in modo preciso la corrispon- Archivio di Staio di Genova (A.S.G.), Archivio Segreto, Monastero di Santo Stefano, n. 1508/1, « charta» 1006 novembre; ediz. L. T. Belcra.no, Cartario Genovese, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, II. parte I. doc. XIA I. In considerazione dell assenza di elementi utili la « charta » non viene pubblicata; 1 unica indicazione di un certo interesse che essa ci potrebbe fornire sarebbe il nome del notaio rogatario, in quanto, aggiungendosi a quelli conosciuti, costituirebbe un indice per la valutazione della conoscenza della tachigrafia sillabica in Genova ; purtroppo, però, non è più leggibile. Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 1 ed il relativo facsimile (tav. I, n. 1): le note tachigrafiche non risultano segnalate nell'edizione del Belgrano (doc. L). 4 Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 2 ed il relativo facsimile (tav. I, n. 2); le note tachigrafiche non risultano segnalate nella edizione del Belgrano (doc. LXIV). denza con il negozio documentato sul « recto », i testimoni e la data non corrispondono a quelli della « charta », appare, inoltre, il nome di un notaio diverso dal rogatario del negozio documentato nella « charta » stessa; d) « charta » datata: 1016 agosto 5 — la notizia è a tergo di una pergamena in buone condizioni di conservazione, le note, tuttavia, appaiono molto sbiadite soprattutto nella prima e seconda riga anche per la sovrapposizione di annotazioni archivistiche, non è più leggibile il nome dell’autore, il destinatario corrisponde certamente a quello della « charta », altrettanto si deve dire per j testimoni e per la data, quest’ultima risulta completa di anno dell’impero, mese ed indizione esatta, mentre sul « recto » questa non corrisponde all’anno; e) « charta » datata: 1019 maggio 6 — la pergamena su cui è vergata la notizia presenta alcune lacerazioni in corrispondenza dei segni tacliigrafici, le note sono alquanto sbiadite ma permettono di accertare la corrispondenza al negozio documentato sul « recto », identici risultano i nomi dei testimoni, di uno degli autori, del destinatario, la data completa di anno dell’impero, mese ed indizione; /) « charta » datata: 1036 ottobre 7 7 — la notizia è scritta su di una pergamena in discrete condizioni di conservazione ma lacerata ai margini, le note sono chiaramente leggibili e permettono di accertare la perfetta corrispondenza con il negozio documentato sul « recto », il nome di uno dei testimoni di cui è fatto cenno nella notizia non appare nella «charta»; 8 Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 3 ed il relativo facsimile (tav. II, n. 3); le note tachigrafiche non risultano segnalate nella edizione del Belgrano doc. LXVIII). 6 Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 4 ed il relativo facsimile (tav. II, n 5)- le note tachigrafiche non risultano segnalate nella edizione del Belgrano (cloc. LXVIII). 7 Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 5 ed il relativo facsimile (tav. II, n. 4); le note tachigrafiche risultano segnalate ma non trascritte neH?edizione di A. Ferretto, (Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, in B.S.S.S., LI, Pine-rolo, 1901, doe. XII); la notizia dorsale venne, poi, pubblicata da L. Schiaparelli (Tachigrafia sillabica nelle carte italiane, parte II. in Bullettino dell'istituto Storico Italiano, n. 33, 1913, p. 37). — 15 — g) « charta » datala: 1065 agosto 28 8 — le note sono chiaramente leggibili tranne che in parte della prima riga, la notizia corrisponde alla « charta » sul « recto » della pergamena in tutti gli elementi, da notarsi come risultino menzionate alcune formule, quali il prezzo e la pena, normalmente tralasciate. Riassumendo, esclusa, come si è detto, la più antica, in quattro casi la notizia corrisponde al negozio documentato con la « charta », in uno è possibile accertare la corrispondenza della data e di tutti i fattori del documento tranne soltanto 1 autore, per un altro, infine, si può escludere che testimoni, autore e data ri cordati dalle note tachigrafiche siano gli stessi di quelli annotati sul « recto » della pergamena, ma non è dato affermare con sicu rezza che non esista alcun legame tra le due scritture. Dal punto di vista strettamente paleografico non sembra che la tachigrafia sillabica usata dai notai genovesi si discosti in modo rilevante da quella degli altri notai dell'Italia Settentrionale. Ciò, da un lato, rende indubbiamente meno difficile la lettura, dall al tro, avvalora quanto si ebbe altra volta ad osservare9 e che gi*> aveva ipotizzato lo Schiaparelli10: la probabile originaria prove nienza, cioè, da un'unica scuola. Si nota, così, la stessa estrema sobrietà di segni alfabetici primitivi, contrastante con la costante pluralità degli stessi nella scrittura tironiana, il modico uso di segni derivati, anche se e strema corsività determinando deformazioni ed incertezze nel trai teggio possa, talora, dare contraria impressione. Normale resta il collegamento dei segni alfabetici, effettuato con la semplice unione degli stessi, nel caso di consonanti com- 8 Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 6 ed il relativo facsimile (lav. HI, n. 6); le note tachigrafiche non furono ricordate nella edizione del Belgrano (doc. CXXXV) ; risultano, invece, segnalate ma non trascritte nella edizione del l'er" retto (doc. XVII); la notizia venne, poi, pubblicata da G. Costamagna (La più recente notizia dorsale in note tachigrafiche sillabiche: 1065, in Bollettino LigU stico, II, 1950, p. 17 e sgg.). 9 Cfr. G. Costamagna cit. 10 Cfr. L. Schiaparelli, Tachigrafia sillabila nelle carte italiane, parte I, in Ballettino deU'lstituto Storico Italiano, n. 30, 1913, p. 15. — 16 — poste n, o con la loro fusione, quando si tratti di sillabe aperte a destra ia. Limitatissimo è l’uso dell’incrocio, che si’ può dire appaia soltanto nella sillaba « rit » 13, e della congiunzione ad occhiello 14. Anche l’esame della formazione delle sillabe non offre casi inconsueti e ben netta rimane la differenziazione tra la struttura delle sillabe chiuse e quella delle consonanti composte: nelle prime, di regola, gli elementi vocalici sono collegati per unione o fusione ra, nelle seconde, invece, le vocali vengono soprascritte o sottoscritte 16. Altrettanto si può dire per la formazione della parola sempre ottenuta segnando la semplice successione delle note rappresentanti le singole sillabe. Le poche sigle che è dato ritrovare sono, al solito, tolte di peso dalla scrittura tironiana 17 o se non appartengono a quel sistema sono corrispondenti al tipo costantemente usato dai notai1S. Praticamente inesistenti sono le abbreviature e, di conseguenza, i segni di abbreviatura; anzi a Genova non si riscontrano neppure quelle poche parole di uso comunissimo nelle « charte » di enti ecclesiastici che, altrove, in qualche occasione è dato ri- 11 Si vedano, ad esempio, le consonanti composte « pi » (cfr. tav. Ili, n. 6. riga 6), « tr » (cfr. tav. Ili, n. 6. riga 3), « fr » (cfr. tav. II. n. 4, riga 4), « dr » (cfr. tav. II, n. 4, riga 4), « dr » (cfr. tav. I, n. 2, riga 1), ecc. 12 Si vedano, ad esempio, le sillabe « ma » (cfr. tav. III. n. 6, riga 5), « sa » (cfr. tav. Ili, n. 6, riga 5), « ta » (cfr. tav. II, n. 1, riga 4), « ri » (cfr. tav. Ili, n. 6, riga 5), « co » (cfr. tav. I, n. 1, riga 6), ecc. 13 Si veda, ad esempio, la sillaba « rit » (cfr. tav. II. n. 4. riga 4). 14 Si veda, ad esempio, la sillaba « ste » (cfr. tav. II, n. 1. riga 3). 15 Si veda, ad esempio, la sillaba « nar » (cfr. tav. Ili, n. 6, riga 5); in questo caso le lettera « r » è ottenuta con il prolungamento verticale verso il basso del segno rappresentante la « a ». 16 Si vedano, ad esempio, le sillabe « fre » (cfr. tav. Ili, n. 6, riga 8) e « dre » (cfr. tav. I. n. 2, riga I) composte con la lettera « e » soprascritta. 17 Caratteristica la nota per « et » che passerà identica nella scrittura comune. 18 Si veda, ad esempio, la sillaba « que » (cfr. tav. I, n. 1, righe 4 e 5). — 17 — trovare abbreviate con la soppressione di qualche intera sillaba intermedia 19. In due soli casi, infine, il notaio non ritrovando subito, probabilmente per la fretta, la nota sillabica ha interpolato qualche sillaba in scrittura normale20. Del resto l’appartenenza di tutte le notizie al secolo XI spiega abbastanza bene la uniformità dei caratteri cui si è accennato. Piuttosto pare necessario insistere su due constatazioni che sembrano assumere un singolare interesse. La prima riguarda gli anni in cui per l’ultima volta si trovano notizie dorsali in note sillabiche, la seconda il numero dei notai che usarono tale sistema tachigrafico. Come si può facilmente constatare dai documenti che si pubblicano21, la più recente notizia dorsale in note tachigrafi che genovese risale al 1065. Notizie segnalate per altre citta , anche se non ancora complete, si riferiscono tutte a « chartae » di anni precedenti o, per un solo caso, immediatamente seguenti Si può, cioè, affermare che l’uso del sistema permane vivo per tutta la prima metà del secolo XI fino a scomparire, quasi ini- .il provvisamente, nei primi decenni del secondo cinquantennio < e secolo stesso, quando, si noti, una maggiore ricchezza di documen 19 Nelle notizie dorsali genovesi la parola «monasterio», che spesso altrove appare abbreviata in « mo-ne-ri-o », è sempre scritta per intero (cfr. ta'- H» n‘ riga 3; tav. Ili, n. 6, riga 2). Si vedano la sillaba « stus », nella parola « agustus » (cfr. tav. IL rïga 3) e la sillaba « ber », nel nome « Obertus » (cfr. tav. III, o. 6, riga 3). Cfr. la notizia dorsale trascritta al n. 6 e relativo facsimile (tav. IH. n. 6). Le date più recenti relative a notizie dorsali finora segnalate in archivi di centri in cui fu usata la tachigrafia sillabica sono le seguenti: Pavia, 1040 (. Edizioni: Liber lurium Reipublicae Genuensis, I, Torino, 1854, col. 95 e sgg.; Codice diplomatico della Repubblica di Genova, a cura di C. Imperiale Di Sant'AnGELO, in Fonti per la storia d Italia dell Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1936, I, p. 171 e sgg. — 27 — sima indagine dimostrato come con lenta evoluzione le rogazioni bolognesi nel secolo XI tendano a divenire « qualcosa di molto simile, nella sostanza se non nella forma, alla imbreviatura 4”. A Bologna, però, stando a quanto appurò lo Schiaparelli4a, non risultano conservati documenti in note sillabiche. II Cencetti, perciò, non potè affrontare il problema specifico del rapporto tra tachigrafìa notarile e notizia dorsale. Purtroppo a Genova, pur disponendo di notizie dorsali in note sillabiche, non si ha un materiale così ricco come quello bolognese: alle trecento « rogationes », conservate in vari archivi di quella città 44, non si può opporre, oltre quelle già considerate dal Kern, che in tutto una quindicina di documenti. Tuttavia, da alcuni indubbi segni, che si cercherà di illustrare, la situazione, per quanto riguarda l’evoluzione dei caratteri della notizia dorsale, non appare diversa nelle due città. Il Kern, basandosi su alcune « chartae », comprese tra gli anni 1025 e 1085, aveva osservato come l’elemento più interessante risultante dal loro esame sia rappresentato dal fatto che i documenti portano a tergo notizie di negozi diversi da quelli attestati sul diiitto delle pergamene anche se in qualche modo ad essi legati 4S. In particolare: una « cartula promissionis», dell’anno 1025, attesta come gli autori si impegnino a non intentare azione alcuna in relazione ad una terra da loro venduta ed a tergo si trova una notizia della « cartula vendicionis » relativa ; un livello risalente all anno 1025 porta a tergo la notizia, del 1044, della donazione del pastinato al monastero di S. Stefano; una donazione del 1028 presenta due notizie dorsali diverse senza data, ma rivelanti identità di destinatario con la « charta » vergata sul « recto »; infine una vendita, stipulata nel 1085, mostra altre due notizie dorsali, la prima delle quali, dell’anno precedente alla « cliarta », risulta 42 G. Cencetti cit., p. 56. 43 L. Schiaparelli, Tachigrafia cit., parte II, p. 2 e nota 2. 44 G. Cencetti cit., p. 21, nota 5. 45 F. Kern cit., p. 24 e sgg. — 28 — avere lo stesso autore di questa mentre la seconda denuncia lo stesso destinatario della prima. Il Kern suppone, in relazione al primo documento, che il notaio abbia tenuto la « cartula promissionis » come modello per quella di vendita e, pertanto, abbia scritto sulla stessa la notizia della « cartula vendicionis » ; per il secondo, pensa che la donazione appaia a tergo del livello perchè questo ne costituiva il precedente ed il fondamento, per il terzo e per il quarto, poiché c’è identità di destinatario o di autore tra notizia e « charta » oppure di destinatario nelle notizie stesse, avanza l’ipotesi che queste, una volta steso il « mundum », venissero consegnate all’autore come testimonianza del contenuto del documento da lui richiesto. Concludendo, il citato studioso negava alla notizia qualsiasi valore giuridico. A parte il fatto che, come fu giustamente osservato dal Cencetti 1S, il caso più antico è prospettato erroneamente in quanto, come risulta dal testo del documento stesso, la « cartula promissionis » è posteriore e non anteriore a quella di vendita, occorre tener presente che i primi tre documenti risalgono ad un epoca in cui troviamo ancora ben affermato l’uso delle notizie dorsali in note tachigrafiche; pertanto, anche se le spiegazioni non soddisfano del tutto47, si può essere d'accordo sulle conclusioni generali. Rimane tuttavia il quarto documento con le relative notizie dorsali. Questo, ad un attento esame, rivela non solo esservi identità del destinatario tra le due notizie e di autore tra una delle stesse e la « charta », ma anche come sia le une che 1 altra si riferiscano alla stessa località e si tratti di vendite di terre avute a livello dallo stesso monastero, che appare solo indirettamente ma nel cui archivio finisce la documentazione relativa ai trasferimenti dei terreni livellari di sua proprietà. Altri documenti, infatti, confermano come questa fosse la normale prassi; non è raro, infatti, trovare tra le « chartae » dei monasteri genovesi vendite o donazioni di terreni livellari tra persone apparentemente estranee ai 16 G. Cencetti cit., p. 42, nota 51. 47 Talc anche l'opinione del Bresslau. riportata dal Cencetti (p. 42, nota 49). — 29 — monasteri stessi in cui questi sono ricordati soltanto perché proprietari dei beni48. Pare, pertanto, che si possano ammettere spiegazioni diverse da quelle prospettate dal Kern e che sia lecito chiedersi come mai le ricordate notizie siano state conservate. A Genova, considerato soprattutto lo scarso numero di notizie pervenuteci, non è possibile trovare esempi che si possano ritenere decisivi, quali lo svolgimento in « mundum » da parte di un notaio di notizie dorsali di un collega premorto 49. In tali casi non possono, in effetti, esistere dubbi sul valore giuridico delle stesse. Se, tuttavia, si esaminano i pochi casi rimastici, non visti dal Kern perchè non ancora pubblicati, si constata che, in sostanza, si ripete quanto fu così acutamente osservato dal Cencetti per Bologna. Esiste sempre una relazione tra la notizia e la « charta » e non soltanto determinata dall’indennità del rogatario, il che pure dimostra che il notaio conservava la notizia almeno fino alla redazione del « mundum », ma, per lo più, rappresentata dal fatto che sono identici i destinatari, constatazione la quale convince che a questi erano consegnate le notizie e non agli autori come avrebbe voluto il Kern. A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Stefano, n. 1508/1, « charta » 1090 aprile 5. Una sola pergamena, la già citata «charta» 1099 maggio (cfr. nota 37), potrebbe fornire qualche utile indicazione sulla questione, se, purtroppo, le condizioni della materia scrittoria non rendessero assolulamente impossibile le lettura dell ultima parte del documento e, soprattutto, della «completio». Ciò nonostante e e\idente come la « charta », che presenta perfetta identità di fattori, di contenuto e di data con la notizia, sia scritta su pergamena di diversa natura c da altra mano. Da resti del S. T. si direbbe che lo scrittore della « charta » sia stato un « ìudex », « Marchio », di cui ritroviamo atti intorno al 1120; non è stato, invece, possibile identificare il rogatario della notizia. Il fatto, poi, che il documento ci sia pervenuto nelle due redazioni non deve oppo stupire. Se pare, infatti, plausibile che, nel caso della redazione del « mun-um », venisse trascurata la conservazione della notizia, in quanto essa perdeva ogni valore, è, tuttavia, altrettanto pensabile che in qualche caso un archivista particolarmente diligente unisse 1 uno all'altra, come, del resto, talora anche oggi iene di conser\are unitamente ad una ricevuta definitiva anche la precedente provvisoria. — 30 — E’ da osservarsi, inoltre, che anche la data, in genere, nella prima metà del secolo XI indicata nelle notizie con il solo mese e l’indizione, viene più tardi completata sempre con l’indicazione dell’anno in millesimi. Ma soprattutto sembra importante notare come, a partire dalle ultime decadi del ricordato secolo XI, appaia un nuovo tipo di documento di cui si trascrive uno degli esemplari più antichi: Testes Paganus, Ido, Otto, Pumo, Andrea. Cartula ofersionis quam fecerunt Gezo et Alguda iugalibus et Gandulfo et Anna germani filii nostri et suprascripta Anna conius Dodoni ad monasterio Sancti Siri nominative de casis et omnibus rebus proprietariis et libellariis in Palavanego et octava pars de ecclesia que est consecrata in onore Sancti Martini sic nobis pertinet per quolibet ingenium omnia et ex omnibus plenum et vacuum sicut superius legitur in integrum. Milleximo octuagesimo octavo, mense Marcius, Indicione undecima. Dodus notarius scripsi50. Come si può osservare, nonostante abbia inizio con la parola « cartula », non si tratta assolutamente di tale tipo di documento. Della « charta » non ha, infatti, parti essenziali, quali le sotto-scrizioni dei testimoni, ancora in uso alla data riportata dai documenti, soprattutto manca la « completio » del notaio. Anche per la sottoscrizione è facile notare quanto sia lontana dalla forma normale, priva come è dello stesso « signum tabellionis ». Nè si tratta di « breve memoratorium » il quale, a Genova, e sempre del tipo seguente: In Nomine Domini; breve recordationis quod fecimus in te domno Petrus, abas de monasterio Sancti Stefani, nec non a Ansaldo, filius quondam Bonofilio, et ego Tefredus et Merlo iermani filius Oglerio, de octava porcione de quarto de molendino uno in fluvio Vesano in loco Rivaria, qualiscunque tempus nos vel nostro vel mitimus aqua de super terra Sancti Stefani tantum quod nos nocead ad nostro molendino Sancti Stefani, quod ipso molendino bene macinare posa debemus dare predicta octava porcione de predicto quarto molendino; breve unius scripte sunt51. 50 A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Siro, n. 1525/1, 1088 marzo (edizione in L. T. Belcrano cit., doc. CLVII); cfr. anche, ivi, documento in data 1085 febbraio; edizione in H.P.M., Liber lurium cit., col. 671. 51 A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Stefano, n. 1508/1 - breve senza data. Se, invece, confrontiamo il documento trascritto con le notizie dorsali che si son riprodotte, si può facilmente constatare la sua perfetta identità di struttura con le stesse. Non si può trattare, pertanto, che di notizie, ma i fatti su cui si crede di dover insistere in modo particolare sono rappresentati dalla loro presenza autonoma, senza cioè alcun altro documento cui appoggiarsi, negli archivi dei destinatari e dalla loro regolare conservazione e classificazione, quali quelle usate per i documenti perfetti. La conservazione è prova, infatti, che ad esse si attribuiva un valore probatorio anche in mancanza del « mundum », tanto che questo non venne neppure richiesto e non lo si sostituì alle notizie nella documentazione. Si riproduce, perciò, anche a Genova, la situazione analizzata dal Cencetti per Bologna e che allo stesso è servita di base per dimostrare come a poco a poco la notizia si trasformi in ìm-breviatura. Si potrà discutere se la forza probatoria degli illustrati documenti si riferisca soltanto, almeno in un primo tempo, alla costituzione od alla traslazione di un diritto52 oppure anche alla natura ed alla estensione dello stesso, se le « rogationes » consegnate al destinatario siano autentiche o non piuttosto copie ; ai nostri fini basta sottolineare come evidentemente in questo periodo la notizia dorsale muti natura ed acquisti un particolaie valore giuridico. Ma una volta che la notizia dorsale ha acquistato un tale valore non è più pensabile che essa possa essere vergata in note ta- G. Cencetti cit., p. 62 e sgg. A tale proposito, come anche in relazione alla possibile forma di conservazione, pare interessante ricordare che, a Genova, già nel 1156, il notaio Giovanni Scriba, nell estrarre copia di un documento rogato dal suo maestro Giovanni, avvertiva : Hanc cartam ego Johannes notarius transcripsi et exemplificavi ab exemplari quondam magistri mei Johannis notarii in quo pariter continebatur, hoc autem pre-cepto et auctoritate consulum Marchionis de Volta, Fredenzonis, Gontardi, qui civium negociis providentes non minus omni stabilitate niti sanxerunt exempla — 32 — chigrafiche ; nessuna forza probatoria avrebbe potuto essere attribuita ad un documento comprensibile solo a pochi iniziati. Ecco, se non si va errati, la ragione della scomparsa della tachigrafia sillabica dalle « chartae ». Una singolare coincidenza di date conferma quanto si è andato dicendo: le ultime notizie dorsali in note tachigrafiche risalgono agli anni intorno al 1070, le prime in scrittura normale cui si possa riconoscere un valore giuridico appartengono alla ottava decade del secolo XI. Ulteriore conferma, sia pure indiretta, ci è data dal sopravvivere delle aggiunte alle sottoscrizioni in note tachigrafiche ; esse, cartolariorum eiusdem quam si eius forent descriptione firmata. Actum in ecclesia Sancti Laurentii; millesimo centesimo quinquagesimo sexto, VI idus Junii, indictione quinta. Ego Iohannes notarius exemplificavi ut supra. (Cfr. A.S.G., Archivio Segreto. Monastero di S. Stefano, n. 1508/1; « charta » 1155, novembre 22; cfr. anche, G. P. Bocnetti, Per l'edizione dei notai liguri, Genova, 1938. p. 47, nota 2). Pertanto, già nel 1156, si accennava a cartolari di notai premorti. Non si va, perciò, molto lontani dal vero se si pensa che l'uso risalisse almeno ad una ventina di anni innanzi, vale a dire ai primi decenni del secolo. Ma questa è anche l'epoca in cui si trovano le ultime notizie dorsali (cfr. note n. 37 e 49). Si osservi, inoltre, che nel cartolare di Giovanni Scriba, il più antico finora rintracciato, che conserva atti dal 1154 al 1164, il sistema della « lineatura », strettamente legato all’affer-marsi deirimbreviatura, appare già nettamente delineato nelle sue caratteristiche essenziali. Sembrerebbe, perciò, che il rilascio alle parti della notizia o della copia della stessa sia da ricollegarsi alla natura della « charta » e sia destinato a sparire con l’avvento dell'imbreviatura. Ciò, naturalmente, non pregiudica affatto il trasformarsi della notizia in imbreviatura, anzi, al riguardo, è utile soffermarsi sulla evidente identità di strut-tura tra le ultime notizie dorsali e le imbreviature di Giovanni Scriba. Anche m questo caso nulla meglio servirà a fornire gli elementi necessari per un giudizio di un confronto tra i seguenti documenti: A.S.G., Sezione Notarile, Cartolare del notaio Giovanni Scriba, c. 10 r.; Edizione: M. Chiaudano-M. Moresco. Il Cartolare di Giovanni Scriba. Roma, 1935, p. 47 ; Testes Sismundus Muscula. Embron Sagonnensis, Nubelotus bancherius, Gui-lielmus de Spirano, Campo. Durandus drapperius, Philippus Ingonis clerici. Ego Lanibertus laborans filius Ribaldi magistri dono Martine uxori mee nomine ante-facti lb. XII denariorum januinorum habendas et tenendas pro more et consue- — 33 — 3 però, avevano sempre soltanto avuto, come affermava Io Scliiapa relli, un valore letterario54. Poi, a poco a poco, anche queste spariscono. L impossibi di usare le note sillabiche per gli appunti preparatori del docu mento, funzione in questo caso veramente di elezione, conduce scomparsa della tachigrafia notarile. tudine Civitatis Janue. Actum in capitulo; millesimo centesimo quinquagesimo sexto, XVI die intrantis iunii, indictionis tercie; A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Stefano, n. 1508/1, « charta » 1122 luglio 14, notizia dorsale: Testes Bonvassallo de Avocato, Guilielmus frater eius, Lambertus, Gezo, Cunizo, frater eius, Guilielmus Pota, Baldizo, frater eius, Primo de Chibclla, Guilielmus de Abate, Guilielmus de Mauro, Oglerius de Bonfancello. Car(tula) vendic(ionis) sub (du)pla defensione quam fecit abas Sancti Fructuosi Johanne» cum consilio monachorum ad monasterium Sancti Stefani premissum dominum Ansaldum abatem nominative de omnibus rebus que ipse habet ad Puteum sicut fuit de Ingo de Ramardo et Guilielmo, precium librarum centum XXXI; millesimo) XXI, mense iulii, indic(tione) XIIII. 54 L. SchiAPARELLI, Tachigrafia cit., parte II, p. 4. — 34 — NOTIZIE DORSALI IN NOTE TACHIGRAFICHE Si vedano i facsimili. ai corrispondenti numeri nelle tavole I, Nella trascrizione si separano con una lineetta le sillabe e le lettere ■ hanno nota staccata con significato proprio; si racchiude tra ( ) quanto si aggiungere per completare il vocabolo e tra [ ] le parole che si reput poter trascrivere nonostante non siano chiaramente leggibili; si segna c p tini tutto ciò che resta ignoto. . . Ad ogni notizia, per comodità di confronto, si fa seguire la tra.fr della « charta » sul « recto » della pergamena. 1010 maggio 27 Alberto, figlio del « quondam » Leone da Cesino, acquista da Giovanni ed Olberga e da Giovanni e Sigilberga dei beni siti nella località detta « Plonhe ». Originale in A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Siro, 1525/1. Copie in B. Poch, Miscellanea di Storia Ligure, ms. del sec. XVIII in Biblioteca Civica Berio di Genova, IV, 5, (7-14), II, e. 124 r. ; F. Ansaldo, Carte genovesi dei secoli X e XI, ms. del secolo XIX in Biblioteca della Società Ligure di Storia Patria, 3, 1, doc. 79. Edizione in L. T. Belgrano, Cartario Genovese, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, II, parte I, Genova, 1870, doc. L. Osservazioni : sul dorso oltre la notizia dorsale in note tachigrafiche, leggesi di mano del secolo XII : « de Plunke». NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO (cfr. tav. I. n. 1) 1) ................... ber-ga fi-li-a con(dam) Mar-ti-ni de Sa-n-ti ...... 2) .............................................................................................................. 3) ...................iu-ga-li-bus at te Al-ber-to fi(li)-us con(dam) Le-o-ni de Ci-si-no ................... 4) ...................de u-na par-te fo-sa-tus Ru-berdi us-que in co-sta de Ga ...................................... 5) ................................. pi us-que in Iu-uen-ti-na .............................. 6) ......................................rico In-gel-ber-to Il-de-pr-an-do TESTO SUL DIRITTO ŒâSF (S.T.) In nomine domini Dei et Salvatoris nostri Jhesu Christi Einricus gratia De(i rex an)|no regni eius, Deo propicio, in Italia septimo, quinto kalendas iunii in(dicione oc)|tava. Constad nos Johanne filius quondam item Jo(h)a(n)ni et Alberga iugalibus filia quondam Mar..... | de monte et item Johanne filius quondam item Johanni et Sigelberga iugalibus filia quondam Mar..... | monte qui profesi sumus nos iugales ambo ex nacione nostra legem vivere roma(..... | .....) iugalibus nostris nobis consenciente et subter confirmante accepisemus n(os) | Johanne et Alberga iugaiuga i )us et Johanne et Sigelberga iugalibus comuniter | in presencia testium accepi ad te Alberto filio quondam Leoni de Cisino argentum pro den(arios bonos | so)lidos duo finitum precium pro euntis casis, se- diminos et omnibus rebus illis iuris nostris iugalibus ..... | a ere V,S1 sumus in locas et fundos Plonhe et sunt rebus ipsis pro mensura iusta in to..... | (se)diminibus et vineis et castanetis cum areis sua rum seu ..... iuga una et ..... | una parte fosato Ruberi i usque in costa de Gagio, de alia parte costa Maur..... | .....usque in Iuventina et si amplius de nostro iuri in rebus infra ipsas coherencias in..... | .....ut supra mensura legitur per hanc convenc(ionem) et pro accepto precio in tuo et supra Al( berti) ..... rebus infrascriptis iuris nostris iugalibus in eodem loco et fundo Plonhe supradi(ctis) u.....sioni us et ingresoras earum seu cum superioribus et inferioribus earum re rum que..... | mensura et coerencias l(egitur) in in(tegrum), a ac die tibi ut supra Alberto pro precio ar..... | ..... vendimus, tra( imus et mancipamus nuli alii venditis, donatis, alienatis, obnusiatis..... | traditis nisi tibi et socios ex inde a presenti die tu et eredibus tuis iure proprietà..... | tamen quicquit volueritis sine omni nostra qui supra iugalibus et eredum nostrorum contra..... | .....spondimus at que promitimus nos qui supra Johanne et Alberga iugalibus et J°-han(ne) | et Sigelberga iugalibus una cum nostris eredibus tibi ut supra Alberto tuisque eredi..... | aut cui vos dederitis vel abere sta tueritis soprascriptis ut supra sediminos et ..... | .....qual(iter) supra l(egitur) in in(tegrum) ab omni omine defensare quod si defendere non potueri|mus aut si vobis ex inde aliquit per covis ingenium in fragnere quexierimus | tunc in dubium infrascriptis casis, sediminis et omnibus rebus vobis restituamus sicut pro.....| pore fuerint melioratis aut valuerint sub extimacione in consimili lo[co el nec vobis iugalibus licead ullo tempore noie quod voluimus et quod a nojbis semel factum vel conscriptum est sub iusiurandum inviolabiliter conservare promittimus cum stipulacione subnixa et nihil nobis iugalijbus ex ipsum precium aliquit redebeiit disimus. Actum m loco Ubega feliciter. Signum + + + manibus suprascriptorum Johanni et Alberga iugalibus et Johanne et Sigeljberga iugalibus qui anc cart(ulam) vindici(onis) fieri rogaverunt et suprascripto argen|to receperunt eorumque relecta est; Signum + + + manibus Almerici fil(ii) quondam Restani et Ingelberto | seu Ildeprando legem viventes romana testes; — 38 — Signum -f + + manibus Johanni fil(ii) quondam Rihardi et johanne fil(ii) | quondam Restani testes; (S.T.) Ego Giselbertus notarius Sacri Palaci|i scriptor huius car(tule) vindici(onis) post tra|dita complevi et dedi. 2. 1015 aprile Giovanni di Gema dona al monastero di S. Stefano una terra posta nei pressi del Bisagno in località detta Prato di S. Martino. Originale in A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Stefano, 1508/1. Copia in F. Ansaldo cit., doc. 5. Edizione in L. T. Belgrado cit., doc. LXIV. Osservazioni: sul dorso della pergamena oltre alla notizia dorsale si legge di mano del secolo XI : « charta quam fecit Iohannes de Gema » ; di mano del secolo XIII : « de Braida ». NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO (cfr. tav. I n. 2) 1) Car-tul(a) est do(nacionis) Mar-ti-nus et Bo-ni-zo Jo-(han)-ne9 An-dr-e-as 2) Mar-ti-nus ...................................... ci ................... ni ................... 3) ber-tus a ................................................. ri ...................................... 4) .............................................................................................................. 5) .......................................................... rit a-ri ..................................... 6) ............................................................................................................... 7) .................................. a .......... rit ui-a quar-to Kalendas ma-di-as in-di-ci-o-ne 8) ter-ci-a de-ci-ma [im-pe-ri] 1 se-cun-do no-ta-ri-us Sil-ue-ra-dus 9) ............................................................................................................. TESTO SUL DIRITTO In nomine domini Dei et salvatori nostri Jesu Christi. Enricu9 gratia Dei impera|tor augustus, anno imperii eius Deo propicio ic in Italia secundo, mense | aprilis, indie (ione) tercia decima. Mo- 1 Lettura incerta. — 39 — nesterio Sancti Stefani sito foris set pro|pe civitatis Janua, ego Johannes, filius quondam Geme, qui proteso sum ex nac(ione) mea lege vivere romana, ofertor et donator ipsius monesterii, pre sens presentibus dixi quisquis in sanctis | ac venerabili us ocis suis aliquit contulleri rebus iuxta autori voce | in oc secu o tuplun accipiet, insuper, quod melius est, vita posidebit eterjnam, ideoque ego, qui supra Johannes, ofertores et donatole:- , ipsius monesterii dono et | ofero et per presentem cartulam o ersi» ibidem abendum confirmo, oc est pecia | una de terra cum vi et alios arbores fructiferos infra se abente iuris | mea qui po sita est in loco et fundo Vesano, locus ubi dicitur Prato ' al^ Martini, j cui coerit ei da una parte terra heredum quon am a rini notarius et | Johannes iermanis, de alia parte via pu ’ alii(s) duobus partibus | terra ipsius monesterii, sibeque a n coerentes. Que autem suprascripta petia de terra | cum vinea alios arbores fructiferos infra se abente iuris inei | supra irt^U.I^a cum accesione et ingressoras earum seu cum superi j ori ms e ferioribus suis, qual(iter) superius l(egitur) in in(tegrum) a > ac ie in eo|dem monesterio dono et ofero et per presentem cartu am ofersionis ibidem aben|dum confirmo, faciendum exin* e a pre senti die a parte ipsius monesteri|i iure proprietario ^u' quit voluerit sine omni mea et e|redum meorum contrae ic(,on<^' Quidem espondeo atque promito me, ego qui supra | J° ianne una cum meos eredes a parte ipsius monesterii suprascripta petia de terra, qual(iter) superius l(egitur), in in(tegrum) ab omni io mine defensare, que si | defendere non potuerimus aut si a parte predicti moneste]rii exinde aliquit per covis ingenium subtraere quesierimus, | tunc in dubium eadem ofersio in eodem inoneste rio restitu|amus sicut prò tempore fuerit meliorata aut valueri(t) su» esti|mac(ione) in consimile loco. Et nec mihi liceat ullo tempore nolle quod volui, set quod a me semel factum vel conscribtum est iusiu|randum, inviolabiter conservare promito con stipulaci ione) subnixa. | Anc enim cartula ofersionis me painam Albizo notarmi scribendum rogavimus, in qua subter confirmans testibusque ob|tu i roborandum. Actum civitate Ianua, fel(iciter). Signum + manus suprascripto Iohanni qui anc cartulam ofersionis fieri ro|gavi et ei relecta est; Signum + + ++ manibus Restano et Eriberto et Joliannes | seu Bonizo, omnes lege viventes romana testes; Ego, qui supra Albizo, notarius, scriptor uius cartule ofersioj nis, post tradita compievi et dedi. 2 ofertores et donatores: così nel testo. 3. 1016 agosto Ofiza del fu Aggine dona al monastero di S. Stefano un terreno pastinato sito in Rivarolo, in località detta Torbella. Originale in A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Stefano. 1508/1. Copia in B. Poch cit., f. 140 r.; e F. Ansaldo cit., doc. 98. Edizione in L. T. Belgrano cit., doc. LXVII. Osservazioni : sul dorso della pergamena, oltre alla notizia dorsale, si legge di mano del secolo XI: « chartula que fecit Afiza de Naturba; di mani diverse del secolo XII: «de Rivariole » e « cartula de Tanaturbella »; di mano del secolo XIII : « Riparolii ». La notizia segna esattamente « indicione quartadecima » mentre la carta fa erroneamente riferimento alla « tertia-decima ». NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO (cfr. tav. II n. 3) 1) Tes-tes O-pi-zo Ber-ar-dus Bro-nin-gus ....................... ................... 2) sun-t por .......................................... pa-.................................[ste] 1 3) Mo-ne-ste-ri-o Sa-n(c)-ti Ste-fa-ni men-se a-gu-stus 4) et in-di-ci-o-ne quar-ta de-ci-ma [in-pe-ri] 1 ter-ci-o. TESTO SUL DIRITTO + In nomine domini Dei et salvatori nostri Ihesu Christi. Egin-rieus gra|tia Dei inperator augustus, anno imperii eius, Deo pro-pieio, tercio, mense augustus, indicione tercia decima 2. Moneste-rio Sajncti Stefani Christi mar|tiris, qui esse constructa non multum longie ac civitate Ianua, set prope iusta vi|a publica, ego Ofiza, filia quondam Aggine, qui protesa sum ex nacione mea lege vijvere romana, quisquis in sanctis ac in venerabilibus locis et suis aliquit conjtulerit rebus iusta octori vocem in oc seculo centuplum accipiat, insuper cot mejlius vitam posidebit eterna, ideo ego, que supra Ofiza, ofertor et donator ip|sius monesterii, in (su)si-dium abbatum vel monacborum dono, offero et per presentem car|(tulam) offersionis ibidem abendum confirmo, oc est pasteno uno et rebus iuris mei, | quam abere viso sum in loco et fundo Rivariole, locus ubi dicitur Tanaturbella, | et est ipsa pasteno et 1 Lettura incerta. 2 Lacerazione nella pergamena. — 41 — rebus per mensura iusta super totum in | circuitu perticas | sexsa-ginta a perticas de pedex duodecim a pedex domni Liuprandi rex; | cui coerit ei da una parte terra Iohanni, de alia parte pre-dicto fosato qui dijcitur Tanaturbella, de tercia parte terra An-nani, sibeque ali sunt coerentes. Qui autem | suprascripto pasteno et rebus iuris mei supradicta una cum accesione et ingreso suo seu | cum superioribus et inferioribus suis, et qual(iter) supra mensura et coerencias l(egitur), in in(tegrum) | ab ac die in eodem inonesterio dono et offero et per presentem car(tulam) offersionis3 ibi|dem abendum confirmo in susidium abbatum vel monachorum, qui in eodem mone|sterio ordinatis fuerit et cotidie ibidem Deo de-servierint, eo vero ordine si | evenerit abbas aut pontifes vel qualibet potestas, qui predicto pasteno et | rebus in potestatem de propinquioribus parentibus meis, qui at illum die propinqui|or aparuerit quamdiu venerit (quandiu venerit) illas potestas, que predietis re|bus in eodem monesterio reverterit, ut facias Pre" dictis abbas vel monachos j de frugnes et reditum que de ipsis 4 rebus esierit, quicquit voluerit per reme|dium anime mee sine omni mea et eredum meorum contradic (ione). Quide et spondeo atque promito me ego qui supra Ofiza, una cum meos er(ed)ex a parte ipsius monesterio predicto | pasteno et rebus, qualiter superius l(egitur), in in(tegrum) ab omni omine defensare. Que sic e en ere non (po)tuerimus, aut si a parte ipsius monesterii exin-e a iquit per covis inie|nium subtraere quexierimus, tue in du-3 um eadem offersio in eodem monesteri|o restituamus sicut pro tempore fuerit melioratis aut valuerit sub estimazione in consi-mi e oco. Et nec mihi liceat ullo tempore nolle quod voluit, se [ quo a me semel factum vel conscriptum est sub iusiurandum, invio a iil( iter) conservare promito 5 con stipulac(ione) subnixa. Ac enim car(tula) offersionis me pa|ginam Bernodus notarius tradidit et seri iere rogavit, inqua subter confirmans testibusque optul*1 io orane am. Actum in civ(ita)te Janua, feliciter. Signum + manus suprascripta Ofiza, que ac car(tula) offersionis fieri rogavit et ei relecta est; Signum + — + manibus Opizoni et Broningus et Berardus omnes lege | viventes romana testes6; (S.T.) Ego qui supra Bernodus notarius scriptor uius car(tu-le) offersionis postradita complevi et dedi. offersionis : la prima o è corretta su d. 4 Segue, depennato: cas. 5 promito : la i è corretta su una o. 6 Segue spazio bianco per altre sottoscrizioni. — 42 — 4. 1019 Maggio Martino del fu Alberto ed Oza, coniugi, donano al monastero di S. Stefano una vigna ed un prato posti nella valle del Bisagno, nei pressi del fossato detto « Aqualonga ». Originale in A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Stefano, 1508/1. Copia in B. Poch cit., f. 150 r. ; e F. Ansaldo cit., doc. 112. Edizione in L. T. Belgrano cit., doc. IXVili. Osservazioni : sul dorso della pergamena, oltre alla notiza dorsale, si leggono le seguenti parole di mani diverse del secolo XIII: «de Aqualonga in Bi-sane » e « de Braida Bissani ». NOTE TACHIGBAFICHE SUL DORSO (cfr. tav. II n. 5) 1) .......................... Mar-ti-nus A-da-m Mar-ti-nus Ui-uen-ci-us 2) Mar-ti-nus et O-za ............................. Sa-n(c)-ti Ste-fa-ni 3) de re-bus .......................... men-su-ra et co-e-ren-ci-a men-se 4) ma-di-us in-di-ci-o-ne se-cun-da. TESTO SUL DIRITTO ( S.T.) In nomine Domini Dei et salvatori nostri Iesu Christi. Eginri eus 1 gratia Dei imperator augustus, | anno imperii eius Deo propieio in Italia sexto, mense madius, indic(ione) secunda. Mo| nesterio Sancti Stefani Christi martiris sito foris set prope civitate Ianua, nos Martinus, filius | quondam Alberti, et Oza, iugalibus, qui profesi sumus nos iugales ambo ex nac(ione) nostra lege vi-ve[re romana, offertor et offertris vestris, presens presentibus diximus quisquis in sanctis ac in venerabili|bus locis et suis aliquit contullerit rebus iusta auctori vocen in oc seculo centuplum | ac-cipiad, insuper quod melius est, vitam possidebit eternam , et ideo nos, qui supra iugalibus, | offertorex et donatores ipsius mo-nesterii, donamus, offerimus et per presentem car(tulam) offersionis in susidium abbatum vel monachorum, qui in eodem monesterio ordinati fuerint | et cotidie ibidem Deo deservierint, usu et suntu quod voluerint ibidem abendum | confirmamus, oc sunt pe- 1 Lacerazione nella pergamena. — 43 — cia una de vites et pecia una de prato cuin | area ubi estant iuris nostris (iuris nostris) iugalibus, quam abere visi sumus in Valle | \ esano, prope fosato qui dicitur Aqualonga. Et est prima pecia de terra cum | vites infra se aliente per mensura iusta in circuitu super totum perticas sexaginta ; | secunda pecia de prato est per mensura iusta in circuitu super totum perticas novem, | a pertica de pedex duodecim a pedex domni Liuprandi rex. Coerit a prima pe|cia de vites da una parte terra Wilielmi, de alia parte terra ^ alterii, de | tercia parte via publica; secunda pecia de prato, cui coerit ei da una parte | terra que fuit quondam Bernodi presbitero, de alia parte terra de heredex quondam Miesi, de ter|cia parte terra de heredex quondam Otberti viceconmes, sibeque alii sunt ab omnia j coerentes. Que autem suprascriptas pecias de prato et ian dicta pecia de vites cum area | in qua estant supradictas una cum accesione et ingresoras earum seu cum su|perioribus et inferioribus earum rerum et qual(iter) superius l(egitur), in integrum) ah ac die in eodem | monesterio donamus, offerimus et per presentem car(tulam) offersionis ibidem abendo | confirmamus, aciendo exinde a presenti die eo vero ordine, si evenerit pon|tifes aut a bas seu qualibet potestas qui predictis rebus de eodem monesterio j tullerit aut si in altera parte per scriptione emiserit, tunc 'o umus ut I veniant predictis rebus in potestate nostra vel e propinquioribus parenti|bus nostris, qui ad illum die propinquior aparuerit, quandiu veniad illas po|testas qui predictis rebus in eodem monesterio revertat; et facias abbas | vel monachos illos, qui pro tempore in eodem monesterio ordinati fuerint, de fruges | et re itum vel censum, que de ipsis rebus anni singolis exierit, usu et suntu quicquit | voluerint sine omni nostra vel heredum nostrorum contradic (ione). Quidem expondimus | adque promitimus nos, qui supra iugalibus. una cum nostris heredibus a parte ipsius mo-nejsterii suprascriptis pecia de vite et predirla pecia de prato cum area u u estant, qual(iter) superius I mensura et coereneias lfegi-tur), in m(tegrum) ab omni omine defensare, quod, sit defendere non | potuerimus aut si a parte predicti monesterii exinde aliquit C0V1? &e!nium suptraere quesierimus, tunc in dubium eadem otlersio in eodem monesterio } restituamus sicut pro tempore fuerint me ioratis aut valuerint sub extimaeio|ne in consimiles loco. nec no is, qui supra iugalibus, licead ullo tempore nolle quod vo uimus, set quod ad nobis semel factum vel conscriptum est sub lusiurandum in vi |olabiliter conservare promitimus con stipula-cione subnixa. Autum 2 civitate Ianua. feliciter. 2 Autum: così nel testo. — 44 — Signum + manibus suprascriptorum Martini et Oza iugalibus qui anc car(tulam) offersionis fieri | rogaverunt; et ipse Martinus eidem conius sua ab omnia suprascripta consensi ut supra3; Signum + + + + + manibus Martini et Uiuencii et Iohanni et item Mar|tini et Adam, omnes lege viventes romana testis; (S.T.) Ego Silveradus notarius, scriptor (hu)huius car(tule) offersionis, postradita conpievi et dedi. 5. 1036 ottobre 7 Andrea, prete, vende a Dodone un terreno sito in Tortona, nel luogo detto S. Sisto. Originale in A.S.G., Archivio Segreto, Paesi, n. 363/XXIII. Edizione in A. Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, in B.S.S.S., LI, Pinerolo, 1901, doc. XII; efr. anche L. Schiaparelli, Tachigrafia sillabica nelle carte italiane, in Bullettino dell Istituto Storico Italiano n. 33, Roma 1913, p. 37 e sgg. Osservazioni: Il Ferretto assegna alla «charta» la data 1040, avendo letto anno imperii (Deo propicio) quatuor decimo» ma 1 indizione quinta corrisponde al 1036. La « charta » non risulta rogata in Genova ma a Tortona. NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO (cfr. tav. II n. 4) 1) Cum-ra-dus in-pe-ra-tor de-ci-mo, se-ti-mo di-e men-sis o-c-tu-ber, in-di-ci-o-ne quin-ta. 2) Con-sta-t me An-dr-e-as pr(esbi)-ter fi(li)-us con(dam) i-tem An-dr-e-i Lan-go-bar-do a-c-ce-pi a-t te Do-do fi(li)-us con(dam) i-tem Do-do (nis). 3) so-li-dos ui-gin-ti qua-tu-or, pe-ci-a u-na de ter-ra pro-pe San-to Sis-to, per-ti-cas sex ..... 4) Co-e-ri-t e-i: de du-a-bus ui-a, de ter-ci-a in me-a re-ser-uo, de quar-ta Uual-fr-e-di. Tes-tes Ro-ina-ni: Lam-ber-ti 5) et Al-be-ri-ci se-u A-dam-mi. Tes-tes: A-del-ber-ti et Pe-tr-i se-u Uual-per-ti. 3 supra : in sottolinea. — 45 — TESTO SUL DIRITTO (S.T.) In nomine Dei et salvatoris nostri Jhesu Christi. Cumra-dus gratia Dei imperator augustus anno | imperii ( eius Deo propici0) ..... decimo, septimo die mensis octuber, indicione quinta. Con- stad me Andreas presbiter | quondam itera Andrei qui professo sum ex nacione mea lege vivere langobardorum, accepissem sicuti et in pre|(sencia) testium accepi ad te Dodo filio quondam item Dodoni argentum denarios bonos solidos vig(inti)1 j finitum precium pro pecia una de terra arabile iuris mei quam abbere visso sum in Ca|(stro veteri) Terdona, prope loco qui dicitur Sancto Sisto et est per mensura iusta perticas iugealis sex; eoherit ei | (da una) parte terra mea cui supra Andrei presbitero quod in mea reservo potestate de alia terra 1 et da reliquas duabus partibus pergit vias sibique alii sunt coerentes; que autem supraseripta | pecia ( de) terra iuris mei supradicta una cum accessione et ingresso suo seu cum superioribus et infe|(rioribus) suis et sicut supra mensura et coerencias l(egitur) in in(tegrum), ab ac die tibi cui supra Dodoni pro suprascripto precio venjdo, trado et mancipo nulli alii vendita, donata, alienata, opnusiata vel tradita (nisi) | tibi et facias exinde a presenti die tu et eredibus tuis aut cui tu dederis iure proprie[ (tario) nomine quidquid volueritis sine omni mea et eredum meorum contradictione; quidem | spondeo et promito me ego qui supra Andreas presbiter meique eredes tibi cui supra Dodo tuisque eredibus | aut cui tu dederis predicta pecia de terra qualiter supra legitur) in in(tegrum) ad omni omine de|fensare, quod si defendere non potuerimus aut si vobis exinde aliquid per covis genium | (sub)trahere quexierimus, tunc in dubium iamdicta pecia de terra vobis restituamus | sicut pro tempore fuerit meliorata aut valuerit sub estimacione | in consimile loco et pro onore sacerdotii mei nee mihi licead(d) ullo tempore | nolle quod voluit sed quod a(d) me semel factum vel conscriptum est tibi inviolabiliter | conservare promito con stipulatone sunnisxa ; et nichil mihi ex ip|sum precium aliquid redebere disi. Actum civitate Terdona feliciter. + Ego Andreas presbiter in aac cart(ula) vendicionis a me fac|ta subscripsi et suprascripto precio accepi ; Signum + + + manibus Lanberti et Alberici Addanni lege j viventes romana testes; Signum + + manibus Addelberti et Petri testes; (S.T.) Ego Bouo notarius et iudex Sacri Palacii scriptor hujius cartule vendicionis post(t)radita complevi et dedi. 1 Guasto irreparabile. — 46 — 6. 1065 agosto 28 Adalberto, prevosto della Chiesa di Tortona, e Guido, figli del defunto Marchese Oberto, con Beatrice, vedova di Oberto, altro fratello, donano al monastero di S. Siro due proprietà site nel luogo detto « Tramontana ». Originale in A.S.G., Archivio Segreto, Monastero di S. Siro, 1525/1. Copie in B. Poch cit., II, c. 209 r.; F. Ansaldo cit., doc. 202. Edizione in H.P.M., Chartarum, I, Torino, 1853, col. 613; A. Ferretto cit., doc. XVII; per la trascrizione delle note tachigrafiche cfr. anche G. Costamagna, La più recente notizia dorsale in note tachigrafiche : 1065, in Bollettino Ligustico, II, 1950. Osservazioni : nel 1065 correva la terza indizione, non la quinta come denunziato nella « charta », l'indizione stessa non è più leggibile nella notizia dor sale in note tachigrafiche. Sul dorso della pergamena, di mano del secolo XII, leggesi « de Tramontana ». NOTE TACHIGRAFICHE SUL DORSO (cfr. tav. Ili n. 6) 1) ......................... to ea-len-das se-tem-ber in-di-ci-o-ne ................... 2) mo-ne-ste-ri-o San-ti Si-ri nos A-del-ber-tus pre-po-xi-tus et Ui-do mar-hi-o ier-ma-nis fi-li-i con(dam) 3) O-ber-ti mar-hi-o sa-li-ci Be-a-tri-ce 4) car-(ta) est o-fer-sio-nis por-ci-o-ne de ma-sa-ri-ci-as cum o(m)-ni-bus re-bus at ip-sas 5) ma-sa-ri-ci-as et sunt re(c)-ti et la-bo-ra-ti ip-(si) Ber-nar-dus et Be-ne-di (c)-tus 6) sun-t su-per to-tum iu-ge-ras du-as et si am-pl-i-us 7) pe-na o-ri o-ti-mi un-ci-as XX pon-de-ras XXXX 8) tes-(tes) sa-li-ci Ma-in-fr-e-di et Ro-mo-li se-u Ua-sa-lo-ni 9) tes-(tes) Gi-rar-di et Ber-nar-di se-u Mar-ti-ni se-u Cri-(stiani). TESTO SUL DIRITTO (S.T.) Anni ab incarnac(ione) Domini nostri Jesu Christi mil-leximo sexageximo quinto, | quarto calendas setember, indic(ione) quinta, Monesterii Sancti Siri foris et prope civitate | Jenua. os Adelbertus prepoxitus Sancte Tertonensis Ecclesia et Uuido mar io — 47 — iermanis filii bone | memorie Oberti itemque marhio seu Beatrice, filia Olrici et relieta quondam item Oberti iermano | prefatorum Adelberti prepoxitus et Uuidoni, qui professi sumus omnes ex na-cione nostra lege vivere salilia, aufertoris et aufertris, donatoris et donatris ipsius monesterio, presens presentibus disimus quisquis in sanctis ac venera|bilibus locis et suis aliquit contullerit rebus iusta auctoris voce in oc secido centuplum acipiacipi|as (sic) insuper et quod melius est vitam posidebit eterna ; ideoque nos quem supra iermanis seu Beatrice donamus | et auferimus a presenti die prò anima suprascripto quondam Oberti iermano et iugale nostro et prò simil(iter) anima nostra mercede | id est nostram porcionem de masarieias duas cuin omnibus rebus ad ipsas masaricias pertinentibus iuris nostris quas abere | visi sumus in loco et fundo Tramontana et est ipsam porcionem de ian dictas masaricias cum omnibus | rebus ad ipsas masaricias pertinentibus per mensura iusta iugeras duas et si amplius de predicta porcio|ne de supra-scriptas masaricias iuris nostris in eodem loco ut supra l(egitur) inventum fuerit, qua ut supra mensura l(egitur) per ac car(tulam) aufersionis suprascripto monesterio1 potestatem proprietario iun et sunt ipsas masaricias rectas | et laboratas per Benedictus et Ber-nardus masarii liberi omini in in(tegrum). Que autem suprascripta nostra por|cione de predictas masaricias dua cum omnibus rebus ad ipsas masaricias pertinentibus iuris nostris supradictas | una cum acessionibus et ingressoras earum seu superioribus et inferioribus earum, qualiter supra l(egitur) in in(tegruin), | ab ac die in eodem monesterio Sancti Siri donamus et auferimus per presen-tem car(tulam) aufersionis ibidem | abenclum confirmamus. Insuper per cultellum, fistucum notatum, uuantonem et uuasonem terre seu ramum ar|boris et pars ipsius monesterio legitimam facimus tradic(ionem) et vestitura et nos exinde foris expullimus |, uuarpivimus et asentem fecimus et a pars ipsius monesterio proprietate abendum relinquimus et facias | exinde par(s) ipsius monesterio aut cui pars ipsius monesterio dederit proprietario nomine quitquit vo|luerit sine omni nostra et eredum ac proeredum-que nostrorum contradic( ione) vel repeticione. Si quis vero, | quod futurum esse non credimus, si nos ipsi iermanis et Beatrice quod apsimus aut ullus de eredibus | ac proeredibus nostris seu quisli' bet opoxita persona contra ac car(tulam) aufersionis ire quandoque | tentaverimus aut eam per covis inienium infraniere quexie-rimus tunc inferamus ad illam partem con|tra quem exinde litem intullerimus multa quod est pena auri optimi uncias viginti arien-ti | ponderas quadraginta et quod repecierimus et vindicare non 1 Corroso. valeamus set presens ac car(tula) aufersionis diuturnis temporibus firma permanea(t) atque persistad inconvulsa con stipulae (ione) subnixa | et ad nos quem supra Adalbertus prepoxitus et Uuido iermanis seu Beatrice nostrisque eredibus ac proere|dibus pars ipsius monesterio aut cui pars ipsius monesterio dederit suprascripta aufersio qual(iter) supra l(egitur) in in(tegrum) ab omni omine | defensare, quod si defendere non potuerimus aut si vobis exinde alieuit per covis ingenium subtra|ere quexierimus tunc in dubium eadem aufersio ut supra l(egitur) par(s) ipsius monesterio restituamus sicut pro tem|pore fuerit meliorata aut valuerit sub estimac(ione) in consimile loco et nec nobis lice(t) | aud ullo tempore nolle quod voluimus sed quod a nobis semel factum vel conscriptum est sub ius|iurandum inviolabil(iter) conservare promitimus 2 et bergainena cum actrementario de terra elevavimus paginam Otdoni notarii et iudex Sacri Palacii tradidi et scribere rogavi in qua subter confirmans | testibusque optulli roborandum. Actum in castro Seciai feliciter. + Ego Albertus scripsi; Signum + manus suprascripta Beatrice qui ac car(tula) au er-sionis fieri rogavi ut supra ; Signum + man ibus Mainfredi et Romoli seu Uuasaloni legem viventes saliha testes; Signum + manibus Girardi et Bernardi seu Martini atque Cristiani testes; -di •• (S.T.) Ego qui supra Otdo notarius et iudex Sacri a acu scriptor uius car(tule) aufersionis postradita complevi et de i. a Spazio bianco nel testo. • 1 GIOVANNA PEZZI CODICI DEI SECOLI XII- XIV NELLE BIBLIOTECHE GENOVESI INTRODUZIONE Sebbene nelle biblioteche di Genova si conservino moltissimi manoscritti, mancano per ora cataloghi completi che possano facilitarne la ricerca allo studioso. Ve ne sono alcuni in preparazione: alla Bibl. Universitaria per opera del dott. Tamburini, alla Bibl. Berio, per opera del dott. Marchini. Alla Bibl. Franzoniana esiste un vecchio catalogo ; mentre fino a poco tempo fa questa biblioteca si trovava in stato di completo disordine, tra non molto, dopo il cambiamento di sede e la lunga opera di sistemazione dovuta al P. Don Martini, essa sarà di nuovo aperta al pubblico e in completa efficienza. Il materiale manoscritto della Franzoniana, di per sè piuttosto scarso, è stato arricchito notevolmente dal fondo delle Missioni Urbane, che comprende molti codici manoscritti, alcuni di altissimo valore artistico. Alla Biblioteca delle Belle Arti esiste un catalogo chiaro e di buona consultazione. Le miniature dei codici della Bibl. Universitaria sono state oggetto di studio da parte della dott. Lagomarsino, in un interessante lavoro ancora non pubblicato, ma reperibile in copie dattilo-scritte all’università e nella Biblioteca delle Belle Arti. Sono rimaste chiuse alla nostra consultazione, la Bibl. privata Durazzo e la Biblioteca del convento benedettino di S. Nicolò al Boschetto. Facciamo presente, per una ulteriore ricerca indirizzata prevalentemente sullo studio delle miniature, che esistono alPArchivio Capitolare di S. Lorenzo ventun corali membranacei, la cui antichità va dal sec. XV per alcuni, fino al sec. XVIII per la maggior parte. Sono tutti di grande formato (mm. 650 x 450 circa), ad eccezione di tre, che hanno le misure degli « in folio » ; ciascuno conta circa duecento carte. — 53 — I caratteri gotici della scrittura sono molto grandi e spaziosi, tipici dei libri di chiesa ad uso corale di grandi comunità, con notazioni musicali su quattro righi che occupano completamente tutte le pagine. Sono frequenti, e di notevole interesse artistico, le miniature di grande formato (mm. 200 X 200 circa), soprattutto nella prima carta: alcune rappresentanti scene bibliche, altre motivi ornamen tali vari. Una nota interessante è data dalle lettere iniziali ad in chiostro bicolore, rosso e bleu, le quali presentano fregi filiformi, qualcuno stendentesi lungo i margini, di notevole somiglianza con quelle dei Messali e dei Corali di più piccolo formato. II convento della Visitazione (dell’ordine dei Francescani) pos siede sessanta manoscritti, tra corali e antifonari, quasi lut in pergamena. Di questi, diciannove sono di grande formato (mm. 700 X 500 circa); gli altri, di formato più piccolo (mm. 500 X 350 circa). Sono assegnabili in massima parte ai secc. XV , XVIII e seguenti: non è escluso però che ve ne sia qualcuno maggiore antichità. Alcuni sono arricchiti di preziose miniature, molti portano il nome dello scriba. Abbiamo pensato di far cosa utile allo studioso dando, alla fine di questo lavoro, la descrizione di tre manoscritti, finora sco nosciuti, rinvenuti presso l’archivio dei Padri dell'Ordine dei Gap puccini (oratorio di Santa Caterina da Genova), sebbene solo il primo (un Breviario), sia del sec. XIV. Uno di essi presenta notevoli miniature. BIBLIOTECA UNIVERSITARIA Ms. E Vili 19 Membr. ; sec. XII; mm. 272 X 180 (la prima carta minore delle altre, in lunghezza, di cm. 2); cc. 11 + 70 + 1 in: 1 quat. (aumentato all’inizio, in epoca posteriore, di 2 carte pergamenacee, al posto delle prime) + 8 quat. (privo l’ultimo dell’ultima carta). Bianche le 2 prime carte e l’ultima. Parole di richiamo alla fine dei fascicoli ; non corrispondono a c. 31 b forse per lacuna di 1 fascicolo. Doppia cartulazione, moderna, ad inchiostro e a matita. Rigatura a punta ; 11. 42-43 su una colonna ; di quelle rimangono i fori laterali. Scrittura del testo: carolina dell’ultimo periodo, di transizione con la gotica. Scrittura delle parti aggiunte (c. 64 b - 67 a): minuscola notarile. Note laterali indicative, in scrittura del testo ; di commento, in minuscola notarile. Titoli (anche posti sul margine), segni paragrafali, rubricati ; lettera ornata con fregi ad inchiostro rosso, di tipo carolino, a c. 32 b, 44 a ; lettere ornate con fregi filiformi rossi a c. 58 a, 63 b. Legatura moderna. L’umidità ha reso quasi illeggibili le prime 7 carte ; ha deteriorato le altre 8 nel margine superiore. Rappezzatura delle medesime con listelli di pergamena ; a c. 1 a non leggibile, per abrasione, la nota di mano più tarda e in inchiostro rosso, che forse indicava possesso ; percepibile a stento la data : millesimo ducentesimo octuagesimo . . . incarnationis. 1) Cicero, De Inventione. Il primo periodo leggibile di questo ms. comincia all’ottava linea dal basso della prima carta e corrisponde nel testo all’inizio — 55 — circa del cap. VII del I libro del De inventione rhetorica di Cicerone: partes autem hae, quas plerique dixerunt. . . Expl. c. 32 b: ... que restant in reliquis dicemus. 2) Cicero, De rhetorica ad Herennium. Inc. c. 32 b: M. T. Ciceronis ad He\rennium liber I incipit \ Etsi ne gotiis familiaribus impediti vix satis ... Expl. c. 63 b: ... praeceptionis diligentia conseque\mur orationis. M. T. C. ad Herennium lib. VI (sic) explicit. Le cc. 63 b - 64 a contengono probabilmente un commento testo : Inc. c. 63 b: Si tamen agentis persone . . . Expl. c.64 a: ... quod ait aut pro re hominem. La c. 64b contiene sentenze parzialmente leggibili. Inc.. ira cundia est inimica... Expl.: ...in libro commenti rethoricorum. Le cc. 65 - 67 sono state aggiunte in epoca posteriore, sono scrittura minuscola notarile e contengono, probabilmente anch esse, un commento al testo; si presentano molto deteriorate e illeggi i i in più parti per l’umidità. C. 65 a (14 a riga): tam incredibilis Expl. c. 67 a: ... nec rerum iudicia confundar unoque. Ms. D X 2 Membr.; sec. XII ex.; XIII in.; mm. 510 X 340; cc. II (cart.) + 174 + II (cart.); fase.: 2 quat. + 2 quint. + 6 quat. + 1 quint. + 10 quat. Il fatto che i due quinterni (terzo e quarto fasci colo) siano in scrittura gotica e le parole di richiamo della fine del secondo di questi non corrispondano al testo del fascicolo seguente, fa pensare a probabili lacune tra c. 16 e c. 36 e a un successivo inserimento dei due quinterni. Anche a c. 76 b, altra probabile lacuna , il testo infatti non seguita nel fascicolo successivo. Numerazione a caratteri romani, in molte carte portata via completamente, in altre parzialmente, dalla raffilatura dei margini ; numerazione recente, per decine, a matita. Parole di richiamo a c. 36 b (non corrispondono al testo del fascicolo seguente), 76 b, 150 b, 158 b, 166 b; IL 50; 47, 48, 49 nelle cc. 17 a - 36 b su 2 colonne; rigatura, quadrata a piombo. Scrittura carolina dell’ultimo periodo, dovuta probabilmente a più mani, da c. 1 d a 16 b ; da c. 37 a fino alla fine ; scrittura gotica — 56 — incipiente da c. 17 a a c. 36 b, con variazione di mano a c. 27 a. Rare note marginali e correzioni di scribi in periodo posteriore. A c. 1 a iniziale P miniata, di mm. 245 X 95 con fregi rossi e neri; nell’occhiello, in oro, è scritta circolarmente la parola Sermo. A c. 47 a altra iniziale P miniata similarmente alla prima, di mm. 185 X 75; nell’occhiello la parola Salmi. Lettere iniziali in rosso con fregi geometrici azzurri, titoli rubricati, occhiello delle maiuscole in giallo oro. Legatura del sec. XVIII, in pelle marmorizzata con incordature e fregi in oro sul bordo. Rare tracce di umidità. A c. 174 b, sul margine inferiore, nota di possesso in scrittura notarile trecentesca: Iste liber est monasterii Sancte Marie de Monte Oliveto de Neapoli, quem emi ego frater ...1 Florentie, cum duobus aliis voluminibus istius formae, per Dominum [?]• Questo codice fece parte del fondo Gaslini. SS. Patrum, Sermones et homiliae. 1) cc. 1 a - 1 b. Dominica prima de adventu | Domini. Sermo s. Ambrosii | episcopi. Inc.: Pro\pitia \ divinitate, fratres karissimi . . . Expl.: ...prestante domino nostro Ihesu Christo, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et regnat in secula seculorum, amen. 2) cc. 1 b - 3 a. Sermo s. Augustini episcopi. Inc.: Turtura matrix heremi . . . Expl.: ...honor et gloria et potestas per immortalia secula secur lorum, amen. 3) cc. 3 b - 5 a. Lectio s. Evangelii secundum Lucam... Omelia s. Remigii. Inc.: Nomine quoque orientis . .. Expl.: . . . scire Dei est approbare. 4) cc. 5 a - 6 a. Dominica II de adventu. Sermo s. Augustini contra Iudeos. Inc.: Veni, Domine Ihesu Christe... Expl.: .. . tamen orationibus pascat. 1 Segue nome abraso. 5) cc. 6 a - 6 b. Serrilo s. Ambrosii episcopi. Inc.: Hoc tempus, karissimi . .. Expl.: ...letari spiritualiter mereantur. Ipso prestante... 6) cc. 6 b - 8 a. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . - Omelia Gregorii pape. Inc.: Redemptor noster, fratres karissimi . . . Expl. : . . . illius timendo pervenitis. 7) cc. 8 a - 10 a. Dominica III. Epistula s. Leonis pape ad Flavianum contra Eutice de adventu Domini. Inc.: Dilectissimo fratri Flaviano . . . Expl.: . . . sensus sui pravitate salvetur. 8) cc. 10 a - 11 b. Lectura s. Evangelii secundum Matheum . . • Omelia beati Gregorii pape habita ad populum in basilica Sanctorum Marcellini et Petri. Inc.: Querendum nobis est... Expl.: . . . cum Iohanne valeatis. 9) cc. 11 b - 13 b. Feria ////. Lectio s. Evangelii secundum Lucam. Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Exordium nostre redemptionis... .....descendere dignatus est Ihesus Christus, dominus noster. Qui vivit. . . 10) cc. 13b-16b. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Lectio quam audivimus ... Expl.....solemnia purioribus (interrotto). 11) cc. 17 a - 18 a. In dominica III de adventu. Lectio s. Evan-gelu secundum Iohannem . . . Omelia beati Gregorii pape de eadem lectione. Inc. : Est huius nobis lectionis . .. Expl.: ... humilitate valeatis. 12) cc. 18 b - 20 a. In vigilia nativitatis Domini. Lectio s. Evan-gehi secundum Matheum. . . Omelia Bede presbiteri. Inc.: Nativitatem Domini et Salvatoris nostri... Expl.; . .. dare dignetur eternum. Ihesus Christe . . . 13) cc. 20 - 22 a. Dominica prima prae Epyphania. Lectio s. Evangelii secundum Lucam. | Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Aperta nobis est, fratres karissimi... Expl.; ...sit laus et gratiarum actio in omnia secula . . . — 58 — 14) cc. 22 a - 24 a. In octava Epyphanie. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Lectio s. Evangelii, quam modo fratres audivimus . . . Expl.: . . . que dedit Ihesus Christus, dominus noster . . . 15) cc. 24a-26a. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia Rabani episcopi. Inc.: Introitu Evangelii ita habetur . .. Expl.: . .. solidali sunt in fide Christi. Cui est. . . 16) cc. 26 a - 28 a. Dominica III prae Epyphania. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . .. Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Superior sermo evangelicus . . . Expl.: . .. premia accipienda perducat Dominus Ihesus Christus. Qui vivit. . . 17) cc. 28 a - 29 a. Dominica IUI prae Epyphania. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . .. Omelia Rabani episcopi. Inc.: Postquam Dominus ac Salvator noster . . . Expl. : . . . Ipso adiuvante qui vivit . . . 18) cc. 29 a- 30 a. Dominica V prae Epyphania. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Beatus Matheus qui hoc scribit . . . Expl. : ... et levius iugo legis. 19) cc. 30 a ' 31 b. Dominica in LXX a. Lectio secundum Matheum . . . Omelia beati Gregorii pape. Inc.: In explanatione sua . . . Expl.: ...divine misericordie divitias ignorat. 20) cc. 31 b - 32 a. Dominica LX a. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia beati Gregorii pape. Inc.: Lectio s. Evangelii quam modo fratres kaii.ssimi audistis . . . Expl.: . . . ignis tribulationis purgat. 21) cc. 32 a - 33 b. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia s. Gregorii pape. Inc.: Redemptor noster previdens .. . Expl.: ... ut vidit dedit laudem Deo. 22) cc. 33 b - 35 a. In nativitate s. Iohannis Baptiste. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Non solum in scripturis . .. Expl.: . . . Quia de potestate diaboli liberavit. — 59 — 23) cc. 35 a - 36 b. In nativitate s. Petri. Lectio s. Evangelii secundum Matheum ... Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Conditor atque plasmator... Expl.: ... a fide vera retrahere. Si ... (interrotto). 24) c. 37 a. Salmi. Inc.: Primo tempore alleviata est terra Zabulon . . . Expl. : . .. ad me et salvi eritis. 25) c. 37 a. Lectio Esaye prophete. Inc.: Consolamini consolamini populus meus . . . Expl.: ... Hec dicit Dominus converum. 26) cc. 37 a - 37 b. Lectio Esaye prophete. Inc. : Consurge consurge . . . Expl.: .. . salutare Domini nostri. Hec dicit. 27) cc. 37 b - 39 a. Sermo Leonis pape. Inc. Exultemus in Domino . .. Expl.: ... in. sua maiestate regnante. Qui cum Patre . • • 28) cc. 39 a - 40 a. Sermo s. Leonis pape. Inc.: Festivitatis hodierne . . Expl.....apparebitis in gloria. Qui vivit. .. 29) cc. 40 a - 41 b. Sermo s. Leonis pape. Inc.: Sepe ut nostis .. . Expl.; ... Salvos fieri. Qui cum Patre .. . 30) cc. 41b-43a. Sermo s. Augustini contra ludeos de incarnatione Dei. Inc.: Legimus secundum Moysen Expl.; . . . habitavit in nobis. Cui est honor . .. 31) cc. 43 - 44 b. Sermo s. Augustini contra ludeos. Inc.: Vos in quam convenio . .. Expl.: ... querere debeatis. 3_) cc. 44 -46 b. Sermo s. Augustini episcopi. nc.: Castissimum Marie Virginis... Expl.; ...ut pater dicaris Salvatoris. Qui vivit 33) cc. 46 b - 47 a. Unde supra. Sermo s. Augustini. Inc.: Quia gracia vel quibus ... Expl.; .. . Christi indumento vestitur. — 60 — 34) cc. 47 a - 47 b. Unde supra. Lectio s. Evangelii secundum Lucam .. . Omelia beati Gregorii pape. Inc. : Quia largiente Domino ... Expl.: . . . propter te factus est homo. 35) cc. 47 b - 49 a. Lectio s. Evangelii secundum Lucam ... Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc. : Nato in Bethleem ... Expl.: ... ac Dominum Ihesum Christum. Qui vivit. . . 36) cc. 49 a - 53 a. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . .. Omelia s. Augustini episcopi. Inc.: Dominice nativitatis ... Expl. : . . . via veritas et vita. 37) cc. 53 a - 53 b. Nativitas s. Stephani protomartiris. Sermo s. Augustini episcopi. Inc.: Inter purpureos martirum choros .. . Expl.: . . . passus est Domino Christo. Qui cum eterno Patre . . . 38) cc. 53 b - 54 a. Sermo s. Augustini episcopi. Inc.: Martyr Stephanus beatus . . . Expl.: . . . propter eum, qui vivit... 39) cc. 54 a - 55 b. Sermo s. Augustini de eiusdem miraculis. Inc.: Ad aquas bilitanas . .. Expl.: . . . fidei testes fuerunt. 40) cc. 55 b - 56 b. Unde supra. Sermo s. Augustini. Inc.: Fratres karissimi, hesterno die . . . Expl.: . . . Domino nostro Ihesu Christo. Qui vivit. . . 41) cc. 56 b - 58 b. Lectio s. Evangelii secundum Matheum .. . Omelia Iheronimi presbiteri. Inc.: S. Evangelii lectio narrat... Expl.: .. . pro vestra salute missum. 42) cc. 58 b - 59 a. In nativitate s. Iohannis apostoli et evan-geliste. Inc.: lohannes apostolus et evangelista ... Expl.: ... ad superiora pulvis ebulliat. 43) cc. 59 a - 60 a. Unde supra. Sermo s. Eusebii episcopi Ce-sariensis. Inc.: Adhuc apud Asiam ... Expl.: .. . resurrectionis ostendens. — 61 — 44) cc. 60 a - 61 b. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem 1. Inc.: In ilio tempore dixit Ihesus Petro: sequere me . . . Expl. : . . . sine fine manet in secula . . . 45) cc. 61 b - 62 b. In nativitate s. Innocentii, sermo s. Augustini. Inc.: Credimus ludeis. .. Expl.: ... gemitus compeditorum. Qui vivis... 46) cc. 62 b - 63 a. Sermo ... 2 Inc.: Christo igitur secundum prophetie fidem . . . Expl.: . .. sed credulitate inveniendus est. Qui vivit . . . 47) cc. 63 a - 64 a. Sermo s. Augustini. Inc.: Hodie, fratres karissimi, natalem . . . Expl. : . . . sub sua protectione perducat. Cui est. .. 48) cc. 64 a - 65 a. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Hunc ergo puerum . . . Expl.: . . . Unigenitus scilicet Dei filius. Cui est. . . 49) cc. 65 a - 66 b. Dominica I post natale (sic) Domini. Lectio s. Evangelii secundum Lucam. Omelia Origenis. Inc.: Si quis superiora Evangelii verba . . . Expl.: . . . quem ipsi Dominum videbunt. 50) cc. 67 a - 68 b. In octava natalis Domini. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia s. Augustini episcopi. Inc.: Sanctam venerandamque presentis . . . Expl.: . . . vite ambulemus. Prestante Domino nostro . . . 51) cc. 68 b - 69 a. In Epyphania Domini. Lectio Esaye prophete. Inc.: Omnes sitientes . . . Expl.: . . . convertimini ad me et salvi eritis. 52) cc. 69 a - 69 b. Lectio Esaye prophete. Inc.: Surge illuminare . . . Expl.: ... et Deus tuus in gloriam tuam. 53) c. 69 b. Lectio 3... Inc.: Gaudens gaudebimus in Domino .. . Expl.: . .. et non derelicta. Ait Dominus omnipotens. 1 Manca l'indicazione dell'omelia o sermone che inizia con le parole: In prohemio huius sancte lectionis. 2 Manca l’indicazione delTautore del sermone. 3 Manca l’indicazione del passo. — 62 — 54) cc. 69 b - 70 a. Sermo s. Leonis pape. Inc.: Celebrato proximo die ... Expl.: .. . parata sunt celestia. Per Christum . .. 55) cc. 70 b - 71 a. Sermo s. Leonis pape. Inc.: Audete in Domino . . . Expl.: . . . mereamur esse consortes. Per Christum . .. 56) cc. 71 a- 72 a. Sermo s. Leonis pape. Inc. : Quamvis scientiam ... Expl.: ... lucis splendeatis. Per Christum dominum nostrum. 57) cc. 72 a - 73 b. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia beati Gregorii pape. Inc. : Sicut in lectione evangelica ... Expl. : . .. malis amaricati redeamus. 58) cc. 73 b - 74 a. In purificatione s. Marie. Sermo s. Fulgentii episcopi. Inc.: Incarnationis divine . . . Expl.: ... in domo Dei semper esse possitis. 59) cc. 74a-75a. Unde supra. Sermo s. Augustini. Inc.: Hodiernus dies magnum nobis... Expl. : ... qui tollit peccata mundi. Qui cum Patre . . . 60) cc. 75a-75b. Lectio s. Evangelii secundum Lucam ... Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Sollemnitatem nobis hodierne celebritatis... Expl. : .. . que longa incarnationis. 61) cc. 76 a - 77 b. Feria ////. Caput ieiunii. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia Origenis. Inc. : Super habundanter et digne . .. Expl.: ... Unde et expectamus Dominum nostrum Ihesum Christum . . . 62) cc. 77 b - 78 a. Feria V. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia s. Severini episcopi. Inc.: Christus in corpore manens ... Expl.: ... nichil perficiunt in ludeis. 63) cc. 79 b - 82 a. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia Origenis. Inc.: Sicut illa alia precepta ... Expl.: . . . eternam mercedem. Qui cum Domino ... — 63 — 64) cc. 82 a - 82 b. Sabbato. Lectio s. Evangelii secundum, Marcum . . . Omelia s. leronimi presbiteri. Inc.: Et dimissa turba ascendit in montem . . . Expl.: . . . in ecclesia prédicat creaturam. 65) cc. 82 b - 83 b. Dominica initium quadragesime. Sermo s. Maximi episcopi. Inc.: Permotos esse vos volo . . . Expl.: . . . vel operibus credite. 66) cc. 83 b - 84 b. Sermo s. Leonis pape. Inc.: Hebreorum quondam populus . . . Expl.: ... reformationis humane. Per Christum... 67 ) cc. 84 b - 85 b. Sermo s. Leonis pape. Inc.: Licet nobis dilectissimi... Expl.: ... habeant innocentes. Per Dominum... 68) cc. 85 b - 86 b. Lectio s. Evangelii secundum Matheum ... Omelia beati Gregorii pape. Inc.: Dubitari a quibus . . . Expl.: . . . competit, relaxamus. 69) cc. 86 b - 87 b. Feria II. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . .. Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Dominus et Salvator noster . . . Expl.: . . . autem in vitam eternam. Per Dominum . . . 70) cc. 87 b - 88 a. Feria III. Lectio s. Evangelii secundum Io-hannem. Omelia s. Augustini episcopi. Inc.: Cum ingressus fuisset in templo . .. Expl.: .,. ipse parare dignetur. Qui vivit. .. 71) cc. 88 a - 88 b - 91 a. Feria Illi. Lectio s. Evangelii secundum Matheum .. . Omelia s. leronimi presbiteri. Inc.: Incredulam ludeorum gentem . .. Expl.; 1 ... ut mereamur salvari. Per eum, qui vivit et regnat . • • 72) cc. 89 a - 90 b. Sabato. Lectio s. Evangelii secundum lohan-nem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Quod lectionem pristinam... Expl.: ...et enim expertus est. 1 II testo segue da c. 88 b a c. 91 a, a cui rimanda 1'annotazione posta alia fine di c. 88 b : verte folia duo. — 64 — 73) cc. 91 a - 92 a. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Io-hannem . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc. : Quia Dominus et Salvator noster . . . Expl.: . . . ipse te introducere dignetur, Ihesus .. . 74) cc. 92 a - 92 b. Sabbato in XII. Lectio1 s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Misericors Dominus et Salvator noster . . . Expl.: . . . surgamus eterna. Prestante . . . 75) cc. 92 b - 97 a. Dominica secunda in quadragesima. Inc.: Senuit autem Ysaac .. . Expl.: ...qui erant in auribus eorum. 76) cc. 97 b - 98 b. Feria V. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: In ea. quarn modo audistis . . . Expl.: . . . voce clamemus. Qui vivit.. . 77) cc. 99 a - 99 b. Feria II. Lectio s. Evangelii secundum Iohan-nem . . . Sermo s. Augustini de eadem lectione. Inc.: Lectio s. Evangelii que precessit. . . Expl.: .. . crastino reddituri. Per Ipsum qui vivit. . . 78) cc. 99 b - 100 b. Feria III. Lectio s. Evangelii secundum Matheum .. . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Mansuetus et pius Dominus . . . Expl.: . . . clementiam preparemus. Prestante ... 79) cc. 100 b-101 a. Feria III. Sermo s. Maximi episcopi. Inc.: Sepe intimatum est auribus . .. Expl.: . . . vetitum gustavit, cecidit. 80) cc. 101 a - 102 a. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . .. Omelia s. Ambrosii episcopi. Inc.: Iam in se scandalum audituris . . . Expl.: . .. humilitatis promereri. 81) cc. 102 a-103 a. Feria V. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Sancti Evangelii, fratres karissimi. .. Expl.: ... memoriam vestram inserere dignetur. Qui vivit... 1 Ripetuto due volte: Lectio. lectio. — 65 — s 82) cc. 103 a-104b. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Matheum. Inc.: Dixit Ihesus discipulis suis parabolam hanc: homo erat pater familias .. . Inc. Omelia1: Multis enim ac diversis parabolis... Expl.: . . . feliciter pervenire. Prestante . . . 83) cc. 104b-105 b. Sabbato. Lectio s. Evangelii secundum Lucam .. . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Evangelica lectione, fratres karissimi . . . Expl. : .. . mox pergit adveniam. Cui est honor . . . 84) cc. 105 b - 108 b. Dominica III in quadragesima. Lectio de Josepho. Inc.: loseph cum sedecim . . . Expl.: ...et emite pauxillum escarum. 85) cc. 109 a - 109 b. Unde supra. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . .. Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc. : Virtutes quidem . . . Expl.: ... sanitatem infert sempiternam. Cui est... 86) cc. 109b-111 a. Feria 11. Lectio s. Evangelii secundum Lucam .. . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc. : Quorum insania perfidia . . . Expl.: ... cornua terram tegunt. 87) cc. 111 a-112 b. Feria 111. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . .. Omelia beati Iheronimi presbiteri. Inc.: Si peccaverit in te frater tuus . . . Expl. : . . . nos fratri peccanti. 88) cc. 112 b-114 a. Feria ////. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia beati Iheronimi presbiteri. Inc.: Nimirum phariseorum . . . Expl.: . . . amoris iaculo vulneratum. 89) cc. 114a-115 a. Feria V. Lectio s. Evangelii secundum Lucam ... Omelia beati episcopi Ambrosii. Inc.: Socrus autem Simonis Petri . .. Expl.: . . . servare non possint. 1 Manca il titolo deiromelia o sermone. — 66 — 90) cc. 115 a-120 a. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . .. Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Non rude est auribus... Expl.: .. . est Salvator mundi. Qui vivit.. . 91) cc. 120 a-121 b. Sabbato. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Meminit karitas vestra... Expl.: ...ut invenias quod promisi. 92) cc. 121 b-125 a. Dominica 1III in quadragesima. Liber Exodus. Inc.: Hec sunt nomina filiorum . . . Expl.: ...et non dimisit populum. 93) cc. 125 a-126 a. Unde supra. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem .. . Omelia beati Augustini episcopi. Inc. : Miracula que fecit.. . Expl.: ...et prophetarum Dominus erat. 94) cc. 126 b-129 a. Feria II. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: In psalmo audistis gemitum pauperis... Expl.: .. . pacem servi eius. Qui vivit. . . 95) cc. 129 a-130 b. Feria III. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Quod sequitur de Evangelio . . . Expl.: ... qui non viderunt et crediderunt. 96) cc. 130 b -133 a. Feria IIII. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: De homine ceco quem Dominus illuminavit.. . Expl.: ... salvetur mundus per ipsum. 9 ‘ ) cc. 133 a-135 a. Feria V. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Misit in eis magnum tumultum... Expl.: . . . indigere luce ex altero. 98) cc. 135 a-137 a. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Inter omnia miracula... Expl. : ... vita eterna cum angelis. 99) cc. 137 a- 139 a. Sabbato. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Quod modo audivimus... Expl.: ... sed habebit lumen vite. 100) cc. 139 a-140 b. Dominica V. Lectio de Iheremia. Inc.: Verba leremie filii Helchie . . . Expl.: . . . malitiam cogitationum vestrarum. 101) cc. 140 b - 142 a. Unde supra. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Gregorii pape. Inc.: Pensate fratres Carissimi mansuetudinem Dei . . ■ Expl.: ... nequaquam possit. 102) cc. 142 a - 143 b. Feria II. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Principes vero illi sunt . .. Expl.: ... nemo sanctissimi Dei. 103) cc. 143 a-146 a. Feria 111. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . .. Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: In isto Evangelii capitulo... Expl.: ... clarius personet bonus est. 104) cc. 146 a - 147 b. Feria ////. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia sancti Augustini episcopi. Inc.: Etiam commendavi . . . Expl.: ... et multi crediderunt in eum. 105) cc. 147 b-150 a. Feria V. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . .. Omelia beati Gregorii pape. Inc.: Cogitanti michi de Marie penitentia . . . Expl.: ...lavatur in Christo Ihesu domino nostro. Qui vivit . • • 106) cc. 150 a-150 b. Feria VI. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Sermo s. Augustini episcopi. Inc.: Collegerunt pontifices... Expl.: . . . magis offenderent. 107) cc. 150 b - 151 b. Unde supra. Ammonitio s. Augustini. Die crastina. Inc.: Oportet utique, dilectissimi fratres... Expl. : ... Christo donante mereamini. 108) cc. 151 b-154 a. Sabbato. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . .. Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Quomodo quidem detur ... Expl.: ...Laurentii non esset. — 68 — / 109) cc. 154 b. Dominica in palmis. Sermo s. Ambrosii. Inc.: Ideo vos fratres .. . Expl.: . . . pietate redemit. Ihesus . .. 110) cc. 154 b - 155 a. Unde supra. Sermo s. Ambrosii. Inc.: Veniente Domino nostro .. . Expl.: ... in nomine Dei patris. Cum quo vivit. .. 111) cc. 155 a -156a . Unde supra. Sermo Leonis pape. Inc.: Postquam Dominus quatriduanum mortuum... Expl.: ... gentes fuerant crediture. 112) cc. 156 a - 157 a. Unde supra. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia ex traactu Ambrosii. Inc. : Pulchre relictis Iudeis . .. Expl.: ... vivendi dominica gesta perscribant. 113) cc. 157 a-159 b. Feria II. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi. Inc.: Iesus ante sex dies . .. Expl.: ... plenitudo gentium intraret. 114) cc. 159 b - 163 a. Feria III. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . . . Omelia s. Augustini episcopi. Inc.: Audivimus sanctum Evangelium ... Expl.: ... quod erat tam proxime futurum. 115) cc. 163 a-165 b. Feria 1111. Sermo s. Leonis. Inc.: Sermonem dilectissimi gloriosi... Expl.: ... glorie sue corporis. 116) cc. 164 a - 165 b. Unde supra. Sermo s. Leonis. Inc.: Scio quidem dilectissimi... Expl.: ... tribuant facultatem. Per Dominum nostrum... 117) cc. 165b -167a. Feria V. In cena Domini. Lamentatio leremie prophete. Inc.: Et factum est postquam... Expl.: . . . quod illi experti sunt. 118) cc. 167a-169a. Lectio s. Evangelii secundum Iohannem . .. Omelia beati Augustini episcopi. Inc. : Pasca fratres non sicut. .. Expl.: ... ut faciat etiam redditores. Explicit sermo II. 119) cc. 169 a- 170 b. Feria VI. In Parasceven , . . Inc.: Cogitavit Dominus dissipare murum... Expl.: ... consumatio est ad combustionem. — 69 — 120) cc. 170 b- 171 b. Sabbato sancto. Lectio in hebreos . . . Inc.: Misericordiae Domini quia non sumus consumpti . . . Expl.: ... disco operuit peccata. 121) cc. 171 b - 172 b. Oratio Hieremie prophete. Inc.: Recordare Domine quid acciderit... Expl.: ... oblatio peccatorum. 122) cc. 172 b - 174 b. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Vigilias nobis . . . Expl.: . . . promisit inducat. Qui vivit . . . Ms. A VII 2 Membr.; sec. XIII; mm. 350 X 240; cc. I + 498 + I; fase.. 49 quint. + 2 fogli ; mancano i richiami. Cartulazione recente a matita; numerazione dei capitoli e dei libri coeva, in numeri romani, fatta in rosso ed azzurro a capo di ogni pagina. Rigatura a piombo ; 11. 48 su due colonne. Scrittura gotica dei codici. Minia ture a c. 1 a (molto grande, rappresentante i Padri della Chiesa), 106 a, 122 a, 134 a, 149 a, 162 b, 163 a, 174 a, 189 b, 190 a 194 a, 206 a, 216 a, 221 a b, 295 b, 343 b, 344 a, 347 b, 369 b, 370 a, 382 b 387 b, 391 a, 394 a b, 401 a, 415 a, 422 a, 426 a, 428 a, 430 a 433 a, 434 a, 436 b, 437 b, 456 a, 459 a, 462 a'b, 470 a, 475 b, 478 a, 479 b, 480 b, 483 a, 484 a, 485 a, 487 a b, 489 b, 490 b, 491 b, 492 b, 496 a, 497 a, 497b. Asportate le minature, con perdita di molte parole del testo a c. 3 bis b, 24 a, 41 a, 59 a, 69 a, 84 a, 104 b, 107 a, 122 a, 149 a, 163 a, 174, 194 a, 200 a, 210 a, 216 a, 222 a, 232 b, 236 a, 238 a, 240 b, 244 a, 245, 248 a, 251 a, 265 b, 266 a, 269 a, 271 a, 278 a, 296 a, 316 b, 317 a, 341 b2, 343 b, 347, 370. 379 b, 382 b 2, 383 a, 384 a, 386, 387 a, 388 b, 390 b, 392 a, 393 a 2, 396 a, 395 a'b, 399 a2, 431, 435 b, 437 b, 457 a 2, 459 a, 460 a, 461 b, 462 a. E’ bianca la carta 256 b. Note laterali coeve. Legatura sec. XVIII in mezza pelle e cartone rosso. Stato di conservazione buono. Secondo il Banchero 1 questo codice sarebbe stato eseguito per ordine di f. Giordano, secondo generale dei domenicani, con l’aiuto di esemplari del tempo di Carlo Magno. 1 G. Banchero, Genova e le due Riviere, Genova, 1846, p. 456. — 70 — Bibbia Sacra. Inc. (c. 1 a): Incipit prolugus s. Iheronimi presbiteri super omnes libros veteris | et novi Testamenti. Frater Ambro\sius michi . . . Expl. (c. 469 b): ... Etiam, Venio cito. Amen. Veni domine | Ihesu, gratia domini nostri Ihesu Cristi cum | omnibus vobis. | Explicit liber Apocalipsis Iohannis apostoli. c. 470 a: Interpretationes Hebraicorum nominum. Inc.: Hic sunt interpretationes | Hebraicorum nominum | incipientium per a litteram . .. Expl. (c. 498 b) : ... consilientes eos | vel consiliatores eorum. Ms. A VIII 4 Membr.; sec. XIII; mm. 368 X 259; cc. 140; fase.: 3 quat. (dall ultimo sono state asportate le ultime 3 carte) -|- 2 quat. (privo il secondo dell’ultima carta) + 4 quat. + 1 carta + 1 duemio + 8 quat. + 1 ternio (da cui sono state asportate le ultime 3 carte); doppia cartulazione: la) antica a numeri arabi, in alto a destra, che inizia da c. 2 a con 1 e prosegue, rimanendo indietro di 1 unità, fino a c. 69, ripetuta due volte, quindi non è numerata la c. 107 (corrispondente al giusto 109) e la c. 109 (corrispondente al 112); saltato il n. 121; non numerato il 134 (corrisp. al 137); termina con 136; 2a) recente a matita. Parole di richiamo alla fine dei fascicoli. 2 colonne; 11. 57-58; rigatura e quadratura a piombo. Scrittura gotica incipiente. Fitte note laterali di commento, e richiami con le stesse parole del testo, in scrittura gotica dello stesso periodo. Iniziali miniate con fregi a c. 40 a, 74 a, 91 b, 95 a, 95 b, 109 b, 120 b, 127 b, 133 b, 134 a, 137 b, 138 a; altre iniziali rosse ed azzurre. Titoli aggiunti posteriormente in scrittura gotica corsiva; nota di appartenenza a c. 21 b completamente abrasa. Sono stati lasciati non frequenti spazi bianchi tra le parole. Legatura moderna in pergamena bianca. Stato di conservazione buono, deteriorati per l’umidità i margini interni delle carte dell’ultimo fascicolo. Expositio in epistulas Divi Pauli. (c. 1 a): Exposicio epistularum Pauli (sopra, di altra mano). Inc.: [//]ec tria videntur esse consideranda ... Expl. (c. 140 a): ... primum fecerat, postea \ rerum recrearet. — 71 — Ms. A IV 14 Membr; sec. XIII; mm. 268 X 140; cc. I (cartacea) + 151 + I; cartulazione di epoca recente, saltuaria, all inchiostro, con correzioni in talune pagine; fase.: 19 quat. (l’ultimo dei quali è privo della carta finale) numerati a caratteri romani1 (I-XIX), 11. 27 su una colonna ; rigatura, quadratura a piombo. Scrittura di tran sizione tra carolina e gotica; appartiene allo stesso periodo la scrit tura delle rare note laterali. Titoli e iniziali in rosso. Fiegi con volute ad inchiostro rosso a c. 1 a, 28 a, 54 a, 77 a, 102 , HO » 117 b, 128 a, 144 a, 147 a. Legatura moderna. Stato di conservazione buono ; guastate sui bordi, dall’umidità e tarlature, la prima e le ultime 5 carte. La c. 32 è priva di un listello di pergamena sul bordo inferiore, vo lante la c. 125. Da note a c. 1 a e 151 a, ripetute due volte in scrittura tardo gotica, apprendiamo che questo libro fu del con vento di Albenga: «Est conventus albinganensis ordinis praedica torum ». Paraphrasis S. Scripture 1. Inc. (c. 1 a): In Dei nomine. Incipit tractatus \ libri Eptatici. Coi lectus | ex idoneis patribus Augustino, leronimo, Cassiodoro atque Gregorio. | Creatura celi et terre . .. Expl. (c. 151 a); .. . qui nos a peccato mundaret. Ms. F VII 7 Membr.; sec. XIV; mm. 315 X 210; cc. II + 89 + II î car' tacee le carte di guardia; in: 8 sest. (mancante il secondo della nona carta, il quarto della settima, il quinto della nona, il sesto della sesta, il settimo dell’ultima, l’ottavo delle ultime due); parole di richiamo nell’ultima carta, poste verticalmente. Cartulazione recente, saltuaria; conta anche le carte mancanti; 11. 40 su 2 colonne. Rigatura, quadratura a piombo. Scrittura del testo gotica. Fitte note laterali di commento e di aggiunta, coeve o più tarde, che contor- 1 Cfr. Migne, P. L., 83, 209: S. Isidohus, Mysticorum expositiones sacramentorum. — 72 — nano il testo. Titoli in rosso, lettere miniate a c. 1 a, 9 b, 17 a, 30 b, 39 b, 50 a, 55 a, 65 b, 75 a, 94 b. Lettere iniziali, segni paragrafali ad inchiostro bleu, con ornamenti. Numerazione romana dei capitoli a capo di ogni pagina. Legatura del sec. XIX in pelle con fregi a secco e titolo in oro sul dorso ; conservazione buona ; qualche macchia di umidità senza danno per il testo. Da c. 13 asportato un listello di pergamena di cm. 20 X 10 circa. Nella carta di guardia in scrittura di epoca recente, la nota: Abubetri Arasis filii Zacliaria | M. S. Membranac-cio del sec. XII in fol. | N. B. Questo volume è mancante di unai parte del libro | nono, e intieramente del decimo. Abu Bakr Muhammad Ibn Zakaryya’ Ar-Razi \ Almansor. Inc. (c. 1 a): Abubetri Arasis filii acharie, liber in\cipit qui ab eo vocatus est Almansor | eo quod regis Almansoris Ysaach filii | exep-to editus sit. Verba Abubetri. (1. 5) In hoc libro . . . Expl. (c. 89 b, segn. 94): ... invadit. Sed semel tamen... (interrotto). Cfr. M. T. Lagomarsino, Manoscritti miniati della Biblioteca Universitaria di Genova, Tesi di laurea, anno accademico 1957-58, p. 81. Ms. F V 2 Membr. ; sec. XIV; mm. 310 X 210; cc. I + 52 + I in: 4 sest. (mancante il primo della prima e ottava carta, il secondo, il terzo e il quarto dell’ultima) -f 1 fascicolo di 9 carte, formato da carte unite ed incollate per il dorso. Un solo richiamo a c. 10 b. Cartulazione recente che non conta le carte mancanti; 11. 40 su 2 colonne; rigatura, quadratura a piombo. Scrittura del testo, gotica, con glosse coeve o di altra epoca, di commento e aggiunta; capi- 1 Abu Bakr Muhammad ibn Zakariyya' ar-Razi, il più illustre medico dell'islamismo e, insieme, filosofo, matematico, alchimista e cultore di scienze fisiche e naturali. Nato neU’865, morto o nel 923-24 oppure nel 932. L'opera maggiore è al-Haur, in cui sono riunite tutte le cognizioni mediche dei Greci, dei Siri e dei Musulmani sino al suo tempo. In Europa ebbe straordinaria diffusione il trat-tatello sul vaiuolo e il morbillo, stampato una quarantina di volte in latino: Cari o Alfonso Nallino, v. ar. Razi, in E. I., Roma, 1935, p. 898. — 73 — lettera, segni paragrafali ad inchiostro rosso e azzurro ; i primi con ornamenti filiformi ; parole ed intere righe rubricate ; lettera miniata a c. 1 a. Sul verso di ogni carta, in alto, lettera maiuscola L (per Liber) e sul recto Divi (per Divisionum). Legatura in cartone marmorizzato del sec. XX. Abu Bakr Ibn Zakaryya’ Ar-Razi, Liber Divisionum. Inc. (c. 1 a): Divisionum. Liber Divisionum translatus a ma\gistro Giraudo cremo\nensi in Toleto de a\rabico in latinum. Ventilata sunt in presentia I eodem . . . (In margine): Verba Abju Befri | Ibn Za j charie | Araçi (in rosso). Expl.; (cc. 39 b); ... et medicine que eradicant pannum delent | vestigia carnis. Verba Ab ubecri filii Za\charie Araçi (in margine). Expliciunt divisiones Basis. Antidotarium. C. 39 b (in margine): Incipit antidotarium Basis. Inc.: Dixi in hoc libro . . . Expl.: (c. 52 b): ... dolorem usque quo fiat algebra . . . (interrotto). Ms. B IX 21 Membr.; sec. XIV; mm. 470 X 285; cc. 1 + l29 ? fasc,: 13 quint. (privo il sesto dell’ultima carta); numerati recentemente con parole di richiamo incorniciate da fregi ad inchiostro, alla fine di ognuno. Segnatura costituita da lettere minuscole in ordine alfabetico seguite da numerazione romana progressiva 1-5, fino al decimo fascicolo, quindi scomparsa forse per una più recente raffilatura dei margini. Rigatura ad inchiostro; 11. 55 nella c. 1 a, e 74, in seguito su due colonne. Scrittura gotica bolognese. Miniature a c. 1 a, 2a b, 3 b, 13a, 15 a b, 39 a b, 41 a, 42 b 2, 43 b, 44 a b, 48 b, 50 a, 54 a b, 55 a, 57 a 2, 58 a, 60 a b, 61 a b, 62 b, 63 a b, 64 a, 65 a 2, 66 a, 67 b, 68 a, 70 b, 71 a, 74 a, 80 b, 81 a b, 82 a, 91 b, 92 a 2, 94 b, 95 a, 96 a 2, 98 b, 100 a b, 102 a, 103 b 2, 104 a 2, 106 a 2, 106 b, 107 a b, 108 b, 109 a b, 110 a, 114 b2, 115 a, 116 a2, 117 b, 118 a, 120 b, 121 a, 128 a. A c. 1 a miniatura grande (mm. 105 X 230), rappresentante pontefice contornato da dignitari e giuristi; sotto, miniatura più — 74 — piccola con nuotatore lungo la corrente di un fiume. Per lo stile del fregio, la decorazione delle iniziali e contatti con codici dello stesso tipo, questo manoscritto si può ascrivere al Trecento bolo' gnese . Fregi lungo i margini; nel margine inferiore, stemma nobiliare. Numerose glosse intorno al testo, coeve la massima parte o di altra mano. Nei margini inferiori, talvolta portato via dalla raf* filatura dei fogli, a lettere minutissime, è suggerito il titolo, rubricato nel testo. Sul margine superiore della c. 1 a: Archidiaconus. Sul verso della c. 129, in scrittura gotica corsiva: Arcediacono, Sobre Sexto. Legatura coeva in pelle montata su piatti di legno, logorata in cima e in fondo con segni di fermagli asportati. Sui semifogli incollati nell’interno dei piatti, in scrittura coeva al testo, elenco di scolari con accanto vari segni, probabilmente di frequenza, del maestro. Stato di conservazione buono ; dissestata la legatura. Manoscritto appartenente al fondo Gaslini. Baysio (de) Guido, Apparatus super sexto libro Decretalium. Inc. (c. 1 a): Incipit | apparatus libri VI \ decretalium, compositus \ a domino Guido | de Baysio, | archi\diacono \ bononiensi. (1. 1): Venerabilibus | et discretis iu|m rectoribus | universitatis \ scholarium Bono\nie ... Expl. (c. 58 a) ... et iudicis haec verba sumuntur. De iudiciis rubrica. Inc. (c. 60 a): Iuris esse ambiguum . .. Expl. (c. 129 a, col. 1 a): ... egro cum percussio in fi. \ Finito libro sit laus gloria Christo. \ Ms. A IX 30. Cart.; sec. XIV; mm. 287 X210; cc. 82; fase.: 4 quint. + 1 duernio + 1 ternio + 2 quint. + 1 sest., con richiami alla fine; caricazione recente e saltuaria a numeri arabi, rigatura a piombo ; 11. 31-32 su due colonne. Scrittura di tipo minuscola notarile; titoli 1 M. T. Lagomarsino cit., p. 57. rubricati e iniziali colorate in rosso e blu con fregi ; rare note marginali coeve. A c. 82 b, di altra mano, ma coeva, nota di possesso: Questo libro è di Bernardo de Pacchioni | Adimari da Firenze, quando l hai letto [,?] recordati [?] rimandarlo. Legatura moderna in pergamena con tracce di legacci, e, sul dorso, un cartellino col titolo e l’epoca. Frequenti le rappezzature delle carte. A lapis, di mano moderna, nell’interno del piatto anteriore: 22; di mano moderna nell’interno del piatto posteriore: Import. temp. N. 34 del 12 Settembre 933. Inv. 78 g. s. Filigrana rappresentante una montagna a tre punte con croce, corrispondente al n. 11718 del Briquet1. Questo codice appartenne al fondo Gaslini. Boccaccio, Teseida. (c. 1 ). Proemio, j Come che a memoria tornandomi . . . Expl. (c. 2 b); ...fortuna matosta. (c. 2 ). Sonecto nel quale si contiene | un arghomento generale a utto il libro. Inc.: Il primo inicie ... Expl.: . . . el amadore. (c. - ). Sonecto nel qual si contiene ur arghomento | particliulare del primo libro. | Inc.: La prima parte... Expl.: ...per marito...2. (c. 3 ). Incominca (sic) il primo libro del Theseida | delle no^e della R . Ipolita. E prima la invocazione dell'autore. ! O sorelle chasstalie ... P ( ).....4 noi essendo duce. Qui finisce li libro duodecimo \e ultimo del | Teseida delle noze \ de Emilia. Deo grazias. ). Sonecto nel quale l autore | priegha le muse che il pre-sente \ libro presentino alla sua donna. 0 sacre muse . . . j. . ^sPos^a delle muse al sopradecto | sonecto nel quale esse jr il titolo dato al libro suo. Inc.: Portati abian . . . licenziati ad gire in ongni canto. I Deo gratias, amen, amen. ' ° C. M. Briquet, Les filigranes, Leipzig, 1923. 2 Parola cancellata dallumidità. - 76 - Ms. F VII 13 Membr. ; sec. XIV; mm. 268 X 210; cc. I (cart.) + 96 + 1 (cart.) numerate recentemente, in: 9 quint. + 1 duemio + 1 carta doppia, con richiami ; 11. 18 su una colonna. Rigatura a piombo. Scrittura gotica con glosse marginali coeve, nella prima metà del codice. Iniziali dei paragrafi colorate o campite di giallo. Iniziali miniate a c. 1 a, 15 b, 33 a, 58 b, 80 b; di alcune iniziali rimane la traccia, elegante ; nei margini vi sono frequenti prove di penna. Legatura in pelle rossa del sec. XVIII ; i margini esterni sono raffilati e dorati. Asportata tutta la parte inferiore della c. 72 per un’altezza di mm. 50 circa ; rappezzatura a c. 93 e 94. Buona la conservazione. Il codice appartenne alla Biblioteca del Collegio dei Gesuiti di cui reca il timbro e la nota a c. 1 a. Boetius, De consolatione Philosophie. Inc. (c. 1 a): Carmina qui quondam studio fiorente . . . Expl. (c. 96 a): ... cum ante ocidos agilis iudicis cuncta cernentis. (c. 96 b): Tavola per il computo della data pasquale. Inc.: Si vis invenire pasclia ... Expl. (c. 96 b): ... cum numero paschali, qua finita et incipitur. Ms. A V 5 Cart.; sec. XIV ex.; mm. 290 X 220: cc. I + 124 + I; fase.: 5 decerni + 1 dodecadernio. Cartulazione antica, corretta modernamente da c. 121. Rigatura e quadratura a piombo; 11. 41-44 su una colonna; parole di richiamo alla fine di ogni fascicolo. Scrittura minuscola notarile, dovuta ad un solo amanuense; manca qualsiasi rubricatura o miniatura; vi sono però lettere di indice per ogni spazio bianco riservato alla miniatura. Legatura in cuoio marrone scuro impresso ; nel bordo, titolo in oro. Filigrana rappresentante una simbolica testa di bue corrispondente al n. 4533 del Briquet1. A c. 1, nota di appartenenza (di mano dell’epoca, ma non dello stesso amanuense): Iste liber est 1 C. M. Briquet cit., n. 4533. Sancti Ponciani de Luca. A c. 124 a, traccia di nota di possesso, forse in scrittura dell’epoca, in tre righe, completamente abrasa e resa illeggibile. A c. 36b, sul margine in alto, nota della stessa mano del testo: Nota: Iste prologus qui incipitur : stupor et cetera, debet scribi et poni immediate ante | principium primi libri. Et' ideo hec quattuor orationes sequentes de beneplacite solum | sunt hic inserte et non de debito. S. Brigida, Liber celestis imperatoris. Inc. (c. 1 a) Prologus: Recapitulatio sex capitulorum portentium. Incipit sic. | Recapitulando igitur super decem modum . . . Inc. (c. 1 b): Incipit liber celestis imperatoris ad reges revelatus [ divinitus beate Brigide principisse de regno Svbecie. Summus imperator Christus | per sponsam loquitur ad reges ostendens se esse lerum omnem creatorem et regem in trinitate | et unitate regnantem. Et dicit qualiter mundum ordinavit regendum duplici potestate, | scilicet ecclesiastica et laicali, queque in apostolis Petro et Paulo principaliter designantur. | Vidi palacium . . . Expl. (c. 36 a); ... quod ego sum suavis et mitis. Amen. Explicit liber celestis imperatoris ad reges. Deo gratias. S. Bricida, Revelationes. Inc. (c. 36 ): Incipit prologus in libros beate Brigide. j Stupor et mirabilia audita sunt. . . Inc. (c. 43 ). Incipit liber primus revelationum sancte Brigide. | erta domini nostri lesu Christi ad suam electam sponsam dilectissimam de cer\tificatione sue excellentissime incarnationis. Et de improbatione prophanationis | et fractionis fidei nostre, et baptismi ; et qualiter ad sui dilectionem invitat | prefatam dilectam sponsam. Capitulum primum. | Ego sum creator celi . . . ^ ' ^C' )• ... sed mundari per abstinentiam ut verba Dei per dif\fundantur. Explicit liber tertius celestium revelationum. ^ita abbreviata Sanctae B rigidae. ^ )• incipit vita abbreviata sancte Brigide principis- se nencie de | regno Svbecie. | Pater sancte Brigide vocabatur dominus oirgerus .. . — 78 — Expl. (c. 124 b): ... valeam toto corde verbo et opere cum effectu. Qui | cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in secula seculo-rum amen. Ms. A IX 25 Cart.; sec. XIV; mm. 290 X 200; cc. 88; fase.: 11 quat., con parole di richiamo alla fine. Cartulazione di epoca antica, in numeri arabi. Quadratura, rigatura a piombo; 11.: da 31 a 33 su una colonna. Scrittura minuscola notarile con qualche rara nota laterale. A c. 1 a, iniziale colorata e ornata di fregi. Rubricati interi righi, rozze rappresentazioni sui margini. Legatura antica in pelle, con fregi e sbalzi in stile rinascimentale. Segni di fermagli e borchie angolari, asportati. A c. 61 a è riportata una frase di scarso interesse per il testo; a penna, di mano più moderna, nell’interno del piatto anteriore troviamo la nota di possesso: Florentie y. 1. 15. | Del cavaliere Giovanni Guidacci | 1335, e sull’interno del piatto posteriore: Inv. 62, schedato Cavalca. Sul bordo esterno delle carte: Di pazienza. Codice appartenuto al fondo Gaslini. Cavalca (fra) Domenico, Trattato della pazienza. (Titolo scritto in epoca posteriore). c. 1 a - Indice: Noy che abbiamo mosstrato (sic)... Inc. (c. 2 a): Lode della pazienza, cioè chôme è di grande vitto\ria .. . Expl. (c. 88 a): ... chosa ene. J Deo gratias, amen. \ Explicit liber de patientia. Il quale fece e compo\se frate Domenicho Chavalca da Vicho Pisano, de\lTordine de’ frati predichatori. Amen. \ Qui scrissit scribat, qui semper chum Domino vivat. Ms. A IV 6 Membr. ; sec. XIV; mm. 243 X 175; cc. I + 154; fase.: 9 quat. + 1 ternio + 9 quat. + 1 duernio, con parole di richiamo alla fine di ogni fascicolo. Cartulazione coeva a numeri romani, in inchiostro rosso, sul margine sinistro del verso di ogni carta; termina a c. 150 b con CL; altra cartulazione recente e saltuaria al- — 79 — l’inchiostro ; 11. 20 su 1 colonna ; sul margine inferiore molto spesso si trova una linea o più, di testo e note musicali. Rigatura leggerissima a piombo. Gotica elegante la scrittura del testo ; corsiva tarda la scrittura di alcune note. Gotica più tarda la scrittura dell'indice di c. 151 a -154 b ; e quella di c. 151 b -152 a ; gotica corsiva quella di c. 153 b. Iniziali con piccolissime letterine di guida, in rosso ; così i titòli, la numerazione dei salmi, e di alcune note laterali. Sono bianche (con prove calligrafiche) le cc. 152 b -153 a. Legatura in cuoio marrone; codice deteriorato alquanto per l’usura. Nota di appartenenza sul verso dell’ultima carta: Iste liber est domus sancti Bartholomei de Riparolio prope Ianuam ordinis Cartusienscis. La carta di guardia dell’inizio è un foglio aperto, proveniente da un ricettario (formato in ottavo); ha scrittura gotica; il testo inizia con le parole: dediste sinapi e termina nel verso del foglio: ... quem fecit copia nigre. Chorale. Inc. (c. 1 a): Beatus vir, qui non abiit in consilio impiorum ... Expl. (c. 150 b): ... dirige Domine pedes nostros in viam pacis. e.u.o.u.a.e. Parte aggiunta, (c. 151 a - indice): Quam bonus... Expl.: laudate. (c. 151 b). Benedictio mense quando ieiunatur. Inc.: Benedicite edent... Expl. (c. 152 a) : ...per omnia saecula saeculorum amen; psalmus | miserere omnia ut supra. (Seguono prove di penna). Inc. (c. 153 b - indice di mano più tarda): -f 1490 divi possenti [?] Petri et Pauli. Expl.: ... Domine Deus meus, conserva me. (c. 154 b: segue indice da c. 151 a). In nativitate Domini... Expl.: .. .vocem meam. CVIIII. Ms. G IV 26 Membr.; sec. XIV, mm. 255 X200; cc. I + 51 + I; fase.: 1 quint. + 2 quat. + 2 quint. + 1 carta (incollata al quint. precedente) + 1 duernio; con parole di richiamo. Le prime 26 carte e le successive 5, sono numerate anticamente (sec. XV), a numeri arabi; altra cartulazione recente a matita; 11. 44-45 su due colonne. — 80 — Invisibile la rigatura. Scrittura gotica leggermente corsiva. Rubriche, segni paragrafali in rosso, iniziali colorate in rosso e azzurro con sobri fregi a penna. Miniature a c. la e 27 a con ritratto di retore e fregi lungo i margini. Fitte note laterali, di commento, di altra mano coeva. Sui margini frequenti manine indicative. Legatura in pelle, sec. XIX, con iniziali d’oro, impresse al centro, ora abrase ; titolo in oro ; nervature sul dorso. Le carte di guardia sono incollate all’interno dei piatti e sulla prima di queste vi e un bollo in ceralacca. A penna, di mano antica, sulla carta di guardia posteriore, vi sono alcune righe illeggibili per rasura: più sotto, versi latini. Manoscritto appartenuto al fondo Gaslini. 1) Cicero, Rhetorica ad Herennium. Inc. (c. la); Incipit recthorica Martii Tulii Cicero\nis ad Gaium Herennium. | Etsi negotiis familiaribus impediti vix satis ... Expl. (c. 26 b, col. 1 a): ... praeceptionis diligentia consequemur exercitatione. | Explicit rectorica Martii Tulii Cice\ronis ad Herennium. Deo gratias. Amen. Seguono versi latini: Inc.: Qui me furatur... | Expl.: ...sponsam violare Dei. 2) Cicero, De inventione retlioricorum. Inc. (c. 27 a): Incipit recthorica Martii Tulii Ciceronis. | Sepe et multum | hoc mecum cogitavi... Expl. (c. 51 b, coi. 2 a): ... que restant in reliquis dicemus. \ Explicit recthorica Martii Tulii Ciceronis. \ Deo gratias. Amen. Ms. A V 10 Membr.; sec. XIV; mm. 280 X 200; cc. III + 384 + III; fase.: 8 quint. (dall’ultimo dei quali mancano due carte, all interno) -f- 11 quint. (dall’ultimo sono state strappate le prime 2 carte, numerate 179, 180) + 3 quint. + 1 quat. + 5 quint. (l’ultimo aumentato di 1 carta) -+- 7 quint. + 1 quat. + 1 quint. + 1 sest. + 1 duernio + 1 carta doppia + 1 duernio (da cui manca la terza carta, bianca); cartulazione di epoca recente, saltuaria. Nu — 81 — •8 2) Modales beati Thome de Aquino. Inc. (c. 13 b): Quia propositio vero modalis . . . Expl. (c. 14 b): ... usura explicit. Expliciunt Modales secundum fratrem venerabilem et egregium doctorem beatum Thomam d Aquino ordinis fratrum praedicatorum. Ms. B VII 21 Membr.; sec. XIV; mm. 300 X 225; cc. I + 63 + I, in otto quat. (privo l’ultimo dell’ultima carta); parole di richiamo alla fine di ognuno. Cartulazione recente sia delle carte, sia dei fascicoli; 11. 33-34 su due colonne. Rigatura, quadratura a piombo. Scrittura del testo: gotica leggermente corsiva. Rare le note laterali, di commento, della stessa o di altra mano più tarda. Titoli, iniziali, interi righi in rosso. Lettera miniata a c. 1 a. Legatura in pergamena floscia. Conservazione buona. Logorati in parte, i primi 33 fogli nel margine destro. Qualche macchia di umidità all’interno dei fogli senza danno per il testo. Iacobus de Varagine, Chronicon lanuense. (c. 1 a, Prologus): Incipit prologus in presenti cro\nica de civitate Ianue. (1. 3): Evangelica eruditione instruimur... Inc. (c. 2 a, 1. 7): Incipit cronica de civitate Ianue quam | compilavit venerabilis pater dominus frater la\cobus de Varano de ordine fratrum | predicatorum archiepiscopus ianuensis. | Qui fuerunt primi fondatores civi\tatum. Capitulum primum. | Deus, qui de niellilo . . . Expl. (c. 63 a): ... disipata ipsis etiam de tota | terra eorum, et dicte ecclesie effugatis. Ms. F I 18 Membr.; sec. XIV; mm. 235 X 170; cc. I + 34, in: 3 quint. + 1 duernio con parole di richiamo alla fine dei quinterni. In alto, tra le due colonne, cartulazione dell’epoca, a numeri romani, in inchiostro rosso; arriva fino a 29; altra cartulazione moderna, saltuaria, 11. 39 su due colonne. Rigatura, quadratura invisibili. Scrittura gotica. Frequenti righe rubricate; segni paragrafali e ini- — 84 — ziali ad inchiostro rosso e blu; a c. la, elegante miniatura, sciupata per abrasione. Rare note laterali della stessa mano del testo. Legatura in mezza pelle. Sono in parte stracciati i margini laterali delle cc. 24-28. La carta di guardia membranacea proviene da altro codice religioso. Conservazione buona ; deteriorati i margini esterni delle cc. XXIII, XXXVIII. Questo manoscritto appartenne a Walter Ashburner, come vediamo da timbro a c. 1 a ; e 34 b ; e da nota a c. 1 a: Phillips MS | 1014 ; Liber Walteri Ashburner | 1900. Passò in epoca posteriore al fondo Gaslini. Isidorus, Summula. Inc. (c. 1 a): Summula in foro penitentiali utilis et | valde necessaria maxime sacerdotibus | super hoc notitiam non habentibus. (1.4) In primis debet sacerdos .. . Expl. (c. 31 b): ... publicam vel sollennem. (c. 32 ab): Tabula rubricarum. Inc.: De interrogationibus . . . Expl.: . . . circa officium misse. Inc. (c. 33 a): In pollilogio habent hoc quod sequitur. | Kalende ka-lendarum in plurali . . . Expl. (33 a) : . . .paritur aranea tactu. c. 33 b. Ordo Baptismi. Inc.: Incipit ordo Baptismi. Primo interroga eum . .. Expl. (c. 34 a): ...creaturam salis et aque. Responsum: Amen. (Seguono i comandamenti): Inc.: Non habebis deos alienos . . . Expl.: . .. ne sis testis non veri. Ms. B IX 22 Membr.; sec. XIV in.; mm. 410 X 255; cc. 185; fase.: 1 ternio + 1 carta + 1 quint. (asportata la prima carta) + 1 quint. + 1 quat. + 1 ternio (volante la seconda carta, asportata la quinta) + 1 quat. (privo della seconda, terza, quarta carta) + 5 quint. (asportata l’ultima carta) + 1 quint. (manca la prima carta) + 1 quint. + 1 duernio, con parole di richiamo sull’ultima carta dei fascicoli completi. Cartulazione antica a numeri arabi, da c. la a c. 109 con la segnatura 3-149 (numera anche le pagine mancanti; ripete due volte il n. 18). Rigatura a punta; 11. 48-50 su due co- — 85 — lonne; variabili le linee delle glosse che contornano il testo. Scrittura del testo e delle glosse: gotica bolognese; di altre note marginali, più tarde, gotica corsiva e minuscola notarile. Iniziali, segni paragrafali rossi e blu ; intere righe rubricate. Nel margine inferiore, talvolta portati via dalla raffilatura, sono suggeriti i titoli, rubricati nel testo. A lettere grandi, alternativamente in rosso e blu, con fregi, la parola Ulpianus. Le carte di guardia incollate all'interno dei piatti contengono passi biblici scritti in elegante gotica. Legatura in pelle con fermagli e incordatura sul dorso. Conservazione mediocre. Codice lacunoso: tra le cc. 7-8 (mancano le cc. 10-11)1 ; tra le cc. 30-31 (mancano le cc. 34-35); 37-38 (mancano le cc. 43-46); 38-39 (mancano le cc. 48-49); 40-41 (manca la c. 52); 44-45 (manca la c. 56); 57-58 (mancano le cc. 71-77); 59-60 (mancano le cc. 80-88); 81-82 (mancano le cc. 111-121); 110-111. Frequenti le carte con tagli e rotture varie; asportato un listello a pergamena di cm. 5 x 15 da c. 52. Questo codice fece parte del fondo Gaslini. Iustinianus Imperator, Digestum. Inc. (c. 1 a, col. I): Auctorem fuisse decem . .. Expl. (c. 185 b, coi. 2): ... liberis civitatem, maxime sit necessarium. I Finito libro reddatur gratia Christo. | AD LlIC 2 Finito libro isto rumpantur ganghe magistro. Ms. A II 40 Membr.; sec. XIV; mm. 190 X 140; cc. III + 64 + III; fase.: 3 sest. + 2 quat. + 1 sest.; parole di richiamo alla fine di ognuno. Cartulazione antica. Manoscritto mutilo della fine. Rigatura a piombo, 11. da 38 a 44, su due colonne. Scrittura gotica corsiva dovuta a più mani: c. 1 a - 34 b ; 34 b - 53 a; 63 a - 64 b (la stessa Per comodità e chiarezza seguiamo la numerazione antica, che conta anche le carte mancanti. Nel testo le lettere A D UIC sono sormontate- da due linee orizzontali parallele, mentre le lettere LIIC sono tagliate a metà da un'altra linea orizzontale. — 86 — mano della prima). Le righe e le lettere iniziali di ogni capitolo sono rubricate. A c.l a, spazio lasciato in bianco per eventuale lettera miniata. A capo di pagina e ai lati, note della stessa e di altre mani. Legatura in pelle, di età posteriore, con fregi geometrici a sbalzo, su ambedue i piatti, e con segni di fermagli asportati; tarlata e in parte staccata dal corpo del volume. Sulla prima carta di guardia anteriore si trova scritto, a penna e di mano più tarda, un nome guastato dalle tarme e di cui è leggibile solo la terminazione: ... andre; sulla seconda carta di guardia anteriore, a penna, di epoca più recente è scritto l’indice dell’opera. Questo codice fece parte del fondo Gaslini. Libellus de exemplis naturalibus. (c. 1 a, prologo): Incipit prologus in libellum de exemplis naturalibus. Cum solus in cella sederem .. . Inc. (c. 1 b): Incipit libellus primus de naturalibus fidei. Occurrit utique primo . . . Expl. (c. 64 b): ... Talis honoretur ab omnibus et ego in conventu feminarum . . . (interrotto). Ms. A V 24 Membr.; sec. XIV; mm. 260 x 190; cc. I + 112 + I in: 2 sest. + 1 sest. ( da cui sono state asportate 2 carte dal mezzo, nella seconda parte) + 2 quint. + 2 carte doppie + 1 sesternio (aumentato di una carta) + 2 sest. + 1 sest. (privo di 1 carta) + 1 ternio. Cartulazione moderna per decine. Mancano le parole di richiamo ; rigatura, quadratura a piombo, leggerissima; 11. 25-27 su una colonna fino a c. 106; quindi 11. 30 su 2 colonne. Scrittura gotica, da c. 107 scrittura gotica di mano cinquecentesca ; rubricati interi righi ; ornate con fregi azzurri e rossi le lettere iniziali ; della stessa e di altre mani, anche più tarde, la scrittura delle note necrologiche dei margini. Moderna legatura in cartone. Stato di conservazione non buono ; frequenti tarlature e rappezzature in pergamena. — 87 — 1) Martyrologium. Inc. (c. 1 a); Kalendis Ianuariis luna . .. | Circoncisio Domini nostri Ihesu Christi . .. Expl. (c. 71 a) ...saneti Herimetis exorciste. A c. 71 b (su due righi): Et aliorum plurimorum sanctorum et marti-rum confessorum atque virginum. | Commemoratio fratrum suorum familiarium benefactorum defunctorum oratorii nostri. 2) Constitutiones ordinis fratrum praedicatorum. Inc. (c. 72 a); Incipiunt Constitutiones ordinis fratrum predicatorum. | Quoniam ex praecepto . . . Expl. (c. 106 b); .. . cum socio ...1 vel converso. 3) Ex Evangeliis. Inc. (c. 107 a); In illo tempore discipuli.. . Expl. (c. 112 b): . . . suis cum lampadibus. Ms. A III 3 Membr.; cartacei i fogli di guardia; sec. XIV; mm. 205 X 150, cc. I -f 94 + 1; fase.: 9 quint. (con parole di richiamo nell ultima carta) + 1 duernio. Cartulazione recente e saltuaria, di mano moderna; rigatura , quadratura a piombo; 11. 51 su 2 colonne. Scrit-tura gotica corsiva. Iniziale ornata con fregi rosso-blu a c. 1 a. 1° c*' ma ad ogni colonna vi è rubricato il numero e il titolo del capitolo, sono rubricati pure i segni paragrafali, i fregi delle lettere iniziali, le sottolineature. Alcune aggiunte marginali sono dovute allo stesso scriba. Legatura in pergamena chiara. L’umidità ha fortemente sciupato e reso quasi illeggibili i primi e gli ultimi fogli. Nell’interno del primo piatto e nelle carte di guardia anteriori si trovano alcune notizie su Mattia di Svezia, di mano più tarda. A. c. 94 b, dopo alcuni versetti resi illeggibili dall’umidità, si legge: adiit principio Virgo Maria meo. 1 Parola abrasa. Matthias de Svecia, Expositio super Apocalipsin. Inc. (c. 1 a): Incipit sollempnissima espositio super | Apocalipsin magistri Matthie de Suetia, doctoris | excellentissimi, confessoris s. Bri\scide. Expl. (c. 94 a): ... venientem in nube. \ Deo gratias Ihesu dulcissimo, Marie | Virgini matri, Francischo pauperi, amen. Ms. C VII 44 Membr.; sec. XIV; mm. 340 X 230; cc. II (la prima attaccata alla rilegatura) + 248, in: 1 ternio + 30 quat. + 1 carta doppia, con numerazione recente a matita; 11. 34-35 su 2 colonne. Rigatura ad inchiostro, quadratura a piombo. Scrittura gotica. Notazioni musicali a c. 72 a b, 94 b, 97 a, 101 b, HO a, 113a-117b, 119 b-120 b, su quattro righi. Iniziali miniate con sfondo in oro a c. 7 a, 15 , 21 b, 121 b, 132 b, 135 a, 162 b, 204 b. Miniatura grande a c. 118 a, rappresentante la crocifissione, di scuola italiana . La c. 7 e miniata con fregi anche nei margini. Iniziali colorate e fregiate a penna ; righe e pagine interamente rubricate. Parole di richiamo alla fine dei fascicoli, talvolta asportate interamente, o in parte, da una più recente raffilatura dei margini. Bianche le cc. 248 , le carte di guardia all’inizio, analoghe a quelle del corpo dell opera, piuttosto sbiadite, appartennero anch’esse a un messale. Legatura antica in cuoio impresso, con inquadratura di fregi geometrici a sbalzo su ambedue i piatti ; incordature sul dorso, e con fermagli. Codice donato da G. Gaslini nel 1942. Missale Romanum. (c. la-6b): Calendario. Inc. (c. 7 a): Incipit ordo missalis secun\dum consuetudinem Romane curie. | Dominica prima de adventu. Sta\tio ad Sanctam Mariam maiorem. | Introitus . . . Expl. (c. 247 b): ... cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen. 1 M. T. Lagomarsino cit., p. 13. — 89 — Ms. A V li Membr.; sec. XIV; mm. 275 X 180; cc. 230; fase.: 1 quint. + -5 quat. + 1 quint. -f 1 quat. + 1 carta doppia ; la cartulazione, in cifre arabe, di mano più tarda, risulta visibile fino a c. -00, poi procede saltuariamente, di mano moderna, fino in fondo; rigatura a piombo; 11. 43-49; fino a c. 2 a su una sola colonna; da c. 2 a 4 a il salmo è scritto nel margine interno della pagina, con fitte note laterali su 31 linee; da c. 4 b fino a 11 b, scrittura minuta su una sola colonna e 11. 50; da c. 12 a fino a 210 b, di nuovo il salmo è scritto nel mezzo della pagina con fitte note laterali e in ;:rlÌneari ’ ^a c- 211 a alla fine è usata la stessa disposizione del inizio. Scrittura gotica libraria, con note laterali più tarde; al cune righe sono rubricate; iniziali rosse e azzurre, miniate a c. 21 b 38 a, 48 b, 57 a, 59 a, 68 a, 71 b, 76 a, 79 a, 99 a, 123 b, 146 a, 149 a 168 b, 173 a, 190 b, 193 b, 195 a, 195 b, 206 a, 207 b. Legatura in cuoio, con fregi dorati ; bordi esterni in oro. Conazione buona; rappezzato con pergamene il bordo inferiore della c. 1 a. Come si vede dal timbro a c. 2 a questo codice appartenne anticamente alla Biblioteca dei Gesuiti di Genova. Notae in psalmos David. F 1 ^ 11110 ' Anticum psalmorum corpus sanctificat . . . ^ ^ ^ )• • • • erit in ultimo cum cuique. P T Ca ^ *n*z*0’ segue il salmo): in toto corde meo narrabo . . . Expl (e. 210»): ...OMnkcogimioneseorum. C- a, ine. della parte esplicativa finale): Ita Expl. (c. 230*): ... cuartari latitudineM. anima Ms. E I 28 mens?!ribr'; r f,IV’ 200 X 130 (aIcune cane di ">ri> di- (privo dell"' + 1 ,22 1 ‘ r01' 111 rÌChiami> *lla «« 1- hscieoli molto spesso portate ¥la da rozza ra[filaturj ^ ^ — 90 — dell’epoca (sul margine destro) a numeri romani, che inizia a c. 1 a con XVIII, interrotta a c. 28 con 45 (la carta numerata anticamente 33, scambiata con la c. 40); per le cc. 42-45 sono usati numeri romani: Vili L - VII L. Saltata la 44. Altra numerazione moderna, saltuaria, delle carte, e, completa, dei fascicoli. Versi: 32 da c. 1 a 81 ; 41 da c. 82 fino alla fine. Scrittura gotico-corsiva di tipo settentrionale. Lettere ad inchiostro rosso e azzurro con ornamenti filiformi a c. 9 b, 33 b, 43 b, 55 a, 65 b, 78 b, 89 a, 98 a, 105 b, 117 a, 126 b. Nei margini, note di correzione e di aggiunta dei versi ; altrove rozzi disegni. A c. 79 a nota di possesso di mano cinquecentesca: Hic liber est Ihohennis de Saupla [?]• Legatura in pelle del sec. XIX-XX. Conservazione buona. A c. 1 a timbro della Biblioteca dei Gesuiti. Ovidius, Metamorphoses 1. Inc. (c. 1 a): At pater omnipotens superos testatus et ipsum . . . Expl. (c. 136 b): . .. nec nisi cum senior similes equaverit annos. Ms. C VII 40 Membr.; sec. XIV; mm. 330 X 240; cc. I + 216 + I; fase.: 18 sest., con parole di richiamo alla fine di ognuno. Rigatura delle colonne, del titolo e delle parole di richiamo, a punta; 11. 51 su due colonne. Scrittura gotica con elementi corsivi ; note laterali coeve o più tarde. A capo di ogni pagina è segnato il titolo della epistula trattata nel testo. Fregi colorati, solo a carta 216 a. Nell interno del piatto posteriore, a penna e di mano cinquecentesca: 1275. | Fu eletto in Arezzo Pietro Tarantasio, cardinal d'Ostia2 sommo pontefice | e fu chiamato Innocenzo V, frate dell ordine di S. Domenico. | Pietro Messia nelle vite degli imperatori, folio 445. | visse nel papato cinque mesi e due giorni. Legatura antica in pelle, montata su tavole di legno con in- 1 Delle Metamorfosi manca tutto il primo libro; 303 versi del secondo; 40 versi dell’ultimo. 2 Nel testo: Hqlia. — 91 — qua ratura di fregi a sbalzi, di stile rinascimentale, su ambedue piatti, incordature sul dorso, tracce di fermagli asportati. iascun foglio di guardia consta di due carie distese e poi quadrate, scritte su due colonne a caratteri gotici corsivi e in gran parte svaniti. Sul dorso è incollato un cartellino, con il titolo scritte modernamente. Codice appartenuto al fondo Gaslini. Petrus de Tarantasia, Super Epistulas Pauli. ^ c- (c. 1 ). (D)edite in lucem gentium ut sis salus mea . . . P • (c. _16 a); ... non (je venialibus pr0j)rie | Expliciunt epistule P i Pauli | secundum fraterm Petrum de Tharen\tasia. Ms. A IV 5 fa«c Mj™br‘; sec’ XIV; ram- 245 X 180; ce. III + 162 + III; j- • , . ci113*- 1 sest. + 1 carta doppia + 1 sest., con parole , ° a^3 ^De; cartulazione di epoca recente a matita; ri- c vt 6 qUJ tUra a Piombo; 11. variabili: 21 24, 27 fino a '■>; quindi 11 30.3 Ç i > Pnn <• . “Uè colonne. Scrittura gotica francese coeve eT"/0'' » * -hianto „1 testo tivamente con fr ^ lDÌZÌa,Ì ^ ° azzurre a,terna' «Pi* e dell’explicit • a P"°'° ^ miniature a c. 81 b ’ ,rfta. ’ miD,atura log°rata dal tempo; altre nine a c 29 b ìm ? r0ZZe raPPresen‘azioni di animali, ma-«si da tarli, ’ M°"0 *> frequenti lesioni delle erte 13 x 20 da e If™™’ aSporta,° Ideilo di pergamena di mm. Petrus Lombm„,, Se„,e„tiamm libH ^ K'Vh d 150 Lm“jm VUl'l"er°'° “PPhpinqumu,.. . sententiarum. ' ' PmmU' E‘PU<* “ber quanu, — 92 — Grecorius PP. IX, Decretalium liber IV. Inc. (c. 151 a); Gregorius. . .1, incipit liber quartus Decretalium . .. Expl. (c. 162 b): ...nobis exhinde continebant (interrotto). Ms. E V 5 Membr.; sec. XIV; min. 300 X 210; cc. I + 89 + I ; fase.: 11 quat. (il terzo aumentato all’inizio di 1 carta) ; parole di richiamo alla fine di ognuno; 11. variabili per fascicoli (dovuto ciò ai diversi amanuensi che lo scrissero): 52, cc. 1-17; 43, cc. 18-41; 46, cc. 42-57 ; 53, cc. 58-89, su 2 colonne. Cartulazione antica a numeri arabi, talvolta asportata dalla raffilatura ; altra, più recente, saltuaria, errata di 1 a c. 60 (59); arriva perciò fino a 90; segnatura, talvolta scomparsa, con lettere e numeri romani in ordine progressivo, per tutte le carte. Elegante miniatura a c. 1 a. Interi righi rubricati. Iniziali all’inchiostro rosso o blu. Note marginali di richiamo o di aggiunta. Legatura in pergamena chiara. Bordi screziati in rosso e blu. Conservazione buona. Seneca, Liber epistolarum. Inc. (c. 1 a): Incipit liber epistolarum Senese (sic) ad Luculum. | Prima: | de modo elligendi amicum. Et quod tamen ... Expl. (89 a col. 1): ...cum intelleges infelicissimos esse felices. Vale | Deo gratias. Amen. Ms. A IX 33 Cart.; sec. XIV; mm. 291X210; cc. III + 212 + III; fase.: 1 quint. + 5 quat. + 1 sest. + 15 quint. + 1 sest., con ri chiami alla fine di ogni fascicolo. Cartulazione recente a cifre arabe. Rigatura a punta ; 11. 23-30 su una colonna. Scrittura gotica corsiva, con numerose note marginali o interlineari, coeve, forse di altra mano. Iniziali colorate o con fregi rossi. Sulla carta 1 Parola abrasa. — 93 — posteriore di guardia, di mano più tarda di quella del testo: Iste mei R. de Maffeis litterarum apostolicarum scriptoris | tragedie sunt per me Parthenici audite, | sed minime intellecte. MCCCCLXXIll pridie Nonas | Novembris. Legatura in pelle montata su tavole di legno. Sulla c. la è scritto a penna, di mano cinquecentesca: De figli et eredi di M. Marii Maffei. Sul dorso è impresso il titolo in oro. L’interno della legatura e i fogli di guardia, moderni, sono marmorizzati. Per la umidità è leggermente danneggiato il margine superiore delle ultime carte. Filigrana rappresentante, in un cerchio, una montagna a tre cime, sormontata la più alta da una croce, corrispondente al n. 11854 del Briquet; quindi un leone corrispondente al n. 10462; quindi lino stelo con fiori, corrispondente al n. 6688 l. Note di appartenenza del sec. XVIII, a penna, nella carta di guardia anteriore2. Codice appartenuto a Walter Ashburner, come appare da timbro a nota a c. la; in seguito fece parte del fondo Gaslini. Seneca, Tragoediae. Hercules Furens. - Inc. (c. 2 a): Soror tonantis hoc enim . . . XP • (c. 29 a): ... Facere innocentes terras, que superos solet. Explicit ... Thiestes. - Inc. (c. 30 a); Incipit secunda tragedia de Thieste et Atreo. | Quis me furor ... Expl. (c. 53 a); ...Uberis trado tuis. Edippus. - Inc. (c. 53 a); Incipit tertia tragedia de Edippo. Ceci parentis regimen ... p (c. 65 ). .. .pretio quolibet costant bene. ppolitus. Inc. (c. 65 b); Incipit quarta tragedia de Ipolito, fi-ho regis Athenarum. | Idem umbras cingite silvas . . . sp .(c. 89 *): ... tellus impio hmn&a. td,ppus. • Inc. (c. 89 *): lneipit , rf; . yj actus. lam nocte depulsa.. s I Expl. (c. 107 ■): ...in ducibus hii, uti Uber. « ' MMi lm2- «»«• '* *PPa« 1. dala: May. 5. J7»7, — 94 — Troia. - Inc. (c. 107 a): Incipit sexta tragedia de Troia. Quicum-que regno fidit. . . Expl. (c. 128 b): ... et classis movet. Amen. Medea. - Inc. (c. 129 a) : Incipit VII tragedia de Medea. Dii co-niugales tu que genialis . . . Expl. (c. 144 b): ... esse qua veheris deos. Agamennon. - Inc. (c. 144 b): Incipit octava tragedia. Opaca linquens ditis Inferis loca .. . Expl. (c. 161 a): ... veniet et vobis furor. Octavia. - Inc. (c. 161 b): Incipit nona tragedia que dicitur Octavia. Iam vaga celo sidera . . . Expl. (c. 178 a): ... gaudet Roma cruore. Hercules. ■ Inc. (c. 178a):Z ncipit decima tragedia que dicitur Hercules. Sator deourm cuius excussum. . . Expl. (c. 211 b): ... fulmina mittes. Deo gratias. Expliciunt tragedie Senece. Ms. A VI 9 Membr.; sec. XIV; mm. 305 X 220; cc. 238; fase.: 23 quint. + 1 quat., con parole di richiamo alla fine. Cartulazione fatta per decine, di epoca recente. Rigatura ad inchiostro (a punta per alcuni fascicoli), quadratura a punta; 11. 35-39 a seconda dei fascicoli, su 2 colonne. Scrittura gotica con elementi corsivi, di diversi amanuensi cui furono commissionati i fascicoli. Iniziali, segni paragra-li ad inchiostro rosso e azzurro. A c. 5 a lettera ornata con fregi ad inchiostro. Legatura in pergamena. I bordi esterni delle carte variamente screziati a colori. Codice mutilo di almeno 1 fascicolo alla fine. Sono danneggiate dall’umidità la prima ed ultima carta. S. Thomasus, Summa Theologiae. c. 1 a - 5 a. Indice. Inc.: Abbas . . . Expl.: .. . Zelus. \ Explicit tabula istius operis. Inc. ( c. 5 a, col. 2): Quoniam ut ait sapiens Gregorius super Eze-chias . .. Expl. (c. 238 b, coi. 2): ...ad illud vero quod in contractum (interrotto). — 95 — BIBLIOTECA BERIO Ms. C. F. Ili 7 Membr. ; sec. XII ; mm. 576 X 380 ; cc. I + 342 + I con antica cartulazione a numeri romani. Coll. 2; 11. 61-62 da c. 1 a c. 274, 71-73 da c. 277 a 300; 61-64 da c. 301 a c. 342; rigatura a punta. Scrittura del testo e delle note, carolina non sempre della stessa mano. Titoli ed iniziali alternativamente in rosso e nero; sottolineature in rosso. Miniature a c. 1 a, 4 b, 185 a, 230 a, 2 7 5 a b; 276 , 300 b. Lettere miniate a c. 1 b, 5 b, 19 a, 30 b, 38 b, 50 a, 61 , 68 , 75 b, 78 a, 87 b, 95 a, 104 b, 113 a, 126 a, 141 a, 159 a, 165 a, 167 a b, 169 b, 170 b, 171 b, 172 a, 173 b, 174 b, 177 a, 178 a, 185 a, 195 b, 201 a, 203 b, 204 b, 210 a, 222 a, 230 a, 240 a, 247 a, 250 a, 254 a, 258 b, 268 a, 277 a, 283 a, 295 b, 301 b, 310 b, 311 b, 312 b, 313 b, 314 b, 315 a, 315 b, 321 b, 325 a, 328 b, 331 a, 332 b, 334 a, 335 a, 336 a, 337 a b, 338 b, 339 a b, 340 a (quest’ultima di epoca più tarda). Legatura sec. XIX in legno ricoperto di pergamena chiara con fregi in oro e nel bordo il titolo in rosso. Rare le macchie di umidità ; sia le miniature, sia lo scritto sono sempre vividi. Sono stati asportati listelli di pergamena lungo il margine mediano esterno o inferiore senza danno per il testo a c. 43, 52, 60, 71, 73, 99, 108, 133, 153, 311. Rinforzate lungo la piegatura mediante listelle di tela le prime 17 carte, da c. 328 alla fine. Fascicoli di complessa composizione, senza segni di richiamo 1. A c. 272 b (col. 1) nota di possesso (sec. XV-XVI): Ista Bibbia est comunis Ianue et sic visum est constare in inventario bibliotece 1 Questo manoscritto appartenne anticamente al comune di Genova. La tradizione vuole che i magistrati nuovamente eletti giurassero di osservare le leggi del comune su questa Bibbia. Passò, alla caduta di Genova, con altri cimeli, alla Biblioteca di Parigi; fu quindi restituita ai Re di Sardegna, sotto la cui dominazione si trovava a Genova, e di là tornò al comune di Genova, intorno al 1849. - 96 - comunis lanue, sotto, del sec. XV : memento qui cernis Sancte Marie . . . esse. A c. 1 b e a c. 342 b timbro ad inchiostro rosso con scritta: Bibliothèque royale M. e altro timbro: Double. Echangé N. 18. Bibbia Latina (Bibbia Atlantica). Epistola S. Hieronimi (titolo): Incipit epistola Sancti Hieronimi presbiteri | ad Paulinum presbiterum j de omnibus divinis | historiae libris. C. 1 b (inc.): F\ra\ter Ambrosius \ tua michi | munuscula | perferens | de\tulit (col. 2) et suavissimas litteras .. . C. 3 b (expl.) (col. 1): . . . semper cogitat esse moriturum. Explicit epistula. (Col. 2): Pentatheucum Moysi. (Inc.): De\si\de\rii mei. \ Desideratas accepi epistulas. C. 4 a (expl. col. 1): ...eos transferre sermonem. Segue indice (col. 1, 2). Vetus Testamentum. Inc. (c. 4 b): I\n \ prin\cipio | creavit | Dominus | celum | et | ter\ ram (c. 5 a). Terra autem .. . Expl. (c. 273 b): ... hic ergo erit consumatus. Explicit liber Ma-cliabeorum. Segue: Prepliatio s. Hieronimi. (c. 274 a): Incipit prephatio s. Hieronimi presbiteri in libro quattuor Evangeliorum ... (c. 274 b): indice. (cc. 275 a- 276 b). Canoni eusebiani. Novum Testamentum. Inc. (c. 277 a): Incipit Evangelum | secundum Mattheum | liber generationis | Ihesu Christi filii David ... Expl. (c. 342 b, col. 1): ... Salutant vos decretalia \ Gratia cum omnibus vobis. \ Explicit epistula | ad Ebreos. Seguono, nella seconda col., avvertimenti religiosi (11. 19, scrittura gotica). Inc.: In septuagesima legatur et cantatur... Expl.: ... ne in via tua ar\guas me A-m-e-n. Seguono 15 linee con notazioni musicali su quattro righe. Inc.: ^D^ominus vobiscum . .. Expl.: . . . loram genuit Ozias. Ozias autem. Cfr. Mostra storica nazionali’ della miniatura • Palazzo ì enezia - Roma, Catalogo a cura di G. Muzziou, Firenze, 1954, p. 89, n. 126. E. B. Garrison, Contributions to thè history of tivelfth cent un Umbro-Roman painting, in Studies of history of mediaeval italian painting. Firenze, I, (1953-54) e III. n. 2 ( 195. ). — 97 — •7 Ms. m.r. V 3 16 Membr.; sec. XII; mm. 275 X190; cc. 1 + 109; fase.: 1 quat. (mutilo della prima carta) + 11 quat. + 1 duernio (mutilo di carte). Seguono: 1 quat. + 1 ternio (mutilo della terzultima c p nu tima carta) aggiunti in epoca posteriore. 1 Parte: cartulazione anti ca, ma posteriore al testo, fatta per numeri arabi, ed altia più ìeccnte a matita; fascicoli segnati progressivamente per lettere alfabetiche da a fino ad m ; rigatura, quadratura a punta; 11. 2/ su 1 colonna. Scrittura carolina dell'ultimo periodo, fino a c. 54 con iare gloS' se marginali coeve; di transizione tra carolina e gotica da c. 55 c. 97. Le prime 4 righe di c. 1 a e le prime di c. 3 b sono a lettere capitali. Spazio lasciato bianco per iniziale a c. 3 b. Titoli, inizia i rubricate. 2a Parte (aggiunta): 11. 32 su 2 colonne. Rigatura a punta, scrittura gotica; sui bordi manine indicative e fregi. Bianca la c. 109. Legatura del sec. XV in cuoio sopra assicelle; incollata al piatto posteriore una striscia pergamenacea con il titolo (sec. XIII). Liber pastoralis sancti Gregorii papae. Il foglio di guardia anteriore originariamente apparteneva a Salterio del sec. XIII. con noia zioni musicali su 3 righi. Dissestata la legatura. I margini inferiori dei primi 2 fascicoli strappati e rappezzati con pergamena. A c. 109 b nota di possesso (sec. XV): Iste liber est mej, presbiteri Nicolaj de Podio. 1) S. Grecorius Magnus, Regulae Pastorales. (cc. 1-3: Indice): In nomine domini nostri lhesu | Christi liber re* gule pas\toralis Gregorii pa\pe urbis Rome. Incipiunt capitula prima . .. Expl. (c. 3 a): ... vel predicatio extollat. Inc. (c. 3a): [P\astoral\is] cure \ me pondera fugere ... Expl. (c. 97 b): ... tui meriti manus levet. | Explicit pastoralis beati Gregorii papae. (Sopra, in caratteri minuti): Ex pastoralis gemma. Seguono 18 linee di scrittura più tarda e irregolare contenenti formule più volte ripetute: ... d. in. oleo. d. II in fam. d. 1 in faba, Anselmus, tria, obola, d. 1. in urna, obolum ... d. VII. Valfredo, d. Vili [?J. Oberto ... — 98 — 2) S. Bernardus, Homilia. Inc. (c. 1 a): [D^omine Deus meus | da cordi meo . . . Expl. (c. 11 b): ... nichil estimemus lon\gum quod est fine claudendum. Ms. C F 9 Membr.; sec. XII-XIII; mm. 269 X 181; cc. 1 + 70; cartulazione recente a matita (dopo due carte, saltata la terza); fase.: 9 quat., dall ultimo tagliate 2 carte; l’ultima carta, originariamente attaccata al secondo piatto, serve di guardia ; mancano le parole di richiamo; solo i primi due fascicoli hanno alla fine la lettera a, b. Col. 1; 11. 29; rigatura a punta. Sugli ampi bordi marginali note necrologiche di più mani trecentesche che indicano, per quel giorno, il santo o la persona da commemorare. Scrittura carolina; ricalcala ove era più sbiadita; gotica corsiva nel recto dell ultima carta di guardia; nel verso, gotica libraria. Numero dei capitoli, sottolineature, iniziali, in rosso. Le iniziali miniate a volute bianche su fondo azzurro, leggermente sbiadite a c. 1 a, 65 b. Legatura formata da due piatti di legno ricoperto di cuoio lavorato, del sec. XVI; al bordo sono ancora evidenti le cuciture; tutto racchiuso in una custodia di cartone e cuoio. La mappa inferiore, unica rimanente, è col nome di Gesù, come si rappresentava con lettera di forma tedesca nel sec. XV. La carta di guardia mostra di essere stata incollata alla legatura. Dalle note laterali si apprende che questo codice proviene dalla chiesa di S. Maria di Ventiiniglia. Martyrologium. Inc. (c. 1 a): Incipit martyrologium j de festiiitatibus sanctorum. | Festivitates | sanctorum apostolorum seu martyrum. Expl. (c. 64 a): ... sub Diocliciano marty\rizator. Regula canonicorum S. Augustini. Inc. (c. 65 b. segnata 64): Incipit regula canoni\corum sancti Augustini. j Hec sunt que precipimus observari... — 99 — Expl. (c. 69b, segnata 68): ... in temptationem non inducatur; segue di mano diversa: Clemens Kat. credo, quindi tre linee abrase, (c. 70 a, di guardia): Al jorn del judissi parra qui aura fare (provenzale). (c. 72 a, 1. 28): .. . alo so re | venir. Sul verso, resti di preghiere in latino. Cfr.: G. B. Spotorno. Illustrazione di un antico martirologio ventimigliese, Torino, 1864; L. Grassi, L'antico martirologio ventimigliese, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, IV, pp. 435-453; G. Rossi. Necrologium ecclesie cathedralis Vigintimiliensis, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, IV, p. 454. Ms. C F 12 Membr.; sec. XIV ex.; mm. 245 X 182; cc. 88, in: 2 quat. + 6 sest. (privo l’ultimo della carta finale) con parole di richiamo. Numerazione recente. Rigatura e quadratura a punta ; 11. 29 su una sola colonna. Scrittura gotica libraria, con rare note laterali in corsiva gotica e alcune correzioni del testo. Capilettera miniati: a c. 1 a, a c. 15 b, a c. 34 a, a c. 43 b, a c. 50 a, a c. 60 a, a c. 77 b, a c. 81 b. Iniziali a colori rosso e azzurro con fregi calligrafici lungo il margine. Figurine a penna in inchiostro rosso, a c. 59 a, 60 b, 62 ab, 63 b, 71 a. Manine indicative sui margini, ad inchiostro nero, e, sull estremo margine superiore o inferiore, note contenenti varianti o aggiunte al testo, coeve. Nel primo fascicolo è stato strappato 1 angolo superiore della c. 5 con perdita di parole per dieci righe; nell ultimo fascicolo è stata tagliata la parte inferiore (circa mm. 175 X 180), ora rappezzata con pergamena bianca; lo stesso trattamento ha avuto la c. 5. Al termine macchiate o parzialmente scolorite le ultime tre carte. Legatura del sec. XX in mezza pelle. A c. 88 b nota in scrittura gotica corsiva: Inc.: Recipe... Expl. (1.4): ...et bibe aliquantum vini puri post | usum. Fondo antico beriano. A c. 88 b nota di altra mano del testo (sec. XIV): Die vigesimo primo septembri MCCCLXXXXI peremptus fuit iste liber michi Thomaxino | notarius et scriptor in libro... (seguono parole tagliate da più recente raffilatura). — 100 — Aristoteles, Ethica ad Nichomacum (nella traduzione del Bruni). Inc. (c. 1 ). Incipit liber Ethicorum. Aristotilis Stagerice ad Nico-macum. | Omnis ars et omnis ... Expl. (c. 87 b): ... et consuetudinibus utens. Dicamus igitur incipientes. Ms. m. r. IV 1 9 Cart.; sec. XIV; mm. 202 X 148; cc. 97 + XII; fase.: 6 sest. + 2 setterni + 1 quint. (da cui è stata tagliata l’ultima carta). Numerazione dei fascicoli in cifre romane in basso a destra e delle carte della prima parte di ogni fascicolo, in alto a destra con lettere alfabetiche in ordine progressivo. Sono stati aggiunti due altri fascicoli: 1 quat. e 1 duernio diversi per carta, per la scrittura più tarda (sec. XV), e per l’argomento. Quadratura e rigatura a piombo ; 11. 29 su una sola colonna. Scrittura minuscola notarile con rare note laterali coeve. Capilettera, segni paragrafali e qualche nota marginale, in rosso negli otto fascicoli originali; manca la rigatura nei due fascicoli aggiunti. Il titolo del libro o del capitolo a c. 3 a è stato tagliato via a metà da una più recente raffilatura dei margini. Legatura del sec. XVII in cartone marmorizzato con dorso in pergamena. Filigrana (cc. 1-97) rappresentante simbolica mano con crocetta nel palmo ; non esiste il preciso corrispondente nel Briquet, il più vicino è il n. 11160; (cc. I-XII): giglio, molto simile al n. 6886 del Briquet1. Bianca la c. 104 b -105 b. La parte aggiunta in epoca posteriore (cc. I-XII) contiene massime e sentenze religiose. Fondo antico beriano. 1) S. Bernardus, Epistulae ad sororem. Inc. (c. 1 a): Ihesus. Incipit Bernardi prologus ad sororem suam. \ Rarissima in J. X. soror, diu est quod rogasti me ut... Expl. (c. 96 a): ... decus et imperium per infinita secula seculo-rum amen. 1 C. M. Briquet, cit., n. 6886. — 101 — 2) [Sentenze e massime religiose]. Inc. (c. 96 b, I a): Nullus abet . . . Expl. (c.XIIa): ...ad Dei laudem finis. Amen. Ms. m. r. III 1 46 Membr. ; sec. XIV; mm. 135 X 94; cc. 129; fase.: 1 carta doppia + 2 sest. (mancante il primo originariamente di 1 carta) + 1 quat. Cartulazione antica a caratteri arabi per 126 carte: omesse le due all’inizio (indice) e l’ultima. I fascicoli sono numerati progressivamente, a partire dal IV (c. 38) in alto, a caratteri romani; richiami alla fine di ogni fascicolo. Ogni sesternio ha inoltre una cartulazione antica in cifre arabiche da 1 a 6 nelle prime carte. Rigatura, quadratura a punta ; 11. 26-28 su una colonna. Scrittura gotica tendente al corsivo. Iniziali e segni paragrafali rubricati. Frequenti le note laterali in gotica corsiva. La legatura originaria era in assicelle coperte di cuoio e un fermaglio sui piatti interni, con incollati fogli membranacei presentanti scrittura del sec. XV. Traccia di uno stemma (forse ex libris) disegnato in carta e strappato, nell’interno del piatto an teriore. Il codice, restaurato recentemente, ha legatura in cuoio, con custodia in pelle.A c. 2 b in fondo, si legge: datum Romae apud Sanctum Petrum V Nonas Marcii pon. [pontificato nostro] anno llll Summa 1 XXXVIII. Timbri antichi della Biblioteca Berio a c. I a, 1 a, 127 b \ Dinus de Mugello, De Regulis luris. (c. 1 a, indice): Ihesus noster. Beneficium ecclesiasticum .. . Inc. (c. 1 a): Premissis casibus singularibus . . . (sui margine a lettere rubricate, ma sbiadite e cancellate anche dal timbro di biblioteca): Incipit Dynus . . . Expl. (c. 129 a): ... nomen ultimo. Explicit apparatus domini Dyni super titulo de regulis iuris. Di altra mano, sopra parte abrasa: asses fuerunt qui Domine stet. Beffandi. 1 Codice pervenuto alla Biblioteca Berio per acquisto del prefetto P. Spo-torno nel 1831 : cfr. Nuovo Giornale Ligustico, 1831, p. 396. — 102 — Ms. C F 4 Membr.; sec. XIV ex., XV in.; mm. 345 X 210; cc. I + 48 + I, in : 6 quat., con parole di richiamo nell’ultima carta. Cartulazione recente, rigatura a punta, 11. 34 su 1 colonna. Scrittura gotica libraria con rarissime note coeve. Titoli in rosso, capilettera in rosso e azzurro, iniziali miniate su sfondo oro e fregi lungo il margine a c. 1 a, miniature più piccole a c. 22 b, 26 b, 45 a. Legatura del sec. XIX pergamenacea. Codice mutilo di forse un fascicolo dopo il primo quaternio, e della fine ; macchia di umidità sul margine superiore delle cc. 30 e segg. A c. 1 a, stemma (disegnato sulla raschiatura di uno precedente), contenente aquila rampante in campo metà giallo e metà bianco. jEpistolae variae. Inc. (c. 1 a): Incipit epistola beati Eusebii ad sanctum Damasium portuensem episcopum et ad Theodonium Romanorum senatorem de morte gloriosissimi presbiteri leronimi j do\ctoris eximii. | Patri reverendissimo Damasio ... Expl.: (c. 48 b); ... expectationis eius dulci (interrotto, parola di richiamo): memoria. Ms. C F 8 Membr.; sec. XIV; mm. 235 X 182; cc. 11+82 +11; fase.: 10 quat. + 2 carte, con parole di richiamo. Cartulazione moderna. Rigatura ad inchiostro; 11. 29 su due colonne. Scrittura gotica dei codici con rare note laterali coeve; quelle più tarde sono state cancellate. Capilettera azzurri con fregi calligrafici rossi. A c. 1 a lettera E elegantissima con fregi di tipo geometrico, che copre i quattro margini e a c. 4 a, lettera P, dello stesso tipo. Lettere iniziali, segni paragrafali, in rosso e azzurro ; titoli in rosso. Legatura moderna (sec. XX) in cuoio scuro. Stato di conservazione buono; sbiadita per umidità ed usura la c. 1 a: esemplare molto elegante. Iacobus de Varagine, Cronica civitatis lanuae. Inc. (c. la): Incipit prologus in cronica de | civitate Ianue. (c. 3 a, col. 1): Incipit | cronica de civitate Ianue quam compilavit — 103 — venerabilis pater | dominus frater lacohus de ordine pre\dicatorum, Ianuensis arehiepiscopus. | Qui fuerunt primi funda\tores civitatum (in rosso). (Col. 2): Deus | qui nichilo . . . Expl. (c. 81 a, col. 1): ... elligebantur fuit deinceps intermissus. (Segue indice, c. 81 a - coi 2, 81 b e 82 a): De frate Iacobo archi-episcopo in octavo | Deo gratias, amen. Ms. m. r. VII 4 67 Cart.; sec. XIV (c. 1320); mm. 300 X 205; cc. 62; fase.: I carta doppia (originariamente forse non appartenente al codice) + 6 quint., con parole di richiamo alla fine. Cartulazione recente ; tracce di antica numerazione nel margine inferiore delle carte fatta con numeri romani da I a V con lettere in ordine progressivo. Linee variabili su due colonne da un minimo di 35 a un massimo di 46. Quadratura a punta, rigatura invisibile. Scrittura gotica con elementi corsivi, l'itoli in rosso, iniziali rosse e cerulee, segni paragrafali rossi e azzurri. Legatura antica in legno e pergamena. I margini interni dei fascicoli sono rinforzato da strisce prese da ms. membr. del sec. XIV. Dall’ultima carta è stata asportata una striscia di mm. 30 X 183. Macchie di umidità sulle ultime 10 carte. Filigrana rappresentante tre simbolici fiori e corrispondente all’esemplare n. 7355 del Briquet1. Le carte aggiunte sono in minuscola notarile (sec. XV); su una colonna, 11. 39. Filigrana: arco con freccia corrispondente al n. 779 del Briquet2. A c. 60 b nota di possesso: Iste liber est conventus\ Ianue fratrum predicatorum | beate Mane (sec. XIV - XV) e quindi in altra scrittura di mano più tarda (sec. XVI): Venditus fuit | sp. Nicolao gentili l.U.D. di altra mano. loannis Baptistae Forzani | Nicolai filii. A. c. 61 b: frater Dionixus de Nigroponte ordinis servorum j sancte Marie. | Iste liber est fratris Heoranij de Tarvixio ordinis servorum sancte Marie. A. c. 62 b (più volte ripetuto, sec. XV-XVI): questo libro sie di frati di Zenoa. 1 C. M. Briquet cit., n. 7355. 2 C. M. Briquet cit., n. 779. — 104 — 1) Legenda et vita S. Apollonie. (c. 1 a, tit.): Legenda et vita s. Apolonie virginis et martiris (sopra: amo-amas-amat). Inc.: Appullonia unica filia Eusebii . .. Expl. (c. 2 b) : ... Passa est autem Nono Idus februarii, idest die nono intrante | Februario fit festus sancte Appollonie. Amen. 2) Iacobus de Varagine, Cronica Civitatis Ianuensis. Inc. (c. 3 a): Incipit cronica civitatis | Ianuensis edita a fratre Ia-cobo de | Varagine ordinis fratrum pre\dicatorum archiepiscopo dicte civitatis j Ianue. j Incipit prologus. | Evangellica eruditione in\strui-mur . . . Expl. (c. 56 a, col. 1 a): ... esse fortissima se receperunt. Tabula (c. 56 a, coi. 2 a): Incipit tabula super cronica de civitate ... (c. 60 b, col. 1): Explicit cronica simul cum tabula. | Sicud naviganti dulcis est portus | Ita scriptori ultimus versus. (Nelle carte seguenti, note di possesso, versi sacri, prove di penna). Ms. m. r. IX 3 25 Cart.; sec. XIV; mm. 283 X 222; cc. 1 + 66; fase.: 1 duernio + 5 quat. + 1 duernio + 1 quint. + 1 quat., senza parole di richiamo ; cartulazione antica in numeri arabi, in parte scomparsa per la raffilatura dei margini, omette una carta dopo la carta 47; non conta le ultime 3 carte. Rigatura invisibile, quadratura a piombo ; 11. 48, variabili su 2 colonne fino a c. 55 b, 1 fino a c. 62 b. Scrittura minuscola notarile dovuta ad un solo amanuense; note laterali quattrocentesche. La c. 1 a presenta fregi di tipo geometrico lungo i margini, ad inchiostro rosso e blu. Rubricate e con fregi le lettere iniziali. La c. 47 b presenta, in disegno a solo inchiostro, i simboli dei tre Evangelisti e san Luca entro tondi; la c. 48 a rappresenta la Crocifissione. Legatura in pergamena chiara del sec. XIX. Filigrana da c. 1-47 rappresenta un simbolico unicorno corrispondente all’esemplare n. 9935 del Briquet; a c. 48 un simbolico uccello corrispondente all’esemplare n. 12075, dello stesso; a c. 59 tre fiori stilizzati corri- — 105 — spondenti all’esemplare n. 7345 \ A c. 57 b nota di antico possesso (sec. XVI): Iste liber est mei lohannes Baptista de Monliono quondam Melchionis; simile, ripetuta a c. 65 a e la sola firma su altre carte. A c. 4 a, 5 a, timbro di appartenenza alla Biblioteca Tomaso Franzone. Codice scritto nel 1353 da un certo Giovanni di Bruno, della diocesi Ebredunense (Ved. nota di c. 39 b, dopo l’explicit). 1) Iacobus de Varagine, Chronicon. Inc. (c. 1 a); Evangelica erudicione instruimur . . . Expl. (c. 39 b); ... esse fortissima se receperunt. Deo gratias amen (due volte). Explicit cronicità 2 Comunis Ianue | quam compilavit venerabilis pater do\minus frater Iacobus de Varagine de j ordine fratrum predicatorum Ianuensis archie\piscopus, anno domini millesimo ducentesimo | nonagesimo quinto, scripta 3 manu mei J Io-hannis de Bruno Ebredunensis dyocesis. Anno domini ( millesimo CCCLlll de mense Februarii. In car\ceribus Venetorum, incarceratus cum lanuensibus, | pro nimio dolore repletus. ) Finito libro, reffe-ramus gratias Christo, amen. (E in corsivo, di altra mano): Notum sit cunctis presentibus et fu\turis quod anno Domini millesimo CCC quinqua\geximo tercio die nona Aprilis 4 qua\dam die Mays in mane tresdecim (corretto: due) | gulle Ianuensium fuerunt super J ca-nole Veneciorum et ibi state sunt | tota die tenendo. Mayas ad | fales. In canallis sancte Marie de Lido. 2) Passio Domini nostri Ihesu Christi, (in volgare genovese). Inc. (c. 40 a): Pensando in mi me stesso . . . Expl. (c. 47 b): ... Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis amen. | Explicit passio domini nostri Ihesu Christi. Deo gratiam amen. 3) Visio Tugdali (lat.). Inc. (c. 48 a): Ibernia igitur insula in ultima 5. . . Expl. (c. 55 b): ... et gloria per infinita secula seculorum amen. 1 C. M. Briquet cit., nn. 9935, 12075, 7345. 2 Segue, depennato : fratris 3 Nel testo : scriptam 4 Nel testo : Aprillis 5 Nel testo : ygitur ynssula — 106 — 4) Epistola beati Bernardi (in volgare genovese). Inc. (c. 56 a): A lo graciosso biao Cavaler Raymondo, segnor de castello Ambroxo ... Expl. (c. 57 a): ... vendecia et negreza, amen. 5) De duodecim diebus Veneris. Inc. (c. 57 a); Ego Clemens Romanus pontifex .. . Expl. (c. 57 a); .. . in omnibus tribus filiorum isrl. 6) [Massime morali]. Inc. (c. 58 a); Virtutes sunt VII quarum ... Expl. (c. 60 a); ...primam negat ultimam prolem. 7) Anastasius patriarca Alexandrie, De imagine Crucifixi. Inc. (c. 60 b): De imagine1 Crucifixi a victis crucifixa et lanceata in latere . . . Expl. (c. 62 b) : ... ut autem audiebant. Deo gracias amen \ Ihesus Christus. Rex glorie venit in pace2. Deus homo factus3 est. Cfr. : P. E. Guarnerio, La Passione ed altre prose religiose in dialetto genovese del sec. XIV, in Giornale Ligustico, XX, 1893, p. 270. Ms. C F 24 Membr. ; sec. XIV; mm. 168 X 118; cc. IV + 292 con cartulazione originaria fino a 290 (salta le prime 4 cc. bianche, non conta le ultime 2); fase.: 1 duernio (bianco) + 3 sest. + 1 quint. + 19 sest. + 1 quint. + 1 quat., con richiami. Rigatura, quadratura a punta; 11. 37 su due colonne. Scrittura gotica leggermente corsiva, con rare note laterali di aggiunta, coeve. Iniziali rosse e azzurre con fregi calligrafici; segni paragrafali e sottolineature in rosso, rubriche marginali. Legatura antica, in pergamena rossa su assicelle con traccia di borchie e fermagli; dorso guasto e rappezzato in epoca più tarda. 1 Nel testo: y magi ne 2 Nel testo: impace 3 Nel testo : fatus — 107 — La c. 275 rappezzata in epoca recente per uno strappo. Sono bianche le cc. I-IV, 291, 292; a c. 1 a l’inchiostro è scolorito in più punti. Iacobus de Varagine, Sermones dominicales. Inc. (c. 1 a): Sermones dominicales Varaginis. | Humane labilis vite de\cursus . . . Expl. (c. 290 a, coi. 2): ... qui sine fi\ne vivit atque regnat Deus per in^ finita seculorum secula. Amen | Facto fine, pia laudetur Virgo Maria. Amen. Amen. Ms. m. r. I 3 28 Membr.; sec. IV; mm. 233 X 169; cc. I + 41 + I; fasc-: 4 quint. + 1 c. (originariamente non facente parte del manoscritto, di-■sersa per qualità di pergamena e per il tipo della scrittura); parole di richiamo alla fine dei fascicoli, incorniciate da fregi. Rigatura, quadratura a punta; 11. 23 su 2 colonne. Scrittura gotica cancelleresca. Capilettera ornati con delicati fregi geometrici, segni paragrafali rossi e azzurri, titoli in rosso. Rare note laterali e manine indr-cative. Legatura del sec. XVIII in pelle. Nel recto della carta aggiunta (numerata 41), nota di mano quattrocentesca in minuscola notarile: MCCCCLVII die XXI May.: iste liber est monastherius 1 de monte Claro | quem recepi ab eo prò arra. Cui quarta questionum | indulgentiarum, verbis forme, scriptum in carta | et alium questionum qui incipit de rubro, liber | provinciarum. Nel verso della stessa carta: litanie e prove di penna, quindi: Iste liber est mei presbiteri1 ecclesie 2 de 1 per Dei gratiam et ad honorem | Dei et beate Marie et omnium sanctorum, et hec scripsi | et signoque (sic) meo consueto signavi; e in gotica: Ego sum qui testimonium perhibeo de me. Seguono sei linee con frasi staccate, prove di penna, annotazioni musicali. Inc. (1. 1): Deo gracias . . . Expl. (1. 6): Sancte lohannes. 1 Segue nome illeggibile per rasura. 1 Nel testo: eclexie — 108 — Liber Synodalis Nemausensis. Inc. (c. I a); Incipit liber synodalis. | Quoniam in sacramentorum ... Expl. (c. 40 b) : ... que omnia fuerunt post modum per ecclesiam approbata. Ms. m. r. IV 1 30 Membr.; sec. XIV; mm. 165 X 118 (cc. 1, 2, 3, 5, 6, 11) e mm. 338 X237 (cc. 4, 7, 8, 9, 10) piegate in quattro e formanti quaderno; cc. II + 11 + II. Fascicoli di incerta composizione, tenuti insieme da listelle pergamenacee. Scrittura su 2 colonne. L’interno delle carte ripiegate forma un’unica facciata; 11. 36-40; 46 a c. 10. Scrittura gotica corsiva con rare note laterali coeve. Capilettera, titoli, interi righi rubricati. Figure ad inchiostro, anche rosso a c. 1 a, 1 b, 2 a, 3 b, 4 b - 5 a, 7b-8a, 9 b -10 a. A c. la (originariamente foglio di antifona) notazioni musicali su quattro righe, rosse. Legatura moderna in cuoio. Sul hordo superiore di c. 1 a, in scrittura più tarda: Virgine Ugo perit quem Virgine Ugo redemit. Conservazione buona; codice mutilo nella parte superiore delle cc. 2, 3, 5, 6 che originariamente formavano altri quaterni. La c. 11, aggiunta, contiene citazioni tratte da dottori della chiesa, illeggibili per l’usura. Rycakdus, Summa Allegorica Biblie. Inc. (c. 1 a): Incipit summa magistri Ry\chardi allegorica Biblie. In principio creavit Deus ... Expl. (c. 10 b): ... faciunt illius ... (interrotto). Ms. m. r. I 5 17 Cart.; membr.; sec. XIII-XIV-XV; di dimensioni varie; miscellaneo. AH’inizio 1 carta di guardia membr., ricavata da un libro religioso del sec. XIV scritto su due colonne, al recto. Il secondo foglio di guardia presenta segni di rasura, tracce di qualche lettera e la nota di possesso (sec. XV): Iste liber est mei. presbiteri Nicolai de Podiorum [?] — 109 — Legatura del sec. XV-XVI in cuoio su assicelle di legno ; sul piatto posteriore è incollato un cartellino (mm. 40 X 110) con scrittura gotica: Patavium diversorum ne . . . (rasura). 1) Cart.; mm. 278 X 182 (mm. 250 X 182 le cc. 25, 26; mm. 260 X 180 circa le cc. 33, 34; mm. 252 X 182 la c. 36; mm. 255 X 182, le cc. 40, 41, 42, 43, 44, 45 ; erose ai margini le altre cc.); sec. XIV, cc. 1 + 50; fase.: 2 sest. + 1 quint. + 1 otter. ; 11. variabili su due colonne ; rigatura ad inchiostro, quadratura a punta ; scrittura minuscola notarile con glosse coeve ; lettere iniziali rubricate. Bianche le cc. 30 a- 50 b; non si scorge il disegno della filigrana. [Vocabolario] Inc. (c. 1 a): De modica immo nulla scientia elargita michi . . . Expl. (c. 29 b, col. I): ... quem difficilime (sic) intelligitur . . . (interrotto). 2) Cart.; sec. XIV; mm. 277 X 195 circa: cc. 34; fase.: 1 quint. + 3 quat. (con parole di richiamo solo sulla fine del pe nultimo) ; rigatura a punta, quadratura più tarda (sec. XVI) ad inchiostro solo fino a c. 61 a; 11. variabili 33-43 su due colonne. Scrittura minuscola notarile; iniziali rubricate. Non si scorge il disegno della filigrana. [Regole sacerdotali] Inc. (c. 51 a): In virtute sancte Crucis e sacramento | altaris .. . Expl. (c. 84 b, col 2): . .. in virga nos Deus regit et conterit quam . • . (interrotto). 3) Cart.; sec. XIII-XIV; mm. 277 X 195 circa; cc. 2; rigatura, quadratura a punta; c. 1 ab: 11. 35, su 2 colonne; c. 2 a: 11. 29, su una colonna. Scrittura di transizione tra carolina e gotica ; bianca la C' “ • Queste due carte mostrano di essere state piegate a metà. Non si scorge il segno della filigrana. [Schema di sermone] Inc. (c. 85 a): Tribus miraculis ornatum . . . Expl. (c. 85 ): ... qui sine fine vivit et regnat. Amen. Inc. (c. 86 a): Pater noster qui es ... Expl. (1 . 29): ... sedula cogitatione versamini. 4) Membr.; sec. XIII-XIV; mm. 277 X 195 circa; cc. 38; fase.: 5 quat. (mutilo l’ultimo delle ultime 2 carte); rigatura, quadratura — 110 — a punta ; 11. 40 su due colonne. Scrittura gotica, con glosse laterali in scrittura minuscola notarile; lettere iniziali con fregi rossi e azzurri ed interi righi rubricati ; lasciati in bianco, in più carte, alcuni spazi che dovevano contenere versi dei salmi. [Sermonario] Inc. (c. 87 a): Cum omnes prophetas Spiritus Sancti revelatione ... Expl. (c. 123 b, coi. 2 a); ... est eis circa mortis ... (interrotto). 5) Membr:; sec. XIV ex., mm. 125 X 100 circa; cc. 8; 1 fase, quat. Rigatura a punta, quadratura ad inchiostro ; 11. 22 su una colonna. Scrittura gotica ; titoli e segni paragrafali rubricati. [Regole di diritto canonico] Inc. (c. 124 a) : De constitutionibus rubrica. | Cum omnes ... Expl. (c. 131 a) ; ... sine licentia pape. 6) Membr.; cart.; sec. XIV; mm. 260 X 170; 275 X 195 circa, di dimensioni irregolari; cc. 19; fase.: 2 quat. (membr.; tagliata la prima carta del secondo) + 1 duernio (cart.). Rigatura, quadratura ad inchiostro; 11. 50-60 sulla parte membr.; 64-65 in quella cart., su 2 colonne. Scrittura gotica corsiva, titoli rubricati. Non si scorge il disegno della filigrana. Nobilia decretalium. Inc. (c. 132 a): Aullus in ecclesia ... Expl. (c. 149, col. 1 a): ... s. e. sacro | Expliciunt nobilia decretalium . . . (coi. 2): In Raymudo | Si vero incola vel viator debet sepeliri apud ecclesiam parrochialem in cuius parrochia mortuus est. XIII. q. i. ecclesias. 7) Membr.; sec. XIV; mm. 275 X 175 circa, margini irregolari; cc. 5 recanti traccia di piegatura verticale e orizzontale; 1 fase. quat. (privo delle ultime 3 carte); rigatura, quadratura a piombo; 11. 46 su 2 colonne; scrittura gotica con caratteristiche cancelleresche. [Esempi di ars epistolandi] Inc. (c. 151 a): [I]nter dictaminis dogmata per ceteris epistula obtinet principatum ... Expl. (c. 155 b, coi. 2): ... merito separari quam suo ... (interrotto). — 111 - BIBLIOTECA FRANZONIANA Ms. n. 81 Membr.; sec. XII; mm. 535 X 342; cc. 172 con numerazione antica a numeri romani che appare da c. 52, anche in seguito molto spesso portata via dalla raffilatura dei margini e visibile solo nella parte inferiore. Altra numerazione recente a matita. Fascicoli. 1 ternio + 20 quat. + 1 ternio (l’ultima carta serve di guardia). Tracce di antica segnatura sul margine inferiore destro delle carte, talvolta portata via dalla raffilatura dei margini. Rigatura, quadratura a punta; 11. 42 su due colonne. Scrittura carolina di più mani. Le note laterali sono antiche (sec. XIII-XIV) e moderne (sec. XX), le prime rare e brevi contengono preghiere, o sono di correzione e aggiunta; le seconde a matita, indicano passi corrispondenti al testo, nei Bollandisti o negli Acta Martyrum ; lettere miniate a c. 1 a, 3 , 15 a, 16 a, 17 a 20 a, 20 b, 23 b, 31 a, 36 b, 42 b, 45 b, 47 b, 50 b, 53 b, 54 a, 59 a, 60 a, 62 a, 63 a, 67 a, 71 a, 73 b, 78 a, 80 b, 83 a, 89 b, 92 a, 94 b, 104 a2, 107 a, 111 a, 113 a, 113 b, 114 a, 118 a, 119 a, 122 b, 124 a, 129 b, 131 a, 132 b, 136 a, 137 a, 138 a, 141 a, 143 b, 144 a, 146 a, 149 a, 153 a; lettere rubricate o azzurre a c. 9 b, 30,a, 74 b, 94 a, da c. 157 a fino a 172 b. Rare le righe rubricate. Mancano le parole di richiamo alla fine dei fascicoli. Legatura in cuoio sec. XX. Rappezzate con pergamena le cc. 158, 162, 163-172. Rinforzati i bordi di alcune carte con pezzi pergamenacei, scritti in gotica libraria. Timbro della biblioteca delle Miss. Urbane a c. 1 a, 21 b. La carta di guardia alla fine contiene, sul retro, indice su due colonne di epoca più tarda: In nomine domini nostri Ihesu Christi amen j Incipiunt passiones sanctorum et sanctarum ... ; seguono alla rinfusa invocazioni, nomi di possessori ego Tadeus de . . . (nome scolorito dall’usura). Sul verso, prove di penna, frasi non leggibili per l’usura, in scrittura notarile. — 112 — Legendae Sanctorum. 1) cc. 1 a. 3 a. Passio S. Marii, Valentini, Afterii. Inc.. Temporibus Claudii imperatoris ... .....*n hodiernum diem regnante domino nostro Ihesu Christo. Qui vivit.. . 2) cc. 3 a - 15 a. Passio s. Sebastiani martiris (X Kal. Febr.). Inc.. Sebastianus vir christianissimus . .. ^"XP^....... iniquo furore christianum nomen non poterant audire. 3) cc. 15 a -16 a. Passio s. Tiburtii martiris. Inc.. Interea dum sancto Gaio episcopo . .. ^XP^.....Augusti regnante, domino nostro Ihesu Christo cui est honor et gloria sanctorum. Arnen. 4) cc. 16 a -17 a. Passio s. Sebastiani martiris (fine della precedente, di s. Sebastiano). Inc.. Tenentur post hec Marcellianus ... ^xPl.....sub Diocletiano imperatore, die tertio, X Kalendarum februarii. Regnante ... 5) cc. 17 a - 20 a. Passio s. Agnese virginis et martiris (XII Kal. Febr.). Inc.. Servus Christi Ambrosius episcopus virginibus sacris... Expl.; ... sub Siniphromo prefecto. Regnante... 6) cc. 20 a - 23 b.Passio s. Vincentii (XI Kal. Febr.). C. 20 a: Prologus. Inc.: Cum apud Cesaream ... Expl.: ... consecratus est. Regnante... 7) cc. 23 b - 30 a. Passio s. Anastasii. Inc.: Unigenitus filius Dei... Expl.: .. . qui glorificatur in sanctis suis. Cui est.. . 8) cc. 30 a - 31 a. In conversione Pauli. (Atti degli Apostoli, capo IX). Inc.: In diebus illis Saulus ... Expl.: . .. admirans super doctrinam Domini. 9) cc. 31 a - 35 b : Vita s. Germani confessoris. Inc.: Nostri officii fratres karissimi... Expl.: .. . pervenire mereamur. Prestante ... 10) cc. 36 a - 42 b. In nativitate s. Severi archiepiscopi (Kal. Febr.). — 113 — s Inc.: Quocienscumque virorum gesta . . . Expl.: ... gratulandum introduxit. Qui vivit ... 11) cc. 42 b - 45 b. In purificatione s. Marie. Inc.: Si subtiliter a fidelibus . . . Expl.: ... qui est benedictus in secula seculorum amen. 12) cc. 45 b - 47 b. Lectio s. Evangeli secundum Lucam . . . Ome~ lia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Sollempnitate nobis hodierne celebritatis . . . Expl.: . . . sine visionis luce reficit. Ihesus Christus . . . 13) cc. 47 b - 50 b. Passio s. Blasii martiris (Non. Febr.). Inc.: Et enim in Sebastia Capadocie . . . Expl.: . . . imperante Agricolao. Regnante . . . 14) cc. 50 b - 53 b. Passio s. Agathe verginis et marthiris. (Non. Febr.). Inc.: Beatissime Agathe virginis . . . Expl.: . . . agente Quintiano consulare. Regnante . . • 15) cc. 53 b - 59 a. Vita s. Amandi episcopi. C. 53 b. Prologus. Inc.: (c. 54 a): Amandus igitur sanctissimus . . . Expl.: . . . laus et potestas per infinita secula seculorum amen. 16) cc. 59 a - 60 a. Natale s. Scolastice virginis (IV Idus Febr.). Inc. : Quisnam erit Petre in hac vita . . . Expl. : .. . nec sepultura separarent. 17) cc. 60 a - 62 a. Nativitas s. Fusce virginis et martiris (Idus Febr.). Inc.: In temporibus illis cum magne martirum victorie . ■ . Expl.: ... et virtus et potestas in secula . . . 18) cc. 62 a - 63 a. Passio s. Valentini episcopi et martiris (IX Kal. Mart.). Inc.: Propheta loquitur ad Dominum ... Expl.: . . . qui peccatorem solvere conatur. 19) cc. 63 a - 67 a. Passio Mathie apostoli. C. 63 a. Prologus. Inc.: Inclitam et gloriosam festivitatem . . . Expl.: . .. sexto Kalendas M artias. Qui cum . . . 20) cc. 67 a - 71 a. In dedicatione ecclesie sermo s. Jheronimi presbiteri ex libro regum. Inc.: Angelus autem Domini praecipit. . . Expl.: ... et cor meum ibi cunctis diebus. — 114 — . ^ CC' ^ ‘ ^ b> 1n dedicatione ecclesie, sermo beati Fulaen-tu episcopi. E Um nova construtione sancte huius ecclesie . . . XP 9 \ " SU^ protectione sua perducat. Qui vivit. . . “ cc‘ ^ - 78 a. Lectio s. Evangeli secundum Lucam . . . Sermo s. Augustini episcopi. Inc.. Audivimus modo Evangelii... ^ ^ ‘ v*vere autem domino in Christo domino nostro. ^ -3) cc. 78a-80b. In vigilia apostolorum Petri et Pauli. Lec-s. vangelii secundum dominum Johannem . . . Omelia venera-j Bede Presbiteri, de anima. ^ • Virtutem nobis perfecte dilectionis . . . ^.....et se sacra remunerare pollicetur Ihesus Christus . . . “4) cc. 80 b - 83 a. Passio sanctorum XL martirum. FnC' ■ ^n temporibus Licinii regis .. . ^.....Credentes in Christo et Spiritu Sancto. Cui est. . . -5) cc. 83 b - 89 b. Sancti Gregorii papae (//// Id. Mart.). nc.: Gregorio genere Romanus... ^.....beatus Gregorius presentatur. 26) cc. 89 b - 92 a. Transitus s. Benedicti (XII Kal. Apr.). nc-• Fuit virtute venerabilis ... ^ .....ìh locis aliis ab anime morte suscitavit. -7) cc. 92 a- 94 a. In nativitate s. Marie Virginis. nc-- Quidem vobis natalicius sermo... Expl. : ...et nomen Virginis Marie. 28) cc. 94 b - 104 a. Incipiunt gesta Salvatoris que in Theodosius magnus imperator in palatio in codicibus publicis anno XVIIII, X imperii sui. Inc.: Factum est in anno nono Tiberii... Expl.: ... Explicit gesta de Christo filio Dei. 29) c. 104 a. Passiones sanctorum martirum Tiburtii et Valeriani et Maximi. Inc.: Cum beatus Tiburtius... Expl.; . . . debet dici sicut hic exaratum est. 30) cc. 104a-107 a. Passio s. Georgii martiris (Nonas Kal. Mai). Inc.: In diebus illis erat quidam ... Expl.: ... martyrizatus est nono Kalendas Mai. Regnante... — 115 — 31) cc. 107 a-110 b. Passio s. Marcii apostoli et Eugenii (VII Kal. Mai). Inc.: Post glosam Domini nostri . . . Expl.: . . . imperante Gaio et lulio. Regnante . . . 32) cc. Ili a-113 a. Passio s. Vitali martiris (VII Mai Kal.). Inc.: Gloriosus Domini ... Expl.: . . . municipem fecit. Qui vivit. . . 33) c. 113 a. Passio s. Philippi apostoli {Kal. Mad.). Inc.: Philippus apostolus . . . Expl.: . . . apostolo Dei. Philippo. Omnibus qui credunt . . . 34) cc. 113 b-114 a. Passio s. Iacobi. Inc.: Iacobo apostolo presidente cathedra... Expl.: ...in odiernum diem regnante Domino nostro... 35) cc. 114 a- 118 a: Passio sanctorum martirum Alexandri, Eventi et Theodoli (X Nonas Madii). Inc.: Quinto loco a beato Petro apostolo... Expl.: ... benedictus Deus in secula seculorum amen. 36) cc. 118 a - 122 b. Inventio sancte Crucis. Eodem die. Inc.: Perrexit autem Elena . . . Expl.: .. . vel etiam in temporibus regni eius. Cui est . . . 37) cc. 122 b-124 a. Inventio Michaelis archiepiscopi. Inc.: Memoriam beati Michaelis ■ . . Expl.: .. . qui hereditate capiunt salutis. In Christo . . . 38) cc. 124 a - 128 a. Omelia eiusdem. Inc.: Angelorum quippe et hominum... Expl.: ... et stabis in sorte tua in finem dierum . . • 39) cc. 128 a-129 b. Miraculus s. Georgii martiris. Inc.: Audite fratres mei karissimi . . . Expl.: .. . beatus Georgius in Capadocia. Prestante . . . 40) cc. 129 b-131 b. Passio s. Victoris martiris. Inc.: Regnante impiissimo Maximiano . . . Expl.: ... sub Maximiano imperatore. Regnante . . . 41) cc. 131 b- 132 b. Passio s. Gordiani martiris. Inc.: Temporibus Iuliani impiissimi imperatoris . . . Expl.: . . . in odiernum diem. Ad laudem. .. 42) cc. 132 b - 136 a. Passio s. Nerei, Achilei atque Pancratii. Inc.: Nisi studia catholicorum securitatis . . . Expl. : . .. quia interrogastis sollicite. — 116 — 43) cc. 136 a . 137 a. passio s pancratii Temporibus illis cum immanis persecutio . . . .....Maximiano septies imperatoribus. Regnante .. . 44) cc. 137 a-138 a. In nativitate s. Potentiane virginis. Inc.: Omnia que a sanctis gesta sunt. . . .....usque in hodiernum diem. Per eum . .. 45) cc. 138 a -141 a. Passio s. Eustasii martiris. Inc.. In diebus Traiani imperatoris ... .....et in perpetuo gaudeamus. Per Dominum . . . 46) cc.141 a- 143 b. Passio s> Siriaci martiris (V Kal. Mai). Inc.: ludasque vocatus est... .....^Ie sabbato quinto kalendis Mai. Regnante. 47) cc. 143 b - 144 a. Passio s. Petronille virginis. Inc.. Temporibus Neronis imperatoris ... ^XP^.....sub dìe XXXI mense Madio. Regnante ... 48) cc. 144 a-146 a. Passio sanctorum martirum Marcellini et Petri. Inc.. Benignitas Salvatoris nostri... ^XP^.....^ie quarto Nonas lunii sub iudice sereno. Regnante . . . 49) cc. 146 a -149 a. Eodem die. Passio s. Erasmi martiris. Inc.: lacta est persecutio christianorum ... Expl.: .. .et in me credite. Et reliqua. 50) cc. 149 a -151 a. Tractatus beati Augustini episcopi (ex commentario in Johannem). Inc.. Erigenda est nobis fratres ad dominum maior. . . Expl.....& ipse faciet et maiora horum faciet. •)1) cc. 151 a-152 b. In festivitate omnium sanctorum. Lectio s- Evangelii secundum Matheum. Sermo venerabilis Bede presbiteri. Inc. : Si queritur quid significet ... Expl-: ... vel solum proprii industriam spectat operis. 52) cc. 153 a -154 b. In Pascha annotina, inventio s. Crucis. Lectio Evangelii secundum Johannem ... Sermo beati Augustini episcopi super Johannem. Inc.: Erat autem homo ex phariseis ... Expl.: .. .ut habeamus vitam non temporalem ut illi, sed aeterna. Ipso adiuvante. Qui vivit... — 117 — 53) cc. 154 b - 157 a. In vigilia unius apostoli et unius martiris. Lectio s. Evangelii secundum Johannem . . . Omelia eiusdem. Inc. : Iste locus evangelicus . . . Expl.: . .. Caro factus est et habitavit in nobis . . . 54) cc. 157 a - 158 b. In s. Andree Apostoli. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia beati Grègorii pape de eadem lectione. Inc.: Audistis fratres karissimi . . . Expl.: ...ad propria contemnenda perducatur. 55) cc. 158 b -159 a. Lectio s. Evangelii secundum Johannem . . . Omelia beatorum venerabilium pontificum. In nativitate s. Thome apostoli. . . Inc. : Iste unus ex discipulis defuit . . . Expl.: .. . hoc apud vos sollicita mente cogitate . . . 56) cc. 159 a - 161 b. In nativitate plurimorum apostolorum. Lectio s. Evangelii secundum J ohannem . . . Omelia beati Augustini episcopi de eadem lectura. Inc.: Hec mando vobis . . . Expl.: ...ipse, non illis facientibus, fecit. 57) cc. 161 b- 162 b. In nativitate apostolorum. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia eiusdem. Inc.: Secundum Matheum evangelistam . . . Expl.: . .. quam post agnitam, retro converti. 58) cc. 162 b - 165 a. Omelia venerabilis Bede presbiteri. Inc.: Sicut ex lectione s. Evangelii. . . Expl.: . .. cuius est gloriam . . . 59) cc. 165 a - 166 b. In s. Micheli. Lectio s. Evangelii secundum Matheum . . . Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Si diligenter audistis . . . Expl.: ... et Dei filius advenit. Qui cum Patre . . . 60) cc. 166 b - 167 b. In sancti Fabiani et Sebastiani. Lectio s. Evangelii secundum Lucam. . . Sermo venerabilis Bede presbiteri . . • Inc.: Electurus apostolos Dominus in montana subiit . . . Expl.: ...industriam spectat operis. 61) cc. 167 b - 168 b. In nativitate plurimorum martirum. Lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia eiusdem. Inc.: Quia longius ab urbe digressi sumus . . . Expl.: ...si patientia in animo veraciter custodiamus. — 118 — 62) ce. 168 b-170 a. In unius martiris lectio s. Evangelii secundum Lucam . . . Omelia lectionis eiusdem. Inc.: Quia Dominus ac redemptor noster. . . .....quod iacent nostre pravitatis actiones. 63) cc. 170 a-171 b. Omelia de confessoribus. Lectio s. Evangelii secundum Matheum. Omelia beati Gregorii habita ad populum in basilica. Inc.: Lectio s. Evangeli. Fratres Rarissimi... EXP^.....lucrum nos quod fecimus excuset. 64) c. 171 b. Lectio Evangelii secundum Lucam . . . Omelia lectura eiusdem. Inc.. S. Evangelii. Fratres karissimi, aperta vobis est . .. ®xpl.....expectantibus subditur. Ut cum venerit. Segue indice a c. 172 a di mano più tarda. Ms. n. 169 Membr.; sec. XIII; mm. 298 X 206; cc. I + 124 + I; cartulazione di mano moderna, a matita; fase.: 16 quat. (strappate dall ultimo le 4 carte finali). Sul margine inferiore del verso del-1 ultima carta di ogni fascicolo, lettera dell’alfabeto da a fino a o; nella facciata accanto, quindi sul recto della prima carta del fascicolo seguente, sul margine superiore è ripetuta la stessa lettera ed e numerato il fascicolo con cifre romane in ordine progressivo ; 11. 32 su 1 col. ; rigatura a punta di cui rimangono tracce nei puntini laterali. Scrittura minuscola di transizione con glosse laterali coeve. Capilettera e titoli interamente rubricati o con fregi filiformi non eleganti ; nei margini manine indicative ad inchiostro. Legatura in cartone marmorizzato con dorso in pergamena (sec. XIX). Strappate dalle carte alcune strisce di pergamena, di poco conto; asportato da c. 124, con perdita parziale delle parole, un listello di cm. 29 X 5. Sul verso del primo piatto, antica segnatura della bibl. delle Missioni Urbane, e sotto, scritto su cartellino: Dono fatto dal R. Filippo Cattaneo M. U. Bibliotecario. 1874. Pag. 485. Sotto, cancellata con righe trasversali, forse antica nota di pos- — 119 — sesso. Sul verso della prima carta di guardia, si trova un moderno indice dell’opera (sec. XX). Fondo Missioni Urbane. 1) Sanctus Isidorus, Sententiarum Libri Tres. (c. 1 a): Sul margine sup. (sec. XIX, cancellato): Liber diversorum moralium. (Indice): In nomine Sancte Trinitatis incipit liber s. Isi dori spaniensis episcopi. Capitula eiusdem . . .; Inc.: Quod summus et incommutabilis sit \ summum bonum Deus est. . . Expl. (c. 65 a): ... celestis aula letificandos includit. 2) S. Ambrosius, De conflictu vitiorum atque virtutum. Inc. (c. 65 a): Incipit liber de conflictu vitiorum atque virtutum sancti | Ambrosii, Mediolanensis episcopi. | Apostolica vox clamat per orbem ... Expl. (c. 72 b): ... adhuc magis stupenda narrantem fidem pre Explicit liber De conflictu vitiorum | s. Ambrosii archiepiscopi. 3) Id. [?] Liber Lucidarius. (c. 73 ab. Indice) Inc.: De caritate ... - Expl.: De electionibus. \ pliciunt capitula eiusdem. . Inc. (c. 73 b): Incipit liber Lucidario. De caritate | Dominus in Evangelio ... Expl. (c. 124 b): . . . ita discretum silentium hos . . • (interrotto). Ms. n. 149 Membr.; sec. XIV; mm. 305 x 212; cc. 1 + 107; fase.: 1 carta + 1 ternio + 10 quint.; senza richiami; cartulazione recente a matita. Rigatura a punta; linee 42-44 su 2 colonne. Scrittura go tica corsiva con fitte glosse laterali e tra le righe, coeve. Titoli, alcune indicazioni laterali e piccoli fregi all’interno delle lettere ma iuscole, rubricati; capilettera e segni paragrafali rossi e cerulei. Miniature di formato piccolo (mm. 50 X 50 circa) a c. 2 a (rappresentante uno studioso), 8 a, 11 a, 18 a, 20 b, 27 a, 33 b (rappresentante un busto d’uomo), 39 a, 44 b, 48 a, 50 a, 54 a, 62 a, 66 b, 68 a, 73 b, 77 a, — 120 — 82b, 88b (rappresentante un busto d’uomo), 91 a, (ad inchiostro rosso e nero), 97 a, 98 b. Sul margine superiore di ogni carta, a sinistra, indicazione del titolo, a destra, numero del capitolo trattato. Legatura del sec. XX in cuoio scuro con antichi fermagli e borchie, entro scatola. La carta di guardia di formato minore del manoscritto, con scrittura su 1 colonna (sul recto), su 2 (sul verso), contiene glosse e commenti del testo. A c. 1 b nota di appartenenza del codice: Liber fixicorum, de ente mobili. C. 2 a: Est mei Achillis de Montaldo Ianuensis, artium et medicine doctoris. De Ente Mobili \ Inc. (c. 1 a); Incipit liber phisicorum. Cuius liber primus est de principiis entis mobilis ... Quoniam intelligere . . . Expl. (c. 107 a) : ... ad meliorem et probabiliorem partem. Sul foglietto pergam, aggiunto, seguono 18 righe di testo. Expl.: . . . que-dam partes ut materia. Ms. n. 43 Membr.; sec. XIV; mm. 305 X 235; cc. 156, con numerazione moderna a matita; fase.: 1 carta doppia (originariamente forse non facente parte del ms.) + 19 quat., con parole di richiamo incorniciate da fregi rossi) + 1 c. doppia ; 11. 19 su una colonna ; rigatura, quadratura a punta. Scrittura gotica. Lettere iniziali rosse o azzurre incorniciate da fregi filiformi ; interi righi e numerazione dei giorni, rubricati. Sul margine frequenti note necrologiche di mano coeva o più tarda, con l’indicazione della data e molto spesso del nome del defunto. Legatura in pergamena, XX sec. Sulla c. 1 a ( originariamente di guardia) e sul fondo della c. 156 b una serie di disposizioni per cui l’abbadessa del convento si impegna a far celebrare messe annuali per defunti. (Trascriviamo la prima): Nos, Francorina, abbatissa monasterii sancti Columbanì, una cum toto conventu, recipimus ad omnia j beneficia nostri conventus spiritualia ex nunc tam. in vita quam in morte. Dominum presbiterum Petrum de | Pruneto 1 E’ una traduzione d'anonimo del De ente et essentia, di Aristotile. — 121 — Capellanum monasterii Sancti Syri de Ianua. Statuentes ut post eius obitum fiat pro | eius anima aniversarium omni anno. Et hoc facimus conscilio dominarum nostri conventus propter plurima | beneficia quae nostro conventui contulit in vita sua. (c. 1 b): [Regole per religiose] Inc.: In facienda visitatione cautelam maximam . . . Expl. (c. 2 a); ... sicut debet, revelet conscientiam suam, amen. c. 2 b nota da cui si desume l’appartenenza al monastero di S. Colombano di Genova: Millesimo CCCLXVII die XXVII Februarii. | Dominus Petrus de Bobio faber obuit et pro eo obligati fuerunt proventus | unius loci in compara mutuorum veterum scriptum super dominum Petrum. In con\pagna porte. Conventui nostro sancti Co-lumbani de lanua in perpetuum. | Qui conventus teneatur et debeat celebrari pacem anuatim in dicta ecclesia, unum | aniversarium et in quolibet sesto sancti Columbani emi facem Brandonum | unum de liber septem in pondere cum suis astellis et arinis dicti Petri. Qui Bran\donus teneatur et operetur in missis dicte ecclesie. Et hoc pro anima dicti quondam Petri. A c. 3 a timbro di appartenenza alle Missioni Urbane. Fondo Missioni Urbane. Martyrologium. Inc. (c. 3 a): Hic mutatur littera lunaris | Kalendas Ianuarii : luna ■ . • Expl. (c. 156“): ...et familiarium defuncto\rum ordinis nostri (e di mano più tarda) et benefatorum. c. 156 b elenco di giorni da commemorare. Inc.: Hec sunt festa in quibus ... Expl.: (1. 10): . . . sancti Thome ...1 archiepiscopi. Ms. n. 56 Cart.; sec. XIV; mm. 273 X 194; cc. I + 399 + I; fase.: 1 quint. + 19 otterni (privo il decimo fascicolo otternio delle due Prime carte) + 2 setterni + 3 otterni -f 1 setter, (mutilo delle ultime 3 carte); la c. 193 (CLXXXXIII, la prima del tredicesimo otter.) 1 Parola abrasa. — 122 — si trova erroneamente tra il quattordicesimo e il quindicesimo fascicolo otter., quindi tra le cc. segnate CCXXIIII-CCXXV ; la seconda carta dell’indice (manca la prima) è stata posta, erroneamente, dopo la terza carta. Parole di richiamo alla fine dei fascicoli ; cartulazione a numeri romani che non conta le prime 10 cc., è saltato il CX, ripetuto 2 volte il CXXXX, arriva fino a CCCLXXXXI. Rigatura, quadratura a punta; 11. 43-45 da c. 5 b (non num.) a c. 9 b; 11. variabili da 36 a 43 su una colonna da c. 1, fino a c. CCCLVI; su due, da CCCLVII alla fine. Scrittura gotica corsiva ; segni paragrafali, lettere iniziali in rosso ; capilettera a c. 1 a, con ornamenti ad inchiostro rosso e nero di rozza maniera ; rarissime le note laterali di mano molto più tarda. Legatura recente in cuoio rosso ; filigrana rappresentante un arco, che trova il corrispondente nel n. 4088 del Briquet1. Conservazione buona ; rinforzati i bordi delle prime carte. Fondo Missioni Urbane. (cc. 1 a - 5 a, non numerate): Indice. 1) Raxonamento de la gloriossa Vergern Maria con lo so glorioso Figio messer Ihesu Christe. Inc. (c. 5 b): In quelo tempo sapiando lo Redemptor . . . (sopra: Ihe-sus Christus Amor). Expl. (c. 10 a): ... Ecossì finì lo raxonamento de la glori\ossa ver-gem Maria con lo so glorioso figio messer Ihesu Christe, la | grada de lo qua semper sea con noi. Amen j E chi lezera per soa caritae pre-ge per lo scriptore. 2) (senza titolo) [Compendio storico della creazione del mondo a tutta la vita di Gesù Cristo]. Inc. (c. I a): Dixe in lo libero de genexis che lo comensamento . . . (c. LXXXVIIII3). Expl.: ... retornar in lo mondo. \ Chi se finisse de lo vegio Testamento e de lo Novo. 3) [Vita e miracoli della Madonna]. Inc. (c. LXXXVIIII a): De la nativitate de la Vergem bia Madona sancta Maria. | L'antivitae de la nostra dona . .. Expl. (c. CXXIV b): ... e chi ella ama, amen. 1 C. M. Briquet cit., n. 4088. — 123 — 4) [Vite dei Santi]. Inc. (c. CXXIV b): De la bia Madarenna. | Qesto sie expoxiciom che fa Origeno . . . Expl. (c. CCCXXIIa): ...de dee lo quar e beneito in seculla se-cullorum. Amen. 5) Vita de lo biao messer sani Zoane Batesto. Inc. (c. CCCXXII): Coci comenssa la nassiom e la vita sim ala morte de lo biao messer sam Zoane Batesto ... Expl. (c. CCCLVI a): ... da prima a honor e gloria de lo aotissimo Dee. Deo gracias Amen. 6) [De le questioim de Boecio] 1. Inc. (c. CCCLVII a): A lo nome de lo nostro segnor veraxe .. . Expl. (c. CCCLXXXXIb): ... habitaor de le anime fidelle (interrotto). Cfr. L. T. Belgrano, Rassegna bibliografica, in Giornale Ligustico, 1882, p. 341. P. E. Guarnerio cit., p. 274. Ms. n. 50 Membr.; sec. XIV; mm. 320 X 242; cc. 13; fase.: 2 quat. (mutilo il secondo delle ultime 3 carte), con parola di richiamo, incorniciata da fregi rubricati, a c. 8 b. Cartulazione recente a matita. Rigatura a piombo ; 11. 40 su una colonna. Scrittura gotica di tipo cancelleresco con note laterali coeve. Segni paragrafali, titoli, fregi interni alle lettere, in rosso. Una nota laterale a c. 9 a di altra mano. Legatura sec. XX in cuoio. Sono cartacee le carte di guardia. A c. 1 a timbro delle Missioni Urbane; nell’interno del primo piatto segnatura della biblioteca Miss. Urbane e quindi scrittura di mano ottocentesca: Codex latine scriptus in pergamena continens aliquas regulas Ludovici IV Regis Gallie ad vitam monasticam, ac nonullas vitas sanctorum Patrum. Anno 1322. Fondo Missioni Urbane. 1 Boezio tradotto in genovese. — 124 — Regula Ludovici regis. Inc. (c. 1 a); Regula Ludovici regis. | Anno incarnationis domini nostri Ihesu Christi DCCCXXII. Imperii gloriosissimi princi\pis Ludovici ////, VI Idus Iulii. Cum in domo Aquisgrani... Expl. (c. 2 b); ... voluerit abstinere in ipsorum maneat arbitrio. Vita Patrum. Inc. (c. 3 a); Incipit vita Patrum. Vitas Patrum grecorum et cetera facta . . . Expl. (c. 13 a) : ... qui fuerat | ad Longum retro monasterium ubi ego conversare videor hiis nominibus Cuspolenus | presbiter. | austro. - 125 — BIBLIOTECA DELLE BELLE ARTI Ms. n. 421 (Codice Molfino). Membr.; sec. XIV; mm. 328 X 220; cc. 85; fase.: 1 duer-nio + 2 terni + 1 quat. (dal quale manca l’ultima carta) + 1 quat. (al quale mancano le prime 4 carte) + 1 quat. (dal quale mancano le prime 4 carte) + 1 quat. ( dal quale manca la terza e 1 ultima carta) + 1 quat. (dal quale manca la quarta carta) + 2 cc. + 2 quat. + 1 ternio + 3 cc. + 2 quat. (dall’ultimo sono state strappate le ultime due carte delle quali ne rimane un pezzetto di cm. 4X7 circa di una, e dell’altra la parte inferiore) + 1 ternio (cart.) + 1 carta (cart. alla quale è attaccata una carta doppia di mm. 193X130) + 2 ternii (cart. moderna). Il codice reca una triplice cartulazione. la prima in numeri romani, coeva, giunge fino a CXXX ed è errata di una unità in più nei numeri LXXIII, LXXIIII, LXV, LXXVII al quale è posto rimedio colla ripetizione del numero LXXVII ; e senza numero la c. XIX ; manca, mancando le carte corrispondenti, dei numeri I-V, XVI, XX, XXI, XXXII-XXXVI, XXXXI-XXXXIIII, LI, LVI, LX, LXVI, LXXI, LCCCCII, LCCCCIII, LXXXXVII-CVI, CX-CXIIII, CXXI, CXXII; presenta dopo il numero CVIIII, per la inversione dei due ultimi fascicoli di cui si compone il manoscritto, prima la successione da CXXIII a CXXX, poi quella da CXV a CXX. La seconda cartulazione in cifre arabe, ad inchiostro sbiadito, è del secolo XVIII, e giunge fino a 117; la terza cartulazione in cifre arabe, a matita di mano recente, giunge sino all’86, presenta, a partire da 67. una unità in più rispetto all’effettiva quantità di carte per la omissione, segnata anche in calce di pagina, del numero 66. La mano di uno scriba arriva sino a c. CVIIII, di un altro scriba nella parte rimanente. Scrittura su due colonne, con una media di 35-36 righe per ciascuna, sino a c. LXXXXI, su tre colonne, con una media di 35 righe per ciascuna da c. LXXXXIIII a c. CVIIII, su due colonne, con una media di 36 righe per ciascuna, nelle rimanenti carte. — 126 — 11 codice si forma di due parti di origine diversa: la prima contava 12 fascicoli di 8 cc. ciascuno, più tre o quattro fogli di comodo, la seconda aveva un numero di fascicoli che non ci è possibile precisare, di 8 cc. ciascuno. Scrittura documentaria di tipo cancelleresco di due mani distinte. Frequenti rubricature. Parole di richiamo incorniciate da fregi all’inchiostro alla fine del IV-XI fascicolo. Rare note marginali ad inchiostro rosso. Legatura moderna in pergamena che reca sulla copertina e sul dorso un’etichetta in pelle rossa col titolo a caratteri d’oro: Rime storiche genovesi del 1300; posteriormente comprende sei carte che contengono la trascrizione, per mano moderna, di tre componimenti in volgare; un foglio con la dicitura: 1820. Matteo Molfi.no; un foglietto, incollato al precedente e ripiegato in due colla scritta: Memoria del R. Padre Gio Batta Spotorno 1821. Rime storiche genovesi. Inc. (c. 1 a); Che quel gran soleni... Expl. (c. 85 b): ... che zamai no finirà. Vedi : G. Pistarino, La tradizione manoscritta e un codice perduto dell'Anonimo genovese, in Miscellanea di Storia Ligure, I, Genova, 1958. ARCHIVIO DI STATO Ms. n. 3 ( della serie dei documenti restituiti dalla Francia). Membr.; sec. XIV; mm. 319 X 270; con le cc. 1, 63, 77, 99, 130, 141 aumentate in lunghezza di mm. 20-30 circa e ripiegate per ragioni di legatura, e le cc. 56, 74, 75 aumentate solo parzialment di un listello di mm. 30 X 50 circa; si può supporre che il codice fosse di dimensioni maggiori e sia stato tagliato in epoca più rece ’ lasciando più lunghi i fogli contenenti le miniature o note inter santi; cc. V + 193 + II (sono cartacei i 5 fogli all inizio e due fine, di guardia); fase.: 23 quat. (il diciassettesimo è privo d^ l’ultima carta) + 1 quint., con parole di richiamo alla fine ognuno ; numerazione con numeratore che considera anche le ca dell’inizio e della fine, arriva fino a 202. Scrittura gotica con influs cancellereschi, in più pagine ripassata a mano secentesca, frequent note laterali di commento o aggiunta, di mano cinque-secentesca, s lato sinistro di c. 141 b, nota marginale del sec. XVI, ad inchiostro rosso: Hic definebat folium unum n. 136 in cuius suplementum ego Iulius Pasqua, Alexandris filius, aposui in narrationem inferius de scriptam quam ex quodam codice huius historia manu Georgii Stella conscriptam et compilatam ad literam sumpsi et hic inferius manu propria scripsi. 1589. (Segue la nota aggiuntiva): Inc.: Solitis constitui . . . Expl.: commisio perfecit. Lettere miniate con fregi e volute a c. 1 a, 63 b, 80 b, 87 b, 143 b, 150 a, capilettera ornati con fregi ad inchiostro rosso e azzurro. A c. 199 a, dopo Yexplicit, nota dell’amanuense: Ego Guillel-mus de Caponibus, notai\us presentationi predicto consilio et decreto | predictis interfui et scripsi. | Deo et beatissime Marie semper Virgini Matri eius gracias per infinita secula | seculorum. Amen. A c. 199 b, indicazioni di passaggio di proprietà (di mano cinque- — 128 — secentesca): Emi hoc volumen ego loannes Cybo Simonis filius, anno | presenti MDLXVIII a quodam sacerdote predo aureorum ] nummorum quattuor lunio mense. | Quod quidem, mihi tulio de Nigro Pasqua, Alexandri filio, anno presenti [ MDLXXIII a Stefano Cybo de Reccho Ioannis supradicti fratre | titulo venditionis predo aureorum nummorum traditum fuit Maii mense. | Et tandem mihi Friderico de Fridericis Cristophori, Ianue civi filio, venditionis titu- lo | mediante precio aureorum nummorum auri in auro viginti quinque. | Traditum fuit hoc anno 1613, XX a Aprilis. Legatura in pelle color verde con fregio in oro della Repubblica Francese, portante la dicitura: Archives des affaires Etrangères con scritte in oro sul dorso indicative del contenuto del volume. Caffarus, Annales. Inc. (c. 6 a); In nomine sanctissime et individue Trinitatis, j Hoc est collectiorium antiquorum gestuum civium | lanuensium a cive lanuensi nomine Caffaro | verissime compositum. Quicumque sua utilitate... Expl. (c. 199): ... et vere collaudantes. (Segue nota dello scriba, quindi): . . . det et beatissime Marie semper Virgini matri eius gracias, per infinita secula seculorum amen. Ms. n. 88 Membr.; sec. XIV ex.; mm. 236 X 157; cc. I + 108 + I; cartulazione recente a matita; fase.: 9 sest., con parole di richiamo nel bordo inferiore dell’ultima pagina; 11. 26 su una colonna; rigatura a piombo. Scrittura del testo e delle note, gotica libraria. Titoli, iniziali, segni paragrafali, in rosso. Capilettera in inchiostro rosso e azzurro con fregi di opposto colore; lettere miniate a c. 1 a (sbiadita la miniatura), 3 b. A c. 1 a, stemma nobiliare completamente sbiadito. A c. 1 a una mano cinquecentesca ha ripassato le lettere troppo sbiadite. Le carte di guardia dell’inizio e della fine provengono da un corale e presentano notazioni musicali su quattro righi, poste verticalmente rispetto al codice. Legatura in pergamena chiara. Forte scompaginatura dei fascicoli. — 129 — 9 Iacobus de Varagine, Chronica civitatis Ianue. Inc. (c. 1 a): Incipit cronica de civitate Ianua. | Evangelici tione | instruimur\ne talentum ... Expl. (c. 108 b): ... ita quod illi in civitate Fenestrina que esse fortissima, se receperunt. : erudi-dicitur PATRIMONIO ORDÌ NE P. P. CAPPUCCINI Breviario Membr.; sec. XIV; mm. 132 X 105; cc. 348 + I + metà della carta 349. Fascicoli quinterni con richiami alla fine di ognuno; manca la cartulazione ; rigatura a piombo. Linee variabili da 29 a 30, su due colonne. Scrittura gotica libraria di più mani con note laterali più tarde. Lettere iniziali in rosso e in blu con fregi di opposto colore. Frequenti rubricature; intere pagine scritte in rosso. Legatura coeva in cuoio con borchie e tracce di fermagli. Stato di conservazione mediocre. Nella carta di guardia vi è una rozza rappresentazione della sfera terrestre, e sotto, la scritta: Hec Assia, la prima parte de lo mondo. (c. la-9b): Calendario. Inc. (c. 9 b) : In dominicis diebus e Kalendis Octubris usque ad adventum . . . Expl. (c. 348b) ... Ordo suprascriptus ad aspergendum aquam ser . . . (codice mutilo della fine). Bibbia Sacra Membr.; sec. XV in.; mm. 153 X 110; cc. I + 845 + I. Fascicoli otterni, con parole di richiamo nell'ultima carta. Cartulazione del tempo, a numeri arabi, in inchiostro rosso; rigatura a punta; 11. 40 su due colonne; su tre colonne da c. 804. Scrittura gotica dei libri di chiesa ; miniature a c. 1 a, 5 a, 63 b. A c. 1 a è rappresentato un Padre della Chiesa ; a c. 4 a, entro cornici tondeggianti, sono raffigurati Santi e Padri della Chiesa. Moltissime lettere iniziali sono miniate. Intere righe rubricate ; a capo di ogni pagina, lettere maiu- — 131 — scole del titolo, in rosso e blu (di frequente portate via dalla raffilatura dei margini). Frequenti note laterali della stessa mano, sottolineate di rosso. Stato di conservazione piuttosto buono ; qualche tarlatura è riparata da un piccolo brano di pergamena. Legatura recente in cuoio. Di tipo marmorizzato la carta di guardia. Nel verso della prima carta di guardia interessanti note di possesso: 1788 ex libris et codicibus P. Caroli Iosephi a Genua Bibliotheca Capucini. C. 844 b: Iste liber est monasterii leronimi de Cervara prope Portum Finum, Ianuensis diocesis. C. 845 . lstud volumine Biblie est monachorum congregationis Sancte lustine de putatum monasterio Sancti leronimi de Cervara. Inc. (c. la): Incipit prologus beati leronimi super bibliotecam. (c. 804 a): Incipit interpretationes hebraicorum nominum. Expl. (c. 841 b): ... conciliantes eos vel consiliatores eorum. Prediche Cart. sec. XV; mm. 140 X 100; cc. 454. Fascicoli setterm con parole di richiamo alla fine. Cartulazione antica a cifre arabe. Riga tura a punta ; 11. 46 su una colonna. Scrittura preumanistica con note marginali coeve o più tarde. Frequenti segni paragrafali, pa role, lettere iniziali, in rosso. Parole di richiamo alla fine di ogni fascicolo. Rozzi disegni a c. 448 b, 449 a b. Legatura in cuoio, molto deteriorata; è staccato un piatto, sul primo è impresso il nome del rilegatore: Opus Antoni de Tabia in cambeo fili inclite civitati Ianuae; vi sono segni di fermagli. Sono staccati pure i primi quattro fogli e il ventottesimo. Stato di con servazione non eccessivamente buono per le logorature e tarlature. Codice mutilo di 4 cc. al principio (da una nota del Padre Provinciale). A c. 54 a si legge, all’inizio del capitolo: Religiosis viris in domino studentibus neapolitani conventus ordinis sanctorum here-mitarum sancti Augustini p. Antlio[nius] Rampigolus de Ianua eiusdem ordinis. Ms. proveniente dalla biblioteca di S. Barnaba. Inc. (c. 1 a): De Humiltate. Discite a me ... (nella carta attaccata alla copertina). Expl.: ... perducat nos Ihesus eius filius. — 132 - BIBLIOTECA DELLA SOCIETÀ’ LIGURE DI STORIA PATRIA Membr.; sec. XIV; mm. 165 X 130. Originariamente il codice doveva constare di cc. 148 nelle ultime delle quali era contenuto 1 indice delle materie, di cui non rimane ora che una carta ; attualmente il ms. si compone di due parti, con un numero complessivo di 118 carte, così suddivise in fascicoli: 1): 1 quint. + 1 sest. + 1 carta doppia (aumentata di 1 carta) + 1 quint. + 1 sett. + 1 ternio; 2): 1 sest. + 1 carta. Antica cartulazione a numeri arabi, secondo la quale il codice risulta privo delle seguenti carte: 11, 24, 28, 77-88, 101, 103-110, 113 (che è posta dopo la c. 136); le altre carte hanno numerazione saltuaria fino a 147, mancano le cc. 141-144. Nella seconda parte, aggiunta (probabilmente proveniente da altro codice), la cartulazione inizia con 5 e arriva a 16, dopo di che abbiamo una carta numerata 148. Quadratura a piombo, frequenti le rubri-cature ; interi righi o parole scritte in inchiostro verde ; disegni astrologici in alcune carte. Legatura moderna in pergamena. Molto sbiadito l’inchiostro delle cc. 29-147, in molte delle quali la lettura risulta impossibile; è in migliori condizioni la seconda parte. la parte. 1) Euclides, Liber de speculis comburentibus. Inc. (c. 1 a): Cum continuatur ... Expl. (c. 6 a): .. .eorum ad punctum unum. Explicit liber de speculis comburentibus. 2) Euclides, De aspectu et visu. Inc. (c. 6 a): Radius egreditur ab oculo ... Expl. (c. 12 b) : ... et illud est quod demonstrare voluimus. Explicit liber de visu Euclidis. — 133 — 3) Euclides, Tractatus de speculis-Inc. (c. 12 b): Preparatio speculi in quo ... Expl. (c. 15 b): ... quod demonstrare voluimus. Explicit liber Euclidis de preparationibus speculorum. 4) De Piramidibus. Inc. (c. 15 b) : Incipit quidam tractatus de piramidibus. Demonstrare volumus qualiter duas ... Expl. (c. 17 b): ... in infinitu, et hoc est quod demonstrare voluimus. 5) Liber Alboliali Alghihae 1. Inc. (c. 18 a): Dixit Alboliali Alghihae: iste est liber scientie ... Expl. (c. 23 b): ... et fortunamus dominum asentis 2 6) (cc. 25 a - 26 b) : Tabula Gerlandi de doctrina terminorum . 7) (cc. 27 a - 27 b) : Tabula fungonis ebdomadalis. 8) Iohannes De Sacrobosco, Tractatus magicus. Inc. (29 a): Compotus et scientia ... Expl.: (c. 42 b): ... hoc per temporis eterni actum. 9) Egidius De Lssines, Tractatus de stellis cometis 4. Inc. (c. 43 a): Quoniam multorum animos ... Expl. (c. 57 b): ... Manfredus postea ubi0 tibi tradit. 10) Robertus [Grosseteste] Episcopus Lincolnensis, Tractatus de supputatione temporum, annorum et dierum cum calendario festorum. Inc. (c. 59 a): Capitulum primum... Expl.: (c. 89 a): ... alibis continendis. Seguono tavole astronomiche fino a c. 97 b 6. 1 Forma medievale europea del nome di Abu Ali Yahyà il>n Ghalib al Khayyat. astrologo arabo musulmano (sec. IX) che scrisse molti opuscoli, uno dei quali sulla natività: C. A. Nallino, v. Albohali, in E. I., Roma, 1920, p. 209. 2 Parola di lettura incerta. 3 Gerlando visse a Besançon nel sec. XI. Scrisse un trattato sul computo delle feste: cfr.: G. Sarton, Introduction to thè history o/ science. Washington, 1927, I, p. 758. i Egidius de Lessines: astronomo vissuto tra il XIII e il XIV sec. Probabilmente può essere identificato con il domenicano F,gidio che scrisse un trattato sulle stelle comete nel 1246. Cfr.: G. Sarton cit., vol. II, p. 946. 5 ubi: parola di incerta lettura. 6 Illeggibile, per sbiadimento dell inchiostro, la tavola di r. 97 b. — 134 - 11) Alcabitius, De iudiciis astrorum.1. Inc. (c. 98 a): Postulanti a Domino ... Expl. (c. 117 a): ... Explicit Alcabicii liber. 12) Aomar, Liber de nativitatibus2. Inc. (c. 118 a): Incipit liber Aomar de nativitatibus. Dixit Aomar ... Expl. (c. 139 a): ... 3 II parte. - Trattato d’igiene [Canones utiles]. Inc. (c. 5 a): Malam consuetudinem in ordinatione radiorum . .. (c. 5 b): Acetato generaliter obsunt nervis pectoris . .. Expl. (c. 16 b): ... partes duas informentur ... (interrotto). (c. 148 a): Indice. Inc.: Saltare et sonare ... Expl.: ... Zuccarum. Breviario. Membr.; sec. XIV-XV; mm. 160 X 122; cc. II + 50 ; fase. : 1 carta doppia di guardia + 1 ternio +1 quat. (privo della I, III, V, VI, VII carta) + 1 quat. (privo della IV carta) + 1 quat. (aumentato di 1 carta alla fine) +1 quat. + 1 quat. (privo della V carta) + 1 quat. (privo della III e V carta) + 1 duernio. Manca la numerazione; rigatura, quadratura ad inchiostro; 11. 20 su 1 col. Scrittura gotica di tipo francese; iniziali miniate in oro e rubricate in tutte 1 Alcabizio: nolo scrittore arabo di astrologia del sec. X, il cui nome esatto è cAbd aI-°Aziz ibn cOthman al Qabisi. Compose una introduzione all'astrologia : C. A. Nallino, v. Alcabizio, in E. I., Roma, 1929, p. 218. 2 Aomar si può identificare con cUmar ibn al-Farrukhan o suo figlio, della prima metà del sec. IX. I suoi scritti sono contenuti nel Liber novem iudicum in iudiciis astrorum, compilazione astrologica fatta probabilmente per ordine di Federico II : G. Sarton cit., II, p. 577. 3 Sbiadito e perciò illeggibile l’explicit. Il testo prosegue con molte lacune dovute ancora a forte sbiadimento deirinchiostro fino a c. 136b, dove è interrotto; infatti fa seguito a questa carta, come abbiamo già visto, una carta numerata 113 che, logicamente, non fa parte del trattato di Aomar, ma di quello di Alcabizio. Le carte seguenti sono disposte, forse da un più recente rilegatore, senza ordine, e la maggior parte di queste è illeggibile per forte sbiadimento deirinchiostro o per lesioni; risultano scritte da altra mano più tarda; alcune contengono tavole astronomiche. Nella c. 139 a si legge a stento: Expliciunt canones astronomie qui eos scripsit...; è impossibile capire il nome dell’autore. — 135 — BIBLIOTECA BERIO Bibbia sacra (Bibbia atlantica) (Cf. F III 7) pag- 97 S. Gregorius Magnus, Regulae pastorales (m. r. V, 3, 16) » 98 Martyrologium (Cf. 9) » 99 Aristoteles, Ethica ad Nichomacum (Cf. 12) » 101 S. Bernardus, Epistulae ad sororem (m. r. IV, 1, 9) » 101 Dinus de Mugello, De regulis iuris (m. r. III, 1, 46) » 102 Epistolae variae (Cf. 4) » 103 Iacobus de Varagine, Cronica civitatis Ianue (Cf. 8) » 103 Iacobus de Varagine, Cronica civitatis Ianue (m.r., VII, 4, 67) » 105 Iacobus de Varagine, Chronicon (m.r., IX, 3, 25) » 106 Iacobus de Varagine, Sermones dominicales (Cf. 24) » 108 Liber synodalis Nemausensis (m.r. I, 3, 28) » 109 Rycardus, Summa allegorica Biblie (m.r. IV, 1, 30) » 109 Vocabolario, etc. (Codice miscellaneo) (m.r. I, 5, 17) » 110 BIBLIOTECA FRANZONIANA Legendae Sanctorum (n. 81) pag■ 113 S. Isidori. Sententiarum libri tres (n. 169) » 120 De ente mobili (n. 149) » 121 Martyrologium (n. 43) » 122 Raxonamento de la gloriossa Vergem Maria (n. 56) » 123 Regula Ludovici Regis (n. 50) » 125 BIBLIOTECA DELLE BELLE ARTI Rime storiche genovesi (Codice Molfino. N. 421) pag. 127 ARCHIVIO DI STATO Caffarus, Annales (n. 3 della serie doc. restituiti dalla Francia) pag. 129 Iacobus de Varagine, Chronica civitatis Ianue (n. 88) » 130 PATRIMONIO PP. CAPPUCCINI Breviario pag. 131 Bibbia Sacra » 131 Prediche » 132 BIBLIOTECA DELLA SOCIETÀ’ LIGURE DI STORIA PATRIA Astrolabio pag. 134 Breviario » 135 — 138 — ALBERTO M. BOLDORINI GUGLIELMO BOCCANEGRA, CARLO D’ANGIO’ E I CONTI DI VENTIMIGLIA (1257-1262) Fin dall' inizio del secolo XII il comune di Genova aveva cercato di inserirsi nella Liguria Occidentale, innestandosi sui domini che la Chiesa genovese possedeva nella contea di Ventimiglia dall’alto medioevo ed approfittando opportunamente di tutte le occasioni e di tutti i pretesti per intervenire, come elemento pacificatore, nelle lotte che il vescovo (poi arcivescovo) di Genova ed i vari conti e signori locali dovevano sostenere con gli uomini della Riviera di Ponente, anelanti ad una autonomia comunale. L’espansione verso occidente era indispensabile alla sicurezza ed alla grandezza del Comune perchè permetteva l’occupazione ed il controllo di importanti centri rivieraschi che commerciavano in concorrenza con Genova e preveniva eventuali velleità espansionistiche provenzali verso la Liguria1. Ma la strada della conquista non fu nè breve nè 1 N. Calvini, Relazioni medievali tra Genova e la Liguria Occidentale (Secoli X-XI1I), in Collana storico-archeologica della Liguria Occidentale, IX. Bordighera, 1950, p. 5 e sgg. Per la vicenda dei possessi della chiesa genovese cfr. L. T. Bei.-grano, Illustrazione del Registro Arcivescovile, in Atti della Società Ligure di Storia Patria ( A.S.Li.), II, parte I, 1870, pp. 337-341 e p. 469 e sgg.; come raccolte documentarie sull’argomento cfr. Liber Iurium Reipublicae Genuensis, I, in H.P.M. Torino, 1854, docc. II, III. IV, XIII, XVI, CXCIII. CCXVI, CCXLIII, CCXLIX; L. T. Belgrano, Il Registro della Curia Arcivescovile di Genova, in AS.Li., II, parte II, 1872, docc. XXVI, XXVII, XXX. CXXXIII, CXXXVIII, CLXX, CLXXI, CCLXXII, CCXXIV. CCLXXVIII. CCLXXIX, CCCXIII, CCCXVIII, CCCXXIV, CCCXLIV; L. T. Belgrado, Il secondo Registro della Curia Arcivescovile, in A.S.Li., XVIII, 1887, docc. 167, 201, 284, 285, 286, 294. 310, 311, 312, 299, 300, e passim, e il recente D. Puncuh, Liber privilegiorum Ecclesiae lanuensis, in Fonti e Studi di Storia Ecclesiastica, I, Genova, 1962, docc. 8-10 Le vicende e le relazioni reciproche dei possessi della chiesa e della Repubblica di Genova nella Riviera di Ponente sono minuziosamente studiate in N. Calvini, Relazioni cit., Per le lotte sostenute dagli abitanti della Liguria Occidentale per il conseguimento della autonomia comunale cfr. N. Calvini, Formazione di comuni rurali nella Liguria Occidentale, in Giornale Storico e Letterario della Liguria, 1941, XVII, pp. 57-80. — 141 — / facile. Fino al secolo XIV è tutto un alternarsi di alleanze e di tradimenti, di guerre lunghe, talvolta disastrose, e di paci brevi ed insicure. con frequenti ingerenze di potenze straniere ostili a Genova e desiderose di sfruttare a proprio vantaggio ogni difficoltà della Repubblica. All’inizio del secolo XIII la temuta intromissione provenzale nella Liguria occidentale si va delineando. Dapprima è prevalentemente in funzione difensiva e consiste nella tenace, anche se inutile, opposizione del conte Sancio, reggente in nome del nipote minorenne Raimondo Berengario V e alleato dei Ventimigliesi, alla costruzione di una fortezza genovese sul promontorio di Monaco, molto importante dal punto di vista strategico2; poi, durante la guerra tra Genova e Ventimiglia del 1219-1222, un esercito provenzale, al comando dello stesso conte Raimondo Berengario V, accorre in aiuto dei Ventimigliesi assediati3; infine, al tempo del capitano del popolo Guglielmo Boccanegra, Carlo d’Angiò, conte e marchese di Provenza, è chiamato nella contea di Ventimiglia dai conti Guglielmino, Bonifacio e Giorgio. Già nel 1253 Innocenzo IV aveva invitato il fratello di Luigi IX ad interessarsi alle cose d’Italia con l’offerta della corona di Sicilia ; ma Carlo d’Angiò, allora reggente di Francia col fratello Alfonso di Poitiers per la morte di Bianca di Castiglia e l’assenza di Luigi IX, impegnato nella sua prima crociata \ dovette, sebbene a malincuore, rifiutare l’offerta ed accontentarsi della promessa dello Hainaut, fattagli da Margherita, contessa di Fiandra, in cambio dell’aiuto nella guerra contro il figlio Giovanni d’Avesnes, sostenuto da Guglielmo d’Olanda, re dei 2 Annali Genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori, a cura di L. T. Bplorano e C. Imperiale di Sant’Angelo, Roma, 1890-1929, II, p. 135; G. Rossi, Il principato di Monaco, Torino, 1860, pp. 15-16; E. Cais de Pierlas, I Conti di Ventimiglia, il Priorato di S. Michele ed il Principato di Sehorga, in Miscellanea di Storia Italiana, XXIII, 1884, pp. 46, 47. 3 Annali Genovesi cit., II, pp. 173-174; N. Calvini. Relazioni cit., p. 60. 4 R. Grousset, Histoire des Croisades et du Royaume franc de Jérusalem, III, Paris, 1936, p. 426 e sgg. — 142 — Romani ®. Terminata la guerra di Fiandra, Carlo d’Angiò si rivolse di nuovo all’Italia ed accettò dai conti Guglielmino, Bonifacio e Giorgio la cessione delle loro terre e dei loro diritti nella contea di Ventimiglia, sostituendosi così a loro nella resistenza a Genova, in questo periodo più che mai intenzionata a rendere effettivo e generale il suo dominio sul territorio fino a Monaco e al valico di Tenda. Guglielmo Boccanegra, durante il suo governo di poco più di cinque annie, dovette affrontare anche la questione ventimigliese e procedette nella duplice direttrice diplomatica e militare ; ma riuscì soltanto a contenere, non ad eliminare, l’infiltrazione angioina nella Contea. Due mesi dopo la fine tempestosa del suo capitanato 7, e precisamente nel luglio del 1262, ad Aix, vennero stipulati due trattati tra Genova e il conte di Provenza 8. Tali trattati, consigliati alle due parti da reciproci interessi del momento, avrebbero dovuto porre fine alla contesa ventimigliese ; in realtà, sanzionando e riconoscendo la presenza angioina nella Contea, non fecero che acuire un attrito che, coll’affermarsi della potenza angioina nel Mediterraneo, riprenderà più vigoroso e più aperto poco dopo e rappresenterà per lungo tempo il punctum dolens nel quadro generale delle relazioni tra Genovesi ed Angioini9. 5 E. G. Léonard, Les Angevins de Naples, Paris, 1954, p. 38 e sgg.; A. Saba-C. Castiglioni, Storia dei Papi, 2 ed., Torino, 1957, pp. 722.723. Per il Saba, che segue alla lettera il Caggese (cfr. R. Cacgese, Carlo I D'Angiò, in Enc. hai., IX, 1931), Carlo D’Angiò avrebbe rifiutato per le eccessive richieste pontificie. Sulla figura di Alfonso di Poitiers, rimasta oscurata da quelle dei più illustri fratelli Luigi IX e Carlo D’Angiò, cfr. Ph. Wolff, Histoire de Toulouse, Toulouse. 1958, pp. 139-248. 6 II capitano del popolo governò dal febbraio 1257 al maggio del 1262 : cfr. Annali Genovesi cit., IV, pp. 24-48. 7 Nella sommossa che rovesciò il suo governo, nel maggio del 1262, Guglielmo Boccanegra perse il fratello Lanfranco : cfr. Annali Genovesi cit., IV, pp. 46-48. 8 Liber Iurium cit., docc. DCCCCLV, DCCCCLVI; Regesti in P. Liscian-drelli, Trattati e negoziazioni politiche della Repubblica di Genova (958-1797), Regesti, in A.S.Li., n. s., I. (LXXV), 1960, p. 76. 9 Cfr. Annali Genovesi cit., IV, V, passim; G. Rossi, La storia della città dì Ventimiglia, Oneglia. 1888. p. 102, e sgg.; E. Cais de Pierlas, Statuts et privilèges accordés au Comté de Ventimille et Val de Lantosque par les comtes de Pro- — 143 — Sebbene la questione ventimigliese non sia stata uno dei problemi più importanti che il Capitano del popolo affrontò durante la sua amministrazione, è ingiusto l’assoluto silenzio col quale gli Annali, che per altro riferiscono la contemporanea espansione di Carlo d’Angiò in Piemonte10, circondano gli sforzi compiuti dal governo popolare in questo settore, specialmente nel 1258, 1 anno di maggior tensione. Sull’esempio degli Annalisti si comportano quasi tutti gli storici di Genova u. Il presente lavoro, condotto su fonti notarili genovesi in gran parte inedite la, intende portare un contributo alla conoscenza della figura e dell’opera di Guglielmo Boccanegra: siamo ancora privi di un’opera completa su di lui, eppure, dice giustamente il Lopez, se la meriterebbe 13. vence, Genova, 1890, pp. 17-22 ; G. Caro, Genua und die Mdchte am Mittelmeer, I, Halle, 1895, p. 210 e sgg.; C. Manfroni, Storia della Marina Italiana, II, Li vorno, p. 48 e sgg.; N. Calvini, Relazioni cit., p. 85 e sgg. Cfr. anche tutte le storie di Genova (cfr. n. 11). Inoltre L. Gatto, Il pontificato di Gregorio X, Roma, 1959, p. 227 e sgg.; M. Eduard Jordan, Les registres de Clement IV, fase. IV, Paris, 1904, nn. 992, 1035, 1094, 1285; E. Déprez, Clement VI, Lettres closes pa-tentes et curiales se rapportant à la France, Paris, 1958-61, nn. 1540, 1940, 2705, 2771 (anni 1345-46). In particolare, sulla signoria genovese di re Roberto e la sua occupazione di Ventimiglia e di Monaco, quest’ultima per mezzo dei guelfi geno vesi, suoi fautori, cfr. E. G. Léonard, Les Angevins cit., pp. 230-232 e 323-326. 10 Annali Genovesi cit., IV, pp. 37-39, (anni 1258-1259). Cfr. anche G. M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino, 1930, e M. Fuiano, La pene-trazione e il consolidamento della potenza angioina in Italia, parte prima, In Piemonte, Napoli, 1959. 11 Nessun accenno alla politica ventimigliese del Capitano del popolo in G. Serra. Storia dell'antica Liguria e di Genova, II, Capolago, 1835, e in V. Vitalf, Breviario della Storia di Genova, I, Genova, 1955. Brevi annotazioni, con parziali edizioni di documenti, si hanno in M. G. Canale, Nuova Istoria della Repubblica di Genova, II, Firenze, 1860, pp. 136.169; G. Caro, Genua cit., pp. 143-149; F. Donaver, La storia della Repubblica di Genova, I, Genova, 1913, pp. 140-141. 12 Archivio di Stato di Genova (A.S.G.) specialmente i Cartull. 56, 57, atti del notaio Giovanni di Amandolesio e il Cartul. 60, atti del notaio Angelino de Sigestro. 13 R. S. Lopez, La prima crisi della banca di Genova (1250-1259), Milano, 1956, p. 88, nota 1. — 144 — I LA POSIZIONE GENOVESE NELLA CONTEA DI VENTIMIGLIA ALL’AVVENTO DEL CAPITANO DEL POPOLO 1. • Nel 1249 la guerra di Genova guelfa contro Federico II, cominciata nel 1238, non era ancora terminata, ma ormar chiari segni dimostravano che non potevano più sussistere dubbi sull’esito finale della lotta. Dopo il pericolo corso nella prima parte della guerra, specialmente per la disfatta dell’isola del Giglio, Genova si era ripresa e nel 1248, proprio durante una nuova offensiva sferrata dall’imperatore, aveva orgogliosamente rassicurato Luigi IX che avrebbe mantenuto l’impegno di allestire la flotta necessaria alla realizzazione della sua Crociata ; anzi, aveva affermato di avere uomini e mezzi sufficienti per prepararne una ancora più grande 14. In questo periodo il conte Guglielmo, nemico tradizionale di Genova, chiese la pace e giurò fedeltà alla Repubblica. Nella guerra del 1219-1222 egli aveva parteggiato per i Ventimigliesi, al contrario del fratello conte Manuele 15. Il 21 luglio 1249, al sicuro nel suo 11 Annali Genovesi cit., Ili, pp. 177-179; cfr. anche V. Vitale, Il Comune del podestà a Genova, Milano-Napoli. 1951, p. 282 e sgg. Per la guerra con Fede- rico II, cfr. C. Imperiale di Sant'Angelo, Genova e le sue relazioni con Federico Il di Svevia, Venezia, 1923, e V. Vitale, Il Comune cit., p. 267 e sgg. 15 Annali Genovesi cit., II, p. 162 e sgg. E. Cais de Pierlas, Statuts cit., pp. 10-11; N. Calvini, Relazioni cit., p. 60. — 145 — io castello di Roccabruna, insieme ai figli Guglielmino e Guglielmo Peire, — il futuro marito di Eudossia Lascaris, figlia dell imperatore greco Teodoro Lascaris16, — Guglielmo incarica l’altro figlio, Raimondo Rostagno, di portarsi a Genova e di stipulare convenzioni di pace col podestà Alberto di Malavolta. Le convenzioni vengono firmate il 30 luglio nel palazzo arcivescovile, residenza della curia podestarile 17. I conti promettono di stare in amicizia col comune di Genova, di fare pace e guerra mandato comunis Ianue, di consegnare, quando sarebbe piaciuto al Comune, il castello di Roccabruna custodiendum ad expensas comunis Ianue. Il podestà di Genova, a sua volta. promette di dare ai conti ogni anno, alla festa della Purificazione 16 Nel 1262 Michele Paleologo raccomanda Guglielmo Lascaris (Guglielmo Peire, sposando Eudossia Lascaris, ne aveva preso il nome) al podestà ed al Comune di Genova : L. T. Belgrano, Cinque documenti genovesi-orientali, in A.S.LÌ., ’ 1885, pp. 227-229. Cfr. anche Deno John Geanakoplos, Emperor Michael Palaeologus and thè West, Cambridge (Massachusetts), 1959, p. 195, n. 23. Cais de Pierias (I conti cit., p. 50) Guglielmo Peire sarebbe figlio di Pietro Ba Ritengo che il Cais de Pierlas sia incorso in un errore perchè Guglielmo Peire ne e fonti (L. T. Belgrano, Cinque documenti cit.; A.S.G., Paesi Diversi, Ventimiglia, 24/364) è sempre detto figlio di Guglielmo. Il Savio, pur dicendo che 1 albero genealogico dei conti di Ventimiglia, dato dal Cais de Pierlas (/ conti cit., tavo a fuori testo, tra le pp. 96.97), è esatto in ogni sua parte, si allontana da lui proprio su questo particolare: cfr. F. Savio, I Conti di Ventimiglia nei secoli XI, X e XIII, in Giornale Ligustico di Archeologia, Storia e Letteratura, 1893, XX, p. 441 e sgg., particolarmente p. 454. Un altro albero genealogico, per altro lacunoso, si trova anche in G. Rossi, Storia cit., pp. 48-49. 17 La residenza della curia podestarile nel palazzo dell arcivescovo era stata la causa di un attrito tra Innocenzo IV ed il comune di Genova. A pochi mesi della sua elezione, nel novembre-dicembre 1243, Innocenzo IV interviene ripetutamente ed energicamente presso il Comune perchè venga restituito all’arcivescovo il palazzo arcivescovile, sotto pena di scomunica e di interdetto, essendo intollerabile per la dignità della chiesa che il palazzo sia stato abusivamente occupato e destinato alla trattazione di cause ed affari profani : cfr. E. Berger, Les Registres de Innocent IV, I, Paris, 1884, nn. 256, 257, 261, 262, pp. 45-46, Si osservi che il papa minaccia di scomunica e di interdetto la sua potente alleata nella lotta contro Federico II. Un accordo deve essere intervenuto in seguito, perchè nel 1249, come s’è detto, ed anche nel 1250, la curia podestarile risiede ancora nel palazzo arcivescovile: cfr. Castelli della Riviera di Levante in documenti del sec. XIII, in Giornale storico della Lunigiana, n. s., V, n. 1, p. 12. La stessa questione si era già presentata un secolo prima : cfr. M. G. Canale, Nuova Istoria cit., II, p. 223. — 146 — della Vergine, il 2 febbraio, 50 libre di genovini prò feudo, a patto che i conti rimangano fedeli ed obbedienti ; di far restituire ai conti la loro casa ed d loro forno in Ventimiglia, oppure di far consegnare loro il prezzo equivalente, alla fine della guerra con Federico olim imperator ; di aiutare i conti contro i loro nemici, in particolare contro Guglielmo Vento e Folco Curio; di restituire il castello di Roccabruna alla fine della guerra 18. Gli altri conti di Ventimiglia, — Manuele ed i figli Bonifacio e Giorgio, — erano amici di Genova di vecchia data. Manuele, nella guerra dei Genovesi contro Ventimiglia del 1219-1222, si era lasciato convincere a passare dalla parte genovese dietro il compenso mensile di 150 lire di genovini19. Con la morte di Federico II, alla fine del 1250, anche gli altri nemici di Genova chiedono la pace, e la tranquillità ritorna nella Riviera di Ponente. Signori come Bonifacio, marchese di Clavesana, e Iacopo, marchese del Carretto, comuni come Savona, Albenga e Ventimiglia, che si erano ribellati a Genova ed erano stati sostenuti validamente nella rivolta dall’imperatore, venendo a mancare l’ap-poggio imperiale ed ormai stremati di forze, si sottomettono alla dominazione genovese. Dapprima è il marchese di Clavesana il 17 febbraio 1251 20, poi il comune di Albenga21, seguito dal comune 18 Copia autentica pergamenacea del 1264. di mano del notaio Bongiovanni da Langasco, in A.S.G., Paesi Diversi, Ventimiglia; 24/364; edizione, ma da altra fonte, priva della procura per Raimondo Rostagno, in E. Cais de Pierlas, Statuts cit., Appendice, doc. II. Esiste una differenza tra la copia dell'Archivio di Stato di Genova e la fonte edita dal Cais de Pierlas: secondo quella il notaio che ha rogato le convenzioni del 1249 è Guglielmo di Varazze, secondo questa è Guglielmo Cavagno: gli Annali concordano con la fonte del Cais de Pierlas; cfr. Annali Genovesi cit., IV, pp. 18-19. Inoltre il Cais de Pierlas (Statuts cit., p. 11) incorre in un errore là dove afferma che Raimondo Rostagno è figlio di Guglielmo Peire: questo errore sarebbe stato facilmente evitato se la sua fonte avesse avuto- la prò. cura del conte Guglielmo e dei figli Guglielmino e Guglielmo Peire, nella quale si chiama apertamente Raimondo Rostagno filium et fratrem nostrum. 19 Annali Genovesi cit.. II. p. 161 e sgg.; G. Rossi, La storia cit.. p. 64; N. Calvini, Relazioni cit., p. 60. 20 Liber Iurium cit., docc. DCCLXXXVIII, 17 febbraio 1251. 21 Liber Iurium cit., docc. DCCLXXXIX, 18 febbraio 1251. Cfr. anche G. Rossi, Storia della città e diocesi di Albenga, Albenga, 1870, p. 118. — 147 — di Savona 32 e dal marchese del Carretto23: infine, l’8 giugno 1251, è la volta del comune di Ventimiglia 24. Questa città aveva subito gravi danni materiali durante la guerra: i canonici, che ebbero distrutte le loro case, riedificate poi da Genova nel 1252-53 25, ricordano la destructionem civitatis nostre20. Le convenzioni del giugno 1251 finirono col dare il colpo di grazia alla povera città che non si rialzò più ; prova ne sia che le convenzioni del 1251 rimasero valide ed inalterate fino al 1797. Tutte le fortificazioni dovevano essere cedute a Genova, che ne assumeva la proprietà e ne poteva disporre a piacimento 27 ; la gabella del sale e la riscossione dei diritti di navigazione erano riservati a Genova 28 ; il podestà, il giudice e i due scribi del comune di Ventimiglia dovevano essere genovesi. 22 Liber lurium cit., doc. DCCXC, 19 febbraio 1251 ; cfr. anche I. Scovazzi-F. Noberasco. Storia di Savona, I, Savona, 1926, p. 344; F. Noberasco, Le perga mene dell'Archivio Comunale di Savona, in Atti della Società Savonese di Storia Patria, I, tomo 2, 1919, doc XCII. 23 Liber lurium cit., doc. DCCXCI, 19 febbraio 1251. Le paci di Genova con Albenga, Iacopo del Carretto e Savona furono approvate anche da Innocenzo IV con una lettera da Genova: cfr. Liber lurium cit., doc. DCCCIX. 24 Liber lurium cit., doc. DCCCXI. 25 Liber lurium cit., docc. DCCCXLIII-VIII e DCCCLII, 20 agosto 1252-22 aprile 1253. 26 A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 70 v. - 71 r. 27 ... Item quod castra et forcias Vintimilii debet habere comune Ianue et tenere et eis facere suam voluntatem et sua debent esse; item quod habitaciones et forcie quas fecerunt homines Vintimilii a guerra citra dare debeant Vintimilien ses in forcia comunis Ianue et comune Ianue de eis faciat ad suam voluntatem, videlicet quod eas possit guarnire et disguarnire vel diruere: Liber lurium cit., doc. DCCCXI. Non sappiamo se Genova, per rafforzare il suo dominio si valse del diritto di distruggere alcune fortificazioni e quali: è certo, però, che nel 1260 a Ventimiglia viene affermata la presenza di un murus novus castrorum (cfr. nota 98). In forza di queste convenzioni il Comune genovese venne in possesso dei tre castelli cittadini : Rocca, Colle e Appio. 28 Item cabella salis de Vintimilio cum toto proventu eiusdem cabelle debet esse comunis Ianue... Item quod homines Vintimilii et districtus teneantur navigare de Ianua in pelagus causa negociandi et Ianuam venire ad se expendendum et inde movendum in ligno quo debebunt navigare, et solvere pro expedicamento teneantur sicut alii cives Ianue facient et solvent: Liber lurium cit., doc. DCCCXI. — 148 — 2. - La situazione nella contea sembrava quindi risolta nel modo migliore per Genova. Ma la calma era solo apparente e durò poco. L’iniziativa, questa volta, non fu del comune di Ventimiglia che, con le molte ferite della guerra ancora aperte ed i tre castelli cittadini, la Rocca, il Colle e l’Appio, saldamente presidiati dai Genovesi, non poteva nutrire ambizioni di rivincita. Anche le risse sanguinose che, frequenti nella sua storia29, scoppiavano ancora dentro le mura tra le due opposte fazioni di cittadini, che facevano capo alle potenti famiglie dei Curio e dei Giudice, erano soltanto una faccenda interna cittadina, non erano rivolte contro il governo occupante, il quale, anzi, vedeva in esse ottime occasioni per accrescere il proprio dominio rispondendo agli inviti, che da ogni parte gli venivano rivolti, per intervenire a sedare i tumulti ed imporre la pace so. Era l’atteggiamento dei conti a destare preoccupazioni. Dalla fine della guerra l’animo dei conti, anche di quelli tradizionalmente amici di Genova, si era andato alienando dalla Repubblica. Ne erano causa, da una parte, la politica genovese e, dall’altra, le ambiziose e scoperte mire espansionistiche del conte di Provenza, Carlo d’Angiò. Queste due cause agivano sui conti come forze tendenti allo stesso I vantaggi che il monopolio del sale procurava a Genova sono studiati in H. Sieve-kinc, Studio sulle finanze genovesi nel Medioevo e in particolare sulla Casa di S. Giorgio, traduz. dal ted. di 0. Soardi, in A.S.Li., XXXV, 1906, pp. 112-119. Cabellatores o cabelloti o cabelleri salis a Ventimiglia al tempo del Capitano del popolo furono Desiderato Visconte nel 1257. Marino Alvernia almeno per l’ultima parte del 1257 e per il 1260, Rollerio Malocello nel 1261, Guglielmo da Voltaggio (che sarà castellano del Colle nel 1263 e nel maggio dello stesso anno prenderà crucem in subsidium sancte terre ultramaris contra tartaros) nel 1262: cfr. A.S.G., Cartul. 56 cit., cc. 9 r., 11 v., 16 v., 18 v.; Cartul. 57 cit., cc. 76 v., 96 r., 108 r., foglietto volante tra le cc. 135-136. Il Capitano del popolo intervenne ripetutamente per regolare la buona amministrazione della gabella del sale, nel 1257: cfr. più avanti. A Ventimiglia esistevano saline comunali: cfr. Liber lurium cit.. doc. DCCCCVII, 31 gennaio 1258. 29 G. Rossi, La storia, cit., passim. A.S G., Cartul. 56 cit., cc. 35 r., 39 r. ; la domenica delle Palme del 1258 scoppia una rissa in platea Vintimilii. Il Capitano del popolo è invitato ad intervenire anche nel 1259 de pace et concordia componenda et attendenda inter... homines Vintimilii: cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 40 r. — 149 — scopo, ma operanti con impegno e mezzi diversi e, alla fine, con risultati opposti. Sia Genova, sia l’Angioino volevano occupare le proprietà dei conti, ma, mentre per Genova questo era l’ultimo atto di una contesa secolare condotta senza esclusione di colpi per la conquista di un territorio considerato indispensabile alla propria sicurezza, per l’Angioino invece, ancora debole, ancora incerto, ancora impotente a dare contorni precisi alle proprie ambizioni, era uno dei tanti tentativi di possibili ingrandimenti territoriali, che egli andava operando ai confini dei suoi stati in varie direzioni, verso la Francia e l’Italia 31. Inoltre, mentre Genova con la lunga serie di guerre aveva suscitato odi profondi e desideri cocenti di rivincita e, alla metà del secolo XIII, si rendeva ancora più invisa, come vedremo, non tenen do fede ai trattati, Carlo d’Angiò, nuovo arrivato, era visto con simpatia perchè offriva, in cambio delle proprietà dei conti, terre in Provenza e notevoli somme di danaro. Era logico che i conti si rivol gessero a lui che rappresentava, per essi, l’unico mezzo per soprav vivere e, insieme, un’ottima occasione per portare un ultimo colpo alla Repubblica. La Repubblica, alla fine della guerra con Federico IL si era comportata in un modo formalmente diverso con il comune di Ven timiglia e con i conti: da Ventimiglia, nelle convenzioni dell 8 giugno 1251, aveva voluto la consegna dei castelli, non solo in uso, ma anche in proprietà; ai conti Guglielmo, nel 1249, e Bonifacio^e Giorgio, nel 1253, aveva chiesto i castelli solo in uso temporaneo Era, in sostanza, una mossa tattica, consigliata dalle circostanze. Genova, nel 1249, era ancora impegnata a fondo contro la Riviera di Ponente ribelle: era quindi saggia politica per lei non calcare troppo la mano col conte Guglielmo, per altro ancora forte, e considerare risultato soddisfacente indurlo a togliere il proprio aPP°ggio ai Ventimigliesi e a cedere il castello di Roccabruna per tutta la durata della guerra. Uguale trattamento benevolo fu nser- 31 E. G. Léonard, Les Angevins cit., p. 47 e sgg. 33 Per Ventimiglia, cfr. Liber lurium cit., doc. DCCCXI. Per il conte Guglielmo, cfr., A.S.G., Paesi Diversi, Ventimiglia 24/364. Per i conti Bonifacio e Giorgio, notizia in A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 189 r. — 150 — vato, nel 1253, ai conti Bonifacio e Giorgio, probabilmente a motivo della loro antica fedeltà. Con Ventimiglia, invece, che tante gravi preoccupazioni aveva sempre destato nei governi genovesi con le sue frequenti ed eroiche, anche se, in definitiva, sfortunate lotte per la indipendenza e che ormai era stremata di forze, Genova agì più decisamente e più scopertamente: coll’esigere la proprietà dei castelli cittadini voleva dimostrare senza equivoci che considerava definitiva la conquista e perpetua l’occupazione. Si trattava, però, di una differenza formale, non sostanziale, tra la politica perseguita con Ventimiglia e quella coi conti. Lo scopo che Genova si proponeva era unico, e riguardava in ugual misura i comuni indipendenti e le terre soggette ai conti. Anche a proposito dei domini di questi ultimi si voleva arrivare ad una definitiva e totale occupazione ; solo che, essendo i conti ancora forti militar, mente, bisognava agire con prudenza e mascherare le reali intenzioni. Perciò Genova attuò un progressivo indebolimento militare dei conti, in primo luogo mantenendo il possesso dei castelli comitali, requisiti per il periodo della guerra, anche dopo la fine di essa, cioè trasformando in definitivo un possesso temporaneo, in disprezzo dei trattati ; in secondo luogo facendosi consegnare, mediante nuove convenzioni, gli altri castelli, sempre con la clausola della temporaneità, ma con ben altre intenzioni ; infine costringendo i conti a venderle le proprie terre. Chiarificatrice sulle reali intenzioni genovesi è la condotta del Comune a proposito di una clausola delle convenzioni del 1249. Genova si era impegnata col conte Guglielmo a restituire il castello di Roccabruna alla fine della guerra con Fede- Le lotte di Ventimiglia con Genova, lotte appassionate per la propria libertà sp considerate dal punto di vista ventimigliese (cfr. G. Rossi, La storia cit., passim), sono giudicate insensate ribellioni dagli Annalisti genovesi : cfr. Annali Genovesi cit., I, pp 30-53; II, pp. 78-81, 151-186; III, pp. 84-93 e sgg.; IV, pp. 3.4. Basti ricordare le parole dell'annalista Marchisio Scriba a proposito della guerra del 1219-1222: ceterum dum Victimilienses ad instar angeli lucis, qui adversus Creatorem elatus de celesti patria ad infima precipitatus descendit, per inobedien-tiani facti essent rebelles lanuensi civitati, veluti inebriati vino non premeditantes quam durum esset contra stimulum calcitrare, ...: cfr. Annali Genovesi cit., II, pp. 161-162. Cfr. anche Iacopo da Varagine e la sua Cronaca di Genova dalle origini al MCCXCVII, a cura di G. Monleone, Roma, 1941, II, pp. 336-373, 392. — 151 — rico II. In realtà nel 1255 il castello è ancora in mano genovese e nel 1257, in seguito alla nuova situazione politica che si era andata formando in Contea per le mire di Carlo d’Angiò, si aumentano le misure di sicurezza perchè Roccabruna venga mantenuta in possesso dei Genovesi M. Il 10 gennaio 1253 vennero firmate le convenzioni tra il comune di Genova e Bonifacio, figlio di Manuele, conte di Ventimiglia, agente anche per conto del fratello Giorgio 86. Conosciamo pochissimi particolari di queste convenzioni, come si dirà più avanti, sembra però di poter arguire che in esse venne concordata la ces sione temporanea dei castelli dei conti al comune di Genova. Nel 1257, al tempo del governo di Guglielmo Boccanegra, le convenzioni del 1253 vennero modificate, con lievi vantaggi per i conti . Intanto si sviluppava anche la politica genovese degli acquisti. Talvolta era il Comune che direttamente acquistava le terre dei conti ; talaltra gli acquisti venivano effettuati da privati cittadini i quali, dopo breve volger di tempo, li cedevano al Comune, facendo nascere il sospetto che fosse tutta una finzione per mascherare la politica espansionistica genovese ed impedire il sorgere di aliar mismi pericolosi 38. Nel 1255 il conte Oberto vendette a Lanfranco Bulbonino metà di Dolceacqua39. L’anno seguente, il 5 gennaio 1256, il conte Bonifacio, nella chiesa di Sant’Andrea di Camporosso, 34 Notizia in E. Cais de Pierlas, Statuts cit., Appendice, doc. Ili, p- 120. 35 A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 190 r.; edizione parziale in G. Caro, Genua cit., p. 144, nota 1. 36 Notizia in A.SG., Cartul. 60 cit., c. 189 r. 37 Cfr. n. 36. 38 N. Calvini, Relazioni cit., p. 86. 39 G. Rossi, Storia del marchesato di Dolceacqua e dei Comuni di Val di Nervia, 2a ed., Bordighera, 1903, pp. 46-47. LanfraDco Bulbonino della Turca e figura di un certo rilievo: arricchito con 1 esercizio delle armi, nel 1255 è podestà di Ventimiglia (il Calvini dice che è stato anche capitano in Ventimiglia: cfr. N. Calvini, Relazioni cit., p. 86; ma dalle fonti consultate per il presente lavoro non appare); nel 1259 è signore di Dolceacqua con Zaccaria de Castro, ammiraglio della flotta genovese; nel 1261 è rappresentante del Capitano del popolo per l’acquisto di alcune terre in Riviera: cfr. Annali Genovesi cit., IV, p. 89; Liber luriUm cit., doc. DCCCCXXXVII e sgg.; G. Rossi, La storia cit., p. 82; G. Caro, Genua cit., — 152 — vendette l’altra metà di Dolceacqua a Desiderio Visconti, pure genovese, per 700 libre di genovini10. Precedentemente, nel 1252, il Comune aveva concluso acquisti con gli uomini di Breglio 41 e con il marchese di Clavesana per il territorio di Andora42. 3. - I conti si accorsero ben presto delle reali intenzioni del Comune e cercarono di correre ai ripari. Qualunque sia stato il motivo portato dai Genovesi per rimanere a Roccabruna, anche dopo la fine della guerra, tale modo di procedere dovette suscitare un profondo risentimento nell’animo del conte Guglielmo, risvegliando vecchi sospetti e rancori e facendo nascere nuove apprensioni ed incertezze per il futuro. Le nuove requisizioni di castelli, fatte in tempo di pace, e gli acquisti sistematici delle terre comitali, erano le prove evidenti della politica genovese di totale conquista della Contea. I conti di Ventimiglia furono spinti a guardare alla Provenza dalla politica genovese. pp. 145 (testo e n. 5), 149 n. 1, 151 n. 2, 182-7, 189 n. 1, 256 n. 1 (con parziali edizioni di documenti); cfr. anche A.S.G., Cartul. 56 cit., cc. 11 r., 44 r., 62 v., 63, 85 r., 106 r., Cartul. 57 cit., passim; aveva un figlio, Iacobo. anch’egli podestà a Dolceacqua, nel 1263: Cartul. 57 cit., c. 106 r. 40 P. Gioffredo, Storia delle Alpi Marittime, in H.P.M., Scriptores, Torino, 1839, col. 588. Secondo G. Rossi (Storia del Marchesato cit., p. 40) anche Desiderato Visconti sarebbe stato capitano in Ventimiglia (notizia ripresa anche da N. Calvini, Relazioni, cit. p. 86); ma anche per il Visconti manca una conferma nelle fonti consultate per il presente lavoro. Oltre quello che si è detto a nota 28 su Desiderato Visconti cabellator salis in Ventimiglia nel 1257, per una migliore conoscenza della sua figura cfr. L. T. Belgrano. Documenti inediti riguardanti le due Crociate di San Ludovico IX re di Francia, Genova, 1859, docc. CXXXVII, CXXXVIII; R. Lopez, L'attività economica di Genova nel marzo 1253, secondo gli atti notarili del tempo, in A.S.Li, LXIV, 1935, Regesti, passim; e A.S.G., Cartul. 33, atti del notaio Guglielmo Vegio, c. 45 r.; Cartul. 21, parte II, attribuita al notaio Pa-lodino de Sexto, foglietto volante tra cc. 126 v., -127 r.; Cartul. 52, atti del notaio Baldoino de Predono, c. 158 r. 41 Liber lurium cit., doc. DCCCXXVIII, 22 marzo 1252. 42 Liber lurium cit., docc. DCCCXXXII-IV, 7-8 giugno 1252; doc. DCCCCXLIX, 1252. A proposito del castello di Andora cfr. anche A.S.G., Cartul. 20, parte I, atti del notaio Nicola della Porta, c. 108 r. - 153 — Martino di Sommariva, podestà di Genova, in una sentenza del 29 ottobre 1255, promulgata all’inizio dell’anno seguente, annulla le convenzioni stipulate con Guglielmo nel 1249 col conferimento del feudo in esse stabilito, perchè i conti Guglielmo ed i figli si sono mostrati infideles et rebelles comuni Ianue et inobedientes, et multas fellonias commiserint contra comune IanueiS. Nell’intervallo di tempo tra la emissione della condanna e la sua entrata in vigore, cioè tra l’ottobre del 1255 e il gennaio del 1256, i Genovesi tentano di ristabilire buoni rapporti coi conti. Il 15 novembre 1255 Andrea Gattilusio, capitano in Riviera, promette al conte Guglielmo di restituire il castello, la giurisdizione ed i diritti su Roccabruna ; tale promessa è approvata dal podestà di Genova il 13 dicembre dello stesso anno 44. Ma i conti non si accontentarono di una promessa e non mutarono atteggiamento nei riguardi di Genova: così la sentenza di condanna venne promulgata, come si è detto. E’ probabile che all’origine dell’accusa di tradimento contro il conte Guglielmo ci fosse la scoperta, da parte genovese, di intese segrete tra lui e Carlo d'Angiò 45. Qualche tempo dopo intercorsero effettivamente accordi tra Guglielmino, figlio del conte Guglielmo, ed il conte di Provenza 48. Questa era la situazione nella contea di Ventimiglia all avvento del Capitano del popolo. I burrascosi avvenimenti del febbraio 1257, che portarono alla elezione di Guglielmo Boccanegra. dovettero far sentire la loro ripercussione anche nella contea: probabilmente si deve al mutamento di regime verificatosi a Genova il temporaneo, ma forse determinante, disinteresse del governo popolare per le cose della Liguria Occidentale. 43 Annali Genovesi cit., IV, pp. 18.19. 44 E. Cais de Pierlas, Statuts cit., Appendice, doc. Ili, p. 120. 45 P. Gioffredo, Storia cit., col . 588. 46 Cfr. nota 74. — 154 — I II L’AZIONE DIPLOMATICA DEL CAPITANO DEL POPOLO 1. - Gravi problemi di politica interna ed estera assorbirono le cure di Guglielmo Boccanegra all’indomani della sua elezione, avvenuta nel febbraio 1257 47. All’interno egli aveva ereditato dal governo precedente una difficile situazione economica e finanziaria, causa principale del cambiamento di regime. Dopo un periodo di rapida ascesa dal 1248 al 1255, in concomitanza con l’ultimo atto della guerra tra Innocenzo IV e Federico II e l’allestimento della prima crociata di Luigi IX, l’espansione economica genovese conobbe una battuta di arresto ed iniziò una fase discendente, risolta solo nel 1261, l’anno del trattato del Ninfeo. Nel 1255 vennero a cessare quasi del tutto le commesse ; l’industria navale entrò in crisi e, con essa, tutta quella parte dell’artigianato la cui attività era legata in qualche modo alle forniture navali. Una grave disoccupazione si diffuse negli strati più umili della popolazione. Quasi contemporaneamente entrò in crisi anche l'industria laniera, ancora giovane in Genova, provocando il fallimento di alcuni banchi48. 47 Annali Genovesi cit., IV. p. 24. 48 R. S. Lopez, Il ritorno all oro nell'occidente duecentesco, in Rivista Storica Italiana, LXV. 1953, pp. 187 e sgg.; Idem. Le origini dell'arte della lana, in Studi sull'economia genovese nel Medio Evo, Torino, 1936, pp. 6 e sgg.; Idem, La prima crisi cit. Una rassegna minuziosa dei vari aspetti dell’attività economica — 155 — Il Capitano del popolo si dedicò subito con energia a risanare le finanze del Comune. Emise un prestito all’8 %, documentato dal-1 agosto del 1257 ; applicò l’imposta diretta sul patrimonio, pur con qualche opposizione da parte dei nobili, tra la fine del 1257 e 1 inizio del 1258; riscattò, a favore del Comune, le concessioni e gli appalti che, concessi largamente dai governi precedenti, avevano consentito larghi profitti alla passata classe dirigente. Con questi provvedimenti egli riuscì a migliorare, almeno temporaneamente, le finanze del Comune 49. All estero, in particolare a Cagliari contro i Pisani e a S. Giovanni d Acri contro i Veneziani, la situazione militare genovese era molto preoccupante e praticamente compromessa. A San Giovanni d’Acri, tra gli alleati dei' Veneziani, gli Annalisti hanno cura di segnalare anche i Provenzali. Negli anni 1257 e 1258 i Genovesi subirono due gravi sconfitte, in Sardegna e a San Giovanni d’Acri', senza particolari colpe da parte del Capitano del popolo, al quale era anche mancata la collaborazione dei magnati50. a Genova a metà circa del periodo ascensionale che va dal 1248 al 1255, si ha in R. Lopez. L attività economica di Genova nel marzo 1253 secondo gli atti notarili del tempo, in A.S.Li., LXIV, 1935, pp. 163-270. Una nota negativa in questo periodo di splendore dell’economia genovese è rappresentata dal banco di Guglielmo Leccacorvo che si trova in difficoltà verso il 1250 : cfr. F. Guerello, La crisi bancaria del piacentino Guglielmo Leccacorvo (1259), in Rivista Storica Italiana, LXXI, 1959, pp. 292-311. A proposito delle forniture militari dei Genovesi per 1 allestimento della prima crociata di Luigi IX può essere utile cfr. L. T. Belgrado, Documenti inediti cit.,; cfr. anche V. Vitale, Il Comune cit., pp. 367-371. 49 H. SlEVEKiNG, Studio sulle finanze cit., parte I, p. 62 e sgg.; parte II, p. 5 e sgg-; F. Guerello, La crisi cit., pp. 302-303. Cfr. anche Liber lurium cit., docc. DCCCCV, DCCCCVI, DCCCCXIII, DCCCCXVI. Il Boccanegra fece anche eseguire lavori nel porto per alleviare la disoccupazione: cfr. Liber lurium cit., docc. DCCCXCVI, DCCCCXXIX, DCCCCXXX, DCCCCXXXII. 50 Annali Genovesi cit., IV, pp. 28-36; Liber lurium cit., docc. DCCCLXXXII-DCCCLXXXVI, DCCCLXXXIX, DCCCXCII-DCCCXCIII. DCCCXCVIII, DCCCCII. Cfr. anche G. Caro Genua cit., p. 16 e sgg. e V. Vitale, Breviario cit., I, p. 78. Per alcuni particolari sulle navi e sugli uomini delle spedizioni genovesi in Sar. degna e a S. Giovanni d’Acri, cfr. A.S.G., Cartul. 60 cit., cc. 196 r., 202 r„ 227 r.. 266 r., 276 r. ; Cartul. 65, atti di Corrado di Capriata, cc. Ir., 7 r„ 9 r., 10 r„ 12 r., 24 t., 27 v., 30 r„ 35 v. — 156 — Guglielmo Boccanegra si preoccupò dapprima della situazione in Genova e nell’Oltremare, poi di quella della Liguria. Si può datare 1 inizio di una politica precisa del governo popolare nei riguardi del distretto genovese in Liguria e della contea di Ventimiglia in particolare solo dal novembre 1257, a otto mesi, cioè, dall’insediamento del Capitano del popolo. E’ vero che, per quanto riguarda Ventimiglia, il Capitano del popolo intervenne a varie riprese anche prima del novembre, ma si tratto sempre di interventi diretti alla riorganizzazione amministrativa e finanziaria della Contea, non a fronteggiare il pericolo provenzale. Genova, nelle convenzioni dell’8 giugno del 1251, si era riservata la gabella del sale. Guglielmo Boccanegra precisa le modalità dell’apertura e della chiusura della porta della gabella, fissa il prezzo del sale (6 soldi la mina per i forenses e 3 soldi la mina per i cives), e vigila perchè le sue disposizioni siano osservate. E’ cabellotus salis nel 1257 Desiderato Visconte, della potente famiglia viscontile di Genova, largamente rappresentata a Ventimiglia in questi anni in posti di rilievo. Contemporaneamente a Desiderato si trovano a Ventimiglia Bertramo Visconte, capitano in Ventimiglia nel 1258 e castellano della Rocca l’anno successivo; Giovanni Visconte, servente del castello del Colle, che ha in appalto il pedaggio in ripa civitatis Ianue; Nicola Visconte, servente del castello del Colle nel 1260-61 e poi, nel 1264, castellano di Roccabruna; Enrichetto Visconte e Pasquale Visconte, castellano dell’Ap-pio nel 1260 51. Dedito ad una varia attività mercantile anche per mezzo del fratello Giovanni, Desiderato Visconte, nella gestione della gabella del sale, non si attenne alle disposizioni del Capitano del popolo, che, il 2 novembre 1257, gli impose di cedere la gabella a Marino Alvernia e di presentarsi a Genova alla sua presenza per rispondere del suo operato 52. Un altro intervento del Capitano del popolo, nel- 51 A.S.G., Cartull. 56, 57 cit., passim; per Nicola Visconte, castellano a Roccabruna, cfr. Liber lurium cit., doc. DCCCCLVIIl. Un Nicola Visconte è podestà ad Arma nel 1260, cfr. Liber lurium cit., doc. DCGCCXXXIV; cfr. anche N. Calvini, Relazioni medievali cit., p. 88. 52 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 18 r. Per altri interventi del Capitano del popolo sullo stesso argomento, cfr. cc. 9 r., 11 v., 16 v. (18 agosto-21 ottobre 1257). — 157 — l’ottobre del 1257, riguarda una rissa scoppiata tra Guglielmo da Voltri, servente del castello della Rocca, agli ordini del castellano Iacobo Contardo, ed il templare Raimondo Galliana. Guglielmo era stato ferito al capo, ma non in maniera grave, dal momento che continuava a frequentare compagnie e taverne. Guglielmo Boccanegra, per mezzo di Marino Alvernia, vicegerente di Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, comanda al castellano Iacobo Contardo di tenere il ferito lontano dalle taverne e dalle compagnie, ed a Guglielmo di usarsi quei riguardi che si convengono ad un uomo ferito al capo. In un secondo momento, essendo implicato nella rissa un templare, viene chiamato in causa anche il vescovo di Ventimiglia, Azzo Visconti53. Questi interventi del Capitano del popolo, — numericamente limitati, — dimostrano che il disinteresse del governo popolare per gli affari della Contea non va inteso in senso assoluto, ma in relazione ad una specifica politica antiangioina. 2. - Indicazioni precise di fatti ben più importanti si hanno dal novembre 1257, con la concessione dei pieni poteri al fratello del Capitano del popolo, Iacobo Boccanegra, e a due Anziani. La concessione dei pieni poteri è del 28 novembre 1257. Sebbene di essa si abbia notizia attraverso un documento rogato a Ventimiglia, la sua importanza valica i confini della Contea ed è tale da farci ritenere che ogni studio sull’attività del Capitano del popolo in Liguria, esclusa Genova, per i primi tempi del suo governo, debba prendere le mosse da essa. Dal 28 novembre, per quanto riguarda Ventimiglia, inizia la prima fase di una specifica 53 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 14 v. Marino Alvernia era anche serviens della Rocca e, nel 1260, fu cabellator salis : cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit.. c. 76 v. e passim. Sulla presenza dei Templari a Ventimiglia, cfr. G. Rossi, La Storia cit., p. 76, testo e nota 1. II 9 ottobre 1257 Bartolomeo Ferrario, giudice del comune di Ventimiglia, chiede al vescovo Azzo che custodisca Raimondo Galiana. templare, feritore di Guglielmo da Voltri, affinchè, se il ferito dovesse morire, Raimondo possa essere punito; Azzo rifiuta, ma si fa garante del templare: A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 14 v. Su Iacopo Contardo cfr. anche Cartul. 33 cit., c. 59 r. — 158 — politica del Boccanegra: fase che si potrebbe chiamare diplomatica, e che in due periodi arriva fino al maggio dell’anno successivo. Il podestà ed il Capitano del popolo vogliono porre rimedio ai mali ed eliminare le cause dell’inimicizie esistenti in alcune parti dei territori soggetti al governo genovese in Liguria 5\ A tale fine concedono la loro stessa potestatis plenitudinem al nobile la-cobo Boccanegra, fratello del Capitano del popolo, ed agli Anziani Giovanni Bocazio e Lanfranco Pignatario55. I pieni poteri sono concessi a Iacobo Boccanegra, da solo o con i due Anziani, di modo che Iacobo, da solo o con i due Anziani, possit promittere, compromittere, obligare, conventionem facere, imponere penas et impositas extorquere, precipere, statuere, ordinare et demum omnia jacere, tam expressa quam non expressa. La giurisdizione plenaria di Iacobo non ha limiti territoriali nè personali: essa si estende a tutto il distretto genovese in Liguria: il podestà ed il Capitano 54 A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 189 d.; edizione in M, G. Canale, Nuova Istoria cit., p. 136. I mali e le discordie che il Podestà ed il Capitano del popolo di Genova vogliono estirpare con la missione dei plenipotenziari, sono, almeno per quanto riguarda Ventimiglia, le peggiorate relazioni coi Conti; se si eccettua, infatti, un intervento presso Azzo Visconti, vescovo di Ventimiglia. per la punizione da infliggersi ad un chierico di cattiva condotta, — incombenza per la quale non erano evidentemente necessari i pieni poteri, — dalla documentazione arrivata fino a noi si vede che i plenipotenziari non si occuparono d'altro che di normalizzare i rapporti tra i Conti ed il comune di Genova. 55 Iacobo Boccanegra era stato in relazione di affari col re di Francia Luigi IX in occasione della realizzazione della prima Crociata di quest'ultimo: cfr. L. T. Belgrano, Documenti inediti cit., doc. CC. Un Iacobo Boccanegra s'incontra nel 1272 : ha sposato una certa Iacoba che possiede una terra a Recco (cfr. A.S.G., Cartul. 58 atti del notaio Giovanni di Amandolesio, c. 155): non si hanno elementi sufficienti per identificarlo col fratello del Capitano del popolo. Nello stesso anno Iacobo Boccanegra. che è certamente il fratello del Capitano del popolo, concede a Marino Boccanegra, suo fratello, 1385 libre di genovini da negoziare a Cipro o in Siria ; è presente anche Simonetto Boccanegra, figlio di Iacobo : cfr. A.S.G., Cartul. 55, atti del not. Angelino de Sigestro, c. 116 v. Altri Boccanegra si incontrano negli anni 1257 e 1258: Nicola Boccanegra e Ogerio Boccanegra (A.S.G., Cartul. 33 cit.. c. 83 r.), Giovannino Boccanegra (A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 13 v.), ma non sappiamo se siano o no in relazione con Guglielmo. Lanfranco Pignatario era cognato del trovatore Lanfranco Cigala: cfr. A. M. Boldorini. Per la biografia del trovatore Lanfranco Cigala, in Miscellanea di Storia Ligure in onore di Giorgio Falco, Milano, 1962, pp. 173.193. — 159 — vogliono eliminare alicubi i mali che sono, essi dicono, in nostro districtu; per quanto riguarda le persone, poi, il podestà ed il Capitano si rivolgono a tutti, e da tutti, indistintamente, singulis universaliter et singulariter universis, — esigono obbedienza verso i plenipotenziari. Sono queste formule generali, le quali caratterizzano i poteri concessi a Iacobo ed ai due Anziani, che inducono a vedere nell’atto del 28 novembre l’inizio della politica ligure del governo popolare. L’8 dicembre, una decina di giorni dopo la loro elezione, i plenipotenziari sono al lavoro in Ventimiglia. Probabilmente incominciarono da Ventimiglia la loro opera di riforma, ma non dovettero limitarsi alla Contea. La priorità accordata a Ventimiglia dimostrerebbe la particolare delicatezza della situazione in questo settore. La loro presenza nella Contea è documentata fino al 14 dicembre dello stesso 1257 58 ; poi di loro non sappiamo più nulla fino al 4 giugno 1258, quando Iacobo Boccanegra è segnalato a Savona come podestà57. E’ probabile che nell’intervallo di tempo tra la missione a Ventimiglia e l’inizio della podesteria savonese, il fratello del Capitano del popolo, munito degli stessi pieni poteri, abbia operato in altre località del distretto genovese; ma a noi non consta e nemmeno interessa saperlo, in questo momento. Per quanto riguarda Ventimiglia, sembra che i plenipotenziari abbiano compiuto tutto quello che riuscirono a compiere nel periodo 8-14 dicembre, e che poi non siano più riapparsi in Contea. 56 A.S.G., Cartul. 60 cit., cc. 189 r.-190 r. ; Cartul. 56 cit., c. 55 v. La missione ventimigliese dei plenipotenziari dovette durare una trentina di giorni : possiamo ricavare indicazioni in questo senso dal cartulario di Angelino de Sigestro, notaio che seguì i plenipotenziari in Contea e che ci lasciò tutti gli atti rogati in quest’occasione e arrivati fino a noi, eccetto quello attinente ad un intervento di Iacobo Boccanegra presso il vescovo di Ventimiglia e dovuto alla penna di Gio-vanni di Amandolesio. Angelino de Sigestro, prima della missione ventimigliese, roga a Genova fino al 24 novembre, e, dopo la missione stessa, riprende a rogare, il 22 dicembre (A.S.G., Cartul. 60 cit., cc. 188 U.-190 u.). 57 Iacobo Boccanegra è podestà a Savona dal 1258 al 1262 : cfr. V. Poggi, Series nobilium. Genuensium qui potestatis, capitami ac vicarii munere functi sunt extra patriam inde ab anno MCXX usque ad saeculi XV exitum, in H.P.M., XVIIL Torino, 1901, col. 1123; cfr. anche I. Scovazzi-F. Noberasco, Storia di Savona, II, Savona, 1927, pp. 14-15. — 160 — Come si è visto, a un certo momento, e precisamente alla fine del 1257, la soluzione della questione ventimigliese si impose con urgenza anche al Capitano del popolo. Guglielmo Boccanegra l’affrontò con impegno. Se ne può vedere una prova anche nel fatto che egli non ricorse all’opera della magistratura solitamente impiegata in Riviera dai governi precedenti, cioè al capitaneus o vicarius generalis in Riperia prò Comuni Ianue5S, ma ad un plenipotenziario, che poteva agire anche al di fuori dei confini della Ri» viera e che, per di più, era una persona a lui devotissima perchè legata da vincoli di sangue: il fratello Iacobo. Il ricorso all’opera di familiari, — oltre che di Iacobo, come in questa occasione e poi per quattro anni di seguito come podestà di Savona, il Capitano del popolo si servì anche di Lanfranco, altro suo fratello, in occasione del fallimento di alcuni banchieri genovesi nel 1259, e di Marino come ammiraglio della flotta per la Romania nel 1261, — giustifica ed estende anche al campo diplomatico, amministrativo e militare il giudizio di « maggior attività », incisività ed immediatezza già espresso a proposito degli interventi del governo popolare nel campo finanziario 59. Questa maggiore immediatezza ed incisività di intervento diventa ancora più evidente, se si analizza la lettera del 28 novembre. Dei tre inviati in Contea, Iacobo Boccanegra, Giovanni Bocazio e Lanfranco Pignatario, il vero plenipotenziario è Iacobo: a costui vengono concessi i pieni poteri, con la facoltà di agire anche da 58 Nel 1255 è capitano nella Riviera Andrea Gattilusio (capitaneus in Riveria prò comuni Ianue) che promette a Guglielmo, conte di Ventimiglia, la restituzione di Roccabruna, per conto del Comune: cfr. E. Cais de Pierlas, Statuts cit., Appendice, doc. Ili (notizia inserta in un doc. del 1257, ascritto dal Cais de Pierlas, per una svista, al 1254; cfr. più avanti nota 77). In un anno imprecisabile, tra il 1251 e il 1257, al tempo di Gigante Calvo podestà di Ventimiglia è vicarius generalis in Riperia prò comuni Ianue un certo Giovanni Guercio: cfr. A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 66 r., notizia inserta alla data 19 febbraio 1258. Anche il Capitano del popolo nell’aprile del 1258, in quella che si può chiamare la seconda fase diplomatica della sua politica ventimigliese, ricorrerà a due capitani o vicari, anch’essi dotati di pieni poteri, ma il fratello Iacobo, allora, sarà già diventato podestà a Savona. 58 R. S. Lopez, La prima crisi cit., pp. 88-89; Annali Genovesi cit., IV, pp. 42-43 — 161 — 11 solo, indipendentemente dagli altri due. Può essere interessante al riguardo considerare le differenti vesti giuridiche nelle quali agi scono i tre plenipotenziari nel periodo 8-14 dicembre 1257. Nella stipulazione delle convenzioni con i conti Bonifacio e Giorgio, Iacobo Boccanegra, Giovanni Bocazio e Lanfranco Pignatario agi scono su un piede di parità: domini Iacobus Buccanigra, frater domini Guillelmi Bucanigre, capitanei populi Ianuensis, Iohannes Bocatius et Lanfrancus Pignatarius, anciani eiusdem populi, habentes generale mandatum et plenam bayliam et potestatem faciendi pacta et conventiones et cetera...80. Ma questa è l’unica volta. Negli altri casi sono in una posizione inferiore: sono soltanto testes dell’azione del fratello del Capitano del popolo. Costui agisce da solo col conte Guglielmino, figlio del fu Guglielmo conte di Ventimiglia, col castellano di Roccabruna Iacobo della Volta, coi castaidi di Roccabruna; da solo concede feudi, riceve giuramenti di fedeltà, fissa i limiti di giurisdizione, esige il paga mento di pene pecuniarie e tratta col vescovo di Ventimiglia In questi stessi atti, anche la presenza di Iacobo si configura variamente. In due occasioni egli è frater domini Guillelmi Bucanigre, capitanei populi Ianuensis, nuncius comunis Ianue et eiusdem. populi; nelle altre occasioni è soltanto frater Guillelmi Bucanigre, capitanei populi Ianuensis. Nell’alterna presenza di altre qualifiche, Iacobo Boccanegra è sempre chiamato « fratello del Capitano del popolo », quasi a significare che il vincolo familiare che lo unisce a Guglielmo costituisce di per sè un titolo sufficiente alla partecipazione al potere. Può essere una prova della politica accentratrice del governo popolare. Sembra, poi, che per alcuni problemi riguardanti la Contea Iacobo Boccanegra sia partito da Genova già con la soluzione decisa dal Comune; in questi casi egli non doveva fare uso dei suoi pieni poteri, ma limitarsi ad eseguire le istruzioni ricevute. Sono i casi nei quali egli appare nella veste di nuncius comunis Ianue et eiusdem populi. 60 A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 189 r. 61 A.S.G., Cartul. 60 cit., cc. 189 r.-190 r.; Cartul. 56 cit., c. 55 v. — 162 — 3. - L 8 dicembre 1257, a Ventimiglia, nella casa di Oberto Saonese e del fratello, Iacobo Boccanegra, Giovanni Bocazio e Lanfranco Pignatario, per il comune di Genova, da una parte, i conti di Ventimiglia, Bonifacio e Giorgio, figli del fu Manuele conte di Venti-miglia, dall altra, perfezionano le convenzioni del 1253 ez. In primo luogo le due parti giurano di osservare le convenzioni stipulate il 10 gennaio 1253 ; inoltre il comune di Genova si impegna a risarcire i danni, entro due mesi dalla loro valutazione fatta da un estimatore di Ventimiglia, arrecati ai conti o agli abitanti delle loro terre, durante l’occupazione genovese dei castelli comitali, o durante le guerre sostenute dai conti mandato comunis Ianue, a non fare pace separata coi nemici dei conti, a portare da 30 a 40 libre di genovini la somma annua concessa, nelle convenzioni del 1253, ai conti prò eorum feudo. I conti, a loro volta, giurano di osservare le nuove convenzioni, di farle osservare dai loro uomini e di consegnare al Comune due loro figli come ostaggi. Le convenzioni del 1253 non sono arrivate fino a noi: ne conosciamo soltanto alcuni dettagli, perchè sono stati ripresi in quelle del 1257. Sappiamo, così, che esse furono stipulate, da parte ventimigliese, dal conte Bonifacio, agente anche per conto del fratello Giorgio, il 10 gennaio 1253 63 ; che il Comune concesse ai conti 30 libre di genovini all’anno prò feudo; che furono sottoscritte dal no- 62 A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 189r.-ti.; edizione lacunosa e d'altra fonte in E. Cais de Pierlas, Statuts cit., doc. IV; breve riassunto delle nuove convenzioni in M. G. Canale, Nuova Istoria cit., p. 137; cfr. anche G. Caro. Genua cit., pp. 143-144. Su Oberto Saonese cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 27 v. e c. 44 r. con una lettera del Capitano del popolo a suo riguardo. A pochi giorni dalla elezione del Capitano del popolo, e precisamente il 5 marzo 1257, il conte Bonifacio è a Genova : cfr. A.S.G., Cartul. 54. atti del not. Giovanni Vegio c. 31 r. ; è ancora a Genova, insieme al fratello Giorgio, il 15 e il 23 maggio dello stesso anno, in relazione con Folco Curio: cc. 128 r., 135 r. Un Bonifacius Comes de Vintimilìo si trova tra i debitori, per 21 soldi e 5 denari di genovini, di un taverniere genovese che si ritira dall’esercizio il 9 maggio 1258 : cfr. Cartul. 60 cit., c. 249 v. ; può darsi che si tratti di un'altra persona, di un certo Bonifacio Conte da Ventimiglia, non del figlio di Manuele, conte di Ventimiglia. 63 A questa epoca il padre, conte Manuele, risulta già morto dal momento che le convenzioni vengono sottoscritte da Bonifacio per sè e per il proprio fratello Giorgio soltanto ; da altra fonte sappiamo che morì di morte violenta : cfr. P. Gioffredo, Storia cit., col. 588. Nella cessione delle terre della Contea a Carlo taio Enrico da Bisagno. Come si vede, sono realmente poche notizie; però, nonostante la loro scarsità, se studiate alla luce delle convenzioni del 1257, queste notizie sono sufficienti a farci intravvedere le grandi linee della politica seguita dal governo genovese nel 1253 nei riguardi dei conti e a permettere un confronto con la politica del Capitano del popolo, per coglierne le eventuali differenze. Nelle convenzioni del 1257 Genova non chiede ai conti di occupare i loro castelli, come aveva fatto, per esempio, col conte Gugliel-mino nel 1249 a proposito di Roccabruna 64, e come farà nel 12o8 con i rappresentanti del comune di Dolceacqua65; ma si impegna a risarcire i danni che potrebbero derivare ai conti dalla occupazione stessa : segno evidente che la richiesta di occupare i castelli era già stata fatta precedentemente, cioè nelle convenzioni del 1253, ed era già stata portata ad effetto. Questa prima conclusione ce ne permette un'altra di ben più vasta portata. Il fatto che Genova, all inizio del 1253, a un anno e mezzo circa dalla conclusione della guerra, voglia occupare i castelli di Bonifacio e Giorgio, senza che i conti abbiano offerto, almeno per quanto ne sappiamo noi, alcun pretesto alFintervento genovese, trova la sua spiegazione solo nella ferma volontà del Comune di pervenire ad ogni costo alla totale occupazione militare della Contea. Già saldamente in possesso dei castelli di Ventimiglia in forza dei trattati che gliene assegnavano anche la proprietà, ancora in possesso di quello di Roccabruna nonostante i trattati, Genova esige la consegna dei castelli anche dagli altri conti86. Questa politica era la traduzione pratica dell’insegnamento d Angiò, fatta dal conte Guglielmino nel 1258, si accenna anche all’uccisione d un fratello dello stesso Guglielmino : E. Cais de Pierlas, Statuts cit., Appendice doc. I, p. 117. 64 Cfr. sopra, nota 18. 65 A.S.G., Cartul. 56 cit., cc. 37 v.-3& r. 66 Per i castelli di Ventimiglia, oltre il Lilier lurium cit., doc. DCCCXI, cfr. anche i cartulari di Giovanni di Amandolesio che fu scriba dei castellani di Ventimiglia (A.S.G., Cartul. 56, 57 cit., passim) dai quali è possibile ricavare un quadro abbastanza completo della vita delle guarnigioni genovesi in città in quegli anni, non solo dal punto di vista militare e politico, ma sociale ed economico, nelle rela-zioni con gli indigeni, ed anche religioso. Per Roccabruna, oltre quello che si è già detto a proposito del comportamento del governo genovese, cfr. anche più avanti le convenzioni stipulate dal conte Guglielmino alla fine del 1257. — 164 — scaturito dall ultima guerra: se si voleva evitare il riproporsi delle situazioni e dei pericoli appena superati, era necessario che tutte le forze militari della Contea fossero direttamente controllate dai Genovesi. Una simile politica, però, esponeva il Comune ad un rischio: quello di vedere aumentare il numero dei propri nemici. Se era comprensibile, in quanto misura prudenziale, la requisizione dei castelli di coloro che erano nemici tradizionali e che da poco, e solo perchè costretti dalla sfortuna delle armi, si erano piegati a riconoscere il dominio di Genova, tale misura, estesa anche ai figli di Manuele, non poteva non essere giudicata ingiusta e sleale e non poteva non compromettere la loro tradizionale fedeltà. Il governo genovese decise di correre questo rischio, ed era così convinto della opportunità della propria politica che non la cambiò, sostanzialmente, nemmeno col Capitano del popolo, alla fine del 1257, quando dovettero affiorare sospetti, ben presto confermati dagli avvenimenti, che non soltanto il conte Guglielmino, ma anche Bonifacio e Giorgio avevano intavolato trattative segrete con Carlo d’Angiò per lo scambio delle terre in Contea con altre in Provenza. I patti dell 8 dicembre 1257 sono la continuazione della politica del 1253. Non vi troviamo nessuna modificazione sostanziale, ma solo piccole aggiunte, insignificanti concessioni ai conti, come 1 aumento della somma annua prò feudo da 30 a 40 lire di genovini, e la promessa del risarcimento dei danni, probabilmente assente dalle convenzioni del 1253, come lo era da quelle del 1249, col diritto rico-nosciuto ai figli di Manuele di scegliersi un estimatore gradito, di Ventimiglia. Nessuna parola sulle questioni più importanti, quelle che dovevano stare maggiormente a cuore ai conti, quale, per esempio, la durata dell’occupazione genovese: nel 1249 Genova, occupando il castello di Roccabruna, aveva promesso di restituirlo alla fine della guerra contro Federico II; ora, nel 1257, non si fissa nessun termine, anzi si usa una clausola cronologicamente indeterminata, — quo tempore comune Ianue castra ipsorum teneret et possideret, — che lascia, praticamente, a Genova una possibilità illimitata di occupazione. Rimarrebbe ancora da chiedersi per quale motivo Guglielmo Boccanegra abbia sentito la necessità di apportare queste modifiche alle convenzioni del 1253 e quale sia il loro vero significato. Di Carlo — 165 — d’Angiò non si parla, ma la sua presenza si avverte. Dopo avere riportato un grande successo in Provenza con la sistemazione della questione del Forcalquier, alla fine del 1256, e dopo essersi finalmente impadronito di Marsiglia, nel giugno 1257 , egli, ormai libero, era andato aumentando sempre più la pressione sui conti di Ventimiglia, cercando di trar profitto dal malcontento provocato dalla politica di prepotenza della Repubblica. Sospettando più o meno chiaramente tale stato di cose, il governo genovese tentò di rinsaldare la vecchia amicizia e rafforzare la fedeltà di Bonifacio e Giorgio facendo concessioni, senza, però, mutare sostanzialmente politica. Evidentemente l’offerta di vantaggi cosi limitati non poteva volgere la situazione a favore di Genova ; è dubbio che anche lo stesso Boccanegra credesse all’efficacia di tali misure, cioè che fosse realmente convinto che bastasse aumentare di 10 lire di genovini la pensione annua dei conti per escludere Carlo d’Angiò dalla contea di Ventimiglia; probabilmente Genova pensava che il conte di Pro venza non si sarebbe impegnato a fondo contro di lei. 4. - Intanto, anche i figli del conte Guglielmo avevano dovuto rinnovare le convenzioni col comune di Genova. A Genova, proba bilmente nell’ottobre-novembre 1257, poco prima della missione straordinaria di Iacobo Boccanegra, il podestà Rainerio Rosso da Lucca ed il Capitano del popolo, da una parte, il conte Guglielmino, che agisce anche per conto dei fratelli Guglielmo Peire e Pietro Balbo, dall’altra, sottoscrivono i nuovi patti08. Questi, sostanzial- 67 E. G. Léonard, Les Angevins cit., p. 48; R. Busquet-R. Pernoud, Histoire (lu commerce de Marseille, I, Paris, 1919, p. 347. 68 E. Cais de Pierlas, Statuts cit., doc. III. Queste convenzioni, così come sono state edite, sono senza data; il Cais de Pierlas (p. 11, docc. Ili e IV) le ascrive al 1254 perchè ritiene che Rainerio Rosso da Lucca sia stato podestà a Genova in questo anno. Ma, evidentemente, è un errore: basta pensare alla presenza del Capitano del popolo per rifiutare come del tutto impossibile la datazione proposta dall'editore. Rainerio Rosso da Lucca fu podestà nel 1257 e nel 1258; cfr.: Annali Genovesi cit., IV, pp. 27 e sgg., e anche V. Poggi, Series rectorum cit., coll. 1035-36. Alberto di Malavolta, il podestà del 1257 dimissionario per contrasti giurisdizionali eoi Capitano del popolo, è ancora in carica il 19 aprile — 166 — mente, sono simili a quelli stipulati con Bonifacio e Giorgio; segno che il Boccanegra seguiva un’unica linea politica verso tutti i conti. I figli del conte Guglielmo vengono ricevuti nell’amicizia del comune di Genova, che promette di riparare i danni arrecati a quache castello comitale durante l’occupazione da parte genovese, in base alla valutazione fatta da estimatori ventimi-gliesi ; Guglielmino promette, a sua volta, di rispettare le convenzioni del 1249 e di mettere a disposizione del comune di Genova fortias et castra, che possiede nella Contea, ad muniendum, guar-niendum per comune Ianue, semper et quotiens comune Ianue guer-ram haberet cum barone vel civitate seu cum aliqua comunitate qui vel que sit a Vintimilio versus ponentem ; per quanto riguarda Roccabruna, si stabilisce che il castello, la giurisdizione ed i diritti siano dei conti, senza alcuna intromissione da parte genovese, in adempimento della promessa fatta nel 1255 da Andrea Gattilusio, capitano 1257: cfr. A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 90 v. ; il suo successore, Rainerio Rosso, deve essere stato eletto non molto tempo dopo perchè gli Annali, lacunosi in questo punto, calcolano la vacanza della carica in giorni : et vacavit tunc civitas Ianue regimine potestatis per dies... : cfr. Annali Genovesi cit., IV, p. 27 ; il primo documento da noi trovato in cui agisce Rainerio Rosso, è del 15 settembre 1257 : cfr. A.S.G., Cartul. 60 cit., 169 «.). Potrebbero essere state sottoscritte nel periodo maggio 1257-febbraio 1259, quando, all’uscita di carica di Rainerio Rosso, diviene podestà Rufino Cavalario di Novara: cfr. V. Poggi. Series rectorum cit., col. 1037. Ma è possibile restringere ancora ulteriormente il termine ad quem. Nel gennaio del 1258, come si vedrà poco più avanti, il conte Guglielmino cede le sue terre a Carlo d Angiò, che si affretta a mandare in Contea i suoi rappresentanti per la presa di possesso. Evidentemente le convenzioni con Genova, con le quali il Boccanegra cercava appunto di impedire l'intervento del conte di Provenza, devono essere anteriori alla fine del 1257, e anteriori anche a quelle dell 8 dicembre con Bonifacio e Giorgio, perchè, come si vedrà, l'il dicembre il plenipotenziario del Comune di Genova. Iacobo Boccanegra, ne mette in esecuzione alcune clausole. Le ascriviamo al periodo ottobre.novembre 1257. cioè poco prima della missione straordinaria di Iacobo Boccanegra, in quanto la loro sostanziale identità con quelle dell’8 dicembre induce ad ascriverle alla stessa direttiva politica ed allo stesso periodo cronologico. Secondo noi, quindi, gli avvenimenti si sarebbero succeduti così : in un primo momento il Capitano del popolo, volendo risolvere la questione ventimigliese, normalizza, in Genova, le relazioni con i figli di Guglielmo, poi, subito dopo, invia in Contea suo fratello Iacobo con pieni poteri perchè faccia altrettanto con i figli di Manuele. — 167 — t in Riviera, ed approvata dal podestà di Genova, Martino da Som- manva. Con queste nuove convenzioni Guglielmo Boccanegra modifica radicalmente la politica dei governi precedenti nei riguardi dei figli di Guglielmo. All’inizio del 1256, come si è già detto, il podestà di Genova, Martino da Sommariva, aveva denunciato le convenzioni del 1249, privando i conti della pensione annua di 50 lire di genovini in esse contenuta, perchè i conti si erano mostrati infedeli. II Capitano del popolo rimette in vigore i trattati del 1249, aggiungendo, come elemento nuovo, la promessa del risarcimento dei danni provocati dalle guarnigioni genovesi nei castelli dei conti. Egli tenta, quindi, una politica amichevole, nell intento, anche stavolta, di neu tralizzare l'azione di Carlo d’Angiò. Probabilmente, già fin dal 1-55 Guglielmo, conte di Ventimiglia, era in trattative col conte di Pro venza: la condanna inflittagli dal comune di Genova sarebbe da attribuire alla scoperta di esse69. Del resto, a Carlo d Angiò si accenna abbastanza scopertamente nelle nuove convenzioni, quando si parla dell’aiuto che i conti devono dare nel caso che Genova sia in guerra cum barone vel civitate seu cum aliqua covnunitate qui vel que sit a Vintimilio versus ponentem: questo eventuale nemico che viene da ponente chi altri poteva essere se non il conte di Pro venza? E il conte di Provenza sarà chiaramente nominato pochi mesi dopo come nemico della Repubblica, nelle convenzioni col comune di Dolceacqua. Si osservi che anche a Guglielmino i Genovesi avanzano la richiesta di occupare i castelli, subordinandola e mascherandola, però, con l’eventualità di una guerra di difesa dei confini occidentali. In sostanza continua l’applicazione della politica della graduale presa di possesso di tutte le fortezze della Contea. Se ne potrebbe vedere un’ulteriore dimostrazione nella condotta del Capitano del popolo a proposito di Roccabruna. Genova promette ancora una volta di restituire tutto ai conti, ma non ha nessuna intenzione di mantenere la promessa. L’11 dicembre 1257, a Roccabruna, Iacobo Boccanegra, nelle vesti di nuncius comunis Ianue et eiusdem populi, concede a Guglielmino, conte di Ventimiglia, l’investitura per bacu~ Cfr. n. 45. — 168 Ium quem in manu tenebat di tutti i diritti a lui spettanti sulla villa e sugli uomini di Roccabruna 70. Nello stesso giorno, però, il fratello del Capitano del popolo emana una disposizione che svuota, almeno temporaneamente, l’investitura del suo contenuto: comanda ai castaidi di Roccabruna di non consegnare a nessuno i redditi di detto luogo fino a quando non siano state chiaramente definite le rivendicazioni dei vari pretendenti. Il comune di Genova riconosce i diritti dei conti, ma in pratica ne sospende la validità. Li aveva già riconosciuti nelle convenzioni del 1249, nelle quali si era anche impegnato a prendere in considerazione solo le rivendicazioni di coloro che si erano mantenuti fedeli durante la guerra contro Federico II: ora, a otto anni di distanza, la questione non era stata ancora risolta, a tutto svantaggio dei conti; anche questo deve avere influito ad orientare Guglielmino verso la Provenza. Per quanto riguarda la restituzione del castello, ancora l’il dicembre, lo stesso giorno cioè dell’investitura, Iacobo Boccanegra esige dal castellano Iacobo della Volta il giuramento di tenere il castello in possesso del comune di Genova e di non cederlo o permettere che venga ceduto a nessun altro, sotto pena di 1000 lire di genovini. Per quanto riguarda la giurisdizione, Iacobo Boccanegra si limita a fissare i confini di quella del castellano: la cerchia delle mura del castello 71. Evidentemente, se da una parte la minaccia di Carlo d’Angiò sulla Contea consigliava al Capitano del popolo di tentare la via amichevole coi conti Guglielmino, Bonifacio e Giorgio, dimenticando anche la condanna del 1256, dall’altra la politica di totale occupazione militare, scelta perchè meglio corrispondente agli interessi genovesi, imponeva di limitare le concessioni e di procrastinare il mantenimento delle promesse. Ma i conti non stettero al gioco: non si ritennero soddisfatti delle concessioni e non credettero conveniente aspettare oltre il mantenimento di vecchie promesse. Subito intavolarono o ripre- 70 A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 189 v.; edizione parziale in G. Caro, Genua cit., p. 143, n. 3. 71 A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 190 r. — 169 — sero le trattative con Carlo d’Angiò, questa volta per una soluzione definitiva, prendendo alla sprovvista il governo genovese. Il 19 gennaio 1258 ad Aix il conte Guglielmino cede a Carlo d’Angiò tutta l’eredità paterna, in particolare i luoghi di Gorbio, Tenda, Briga, Castellaro, Sant’Agnese, Castiglione ed altri nella valle del Lantosca, più i diritti su Roccabruna, Monaco, Sanremo e Ce-riana, in cambio di terre in Provenza dal reddito annuo di 5000 tornesi, e 1000 lire una tantum'12. Tra la fine di gennaio ed il 72 II trattato tra il conte Guglielmino e Carlo d’Angiò, edito in E. Cais de Pierlas (Statuts cit.. Appendice, doc. I), ha dato origine ad una questione controversa a proposito della sua datazione. Finora gli studiosi hanno affacciato due soluzioni, ambedue diverse da quella scelta da noi. Alcuni sostengono il 19 gennaio 1257 o, evidentemente per un errore di stampa, il 10 gennaio 1257; P. Gioffredo, Storia cit., col. 591; G. Rossi, La storia cit., p. 83; E. Cais de Pierlas, Statuts cit.. p. 12 e Appendice doc. I; Idem, I conti cit., pp. 49-50. Altri propongono il 23 febbraio 1258: G. Caro, Genua cit., pp. 146-147. Al Caro si rifanno tutti quegli autori che, senza specificare il giorno, si attengono al 1258, come R. CaGGESE, Carlo I d'Angiò re di Sicilia, in Enc. It., IX, 1931, pp. 51-52; A. Saba-C. CaSTI-clioni, Storia dei Papi cit., pp. 729.730). Anticipando la conclusione di quanto stiamo per esporre, diciamo che hanno ragione i primi per quanto riguarda il giorno, mentre hanno ragione i secondi per quanto riguarda l’anno. Gli elementi a nostra disposizione per la soluzione del problema si trovano nel protocollo del trattato: III nomine sancte et individue Trinitatis, amen. Anno incarnationis eiusdem millesimo ducentesimo quinquagesimo septimo, die sabbati, in crastino Catliedre sancti Petri. Come si vede manca un elemento molto importante per la determinazione esatta dell anno: 1 indizione; però sappiamo che latto fu rogato il giorno successivo ad una festa non mobile del calendario liturgico, la Cattedra di S. Petro, e che questo giorno era di sabato. Incominciamo dal riferimento alla festa della Cattedra di S. Pietro. Per molti secoli, e fino a qualche anno fa (cfr. Ada Apostolicae Sedis, LII, 1960. n. 10, pp. 593-740), nella liturgia della Chiesa tale festa era duplice: il 18 gennaio era commemorata la Cattedra di S. Pietro a Roma, il 22 febbraio la Cattedra di S. Pietro ad Antiochia. Il problema sta nello scoprire a quale delle due feste alludesse effettivamente il notaio a noi sconosciuto che ha rogato le convenzioni di Aix. La Depositio Martyrum ci dice che a Roma, almeno fin dall’inizio del IV secolo, si celebrava il Natale Petri de Cathedra il 22 febbraio. Per qualche tempo non si solennizzò che questa festa; in seguito, dal secolo Vili in poi, fu conosciuta anche a Roma la festa della Cattedra del 18 gennaio, introdotta nelle chiese della Gallia nella prima metà del secolo VI, secondo alcuni liturgisti indipendentemente dalla festa del 22 febbraio, secondo altri, e forse con più proba- — 170 — principio di febbraio dello stesso anno, Pietro vescovo di Nizza, Guglielmo Olivari e Giacomo Gays, ammiragli della città di Nizza, prendono possesso, in nome del conte e marchese di Provenza, delle terre appena acquistate, in particolare ricevono il giuramento di fedeltà degli abitanti di Saorgio, ai quali negli stessi giorni avevano concesso nuovi capitoli73. bilità, come un anticipo di essa, che spesso era impedita dalla quaresima: cfr. I. Schuster, Liber Sacramentorum, VI, Torino-Roma, 1924, pp. 153 e sgg., 244 e sgg., L.M.O. Duchesine, Les origines du culte chrétien. Parigi, 1925, 5a éd., pp. 294, 296; J. P. Kirsch, Rivista di Archeologia Cristiana, II, 1925, pp. 62-71; N. Lietzmann, Petrus und Paulus in Rom, Bonn, 1927, 2a éd., pp. 93-103; Th. Klauser, Die Cathedre in Totenkult der heidnischen und christlichen Antihe, Miinster in W., 1929, pp. 152-183; P. Batiffol, Cathedra Pétri, Parigi, 1938, pp. 123-183. A quale delle due feste si riferisce il notaio, e di quale anno? Una notizia che già sappiamo, e cioè che il trattato è stato rogato di sabato, ci permette di eliminare subito la data del 19 gennaio 1257 : in questo anno non era sabato nè il giorno dopo la festa della Cattedra di S. Pietro a Roma nè quello dopo la festa della Cattedra di S. Pietro ad Antiochia. Inoltre, se si dovesse accettare la datazione del 19 gennaio del 1257, rimarrebbe inspiegabile il grave ritardo tra la stipulazione del concordato e l'occupazione di Saorgio e di altre località da parte di Carlo d’Angiò, avvenuta nel 1258. Invece cade di sabato nel 1258 sia il giorno successivo al 18 gennaio, sia quello successivo al 22 febbraio. Allora, il notaio di Aix allude alla festa della Cattedra di Antiochia o a quella di Roma? Due ragioni, una di natura liturgica e l'altra di natura cronologica, fanno accordare la preferenza senz'altro alla festa della Cattedra di Roma. Abbiamo detto che nelle chiese della Gallia, dal secolo VI, la festa della Cattedra veniva anticipata al 18 gennaio: nessuna ragione ci vieta di pensare che quest uso non vigesse anche nella archidiocesi di Aix, in Provenza. La ragione cronologica è ancora più cogente di quella liturgica. Tra la fine del gennaio e la prima metà del febbraio 1258, cioè tra le due commemorazioni della festa della Cattedra, gli inviati di Carlo d'Angiò presero possesso di Saorgio e di altre località cedute dal conte Guglielmino al conte di Provenza : evidentemente non potevano prendere possesso delle terre prima che fosse avvenuta la cessione di esse. La festa della Cattedra di S. Pietro è, quindi, quella di Roma, del 18 gennaio, ed il trattato di Aix fu rogato il 19 gennaio 1258. Nell’atto, però, è scritto materialmente 1257; il Caro (ib.. nota) dice che, evidentemente, il notaio « segue il sistema della natività » ; più precisamente si deve dire che il notaio di Aix ha seguito il sistema dell’incarnazione, secondo il computo fiorentino che, dal 1° gennaio al 15 marzo è in ritardo di una unità rispetto al computo moderno. 73 P. Gioffredo, Storia cit., col. 594. — 171 — Il 7 aprile del 1258 anche i conti Bonifacio e Giorgio vendono a Carlo d'Angiò i loro diritti su Sospello, Roccabruna, Monaco, Saor-gio, Breglio, Pigna, Dolceacqua, Rocchetta, Sanremo e Ceriana 74. A proposito dei figli di Manuele si deve dire che essi cercarono di ingannare fino all ultimo il comune di Genova. Ancora nel marzo 1258, a meno di un mese dalla cessione delle loro terre a Carlo d’Angiò, essi promettono di osservare i patti e si dichiarano disposti a trattare nuove convenzioni con Genova. Con tutta probabilità, però, avevano già operato la loro scelta a favore del conte di Provenza, solo che prima di renderla pubblica volevano riscuotere le 40 lire di genovini prò feudo annuo, che erano state loro assegnate dalle convenzioni del dicembre 1257 75. Così l’obiettivo della politica amichevole del Boccanegra, di impedire 1 alienazione dei beni comitali in favore di Carlo d’Angiò attraverso concessioni e promesse, era fallito. A Genova non restava altro che ostacolare, dove era ancora possibile, la presa di possesso di Carlo d Angiò, e tentare di riportare all’obbedienza quei luoghi nei quali la presa di possesso era già avvenuta. A quest’opera il Comune delega Zaccaria de Castro ed Ansuisio Cartaenia, Anziani del popolo di Genova. Si inizia il secondo periodo della fase diplomatica della politica ventimigliese di Guglielmo Boccanegra, periodo che va dal 10 aprile al 13 maggio del 1258 76. 5. - Rainerio Rosso da Lucca, podestà, ed il Capitano del popolo di Genova, il 10 aprile, inviano nella Riviera di Ponente Zaccaria de Castro ed Ansuisio Cartaenia nelle vesti di vicarii seu capitanei 74 N. Calvini. Relazioni cit., p. 85. II conte Bonifacio, dopo la cessione delle sue terre a Carlo d’Angiò, si ritira in Provenza; nel 1266 risulta già morto; suo figlio Manuele sposò Sibilla d Evenes, figlia di Guglielmo de Signe: cfr. G. Rossi, Storia cit., pp. 87-88, n. 1. 1'‘ Lll marzo del 1258 il conte Giorgio, anche a nome del fratello Bonifacio, elegge procuratore Ottone Vento per la riscossione delle 40 libre di genovini, per rinnovare la promessa di fedeltà dei conti e per ricevere le nuove proposte del Comune: cfr. A.S.G., Cartul. 65 cit., c. 35 v. A.S.G., Cartul. 56 cit., cc. 37r.-140t\ Zaccaria de Castro era, insieme a Lanfranco Bulbonino de Turca, signore di Dolceacqua: cfr. Cartul. 57 cit., c. 11; F. Noberasco, Le pergamene cit., doc. XCIII. — 172 — in omnibus locis et super singulos homines a Varagine usque Mo-nacum 77. L’obiettivo delle autorità genovesi era quello di richiamare le località comprese tra Varazze e Monaco ad comunis Ianue devocionem. Il significato di questa espressione è chiaro: il prestigio e l’autorità del Comune erano stati scossi nella Riviera di Ponente, specialmente nella parte nord-occidentale, dall’infiltrazione del conte di Provenza. Ai due capitani o vicari sono concessi i pieni poteri di preci-pere, banna ponere et condempnationem facere...; conventiones... celebrare. Sono gli stessi pieni poteri conferiti qualche mese prima anche a Iacobo Boccanegra ; a differenza, però, della giurisdizione concessa a costui, — generale sia rispetto alle persone sia rispetto al territorio genovese, — quella concessa ai due vicari ha un limite territoriale ben preciso e più limitato: da Varazze a Monaco78. Il Capitano del popolo, in questo secondo periodo della sua azione diplomatica in Contea, non ricorre più all’opera del fratello Iacobo perchè costui doveva aver già preso possesso della podesteria di Savona 79 ; inoltre, mentre nel primo periodo della fase diplomatica il governo genovese si rivolge ai conti Guglielmino, Bonifacio e Giorgio, cioè ai rappresentanti della nobiltà feudale, in questo secondo periodo si rivolge ai comuni, e, constatata l’infedeltà dei feudatari, cerca altrove i suoi alleati, facendo leva sul particolarismo municipalistico e sfruttando vecchi rancori contro i nobili80. Sappiamo che i due Anziani, inviati straordinari del comune 77 A.S.G.. Carini. 56 cit.. e. 37 r. e v. La magistratura dei vicari o capitani era già stata usata dai governi precedenti. Come si è detto, nel 1255 fu capitano in Riviera Andrea Gattilusio, e, in un anno imprecisabile tra il 1251 ed il 1257, fu vicario generale in Riviera Giovanni Guercio ( cfr. nota 58). Non sappiamo di quali poteri fossero investiti Andrea Gattilusio e Giovanni Guercio, cioè se fossero plenipotenziari come Zaccaria de Castro ed Ansuisio Cartaenia o no; l'elemento territoriale della loro giurisdizione, però, coincideva : la Riviera equivaleva al territorio tra Varazze e Monaco. 78 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 37 r., inserto. 79 Per la podesteria di Iacobo Boccanegra cfr. nota 57. 80 Per le lotte sostenute dai comuni contro i Conti, oltre a N. Calvini. Formazione dei Comuni cit., cfr. anche E. Cais de Pierlas, 1 Conti cit., passim e G. Rossi. Storia cit., passim. - 173 — di Genova, trattarono con i rappresentanti di Dolceacqua, di « Saor-gio, Briga ed altri luoghi ». Particolarmente lunghe furono le trattative con i sindaci ed i consoli di Dolceacqua; le due parti si incontrarono tre volte: il 19 ed il 20 aprile, e il 13 maggio 1258. Il primo incontro, che possiamo definire preliminare, avvenne nella chiesa di Santa Maria di Ventimiglia, alla presenza anche del podestà di Ventimiglia, Lan-franchino Pignolo 81.1 rappresentanti del comune di Dolceacqua promettono di custodire e di difendere il castello per conto del comune di Genova ; a loro volta i vicari si impegnano a risarcire o a far risarcire tutti i danni che saranno arrecati a Dolceacqua dai quondam comites Vintimilii. I nomi dei quondam comites ora non si leggono più: la carta è irrimediabilmente guasta in questo punto ; però li conosciamo ugualmente perchè li troviamo riportati nelle convenzioni tra Genova e Dolceacqua, stipulate il giorno dopo. Il 20 aprile si incontrano ancora le due parti82. Questa volta l’incontro avviene nella casa di Vivaldo Murro, sempre a Ventimiglia 83. Genova prende sotto la sua protezione le persone e le cose del comune di Dolceacqua, e concede privilegi di commercio e di pascolo ; Dolceacqua promette di consegnare ai Genovesi, tutte le volte che ne venisse richiesta, castrum et villam Dulcisaque munitum, communitum et muniendum ; Genova potrà presidiare il castello mandandovi castellani e serventi, a patto, però, che questi non siano nativi di una delle località comprese tra Sanremo e Ventimiglia84; il castellano non avrà nessuna giurisdizione in Dolceacqua; i serventi del castello, qualora dovessero danneggiare le proprietà degli abitanti di Dolceacqua, saranno 81 A.S.G.. Cartul. 56 cit., c. 3 r. e V. Lanfranco Pignolo è tra i candidati alla carica di giudice del comune di Savona nel 1269: cfr. F. Noberasco, Le Pergamene cit., doc. CXXVIII. 82 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 38 r. 83 A proposito della figura di Vivaldo Murro cfr. Cartul. 57 cit.. cc. 33 rv., 41 v., 108 v.; nell'aprile del 1263 è già morto. 84 Era normale allora, come anche oggi, che, per ragioni di maggior sicurezza, le guarnigioni di presidio non fossero formate da nativi del luogo o di località vicine: cfr. per Gavi, Leges Genuenses cit, doc. IV. La clausola, però, riguardante 1 esclusione dei serventi nati nelle località tra S. Remo e Ventimiglia, in quanto posta dai rappresentanti di Dolceacqua e non da quelli del governo centrale, si deve spiegare solo con rivalità ed inimicizie locali. puniti alla stregua degli uomini di Dolceacqua, colpevoli degli stessi delitti ; se il comune di Genova dovesse restituire il castello, lo restituirà nello stesso buono stato in cui l’ha ricevuto o in uno stato migliore; il comune di Genova promette di non fare pace con Bonifacio e Giorgio, olim dicti comites Vintimilii, nè col conte di Provenza, senza inserire nel trattato di pace anche il comune di Dolce-acqua ; Genova, infine, autorizza i creditori di Bonifacio e Giorgio a recuperare i propri crediti prelevandoli sui redditi che i detti conti erano soliti percepire da Dolceacqua. I quondam comites, nominati il giorno prima, sono quindi Bonifacio e Giorgio. Essi non sono più conti di Ventimiglia, non perchè hanno ceduto i loro possessi a Carlo d’Angiò (Genova, evidentemente, non poteva riconoscere valida tale cessione, insieme a quella di Guglielmino, e non cessava dal considerare sua tutta la Contea, da lei ceduta in feudo ai conti)85, ma perchè essendosi rivolti al conte di Provenza, avevano tradito il loro signore e si erano resi indegni di continuare ancora a godere del possesso del feudo. I Genovesi intendono occupare al più presto il castello di Dolce-acqua per prevenire qualsiasi colpo di mano da parte dei conti o di Carlo d’Angiò. Sembra infatti che la situazione andasse facendosi ogni giorno più pericolosa. Il 19 aprile, abbiamo visto, si parla di danni che i conti potrebbero arrecare agli abitanti di Dolceacqua ; il mese successivo il pericolo si concretizza nell’eventualità di un assedio. Il 13 maggio si incontrano ancora Zaccaria de Castro ed Ansuisio Cartaenia con i consoli di Dolceacqua, e concordano una aggiunta alle convenzioni del 20 aprile precedente. L’incontro avviene sotto il portico della casa di Oberto Saonese e del fratello, ancora a Ventimiglia 86. Nel caso che Dolceacqua sia stretta d’assedio, il comune di Genova si impegna a corrispondere ad ogni abitante, che impugnerà le armi, 8 denari di genovini al giorno, per tutta la durata dell’assedio, a patto, però, che Dolceacqua rimanga in amore et servicio comunis Ianue, nel rispetto delle convenzioni appena stipulate. Evidentemente il pericolo di un assedio si riteneva abbastanza imminente, se si pensava che potesse accadere anche prima dell’arrivo della guarnigione genovese, dal momento che si faceva 85 Annali Genovesi cit., V, p. 162 (cfr. più avanti nota 144). 86 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 40 v. - 175 — affidamento sulla fedeltà degli abitanti di Dolceacqua. La presenza della guarnigione genovese è documentata solo dal maggio 1259, ma, naturalmente, sarà arrivata un bel po’ prima 87. I due vicari, contemporaneamente alle trattative con Dolceacqua, vogliono portare avanti e concludere anche quelle con Saorgio, Briga ed altri luoghi8S. Ma si trovano davanti ad una difficoltà preliminare: l’esilio di Rubaldo Balbo. Il 20 aprile 1258, lo stesso giorno delle convenzioni con Dolceacqua, i vicari si incontrano con Rubaldo Balbo a Ventimiglia, nella casa di Vivaldo Murro. In precedenza, non sappiamo con precisione quando, devono avere avuto un colloquio con i rappresentanti di Briga, Saorgio ed altri luoghi, i quali avevano posto come condizione per iniziare le trattative, il richiamo dall esilio di Rubaldo, bandito dal comune di Genova, e la sua reintegrazione nel possesso di tutte le sue proprietà e diritti. Il 20 aprile il Balbo è a Ventimiglia; i vicari lo assolvono da qualsiasi condanna e lo immettono nel possesso dei suoi beni in Ventimiglia ed in tutto il distretto ; egli, a sua volta, giura di mantenersi fedele a Genova. Altre sue promesse, riguardanti con ogni probabilità alcuni suoi castelli, non si possono ulteriormente chiarire per un guasto irreparabile della carta. Non sappiamo se dopo questa fase preliminare i contatti con i rappresentanti di Saorgio e Briga siano proseguiti o no: non ci è pervenuta nessun’altra documentazione al riguardo. In particolare per Saorgio, si ricordi che nel gennaio-febbraio precedente aveva giurato fedeltà al conte di Provenza ed aveva ottenuto nuovi statuti: non si sa se il tentativo « di recupero » operato dal governo del Capitano del popolo abbia avuto una soluzione positiva. Per quanto riguarda Rubaldo Balbo, che possedeva Rocchetta , sembra che anch egli sia passato dalla parte di Carlo d’Angiò, del quale fu baiulo in Sospello 90. 87 A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 43 v. 88 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 38 v. 8a A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 48 v. Anche la famiglia ventimigliese Giudice vantava diritti e giurisdizione su Rocchetta, minacciati, non si sa bene da chi, nel 1260: cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 27 r. 90 La cosa non è sicura, perchè non è possibile chiarire se Rubaldo fu baiulo di Carlo d’Angiò prima o dopo il 20 maggio 1258, cioè prima o dopo l’annullamento della sua condanna da parte dei vicari Zaccaria de Castro ed Ansuisio — 176 — 6. - Pur rimandando un giudizio sull’azione diplomatica del Capitano del popolo nella Contea a quando avremo esaminato anche la sua azione militare, ci sembra opportuno mettere in risalto già fin d ora un aspetto negativo riscontrabile sia nel primo come nel secondo periodo della fase diplomatica: una certa lentezza d’intervento. Il primo documento datato che testimonia l’esistenza di una politica ventimigliese propria del governo popolare è solo del 28 novembre del 1257, ed è la delega dei pieni poteri a Iacobo Boccanegra. Anteriore al 28 novembre, ma probabilmente soltanto di pochi giorni, come si è detto, è il trattato con Guglielmino, conte di Ventimiglia. Così dalla elezione di Guglielmo Boccanegra all’attuazione di una vera e propria politica ventimigliese sarebbero intercorsi sei-sette mesi. Eppure il governo genovese doveva nutrire sospetti sulle intenzioni espansionistiche di Carlo d’Angiò già da alcuni anni. Il secondo periodo diplomatico inizia il 10 aprile 1258, a pochi giorni della cessione delle proprietà di Bonifacio e Giorgio al conte di Provenza, ma a tre mesi da quella di Guglielmino. Con ben maggior prontezza si comporta Carlo d’Angiò quando prende possesso dei nuovi acquisti ! Come spiegare questo ritardo d’intervento? Oltre le ragioni di carattere generale, già ricordate, quali le difficoltà della situazione militare a Cagliari e a San Giovanni d’Acri, e di quella economico-finanziaria a Genova, che dovevano naturalmente assorbire la maggior parte delle cure del Capitano del popolo, non è da escludere che ve ne siano state altre, più ristrette, dovute alla particolare situazione ventimigliese. Cartaenia. Esponiamo il contenuto delle fonti (a.s.g., Cartul. 57 cit.. c. 142 v.): il notaio Guglielmo Beimondo dichiara di aver rogato un istrumento nel quale Folco Curio rinuncia ai suoi diritti su Dolceacqua in favore del conte Giorgio; il notaio, però, non sa dire il giorno e l’anno in cui avvenne la rinuncia, perchè non ha con sè il cartulario ; inoltre dichiara di avere rogato, dopo, un altro istrumento contrario a quello precedente, e di averlo fatto timore, in Cespitello, ubi detinebatur in carceribus Rubaldi Balbi baiulis domini Provincie. Queste notizie sono contenute in un atto del 31 dicembre 1262. Anche noi siamo nella stessa situazione di Guglielmo Beimondo: una maggiore determinazione cronologica, con gli eie. menti in nostro possesso, è impossibile. — 177 — « Dalle fonti si ricava l’impressione che non tutto andasse bene nell’amministrazione genovese della Contea. Niente di più di una impressione, che non è possibile definire meglio per gli scarsi elementi a nostra disposizione, ma che, almeno in parte, ha un fondamento nella realtà. Nel campo militare, per esempio, alcune misure attuate dal Capitano del popolo, quali il giuramento imposto al castellano genovese di Roccabruna, Iacobo della Volta, ed i ripetuti interventi per impedire le abituali assenze dei serventi dai vari castelli, rivelano un rilassamento nella disciplina, che è per lo meno strano in una zona di confine ed in momenti di tensione. Si deve pensare che proprio le autorità genovesi del posto ignorassero la reale situazione? Questo nel campo militare; ma potrebbe essere un sintomo dello stato generale di tutta l’amministrazione che, non dimentichiamolo, almeno per tutto il 1257, rimase quella dei governi precedenti, cioè guelfa. Può darsi che Guglielmo Boccanegra non abbia trovato presso l’amministrazione genovese nella Contea la col laborazione necessaria per un intervento efficace e tempestivo ; forse gli mancò una esatta e tempestiva informazione sull’evolversi della situazione. Il ricorso all’opera del fratello Iacobo potrebbe anche essere stato suggerito al Capitano del popolo dalla necessità di poter disporre di una persona fidata e capace, e dal desiderio di riparare in qualche modo al ritardo d’intervento. Ili L’AZIONE MILITARE DEL CAPITANO DEL POPOLO 1. ■ Contemporaneamente all’azione diplomatica, il Capitano del popolo mette in atto anche alcune misure militari tendenti a rafforzare la posizione genovese in Contea e a sostenere l'azione diplomatica stessa. Alcune di esse sono l’attuazione di accordi già stipulati, come l’occupazione del castello di Dolceacqua, altre sono iniziative nuove. Genova, in forza delle convenzioni del 1251, era entrata in possesso dei castelli di Ventimiglia 01. In relazione con l’aggravarsi della situazione politica nella Contea, il governo del Capitano del popolo vuole aumentare le ragioni di sicurezza mediante l’acquisto di terreni e di case confinanti coi castelli o con le strade di accesso ai medesimi. Già Iacoho Boccanegra, probabilmente durante il suo soggiorno ventimigliese in occasione della missione di plenipotenziario, e cioè nel dicembre 1257, aveva proceduto al rilievo ed alla valutazione di diversi immobili per un loro acquisto da parte del comune di Genova. Probabilmente Iacobo ne deve aver fatto un estratto catastale, con mappa e prezzo dei singoli appezzamenti ed immobili già concordato coi proprietari, e lo deve aver mandato al fratello Capitano del popolo. 91 Liber lurium cit., doc. DCCCXI ; i castelli di Ventimiglia erano tre: Rocca, Colle ed Appio. Per la vita che si svolgeva in questi castelli, come abbiamo già detto, cfr. i numerosissimi documenti contenuti nei Cartul. 56, 57 citt. — 179 — Guglielmo Boccanegra, all’inizio del marzo 1258 9a, spedisce a Ventimiglia una copia dell’estratto catastale, con l’ordine di acquistare le proprietà ivi elencate, al prezzo stabilito, autorizzando la spesa complessiva di 34 lire e 2 soldi di genovini ; i destinatari della lettera del Capitolo devono ritirare tale somma da Marino Alvernia 93. qui inde scit rationem, quam debet reddere. Gli acquisti, a nome del comune di Genova, vengono effettuati dal giudice del comune di Ventimiglia, Bartolomeo Ferrario, tra il 14 e la fine del mese di marzo 94. Si tratta di 9 appezzamenti di terra e di due casali. Non sappiamo con precisione quale somma complessiva venisse spesa realmente perchè le nostre fonti sono lacunose per il deterioramento delle carte; non sappiamo, quindi, se vennero comperate tutte le proprietà segnalate dal Capitano del popolo. Tre appezzamenti di terra si trovano subtus castrum Roche, cinque subtus castrum Colle; per le altre proprietà non è possibile stabilire con precisione la ubicazione, a causa delle molteplici lacune delle nostre fonti. Cinque appezzamenti sono versus mare ; in particolare di due si dice che confinano col litus maris, mentre un altro confina con roca sive ripa. Quelli confinanti con la spiaggia dovevano essere particolarmente estesi perchè vennero pagati molto più di tutti gli altri, cioè 10 lire di genovini ciascuno. Alcune pro- A.S.G., Cartul. 56 cit. cc. 71 v.-12 r. ÌNon si sa con precisione la data di questo intervento del Capitano del popolo : con ogni probabilità, però, si deve col locare all inizio del marzo, perchè il 14 dello stesso mese Giovanni di Amandolesio roga nel suo cartulario la cedula con la dichiarazione della ricevuta dell exemplum, cioè della lista degli acquisti imposti dal governo di Genova. Un guasto irreparabile della carta ci impedisce di leggere i nomi dei destinatari o del destinatario dell ordine del Capitano del popolo: dal momento però che all’acquisto degli immobili procede il giudice del Comune di Ventimiglia, è probabile che egli sia anche il destinatario della lettera del Boccanegra. Marino Alvernia, nel 1257, come abbiamo già avuto occasione di dire, era vicegerente del giudice del comune di Ventimiglia, Bartolomeo Ferrario, ed a lui il Capitano del popolo aveva affidato di autorità la gestione della gabella del sale. Per quale motivo egli compaia di nuovo in questa occasione, cioè a quale titolo fosse in possesso di denari del Comune, non sappiamo. Il suo nome appare segnato dal notaio in margine alla cedula, che, evidentemente, fu scritta a sua richiesta e per suo conto. 94 A.S.G., Cartul. 56 cit., cc. 71 r. -74 r. — 180 - Pnetà sono poste lungo la via antiqua 9S, ed una lungo la strada del castello. Tra i più colpiti da queste espropriazioni imposte dal governo di Genova ci sono gli eredi di Guglielmo Giudice e la famiglia dei Bonebella. Con ogni probabilità l’acquisto di queste terre e case è da collegarsi in qualche modo alla costruzione delle mura nuove, che univano i castelli della città di Ventimiglia. Durante la guerra terminata nel 1251 la città di Ventimiglia aveva subito distruzioni; i canonici ventimigliesi, come si è già detto, alcuni anni dopo la fine della guerra, riferendosi a quel periodo, parlano di destructionem civitatis nostre 9e. Anche le mura dovettero venir danneggiate seriamente ; può anche darsi che Genova, in forza del diritto che le «^a- f © rantivano le nuove convenzioni di pace 97, per indebolire ulteriormente la già avvilita rivale, abbia completato l’opera distruggitrice atterrando quelle parti delle mura che ancora rimanevano in piedi. Bisogna dire, però, che Genova iniziò presto l’opera di ricostruzione la quale, incominciata con le case per i canonici ventimigliesi. si estese anche alle mura. Dal luogo di rogazione di alcuni atti notarili veniamo a sapere che, nel 1262, c’erano un murus novus castrorum e una porta nova98. Queste mura nuove devono essere state costruite dopo la guerra, e nulla impedisce di pensare che siano state volute dal Boccanegra per potenziare le difese militari di Ventimiglia in funzione antiangioina e che siano collegate con gli acquisti del 1258. Nella stessa direzione di un rafforzamento militare genovese va La via antiqua è, con ogni probabilità. la via romana chiamata Iulia Au-fiusta; cfr. L. Giordano, Vie Liguri e romane tra Vado e Ventimiglia, in Collana storica archeologica della Liguria occidentale. I, n. 5. Imperia-Oneglia, s. d., pp. 12 e sgg., e 144 e sgg. 96 A.S.G., Cartul, 57 cit., c. 7 r. 97 Liber lurium cit., doc. DCCCXI. A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 94 v., 99 v. Per la ricostruzione delle case dei canonici cfr. Liber lurium cit., docc. DCCCXL1II-VIII (1252) e doc. DCCCLII (1253). — 181 — inteso, crediamo, l'opus di Dolceacqua. Il 27 giugno 1258, Bertraino Visconte, capitaneus in Vintimilio super comuni negotio constitutus, fa ritirare presso Nicola Figalla, castellano di Monaco, 20 lire di genovini che deve spendere in opere Dulcisaque, in ottemperanza al comando del Capitano del popolo Non sappiamo di preciso cosa fosse questo opus; nel maggio precedente il castello di Dolceacqua era presidiato dagli abitanti del luogo che, però, per mezzo dei loro rappresentanti avevano riconosciuto ai Genovesi il diritto di occuparlo. Può darsi che l'opus consistesse in una serie di lavori eseguiti nel castello per renderlo più efficiente contro un possibile assedio da parte dei quondam conti di Ventimiglia, Bonifacio e Giorgio, e più adatto a ricevere la guarnigione genovese, presente prima del map gio 1259 10°. 2. - Per garantire la sicurezza del possesso genovese della con tea di Ventimiglia, oltre un rafforzamento delle fortificazioni, il Ca pitano del popolo si rese conto che erano necessari anche 1 instaura zione ed il mantenimento di una disciplina più severa. Come si e già avuto modo di dire, nel campo della disciplina militare in Contea c’era un situazione per lo meno strana. In un luogo il castellano dava adito a dubbi sulla sua fedeltà; in un altro bisognava eliminare l’andirivieni di estranei per il castello che, in un clima di conflitto 99 A.S.G., CarlUl. 56 cit., c. 42 r. Su Nicola Figalla. castellano di Monaco, cfr. A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 19 r. Nel 1266 è castellano castri Silvani: cfr. A-S-G-, Cartul. 81, atti del not. Giovanni de Corsia, c. 45 r. 100 Iacobo de Burgaro, capitano in Ventimiglia, il 3 maggio 1259 compera 25 mine di frumento pro servientibus Apii et Dulcisaque, al prezzo di 22 lire c soldi: cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 43 v. Per nitri approvvigionamenti del castello di Dolceacqua cfr. cc. 48 r. e v. Gli acquisti effettuati dal comune di Genova a Ventimiglia, in vista d'un potenziamento militare, non devono essersi limitati a quelli che abbiamo elencalo. Il 23 aprile 1258 Oberto Giudice da Ventimiglia incarica Giovanni Granana, suo procuratore, di curare l'inserzione a suo nome nei cartulari del comune di Genova di 300 lire di genovini clic deve ricevere dal Comune come prezzo della sua casa atterrata prò comuni lamie: cfr. A.S.G., Cartul. 60 cit., c. 285 v. — 182 — coi conti di Ventimiglia e col conte di Provenza, poteva aprire la via ad improvvisi e spiacevoli colpi di mano ; in un altro ancora preoccupava l’abitudine, contratta dai serventi, di abbandonare il castello durante la giornata, oppure l’abuso di giurisdizione da parte di qualche castellano, che suscitava malcontento negli animi degli abitanti di alcune località, particolarmente gelose delle proprie autonomie. A quest’opera si dedicò subito lo stesso Iacopo Boccanegra. A Roccabruna teneva il castello, per conto del comune di Genova, Iacopo Della Volta. Il fratello del Capitano del popolo, l’il dicembre 1257, esige dal Della Volta un giuramento col quale egli si impegna a non lasciare entrare nel castello di Roccabruna nessuna persona che non sia servente solito a prestarvi servizio ; a tenere il castello in possesso del comune di Genova; a non consegnarlo nè permettere che sia consegnato in potere di nessun altro, sotto pena di mille libre di genovini. Il Boccanegra. infine, fissa i confini della giurisdizione del castellano: Iacopo Della Volta non dovrà intromettersi in tutto ciò che succede a ponte forcie dicti castri infra W1. La stessa delimitazione di giurisdizione viene stabilita alcuni mesi più tardi, nell’aprile del 1258, dai vicari Zaccaria de Castro ed Ansuisio Cartaenia, per i futuri castellani genovesi di Dolceacqua: ... castellanus, qui prò tempore fuerit in dicto loco, non se intromittet aliquo modo de aliqua iurisdicione dicti loci102. Il governo del Capitano del popolo introduce questi limiti territoriali ai poteri giurisdizionali dei castellani solo in Contea, o, per lo meno, non li introduce in tutte le altre località del distretto genovese, dove risiedeva una guarnigione genovese. A Gavi, per esempio, durante il governo del Boccanegra, e precisamente negli anni 1260-1261, i castellani amministrano la giustizia ante portam castri, 101 A.S.G., Carini. 60 cit.. c. 190 r. L'ammontare della multa, 1000 lire di genovini. è in relazione alla disposizione legislativa secondo la quale, nel sec. XIII, non poteva essere eletto castellano chi non possedesse almeno 1000 lire di genovini di patrimonio cd i suoi fideiussori non potessero garantire per 4000 lire di genovini : cfr. Legcs Cenuenses cit., doc. IV eit. 102 A.S.G., Cartul. 56 cit., ce. 37 v.-38 r. — 183 — curano le relazioni col podestà di Tortona, assegnano feudi . La stessa cosa succede a Portovenere negli anni 1258-1259 Le particolari misure prese da Guglielmo Boccanegra per Roccabruna e Dolceacqua ed, eventualmente, per le altre località della Contea nelle quali fosse di stanza una guarnigione genovese, erano imposte dall’opportunità di non suscitare reazioni filoprovenzali, in quelle popolazioni coscienti e fiere tutrici delle proprie autonomie comunali. Un altro inconveniente disciplinare, che poteva avere gravi con seguenze, era l’abbandono dei castelli da parte dei serventi durante la giornata. Questo inconveniente doveva essere comune a tutti 1 castelli della città di Ventimiglia, anche se la sua esistenza è docu mentala solo per il castello del Colle. I castellani, Egidio Capelleto e Torello Burono, erano soliti concedere ai loro soldati, serventi e conestabili, il permesso di uscire dal castello causa laborandi et alia servicia facienda 105. Nelle guarnigioni genovesi di Ventimiglia c’erano in quegli anni calegarii, magistri assie, magistri antelami, barberii, tinctores, torni-tores, taliatores, capsiarii106. Tutti costoro, oltre a prestare servizio 103 A Gavi, per I amministrazione della giustizia da parte dei castellani, A.S.G., Cartul. 25, atti del not. Tealdo de Sigestro, cc. 95 r.-99 v,, 114 r.* li® le relazioni col podestà di Tortona cfr. c. 102 r.: il castellano Oberto Avvocato Massimino guardator suo procuratore in una questione col podestà di To^ tona. Per l’assegnazione di feudi cfr. c. 113 r.: i castellani Oberto Avvocato. Bonifacio Pieoamiglio, Guglielmo Basso, nomine et vice comunis Ianue. damus, cedi mus et tradimus nomine recti feudi tibi lohannino. filio quondam Gargani de Novis..., e Giovannino promette di restare fidelis vasallus dicti comunis et costei, lanorum Gavii. Per altre informazioni sulla vita a Gavi in questo periodo cfr. M. T. Cagni, Cavi nel XIII secolo, in Rivista di Storia, Arte, Archeologia per /« provincie di Alessandria e Asti, LXX, 1961. p. 34 e sgg. 104 Portovenere i castellani amministrano la giustizia ante capitulum ° in capitulo in quo castellani tenent curiam: cfr. G. Pistarino, Le carte Portove-neresi di Tealdo de Sigestro (1258-1259), Genova, 1958, docc. Vili, IX, X, XI e passim. 10j A.S.G., Cartul. 56 cit., cc. 41 r. - 43 r. 106 A.S.G., Cartull. 56, 57 citt., passim. Era stabilito che in ogni castello ci fossero alcuni artigiani, tra i serventi, che dovevano esercitare il loro mestiere nel castello a servizio del Comune: a Gavi, per es., c’erano sempre due magistri antelami et unus lignaminis: cfr. Leges Genuenses, cit., doc. IV. — 184 — nei vari castelli, esercitavano il loro mestiere in città, per arrotondare lo stipendio. Era un uso comune, praticato anche in altre località del distretto genovese, come per esempio a Portovenere 107. Ma, mentre a Portovenere, per restare nell’esempio citato, i serventi si davano all’esercizio del proprio mestiere finito il servizio di guardia al castello, a Ventimiglia, sebbene la cosa possa sembrare molto strana, pare che i serventi uscissero dal castello e si recassero in città a lavorare durante le ore di servizio. Se non fosse così, non si capirebbero nè l’insistenza del Boccanegra perchè si abolisse questa usanza, nè la minaccia di una multa pecuniaria, implicita nel- 1 obbligo fatto ai castellani di segnalare i disubbidienti ai duo nobiles super munitione castrorum constituti. Se in altre località era permesso ai soldati di esercitare il proprio mestiere durante le ore della libera uscita, questo doveva essere permesso anche a Ventimiglia, a meno che non si voglia pensare che per le guarnigioni ventimigliesi vigesse un ordinamento speciale, imposto dalla particolare situazione politica, come potrebbe far supporre la terminologia usata dal Capitano del popolo nei suoi interventi. Il 27 maggio 1258, Bertramo Visconte, capitano in Ventimiglia, comanda ad Egidio Capelleto ed agli altri castellani del Colle che, in base a quanto era stato precedentemente ordinato e stabilito, impediscano le assenze dei loro soldati, sotto la minaccia di una pena da stabilirsi a discrezione del Capitano del popolo 108. Questo primo richiamo non dovette sortire nessun effetto perchè Bertramo Visconte ritorna di nuovo alla carica circa un mese dopo. Fra il 2 ed il 12 luglio egli notifica al castellano che, in forza del suo ufficio, deve impedire le assenze dei serventi e dei conestabili del suo castello. Questa volta il capitano in Ventimiglia esibisce una lettera del Boccanegra indirizzata a Bertramo Visconte, capitaneus castrorum Vin• timilii pro comuni109. Finalmente interviene direttamente lo stesso Capitano del popolo: Guglielmo Boccanegra scrive ai castellani di Ventimiglia, in generale, non ad alcuno di essi in particolare. Egli è a conoscenza, probabilmente per informazione del capitano dei 107 G. PlSTARlNO, Le carie Portoveneresi cit.. pp. 13-15. 108 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 41 r. 109 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 42 r. — 185 — castelli, dell’abitudine contratta dai soldati ; questo modo di procedere è contro la forma dei capitoli e dei trattati e contro ogni regola di prudenza; perciò comanda che i serventi ed i conestabili, sotto giuramento e sotto pena da stabilirsi ad arbitrio suo, siano costretti a rimanere (stare, permanere) in servizio ed a custodia dei castelli e dei luoghi fortificati del comune di Genova, come è loro dovere; chi dovesse contravvenire, sia denunziato ai duo nobiles super munitione castrorum constituti110. Egidio Capelleto e Torello Burono, ai quali viene presentata la lettera del Capitano del popolo, probabilmente da Bertramo Visconte, il 12 luglio radunano tutti i loro uomini e notificano gli ordini del Boccanegra. Bertramo Visconte, capitano in Ventimiglia, è testimone della esecuzione della volontà del governo genovese in. Bisogna dire che, finalmente, l’abuso dovette essere tolto, perchè non si ha notizia di altri interventi al riguardo da parte dell’autorità locale o centrale. 3. - Un’altra misura attuata dal Capitano del popolo nel campo militare per la contea di Ventimiglia, riguarda una periodica e completa informazione sulla reale consistenza degli arsenali dei sin goli castelli. Il 4 dicembre 1258 Guglielmo Boccanegra elegge castellano del Colle Simone Burono, chiamandolo a succedere nella carica al figlio Torello 112. Nelle lettere credenziali di Simone, il Capitano comanda a Torello Burono di consegnare al padre il castello con tutte le cose in esso contenute e di fare redigere da un notaio 1 inventario delle suppellettili e delle armi di proprietà del comune di Genova in esso esistenti. Con ogni probabilità questa disposizione riguarda soltanto i castelli della Contea e non sembra A.S.G., Cartul. 56 cit. c. 43 r. Sull’origine, gli sviluppi e le attribuzioni della magistratura dei duo viri nobiles super munitione castrorum constituti cfr. Istituzioni e Magistrature finanziarie e di controllo della Repubblica di Genova, dalle origini al 1797, Roma, 1952, pp. Ili, 112. 111 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 42 v. ‘12 A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 3 r. Nel Frammento di Statuto politico ilei sec. XIII (cfr. Leges Genuenses cit., doc. IV) si proibisce che ad un castellano uscente succeda in carica un suo consanguineo, cioè il padre, il fratello o il figlio. — 186 — debba estendersi anche agli altri castelli del distretto genovese. A Portovenere, nel periodo giugno 1258-marzo 1259, abbiamo quattro castellani nei castelli novum e vetus : non si sa se abbiano esercitato la carica contemporaneamente o no, essendoci più di un castellano per volta in ogni castello ; però non ci è arrivata nessuna presa di possesso di castellania da parte di nessuno di loro 113, e, dal momento che gli inventari venivano redatti proprio in questa occasione, non abbiamo elementi nè per affermare nè per escludere la presenza di tale pratica anche a Portovenere. A Gavi, però, è certo che i castellani non facevano rogare gli inventari dell’arsenale. Per questa località abbiamo due prese di possesso di castellania, una del 1260, l’altra del 1261 114: i castellani uscenti dichiarano di aver consegnato ai loro successori il castello et claves et omnia pertinentia ipsi castro, prout in litteris... capitanei, ma non accennano a nessuna rogazione di inventario. Gli inventari delle armi fatti redigere dai castellani sono molto 113 G. Pistarino, Le carte Portoveneresi cit., docc. Vili, IX. X, XXXII, XXXV. 114 A.S.G., Cartul. 25 cit., cc. 96 r., 118 t’. Nel Frammento di Statuto politico, già citato, l'obbligo di redigere l'inventario è ancora più perfezionato e, a quanto sembra, esteso a tutti i castelli del distretto genovese: il castellano entrante è tenuto, all atto della presa di possesso, a far redigere dal nuovo scriba castellanorum, che entra in carica con lui per la durata di un anno, l'inventario di tutte le armi e le cose di proprietà del Comune esistenti nel castello: questo inventario deve essere mandato quanto prima a Genova e trascritto nel cartulario del Comune; la medesima cosa deve fare il castellano uscente, per mano del suo scriba. Lo stesso testo stabilisce, quindi, che gli inventari siano due : l'obbligo è esteso infatti anche al castellano entrante, non solo a quello uscente, come è detto nella disposizione del Capitano del popolo del 4 dicembre 1258 (cfr. sopra nota 112). Inoltre il Frammento stabilisce che lo scriba duri in carica un anno soltanto, come il castellano; invece tutti gli inventari dei castelli di Ventimiglia arrivati fino a noi dal 1259 al 1262 sono rogati sempre da Giovanni di Amandolesio. Queste differenze tra la prassi ventimigliese negli anni 1257-1262 e le disposizioni statutarie, aggiunte a quella già ricordata dell'esclusione dei consanguinei dalla successione nella castellania. inducono a ritenere che il Frammento sia un perfezionamento delle disposizioni del Capitano del popolo e. quindi, sia posteriore al periodo 1257-1262. Perciò il Frammento di Statuto politico, finora assegnato gene- ricamente al secolo XIII, andrebbe con più precisione attribuito alla seconda metà di questo secolo. A questo proposito cfr. G. Rossi, Gli Statuti della Liguria, in A.S.LÌ., XIV, 1878, pp. 66. 69, 70. — 187 — interessanti. Noi ne possediamo 13, riguardanti i tre castelli cittadini di Ventimiglia, il Colle, la Rocca e l’Appio, per il periodo gennaio 1259duglio 1262. Se potessimo essere sicuri che i 13 inventari arrivati fino a noi sono effettivamente tutti quelli fatti rogare dai castellani dei tre castelli, potremmo farci un’idea dell’azione del governo genovese e seguirne gli sviluppi, anche in questo campo, sempre in funzione antiangioina. Tutto ciò, però, non sarebbe sufficiente a farei conoscere l’effettivo potenziale militare genovese in Ventimiglia, perchè ci sfuggirebbero ancora, come diremo più avanti, il numero esatto dei soldati delle guarnigioni ed il loro armamento personale (quest’ultimo non ci è arrivato perchè negli inventari sono elencate soltanto le armi e le suppellettili di proprietà del Comune). Inoltre, per misurare tutta l’importanza della disposizione del Capitano del popolo, bisognerebbe conoscere anche la reale situazione degli arsenali dei castelli anteriormente al 1259: invece il primo inventario che abbiamo è del 16 gennaio di questo anno. In questo giorno entra in carica, come castellano del Colle, Simone Burono, succedendo al figlio Torello. Costui non era 1 unico castellano del Colle; ce n’era almeno un altro, Egidio Capelleto In alcuni castelli vi erano anche tre castellani contemporaneamente . Questo fatto va tenuto presente perchè sembra, almeno per Ventimiglia, che 1 arsenale non fosse unico e affidato ad un solo castellano, ma diviso, non si sa bene in quale misura, tra i vari castellani, che rispondevano solo della parte loro affidata: infatti per lo stesso castello si hanno inventari diversi, rogati da castellani diversi nello stesso giorno o in giorni molto vicini. Per il Colle abbiamo tre inventari: uno del 16 gennaio 1259, uno del 2 gennaio 1261 ed uno infine del 24 gennaio del 1262. Con tutta probabilità alcuni inventari del Colle sono andati perduti, almeno per l’anno 1260 117. A.S.G., Cartul. 56 cit, c. 42 v. Anche negli anni 1260-1262 è documentata la esistenza di due castellani : Cartul. 57, cc. 63 r., 54 v„ 98 r. Alla Rocca, nel periodo 1260-1262, c’erano tre castellani: A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 73 r„ 62 r., 47 r., 55 r„ 97 v. 117 A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 3 r., 83 v., 92 r. Al 16 gennaio 1259 le proprietà del comune di Genova nel castello del Colle sono addirittura insignificanti: alcune casse e tre sedie . Due anni dopo, il 2 gennaio 1261119, Oberto di Dandala castellano ci dice che vi erano tre balestre de turno 120, con vesti di cuoio e di feltro, una balestra de duobus pedibus, con vesti di cuoio e di feltro, e, raccolte insieme in un barile, 240 frecce de turno e de duobus pedibus e 335 frecce de streva ; inoltre vi erano due turni. L anno successivo, nell’inventario di Guglielmo da Voltaggio del 24 gennaio 1262 lai, si vede che il numero delle balestre è rima- 118 A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 3 r. A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 83 v. Per dare una idea della composizione di questi inventari, ne trascriviamo uno, quello sopracitato. (Oberti de Dan)dala. Ego Guillelmus de Vultabio, castellanus pro anno presenti castri Colle Vintimilii, iuxta forman litterarum domini Capitanei comunis et populi Ianuensis, sigillo eiusdem sigillatarum et ob hoc castellanis dicti castri huius anni proxime preteriti transmissarum, confiteor me habuisse et recepisse a te Oberto de Dandala, castellano prò anno proxime preterito predicti castri, dictum castrum et claves ipsius atque res infrascriptas comunis, renuncians exceptioni non habiti seu recepti castri, clavium atque rerum: primo balistam unam de turno cum scutis albis et cruce vermilia et cum hindis viridibus auri et vermilii circa scutos. et cum dentibus albis, vermilibus et ad aurum, et est marcata marco comunis Ianue, et cum veste de corio; item aliam balistam de turno cum scutis nigris ad aurum et cum crucibus de diversis coloribus, et est similiter marcata marcho comunis Ianue, et cum vestibus de corio cd de freutro; item aliam balistam de turno cum scutis ver-miliis ab utraque parte et cum cruce de auro, et cum bindis albis, vermiliis et nigris et ad aurum circa scutos et cum schenapiscibus de diversis coloribus et in qualibet testa cum dentibus albis, vermiliis et nigris et ad aurum, et est marcata marcho comunis Ianue in telerio, et cum vestibus de corio et de feutro ; item aliam balistam de duobus pedibus cum scutis ad aurum et aquila nigra in exteriori parte brachiorum, cum schenapiscibus de diversis coloribus, et habet in telerio florem unum lilii et est marcata marco comunis Ianue, et cum vestibus de corio et de feutro ; item quadrella de turno et de duobus pedibus similiter quadraginta, et quadrella de streva trecentatriginta quinque, cum barille uno; item duos turnos, mastram unam, scrannam unam tales quales sunt; item duo sospitalia. Actum in dicto castro, presentibus Simone Podisio, Vassallo Bancherio, Lanfranco Maio-cello et Lanfranco de Bargaglio; anno et indictione ut supra; die secunda ianuarii, in mane. 11!0 Per la descrizione delle varie specie di armi qui ricordate, cfr. A. Guglielmotti, Vocabolario marino e militare. Roma. 121 A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 92 r. — 189 — sto immutato; sono aumentate invece le frecce: quelle de turno sono salite a 540 e quelle de streva a 1035; inoltre si hanno 12 limescelli fili per le balestre ed un barile di colla, sempre per le balestre. Per il castello della Rocca ci sono rimasti cinque inventari, dal 1° agosto del 1260 al 16 agosto del 1261. Tre sono del 1260, e precisamente del 1° e del 5 agosto e dell’8 settembre 12U. In questo anno 1 arsenale della Rocca possiede 10 balestre de turno tra grosse, mediane e parve, 37 elmi di ferro con o senza grates, 2897 frecce de turno o de duobus pedibus o de streva, 1 lama di piombo e 5 mazzi di aste vecchie senza punte di ferro. Per il 1261 abbiamo solo due inventari: ci manca quello rogato dal terzo castellano. Nel castello ci sono 9 balestre de turno tra grosse, mediane e parve, 19 elmi, 3528 frecce de turno, de duobus pedibus o de streva, disposte in diversi barili, 23 limescelli fili per le balestre in un sacco, 3 corde nuove per le balestre ed una certa quantità di colla 123. In confronto alla situazione del 1260 l’arsenale della Rocca è aumentato per quanto riguarda le frecce, ma diminuito per quanto riguarda gli elmi e le balestre; però questa diminuzione è soltanto apparente: non si dimentichi che ci manca l’inventario del terzo castellano; se ci fosse arrivato anche questo, non solo riusciremmo, con tutta probabilità, a colmare la diminuzione delle balestre e degli elmi, ma anche a rendere più evidente il già sensibile potenziamento dimostrato dall’aumento del numero delle frecce e dalla presenza di una certa quantità di materiale di scorta. Inoltre ci mancano notizie sulla situazione dell’arsenale nel 1262. Il terzo castello di Ventimiglia è quello di Appio. Sono arrivati fino a noi, per il periodo che ci interessa, sei inventari di armi: due per ogni anno, dal 1260 al 1262 12\ Nel 1260 l’arsenale conteneva 122 A.S.G.. Cartul. 57 cit., cc. 17v.-7Sv. Sono rogati dai tre castellani che escono di carica: Iacobo Contardo, Giovanni Nepitella, Bertramo Visconte. Costui era stato anche Capitano in Ventimiglia, come abbiamo già ricordalo. A proposito di Iacobo Contardo cfr. anche A.S.G., Cartul. 33, cit. c. 59 r.; mentre per i Nepitella cfr. A.S.G., Cartul. 34, atti del nolaio Corrado da Capriata, ce. 188 r. -240 v. 12a A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 54 r. 124 Nel castello dell’Appio è documentata l'esistenza di due castellani : A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 47 r., 55 r., 85 r„ 91 r., 93 v. Per l’Appio ci sarebbero, quindi, arrivati tutti gli inventari rogati dal 1260 al 1262. — 190 — due balestre, una de turno e una de duobus pedibus, 1058 frecce de turno, de duobus pedibus o de streva, ed una trave per tendere la balestra de turno125. L’anno successivo la situazione non muta: un uguale numero di balestre e di frecce; anzi, all’atto della stesura dell’inventario una delle balestre risulta inservibile perchè rotta 128. Situazione pressocchè immutata anche nel 1262, quando si registra solo la diminuzione di una quarantina di frecce 121. Dalla schematica esposizione del contenuto di questi inventari, — ci siamo limitati al contenuto bellico, tralasciando tutto quanto riguardava l’arredamento, come i tavoli, le panche, le sedie, etc-i — risulta provato che il Capitano del popolo, per meglio fronteggiare l’azione del conte di Provenza, aumentò il potenziale militare di Ventimiglia; soltanto per il castello Appio, come si è visto, non si ha la documentazione di un aumento delle armi, ma, ammesso che siano arrivati a noi tutti gli inventari effettivamente rogati, cioè ammesso che si conosca la reale situazione del castello per quanto concerne l'armamento di proprietà del Comune, l’immutata consistenza dell arsenale nel corso di tre anni, anzi la sua relativa diminuzione, potrebbe dimostrare la minore importanza dell’Appio rispetto al Colle e alla Rocca. Gli inventari stessi, poi, dimostrano con quanta cura il governo del Capitano del popolo seguisse la situazione militare nella Contea. Dopo la caduta di Guglielmo Boccanegra, a Ventimiglia si continuò per breve tempo a redigere gli inventari; poi ci si limitò a copiare quelli rogati precedentemente, utilizzando, evidentemente, la copia dell’anno prima; infine non si 126 A.S.G., Cartul. 57 cit., c. 76 r. 126 A.S.G., Cartul. 57 cit.. c. 51 v. 127 A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 98 t>., 99 r. Nel 1260 e nel 1261 i due inventari delle armi vengono rogati nello stesso giorno : segno evidente che il cambiamento dei castellani è stato effettuato contemporaneamente; nel 1262. invece, il cambio delle consegne avviene in giorni diversi (11 luglio, 23 luglio). Anche negli altri castelli ventimigliesi il cambiamento dei castellani è stato sempre effettuato in giorni diversi. Come si sarà già facilmente notato, gli ultimi due inventari del castello dell’Appio, quelli del 1262, sono stati rogati in luglio, cioè sono posteriori di due mesi alla caduta del Governo popolare: li abbiamo, però, ugualmente utilizzati per la nostra indagine perchè rispecchiano una situazione che risale, almeno in gran parte, al tempo c all'opera del Capitano del popolo. — 191 — fece più niente 128. L’accordo del luglio 1262 tra Genova e Carlo d’Angiò la9, di cui parleremo, normalizzò, almeno per un certo periodo di tempo, la situazione nella Contea e questa misura dovette sembrare superflua 13°. 4. - Sarebbe molto interessante sapere se, di pari passo con 1 aumento delle armi di proprietà del Comune nei castelli della città di Ventimiglia, il Capitano del popolo abbia aumentato anche gli effettivi, sempre in funzione antiangioina. Sarebbe cioè interessante sapere se il numero dei soldati fu aumentato, in città e negli altri castelli genovesi della Contea, a causa della minaccia di Carlo d'Angiò. Purtroppo gli elementi che si possono ricavare dalle fonti contemporanee sono insufficienti a tracciare un quadro esatto della consistenza numerica degli effettivi anche per la sola città di Venti-miglia ; inoltre il dato numerico più vicino in ordine di tempo, che permetterebbe di effettuare un confronto, risale a circa quaranta anni prima e si riferisce a situazioni di fatto diverse, e, quindi, riveste poca importanza ai fini di una indagine in tal senso. Il numero, approssimativo, dei soldati dei vari castelli si ricava dalle procure con le quali i soldati stessi incaricavano un loro commilitone o un’altra persona qualsiasi, che si recasse a Genova, di riscuotere le paghe dai due nobili del Comune super munitio-ne castrorum constituti. Queste procure danno i nominativi dei soldati, talvolta divisi per categoria (castellanus, conestabulus, porterius, balistarius), talaltra raggruppati sotto l’appellativo co- 128 Abbiamo la documentazione che si continuò a rogare per intero gli inventari delle armi fino a tutto il 1263; A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 98 v-, 99 r-, 100 r„ 102 r., 113 v., 121 v., 129 r..v., 145 v. Il primo inventario incompleto, nel quale si rimanda agli inventari precedenti, è del settembre 1263: A.S.G..Cartul. 57 cit., cc. 124 u., 125 r.-v., 127 v. 129 Liber lurium cit., docc. DCCCCLV, VI ; Regesti in P. Lisciandrelli, Trattati cit., p. 76. 130 Probabilmente l’uso di redigere gli inventari delle armi venne ripreso a distanza di pochi anni : quanto si dice a proposito di Gavi nel Frammento di Statuto cit. (cfr. Leges Genuenses cit., doc. IV cit.) deve estendersi a tutto il distretto ligure. — 192 — mune di servientes. Negli anni 1257-59 le procure sono sempre rilasciate da un soldato per volta ; negli anni successivi, invece, anche da 25-30 soldati contemporaneamente, pur continuandosi ancora 1 uso delle procure individuali1S1. Anche se questo fatto non può essere, evidentemente, considerato come una prova del graduale potenziamento numerico delle guarnigioni dal 1257 al 1262, può essere preso, però, almeno come un indizio di esso. Lo scriba dei castellani di Ventimiglia, Giovanni di Amando-lesio, nel giorno stabilito, di tre mesi in tre mesi, faceva il giro dei castelli cittadini, incominciando anche all'alba, e rogava le varie procure 132. Tale periodicità è presente solo negli anni 1259 e seguenti, ed è contemporanea all’aumento dei nominativi dei soldati nelle singole procure. Si può ritenere che a Ventimiglia, tra il 1259 ed il 1262, ci fossero circa 160 soldati al servizio di Genova, così divisi: una quarantina nel castello Appio, una sessantina nel castello della Rocca ed ancora una sessantina nel castello del Colle. Nel 1222 la guarnigione genovese di Ventimiglia contava duecento uomini. In quest’anno il comune di Genova, per mezzo del suo podestà, Spino da Soresina, facendo pace coi Ventimigliesi dopo una accanita guerra di circa tre anni, occupa i castelli della Rocca ed Appio, e mette di guarnigione in ognuno di essi due castellani con cento soldati133. Non è il caso di fare deduzioni dal confronto dei numeri delle due guarnigioni, sia per l’incompleta informazione in nostro possesso sulla reale consistenza numerica delle forze geno- 131 Si trovano procure individuali, per il periodo settembre 1257-marzo 1259, in A.S.G.. Cartul. 56 cit., cc. 11 r.. 42 r. - 43 r.; Cartul. 57 cit-, ec. 2 r., 42 v. Per le procure individuali rogate dal 1260 in poi. contemporaneamente a quelle collettive, di cui parleremo nella nota seguente, cfr. A-S.G-, Cartul. 57 cit.. cc. 21 v., 22 r.-v.. 24 r., 26 v., 57 v., 50 t>. 132 Per le procure collettive del periodo 1260-1262 cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit., cc. 62 v., 63 r„ 73 r., 77 t>., 78 r., 47 r. 49 v., 54 55 r., 85 r„ 91 r.-u., 93 r. 94 r., 97 v., 98 r. Queste procure sono simili nella loro composizione a quelle contemporanee delle guarnigioni di Portovenere pubblicate in G. Pistarino, Le carte Portoveneresi cit., pp. 20-21, doc. V. VI, VII, XXX e passim. e rivestono In loro stessa importanza per la storia locale e per una indagine sui criteri seguiti dal governo genovese per il reclutamento delle truppe di presidio. 133 Annali Genovesi cit., II, p. 186. — 193 — 13 vesi nel periodo 1257-1262, sia, come si è già detto, per la diver-sita delle situazioni storiche. Comunque, anche se, per ipotesi, numero dei soldati fosse diminuito nel 1257-62 rispetto al 1222, è certo che la posizione militare genovese in Ventimiglia non si era affatto indebolita, perchè al tempo del Boccanegra Genova occu pava non più due castelli soltanto, ma tre: oltre 1 Appio e la Rocca, anche il Colle. Per farsi una idea, poi, della situazione militare genovese in tutta la Contea, si tenga presente che anche i cast di Roccabruna, Dolceacqua, Monaco e Penna erano presidiati soldati al soldo di Genova. Per quanto riguarda in particolare i castello di Penna, sappiamo che la sua guarnigione era composta da più di 15 uomini134. 5. - Intanto il Capitano del popolo aveva ripreso vigor mente la politica degli acquisti, già messa in atto dai governi pre denti. Si è già accennato agli acquisti fatti da Genova, direttame od indirettamente per mezzo di potenti famiglie cittadine, ne p ^ riodo 1252-1256. Dal 1257 fino alla fine del 1259 non si hanno notizie di altri acquisti, diretti od indiretti: sembra che Gunlie Boccanegra abbia considerato l’opportunità di riprendere tale p tica in un secondo tempo, dopo il tentativo, ed il fallimento, azione diplomatica, e contemporaneamente al rafforzamento m tare. Con la sua azione diplomatica, di cui abbiamo esposto i cessivi sviluppi, il Capitano del popolo mirava non ad estromette i conti dalla Contea, ma a farsene degli alleati, dopo averli inde ^ liti militarmente costringendoli a cedere i castelli. Ma non si pu dire che tale politica abbia sortito risultati positivi. I conti Guglie mino, Bonifacio e Giorgio, poco dopo la stipulazione delle conven zioni con Genova, passarono ufficialmente e definitivamente dalla parte di Carlo d’Angiò, probabilmente anche perchè 1 intervento re novese arrivò in ritardo. Anche Rubaldo Balbo non sembra < he abbia tenuto fede ai patti stipulati nel 1258, dopo essere stato riammesso 134 Siamo in possesso, infatti, di una procura rilasciata dai serventi di questo castello per la riscossione della loro paga: A.S.G., (,artul. 57 cit.. c. il v. Circa il territorio di Penna cfr. anche A.S.G., Cartul■ 57 cit., c. 46 r. — 194 — nel possesso dei suoi beni e dei suoi diritti, con l’abrogazione della condanna all’esilio. Le trattative, poi, con Saorgio, Briga ed altri luoghi non sappiamo nemmeno se superarono la fase iniziale. Solo con Dolceacqua l’attività diplomatica del Capitano del popolo si chiuse all’attivo, con l’occupazione genovese del castello. Quest’unico risultato positivo non poteva certo consigliare la prosecuzione di una linea politica rivelatasi inefficace in tutte le altre direzioni, ed allora Guglielmo Boccanegra cercò di ottenere col denaro ciò che non aveva potuto conseguire altrimenti. I risultati non si fecero attendere e furono soddisfacenti. Nel 1259-60, Veirana, figlia di Oberto, quondam conte di Ventimiglia, e Pagano, suo marito, marchese di Ceva, vendono a Genova i loro possedimenti di Badalucco, Baiardo, Arma, Bussana ed altre località135; negli anni 1260-61, Bonifacio, anch’egli figlio di Oberto, quondam conte di Ventimiglia, e Iacobino ed Avvocato Ianella, fratelli, vendono a Genova i loro possedimenti di Triora, Dodo, Arma e Bussana 136. L efficacia di questa politica va ascritta naturalmente al potenziamento militare effettuato dal Boccanegra che, rendendo più sensibile e temuta la presenza genovese in Contea, scoraggiava i conti dal ricorrere a Carlo d’Angiò; ma non soltanto ad esso: anche la preferenza manifestata dai conti per le vendite piuttosto che per le alleanze umilianti, e anche il diminuito interesse per le cose della Riviera di Ponente, manifestato da Carlo d’Angiò, impegnatissimo su altri fronti, ebbero un peso rilevante nella buona riuscita della politica degli acquisti. La storia recente e passata, intessuta di lotte con Genova e con i comuni locali, aveva insegnato ai conti che. per la loro sicurezza e tranquillità, era necessario non tanto allearsi alla potente Repubblica, di cui sapevano fin dove potevano fidarsi, quanto sbarazzarsi delle proprie terre ed abbandonare la Contea. Così infatti avevano fatto Bonifacio e Giorgio, che avevano ceduto tutto a Carlo d’Angiò e si erano ritirati in Provenza 137. Il conte di Provenza, dal canto suo, dopo essere penetrato molto decisamente e 135 Liber lurium cit., dore. DCCCCXX-VI1I, DCCCCXXXIV. 136 Liber lurium rit., dore. DCCCCXXXV-IX; rfr. anche Liber lurium, II, Torino, 1857, doc. XXIV. 137 G. Rossi, Im Storia cit., p. 87, e sgg. — 195 — tempestivamente nella Riviera di Ponente per la presa di possesso delle terre cedutegli da Guglielmino, conte di Ventimiglia, all inizio del 1258, non intraprese, a quanto sappiamo, nessun’ altra azione nell’intento di estendere il proprio dominio. Probabilmente saranno state le difese apprestate dal Boccanegra a farlo desistere dallo spingere a fondo, ma non solo quelle: vi erano motivi molto gravi, sia di politica interna sia di politica estera. La sua signoria sulla Provenza era tutt’altro cbe effettiva ed incontrastata: solo nel 1259 egli riuscirà a sottomettere Marsiglia, Tarrascona, Apt e Reillaume, e non sarà ancora una sottomissione definitiva perchè, nel 1261, Marsiglia si ribellerà ancora una volta. Inoltre la sua espansione verso nord e verso est, in Piemonte, con la quale egli aveva cercato di allargare i propri confini già dal 1256, gli aveva suscitato contro una forte reazione. In Piemonte, dopo che Alba, Cherasco e Mondovì si erano date a lui, si formò, nel 1260, una coalizione antiangioina con la partecipazione di Asti, Chieri, dei marchesi di Saluzzo e del Monferrato, ai quali si aggiunsero più tardi il conte di Savoia, Pavia, ed infine Manfredi, re di Sicilia, diventato signore di Alessandria nella primavera del 1261 138. 6. - Nel maggio 1262 il governo del Capitano del popolo, nato cinque anni prima da una sollevazione popolare manovrata dai ghibellini, cade in seguito ad un’altra sollevazione provocata, questa volta, dai magnati. Guglielmo Boccanegra, dopo aver accennato ad un tentativo di difesa armata, alla notizia dell uccisione del fratello Lanfranco, che guidava le truppe rimastegli fedeli, si arrende alla sua sorte e abbandona il potere 139. La caduta del governo popolare segna l’abbandono anche della politica fin qui seguita nei riguardi di Ventimiglia. Due mesi dopo, e precisamente il 21 luglio 1262, la Repubblica di Genova ed il conte di Provenza stipulano due trattati ad Aix 138 E. Léonard, Les Angevins cit., pp. 49-51. 139 Annali Genovesi cit., IV, pp. 45-47. Guglielmo Boccanegra si ritira ad Aiguës Mortes: cfr. L. T. Belgrano, I Genovesi ad Acquemorte, in Giornale Ligustico, IX, 1882, pp. 326-341. 140 Liber lurium cit., docc. DCCCCLV-VI. — 196 — a Genova vengono riconosciuti i possessi di Ventimiglia, Monaco, Roccabruna, Perinaldo, Poipino e Mentone ; Carlo d’Angiò rinuncia ai suoi diritti su Dolceacqua, ma si tiene le terre che ha nella Contea, in particolare Castiglione e Briga 141. E’ stato detto che questi trattati risolvevano la questione ventimigliese in maniera vantaggiosa per ambedue le partil42. Non è nostro intento esaminare la portata dei vantaggi realmente conseguiti da Genova, con i patti del 21 luglio, dal momento che furono stipulati dal governo successivo a quello del Boccanegra e l’argomento della nostra indagine si restringe appunto alla politica ventimigliese del Capitano del popolo. Siccome, però, i trattati di Aix avvengono a così breve distanza dalla caduta di Guglielmo Boccanegra, è opportuno chiederci in quale relazione essi stiano con la politica precedente del Capitano del popolo: se ne siano, cioè, la naturale continuazione e conclusione oppure la negazione e l’abbandono. In sostanza, il vero significato dei patti tra Genova e Carlo d Angiò ci sembra si debba vedere, più che nei particolari delle varie clausole territoriali, nel fatto che il governo genovese accetti di trattare col conte di Provenza, riconoscendo validi giuridicamente i diritti che egli vantava sulle terre della Contea che gli erano state vendute dai conti Guglielmino, Bonifacio e Giorgio. Sotto questo punto di vista i trattati del 21 luglio sono la sconfessione aperta della politica del Capitano del popolo. Questa politica contemplava accordi e contatti diretti solo con i comuni della Riviera ed i conti, non con Carlo d’Angiò. Guglielmo Boccanegra ignora di proposito il conte di Provenza: nei documenti ufficiali di questi anni consultati per il presente lavoro, il conte di Provenza è nominato espressa-mente una volta sola, nelle convenzioni tra Genova ed il comune di Dolceacqua, del 1258 l4S. E tutto questo perchè Genova considerava nulli i diritti dell’Angioino, dal momento che i conti, che tene- 141 II fatto che Briga sia ancora in mano a Carlo d Angiò nel 1262, e che rimanga in suo potere coi trattati di Aix, dimostra che i tentativi operati dai due « Vicari o Capitani da Varazze a Monaco », Zaccaria de Castro ed Ansuisio Cartaenia, nel 1258 non sortirono effetto positivo. 14a Annali Genovesi cit., IV, p. XLIV. 148 A.S.G., Cartul. 56 cit., c. 38 r. — 197 — vano la Contea in feudo dal comune di Genova, non potevano cederla ad altri 144. Il Capitano del popolo non cercò mai di venire a patti con Carlo d’Angiò, anzi. Nel giugno del 1261, nella concessione di privilegi, fatta da re Manfredi ai Genovesi ed a coloro che prò Ianuensibus se distringunt, sono esclusi in primo luogo i Provenzali e poi i Romani, i Toscani, i Veneziani ed i Pisani145. Il re di Sicilia e la Repubblica di Genova avevano motivi diversi, ma ugualmente importanti, per osteggiare Carlo d’Angiò: per il primo erano le aspirazioni angioine alla corona di Sicilia, tenute deste dai guelfi ; per la seconda era la presenza angioina nella contea di Ventimiglia. Alla fine del febbraio 1262 Guglielmo Boccanegra concede agli abitanti di Monaco gli stessi privilegi di cui godevano già da tempo gli abitanti di Bonifacio e di Portovenere 146: tale concessione, tenute presenti le circostanze di tempo e la particolare importanza strategica di Monaco nei confronti della Provenza, ha tutto il sapore di una mossa antiangioina tendente a premiare e a rinsaldare i legami di fedeltà di un posto di confine 147. 144 Tra le altre condizioni preliminari che i Genovesi sottopongono al re di Sicilia, Carlo II, nel 1292, per addivenire ad una alleanza, si legge anche: item quod dictus dominus rex Sicilie in continenti cedat et remittat comuni Ianue castrum Turbie et alia loca et castra comitatus Vintimilii pieno iure, que ibi habet, et omnia iura que habet in dicto comitatu et a citra, cum totus dictus comitatus teneretur in feudum per comites Vintimilii a comuni Ianue, eo tempore quod dominus rex Carolus pater eius emit eum a dictis comitibus : Annali Genovesi cit., V, p. 162; cfr. anche Liber lurium cit., docc. CXX-III, CCXXVII, CCCXV, CCCXVI, CCCXLI, CCCCVII. 145 Liber lurium cit., doc. DCCCCXLIV. 148 Liber lurium cit., doc. DCCCCLIII; il Calvini (Relazioni medievali cit., p. 89), attribuisce questa concessione di privilegi agli abitanti di Monaco allo spinto di carità cristiana che investì la Liguria in quei tempi, in concomitanza con le processioni di Flagellanti (a proposito delle processioni di Flagellanti anche a Ventimiglia nel 1260 cfr. A.S.G., Cartul. 57 cit., seconda carta non numerata, verso). 147 Due fatti del 1259 dimostrano il persistere dell'ostilità del governo popolare nei riguardi di Carlo d'Angiò. Nel luglio di questo anno un uomo di Gavi era stato derubato di sette marchi d’argento presso Turbie da alcuni uomini di Diano. Carlo d’Angiò chiese ufficialmente al podestà, Guglielmo Malocello, ed al capitano di Ventimiglia, Iacobo de Burgaro, che gli consegnassero i colpevoli — 198 — La ripresa della guerra in Romania contro Venezia 148, con la conseguente necessità di eliminare tutte le cause di eventuali attacchi alle spalle, ma più ancora la notizia della ripresa dell’attività diplomatica da parte della Santa Sede, per indurre Carlo d’Angiò alla conquista della corona di Sicilia,149 e quindi la necessità di non inimicarsi un uomo che poteva, una volta che fosse riuscito vincitore come lasciavano sperare l’appoggio pontificio e quello della corte di Francia e il crescente isolamento di Manfredi, procurare grandi vantaggi come anche grandi danni agli interessi genovesi, possono aver indotto la repubbliça guelfa ad accordarsi col conte di Provenza. Carlo d Angiò aveva tutto da guadagnare da un accomodamento con Genova, nei riguardi della grande impresa alla quale stava per accingersi fare pace con Genova equivaleva sottrarre al re di Sicilia un validissimo alleato ; nei riguardi della questione ventimigliese ciò equivaleva ad ottenere il riconoscimento, almeno parziale, dei diritti ^ulle terre acquistate dai conti. In più, nel nuovo clima di buon vicinato instaurato dai patti del 21 luglio, Carlo d’Angiò si troverà an- P K fossero giudicati e condannati; ma il podestà ed il capitano rifiutarono endo ( lie quegli uomini non appartenevno alla loro giurisdizione : cfr. A.S.G., rtU ' c’*’’ c- 6 v. Nell agosto del 1259 Giovanni Bavoso, mercatorum et galearum merces deferendum consul in civitate Ianue per dominum Capitaneum Ianue constitutus, trasmette disposizioni ai consoli genovesi in Montpellier circa l'armamento delle galee e degli equipaggi (super munitione galearum... et super arma-menta hominum et armorum...) per garantire la sicurezza dei trasporti minacciata da un periculum maximum: questo pericolo gravissimo poteva essere benissimo rappresentato dalla ostilità di Carlo d’Angiò: cfr. A.S.G., Cartul. 34 cit., c. 180 v. 148 Cfr. Annali Genovesi cit., IV. p. 45 e sgg.; G. Caro, Genua cit., p. 123 e sRg- 149 Urbano IV. fin dall'inizio del 1262, aveva mandato alla corte di Francia Alberto da Parma per effettuare sondaggi al fine di ottenere da Luigi IX un appoggio alla candidatura di Carlo d'Angiò alla corona di Sicilia; era, anzi, intenzione del pontefice abbinare la spedizione in Sicilia con la nuova Crociata del re francese: cfr. R. Cacce.se, Duecento-Trecento. Dal Concordato di Worms alla fine della prigionia di Avignone (1122-1377), Torino. 1939, p. 287; E. Cristiani, L'Italia nel-l ultima età sveva e durante il predominio angioino (1204-1328), in Storia d'Italia, I, Torino, 1959, pp. 425-429. — 199 — V che a poter disporre di un aiuto genovese per la repressione della rivolta di Marsiglia, alla fine del 1262 150. Ad ogni modo la pace nella Riviera di Ponente, nonostante i trattati di Aix, sarà turbata ben presto e Genova si troverà a dover fronteggiare ancora Fazione di Carlo d’Angiò, reso più forte ed ardito dalla recente conquista dell’Italia Meridionale. 150 E. G. Léonard. Les Angevins cit., pp. 50-51. Cfr. anche R. Busquet-R. Pernoud, Histoire cit., pp. 348 sgg., dove si accenna alla fretta con cui Carlo d'Angiò stipulò la pace coi Marsigliesi perchè pressato dalle trattative già in corso toi papa per la spedizione in Sicilia. Autorizzazione del Tribunale di Genova N. 610 in data 19 Luglio 1963 Tipografia Fi;rrari-0< cella e C. - Alessandria