ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Nuova Serie - Vol. XI (LXXXV> - Fmc. I CARTEGGIO DI PILEO DE MARINI ARCIVESCOVO DI GENOVA (1400-1429) A CURA DI DINO PUNCUH GENOVA - MCMLXXI NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VIA ALBARO, 11 1 11 DELLA SOCIE J À LIGURE DI STORIA PATRIA Nuova Serie - Vol. XI (LXXXV) - Fase. I CAR TE G G I O DI PI LEO DE MARINI ARCIVESCOVO DI GENOVA (1400-1429) A CURA DI DINO PUNCUH GENOVA — MCMLXXI NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VIA ALBARO, Il Quando nel 1955, riordinando I’Archivio Capitolare di San Lorenzo, misi le mani sul carteggio dell’arcivescovo Pileo de Marini, non avrei mai sospettato che una così imponente personalità avrebbe talmente condizionato i miei interessi di allora, da indurmi ad allargare continuamente la ricerca e, conseguentemente, a posticipare per tanti anni l’edizione allora promessa. Distratto da altri impegni o, meglio, intimorito da un personaggio che, man mano che procedevano la trascrizione delle lettere e le indagini archivistiche e bibliografiche, si manifestava sempre più come un protagonista delle tormentate vicende ecclesiastiche e nazionali del primo Quattrocento, ho rinviato fino ad ora l’incontro diretto con Pileo; e se ancora oggi, per varie ragioni, non ultima la necessità di condurre alcune ver rifiche su manoscritti di biblioteche straniere, licenzio solamente il carteggio, limitando allo stretto necessario le note biografiche, questo non significa abbandono del campo. Lo studio approfondito della vicenda umana, dì Pileo, confusa nelle più ampie vicende dello Scisma d’Occidente e, successivamente, della politica viscontea, è soltanto rinviato di qualche tempo, anche per consentire ad altri studiosi la possibilità di segnalare quel materiale che fosse sfuggito alle mie ricerche. Perchè lo strano è proprio questo; all’abbondanza di lettere dirette all’arcivescovo genovese non corrisponde un adeguato numero di lettere sue; eppure egli doveva scrivere molt.o, ampiamente partecipe del gusto umanistico per il contatto epistolare, curioso di tutto ciò che avveniva attorno a lui, pronto a ricambiare le informazioni ricevute. Mentre ringrazio quindi anticipatamente chi vorrà venirmi in soccorso, non posso tacere, al momento di licenziare questo lavoro, il grande debito di gratitudine che ho contratto nei confronti di molti. In primis un devoto ringraziamento va a S.E. il Card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, che, incaricandomi del riordinamento dell’Archivio Capitolare, mi ha consentito di pubblicarne i cimelii più preziosi: il Liber privilegiorum Ecclesiae Ianuensis nel 1962 ed oggi questo carteggio; a questo ringraziamento, che si colloca nel venticinquesimo della Sua elezione alla cattedra di San Siro si unisce un gruppo di amici e di membri della Società che hanno 'voluto essere partecipi dell'iniziativa. E’ doveroso ricordare in questa sede che senza il generoso contributo della contessa Giuseppina Mazza Coardi di Carpenetto. del march. Cesare Cattaneo Mallone, del march. Gian Gerolamo Chiavari, del geom. Giorgio F aralasco, dell’avv. Giovanni Forcheri, dei dottori Pier Augusto Gemignani, Giovanni Pesce, Francis Ravano e Luigi Trucchi l'indagine sarebbe stata necessariamente più ristretta. Altrettanto doveroso mi appare ricordare l’aiuto iniziale, ma pur sempre rilevante che mi hanno offerto, nelle lunghe e pazienti ricerche condotte nell Archivio Segreto Vaticano, le dottoresse Maria Teresa Antola (che si è segnalata anche come preziosa collaboratrice della collazione del carteggio) Maria Rosa Chiesa, Graziella Coialbu e Maria Galizia; con loro è stata schedata una grande quantità di materiale documentario ligure che verrà edito nei prossimi anni e che - credo - aggiungerà prestigio alla Società Ligure di Storia Patria ed a coloro che ne hanno consentito la realizzazione. Chi. poi, ha passato lunghi anni negli archivi, ha contratto immensi debiti di gratitudine che difficilmente può esprimere con parole adeguate ai sentimenti che prova per l’aiuto ricevuto. Ricordare in questa sede la cordiale e amichevole disposizione nei miei confronti di Mons. Martino Giusti, Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, e del prof. Giorgio Costamagna, Direttore dell’Archivio di Stato di Genova, è più un piacere che un dovere imposto dalla riconoscenza. Per mezzo di Essi i miei sentimenti si estendono anche al personale dei due archivi che si è sempre prestato in maniera veramente encomiabile; e basti dire che nell’archivio genovese ho consultato tutti i cartulari notarili del tempo oggetto dell indagine; che in quello vaticano, sempre per lo stesso periodo, sono stati esaminati, tra l’altro tutti i registri Vaticani, Lateranensi, Avignonesi e delle Suppliche. In questo ringraziamento è incluso il Capitolo di San Lorenzo che, sempre e in ogni occasione, mi ha agevolato nelle mie ricerche. La più viva riconoscenza, infine, al prof. Renato Piattoli che mi ha indirizzato, non solo attraverso i suoi studi giovanili, ma anche con l’esplorazione diretta, negli archivi fiorentini; al prof. Giuseppe Billanovich che, unitamente ai suoi discepoli, mi è stato largo di consigli e di preziosi suggerimenti; a Germano e Lucia Gualdo che mi hanno facilitato il reperimento di citazioni tratte da testi classici; al fraterno amico prof. Raffaello Volpini, dell’Archivio Segreto Vaticano, che, in questi anni, ha sempre corrisposto, — 6 — con zelo e dottrina, ad ogni richiesta di informazioni archivistiche e bibliografiche; al prof. Franco Borlandi, Presidente della Società Ligure di Storia Patria e al Consiglio Direttivo della Società stessa che hanno accolto questo mio lavoro negli Atti. Un ultimo ricordo sia, infine, consentito, quello di un indimenticabile Maestro, alla cui memoria e legata gran parte della mia formazione giovanile: Giorgio Falco, che resta nel mio animo un modello insuperato dì uomo e di studioso. Dino Puncuh INTRODUZIONE I Pileo de Marini, nato attorno al 1377già canonico padovano2 e protonotaro apostolico, venne innalzato alla cattedra arcivescovile genovese il 30 novembre 1400 3, alla morte di Giacomo Fieschi4. Seguace, per convinzione, di Urbano VI5, il Fieschi, che aveva tenuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione della fuga di Nocera6, aveva ricoperto in seguito non pochi incarichi di fiducia per conto del pontefice romano e della Camera Apostolica 1. La sua morte apriva non pochi problemi a Bonifacio IX, cui non sfuggiva l’importanza strategica di Genova per il dilagare della propaganda avignonese in Italia; le sue preoccupazioni per la presenza francese 1 Al momento della sua nomina ad arcivescovo di Genova aveva 23 anni: cfr. il documento di dispensa per l’età in A.S.V., Reg. Lat. 90, c. 155 r. 2 Tale risulta dagli atti capitolari del 1394: F. S. Dondi Dell’Orologio, Serie cronologico-istorica dei canonici di Padova, Padova 1805, p. 120. 3 A.S.V., Reg. Lat. 96, c. 239 r. 4 Giacomo Fieschi morì il 24 novembre 1400: A.S.G., Notaio Antonio Foglietta, 1400-1402, c. 101 e sgg.; A. Ferretto, Lo scisma in Genova negli anni 1404-1409, In Giornale Ligustico, XXI, 1896, p. 114. 5 Cfr. D. PUNCUH, Un soggiorno dell’arcivescovo Giacomo Fieschi in Lunigiana nell’estate 1394, in Giornale storico della Lunigiana, n.s. VII, 1956, p. 97. * Cfr. G. Cogo, Delle relazioni tra Urbano VI e la Repubblica di Genova, in Giornale Ligustico, XXII, 1897, p. 446 e sgg.; P. Lisciandrelli, Trattati e negoziazioni politiche della Repubblica di Genova (958-1797), Regesti, in Atti della Società Ligure di Storia Patria (Asii), n.s. I, 1960, nn. 669-70. 7 M. Antonelli, Il Patrimonio nei primi anni dello Scisma, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, 61, 1938, p. 173; J. Favier, Les finances pontificales à Vepoque du Grand Schisme, Parigi 1965, p. 145; A. Esch, Bonifaz IX und der Kirchenstaat, Tubinga 1969, p. 31. — 9 — in Genova e i frequenti appelli all’imperatore e ai principi tedeschi8 mostrano chiaramente come il papa non si facesse troppe illusioni sul momentaneo disimpegno francese nei confronti dell’obbedienza avignonese, concretatosi nel decreto di neutralità, emanato dalla corte di Francia il 27 luglio 1398 9. Genova francese appariva agli occhi della curia romana come un gravissimo pericolo per l’equilibrio tra le due obbedienze. Il giovane prelato, che, prima nell’ambiente padovano 10 e poi presso la curia romana, doveva aver allacciato importanti amicizie, da tempo lontano da Genova e, quindi, maggiormente esente dalle pressioni politiche che si esercitavano in quella città divisa dalle fazioni, non sgradito al potentissimo cardmale Lodovico Fieschi nel cui ambiente romano gravitava ", poteva rappresentare una scelta felice. In contrasto, quindi, col Capitolo di San Lorenzo che pretendeva la conferma del suo eletto, l’arcidiacono Domenico Fieschi l2, Bonifacio procedeva alla nomina di Pileo, pur accordando in seguito al Capitolo reticente l’esenzione dalla giurisdizione arcivescovile 13. L’ingresso in sede del nuovo pastore (27 novembre 1400)14, apriva la via ad un lungo e duro conflitto giurisdizionale con i canonici di San Lorenzo l5, preoccupati, apparentemente, di difendere antichi privilegi, in realtà urtati dall’immediata azione di Pileo, intesa a riportare ordine nel f A. Ferretto cit., p. 114; Deutsche Reìchslagsakten, ed. J. Weizsacker, Mo-naco-Gotha 1877-85, IV, pp. 40, 43, 60, 442. 9 N. Valois, La France et le Grand Schisme d’Occident, Parigi 1896-1902, III, p. 183. 10 La presenza a Padova di Pileo de Marini è sicuramente accertata negli anni 1396-97: A. Gloria, Monumenti dell’Università di Padova, 1318-1405, Padova 1888, p. 310; G. Zonta, Acta graduum gymnasii patavini, Padova 1922, pp. 475-77. 11 II de Marini abitava nel quartiere del Parione, dove aveva l’abitazione romana il card. Fieschi: A. Ferretto cit., p. 115; A. Mercati, Dall’Archivio vaticano. I. Una corrispondenza fra curiali della prima metà del Quattrocento, « Studi e Testi », 157, Città del Vaticano 1951, p. 7, nota 7. 12 A.S.G., Notaio Antonio Foglietta cit., c. 102 v. Il Ferretto sostiene che la scelta del Capitolo era caduta su Luchino Adorno che, al contrario, aveva riportato un solo voto, quello del prevosto Benedetto Adorno: A. Ferretto cit., p. 124, 13 A. Ferretto cit., p. 116. 14 G. Stella, Annales Genuenses, in R.I.S., XVII, Milano 1730, col. 1183. 15 Cfr. la documentazione della vertenza in A.S.G., Notaio Cristoforo Revellino, filza 14. — 10 - turbolento ambiente ecclesiastico genovese. La sua richiesta di informazioni sull’amministrazione del Capitolo 16, il rigido controllo operato sui beni destinati ai poveri, ai quali si indirizzerà sempre, in maniera prevalente, l’azione pastorale del de Marinil7, manifestavano chiaramente che egli non avrebbe tollerato la cristallizzazione di situazioni privilegiate, e che, in definitiva, egli avrebbe governato la diocesi nella pienezza dei suoi poteri e con il conforto di una vasta corrente di simpatia,s. La stessa nomina di un consiglio di sapienti del clero, nel quale minima era la rappresentanza del Capitolo della Cattedrale19, il riordinamento della curia arcivescovile e degli stessi atti della cancelleria, da lui modellati sui documenti papali 20r implicavano un’alta coscienza della funzione vescovile. Già la scelta dei suoi vicari che, in genere, cadrà sempre su personaggi estranei all’ambiente genovese, mostrava, al di là di ogni dubbio, che il nuovo arcivescovo non avrebbe tollerato che il suo governo della diocesi subisse condizionamenti da parte di situazioni privilegiate locali. Se questa prima fase si chiudeva con la piena vittoria dell arcivescovo sul riottoso Capitolo costretto a piegarsi al suo volere21, nuove nubi minacciose andavano addensandosi sul suo capo. La presenza in Genova del nuovo governatore, Jean Le Meingre, detto il Boucicaut, maresciallo di Francia, poneva ben altri problemi, avvalorando le preoccupazioni di Bonifacio IX. Figura ben diversa da quelle dei suoi predecessori al governo genovese, energico, ambizioso, efficacissimo strumento della politica avignonese in Italia, soprattutto dopo il ritorno della Francia 16 A.C.S.L., Registro del massaro del 1401, n. 45, cc. 48 r., 49 r. 17 II primo atto del nuovo arcivescovo fu indirizzato al recupero dei legati in favore dei poveri: A.S.G., Notaio Antonio Foglietta cit., c. 114 r. Sulla sua azione per l’istituzione del Magistrato della Misericordia, cfr. G. B. Semeria, Secoli cristiani della Liguria, Torino 1843, I, p. 168; G. Banchero, Genova e le due Riviere, Genova 1846, p. 247. 18 G. Stella cit., col. 1183. 19 A.S.G., Notaio Antonio Foglietta cit., c. 117 r. 20 Cfr. A.S.G., cartulare 110, atti del notaio Simon Francisci de Compagnono, soprattutto i documenti relativi alla collazione dei benefici: G. Moro, Ricerche su Pileo de Marini, arcivescovo di Genova, attraverso gli atti del cartulare 110 del! Archivio di Stato di Genova (1408-1415), tesi di laurea presso 1 Istituto Universitario di Magistero di Genova, anno accademico 1966-67. 21 A.S.G., Notaio Antonio Foglietta cit., c. 195 r. e sgg. — 11 — all’obbedienza di Benedetto XIII22, il Boucicaut, sollecitato anche dai vantaggi materiali che la curia avignonese prometteva con larghezza -, aveva concepito il disegno ambizioso di sottrarre Genova all obbedienza romana — in contrasto quindi con gli accordi del 1396 4 , per farne, in seguito, base di operazione per l’espansione in Italia. Era, in definitiva, la ripresa di quella via di fatto, intesa al trionfo del partito avignonese, vanamente vagheggiata in passato dalla corte di Francia. Per opera del card. Fieschi, che da qualche tempo trattava con lui25, e non solo come capo del partito guelfo di Genova, il Governatore, che già era reduce da uno scontro con l’arcivescovo a proposito dell’istituzione di nuove festività religiose che quest’ultimo intendeva introdurre26, lo piegava nel 1404 ai suoi voleri — pena l’espulsione dalla città —, riducendo in breve i Genovesi all’obbedienza di Benedetto XIII ~7. Che la città fosse ben convinta della decisione non si può proprio dire: corse molto denaro28; i Genovesi dichiararono esplicitamente di arrendersi ai voleri del re di Francia e del Governatore29, ma nel loro cuore avrebbero continuato a pensare che il vero papa era quello romano 30 e la stessa venuta di Benedetto XIII, nel 1405, nonostante l’incondizionato appoggio che offriva al papa avignonese San Vincenzo Ferreri, non accese quegli 22 N. Valois cit., Ili, p. 343. ■ 23 N. Valois cit., Ili, p. 390, nota 4. 24 Cfr. E. Jarry, Les origines de la domination française a Gênes, 1392-1402, Parigi 1896, pp. 526-27. 25 Cfr. Le livre des faicts du bonne Messire Jean le Maingre de Boucicaut, mare-schal de France et gouverneur de Gennes, a cura di M. Petitot, in Collection des mémoires relatifs à l’histoire de France, Parigi 1825, VI, p. 395. 26 G. Stella cit., col. 1201. 27 Cfr. doc. dell’ll aprile 1404 in A.S.G., Archivio Segreto, Diversorum, registro n. 501, c. 64 v.\ A. Ferretto cit., p. 118 e sgg. 28 Jean Petit affermava nel 1406 che i Genovesi credevano più nell’argento che nella legittimità di Benedetto XIII: Bourgeois de Chastenet, Nouvelle histoire du concile de Constance, Parigi 1718, Preuves, p. 116. Sulla gratitudine dimostrata dal papa avignonese nei confronti dei suoi partigiani in Liguria cfr. N. Valois cit., III, p: 390 e sgg. 29 Cfr. G. Stella citi, col. 1209; v. anche lettera dei Genovesi a Benedetto XIII in N. Valois cit., Ili, p. 394, nota 5. 30 G. Stella cit., col. 1209. — 12 — entusiasmi che eventi del genere avrebbero suscitato in passato31. Non è però da sottovalutare il fatto che Benedetto XIII fosse di nazionalità catalana 32. Quale fu l’atteggiamento di Pileo de Marini? Per il momento ci limitiamo a dire che egli fu la vittima del momento, che, probabilmente, non ruppe mai del tutto i rapporti con gli ambienti romani; che conservò nel suo cuore una profonda animosità ed avversione — peraltro ricambiate — nei confronti del Governatore per la violenza subita. Prova ne sia che, avvicinandosi il concilio di Pisa, egli vi raggiunse, ai primi di giugno del 1408, assai prima dell’annuncio ufficiale, i cardinali dissidenti, quelli romani — si osservi —, non quelli avignonesi radunati a Livorno . Decisamente allineato sulle posizioni conciliari, soprattutto dopo il fallimento della politica della doppia cessione che tante speranze aveva suscitato nel 1407, in particolare tra i Genovesi, nel cui territorio avrebbe dovuto verificarsi la contemporanea abdicazione dei due pontefici, il de Marini ebbe forse una parte rilevante nell’organizzazione del concilio e fu uno dei testimoni a carico nel processo contro Benedetto XIII . Nel frattempo era stato privato della diocesi dallo sdegnato pontefice, il quale, in pieno accordo col Boucicaut, che si liberava così di uno scomodo antagonista, poco prima di fuggire da Portovenere verso Perpignano, nominava un amministratore apostolico nella persona di Giovanni da Godia-sco 36, canonico di San Lorenzo e familiare del card. Fieschi, di cui curerà gli interessi genovesi durante il soggiorno di quest ultimo a Perpignano 37. 31 G. Stella cit., col. 1209. 32 Sull’animosità dei Genovesi nei confronti dei soldati del papa, in massima parte Catalani, cfr. L’Enfant, Histoire du concile de Vise, Amsterdam 1784, libro II, p. 156. 33 II decreto di sottrazione di obbedienza, del 12 gennaio 1408, che doveva entrare in vigore il 24 maggio dello stesso anno, fu notificato all’arcivescovo di Genova a Pisa il 2 giugno; l’atto di notifica venne redatto da Lodovico ser Capucii da Carrara, cancelliere di Pileo: A.C.S.L., cartella 424, perg. n. 295. 34 Cfr. lettere nn. 10-11 e F. Bliemetzrieder, Das Generalkonzil im grossen abendlandische Schisma, Paderborn 1904, pp. 263-64. 35 J. Vincke, Acta concilii Pisani, in Rómische Quartalschrift, 46, 1941, pp. 199-200. 36 A. Ferretto cit., pp. 132-33. 37 Cfr. A. Mercati cit., p. 21. — 13 — Reintegrato nelle sue funzioni per decisione di Alessandro V, il nuovo papa eletto dal concilio di Pisa38, il de Marini non mostrò eccessiva fretta di tornare in sede, preferendo attendere la conclusione degli avvenimenti che portarono alla cacciata del maresciallo francese e all’instaurazione del governo del marchese di Monferrato 39. D’altra parte, il timore di Ladislao di Napoli impegnava la curia pisana all’appoggio del pretendente angioino al trono napoletano40, imponendo necessariamente il riavvicinamento di Genova alla politica francese. A questi presupposti si ispirò l’azione deH’arcivescovo de Marini intesa alla distinzione delle responsabilità: il suo rientro in sede, nell’ottobre 1409, coincide con la lettera da lui indirizzata a Carlo VI di Francia41, che non trova posto in questa edizione per il suo carattere di pamphlet politico composto in nome ed in difesa del suo gregge 42. E’ la giustificazione della rivolta, non tanto diretta contro la Francia, quanto contro il suo rappresentante locale, accusato di aver condotto una politica personale, in contrasto, spesso, con le direttive dello stesso re, come nel caso degli ultimi rapporti con Benedetto XIII43, sempre, comunque, contro gli interessi della città. Emergono proprio da questa lettera alcune costanti cui si ispirerà sempre la condotta politica dell’arcivescovo: da una parte la politica francofila indirizzata all’appoggio della causa angioina, soprattutto in vista del pericolo catalano; dall’altra, la costante 38 8 agosto 1409: A. Ferretto cit., p. 139. -’9 Rientrato in sede, infatti, il de Marini annullava tutti gli atti della gestione dell’amministratore dal 1° giugno 1408 al 18 ottobre 1409: A. Ferretto cit., p. 141. Sembra possibile che egli sia partito da Pisa il 16 ottobre insieme al card. Amé di Saluzzo che si recava a Genova, per conto del papa, ad esortare i Genovesi a trovare un accordo col re di Francia, sia in funzione dei disegni angioini sull’Italia meridionale, sia per meglio assicurare le comunicazioni tra la Francia e Pisa contro il pericolo dei tentativi di Ladislao di Napoli: N. Valois cit., IV, 107, n. 2. 40 Oltre alla nota precedente, cfr. lettera n. 12; N. Valois cit., IV, p. 116 e sgg.; M. De Boüard, Les origines des guerres d’Italie. La Trance et l’Italie au temps du Grand Schisme d’Occident, Parigi 1936, p. 364 e sgg. 41 N. Valois cit., IV, p. 55, dal ms. 578 della Biblioteca di Digione. 42 Non diversa, nella sostanza, dalla lettera dell’arcivescovo, di cui potrebbe essere la minuta, è la lettera pubblicata in A. Ceruti, Lettere di Carlo VI e della Repubblica di Genova relative al Maresciallo Bucicaldo, in Asii, XVII, 1885, p. 361. 43 L arcivescovo accusava il Governatore di aver favorito la fuga da Portovenere di Benedetto XIII, contro gli ordini del re di Francia: N. Valois cit., IV, p. 55. - 14 — identificazione della politica ecclesiastica con gli interessi della città, più economici che politici. Il ragionamento dell’arcivescovo è trasparente: il governo francese è accettabile solo in quanto riconosca e difenda gli interessi e le aspirazioni dei Genovesi. Non diversamente Pileo de Marini si comporterà nei confronti della politica di Filippo Maria Visconti. Gli anni seguenti sono impegnati a riportare l’ordine che la parentesi avignonese e il governo dell’amministratore apostolico avevano turbato: annullamento degli atti compiuti dal Godiasco, rimozione dei religiosi indegni o assenti dalla loro sede, instaurazione di una rigida disciplina all’interno della diocesi44. Politicamente l’arcivescovo non sembra aver preso precise posizioni; uno scontro, di natura giurisdizionale, col marchese di Monferrato45 non dovette turbare l’amicizia che Pileo dimostrò sempre p>er i Paleologi46. Fu certo un periodo di riflessione, confortato dagli studi classici, dei quali già da tempo si mostrava un eccellente cultore 47. Il concilio di Costanza lo vide tra i maggiori protagonisti; autore di un perduto trattato sull’unione48, di una serie di proposizioni sulla riforma della Chiesa49 (non meno importanti per il fatto di essere ispi- 44 La sua attività dopo il concilio di Pisa è ampiamente documentata in A.S.G., cartulare 110 cit. 45 A.S.G., Archivio Segreto, Diversorum, registro n. 502, c. 38 r. 46 Sui rapporti di amicizia con i Paleologi e, in particolare, con la B. Margherita di Savoia, moglie di Teodoro, v. G. B. Semeria cit., I, p. 167. Cfr. anche lettere nn. 27 e 115. 47 Sulla sua biblioteca v. G. Pistarino, Libri e cultura nella cattedrale di Genova tra Medioevo e Rinascimento, in Asii, n.s. I, 1961, p. 30; D. Puncuh, La biblioteca dell’arcivescovo Pietro de Giorgi, 1436, in Documenti sul Quattrocento genovese, Genova 1966, pp. 149-186; V. Polonio, Crisi e riforma nella Chiesa genovese ai tempi dell’arcivescovo Giacomo Imperiale (1439-1452), in Miscellanea di studi storici I. Genova 1969, p. 319 e sgg. Sulla sua conoscenza dei classici cfr. anche un discorso da lui rivolto agli ambasciatori del re di Francia, il 12 giugno 1407: H. von der Hardt, Magnum œcumenicum Constantiense Concilium, Francoforte - Lipsia 1697-1700, II, pp. 67-78. Erroneamente attribuito dall’editore al 1408, è stato successivamente riportato al 1407: N. Valois cit., Ili, p. 519; F. Bliemetzrieder cit., p. 307, n. 4. L’accenno all’epistola e al vangelo della quarta domenica dopo Pentecoste ci consente di attribuirlo al 12 giugno; se il discorso fosse stato tenuto Fanno seguente; sarebbe caduto il 1° luglio, quando Pileo era già a Pisa da un mese. 43 H. Finke, Acta Concilii Constantiensis, Münster 1896-1928, III, p. 5. 49 J. Dòllinger, Beitrdge zur politischen, Kirchliken und Kultur-Geschichte der secbs letzten Jahrhunderte, Regensburg - Vienna 1863-82, II, pp. 301-11; H. Finke cit., Ili, p. 4 e sgg.; IV, p. 541 e sgg. — 15 — rate al pensiero di Pierre d’Ailly, il cui soggiorno genovese doveva essere stato assai fruttuoso per entrambi50), di un importante discorso, nutrito di vasta dottrina religiosa e storica, in onore dell’imperatore Sigismondo51, al centro di non poche questioni quali la condanna del pensiero di Wycliffe o l’affare Falkenberg52, l’arcivescovo di Genova s impose all’attenzione degli osservatori per la sua azione moderata5’ che gli valse molte eminenti amicizie, soprattutto nell’ambiente cardinalizio. Nonostante l’ammirazione che egli nutriva per il mondo classico, non sembra nemmeno che la ricerca dei codici nei monasteri del Nord, che occupò largo tempo di altri illustri umanisti presenti al concilio, lo abbia distolto dai suoi compiti prettamente spirituali. Non restava, tuttavia, insensibile agli avvenimenti della sua città, allora governata da Tommaso di Campofregoso (1415-1421). Di una comunanza di vedute tra i due esistono diversi indizi: se,, da una parte, l’Arcivescovo parlava a Costanza in nome del Doge54, attirando, per di più, l’attenzione dei padri su problemi che toccavano da vicino gli interessi genovesi, quali, ad esempio, quello dei commerci con gli infedeli, o la gravità della situazione creata dalla guerra dei Cent’anni55, dall altra Tommaso non disdegnava l’ingerenza del potere temporale nella sfera dello spirituale, in accordo, pensiamo, con l’arcivescovo. Significativo è, al riguardo, il caso del monastero di Scala Coeli, dell’ordine di S. Brigida di Svezia, nel quale si fronteggiavano due partiti: da una parte quello di Giovanni ser Mini, il quale, con l’appoggio dell’Arcivescovo e del Doge, propugnava la separazione dei due sessi all’interno del convento; dall altra, quello di Luca Iacobi, difensore dello status quo 50 Pierre d’Ailly era stato diverse volte a Genova, nel 1405, nel 1407 di ritorno da Roma, e nel 1409: L. Salembier, Le cardinal Pierre d’Ailly, Tourcoing 1932, pp. 189-90, 229. 51 Cfr. H. von der Hardt cit., I, pp. 810-18. 52 H. Finke cit., IV, pp. 430-32. 53 M. Souchon, Die Papstwahlen in der Zeit des grossen Schismas. Entivick-lung und Verfassungskampfe des Kardinalats von 1378-1417, Braunschweig 1898-99, II, p. 169 e sgg. 54 H. Finke cit., IV, pp. 651-53. 55 J. Dôllinger cit., pp. 302, 310. 56 Cfr. H. Cnattingius, Studies in thè order of St. Bridget of Sweden, Stoc-colma-Goteborg-Uppsala 1963, p. 94; v. anche lettere nn. 30, 31. Altro esempio della - 16 - In questo episodio è possibile identificare anche un aspetto prevalente dell azione pastorale del de Marini: la costante attenzione rivolta al clero regolare, al rispetto dell’ordine, della moralità, della disciplina ecclesiastica. In questo spirito, rientrato da Costanza, celebrava il sinodo diocesano (10 gennaio 1421)j7, nel quale riprendeva e puntualizzava alcuni punti sui quali non aveva mancato di attirare l’attenzione dei padri conciliari: residenza del clero, moralità, rispetto per la funzione sacerdotale e per gli atti inerenti al culto, per il patrimonio ecclesiastico e per l’amministrazione di esso. Proprio in quegli anni, con la caduta del Campofregoso, aveva inizio anche il periodo più intenso e travagliato della vicenda terrena di Pileo de Marini. Premuta dall’alleanza tra catalani e viscontei, assediata per terra e per mare 58, Genova perdeva, ancora una volta, la sua indipendenza. Tommaso di Campofregoso era costretto a piegarsi, accettando la signoria di Sarzana offertagli dal vincitore59. Con la sua scomparsa dalla scena politica, la figura di Pileo de Marini si presenta sempre più come quella di una personalità che, per temperamento, per prestigio, per aderenze e per disponibilità familiari, riassume in se stessa molte responsabilità anche di natura politica. Ma l’arcivescovo si sarebbe trovato a far fronte ad una situazione impossibile. Da un lato, Alfonso V d’Aragona aveva chiaramente manifestato le sue mire attaccando la Corsica60; dal-1 altra, Filippo Maria Visconti si era installato nei punti chiave del territorio della Repubblica 61 e contava sulla collaborazione di uomini fidati e potenti, essendo anche riuscito ad insinuarsi sottilmente nell’ambiente eccle- buona disposizione del de Marini nei confronti del Doge è offerto da una supplica, del 20 dicembre 1418, nella quale le monache di S. Tommaso pregavano il papa di confermare 1 elezione della badessa Marieta Grillo, che l’arcivescovo dilazionava continuamente suscitando il sospetto di una collusione col potere politico in favore di un’altra candidata: A.S.V., Suppl. 123, c. 154 r. 57 Cfr. Synodi diocesanae et provinciales, Genova 1933, pp. 13-18. 58 A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, Genova 1854, II, p. 295; L. Simeoni, Le Signorie, Milano 1950, p. 445; N. Valeri, L’Italia nell’età dei Principati, ediz. riveduta, Milano 1969, p. 351; V. Vitale, Breviario della storia di Genova, Genova 1955, I, p. 154; T. O. De Negri, Storia di Genova, Milano 1968, p. 548. 59 A. Giustiniani cit., II, p. 296; T. O. De Negri cit., p. 549. 60 A. Giustiniani cit., II, p. 285 e sgg.; T. O. De Negri cit., p. 548. 61 A. Giustiniani cit., II, p. 283; T. O. De Negri cit., p. 547. — 17 — 2 siastico genovese 62. L’arcivescovo avrebbe dunque dovuto combattere non su due, ma su tre fronti, non ultimo quello interno, e non avrebbe potuto nememno contare sulla tradizionale rivalità tra Firenze e Milano, visto che i Fiorentini avevano avviato trattative col Visconti . Non gli restava quindi che di piegare il capo, dimenticare il suo passato antivisconteo 64, per imboccare la solita via « genovese » della signoria forestie ra, con la consueta riserva che la rendeva accettabile solo in quanto, pia cate le lotte interne, favorisse i reali interessi della città. Con questo preciso disegno l’arcivescovo de Marini accoglieva i governatori ducali, rivolgendo loro, a nome della cittadinanza, un indirizzo di saluto65; cosciente di operare una scelta positiva per la citta, egli sostenne apertamente, nel 1423, il partito della guerra ad Alfonso in appoggio alle rivendicazioni angioine66. Entro questi limiti egli finisce per presentarsi come personaggio filovisconteo. Ancora, nello stesso anno, sostenuto dall’amicizia per i Fiorentini, dalla lealtà nei confronti del Visconti, dal dovere che ha sempre un ecclesiastico di operare in favole della pace, egli compiva, scoppiata la questione di Forlì, una missione a Firenze67, senza cogliervi, tuttavia,, il successo sperato. I Fiorentini non 62 L. Simeoni cit., p. 445; T. O. De Negri cit., p. 547. Sulla penetrazione viscontea nell’ambiente ecclesiastico genovese, che già contava tra le sue file il milanese Antonio de Grassi, abate di S. Andrea di Sestri, cfr. lettera n. 19, nota 2. 63 L. Simeoni cit., p. 445; N. Valeri, cit., p. 351. 64 Quando, il 3 settembre 1402, era morto Gian Galeazzo Visconti, il de Marini e Francesco Novello da Carrara erano stati tra i primi a comunicare 1 evento ai Fiorentini (cfr. lettera n. 2). Appare significativo che in questa circostanza si siano trovati uniti il signore di Padova e il giovane arcivescovo che in quella città aveva iniziato la sua carriera ecclesiastica. Ancor più significativo appare il tempismo dell’informazione che fa sospettare intese tra lo stesso arcivescovo e Ardingo di Gu-ciozzo al quale, secondo il Morelli (Ricordi, a cura di V. Branca, 2a ediz., Firenze 1969, p. 400), la Signoria fiorentina sarebbe stata debitrice della prima informazione da Genova. 65 G. Stella cit., col. 1286. 66 A. Giustiniani cit., II, p. 299; V. Poggi, Contributi alla storia genovese del secolo XV, in Giornale Ligustico, XVIII, 1891, p. 215 e sgg.; T. O. De Negri cit., p. 550. Cfr. anche lettere nn. 57, 65, 73. 67 Sulla missione fiorentina v. A. Biglia, Historia Mediolanensis, in R.I.S., XIX, Milano 1731, coll. 61, 62; P. Bracciolini, Historiarum Florentini populi, in R.I.S., XX, Milano 1731, coll. 325-26; e soprattutto il Diario di Ralla di Noferi Strozzi, in Archivio Storico Italiano, s. IV, XI, 1883, p. 32. — 18 — mancarono di ricordargli la passata amicizia; Agnolo de’ Pandolfini, che già in passato era ricorso al suo aiuto per la questione del porto di Mo-trone, si dimostrò deferente ed interessato agii approcci68, ma il discorso di Nicolò da Uzzano mostrò freddamente che Firenze aveva ormai scelto I unica strada possibile di fronte al pericolo visconteo, la ripresa di quella guerra che la morte di Gian Galeazzo, vent’anni prima, sembrava aver definitivamente scongiurato69. La visita fiorentina servì comunque all’arcivescovo genovese ad incontrare vecchi e nuovi amici. A questa missione risalirono l’incontro col Biglia70, probabilmente col Bruni ed il Traversari71 ; le comuni amicizie col Barzizza, forse con l’Aurispa, col Decembrio e lo stesso Capra erano un valido lasciapassare in quel mondo di studiosi al quale Pileo apparteneva per intima vocazione. E forse allo stesso periodo risale l’incontro con il silenzio della Certosa fiorentina, dalla quale egli dovette riportare una profonda suggestione, tanto da fargli desiderare — non sappiamo quando, ma probabilmente nei tre anni seguenti —, il ritiro nella pace del chiostro72. La salute malferma73, la delusione che veniva accentuandosi per la politica viscontea, diventata più dura dopo l’allontanamento del Carmagnola, l’arrivo di Opizzino di Alzate (1425)74, la cui asprezza evocava alla mente la durezza del Boucicaut, le amarezze che gli procurava la sua politica ecclesiastica, lo stimolavano ulteriormente in questa direzione. Nel 1422, 1 inflessibilità dimostrata dall’arcivescovo nei confronti di Battista Fieschi, reo di aver violato la clausura di un convento femminile* gli aveva alienato la simpatia dei Fieschi, sempre alimentata dalla ostilità di Domenico, arcidiacono della Cattedrale75; morto, nel 1423, il card. Lodovico, Pileo era stato coinvolto nelle polemiche fieschine intese 68 Cfr. lettere nn. 5, 69, 70. 69 Cfr. Diario di Palla di Noferi cit., pp. 35-37. 70 Cfr. lettera n. 119. 71 Cfr. lettere nn. 90, 109. 72 Cfr. lettera n. 99. 73 Cfr. lettera n. 114. 74 Giunto a Genova nel luglio 1425 (A. Giustiniani cit., II, p. 306), già nel- I agosto Opizzino entrava in urto con l’arcivescovo occupandogli il palazzo di S. Lorenzo: cfr. lettera n. 128. V. anche la successiva nota 86. 75 Cfr. lettere nn. 47-50, 61. — 19 — a riaffermare, contro la giurisdizione arcivescovile, l’autonomia de le c lese di loro patronato76. Appartengono soprattutto a questi anni le gravi divergenze che lo opposero alla Camera Apostolica e allo stesso Martino V77. . j- ç iwr La nomina di Battiino da Rapallo a capo della collegiata di ^ Maria delle Vigne78 ed a collettore apostolico per la Liguria , i Pro em delle decime arretrate80, la concessione allo stesso Battistino, non ancora ordinato, del potere di sciogliere dalla scomunica coloro che commerciavano con gli infedeli81, destarono nel de Marini vivaci reazioni, non sempre contenute entro i limiti della legislazione canonica vigente. Ag i di chi aveva sperato in un grande rinnovamento spirituale che la ri o della Chiesa avrebbe favorito, tali provvedimenti apparivano come pericolosi sintomi di un arretramento di posizioni, di un ritorno al passato, un deliberato proposito di sminuire, a favore della curia romana, i poteri dell’ordinario diocesano. Di qui aveva origine una lunga vertenza che si prolungò per diversi anni, alimentata da pesanti accuse di ribellione, da non sempre limpide manovre di cui era oggetto l’arcivescovo di Genova. La polemica, che investì il suo stesso atteggiamento nei confronti del papa (stando ai suoi avversari, il de Marini avrebbe addirittura composto un libello antipapale da pubblicare in occasione del concilio di Siena ), salì di tono negli anni 1424-26, contribuendo in maniera determinante a vanificare le aspettative cardinalizie di Pileo e della stessa cittadinanza genovese 83. 76 Cfr. lettere nn. 77, 95. 77 Sulla questione cfr. lettere di Gerardo da Parma, Luca de Oliva e, praticamente, tutta la corrispondenza da Roma. 78 12 luglio 1420: A.S.V., Reg. Lat. 207, c. 51 r. 79 6 dicembre 1420: A.S.V., Reg. Vat. 349, c. 253 r. 80 Cfr. in particolare lettere nn. 51, 66. 81 27 maggio 1424: A.S.V., Reg. Vat. 355, c. 32 v. Sull’opposizione dell’arcivescovo de Marini al potere conferito a Battistino, v. lettera di Martino V a Pileo, del 28 febbraio 1425: A.S.V., Reg. Vat. 355, c. 171 v. 82 Cfr. lettera n. 53. 83 Cfr. lettera al papa, del 21 febbraio 1426, del Consiglio degli Anziani: A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, 1778, c. 566 v. Sull’intervento dello stesso Duca di Milano in favore della promozione del de Marini, v. lettere nn. 140, 141, 159, 160. — 20 — Già oggetto di sospetti da parte dei nemici del Viscontiin difficoltà presso la curia romana dove i molti amici, per quanto potenti fossero, come, ad esempio, Oddone de Varris o Matteo del Carretto, poco potevano contro l’avversione della Camera83, avviato sulla via della disgrazia anche nella corte milanese soprattutto a causa dell’ostilità di Opizzino d Alzate, commissario ducale alla guerra, in realtà proconsole milanese a Genova 86, inviso al card. Giacomo degli Isolani, governatore ducale, per gli attacchi e le riserve mosse al suo governo 87, l’arcivescovo veniva gradualmente mutando il suo atteggiamento e rivedendo la sua disposizione nei confronti del Visconti. Il divieto di recarsi a Roma per difendersi dalle accuse 8S, le voci relative ai progetti catalano-viscontei su Bonifacio e su Calvi89, le sollecitazioni che dovevano giungergli dall’esterno e dalla sua stessa famiglia, gli fecero comprendere quanto fosse stato illusorio il disegno politico di una signoria forestiera che operasse in favore di Genova, ed a quale grado di isolamento egli fosse arrivato. Nel 1425 erano stati presi i primi provvedimenti di confino, che coinvolsero persone della sua famiglia90. L’anno seguente un analogo provvedimento colpì anche la sua stessa persona. Inutilmente i suoi amici, attraverso il consiglio degli Anziani, ne chiesero il ritorno91, concesso 84 Cfr. lettera n. 111. 85 Cfr. ad es. lettere nn. 104, 136, 154, 156. 86 Cfr. lettera n. 138. S7 Che accuserà 1 arcivescovo di Genova, sia pure dopo la caduta in disgrazia di quest ultimo, di aver divulgato notizie false sul conto del suo governo, accusato di sevizie e di brutalità: cfr. lettere al papa ed ai cardinali, del 23 dicembe 1427, in A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, 1119, c. 63 r. e sgg.; cfr. anche lettera n. 145. 88 Cfr. lettera n. 136. 89 Cfr. lettere nn. 152, 153; V. Poggi cit., p. 254 e sgg.; T. O. De Negri cit., 'p. 551. 90 Cfr. A. Giustiniani cit., p. 306. Un’eco di questi avvenimenti è possibile ricavare anche dalla lettera n. 137. 91 Prova del provvedimento preso nei confronti di Pileo de Marini si ricava da un documento del 26 ottobre (1426), erroneamente attribuito al 1423 (A.S.G., Archivio Segreto, Istruzioni e ambascerie, 2707 A, n. 9) nel quale gli Anziani incaricano i loro ambasciatori di pregare il Duca di Milano di dare liberam licentiam all’arcivescovo, fidelissimo et devotissimo suo et status eius et ab omni hostium ducalium voluntate et studio alienissimo. Dal che si arguisce che Pileo era sospettato d’intrattenere segrete intese con gli avversari del Visconti. Che si tratti del 1426 si ricava — 21 — solo nel 1427, quando, scoppiata l’insurrezione antiviscontea, gli esponenti ducali di Genova devono aver temuto l’irreparabile. Per questo venne richiamato l’arcivescovo che si trovava a Milano, ospite foizato del Duca. Era ormai troppo tardi: il de Marini aveva già riallacciato i vecchi legami con i Campofregoso e coi Fiorentini ,2. Giunto nei pressi della città, egli si mescolò ostentatamente ai ribelli, con i quali, fallito il tentativo, dovette ritirarsi, recandosi quindi a Firenze e, probabilmente, anche a Roma93. Filippo Maria corse subito ai ripari: licenziato l’Isolani, mandò a Genova, in qualità di governatore, lo stesso arcivescovo di Milano, Bartolomeo Capra94. Nonostante la pace del 1428 95, l’arcivescovo non potè rientrare. Non gli valse la lunga e cordiale amicizia col nuovo governa-tore, non gli valse affidarsi alle clausole della pace del card. Albergati . Agli occhi dei viscontei restava un suddito ribelle che andava trattato come tale. Il 22 giugno 1428, nel monastero della Cervara, dove, sotto la protezione dei Fieschi ribelli, si era rifugiato nell’attesa del ritorno in dal fatto che, accennato al governo del Cardinale (l’Isolani, entrato in carica a meta novembre del 1424), vi si ricordano con preoccupazione i disegni viscontei su Bonifacio e Calvi (cfr. nota 89) che sono del 1426. Possiamo escludere che si tratti del 1427, perchè il de Marini, verso la fine di ottobre dello stesso anno, avrebbe dovuto essere a Roma o a Firenze. 92 Oltre alle lettere del Guasco (nn. 106-107, 113) che provano una continuità di lapponi con gli ambienti dei Campofregoso, appare significativo che il 7 settembre 1427, una persona della sua famiglia, Pagano de Marini (che risulta legato al governo fiorentino già nell’agosto dello stesso anno: A.S.F., X di Balia, Deliberazioni, n. 15, c. 2081.) riceva, in nome di Tommaso di Campofregoso, un prestito dal Doge di Venezia: Libri commemoriali della Repubblica di Venezia, a cura di R. Predelli, IV, Venezia 1896, p. 91. Oltre alle lettere del card. Isolani citate alla nota 87, cfr. G. Stella cit., co . 1298 e soprattutto A.S.F., X di Balia, Deliberazioni, n. 15, cc. 225 r., 232 v. ove si accenna ad intese tra i Fiorentini e l’arcivescovo di Genova e, soprattutto, ad un prossimo viaggio dello stesso a Firenze. 94 p- Stella cit., col. 1300; A. Giustiniani cit., II, p. 310; F. Fossati, Nomina tt aT/i °me,i Cip™ a governatore di Genova, in Archivio Storico Lombardo, LI, 1924, pp. 504-06. n r ' S“ï,“ dd W28, nC8'”“,!l dal ™'J Nicolò Albergati (sul qu.le v. P. £ m°'°meriaU * ' ,mpi’ ^ 96 Cfr. lettera n. 171. -22- patria 1 arcivescovo offriva al vincitore, per bocca del suo procuratore e cancelliere, Rolando de Laneriis, un formale giuramento di fedeltà97. Ma forse si trattava solamente di una beffa; più probabilmente l’atto era stato rie lesto per rafforzare il prestigio del Visconti. Sta di fatto che Pileo non rientro più in sede. Spariva così, in silenzio, accolto a Roma, in volontario esilio, da Martino V98. Sul capo del vinto si abbatterono allora le accuse più infamanti e la stessa richiesta al papa di rimozione dalla diocesi da parte dei Genovesi , dimentichi delle lodi che solo due anni prima avevano tributato al loro pastore, proni, comunque, al volere del vincitore. Nulla sappiamo eg i u timi tempi della sua vita. In fondo, egli raggiungeva quella pace e que a serenità alle quali negli ultimi tempi aveva anelato. Il dramma di un uomo diventava il dramma di un’anima che tende all’eterno; la sofferenza dell'uomo lo rendeva partecipe del destino comune a tutti gli esi iati, agli uomini di tutti i tempi violentemente sradicati dalla loro terra; il silenzio del presule era solo l’ossequio da lui tributato alla prudenza del suo ospite. Ma è altamente significativo che l’ultimo documento che lo riguarda, quasi 1 ultima voce che egli ci ha lasciato, sia rivolto a Luca de Oliva, al fedele cappellano che lo aveva accompagnato in esilio: in suo favore Pileo impetrava un beneficio ecclesiastico che lo compensasse di tante amarezze subite accanto al suo vescovo 10°. Questa unica eccezione al silenzio non fu ripetuta nemmeno per la morte: il 4 novembre 1429, Martino V nominava, per obitum, il suo successore, nella persona del vescovo di Novara, Pietro de Giorgi101. Il cronista genovese del tempo, ignorando la morte del de Marini e, persino, il nome del successore, era forse consapevole che il silenzio era il miglior epitaffio per un uomo scomodo che aveva sempre anteposto gli interessi della patria ai suoi personali. 97 A.S.G., Archivio Segreto, Diversorum, registro n. 513, c. 174 v. 98 Cfr. A.S.V., Reg. Suppl. 234, c. 159 r. 1)9 A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, 1779, c. 162 v. 100 A.S.V., Reg. Suppl. 235, c. 164 r. 101 C. Eubel, Hierarcbia catholica Medii Aevi, Miinster, 1913-23, I, p. 282. — 23 — II La corrispondenza di Pileo de Marini è costituita prevalentemente i lettere originali, conservate nella cartella 391 dell’Archivio Capitolare i San Lorenzo di Genova e venute alla luce solo recentemente, in occasione del riordinamento dell’archivio stesso *. Di esse, una sola, probabilmente autografa, è dello stesso arcivescovo2; 147 -gli sono state indirizzate dai corrispondenti3. Allo stesso fondo appartenevano altre otto lettere, oggi perdute, che furono messe a disposizione di Vittorio Poggi dagli eredi di Giovanni Battista Spotorno4. L’origine comune è documentata sia a memoriale della regina Giovanna II di Napoli5, che era allegato alla lettera di Giacomo Colonna6, sia dalla supplica al papa degli Anziani di Genova , inviata in copia a Pileo de Marini da Racello dell’Oro 8, contro il quale era stata redatta. Segue per consistenza un gruppo di dieci lettere da noi rintracciate nei registri della Signoria fiorentina 9, alcune delle quali parzialmente segnalate da Renato Piattoli10; dallo stesso Archivio di Stato di Firenze ci sono pervenute in copia, già esaminate da Hans Cnattingius, due lettere rela- 1 D. Puncuh, L’Archivio Capitolare di San Lorenzo ed il suo nuovo ordinamento, in Bollettino Ligustico, 1956, p. 8 dell’estratto. 2 Cfr. lettera n. 44. 3 Tutte queste lettere sono inedite; una sola, di Gasparino Barzizza (n. 29),. era parzialmente conosciuta attraverso le edizioni del Sabbadini e del Bertalot. 4 Lettere nn. 26, 65, 112, 127, 128, 130, 135, 153; V. Poggi cit., p. 206. 5 V. Poggi cit., p. 221. 6 Cfr. lettera n. 73. 7 V. Poggi cit., p. 253. 8 Cfr. lettera n. 159. 9 Lettere nn. 1-9, 12. Lettere nn. 1, 3, 4: R. Piattoli, Lettere di Pietro Benintendi mercante del Trecento, in Asii, LX, fase. I, 1932, pp. 27, 28, 30. - 24 - ti ve al monastero genovese di Scala Cceli11. La lettera di Pileo ad Antonio Panciera e la risposta di quest’ultimo, note agli studiosi attraverso l’edizione del Degani e le osservazioni del Bliemetzdrieder 12, provengono dal ms. 220 della Guarneriana di San Daniele del Friuli ,3; è da rilevare, tuttavia, che il loro editore, che pur conosceva questo ms. quattrocentesco, ha utilizzato per la sua edizione una copia più tarda della Marciana di Venezia 14. Inedita, anche se già nota al Valois, è la lettera originale, con firma autografa, del de Marini al card. Pierre Gerard, conservata negli archivi dipartimentali di Lione 1S. Altro originale, della Biblioteca Universitaria di Genova, è un breve di Martino V, sfuggito alle scrupolose indagini del Fink 1, o quello più grave della precettoria di San Giovanni di Pré, conferita dal Papa motu proprio (con molti dubbi da parte genovese) a Racello dell’Oro, commissario milanese presso la curia romana30, sono indizi di una situazione di fatto entro la quale l’arcivescovo doveva muoversi con estrema prudenza per non urtare le suscettibilità milanesi. D’altra parte, questi benefici potevano rivelarsi anche degli eccellenti strumenti per conquistare preziose amicizie 31 da far pesare in sede locale, magari contro le prepotenze di un Opizzino di Alzate, il quale, non pago di essersi installato nel palazzo arcivescovile di San Lorenzo 32, sprezzante della giurisdizione ecclesiastica, usava nei confronti del de Marini un linguaggio più degno di figurare su un campo di battaglia che al governo di una città 3\ A vertenze di questa natura, del resto, Pileo de Marini non giungeva del tutto impreparato: l’esperienza della ribellione del Capitolo, gli scontri col Boucicaut e col marchese di Monferrato non avevano attenuato affatto lo spirito del pastore, soprattutto quando dietro ai problemi giurisdizionali si celavano più complesse vicende connesse alla riforma dei costumi del clero. In questa prospettiva l’arcivescovo di Genova affrontava l’ordine Mortariense, non solo in nome dei poteri dell’ordinario, ma soprattutto in funzione del risanamento di situazioni più o meno limpide che 1 irosa lettera del prevosto di Mortara mal riesce a dissimulare34. Ancora, dietro al tentativo di estendere la giurisdizione arcivescovile alle chiese di patronato fieschino non c’era forse la volontà di rimediare ai danni morali che tali situazioni privilegiate potevano arrecare alla Chiesa? 29 Lettere nn. 79, 120, 123, 167, 170; sui principali personaggi della corte viscontea v. F. Cognasso, II Ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955. 30 Lettere nn. 132, 135, 159. 31 Cfr. lettere nn. 117, 129. 32 Lettera n. 128. 33 Lettere nn. 137-38. 34 Lettera n. 26. — 27 — Dovere del pastore, agli occhi del de Marini, e 1 intervento aperto, inteso a rimuovere le occasioni di scandalo per il gregge affidatogli, che, altrimenti, lo stesso vescovo, reo di favoreggiamento, non dicatur episcopus, sed canis pocius impudicus3\ L’intervento del 1422 contro Battista Fieschi doveva rappresentare un esempio contro il dilagare di situazioni troppo comuni a quei tempi (così almeno giustificava 1 atteggiamento di Battista il card. Fieschi36); l’arcivescovo colpiva in alto, faceva incarcerare un membro di famiglia illustre e potente. A nulla valsero i consigli di moderazione del governo visconteo, preoccupato delle reazioni politiche del gesto 37; a nulla la protezione accordata a Battista da Domenico Fieschi, l’arcidiacono della Cattedrale sempre pronto ad attraversare la strada dell’arcivescovo j8; a nulla la secca lettera del cardinale che, anzi, attraverso il maldestro tentativo di sminuire la responsabilità del congiunto, irrigidiva ancor più l’irriducibile arcivescovo, disposto a subire 1 ostilità fieschina piuttosto che abdicare ai suoi doveri di pastore di anime. Non sappiamo come sia stata risolta questa situazione39; è certo, comunque, che il solco tra il de Marini ed i Fieschi continuò ad allargarsi anche dopo la morte del cardinale (3 aprile 1423), coinvolgendo nella vertenza non solo gli eredi, direttamente minacciati nei loro diritti 40, ma anche quegli uomini della curia romana che avevano legato la loro fortuna all’appoggio del porporato. È il caso di Arpino de Colli41, enigmatica figura passata più o meno indenne attraverso la bufera dello scisma, che 33 A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte II, n. 189. 36 Lettera n. 61. 37 Lettera n. 49. 38 Lettera n. 47. 39 La vicenda è parzialmente documentata dalle lettere 47-50, 61. 40 Lettera n. 95. 41 Arpino de Colli da Alessandria fu uno dei personaggi più in vista della curia romana durante gli anni dello scisma e del pontificato di Martino V. Scrittore di lettere pontificie già durante il pontificato di Urbano VI (G. Erler, Der liber cancellarne apostolicae vom Jahre 1380 und der Stilus palatii abbreviatus Dietricbs voti, Nieheim, Lipsia 1888, p. 206), cubiculario e familiare del papa, segretario apostolico, chierico della Camera Apostolica, maestro del registro delle suppliche fino al 1428 (A.S.V., Intr. et ex., 379, cc. 164 r., 185 r., 209 r.; W. von Hoffmann, Forschungen zur Gescbicbte der kurialen Beborden vom Schisma bis zur Reformation, Roma 1914, II, pp. 84, 109; B. Kattf.rbach, inventario dei Registri delle suppliche, Cittì del Vaticano 1932, p. XII), notaio imperiale ed apostolico (A.S.G., Notaio Antonio Foglietta, cit., c. 184 r.), aggiunse agli incarichi curiali numerosi benefici ecclesiastici. - 28 - iniziava da Roma una tattica di disturbo le cui conseguenze non tardarono a farsi sentire 42. L’ostilità dei signori di Lavagna non era pericolosa solo per i riflessi romani, ma anche, e soprattutto, per quelli locali. Il prestigio di cui l’arcivescovo di Genova godeva nella corte milanese derivava dalla vasta rete di amicizie di cui egli era circondato a Genova, senza le quali ben poco avrebbe potuto sul potere politico, necessario sia per il governo della diocesi, sia per l’attuazione di iniziative sociali e religiose quali la cura dei poveri o il riscatto dei prigionieri dalle carceri tunisine41. Quest’ultimo episodio introduce un altro aspetto documentato dal carteggio del de Marini: alle pressanti richieste di contributi rivolte dall’arcivescovo, dall’Ufficio della Misericordia, dallo stesso governatore, impegnato di persona al pari dell’arcivescovo44, mentre Pietro de Giorgi, vescovo di Novara e fedelissimo dei Visconti, prometteva il suo interes- Canonico di San Lorenzo dal 1394 (A.C.S.L., cartella 423, perg. n. 242), prevosto di San Donato, canonico di S. Maria in Vialata di Genova, di Albenga, di Piacenza, arcidiacono alessandrino, per non parlare dei diversi benefici all estero (cfr. Repertorium Gertnanicum, III, Berlino 1925, p. 58; IV, Berlino 1943, p. 166; F. BaiX. La chambre apostolique et les «.libri annatarum » de Martin V, 1417-31, «Analecta Vaticano Belgica », XIV, Bruxelles-Roma 1947, I, pp. CL VII, CCLXXXV-CCLXXXVII, CCCLXXXII, 274-75), Arpino dovette quasi certamente la sua ascesa al favore del card. Fieschi, di cui era segretario e uomo di fiducia. Rimasto in gran parte estraneo alle polemiche dello scisma, fu a Genova solo nel periodo settembre 1408-luglio 1409 (À.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnone) cit., parte I, n. 110; A.C.S.L., ms. 312, cc. 146 r. - 149 r.), proprio quando la crisi dell’obbedienza avignonese (alla quale apparteneva ancora il card. Fieschi) e della dominazione francese in Liguria rendevano necessaria la presenza a Genova di un uomo di fiducia del Fieschi. Non risponde al vero, quindi, che Arpino sia stato eletto delegato al concilio di Pisa (A. Mercati cit., p. 37, n. 44); il documento citato dal Mercati, infatti, mostra Arpino tra gli elettori, non tra gli eletti (cfr. doc. del 23 marzo 1409 in J. Vincke, Briefe zum Pisaner Konzil, Bonn 1940, p. 184). Arpino seguì in seguito la curia romana, dove venne a morte tra il 15 dicembre 1428 (A.S.V., Reg. Lat. 286, c. 5 v.) e il 17 gennaio 1429 (A.S.V., Suppl. 233, cc. 178 r., 217 v.). Sui suoi rapporti con l’ambiente fieschino, cfr. in particolare A. Mercati cit., pp. 30, 32, 24, 37-39, 41, 49, 52. 42 Lettere nn. 77, 84, 85, 88, 94. 43 Sull’argomento, oltre a E. Marengo, Genova e Tunisi (1388-1515), in Asli. XXXII, 1901, pp. 37, 38, cfr. lettere nn. 92, 97, oltre a quelle di Gerardo de Fomari. 44 Cfr. doc. del 13 gennaio 1424, in A.S.G., Archivio Segreto, Istruzioni e ambascerie, 2707 A, n. 11. — 29 — samento mentre dalla Spezia si motivava un sostanziale rifiuto eccependo la giurisdizione dal vescovo di Luni , dall altro capo della regione, da Ventimiglia, Ottobono da Valenza, vescovo di quella città, da poco entrato in sede, denunciava con tono accorato la povertà e 1 estrema indigenza della chiesa ventimigliese, disegnando il quadro della desolazione nella quale essa era caduta durante gli anni dello scisma . Non diversa appariva la situazione segnalata da Antonio da Ponte, vescovo di Albenga, egli stesso vittima della scissione della Chiesa, che, all inizio del suo pontificato, aveva dovuto superare gravissime difficolta economiche, in lite con i parenti del suo predecessore, in crisi di rapporti col potere politico48. Analoga sembra essere la condizione di Bobbio, dove il vescovo Daniele Pagani, sulla cui personalità getta un velo la lettera, non certo disinteressata, di Opizzino Malaspina49, lamentava la scarsità del clero e la povertà dei benefici, soprattutto a causa dell esilità della diocesi50. Problemi non diversi conoscevano monasteri un tempo fiorenti e ricchi come, ad esempio, quello di San Venerio del Tino, impossibilitato, a causa delle scorrerie catalane, a trarre le rendite dalla Corsica, insidiato nei suoi ultimi possedimenti dai parenti dell abate che restava come ultimo superstite di una più grande comunità ormai dispersa '. Che dire, infine, dei problemi delle chiese coloniali, quella di Chio, in particolare, ove interessi commerciali e religiosi s intrecciavano e si scontravano in un’area di attrito tra Latini e Greci, Cristiani ed Ebrei, sotto gli occhi interessati dei Turchi52? Tutte queste preoccupazioni, gravosissime di per sé, erano rese più onerose ad un uomo scrupoloso e metodico, puntiglioso ed ordinato fino alla pignoleria53, che nella concessione di una dispensa matrimoniale, 45 Lettera n. 97. 46 Lettera n. 101. 47 Lettera n. 92; cfr. anche G. Rossi, Un vescovo scismatico della Chiesa ventimigliese, in Archivio Storico Italiano, s. V, XII, 1893, pp. 139-143. 48 Lettera n. 18. 49 Lettera n. 86. 50 Lettera n. 100. 51 Lettera nn. 32, 37. 52 Lettere nn. 112, 168. 53 Sulla precisione che il de Marini pretendeva nella tenuta dei conti, cfr. lettera n. 14 e, in genere, quelle dei suoi procuratori da Roma. - 30 - colto da dubbi, non si accomodava facilmente alla lettera papale, ma richiedeva i consigli canonistici di Antonio da Ponte54; che nella scelta dei vicari o dei familiari, al fine di scongiurare ogni possibile collusione con l’ambiente locale, ricorreva di preferenza a forestieri: a Roberto di Fron-zola 55, a Luca Cantarelli da Reggio 56, al pisano Pietro di San Pietro 57, tanto per citarne qualcuno. Fin qui i problemi di natura spirituale: ma Pileo de Marini non poteva trascurare quelle situazioni che, pur esulando di diritto dalla sfera delle sue competenze, finivano per essere normali per l’arcivescovo di Genova. Che un cittadino genovese gli chiedesse una raccomandazione j8 poteva rientrare nella prassi normale. Maggiore rilevanza assume ai nostri occhi che a lui si rivolgesse nel 1402 la stessa Signoria fiorentina, intesa a risolvere con la sua mediazione non solo problemi che potevano cadere sotto la sua influenza59, ma anche altri, ora di natura commerciale affidati al suo arbitrato 60, ora di natura politica, per i quali si ricercava il suo appoggio61. Dati questi precedenti, che rivelano i legami di amicizia che uni- 54 Lettere nn. 44, 45. 55 Sul quale v. A. Mercati cit., pp. 13-16. Il Fronzola, canonico di S. Giovanni di Monza (A.S.G., Notaio Giacomo da Camogli, II, n. 219), fu vicario di Pileo dal 12 novembre 1401 (A.S.G., Notaio Antonio Foglietta cit., c. 193 v.) probabilmente fino al passaggio di obbedienza. Erra il Mercati (cit., p. 13) facendolo originario della Toscana; proprio i documenti genovesi ci consentono di identificare il personaggio che nell’anno 1389 conseguiva il dottorato in diritto canonico aH’Università di Pavia (A. Mercati cit., p. 14), col canonista che, nel 1405, dicendosi Ianuensis, pubblicava un trattato sullo scisma e che in seguito ricoprì diversi importanti incarichi al servizio della Chiesa. 56 Vicario nel 1408-1409: A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnone cit., parte I, passim-, A. Mercati, Per la storia letteraria di Reggio Emilia, in Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le province modenesi, s. V, XII, 1919, pp. 65-70. La conoscenza con l’arcivescovo di Genova doveva risalire ai tempi di Padova, dove il Cantarelli si era addottorato nel marzo 1399: A. Gloria cit., I, p. 668. 57 Era stato vicario di Pileo nel 1410-11 : A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnone) cit., parte II, passim; cfr. anche lettera n. 110. Sulla scelta dei familiari e dei vicari cfr. anche lettere nn. 108, 146, 150. 58 Lettera n. 102. 59 Lettera n. 1. 60 Lettere nn - 3, 61 Lettera n. 5. — 31 — vano il de Marini a Firenze 62, nessuno potrà meravigliarsi se 1 arcivescovo di Genova trattava con la Signoria dell’appoggio alla causa angioina o dello stesso successo del concilio pisano 63. Nell’ambito conciliare, infine, appare significativa la lettera che Pileo indirizzò ad Antonio Panciera, patriarca di Aquileia64, nella quale, dopo aver ricordato l’antica amicizia che doveva risalire al periodo padovano del de Marini, egli affronta la questione della ribellione dei cardinali, prendendo aperta posizione contro Benedetto XIII e Gregorio XII. L’essersi posto, in queste circostanze, al centro dell’interesse del mondo cristiano faceva di Pileo de Marini un personaggio di rilievo, la cui statura era destinata a crescere in sede conciliare. Il concilio di Costanza, come abbiamo già osservato, lo segnalò particolarmente all’attenzione degli osservatori. Se già in passato, sia la curia pisana, sia personaggi eminenti di essa come il card. Pierre Gerard 65 avevano fatto ricorso alla sua opera, non è da meravigliarsi che, rientrata la corte pontificia in Italia dopo 1 elezione di Martino V e la composizione dello scisma, altri esponenti della curia o dell’ambiente religioso siano ricorsi al suo favore: è il caso di Mitrio Gastinelli, abate del monastero di Le Thoronet66, e di Antonio da Ponte. Quest’ultimo, in particolare, ricorreva all’arcivescovo di Genova sollecitandone l’arbitrato nella vertenza che l’opponeva agli eredi di Gilberto Fieschi, suo predecessore alla sede vescovile albenganese67. Le vicende personali dei due ecclesiastici potrebbero suscitare un interesse limitato se dalle loro lettere non cominciassero ad affiorare le prime indicazioni sulle agitate vicende della Chiesa e degli stati papali dopo il quarantennio scismatico. Le informazioni sull’arrivo di Braccio da Montone a Firenze e sulle trattative di pace col papa trovano puntuale riscontro nelle fonti sincrone; di mag- t2 Cfr. anche lettera n. 2 relativa alla morte di Gian Galeazzo Visconti. 63 Lettera n. 9. 64 Lettera n. 10; F. Bliemetzrieder cit., pp. 263-64. Cfr. anche la risposta del patriarca: lettera n. 11. Su Antonio Panciera, vescovo di Concordia (1392-1402), patriarca di Aquileia dal 1402, deposto nel 1408 da Gregorio XII, cardinale dal 1411, morto a Roma nel 1431, v. G. De Rinaldis, Memorie storiche dei tre ultimi secoli del Patriarcato d'Aquileia (1411-1751), Udine 1888, pp. 233-36; E. Decani cit.; P. Paschini, Il card. Antonio Panciera, Udine 1931. 65 Lettera n. 13. 66 Lettera n. 16. 67 Lettera n. 18. - 32 - gioie rilievo appaiono quelle sui disegni bolognesi di Martino V e sulla missione papale del febbraio 1420. I due anni seguenti sono determinanti per l’allargamento dell’attività dell arcivescovo de Marini e, in conseguenza, del suo carteggio. La dominazione viscontea di Genova, che gli apriva le porte della corte milanese offrendogli l’occasione per allacciare nuovi contatti epistolari, le agitate fasi del concilio di Siena e, infine, l’apertura delle ostilità con la Camera Apostolica e con la curia romana dilatano di colpo l’orizzonte del carteggio, che spazia ora sui principali avvenimenti della politica italiana e papale. Nè vanno trascurate, anche a prescindere dalle informazioni arrecate, le lettere di personaggi illustri, che possono diventare punti di appoggio per la ricostruzione di biografie, di missioni diplomatiche, per precisazioni cronologiche. Abbiamo già detto dei due momenti più significativi dell’azione politica di Pileo de Marini: l’allestimento della flotta in appoggio a Luigi III d Angiò e la missione fiorentina del 1423. A questi eventi si richiamano probabilmente alcuni personaggi influenti della corte milanese come Za-nino Ricci 68 e Martino de Ghisolfi 69; al favore acquistato dall’arcivescovo di Genova presso il duca di Milano è da attribuire la deferenza con la quale gli si rivolgono altri esponenti di primo piano, da Giovanni Corvini d Arezzo 70 a Francesco Barbavara 71, a Giacomo de Micheli72. Che si tratti prevalentemente di benefici ha un’importanza secondaria; resta il fatto, di per sé rilevante, del ricorso ai favori del prelato genovese, di cui erano noti i rapporti che Io legavano a Filippo Maria Visconti. Le complicazioni che Pileo de Marini incontrava presso la curia romana trovavano così a Milano orecchie sensibili e attente: non sfuggiva davvero al Duca, almeno nei primi tempi del suo governo genovese, l’influsso che in quella città esercitava l’arcivescovo, al quale facevano capo potenti interessi e consorterie influenti 73. A questa considerazione è forse da attribuire la successiva presenza di ben tre ecclesiastici di rango (Pietro de Giorgi, Giacomo Isolani, Bartolomeo Capra) alla guida del governo genovese. 68 Lettere nn. 52, 62. 69 Lettera n. 72. 70 Lettere nn. 123, 167, 170. 71 Lettera n. 129. 72 Lettera n. 169. 73 Cfr. lettera n. 58. — 33 - 3 L’accordo tra il de Marini e Filippo Maria, già noto attraverso le due lettere di quest’ultimo74, trova ulteriore conferma nell’azione svolta a Roma dai rappresentanti milanesi: più energica ed efficace nel 1423 in difesa degli interessi genovesi contro il collettore apostolico della Liguria ; più sfumata e forse equivoca, tre anni dopo, in favore della promozione di Pileo al cardinalato76. Se da queste iniziative emerge particolarmente la figura di Racello dell’Oro, commissario milanese presso la curia romana, il personaggio, di maggiore statura dell’ambiente milanese presente nel carteggio è Bartolomeo Capra, arcivescovo di Milano77. Le numerose lettere indirizzate al collega genovese lo mostrano informato di tutte le questioni del momento. L’accordo tra i due prelati si realizzò ininterrottamente fino al 1426: i] de Marini ricorreva frequentemente alla mediazione del Capra, ora per risolvere la questione di San Giovanni di Paverano 7S, ora per protestare contro il comportamento di Opizzino di Alzate71, ora, anche se 74 Lettere nn. 127, 128. 75 Cfr. lettera n. 58. 76 Cfr. lettere nn. 140, 141, 159, 160. 77 Bartolomeo Capra (o della Capra), già scrittore di lettere pontificie e segretario apostolico, vescovo di Cremona dal 1405, diventò ben presto uno dei personaggi più in vista del suo tempo (F. Novati, Bartolomeo della Capra e i suoi primi passi in corte di Roma, 1402-1412, in Archivio Storico Lombardo, XXX, 1903, pp. 374-87; W. von Hoffmann cit., II, p. 107; B. Katter3ACH, Referendarii utriusque signatura?... «Studi e Testi», 55, Città del Vaticano 1931, p. XXXIV). Avversario di Giovanni XXIII che lo depose dalla sede ne! 1412 per innalzarlo, due anni dopo, certamente per intervento di Filippo Maria Visconti al quale il vescovo di Cremona si era nel frattempo avvicinato, alla sede milanese, durante il concilio di Costanza fu il naturale alleato di Sigismondo, che seguì come consigliere nei primi anni del pontificato di Martino V (N. Valois cit., IV, pp. 310-11, 379-80, 389, 395; K. A. Fink cit., p. 175). Rientrato in Italia, largamente partecipe delle vicende diplomatiche viscontee (L. Osio, Documenti diplomatici tratti dagli archivi milanesi, Milano 1864-72, II, pp. 98, 105-114; C. Manaresi, I registri viscontei, Milano 1915, p. 42; R. Sabba-dini, Come il Panormita diventò poeta aulico, in Archivio Storico Lombardo, XLIII, 1916, p. 22), fu governatore ducale di Genova dal 1428 al ’31 (v. cap. I, nota 90) Morì durante il concilio di Basilea, il 30 settembre 1433: R. Sabbadini, Niccolò da Cusa e i conciliari di Basilea alla scoperta dei codici, in Rendiconti della R. Accar demia dei Lincei, s. V, XX, 1911, pp. 22-24. J><78 Lettere nn. 79, 120. 79 Lettera n. 157. - 34 - invano in difesa delle popolazioni di Bonifacio e di Calvi, minacciate dal- 1 accordo aragonese-visconteo L’amicizia del Capra per il de Marini trovava, infatti, un limite sia nella prudenza con la quale egli si esprimeva neLe sue lettere, spesso accompagnate da silenzi significativi o da caute al-usioni, sia nella fiducia che lo stesso mostrava nei confronti della fortuna politica del suo signore, così salda da non venire meno neppure nei momenti di maggiore tensione come nel 1426. L’accordo Venezia-Firenze, incursione della flotta veneziana fin sotto le mura di Pavia, l’assedio di Brescia, 1 maneggi del signore di Lucca, gli accordi con Alfonso V d’Ara-gona, i primi tentativi di pace promossi dal papa sono segnalati dal Capra con scrupolosa aderenza ai fatti, ma anche con piena adesione alla politica viscontea 81. E se talvolta può apparire un’ombra di esitazione — tale ci sembra il caso di Bonifacio 82 — essa è piuttosto riferibile al desiderio di partecipare al dolore dell’amico che non a reale sentimento per il problema discusso. In fondo, l’arcivescovo di Milano appare ai nostri occhi in veste politico, di sottile diplomatico, di uomo di profonda cultura (e torneremo sull’argomento), assai poco come pastore di anime, piuttosto insensibile o freddo nei confronti dei problemi che agitavano la Chiesa, preoccupato di tenersi lontano da gravose responsabilità ecclesiastiche. Proprio alle vicende della Chiesa doveva risalire l’incontro col de Marini. Entrambi erano stati attivissimi a Costanza; entrambi, sia pure in misura diversa, avevano prestato orecchie al programma riformatore dell imperatore Sigismondo. Ma all’adesione piena del Capra alla politica imperiale non era corrisposta un’analoga disposizione dell’arcivescovo di Genova, più incline alla moderazione, più sensibile alle voci del partito italiano, forse meglio disposto verso Giovanni XXIII. Solo dopo il ritorno del Capra dalle sue missioni in Germania al servizio di Sigismondo, i due arcivescovi diedero impulso ai rapporti epistolari, favoriti dal comune gusto per lo studio dell’antichità classica. A questo avvicinamento non fu estraneo Matteo del Carretto, abate di SubiacoB, cui premeva, se dobbiamo prestare fede alla sua dichiarazione, l’accordo tra Genova e Milano 80 Lettera n. 152. 81 Lettere nn. 147, 152, 164. 82 Lettera n. 152. 83 Matteo del Carretto, fratello di Corrado, luogotenente in Genova di Teodoro TI di Monferrato, dovette a quest’ultimo l’inizio della sua brillante carriera ecclesiastica. Frate minore, ottenne da Giovanni XXIII, il 6 ottobre 1412 il permesso di entrare nell’ordine cistercense (A.S.V., Reg. Ut. 166, c 93 r) La richiesta — 35 — in funzione della politica di Martino V Non pare che i due prelati abbiano reagito positivamente alle sollecitazioni romane, a preocai ^ zione di non esporsi troppo li tenne lontani dal concilio di Siena c scinava stancamente, tra il disinteresse generale e 1 avversione e j pontefice il quale, mentre invitava i vescovi alla partecipazione, si guar a bene dal mettere piede a Siena85. Echi del disorientamento eie ta p non era del tutto disinteressata nè casuale, dovendosi mettere in relazione canza dell’abbazia del Tiglieto, di particolare importanza strategica per e ^ .j cazioni tra Genova e Monferrato. Pochi giorni dopo, infatti, lo stesso e ^ Consiglio degli Anziani di Genova chiedevano al papa la concessione a ^ ^ l’abbazia cistercense (A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, 1777, c. 2 aenovese sposta del papa non dovette farsi attendere se già il 13 novembre il governo ^ lo ringraziava e, nello stesso tempo, chiedeva insistentemente la sollecita sp ^ della relativa bolla (ib., c. 228 r.) che porta la data del 28 novembre ' ' ’^rm Lat. 162, c. 218 v.). Divenuto in seguito cubiculario di Martino V ( co XXIX, Div. Cam. 3, c. 183 v.), ne fu nominato, nel 1419, amministratore i 216) (P. Egidi, Notizie storiche, in I monasteri di Subiaco, Roma 1904, I, PP- ’ ’ di cui divenne abate effettivo il 14 luglio 1424 (A.S.V., Reg. Lat. 239, c. ^ Anche in questo caso la nomina era connessa alla posizione geografica del monas nei confronti del regno di Napoli; se, infatti, ben poco conosciamo del ®°V^n(^Gi^)T rituale di Matteo del Carretto (avrebbe reso più severi i costumi monacali. • G cit., p. 152), più nota ci è la sua attività politica volta, da una parte ad ingran nel monastero la potenza colonnese, dall’altra a rafforzare lo stato pontificio e a a vorire i buoni rapporti tra il papa e la regina Giovanna II. Gli anni che seguirono furono ricchi di incarichi gravosi per l’abate di Subiaco: rettore della Campagna i 17 agosto 1425 (A.S.V., Reg. Vat. 350, c. 138 v.)\ governatore di Rieti il 17 gennaio 1426 (ib., c. 181 v.)\ ambasciatore e consigliere papale presso la regina di Napo i (ib., c. 239 v.)\ luogotenente papale e governatore di Ancona il 10 novembre (A.S.V., Reg. Vat. 350, c. 272 v.), Matteo del Carretto appare uno degli uomini di punta della curia romana. Nominato, il 2 dicembre 1429, vescovo di Albenga (C. Eubel cit., I, p. 82), non senza proteste ufficiali del Governo genovese che lo accusava di aver conseguito fraudolentemente la carica (A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, 1779, c. 288 r: 20 novembre 1430; c. 322 r.: 10 gennaio 1431; v. anche le cc. 330 v. e 331 r. e v.) concluse la sua carriera al concilio di Basilea dove ricopriva la carica di tesoriere del concilio (A. Mercati, Dall’Archivio cit., pp. 12, 13, 74, 77; G. Salvi cit., pp. 230-31; V. Polonio cit., pp. 289-90). Su di lui v. anche G. Jannuccelli, Memorie di Subiaco e sua badia, Genova 1856, pp. 214-17; C. Mirzio, Cronaca subla-cense, Roma 1885, pp. 480-87. 84 Lettera n. 53. 85 Sul concilio di Siena v. N. Valois, Le pape et le concile (1418-1450), Parigi 1909, pp. 1-93; W. Brandmüller, Das Konzil von Pavia-Siena, 1423-1424, Munster 1968. — 36 — sizione papale determinava nel mondo cristiano ricorrono con frequenza nelle lettere del Capra 8fi, di Antonio da Ponte 87 e di Gerardo de Fornati da Parma, procuratore della curia arcivescovile genovese a Roma88. I temi del concilio, della riforma, dell’atteggiamento dei sovrani europei nei confronti di Martino V diventano così un motivo dominante nella corrispondenza romana, soprattutto in quella dei procuratori del de Marini: Luca de Oliva, Ambrogio de Serra, lo stesso fratello di Pileo, Samuele. L’arci- 86 Lettere nn. 79, 82, 83. 87 Lettere nn. 41, 74. 88 Lettera n. 94. Gerardo de Fornari da Parma era stato eletto precettore del-1 ospedale di San Lazzaro di Genova dai ricoverati e confermato dall’arcivescovo, che he aveva amosso il frate Antonio da Promontorio, verso il 1413 (A.S.V., Suppl. 120, c. 62 v.\ A.S.G., cartulare 110, c. 389;-.). La sua gestione non dovette essere molto corretta se, sospetto al Doge, accusato dagli ufficiali della Misericordia di cattiva amministrazione e di aver dilapidato i beni dell’ospedale e condannato a pagare una foite multa, era stato deposto nel 1417. Pileo de Marini, ratificata la deposizione, aveva confermato la nuova elezione fatta dai ricoverati nella persona di Bartolomeo da Udine, frate predicatore (A.S.V., Suppl. 127, c. 177 r.). Ebbe origine allora una lunga vertenza: mentre da una parte scendeva in campo, col peso della sua autorità, lo stesso Tommaso di Campofregoso che dichiarava il Fornari spergiuro, dall’altra Ge-ìardo, tacendo significativamente l’intervento dell’ordinario diocesano, si appellava al papa, impetrandone la conferma, sia pure sotto forma di aspettativa, in attesa di conclusione del giudizio (A.S.V., Suppl. 120, c. 62 v.). Per il momento il Doge otteneva che il frate udinese sibi acceptissimum venisse confermato. Ma, caduto il governo del •Campofregoso, il Fornari riapparve in carica, nel favore dell’arcivescovo che, anzi, se ne serviva per i propri affari romani. Gerardo, prima di ripartire da Roma nel 1424, riusciva ad ottenere una dilazione per il pagamento dell’annata (cfr. lettera ri. 94), dimostrando con ciò che negli stessi anni la causa si era risolta in suo favore; otteneva ancora di poter conservare i frutti delle sue prebende (godeva anche di numerosi benefici nella diocesi di Parma) per almeno sette anni pur risiedendo altrove per lo studio delle lettere (A.S.V., Suppl. 174, c. 35 v.\ è da notare che già nel 1413 si era allontanato da Genova p'er andare a studiare a Parma, probabilmente diritto canonico, di cui si diceva perito: A.S.G., cartulare 110, c. 369 r.) e, infine, la prepositura della chiesa dei SS. Cosma e Damiano di Genova (cfr. lettera n. 133). A questo punto si riaprivano le ostilità con l'ambiente genovese e con l’arcivescovo de Marini che per la stessa chiesa aveva altri disegni: il 24 ottobre 1424, la comunità genovese interessava il papa alla questione, chiedendo un’inchiesta amministrativa sul- 1 ospedale di San Lazzaro ed un giudizio contro Gerardo che giungesse fino alla deposizione (A.S.V., Suppl. 179, c. 176 r.). La questione si trascinò per diversi anni con fasi alterne anche perchè da quel momento le vicende del Fornari appaiono confuse con quelle di Battistino da Rapallo, al quale Gerardo si univa nell’opposizione all’arcivescovo. — 37 — vescovo di Genova era tenuto al corrente delle principali vicende tornane, scorrono così sotto i nostri occhi informazioni più o meno dettag sulla missione inglese del 1425 89, su quelle di Sigismondo e del re di Polonia, sull’attesa delle ambascerie aragonesi e castigliane , su a so lenne condanna di Alfonso V 91, sui tentativi di unione con la Chiesa gieca sulle trattative di pace tra Milano, Venezia e Firenze iniziate nel 1426 Su tutte queste informazioni, spesso scheletriche, le cui fonti vanno cercate nell’ambiente curiale, emerge la figura di Martino V e dei princi pali personaggi della sua corte. Il nostro carteggio sembra confermare i ritratto tradizionale del pontefice94: la costante preoccupazione di non ria prire le vecchie ferite della Chiesa, la disposizione alla diplomazia segreta e l’orrore per le udienze pubbliche95, nel timore che i concistori e il concilio stesso imponessero scelte chiare ed univoche, incrinando magari la formale unità così difficilmente riconquistata, lo rendevano un personaggio sfuggente, elusivo, accomodante a parole, ma nei fatti tenace nel suo pio-gramma di restaurazione e di accentramento, confortato dal conservato-torismo di una curia desiderosa di riconquistare poteri e prerogative consolidati da secoli. Su quest’ultima si affissava in particolare l’attenzione degli osservatori genovesi, pronti a sfruttare tutte quelle sfumature che meglio potessero giovare alla causa del loro pastore. Senza addentrarci in particolari che non troverebbero posto in questa edizione, osserviamo come i procuratori del de Marini non manchino di insistere frequentemente sulle folgoranti carriere di Pietro Donato, Antonio Corer, Matteo del Carretto, Pietro Emigli e siano attenti ad informare il loro arcivescovo suU’avvicendamento dei cardinali legati9', sul decesso di alti prelati come Giacomo de Camplo, 89 Lettere nn. 132, 134. 90 Lettera n. 134. 91 Lettera n. 166. 92 Lettera n. 145. 93 Lettera n. 134. 94 Cfr. F. Delaruelle - P. Ourliac - E. R. Labande, L’Eglise au temps du Grand Schisme et la crise conciliaire (1378-1449), Histoire de l’Eglise, XIV, 1, Tournai 1962, pp. 225-26. 95 Cfr. lettera n. 132 a proposito della missione inglese. 96 Lettere nn. 132, 134. 97 Lettere nn. 134, 145, 154. — 38 — Marco Landò, Giovanni de Brogny 98. A ben guardare, tutte le lettere da Roma finiscono per obbedire ad un solo disegno: convincere l’arcivescovo di Genova a venire a Roma, dove l’appoggio di amici influenti avrebbe potuto sanare il confìlitto col papa ed influire sulla sua futura carriera". Le sue aderenze romane non erano da poco: se poteva avere contro gli uomini della Camera Apostolica come Lodovico Aleman 100 o Benedetto Guida-lotti 1 e qualche cardinale come Lucio de Conti m, che, d’altronde, poco s interessava della curia (se è vero che la sua unica occupazione era la caccia, al punto da tenere in maggiore considerazione uno scudiero di un prelato " ), o come Branda Castiglioni, oscillante nelle sue valutazioni a seconda degli umori del momento l04, Pileo de Marini poteva contare efficacemente sugli intimi di Martino V come Bartolomeo Aragli da Montepulciano "b, Angeloto de Fuschis i06, Oddone de Varris l07, Matteo del Carretto 8, su Enrico Scarampi, vescovo di Feltre l09, sul domenicano Leonardo 98 Lettere nn. 132, 148. 99 Cfr. lettere nn. 132, 134, 136, 143, 145. 100 Lettere nn. 66, 80, 81. 101 Lettera n. 104. 102 Lettere nn. 71, 78. 103 Cfr. lettere nn. 88, 94. 104 Cfr. lettere nn. 116, 121, 132, 145. 105 Cfr. lettere nn. 84, 132-33, 145, 156, 158. 106 Cfr. lettere nn. 85, 88, 132-33, 136, 145, 165. 07 Lettera n. 68. Su Oddone de Varris da Genazzano, cubiculario di Martino V, tesoriere dal 24 agosto 1426, v. P. M. Baumgarten, Otto Podi de Varris de Ge uazzano, pâpstlicher Schatzmeister, und sein Notar Laurentius Dominici de Rotellis, in II istori sckcs Jarbùch, XXXI, 1910, pp. 771-86; W. von Hoffmann cit., II, p. 186; P. D. Perini, Genazzano e suo territorio, Roma 1924, pp. 68-69; cfr. anche lettere nn. 85, 88, 94, 132-33, 136, 143, 145, 154-56, 158, 160, 166. 108 Cfr. lettere nn. 53, 66, 94, 143, 155-56. 109 Lettera n. 51. Enrico Scarampi, vescovo di Acqui dal 1396, di Feltre e Belluno dal 1402, fu in contatto col de Marini durante il governo genovese del marchese di Monferrato, per il quale avviò le trattative di pace con Genova nell’aprile 1413 (L. Lr-.VATi, I Dogi perpetui, Genova 1928, p. 197). Esponente di primo piano al concilio di Costanza, sia come consigliere di Sigismondo prima, sia come presidente della nazione italiana, in opposizione allo stesso imperatore nella questione dell’elezione del papa, fu successivamente tesoriere della Chiesa (1417-21), rettore della Campagna e della Marittima, di Benevento, del Patrimonio di San Pietro in Tuscia 0 420-22). Nel settembre del 1422 lasciava Roma e, probabilmente, tutte le cariche — 39 - Dati110, sui cardinali Alfonso Carrillo ul, Guglielmo Fillastre “2, Pierre de Foix u3, Francesco Landò 114 e Giordano Orsini115, che in varie circostanze gli avevano dimostrato simpatia e deferenza. Non è questa la sede per valutare i motivi politici e religiosi dell insuccesso riportato dall’arcivescovo genovese; sembra necessario, tuttavia, al fine di meglio illustrarne il carteggio, soffermarci su un aspetto significativo di questa vicenda, sulla mancanza di denaro. In una città come Roma, dove la lentezza delle procedure era proverbiale, dove gli intrighi dei curiali e la venalità dei funzionari della Camera Apostolica e dei segretari papali1,6 consentivano le più ampie deroghe a chi fornisse « denaro e non parole »I17, dove chi portava denaro poteva Urbis frangere portas , poco potevano i procuratori genovesi, limitati nelle risorse, bisognosi di aiuti e di prestiti degli amici, rimandati da un ufficio all altio, sfiduciati dalle lunghe attese nelle anticamere dei potenti. Gli stessi appoggi influenti erano costretti a fermarsi di fronte all’ostilità dei funzionari di curia se bastava un maestro delle suppliche a bloccare il corso di una petizione già segnata dal papa, anche se presentatagli dal fratello, principe di Salerno , se, nonostante le eccezioni legali, un semplice provvedimento della Camera Apostolica era in grado di sottrarre al giudice nominato pubblicamente in concistoro, anche se cardinale, una causa di natura finanziaria . E ancora una volta il quadro che emerge è quello tradizionale della Roma quattrocentesca, contro la quale si erano levate le proteste ed i progetti riformatori degli uomini di Costanza, pensierosi della missione spirituale della Chiesa piuttosto che delle sorti dello stato pontificio. di curia. Morì nel 1440: A. Mercati, Prelati e curiali di casa Scarampi, in Rivista di storia, arte e archeologia della provincia di Alessandria, XLV, 1936, pp. 356-62. 110 Lettera n. 64. 111 Cfr. lettera n. 136. 112 Cfr. lettere nn. 84, 86, 88, 94. 113 Lettera n. 118. 114 Lettera n. 55. t 115 Lettera n. 59. 116 Cfr. lettere nn. 88, 132, 155. 117 Cfr. lettera n. 88. , 118 Cfr. lettera n. 132. 1,9 Cfr. lettere nn. 84, 85, 88, 94. 120 Cfr. lettere nn. 148-49, 154. - 40 - Ili Abbiamo già detto in precedenza della disposizione verso gli studi classici manifestata in varie occasioni da Pileo de Marini. Vediamo ora quale contributo arrechi il suo carteggio alla storia culturale del suo tempo. I contatti epistolari col Bruni e col Decembrio erano già noti attraverso le loro lettere che vengono ripubblicate in questa sede1. È da sottolineare, tuttavia, a proposito del Decembrio, che la lettera del fratello Modesto, oltre ad aggiungere un nuovo particolare (essere stato egli podestà di Bassignana nel 1424) alla sua scarna biografia, consente di puntualizzare meglio la data di morte del fratello Paolo Valerio, che dovrebbe essere posta qualche giorno prima del 26 agosto 1424 2. Anche di Gasparino Barzizza erano già note due lettere, una delle quali mutila, l’altra di dubbia destinazione3. La scoperta di due originali, uno dei quali inedito, apre un nuovo spiraglio sulla vita dell’umanista bergamasco, che risulta già presente a Milano il 31 agosto 14214, reduce da Padova donde si era allontanato alla fine dell’anno accademico 1420-21. Non sembra che il soggiorno milanese di Gasparino abbia realizzato tutte le sue aspirazioni, se pochi anni dopo, il 12 novembre 1425, egli manifestava il disegno, concordato precedentemente col de Marini durante un colloquio milanese, di recarsi ad insegnare a Genova 5. Le due lettere autografe ed inedite di Ambrogio Traversari, confermando l’esistenza di rapporti tra l’arcivescovo di Genova ed il monaco camaldolese 6, gettano nuova luce su entrambi. La prima di esse è del 27 1 Lettere nn. 87, 103. 2 Lettera n. 105. 3 Lettere nn. 29, 171. 4 Lettera n. 29. 5 Lettera n. 131. 6 L. Mehus, Vita Ambrosii Traversarii, Firenze 1759, p. 392; F. Gabotto cit., p. 13. — 41 — febbraio 1424, la seconda del 19 novembre dello stesso anno. Il de Marini, che già si era rivolto al Bruni7, aveva pregato il Traversari di fornirlo di libri s; gli premevano in particolare le sue recenti traduzioni di San Giovanni Crisostomo, dei sermoni e delle vite dei Padri, già ultimate dall’autore, ma ancora in corso di trascrizione. In questa circostanza il de Marini aveva però ripreso un vecchio discorso iniziato durante la sua permanenza a Firenze l’anno precedente e riguardante le traduzioni di Plutarco e di Diogene Laerzio. Si tratta, se non andiamo errati, dei primi accenni all’opera alla quale il Traversari si accingeva malvolentieri, riluttante ad affrontare testi profani, preoccupato per la difficoltà dell’impresa 9. Il disegno, tuttavia, venne via via realizzandosi nel corso dello stesso anno, tra discussioni, ri-pensamenti ed esortazioni degli amicil0, fino al mese di novembre quando Ambrogio, di nuovo sollecitato dall amico genovese che gli aveva inviato un codice di Lattanzio da correggere, mentre si scusava per non aver ancora adempiuto all’impegno d’inviargli i lavori promessi, bisognosi, a suo giudizio, di un ulteriore perfezionamento, lo informava di aver iniziato pochi giorni prima, quindi verso la metà di novembre, la discussa traduzione ". Le lettere del Curio 12 e di Lodovico Guasco 13 non apportano sostanziali novità se non qualche dubbia puntualizzazione alla loro biografia; quella dell 'Imperiale 14 potrà meglio chiarire la formazione culturale del 7 Cfr. lettera n. 87. 5 A. Traversari, Latine epistulae, a cura di Pietro Canneto, Firenze 1759, Vili, 12. 9 Cfr. lettera n. 90. 10 A. Traversari, Latinae epistulae cit., VI, 23; Vili, 8, 9. 11 Cfr. lettera n. 109. 12 Lettera n. 122. Sul mittente, v. anche C. Braggio, Giacomo Bracelli e l’Uma-nesimo dei Liguri, in A sii, XXIII, 1890, p. 86 e sgg.; F. Gabotto, cit., pp. 44-45 e passim-, U. Martini, Sul luogo di nascita dell’umanista Jacopo Curio, in Rivista In-gauna e Intemelia, n.s., VIII, 1953, pp. 58-59. 13 Lettera n. 125. Sul mittente v. F. Gabotto, Lo stato sabaudo da Amedeo Vili ad Emanuele Filiberto, Torino 1892-95, III, p. 326; G. Vinay, L’Umanesimo subalpino nel sec. XV, Torino 1935, p. 29. 14 Lettera n. 173. Sul mittente v. F. Federici, Genealogie delle famiglie di Ge nova, ms. del sec. XVII in Biblioteca Franzoniana di Genova, Urb. 126-29, lì, c. 260 r.; F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., pp. 15-17, 289-90, 311-18. - 42 - mittente. 1 utte e tre confermano comunque la vastità delle relazioni che l’arcivescovo di Genova intratteneva con gli ambienti intellettuali italiani. Di maggiore rilievo è la lettera inviata al de Marini dal frate agostiniano Andrea Biglia il 25 marzo 1425 da Bologna13. Meritano anzitutto attenzione i saluti dell’Aurispa a Pileo che potrebbero, è vero, rappresentare solo un gesto isolato di cortesia verso un uomo noto tra i letterati del tempo, ma che potrebbero anche ricondurci al periodo ligure dell’umanista siciliano 16 e a possibili incontri con i circoli letterari che facevano capo all’arcivescovo di Genova ,7. L’accenno ai rapporti che il Biglia manteneva con l’Aurispa per lo studio del greco ridimensiona quella buona conoscenza della lingua greca che il Sabbadini attribuiva al Biglia già dal 1423 1S. Non è questa l’unica osservazione del Sabbadini bisognosa di rettifica o di attenuazione: la sottoscrizione di questa lettera contraddice l’affermazione che il Biglia fosse solito firmare le sue lettere col nome preceduto dall’iniziale puntata del cognome n. Infine, non possiamo più ritenere sicura la partenza del Biglia da Firenze, dove aveva insegnato filosofia e retorica dal 1418 al 23 30, già nell’aprile - maggio 1423 21 se nel mese di giugno vi incontrava il de Marini durante la missione di pace, di cui il frate si mostra perfettamente informato 22. Altro personaggio di grande levatura culturale è Bartolomeo Capra, di cui ci siamo già occupati in sede politica. Le sue lettere c’informano che il de Marini gli aveva mandato da Genova gli Opuscoli di Pier Candido De- 15 Lettera n. 119. 16 Carteggio di Giovanni Aurispa, a cura di R. Sabbadini, FISI, Roma 1931, p. XIII. 17 F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., p. 11. 18 R. Sabbadini, Andrea Biglia milanese, frate agostiniano del secolo XV, in Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere, sez. II, 39, 1906, pp. 1001-1002. 19 Ib., p. 1093. 20 Ib., pp. 1100-1101. 21 Ib., p. 1092. L’ipotesi del Sabbadini è collegata alla predicazione bolognese di San Bernardino che l’agostiniano doveva aver ascoltato di persona. Ma 1 accenno del Biglia è riferibile alla predicazione del 1424: B. De Gaiffier, Le mémoire d André Biglia sur la prédication de S. Bernardin de Sienne, in Analecta Bollandiana, LUI, 1935, p. 317. 22 Cfr. lettera n. 119. — 43 — cembrio23 e 1 'Epitoma di Floro che l’arcivescovo di Milano aveva particolarmente gradito ed ammirato24. A suo volta il collega genovese, informato della scoperta fatta dal Capra di un manoscritto integro di Quintiliano, ne sollecitava insistentemente il prestito25. La prima notizia di questo nuovo codice, di cui il Capra lodava la perfezione e la vetustà, credendo che si trattasse in un esemplare unico in Italia26, veniva affidata, il 15 luglio 1423, ad una lettera diretta a Leonardo Bruni27. Appare dubbio, tuttavia, che a tale data l’arcivescovo di Milano fosse già venuto in possesso del prezioso esemplare, se è esatta l’attribuzione, da noi proposta, al 26 agosto 1423 di un poscritto conservato nel carteggio del de Marini28. Solo nel dicembre seguente il Capra informava il suo corrispondente genovese dello stato di avanzamento della trascrizione, promettendo il sollecito invio del testo (exemplar aut exemplum) non appena fosse stato concluso il lavoro29. E probabile che egli abbia mantenuto la promessa, stante la presenza di un manoscritto dell 'Institutio oratoria nella biblioteca arcivescovile genovese del tempo 30. Le tre lettere di Bartolomeo Guasco31, infine, sono molto importanti per la ricostruzione della vita di un personaggio che, nonostante la considerazione di cui ha goduto presso gli studiosi dell’Umanesimo, resta ancora per vari aspetti oscuro, con larghe zone d’ombra. Il primo problema che ha impegnato gli studi riguarda la sua origine: se qualcuno ha potuto attribuirgli, sulla base di una lettera dell’Aurispa del 1431 32, un’origine siciliana, mercantile e plebea33, altri, più giusta- 23 Cfr. lettera n. 83. 24 Cfr. lettere nn. 75, 82. 25 Lettere nn. 79, 82, 83. 26 Lettera n. 83. 27 Cfr. Carte Strozziane, Firenze 1884, I, pp. 564-65; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, Firenze 1905, pp. 101, 104. 28 Lettera n. 79. 29 Lettera n. 83. 30 Cfr. G. Pistarino cit., p. 76; D. Puncuh, La biblioteca cit., p. 174; V. Polonio cit., p. 357. 31 Lettere nn. 106-07, 113. 32 R. Sabbadini, Biografia documentata di Giovanni Aurispa, Noto 1891, f>. 56; Il carteggio cit., p. 74. 33 R. Cessi, La vita politica di Bartolomeo Guasco, in Atti e Memorie dell'Ac-cademia di scienze, lettere ed arti in Padova, XXXII, 1916, pp. 302-03. - 44 - mente, lo hanno definito chi alessandrino34, chi genovese35; quest’ultima ipotesi trova riscontro in una lettera di Poggio36 ed in queste lettere; Il problema può essere risolto ora in maniera definitiva. Bartolomeo Guasco era figlio di Guglielmo, doctor gramatice, e di Marieta, figlia di Nicolino, scriba di Gavi, sorella di Cristoforo, anch’egli scriba dello stesso paese 37. Non sappiamo se egli fosse davvero il primogenito, unico sostegno della madre vedova e dei fratelli minori38 che sarebbero, secondo le nostre indagini, Lodovico, Nicola e Carlo39. Lodovico, maestro di grammatica, forse dal 1406-07, sicuramente dal 1408 40, è menzionato come alessandrino nel 1402 41. Il discorso sull’origine di Bartolomeo può quindi essere semplificato in questi termini: il Guasco, di sicura origine alessandrina, divenne in seguito genovese per adozione, quando, dopo aver esercitato la mercatura in Sicilia nei primi anni del secolo XV, illustratosi per le sue qualità intellettuali, divenne segretario del card. Fieschi, col quale fu a Bologna quando il cardinale vi era in qualità di legato (1412-13)ed a Costanza, dove, oltre a ricoprire la carica di notaio del concilio43, ebbe a trattare, nel 1417, come segretario del Fieschi, con l’ambasciata aragonese44. Passato successivamente al servizio del doge Tommaso di Campofregoso che seguì a Sar- 34 C. A. Valle, Storia di Alessandria, Torino 1853, IV, p. 385. 35 R. Sabbadini, Bartolomeo Guasco, in Giornale storico della letteratura ito-liana, XVIII, 1891, pp. 216, 223; F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., p. 47. 36 Poggio Bracciolini, Epistolae, a cura di T. Tonelli, Firenze 1832-36, II. p. 206. 37 A.S.G., Notaio Lombardo di S. Stefano, I, nn. 51, 120. 38 R. Cessi cit., p. 303. Il padre Guglielmo risulta già morto nel 1402: A.S.G., Notaio Cristoforo Revellino, 19, c. 150 v. 39 A.S.G., Notaio Lombardo di S. Stefano, I, nn. 51, 119. 40 L’incertezza cronologica è dovuta a un buco nella carta in corrispondenza dell’anno: A.S.G., Notaio Lombardo di S. Stefano, I, nn. 41, 73. 41 A.S.G., Notaio Cristoforo Revellino, 19, c. 150 v. 42 A. Mercati, Dall’Archivio cit., p. 6; sulla legazione bolognese del card. Fieschi v. L. Frati, La legazione del cardinale Lodovico Fieschi a Bologna, in Archivio Storico Italiano, s. V, XLI, 1908, pp. 144-51. 43 F. Stuhr, Die organisation und Geschaftsordnung des Pisaiier und konstan-zer Konzil, Berlino 1891, pp. 43, 45. 44 H. von der Hardt cit., IV, p. 1144; H. Finke cit., IV, p. 108. — 45 — zana nel 1421, ne fu incaricato di preparare la congiura forlinese che lo portò in carcere tra il 1422 e il ’23 45. Da questo momento i suoi spostamenti diventano confusi e divergenti le opinioni degli studiosi. Alcuni, sulla base di un’altra lettera dell’Au-rispa, del 1° dicembre 1424, che accenna alla volontà di Bartolomeo di recarsi a Bologna 4Ó, ritengono che egli, pur senza abbandonare il servizio dei Campofregoso, abbia passato frequenti periodi a Bologna nel periodo 1426-27 47; altri gli attribuiscono un soggiorno a Ferrara, presso gli Estensi, nel 1425-27 48; altri ancora sostengono perentoriamente che egli non si sarebbe mai mosso dal servizio del signore di Sarzana e spostano la lettera dell’Aurispa al 1427, quando il Guasco andò a Ferrara, per conto del Campofregoso, per intervenire alle trattative di pace49. Seguiamo ora le indicazioni offerte dalle tre lettere. Dal loro tono generale ci appare un uomo in difficoltà, troppo sospetto a Genova per potervi entrare senza una valida garanzia, abbandonato da tutti (fratelli compresi), desideroso di nuove esperienze e di nuovi ambienti. Raffreddatisi, forse, i rapporti con Tommaso di Campofregoso, o in segreto accordo con lo stesso, Bartolomeo, nel tentativo di riacquistare la fiducia dei Genovesi, tentava, sia pure in maniera ambigua, di prendere le distanze dalla politica antiviscontea del suo signore: l’ipotesi potrebbe essere confermata dall’accenno alla non ben definita missione siciliana che egli, insieme al fratello Nicola, sfruttando le amicizie che si era procurato all’epoca della sua attività commerciale e le conoscenze degli ambienti aragonesi del periodo di Costanza, avrebbe condotto 3°. Fallito il tentativo, il Guasco, incerto se recarsi a Roma, magari ad appoggiare i disegni cardinalizi dell’arcivescovo di Genova, o a Bologna, donde attendeva la risposta dell’Aurispa51, finiva per ritornare al 45 R. Cessi cit., p. 305; R. Sabbadini, Epistolario di Guarino Veronese, III, in Miscellanea di Storia Veneta, s. Ili, XIV, Venezia 1919, pp. 229-30. 46 R. Sabbadini, Biografia cit., p. 35; Il carteggio cit., p. 21. 47 R. Sabbadini, Bartolomeo Guasco cit., p. 217; Id., Vita di Guarino Veronese, in Giornale Ligustico, XVIII, 1891, pp. 201-02; Id,, Epistolario di Guarino cit., Ili, p. 230. 48 R. Valentini, Sul Panormita. Notizie biografiche filologiche, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, s. V, XVI, 1907, p. 467. 49 R. Cessi cit., p. 310. 50 Lettera n. 107. 51 Al 20 gennaio 1425 (cfr. lettera n. 113) egli aspettava ancora la risposta del-l’Aurispa. - 46 - suo primitivo ambiente sarzanese a riprendervi l’insegnamento e la cura delia biblioteca 52, ma anche i segreti maneggi che non doveva mai aver abbandonato come proverebbero le avare informazioni trapelate dagli archivi fiorentini "3 e la sua successiva presenza alla pace di Ferrara54. Quanto alle altre informazioni che il Guasco fornisce, potremmo limitarci a segnalare gli accenni ad un viaggio del de Marini a Carpentras, di cui niente sappiamo, e alle traversie occorse a Jean de Poitiers, vescovo di Valence, durante la ribellione genovese del 1409 55, se l’informazione relativa alla creazione di nuovi cardinali attorno al 1425 e, soprattutto, alle ipotesi sui nomi dei candidati alla porpora che si facevano a Roma 56, non ci inducesse a riconsiderare un problema ancora oggi non ben definito. Guasco parla di Paolo Capranica come di un possibile cardinale; posto che il suo informatore abbia confuso Paolo col fratello Domenico, si potrebbe riaprire il problema della promozione di quest’ultimo. Se, infatti, sulla base della vecchia biografia del card. Domenico Capranica 57, il Pastor e l’Eubel58 furono indotti a fissarne la nomina segreta al 23 luglio 1423, lo stesso Eubel, servendosi di un nuovo documento dell’epoca di Eugenio IV, ha ritenuto successivamente di doverla posticipare al concistoro del 24 maggio 52 Nel novembre del 1425 il Guasco è ricordato come bibliotecario dal famoso inventario dei libri dei Campofregoso: L. Delisle, Le cabinet des manuscrits de la Bibliothèque Nationale, Parigi 1874, II, p. 346; C. Braggio cit., p. 281. 53 A.S.F., Consulte e pratiche, n. 47, c. 26 v. Cfr. anche Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze dal 1399 al 1433, a cura di C. Guasti, Firenze 1867-73, II, pp. 277, 279, 303. 54 Sulla successiva carriera del Guasco, che non ci interessa in questa sede, cfr., oltre alle opere già citate, F. Gabotto, Il soggiorno di Bartolomeo Guasco a Pinerolo, Pinerolo 1894; Id., Lo stato sabaudo cit., Ili, pp. 222-23; R. Cessi, La corrispondenza tra il Panormi ta ed il Guasco, in Archivio storico per la Sicilia Orientale, XIII, 1916, pp. 235-52. 55 Lettera n. 108. 56 Lettera n. 113. 57 M. Catalano, De vita et scriptis Dominici Capranicae Cardinalis antistitis Firmani, Fermo 1793, p. 263 e sgg. Sull’attività del Capranica al servizio della Camera Apostolica v. anche F. Batx, Recherches sur les clercs de la Chambre Apostolique sous le Pontificat de Martin V (1417-1431), in Bulletin de l’institut historique belge de Rome, II, 1922, p. 155. 58 L. von Pastor, Storia dei Papi, traduz. italiana a cura di A. Mercati, I, Roma 1958, p. 269; C. Eltbel cit., I, p. 133. — 47 — 1426 59, mentre altri, mettendo fondatamente in dubbio la validità della testimonianza riferita dall’Eubel e respingendo, nel contempo, per mancanza di una documentazione sicura, l’indicazione del 1423, hanno ritenuto che la nomina debba essere collocata in un’epoca imprecisata, prima comunque del 1426; solo così si spiegherebbe il passo di un documento del 1426 che riferisce, a proposito dei cardinali creati e non pubblicati, che Domenico Ram e lo stesso Capranica alias... creati fuerunt, sed ex bonis causis tunc et nunc eos una cum aliis duobus noluimus publicare, dove 1 avverbio alias, interpretato dall’Eubel come « in tutto il resto », fu riportato dal Morpurgo al suo significato letterale60. Nessuno però si è chiesto, posto che abbia ragione l’Eubel, che senso potesse avere distinguere il Ram e il Capranica dagli altri due nominati in segreto il 24 maggio 1426 (il Cesarini e il Colonna) e, soprattutto, nessuno ha tentato di spiegare diversamente dal significato più logico la distinzione temporale offerta dal tutte et nunc che precisano due tempi diversi. È possibile allora, ci chiediamo, sulla scorta di questa informazione offerta dal Guasco, che la notizia del suo informatore non sia poi tanto assurda e che possa riferirsi ad un ignoto concistoro segreto tenuto nel 1425? n w C,' ,EuBJL’ Z"r Cardinalsernennung des Dominicus Capranica, in Rómische Quartalschnft, XVII, 1903, p. 273 e sgg, I„., Hierarcbia cit., II, p. 7, n. 2. “ M. Morpurgo-Castelnuovo, 11 cardinale Domenico Capranica, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, LII, 1929, p. 25 e sgg — 48 — CARTEGGIO La punteggiatura e l’uso delle maiuscole sono regolati secondo 1 uso moderno. Siamo ricorsi alle parentesi uncinate per lo scioglimento di abbreviazioni per sigla, e per integrazioni dovute ad omissioni o a lacune delle quali abbiamo segnalato tn nota il motivo. Nessuna spiegazione è stata data per le formule di indirizzo, perchè in quest’ultimo caso i guasti del testo sono dovuti alla rottura dei sigilli- Un trattino verticale indica il cambiamento di facciata nelle lettere composte di più carte. Abbreviazioni usate: A.C.S.L. = Archivio Capitolare di San Lorenzo di Genova. A.S.F. = Archivio di Stato di Firenze. A.S.G. = Archivio di Stato di Genova. A.S.V. = Archivio Segreto Vaticano. 1 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 27 maggio 1402 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 25, c. 75 r. Notizia in R. Piat-toli, Lettere cit., p. 30. Chiede a Pileo d’interporre i suoi buoni uffici affinchè il fiorentina Spinello de Castellani possa recuperare un suo credito nei confronti di Melchion da Multedo, prevosto di San Giorgio di Genova '. 2 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 14 settembre 1402 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 25, c. 82 r. Domino Pileo Marino, archiepiscopo Ianuensi. Duo simul immortalia gaudia gratiarumque leticiam cunctis reve-rentie cultibus, honorande singularissimeque nobis pater in Christo Iesu, dignationis vestre littere nostris mentibus attulerunt. Nama cum ille nobis singularem Dei b gratiam et salutem Italie nuntiarint, simul et inenarrabilem leticiam attulerunt. Vidimus enim, et clare rem ante dubium c 1 La questione è ancora aperta nel 1409 se, il 31 luglio, Angelo Baglioni da Perugia, cappellano del papa, intima a Melchion di pagare a Spinello, pena la scomunica, 476 fiorini, oltre a 40 fiorini di spese; il prevosto presenta appello e nomina suoi procuratori Roberto di Fronzola, Arpino de Colli e prete Giorgio Calvo, cappellano della sua chiesa: A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte I, n. 163. Il Baglioni ritorna sullo stesso argomento in data 15 dicembre 1409: ib., n. 193. — 51 — iam nobis cie d locis aliis intimatam \ Deum sua misericordia nos et ex alto e fluctuantemque periculis Italiam respexisse, ut non minorem, occiso dracone Ligustico, facere possimus et debeamus alacritatem m terris quam s, Michaele pugnante vincentequeh serpentem, factam fuisse credamus in celis. Sit ergo nomen Domini benedictum, quia visitavit et fecit redemptionem plebis sue et erexit cornu salutis in nobis sicut erat ab eterno ' in benignitate sue clementie constitutum. Sint vobis et eterne gratie, qui dignatus estis nos caritate1 summa et dilectione sincera tante iocunditatis munerem tam affectuose tamque celeriter hylarare; quique quali sitis affectione dispositus erga nostram rempublicam ac statum exalta-tionemque Guelforum tam facto quam verbis amplissimis ostendistis Sint vobis eterne quidem gratie sicut meritis pro talibus: apud nos, indelebi i memoria, semper honos nomenque tuum laudesque manebunt. Datum o-rentie, die xmi septembris, x indictione, mcccc secundo. - Segue depennato ille b Dei: in sopralinea c ante dubium: nel margine esterno d segue depennato rebus e segue depennato titubantemque SmZ: in wralmJ « depennato fuerit - segue depennate. sene * segue depennato in sue clementie 1 segue depennato et amore in sopralinea su munus depennato. 3 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, (18 ottobre 1402) A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 25, c. 84*. Notizia e datazione in R. Piattoli, Lettere cit., p. 27. Prega Pileo d’interporre i suoi buoni uffici nella causa che oppone il genovese Percivalle Vivaldi al fiorentino Nicolo Barbadori . 1 La morte di Gian Galeazzo Visconti (3 settembre 1409) era stata annunciata ai Fiorentini anche da Francesco Novello da Carrara, signore di Padova. A.S. Missive della I Cancelleria, n. 25, c. 81 r. La prima notizia della morte del Duca i Milano sarebbe stata comunicata da Paolo Guinigi, Signore di Lucca, cui segu Ardingo di Guciozzo, da Genova: G. Morelli cit., p. 400. i Sulla vertenza, per la quale la Signoria fiorentina scrive anche al Governo genovese e al maresciallo Boucicaut (A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 25, cc. 82 v., 84 r.- n. 26, cc. 1 v., Ir.),., v. R. Piattoli, Lettere cit., pp. 24-28. — 52 — 4 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 18 novembre 1402 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 25, c. 87 r. Notizia in R. Piattoli, Lettere cit., p. 28. Ringrazia Pileo per l’interessamento dimostrato alla causa Vivaldi-Barbadori, nella quale il primo non ha ottenuto il diritto di rappresaglia. 5 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 20 marzo 1403 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 26, c. 1 r. Ringrazia Pileo per l’appoggio offerto ad Angelo de’ Pandolfini, mandato a Genova a trattare col Boucicaut la questione del porto di Motrone resa difficile da Paolo Guinigi 6 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 5 luglio 1403 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 26, c. 12 r. Si rallegra che la vertenza Vivaldi-Barbadori sia stata commessa al giudizio di Pileo, al quale la raccomanda caldamente1. 1 Sull’argomento v. R. Piattoli, Il problema portuale di Firenze dall’ultima lotta con Gian Galeazzo Visconti alle prime trattative per l’acquisto di Pisa (1402-1405), in Rivista storica degli archivi toscani, II, 1930, pp. 170-172. Lo stesso ringraziamento viene indirizzato a Battista Lomellini e Luca Fieschi. Si vedano anche le lettere, dello stesso giorno, al Boucicaut e al Consiglio degli Anziani: A.SF., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 26, c. Ir. e v. 1 II governo genovese, infatti, preso atto che della questione si era interessato l’arcivescovo, invitava, il 26 giugno 1403, le parti a rimettersi alle sue decisioni: A.S.G., Archivio Segreto, Diversorum, n. 501, c. 4 v. — 53 — 7 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 13 luglio 1403 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 26, c. 12 v. Raccomanda a Pileo la causa Vivaldi-Barbadori. 8 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 17 agosto 1403 A.SF., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 26, c. 15 r. Si duole che Pileo non abbia revocato i sequestri contro i mercanti fiorentini, a causa della vertenza Vivaldi-Barbadori, nonostante il versamento della cauzione di mille fiorini. 9 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, 22 settembre 1403 A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 26, c. 17 v. Si duole che non siano ancora cessati i sequestri e le rappresaglie contro i mercanti fiorentini a causa della vertenza Vivaldi-Barbadori. 10 Pileo ad Antonio Panciera Pisa, 17 ottobre (1408) Originale manca. Copia in Biblioteca Guarneriana di S. Daniele del Friuli, ms. 220, c. 32 r.; Biblioteca Marciana di Venezia, ms. Lat. XIV, 293 (= 4262), pp. 109-116. Edizione in E. Degani cit., p. 272. Notizia e datazione in F. Bliemetz-trieder cit., pp. 263-64. Hortatur archiepiscopus Ianuensis dominum patriarcham ut neutri contendencium de papatu obediat nec persecuciones formidet. — 54 - Non est reverendissime pater dubium his qui vera et recta sapiunt dominos illos fedissimos ac reprobos senes, Angelum Sathane, qui se Gre-gorium nominat \ et Petrum de Luna qui Benedictum 2 in laqueum dyaboli ac perniciosissimam heresim decidisse omnique auctoritate et potestate privatos esse. Et qui aliter tenet aut credit, vehementer errat, vel fautor est scienter huius erroris et particeps criminis, aut veritatis rerum gestarum ignarus. Que cum michi notissime sint, qui corporali presencia multa viderim et reliqua que non vidi accuratissima diligencia investigaverim, hec libera voce profiteor, hec coram Deo et hominibus testor ipsos miseros velut miserandos homines scienter, maliciose, impie, crudeliter sua seu verius dyabolica ambicione creatos ambos vel alterum potuisse et noluisse dare unitatem Ecclesie pacemque populo Christiano, neque dare velle etiam de presenti cum possint ambo vel alter set pocius mutuis tractatibus et convencionibus hoc lacrimabile et infandum schisma fovere, ymmo omni sollicitudine impedimenta quecumque ne tollatur ingerere. O abhominan-dum scelus! O nephas horrendum! O inexpiabile facinus et intolerandam nequitiam propter que iuste debeat in eos populus Christianus insurgere! O demenciam inexcusabilem et dapnatam vecordiam si quis possit ista sufferre! Quare, digne amandi sunt, colendi et imitandi reverendissimi patres cardinales utriusque collegii, qui pravitatem utriusque reprobi senis agnoscentes, utrumque liquerunt, quibus profecto, cum sint tres et viginti numero concordes, et uniti in querendo concordiam plebis Christi et Ecclesie unitatem, magis credendum, favendum et adherendum est quam duobus perniciosis et infidelibus hominibus, sedicionem fidelium et dapna-cionem animarum tamquam gravem scissuram Ecclesie non curantibus, propter suam et suorum ambicionem impiam, utilitatemque privatam. Digne etiam excollendi sunt et sequendi tanti reges, tot principes et populi, tot prelati, quot, audita veritate per dies singulos certis litteris et nunciis, referuntur, obediencia utrique sublata, velle sequi prelibatos dominos cardinales in proposito tam sancto, tam recto, et in via tam legitima, tam canonica, reges et populos, principesque Gallie, Anglie, Yspanie, Su-baudie, Provincie, Trinacrie, Scocie, ipsumque edam regem et populos Ara-gonum indubium est ad id fore dispositos et paratos, ut partes Germanie, 1 Angelo Corer, papa Gregorio XII. 2 Benedetto XIII. — 55 — Boemie, Panonie, Polonie preteream, que cum vobis propinquiores sint, ipsi melius scire potestis. Quid alios summos religione, prudencia, scientia et omni facultate, doctrina et pericia viros referam? Quid universitates celeberrimas, quibus perspicuum et determinatum hoc est, ipsos duos extendentes ceu scismaticos et hereticos ab omnibus esse vitandos, deserendos neque quempiam, qui salutem cupiat debere vel posse alterutri obe-dire? Itaque probitas tua, venerandissime pater, digna est omni laude, quia abiectis temporalibus commodis, eterna preponis, quamvis id quod egisti temporaliter quoque proderit. Nam habes utriusque cetus cardines, habebis et omnes fideles tibi propicios, quibus innotuit adversariorum tuorum rabies et iniusticia tuaque virtus et constancia ad quam illis exhorta-cionibus opus non iudico, cum scias quod solum perseverantibus corona debetur. Nec dubitare possis divinum adesse présidium si persecuciones pateris propter veritatem et iusticiam. Quapropter omnia sunt adversa equo et forti animo toleranda et vincenda. Qui autem tibi favent et parent gloriam et meritum, qui secus agunt tristem exitum consequentur. Ego vero, qui prius amans tui eram, nunc amantissimus effectus, preceptis paternitatis tue paratus sum corde magno ut scribitur et animo volenti optans et orans tibi felicitatem perpetuam. Pisis, xvn octobris diluculo. Pileus, archiepiscopus Ianuensis. (a tergo) Reverendissimo patri et domino, domino Antonio, patriarche Aquilegensi dignissimo. 11 Antonio Panciera a Pileo (ottobre-dicembre 1408) Originale manca. Copia in Biblioteca Guarneriana di S. Daniele del Friuli, ms. 220, c. 33 r.; Biblioteca Marciana di Venezia, ms. Lat. XIV, 293 (= 4262), pp. 109-116. Edizione in E. Degani cit., p. 272. Notizia in F. Bliemetz-rieder cit., pp. 263-64. Per la datazione cfr. lettera precedente. Responsiva ad eundem dominum archiepiscopum. Si caritas tua sanctissima ac integerrime vis amicicie quibus quasi quibusdam indissolubilibus vinculis stringimur colorati et melliflui sermonis delicias poscerent, aut aliquam politam et elaboratam dicendi ra- — 56 — tionem expeterent, reverendissime pater et optime ac dulcissime amicorum, forsan altiori stilo et lauciori verborum cultu preditus ad scribendum venissem, omnem que illam deserendi gravitatem, que forensibus in operibus exiberi solet, in hac epistula summa cum diligencia consumpsissem posse-tenus. Set illum sermonem pocius inter nos instituendum semper iudicavi, qui plus sanctimonie, plus humilitatis et humanitatis haberet per omnia quam ornatus. Luculentis quidem verborum exornacionibus et elaborato dicendi genere utantur illi qui verbis suis fidem queritant aut novam familiaritatis amiciciam contrahere concupiscunt. Michi vos apud scribenti nec fides defuit nec nova est societas appetenda. Viget illa que bonis inchoata principiis et nobiscum semper crevit et est, ut opinor, cum nostris corporibus abitura. Relinquens igitur omnem orationis dignitatem omnemque leporem pariter deserens, novit scrutator rerum et cordium quam letabunde perlegerim literas quas misisti que veritate vallantur et rationibus nobilissimis ornantur et iusto exortatu scribuntur. Gloriosa quippe res veritatis est, que etsi aliquandiu tacet, tamen cum incipit florescere frondes et ramos undique suos dilatat et expandit: nimirum peccata nostra in causa sunt sepius, interdum ut antiqua delicta novo reatu pandantur, tantoque ferocius crucietur reus, quanto tardius prestatur punicio et gra vius errare presumpsit iuxta illud Valerianum: lento enim gradu ad vindictam divina procedit ira, gravitatemque supplicii tarditate compescat etc. Non igitur titubes pater mi optime, hanc infirmitatem et mortem fore, set ad cruciatum illorum, qui deglutire satagunt sanguinem crucifixi, quique eius humilitatem in superbiam vertunt, eius pacienciam in pauperum derisum, eius inextimabilem caritatem in avariciam et crudelitatem. Quid conside ras? Quid contemplaris eos spiritualitatis habere? Quid iustum. Quid pium? Quid sanctum dicam? Ypocrisim, heresim, periurium, pompas, fastus, preeminencias, superbiam, avariciam et habendi thesaurizandiqu^ insatiabile appetitum. Qui eis largitur, ille probus, ille iustus est. Qui vero non portat, privatur, deponitur et tamquam Iudeus excluditur, quia, ut concludam, apud eos est iusticia violata. Quid igitur credis. An puta hoc ulterius Christum pati? Absit. Et ideo nunc eorum peccata veneru ut alienati a sensu veritatis, cuni gladio pereant. Ista igitur hec scissu constanter teneas, licet aliqualiter Petri navicula in mari agitetur, cito illesa applicabit portum, nautis illis, qui eam procellis exposueru horribiliter suffocatis. Non enim ultra portabit Deus quod immacu a sponsam suam sic crudeliter prostituerint, sic in derisum posuerint pop — 57 — Christiano. Licet enim ut scinderetur Christi tunica in manus militum exposita fuerit pro tanto nec ledi potuit, ymmo illesa permansit nec potuit in aliquo maculari. Sic et modo quamvis reprobi illi, solo relicto nomine, nitantur unam et indissolubilem Christi sponsam, sanctam matrem Ecclesiam scindere et scismatizare, eorum pravissimis conatibus non ledunt illam, set super caput ipsorum eorum iniquitas revertetur, et pro eorum peccatis procul dubio punientur. Ista ergo sicut mea sit fides et indubia spes tua. In ista tene constanter nostros veros et Christi populique sui pugiles et Ecclesie sue sancte cardines obtinere, qui non armis set orationibus et pro veritate pugnant, quique pro veritatis verbo ab illis dapnatis contumeliam paciuntur, set iustius elegerunt, quia melius est pro veritate pati aliquale supplicium et laborem quam pro adulacione beneficium. Illis adherere, illis favere, illis obsequi omnibus intendo viribus, illis me tota devocione commicto. Elegi mihi paulisper calamo tecum loqui, quem non vidi diucius non prudenter set fideliter et ad consolacionem mei qui plus solito tuus sum et omnia mea tua, non minus quam de proprio, de tui status felicitate congaudens. Vale ut optas. 12 La Signoria fiorentina a Pileo Firenze, (21 luglio-1° agosto 1409) A.S.F., Signori. Missive della I Cancelleria, n. 25, c. 5 v. La datazione si ricava dal.a successione cronologica delle lettere dello stesso registro. Inoltre, l’accenno ad una lettera di Pileo del 20 luglio, da Pisa, indurrebbe a spostare questa missiva verso gli ultimi giorni dello stesso mese. Archiepiscopo Ianuensi. Si paternitati vestre, reverende in Christo pater, pater et benefactor noster singularissime, de significatis unitatem tangentibus Ecclesie Sancte vesti§io Perventuram, quam summopere desideramus, sicut vestre ittere, conscripte die xx instantis mensis, testantur, atque de sincero af- o lationibusque vestris, quas cum effectu huic Florentino populo t eque universitati Guelforum studio et diligentia iugiter ostendistis, quam deceat gratias rependimus, non nobis, sed magnitudini vestrorum eneiciorum id tribuendum putetis; verum illas rependimus quas us. t ut ad aliquam vestrarum litterarum particulam respondeamus, itis enim. «Hic aliud non timetur nisi disturbium regis, contra quem — 58 — in libertatem vestram viriliter defenditis et totam Dei Ecclesiam1 etc. », que quidem exhortatio taliter in cunctorum Florentinorum cordibus fixa est, quod tam pro ecclesiastica quam pro nostra dulcissima libertate malle mori decrevimus quam ipsam a quocumque, qui eam pessundare desiderat et nos in vilissimam servitutem redigere, non tueri, — iam nempe taliter per nostrum concilium provisum est, quod per illius ineffabilis numinis gratiam, qui bene coopérantes in eum numquam deserit, propter nostram iustissimam causam, hanc vestram sanctam sinodum2 nostramque libertatem ab omnium reprobantium malignitate tutam reddemus, et hoc sanctum piumque opus, quod salutem totius Christianitatis respicit, ad veram et optatam perfectionem perducetur. Offerentes nos nostramque Guelforum massam in hoc et in aliis quibuscumque rebus, que statum Ecclesie prefate concernunt, reverendeque paternitatis vestre nunquam defuturos, sed pro illo verbo et opere laborare. Datum. a Segue depennato vestrum 13 Pileo a Pierre Gerard Genova, 4 agosto (1412) Originale in Archives du Rhône, Collection W. Poidebard, Fonds du card Gerard, cartella J, n. B/1. La datazione proposta da chi si è occupato inci enta mente di questa lettera (1409: N. Valois, La France cit., IV, p. 107, n. 2 non regge ad un esame più accurato, soprattutto perchè noi sappiamo che i eo, ne l’agosto 1409, era ancora a Pisa. Riteniamo più probabile che essa vada attriulta a 1412, quando il card. Gerard era a Roma, in procinto di lasciare la curia ( ■ Die p'àpstlichc Pònitentiarie von ihrem JJrsprung bis zu seiner Umgelsta tung 1 Pileo si riferiva all’opposizione manifestata da Ladislao di Durazzo nei con fronti del Concilio di Pisa e del papa che vi era stato eletto, Alessandro \ . irenz in guerra col durazzesco, si era alleata, il 28 giugno, col pretendente angioino al trono di Napoli, Luigi II. Nel timore, tuttavia, che una forte presenza angioina in potesse implicare l’accrescimento dell’influenza francese, la Signoria fiorentina duceva nei confronti di Luigi una politica ambigua, non condivisa dai pa ri ciliari e dallo stesso Alessandro V. Non è da escludere pertanto che 1 eo, sono ben note le simpatie angioine, forte del prestigio di cui godeva in Firenze, sollecitato i Fiorentini ad osservare l’alleanza conclusa e a cessare g i ostacc ponevano all’azione di Luigi II; cfr. sull’argomento N. Valois, La France p. 116 e sgg.; M. De Bouard cit., p. 364 e sgg. 2 II Concilio di Pisa. — 59 — Pius V, Roma 1907, I, 2, p. 110 e sgg.; A. Mercati, Dall’Archivio cit., p. 23, n. 6). Escludiamo che le lettera possa essere anticipata agli anni precedenti il concilio di Pisa, quando il Gerard militava nell’obbedienza avignonese, sia perchè dubitiamo della professione di fedeltà di Pileo nei confronti di Benedetto XIII, sia perchè riteniamo che, durante il governo francese di Genova, il Gerard si sarebbe rivolto piuttosto al Boucicaut per il salvacondotto e il naviglio che all’arcivescovo. La necessità di navi, infine, farebbe escludere una datazione agli anni in cui il cardinale francese risiedeva a Bologna, presso la curia di Alessandro V e di Giovanni XXIII. Reverendissime pater. Vidi leto animo familiarem vestrum, latorem presentium, qui ad dominationem vestram regreditur, obtento salvocon-ductu in oportuna forma. Cum autem dominatio prefata iter arripuerit pro huc veniendo, dignetur prenunciare michi ut de navigio valeam providere. Sum enim ad hec et quecumque alia pro dominatione vestra libentissime paratus, supplicans ut dignemini me devote recommittere sanctissimo domino nostro pape, cuius sum et ero fidelis servus usque ad mortem. Paternitatem vestram Christus diu et felicissime conservet. Ianue, quarta augusti. Pilleus a. Vester Pilleus, archiepiscopus Ianuensis. (a tergo) Reverendissimo patri, domino meo . . cardinali Aniciensi. a Firma autografa. 14 Melchion de Manzinis a Pileo Fivizzano, 9 novembre (1418-1419) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 1. Melchion de Manzinis, canonico delle Vigne, rettore di Sant’Antonino di Casamavari nel 1410 (A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte II, n. 70), era stato cappellano e familiare di Pileo, che aveva accompagnato a Costanza. Il 28 maggio 1418, dietro richiesta dello stesso arcivescovo, aveva ottenuto dal Papa il priorato di Santa Maria di Albaro (A.S.V., Suppl. 112, c. 27 r.) che non sembra aver accettato. L’accenno al priorato in questione e, soprattutto, ad una lettera di Pileo istis marchionibus defunctis, che ci richiama alla mente la strage dei Malaspina di Verrucola del luglio 1418 (cfr. P. Litta, Le famiglie celebri d'Italia, Milano 1819, IV, tav. XIII, fam. Malaspina; G. Sforza, La strage dei marchesi Malaspina della Verrucola (1418), in Giornale Ligustico, XXII, 1897, pp. 340-347; E. Branchi, Storia della Lunigiana feudale, III, Pistoia 1898, p. 484), ci consentono di fissare il termine a quo della lettera, che, trattando delle spese sostenute dal mittente mentre era al servizio di Pileo a Costanza, dovrebbe essere stata scritta non oltre il 1419. — 60 — In risposta ad una lettera di Pileo del 6 ottobre, riferisce in merito alle spese sostenute durante il soggiorno a Costanza, al suo servizio. {a tergo) Reverendissimo in Christo patri ac domino, domino P(ileo) de Marinis, archiepiscopo Ianuensi, domino suo singularissimo. 15 Bassiano de Caxetis, podestà di Gavi, a Pileo Gavi, 11 dicembre 1419 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 2. Nel timore di aver leso i diritti della giurisdizione ecclesiastica facendo arrestare, col consenso di prete Angelino l, vicario arcivescovile, un chierico, reo di aver trattenuto un cero offerto alla chiesa, contro la decisione del podestà e del Consiglio, confermata dal predetto vicario, prega Pileo di farlo assolvere dalle censure nelle quali potrebbe essere incorso. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino meo prestantissimo, domino P(ileo), Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo Ianuensi dignissimo. 16 Mitrio Gastinelli a Pileo Firenze, 14 gennaio (1420) Originale autografo in A.C.S.L., cartella 391, n. 3. Sigillo placcato. Lindicazion dell’anno si ricava dall’accenno all’arrivo di Braccio da Montone a Firenze braio 1420: cfr. lettera n. 18). Reverende pater mihique reverendissime domine, debita recommen datione premissa. Non novis litteris resero quod factum honorem et 1 Angelino di Lorenzo era stato nominato cappellano nella cappella Pietro di Gavi il 16 ottobre 1408: A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnon, 1402-1415, parte I, n. 117. Nel 1445 era parroco di Voltaggio: D. e M. Remo Parrocchie dell’Archidiocesi di Genova, XIII, parte II, Genova 1890, p. — 61 — prosperitatem ordinis nostri concernens, diu est, fuisset expeditum, sed ex quo a vestra reverenda dicessi, audivi quod amicus, de quo alias sermo, non auderet capere comissionem super quo trinis litteris vestram paternitatem) exitavi. Responsso super hiis minime sucepto, tantum sufficiunt mihi narrata, que cum Dei auxilio suum debitum seccuentur effectum. De novis occurrentibus pauca dici possunt; esscessa est hec: dicitur quod Brachius est venturus ', ob quod de pace speratur et demum Romam iterum crucifigi quomodo et quando Deus novit. Paraclitus sua clementia vos conservet per tempora longiora. Scriptum Florentie, xiv ianuarii. Si qua valeo, exe homo. E(xcelse) reverendissime p( aternitatis ) filius, frater Mitrius, abbas Thoroneti2, propria manu. (a tergo) (Reve)rendo in Christo patri et domino, reverendissimo d(omino) P(ileo), Dei (gratia) Ianuensi archiepiscopo, meo singularissimo. 17 Il Consiglio e i quattro sapienti della comunità di Capriata a Pileo Capriata, 6 febbraio 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 4. I Chiedono l’intervento di Pileo per allontanare dall’ospedale di San Giovanni Battista di Capriata Odoardo Ganducio che si sarebbe impadronito fraudolentemente del forno dello stesso ospedale sfruttando una 1 La pace col Papa fu conclusa il 26 febbraio 1420: R. Valentini, Lo stato di Braccio e la guerra aquilana nella politica di Martino V, in Archivio della Società Romana di Storia Patria, LII, 1929, p. 225; P. Partner, The papal State under Martin V, Londra 1958, p. 62. 2 Sull abate di Le Thoronet, v. Gallia Christiana, I, Parigi 1715, col. 451. 1 Odoardo Ganducio, figlio del fu Carlo patrono della cappellania di Santa Caterina nella chiesa di Capriata (A.S.G., cartulare 110, c. 355 r), risulta aver prestato servizio nel castello di Capriata in questi anni: B. Campora, Capriata d'Orha, capitani, castellani, comandanti, connestabili, custodi, governatori, podestà, sindaci dei castelli e della torre nei secoli XIII -XVIII, Alessandria 1918, p. 8. — 62 — locazione fittizia di prete Fernando 2. Chiedono ancora di provvedere di un sacerdote la cappellania di Santa Caterina, nella chiesa di Capriata, vacante da quattro anni. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei grada archiepiscopo Ianuensi, domino singularissimo. 18 Antonio da Ponte a Pileo Firenze, 18 febbraio 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 5. Sigillo placcato. Reverende in Christo pater et domine mi singularissime, filiali re-commendatione premissa. R(everende) p(aternitati) v(estre) significo quandam bullam apostolicam nuperime ad meas pervenisse manus, cuius 2 Prete Fernando Garcia da Burgos aveva ottenuto la cappellania di Santa Caterina, nella chiesa di Capriata, da Pileo, il 17 gennaio 1411, dietro presentazione di Odoardo Ganducio, cui spettava il patronato, essendone stato amosso, per as senza, prete Giorgio de Gambolinis: A.S.G., cartulare 110, c. 355 r. Successivamente, il 25 gennaio 1413, l’arcivescovo, preso atto che la cappellania era ancora vacante e che, pertanto, gli era devoluta di diritto la collazione della stessa, la concedeva nuo vamente al Garcia, senza alcun intervento del patrono {ib., c. 381 r.). La questione, tuttavia, non era ancora chiusa se alcuni anni dopo, il 27 gennaio 1419, Odoardo Ganducio e lo stesso Garcia, dichiarato che la cappellania era vacante per la par tenza del prete Pietro da Napoli, non potendosi procedere, a causa della guerra e dei disordini che imperversavano nel loro territorio, a regolare presentazione all ar civescovo di Genova, ottenevano dal papa la stessa cappellania per il prete di Bur^os, quest’ultimo inoltre, avendo ottenuto da Pileo, il 21 giugno 1411, la cura dellospe dale di San Giovanni di Capriata (A.S.G., Paesi, mazzo I; ediz. in B. Campora, Parroci nella chiesa di San Pietro di Capriata d’Orba dal secolo XIII al presente, in Rivista di Storia, arte e archeologia per la provincia di Alessandria, XX 1916, p. 105) e, successivamente, su presentazione di Blengio Bertaroto, la cappe lania di Santa Maria nella chiesa di San Pietro di Capriata, si faceva confermare i due benefici dal papa: A.S.V., Suppl. 120, c. 155 r. e v. E’ possibile, tuttavia, che la prima supplica contenesse qualche vizio di forma se il 30 gennaio dello stesso anno Odoardo e il Garcia si rivolsero nuovamente al papa, con successo, dichiaran che la cappellania di Santa Caterina era vacante per la morte del prete Pietro Salutis che, forse, potrebbe essere quello stesso Pietro da Napoli della prima sup plica: A.S.V., Suppl. 121, c. 61 r. — 63 — copiam presentibus transmicto insertam et meo iudicio honestum ac debitum fuisset in ea poni, de consensu r(everende) p(aternitatis) v(estre), sicuti positum est de consensu capituli e(xcelse) p( aternitatis ) etc. Item noverit e(xcelsa) r(everenda) p(aternitas) v(estra), prout alias significavi, quod magnificus vir, dominus Karolus de Flisco2 unam hic impetravit apostolicam commissionem, cuius copiam etiam presentibus alligatam e(xcel-se) p(aternitati) v(estre) transmicto, et sciat ipsa p(aternitas) v(estra) quod dicta pars impetrans primo pro iudicibus et commissariis suis in ipso rescripto posuerat dominos episcopum Brugnatensem 3 et archidiaconum Ianuensem 4; quo percepto, in audiencia hic litterarum contradictarum me opposui, allegans et merito ipsos michi suspectos et confidentem e i et posui solam r(everendam) p(aternitatem) v(estram). Ipsa enim pars a principio e(xcelsam) p(aternitatem) v(estram) poni recusabat, a iqua proponendo frivola, et instabat pro solo dicto Brugnatensi; finaliter, post multa, condescendit et simul convenimus de sola r(everenda) p(atermta te) v(estra), quam certum teneo utrique parti iusticiam ministraturam et ita supplico. Si enim in mea personaliter adessem ecclesia, possem et scirem melius ipsam ecclesiam ac suam mensam et me defendere. In qua causa tria principaliter erunt discucienda: primo, asserta mutua contracta, quod non sint ficta vel simulata etc.; secundo, verum pro utilitate vel ne cessitate ipsius mei predecessoris 5 contracta, qui tanto tempore ipsi Pa cifice prefuit ecclesie quod verisimiliter non debuit indigere talia pre tensa mutua contrahere etc.; tercio, qui et quales fructus mense episco palis tempore suo fuerint sibi debiti ita quod de talibus debeat assertis satisfieri creditoribus etc. Et dignetur r(everenda) p(aternitas) v(estra) ponderare gravamina iam incumbencia michi et ecclesie mee, que pro communi servicio est obligata Apostolice Camere in florenis auri de camera 1 Cfr. 1 'executoria di Martino V, del 23 novembre 1419, nella quale il PaPa invitava Pileo ad arbitrare la questione vertente tra il nuovo vescovo di Albenga e gli eredi del vescovo defunto, Gilberto Fieschi, a proposito dei debiti contratti da quest’ultimo in nome della mensa vescovile: A.C.S.L., cartella 391, n. 5 bis. 2 Padre del defunto vescovo di Albenga: cfr. la lettera di cui alla nota precedente. 3 Tommaso de Henriginis: C. Eubel cit., I, p. 149. 4 Domenico Fieschi. 5 Gilberto Fieschi, vescovo di Albenga (1390-1419): C. Eubel cit., I, p. 82. c • vin et tanta eius taxa6; item in minutis serviciis que ascendent ad flo-renos auri n vel circa; item postquam sum creatus episcopus eiusdem ecclesie exposui in bullis et aliis circa florenos auri ccc; item de bonis ad me spectantibus eiusdem ecclesie fuerunt, licet indebite, floreni auri lx persoluti illis ambasiatoribus Albinganensibus qui huc contra me alias venerunt etc., item intrabo domum scopis mundatam etc. et magna expensa in necessariis eiusdem edificiis reparandis indigentem, ut constat cui scribo etc. Parcat Deus illis qui sunt in culpa retardationis mee habende possessionis; que ecclesia, diu viduata presencia sui pastoris, eius corporali residenda multum indiget. Fiat voluntas Altissimi qui r(everendam) p(aternitatem) v( estram ) michi suo precipiendo feliciter et longeve ad vota conservet. Non speratur quod curia Romana, quam alias vidi pleniorem etc., hinc discedat ante proximum festum dominice Resurrectionis. Scripta in Flo-iencia, die xvm mensis februarii, mccccxx. A(ntonius) 7, episcopus Albinganensis, litterarum apostolicarum regi-strator, r(everende) p(aternitatis) v(estre) filius. Post scriptam litteram, inde certificatus sum quod illustris dominus meus, dominus dux Ianuensis 8, ex sui benignitate, admisit meos nun-cios et procuratores ad possessionem mee Albinganensis ecclesie, de quo illas quas valeo eidem gratias refero et mei parte regratiari affecto cum 6 Cfr. H. Hoberg, Taxae pro communibus servitiis, « Studi e Testi», 144, Città del Vaticano 1949, p. 7. 7 Antonio da Ponte, già canonico aquileiese e vescovo di Sebemco (1391-1402), era stato coinvolto, negli anni dello Scisma, nelle vicende del Patriarcato di Aquileia. Traslato alla sede di Concordia il 27 febbraio 1402, veniva successivamente innalzato, nel 1409, da Gregorio XII, che ne aveva deposto Antonio Panciera, al patriarcato aquileiese. L’opposizione di Venezia, che non gradiva l’apertura di una crisi religiosa in un territorio sul quale si estendeva la non disinteressata influenza dell Impero, non gli consentì di prendere possesso della nuova sede, mentre il risentimento degli amici del patriarca deposto provocava l’elezione, da parte del Capitolo della Cattedrale, di Enrico di Strassoldo alla diocesi di Concordia. Come vescovo di Concordia, tuttavia, Antonio prese parte al concilio di Costanza, seguendo poi Martino \ nel suo ritorno in Italia. Rifiutata, nel 1418, la sede di Otranto, veniva nominato, l’anno seguente, vescovo di Albenga, dove moriva nel 1429: G. De Rinaldis cit., p. 9 e sgg., E. Decani, Il codice diplomatico cit., pp. 87, 89, 90, 153; Id„ la diocesi di Concordia, Udine 1924, pp. 236-238. 8 Tommaso di Campofregoso. — 65 - 5 omnimoda «commendatione. Item, die hesterna, dominus noster papa misit Bononiam et cum bona spe etc. reverendos viros dominos Herman-num Dwerch9 prothonotarium et abbatem Sancti Zenonis Veronensis , suos referendarios, et si ipsius civitatis habere poterit dominium , ditur quod illuc et non ad Urbem pro nunc se transferet etc., quod toti Romane curie gratissimum existit12. Magnificus vir Braccius e rio die hac istam intravit civitatem, firmaturus omnino pacem ^ cordiam cum dicto domino nostro B, quam fructuosam universali Ecclesie concedat Omnipotens. Scripta ubi supra, die xxn februarii, per i q supra. (a tergo) . . , . Reverendo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia episcopo Ianuensi, patri et domino meo precipuo. 9 Su Hermann Dwerg cfr. Repertorium Germanicum, Berlino 1916 5 , p. 1386; L. von Pastor cit., pp. 251-252. 10 Pietro Emigli, bresciano, referendario nel 1418, abate del monastero ’ ^ Zeno di Verona, preso il nome dei Colonna in segno di devozione a a ^ fu successivamente abate del monastero di San Pietro di Rosazzo, ne a Aquileia, copresidente del concilio di Pavia-Siena nel 1423-24, legato ne a di Ancona, dove morì il 25 settembre 1426: N. Valois, Le pape et le onc I, pp. 10, 62, 67, 77; P. Guerrini, Le carte Emigli della Biblioteca Quermtana Brescia, in Rivista Araldica, XX, 1922, pp. 172, 212 e sgg.; P. secolo di storia rosacense, in Memorie storiche forogiuliesi, XXI, 1925, PP- ’ B. Katterbach, Referendarii cit., pp. 2-3; P. Partner cit., pp. 82-84, 103, 1 , 230-33; W. Brandmüller cit.; pp. 87, 73, 84, 86, 90-92, 112, 201, 207, 224. 11 Allude alla rivolta di Bologna del gennaio 1420 e all’invio di una missio ^ papale che giunse in città il 28 febbraio; se si tratta della stessa missione citata ^ vescovo di Albenga, dovremmo rettificare l’opinione degli storici che, sulle orme^ Ghirardacci (Della historia di Bologna, Bologna 1657, II, p. 632) riferiscono che 1 am basceria era composta da un arcivescovo e da un abate: G. Zaoli, Libertas Bononte e Martino V, Bologna 1916, p. 89 e sgg.; P. de Tôth cit., p. 355; P. Partner cit., p. 65 e sgg. 49 * 12 Sul desiderio di trasferire la curia a Bologna cfr. G. Zaoli cit., p- > P. Partner cit., p. 65, n. 4. 13 La pace tra Martino V e Braccio da Montone è del 26 febbraio 1420: R. Valentini cit., p. 225; P. Partner cit., p. 62. — 66 — 19 ViANiNO Guasco a Pileo Gavi, 23 febbraio 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 6. Traccia di sigillo placcato. Lo informa sulle vicende di una cappellania in Gavi, costituita sui beni del defunto Demondelo Boccardo e di suo figlio Giacomo, sulla quale è stato interrogato da prete Angelino'. Lo esorta nel contempo a provvedere al più presto alla soluzione del problema dell’arcipretura di Gavi 2. (a tergo) (Re)verendissimo in Christo patri domino nobilli, d(omino) Pileo de Marinis, archiepiscopo Ianuensi, meo singularissimo. 1 Angelino di Lorenzo. L arcipretura di Gavi, vacante per la morte di Giacomo da Vezzano, era, irr quegli anni, al centro di una grossa questione, nella quale motivi politici, connessi ai disegni espansionistici di Filippo Maria Visconti ed alle azioni di disturbo dei ribelli genovesi che avevano in Teramo Adorno uno de loro capi, si accompagnavano ad interessi religiosi. Fin dal 21 gennaio 1419, il prete Francesco Scorza aveva ottenuto dal papa la parrocchia di Gavi (A.S.V., Suppl. 120, c. 167 y.); poiché, tuttavia, in questa prima supplica, egli aveva chiesto la parrocchia e non, più correttamente, 1 arcipretura, una nuova supplica del 17 aprile sanava il vizio di forma: A.S.V., Suppl. 123, c. 34 y. Nel frattempo, tuttavia, la questione era compromessa dall intervento di prete Fernando Garcia da Burgos che otteneva la stessa arcipretura in data 30 gennaio 1419: A.S.V., Suppl. 121, c. 62 r. Il prete di Burgos, dietro il quale si celavano, forse, gli interessi di Teramo Adorno (sulla cui amicizia con il Garcia v. lettera n. 24), dichiarava, fraudolentemente pensiamo, di essere titolare solamente della cappella di Santa Maria nella chiesa di San Pietro di Capriata, mentre noi sappiamo che egli deteneva, nello stesso paese, anche l’ospedale di San Giovanni e la cappellania di Santa Caterina. Caduto frattanto il territorio di Gavi nelle mani di Filippo Maria Visconti, quest’ultimo, nel desiderio di avere nell’arcipretura del paese una persona di fiducia, ne chiese il conferimento in commenda, e per un tempo definito, al frate Franceschino Grazioli da Pavia, carmelitano, che l’ottenne, 1 8 marzo 1419, per un anno: A.S.V., Suppl. 121, c. 259 v. E’ possibile che l’intervento del Duca di Milano abbia levato di mezzo il prete di Burgos che non compare più nelle vicende i Gavi. Nel maggio 1420, Francesco Scorza è in lite, sempre per l’arcipretura, co prete Giovanni da Rivarolo (A.S.V., Suppl. 142, c. 114 v.)\ la sua presenza a Gavi e documentata fino al 1429: D. c M. Remondini cit., XIII, parte II, P- 55. — 67 - 20 Leonardo da Albareto ' a Pileo Rapallo, 11 giugno 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 7. Lo informa di aver notificato, insieme a prete Ambrogio da So e a Nicolò de Sorba2, ai massari della chiesa di San Maurizio a onte il mandato di comparizione davanti all’arcivescovo per rendere conto l’amministrazione della chiesa; ai parrocchiani 1 ordine di eleggere due massari. (a tergo) # . , . Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Pileo, Dei gratia episcopo Ianuensi, domino singolarissimo. 21 Ambrogio da Solari a Pileo Rapallo, 12 giugno 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 8. Sigillo placcato. Lo informa della questione di cui alla lettera precedente, pregan dolo di tenerlo presente per la collazione del rettorato di Santa Maria Camposasco, detenuto da prete Andreal, gravemente infermo, rettore, anche, delle chiese di San Michele di Leivi2 e di San Tommaso di Cur o (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, . . domino Pileo, Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, domino suo singularissimo. 1 Leonardo da Albareto, che nel 1409 era canonico di Santa Maria di Voltaggio (A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte I, n. 137), era arciprete della chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Rapallo già dal 1409: A.S. -, cartulare 110, c. 396 r. 2 Nicolò de Sorba, del fu Giovanni, notaio: A.S.G., cartulare 110, c. 388 r. 1 Si ha notizia di un Andrea minister in S. Maria di Camposasco nel 1372. D. e M. Remondini cit., IX, p. 69. 2 Si tratta, probabilmente, di San Michele di Romaggi. — 68 — 22 Tre Sapienti e alcuni cittadini di Capriata a Pileo Capriata, 16 luglio 1420 iginale in A.C.S.L., cartella 391, n. 9. Sigillo placcato. I tre Sapienti sono: ìovanru oc cria, Federico de Segnorio e Lombardo Peculio; i cittadini: Bartolomeo Grifferio, Blengio Bertaroto, Antonio Amaroto. Lo informano che, nonostante il suo decreto del 16 settembre 1417 C° v ^a^e’ rim°sso prete Fernando Garcia, veniva demandata alla comunità i Capriata la nomina del rettore e massaro dell’ospedale di San iovanni, Odoardo Ganducio è riuscito fraudolentemente ad ottenerne dal papa il possesso per il proprio figlio Benedetto1, contro la comunità che gli aveva opposto il prete Blengio Bertaroto2. ie ono che Pileo intervenga in loro appoggio presso il papa. (a tergo) Reverendissimo in Christo (patri) et domino, d(omino) .. Pilleo, archiepiscopo Ianuenssium dignissimo et domino nostro singularissimo. 23 Fernando Garcia a Pileo Capriata, 8 agosto 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 10. Lo informa di non poter accedere alla sua presenza entro il termine Benedetto, figlio di Odoardo Ganducio, aveva ottenuto, il 1° giugno 1420, oltre a ospedale, anche la cappella di Santa Caterina; entrambi i benefici venivano di-c iarati vacanti per libera rinuncia di prete Fernando Garcia: A.S.V., Suppl. 143, c. 31 v. Tutta la vicenda che vede implicato il prete di Burgos sembra tradire chiaramente un disegno preciso, dietro il quale s’intravvedono, forse, accordi di natura inanziaria. Da una parte il Ganducio, scavalcando Pileo che doveva avere idee ben precise sul prete spagnolo, si rivolge direttamente al papa per far ottenere al suo protetto tre benefici (cfr. lettera n. 17); dall’altra il Garcia ne lascia due, forse dietro compenso, che vanno al figlio di Odoardo. Ma la vicenda non sembra fermarsi qui se, pochi mesi dopo, la cappella di Santa Caterina è di nuovo contesa (v. lettera n' Forse Benedetto l’aveva lasciata ad un buon offerente? 2 Blengio Bertaroto era il fondatore della cappellania all’altare della B. Vergine nella chiesa di Capriata: B. Campora, I parroci cit., p. 8. — 69 — stabilito di sei giorni, perchè impeditone da Teramo Adorno . {a tergo) ... (Reverendissimo in Christo patri et domino, domino (Pileo), are ìepi scopo dignissimo, ( domin )o singularissimo. 24 Teramo Adorno a Pileo Capriata, 8 agosto 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 11. Lo informa di aver negato al prete Fernando cappellano d chiesa di S. Maria di Capriata, convocato perentoriamente dall arcivesco la licenza di recarsi a Genova, sia perchè avrebbe dovuto attraversare ritori contagiati da pestilenza, sia perchè il detto prete, in quanto amico, sarebbe risultato sospetto al doge di Genova . (a tergo) . .. (Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) Pilleo, ( ’gnissi mo archiepiscopo Ianuensium, domino honorando. 25 t I quattro Sapienti di Capriata a Pileo Capriata, 6 ottobre 1420 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 12. Sigillo placcato. Gli chiedono di concedere al prete Pietro Bardella, che gode della loro fiducia, la cappellania di Santa Caterina di Capriata, contesagli a frate Giovanni da Firenze, appoggiato da Odoardo Ganducio. 1 Su Teramo Adorno, cognato di Tommaso di Campofregoso, v. C. DesiMONI, Annali di Gavi, Alessandria 1896, p. 102; B. Campora, La corte, il castello, il ca stelnuovo, il castelvecchio e la torre di Capriata d'Orba, Tortona 1917, p. 47, Oreste in Dizionario Biografico degli Italiani, I, Roma 1960, pp. 305-306. 1 Fernando Garcia. 2 Tommaso di Campofregoso, sui cui contrasti con l’Adorno v. L. Levati cK., p. 231. — 70 - (a tergo) ( Reverendissimo in Christo patri et domino, domino (Pileo), archiepiscopo Ianuensi, domino dignissimo. 26 Il Prevosto generale di Mortara a Pileo Mortara, 20 gennaio (1421-1422) Origi naie manca. Edizione in V. Poggi cit., p. 258. La datazione proposta trova la sua giustificazione nell’accenno al priore di San Giovanni di Borbonino: se si tratta di Giacomo Valdettaro, che tentava di sottrarsi alla giurisdizione arcivescovile, la lettera è riferibile al 1421 (G. Cipollina, Regesti di Valpolcevera, Genova 1932,1, p. 238) se, invece, di Giacomo Cattaneo nominato priore il 7 agosto 1421 (A. Ferretto-G. Parodi, Annali storici di Sestri Ponente e delle sue famiglie dal secolo VII al secolo XV, in Asii, XXXIV, 1904, p. 287), la datazione può anche essere spostata al 1422. Reverendissime pater. Prepositura mea quadraginta octo ecclesias subiectas sibi habet in diversis episcopatibus constitutas, licet non omnes in privilegio sint descripte, cum post illud sint adepte, de quibus publica sunt instrumenta. Inter quas, in diocesim Ianue sunt octo situate1, quasque pre-decessores vestri ellecti a prepositura antedicta ad episcopatum Ianue certas ex zello ordinis Mortariensis donaverunt, qui postmodum aliquam earum nullactenus inquietarunt. Quos presules, tam virtute et nobilitate quam scientia et sanctitate, vos non puto precellere, qui, mittendo falcem in debite in messem alienam, non obruistis michi subditos priores olim de Casinelis, de Arbario et de Priano, omne causa iusta cessante de facto quod, in contemptum vestre religionis et cleri, vituperose incarceraveritis et nuper illum de Borbonino, et ab eis omnibus tributa tirampniter extor quendo, deferendo similiter quin ymo eis vi sacramentum indebite fideli tatis. Hoc etenim zelus religionis vos non induxit, nec dillectio perso mee ut nuper scribitis. Nescio tamen si plus solito me diligatis, bus tamen adbuc non apparet. Et si presbiter Iacobus, prior ecclesie Sancti Iohannis de Borbonino, est vilissimus filius sacerdotis 1 Suile quali v. N. Mornacchi, Aspetti della vita comune pr^° ‘ n.nr,«rL'i in Genera, in La vita comune del clero nei secoli XI e XII, M» f{.alari mortariensi in Genova, in lano 1962, II, pp. 154-162. — 71 — hec non constant michi; sed imputetur vobis vel ei qui ipsum or av^-Sed aliud est in causa: si enim presbiteros omnes quos in vestris ecc esiis instituistis fore de legiptimo matrimonio procreatos perscrutastis ioc ignoro, nec si interfuistis nativitati ipsius fratris Iacobi et fratris Loysii de Regno. De occupatore Sancte Marie de Albario 2 et certis aliis de qui us nunquam fecistis molestiam, occaxione autem aliarum vobis dicam ore tenus, Deo annuente. Sicut enim ex habundantia cordis os vestrum oqui tur, sic quoque meum. Et prout vos vestrum ius et honorem, sic ego sum dispositus meum defensare. Qui nimis emungit, elicit sanguinem. Data Mortarii, xx ianuarii. Generalis Prepositus Sancte + Mortariensis3 etc. (.a tergo) Reverendissimo in Christo patri, domino etc. archiepiscopo Ianue. 27 Il marchese di Monferrato a Pileo Montemagno, 10 maggio 1421 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 13. Sigillo placcato. Lo ringrazia cordialmente per il dono di due falconi. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, compatri nostro colendo, o mino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi etc. 28 Angelino di Lorenzo a Pileo Gavi, 21 agosto (1421) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 14. Sigillo placcato. L’indicazione del 1 anno si ricava dalla data di presentazione di Angelino al cospetto del vescovo i Alessandria. Lo informa di essersi presentato a suo nome al cospetto del ve- 2 Potrebbe trattarsi di Melchion de Manzinis, sul quale v. lettera n. 14. 3 Galeazzo de Gambolitis: F. Pezza, L’ordine Mortariense e l’abbazia mitrata di S. Croce, Mortara 1923, pp. 86-87. — 72 — scovo di Alessandria giudice delegato in una causa promossa contro l’arcivescovo di Genova dal prevosto di Mortara. (a tergo) Reverendissimo in Christo patris et domini, d{omini) P(ilei) Ianuensis a, bene merito et suo domino metuendo. a patris-Ianuensis: così nel testo. 29 Gasparino Barzizza a Pileo Milano, 31 agosto (1421) Originale autografo in A.C.S.L., cartella 391, n. 29. Copie parziali in Biblioteca Civica di Bergamo, ms. V V 20, p. 67 (ediz. in R. Sabbadini, lettere e orazioni edite ed inedite di Gasparino Barzizza, in Archivio Storico lombardo, XIII, 1886, p. 572; Id., Studi di Gasparino Barzizza su Quintiliano e Cicerone, Livorno 1886, p. 9; Id. Storia e critica di testi latini, Catania 1914, p. 106; n. ediz. Padova 1)71, p. 80; in Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, Lat. 28137, c. 116r; in Uni-versitatsbibliothek di Würzburg, M eh 2° 68, c. 144 v. (ediz. in L. V0N Bertalot, Die dlteste briefsammlu?-ig des Gasparmus Barzizza, in Beitràge zur Forschung. Studies aus dem antiquariat Jacques Rosenthalt Monaco, n.s., II, 1929, p. 82). Per la datazione occorre premettere che sia il manoscritto utilizzato dal Sabbadini, sia quelli e Bertalot sono privi dell’accenno ai figli e di ogni indicazione cronologica e topica. Cosi, mentre il Bertalot, prudentemente, non ha affacciato alcuna ipotesi, il Sabba in ha assegnato la lettera ora a prima del 1412 (Studi cit., pp. 9-10, D. Magni, sparino Barzizza: una figura del primo Umanesimo, in Bergomum, XXXI, 1937, p. , ora del 1415 (Storia e critica cit., p. 106; n. ediz. cit., p. 80) a seconda della datazione proposta ad una lettera di Gasparino ad Andrea Giuliano in cui M tratta frammento del De Oratore, ora, infine, a prima del 1422 (lettere cit., p. . ln re lazione, cioè, alla scoperta lodigiana del Landriani (R. Sabbadini, Lt se p p. 100; Id.; Storia e critica cit., pp. 103 e sgg.; n. ediz. cit., p. 84 e sgB. 1 l'ivano gli apografi barzizziani del 1422. La nostra lettela appartiene pe e, in conseguenza, anche contro l’opinione del Cessi e del Sab a ini genera m cettata dagli studiosi (R. Cessi, Cristoforo Barzizza medico e seco o - , tino della Civica Biblioteca di Bergamo, III, 1909, p. 3; Id., > a cune r^\ gliarì di Gasparino Barzizza, in Scritti vari in onore di Rodolfo Renier Tonno 191-, P. 742; Epistolario di Guarino cit., IH, P- 126; D. Magni cit P- 170; G MUTE! lotti in Dizionario biografico degli Italiani, VII, Roma , PP- « tengono documentata la presenza a Padova di Gasparino no a oc 1 Michele Mantegazza: C. Eubel cit., I, P- 83. — 73 — anticiparne l’arrivo a Milano alla line dell’anno accademico 1420-21, da lui dedicato all’insegnamento padovano. Iesus. Oratorem nostrum, p(ater) reverendissime,, tabellarius tuus cum litteris quas ei commiseras satis tempestive reddidit. Nec est quod excusatione utaris: novi enim tuas et frequentes et magnas cum in divinis rebus tum in humanis occupationes, nec contra officium unquam esse duxi que quis promiserit aut differre aut omnino preterire, si, dum id quod se facturum dixerit perficere studet, res interim illum maiores gravioresque anteverterint; quod tibi pater optime, et sepe accidere et nunc accidisse ita exploratum habeo, ut multo magis tuum in expediendo studium quam in proferendo occupationes demirer. Quod vero ad fragmentum illud de oratore “ pertinet, non unas tantum ad filios qui Patavii iuri civili dant operam 1, set binas, ternas, quaternas ac amplius litteras ea re scripsi , ad quas nihil rescriptum est, sed non conquiescam donec id perfecero ut eo quod desideras potiaris. Non habeo, crede mihi, quem animo pluris te faciam; quod re ipsa experiere certius, si vel ocium ullum mihi aliquando contigerit vel me apud te esse forte obtigerit, quorum alterum futurum non prorsus despero. Non possum plura: tantum instat tabellarius. Vale, p(ater) reverendissime ac de me sepe cogita. Ex Mediolano, raptim, pridie kalendas septembris. Gasparinus tuus. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri ac domino, domino Pilleo, Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, domino prestantissimo, Ianue. a Segue depennato de oratore b segue depennato et c segue depennato si 30 Pileo a Giovanni Ser Mini Genova, 3 settembre (1421) Originale manca. Copia in A.S.F., Arcispedale di Santa Maria Nuova, Curte Paradiso, 247, c. 169 r. Sull’indicazione dell’anno e sul destinatario cfr. H. CNATTIN- 1 A Padova c’erano Nicolò (D. Magni cit., pp. 168-169; il Sabbadini, al contrario, sostiene che fosse col padre a Milano: Epistolario di Guarino cit., Ili, P- 138) e Giovanni Agostino che aveva lasciato Pavia per Padova in coincidenza con la Par" — 74 — GIUS cit., pp. 73 e sgg., 93-94. Nel margine esterno del ms. le seguenti annotazioni: Dominus archiepiscopus Ianuensis, cuius consilio frater lokannes insurrexit in patrem suum fratrem Lucam; hortatur illum ut prosequatur quod incepit et quomodo scripsit pape et tribus cardinalibus in sui favorem sibi manifestat. Iste dominus archiepiscopus erat et est fautor et consultor fratris Iohannis et contra fratrem Lucam ipsum defendit Ianue. Pilleus, archiepiscopus Ianuensis, venerabili fratri Iohanni Ser Mini, ■ordinis Sancte Brigide, amico nostro carissimo. Venerabilis amice, omni tempore videmus virtutem persecutionem pati, quod adeo non sine ratione rerum tradimus ut sit eo amplius meritoria. Errores et stultitiam ac ambitionem illius amici1 iam dudum cognovimus: hortamur ut non tolleretis et prosequamini quod intenditis. Nos enim id agemus, ne in hoc conventu aliquid innovetur et opponatur. Scribimus domino nostro papa et tribus dominis cardinalibus, ad quos recurratis et nos eis humiliter recommictatis. Curateque cito redire et orate pro nobis. Ianue, tercia septembris. a papa: così nel ms. 31 Pileo « Universis et singulis » Genova, 28 ottobre 1421 Originale manca. Copia in A.S.F., Arcispedale di S. Maria Nuova, Carte Paradiso, 247, c. 174 v.. Pilleus, Dei gratia archiepiscopus Ianuensis, universis et s g quos présentes pervenerint salutem in Domino. Dignum et c g censentes veritatis et probitatis testimonium et patrocinium tenza per Milano del padre (D. Magni cit., pp. 168-170). Il pr‘dll',“’ vece, laureatosi in arti a P.via il 30 marzo 1422 (R. Sab.ad.n^.Le , reequuti consequendique onus incombere, precor dignemini vestris litteris, nec etiam pigeat cartellario vestro committere sepissime ibidem occurrentia et armate facte et fiende ac de a ipsius expeditionis tempore4 ad precipuam gratiam intimare. Offerens me paratum ad omnia grata dominationi ) vestre, quam Altissimus ad vota conservare dignetur. Datum Rome, die xvn iulii, 1423. Eiusdem d(ominationis) filius et servitor Iacobus de Columna5 etc. (a tergo) {Reve)rendissimo in Christo patri et d(omino), d(omino) P(ileo) de Ma-(linis), dignissimo archiepiscopo Ianuensi, patri suo singularissimo. a de: iti sopralinea 2 Giordano Colonna, fratello di Martino V, nominato principe di Salerno da Giovanna II nel marzo 1420 (P. Partner cit., p. 53, n. 2), chiamato per antonomasia il Principe: P. Paschini, I Colonna, Roma 1955, p. 30. 3 Cfr. Commissioni cit., II, p. 211. 4 Allude alla preparazione della flotta in aiuto a Luigi III d’Angiò. 5 Su Giacomo Colonna v. A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, pp. 158-160 163-164, 195. — 113 — 8 74 Antonio da Ponte a Pileo Toirano, 23 luglio 1423 Originale in A.C.S.L, cartella 391, n. 57. Sigillo placcato. Reverende in Christo pater et domine singularissime, recomenda-cione premissa. Percepi letanter de prospero r(everende) p( aternitatis ) v(estre) de Romana curia ad suam sedem reditu. Si quid certi michi significari potest de futuro generali celebrando concilio ac de loco et tempore, illud gratanter audirem '. Nuperrime unam recepi litteram a domino B(artholomeo ), Dei gratia archiepiscopo Mediolanensi, cuius copiam veram presentibus insertam r(everende) p(aternitati) v(estre) transmitto2, ad quam nullum responsum prebui. Michi comissa exilis ecclesia, aliis episcopalibus prevalet sedibus que uno sunt contente metropolitano: mea autem, secundum aliquos, duos habere videtur 3. Dubito ne propter malas condiciones pestis circumquaque locum istum percucientis oporteat me locum mutare etc. Deus me dirigat. R(everendam) p( aternitatem ) v(estram) feliciter et ad vota longeve conservet Altissimus. Scripta in meo episcopali palacio Thuyrani, die xxm mensis iulii, mccccxxiii. Reverende p(aternitatis) v(estre) filius A(ntonius), episcopus Albinganensis. (a tergo) Reverendo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archi-episcopo Ianuensi, patri et domino meo precipuo. 1 Si riferisce al concilio di Pavia che, il 22 giugno 1423, era stato trasferito a Siena; gli interrogativi di Antonio traggono origine dai dubbi che correvano sulta volontà di Martino V di recarvisi personalmente e di portarlo effettivamente a termine: N. Valois, Le Pape et le Concile cit., I, p. 13 e sgg.; W. Brandmüller cit., p. 94 e sgg. 2 Bartolomeo Capra lo diffida dall’ingerirsi negli affari della chiesa di Santa Maria de Pontibus, la cui giurisdizione spetterebbe direttamente all’arcivescovo di Milano. 3 Per la sua particolare posizione geografica, la Chiesa di Albenga, pur essendo giuridicamente suffraganea della Chiesa milanese, non poteva mancare dall’intratte-nere rapporti strettissimi con la diocesi di Genova: da questa situazione derivano le lamentele di Antonio da Ponte. — 114 — 75 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 30 luglio 1423 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 58. Reddite sunt michi litere tue, pater reverendissime, simul cum utra-que, ut ais, abreviatione Flori ’, cuius studio ita delectatus sum, ut vix patiar librum ipsum, quocumque me vertam, e manibus meis avelli. Ut primum autem ipsum continuatis lectiunculis absolvero, eum celerrimis digitis scribi faciam, moxque ad te remittam. Quod autem intra sedem tuam te tandem feliciter incolumisque receperis2, summe gratulor opto-que ut eam felicitatem augeat et conservet Omnipotens. Quod ad te preclari scribam nichil est. Te vero, si quid memoratu insigne illic interciderit, ut eius me participem facias maiorem in modum rogatum volo, neque patiar quod nuncius quispiam, literarum tuarum lator, ad te sine meis literis revertatur. Vale. Datum Mediolani, die xxx iulii, mccccxxiii. B( artholomeus ), archiepiscopus Mediolanensis tuus. (a tergo) Reverendissimo patri et domino ( hon grandissimo, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi. 76 Martino V a Pileo Roma, 14 agosto 1423 Breve originale in Biblioteca Universitaria di Genova, D, IX, 2. Regesto in A. Olivieri, Carte e cronache manoscritte per la storia genovese esistenti nella Biblioteca della R. Università Ligure, Genova 1855, p. 230. Martinus papa V. Venerabilis frater. Salutem et apostolicam benedictionem. Cum pro nonnullis Camere Apostolice necessariis negociis pro- 1 Per la conoscenza dell 'Epitoma di Floro in età umanistica cfr. R. Sabbadini, Le scoperte cit., II, Nuove ricerche, Firenze 1914, p. 223. Nessuna traccia del ms. si trova nell’inventario del 1436 (D. Puncuh, La biblioteca cit., pp. 149-186), mentre compare in quelli successivi del 1452 e del 1470-80 (V. Polonio cit., p. 360; G. Pista-RINO, Libri e cultura cit., p. 76). 2 Allude al viaggio romano di Pileo — 115 — curandis ad partes illas transmictamus dilectum filium Baptistam de Rapallo, prepositum ecclesie Sancte Marie de Vineis Ianuensis, fructuum et reddituum prefate Camere debitorum in Ianuensi provincia collectorem, fraternitatem tuam requirimus et hortamur in Domino quatenus eundem Baptistam, nostrum nuncium specialem, ob nostram et Apostolice Sedis reverentiam, suscipias propicie recommissum et ipsi circa nostra et sua etiam propria negocia laboranti faveas et assistas, ut ex impensis obsequiis tuis eidem tuam devotam promptitudinem in nostris negociis cognoscamus et exinde nostram et prefate Sedis gratiam consequi merearis. Datum Rome, apud Sanctam Mariam Maiorem, sub annulo piscatoris, xiiii augusti, pontificatus nostri anno sexto. A(ntonius) de Luschis (a tergo) Venerabili fratri Pileo, archiepiscopo Ianuensi. 77 Arpino de Colli a Pileo Roma, 16 agosto (1423) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 59. Sigillo placcato. L’indicazione dell’anno si ricava dal riferimento alla recente venuta di Pileo a Roma e alla morte del card. Fieschi. Reverendissime pater et domine mi. Que vos acturos pro favore et statu nepotum bone memorie domini mei, domini cardinalis 1 michi hic promiseritis, cuius contrarium, quantum in vobis fuit, facere studuistis, pro honestate vestra exprimere non delector ne lictera ad manus emulo- rum vestrorum perveniat, qui numero pauci non sunt. Non credebam vos • 2 trahi ad hec pro participatione, ut communiter dicitur, tam pauce pecunie ; 1 Antonio Loschi, segretario apostolico, sul quale v. G. Da Schio, Sulla vita e sugli scritti di Antonio Loschi vicentino, uomo di lettere e di Stato, commentarii, Padova 1858; E. Garin, La cultura milanese nella prima metà del XV secolo, in Storia di Milano, VI, cit., pp. 550-556. 1 Lodovico Fieschi, morto il 4 aprile 1423. 2 Non siamo informati della questione; possiamo al massimo arguire che l’arcivescovo di Genova, nella sua qualità di Presidente del Magistrato di Misericordia, si fosse intromesso, come era solito fare, nella questione dell’eredità del Fieschi. modo autem, experiencia, rerum magistra, que non credebam tango. Nescio si illi abbati3, ut sic loquar, ingrato, cuius amicissimus fui, concepta succedunt: finis erit quem fata dabunt. Potestis, et de hoc sum certus, premissis iniquitatibus, quibus tamen ut puto iusticia providebit, quod per paternitatem vestram, ne hec peiora secum trahant, fieri suadeo et hortor, si vultis occurrere. De pecuniis quas a domino Thoma de Ritilia-ri°, cuius loquendo vobiscum domestice heres fieri vultis, michi iustitiam fieri faceatis a, aliter de hoc et ei annexis conquerar cum domino nostro et, honestate servata, ero plenus f(ur)oris, et ne michi fiat iniuria nil de contingentibus pretermittam. Studetis, ut michi dixistis, in theologia dietim: si servatis theologicam disciplinam et alia que Dei sunt reverencia vestra consideret. Altissimus vos conservet. Datum Rome, xvi die augusti. Vester Arpinus. (a tergo) Reverendissimo patri et domino meo, domino P(ileo), archiepiscopo Ianuensi. a faceatis: così nel testo. 3 E’ probabile che Arpino si riferisca a Giacomo Imperiale, già canonico di San Lorenzo (forse di qui deriverebbe l’antica amicizia cui accenna il curiale), diventato abate di Santo Stefano verso il 1413-14 (V. Polonio cit., p. 268); si tratterebbe dell eredità del defunto cardinale Fieschi, il quale, come commendatario del monastero genovese, percepiva annualmente una pensione di 300 fiorini. Alla sua morte, essendo la somma dell’anno in corso ancora depositata presso Cattaneo Vivaldi per il relativo trasferimento, l’abate ed i monaci avevano chiesto al papa che una parte di essa tornasse al monastero per sopperire alle gravi difficoltà cui era esposto a causa della commenda stessa. Martino V aveva pertanto commesso all’abate di San Benigno di Capodifaro di indagare sulla questione e di concedere, se le cose stavano come gli interessati avevano denunciato, agli eredi del Fieschi la metà della somma depositata, ritornando al monastero l’altra metà. Di qui la rimostranza degli eredi del cardinale, che accusavano l’imperiale di non aver denunciato, per non far sorgere sospetti sulla sua gestione, che il porporato era solito lasciare una cinquantina di fiorini per le necessità del monastero, chiedendo al papa (che accettava a patto che il monastero non versasse in gravi difficoltà) di revocare il mandato all’abate di San Benigno: A.S.V., Suppl. 169, c. 55 r. — 117 — 78 Lucio de’ Conti a Pileo Roma, 26 agosto 1423 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 60. Reverende in Christo pater, amice velut frater carissime, votive be-nivolentie salutatione premissa. Per alias1 caritati vestre dilectum domesticum, commensalem nostrum, dominum Baptistinum, prepositum vestrum in ecclesia Beate Marie de Vineis2 Ianuensis, plenis affectibus recomen-dasse meminimus circa quietam ipsius prepositure possessionem, inque aliis pro tempore occurrentibus quibuscumque, quem volumus sit devotus filius et servitor vestre p(aternitatis), fecimusque ut a prosecutione cause iniuriarum. quam pro conclusa iam esse affirmabat, omnino duceret desistendum, sperantes ut et vestra p(aternitas) illum, etiam intuitu nostri, obliteratis utrinque preteritis, sibi reconciliaret ad gratiam, unde rationabilius merari videtur nobis quod nullam vestram super eiusmodi nostris litteris recepimus responsivam. Ecce itaque iterum atque iterum recomendamus illum gratie vestre cum rogaminibus caritatis fraterne quatenus dictum vestrum spiritualem filium et servitorem nostrum, vero dilectum domesticum commensalem, benigne et favorabiliter tractare dignemini in predictis aliisque honestis occurrentibus sibi, ut qui, iussu nostro, a prosecutione predicta destitit cupitque, ut decet, in patrem vos habere ac dominum. Ita et vestra caritas, rogatu nostro, illum recipiat, ut convenit, cum favoribus generosis, excussis hinc inde turbidis et revocatis, que tranquilla sunt paternis convenientia affectibus et devote debita filiationi; prout Deo gratum est et hominibus laudabile, nobis quoque utriusque respectu gratissimum fiet. Vestre p( aternitatis ) responsivam superinde caritative in Domino expectando, dispositi in possibilibus ad grata vestre p(aternitati). Rome, xxvi augusti, mccccxxiii. {a tergo) Reverendo in Christo patri, domino Pileo, archiepiscopo Ianuensi, amico nostro tamquam fratri carissimo, L(ucidus), cardinalis de Comite. 1 Lettera n. 71. 2 Battistino da Rapallo. — 118 — 79 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 26 agosto 1423 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 61. Sigillo placcato. Abbiamo collegato il poscritto che segue a questa lettera, sia per la perfetta somiglianza della carta, sia perchè vi si allude al ritrovamento di un testo integro dell’Institutio oratoria di Quintiliano, di cui il Capra aveva informato il Bruni il 15 luglio 1423 (R. Sabbadini, Le scoperte cit., I, pp. 101, 104-105), pur non potendosi escludere che il poscritto in questione possa essere assegnato ad una lettera perduta o, meglio, a quella del 30 luglio. Mox ut reddite michi sunt abs te litere, pater reverendissime, nichil habui potius quam dare operam, etiam importunam, ut super facto eius beneficii de quo scribit tua paternitas cum viro nobili, Iohanne de Aretio, rem in votum tuum de industria perducere tentarem ’, idque non minus studiose agebam quam si in rem meam perventurum esset. Ipse autem Iohannes michi brevibus respondit: propter controversiam, que inter Za-ninum Ricium et eum dicti beneficii causa versatur, nundum se satis exploratum habere potuisse quorsum pro voto illustrissimi domini nostri . . ducis2 res hec esset perventura. Deinde cum eodem Zanino, ad quem videbatur hoc etiam negocium pertinere, multa egi que arbitratus sum eiusmodi voto tuo conducere. Is in eandem qua Iohannes ipse ferme sententiam respondit. Asseveravit tamen uterque, si id beneficium ad se pervenerit, a voluntate mea non aborrere. Expectabimus itaque qualis huiusce rei finis sit futurus; post meus erit labor, hocque in me recipio libens, hunc aut illum in quem sors ceciderit convenire, et apud ipsum navare 1 II 25 maggio 1423 (A.S.V., Reg. Lat. 231, c. 232 r.; A.C.S.L., cartella 424, perg. n. 295), Martino V aveva concesso 1’amministrazione del priorato di San Giovanni di Paverano, precedentemente tenuto dal card. Lodovico Fieschi, ad Angelino, figlio di Giovanni Corvini d’Arezzo, autorevole consigliere di Filippo Maria; poiché allo stesso beneficio era interessato anche un altro consigliere ducale, Zanino Ricci, la questione era stata rimessa al Duca di Milano, che si pronunciò solo due anni dopo in favore del primo, contro, se così dobbiamo interpretare l’allusione del Capra (v. lettera n. 120), i disegni di Pileo. Lo stesso Corvini dovette affrontare successivamente non poche questioni relative al suo beneficio (v. lettere nn. 167, 169), che abbandonò, non sappiamo quanto « spontaneamente », prima dell’8 dicembre 1428, quando il papa nominò il successore: A.S.V., Reg. Lat. 286, c. 160 r. 2 Filippo Maria Visconti. — 119 — ex animo operam qua mos tue voluntati geratur. Vidi animo gratissimo que ad me de celeri classis preparatione3 scripsisti, quam, Deo auspice, vela quam celerrime dare opto; habeo enim persuasum, nisi ea per ignaviam ultra statutam diem detineatur, teterrima illa Cathellanorum portenta suorum scelerum facile penas datura, in quo, quid in dies successerit, ut ad me exacte scribas, paternitatem tuam iterum atque iterum rogo. Nichil hic est aliud significatu dignum, nisi quod heri michi de Roma litere sunt reddite, quibus factus sum certior sanctissimum dominum nostrum papam, die nona presentis mensis, palam fecisse Senas se ad concilium infallanter iturum, eademque die dominis . . cardinalibus dedisse licentiam ut quacumque vellent Senas pergerent4. Michi quoque suadere nititur scribens ut Senas sine dillatione me conferam, sed non est propte-rea ut ab instituto vacem et celerius quam res et ratio persuaserit ire pergam Ad me tamen de Roma rediturus est quidam .. familiaris meus quem dietim expecto, ex quo de iis que Rome gerantur, presertim concilii causa, spero fieri plane certior; dabo autem operam ut et a ea in noticiam tuam quam occissime veniant, per que consilium capere etiam poteris agendorum, dispositus in hoc et aliis omnibus non aliter tecum agere quam cum patre. Vale. Ex Mediolano, xxvi augusti, MCCCCXXlll. Tuus B(artholomeus), archiepiscopus Mediolanensis. (a tergo) Reverendissimo patri et domino honorandissimo, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi etc ( poscritto) Reverendissime pater. Etsi per me data sit possibilis opera ut Quintilianum de oratoria institutione, quem a me tua paternitas requisivit, 3 Allude all allestimento della flotta che si stava preparando a Genova in soccorso di Luigi III dAngiò contro Alfonso V dAragona per la successione del regno di Napoli. Conferma la notizia una lettera di Angelo dAntonio Ser Benucci da Siena, familiare del cardinal Panciera, al Concistoro di Siena, dell’ll agosto: W. Brand-müller cit., p. 117. Sull atteggiamento del papa nei riguardi della sua venuta al concilio cfr. N. Valois, Le pape et le concile cit., I, p. 27 e sgg.; W. Brandmüller cit., p. 115 e sgg. Martino V rinnoverà frequentemente l’invito al Capra a recarsi al concilio (cfr. lettera n. 82). Su uno di questi inviti cfr. K. A. Fink cit., p. 226; W. Brandmüller cit., p. 117 n. 8. — 120 — l haberem, nundum tamen eum habere potui. Spero autem ex importunitate ipsum me quam primum habiturum, quem mox ad te eo pacto transmittam ut non multa interiecta mora eundem ad me remittas, cuius lectiunculis mirandum in modum oblector. Datum ut in littera. Idem B( artholomeus ) archiepiscopus etc. a et: in sopralinea. 80 Lodovico Aleman a Pileo Roma, 28 agosto (1423) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 62. Per l’indicazione dell’anno cfr. lettera n. 66. Reverende pater et domine, premissa recommendatione. De mandato sanctissimi domini nostri pape, qui super hoc p( aternitati ) v(estre) r( everende ) scribit ^ nunc partes ad illas redit venerabilis vir, dominus Baptistinus 2 collector pro officio suo ibidem exercendo. Quare, deprecor p(aternitatem) v(estrani) r(everendam) quatenus, reiectis et oblivioni traditis quibuscumque malis informacionibus alias hinc inde habitis rancori-busque et melenconiis quas contra eum habere possetis occasione premis-sorum postpositis, ipsum in officio suo exercendo habere recommissum et sibi ob reverendam prefati domini nostri in hiis que Cameram Apostolicam concernent.....a consilium et favorem velitis, taliter quod ipse dominus noster affectionem quam ad sanctitatem suam gessistis et geritis percipiat operis per effectum. Nam si in contrarium aliqua fierent per vos, magis possent notari quam antea. Et hec p(aternitati) v(estre) r(everende) tamquam amicus scribo; tractu enim temporis, illa de quibus alias locutus sum p( aternitati ) v(estre) r(everende) finem consequi poterunt. Preterea, quia alias, ut novit e(xcelsa) p(aternitas) v(estra), litteram remissionis decimarum antiquarum clero etc. remissarum nolui retinere-, spe- 1 V. lettera n. 76. 2 Battistino da Rapallo. 3 II 22 giugno 1423, in coincidenza col viaggio romano di Pileo, Martino V aveva rimesso la somma di 150 fiorini sul debito che il clero genovese aveva contratto con la Camera Apostolica per decime arretrate: A.S.V., Arm. XXIX, Div. Cam. 7, c. 243 r. - 121 - rans quod id in quo vos et clerus tenemini eidem domino Baptistino solveretis iuxta deUacionem factam per Cameram, deprecor iterato quatenus tantum velitis facere quod idem dominus Baptistinus remaneat contentus ne causam habeat hac de causa amplius conquerendi et in hoc re vera bene faciet v(estra) p(aternitas) r(everenda), que michi fiducialiter scribat si qua possum eidem grata facturo bono corde et quam conservare dignetur Altissimus feliciter et longeve. Scriptum Rome, die xxvm augusti. Vester L(udovicus), episcopus Magalonensis, d(omini) n(ostri) pape vicecamerarius. (a tergo) Reverendo in Christo patri et domino, domino P(ileo), miseratione divina archiepiscopo Ianuensi, domino carissimo. a Lacuna nel testo per lacerazione della carta. 81 Lodovico Aleman a Pileo Roma, 16 ottobre (1423) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 63. Per l’indicazione dell’anno cfr. lettera n. 66. Reverende pater, domine et frater prestantissime, recommendatione premissa. Plures litteras vestras recepi, ad quarum contenta iam p( aternitati) v(estre) respondi1. Nunc autem p(aternitatem) v(estram) Reverendam ) deprecor ut ea que scripsi pro honore et utilitate vestris actendere et facere vellitis; nam dominus noster, qui est informatus qualiter dominum Baptistam , collectorem suum, impeditis, turbatis et molestatis, nedum in officio et eius exercicio, quin etiam in benefitiis suis et etiam per appellationes frivolas et alias taliter quod officium collectorie sibi commissum exercere nequit, ymo nec fructus suorum beneficiorum percipere nec habere, de quibus idem dominus noster est valde male contentus. Quare, pro honore vestro, a talibus impedimentis, molestationibus et appellationibus frivolis omnino desistere ac taliter dictum collectorem, ob reverenciam dicti domini nostri, trac- 1 V. lettere nn. 66, 80. 2 Battistino da Rapallo. — 122 — tare quod predictum officium libere exercere et fructus beneficiorum suorum percipere valeat et habere, quoniam si secus egeritis et perseveraveritis, poterit vobis in maximum preiudicium redundare, idemque dominus noster adversus vos taliter providere intendit, quod ceteris talia actemptantibus transiet in exemplum, super quibus dictus dominus noster vobis, ut credo a, per suum breve rescribit. Scribo etiam dicto collectori quod taliter se habeat in dicto officio et eius exercicio quod non habeatis causam de ipso conquerendi vel ipsum molestandi. Sic igitur, pater reverende et domine, taliter facere et vos habere vellitis, quod dominus noster de vobis merito valeat contentari. P(aternitatem) v(estram) r(everendam> conservare dignetur Altissimus iuxta vota. Scriptum Rome, xvi octobris. Vester L(udovicus), episcopus Magalonensis, domini nostri pape vice-camerarius. (a tergo) Reverendo in Christo patri, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, domino et fratri prestantissimo. a ut credo: in sopralinea 82 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 19 ottobre 1423 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 64. Sigillo placcato. Literis tuis, pater reverendissime, mirifice delectatus sum. Apparent enim in eis ne dicam vestigia, sed summa studia humanitatis tue quibus me exuperari numquam sum facile passus. Eadem enim causa que paternitatem tuam me quoque detinuit ut ad te crebrius literas non darem, cum nichil postea quam ad te scripsi se in medium protulerit nota dignum, neque vulgaria obsignare opere precium putavi. Quod tamen par sit hec studiorum nostra contentio; dominationi tue congratulor, percepique maximum fructum mee in te benivolentie. Que ad me de concilio scripsisti, mecum mente versavi et quamquam sanctissimus dominus noster . . papa, suis ad me literis instet et magnopere incumbat ut ad concilium propere pergam, ad quod se iturum etiam pollicetur, fecit tamen me tam retrogradum tanta quam percepi diversitas, ut prius quam me accingam itineri, - 123 - terciam monitionem expectare instituerim '. Persuadeo tamen michi, ex . . familiari quodam meo, quem ad Romanam curiam transmisi, propediem michi exploratum fore quo cardine concilii summa versetur, in qualem autem sententiam michi tum exibit animus paternitatem tuam faciam certiorem. Classis, quam incredibili potentia summo studio illic parari scribis, preclara facinora tua sententia facturam confido cui placido tridente Neptunum et afflatu Eolum affuturos opto ut, ipsis etiam adiuvantibus, illa Cathellanorum portenta, quos omnis humanitatis expertes homines non est fas appellare turbatores quietis maris et terre, Italia marique pellantur. Breviationem Titi quam trite legi, per primum qui se michi obtulerit bonum fidelemque nuncium, ad paternitatem tuam transmittam2. Quintilianus3 inhertissimo scriptori ad exemplandum datus, michi nun-dum est restitutus; quare, si ad d(ominationem ) tuam celeriter pro voto non mittitur, non est ut michi succenseas. Vale. Datum Mediolani, die xvmi octobris, mccccxxiii. Tuus B( artholomeus ), archiepiscopus Mediolanensis etc. (ia tergo) Reverendissimo in Christo patri, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi etc,, patri carissimo. 83 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 21 dicembre 1423 Originale in A.C.S.L, cartella 391, n. 65. Sigillo placcato. Licet ex litteris tuis, pater reverendissime, michi proxime redditis, ut dici solet, digitum tantum fontibus intigerim, nonnulla tamen que in Senensi concilio versari scribis, queve ego etiam verissima sentio, quibusdam quasi conclusionibus cognovisse, unde infinita suboriri possunt, opere precium putavi, idque habui longe gratissimum. Cardinalis enim Sancti 1 Sull’argomento cfr. lettera n. 79. Sullo stesso argomento v. lettera n. 75. Sul ms. di Quintiliano cui accenna, v. lettera n. 79. - 124 — Eustachii, olim legatus Bononiensis 1 et plerique alii magni viri michi nuper persuadere nuncio et literis conati sunt ut ad concilium accedam. Qui, quo magis urgent, hoc apud me minus proficiunt, vehementiusque obdurescit mea sententia quam dominationi tue sepius cognitam feci, scilicet instituisse me, non temere, et in hac rerum tanta confusione properaturum. Tum quid statuero tua paternitas certior primum fiet. Opuscola Candidi2 ex latore tuarum literarum accepi. Oratorias vero institutiones Quintiliani, quas summo a me studio requiris3, nunc ad dominationem tuam non mitto: cum enim eas tantummodo absolutas in Italia esse putem4, admirandas propter earum perfectionem et incredibilem vetustatem, non ausus sum easdem itineri et naufragio committere prius quam fideliter sint transcripte. Que si in rivulum aliquem inciderent, aut casu aliquo obliterarentur, nullo ab ipsis exemplo transumpto, quales sepe contingunt, vix statuerem dolori meo et eiulatui modum. Sed, cum im presentiarum in manu scriptoris rap-tissimi sint, quam primum transcripte fuerint, quod ut sine perditione temporis fiat solertissimam operam meam policeor et prestabo, nichil habebo potius quam aut exemplar aut earum exemplum mox ad paternitatem tuam transmittere. Interim tue erit pietatis tante mee in eum thesaurum preciosissimum indulgentie veniam dare et id temporis quoad mittetur equo animo preterire, quod si forte fuerit longiusculum quam expectatio tua optet, aliquando tamen et brevi librum ipsum in manu habebis. Vale pater optime. Datum Mediolani, die xxi decembris, mccccxxiii. Tuus B(artholomeus), archiepiscopus Mediolanensis etc. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, domino amantissimo. 1 Alfonso Carrillo- C. Eubel cit., I, p. 30. 2 Gli opuscula iuvenilia dei Decembrio erano stati particolarmente lodati dal Capra (M. Borsa, Pier Candido Decembri e l’Umanesimo in Lombardia, in Archivio Storico Lombardo, XX, 1893, p. 31); può essere che qui il Capra alluda al De VII liberalium artium inventoribus, dedicato a Tommaso di Campofregoso [ib., p. 11, n. 3; V. Zaccaria, Sulle opere di Pier Candido Decembrio, in Rinascimento, VII, 1956, p. 17), al De Ludicris liber, composto prima del 1419, o al De iuvenilibus studiis libri septem (ib., p. 55). 3 Cfr. lettera n. 79. 4 Sull’esistenza di altri mss. integri di Quintiliano cfr. R. Sabbadini, Le scoperte cit., I, pp. 78, 82; II, Nuove ricerche, pp. 60, 84, 85. — 125 - 84 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo Roma, 23 dicembre 1423 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 66. Sigillo placcato. Reverendissime in Christo pater et domine, domine, humili et devota recomendatione premissa. Scripsi d(ominationi ) v(estre) plures et a vobis nullum responsum habui a die vi novembris citra. Mitto vobis per Franciscum, latorem presentium, litteram concessionis decimarum in redemptionem captivorum apud barbaros; et quam cum magno labore obtinui, et nisi Racel 1 fecisset, ut dicam, importunitatem, forte non fuisset habita; et dictus se vobis recomendat et offert se paratum ad omnia vobis beneplacita et mandata. Scripsi vobis de facto cause iniuriarum cum Iacobo de Canibus 2 ad plenum; causa est comissa domino episcopo Rechanatensi3 et spero in eo quod iuris erit obtinere ab ipso bonam iustitiam; causa est magna, quia declaravit incidisse in canonem late sententie et in quingentis florenis pro extimatione iniurie et in expensis; et in eo quod in me est faciam id quod potero meo videre; propter illam declarationem excommunicationis non video qualiter possit fieri aliqua compositio, licet dictus Iacobus sit ita contrarius quod videatur sibi habere denarios in bursa. Item, 1 Racello dell’Oro. 2 Giacomo de Canibus da Pavia, scrittore ed abbreviatore di lettere pontificie, familiare del papa, canonico vercellese e pavese, di San Lorenzo, Santa Maria delle Vigne e Santa Maria di Castello in Genova (A.S.V., Reg. Lat. 106, C. 101 r.; Reg. Lat. 108, c. 40 v.), aveva avuto già in passato qualche difficoltà per il canonicato di Castello, del quale sarebbe stato spogliato da Giovanni da Godiasco (A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte III, n. 30). La sua presenza in San Lorenzo è attestata, dal 1424 come non residente (A.C.S.L., Libro del massaro, n. 68, c. 65 r.), come residente dal 1° maggio 1429 (Ib., Libro del massaro, n. 73, c. 1 e.); deve essere morto il 20 marzo 1430, come risulta dagli anniversari del 1433 (Ib., Libro del massaro, n. 76, c. 45 r); nel 1431 e nel 1432, infatti, egli non figura nei registri amministrativi del Capitolo e non sono segnati gli anniversari (cfr. Libri del massaro, nn. 74 e 75), mentre per il 1430 siamo privi del libro deH’amministratore del Capitolo. La questione alla quale allude Gerardo in questa lettera (sulla quale ritornerà ancora nelle lettere nn. 85, 88, 94) doveva riguardare la presa di possesso in San Lorenzo di un canonicato, vacante per la morte di Giacomo de Marianis (+ nel 1422. A.C.S.L., Libro del massaro, n. 65; c. 1 r.), e della relativa prebenda. 3 Marino di Tocco (1418-1423): C. Eubel cit., I, p. 411. - 126 — in facto canonicatus scripsi vobis pluries, et A(mbrosius) Fidelis 4 restat in eius proposito et sapienter semper dixit; non video alium modum quam illum de quo vobis scripsi, silicet permutationem, si deliberatis habere dictam prebendam. Insuper, reverendissimus dominus Sancti Marci5 dixit michi post heri quod dominus noster signaverat copiam bule Urbani sexti6; tamen, nondum est portata ad registrum; et si deliberatis habere protectorem pro nobis et pro clero, laudarem quod ipsum haberetis pluribus de causis: primo, quia diligit d{ ominationem ) v(estram) et est dilectus a s(anctissimo) domino nostro, et ille alius de quo proponebatis 7 nec diligit vos nec est dilectus a s(anctissimo) domino nostro. Rotulus quem habet d(ominus) B(artholomeus) de Montepoliciano8 nondum est signatus propter multa impedimenta; et feci et faciam omnem diligentiam. De facto arbitrii d{omini) de Comite super facto prepositure, non video modum, quia non vult aliquid facere sine consensu Batestini9. Feci hiis diebus unam praticam cum Silvestro de Vivaldis 10, qui est parochianus, et porecta est suplicatio domino nostro per d(ominum) Principem11 qui diligit valde Silvestrum. Narrato casu, in conclusione quod nisi dictus B(atestinus) fece- 4 Abbreviatore e scrittore delle lettere pontificie, canonico di San Lorenzo: P. M. Baumgarten, Aiis Kanzlei und Kamrner. Erôrterungen zur Kurialen Hof-und Veriualtungsgeschìchtc im XIII, XIV, und XV Jahrbundert, Friburgo in Br. 1907, pp. 318, 320. E’ probabile che la questione che lo riguardava fosse incentrata sul fatto che Ambrogio non era stato promosso agli ordini maggiori richiesti dalla natura della prebenda. Lo stesso Ambrogio, che risulta già canonico il 1° settembre 1423 (A.S.V., Suppl. 170, c. 45 r.), ottenne, il 21 marzo 1424, dal papa una dilazione di 10 anni per farsi consacrare, pur conservando, naturalmente, i frutti della prebenda. A.S.V., Suppl. 176, c. 197 v. 5 Guglielmo Fillastre: C. Eubel cit., I, p. 33. 6 Su questa questione siamo scarsamente informati e non possiamo far altro che rinviare alle successive lettere di Gerardo (nn. 85, 88, 94). Lo spoglio dei documenti di Urbano VI relativi alla Liguria non ci ha consentito alcun risultato. 7 Potrebbe trattarsi del cardinale de’ Conti, se rettamente interpretiamo 1 allusione finale di questa lettera. 8 Bartolomeo Aragazzi da Montepulciano, referendario, scrittore ed abbreviatore di lettere pontificie, segretario apostolico: v. Dizionario Biografico degli Italiani, III, Roma 1961, pp. 686-688 e bibliografia ivi citata. 9 Battistino da Rapallo protetto dal card. Lucio de Conti. 10 Uno dei mercanti genovesi che operavano in Roma. 11 Giordano Colonna, principe di Salerno. - 127 — rit se promoveri ad sacerdotium infra sex menses et ydoneus ad regimen dicte prepositure, quod papa mandet ipsum privari dicta prepositura et, ipso privato, ipsam conferat presbitero Iacobo de Finamore 12 vel cui placebit parochianis; et papa signavit, iam sex diebus elapsis, sed per d(ominum) Arpinum 13 et fratrem Thomam 14 non est iterum portata ad registrum. Feci diligentiam quod portabitur ad registrum, et d(ominus ) Arpinus habuit magna verba mecum, dicendo quod ab una parte facitis concordium, ab alia queritis destrutionem dicti B(atestini); cui respondidi quod male dicit et quod nec vos nec alia persona de vestra scientia hec fecit, sed, ut sentio, sunt parochiani qui nolunt prepositum nisi in suo placere, et sic quievit. Item dominus noster videtur complacuise d(omino) Principi mediante Silvestro. De colletaria tamen nichil hucusque factum est; operabor cum omni diligentia quid potero. Super hoc rogo d(ominationem) v(estram) ut cum B{atestino) habeatis ita bonam pacem, ne possit dici quod removeatur pro vestri complacentia, quia tunc haberetis totam Cameram inimicam. In isto negotio bonum est quod provideatis, si erit necessaria, oblatio de ducatis mutuandis pro huiusmodi negotio quod non habeatur materia remitendi ad partes. Item pro expensis etiam oportet quod provideatis, quia multe expense facte sunt et multas habeo facere adeo quod habeo paucos denarios; rationem vobis postea reddam de omnibus; vos bene scitis quod si non habuero denarios, non potero aliquid facere neque stare propter magnas expensas. Oportet quod si debuero perficere michi comissa, quod vadam multum morose et cum magna diligentia et sagacitate, quia dominus noster papa inclinatus est in contrariam partem propter malas linguas et propter amicitiam dicti B(atestini). Item deliberavi obtinere unam indulgentiam pro redemptione dictorum captivorum, ad hoc maxime, ut clerus liberetur aliqualiter ab impositione communis clero. Frater Gaspar, rector Sancte Fidei, venit Romam et in itinere perdidit omnes scripturas, que erant in buziis et buzios dum transiret unum flumen, que erant pro causa Sancte Fidei; tamen supersedetur in illa. D(ominus) Samuel15 est in Roma et 12 Giacomo Finamoris da Voltri, canonico di Santa Maria delle Vigne: A.S.G., cartulare 110, cc. 343 v., 368 r; notaio Giuliano Canella, III, c. 131 r 13 Arpino de Colli. 14 Non siamo riusciti a identificare il personaggio che, d’accordo con Arpino, avrebbe bloccato il normale corso della pratica; cfr. anche lettera n. 88. 15 Samuele de Marini, fratello di Pileo. — 128 — venit pro indulgentiis et est Deo dante sospes. Laudarem quod operemini quod d(ominus) Gubernator 16 scriberet s(anctissimo) domino nostro pape et Racelo pro collectoria; nihilominus faciam pro parte mea quidquid potero. Amicus vester cordialis de partibus qui est in curia17 ostendidit hodie michi unam litteram quam scripsit Baptistinus d(omino) de Comitibus et quam legi et sibi restitui, qualiter vos et ipse scripseratis sibi quod de communi concordio compromisseratis in ipsum de prepositura etc. et quod rogat ipsum quod scribat vobis quod non velit pati quod perdat preposituram et quod vos falso modo facitis que facitis, et quod vos temptatis predictum dominum habere in protectorem et non estis eius amicus et vultis sibi vendere verba etc. et multa que nolo exponere. Altissi-mus vos conservet etc. Datum Rome, die xxm decembris, 1423. Vester servus Gerardus de Parma, preceptor Sancti Lazari de Ianua. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(iIeo)y miseratione divina dignissimo archiepiscopo Ianuensi, domino suo singularissimo, detur Ianue. 85 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo Roma, 2 gennaio 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 67. Sigillo placcato. Reverendissime in Christo pater et domine, d(omine), humili et devota recomendatione premissa. Recepi, die xxvn decembris, litteras vestras, datas Ianue die xvn dicti mensis, continentes etc. Misi vobis die xxm predicti mensis per Franceschinum, famulum Galeoti, litteram remissionis decimarum in redemptione captivoruml. De meliori et faciliori additu ac auditu non fuit mea culpa: feci omnem diligentiam quam 16 II conte di Carmagnola. 17 Si tratta certamente di un ligure: potrebbe trattarsi di Gaspare Cazolino o, visto l’accostamento alla partenza da Roma, (cfr. lettera n. 85) dello stesso Matteo del Carretto. 1 Lettera n. 84. — 129 — 9 potui. Dedi domino Anagnino’ litteram vestram; promissit facere verbum ad partem domino nostro et introducere me ut dem personaliter domino nostro litteram vestram et oretenus explicem ei comissa; nondum fuit modus, quia dicit quod non vult habere contrarietatem quando loquetur domino nostro et introducet me. Cottidie insto et instabo; si potero obtinere comissa a bene quidem et narrabo vobis, sin autem accipiam licentiam, ut scribitis, et revertar. Dixi magistro Iohanni Nicolay3 quod prosequatur causam cum preceptore Sancti Iohannis 4, qui faciet, et similiter in causa illius de Canibus 5, qui adhuc remanet in fatuitate sua. In facto colletarie faciam omnia iuxta posse et accipiam conclusionem. Et in facto canoni-catus, ut dixi alias, papa noluit dare responsum, et dixeram d(omino) Anagnino et d( omino ) Odoni6, sed quid vobis scripsi de permutatione, fuerunt verba A(mbrosii) Fidelis qui se obtulit, et de eo quod scripseram vobis de Sancto Maximo 7, erat solum quod habuissem carum quod habuissetis intentum vestrum, non animo nec intencione quod de illo beneficio curem pro me, sed quia videtur michi non posse obtineri, quia d(ominus) Anagninus nec alii quibus scripsistis volunt assumere honus, nichilominus iterato operabor et concludam intencionem domini nostri; in recessu meo visitabo et faciam ut scribitis. Heri iterato loquutus fui domino de Comite 8 cui reiteravi rogando quod scriberet super facto prepositure: qui michi respondidit quod nichil vult facere nisi videat iura partium, et maxime Baptestini9, et quod amici Baptestini non sunt contenti et quod non vult assumere honus istud. Rogavi ipsum ut deberet vobis aliqua scribere, qui 2 Angeloto de Fuschis, chierico della Camera Apostolica, cubiculario del papa, vescovo di Anagni (1418-26), traslato a Cava dei Tirreni nel 1426, creato cardinale da Eugenio IV: C. Eubel cit., I, pp. 87, 179; II, p. 7; F. Baix, Recherches cit., p. 150. 3 Bacalarius in decretis: A.S.V., Suppl. 116, c. 56 r. 4 Si tratta di una pendenza tra l’arcivescovo di Genova e la precettoria di San Giovanni di Pré, sulla quale non siamo molto informati: cfr., comunque, lettere nn. 94, 132, 135, 145, 155, 156, 158, 159. 5 Giacomo de Canibus. 6 Oddone de Varris. 7 Sembra che Gerardo fosse interessato in qualche modo alla chiesa di San Massimo di Rapallo. 8 Lucio de’ Conti. 9 Battistino da Rapallo. — 130 — michi respondidit quod vobis scriberem et ipse non vult ad presens alia scribere. Mitto vobis unam litteram Baptestini inclusam in presenti, ut videatis quid scribit, et aliam habet d(ominus) amicus vester de qua vobis scripsi et ista videtur esse michi causa retencionis domini de Comite, quia Baptestinus unum vobis promittit et aliud operatur. Dominus abbas de Carreto 11 recessit de Roma et ivit Sublacum. De rotulo, cotidie dixi et dico d( omino) B( artholomeo ) de Montepoliciano, et rogavi d{ominum) Anagninum et d(ominum) Odonem quod dignentur intercedere cum domino nostro ut signet ipsum. De facto bullarum et litterarum que remanserunt in Gavio, tangunt maxime d(ominum) Iohannem Gondisalvi12, auditorem Rote, qui ad presens est in Senis ad concilium, qui scribet vobis et vobis regraciabitur et sic ordinavi. Dominus Arpinus 13 fuit in magnis verbis mecum pro illa supplicatione quam dominus noster signavit pro prepositura Vinearum et dixit michi quod fuit causa quod dominus noster ipsam retineat, et ipse est ille qui vult ipsum Baptestinum adiuvare et esset contra Sanctum Petrum qui velet offendere dicto Baptestino. Deliberavi facere verbum domino Principi14, quia ipse fecit ipsam signare ad instantiam Silvestri de Vivaldis, qui Silvester non est ad presens in Roma, quia unus frai.er suus mortuus est hiis diebus in Roma et postea ipse recessit et ivit cum domino Rogerio Gayetano De facto bule Urbani, dominus Sancti Marci 16 pridie dixerat michi quod dominus noster ipsam signavit et expectato quod die iovis proxime preterita fuit apertum registrum, non reperii, unde heri dixi prefato domino Sancti Marci quod non reperieram ipsam signatam; qui michi respondidit quod papa, presente eo, signavit et quod sibi dem aliam copiam et faciet iterato signari, quam scripsi et copiavi et sibi dabo hodie, et queram expeditionem. Altissimus d( ominationem ) v(estram ) conservare dignetur. Datum Rome, die n ianuarii, mccccxxiiii. 10 Sul quale v. lettera n. 84. 11 Matteo del Carretto. Sul quale v. E. Cerchiari, Capellani papae et apostolicae sedis, auditores causarum sacri palatii apostolici seu Sacra Romana Rota, Roma. 1921, II, pp. 44 e 46. 13 Arpino de Colli. 14 Giordano Colonna, principe di Salerno. 15 Potrebbe trattarsi di Ruggero I Caetani (1390-1435-36), sul quale v. G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, p. 63. 16 Sull’intervento del card. Guglielmo Fillastre v. lettere nn. 84, 88, 94. — 131 — Vester servus Gerardus de Parma, preceptor Sancti Lazari de Ianua. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), miseratione divina dignissimo archiepiscopo Ianuensi, domino suo singularissimo, detur Ianue. a comissa: in sopralinea. 86 Opizzino Malaspina di Varzi a Pileo Varzi, 14 gennaio 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 68. Reverendissime in Christo pater et compater maior honorande. Quia nuper sensi quod indignus episcopus Bobiensis propter debitum censum quod pontificali curie reddere tenetur et illum reddere sprevit, aliisque multimodis excessibus suis publice divulgatus fuit in excommunicatum et super foribus Romane curie cum ceteris excommunicatis extitit appositus; nec mirum, cum semper ab assueto non vereatur quoscumque superiores suos spernere. Nam in terra Bobii, de qua nomen ipse non meretur habere, quecumque exerceri possunt simoniatice pravitates, exercere non veretur, non Dey metu nec superiorum suorum intuytu, pupillos et viduas quos potest depredatur, distributiones inter pauperes et virgines factas revocat pro posse, eas in turpes actus convertendo, subditos sibi clericos violenter incarcerat et postmodum ad taleam ponit ullo non interveniente defectu, et alias multimodas extorsiones quas potest exercet, que hactenus, ut puto, nondum aures reverentie vestre propulsarunt. Igitur, animadvertens quod talia reverentie vestre honorem non augent, ea vobis explicandum duxi ut, si casus attigerit, honorem vestrum conservare valeatis. Sed. quia fervidus sum veram habere informationem utrum ipse indignus episcopus est publice excommunicatus ut prefertur, exoro, precibus omnibus quibus valeo, vestram paternitatem antedictam quatenus dignetur de hoc me clarum facere si possibile est; sin autem per primum ad Romanam curiam accessurum placeat in nos talles cum effectu tractare quod ipsam 1 Daniele Pagani: C. Eubel cit., I, p. 139; II, p. 108. — 132 — excommunicationem in publicam formam valleam habere et constet quic-quid velit. In hoc michi singularem gratiam atque complacentiam facere placeat et dignemini, iniungentes ad avisamentum vestre memorate reverentie quod dictus indignus episcopus quandam falsam et iniquissimam sententiam contra me tulit, ex qua iura mea et status mey marchionatus arci ter lexi sunt a et ledentur in futurum. Si qua etc., recomendans me v(estre) memorate r(everentie). Data Varcii, die xim mensis ianuarii, MCCCCXXIIII. Opizinus, marchio Malaspina de Varcio. (a tergo ) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei et Appo-stolice Sedis gratia archiepiscopo Ianuensi dignissimo. a lexi sunt: corretto da lexus est 87 Leonardo Bruni a Pileo Firenze, 12 febbraio (1424) Originale manca. Edizione in L. Bruni, Epistole, ed. L. Mehus, Firenze 1791, IV, 19; F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., p. 12. Il Gabotto attribuisce la lettera’ al 1418. Il Baron (Leonardo Bruni Aretino. Humanistisch-philosopbische Schriften mit ctner Chronologie seine Werke und Briefe, Lipsia-Berlino 1928, p. 207), rifacendosi alla recensione del Sabbadini all’opera del Gabotto (in Giornale Storico della Letteratura Italiana, XX, 1892, p. 254) sposta la datazione al 1424. Facile recognovi litteras tuasr doctissime simul optimeque antistes. Erant quippe ea facundia sapientiaque perscriptae, ut ex tuo potissimum iudicio manasse viderentur. Atque ut natura fit, cum alterum dicentem audias, quod tu maxime probes, ut valde assentiamur, sic ego tuae illi de lectione studioque sententiae vehementer assensi. Sic enim michi quoque perspicere visus sum, aut nichil humanarum rerum adversus animi aegritudinem valere posse, aut unicum in litteris studiisque esse refugium, quas qui fastidiunt et contemnunt, verae puraeque veritatis gustum non habent. Tu igitur iis incumbe, ut facis, praesertim cum nulla res dignior sit homine sapienti et in ea qua tu es dignitate constituto. Quod autem de libris scribundis rogas, non deerit tibi diligentia mea. Verum admirabilis est apud nos eius rei penuria. Nam et studiosi permulti sunt, et qui mercede scribant admodum pauci. Ego tamen, quo tibi morem geram — 133 — scrutatus omnia, cum tandem nichil reperirem, exoravi quemdam ex familiaribus meis ut libros quosdam, sui ipsius gratia quos ille scripserat, venundaret. Sunt autem Ethicorum libri, quos nuper traduxi, et Commentaria primi belli Punici1 cum quibusdam orationibus Demosthenis et Oeconomicorum libro, sat, ut michi primo aspectu visum est, emendare perscripti. Haec emere licebit. Tu igitur cuivis Ianuensium tuorum qui hic negociantur committere poteris, ut libros excipiat ac precium decens pro illis persolvat. Vale. Florentie, ii idus februarii. 88 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo Roma, 19 febbraio 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 69. Reverendissime in Christo pater et domine, d(omine), humili et devota recomendatione premissa. Recepi binas litteras d(ominationis) v(estre), unam die m februarii michi datam per d(ominum) Gasparem de Perusio1, datam Ianue ultima decembris, aliam vero die vu februarii michi datam per d(ominum) Gasparem Cazolinum, continentes etc., et illas litteras de quibus in predictis litteris continetur. Littera decimarum non fuit modus quod potuerit obtineri alio modo, tamen dixi Racelo2 de modis Baptistini3 prout scripsitis a, et noluit pur me audire et dixit clamando, prout facit de facili, quod non credit michi nec litteris vestris et multa que nolo scribere; si cum officialibus Misericordie provideatis, credo quod bene facietis. In causa Iacobi de Canibus credo quod habebitis revocationem dicte sententie et non erit opus remissione articulorum nostrorum ad partes; teneo bene quod si causa remansisset in Rota, habuissetis et secundam et terciam. Dedi d(omino) Recanatensi4 litteras vestras; 1 Effettivamente i Commentaria risultano presenti negli inventari della biblioteca arcivescovile: D. Puncuh, La biblioteca cit., p. 169; V. Polonio cit., p. 358; G. Pistarino, Libri e cultura cit., p. 78. 1 Gaspare Bonizi da Perugia, avvocato concistoriale: J. Vincke, Acta cit., p. 159. 2 Racello dell’Oro. 3 Battistino da Rapallo. * Marino di Tocco. — 134 — in ìusticia erit favorabilis; ista causa est magna causa et est causa status, et non recessissem, si milies michi scripsissetis, donec vidissem rem esse in tuto, nec recedam. Feci refformari articulos ut scripssistis; dedi litteram vestram Iohanni Nicolai et ipsam laceravit et dixit noie se de cetero intromittere de causis vestris, et stetit in isto proposito multis diebus, dicendo quod vos reprehenditis eum et quod numquam habuit nec a vobis nec a <1( omino) Gaspare aliquam informacionem et quod formaverat articulos de suo capite. Postmodum d(ominus) Gaspar Cazolinus dedit michi unam informacionem super ista materia et aliis causis, et vigore ipsius postea reformavit articulos. Credatis quod si debebitis agitare causas in curia Romana, oportebit quod vos habeatis continuum solicitatorem qui solicitet, et advocatum et procuratorem, aliter cause ibunt in fumo, nec confidatis de advocato et procuratore nisi per istam viam; habeo enim magnum laborem solicitando ipsos cotidie quod prosequantur causas; quid faciant ■quando non solicitantur advertatis! Dicit enim unum magister Iohannes Nicolay, quod posito quod numquam comparuisset, non debebat d(ominus) Bartholomeus Guischardi ' proferre talem sententiam, quia actoris non probante etc., et ista de causa intendo operari quod absque remissione feratur sententia ex eidem actis. In facto A(mbrosii) Fidelis, dedi litteras d(omino) Odoni 6 et habui ultimum responsum a domino nostro, visa littera et oretenus sibi dictum per d(ominum) Odonem, qui michi sic retulit, presente d( omino) abbate de Caretoquod dominus noster non vult derogare iuri quesito et dum replicarem, michi respondidit quod de ista materia non est amplius loquendum. De facto rotuli8 quod dominus noster vult videre et signare, omnem feci ipsum renovari et summari, et heri dedi ipsum d(omino) Odoni, et supplicationem mense archiepisco-palis et unam quam feci fieri de meo capite quod, non obstantibus quibuscumque expectativis, habeatis facultatem conferendi duas prebendas primo vacantes in ecclesia catedrali; ita quod expecto signaturam et immediate avisabo et scribam seriatim. De facto collectorie, dixit michi quod 5 Auditor causarum-. E. Cerchiari cit., II, p. 46. 6 Oddone de Varris. 7 Matteo del Carretto. s Purtroppo non abbiamo trovato nei registri delle suppliche alcuna traccia di ■queste suppliche presentate in forma di rotolo. — 135 — non faciam verbum; dixi d(omino) vicecamerario9 quod et vos et c erus parum potestis sibi regraciari et in pauco tenemini, qui michi respondidit quod deliberavit expetare Baptistinum et quia decime non solvuntur am piius et decime antique sunt converse in redemptionem captivorum quod Camera non indigebit amplius tali expensa, cui subdidi quod offerclam sibi unum collectorem qui exiget negotia Camere in partibus absque expensa Camere, et notavit verba ista. Unum sciatis, quod si prosequemim istam causam, confirmabitis illum, quia si nunc esset pro vobis, iam diu esset sublatus, et sic non faciendo mencionem nec curando de ipso, cassabitur et corructetur. De facto d(omini) Sancti Marci10, dominus noster signavit per hec verba: « Fiat quod archiepiscopus cogat ipsas servare et gloriam et ordinem Sancti Benedicti O. Datum Rome, apud Sanctum Petrum, sexto ydus ianuarii, anno septimo »; unde, cum Ellectensi deliberarunt reportare pape, quia non videbant modum quod posset regi-strari, quia non registrantur copie bullarum, sed supplicaciones, et papa dixit sibi quod daret d(omino) Sancti Marci; unde cum Eletensis dedit michi sub segreto et reportavi d(omino) Sancti Marci, et dominus Sancti Marci reportavit pape, et papa scripsit: « Corige in registro »; unde d(ominus) Eletensis dixit quod nichil erat et quod non registraretur et quod non apparebit unquam in rerum natura, et dixi sibi quod restitueret michi et noluit. Quare, in hoc negotio non possum aliud facere, sed si haberetis autenticum privillegium, bene facerem renovari. De facto pre-positure, dixi d(omino) Gaspari quod alloquatur dominum de Comite sine me una vice et postea ipse et ego revertemur alia vice; qui ivit pluries ad domum suam et non b repperiit, quia cotidie vadit venatum. De facto supplicationis quam fecit signari Silvester '3, non potui reperire; feci verbum d(omino) Anagnino 14 et d(omino) Odoni: veritas est quod frater Thomas b et d(ominus) Arpinus 16 impedierunt cursum; non possum re- 9 Lodovico Aleman. 10 Sull intervento del card. Guglielmo Fillastre v. lettere nn. 84, 85, 94. 11 Pierre Assalbit, magister supplicationum, vescovo di Alet: C. Eubel cit., I, p. 237; W. von Hoffmann cit., II, pp. 84, 255. 12 Lucio de’ Conti. 13 Silvestro Vivaldi. 14 Angeloto de Fuschis. 15 V. lettera n. 84. 16 Arpino de Colli. — 136 — mediare. D( omino) Arpino dixi sibi que scripsistis, et de facto ecclesie et de alio; qui michi respondidit quod est vestra salsa et quod ipse exibit de illa ecclesia et ipsam dabit fratri Luciano 17. Recepi illos denarios de quibus scripsistis et expendidi plures illis, tamen in adventu reddam vobis integralem racionem; oportet pro ista sententia quam spero habere et pro aliis causis, et si signabitur rotulus et supplicationes, provideatis de peccu-niis et sciatis quod quando perpendidi quod mora mea erat ultra mensem, consideravi maiorem moram et remissi famulum ad partes et unum equm vendidi in Roma et alium remissi, et colocavi me ubi habeo expensam pro quatuor florenis in mense, et non curo de famulo, quia non expedit volendo facere facta in curia ire pompose. A Bartholomeo de Bardis 18 recepi flo-renos quinque et soldos romanos xxxv nec vult facere racionem de pluribus. Notarii volunt pro registris et pro aliis rebus denarios, et non verba! De indulgentia captivorum nichil factum est, quia Racel non curavit facere signari, sed est in rotulo. De facto cause Sancti Iohannis, obtinuit per comissionem prorogacionem termini et compulsoriam ad partes, unde, recesso fratre Gaspare, feci sibi statui terminum et abreviari per totum mensem marcii et credit habere terminum in compulsoria contentum, ita quod, lapso termino, causa terminabitur. De facto illius fratris minoris 19, d( ominus ) abbas de Careto dixit quod est verum quod dictus frater dixit pape ea que scripsi vobis. De facto annate Sancti Lazari faciam factum meum in curia20. Dixi d(omino) Ardecino21 que scripsistis; qui michi respondidit quod bene petransiit leviter, sed quia d(ominus) Iacobus ~ est suus compater et est advocatus, non potest ad minus facere quin faciat officium suum, sed in ista causa ipse processit et procedit leviter. De facto 17 Dovrebbe trattarsi di Luciano della Spezia, monaco di Santo Stefano di Genova, che aveva amministrato la chiesa di San Donato per conto di Arpino, prevosto della stessa già dai tempi di Bonifacio IX (A.S.V., Reg. Lat. 203, c. 184 r.), commendatario della stessa collegiata nel 1409 (A.S.G., cartulare 110, c. 413 r.), amministratore, nello stesso anno, della chiesa di San Giovanni (ib., c. 346 v.). 18 Rappresentante della compagnia dei Medici in Roma, depositario del denaro della Camera Apostolica: F. Baix, Recherches cit., p. 159; R. De Roover, Il Banco Medici dalle origini al declino (1397-1494), Firenze 1970, pp. 72, 73, 132, 284, 292-295. 19 Non siamo riusciti a trovare traccia dell’argomento. 20 Sull’argomento v. lettera n. 94.» 21 Dovrebbe trattarsi di Ardecino della Porta da Novara, avvocato concistoriale, cardinale nel 1426: C. Eubel cit., I, p. 34. 22 Giacomo de Canibus; cfr. allegato alla lettera n. 96. — 137 — magistri Iohannis Nicolay, laudo quod sibi scribatis c et ipsum retineatis, et operemini quod habeat denarios suos a d(omino) olim vicario vestro; non video preterea quod possitis habere meliorem. Altissimus vos conservet. Datum Rome, die xviiii februarii, mccccxxiiii. Vester servus Gerardus de Parma, preceptor Sancti Lazari de Ianua. Reverendissimo in Christo patri ed domino, d(omino) P(ileo), miseratione divina dignissimo archiepiscopo Ianuensi, domino suo singularissimo, detur Ianue. a scripsitis: così nel testo b segue depennato repperiis c segue depennato: ipsum 39 Giacomo Donadofo a Pileo Venezia, 24 febbraio 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 70. Lo ringrazia per le cortesie usate a fra Matteo da Viterbo 1 durante la sua permanenza a Genova. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo) de Marinis, Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo civitatis Ianue dignissimo et patri optimo. 90 Ambrogio Traversari a Pileo Firenze, 27 febbraio (1424) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 71. Sigillo placcato. Autografo (cfr. A. ottiu, Autografi e traduzioni di Ambrogio Traversari, in Rinascimento, S. II, V, I 1 TYtaVV Per la datazione occorre fare riferimento alla progettata traduzione e jogene Laerzio, della quale il Traversari parla anche in due lettere al Niccoli del li ma8g'° Mdd 21 • gÌUfin° 1424 (A- Traversari, Latinae Epistulae cit., VIII, 8, 9); a o stesso iccoli il monaco camaldolese comunicava, il 27 febbraio 1424 (ib., VIII, n aver ricevuto una lettera di Pileo, accompagnata dal denaro necessario all’ac- otrebbe trattarsi di quel frate, amico del Niccoli, ricordato dal Traversari, che p« ! ; enma ma8gio 1424: cfr. L. Mehus cit., p. 389; A. Traversari, Latinae ■ '< ac C|t-, , 18, 21; Vili, 8; R. Sabbadini, L’epistolario di Guarino cit., Ili, — 138 — quisto delie sue traduzioni (cfr. anche E. Mioni, Le vitae patrum nella traduzione di Ambrogio Traversari, in Aevum, XXIV, 1950, p. 322). La nostra lettera costituisce quindi la risposta alla lettera ricordata al Niccoli. Iesus Ambrosius summo viro patri meo Pilleo pi. s. Etsi putabam, dum bec scriberem, iam tibi esse redditas superiores litteras meas, tamen officii mei plurimum interesse existimavi ipsis quoque, quas abs te nuper accepi, respondere suavissimis litteris, ne meum diutius silentium subinsimules. Suffudisti enim me egregie dum iuste querereris te omnibus litteris meis respondisse, hoc ipso me officii admonens quasi hoca a me fuerit hactenus minori cura observatum, quamvis eam culpam pro tua in me pietate vel in malignitatem temporum vel certe in perfidiam tabellariorum totam reiicias, quasi vero ulla mihi possit esse venia si vel pares paribus1’ neque tibi viro humanissimo pro singulis tuis duplices reddam. Estne ulla comparatio amborum? An ego expectare debui dum scriberes neque potius te prevenire hoc litterario n.....c quandoquidem te nugis nostris delectari comperam? Sunt quidem fateor plura d impedimento quave huic.....c debito meo quantum par esset queam satisfacere. Ut enim omittam perpetuas curas.....c monasterii, tot a me.....c iis locis eodem tempore, ac tam crebro flagitantur epistule ut occurrere nequeam, fitquec sepenumero ut quos plurimi facio et maxime diligo negligere videar minusque officio meo satisfacere. Debui tamen assidu(it)ate mea superare difficultates omnis ut tibi parenti indulgentissimo non deessem. Quod faciam si Deus iuverit et votis nostris aspiraverit. Opuscula nostra transcribi facio ea, cum absoluta fuerint, mittere curabo; quod propediem erit. Non sum immemor quid et presens mihi mandaveris 2 et per litteras sepe admonueris de convertendo scilicet tum Plutarcho tum Laertio ’. Ego, ut verum simpliciter amori tuo fatear, minus mihi et otii et virium esse sentio quam ut ad tantas res transferendas ut dignum est sufficere possim. Nosti hec studia animum omni cura 1 Si tratta certamente delle traduzioni di Giovanni Crisostomo, dei sermoni e delle Vitae Patrum cui lo stesso Traversari accenna nella già citata lettera al Niccoli del 27 febbraio 1424, nella quale, proprio in riferimento alla richiesta di Pileo, chiedo la sollecita restituzione di alcuni manoscritti. 2 Pileo avrà incontrato il monaco camaldolese durante il soggiorno fiorentino del 1423. 3 Iniziata nel 1424 e terminata solo nel 1433 (A. Dini Traversari, Ambrogio Traversari e i suoi tempi, Firenze 1912, p. 130); molti ne sarebbero stati gli ispiratori: Cosimo de Medici, al quale venne poi dedicata (A. Traversari, Latinae Epistulae cit., — 139 - vacuum desiderare. Mihi certe quanta sit eius caritas et ipse sentio et tu facile potes animadvertere qui litteras a me vel brevis requiris. Porro quod pudore subrustico negas te non id de me mereri rem fecisti ingratissimam. Ego enim ita statuo nihil esse quod summo in me studio et amori tuo non debeam, immo vero maiora longe quam petas me debere tibi et me ipsum denique et sentio et pre me fero. Quia autem seculares litteras ne abhorream admones facis tu quidem amice et sapienter. Advertisti enim presens ni fallor trepidationem meam et in hac parte. Minus enim convenire arbitrabar professioni et instituto meo eiusmodi convertere verebarque incir-cuncisos homines introducere in templum Dei, sed ea in primis causa tarditatis r fuit quam dixi otii immodica desideratio. Si quando g ero otiosior nihil negligam quod gratum tibi esse cognovero. Litteras his adnexas queso Mediolanum sollicite mittere cures atque eis reddi ad quos diriguntur. Hieronymus frater4 se tibi commendat. Vale mi pater optime et amantissime. Florentie, raptim, mi kalendas martias. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), archiepiscopo Genuensi, dignissimo patri meo, Genue. a Segue depennato ipsum b segue depennato reddam c lacuna per lacerazione lungo la ripiegatura della lettera d segue depennato ma c segue depennato creb f segue depennato ac tir s segue depennato habundav 91 Bartolomeo Grifferio, Bartolomeo Capelino e Guglielmo Rosso. cittadini di Capriata, a Pileo Capriata, 1° marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 72. Lo informano di aver trattato con scarso successo la questione di XXXII, 10), il Niccoli, Antonio da Massa, Leonardo Giustinian e lo stesso Pileo. Si veda, a questo proposito, la lettera del 27 maggio 1425 al patrizio veneto, ove il Traversari accenna esplicitamente alle esortazioni di Pileo e alle difficoltà dell’opera: ib., VI, 23; A. Oberdorfer, L’epistolario di Leonardo Giustiniano (tentativo di ricostruzione), in Ateneo Veneto, XXXIV, 1911, pp. 8-9; A. Dini Traversari cit., p. 128. Sull argomento v. anche L. Meiius, Vita cit., p. 392, ripreso dal Gabotto (Nuovo contributo cit., p. 13) e A. Sottili cit., p. 11 e sgg. Gerolamo Traversari, fratello di Ambrogio. — 140 — prete Bassiano col Marchese di Monferrato e che la vertenza tra lo stesso prete e la parte avversa verrà decisa dal podestà entro pochi giorni. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino . . archiepiscopo Ianuensi, domino singularissimo. 92 Ottobono da Valenza a Pileo Ventimiglia, 2 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 73. Reverendissime pater et domine mi, recommendatione premissa. Die xxvn mensis februarii proxime preteriti venit ad me dominus Iohannes de Crovaria, presentis lactor, requirens a me, prò parte magnifici domini mei, domini Gubernatoris1 et prò parte vestre r(everende) p(aternitatis), quod deberem eidem solvere ianuynos quatraginta michi taxatos pro parte Officii Misericordie in subventione redemptionis captivorum qui sunt apud barbaros 2. Cui cum respondidissem quod omne mandatum prefacti domini mei, domini Gubernatoris, humiliter velem adimplere iuxta posse, tamen quod pro presenti non aderat michi facultas possendi solvere, actentis expensis quas ego feci pro reparatione domus et possessionum episcopalium et in multis alliis incumbentibus necessitatibus, et atentis quod non sunt sex menses quod hic veni, quibus non supetunt redditus per me percepti sicut alias scripsi vestre r(everende) p(aternitati), predictus dominus Iohanes, non admitens excusationem meam, michi illico precepit, pro parte magnifici domini Gubernatoris, quod deberem infra certum tempus personaliter comparere in conspectu sue dominationis. Et, licet in omnibus licitis, ut dixi, velem parere prefacto domino Gubernatori, tamen pro presenti esset michi nimis magna dificultas veniendi, nec possem in honesto statu comparere. Idcircho suplico vestre paternitati quod placeat pro me interponere prefacto domino Gubernatori favores vestros quod velit me habere excusatum et différé usque quo venero ad pinguorem a fortunam. Super facto clericorum qui sunt in diocesi ista, in territorio Ianue, non 1 II conte di Carmagnola. 2 Si riferisce alla raccolta di fondi per il riscatto dei prigionieri in Tunisi. — 141 - sunt nisi tres canonici ecclesie catredalis b qui vere non habent ad vivendum, quo casu, sicut novit dominatio vestra, nedum tallis quantitas sicut eis imponitur, ymo, ut dicit beatus Thomas3 elemoxinam dare non estc non sunt nisi duo calices et ornamenta tria, quorum aliqua sunt de lino, et sunt tantum pro sacerdotibus; reliqua que erant altarium et episcopalia sunt rapta et subtracta tempore tribulationis4. In hoc facietis michi maximam gratiam. Allia non occurunt scribenda pro nunc, nisi quod v(estre) Reverende) dominationi michi vestro placeat mandare. Datum Vigintimilii, Mccccxxiin d, die secunda mensis marcii. Vestre reverendissime paternitatis servitor, O(ctobonus), episcopus Vigintimiliensis 5, s(anctissimi) d(omini) n{ostri) pape refferendarius. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino meo precipuo, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi. a pinguorem: così nel testo b catredalis: così nel testo c est: in sopralinea d Segue depennato inditione 93 I cittadini di Capriata a Pileo Capriata, 2 marzo (1424) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 74. Traccia di sigillo placcato. I nomi dei cittadini che sottoscrivono sono: Odoardo e Percivalle Ganducio, Angelino e Luchino Peculio, Giovanni e Raffaele Bocheria, Antonio e Tobia Amaroto, Pietro e Stefano de Fuzamicho, Antonio e Giorgio Taffono, Giacomo e Giovanni Fornaxario, Luchello e Filippino Bordino, Antonio e Pietro Gualia, Manuel e Giovanni Bava, Belengerio e Martino Bertaroto, Antonio ed Enrico Piuntio, Nicolino e Giacomo Bruxato, Simone e Pietro Boyano, tutti a nome, anche, dei loro amici. Per l’indicazione dell’anno cfr. lettera n. 91. 3 Elymosina non est facienda de necessariis sibi et familiae et statui: Tommaso d’Aquino, Secunda secundae, q. 32,6. 4 Viene qui ricordato il periodo dello scisma che in Ventimiglia, terra di confine tra le due obbedienze, aveva provocato maggiori contrasti: cfr. G. Rossi, Un vescovo scismatico cit. 5 Su Ottobono da Valenza, dottore in utroque, notaio apostolico, che era stato a lungo alla curia romana, vescovo di Ventimiglia dal 1422 al 1452, v. C. Eubel cit., I, p. 528; II, p. 268. - 142 - Lo informano di avergli mandato Angelino Peculio, Battista e Lodovico Bocheria per trattare la questione relativa a prete Bassiano. (,a tergo ) Reverendissimo in Christo patri domino, d(omino) Pileo, archiepiscopo Ianuensi, patri metue(n)do detur. 94 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo Roma, 2 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 75. Sigillo placcato. Reverendissime in Christo pater et domine, d(omine), humili et devota recomendatione premissa. Scripsi d(ominationi) v(estre) per alias die xviiii februarii 1 per unum qui vocatur Capelinus de Novis. Notifico d( ominationi ) v(estre) qualiter heri reverendus pater et dominus, d(ominus) episcopus Racanatensis 2 protullit suam sententiam diffìnitivam in illa causa Iacobi de Canibus, in qua pronunciatione revocavit, cassavit et anullavit sententiam latam per d(ominum) Bartholomeum Guischardi contra vos in favorem illius Iacobi et absolvit vos ab impetitione ipsius et sibi imposuit perpetuum silencium; et deliberavi quod feret dictam sententiam ex eisdem actis prout fecit, licet produxerim et reformari fecerim articulos iuxta informacionem vestram ad hoc, ut ille d(ominus) Bartho-lomeus et illi qui fecerunt causa( m ) haberent magnam verecondiam. Et certe d( ominus ) Gaspar de Perusio 3 nobiliter se habuit: fecit in scriptis allega-ciones notabiles; et etiam magister3 Iohannes Nicolay ac d(ominus) abbas de Careto4, qui multum solicitavit in recomendando cotidie d(o-mino ) episcopo. Unum tamen voluit facere d(ominus) episcopus, quia obmissit condempnacionem expensarum; et hoc dicit quod volebat facere extra et, ut credo, respectu antiquitatis dicti d(omini) Iacobi de Canibus, et etiam quia d(ominus) Iacobus recomendavit se dicto d(omino) episcopo et rogavit eum ut velet intercedere pro ipso ut remaneat vester 1 V. lettera n. 88. 2 Marino di Tocco. 3 Gaspare Bonizi da Perugia. 4 Matteo del Carretto. — 143 — bonus amicus et intendit ulterius non appellare et recomitere se d( ominationi) v(estre); tamen, procurator, videns quod d(ominus) episcopus obmiserat condempnacionem expensarum, protestatus fuit quod in casu quo dictus Iacobus appelaret a dicta sententia, deliberabat et protestabatur vele appelare ab illa obmissione expensarum. Intendo, ut est moris, propinare predicto d(omino) episcopo, sed quia sum sine denariis, accipiam mutuo a Iohanne de Persio 5 et scribam d( ominationi ) v(estre). Quia, ut per alias scripsi, d(ominus) Odo 6 habet rotulum et supplicationes et d(ominus) noster vult ipsas signare, sed propter impedimenta multa non signavit pluribus diebus, et signatis predictis et visa conclusione et signatura, revertar ad partes. De facto concilii, ut audio et communiter dicitur, est dissolutum 7; deliberatum est in concili io quod usque ad septenium fiat in Basilea, que est prope Constanciam, et de quinque nacionibus, quatuor concordaverunt de dicto loco, sed nacio Yspanica noluit concordare, sed unus episcopus, Tolosanus credo b, maior dicte nacionis, protestatus fuit, non tamquam de nacione sed tamquam privata persona, quod consentiebat ellectioni dicti lociDomini cardinales, et Sancti Eustachii9 et Bononiensis 10 nuncupati sunt iam in Roma, et d(ominus) abbas de Colompna 11 hodie applicuit. Dicitur quod Senenses non permittunt ipsos inde recedere; credo quod iam omnes recessissent, et dicitur etiam quod magister Anthonius de Massa , 5 Giovanni de Persio o de Persa mercante genovese: A.S.V., Intr. et ex. 387, c. 35 v. 6 Oddone de Varris. ' II decreto di scioglimento del concilio di Siena, del 26 febbraio 1424, fu pubblicato solo il 7 marzo, quando tre dei legati (Dati, Camplo, Donato) ebbero raggiunto il territorio fiorentino: N. Valois, Le pape et le concile cit., I, p. 67; W. Brandmül-ler cit., p. 232 e sgg. 8 Juan Martinez de Contreras, arcivescovo di Toledo, accettò Basilea come primate di Spagna, non come presidente della nazione spagnola: N. Valois, Le pape et le concile cit., I, p. 158; W. BrandmÜller cit., p. 255. 9 Alfonso Cardilo: C. Eubel cit., I, p. 30. 10 Antonio Corer: C. Eubel cit., I, p. 31. 11 Pietro Emigli. 12 Su Antonio da Massa, generale dei Frati Minori, v. F.J.M. Sbaraglia, Supplementum' et castigatio ad Scriptores Trium Ordinum S. Francisci, I, Roma 1908, p. 87; L. Wadding, Annales Minorum, X, Quaracchi 1932, p. 95; W. BrandmÜller cit., pp. 66-72, 84, 108, 211, 212, 270, 271; J. Gill, 11 concilio di Firenze, Firenze — 144 — Ordinis Minorum, quia querebat dissolutionem concilii, fuit vulneratus, et audivi ab uno episcopo Anglico 13 in Camera Apostolica quod erat mortuus. De facto ressidui decimarum pro redemptione captivorum, dixi Racelo 14 de modo Baptestini !5; noluit me audire et quando dixi sibi vociferabat multum. Extraneor, non inteligo ipsum; videtur michi mirabilis homo et michi videtur quod parum diligat nec vos nec alios. In facto A(mbrosii) Fidelis, scripsi vobis intencionem pape 16 et non video remedium. Et sic habui finali-ter responsionem de facto supplicacionis d(omini) Sancti Marci17: remansit in registro signata, ut scripsi, nec est scripta in rubricelis, nec voluit michi dari per d( ominum ) Elletensem 18 nec per d( ominum ) Arpinum 19 et nescio quid facere. Credo quod si dominus Arpinus diligeret ita vos ut facit Bapti-stinum melius faceret; non cognosco ipsum nisi ad oculum. De facto d(omini ) de Comite , dixi multociens d(omino) Gaspari Cazolino quod alloque-retui ipsum: ivit pluries, ut dixit michi, et non reperiit ipsum, quia quasi cotidie vadit venatum. Tamen, meo videre, oportebit quod teneatis aliam viam, et quod non poteritis facere in una die,, faciatis in uno mense, nec spem habeatis in dicto domino de Comite, quia nichil vult facere, et facit maiorem curam de uno scutifero quam de uno prelato. Si non fuisset d( ominus ) Arpinus, habuissem illam supplicationem quam fecit signari Silvester et credo quod transivit in rem iudicatam. D(ominus) Arpinus conqueritur de d( ominatione ) v(estra) de facto communis acerbi, et ipse et M(ichelinus) de Novaria 22 et A(mbrosius) Fidelis et Iacobus de Canibus 1967, pp. 38 44. La notizia riferita da Gerardo era priva di fondamento. Sulle reazioni dei Senesi allo scioglimento del concilio v. N. Valois, Le pape et le concile cit., I, pp. 59-76. 13 Non ci è stato possibile identificare questo personaggio. 14 Racello dell’Oro. 15 Battistino da Rapallo. 16 V. lettera n. 88. 17 Sull’intervento del card. Guglielmo Fillastre v. lettere nn. 84, 85, 88. 18 pierre Assalbit, vescovo di Alet. 19 Arpino de Colli. 20 Lucio de’ Conti. 21 Silvestro Vivaldi. 22 Michelino de Zafìeris da Novara, scrittore ed abbreviatore delle lettere apostoliche, custode della cancelleria, era diventato canonico di San Lorenzo dopo una — 145 — io impetraverunt omnes quatuor unam supplicationem respectu dicti comunis acerbi et volunt facere ipsam comiti B; ego sto atentus in audienda contradictarum facere arestari et videre continenciam et de iudice quia posset comiti tali iudici qui prodesset et tali qui posset obesse. In causa Sancti Iohannis24 deerat terminus per totum mensem marcii, sed pars adversa credit de pluri pro compulsoria quam habuit, in qua est terminus, ut credo, per totum madium. Omnes termini sunt servati in causa mea, obtinui prorogationem termini et absolucionem ut in forma . Altissimus d( ominationem ) v(estram) conservare dignetur. Datum Rome, die ii marcii, Mccccxxiin. Vester servus Gerardus de Parma, preceptor Sancti Lazari de suburbiis Ianue etc. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d( omino) P(ileo), miseratione divina dignissimo archiepiscopo Ianuensi, domino suo singularissimo, detur Ianue. a Segue depennato Nicolaus b Tolosanus credo: in sopralinea. vertenza che aveva visto interessati anche Giovanni Fieschi e Giacomo de Marianis. La causa si era risolta in appello con la vittoria di Michelino l’8 gennaio 1422 (A.S.V., Reg. Lat. 221, c. 290 Reg. Lat. 227, c. 91 r.), che, tuttavia, pochi mesi dopo rinunciava al canonicato, nel quale subentravano successivamente i nipoti Antonio (6 marzo 1422: A.S.V., Suppl. 161, c. 201 v.) e Bartolomeo (1 gennaio 1425: A.S.V., Suppl. 182, c. 116 v.), che pagherà la sua annata il 16 dicembre 1425: A.S.V., Intr. et ex. 382, c. 78 v. Michelino venne a morte in curia nel 1424, prima del 23 ottobre. A.C.S.L., Libro del massaro, n. 68, c. 65 r.\ A.S.V., Suppl. 179, c. 58 r. 23 II 23 marzo 1424, infatti, i quattro nominati nella lettera, accusando 1 canonici residenti di San Lorenzo di aver destinato i frutti del fondo comune alle quotidiane distribuzioni (dalle quali erano esclusi i non residenti: cfr. D. Puncuh, I più antichi statuti del Capitolo di San Lorenzo di Genova, in Asii, N.S., II, fase. II, 1962, pp. 36, 62) senza consultazione degli assenti, ottennero dal papa la revoca della decisione: A.S.V., Suppl. 176, c. 67 v. 24 Sull’argomento v. lettere nn. 85, 132, 135, 145, 155, 156, 158, 159. 25 II 4 marzo 1424, Gerardo otteneva dal vicecamerlengo la proroga fino al 15 agosto del pagamento dell’annata per San Lazzaro: A.S.V., Arm. XXIX, Div. Cam. 8, c. 113 r. — 146 — 95 Nicola Fieschi a Pileo Torriglia, 8 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 76. Reverende in Christo pater, domine honorande. Non possum non dolere et vobiscum non conqueri si iura et honorantias ecclesiarum et domus nostre, que per p( aternitatem ) vestram ego et alii consortes sperabamus tueri et ampliari debere, sentiamus noviter molestari. Cum itaque nuperime per nostros de Ianua fuerim avisatus ecclesias Trigaudii1 et Via-late 2 sub nomine cleri per curiam vestram cogi et compelli ad certas solutiones temporis preteriti et venturi, non deferendo dignitati et exemptionibus bone memorie r( everendi ) domini cardinalis, tunc patroni3, et ipsarum ecclesiarum exemptionibus nec eciam apelationibus a dictis gravaminibus per procuratores ad Sedem Apostolicam interpositis, quod sperare potestis r( everendo ) domino Ybleto 4 patrono et nobis omnibus ad displicentiam et gravamen cedere non modicum. Quare, cum iura et honoran-tie suprascriptarum ecclesiarum, per antecessores nostros cum tam bono proposito instituta, omnibus nobis maxime sint cordi, dispositis pro posse ipsa etiam nostris successoribus illesa et salva conservare, p(aternitatem) vestram precor ex corde ut ab inceptis desistere placeat in non molestando ecclesias suprascriptas ultra solitum, sed potius predictas defendendo et sublevando sicut spero. In quibus r(everendo) domino episcopo Vercellensi pattono, michi et aliis nostris singulariter complacebitis, ad similia et maiora pro comodis vestris et honoribus semper promptis. Aliter, non minus quam contra expugnantes castra propria, vires et quecunque remedia possibilia ex parte nostra exponere oportebit. Datum Turrilie, die vm marcii, mccccxxiiii. Nicolaus de Flisco, Lavanie comes. (a tergo) Reverendo in Christo patri, domino P(ileo) de Marinis, Dei gratia archiepiscopo Ianuensi etc. 1 Sant’Adriano di Trigoso. 2 Santa Maria in Vialata di Genova. 3 Lodovico Fieschi. 4 Ibleto Fieschi, vescovo di Vercelli: C. Eubel cit., I, p. 521. — 147 — 96 Marino di Tocco a Pileo Roma, 8 marzo (1424) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 77. L’indicazione dell’anno si ricava dal confronto con la lettera n. 94. Reverendissime in Christo pater et domine, post debitam recommen-dationem. Recepi pridie litteras p( aternitatis ) v(estre) et, visa causa, sententiam contra vos latam, exigente iusticia, revocavi et dominum Iacobum , quam expedire visum fuit, ex actu actentato repressi. Verum, quia senex est et tanto imbecillior quanto a iuventute longior, compatiendum est sibi, et d(ominationem) v(estram) precor ipsum velitis suscipere recommissum. Unam informationem quam michi dedit mieto d( ominationi ) v(estre) presentibus alligatam, super qua precor ipsum suscipite recommissum. Paratus semper ad mandata. Rome, vili martii. Servitor vester M(arinus), episcopus Racanatensis etc. (a tergo) Reverendo in Christo patri et domino, domino P(ileo), archiepiscopo Ianuensi, domino meo. (allegato) Informacio facienda pro domino Iacobo de Papia, litterarum aposto-licarum scriptore et abbreviatore etc. Reverende pater, domine mi, domine . . episcope Racanatensis. Habetis primo notificare domino meo, domino archiepiscopo Ianuensi, super isto facto questionis, quomodo ego, vestri contemplatione et inductione et etiam ob reverentiam dominorum Ardicini2 et Gasparis de Perusio , advocatorum et curie Romane amicorum et benivolorum ipsius domini archi-episcopi, dampna et expensas totum remitto, volens esse amicus et servitor eiusdem. Propterea quod cum effectu dictus dominus archiepiscopus a velit operari cum dominis canonicis de capitulo ecclesie maioris Ianuensis quod sint contenti de fructibus primi anni de prebenda que vacavit per mortem 1 Giacomo de Canibus. 2 Ardicino della Porta da Novara. 3 Gaspare Bonizi da Perugia. — 148 — condam domini Iacobi de Marianis; de fructibus autem secundi anni nichil recipiant, set dimittant dicto domino Iacobo de Papia huiusmodi fructus, cum debentur sibi, maxime quia dictus dominus Iacobus de Marianis fuit mortuus penultima iulii illius anni4, qui mensis est extra tempora quando debent capere pro duobus annis; nichilominus, qualitercumque sit, ob re-verenciam dicti domini archiepiscopi, prefati domini canonici super hoc eidem domino Iacobo de Papia velint complacere de fructibus huiusmodi secundi anni. Item quod dicta prebenda non potuit optari per dominum Antonium de Godiglasio \ cum sit prebendatus de nova prebenda per ipsum de novo creata et adiuncta antiquis prebendis, nec unquam optaverit nisi presentialiter. Item, secundo, quod prefatus dominus archiepiscopus velit dare operam effectualem quod presbyter Nicolaus de Massa6, qui est excommunicatus iam diu et tenetur solvere dicto domino Iacobo de Papia, vigore sententie late in palatio apostolico, sexaginta ducatos auri, quod ipsos domino Odorico de Glemona, canonico Ianuensi, nomine suo recipienti, solvat dictos lx ducatos. De aliis expensis hic ulterius factis propter istam causam, si ipse solverit, dicto presbytero Nicolao remitto, et offero me sibi mittere litteras absolutionis a dicta sententia meis expensis, si solverit dictos denarios prout superius continetur, notificans insuper quod dictus dominus Odoricus et dominus Franciscus de Nigro, prepositus ecclesie Sancte Marie de Castello Ianuensis 7, sunt procuratores mei deputati in processibus apostolicis. Quare, dignemini r(everende) pater et domine mi, 4 Cfr. A.C.S.L., Libro dei massaro, n. 65, c. 1 r. Effettivamente Antonio da Godiasco, cappellano di San Lorenzo fino al 1409 (A.S.G., cartulare 110, passim), canonico della stessa chiesa cattedrale dal 1410 (A.C.S.L., Libro del massaro, n. 54, c. 1 r.), aveva istituito, nel 1420, un nuovo beneficio canonicale in San Lorenzo dotandolo di un reddito annuo di 60 lire, chiedendone il patronato che veniva concesso dal papa ai soli primi eredi, e diventandone il primo beneficiario: A.S.V., Suppl. 141, c. 78 r.; Suppl. 144, c. 60 r. Giustamente quindi Giacomo si appellava agli statuti del Capitolo (cfr. D. Puncuh, I più antichi statuti cit., p. 53) che prescrivevano che in caso di vacanza di una prebenda, il più anziano del Capitolo potesse permutarla con la sua; tale permuta, comunque, era ammessa per una sola volta. 6 Nicola da Massa, già rettore della chiesa di San Paolo, aveva inutilmente conteso il canonicato delle Vigne a Giacomo che aveva ottenuto, nel 1422, piena soddisfazione nella causa che ne era originata: A.S.V., Reg. Lat. 227, c. 163 v. Sul quale v. A. Vigna, L antica collegiata di S. Maria di Castello in Genova, Genova 1859, pp. 112-116. domine archiepiscope, michi vestro super premissis rescribere, quia vobis cordialiter recommendo prefati domini Iacobi de Papia huiusmo i sua ne gotia tanquam propria. Vester totus Iacobus de Papia. Iste est efiectus littere quam debetis mittere, domine episcope Rachanatensis, pro parte vestra dicto domino archiepiscopo Ianuensi, et strictius quam scitis prout vobis videtur. a dictus-archiepiscopus: nel testo ripetuto ed espunto b segue depennato fe 97 Pietro de Giorgi a Pileo Novara, 8 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 78. Accusa ricevuta delle lettere apostoliche e di Pileo relative alla tassa per il riscatto dei prigionieri, assicurando il suo interessamento. [a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Dei gratia Ianuensi . . archiepiscopo etc. 98 I quattro Sapienti e il Consiglio di Capriata a Pileo Capriata, 9 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 79. Sigillo placcato. I quattro sapienti sono Federico de Segnorio, Odoardo Ganducio, Matteo Bocheria, Antonio Gualia, a lettera è scritta da Giorgio de Segnorio, notaio e scriba della curia di Capriata. Informano Pileo che la questione vertente tra prete Bassiano e Gabriele Bocheria 1, dopo l’incontro tra le parti avvenuto alla presenza del Marchese di Monferrato, si è conclusa con pieno accordo e soddisfazione e gli raccomandano caldamente prete Bassiano. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) . . archiepiscopo Ianuensi, domino singularissimo. 1 Gabriele Bocheria aveva ottenuto, il 22 febbraio 1411, da Pileo l’amministrazione ed il governo della chiesa di San Pietro di Capriata: A.S.G., cartulare 110, c. 374 r. — 150 — 99 Nicola da Cortona a Pileo Firenze, 13 marzo (1424-1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 80. Tenuto conto del priorato di Nicolò d,i Cortona (1417-1427: P. de Tôth cit., p. 47), del viaggio fiorentino di Pileo nel 1423, durante il quale potrebbe avere avuto contatti col monastero certosino, della sua definitiva partenza da Genova nel 1426, riteniamo che la lettera possa riferirsi al triennio 1424-26, più probabilmente all’ultimo anno, quando il disgusto per le manovre di cui era oggetto potrebbe avere indotto Pileo ad abbandonare le responsabilità della sua carica e a chiudersi in un convento. Iesus. In Christo Iesu eternam salutem ac in precelienti Domini specula prò gloriosis excubiis stipendia promereri celestia. Hodie, reverendissime mi pater et domine, vestre magnifice caritatis affectum, ymo ipsum v(estre) d( ominationis ) cor, omni ad nos, licet indignos, v(estre) d(ominationis ) servos et filios, affectione succensum, cum epistola ac munere sumpsimus. Que cum tante magnificentie tam sacram humilitatem luculenter insinuet, non nisi illius concepta ac conscripta videtur spiritu, qui in altis habitat et humilia respicit in celo et in terra, cumque se debere quod sponte tribuit, vestra munificentissima caritas extimat, illam sibi « nobilitatis legem imponit » quam in cap. I Extravagantium « de donationibus »1 per beatum Gregorium patritio descriptam novimus. Erubescens fateor, meum foret prevenisse licterulis, me videlicet et hos confratres, v(estre) d(ominationis) devotos filios, vobis suppliciter commendando, set vestre d(ominationis) pectus, grandi curarum pondere constipatum, meis septiis adire, temerarie presumptionis putabam fore vestigium. Optat vestra sublimis humilitas ad secreta loca migrare, in quibus valeat tranquille mentis perfrui libertate. Reverendissime domine, si mihi fas foret cum tanto disceptare magistro, concludere.....a Moysen inter seditionies et iurgia populorum Deo preces disiectas, anxio spiritu, iaculando mordaciter, divinis crebris .....ctum a fuisse colloquiis quam dum solus et tranquillus opilio prius residebat in heremo. Qui fugiens Faraonis aspectum, factus fuerat pecorum pastor, tandem, Dei succensus zelo, calcato mortis metu, tirannici regis non formidans facietenus impetere rabiem, de hoste triumphans viriliter, meruit 1 Decret. Greg. IX, lb. Ili, tit. XXIV, cap. I: Corpus iuris canonici, a cura di E. Friedberg, Lipsia 1881, II, p. 531. — 151 — non bruti gregis, set totius Deo electi populi magistratum. Licet namque tutius sit fugere perplexos seculi laqueos, gloriosius tamen est eosdem laboriosis sudoribus de via Domini possetenus extirpare, ut grex sibi divinitus creditus eandem Domini viam valeat inoffenso pede decurrere. Super speculam clamans algens et extuans de se suisque gregibus a luporum faucibus defensatis stipendia sumit, set solus sibi invigilans,, solum sibi se evasisse computat premium. Vestre, mi pater et domine, immense caritatis affectus, quem diutissime ad nostre religionis profectum concepistis ac etiam iugiter gratiosis effectibus parturitis, nos cunctos et singulos sponte tenet obnoxios pro v(estre) d( ominationis ) utraque salute incessanter orare, quorum voces et preces non nostra merita, set vestra ad nos pro Deo concepta devotio faciet exaudiri. Summe salutis auctor vestram p( aternitatem) ac cunctos eius vobis creditos greges ad eterne vite virentia pascua dirigat et perducat. Scriptum in monasterio Sancti Laurentii, Cartusiensis ordinis, die 13 martii, per v(estre) d(ominationis ) devotum filium ac humilem servitorem, fratrem N(icolaum), priorem ibi, licet indignum. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, sibi singularissimo domino. In Gienova. a Lacuna per lacerazione della carta. 100 Daniele Pagani a Pileo Tortona, 23 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 81. Gli chiede informazioni sul prete Tommaso da Chiavari 1 che desidera la concessione di una pieve in Vallesturla, nella diocesi di Bobbio, scarseggiarne di sacerdoti per la povertà delle rendite ecclesiastiche. Chiede consiglio sul modo di ottenere dal conte di Carmagnola la restituzione del castello di Montefalcone2, presso Voltaggio. 1 Che si tratti di quel Tommaso da Foggia di cui alla lettera n. 42? 2 II castello era stato concesso in feudo da Filippo Maria Visconti al Carmagnola il 20 maggio 1421: G. Romano, Contributi alla storia della ricostituzione del Ducato milanese sotto Filippo Maria Visconti, in Archivio Storico Lombardo, XXIV, 1897, p. 141. — 152 — (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino meo honorandissimo, domino P(ileo), permissione divina sancte Ianuensis Ecclesie dignissimo archiepiscopo. 101 Bartolomeo Vivaldi 1 a Pileo La Spezia, 27 marzo 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 82. Sigillo placcato. Lo informa che i rettori e i massari delle chiese ai quali Pileo stesso e l’Ufficio della Misericordia avevano chiesto contributi in denaro2, rifiutano il pagamento, opponendo la loro dipendenza dalla giurisdizione del vescovo di Luni. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Pilleo, Dey gratia archiepiscopo Ianuensi dignissimo. 102 Giovanni Valdettaro a Pileo 8 luglio 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 83. Chiede a Pileo d’interporre i suoi buoni uffici, come ha già fatto per l’anno in corso, affinchè gli venga riconfermata la scribania in Caffa o, in subordine, gliene venga assegnata una in un’altra colonia genovese. (a tergo) Memoria vobis, reverendissime in Christo pater et domine ac domine mi singularissime, parte devotissimi servitoris vestri, Iohannis de Valletarii notarii. 1 II Vivaldi era vicario nella Riviera di Levante: cfr. F. Poggi, Lerici e il suo castello, Genova 1909, II, p. 227. 2 Probabilmente doveva trattarsi della raccolta del denaro necessario al riscatto dei prigionieri. — 153 — 103 Pier Candido Decembrio a Pileo (fine agosto 1424) Originale manca. Copia in Biblioteca Universitaria di Bologna, ms. 2387, (B.) c. 26 v.; Biblioteca Braidense di Milano, ms. A H XII 16, (M.) c. 19 v. Edizione, dal ms. bolognese, in F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., p. 302. La datazione del Gabotto (18 luglio -1° settembre 1424), implicitamente confermata dal Sabbadini (Epistolario di Guarino cit., Ili, p. 265), viene ora ulteriormente ristretta sulla base del confronto con la lettera n. 105 della nostra edizione. P(etrus) Candidus Pileo, Genuensi archiepiscopo, salutem a. Subito aspectu litterarum tuarum, reverendissime pater, tam ingenti dolore perculsus sum atque prostratus ut, si omnes consolatores undique habuissem, animum tamen cadentem erigere non potuissem. Etenim qui conditionis humane minime ignarus sum, obitum tamen dulcissimi germani mei P(auli) Valerii ut defleam et illacrimem b necesse est. An ego non doleam tam immatura morte et in ipso adulescentie flore egregiam indolem ostendentemc ereptum fratrem? Non doleam orbitatem domus nostre et seniles lacrimas genitoris mei, qui, heu sero tantis erumnis meret d? Set profecto omnia tollerabilia esse debent que et Deus et necessitas mundi imperant; etsi stimulus dolorum per se molestus est, tamen patienda sunt ea que omnibus communia videntur et corrigi non possunt. At vero cum quid tale per culpam evenit, id prorsus luctuosum et intollerabile existimo, ex quo potissimum huius doloris morsus me angit et cruciat, potuisse me in tam longa egritudine fratrem meum visere, vultum adhuc spirantem intueri, adhibere solamina, postremo, etsi nil aliud a fatis concessum erat, pias lacrimas extremo funeri impendere: hoc me et potuisse et non scisse nec fecisse penitus coquit. Profecto, pater reverendissime, hoc pietatis tue monumentum extitisset, hoc clementie indicium paterne, ut cum primum dilectissimus frater meus graviter egrotare cepit, per proprium nuntium me protinus avisasse. Venissem, venissem, inquam, nec me labor nec duritas vie aut causa ulla retardassent. Scio quantum egrotis suorum visitationes conferant propinquorum, scio quantum meroris iniungat et suorum longinquitas, et aliorum quantumvis sedula curatio, presertim in adulescente nondum talia perpesso, qui et patrem et matrem desiderabat, quibus presentibus, vel saltem germanis astantibus, numquam se defectu- — 154 — rum credidisset. Quantum me ipsum desiderarit semper et amarit testes sunt littere eius, testes opera, consilia omnia. Nihil enim, nisi iubente me, aut ausus est aut optavit. Multum me, scio, in hac egritudine requisivit, et cum loqui non posset aut videretur, tunc me in animo intuebatur suo, tacitis sermonibus alloquebatur vel, forte, de salute desperansc sua, iam iam lachrimas, angustias, dolores meos meditabatur, fortassis et querebatur de tam lenta visitatione mea et secum ipse dicebat: « Quid agis frater? Ni properas, nunquam me amplius visurus es, set te profecto res magna detinet, aut forte nescis quid in me crudelia accelerent fata ». Hoc verum, hec tanti mali causa, hec sola fuit ut te, dulcissime frater, non viderem! O iniquam fatorum sortem! Cum maxime te sospitem optabam, amisi; cum ad aliquem honorem proveherem, perdidi! Set et te defunctum, quem vivum non licuit, honorabo; et si, post fata, nobis aliquis nostrorum durat amor, diligam et post funera propria tibif adhuc et amoris et sere visitationis causas reddam. At vero, pater reverendissime, quia flens et illacrimans ista scribo, modum verbis meis faciam, quem recentem dolorem nequaquam facturum video. Consolabor ipse me, si potero, licet spem nullam ad manum habeam; nam que maior videbatur, temporis longinquitas, mihi non solum demit egritudinem, set stimulos ipsos doloris in dies magis acuit et intentat: cum ex parte sedavi luctus, iam vultus suos inspicere, iam verba audire, iam gestus motusque intueri mihi videor; occursant omnia animo meo, que lacrimas velim nolim excitant, et eo magis cum multis oppressum curis presens calamitas invenisset. Facile fuit iam la-bentern virum deicere, cadentemque prosternere; tamen et firmus animo numquam illum obliviscar, memoria illius5 delectabor, merori ingruenti solamina interponam potuisse illum, ut humanae res ferunt, et diucius vivere, set misero exitu finem claudere, potuisse suorum acerbas mortes lamentari, pati h senectutem, inopiam, servitutem, quibus omnibus presenti morte liberatus estl. Vivit, ut arbitror, vivet enim apud me, nec ulla causa nostro pectore illum delebit oblivio. Semper enim cum vestrum aliquem aut paternitatem tuam intuear, fratrem meum requiram, illum iam iam ad me venturum meosque amplexus expetiturum credam; quos utinam, quia in presenti seculo ulterius coniungi fatorum crudelitate prohibemur, in futuro Dei piissimi clementia celeriter complecti mereamur. a B. Ad Pileum archiepiscopum Ianuensem de morte P. Valerii germani sui b M. allacrymem c B. annectentem d B. inheret c M. desperatus propria et tibi g illius: om. M. h pati: M. per 1 est: B. M. et — 155 — 104 Benedetto Guidalotti a Pileo Frascati, 5 settembre 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 84. Sigillo placcato. Reverende in Christo pater et domine, salutacione premissa. Querelam pro parte circumspecti viri domini Baptistini de Rapallo, iurium, fructuum, reddituum et proventuum Camere Apostolice debitorum in provincia Ia-nuensi apostolici collectoris, nuper accepimus continentem quod paternitas vestra in plurimis taliter impedit collectorem predictum, quod ipse non potest huiusmodi collectorie officium exercere, in grave ipsius collectorie atque Camere Apostolice dampnum et preiudicium ac maximum detrimentum. Quocirca, nos, indemnitati dicte Camere ut tenemur providere cupientes, auctoritate camerariatus officii cuius curam gerimus, de presenti ac eciam de mandato sanctissimi in Christo patris et domini nostri, domini Martini, divina providentia pape quinti, super hoc vive vocis oraculo specialiter nobis facto, paternitati vestre presencium tenore mandamus quatenus eidem collectori nullum impedimentum aut molestiam aliquam inferatis ad huiusmodi collectorie officium liberaliter excercendum prout a Camera Apostolica habuit in commissis, quin ymo prestetis eidem circa premissa omnia que vobis possibilia fuerint auxilia, consilia et favores, paternitatem vestram auctoritate et mandato similibus advisantes quod nisi per vestrarum virtutum remedia deinceps cessaverit in premissis materia querelandi, nos pro defensione iurium dicte Camere contra “ vos per alia iuris remedia procedemus prout nobis videbitur fore iustum. Datum Frascati, Tusculane diocesis, die quinta mensis septembris, millesimum quadringentesimum xxim. {a tergo) Reverendo in Christo patri domino Pilleo, Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, B(enedictus) de Guidalottis, locumtenens domini camerarii domini nostri pape1. a contra: ripetuto nel testo. 1 Sul mittente, giurista, chierico della Camera Apostolica sotto Giovanni XXIII, prevosto della chiesa di Santo Stefano di Aquileia, vicetesoriere della Camera, taxator litterarum apostolicarum, luogotenente del camerlengo dal 31 agosto 1424 al 12 — 156 — 105 Modesto Decembrio a Pileo Bassignana, 7 settembre (1424) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 85. Sigillo placcato. L’indicazione dell’anno si ricava dal confronto con la lettera precedente. Res humanas fragiles esse et caducas omnes qui mentis sunt compotes sciunt set tamen arbitror, reverendissime pater, si tempestive malam valitudinem olim Pauli1 fratris mei cognovissem, fortasse remedium aliquod fuisset adhibitum, saltem per mutationem aeris illius in quo ipse non multum fuerat diversatus. Set hec et sunt preterita et similia facilius reprehendi possunt quam corrigi. Senseram pridie, per litteras amicorum, ipsum fratrem meum valde egrotari, cui succurrere admodum cupiebam, set sero senseram quia eadem die qua primas litteras accepi decesserat, quod post cognovi ex litteris vestris mihi redditis, in suburbiis illius civitatis, in qua nocte una xxvia preteriti mensis fui, ita ut ex nimio dolore paternitatem vestram, magnificum dominum comitem 2 et ceteros amicos, quibus maxime teneor, visitare nequiverim; herebat animo infixus dolor ut de officiis visitationis non possem attendere. Itaque, animo merore confecto et profligato, ascendi equm ut reverterem non illo omine quo credebam, sperabam etenim melius nec ut mala meis nova reportarem. Hec fuit et causa adventus mei et recessus. Verum, pro amore vestro erga ipsum fratrem meum, tam in diligentia et cura infirmitatis sue quam honore funeri habito, et d( ominus ) genitor meus3 et Candidus4, reliquique omnes de domo maggio 1428, vescovo di Sulmona (21 maggio 1427), traslato a Teramo (29 ottobre 1427) e quindi a Recanati (7 gennaio 1429), dove muore il 18 agosto 1429, cfr.: A Gottlob, Aus der Camera apostolica des 15. Jahrhunderts, Innsbruck 1889, pp. 266-67; U. Berlière, inventaire analytique des Diversa Cameralia des Archives Vaticanes, Roma 1906, pp. 189-204; C. Eubel cit., I, pp. 514, 95, 411; W. von Hoffmann cit., II, pp. 95-96; F. Baix, Recherches cit., p. 147; P. Partner cit., passim. 1 Paolo Valerio, fratello minore di Modesto. 2 Potrebbe trattarsi di un Fieschi, forse Carlo; sui suoi rapporti con Pier Candido Decembrio v. F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., pp. 286-287. 3 Uberto Decembrio, sul quale v. M. Borsa, Un umanista vigevanasco del secolo XIV, in Giornale Ligustico, XX, 1893, pp. 81-111; 199-215; F. Novati, Aneddoti viscontei, in Archivio Storico Lombardo, XXXV, 1908, pp. 192-216. 4 Pier Candido Decembrio. — 157 — nostra et habent et agunt vobis immensas gratias, non eas tamen quas debent, nam multe et magne debentur, set quas possunt. Bassignane, vna septembris. Eiusdem paternitatis servitor Modestus December, . . potestas Bassignane 5. (a tergo) Reverendissimo patri et domino singularissimo, domino P(ileo) de Marinis, Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo Ianuensi. 106 Bartolomeo Guasco a Pileo Lucca, 8 ottobre 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 86. Autografo (cfr. A.S.V., Instr. mise., 7249, nn. 26-27: A. Mercati, Dall’Archivio cit., pp. 45-46). Ferri percupio has unas litteras meas, reverendissime p(ater) et prestantissime domine, episcopo Valentinensi presuli dignissimo, mei quidem amantissimo. Nulli hoc onus bene committendi litteras ipsas commodius dari posse quam p(aternitati ) v(estre) comprehendi plurima ratione, cum propter affectum quem scio ipsam p( aternitatem ) erga me gerere, tum propter hominis dignitatem, eius ad quem littere diriguntur, qui pluris est quam dici excogitarique possit, tum denique, quia ad neminem tutius mittuntur littere mee quam ad pontificem nostrum, omnibus gratum, nulli hoc turbolento tempore suspectum. Is Valentinensis episcopus non est quem crederent plures, scilicet Valencie semi Hispane, sed Valentiam illam intelli-gite que sita est in Delfinatu prope Sanctum Anthonium; duorum episcopatuum episcopus est, Diennensis et Valentinensis, comesque in tempora- 5 La vita di Modesto Decembrio, primogenito di Uberto (M. Borsa, Pier Candido Decembri cit., p. 7, n. 3) si presenta alquanto oscura: certamente a Genova dopo il 1411 (ih., p. 6 e sgg.), vi è ancora nel 1414 (è testimone in un atto della curia arcivescovile, del 16 febbraio 1414: A.S.G., cartulare 110, c. 230 r.). Concluse la sua carriera negli uffici viscontei nel 1430 come podestà di Castell’Arquato: cfr. R. Sabbadini, Modesto Decembrio, in Giornale storico della letteratura italiana, 46i, 1905, pp. 70-73. 1 Giovanni di Poitiers: C. Eubel cit., I, p. 390; II, p. 262. — 158 — libus utrorumque locorum et additur dignitas alia comitatus Venetini rector. Pissis interfuit in concilio 2; rediens domum per Ianuam nostram a, ab impetuosa multitudine, bachata furore contra sanguinem gallicum, intercepti familiares eius eiusque suppellectilia ditissima, ultra quorundam mortem repentinam gladio peractam, passus est iacturam quatuor millium aureorum; ipse vero — quam grande nefas — vir navigans excessit id periculum3. Hinc orte sunt represalie graves contra cives nostros, pro quibus plures sustinuere non levia damna ex nostris, neque umquam hec ablate sunt aut mitigate, faciente duricie simul et superbia civium principumque nostrorum quas tamen mea ope d(ominus) Thomas4, si diucius permansisset, tollere omnino disponebat. Dum scribendo procederem, ad notitiam clariorem hominis cecidit in mentem quod illum habetis familiarissimum, quo cum pluries Carpentorati credo p(aternitatem) v(estram) habuisse colloquia3. Sat ergo est: queso b, deposco et suplico ut hec littere mee non evanescant; date illas cuiquam probo. Luce, die vm octobris, mccccxxiiii. Forte caderet in animum meum repetere curiam Romanam, sed hoc propositum, si prosequi deberem, opus esset mihi presentia amicorum, etiam vestra, quibus cum fieret sermo de oportunis, hoc casu salviconductus plenissima forma tutatus accederem ad vos. Facite aliquod verbum et declarate me. Nosti que sit sinceritas mea, quam simpliciter me geram in omne bonum; non extimescite aliorsum me ire quam scribam. Nonquam invenietur Bartholomeus hostis publicus neque secretus patrie sue. Nonnulla fortasse possemus invicem de rebus curie tractare que possent ambobus proficere. Hoc unum scio: quod me residente ibi nomen vestrum nonquam esset rubiginosum. Datum ut supra. Bartholomeus Guaschus servitor integer. (a tergo) ( Reve )rendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), archiepiscopo Ianuensi, suo domino perpetuissimo. a Segue depennato a b segue depennato deposcho 2 Cfr. J. Vincke, Sckriftstiicke zutn Pisaner Konzil, Bonn 1942, p. 195. 3 Allude alla rivolta genovese contro il governo francese del Maresciallo Bou-cicaut, dei primi di settembre del 1409. 4 Tommaso di Campofregoso, doge di Genova (1415-1421). 5 Nessuna fonte ci consente di convalidare quest’affermazione del Guasco sui viaggi di Pileo in Francia. — 159 — 107 Bartolomeo Guasco a Pileo Lucca, 9 ottobre (1424) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 87. Autografo (cfr. lettera precedente). Per la datazione da noi proposta, osserviamo che la mancanza di riferimento alla lettera precedente e l’accenno alla presenza in Genova del cardinale Isolani, governatore ducale, entrato in carica il 15 novembre 1424 (A. Giustiniani, cit., II, p. 303. Il primo atto di governo del nuovo governatore è del 16 novembre: A.S.G., Archivio Segreto, Diversorum, n. 508, c. 171 r.) potrebbero spostare la lettera al 1425. Sembra però poco probabile che nell’arco di un anno, per ben due volte, e sempre da Lucca, il Guasco manifesti il desiderio di andare a Roma; se consideriamo anche la progettata missione siciliana e la lettera dell’Aurispa (v. lettera n. 113), concludiamo che il desiderio di evadere dall’ambiente sarzanese debba essere collocato nell’autunno 1424. La mancanza dell’indicazione dell’anno potrebbe giustificarsi proprio con la lettera precedente: accortosi di aver manifestato i suoi progetti solo nel poscritto, in maniera che poteva apparire affrettata e lacunosa, egli avrebbe rimediato all’inconveniente con questa seconda lettera allegata alla prima; e questo, anche, per non mancare di riguardo all’arcivescovo, al quale, nella prima missiva, non inviava nemmeno le solite formule salutatorie. Quanto all’accenno all’Isolani, abbiamo potuto accertare che proprio nei giorni in cui Bartolomeo scriveva a Pileo, il nome del cardinale era sulla bocca di molte persone bene informate: infatti, il 12 ottobre 1424, Cosma Tarigo informava da Pisa i Dieci di Balia delle voci cbe correvano insistentemente sul probabile successore del Carmagnola (A.S.F., X di Balia, Responsive, n. 5, lettera n. 24). Presul dignissime, pater optime et in Christo reverendissime. Ad quem scribam hoc tempore habeo neminem. Amici nulli sunt in adversis, timor occupat omnes; cum his frater est qui nedum litteras reddere suas, sed meas accipere minimum audet. Quid enim feci civibus, quid reipublice mee nisi omne bonum? Quis adest tam iniquus testis qui me de malo opere arguat? Si vero mali nihil, quod facile credere potest v(estra) p(aternitas) cui notus sum intus et extra, quid mereor mali, cur abdicor, cur repellor? Quia panem comedo alienum, alieno sompno subitior, quo nihil gravius, nihil molestius homini libero, hoc neque quidem sat est ut me cives mei recusent, deserant amici et iuncti sanguine me exhorreant. Si mea nota essent opera que nusquam erga patriam fuere maligna, plus mihi amoris quam odii deberetur. Nullos testes adduco: conscientia vero monda testes non mendicat, neque ego ita in litem ductus sum ut suffragio testium uti velim. Si mihi obcluse erunt valve urbis, non huerris repellam illas neque clava contundam herculea; retraham prius pedes et aliam habitandam civi- — 160 — tatem mihi constituam, qui orbem terrarum non circonscriptum prope modum locum puto. Liberet nihilominus nosse utrum proscriptus ab illa essem, non quia hostem patrie fieri vellem, sed ut causam hostilitatis mihi demerem alio animum figendo. Nicolaus frater meus sepenumero studiosus fuit ut salvoconductu tutatus illousque procederet, temptaturus iter versus Trinacriam ne marceret in otio: usquequaque prohibitus est venire. Quid fadant hi qui prohibent nesciunt; sui hostes sunt et civitatis sue. Non nocuisset, sed forte multis profuissemus ambo si ambo revocati es-^emus, non dico in privatis causis sed publicis, puta cum rege Aragonum 1, cum quo frustra temptatur aliquid sine altero nostrum: et istud sit ultimo addictum. Valere opto p(aternitatem) v(estram) r(everendam). Consolabitur me plurime aliqua littera p(aternitatis) v(estre) si modo ulla scribi potest sine dubitatione suspictioneve. Datum Luce, die vini octobris. Non esset dificile mihi transire ad curiam Romanam si primo alloqui possem p( aternitatem ) v(estram), qua cum multa consultari possent optima et forte dignissima. Nec resisto nec insto: facite quid videtur. Gravissime tollero non posse m(agistro) Ludovico fratri comunicare, saltem que ad privatum comodum nostrum attinent. Si rescribendum fuerit dande sunt littere Rafaeli de Fornariis 2 quem monitum fatiat r(everend)a v(e-stra ) p(aternitas) ne aliorsum mittat quam Lucam amico suo et meo Tigri-mo Tigrimi. Factum id regis Aragonum, quod mea ope commodissime perfici puto, ymo certus sum, nolite abicere in vacuum. Habetis nunc auditorem placidissimum atque prudentissimum cardinalem Bononiensem de Usolanis3, quo cum facile tractari posset regressus ad patriam si ad aliquod opus essem vocandus etc. Bartholomeus Guaschus, humilissimus servitor p(aternitatis) v(estre). 1 Potrebbe trattarsi dell’impellente necessità genovese di acquistare grano siciliano nel 1424 (C. Trasselli, Alcuni calmieri palermitani del '400, in Economia e Storia, 1968, pp. 366-67; Id., Genovesi in Sicilia, in Asii, n.s., IX, 1969, pp. 164-65); 1 interruzione delle trattative nel 1425 (C. Trasselli, Genovesi cit., p. 165) o, meglio, la diffidenza genovese non consentirono alcun seguito alle proposte del Guasco che non ritornò più sull’argomento. E’ anche possibile che egli, sfruttando le amicizie che si era fatto all’epoca della sua attività commerciale in Sicilia e le conoscenze degli ambienti aragonesi del periodo di Costanza, si proponesse di alleggerire la pressione aragonese sulla Liguria in appoggio ai tentativi dei Campofregoso e dei Fiorentini: L. Simeoni cit., p. 451. 2 Sul quale v. F. Federici cit., II, cc. 84 v. - 85 r. 3 Giacomo Isolani, governatore ducale di Genova. — 161 — li (a tergo) (Reverendissimo in Christo patri et domino, (do)mino P(ileo), archiepiscopo Ianuensi, domino meo (perpetuissimo. 108 Giorgio del Carretto 1 a Pileo Pavia, 21 ottobre 1424 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 88. Avendo appreso da Marco de Franchi2 che Pileo è in cerca di un vicario, gli raccomanda caldamente Giovanni da Udine 3, scolaro dello Studio pavese. 1 Giorgio del Carretto, già monaco benedettino in San Benigno di Fruttuana, era passato, il 12 agosto 1424, all’ordine cistercense (A.S.V., Reg. Lat. 244, c. 145 r.) per poter così succedere, il 29 ottobre 1424, a Matteo del Carretto nel governo della abbazia di Tiglieto (A.S.V., Reg. Lat. 239, c. 174 r.). In questi anni era a Pavia per lo studio del diritto: R. Maiocciii, Codice diplomatico dell’Università di Pavia, Pavia 1905, II, pp. 226, 340, 558. 2 Marco de Franchi Bulgaro, figlio di Andrea famoso medico del tempo, aveva iniziato la sua carriera ecclesiastica al tempo di Alessandro V e di Giovanni XXIII, dai quali aveva ottenuto numerosi benefici (canonicato in San Lorenzo, Vigne e Castello) e, soprattutto, la possibilità, sia attraverso la proroga di cinque anni per la consacrazione, sia attraverso la concessione di percepire i frutti delle sue prebende pur risiedendo fuori sede, di studiare diritto civile (era già maestro in arti) a Bologna e di frequentare quindi la curia romana: A.C.S.L., cartelle 423-424, pergg. nn. 255, 260, 262-264. Dopo un lungo periodo di silenzio, dovuto, probabilmente, alla caduta di Giovanni XXIII, tornò alla ribalta, il 2 novembre 1424, come prevosto di San Lorenzo a seguito della morte di Benedetto Adorno: A.S.V., Suppl. 179, c. 154 v., A.C.S.L., cartella 424, perg. n. 296. Trovandosi temporaneamente a Pavia (era partito l’8 ottobre 1424: A.C.S.L., Libro del massaro, n. 68, c. 1 r.) per completare gli studi in diritto canonico (si licenzierà infatti nel 1425, ottenendo l’insegnamento con la lettura del « Decreto »: R. Maiocchi cit., II, pp. 220, 225), prese possesso della nuova carica Pii maggio 1425 mediante procuratore (A.C.S.L., cartella 424, perg. n. 297), dopo aver pagato, il 9 marzo 1425, per mano di Giovanni de Persio 1 annata di 45 fiorini: A.S.V., Intr. et ex. 382, c. 81 v. Rientrò in sede il 12 settembre 1425 (A.C.S.L., Libro del massaro, n. 69, c. 1 r.); morì, probabilmente, nel 1454: cfr. A.C.S.L., Libro del massaro, n. 93, c. 1 r., dove il suo nome figura depennato dall’elenco dei canonici residenti. 3 Giovanni Baldani da Udine, licenziato in diritto canonico nel 1425, studente in diritto civile nel 1426, dottore in diritto canonico nel 1427: R. Maiocchi cit., II, pp. 226, 234, 328. — 162 — (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino .. Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo Genuensi, domino suo singulari etc. 109 Ambrogio Traversari a Pileo Firenze, 19 novembre (1424) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 89. Sigillo placcato. Autografo (cfr. A. olmi cit., taw. II-III). Per l’indicazione dell’anno cfr. lettera n. 90. Domino amantissimo et merito venerabili patri Pilleo Ambrosius. Quantis et quam variis curarum molestiis premar vel ex eo colligere potens quod ad te, cui, quoniam sepe non datur, quod profecto partium mearum munus esset ut hoc vel levi officio incredibili in me benivolentie tue satisfacerem, prolixe tamen quando se oportunitas ingereret scribendum erat, vix breves dare epistulas licet. Binas certe abs te epistulas accepi plenas officii et caritatis eisque vix pari longitudine respondere valeo. Angor tecum incredibiliter hoc fremitu ac tempestate bellorum ’, ex quibus piofecto, preterquam quod ab invicem torpore licterisque dirimimur, quamvis animo et affectu nunquam separemur, magna nostris otiis molestus moles insidiatur. Neque enim quieti ac securi esse possumus, variis motibus nutante patria, ita ut clamare cogamur ex intimis animi affectibus: « Preceptor, salva nos, perimus »2 et « Exsurge, quare dormis Domine? »3. Deus autem omnipotens has rerum agitationes sereniore tandem facie aspicere easque solita miseratione sistere dignetur, ut, pacatis animis, illi in summa quod maxime optandum est tranquillitate animi et corporis servire valeamus, has illi iugiter effundimus preces utinam exaudiri mereamur. Lactantium tuum, quem ad me ut illum corrigerem misisti ut ex tuis litteris sum factus certior, necdum accepi. Virum tamen illum, non satis bone fidei, cui dederas ad me perferendum, inquiri protinus feci — nam eo tempore in urbe nostra erat — atque, ab eo librum ipsum cum expe- 1 Sulle operazioni militari dei momento v. L. Simeoni cit., pp. 450-451. 2 Luca 8, 24; Math. 8, 25. 3 Ps., 43, 23. — 163 — terem, asseruit se illum necdum ex Portuveneris, ubi illum reliquerat cum suis rebus, recepisse, profecturum se Pisas atque inde propediem Lactan^ tium, quem iam ex Portu advectum putabat, missurum, hactenus m|hi redditus non est. Curabo cum ad me venerit ut in eo emendando dili gentia et fides in me non desideretur. Opuscula nostra iam diu a librario quidem absoluta sunt, sed restabat tamen aliquid ad diligentiam. Itaque, viro illi religiosissimo, qui mihi tuas litteras reddidit, quoniam propera ad reditum ea dare non potui. Cura tamen mihi erit utrumque ad te volumen mittere quando oportunitas dabitur. Tu, mi pater, facile prestabis veniam quod, ita ut cupiebas, votis tuis obtemperare nequivimus. Laertium nimio tue auctoritatis instinctu traducere aggressus sum ut tibi amicisque re i quis hortantibus5 in hoc dumtaxat operam meam non denegem, ’ mihi, — fatebor enim quod verissimum est, — valde molestum sit, cui per religionis habitum et institutum de sanctis exire nescio qua ratione permittitur. Vicit tamen metum meum cum auctoritas, ut dixi, tua, tum amicorum presentium et me iugiter interpellantium immodica vexat o traductionem illam ante hoc triduum cepi. Quando erit absoluta te cer tiorem faciam, quamquam opus grande est et multorum mensium . Hie ronymus frater7 et Iohannes 8, quem primo loco nominare debui, fratres-que reliqui te omni officio salutant. Vale mi pater optime et amantissime. Florentie, ex nostro monasterio, xm kalendas decembris, ante lucem. (a tergo) , . Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), are episcopo Genuensi, dilectissimo patri meo, Genue. a molestiis: corretto su molestiarum 4 V. lettera n. 90. 5 Sulle esortazioni di Pileo v. lettera n. 90. 6 L’opera durò invece molti anni. Preoccupava il Traversari la difficolta di a\ere buoni testi greci (donde la richiesta all’amico Giustinian di procurargliene) e, soprat tutto, di riuscire a rendere in lingua latina il pensiero greco: cfr. lettere del maggio, 8 luglio, 5 agosto (A. Traversari, Latinae Epistulae cit., VI, 23, 25, 27), tutte del 1425 (A. Dini Traversari cit., p. 128), a Leonardo Giustinian; lettera del 1 luglio 1425 all’Aurispa (Carteggio cit., pp. 28-29). 7 Gerolamo Traversari, fratello di Ambrogio. 8 Giovanni, discepolo di Ambrogio. — 164 — IJO Pietro di San Pietro a Pileo (1425?) itisi S. . Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 90. Sigillo placcato. L’accenno alla salute di Pileo (cfr. lettera n. 114), ai rivolgimenti interni di Genova, che potrebbero riferirsi ai tentativi di Tommaso di Campofregoso (A. Giustiniani cit., II, p. 305), sui quali Pietro doveva essere informato da Nicola Assopardi, agente fiorentino, qui nominato, ci inducono ad attribuire la lettera al 1425, anche perchè sappiamo che alla fine del 1424 1 arcivescovo di Genova cercava effettivamente un vicario (cfr. lettera n. 108). Escludiamo che si possa risalire fino agli anni del vicariato genovese di Pietro (1410-1411), perchè, in questo caso, tenuto conto della partenza da Pisa di Pileo (ottobre 1409) e della prima notizia della presenza a Genova del canonico pisano (10 aprile 1410: A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte II, n. 35), la lettera dovrebbe essere collocata in un arco di tempo al quale sarebbe difficile riferire 1 accenno ai rivolgimenti interni genovesi. Occorre ancora tener presente che, se la nostra datazione è giusta, Pietro doveva già essere anziano (verrà nominato canonico di San Lorenzo il 21 novembre 1430: A.S.V., Reg. Lat. 300. c. òv.\ entrera in sede il 1° aprile 1431: A.C.S.L., Libro del massaro, n. 74, c. 44 v.): si spiegherebbero così le sue incertezze. Reverende pater et domine, domine mi singularissime, humili ac semper debita premissa recommendatione. Licet presentisa temporibus nullas scripserim dominationi vestre, causa enim sufficit; sedulus tamen extiti a multis notis perquirere de statu et bona convalescentia p(redicte) d( ominationis ), in testem inducens illum eximium et sanctum virum dominum Barnabam de Guamo 1 compatrem meum; his autem diebus vidi quandam litteram diretam a p(redicta) d(ominatione) domino Antonio Çimbardi 2 et Nicolao Assopardo3, per quam eos requiritis ut sciant de intentione mea circa vicariatus officium p(redicte) d{ominationis). Id 1 Sul quale v. L. Levati cit., pp. 207-218. Se effettivamente Pietro aveva tenuto a battesimo uno dei cinque figli di Barnaba, questo doveva essere avvenuto all’epoca del suo vicariato genovese e farebbe ulteriormente escludere che la lettera possa essere riportata a quel periodo. 2 Antonio Zimbardi, canonico pisano, era a Genova nel 1411 (A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte II, n. 138). Come Pietro di San Pietro, fu nominato canonico di San Lorenzo il 31 novembre 1430 (A.S.V., Reg. Lat. 300, c. 3 v.), prendendo possesso della carica il 1° aprile 1431: A.C.S.L., Libro del massaro, n. 74, c. 44 v. 3 Agente fiorentino che teneva i contatti con gli ambienti dei fuorusciti genovesi; nel 1427 era in relazione con Carlo Lomellini: A.S.F., X di Balia, Deliberazioni, n. 15, cc. 179 r„ 196 ». — 165 - ad litteram non potui evadere de quo dubitabam: stabam in suspenso ut, quam primum facta civitatis Ianue reformarentur, requirerem a p(redic-ta) d(ominatione) et alias incidi hunc similem errorem. Hec dixi, quia, iam duobus mensibus elapsis, vocatus fui a quodam domino meo cui denegare non possum ad simile officium; feci multas excusationes et maxime quia iam deliberaveram requiescere in patria propria et non amplius discurrere per offitia. Conabor iuxta posse bono modo rogare eundem ut dimetat me in pace et postmodum satisfacere mandatis vestris; sin autem hec adimplere non valuero, inveniam alium quem praticabo et iam ei scripsi, de quo puto quod p(redicta) d(ominatio) contentabitur. Non differam rescribere de facto meo, et in casu quo possim obtinere bonam licentiam a iam dicto domino meo, adviso p(redictam) d(ominationem ) quod prius me oportet ire ad balnea Potrioli, in districtu Senensi, proptet aliquos dolores quos patior in humeris descendentes ab humiditate capitis et, quod melius est, nolo venireb sine prefato domino Antonio vestro, disposuit enim prorsus se totaliter conferre ad p(redictam) d( ominationem ) et degere Ianue; confidit enim de vestra d( ominatione ) ultra modum, unde merito debetis ipsum in occurrendis habere recommissum ut saltim vobis non sit onerosus nec amicis. Ad presens nichil aliud occurit, nisi quod me recommitto p(redicte) d(ominationi ), quam Dominus iuxta vota conservet. P(redicte) d(ominationis) servitor Petrus de Sancto Petro, Pisanus canonicus etc. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi dignissimo etc., domino singularissimo, Ianue. In Genova. a presentis: così nel testo b segue depennato fine 111 L.de B. a Pileo (1425-1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 91. Per la datazione occorre rifarsi ai primi attacchi dei Fregoso (1425: A. Giustiniani cit., II, p. 304 e sgg.) c alla partenza di Pileo da Genova, nella seconda metà del 1426. Reverendissime in Christo pater et domine, d(ornine) my cum humilli recomendationea. Paternitati vestre notifficho quod hiis diebus elapsis — 166 - inveni me in quodam locho in quo erat quidam sacerdos qui vocatur pre-sbiterum Bartholomeum b de frate Ogerio, Valisturle, qui ordinabat cum uno 1 civi 11 Ianue quod quando exercitusc de Fregoxis apricuerit in Bissane, ipse mitet quatuor ' atinentes sui s causa comburendi palatium vestrum de Sancto Martino et devastandum vineam et arbores que sint in dicta pos-sesione vestra. Quam ob rem notiffico vobis, ut vestra paternitas provissa sit de remedio oportuno, sperans me esse dicto tempore ad locum et meo posse providebo in hoc ut non devastetur. Habeatis me arcanum etc Paratus senper etc. Vester prè L. de B. cum recomendatione. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri domino, d(omino) P(ileo), archiepiscopo Ianuensi. c .,r.r.a ?egUe ^Pennato dome presbiterum Bartholomeum: così nel testo c uno: tn sopralinea d civi: corretto su cive e exercitus: w sLrJLl lî campus depennato f segue parola depennata e sui: così nel testo 112 Leonardo Pallavicini 1 a Pileo Chio, 16 gennaio 1425 Originale manca. Edizione in V. Poggi cit., p. 247. Lo informa delle persecuzioni di cui è oggetto da parte dei Maonesi che accusa di preferire la giurisdizione del vescovo greco alla sua {a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Pileo, Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo Ianuensi. 113 Bartolomeo Guasco a Pileo Lucca, 20 gennaio 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 92. Autografo (cfr. lettera n 106) Dormimus, p(ater) reverendissime, cum ceteri vigiliam. Francischus 1 Leonardo Pallavicini, vescovo di Chio: C. Eubkl cit., I, p. 185 — 167 — de Sancto Donato \ ex Roma rediens ad quam ulla prò causa ierat, refert omnino decernendos et publicandos esse complures cardinales, non mu tum longe ab isto tempore2; inter quos nominat d(ominum) Angeotum Romanum, nunc episcopum3, Paulum de Crapanica, item ’ quos quales paulo ante essent in concilio Constanciensi vidimus \ ro , quenam maiora miracula nobis ostenditis quam hoc et his similima qui us mondum repletis! Boni deprimuntur, digni obscurantur, mali vero exto luntur et indigni glorificantur. Mordeo me ipsum dentibus meis et um ista video excandesco ira et rabie rodor, sed quid dolendum est exc a mandumve vetus hoc malum est et etiam istud apud maiores nostros non nunquam inventum est. Sileamus ergo, sed excutiamus sapientem animum et deos ipsos aggrediamur bona audatia. Nondum ab Aurispa traditum mi responsum 6; quod expectare me mee littere ad vos non diu misse e runt vestram p( aternitatem ) r(everendam) monitam effecisse, pro quo re sponso liberiorem ad consulendum rebus meis me existimabam, se quia nimium ad rescribendum differt, non expectare decretum iam mihi est5| prorsus consequi salubre consilium vestrum adeundi curiam Romanam, perplacet; id voluntarius adhorior, non tantum profecturus mihi quantum operam daturus ut non semper iaceat in tenebris lumen tante scientie virtutis quantum deperire heu mihi video cum multa ignominia nostre patrie in dignitate v(estra)8. Semper soluit illa civitas negligere honores 1 Agente dei Campofregoso: cfr. nota 9. 2 Non abbiamo alcuna notizia di una promozione di cardinali nel 1425. 3 Angeloto de Fuschis. . 4 Paolo Capranica, registrator litterarum apostolicarum, familiare e commen del papa, segretario apostolico, chierico della Camera Apostolica, vescovo di vreuì (1420-27), traslato a Benevento nel 1427: C. Eubel cit., I, pp. 133, 235, • V0N Hoffmann cit., p. 81; P. Partner cit., pp. 88, 138, 164, 212. 5 Entrambi i prelati avevano partecipato al concilio di Costanza. Il primo aveva svolto una parte non secondaria come testimone a carico nel processo contro Giovanni XXIII (H. Finke cit., IV, pp. 772-78). Del secondo sappiamo poco, se non che fu incaricato da Martino V, il 9 gennaio 1418, di ricevere in consegna dall impe ratore il deposto pontefice pisano (ib., Ili, pp. 290-91; v. anche A.S.V., Reg. Vat. 352, c. 23 v.). E’ possibile che l’ostilità del Guasco sia maturata, oltre che negli ambienti italiani favorevoli al Cossa, anche in quelli dei Campofregoso, notoria mente legati a Giovanni XXIII da rapporti di viva cordialità. 6 Cfr. lettera del 14 dicembre 1424 dell’Aurispa: R. Sabbadini, Biografia cit., p. 35; Carteggio cit., p. 21. 7 Si riferisce ad una lettera che non ci è pervenuta. 8 Allude alle aspirazioni cardinalizie di Pileo. suos. Hic labor me vocat; experiri autem volo an nihil prodesse semper debeam patrie et concivibus meis; paratus idcirco ad prosequendum istud felix iter sum. Date interea mihi monitus vestros quos insequi debeam, sed inter cetera cavete mihi plurimum et persone mee nullas insidias parari permittite. Hoc dico, quia in ipsa curia et in itinere habite sunt circa Fran-cischum predictum cure vigillantissime ut caperetur ad instantiam nonnullorum actiones habentium ibi illustrissimi d(omini), d(omini) nostri ducis. Suspicio enim in eos inciderat, quod illuc accessisset explorator istorum de Campofregoso 9. Ego quidem potius incenderem maiore suspectu eos tales quam ipse F( rancischus ), quia dicor habere plus operis cum eisdem, si non notissima esset causa mea, quam purgari malo absente me a periculis quam presente. Et ideo video opus esse quod précédant me ulle littere reverendi d(omini), d(omini) cardinalis Bononiensis10 et vestre vel alie si fuerint utiliores. In hoc ergo, p(ater) r(everende), advertite et iterato commonefacite me quid agendum comodo in hoc opere procedendum sit et statim hominem volare videbitis ad bene operandum, quod continuo fuit studium meum. Valere p(aternitatem) v(estram) r(everendam) diutissime opto. Datum Luce, die xx ianuarii, mccccxxv. (a tergo) (Rev)erendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), archiepiscopo Ianuensi dignissimo, domino nostro singularissimo. 114 Andrea de Franchi Bulgaro a Pileo Savona, 31 gennaio (1425-1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 93. Per determinare l’autore della lettera siamo ricorsi al confronto con la lettera n. 124 che, pur differenziandosi per grafìa, rivela un’origine comune, e per il tono scherzoso e, soprattutto, per l’accenno alla 9 Per questa volta Francesco dovette spuntarla se il 25 marzo 1425, Filippo Maria Visconti, in una lettera a Racello dell’Oro (intercettata dalla Repubblica fiorentina) ordinava l’arresto dello stesso, tornato a Sarzana da un viaggio a Roma, e dello stesso Guasco che dovevano recarsi da Sarzana a Firenze e, quindi, a Roma per conto di Tommaso di Campofregoso: A.S.F., X di Balia. Responsive, n. 7, lettera n. 54. 10 II titolo di cardinale Bononiensis spettava a quel tempo ad Antonio Corer, vescovo di Porto: C. Eubel cit., I, p. 31. Il Guasco, tuttavia, allude al card. Giacomo Isolani, bolognese di origine, governatore ducale di Genova: cfr. lettera 107. — 169 — malattia del podestà di Savona. Gli elementi denunciati dalie due missive sono tre: l’autore è medico; è un Franchi; ha un figlio prevosto di una chiesa collegiata. Questo permette di attribuire le due lettere ad Andrea de Franchi Bulgaro, un medico famoso del tempo, testimone a carico nel processo di Benedetto XIII al concilio di Pisa (N. Valois, La France cit., IV, p. 93; J. Vincke, Acta cit., pp. 200-201), a Roma, forse al servizio del card." Gerard, nella cui casa abitava, nel 1412 (A. Mercati, Dall Archivio cit., p. 23, n. 6), padre di Marco, prevosto di San Lorenzo dal 2 novembre 1424 (cfr. lettera n. 108). Che si tratti di lui è provato inoltre dal confronto tra la scrittura della lettera n. 124 e quella della missiva edita dal Mercati (A.S.V., Instr. Mise. 1249, n. 6; A. Mercati, Dall Archivio cit., p. 23). Dalla paternità alla datazione il passo è breve. Posta come termine a quo la nomina del figlio a capo del Capitolo di San Lorenzo, restano due soli anni per il termine ad quem, dato che dall’autunno del 1426 Pileo lascia la città. Per confronto con la lettera di Pietro di San Pietro (cfr. lettera n. 110) che menziona una malattia di Pileo, si potrebbe ragionevolmente restringere la datazione al 1425. Presupposita debita fidelium servitiorum constantia nunc et semper. Reverendissime pater ac domine. Valde displicenter filiorum meorum litteris didici vos quodam dolore spatulino tam acriter molestari ut trium medicorum peritia consulatur vos capturum farmacum aliquod odiossum, quod sine mei presentia haborretis accipere, sicuti deberetis merito, presente eciam gloriosissimo Ypocrate. Non enim, ut arbitror, debet esse in vobis cacochimia multa exigens farmaca fortia, cum sitis satis bonia regiminis sepeque diebus preteritis usus fueritis pilulis de icra simplici, vos educentibus competenter demum metridato consupertino b humorum rematizan-tum. Unde vereor ne fortic medicina desolentur intrinsseca membra precipua. Non tamen volo ita presumptuosus existere ut omnino suadeam meum non vobis presens iudicium preponid trium valde peritorum consilio asi-stentium medicorum. Testis sit mihi Deus quod si honeste possem dimittere magnificum dominum potestatem graviter egrotantem, ad presenciam \estram accederem festinanter ut confidende sue de me, utpote de servitene fideli et amico sincero, satisfacerem, dato quod foret superfluum, quia tamen amor numquam a timore seiungitur et ex abundantia cordis os loquitur, manus insinuat, penna describit. Silere nequeo deprecative quatenus ad talia farmaca, qualia communiter dantur a medicis in passionibus nervosis qualem existimo fore vestram, procedatur cum parcissima datione, attendendo naturam vestram esse obedientie promptissime. Vinum presertim subtile indispensabiliter auferatur; tollerentur sitis et fames, in cibisque maxime vincat panis; fricationes distrhactive atque consumptive capiti fiant; cetera denique salubria tuta remedia, que ordinata prudentissime esse non dubito. Celestis omnipotens medicus cito felici vos restituat sospitati. Ma- — 170 — gistris ac fratribus meis reverendis de vobis curam gerentibus me multipli citer recomendo. Scripta Saone, ubi permaneo tediose in celebritate gloriosi evangeliste Marci, qui suo police divinitus restituto liniat atque sanet spatulam egrotantem. Lo maistro de la boteta olim bonna e gaiardeta, chi è semper tuto vostro cum lo so figio prevosto. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, domino suo specialissimo. a boni: corretto da bonis b consupertino: in sopralinea c forti: corretto da fortis d segue espunto trium 115 La Marchesa di Monferrato a Pileo Pontestura, 11 marzo 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 94. Lo ringrazia cordialmente per un dono inviatole. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, compatri honorando, domino . . archiepiscopo Ianuensi etc. 116 Giacomo da Chiavari a Pileo Milano, 19 marzo (1425) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 95. Per l’indicazione dell anno cfr. note 1 e 3. Iesus. M(aria). Reverendissime pater. Beneficiorum et benivolentie vestre non im-memor, existimavi debitum fore reverendum p(atrem) meum, post tam longam absentiam, vel cedula visitando recognoscere, in qua post corporee sospitatis indicia, quiddam de conditionibus et statu partium a quibus discesi cum ceteris subiungendum, scilicet concernentia salutem ovium - 171 - Christi precipue in tanto discrimine, a pastoribus a earum libenter audiri, ex hiis id potissime referendum, quod Hussite heretici per plures heresum sectas lacerati animis, corpora quoque sua indesinenter lacerant, se sine miseratione trucidantes invicem b, simul et villas cum civibus comburentes, ita quod regnum ipsum c iam adeo consumptum est, tam in personis quam diviciis, quod omnes heretici eius, etiam si uniti forent, usque ad quatuor millia equestrium forsitan congregare nequirent, secundum quod ea que verior michi videtur communis sonat opinio. Ex quo p(aternitas) v(estra) Reverenda ) satis conicere potest quam multas passi sint in assiduo bello intestino, quod usque hodie divino iudicio finem non habet, devastationes et strages quas, ne tedium inferat prolixa narratio, particulatim explicare pretermit-to. Iam plures barones illius regni videntur querere reconciliari s(erenissi-mo) d(omino) regi, parati etiam heresim dimittere; ideo si adhibebitur diligentia oportuna et illi promissa contra suum morem servaverint, infra duos menses magna pars eorum reducetur. Convocati enim sunt omnes barone» eiusdem regni ad civitatem Brune ’, que est in Moravia sub dominio i(llustris) ducis Alberti, illius provintie marchionis2, et creditur quod venient, quamvis magis timore proprii exterminii quam devotione prout non parum suspicor, et si venerint, bonus finis speratur quem Christus faciat. Reverendissimus d(ominus) cardinalis Placentinus3, cum a me d didicisset me r(everende) v(estre) p(aternitati) scribere, imposuit mihi vos sui parte salutari, eundem in omnibus offerendo que pro vobis poterit. Receptus fuit graciosissime c ab i(llustri) d(omino) duce4, cum quo heri diu locutus fuit. Iam iturus est in breve tempus versus Romanam curiam, ad quam forsitan cum ipso procedam, in qua et alibi ubique si quid possum Reverende) p( aternitati ) v(estre) gratum iubeatis servitori vestro mihi aa omnia parato obsequia. Interim recommissos habeat e(xcelsa) p(aternitas) fratres et = conventum nostrum, cui ut debitum est non parum afficior, quam p( aternitatem ) h Christus in sua gratia semper conservare dignetur. Scriptum Mediolani, feria 2a ante f(estum) S(ancti) Benedicti. 1 Sul progettato convegno di Brno (23 aprile 1425), v. Regesta Imperii, XI, Die unkunden Kaiser Sigmund (1410-1437), ed. Altmann, Innsbruck 1896, n. 6167. Alberto V d Austria, genero dell’imperatore Sigismondo. 3 II c?rd. Branda Castiglioni, da poco rientrato dalla sua legazione in Germania. cfr. R. Mols, in Dictionnaire d’histoire et de geographie ecclésiastique, XI, 1949, pp. 1438, 1440. 4 Filippo Maria Visconti. — 172 — Filius et servitor vester in cunctis, frater Iacobus de Clavaro5, Ordinis Predicatorum, humilem recomendacionem. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), divina providentia archiepiscopo Ianuensi, patri et domino suo precipuo. a Segue parola depennata b seguono lettere depennate ed espunte; si tratta, forse, di un tentativo maldestro di cifratura c ipsum: in sopralinea J a me: in sopralinea c segue depennato ab f quam: in sopralinea £ fratres et: in sopralinea h paternitatem: in sopralinea. 117 Franchino da Castiglione a Pileo Lodi, 22 marzo 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 96. Sigillo placcato. Gli raccomanda caldamente Bartolomeo de Zafferis da Novara che deve prendere possesso del suo canonicato in Genova. (a tergo) (Reverendissimo in Christo patri et domino, (domi)no P(ileo), Dei grada archiepiscopo (Ianu)ensi, dignissimo domino suo (s)ingularissimo. 118 Pierre de Foix a Pileo Pontremoli, 22 marzo (1425) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 97. Sigillo placcato. Il card. Pierre de Foix (sul quale v. F. Baron, Le cardinal Pierre de Foix le vieux et ses légations, Amiens 1922; Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastique, XVI, pp. 735-36), nominato legato papale in Aragona il 6 gennaio 1425, iniziò la sua legazione il 2 marzo 1425 (A.S.V., Obi. com. 3, c. 78 v.); a tale occasione riferiamo la lettera, escludendo che si tratti del 1423, quando il cardinale era aspettato a Genova per la fine di novembre: A.S.G., Archivio Segreto, Diversorum, n. 507, c. 125 v. 5 Professore sacre pagine, vicario generale della provincia lombarda nel 1426, che il card. Castiglioni aveva condotto con sè nella legazione in Germania in qualità di teologo: J. Quétif-J. EchArd cit., I, p. 773; Monumenta ordinis fratrum praedicatorum historica. Acta capitulorum generalium, a cura di B. M. Reichert, Roma 1900, VIII, pp. 194, 197, 224. - 173 - Reverende pater et amice carissime. Postquam verbo et litteris vestris nos incitastis ad ea que Dei sunt, cordi semper gessimus rei tam sancte complementum prout diximus Babtisino 1 qui de Roma hoc vobis et aliis per diversas litteras, prout mihi retulit, intimavit. Hac ex causa transire per Ianuam eram deliberatus, sed temporis asperitas nos divertit a proposito et invitum aliam facere compellit. Pluribus tamen diebus in Avi-nione sumus mansuri, ubi quecumque grata intimare poteritis nos que circa complementum vices nostras pro viribus interponamus. Vos conservare dignetur Altissimus ad prosperum regimen ecclesie sibi commisse feliciter et votive. Scriptum in Pontetremulo, xxii marcii. (a tergo) (Reveren)do in Christo patri et domino, domino (archiepiscopo) Ianuensi, amico nostro carissimo, P(etrus), cardinalis de Fuxo, Ecclesie R(ornane) legatus etc. 119 Andrea Biglia a Pileo Bologna, 25 marzo (1425) Originale, autografo in A.C.S.L., cartella 391, n. 98. Che si trattasse di una lettera del frate agostiniano Andrea Biglia facevano pensare i rapporti con lAuri-spa (che ci hanno consentito di datare la lettera: R. Sabbadini, Andrea Biglia cit., p. 1092; Carteggio cit., p. XV) e l’atteggiamento filovisconteo e, nello stesso tempo, profondamente religioso che traspare dalle righe della lettera. Il confronto della scrittura con un suo discorso sicuramente autografo (Biblioteca Ambrosiana, ms. F 55 sup., cc. 50 r. -51 r. ) ha fatto cadere ogni possibile dubbio sull’identificazione. Malo hodie, optime pater, temeritatem argui quam diutius ignaviam meam reprehendi. Probe enim memini tum, cum Florentie erga me tantam humanitatem demonstrasti, promisisse sepe litteras dignitàti tue conscripturum, ubi michi eo turpius deliquisse videor quam re a me summopere optandam tam impudenter preterierim. Id tamen consideratus, velim nequaquam excidisse, de quibus ipse michi sermonem faciebas. Non enim \erba sed vaticinia tum fudisse credendus es, qui omnes horum temporum casus, nescio utrum tua illa eximia sapientia an secretiore aliquo spiritu, divine previdebas, consultissime profecto, quod hactenus res demonstravit, 1 Battistino da Rapallo. — 174 — Florentinos admonens 1 oblata quantum ad ducem nostrum pertinebat et spe et latione et securitate pacis, nec satis mirari possum non fuisse probatum illis eo tempore conscilium tuum qui non modo tuta, verum etiam speciosa et preclara suadebas. Quis enim non videt quanto honestius sit pacem in se-cuio amplecti quam in media etiam victoria videri turpiter bellum susce- pisse? Nunc vero,, quamquam fortuna semper in ambiguo est, nec certos unquam sue spei dimittit, res alio tendere posse putatur. Quid enim tantis cogitationibus effecere nisi quod unius fere provincie, ut ita dicam, invitum dominum dederunt? Ac preterea cernimus tanquam ex Florentinorum mandato complures exercitus pene deletos, magnam in hac provincia rerum stragem consecutam necnon ex viris illustribus, qui hodie in Italia I* essent, aliosa, quamquam impune, in potestatem nostri ducis venisse, alios etiam gladio occubuisse2; que omnia salva et integra manerent si, cum tu volebas, Florentini pacem excepissent. Egisti sane, quod boni, quod simplicis et veri pastoris est, dies illos quos ipsi festos habent ac de lo-hanne Baptista celeberrimos faciunt Florende, ob id solum commoratus ut vel inveteratam aliquot annosb dissimulationem tenerent vel paulo ante reformata pace contenti essent vel novis denique, si vellent, federibus uterentur. Hic tuus sermo, hec tua ars et voluntas michi intre placuit ac debuit omnibus qui pacem colunt iure placere. Atque utinam hodie nescio quis in eandem opportunitatem incideret ac postea alius subindeque alius donec | pacem aut omnino factam aut aliquo loco receptam audiremus. Tuum offi- cium, ut plane scio, nunc quoque preciarum est, qui cives tuos, filios tuos, I oves tuas ad eundem pacis, concordie ac fidei amorem instituis et contines. ( Ac michi sane videtur non exigua potiunde huius pacis ratio in Ianuensium potestate consistere tantum ego iuris et arbitrii in hominum illorum ingenio pono. Quid enim, qui Apulie tam brevi necessariam pacem imposuere3 non sua autoritate Tusciam commovebunt? Sed hec tibi frustra insinuare videor, qui certe optime civium tuorum et statum et voluntatem agnoscis nec minus cupidus es quam quisque bonus esse debeat quomodo illi et ( - I 1 Si riferisce alla missione di Pileo dei 1423. 2 Allude, più che alla battaglia di Zagonara (28 luglio 1424) nella quale le | truppe milanesi guidate da Angelo della Pergola sconfissero quelle fiorentine di Carlo Malatesta (N. Valeri cit., p. 364), alle operazioni militari dei primi mesi del 1425, rivelatesi disastrose per la repubblica fiorentina: L. Simeoni cit., p. 450; N. Valeri cit., p. 378. 3 Si riferisce all’intervento genovese e visconteo contro Alfonso d’Aragona. I i - 175 — 4 I I ducis, aut si mavis gubernatoris sui, fidem et sue rei publice dignitatem tueantur. Ego quod semper volui id et facio ut cupiam in tota Italia atque, si fieri possit, in toto orbe veram idest Christi pacem florere et quod solum meum est precibus ac votis expostulo, tu, qui eclesiastice et, ut sic dixerim, mundane rei curam habes, utroque iure munitus, dignior ac tutior pro nostra imbecilitate Deum exorabis. Bononie, octavo kalendas apriles. Totus frater Andreas. Iohannes Aurispa, quo ego preceptore in litteris grecis utor, humanissime tue dignitati se cupit esse commendatum. (a tergo) In Christo patri et domino prestantissimo, domino Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo benemerito Ianuensi detur. a Segue depennato lie b segue depennato ante 120 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 25 marzo 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 99. Sigillo placcato. Si multarum rerum, pater reverendissime, que erumpere conantur., pregnantem animum geris, ego certe sum ad partum maturus. Nam postea quam ad p(aternitatem) tuam scripsi optare me multa tecum effundere, tantus cumulus accessit, ut intra claustra contineri nequeat. Non minori ergo afficerer voluptate quam tu, si ea que equidem vulgaria non sunt et me totum inflant, tibi presenti aperire viva oratione possem. Sed postquam id fieri non datur, etsi difficilis sit custodia, tamen usque in tempus digitum ori imprimam. Que vero apud Zaninum Ricium, in facto prioratus Pavarani ', tua causa egerim, lator presentium, paternitatis tue liun-cius, verbo referet. Quod etsi minus in votum successit, michi tamen et ipsi nuncio ne obieceris tuo, qui certe accuratissimam diligentiam presti-timus, sed fit, nescio quo modo, ut affectibus nostris aliquis de improviso casus obrepat qui omnia perturbet. Que res quorsum tendat apertius patefaciet ipse . . lator. Vale pater optime. Et quandoquidem prestite per te 1 Sul problema cui accenna v. lettere n. 79, 167, 169. — 176 — circa ecclesie tue amplitudinem diligentie conscientiam habes testem, esto minus successerit, lete vivas. Datum Mediolani, die xxv martii, mccccxxv. Tuus B( artholomeus), archiepiscopus Mediolanensis. (.a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino singularissimo, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi etc. 121 Branda Castiglioni a Pileo Milano, 30 marzo 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 100. Traccia di sigillo placcato. Gli raccomanda caldamente Bartolomeo de Zafferis da Novara, suo fami iare, che deve prendere possesso del suo canonicato in Genova. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Dei et Apostolice ^>e is gratia archiepiscopo Ianuensi, amico nostro carissimo, B(randa), cardinalis Placentinus, Apostolice Sedis legatus. 122 Giacomo Curlo a Pileo Roma, 11 aprile (1425?) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 101. Il Curlo, che nel 1423 copiava a birenze un codice per Cosimo de Medici (Laur. 50.18), nel 1425 era a Roma, dove approntava per lo stesso Cosimo un altro codice (Laur. 50.32): T. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei Re d’Aragona, Milano 1952, I, pp. 13, 15; L. B. Ullman, he origin and development of humanistic script, Roma 1960, p. 97. Il 26 agosto 1428 fu raccomandato dal Capra al re di Cipro (C. Braccio cit., p. 101). La nostra ettera, pertanto, potrebbe essere spostata non oltre il 1426, stante l’assenza di Pileo da Genova dall’autunno dello stesso anno. Un confronto delle scritture con i mss. e la Laurenziana, eseguito dal prof. Renato Piattoli, non ha nè confermato nè escluso che si tratti della stessa mano. Litteris tuis, reverendissime domine mi, quas ad me dedisti plenas humanitate et amore erga me tuo, pluribus iam diebus per itteratas litteras plene respondi, quas non ambigo in manus tuasa fuisse redditas etiam et multa dedi in litteris ad patrem meum tibi nomine meo dicenda. — 177 — 12 Ipse enim in litteris ad me suis multa de ylaritate tui vultus et iocunditate quo dicta mea accepisti rescripsit, demum, ut brevi omnia scripta complec tar, ita mihi persuasum habeo, et ex se et ex liberalissimis tuis oblationibus, ut ad d( ominationem ) tuam in omnibus casibus ita ut ad eum ipsum confidenter recurrerem, pro quibus quidem tui singularis erga me amoiis et benivolentie verissimis signis, si quid posset ad devotionem in te meam accedere, sunt enim magna beneficia tua, amor et vera dilectio quibus me complecteris, plurimum nunc esset, mihi credas, additum. Sed ad summum culmen adeo accessit devotio ipsa ut altius aspirare non possit. Ego qui em parvitatem et humilitatem meam cogitans et considerans, nescio quo pacto tanta erga me benivolentia tua sit conflata, preterquam ex quadam aninu et ingenii tui excellentissima humanitate et beneficentia, qua forte me titus es puritatem meam et sinceritatem ac pietatem quam profecto m me fore non inficiavero, cum me ipsum norim qualis sim cultor sancte amicitie. Habeas igitur, obsecro domine mi, me totum perpetuo tuis officiis e catum nec velis quid possim, sed animum sincerum diligere, quod si a s te, ut spero, impetraro, magnas habebo fortune mee gratias que me a tam sacram singularemque et summam tanti domini benivolentiam applicare non negavit. Vale mi unice ac specialissime domine et me servulo tuo im merito utere sicut re tua propria. Rome, die xr aprilis. Raptim scripsi propter latoris huius festinantiam, quem tibi commendo. Iacobus Curius, litterarum apostolicarum abbreviator ', servulus tuus. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri ed domino meo singularissimo, domino P(ileo); Dei et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo Ianuensi benemerito. a Segue depennato adver b segue depennato re c segue depennato eam 123 Giovanni Corvini d’Arezzo a Pileo Milano, 12 aprile 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 102. Sigillo placcato. Reverendissime pater et domine plurimum honorande. Cum bona gra- 1 Non abbiamo trovato alcuna conferma che il Curio fosse effettivamente abbreviatore di lettere pontificie. — 178 — ia illustrissimi domini mei . . ducis ', sicuti per literas ducales concernere poteritis, mittit Angelinus, natus meus, ad accipiendum possessionem prioratus Sancti Iohannis de Pavarano Ianuensis diocesis, collati sibi per Se-em Apostolicam2. Itaque r( evereirtdam ) p(atetfnitatem) vestram, cui singulariter afficior, obnixe precibusque summis deprecor ut . . procuratoribus ipsius nati mei, tam in habenda eiusmodi possessione quam in percipiendo fructibus preteriti temporis et futuri, dignemini benignitatis vestre suffragium impartiti, favoresque oportunos ad eam rem facere ministrari, prout in dominatione vestra spem gero plenissimam, ad cuius mandata me promptissimum offero et paratum. Datum Mediolani, die xn aprilis, mccccxxv. Vester Iohannes de Aretio, ducalis secretarius. (a tergo) Reverendissimo patri plurimum honorando, domino .. archiepiscopo lanuensi. 124 Andrea de Franchi Bulgaro a Pileo Savona, 12 aprile (1425-1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 103. Per la determinazione dell’autore e della datazione cfr. lettera n. 114. Segnor me monto honorao tropo stago in questa Saonna, den che é lo cor xachao e la mente pocho sanna. E no trovo chi hica boteta chi me daga de tal vim, corno fa la gaiardeta ni so fìgio Botesim. Ben che lo vescho condanao voiando mendar la falla per tuto so veschoao de cerchar certo no calla. 1 Filippo Maria Visconti. 2 Sull’argomento v. lettere nn. 79, 120. — 179 — Se in pareise o in secreto fosse unna tal boteta chi per conçar lo me peto me ne deisse unna iarreta. Vegando lo in grande ateça armao forte de tute arme b steti monto in dubieça che o no devesse pagarme, niente men cum cortesia ben che o fosse monto stancho cum boim cibi e diragia o fe mette um bello bancho. Pagao me a compimento sea dra xorta, sea dre speise de ge dea in firmamento megior vim che non è roçeise. Pero karo segnor me fai che lo zuxe competente tire processi in derre si che o no page pu niente. Cercherò quanto e porrò de vegnì a vostra presença e ben ihairo mostrerò sempre cum gram reverença ch’el prelato sovra dicto sie axoto da ogni penna avesse elio sovrascripto che a lo gram vescho de Senna. Infra tanto grande payre e me recomando a voi cossi fosse e de bonne ayre corno e sum ben um dei doy chi a vostri mandamenti seam pu presti apparegiay de poy li streiti parenti sempre che o vorei prohay. - 180 - («a tergo) Lo Segnor omnipotente dagave tal stao felice como vorem vostre gente ben che o no mangei pernixe. Lator presentis Romano more redibit ad vos si sibi, ceu deprecor, facies feconda patebit. Quelo dei Franchi chi no è francho, ma pu spesso subiugao tuto vostro a lexo e a rosto, ben e mar apparegiao. Saone, die xn aprilis, inepta tremula manu senili ’. Causa, domine mi, more mee hic est gravis egritudo domini potestatis istius civitatis, unde displicenter credo me mansurum per totam istam septimanam. Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi, domino suo spetialissimo. 125 Lodovico Guasco a Pileo Torino, 27 luglio (1425-1426) • r ^ Oiiginale in A.C.S.L., cartella 391, n. 104. Per l’indicazione dell’anno occorre rifarsi all’arrivo del card. Isolani a Genova (15 novembre 1424: A. Giustiniani 'it'> P- 303) e alla partenza di Pileo da Genova nella seconda metà del 1426. Lo prega d’intervenire presso il card. Isolani, governatore ducale, per fargli ridurre la tassazione impostagli; altrimenti farà intervenire il suo signore, il marchese di Monferrato. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) Pilleo de Marinis^ Ianue archiepiscopo dignissimo et domino meo singularissimo, Ianue. 1 Doveva essere vicino alla settantina se a Pisa denunciava 50 anni: J. Vincke, Acta cit., p. 200. — 181 — 126 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 30 luglio 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 105. Audivi pridem ex te, pater reverendissime atque optime, quam tibi esset gratum futurum si paternitatem tuam certiorem facere curate qua de Romana curia cognitione digna michi renunciarentur. Itaque, p ternitati tue mitto inclusum exemplum quarundam litterarum sereniss ^ domini . . Romanorum regis ad sanctissimum dominum nostrum . . papam ad me nuper de curia Romana transmissum per quendam . ■ am _ meum, ibi dies iam quamplures existentem, ut ea, qualiacumque sint, i etiam nota fiant. Si quid preterea abinde ad me afferetur, quod tue cogn tionis dignum existimem, dabo operam ut id quam primum scias, u v pater carissime, illarum rerum statum, quem iam feliciorem et magis gisque in dies spero, ad me ut pro mea maxima voluptate frequen scribas oro. Vale feliciter. Ex Mediolano, die penultimo iullii, mccccxx Tuus B(artholomeus), archiepiscopus Mediolanensis, cum recomm datione. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Del gratia archiepiscopo lanuensi etc., patri carissimo. 127 Filippo Maria Visconti a Pileo Milano, 2 agosto 1425 Originale manca. Edizione in V. Poggi cit., p. 243. Reverendissime in Christo pater, dilectissime noster. Intelleximus per literas vestras quam prudenter et virtuose gesserit se ac operata sit vestra paternitas circa ea de quibus pridie, quando hic eratis1, vobiscum locuti fuimus, indeque paternitati vestre regratiamur habunde, vestram 1 Si tratta certamente della lettera del 26 marzo 1425: cfr. Regesta Imperii cit., n. 6245. 1 Non abbiamo altra notizia del viaggio a Milano di Pileo. — 182 — laudabilem operam plurimum commendantes, rogantesque ut, intelligendo vos cum reverendissimo domino etc. Gubernatore illic nostro2, studeatis continuo intendere ad ea que salubritatem illius nostri status concernere videantur, sicut in paternitate vestra ample confidimus et speramus. Et quia literarum finis subiungit, nobisque persuadet ut nobilem Carolum de Lomellinis 3 militari cingulo decoremus, dicimus quod sumus ad hoc plus-quam bene dispositi; et si litere vestre nobis reddite fuissent ante ipsius Cai oli hic recessum, hanc profecto rem leto animo executioni mandasse-mus, cum prefatus Carolus suis virtutibus et respectibus per vos tactis eo sit dignus honore. Verum alio tempore, quando eumdem Carolum pro aliqua re notabili ad nos venire contigerit, sicuti modo venit, curabimus ipsum huiusmodi militia insignire, nec materiam hanc prefato domino etc. Gubernatori commisimus, in absentia dicti Caroli, secundum avisamentum vestrum, quia eam nobis, pro maiori ipsius Caroli honore, duximus reservandam. Data Mediolani, die n augusti, mccccxxv. Filipus Maria Anglus, Dux Mediolani et Papie, Anglerieque comes ac Ianue Dominus. _ . , rranciscus . (a tergo) Reverendissimo in Christo patri, dilectissimo nostro domino Pileo, Dei gratia archiepiscopo Ianuensi. 128 Filippo Maria Visconti a Pileo Milano, 20 agosto 1425 Originale manca. Edizione in V. Poggi cit., p. 245. Reverendissime in Christo pater, dilectissime noster. His diebus certas recepimus paternitatis vestre literas, per quas plura avisamenta valde laudabilia nobis datis, que bene comprehendimus ex ingenti et cordiali affectione procedere; proindeque vobis regratiamur amplissime. Et quia multum instatis ut domum vestram 1 que tenetur per Opecinum de Alza- 2 II card. Giacomo Isolani. 3 Carlo Lomellini era già stato ambasciatore a Milano nel 1424: V. Poggi cit., p. 225. 4 Francesco Barbavara, segretario ducale: N. Raponi in Dizionàrio Biografico degli Italiani, VI, Roma 1964, pp. 141-143. 1 II palazzo arcivescovile di San Lorenzo. — 183 — te2 iubeamus expediri, ita quod in ea possitis, iuxta solitum, resi ere, ci mus et rogamus quod, cum necessarium sit ut idem Opecinus domum palacio reverendissimi domini Gubernatoris illic nostri valde propi quam, propter casus occurrentes ex quibus oportet ut horatim se cum prefato domino Gubernatore reperiat, patientiam habere velitis^ et e. contentus ut ad aliquot usque dies, et in istis arduis casibus , ctus Opecinus eam teneat. Persuademus enim nobis et confidimus, ymo certi reddimur quod, necessitate exigente sicut nunc, dictum Opecinum in domo, sed in lecto vestro proprio libenti animo assumeretis causa nostri, avisantes tamen vos quod cum dabitur temporis magis cornino t^ , illic parari facere disponimus et faciemus aliam domum contiguam i ^ prefati domini Gubernatoris pro residentia tam dicti Opecini cuiuscumque ex nostris qui haberet apud eum residere, ita quo tempore domus vestra pre b aliquo casu non occupabitur, sed vo is tinuo expedita remanebit. Data Mediolani, die xx augusti, anno Mccccxx Filipus Maria Anglus, Dux Mediolani et Papie, Anglerieque comes, Ianue Dominus. Franciscus 5. (a tergo) _ DeJ Reverendissimo in Christo patri, dilectissimo nostro domino Pi eo> gratia archiepiscopo lanuensi. a Nell’edizione ille b Nell’edizione per 129 Francesco Barbavara a Pileo Milano, 31 ottobre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 106. Sigillo placcato. Reverendissime pater et domine prestantissime. Quanta humanitate et benignitate, quantove amore me respiciat et diligat dominatio vestra 2 Opizzino da Alzate era stato mandato a Genova nel luglio 1425 in qualità di commissario alla guerra: A. Giustiniani cit., II, p. 306. 3 II card. Giacomo Isolani. 4 Si riferisce agli assalti di Tommaso di Campofregoso e dei fuorusciti genovesi, sui quali v. A. Giustiniani cit., II, p. 304 e sgg. 5 Francesco Barbavara, segretario ducale. — 184 — satis intellexi, tam ex presentia vestra hic 1 quam etiam ex pluribus litteris ad me vestris , set nunc magis novi ex brevulo vestro ingentem et cor-dialem dilectionem vestram erga me et fratrem meum, cuius, nulla per me facta requisitione, recordari voluit pro uno beneficio ad cuius in eum colationem tam cupidam et bene dispositam ostendit d(ominationem) v(estram) prefatam ipsum breve. Nescirem nec possem profecto tante cle-mentie tanti patris a humanitati gratias dignas et debitas persolvere, set hoc certum velim habeat vestra prelibata d(ominatio) me sibi deditum ita fore et in perpetuum obligatum ut ulterius dici non posset. Trado me vobis et meos quoslibet, offero et exhibeo iterum me et mea omnia bona ad mandata vestra queque, rogoque et obsecro devote et reverenter ut devotione et servitute mea uti velitis usquequaque. Habebit certe me dominatio) v(estra) promptissimum et paratum ad omnia que vestris sint beneplacitis conformia et mandata vestra semper exequar ut paternas. Ut reddamus autem ad negotium, aviso d(ominationem ) v(estram) fratrem meum etatis esse annorum xvmi usque in xx vel circa, scolaris est b in iure civili, iam quidem provectus, nomen autem eius est Iohannes 2. Potest d(ominatio) v(estra) eum habere menti ut, si poterit fieri, aliqua beneficia impetret a vobis que suffragium sibi sint ad studendum? Beneficia autem esse volunt secularia. Non esse puto expediens ut hoc negotium vobis commendam, quia magis id cure habere videmini quam ego, et bene obsecro ut quanto citius sit possibile fiat, habeamque ego noticiam postea de eo quod fieri poterit superinde. Iterum me vobis recomendo. Mediolani, ultimo octobris, 1425. Devotus dominationis0 vestre filius et servitor F(ranciscus) Barbavaria secretarius. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino prestantissimo, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Ianuensi etc. a patris: aggiunto in sopralinea b est: aggiunto in sopralinea c dominationis: d corretto su p 1 Pileo era stato a Milano verso la fine di luglio, primi di agosto: cfr. lettera n. 127. 2 Giovanni Barbavara, chierico novarese, dottore in utroque, vescovo di Como nel 1435 (C. Eubel cit., II, p. 140), che non avrebbe potuto prendere possesso della diocesi per l’opposizione di Filippo Maria Visconti: G. Terrazza, La successione dei vescovi di Como dal 379 al 1930, Como 1930, p. 139. - 185 - 13Ü Pietro Fieschi, console di Caffa, a Pileo Caffa, 2 novembre 1425 Originale manca. Edizione in V. Poggi cit., p. 249. Lo informa dei tumulti scoppiati a Caffa in seguito alla notizia della nomina del nuovo console, Gerolamo Giustiniani. (a tergo) Reverendo in Christo patri et domino, domino Pileo, Dei gratia archi-episcopo lanuensi. 131 Gas parino Barzizza a Pileo Pavia, 12 novembre (1425) Originale autografo in A.C.S.L., cartella 391, n. 107. L’accenno a Cattaneo Isolani in viaggio verso Genova colloca la lettera nel periodo in cui il padre dello stesso era Governatore ducale di Genova (1424-27). Escludiamo che essa possa attribuirsi agli ultimi due anni di governatorato, sia perchè Pileo abbandona definitivamente Genova nella seconda metà del ’26, sia perchè il Barzizza, nell’anno accademico 1426-27 insegnava a Bologna (I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolo gnese del 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, Bologna 1888-1924, IV, pp. 52-55), e non pi compìenderebbe il discorso relativo al suo possibile insegnamento genovese. La ettera potrebbe anche appartenere al 1424, quando cioè l’Isolani avrebbe potuto ccompagnare il padre che si recava a prendere possesso della sua nuova sede, dove entrò effettivamente il 15 novembre (A. Giustiniani cit., II, p. 303). Si opporrebbe questa possibilità 1 affermazione di Francesco Oca, uno scolaro del Barzizza, secondo P qUale Gasparino si sarebbe rifugiato a Pavia per timore della peste (R. Pianetti, ancesco Oca, umanista bergamasco ed il suo epistolario, tesi di laurea presso I Uni-del S- Cuore, anno accademico 1966-67, pp. 42, 43) che, tuttavia, nf colpi s°Pra«utto il Pavese (A. Corradi, Annali delle epidemie occorse in aia dalle prime memorie fino al 1850, Bologna 1863, I, p. 556 e sgg.). E’ pur ro c e a ianetti, sulla base della ricostruzione della vita delI’Oca, non priva di scuri e i incertezze, attribuisce il soggiorno pavese al ’26, pur avvertendo che tp!10ne pr°posta Potrebbe subire qualche oscillazione. A nostro giudizio, il 1425 Taci-, ann° P'U Probae di redazione, sia perchè sappiamo che nella primavera L o5nngn T'T effettivamente a Pavia (R. Sabbadini, Storia e critica cit., n. ediz., Jl, - ’ de sembra avesse molte intenzioni di rientrare a Milano, sia pe che effettivamente abbiamo notizie di un viaggio milanese di Pileo nell’estate dello stesso anno (cfr. lettera n. 127). La nostra datazione allora, non constrasterebbe, se — 186 — non di qualche mese, con la testimonianza dell’Oca, anche se il discorso sulla peste potrebbe riferirsi più a timori che circolavano che non ad un’effettiva epidemia di cui non abbiamo traccia. Catanius Isolanus p(ater) reverendissime, dominationem tuam super ea re conveniet de qua alias, cum tua reverentia Mediolani esset, commentati inter nos fuimus. Multa sunt quibus spero confore ut negocium ex sententia utriusque conficiatur, modo ea summa pecunie expediri possit quam ex publico erario hic percipio. Non habeo, pater optime, cum quo prius communicatum iri de hac re quam cum homine hoc velim. Est enim cum necessarius ac summus amicus meus, tum tante prudentie ut nulla pene res tam difficilis sit quam non et consilio providere et perficere naviter possit. Is, quantum ex te scribi ad me oportebit intelliget, de omnibus certiorem me faciet. Si est ut hoc negocium in re utriusque partis futurum sit a superos omnes sed eos precipue qui patrie tue presunt comprecare, ut recte omnia transigantur, si minus, facta pro infectis habeantur. Vale et quod facis sepe de me cogita. Ex Ticino, secundo idus novembres. Gasparinus tuus. {a tergo) Reverendissimo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo Genuensi, domino singulari. a sit: in sopralinea. 132 Luca de Oliva a Pileo Roma, 18 novembre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 108. Omnium bonorum directore ac duce omnipotente Deo, per varios casus dispendiaque viarum et tediosa diverticula sospes ad Urbem perveni xr‘ mensis instantis, hora xxma. In qua dum fui, primum adivi reverendum 1 Un Cattaneo Isolani risulta figlio di Giacomo, cardinale e Governatore ducale in Genova (Arch. Stato di Bologna, Rogi/i di Rolando Castellani, busta 20, filza 33, nn. 65 e 66), il quale, prima dell’assunzione al cardinalato, aveva avuto diversi figli dalla moglie Bartolomea Ludovisi (P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 430). Devo la notizia a P. Celestino Piana, dell Università Cattolica del S. Cuore, che ringrazio sentitamente. Resta però un fatto che mi lascia - 187 - dominum . . episcopum Anagninum dominos Odonem 2 et Bartholomeum de Montepoliciano 3, qui admodum libenter et illariter vestras susceperunt litteras et reliqua, deque p(aternitate ) vestra et ipsius sospitate siscitantes, instanter se obtulerunt si quid pro eadem possint animo volenti facturos. In crastinum postea eundem r(everendum) d{ominum) Anagninum adivi, rogans et obsecrans ut michi introytum ad sanctissimum dominum nostrum exhibere dignaretur cum p{aternitatis) v(estre) litteris presentandis et aliquibus oretenus explicandis; qui michi respondit se daturum libenter operam pro additu, set, iam diebus pluribus, dominum nostrum se nullis exhibuisse omninoque, omnium instantia postposita, quibuscumque audientiam denegasse eo quod, ut idem asseruit michi, passus fuerit et pateretur, et alii ferunt gutam sive podagram, alii autem, et in hoc magis ac magis omnium curialium sermo concurrit, fictionem esse, eo quod hic sunt . . oratores Anglorum, aliqua exponere volentes in consistorio publico, que prius idem d(ominus) noster privatim scire proponita et ipsi recusant, et hic publice dicitur eosdem requisituros et velle proponere quod fiat concilium b statuto in tempore prout in Constanciensi concilio decretum fuit, aliter et si secus factum estiterit, se eidem subtracturos obedientiam . Cum igitur idem d{ominus) episcopus tale michi responsum dedisset, ad d(ominum) Odonem ivi eadem verba repetens que eidem et rogans ut pro adeundo, accepto tempore, dominum nostrum cum litteris vestris et aliquibus oretenus exponendis operam dare non tederet; demum eadem respondit que dominus .. Anagninus. Adivi et d(ominum) B(artholomeum ) de Montepoliciano qui eadem similiter asseruit. His biduo solicitatis ut michi introytum procurare non dedignarentur, p( aternitatis ) vestre intuitu, eo in-troytu nec obtento, singulatim dominos . . cardinales accepto tempore perplesso: il 26 ottobre 1418, Cattaneo Isolani, scolaris Bononiensis, desiderando iniziare la carnera ecclesiastica, chiede e ottiene dal papa la dispensa propter defectum ta lum, in quanto generato da un uomo coniugato e da una donna libera (A.S.V., pp 133, c. 146 v.). Se si tratta del figlio di Giacomo, dovremmo pensare che si tratti di un figlio naturale o adulterino. ] Angeloto de Fuscbis. 2 Oddone de Varris. 3 Bartolomeo Aragazzi da Montepulciano. 4 Sulla missione inglese cui accenna Luca, alla testa della quale erano William S!sTeJr<« Beaulieu e di Ourscamp, v. N. Va- — 188 — adire curavi, quibus omnibus apprime grate estiterunt littere paternitatis ) vestre etc eandem excusatissimamd habuerunt et habent si ad curiam non venit hoc tempestatis tempore guerrarumque durante, nostreque rei publice et p( aternitati ) vestre non parum conpatiuntur que tot guerrarum molestiis affligitur. Ipsi reverendissimi domini . . cardinales, ut omnes brevi sermone repetam, obtulerunt se si quid pro eadem paternitate) valeant et ut ad eosdem refugiam (si casus exegerit) pro paternitate) vestra facturos tamquam pro fratre. A d(omino) veroe Placentino 5, cui intima cum recommendatione et oblatione vestram presentavi litteram apto tempore, nullum responsum f habui et satis miratus sum; unde vero procedat, faciliter comprehendere potestis. Si vellem omnia se-riatim disserere que postquam hic sum egi, sermo longior esset quam expediat: litteram itaque sanctissimo d(omino) nostro nondum presentavi, pre-fatis causis impedientibus; nam hic plures sunt antequam ego et maiores me, qui necdum videre s(anctitatem) suam potuerunt nec sciunt quando visuri sint; dietim tamen solicitabo dominum Odonem, qui quidem me libenter videre videtur, vestre p(aternitatis) intuitu, et audire et alios adire non cessabo quos michi propicios censuero pro habendo introitu g, nec aliter literam presentari sinam, nisi manu propria feram, quoniam multum viva vox operatur et intellectus hominis capit que audit et refert, et non littera. Ista me causa in tantum sequestravit ab aliis agendis negociis et dolentem fecit ac facit quod quid agam nescio; nam nulla dies hactenus pre-terivit qua solis ab ortu usque ad occasum (refectionis tempus excipio) non fuerim coram hostio dominorum sive Anagnini sive Odonis sive B(artho-lomei) de Montepoliciano sive in camera paramenti pape, de mandato dicti d(omini) Odonis, et tamen nichil feci. Expecto et dietim solicitabo exhibere me coram prefato sanctissimo domino nostro cum aptitudine quanta sciam h. Prefati reverendissimi domini. . cardinales, omnes unanimiter, de p(aternitatis) vestre sospitate ac statu postulantes, optant, ut asseruerunt michi, vestram videre p(aternitatem). Quicunque personam vestram diligunt et honorem, optant etiam et precantur quando tempus permiserit ad curiam Romanam' eandem p(aternitatem) vestram venire, vestri honoris et commodi causa. Nam qui curiam sequitur, parvo in tempore tollitur in excelsum, ut ecce .. Cretensis gubernium habuit Perusii6; et 5 II card. Branda Castiglioni. 6 Pietro Donato, vescovo di Creta, nominato legato in Perugia il 27 ottobre 1425: K. A. Fink, Dominicus Capranica ais legat in Perugia, 1430-31, in Ròmischc Quartalschrift, XXXIX, 1931, p. 272; P. Partner cit., p. 103. - 189 - d(ominus) Bononiensis, predecessor ipsius7, xa presentis Urbem intravit, nec tamen adhuc habere potuit audientiam a domino nostro, sicut idem michi dixit quando visitavi eum vestri parte et ita est; insuper d(ominus) Sublacensis est in Campania gubernator eiusdem 8; dominus vero . . abbas de Columpna est in Anchona, eiusdem marchie gubernator9; et sic de singulis sequitur qui curiam sequuntur et papam. D(ominus) Iacobus de Cam-plo, episcopus Carpentoratensis, ea die qua huc accessi, diem suum clausit extremum ,0; nulli adhuc provisum est de episcopatu; j post biduum atque episcopus Venetiarum 11 migravit ad Dominum; quorum anime pace fru-antur eterna. Preterea visitavi d(ominum) Racellum l2, commissarium etc., qui quantum vestrum se dicat scribere non possem, et obtulit, si quid prò p( aternitate ) vestra possit, se libenter facturum et corde optimo; quando huc accessi nondum certus erat de voluntate illustrissimi domini nostri ducis si eidem placeret domino eundem Racellum habere preceptoriam Sancti Iohannis de Ianua, et postea michi dixit se ab eodem illustrissimo domino litteras suscepisse quod gratum, ratum et placitum habet eundem Racellum assumptum fore ad dictam preceptoriam quam eidem contulit sanctissimus dominus noster (ut ait) motu proprio. Et ita michi dixit quod p( aternitati ) vestre scribam, scilicet quod eidem se recommittit et preceptoriam suam Sancti Iohannis, cuius se nunc preceptorem fore pretendit, sic volentibus domino nostro papa et illustrissimo domino nostro duce, precatur idem ut de bonis Sancti Iohannis curam tamquam de re propria \ elitis assumere. Fui cum eodem locutus de causa que in nii° memorialis capitulo continetur, et denique, post multa verba bona cum eo habita, dixit 7 II card. Antonio Corer, vescovo di Porto: C. Eubel cit., I, p. 31. a c t t atte‘--) del Carretto, nominato rettore della Campagna il 17 agosto 1425. A.S.V., Reg. Val. 350, c. 138 v. cit ppP8284EmÌglÌ’ g0VCrnatOre delle Marche dal 27 giugno 1424: P. PARTNER suc'-mcì Can0nlco dl Bordeaux, referendario di Giovanni XXIII e di Martino V, cilio di P ' ç- VeS°°V0 Penne, Adria, Spoleto, Carpentras, copresidente del concaio d, Pavia-Siena: B. Katterbach, Referendarii cit., p. 12. Pietro ^C^rX^m10’ al qU3le SUCCCdette’ 11 5 dÌCembre 1425’ lettere nn.*Î59 6 qUeStÌOnC V' 13 Filippo Maria Visconti. — 190 — omnino se velle de causa illa id quod voluerit p(aternitas) vestra et eam decidi de bono et equo et prout vestre p(aternitati) placuerit, sine strepitu et figura iudicii, et quod nullo modo dictam 1 causam prosequar donec vestre p( aternitati ) suam intentionem intimavero, que non discrepabit a vestra ut dicit. Itaque supersedendum fore existimavi, et etiam consuluit sic d(omi-nus) magister Iohannes Nicolai, donec a paternitate prefata responsum accipiam; quam primum igitur nunciorum commoditas se exhibeat intimare dignemini quid agendum censeatis. In alia causa thesaurarii14 iam dudum ni-chil actum est nec agebatur m, sed deinceps” fiet omnis diligentia; nam in totum predictus m(agister) Iohannes desistere proposuerat a prosecutione dictarum causarum, sed me audito omni studio et diligentia prosequetur et ipsius cause solicitudini instabo cum eo. Ipse magister Iohannes recom-mittit se p( aternitati ) vestre, tamen male contentum se dicit de peciacola; feci excusationem quam acceptam habuit et interea prosequemur causam secundam donec quid agi volueritis in prima scripseritis. Ut autem cause executioni magis insistat et crebro magis excitetur a me, secum stare proposui in societate ac secum victum facere, quod michi molestum est admodum, quoniam eius et francigenarum mores a nostris dissidere non parum certus sum, sed omnia feram dummodo executioni cause insistere non desinat et ista me causa sic disponere fecit, attento maxime quod cum nullo alio poteram pro minori precio convenire. Itaque, cum sim adhuc in hospicio, ibo cras ad standum in societate secum et non potui secum nec cum alio convenire pro minori precio quatuor ducatorum in mense, ideo tantum distuli in hospicio, queritans ubi posse(m) pro minori denario convenire, set non fuit nec est modus quoniam plus solito sunt hic omnia cariora. Si vultis hanc expensam 0 tollerare et facere, scribite et providere dignemini taliter quod mendicare me non oporteat, nam a Iohanne de Persio nichil habere potui, nec intendit de aliqua parte p peccunie de qua sibi scripsistis michi respondere, nisi videat litteras solucionis facte d(o-mino) Iohanni de Oliva et ab eodem sibi directas. Nichil enim insperatum habeo, et bene dixi p{aternitati) vestre meum ante recessum et etiam postea scripsi de Buxalla et Parma. Si non videtur hanc expensam fore fiendam (et michi quidem videtur fore superflua), cum aptiore et digniore persona me opus sit hic sedulo permansura, rescribere dignemini quid 14 Tesoriere della Chiesa era Antonio Casini, vescovo di Siena: F. Baix, La Chambre cit., I, pp. CCCXXXII-IV; P. Partner cit., p. 137. - 191 - acturus sim, nam cum germanis duobus orbatus sim, hic aut alibi in curia residere alicuius mei commodi causa cura non est nec intentio, tamen qui personam vadiat, vadiaret et peccuniam, si haberet, sed, cum non habeam, hoc offero q quod habeo, scilicet personam meam que a mandatis vestris et iussis nonquam discrepabit dum vixero, et suggerant quicumque sugges serunt hactenus, et hec est et erit irrefragabilis semper intentio mea. Di gnemini igitur quam primum potestis rescribere et providere quid acturus sim et si vultis aliquid in curia obtinere, non apte aut ornate oportet dicere sed, ut ita dicam, aurum qui portat potest Urbis frangere portas . Hoc i eo dico, quia cum locutus fuerim cum domino B(artholomeo) de Monte e materia secundi capituli memorialis, videlicet de gratia canonicatuum, qui B(artholomeus), cum fuerit de illius gratie expeditione | locutus cum quo dam secretario domini nostri previi premii spem sibi pollicendo, ei em d(omino) B(artholomeo) etiam spem dedit dictam gratiam expediri fa cere per Cameram sine illis reservationibus, etiam cum derrogatione re 15 Sull’avidità di denaro della curia romana del tempo cfr. L. VON Pastor I, p. 249 e sgg. 16 Tortonese, abbreviatore di lettere apostoliche, segretario del caid. Fiesc , prevosto di Santa Maria di Castello nel 1412, Bartolomeo era uno dei personaggi più in vista dell’ambiente fieschino, tenuto in grande considerazione dallo a are e dal Guasco (A. Mercati, Dall’Archivio cit., pp. 6-8). Il 14 marzo 1415, in pr0CI^° di partire per Costanza (dove, in realtà, dissuasone dallo Zabarella, non si sar<^ poi recato: ih., p. 8) Bartolomeo faceva testamento, nominando suoi esecutori ra gonio Malaspina, Arpino de Colli, Oderico da Gemona e lo stesso card, lese i (A.S.G., Notaio Simon Francisci de Compagnono, 1402-1415, parte III; n. 92 esso beneficava largamente la vedova, Margherita, e le figlie, Bianchina e Giovannina, di Roberto di Fronzola, nella cui casa bolognese aveva soggiornato all’epoca della ega zione bolognese del Fieschi. Una clausola del testamento, di solito adoperata ai mariti nei confronti delle loro spose, rendeva nullo il legato nei confronti di A ar gherita se essa si fosse risposata. Tenuto conto che Bartolomeo, che già nel 1417 aveva rinunciato al beneficio della chiesa di Castello (A.S.V., Suppl. 105, c. 29 r.), risulta già sposato con un figlio (tenuto a battesimo da Oderico da Gemona) nel 1424 (cfr. lettera dello stesso Bartolomeo ad Oderico, del 28 maggio 1424, in A.C.S.L., car tella 391, lettera non numerata), notizia già accertata, per il 1431, dallo stesso Mercati {Dall Archivio cit., p. 8), ci viene il sospetto che l’ambiente familiare bolognese, il ricordo dell’amico Roberto e la poca disposizione per la vedovanza di Margherita (se sono esatte le ipotesi avanzate dal Mercati a proposito di una passione della stessa per Simone da Teramo: Dall’Archivio cit., p. 16) abbiano spinto Bartolomeo a contrarre un legame matrimoniale, forse con la stessa vedova, pur restando fin verso il 1459 funzionario della curia pontificia. - 192 - vocationum nuper constitutarum per sanctissimum dominum nostrum 17 que revocant omnes facultates concessas ordinariis in Constanciensi concilio, exceptis ordinariis Francie et Alamanie quibus permittit quartam partem facultatum concessarum in dicto concilio; hoc non obstante, d(ominus) B( artholomeus ) dicit quod aliquo premio precedente magnam dat spem dictam gratiam expediri facere per Cameram sine illis reservationibus et etiam cum derrogatione revocationis seu revocationumr constitutarum nuper que revocant facultates Constanciensis concilii vobis et aliis ut supra prelatis concessas; quarum copiam habere curabo et mittere, si sic erit, nam hactenus idem d(ominus) B(artholomeus) has ignoravit, tamen dicit: « Si non essent edite, secretarius ille michi non diceret, cum michi amicetur multum »18. Si illam gratiam vultis expediri per Cameram cum clausulis opportunis, cum per Cancellariam non sit possibile penitus sine reservationibus illis, rescribite et diligentia fiet omnimoda; esset tamen securior et tutior modus per Cancellariam, set nullo modo fieri potest aut poterit sine reservationibus illis. Ambrosius19 huc nondum accessit et miror. D(o-minus ) Franchinus de Castiliono2(1 nudius tercius iam hic applicuit. Frater Maxius egrotavit et egrotat ad mortem. Iohannes de Orlanda erat et est in regno Neapolitano21. Equum vendidi; itaque eius precium solvi debet Lo-dixio Peihelo, quod ut fiat precor; de ipso non potui plures quatuor du-catos habere, quia admodum extenuatus erat, tamen idem Ludovicus nol-lebat eum vendi pro illo precio. Cum Iohannes de Persio michi respondere non sit dispositus ut prefatus sum, supplico dignemini intimare quid acturus sim et, cum causam thesaurarii et etiam alias, si contingeret, sit bene prosecuturus magister Iohannes Nicolai, non video hic multum necessariam personam meam, que tamen, cum semper obviatura sits et oppositura multorum verbis diffamatoriis, non tantum forte proderit quantum forte sum- 17 Costituzione apostolica del 13 aprile 1425, pubblicata il 16 maggio dello stesso anno: cfr. il testo edito in J. Dollinger cit., II, pp. 335-344. 18 Potrebbe trattarsi di Antonio Loschi, il quale, avendo Pileo ottenuto, il 25 maggio 1426, il diritto di nominare due canonici in San Lorenzo (A.S.V., Reg. Lat. 263, c. 181 v.), annullò quello analogo ottenuto l’il marzo 1423 (Ib., Reg. Lat. 238, c. 133 r.). 19 Ambrogio de Serra. 20 Ambasciatore di Filippo Maria Visconti, arrivato a Roma il 16 novembre: cfr. Commissioni cit., II, p. 476. 21 Sulle sue missioni nel Regno di Napoli v. Commissioni cit., II, pp. 184, 377. - 193 - 13 ptus annui ascenderent. Vestram autem hic presentiam fore omnes qui p(aternitatem) vestram diligunt cupiunt et quantum possum ego suadeo. Dictus m(agister) Iohannes Nicolai, cum quo ero saltem per mensem, habitat ultra campum Florum in primo vico ad manum dextram. Expendi plus in itinere quam dixeritis; nam, hic dum fui, facto calculo, parum aut nichil habebam. Si hic mansurus sum1, supplico dignemini hortari facere Rolandum nostrum 22 quod quam primum fieri possit mittere michi curet pannum pro veste et reliqua de quibus sibi memoriale dedi: ego enim sum quodammodo nudus et ita sicut quando equito vestitus, et me pudet comparere in conspectu bonorum virorum, et vere vestes et ornatus multum operantur. Non possum plura scribere quoniam lator festinat abire; seriosius et cito breviusque scribam per Iohannem Karre, olim familiarem p( aternitatis ) vestre, venturum illuc. Interea igitur et absentem ut pie-sentem commendatum me et meos habere dignetur p(aternitas) vestra, quam diu et felicissime conservet Altissimus. Si quid illis in partibus vacaret quod bonum esset et primum advisarer, non ambigo obtenturum me. Itidem valeat prefata p(aternitas) ut optat. Datum Rome, die xvm no-vembris, 1425. Fidelis servitor p( aternitatis ) prefate presbiter Lucas de Oliva, humillima cum recommendatione. (Reverendissi)mo in Christo patri et domino, d{omino) P(ileo), Dei gratia (archiepiscopo) Ianuensi, dignissimo domino meo. a Segue depennato nam b segue depennato prout c et: in sopralinea d segue depennato habentibus se e segue depennato qmlb 1 nullum responsum' cifrato g introitu: corretto da introitum h cum-sciam: in sopralmea i segue depennato fore 1 segue depennato con m segue depennato ne n deinceps: in sopralinea su hactenus depennato 0 segue depennato tollere sc p segue depennato michi * segue depennato s p r segue depennato ta s sit: in sopralinea 1 sum: in sopralinea. 133 Luca de Oliva a Pileo Roma, 29 novembre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 109. Sum adeo mentis confectus angoribus, reverendissime pater et domine mi singularissime, eo quod hactenus apto nec inepto tempore exhibere me 22 Rolando de Laneriis, cancelliere arcivescovile. - 194 — potuerim conspectui domini nostri pape presentaturum litteram paternitatis) vestre et expositurum oretenus iniuncta, quod quid agam nescio nec tamen diligentia defuit et adeo importunus sum quod d(omini) Anagninus1, Odo 2 et Bartholomeus de Montepoliciano3 moleste me fe-lunt, nam hactenus nullus dies fluxit quo dictorum conspectui semel et pluiies non a exhibuerim me huc postquam perveni et tamen hactenus frustra, licet spem michi sepe dederint et morari quandoque fecerint in camera paramenti usque solis ad occasum, sed vere pape passio impedivit, prout in alia quam scribo huic colligata4 plenius videre poterit p( ater-nitas) v(estra) qua seiunctim occurrentia vobis intimare decrevi. Insisto et non desinam assidue posse me eius conspectui exhibere et credo non preterituros dies quatuor quibus habebo aditum apto in tempore. Sicut xviJi presentis mensis scripsi p( aternitati ) v(estre)5 per presbiterum Io-hannem de Gazotis, capellanum d(omini) episcopi Terdonensis, singu- latim omnes dominos . . cardinales visitavi.....b. Domino thesaurario6 cum recommendatione vestram presentavi litteram; qui, dum sibi illam tradidissem, dixit: «Ego vellem quod d(ominus) archiepiscopus esset magis amicusc domini nostri quam sit » d. Respondi prout michi visum fuit expedire, quia omnia que ago seriatim et de verbo ad verbum scribere longum foret. Cum eodem erat d(ominus) B(enedictus) de Perusio, vice-camerarius 7, qui dixit: «Ipse male ostendit quod sit amicus c d( omini) nostri »; etiam huic responsum dedi. Ivi postea sepe ad dictum d{ ominum ) thesaurarium, et cum non potuerim unquam suo me conspectui presentare, quadam die obviavi sibi in via conquerens de predictis et rogavi ut pro adeundo dominum nostrum dignaretur me introducere quando sibi videretur. Respondit: « Ego nollo e me impedire». Sunt et alii plures apud quos opinio eadem est; ubi possum studeo hanc, falsam licet, minuere. Optant igitur qui vos diligunt hic vos esse, nam ex minima favilla ingentem rogum nasciturum possibile est et sepe contingit.....b. Com- 1 Angeloto de Fuscbis. 2 Oddone de Varris. 3 Bartolomeo Aragazzi da Montepulciano. 4 V. lettera seguente. 5 Lettera precedente. 6 Antonio Casini. 7 Benedetto Guidalotti. — 195 — missio iudici in partibus in facto Bissannis expeditur et sic melius videtur d(omino) B(artholomeo) de Monte, quoniam hic, dicit ipse, cause fiunt quodammodo immortales magnosque sumptus exigunt, taliter erit posita dicta commissio abati de Fo(sato)s, quod bene placebit, et illam mittam per primum bonum modum et credo per Iohannem Rare, alias familiarem p(aternitatis) v(estre), cui d(omini) Laurentii litteras detu li. Supplicationem officialium Misericordie1" d(omino) B(artholomeo) de Montepoliciano tradidi et promixit illam signari facere, aliam dedi d(o-mino) Anagnino similem; quando signata fuerit expediam, si peccunie 8 La questione cui accenna Luca 'si riferisce ad una pendenza che risa iva tempi di Bonifacio IX, quando Clemente di Promontorio era riuscito, contro i pare e dell’arcivescovo Giacomo Fieschi, con l’aiuto dell’abate di Sant Andrea di estri, giù dice delegato dal papa, che successivamente approvava la transazione, a impa ro-nirsi di una terra con casa posta nei pressi del Bisagno, di proprietà della mensa are vescovile, in cambio del versamento di una forte somma in luoghi della compera i San Pietro (sulla quale v. D. Gioffré, Il debito pubblico genovese. Inventano delle compere anteriori a San Giorgio o non consolidate nel Banco. Sec. XIV-XIX, in n.s., VI, 1966, p. 239 e sgg.). Di fronte alla progressiva svalutazione della rendita e, conseguentemente, alla rivalutazione del terreno in questione, Pileo aveva chiesto a Mar tino V la revoca della permuta e l’affidamento della vertenza a un giudice in parti bus. La scelta del papa era caduta sull’abate di San Bartolomeo del Fossato che veni va incaricato, l’il marzo 1424, dell’esame della pendenza: A.S.V., Suppl. 176, c. 174 r.; Reg. Lat. 238, c. 204t>.; v. anche lettere nn. 145, 154, 155, 156. 9 Lorenzo de Marini, fratello di Pileo. 10 Alla fine del secolo XIII, un certo Giovanni da Rovegno aveva largamente beneficato il monastero di Sant’Andrea di Sestri, sia provvedendo al restauro degli edifici ad esso pertinenti, sia dotandolo di una somma che avrebbe dovuto consen tire un’efficace assistenza ai poveri ed ai pellegrini. Bonifacio Vili, in data 13 aprile 1297, mentre si rallegrava dell’offerta, delegava l’abate di San Fruttuoso ed il priore di San Matteo a ratificare la donazione: Les registres de Boni/ace Vili, a cura di G. Digard, M. Faucon, A. Thomas, I, Parigi 1886-1907, n. 2046; A. Ferretto-G. Parodi cit., p. 179. Sembra che per un secolo l’impegno assunto dal monastero abbia funzionato, almeno fino alla fine del secolo XIV, quando l’abate Antonio de Grassi era riuscito ad ottenere da Bonifacio IX la dispensa dagli obblighi assunti. Di qui ebbe origine, cessato il periodo dello scisma, la protesta di Pileo e degli ufficiali della Misericordia che ottennero da Martino V un mandato all’abate di San Bartolomeo del Fossato ed al prevosto di Santa Maria di Castello per il ritorno alle antiche consuetudini: A.S.V., Reg. Lat. 263, c. 31 v.\ v. anche lettere nn. 145, 155, 158, 160, 165, 166. - 196 - non deeiunt.....b. | Preceptor Sancti Lazari 11 hinc iam recesserat quando huc accessi; novam provisionem ecclesie Sancti Damiani quam obtinuit secum tulit; post quam provisionem ad cautellam se fecit absolvi ab excommunicatione, set melius fuisset ante pro eo. Commissionem etiam et citationem et compulsoriam contra p( aternitatem ) vestram et secum attulit, ut informatus sum; exemptionem etiam quandam, vigente lite, quam audire d(ominus) cardinalis Gubernator Ianuensis 12 debeat. Ista sunt que hic egit et, quod deterius est, apud quosdam seminavit verba non decentia de p(aternitate) vestra, que obticuisse prudentioris indicium foret quam talia diffudisse que suum vergunt inpudorem pocius quam aliter. Nec a domino Gaspare 13 habui rationem nec reliquatum, sed daturum se f spopondit, precatur ut gratiam suam in facto prebende Ianuensis dignemini habere recommissam; ipse quidem vester est in omnibus ut michi videtur, nescit quam aliam declarationem mittere et si sciret operam impenderet. Equum vendidi pro g quatuor ducatis paucioribus bologninis mi. Ambrosius 14 nondum huc accessit et miror, set de materia pene nichil hic dicitur; nescio quid erit. Credebam me debere manere in societate magistri Iohannis h Nicolai, set volebat me obligari ad standum secum donec solicitatio causarum vigetur, et nolui; iam cum patre meo nolem illam obligationem habere, et sic alia in societate sum et sumus duo. Marchus scilicet de Milio, familiaris domini episcopi Astensis, pro dicto d{omino) episcopo solicitans causas, et ego, et manemus prope Sanctum Sebastia-num: est prope Campum Florum, in via que dicitur via pape15, et ibidem habitat d(ominus) Gaspar Cazolinus. Curassem omnino, sicut scripsit p(aternitas) vestra, dispensationem habere que facilis est pro Baptista de Lomellinis, set Iohannes de Persio dixit non expedire, quoniam expeditioni modum dederat quando litteram accepi, sed pro talibus, si michi aliquid scribetur et modus pecunie sit, sine Iohanne aut alio sciam, si possibilis casus erit, expeditionem procurare. Scripsi de Bononia, ubi 11 Gerardo de Fornari da Parma. 12 Giacomo Isolani. 13 Gaspare Cazolino. 14 Ambrogio de Serra. 15 II nome di via pape era applicato in particolar modo alla via di Parione (Governo Vecchio): V. Gnoli, Topografia e toponomastica di Roma medievale e moderna, Roma 1939, pp. 205, 208. — 197 — d(ominum) gubernatorem 16 et d(ominum) episcopum 17 visitavi, ac etiam de Arimino, et littere deberent ire in bancho Iohannis de Bonromeis in Mediolano, quia per bonum modum misi Sum hic sine veste aliqua, quod habeo illam quam equitans fero, et nisi michi inde subveniatur sicut ordo datus est cum d(omino) Laurentio et Rolando , mala michi erit, nam hic subventionis modus non est. Vidi ea que scripsistis de occ rentibus et dixi ea d(omino) Franchino19, et sibi multum placuit advi-sari \ licet pociora et que pacis sint semper optem, tamen de ibidem occurrentibus scire semper opto. Si longior fuit omnino quam debeiet sis explicandis, comparetur m; me et mea p( aternitati ) prefate comm quam diu et feliciter conservet Altissimus. Datum Rome, die xxix nov bris, 1425. . ., Fidelis servitor p{aternitatis) prefate, presbiter Lucas de O iva, lima cum recommendatione. (a tergo) (Reverendissimo in) Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia (archiepiscopo) Ianuensi, dignissimo domino meo. a Segue depennato: cis b quanto segue è già stato riferito nc Ila htu j cedente c amicus: cifrato d sit: cifrato c nollo: cifrato crririsi-misi: pralinea g segue depennato tribus h segue depennato no ■ in sopralinea 1 segue depennato po ,n segue depennato va etc 134 Luca de Oliva a Pileo Roma, 29 novembre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 110. Licet, reverendissime pater, digna relatu pauca contingant, hec tamen puto dignissima. Sciat igitur p(aternitas) vestra quod plures fluxere dies quibus meum ante accessum ad Urbem, ad quam sospes perveni XI Prc' sentis, huc pervenerunt pro serenissimo Anglie rege Henrico notabiles . . 16 Lodovico Aleman. 17 Nicolò Albergati: C. Eubel cit., I, p. 141. 18 Rolando de Laneriis, cancelliere arcivescovile. 19 Franchino da Castiglione. — 198 - ambasiatores 1 qui necdum huc dum appuli a sanctissimo domino nostro audientiam habuerant nec citra postea, licet expeterent, usque ad diem xxvn presentis, qua prefatum d(ominum) n(ostrum) convaluisse visum est ex infirmitate podagre, xxv et pluribus ante diebus perpesse plus solito, instantia quorum et requisitione frequenti, ea die, xxvna, consistorium factum est publicum 2, papa presente, a quibus eidem nichil aliud propositum est vel expositum nisi quod, presentata quadam regis eorum littera credentiali pro parte regis ipsius cum omni humili recommenda-tione, civitates regis eorum, villas et opida offerentes, omni cum supportatone supplicarunt, suaserunt et demum requisierunt quod s(anctitas) sua omnino se disponat ad eundumb personaliter ad futurum celebrandum in Basilea concilium hinc ad annum immediate secuturum, et si antea facere proponeret, laudabilius et melius esset, quoniam Dei Ecclesia male gubernatur, benefitia simoniaee conferuntur clericique omnes cuiusque gradus concubinarii sunt ac immundis voluptatibus involuti, tantisque ac talibus subest periculis Ecclesia Dei quod, nisi tot malis occurratur, Petri navicula, quod absit, naufragium patietur. Quod si minime facere curaverit, aperte dixerunt ei, predicto in loco celebrandi concilii et in prefixo termino se affuturos pro Ecclesie Dei et rerum ecclesiasticarum reformatione necessaria. Quibus verbis longo cumptoque sermone reseratis, pape responsio fuit: « Vos bene veneritis et regratiamur regi vestro de oblatione tanta, libenter vos audivimus et vobis gratum responsum dabimus ». Quo dato responso, rediit in cameram papa. Ea die item ambasiator Romanorum regis magnus eius cancellarius et cum eo . . abbas Sancti Antonii Vienensis pervenerunt ad Urbem3, ut iam fertur, tendentes ad idem quod prefati regis Henrici oratores, eademque de causa hic expectantur Aragonum et Castelle regum4 ad prefatum d(ominum) n(ostrum) ora- 1 Cfr. lettera n. 132. 2 Cfr. N. Valois, Le pape et le concile cit., I, p. 85. 3 L’ambasceria di Sigismondo era guidata dal vicecancelliere del regno d’Ungheria Giovanni, prevosto di Ofen, e da Artaldo, abate di S. Antonio di Vienne: Commissioni cit., II, p. 469; Regesta \mperii cit., XI, n. 6433. 4 Non abbiamo notizie di una specifica ambasceria aragonese in questo periodo; iuttavia, poiché nel 1425 operavano in Italia due missioni aragonesi che trattavano con la corte viscontea dei problemi di Genova l’una, l’altra con Firenze per ottenerne 1 appoggio in vista della riforma della Chiesa, è possibile che a Roma si attendesse l’arrivo di una missione: cfr. J. Amf.ttixr y Vinyas, Alfonso V de Aragon en Italia y la — 199 — tores, quorum omnium, cum patefacta fuerit ambasiata in consistorio, aut aliter, simul vel divisim, si certitudo haberi poterit de exponendis ab eis, quod non credo, p( aternitati ) vestre quam primum fieri poterit significabo. Sunt et hic pro privatis regis suis negotiisc, ut dicitur, am asiatores regis Polonie5. Item et pro illustrissimo . . duce nostro Mediolani oratores sunt domini Franchinus6 et Iohannes Franciscus Galina, quem redeuntem Mediolanum hic non reperi, sed, de illustrissimi mandato domini nostri ducis, a Fano usque reversum ad Urbem 7, vestri parte pri e visitavi et hodie, quoniam heri tarda nimis hora p(aternitatis) vesti e itteram suscepi, ad d(ominum) Franchinum accessi quem vestri parte cor salutavi, ipseque et etiam d(ominus) Iohannes Franciscus pre atus cum recommendatione scribenda obtulerunt se obnise pro eadem p(aternitate v(estra) si quid valeant. Dominus cardinalis Bononiensis redi\ it a 'g' tione Perusii et intravit Urbem x3 presentis, cui successit in legatio d(ominus) archiepiscopus Cretensis'' et fecit introytum Perusii septima mensis huius. Abbas de Columpna 10 est gubernator in marchia Anc o et dominus abbas Sublacensis11 Campanie rector; ideo eos hic non reperi, set d(ominus) Sublacensis huc venturus est, dietimque expectatur. Dictus d(ominus) Bononiensis stetit in Urbe usque ad XXVI mensis antequam potuerit accessum habere ad d(ominum) n(ostrum), pro eo quod in matus est diu ut supra dixi. Non est hic rex Ludovicus12 neque venturus, crisis religiosa dei siglo XV, Gerona 1903, pp. 261, 265, 510. Anche P®r rnls sione castigliana non abbiamo trovato alcuna indicazione utile in L. SüAREZ i.rna, dez, Castilla, el Cisma y la crisis conciliar (1373-1440), Madrid 1960. 5 A questa legazione di un segretario del re allude Martino V in una lettera al re di Polonia, del 13 dicembre 1425, per ringraziarlo di aver lasciato cadere 1 ap pello nella causa del libello Falkenberg (cfr. N. Valois, La France cit., IV, pp-315, 506-507) e di non aver aderito ai piani degli altri sovrani per una sollecita con vocazione del concilio: cfr. Liber cancellarne Stanislai Ciolek, a cura di J. (.aro, in Archiv fur ôslerreichische Geschich/e, XLV, 1871, p. 480, n. LXXXVIII. 6 Franchino da Castiglione. 7 La notizia è confermata in Commissioni cit., II, p. 467. 8 Antonio Corer. 9 Pietro Donato. 10 Pietro Emigli. 11 Matteo del Carretto. 12 Luigi III d’Angiò. — 200 — nam ipsum regina 13 non permictit a se semoveri, hic ut habetur. Sunt hic insuper ambasiatores pro dominio Venetorum, d(ominus) Andreas Con-tarinus, nobilis Venetus, et d(ominus) Fantinus de Andalo14, legum doc-tor; pro Florentinis Rainaldus de Albicis, miles, et ser Nello de Sancto Geminiano ls, doctor, et de pace nostra tractatur ab eis cum domino nostro, qui eisdem et illustrissimi d(omini) nostri ducis oratoribus audiendis super his que pacis esse possint, auditores reverendissimos dominos cardinales Placentinum 16 et de Branchaciis 17 assignavit et tradidit18. Utinam fiat pax in virtute eorum! Hec sunt ad presens que p(aternitati) vestre significari possint ab Urbe, in qua p( aternitatem ) vestram fore desiderant qui decus et commodum ipsius optant, cui me humillime commendo, eam diu et felicissime valere semper optantem. Datum Rome, die xxix no-vembris, 1425. Fidelis servitor paternitatis prefate, presbiter Lucas de Oliva, humillima cum recommendatione. (a tergo) (Reverendissimo in) Christo patri ed domino, d(omino) P(ileo), archiepiscopo ( Ianue )nsi, dignissimo domino meo singularissimo. 3 Segue depennato rum b eundum: nel testo eundem c segue depennato d 135 Racello dell’Oro a Pileo Roma, 30 novembre 1425 Originale manca. Edizione in V. Poggi cit., p. 251. Reverendissimea in Christo pater et domine, domine mi singularissime, humili recommendatione premissa. Prout non ambigo reverendissimam paternitatem vestram sensisse, usque de mense iulii proxime preterito sanctus dominus noster papa, sentiens preceptoriam Sancti Iohannis 13 Giovanna II di Napoli. 14 Sugli ambasciatori veneti cfr. Commissioni cit., II, p. 337. ,s Sugli ambasciatori fiorentini cfr. Commissioni cit., II, p. 327 e sgg. 16 Branda Castiglioni. 17 Rinaldo Brancacci: C. Eubel cit., I, p. 24. 1,1 Cfr. Commissioni cit., II, p. 470 e sgg. — 201 — Yerosolimitani, in suburbiis Ianue situatam, vacare per mortem quondam domini Conradi de Spinolis, extra Romanam curiam defuncti, ipsam, eo-demet die quo pervenit notitia ad eius sanctitatem, michi motu proprio contulit, cum expeditione bullarum gratis de mandato per totum, presentibus quampluribus prelatis et notabillibus cortexanis Quam collationem, flecsus genubus et pedis osculo humiliter et gratanter acceptavi, maxime cum iamdiu afectaverim dictam religionem intrare, in qua summo desiderio optavi residuum dierum meorum cum aliquali fructu spiritualiter concludere. Cum autem hoc donum michi reputem datum adeo pro satisfactione mei boni propositi et optime voluntatis, ipsi omnipotenti Deo regratior et supplices orationes exhibeo, ut michi concedat gratiam qua mediante in eadem religione proficere valeam, cum honore corporis et anime remedio salutari. Verum, reverendissime pater et domine, quia michi dixit familiaris et capellanus vester, qui hic est ct michi videtur persona satis discreta et bene modesta2, quod reverendissima paternitas vestra habet certam differentiam cum predicto beneficio, que hic pendet in curia \ ego sibi re-spondidi et reverendissime paternitati vestre scribo quod inter reveren- 1 II 31 luglio 1425, dopo avergli concesso di entrare nell’ordine gerosolimitano (A.S.V., Reg. Lat. 256, c. 125 r.), Martino V nominava Racello precettore (ib., c. 1131>.); mentre, secondo i piani prestabiliti, avrebbe dovuto essere introdotto nel-l’Ordine dal vescovo di Alet c dall’abate di Sant’Andrea di Sestri, successivamente, d’ordine del papa, e alla sua stessa presenza, certamente ad attribuire maggiore solennità alla cerimonia, anche tenuto conto della posizione di ambasciatore di Filippo Maria Visconti che Racello ricopriva in Roma, fu introdotto, il 15 dicembre 1425, da Giovanni de Dyana, precettore di San Giovanni di Messina: A.S.V., Reg. 261, c. 202 v. Sulla sua nomina dovettero sorgere ben presto molti dubbi, un eco dei quali si può già cogliere nella lettera del 18 novembre 1425 di Luca de Oliva (cfr. lettera n. 132) che accenna alle esitazioni di Racello e all’intervento diretto del Duca di Milano, e che getta soprattutto un’ombra sulla spontaneità del gesto del papa. La polemica investì, in seguito, le stesso governo genovese se, il 6 aprile 1426, il consiglio degli Anziani e gli uffici di Provvisione e della Guerra, in una lettera al papa, insinuavano che la precettoria in questione era stata usurpata da Racello ai danni di Spinetta Spinola che, in nome della tradizione che voleva un cittadino genovese insignito del beneficio, avrebbe dovuto succedere al defunto Corrado: V. Poggi cit., p. 253. Pochi giorni dopo, il 14 aprile, il consiglio degli Anziani ritornava sull’argomento in una lettera al generale dei Gerosolimitani: A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, n. 1778, c. 3 r. 2 Luca de Oliva. 3 Sulla questione pendente tra l’arcivescovo e la precettoria di San Giovanni abbiamo solo alcune notizie, peraltro vaghe, nelle lettere nn. 85, 94, 132, 145, 155, 156, 158, 159. — 202 — dissimam paternitatem vestram et dictum beneficium seu regentem illud nulla debet esse controversia, saltem que sit iuditialiter ventillanda, tam pro honore partium quam conservatione beneficii, ymo de plano videri debet cuius est iustitia et illa sibi debet sine contraditione concedi. Et sic me offero facere pro parte mea, et sic supplico dominationi vestre ut modo similiter facere dignemini, quia quanto reverendissima paternitas vestra prudentior et sublimior est, tanto magis obligatur ad conservandum omnia beneficia, videlicet quodlibet in statu suo, dando unicuique et redendo quod suum est, ymo et suplendo si deficeret iuxta potentiam vestre facultatis. Eapropter, reverendissime pater et domine, supplico per presentem ut reverendissima paternitas vestra auferre dignetur et suspendere omnem litem, cum intentio mea sit in unaquaque re me subiicere rationi, etiam omni semoto strepitu aut figura iudicii, et sic me offero quandocumque et supplico reverendissime paternitati vestre ut sic similiter facere dignetur, quia magis Deo gratum erit et hominibus magis acceptum, offerens me semper stare iuri de plano et etiam equitati; et sic et dictum beneficium meum et etiam personam meam reverendissime paternitati vestre recommendo tamquam patri et domino singulari, supplicans insuper ut procuratores meos, Laurentium et Nerinum de Bononia, et substituendos ab eis recommissos habere dignemini in omnibus sibi occurrentibus sicut spero, paratus semper ad reverendissime paternitatis vestre mandata. Datum Rome, die ultimo novembris, 1425 et clausa die xii. Eccelse reverendissime paternitatis creatura Racellus etc., preceptor Sancti Iohannis Yerosolimitani Ianuensis, cum humili recommendatione, ducalis commissarius in Romana curia. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Pileo, Apostolice Sedis gratia archiepiscopo lanuensi, domino meo honorandissimo, Ianue. a Nell’edizione reverendissimo 136 Luca de Oliva a Pileo Roma, 3 dicembre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 111. Si hucusque, reverendissime pater, fui mentis confectus angoribus quoniam hactenus sanctissimi domini nostri presentiam adire nequivi, ipsius - 203 - urgente passione de qua bis iam p(aternitati) vestre scripsisse me recolo, et per presbiterum Iohannem de Gazotis, capellanum d(omini) . . episcopi Terdonensis et per nuncium qui huc accessit pro dispensatione Baptiste Lomellini2, cui Iohannes de Persio duas meas3 sub eodem die scriptas litteras dedit vestre p( aternitati ) perferendas, tam de occurrentibus in curia quam privatis de negotiis plenam mentionem facientes, nunc satis exuito et refectus sum prefati domini nostri responso, quem, cum apto satis in tempore et quanto commodiori fieri potuit, quoniam cum fieri non potest id quod quis velit id velle debet quod possit, opera et introductione reverendi domini Odonis4, qui semper se paratum exhibet ad omnia negocia vestra, hodie ample et per magnum spacium allocutus sum. Et cum ad ea que huic a incluse pagine b verba scripta sunt, s(anctitatis ) sue conspectui, a me post exhibitam p( aternitatis ) vestre litteram fortialiter recensita sua s(anctitas) attenta persisteret eaque percepisset que dixeram, responsum michi tale dedit in forma: « Placet nobis quod dominus archiepiscopus sit amicus noster et libenter te audimus, nam nobis amicus fuit antiqua amicitia, sed tamen nobis nunc contrarium refertur quod scilicet non sit nobis amicus, quia non vult obedire litteris nostris et male tractat nuncios nostros », ad hec subsistentibus me, d(omino) Odone prefato et d(omino) Anagnino " qui tunc protector estitit et interpellavit ut infra dicetur. Respondi: « Beatissime pater, vere dominus meus . . archiepiscopus est s(anctitatis) vestre fidelis servus, et quicumque aliter suggerit sanctitati) v(estre) mendax est et male facit, nam et litteris et nunciis s(anctitatis) vestre semper obsequens fuit et est, et quanto magis scit et potest nunciis vestris etiam se propicium exhibet et curialem prout ipsius debitum est; itaque non credat s(anctitas) vestra suggestionibus seu quorundam detractorum malis relatibus qui se odio pocius et rancore movent quam quod id eiusdem d(omini) archiepiscopi demerita exigant, qui semper fuit, est et erit fidelissimus sanctitatis vestre servus ». Ipse ad hec replicavit et dixit: « Tu ibis ad d(ominum) thesaurarium 6 qui te informabit quod in facto 1 Lettera n. 132. 2 Non ci è stato possibile accertare la questione cui si accenna. 3 Lettere nn. 133-134. 4 Oddone de Varris. 5 Angeloto de Fuschis. b Antonio Casini. — 204 — BatestiniL 7 male se gessit ». Item ad hec respondi: « Beatissime pater, locutus fui cum domino thesaurario, qui etiam michi dixit quod non est amicus s(anctitatis) v(estre), set ipse d(ominus) thesaurarius semper cum omnimoda supportatione s(anctitatis) v(estre) et ipsius nomquam vidit effectum, propter quem ad referendum talia de d(omino) archiepiscopo debeat se movere, et quicquid retulit, retulit pocius suggestione alterius odientis ipsum d{ ominum) archiepiscopum quam precedentibus indiciis seu aliquibus male gestis per eum; et quantum ad factum Batestinic pertinet, de ipsius officio seu pertinentibus ad eum nullatenus se intromittit. In aliis autem que concernunt curam animarum, quoniam predictus preposi-turam d obtinet in civitate, cuius cure male preest, et ipsius excessibus, et animarum cure collabenti, ipsius defectu, obviare studuit pro posse et utinam presideret medius qui utriusque actionum fidelem relationem faceret, quoniam dubium non est quod a s(anctitate) vestra laudem et gloriam reportaret d(ominus) archiepiscopus predictus». His ita prefatis, procubuit d(ominus) Anagninus et dixit: « Totum hoc est propter controversiam colletorie c, sed ipse, quicquid sitf, est bonus servitor s(anctitatis) vestre ». Et d(ominus) cardinalis Sancti Eustachii8, qui presens erat, dixit: « Ista procedunt ex odio magis quam aliter, et si forte in aliquo errasset d(ominus) archiepiscopus, emendabit se». Erant et présentes domini Ostiensis 9, Placentinus 10 et Bononiensis ", parante se papa pro fiendo consistorio, et his ut supra dictis et ipso parato, redita p(aternitatis) vestre littera domino Odoni a domino nostro, exivit cum predictis de camera paramenti paratus; dictam litteram tunc non legit, sed eam sibi tradet adhuc et leget dominus Odo, qui se daturum michi responsum promixit et dicturum ad partem quid sibi videbitur de p(aternitate) vestra. Etiam se sponte obtulit et vult cum d(omino) thesaurario loqui et conqueri quare sinistram relationem fecerit d(omino) nostro. Ad quem thesaurarium hodie post hec ivi, de mandato sanctissimi domini nostri, cui cum rem predictam aperuerim ut supra, obticuit et dixit michi quod cras ad eum redeam; redibo 7 Battistino da Rapallo. 8 Alfonso Carrillo: C. Eubel cit., I, p. 30. 9 Giovanni di Brogny, vicecancelliere della Chiesa: C. Eubel cit., I, p. 28; B. Katterbach, Referendarii cit., p. 1. 10 Branda Castiglioni. 11 Antonio Corer. - 205 - et quid dixerit intimabo. Laudo et suadeo quod eidem d(omino) thesaurario scribatis et quod tangatis sibi de hac materia aperte, quoniam si ipse solicitetur, et etiam aliqui alii, talis adhibebitur modus quod bene pocius referet quam male. Placeat etiam scribere d(omino) Odoni ac etiam d(o-mino) Anagnino aliquid, eisque me recommittere, et si aliquibus adhuc denuo talibus 8 scriberetis, bonum esset quod haberem causam adeundi eos sepe, nam vestras litteras libenter admodum vident. Visum est michi quod d(ominus) noster gratissimum habuerit fecisse excusationem accessus vetiti h ad eum; sciam lacius quid responderit d(omino) Odoni et cito scietis. Quantum autem ad alia commissa, respondendum pro nunc non est aliud , quoniam per nuntium' predicti Batiste Lomelini ad plenum sci ipsi xxix novembris 3. Omni cura et solicitudine intendam ad omnia iuxta posse, set opus est michi provideri de victu prout scripsi, quoniam Iohannes de Persio non vult michi respondere de obolo nisi facta sit in Ianua solucio de qua sibi constet hic. Utinam se disponat ad veniendum huc p( aternitas ) vestra, que ab omnibus profecto libenter videbitur et taliter quod omnium dictu bene succedet eidem. Nondum totum examinavit processum cause thesau rarii magister Iohannes, cui optarem aliquid scriberetis. Insto et supennsto sibi, et si habuissem unde alii providere procuratori, forsitan alium substi tuissem nec tamen fuisset melius quia promptitudo homines alios excedit, et tantum instabo et institi quod hac ebdogmada credo aliquid prosequi in causa ipsa. Ita ad plenum scripsi de omnibus per dictum nuncium quod amplius dicere non est opus ad presens. Ambrosius12 nondum huc accessit et vehementer admiror et doleo. Dixi Iacobino de Turilia ea que michi scripsistis; faciet fieri instandam in facto suo. Precor dignetur paternitas) vestra eum habere recommissum, quoniam se vestrum totum facit, et credo ita sit quia se michi multum obtulit et pro p( aternitate ) vestra facturum quicquid possit, cui me humillime commendo. Datum Rome, apud Sanctum Sebastianum, in via pape, die ni decembris, 1425. Fidelis servitor p(aternitatis) prefate, presbiter Lucas de Oliva, cum recommendatione. a Segue parola depennata b segue depennato nec c Batestini: cifrato d preposituram: cifrato c colletorie: cifrato 1 sit: in sopralinea g talibus: nel testo tarlibus h vetiti: in sopralinea ' aliud: in sopralinea 1 segue depennato Io 12 Ambrogio de Serra. — 206 — (a tergo) (Reverendissimo in Christo) patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia (archiepiscopo Ia)nuensi, domino meo singularissimo. 137 Gregorio de Marini a Pileo Milano, 4 dicembre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 112. Reverendissime pater et domine. Heri requisivi responsum a a magnìfico Zanino iniungendo velet providere ne per Oppicinum 2 inferri parcat vobis molestiam pro d(omino) Spineta3, a quo habui per r(everendum) d(ominum) cardinalem 4 scriptum fuise sibi vos de facto ipso non habere iux. Ostupui b, aserendo vos fore contentum in sui iudicium aud magnifici domini Urbani 5 stare et quod, cum omni reverencia, de facto propie non erat informatus. Et de hoc in multis de quibus longum esset scribere fuimus opinaturi b, ipse quod ipse d(ominus) S(pineta) per d(ominum) Opi-cinum apud vos fuerit depositatus pro malefactore cum satisdatione de florenis du(o)bus milibus; in contrario itaque dedi sibi informacionem in eo quod scivi et potui. Estis advisatus: providite igitur tanquam presens cum r(everendo) d(omino) cardinalle prout videbitur vobis fore conveniens, nil de negocio ipso michi rescribendo, cum nulatenus intendam me bona causa intromitere. Disit enim ipse m(agnificus) Z(aninus) Reverendum) d(ominum) c(ardinalem) fore Gubernatorem; Oppicinus c enim ad obedienciam ipsius; quapropter cum ipso sollo habetis providere. Ceterum, de facto meo illud bonum responsum quod senper habui et nunc ideo non est opus anplius fatigetis, cum utille non sit. Paratus. Datum Mediolani, die mi decembris, mccccxxv. Raffael de Montaldo huc apulit, cum quo fui lochutus. Otulit se sap- 1 Zanino Ricci. 2 Opizzino da Alzate. 3 Spinetta Malaspina, canonico magiscola della Cattedrale di Genova dal 1417. A.C.S.L., Libro del massaro, n. 61, c. Ir. 4 Giacomo Isolani. 5 Urbano di Sant’Aloisio. - 207 - tis vele iusta suum potè adoperare, non obstante sit ipse de opinione quod espedimentum omnium nostrorum Ianue sit, et quod opera vestra ac domini Francisci Iustiniani supra totum necessaria sit, quam rogo faciatis, simul cum ipso Raffaelli. Vester Iohannes Ambrosius de Spinullis paternitati vestre se recomendat. Vester Gregorius de Marinis, cum recommendatione. (a tergo) . Reverendissimo in Christo patri, domino, d(omino) P(ileo), are ìepiscopo lanuensi honorando, Ianuam. 3 a: in sopralinea b segue depennato enim c Oppicinus. in sopralinca su Urbanus depennato. 138 Bassiano de Caxetis a Pileo Lodi, 9 dicembre (1425) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 113. Sigillo placcato. L’indicazione dell’anno si ricava dal confronto con le lettere nn. 137, 142. Reverendissime in Christo pater et domine, domine mi prestantis sime. Reverenter ut teneor hodie recepi litteras vestras utinam tamen rem magis gratam narrantes, duo tamen effectum principaliter continentes, et Ianue datas 4° huius mensis. Ad que, sine allia replicatione, cum eadem reverenda, respondere duxi. Non scripsi hucusque d(ominationi ) v(estre) de statu meo nec meorum, credens non opportere quoad conservationem amplisime caritatis quam dominatio vestra sui begninitate michi monstravit, set tamen, cum scriberem diebus preteritis Rolandino et Bartolomeo vestris semper illis memoriam feci, licet non expediret, ut me pretacte d(ominationi) v(estre) comendarent. Amodo tamen in huiusmodi errore non incidam: sum igitur gratia Altissimi sospes cum familia et ad mandata vestra semper et ubique obedire paratus, supplicans ut, sicut in libro servitorum vestrorum me describi mandastis, sic maneat ut nulla vetustate deleatur. Rursum ad secundum in illis litteris contentum progrediens re- 1 Rolando de Laneriis, cancelliere arcivescovile; di Bartolomeo non abbiamo trovato notizie; probabilmente era un familiare di Pileo. - 208 - spondeo: audivi dici dominum Spinetam manischolam 2 illinc recesisse et ob id spectabilem Opizinum3 in incomodum vestrum proclamari fecisse quod fictales et debitores curie vestre deberent de ficto et debito respondere nescio cui et non vobis nec procuratoribus vestris; de qua re dollens verba credo fecisse cum spectabile milite, domino Carolo Lomellino, dum esset Mediolani in hospitio Capeli. Sed ad particularia condescendens, et ut in aliquo me extendam, recordor de detentione facta in personam pre-dicti manischole et de aliquibus ambaxiatis per me una cum Rolan-dino predicto factis, parte d(ominationis) v(estre), memorato Opizino pro remisione dicti manischole ad vos fienda cum rationibus suasivis, de quibus Rolandinus ipse memor esse debet, esseque debent memores infra-scripti 1 ultime responsionis facte per dictum Opizinum michi et dominis Odoricho 4, Dominicho Foliete5 et quampluribus alliis clericis Ianuensi-bus tunc presentibus in sala palatii domini . . Gubernatoris, hora ante prandium, ad ambaxiatam, parte d(ominationis) v(estre) factam eidem Opizino, in qua requirebam dictum manischolam remiti debere ad vos; cuius fuit responsio in effectu: « Dicatis domino . . archiepiscopo quod sibi dabo dictum manischolam, michi tamen presentandum ad omnem requisitionem meam, et quod de eo faciat vel fieri faciat bonam custodiam sic quod non fugiat seu non recedat, quia per corpus Dei non haberem aliquam reverendam in faciendo sibi capud amputari si fugeret dictus manischola ac si esset alius infimus homo », vel dixerit equipolentia verba. Et reversis suprascriptis dominis . . clericis et me, factaque relatione de predictis d(ominationi) v(estre), illico imposuistis illis et michi ut iterum reverteremur ad predictum Opizinum, petentes dictum manischolam, cum promissione de presentando ut supra, quodque optimam custodiam fieri faceretis de ipso et quod de predictis non dubitaret ipse Opizinus. Porro, ante quam exivissemus de palatio vestro, obviavimus canzelario prefati Opi-zini, cum quo revertentes et ipso sociato per vos ad lobietam positam ante cameram vestram illic eundem dimisimus, set que exposuerit d(omi- 2 Spinetta Malaspina 3 Opizzino da Alzate. 4 Odorico da Gemona. 5 Domenico Foglietta, canonico di San Lorenzo dal 1417: A.C.S.L., Libro dJ massaro, n. 61, c. 1 r. — 209 - 14 nationi ) v(estre) certc nescio, quia non audivi. Cum autem inde recede-rct lecesiset, modica facta mora, asociatus fuit dictus manischola ad J 1 resenciam vestram et recordor tunc admiratus vidise aliquos de familia domini . . potestatis Ianue in societate eiusdem, set quis fuerit presenta-tor dicti manischole | et que verba dixerit non recordor. Memor insuper esse debet prefata dominatio v(estra) quod post aliquos dies, detento dicto manischola super camera0 cubiculari vestra antelata, d(ominatio) v(estra) misit me ad dicendum iamdicto Opizino, et spero quod Rolandinus su-1 rascriptus vel alius ex vestris parte vestra dixise debuit eidem, quod 'obis videbatur dictum manischolam esse relaxandum, ipso idonee satis-dante cum bonis fideiusoribus de stando et parendo iuri, allegando aliquas rationes, in scribendo tamen longas, ad quas numquam dictus Opizinus voluit aquiescere, ymo semper contrarium dicebat. Quid plura? Dominus • • vicarius reverendissimi domini, domini .. Gubernatoris deberet etiam recordari quot vicibus frequantatis Rollandinus predictus de per se, ego-^ue curn illo diximus sibi, parte vestra, quod postquam causa illa erat rivi-]is, sicut petitio Gabrielis Malaspine monstrabat, vellet persuadere pre-fato Opizino quod satisdante predicto manischola de stando et parendo iuri, ipse veniret ex debito relaxandus, que verba nescio quo impediente effectum sortiri non potuerunt, quia semper dictus Opizinus in primo perseveravit proposito. Egove aliquando dixi vobis: « habeatis advertendam in isto negotio, quia Opizinus sepedictus habet capud solidum et durum ». Ex quibus concludo quod in presenti, de alliis non recordor, nisi forte in futurum in mente agitata revolverem. Iterum recommendo me d(omina-tioni) v(estre) et omnibus de domo vestra. Datum Laude, die vim decembris. Vester fidelis servitor Bassianus de Caxetis etc., cum recommenda-tione. (.a tergo) Reverendissimo in Christo patri et d(omino) prestantissimo, domino Pil-leo, Dei gratia archiepiscopo lanuensi dignissimo. Dentur domino Gregorio de Marinis de Ianua in hospitio Cerine, in Mediolano, qui présentes mitat prefato domino .. archiepiscopo. a infrascripti: in sopralinea h segue depennalo present c segue de pennato cubi - 210 - 139 Enrico Rampini 1 a Pileo Tortona, 11 dicembre 1425 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 114. Lamenta la presenza in Genova dei preti Francesco da Marengo e Bartolomeo de Avud&nis, colpiti da censure ecclesiastiche per aver lasciato la diocesi di Tortona senza licenza dell’ordinario. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, uti patri honorando, domino Pileo, Dei et Apostolice Sedis archiepiscopo Ianuensi dignissimo. 140-141 Ambrogio de Serra a Pileo Roma, 26 dicembre 1425 Originali in A.C.S.L., cartella 391, nn. 115-116. Sigillo placcato. La lettera 141 è pressoché uguale alla precedente. Reverendissime in Christo pater et domine mi singularissime, debita recomendatione premissa. Aprichui hic xi presentis et causa mei tardamenti fuit moraa in curia illustrissimi domini, d(omini) nostri1 facta b, ut verssus Mediolanum fuerit paternitas vestra avisata. Cum hic fui, me presentavi coram sanctissimo domino nostro, ipso solo existente, et exposui sanctitati sue iusta in incluzo apapiro continetur. Responsum sanctitatis sue fuit: animum habere peticiones illustrissimi domini nostri et nostre comunitatis adinplere; verumtamen pro presenti non abebat cardinales creare. Circa facta paternitatis vestre, denotabo inferius ad litteram verba per sanctitatem suam michi dicta et responsiones meec, et hoc ut possitis meilius et maturius in facto consullere. Dixit de vobis esse malle contemptus; undique sibi scriptum esse ut non obeditis litteris suis, et circa predicta michi dixit plus large fuisse loqutus cum presbitero Luca 2. 1 Vescovo di Tortona (1413-1437): C. Eubel cit., I, p. 476; II, p. 247. 1 Filippo Maria Visconti. 2 Luca de Oliva. — 211 — Responsio mea fuit quod prelibato illustrissimo d(omino) nostro et comunitari nostre nil novi erit de benigna et gratiosa responsione sanctitatis sue, et quando sanctitas sua deliberabit eleptionem predictam facere, quam < ertissimo velit esse ad consolacionem et pacem Ecclesie Dei et tocius Christianitatis et ad honorem sanctitatis sue, sanctitas sua dignetur in mente habere paternitatem vestram. Circa excusationes vestras dixi sanctitas suad veram non habuisse informacionem, supricavique sanctitati sue ut velit in proba venire de predictis; offerui me stare pro dominacene vestra et per iusticiam deffendere ut non fuistis transgresus mandata sanctitatis sue, insuper, tamquam devoctus dominacionis vestre, offerui personam vestram ad omne negocium sanctitatis sue, ut devocionem et dilectionem quam geritis ad sanctitatem suam videre possit, siens, et nulli dubium mihi erat, non esse in Ytallia neque extra Ytalliam prellactum quem sanctitas sua plus securiter posset offegare et de eius opera confidere. Responsio sanctitatis sue fuit: «Video Ambrosie quod diligis prefactum d{ominum) archiepiscopum; quare scribas ei ut de cetero litteras nostras velit obedire ut abeamus caussam in honoribus eum recordare, aliter malle contempti restabimus et pro presenti in proba predicta venire non vulumus ». Et aceptavi comixionem adimplere et ab eo recessi. Quare laudo quod paternitas vestra scribat sanctitati sue excuzando inocenciam vestram, narrando securiter verba ut supra per me cum sanctitate sua abita. Recesso a presencia sanctitatis sue, acessi ad spectabiles dominos oratores illustrissimi domini, d{omini) nostri, videlicet dominos Franchinum, Iohan-nem Franciscum Galinam et Racellum de Auro, cum quibus prius ordinaveram ut requestam predictam pro parte prelibati i(llustris) d(omini) nostri facere deberent ad prefactum sanctissimum d{ominum) nostrum, nar-ravique eis de responsione benigna dicti sanctissimi domini nostri ut supra, ut in ea fundamentum facerent3. Eo vero instanti accesserunt ad presen-ciam sanctitatis sue et sequti fuerunt cum instancia ordinata ut per eos habui relatum. A quo habuerunt responsum gractissimum ut supra et ultra, quod quantum per eos et per me ei requixitum fuerat, plus large per litteras e per me sibi presentatas, vidit. Quare non fuit locus in predictis pro presenti plus esse operatus, in quibus teste Deo fecissem et facerem iusta posibilitatem meam, licet in similibus minima sit. Scribo paternitati vestre et honorabili Officio Misericordie processum ordinatum contra d(ominum) 3 Sulla presenza a Roma di Franchino da Castiglione, Giov. Francesco Gallina e Racello delTOro v. Commissioni cit., II, p. 476. — 212 — Iacobum Roddinum 4 et literas per allium modum mictam; hactenus non habui. Rogo ordinetis ut hic solvantur. Deliberavi hic stare cousque festum sit transatum ut a paternitate vestra habui comixum; transato, pro Neapoli recedam. Recomito me egregio domino Samueli et d(omino) Laurentio5, pro quibus et pro dominacione vestra offero me ad gracta paratus ubi diu feliciter in Christo. Rome, xxvi decembris, mccccxxv. E(xcelse) p(aternitatis) servitor Ambrosius de Serra, cum reco-mendatione. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia archiepiscopo lanuensi dignissimo, domino meo singularissimo. a mora: nel testo moram b facta: nel testo factam c mee: così nel testo sanctitas sua: così nel testo c segue depennato por 142 Bassiano de Caxetis a Pileo Lodi, 4 gennaio 1426 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 117. Sigillo placcato. Reverendissime in Christo pater et domine, domine mi singularissime. Heri recepi literas d(ominationis) v(estre), Ianue datas xvima mensis proxime preteriti; ex ipsarumque continentia letatus fui eo quod impositum fuit scilentium tot altercationibus pro facto domini Spinote1 et gratias Deo et i(llustrissimo) d(omino), d(omino) nostro2. Eram tamen avisatus et ipse litere memoriam michi fecerunt de ulterius nil dicendo super materia dicti domini Spinete, postquam sic se habet veritas, quod presens non fui consignationi predicti domini Spinete et si longius scripsi pretacte d(ominationi ) v(estre), id feci ut omnium quorum memoriam habebam simillem memoriam vobis facerem, sciens tamen quod pro responsione sufficiebat scribere quis fuerit presentator, et que verba dixerit 4 Giacomo Rodino, vescovo di Sagona in Corsica: C. Eubel cit., I, p. 428. 5 Samuele e Lorenzo de Marini, fratelli di Pileo. 1 Spinetta Malaspina. 2 Filippo Maria Visconti. — 213 — iicm Ìo, qiiiii prcscns litui lui, Celerum gratia Altissimi sospitate cum fa-millin vinco, pnniliiH sciupo r ventri# obedire mandatis. Datum Laude, die 4" innuiiril, I *126. Vcsler servitor Hiissianus de Caxetis cum recommendatione. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino meo singularissimo, domino l’ileo, Dei grnlin archiepiscopo Ianuensi dignissimo. 143 Matteo del Carretto a Pileo Roma, 19 gennaio (1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 118. Sigillo placcato. Riteniamo di dover correggere da 1425 a 1426 la data della lettera, sia perchè nel gennaio 1425 non risultano presenti a Roma emissari di Pileo, sia perchè la lettera di Matteo si accorda bene con quella di Luca de Oliva del 30 gennaio 1426 (n. 145), sia, soprattutto, perchè Matteo si sottoscrive come rettore della Campagna e governatore di Rieti, alle quali cariche venne eletto il 17 agosto 1425 e il 17 gennaio 1426. Reverendissime in Christo pater et domine, domine mi honorande, post recommendationem. Per litteras capellani vestri1 eritis plene informatus de his que facta sunt pro reverencia vestra; unde estote advisati quod emulus vester2 pessimam informationem facit de v(estra) Reverenda) p(aternitate), tam coram domino nostro quam coram dominis cardinalibus et offitialibus Camere. Tamen, tantum sumus operati mediante favore domini Oddonis3, quod spero quod v(estra) r(everenda) p(aternitas) reportabit honorem. Unum tamen non omitto, quod mihi videretur sanum conscilium quod v(estra) r(everenda) p(aternitas) veniret in curiam; nam multo melius vobis succederet quam succedat stando ibi. Ego vero huc et illuc per dominum nostrum missus, non possum 8 eo effectu facta vestra expedire quo vellem. Alia non occurunt. Paratus semper etc. Datum Rome, xvini ianuarii, 1425. M(ateus) de Carreto, abbas Sublacensis, provincie Campanie ac civitatis et comitatus Reatini rector. 1 Luca de Oliva. 2 Forse si tratta di Battistino da Rapallo. 3 Oddone de Varris. - 214 - {a tergo) Reverendissimo in Cristo patri et domino, domino P(ileo), Dei gratia archiepiscopo lanuensi etc., domino et patri honorando. a possum: in sopralinea. 144 Gaspare Bonizi a Pileo Roma, 20 gennaio (1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 119. L indicazione dell’anno si ricava dal confronto con la lettera seguente. Lo informa di aver tentato invano di ottenere dal papa che il giudizio sulla vertenza tra Pileo e Battistino da Rapallo fosse affidato ad un caidinale anziché alla Camera Apostolica. Scioglie i suoi dubbi sulla necessità di assoluzione dalla scomunica lanciatagli da Battistino da Rapallo, perchè posteriore all’interposizione dell’appello contro lo stesso collettore apostolico. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), dignissimo archiepiscopo lanuensi, domino suo. 145 Luca de Oliva a Pileo Roma, 30 gennaio (1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 120. L’indicazione dell’anno si ricava della presenza a Roma di Ambrogio de Serra, e, in genere, dalla successione degli eventi esposti. Reverendissime in Christo pater, domine mi singularissime, humillima recommendatione premissa. Presbiter Micael, de Pisis, ultima decembris attulit michi d(ominationis) vestre litteras datas xii et xim mensis eiusdem cum scripturis omnibus aliisque litteris et processibus de quibus eedem littere mentionem faciunt. Die vero xia ianuarii, per Enoch alias datas xxvm decembris cum allegationibus nullitatis condempnationis et - 215 — appellationis a precepto B(atistini) 1 et absolutione presbiteri G(erardi)2 instrumentoque summissionis et relegationis B. de Caneto recepi, que quidem perlecte, merito me concusserunt tantis excessibus et scandalis apprime dolentem, se hec omnia, veritate vincente, bono concludentur effectu, in dispendium et confusionem qui talia presumpserunt. Receptis revisisque processibus predictis, concitante et presumente illo improbo viro B(atistino) quicquid mali posset, cuius excessus et presump-tiones paucis admodum placuerunt, per dominum G( asparem ) de Perusio et m( agistrum ) Iohannem Nicolai examinari et revideri feci singulatim omnia, quibus denique consulentibus, idem magister Iohannes similem fecit commissionem, cuius copiam mitto cum presentibus, domino nostro por( rigendam ) a et nullo modo tentandum aliquid vel agendum cum dominis de Camera. Eandem comissionem, in vigilia Epiphanie, ut causas committeret, pape presentavit dictus d(ominus) Gaspar, cui omnimodam repulsam dedit, renuitque recipere, dicens: « Si sciretis que michi de archiepiscopo scripta sunt, non porrigeretis ». Quo michi responso relato, cum eadem comissione, ad d(ominum) B(artholomeum) de Montepoliciano 4 accessi, rogitans illam d(omino) nostro presentari et causas comitti facere nec nobis iustitiam denegari; quo recusante non velle se de factis Camere intromittere, d(ominum) Odonem 5 adivi, qui condolens mecum per diversos multa scripta fuisse domino nostro in detractionem persone vestre, nec esse accurate insistendum ut dicta comissio comitteretur, propterea quia nimis recens erat adhuc memoria eorum que scripta fuerunt, distulit aliquibus diebus b eam porrigere, quam suscepit demum, exoravit papam, satisque placavit et retulit michi placere domino nostro causas committi domino Sancti Eustachii6 quod et optabam et sic per cursorem, de mandato d(omini) n(ostri), idem d(ominus) O(do) comissionem destinavit prefato d(omino) Sancti Eustachii cui binas d(ominationis) vestre litteras iam presentaveram informaveramque de omnibus prout melius fieri potuerat. Redivi ad ipsum ut quid sibi commissum foret a papa michi di- 1 Battistino da Rapallo. 2 Gerardo de Fornari da Parma. 3 Gaspare Bonizi da Perugia. 4 Bartolomeo Aragazzi da Montepulciano. 5 Oddone de Varris. 6 II card. Alfonso Carrillo. - 216 - ceretur et respondit: « Comissionem recepi, set loqui prius volo cum d(omino) n(ostro) antequam aliud dicam vel faciam ». Postea, in crastinum, cum hic esset dominus Sublacensis 7, hec eidem intimavi et ad dominum prefa tum ista de causa accessit, cui respondit prout michi. Ad quem, item, tribus peractis diebus, accessi ut, si verbum habuisset cum d(omino) n(ostro), michi dicere dignaretur quid agere debeam circa comissionem; respondit: « Ego recipiam multascumque informationes et referam d(omino) nostro »; nec aliud sibi comissum fuisse per papam. Quibus sic protrahendo peractis, et nobis nec obsit nec prosit comissio talis, set obsit pocius, quoniam thesaurarius 8 pretendit condempnationis causam duobus clericis de Camera, scilicet d(omino) Nicolao de Mercatello9 et Bartholomeo de Lande Pisano 10, fore comissam, ita michi dixit, quamvis parum curandum sit, quia sic inter se ipsos nos vellent involvere, de neutra comissione mentionem facimus, quoniam comissio d(omini) Sancti Eu-stachii non sufficit, et alia nobis contrarissima foret. Expectans itaque consistorium publicum, in quo hec omnia que presumpta fuerunt narrentur et proponantur, ad detegendum c excessus et mendacia tam improbi hominis, et ut collegio aliisque omnibus deveniat ad noticiam eundem de inobe-dientia falso fuisse locutum et loqui, et ne nobis iustitia denegetur, presbi-terum Micaelem remittere distuli, optans d plenius de omnibus et responsione pape posse rescribere. Dictam propositionem fieri consulunt d( ominus) Gaspar predictus et magister Iohannes omnimode, nec aliter fien-d(um si) a innocentiam (vestram)3 volumus esse notam, nobis nec iusti-tiam denegari. Ipsam igitur in primo consistorio proponet d(ominus) G(aspar) quam lacius.....a comissio contineat, etiam reserabit, ita enim promittit. Itaque cum tantum distulerit iam dictus p(resbiter) M(icael), nec adhuc sciri possit ( quando ) a consistorium fieri debeat, quod hactenus 7 Matteo del Carretto. 8 Antonio Casini. 9 Nicolò di Mercatello, scrittore di lettere pontificie, chierico della Camera Apostolica: P. M. Baumgarten, Aus Kanzlei cit., p. 236; H. von Hoffmann cit., II, p. 180; F. Baix, Recherches cit., p. 151; Id., La chambre cit., passim. 10 Bartolomeo de Lante da Pisa, uditore delle cause della Camera Apostolica, taxator litterarum apostolicarum: H. von Hoffmann cit., II, pp. 91, 96; F. Baix, Recherches cit., p. 149; Id., La chambre cit., passim. Effettivamente l’esame delle vertenze tra Pileo e Battistino da Rapallo era stato commesso, il 9 gennaio, ai due chierici menzionati: A.S.V., Arm. XXIX, Div. Cam. 3, c. 179 v. — 217 — dietim expectavimus, eum remittendum duxi cum citatione in causa iniu-riarum et ( appellatio }nisa ab absolutione obtenta, (con)tra a presbiterum Gerardum, in qua comissione, d(omino) Marciali auditori11 comissa, continetur etiam causa iniuriarum B(atistini), comissio appellationis ab illo precepto( re.....)ali “ et absolutio comititnr ad cautellam prout in dicta comissione videbitis plenius contineri, cuius copiam mitto etiam cum presenti bus alligatam)-1; obtinere potui, quoniam d(omino) vicecanzellario inhibitum est non se debere intromittere de factis Camere et ea que in comissionis ce(dula).....a dependere dicebantur ab his que concernunt Cameram. Donec consistorium factum sit, non faciam citari dictum B(ati- stinum ) in causa in( iuriarum ).....a in ali.....a cito speratur ipsum fieri debere, causa melius est aliquamdiu prestolari. C{ompar )uimus a coram auditore co.....a in tempore nec adhuc reproducta est citationis executio: fiet infra ( cum ipsa )a quicquid agendum erit. Vellem quod instrumentum procure in dicta causa et aliis esset ad substituendum et non est. Defendetur privatio prepositure de Vineis, sed ei incumbit causam committi facere et citationem emanari; quando citari fecerit comparebitur; de excommunicatione illa et citatione personali videbitis opinionem d(omini) G(asparis) de Perusio scribentis d(ominationi ) v(estre) ad plenum, cuius litteram mitto cum presentibus '2. Mittatur instrumentum procure Baptiste13 in forma publica, qui comparuit procuratorio nomine vestri coram dicto Baptistino et etiam copia supplicationis sive requisitionis porrecte domino . . Gubernatori ducali 14 in forma publica. Litteras vestras dirrectas d{omino) nostro per d(ominum) Odonem primam, secundam per d(o-minum) Anagninum 15 feci presentari et legi, et michi retulit uterque gratas sibi fore litteras vestras, vestramque personam ipsum commendare, set moleste nimis ferre quod non solum per privatos viros, set per communitatem nostram, consanguineos vestros et alios plurimos in denigratione fame vestre nunc scriptum estiterit. Ita etiam michi dixit d(ominus) thesaurarius per 11 Marziale Forner, uditore del Sacro Palazzo, dal 1427 vescovo di Evrcux: C. Eubel cit., I, p. 235; E. Cerchiari cit., II, p. 47. 12 V. lettera precedente. 13 Battista de Calestano, procuratore di Pileo: A.S.G., Notaio Bartolomeo Foglietta, atto n. 199, del 26 febbraio 1426. 14 II card. Giacomo Isolani. 15 Angeloto de Fuschis. — 218 - multos nobiles cives fuisse scriptum conformiter, cui litteras vestras.....a presentavi et in omnibus in quibus non agatur de interesse Camere se facturum favorabiliter pro d(ominatione) vestra. Presentavi etiam domino Placentino 16c litteras (vestras et) “ se(pe) a secum locutus sum, et cum instantissime eidem vos recommitterem et benevolum redderem, precipuamque confidentiam habere in sua p( aternitate) dicerem, dixit michi quod benefi- tium non confertur in inviet.....a dixit quod velletis revereri magis Sedem Apostolicam quam faciatis, nam et cum Petro de Luna, tunc Benedicto, Iohanne xxm, et nunc cum presenti papa f vo.....trare a, multos- que vexare et nullum demum inde huc accedere qui de d(ominatione) vestra non conqueratur; michi dixit malo modo et multa recensuit alia; denique vobis compati dixit de tot vexationibus et molestiis et commendando multipliciter d(ominationem) vestram, dixit: «Melius faceret si veniret ad curiam quam se illic perdere ubi semper vexat alios et vexatur, ct bene sibi succederet». Respondi si volebat hec intimari vobis (pro parte).....a ad curiam, et dixit non, quia bene sapiens estis. Aliis d(o- minis) cardinalibus vestras etiam et cleri ac d(omini) Urbani1' ad collegium litteras presentavi, et eis dominis quibus scripsistis grate fuerunt. Satis institi cum d(omino) Anagnino, O(done) et B(artholomeo) qui etiam vestras habuerunt et dixi sicut hic habebam precipue ista de causa nuncium 8 ut, obtento aliquo responso a d(omino) nostro et eis super his que scripsistis, illum ad d( ominationem ) vestram remittere possem. Responderunt omnes ! non esse opus alia responsione, sed et fecisse et facturos quicquid boni vel honoris possint pro d( ominatione ) vestra dixerunt et semper dicunt hii tres, et precipue dominus Odo, non verbo tantum quantum opere, et ideo, cum his in turbinibus me viderim, ut «olidior pro nobis sit circa papam, eumque non tedeat semper pro nobis intervenire sicut indefessum se semper exhibet, et preter quem nullus carior vel maior est omnibus, in secretis diu noctuque apud ipsum, vestri parte sibi donavi h coclearia 1 decem arienti1 que emi; ita denique michi visum est fieri debere, quod quidem profuit et proderit in decuplo. Dictus vero d(ominus) Angelotus15 michi dixit: «Scribas mei parte reverendissimo domino meo archiepiscopo quod ad veniendum ad curiam omnino se disponat, non solum visitationis causa, set aliquamdiu residendi, 16 II card. Branda Castiglioni. 17 Si tratta, forse, di Urbano di Sant’Aloisio. — 219 — si suum diligit honorem et commodum, nam si huc non accedat, semper impugnabitur odiis et molestiis indebitis, et si erit in curia, non solum ipsa cessabunt, set augebit statum suum et sequentium eum breviter ». Ita enim dicunt et predicant m quicumque d(ominationem ) vestram diligunt et omnino id necessarium videtur, tamen d(ominatio) vestra scit quid habet agere. Receptis litteris per presbiterum Micaelem, omnino ut scripsit p(aternitas) vestra impetravi preposituram Sanctorum Cosme et Damiani, quam quidem, nisi timuissem iussionibus vestre p(aternitatis) contraire, impetrassem pro me, set, sic iubentibus litteris vestris, impetravi eam pro presbitero Micaele predicto18, et si pecuniam habuisset, secum bullas portare potuisset; ita quidem michi cara est impetratio pro predicto sicut pro me, postquam sic dominationi) vestre placet; id etiam bene scit idem presbiter Michael, pro quo bullas expediam si michi miserit cito pecuniam; et caute agendum est ne p(resbiter) G(erardus)2 sentiat, quia litteras arestari faceret et causam hic committi. Itaque et cautella et celeritate opus est, quia talia celari nequeunt. Mitto copiam supplicationis et videbitis quibus et quot modis impetratio n tueri poterit; nichil aliud deficit quam pecunia, quia infra dies decem bullas expedirem. Sciatis quod ille noviter electus in precepto-rem 19 indiget nova provisione; ita dicit d(ominus) B( artholomeus ) de Monte, quia beneficium vacat in curia. Volui supplicationem conformem littere Antianorum facere fieri, et denique fieri non potest nisi habeantur capitula de quibus in eisdem fit mentio, que pocius de facto fuisse et esse facta creditur nisi de antiqua consuetudine0 hec condere consueverint. Adhuc teneo litteram illam, que presentanda non est nisi habeantur capitula predicta et tenor cuiusdam bulle quam p impetrasse dicitur dictum presbiterum Gerardum quando pro parte d(ominationis ) vestre hic fuit prima vice. Si predicta mittantur et omnis alia informatio necessaria, operam dabo.....olem a. Ambrosius de Serra qui adhuc hic est et quem vestri parte salutavi, cuique ipsam litteram ostendi, comisionem habet ab Ancianis eandem.....a impendere, et similem litteram habet, quam ideo non presentavit, quia formari supplicatio nequit, et misit illuc pro Sulla base di cjueste informazioni, riteniamo di poter identificare il Michele di questa lettera con Michele da Bargagli, prevosto della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, già morto il 4 gennaio 1427: A.S.V., Suppl. 205, c. 233 r. Racello dell Oro, il quale meditava l’unione dei monasteri di San Benigno e San Gerolamo della Cervara: cfr. lettera n. 159. — 220 - pleniori informatione, q.....a procurare Quilicus Marihonus et mittere. Dominus Sublacensis hic fuit his diebus; ei dixi que scripsistis et eius litteram mitto cum presentibus 20. Laboravit et ipse pro negociis nostris quantum potuit. In causa thesaurarii proceditur, nec terminus vacuus transit aliquis. Iohanni de Persio dedi litteram cambii illorum 40 florenorum, a quo nondum habui nisi decem, et quanto parcius potero faciam sicut certa potest esseq d(ominatio) vestrar, nec illos adhuc recepissem, nisi fuisset causa domini Odonis, de quo supra scripsi, quia adhuc habeo ex illis xxv ducatis concessis per Iohannem Care plures, et si sibi restituantur ibidem, melius erit, quia de illis non solvitur cambium, et forte hinc ad Pasca alios a dicto Iohanne capere non expediet qui tamen sub pretextu bone curialitatis voluit me consentire quod scribere posset Iohanni de Oliva illos me recepisse ut statim cambium lucratus fuisset, et forte credidit me non prependere, set sciatis quod paulatim et quantum minus potero capiam, nec me circumveniet; non erat ita curialis de illis 20 de quibus dominatio) v(estra) scripsit. Domino Racello dedi tam vestras quam d( ominationis) vestre litteras et secum de tantis excessibus sepe locutus sum; nescio cognoscere quam intentionem habeat in his, et credo aliquid fuisse scriptum contra d( ominationem ) vestram quamvis dicat non. Paratus est causam illam Sancti Iohannis 21 decidi et finiri sine figura iudicii, et melius esset antequam veniat Ianuam, quia postea subornabitur a multis et sic erimus in contentione; adhuc scribere igitur potest d(ominatio) vestra quid agendum, et si eam nunc finiri vultis, mittere informationem ad plenum et etiam allegationes, si videatur, et quomodo me conteneri oporteat. De gratia duorum canonicatuum non expedit ad presens aliud inquirere, quia dominus noster omnimodam repulsam dedit illi s(ecretario i)ama se non velle illam facere22. Factum Bisannis23 expediri votive non potest, licet bullam disputari fecerim per d(ominum) Gasparem de Pe- rusio.....a cum presidente et omnino vult litteram honestari; si vultis quod expediatur eo modo quo melius fieri possit.....a omnino fiet.....0 ex tenore rescripti oportebit et meliorare reficere aliquid quod forsitan excederet non modicum dampnum passum (in causa) a. Intenderem expeditioni 20 V. lettera n. 143. 21 Sulla questione v. lettere nn. 85, 94, 132, 135, 155, 156, 158, 159. 22 V. lettera n. 132. 23 Sulla quale v. lettera n. 133. — 221 - magis supplicationis Officii Misericordie24, sed d(ominus) B( artholomeus ) de Monte, cui distributa est supplicatio, dicit satis necessarium fore videre tenorem bulle B(onifacii) vim, qui, si haberi potest, mittatur. Preterea heri apud magistrum cursorem reperi unam comissionem iam signatam pro parte abbatis illius qua petitur causam et causas que moventur seu movebuntur s inter abbatem et officiales Misericordie civitatis Ianue de et super nonnullis differentiis hospitalis adherentis illi monasterio comitti , et ideo dubito quod ille noticiam non habuerit et in audientia contradictarum faciat bullam arrestari et cum non habeam mandatum expediendi, non possem illam expediri facere, set dubium esset ne iam impensa tunc u perderetur tamen minuta iam est facta; incedam in hac re pedetentim et si modus erit insistam expedictioni. Videtur extraneum michi et absonum atque impium de tot impedimentis in quacumque re agenda et vix tollerare possum tot horrenda et a caritate omnimoda dissidentia. Iohannem Kare dudum illuc pervenisse spero, per quem ego et Ambrosius scripsimus ad plenum de omnibus et de facto illo etiam quod in nullo locum habuit ideo non replico. Non possem gravari hic vel alicubi non.....a ad tempus, sed sedulo manere dummodo d(ominationis) vestre iussis obtemperem, que michi sunt et erunt iugiter gratia specialis, nec ea que alias scripsi, scripsi propterea quod me tederet aut gravarer, set quia, nulla alia exigente causa quam quod solici tum unius cause intenderem, videbatur michi expensas, excessivas nimium, non esse ideo tollerandas; his demum que occurrerunt et presumpta sunt, quantum trister scit Deus, quibus utrum occurrere possem secundum quod animus conliscit, faciam et diligentiam et quicquid mali vel scandali committere possem in duos illos themerarios et improbos viros non fingerem eos tamquam hostes publicos habituros, et quicumque fratres et affines mei sunt. D(omino) Gaspari Cazolino, ( quem ) a semper indefessum repperi in his que propter pre-dictos excessus agere potuit, dixi ea que d(ominatio) vestra michi scripsit de facto suo. Magistro Iohanni Nicolai, si causandum hic erit, neccesse est peccuniam mittere et de alio advocato providere, quoniam d(ominus) Gaspar est nimis longus remissus et parum extimare videtur ea que urgentissima alius iudicaret, nec ipse potest conqueri quin sibi satisfiat, cum sibi bene solvam; si videatur, eidem aliquid scribere potestis recommit-tendo causas et honorem d(ominationis) vestre. I Dominus de Ursinis 24 Sulla quale v. lettere nn. 133, 155, 158, 160, 165, 166. - 222 - xvi presentis pronuntiatus fuit in legatum Alamanie et tamquam legatus sociatus usque ad palacium suumrecesserunt oratores imperatoris id sibi nunciare. Sunt hic ambasiatores Grecorum -qui, ut dicitur, petunt fieri concilium, ad quod (si fiat) venire se offerunt26. Alia non occurrunt. D(o-minus ) Placentinus ' etiam michi dixit quod dominus 'v Gubernator x sibi scripsit de d(ominatione) vestra non bene et sic aliquibus aliis eum scripsisse, credo instancia illorum emulorum, et etiam preter scientiam suam forte scriptum esse potuit, maxime opera illius Nicolai de Camulio27, et ita dixi domino Racello et alibi ubi expedire vidi illius hominis odium adversus d( ominationem ) vestram, presumptionesque suas non tacendo. Magister Iacobus de Clavaro 28 dudum antequam venissem ad Urbem non stetit cum dicto d(omino), sed eum d(ominationis) vestre parte intime salutavi, qui se recommittens obtulit pro d( ominatione ) prefata. De excommunicatione illa nichil aliud faciam, licetz in comissione contineatur absolvi; eam includi feci quia nichil ultra expendi quam si solum continuisset causas iniuriarum, ita enim in ultima d{ominationis) vestre littera fieri mandatis non curantes absolvi nec aliquid expendi debere. Quando huc venit presbiter Micael, pedester venit et dixit se dimisisse mulam infirmantem in crure posteriore in loco Nuceti aa, procul ab Urbe per dietas tres et cum non videretur eum posse expediri ita cito, rediit xim presentis pro dicta, quam conduxit ad Urbem adhuc infirmantem algore et fluxu nimio. Itaque, ipsa sanitati non restituta, deliberavit omnino eam hic dimittere, me tamen dissentiente et refragante, sed forte melius consilium fuerit, quia potuisset in via deficere. Eam igitur retinui et curari faciam, et si convaluerit ipsam domino Gaspari Cazolino, illuc venire disposito, consignabo et reducendam dabo. Fecimus eam a manuscabris videri, qui etiam dissuaserunt eam debere fatigari; voluissem tamen quod eam duxisset, sed sic omnino disposuit idem presbiter Michael. Cum presentibus mitto citationem domini Sagonensis2), in qua inclusum bb est breve d(o- 25 II card. Giordano Orsini sul quale v. E. Kònig, Kardinal Giordano Orsini, Friburgo in Br. 1906. 26 Una lacuna nel testo dello storico greco Siropulo non ci consente di conoscere i nomi degli ambasciatori nè lo scopo della loro missione che viene ora alla luce attraverso la lettera di Luca; la missione di Costantinopoli rimase in Italia fino al giugno 1426: J. Gill cit., pp. 46-48. 27 Nicolò da Camogli, cancelliere. 28 Sul quale v. lettera n. 116. 2) Giacomo Rodino, vescovo di Sagona. — 223 — mini) nostri ad eundem, ut dicit d(ominus) Ambrosius de Serra qui michi ligatum manipulum dedit, in quo ab exteriori parte littera est quam dominationi) vestre et officialibus Misericordie scribit idem Ambrosius. Habeo aliam similem citationem, tamen sine brevi, quam michi etiam dedit idem Ambrosius, et illam mittam per primum modum ut ipse Ambrosius ordinavit ad cautellam si altera perderetur. Non..... committo me d(ominationi ) vestre, quam felicibus cc successibus augeat Omnipotens et liberet a lingua dolosa. Datum Rome, xxx ianuarii.....a Prefate d( ominationis ) fidelis servitor presbiter Lucas de Oliva, humillima cum recommendatione. (Reverendissimo in Christo) patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia ar( chiepiscopo lanuensi d egnissimo, domino meo singularissimo. a Lacerazione. della carta b diebus: in sopralinea c detegendum, de in sopralinea d segue depennato eum e Placentino: cifrato papa. cifrato s nuncium: in sopralinea h segue depennato cocle 1 coc earia^ cifrato 1 arienti: cifrato m segue depennato que n segue tu ^ segu depennato hoc p segue depennato eum q esse: in sopralinea ^ segu depenanto mi s segue depennato in 1 committo: in sopralinea segue depennato iam v Placentinus: cifrato w segue depennato iu gu er nator: cifrato y Nicolai de Camulio: cifrato z segue depenna o co aa segue depenato ab bb inclusum: corretto da inclusus CL felicibus corre o da fecilicibus 146 Bartolomeo de Zafferis a Pileo Novara, 31 gennaio (1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 121. Per l’indicazione dell anno cfr. lettera n. 150. Lo informa di aver trovato l’uomo adatto a diventare suo familiare. {a tergo) Reverendo in Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia archi-episcopo lanuensi, domino suo detur. 147 Bartolomeo Capra a Pileo Milano, 12 febbraio (1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 122. Sigillo placcato. L’indicazione dell’anno si ricava dall’accenno all’ambasceria di Andrea Bartolomeo Imperiale a Milano — 224 — (cfr. F. Gabotto, Un nuovo contributo cit., p. 15), e dalle notizie sulla guerra con Firenze e sull atteggiamento di Venezia che si preparava a scendere in campo: N VALERI cit., p. 378. Non sunt imputandi, mi optime presul, Andreas Imperialis nec alii tui cives, quin imo pro visitatione tuo nomine facta laudandi potius; ad nerunt et expleverunt sermonibus suis quod eis mandasti diligentissime. Ex quo tibi, pro humanitate qua mecum uteris, agerem gratias cumulatissime, nisi benivolentie et amicitie nostre parum convenire vi-deietur. Facerem etiam illud idem pro litteris que ex te redduntur, nisi scriptionibus meis respondere et satisfacere tibi intenderem; nam, licet ..upeiiori tempore negligentior in scribendo fuerim quam noster amor postulare videatur, expiare intendo posthac litterarum frequentia contumaciam omnem diligentissime. Verum, in presenti quod scribere possim neque ex Urbe, neque ex agro Tuscorum aut Romandiola quicquam habeo; in hac autem nostra Gallia, propter Enetorum tumultus, sine timore non vivunt homines, ut fit ex novitate rerum. At si in agrum ducalem irruperint, spe optima sum confirmatus a ut superiores esse debeamus, tanta est tei militaris scientia, principis virtus, fortuna, potentia, auctoritas. Sed his missis, que ex eventu sunt iudicanda, ego, licet te ignorare non putem, recte hoc tempore valeo et postquam ocio magis quam negocio indulgere coactus sum, vivo in antiqua suavitate litterarum nostrarum et ita vivo ut offendam neminem et quam multorum benivolentiam comparare studeam beneficio meo. In reliquis vero, quenadmodum b tu, sorte mea contentus ego. Ceterum, ut his que postrema epistula tua tetigisti respondeam, difficillimum est et periculosum animorum secreta velle cognoscere propter occultas hominum voluntates multiplicesque naturas, sed quantum signis, co-mecturis, verbis denique ipsis prospicere possum, que, ut ait Isocrates effigies mentis haberi solet, opinio tui optima habetur nec quisquam est eorum quos audio qui non honeste et cum laude utatur commemoratione nominis tui. Si quid tamen sentiam quo possis purgare innocentiam tuam, fies certior nostris litteris, neque labori hic parcam, non periculis etiam, si 1 Nicocle, 7. E’ probabile che tale citazione derivi dalla famosa invettiva guariniana (De Auripelle poeta...), talmente conosciuta e diffusa tra gli umanisti del tempo, da far legittimamente pensare che il Capra, corrispondente di Guarino, ne fosse a conoscenza: cfr. Epistolario di Guarino cit., I, p. 35, III, pp. 23-24. — 225 — 35 opus fuerit, quo sua integritate dignitas tua animique prestanti* conservetur et quo meam voluntatem sicut esse cupit in te ofiiciosisstmam c -gnoscere possis, Batistino’ illi confido pro tanta temeritate et mso en. a digne merita Deus ipse rependet, cuius quidem impudent,am quam s: -chanter feram « haud facile dixerim. In ipsa re aut aha quacunque a op : meam tibi utilem esse putabis, quantum tn me est utere a Vale. Ex Mediolano, die xxi februarii. Tuus B(artholomeus), archiepiscopus Mediolanensis etc. Reverendissimo patri et domino P(ileo}, archiepiscopo lanuensi, patri ca-rissimo. “ Segue depennato sum b quanadmodum: così nel testo c feram, correli su precedente scrittura d meam: in sopralinea. 148 Luca de Oliva a Pileo Roma, 15 febbraio (1426) Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 123. L’indicazione dell’anno si desume dalla stretta correlazione con la lettera n. 154 e dalle informazioni sulla malatt.a di Giovanni di Brogny. Gli comunica con soddisfazione che nel concistoro pubblico dell’8 febbraio il papa ha commesso all’esame del card. Gabriele Con u mer causa tra Pileo e Battistino da Rapallo, rimanendo all’esame di Marzia e Fomer quella relativa a Gerardo de Fornari da Parma. Lo informa gravi condizioni di salute del vicecancelliere della Chiesa . {a tergo) (Reverendissimo in) Christo patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia (archiepiscopo) lanuensi dignissimo, domino meo. 2 Battistino da Rapallo. 1 II card. Giovanni di Brogny cessò di vivere il 16 febbraio 1426: C. Eubel cit., I, p. 28. — 226 — 149 Percivalle Squarciafico a Pileo Pavia, 1° marzo 1426 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 124. Optarem, reverendissime et inclite presu], illud michi post studium tempus diurnamque cameralem occupacionem sumere liceret, quo sepius excellentissime paternitati vestre perscribendi modus facultasque daretur. Et si enim qualibet die, tum ex domini patris mei litteris, tum ex frequenti nuncio, tum adventu de sanitate statuque paternitatis vestre relatum sit, iuvat tamen venerandum hunc antistitem, de me sua humanitate curiosissimum, litteris ac si presens essem alloqui, et licet id non nixi ornatissimo comptoque sermone gravissimis eruditissimisque viris fieri liceat, michi tamen et adoloscenti et ingenii doctrineque prorsus experti nedum conceditur, sed, pro amplissima vestri in me humanitate, sepius dum adhuc presens vobis assisterem expostulatum est. Quid igitur, nonne tempuscu-lum alliquod horamque brevissimam subtraham qua, licet raptim et incompte id fiat, paternitati tante perscribere, una vobiscum esse et a profundissima sapientia vestra corrigi et admoneri detur? Scio etenim, reverendissime pater, humanitatem vestram cupidissimam semper fuisse ut iugi salubrique correctione vestra doctior et in dies eruditior fiam. Memini proffecto hoc ipsum, ut in scriptura frequens essem pro sermonis ornatu et gravitate consequenda, alias vos receptis hic in vestris litteris suasisse. Congruit quidem summe huic nostre civilli sapientie modus amenitasque a loquendi. Etenim cum omnia studiorum etb doctrinarum genera condiat, conctique quamvis quarumlibet scienciarum cognicione peritissimi, sine hac tamen fandi dissercia vulgo desipere videantur. Im exercicio tamen civilis iuris sume necessariam quis non dixerit? Nam cum ad componendos homines, gubernandam regendamquec rem publicam legum tota laboret cognicio, nulla res est que facillius animos hominum mentesque conciliet quam comitas amenitasque sermonis. Sed quid, hec enarando, in sermonem longum protrahor penes vos quidem quocumque in studio omnique scientiarum genere accutissimum peritissimumque versatum, a quo manatissimo rerum omnium cognitu dignarum fonte admoneri erudirique debeo, sed hec quidem tamquam fillio patris verba monicionesque humiliter acceptanti dixisse licuit. At quidem nec literam claudere modumque d sermoni sta- — 227 - tuere queo, dum scribenti michi Iohannis ' nostri memoria <> profecto non parve plerumque michi turbacionis causa est. E.en m ^ lutem eius optans non quidem tam corporis quam “|£ adolescentis inscitia, de nota michi eius cis in quidem fraternam caritatem compati, quem n11icubi carior perseverancia et proposito recto COnfide^^ "^LTerba quidem que frater esset quam ubi posset anime sue saluti consulere. 4 hiis diebus hic mecum illius loci prior habuit de ipsius neralia nec multum fidenda, me plurimum dubitare fecere. super hac re fieri potest vigentibus his turbationibus; decere p rem, ut etiam sibi dixi, iuvenem hunc imbecilis etiam bene fidit', apud suos prius temptandum | et ella dum tradere quam severissime et1 strictissime norme ; venem inscium alligare. Circa cuius pertinaciam demoliendam m quia non multum confidens in iuvene a vobis astrictus forte consenc. paternitatem vestram solertem et flagrantem expostulo atque deprec Cum heri michi per quendam nostrum presentis latorem relatum tasse hodie hoc Rolandum2 fidelem vestrum ex Mediolano a ven u Ianuam progresurum secum, calamum arripui, hanc sic ce enter p vestre describendam assumpsi, ipsum incipiens avi us expecta , cum hic relator recedere velet, moram in adventu ipso o an o ^ scriptam ipsi litteram tradere statui vestre paternitati deferendam , adve - tum vero ipsius qualibet hora expectans, tum ' ex representacione pe s vestre, tum ob sui inexaustam humanitatem et benignitatem gratissi . cum maxima sum consolacione visurus. Paternitatem vero vestra feliciter conservare dignetur Altissimus, que et me ipsum si i no q omnibus recomisum faciat. Scripta Papie, 1426, die i marcii. Fillius vester devotus et humillis Percival Squarzaficus. {Reverendissimo et inclito patri, domino P(ileo), Dei gratia archiepi p (I)anuensi dignissimo etc. 1 Giovanni Squarciafico, figlio di Clemente, all età di 15 anni era sta ’ dotto, all’insaputa dei famigliari, ad entrare nel monastero di San ero am Cervara e a pronunziare i voti, ripromettendosene i monaci grandi ene ci. dal monastero ed abbandonato l’abito, lo stesso Giovanni chiedeva al PaPf spensa dai voti, pronunziati, a suo dire, con la costrizione. Martino V a av questione a Pileo in data 20 giugno 1426: A.S.V., Suppl. 263, c. 11 r. a di Percivalle si colloca pertanto in un periodo in cui la famiglia, interessata a trarre il giovane all’influenza del monastero, chiedeva 1 intervento dell arcivescovo 2 Rolando de Laneriis. — 228 — “ ^amenitasque: que in sopralinea b et: in sopralinea c segue espunto ie modumque: que in sopralinea c segue depennato suis 1 segue de- in sopraUneT * n°rme: in S0Pralinea h segue depennato d ‘ tura: 150 Bartolomeo de Zafferis a Pileo Novara, 7 marzo 1426 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 125. Lo informa della partenza per Genova di Rizardo de Cimiliario, destinato a diventare familiare di Pileo. (ndulmer. 8 Samuele de Marini. 9 Gerardo de Fornari da Parma. 10 Marziale Forner. — 262 — cardinalem et processum coram d(omino) abbate 12 actitatum in formam publicam denuo destinari. Hic ipsius registrum possem habere, sed pluribus m ducatis constaret; cumque usque ad kalendas octobris necessarius non sit, inde mitti potest sine impensa quam tamen et alias plures quam credat ipse refundet si processum fuerit in causa, in qua, ut sopiretur, pauculam feci, prout in scripto impensarum quas hic feci in causis et aliis omnibus, quod mittam per dictum m(agistrum) Petrum vel (ali)um a, videbitis plenius contineri. Bullam facultatis duarum prebendarum 13 cum gratiosa derrogatoria illius constitutionis quam memini me misisse iam dudum, maxima cum difficultate expedivi, que diutissime in Camera Apostolica per d(ominum) B(enedictum) 14 fuit arrestata; qui post frequentem allocutionem meam, cum nolet eam michi liberare, de ea sermo frequentissimus fuit coram d(omino) nostro per d(ominum) Racellum3, A(ntonium) de Lu-schis, d(ominum) Samuelem, demumque et persepe per d(ominum) Odonem , cuius opera a d(omino) Samuele meque dietim solicitati estitit liberata, que cum dicta gratiosa securo contingente modo mittetur. Cuius facultatis et gratie, cum cetera non succedant ut spes dabatur, non de merito sed de giada me participem facere dignetur p(aternitas) v(estra) et in alteram illarum personarum eligere inque canonicum ipsius ecclesie vestre Ianuensis, iuxta tenorem et formam facultatis antedicte, me sive Rolandinum 16 aut unum ex aliis procuratoribus meis, qui plures sunt, sicut novit Bartolomeus noster Folieta '7, nomine meo recipi mandare supplico, habiturum me taliter in futurum ut ecclesie debito et archiepiscopali mense cessurum non sit id in detrimentum. Formam insuper processus super dicta facultate servandi mittam cum eadem. Insuper rescriptum Misericordie18 in bona forma formatum usque ad registrum bullarum expeditum est, post arresta-tionem factam in audientia contradictarum a qua non sine impensa adhibita diligentia fuit liberatum, sed demum ubi supra arrestatum per F(ranciscum) 11 11 card. Giacomo Isolani. L’abate di San Benigno di Capodifaro; cfr. poscritto. 13 V. lettera n. 160. 14 Benedetto Guidalotti. 15 Oddone de Varris. 16 Rolando de Laneriis. 17 Notaio genovese. 18 V. lettere nn. 13}, 145, 155, 160, 165. - 263 - de Veliate procuratorem etc., unde liberari non potest nisi a procurato ribus Christi pauperum, officialibus Misericordie nuncupatis, procure man dato prehabito impetrandi, scilicet et expediendi ac arrestata dearrestan faciendi quecumque rescripta seu bullas apostolicas etc., ac impetrata cu clausula si talia sint que etc. et cum potestate substituendi, quo , non proderunt abbati adinventa comissionum subterfugio 4u*n P rescriptum absolvatur celeriterque mittatur. Parum tenentur propician p dicti d{omini) officiales dicto Francisco expectanti in ecclesia lanuensi, cum sepius dixerim quod non solum Christi pauperes, set neque tai n ves cives vellet offendere tamque pio operi se ita aperto marte contra ^ exhibere. Non defuerunt atque rogamina procure mandato me non mun sine dearrestari non potest, sed frustra expertus sum omnia. Reveren mi d(omini) Sancti Eustachii 19 aggregari familie..... facile, se n<^ facillime videtur, quoniam numerosum nimis et comptum habet nreS nullus Italicus est, sed quicumque Yspanus. Alterius autem gregi ve lium, qui suaves habent ingressus, progressus ambiguos, egressus ve^.^ pissime steriles et egenos, ascribi minime cura est, cum quibus nec m nec aliis profuturus essem, quoniam nulla caritas, nulla pietas est. spes quam d(ominus) Odo habebat de thesaurarie vel vicecamerariatu^ officio, et qui me suum in notarium et familiarem habendi spem mie i fecerat, me movit adscribendum, set, cum de utroque desperare vi eatu2j> licet nulli sint assumpti, quamvis alias scripserim de d(omino) Bene ictt ’ confirmante michi quoddam quod verum non estitit, alterius serviciis mnit seu deputari non curo, nisi iusserit p(aternitas) v(estra), cui me meosqu^ humilime commendatos esse precor. His ita se habentibus igitur, si me mansurum velit hieme ventura vel ultra ut libet p(aternitas) v(estra , usque Ianuam me venire admodum ! michi necessarium est ut tegumen is hiemalibus usque ad minimum me communiam aliisque rebus meis m um statuam videamque seu alloqui faciam, si aliter molestie publice non permi serint, et matrem et patrem quos triennio et semestre labentibus postquc lugubrem casum fratris non vidi; quibus peractis, ubi et quantum iusserit p(aternitas) vestra, ubique patriam michi statuo. Hoc vacationum tempore ad kalendas usque octobris perdurantium commodius esse non potest, cum parum vel nichil agatur interea hic. Dignetur igitur p(aternitas) vestra 19 II card. Alfonso Carrillo. 20 V. lettera n. 161. — 264 — responsum dari facere quid me acturum mandet. Litteras fratris 21 recepi, sed non sicut petii; itaque illas non esse presentandas decrevimus d(ominus) Samuel et ego sed alias.....a totum infringeret negotium. Fingo illas non recepisse et ideo supplico dignetur p(aternitas) v(estra) ipsas reiterari facere ita ut Rolandino ipsique fratri lacius scribo et sine condictionibus illis. Cum difficultate quidem precedente curialitate quadam d(omini) Clementis 22 dudum scilicet xx iunii votum adimplevi, tamen, non obstante quod papa signaturam largam concesserit, expediri bullam, que diu gros-sata est, non permittit Cancellarla, quia regens, qui monacus est, refragatur; dedi et do operam ut expediatur per Cameram, quod hactenus obtinere non potui. Faciam ut expediatur votive ultra quam possim, cuius expeditionem tardiorem reddet recessus domini nostri qui xvm presentis ad castrum Genezani profectus est. Cum eo iverunt r(everendi) d(omini) cardinales de Brancatiis, Sancti Marci, Sancti Eustachii et Sancti Marcelli, olim thesaurarius23. His diebus a rege Francie ad d( ominum ) nostrum venit orator d( ominus) archiepiscopus Remensis24, qui, hic quatriduo mora protracta, ad regem Ludovicum1’ declinavit. Die lune xv presentis generale consistorium fuit factum adversus Aragonum regem 26, in quo propositum estitit, pro parte phisci, per d(ominum) G(asparem) de Perusio, oratione diserta, dictum regem cuiusdam Egidii Barchinonensis, qui se Clementem papam vocat27, et condam P(etri) de Luna successorem, fore fautorem, excitatorem scismatis, Ecclesie Dei rebellem ipsiusque bonorum occupato-rem et Apostolice Sedis contemptorem, cum in regno suo Sedis Apostolice legatum, d(ominum) cardinalem de Fuxio28, nomquam voluerit admittere, et supplicatum regem ipsum infamem, periurum et b hereticum debere pronunciati. Cuius regis excusatione facta per clericum quendam Catalanum, responsio pape fuit ipsum regem non solum proposita, sed plura contra statum Ecclesie et Sedem Apostolicam machinasse, sed, quia in summo pon- 21 Luciano della Spezia. 22 Clemente Squarciafico: cfr. lettera n. 149. 23 V. lettera n. 165. 24 Reginaldo di Chartres: C. Eubel cit., I, p. 419. 25 Luigi III d’Angiò. 26 Sull’argomento v. J. Amettler y Vinyas cit., p. 273. 27 Egidio Sancho Munoz, il quale, con l’appoggio del re d Aragona, col nome di Clemente VIII, si diceva successore di Benedetto XIII. 28 Pierre de Foix; sul rifiuto opposto da Alfonso V all incontro col legato, v. F. Baron cit., p. 26 e sgg. — 265 — tifice frequenter debet esse pacientia, ideo sibi statuit quatuor mensium terminum ad comparendum personaliter in Romana curia coram ipso domino) nostro pro se excusando suique contumacia purganda, quod si contempserit, ad ulteriora procedet. Non alia. Per clericum Albingane, per quem de singulis p( aternitatem ) v(estram) advisabam, rescribebam illarum quinque litterarum quas de mense marcii misistis per viam Luce responsum, sed cum ipse atque reiterate effectum produxerint quem videtis accumulare verba superfluum est. Mora non esset inutilis non indecora set archimandritarum strigdoniorum et anacoritarum cura tanta hic profecto non exigitur, contemplativi et spiritualissimi indicia sunt plurima que his actionibus semper non conveniunt. P( aternitati ) vestre, quam diu et felicissime conservet Altissimus, me recommitto. Datum Rome, die xxv iulii, 1426. E(xcelse) paternitatis fidelis servitor p(resbiter) Lucas de Oliva cum recommendatione. Instrumentum procure Baptiste29 vestri, qui comparait coram abbate Sancti Benigni, de quo non constat in processu, mittendum est omnino, aliter dubito non pronunciaturam iudicem. Omnesque semper exhibitiones d que fiunt semper mittende sunt. Alias scripsi et de processibus duplicatis mittendis, sed precipue exhibitiones ommittende non sunt, sine quibus1 auditores nomquam pronunciant hic. Per d(ominum) Gasparem Cazolinum seu d(ominum) m(agistrum) Petrum lacius scribam et quicquid erit scribendum. (Reverendissimo in Christo) patri et domino, d(omino) P(ileo), Dei gratia ( archiepisco )po lanuensi dignissimo, domino meo ( singularissi )mo. a Lacuna per lacerazione della carta b segue depennato destinari c infa-mem-et: in sopralinea d segue depennato in e segue depennato iude 167 Giovanni Corvini d’Arezzo a Pileo Asti, 9 agosto 1426 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 141. Reverendissime in Christo pater et domine, domine mi singularissime. Sum habiturus concordium cum reverendissimo domino .. cardinali Aqui- 29 Battista de Calestano. — 266 — legiensi 1 pro certa non parva quantitate pecunie quam a me requirit ut liberet et per s(anctissimum) dominum nostrum liberare faciat benefitium prioratus de Pavarano, diocesis Ianuensis, a pensione sibi reservata super dicto beneficio, ita quod liberum remaneat Angelino filio meo, servitori vestro 2. Propterea scribo Barnabe de Vivaldis, civi Ianuensi, reddituario dicti prioratus, quod statini responderi facere velit de florenis septingentis monete Ianuensis Mariano de Senis, campsori in civitate Mediolani, qui de ipsis respondeat dicto filio meo, sive cui pro dicto concordio duxerit ordinandum. Et ne huiusmodi concordium deficiat defectu pecunie, dominationem vestram instantissime precor quatenus per unum ex vestris bene intelligentem dignetur instari facere cum dicto Barnaba de Vivaldis ut responsionem dicte quantitatis pecunie, nomine dicti filii mei, faciat dicto Mariano sine ulla exceptione. Nam Barnabas ipse excusationem in hoc habere non debet, quia in festo sancti Martini proxime futuro erit debitor dicti A(ngelini) filii mei pro tribus annis de pensione dicti prioratus, que ascendit ad maiorem summam quam sint floreni septingenti. Hac enim sola ex causa mitto ad dominationem vestram et ad ipsum Barnabam Cassa-num de Mapello, cursorem i(llustris) domini nostri, presentium latorem, quem dignetur d(ominatio) vestra facere votive et celeriter expediri, michi rescribi faciendo de modis qui servati fuerint in premissis. Me dominationi ) vestre recomendo. Datum Ast, die vim augusti, mccccxxvi. Vestre d{ominationis) servitor Iohannes de Corvinis, ducalis secre-tarius etc. (a tergo) {Rev )erendissimo in Christo (pa)tri et domino meo ( sin )gularissimo, domino . . (Dei) gratia archiepiscopo (Ia)nuensi. 168 Raffaele Giustiniani a Pileo Chio, 13 agosto 1426 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 142. Reverendissime in Christo pater et domine. Nom scripsi paternitati vestre causis nom occurrentibus; sed, cum hiis diebus proxime elapsis 1 II card. Antonio Panciera. 2 Sull’argomento v. lettere nn. 79, 120, 169. - 267 - huc venerit r(everendus) dominus archiephiscopus Thebarum ', aserens se colectorem summi pontificis et Camere Apostolice, peciit et requixivit a r(everendo) domino episcopo istius loci2 certas peccuniarum quantitates vacationis tempore eclexie episcopatus Chii, necnom ducatos quadringentos pro quadam eclexia Santi Antonii, que est iuridicionis et capela dicti domini ephiscopi, quibus peticionibus per dictum dominum episcopum responsum fuit se nom teneri de iure, racionibus et causis datis et aligatis coram ipso et scriptis per Nicolaum Bonaspinam, notarium et scribam asumptum per dictum dominum archiephiscopum, quas responsiones obaudiens, precepit dicto domino episcopo quatenus sub pena escomunicatioms dictas peccuniarum quantitates solvere debeat; quo audito, quamplures cives et mercatores hic existentes, inter quos ego afui, loquti fuimus, de-precantes dictum dominum archiephiscopum ne dictam excomunica-tionem flumnare velit, cum prefactus dominus ephiscopus offeret ey satisdare per personas ydoneas et suficientes pro multo maiori quantitate, se transferendo Romam, coram summo pontifice, et de iudicato solvendo, et hoc pro evitare istud scandalum eclexie istius loci et potisime pro Tur-chis et Grecis ac Iudeis commorantibus et conversantibus in loco isto, quod dictus archiephiscopus facere recuxans, dictum dominum ephiscopum excomunicavit, ut in actis coram ipso agitatis lacius continetur, ex quo in ipsis nom me extendo, sed nom valens tacere de ipsius archiephiscopl modis inhumanis et, si liceat dicere, nom pastoris sed lupi rapacis, aut ex ipsius nom bona dispoxicione aut alia quavis indebita persuasione, deliberavi hanc scribere paternitati vestre, ipsi notificando prout ex predictis dictus dominus episcopus deliberavit, ymo coactus fuit Romam adire et deinde, Deo dante, Ianuam. Ex quo, precibus quibus posum et affecione cordiaUi, paternitatem prefactam deprecor quatenus dictum dominum episcopum in factis suis recomendatum habere velit, tam ibi quam Rome , cum ipsum reverenter diligam pro eius bene meritis et virtutibus et gra-tisimum michi erit quod sentiat paternitatem vestram, mei contempla-cione, dicto domino ephiscopo fuise auxilio et aiumento et, quia circa 1 Giovanni da Pontremoli: C. Eubel cit., I, p. 482. 2 Leonardo Pallavicini. 3 II 29 novembre 1426, Benedetto Guidalotti sospendeva la sentenza di scomunica contro il vescovo di Chio, rimettendolo in possesso della chiesa di Sant'Antonio e consentendo lo sblocco di fondi della mensa vescovile che erano stati bloccati: A.S.V., Arm. XXIX, Div. Cam. 11, cc. 25r.-26v. — 268 — predicta longum esset scribere, Deo previo, ipse paternitatem vestram oretenus informabit et certisimus sum quod nixi vera dicet tamquam verax et virtuoxus quia semper vicxit et vivvit prout et sicud decet qui talli dignitate funguntur. Non allia, quam paratus sum semper bono animo ad mandata eiusdem paternitatis, quam Omnipotens feliciter conservare dignetur. Data Chii, mccccxxvi, die xm augusti. Eiusdem paternitatis devotus filius Raffael Iustinianus cum recommendatione. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo), Dey et Apostolice Sedis gratia archiepiscopo Ianuensi dignissimo. 169 Giacomo de Micheli a Pileo Milano, 19 agosto 1426 Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 143. Sigillo placcato. Lo informa di essere stato nominato, il 16 agosto 1426, maestro generale delle entrate ducali '. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino honorandissimo, domino archi-episcopo Ianuensi et comiti etc. 170 Giovanni Corvini dArezzo a Pileo Asti, 21 agosto 1426 Originale in A.C.S.L, cartella 391, n. 144. Sigillo placcato. Reverendissime in Christo pater et domine, domine mi singularissime. Non parum admirationis habens de exceptionibus factis per Barnabam de Vivaldis ', eidem reiterato scribo in forma his inclusa2, qua attenta, non 1 Cfr. C. Santoro, Gli offici del connine di Milano e del dominio Sforzesco, 1216-1515, in Archivio della FISA, n. 7, Milano 1968, p. 252. 1 Sul problema cui accenna, v. lettere nn. 79, 120, 167. 2 La lettera in questione, del 21 agosto, è conservata in A.C.S.L., cartella 391, lettera non numerata. - 269 - credo quod debeat denegare requisita, opera d( ominationis ) vestre mediante. Dignetur ergo p(aternitas) vestra cum dicto Barnaba instari facere quod in hoc importanti casu requisitionibus meis deficere nolit usque ad reductionem sume in litteris meis contente. Et si forte d(ominatio) vestra videret quod adhuc nimium gravaretur, poteritis ipsum reducere ad summam florenorum cccc monete Ianue, sed hoc, quando aliter fieri non posset, usque ad ultimum reservetur. Confidenter gravo d(ominationem) vestram, cui ex his que me tangant scio firmiter nichil grave esse. Operetur in hoc d(ominatio) vestra ut spero, cui me humiliter recomendo. Datum Ast, die xxi augusti, mccccxxvi. Vestre d(ominationis) devotus Iohannes de Corvinis de Aretio, ducalis secretarius etc. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino meo singularissimo, domino Pilleo, Dei gratia archiepiscopo Ianuensi. 171 Bartolomeo Capra a Pileo Genova, 16 giugno (1428) A.S.G., Archivio Segreto, Litterarum, 111% c. 93 v. L’indicazione dell’anno si ricava dal registro. Reverendo in Christo patri et domino, domino P(ileo), archiepiscopo Ianuensi. Reverende pater. Acceptis litteris vestris, die xiin“ mensis instantis in Silvaria 1 scriptis, respondemus intelligere prudentiam vestram ac scire quod in capitulis arbitramentorum reverendissimi domini cardinalis Sancte Crucis2 nulla fit principalis0 nominatio vestri, cum in eis soli principales nominati sint nobiles de Flisco et Campofregoso cum cetera turba que rebellasset, arma movisset autb lige vel adherentibus eius adhesisset, seu contra illustrissimum dominum nostrum fecissetc. Itaque decet prius illos qui principales sunt componere ac sedare quam transire ad turbam sequacem. Illorum autem rebus compositis, fiet plenarie erga d reverentiam 1 Gervara. 2 Nicolo Albergati, mediatore della pace del 1428. — 270 — vestram id quod debitum erit. Super facto autem vicarii, respondemus placere nobis Gubernatori ut conficiantur vestri parte littere in personam venerabilis domini abbatis Sancti Stephani3 quem vobis gratum esse in-telligimus. Data xvi iunii. B(artholomeus), sancte Mediolanensis Ecclesie archiepiscopus, ducalis Ianuensis Gubernator, comes Albericus, Antiani et Petrus de Nibia, ducalis commissarius. a principalis: aggiunto nel margine esterno b segue depennato aut c fecisset: corretto da fecissent d plenarie erga: aggiunto nel margine esterno. 172 Gasparino Barzizza a Pileo? (dopo il 1422) Originale manca. Copia in Biblioteca civica di Bergamo, ms. F V 20, p. 71. Edizioni in R. Sabbadini, Lettere cit., p. 573; Id., Studi cit., p. 13; Id., Storia e critica cit., p. 124; n. ediz. cit., p. 93. Mentre nella prima edizione il Sabbadini aveva ritenuto che il destinatario fosse Pileo, e che la lettera fosse riferibile agli anni immediatamente seguenti i! 1422, data di redazione degli apografi barzizziani delle opere integre di Cicerone, nelle edizioni seguenti ha preferito rivolgere la sua attenzione al Capra, governatore di Genova, collegando l’accenno al Bracelli al 1428, quando, cioè, il cancelliere genovese fu a Milano per le nozze di Filippo Maria Visconti con Maria di Savoia: R. Sabbadini, Storia e critica cit., p. 126; n. ediz. cit., p. 94; C. Braggio cit., p. 14. A nostro giudizio, sia pure in forma dubitativa, la lettera in questione dovrebbe essere riportata alla primitiva ipotesi del Sabbadini, sia perchè sembra molto improbabile che il Capra abbia dovuto aspettare tanti anni prima di accedere alla lettura diretta del Brutus, sia perchè la forma salutatoria usata da Gasparino appare comune alle altre due lettere sicuramente indirizzate a Pileo (cfr. lettere nn. 29, 131), mai usata (esclusa una sola eccezione: R. Sabbadini, Lettere cit., p. 368) per altre persone. Fermo restando il viaggio milanese del Bracelli nel 1428, non abbiamo alcun elemento in favore o contro un viaggio anteriore. La presente edizione è condotta sull’ultima del Sabbadini e sul ms. bergamasco. Postquam Brutus noster ad me rediit, pater reverendissime, sepe illum, ut pollicitus eram, mittere ad te volui, sed incidi in homines aut minus ( properandi ) “ cupidos aut qui negotium, quod b tum eis committerem c, non intelligebant. Quorum alterd faciebat ut ne isc tarde tibi traderetur timerem, alterd ne toto illo itinere f Brutus noster male excep- 3 Giacomo Imperiale. - 271 - tus s minus honeste h in manus tuas veniret1. Maxime itaque gratias, pater optime, habeo sapientie tue qui provinciam hanc commisisti Iacobo Bra-cello1, homini honestissimo ac in his ipsis (studiis) m humanitatis egregie docto, quibus ut ceteris rebus apprime delectaris. Causam tarditatis mee vides; quare", si plusculis0 diebus forte eum apud te habueris, quam studiis meis conducat, nihil erit quod tuum in hac re desiderare officium possim. Ipse ante accusationemp defensionem prescripsit , quanquam quid r est apud me, quods non prius tuum quam meum fuerit? Vae et de me ut facis semper cogita. a properandi: omesso nel ms. b quod: nel ms. quibus C°m?\'tfnere-nel ms. committere d alter: in Sabbadini alterum is: nel ms. is , nel ms. tenere 8 exdeptus: nel ms. excipitur h honeste: nc • , ‘ veniret: nel ms: venire 1 Bracello: nel ms. Bracevo m stu nei ms n quare: nel ms. quae ° plusculis: nel ms. plus tuhs P.^CCU^V m quidquid occupationem prescripsit: nel ms. perscripsit quia. s quod: nel ms. qui 173 I Fieschi di Savignone a Pileo Savignone, 20 agosto Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 145. Chiedono il suo intervento presso il precettore dell ospedale di San Lazzaro di Genova per far ricoverare un certo Giriforte, affetto da le ra. (a tergo) . . Reverendissimo in Christo patri et domino, domino P(ileo) de Marinis, archiepiscopo Ianuensi dignissimo. 174 Andrea Bartolomeo Imperiale a Pileo Savona, 18 giugno Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 146. Sigillo placcato. Arguis me, reverendissime in Christo pater optime, quasi ego philosophorum, quorum me disciplinam profiteri asseveras, in ea parte doctrinam non assecutus fuerim, quia ubi hii omnes contemptum mortis exclament, ego, horum preceptorum immemor, ab urbe nostra, ubi invalescebat pestis, abierim. Neque illud ego primum assentio a tibi me ideo b responsurum quasi philosophum lacessitum iniuria; nam neque eam ego settam se- — 272 - que i neque inculta barba et cesaries aut pilium mihi sunt, non etiam p i osophorum mores aut vita, sed iuris civilis, quod etiam maiores nostri I lticam et moralem philosophiam vocant, unus ex minimis responsor lnterplex , quid in ea disceptandoe, quam ita late prosequeris, senni t i i apperiam, ut tua tamen sententia tua decisione corrigar et emen-on ita late prisci nostri autores seu philosophi seu morales seu quinque fuerint qui contempnendam mortem dixerint suam sententiam ' °*nu §aiunt ut passivi et sine deletu negligenda mors 1 sit omnibusque us amplectenda, quid enim absurdius, quid crudelius, quis8 stultius? no a natura nobis est data corporis nostri deffensio, ut vim et iniuriam p opu semus. Hoc comune habemus cum omnibus animantibus terre, ut ortem perniciem devitemus; hoc ergo nature documentum, nature instinc-um atque, ut ita dixerim, fondamentum, arte, luctacione enixu pervincen-um est, non semper, non ad omnem casum, sed ubi ipsa necessitas exigat, i casus ad mortem vocet. Obmittamus parumper nostram evangelicam eru-ìctionem, prosequar nunc naturalitatem et eos antiquorum mores qui iure .^entium et nature vixerunt, nam nec ipsi ita mortem contempnebant ut ex omni re minima sibi manus inicerent, nec ita mortem contempnebant ut sempei eidem volentes occurerent, sed cum moderamine hoc agebant, aut laudis et glorie cupidine aut pro liberanda patria aut, ut plerique quos tamen non aprobo, ut miseriam et calamitatem restantis vite, ut tiranidem et crudeles cruciatus effugerent. Hiis solis casibush sibi mortem conscie-ant, hic erat ille mortis contemptus quo intrepide reges et populos argue-ant (et) increpabant, qua 1 verum ubique loqui non pertimescebant, quo 1 suo more suis legibus vivere non formidabant, quo peregrinaciones, inedias, vigilias, sudores omnes atque angustias non egro animo paciebantur. Alius est quotidianus et frequens mortis despectus, ad quem sua plurimum pei tendunt documenta, videlicet quod, etsi mortem eventum irreparabilem arbitremus, imo occulis videamus ita quod omnibus certo moriendum sit, non tamen ea solicitudo, ea nos cura torquere debet assidue et affligere quasi non continuo securi sumus, set ubi sors nobis offert, leto animo amplectenda tamquam ad celum, ad meliorem vitam evolaturi simus, nec huius nimio terrore bellum ingredi formidare, pericula, labores et eas omnes curas atque facinora que nobis gloriam allatura sint. Hic est ille pavor teterrimus mortis quem nostri autores increpant at non detestantur. Ubi pestifer ' aer urbem invaxerit, fugiendum in nullius me philosophi n documentis legisse memini, hoc neque a prudentibus factum usquam notatum legi: quociens ubi pestilentia urbem Romanam quateret, a gravissimis civi- - 273 - 18 bus Romanis, omnium optimorum morum atque discipline normam pre se ferentibus, in agrum Latinum, in Etruriam, Tusculanum, Alpinas, Campaniam, Baias, Neapolim °, Brutios, Leucaniam concursum est ut pestiferum et tabificum aerem qui ex contagione eminebat fuga et locorum i ' tione vitarent, imo a peritissimis phisice artis medicis hoc solum uic sibili morbo p remedium traditum est, videlicet fugam properam et tam. Desino ergo, mi presul dignissime, increpare, qui nec pio ^ offendi disciplinam, qui non priscos mores transgressus sum, qui p isico rum remedia sequtus sum, set ad rem tuam venio: ecce seri o viro e gio d(omino) Damiano’ quid in re tua sentio, cuius consilium, cum mni transmisseris, confestim expediam. Vale et me tuum tibi fac. xnii kalendas iulii, raptim. Tuus Andreas Bartholomeus Imperialis. (a tergo) . . af Reverendissimo in Christo patri et domino, domino Pileo, Dei gr chiepiscopo Ianuensi, patri et domino honorando. a Segue depennato me b segue depennato tibi c segue incerta a causa d segue depennato in sopralinea sum c disceptando: di lettl h se„ue de- di una macchia f mors: in sopralinea g quis: cosi nel tes o g^Q su qUa pennato iis solis casibus * qua: così nel testo „^U°’ depennato abr m pestifer: ti in sopralinea n segue depennato teg 0 segue P segue depennato rep 175 Gregorio de Marini a Pileo Avignone, 13 agosto Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 147. Sdegnato per una sentenza emessa dagli Ufficiali di San Giorgio cont la famiglia, attribuendone la causa a Bartolomeo Sacco col quale avev avuto in passato un vivace scambio di parole, chiede l’intervento di l e0- (a tergo) Reverendissimo in Christo patri domino, domino P(ileo), archiepiscopo Ianuensi dignissimo, sibi honorando. 1 Damiano degli Innocenti, medico: D. Puncuh, Un soggiorno dell’arcivescovo Giacomo Fieschi cit., p. 97. — 274 — 176 Pietro de Rossi a Pileo Felino, 15 dicembre Originale in A.C.S.L., cartella 391, n. 148. Sigillo placcato. Reverendissime in Christo pater et domine, pater honorandissime. Vestre paternitatis litteras accepi de manu corerii harum latoris, quibus ìespondens dico quod in re illa in qua me requirritis summo studio opera-boi quod votum vestrum adimpleatur et circa id quod sequetur paternitatem) v(estrani) avisatam reddam. Potestis me fiducialiter amplissima be-nivolentia paternitati vestre coniunctum requirere in omnibus vobis gratis, cui me devotissime recomendo. Datum Filini, die xv decembris. Vester Petrus de Rubeis comes etc. (a tergo) Reverendissimo in Christo patri et domino, patri honorandissimo, domino P(ileo), archiepiscopo lanuensi. - 275 — INDICI INDICE DELLE LETTERE N. 1 La Signoria fiorentina a Pileo, 27 maggio 1402 pag- » 2 La Signoria fiorentina a Pileo, 14 settembre 1402 » » 3 La Signoria fiorentina a Pileo, 18 ottobre 1402 » » 4 La Signoria fiorentina a Pileo, 18 novembre 1402 » » 5 La Signoria fiorentina a Pileo, 20 marzo 1403 » » 6 La Signoria fiorentina a Pileo, 5 luglio 1403 » » 7 La Signoria fiorentina a Pileo, 13 luglio 1403 » » 8 La Signoria fiorentina a Pileo, 17 agosto 1403 » » 9 La Signoria fiorentina a Pileo, 22 settembre 1403 » » 10 Pileo ad Antonio Panciera, Pisa, 17 ottobre 1408 » » 11 Antonio Panciera a Pileo, ottobre-dicembre 1408 » » 12 La Signoria fiorentina a Pileo, 21 luglio -1° agosto 1409 » » 13 Pileo a Pierre Gerard, Genova, 4 agosto 1412 » » 14 Melchion de Manzinis a Pileo, Fivizzano, 9 novembre 1418-19 » » 15 Bassiano de Caxctis a Pileo, Gavi, 11 dicembre 1419 » » 16 Mitrio Gastinelli a Pileo, Firenze, 14 gennaio 1420 » » 17 Il Consiglio e i quattro sapienti di Capriata a Pileo, Capriata, » 6 febbraio 1420 » 18 Antonio da Ponte a Pileo, Firenze, 18 febbraio 1420 » » 19 Vianino Guasco a Pileo, Gavi, 23 febbraio 1420 » » 20 Leonardo de Albareto a Pileo, Rapallo, 11 giugno 1420 >► y> 21 Ambrogio da Solari a Pileo, Rapallo, 12 giugno 1420 » » 22 Tre Sapienti e alcuni cittadini di Capriata a Pileo, Capriata, » 16 luglio 1420 » 23 Fernando Garcia a Pileo, Capriata, 8 agosto 1420 » » 24 Teramo Adorno a Pileo, Capriata, 8 agosto 1420 » » 25 I quattro sapienti di Capriata a Pileo, Capriata, 6 ottobre 1420 » » 26 Il Prevosto generale di Mortara a Pileo, Mortara, 20 gennaio » 1421-22 » 27 Il marchese di Monferrato a Pileo, Montemagno, 10 maggio 1421 » » 28 Angelino di Lorenzo a Pileo, Gavi, 21 agosto 1421 » » 29 Gasparino Barzizza a Pileo, Milano, 31 agosto 1421 » » 30 Pileo a Giovanni Ser Mini, Genova, 3 settembre 1421 » » 31 Pileo « Universis et singulis », Genova, 28 novembre 1421 » » 32 Prete Giacomo a Pileo, Portovenere, 11 gennaio 1422 » » 33 Canucino, podestà di Gavi, a Pileo, Gavi, 13 gennaio 1422 » » 34 Angelino di Lorenzo a Pileo, Gavi, 13 gennaio 1422 » 51 51 52 53 53 54 54 54 54 54 56 58 59 60 61 61 62 63 67 68 68 69 69 70 70 71 72 72 73 74 75 76 80 80 — 279 — N. 35 » 36 » 37 » 38 » 39 » 40 » 41 » 42 »■ 43 » 44 » 45 » 46 » 47 » 48 » 49 » 50 » 51 » 52 » 53 » 54 » 55 » 56 » 57 » 58 » 59 » 60 !> 61 » 62 » 63 ,» 64 » 65 » 66 » 67 » 68 » 69 » 70 » 71 » 72 » 73 » 74 Angelino di Lorenzo a Pileo, Gavi, 24 gennaio 1422 Pa8- 81 Giovanni da Carnago a Pileo, Sanremo, 7 febbraio 1422 » 81 Prete Giacomo a Pileo, Portovenere, 12 febbraio 1422 Nicola de Guercio a Pileo, Chiavari, 14 febbraio 1422 Angelino di Lorenzo a Pileo, Gavi, 17 febbraio 1422 * Angelino di Lorenzo a Pileo, Gavi, 9 marzo 1422 }> Antonio da Ponte a Pileo, Albenga, 17 marzo 1422 * Guglielmino da Sezzadio a Pileo, Sestri L., 18 marzo 1422 » 8^> Antonio da Ponte a Pileo, Albenga, 19 marzo 1422 * ^ Pileo ad Antonio da Ponte, Genova, 21 marzo 1422 Antonio da Ponte a Pileo, Albenga, 23 marzo 1422 Nicola de Guercio a Pileo, Chiavari, 15 aprile 1422 Anonimo a Pileo, giugno-luglio 1422 Suor Caterina a Pileo, Rapallo, 1° luglio 1422 I governatori e i consiglieri ducali in Genova a Pileo, Sestri P-, 14 luglio 1422 Baldino da Candia a Pileo, Rapallo, 29 luglio 1422 Enrico Scarampi a Pileo, Roma, 30 settembre 1422 Zanino Ricci a Pileo, Milano, 21 dicembre 1422 Matteo del Carretto a Pileo, Subiaco, 27 dicembre 1422 Lodovico Fieschi a Pileo, Roma, 2 gennaio 1423 Francesco Landò a Pileo, Roma, 9 gennaio 1423 Luigi III dAngiò a Pileo, Roma, 9 gennaio 1423 Lodovico Fieschi a Pileo, Roma, 10 gennaio 1423 Racello dell’Oro a Pileo, Roma, 5 febbraio 1423 Giordano Orsini a Pileo, Roma, 5 febbraio 1423 Antonio Rapa, castellano di Capriata, e i quattro sapienti a Pileo, Capriata, 1° marzo 1423 Lodovico Fieschi a Pileo, Roma, 3 marzo 1423 Zanino Ricci a Pileo, Milano, 6 marzo 1423 Antonio Rapa, podestà, e il consiglio di Capriata a Pileo, Capriata, 9 marzo 1423 Leonardo Dati a Pileo, Roma, 19 marzo 1423 Luigi III dAngiò a Pileo, Roma, 19 marzo 1423 Lodovico Aleman a Pileo, Roma, 23 marzo 1423 Gaspare Cazolino a Pileo, Roma, 24 marzo 1423 Oddone de Varris a Pileo, Roma, 25 marzo 1423 * Bartolomeo Valori ed Angelo de’ Pandolfini a Pileo, Firenze, 26 maggio 1423 }> Bartolomeo Valori ed Angelo de’ Pandolfini a Pileo, Firenze, 29 maggio 1423 >y Lucio de’ Conti a Pileo, Roma, 17 giugno 1423 » ^ Martino de Ghisolfi a Pileo, Milano, 13 luglio 1423 Giacomo Colonna a Pileo, Roma, 17 luglio 1423 - » Antonio da Ponte a Pileo, Toirano, 23 luglio 1423 » H4- » 84 » 87 » 87 » 88 » 88 » 89 » 90 » 91 » 92 » 93 » 94 » 95 » 96 » 97 » 98 » 99 » 101 » 101 » 102 » 102 » 103 » 104 » 104 » 105 » 107 — 280 — 75 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano 30 luglio 1423 pag- 115 76 Martino V a Pileo, Roma, 14 agosto 1423 » 115 77 Arpino de Colli a Pileo, Roma, 16 agosto 1423 » 116 78 Lucio de’ Conti a Pileo, Roma, 26 agosto 1423 » 118 79 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 26 agosto 1423 » 119 80 Lodovico Aleman a Pileo, Roma, 28 agosto 1423 » 121 81 Lodovico Aleman a Pileo, Roma, 16 ottobre 1423 » 122 82 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 19 ottobre 1423 » 123 83 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 21 ottobre 1423 » 124 84 Gerardo de Fornati da Parma a Pileo, Roma, 23 dicembre 1423 » 126 85 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo, Roma, 2 gennaio 1424 » 129 86 Opizzino Malaspina di Varzi a Pileo, Varzi, 14 gennaio 1424 » 132 87 Leonardo Bruni a Pileo, Firenze, 12 febbraio 1424 » 133 88 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo, Roma, 19 febbraio 1424 » 134 89 Giacomo Donadofo a Pileo, Venezia, 24 febbraio 1424 » 138 90 Ambrogio Traversari a Pileo, Firenze, 27 febbraio 1424 » 138 91 Bartolomeo Grifferio, Bartolomeo Capelino e Guglielmo Rosso, 140 cittadini di Capriata a Pileo, Capriata, 1° marzo 1424 » 92 Ottobono da Valenza a Pileo, Ventimiglia, 2 marzo 1424 » 141 93 I cittadini di Capriata a Pileo, Capriata, 2 marzo 1424 » 142 94 Gerardo de Fornari da Parma a Pileo, Roma, 2 marzo 1424 » 143 95 Nicola Fieschi a Pileo, Torriglia, 8 marzo 1424 » 147 96 Marino di Tocco a Pileo, Roma, 8 marzo 1424 » 148 97 Pietro de Giorgi a Pileo, Novara, 8 marzo 1424 » 150 98 I quattro sapienti ed il consiglio di Capriata a Pileo, Capriata, 150 9 marzo 1424 » 99 Nicola da Cortona a Pileo, Firenze, 13 marzo 1424-26 » 151 100 Daniele Pagani a Pileo, Tortona, 23 marzo 1424 » 152 101 Bartolomeo Vivaldi a Pileo, La Spezia, 27 marzo 1424 » 153 102 Giovanni Valdettaro a Pileo, 8 luglio 1424 » 153 103 Pier Candido Decembrio a Pileo, fine agosto 1424 » 154 104 Benedetto Guidalotti a Pileo, Frascati, 5 settembre 1424 » 156 105 Modesto Decembrio a Pileo, Bassignana, 7 settembre 1424 » 157 106 Bartolomeo Guasco a Pileo, Lucca, 8 ottobre 1424 » 158 107 Bartolomeo Guasco a Pileo, Lucca, 9 ottobre 1424 » 160 108 Giorgio del Carretto a Pileo, Pavia, 21 ottobre 1424 » 162 109 Ambrogio Traversari a Pileo, Firenze, 19 novembre 1424 » 163 110 Pietro di San Pietro a Pileo, 1425? » 165 111 L. de B. a Pileo, 1425-26 » 166 112 Leonardo Pallavicini a Pileo, Chio, 16 gennaio 1425 » 167 113 Bartolomeo Guasco a Pileo, Lucca, 20 gennaio 1425 » 167 114 Andrea de Franchi Bulgaro a Pileo, Savona, 31 gennaio 1425-26 » 169 115 La marchesa di Monferrato a Pileo, Pontestura, 11 marzo 1425 » 171 116 Giacomo da Chiavari a Pileo, Milano, 20 marzo 1425 » 171 117 Franchino da Castiglione a Pileo, Milano, 22 marzo 1425 » 173 — 281 — N. 118 Pierre de Foix a Pileo, Pomicinoli, 22 marzo 1425 pag- 173 » 119 Andrea Biglia a Pileo, Bologna, 25 marzo 1425 * 174 » 120 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 25 marzo 1425 » 176 » 121 Branda Castiglioni a Pileo, Milano, 30 marzo 1425 » 177 » 122 Giacomo Curio a Pileo, Roma, 11 aprile 1425 » 177 » 123 Giovanni Corvini dArezzo a Pileo, Milano, 12 aprile 1425 » 178 » 124 Andrea de Franchi Bulgaro a Pileo, Savona, 12 aprile 1425-26 » 179 » 125 Lodovico Guasco a Pileo, Torino, 27 luglio 1425-26 * 1^1 » 126 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 30 luglio 1425 » 127 Filippo Maria Visconti a Pileo, Milano, 2 agosto 1425 * 1^2 » 128 Filippo Maria Visconti a Pileo, Milano, 20 agosto 1425 » 129 Francesco Barbavara a Pileo, Milano, 31 ottobre 1425 » 130 Pietro Fieschi a Pileo, Caffa, 2 novembre 1425 * ^ » 131 Gasparino Barzizza a Pileo, Pavia, 12 novembre 1425 * l^” * 132 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 18 novembre 1425 » 133 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 29 novembre 1425 * ^ » 134 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 29 novembre 1425 * ^ » 135 Racello delI’Oro a Pileo, Roma, 30 novembre 1425 * » 136 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 3 dicembre 1425 y> » 137 Gregorio de Marini a Pileo, Milano, 4 dicembre 1425 y> ^07 » 138 Bassiano de Caxetis a Pileo, Lodi, 9 dicembre 1425 * » 139 Enrico Rampini a Pileo, Tortona, 11 dicembre 1425 * » 140-141 Ambrogio de Serra a Pileo, Roma, 26 dicembre 1425 * ^ » 142 Bassiano de Caxetis a Pileo, Lodi, 4 gennaio 1426 » 143 Matteo del Carretto a Pileo, Roma, 19 gennaio 1426 » 144 Gaspare Bonizi a Pileo, Roma, 20 gennaio 1426 * » 145 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 30 gennaio 1426 * » 146 Bartolomeo de Zafferis a Pileo, Novara, 31 gennaio 1426 » 147 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 12 febbraio 1426 * ^24 » 148 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 15 febbraio 1426 >y » 149 Percivalle Squarciafico a Pileo, Pavia, 1° marzo 1426 y> 221 » 150 Bartolomeo de Zafferis a Pileo, Novara, 7 marzo 1426 » 151 Giacomo de Bove da Torriglia a Pileo, Torriglia, 11 marzo 1426 » 229 » 152 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 18 marzo 1426 * ^29 » 1 53 Sindaco, consiglio e comunità di Calvi a Pileo, Calvi, 21 marzo 1426 » 230 » 154 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 28 marzo 1426 » 232 » 155 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 4 aprile 1426 » 235 » 156 Samuele de Marini a Pileo, Roma, 11 aprile 1426 >y 239 » 157 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 17 aprile 1426 » 241 » 158 Luca de Oliva e Samuele de Marini a Pileo, Roma, 30 aprile 1426 » 242 » 159 Racello dell’Oro a Pileo, Roma, 2 maggio 1426 » 245 » 160 Samuele de Marini a Pileo, Roma, 26 maggio 1426 » 248 » 161 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 26 maggio 1426 » 251 » 162 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 3 giugno 1426 » 253 » 163 Luca e Gamelone, marchesi di Ceva, a Pileo, Ceva, 17 giugno 1426 » 255 — 282 — N. 164 Bartolomeo Capra a Pileo, Milano, 14 luglio 1426 Pag- 256 » 165 Samuele de Marini a Pileo, Roma, 20 luglio 1426 » 257 » 166 Luca de Oliva a Pileo, Roma, 25 luglio 1426 » 261 » 167 Giovanni Corvini d’Arezzo a Pileo, Milano, 9 agosto 1426 » 266 » 168 Raffaele Giustiniani a Pileo, Chio, 13 agosto 1426 » 267 » 169 Giacomo de Micheli a Pileo, Milano, 19 agosto 1426 » 269 » 170 Giovanni Corvini d’Arezzo a Pileo, Milano, 21 agosto 1426 » 269 » 171 Bartolomeo Capra a Pileo, Genova, 16 giugno 1428 » 270 » 172 Gasparino Barzizza a Pileo, ( dopo il 1422 } » 271 » 173 I Fieschi di Savignone a Pileo, Savignone, 20 agosto » 272 » 174 Andrea Bartolomeo Imperiale a Pileo, Savona, 18 giugno » 272 » 175 Gregorio de Marini a Pileo, Avignone, 13 agosto » 274 » 176 Pietro de Rossi a Pileo, Felino, 15 dicembre » 275 . • . ' ■ • • . - ■ ■ INDICE DEI CORRISPONDENTI CON RINVIO AI NUMERI DELLE LETTERE Adorno Teramo. 24. Albareto (de) Leonardo. 20. Aleman Lodovico. 66, 80, 81. Angiò (di) Luigi III. 56, 65. anonimo. 47. B. (de) L. 111. Barbavara Francesco. 129. Barzizza Gasparino. 29, 131, 172. Biglia Andrea. 119. Bonizi Gaspare, da Perugia. 144. Bove (de) Giacomo. 151. Bruni Leonardo. 87. Calvi (sindaco, consiglio e comunità). 153. Candia (de) Baldino. 50. Canucino, podestà di Gavi. 33. Capra Bartolomeo. 75, 79, 82, 83, 120, 126, 147, 152, 157, 164, 171. Capriata (consiglio, podestà, sapienti, comunità). 17, 22, 25, 60, 63, 91, 93, 98. Carnago (da) Giovanni. 36. Carretto (del) Giorgio. 108. (del) Matteo. 53, 143. Castiglione (da) Franchino. 117. Castiglioni Branda. 121. Caterina, abbadessa di S. Giacomo di Gra-narolo. 48. Caxetis (de) Bassiano. 15, 138, 142. Cazolino Gaspare. 67. Ceva (di) Gamelone e Luca marchesi. 163. Chiavari (da) Giacomo. 116. Colli (de) Arpino. 77. Colonna Giacomo. 73. Conti (de’) Lucio. 71, 78. Cortona (da) Nicola. 99. Corvini Giovanni d’Arezzo. 123, 167, 170. Curlo Giacomo. 122. Dati Leonardo. 64. Decembrio Modesto. 105. Pier Candido. 103. Donadofo Giacomo. 89. Fieschi di Savignone. 173. - Lodovico. 54, 57, 61. - Nicola. 95. Pietro. 130. Firenze (Signoria). 1-9, 12. Foix (de) Pierre. 118. Fornari (de) Gerardo, da Parma. 84, 85, 88, 94. Franchi Bulgaro (de) Andrea. 114, 124. Gambolitis (de) Galeazzo, prevosto di Mortara. 26. Garcia Fernando. 23. Gastinelli Mitrio. 16. Gerard Pierre. 13. Ghisolfi (de) Martino. 72. Genova (Governo Ducale). 49. Giacomo prete. 32, 37. Giorgi (de) Pietro. 97. Giovanni ser Mini. 30, 31. Giustiniani Raffaele. 168. Guasco Bartolomeo. 106-07, 113. Lodovico. 125. Vianino. 19. Guercio (de) Nicola. 38, 46. Guidalotti Benedetto. 104. Imperiale Andrea Bartolomeo. 174. — 285 — Landò Francesco. 55. Lorenzo (di) Angelino. 28, 34, 35, 39, 40. Malaspina Opizzino. 86. Manzinis (de) Melchion. 14. Marini (de) Gregorio. 137, 175. (de) Samuele. 156, 158, 160, 165. Martino V. 76. Micheli (de) Giacomo. 169. Monferrato marchesa di. 115; marchese di. 27. Oliva (de) Luca. 132-34, 136, 145, 148, 154-55, 158, 161-62, 166. Oro (dell’) Racello. 58, 135, 159. Orsini Giordano. 59. Pagani Daniele. 100. Pallavicini Leonardo. 112. Panciera Antonio. 10, 11. Pandolfini (de’) Angelo. 69, 70. Ponte (da) Antonio. 18, 41, 4345, 74. Rampini Enrico. 139. Ricci Zanino. 52, 62. Rossi (de) Pietro. 176. S. Pietro (di) Pietro. 110. Scarampi Enrico. 51. Serra (de) Ambrogio. 140-41. Sezzadio (de) Guglielmino. 42. Solari (de) Ambrogio. 21. Squarciafico Perei valle. 149. Tocco (di) Marino. 96. Traversari Ambrogio. 90, 109. Valdettaro Giovanni. 102. Valenza (da) Ottobono. 92. Valori Bartolomeo. 69, 70. Varris (de) Oddone. 68. Visconti Filippo Maria. 127-28. Vivaldi Bartolomeo. 101. Zafferis (de) Bartolomeo, da Novara. 146, 150. INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO Acqui, vescovo, v. Scarampi Enrico. Adorno Benedetto. 10, 162. - Luchino. 10. Teramo. 67, 70. Adria, vescovo, v. Camplo (de) Giacomo. Ailly (de) Pierre. 16. Alba, vescovo, v. Rambaldi (de) Alerino. Albano, vescovo, v. Orsini Giordano. Albareto (de) Leonardo. 68. Albenga. 29, 65, 86, 87, 232, 266. chiesa di S. Maria in Fontibus. 87, 114. diocesi. 114. vescovo, v. Carretto (del) Matteo; Fieschi Gilberto; Ponte (da) Antonio. Albergati Nicolò. 22, 198, 243, 248, 270. Alberico conte. 271. Albizzi Rinaldo. 201. Aleman Lodovico. 39, 92, 105, 121-22, 136, 146, 198, 248. Alessandria. 29. - vescovo, v. Mantegazza Michele. - (da), v. Colli (de) Arpino; Guasco Antonio. Alessandro V. 14, 59, 60, 162. Alet, vescovo, 202; v. Assalbit Pierre. Alfonso V d’Aragona. 17, 18, 35, 38, 98, 105, 120, 161, 175, 199, 230-31, 265. Alzate (da) Opizzino. 19, 21, 27, 34, 183-84, 207, 209-10, 241-42. Amaroto Antonio. 69, 103, 142. Tobia. 142. Amayno (de) Araone. 86. Ambrogio da Biassa, v. Biassa. - da Solari, v. Solari. Amé di Saluzzo, v. Saluzzo. Anagni, vescovo, v. Fuschis (de) Ange-loto. Ancona. 190. - marca. 16; governatore, v. Carretto (del) Matteo; Emigli Pietro. Andalo (de) Fantino. 201. Andora, chiesa di S. Giovanni. 87. Andrea prete, 68. - di S. Ambrogio, v. S. Ambrogio. Angelo d’Antonio ser Benucci da Siena. 120. Angiò (d’) Luigi II. 59; Luigi III- 33, 97, 98, 104-05, 112-13, 120, 200, 265. Angioini. 18, 230. Aniciensis, v. Gerard Pierre. Antonino frate. 242. Antonio. 250. f. di Luca de Bozolo. 229. de Godiglasio, v. Godiasco. de Guaschis, v. Guasco, da Massa, v. Massa. Aquileia. 66. chiesa di S. Stefano. .156. patriarca, v. Panciera Antonio; Ponte (da) Antonio. Aragazzi Bartolomeo da Montepulciano. 39, 127, 131, 188-89,195-96, 216, 219, 236, 240, 244. Aragona, Aragonesi. 38, 45, 46, 55, 173, 199, 230, 249. re, v. Alfonso V. - v. anche Catalani. Araone de Amayno, v. Amayno. Arcano Gabriele. 256. Ardingo di Guciozzo, v. Ricci. Arezzo (d’), v. Corvini Giovanni. Arles, arcivescovo, v. Aleman Lodovico. — 287 — Arpino. 274. Artaldo, abate di S. Antonio di Vienne. 199. Assalbit Pierre, vescovo di Alet. 136, 145. Assopavdi Nicola. 165, 234. Asti, vescovo. 197. Aurispa Giovanni. 19, 43, 44, 46, 160, 164, 168, 174, 176. Austria (d’) Alberto V. 172. Avignone. 174. Avudanis (de) Bartolomeo. 211. Baglioni Angelo da Perugia. 51. Baia. 274. Baldani Giovanni da Udine. 162. Baldino da Candia, v. Candia. Barbadori Nicolò. 52-54. Barbavara Francesco. 33, 183, 184. Giovanni. 185. Bardella Pietro. 70. Bardi (de) Bartolomeo. 137. Bargagli (da) Michele. 215, 217, 220, 223, 254, 261. Bartolomeo. 208. de Avudanis, v. Avudanis. - de Monte, v. Monte. de Morinelo, v. Morinelo. de frate Ogerio. 167. da Udine, v. Udine. Barzizza Gasparino. 19, 24, 25, 41, 73, 74, 186, 271. Giovanni Agostino. 74. Guiniforte. 75. Nicolò. 74. Basilea, concilio. 34, 36, 144, 199. Bassiano de Caxetis, v. Caxetis. da Lodi, v. Lodi. Bassignana, podestà, v. Decembrio Modesto. Battista de Calestano, v. Calestano. di Diano, v. Diano, o Battistino da Rapallo, v. Rapallo. Bava Giovanni. 142. Manuel. 142. Beaufort (di) Enrico. 248. Beaulieu, abate di, v. Sulbury William. Belluno, vescovo, v. Scarampi Enrico. Benedetto XIII (Pietro di Luna). 12-14, 32, 55, 60, 86, 170, 219, 265. Benevento, rettore, v. Scarampi Enrico. - vescovo, v. Capranica Paolo. Bernardino da Siena, v. Siena. Bernardo prete. 84. Bernizoni o de Bernizono Nicola. 232, 25 L . 0 Bertaroto Belengerio o Blengio. , 142. Martino. 142. Bianchina f. di Roberto di Fronzola, 19 . Biassa, torre. 78. (de) Ambrogio. 78. Biglia Andrea. 19, 43, 174. Bobbio. 30, 132. diocesi. 152. vescovo, v. Pagani Daniele. Bocheria Battista. 143. - Gabriele. 150. - Giovanni. 69, 142. - Lodovico. 143. - Matteo. 150. Raffaele. 142. Visconte. 101. Boccardo Demondelo. 67. - Giacomo, f. di Demondelo. 67. Boemia. 56. Bologna. 33, 43, 45, 46, 60, 66, 96, 162, 186, 197. - cardinale di, v. Corer Antonio. - governatore, v. Aleman Lodovico, Carrillo Alfonso; Fieschi Lodovico. - vescovo, v. Albergati Nicolò. (da) Nerino. 203. - (da), v. Oro (dell’) Racello. Bonaspina Nicola. 268. Bonifacio (Corsica). 21, 22, 35, 230-31-Bonifacio Vili. 196, 244. - IX. 9-11, 137, 196, 222, 244. Bonizi Gaspare da Perugia. 134-35, 143, 148, 215-18, 221-22, 233, 237-38, 240, 265. Bordeaux. 190. — 288 — Bordino Filippino. 142. - Luchello. 142. Borghetto. 86. Borromeo Giovanni. 198. Borzone, abate. 84. Botesim. 179. Boucicaut, v. Le Meingre. Bove (de) Giacomo, da Torriglia. 229. Boyano Pietro. 142. - Simone. 142. Bozolo (de) Luca. 229. Bracelli Giacomo. 271-72. Brancacci Rinaldo. 201, 260, 265. Brescia. 35, 256. Brno. 172. Brogny (de) Giovanni. 39, 2A5, 226, 234, 238, 240. Brugnato, vescovo, v. HenrigirJs (de) Tommaso. Bruni Leonardo. 19, 25, 41, 42, 44, 119, 133. Bruxato Giacomo. 142. - Nicolino. 142. Bucca (di) Giovanni. 248. Burgos (da), v. Garcia Fernando. Busalla. 191. Caetani Ruggero I. 131. Gaffa. 153, 186. console, v. Fieschi Pietro. Calabria. 274. Calestano (de) Battista. 218, 234, 266. Calvi. 21, 22, 35, 230-31. Calvo Giorgio. 51. Camogli (da) Nicolò. 223, 246-47. Campagna, rettore, v. Carretto (del). Matteo; Scarampi Enrico. Campania. 274. Camplo (de) Giacomo. 38, 144, 190. Campofregoso. 22, 46, 47, 161, 166, 167-69, 270. (di) Tommaso. 16, 17, 22, 37, 45, ^6, 65, 70, 75, 125, 159, 165, 169, 184. Camposasco, chiesa di S. Maria. 68. Candia (de) Baldino. 91. Caneto (de) B. 216. Canibus (de) Giacomo. 126, 130, 134, 137, 143-45, 148-50. Cantarelli Luca, da Reggio. 31. Canucino podestà di Gavi. 80. Capelino da Novi, v. Novi. Bartolomeo. 140. Capograssi Paolo da Sulmona. 258-59, 262. Capra Bartolomeo. 19, 22, 33-35, 37, 43, 44, 94, 114-15, 119-20, 123-25, 176-77, 182, 224-25, 229, 241, 256, 270-71. Capranica Domenico. 47, 48, 248, 251. - Paolo. 47, 168. Capriata. 26, 62, 69, 70, 101, 103, 140, 142, 150. cappella di S. Caterina. 62, 63, 67. 69, 70. castello. 62; Castellano, v. Rapa Antonio. - chiesa di S. Pietro. 101, 103, 150; cappella di S. Maria. 63, 67, 69, 70; rettore. 80; v. Lodi (da) Bassiano. ospedale di S. Giovanni Battista. 62, 63, 67, 69. - podestà, v. Rapa Antonio. Care o Kare Giovanni. 194, 196, 221-22, 244. Carlo VI di Francia. 14. Carmagnola, conte di. 19, 29, 129, 141, 152, 160, 257. Carnago (di) Giovanni. 81. Carpentras. 47, 159. - prevosto, v. Puteo (de) Giovanni, vescovo, v. Camplo (de) Giacomo. Carrara (da) Francesco Novello. 18, 52. (da), v. Lodovico ser Capucii. Carretto (del) Corrado. 35. (del) Giorgio. 162. (del) Matteo. 21, 35, 36, 38, 39, 94, 100, 107, 109, 129, 131, 135, 137, 143, 162, 190, 200, 214, 217, 221, 232, 236, 240, 252-53, 255. Carrillo Alfonso. 40, 125, 144, 205, 216-17, 260, 264-65. — 289 — 19 Casini Antonio. 191, 195, 204, 217, 235, 248-49, 260, 265. Cassano de Mapello, v. Mapello. Castellani (de) Spinello. 51. CastelTArquato, podestà, v. Decembrio Modesto. Castello, vescovo, v. Landò Marco. Castelnuovo Bocca dAdda. 257. Castiglia. 38. re. 199. Castiglione (de) Franchino. 85, 95, 173, 193, 198, 200, 212. Castiglioni Branda. 39, 172-73, 177, 189, 201, 205, 219, 223, 239, 259-60, 264. Castrensis, v. Mairose Raimondo. Catalani. 13, 17, 30, 78, 83, 120, 124, 231. Caterina, badessa di S. Giacomo di Gra-narolo. 88, 89. Cattaneo Giacomo. 71, 72. Cava dei Tirreni, vescovo, v. Fuschis (de) Angeloto. Caxetis (de) Bassiano. 61, 208, 213. Cazolini (de) Antonio. 86. (de) Cazolino. 86. Cazolino Gaspare. 87, 95, 107, 129, 134-36, 145, 197, 222-23, 237, 266. Cervantes Giovanni. 248. Cervara, monastero di San Gerolamo. 22, 220, 228, 246, 270. Cesarini Giuliano. 48, 248. Ceva, chiesa di S. Andrea. 255. marchesi, Gamelone e Luca. 255. Chartres (de) Reginaldo. 265. Chiavari. 88. monastero (S. Eustachio?). 84. - (da) Giacomo. 171, 173, 223. (da) Tommaso. 152. Chio. 30. chiesa di S. Antonio. 268. Maona. 167. vescovo, v. Pallavicini Leonardo. Ciciliano (de) Nicolò. 260. Cimiliario (de) Rizardo. 229. Cipro. 248. - re. 177. Clareta di S. Agata, v. S. Agata. Clemente Vili (Egidio Munoz Sancho). 265. Colli (de) Arpino. 28, 29, 51, 79, 116-17, 128, 131, 136-37, 145, 192, 252, 254- 55. Colonna Caterina. 94. Giacomo. 24, 112. Giordano. 40, 113, 127-28, 131. Prospero. 48, 235, 243, 248. abate, v. Emigli Pietro. Como, vescovo, v. Barbavara Giovanni. Concordia, vescovo, v. Panciera Antonio; Ponte (da) Antonio; Strassoldo (di) Enrico. Condulmer Gabriele. 226, 232-33, 235, 239, 258, 262. Contarini Andrea. 201. Conti (di) Lucio. 39, 95, 111, 118, 127, 129-31, 136, 145, 260. Contreras (de), v. Martinez Juan. Conzié Francesco. 106. Corer Angelo, v. Gregorio XII. - Antonio. 38, 144, 169, 190, 200, 205, 239. Corniglia. 79. Corrado de Gallicano, v. Gallicano. Corsica. 17, 30, 83. Cortona (da) Nicola. 151. Corvini Angelino, f. di Giovanni, d Arezzo. 27, 119, 179, 267. Giovanni. 27, 33, 119, 178, 266, 269. Costantinopoli. 223. - patriarca, v. Rochetaillée (de) Jean. Costanza. 16, 17, 60, 61, 144. - concilio. 15, 32, 34, 35, 39, 40, 45, 46, 65, 106, 161, 168, 188, 192-93. Cremona vescovo, v. Capra Bartolomeo. Creta, vescovo, v. Donato Pietro. Cristoforo, scriba di Gavi. 45. Crovaria (de) Giovanni. 141. Curio, chiesa di S. Tommaso. 68. Curio Giacomo. 42, 177-78. — 290 — Dati Leonardo. 39, 40, 104, 144. Decembrio Modesto. 41, 157-58. Pier Candido. 19, 25, 41, 43, 44, 125, 154, 157. - Paolo Valerio. 41, 154, 157. - Uberto. 157-58. Delfinato. 158. Diano (de) Battista. 76, 77. - (de) Gabriele. 76, 77, 81, 83. Die, vescovo, v. Poitiers (de) Jean. Dolera (de) Geronimo. 232. Donadofo Giacomo. 138. Donato Pietro. 38, 144, 189-90, 200. Doria. 77. Durazzo (di), v. Ladislao di Napoli. Dwerg Hermann. 66. Dyana (de) Giovanni. 202. Ebrei. 30, 268. Emigli Pietro. 38, 66, 144, 190, 200, 243. Enoch. 215. Enrico VI d’Inghilterra. 198-99. Estensi. 46. Eugenio IV. 47, 130. Evreux, vescovo, v. Capranica Paolo; For-ner Marziale. Fabiano, rettore di S. Massimo di Rapallo. 89. Falkenberg Giovanni. 16, 200. Fano. 200. Fantino di Andalo, v. Andalo. Faydit Gerardo. 233, 239, 254, 258, 262. Federico de Segnorio, v. Segnorio. Felino. 275. Feltre, vescovo, v. Scarampi Enrico. Fermo, vescovo, v. Capranica Domenico. Ferrara. 46. - pace di. 47. Ferreri Vincenzo (S.). 12. Fidelis Ambrogio. 127, 130, 135, 145. Fieschi. 19, 22, 29, 91, 270. - Battista. 19, 28, 88, 90, 91, 102. Carlo. 64, 157. Domenico. 10, 19, 28, 64, 88. - Giacomo. 9, 196. Gilberto. 32, 64. - Giovanni. 146. - Ibleto. 147. - Lodovico. 10, 12, 13, 19, 28, 29, 45, 78, 87, 95, 96, 98, 102, 116-17, 119, 147, 192. Luca. 53. - Nicola. 147. Pietro. 186. di Savignone. 272. Fillastre Guglielmo. 40, 127, 131, 136, 145, 260, 265. Finamore (de) o Finamoris Giacomo, da Voltri. 128. Firenze, Fiorentini. 18, 19, 22, 31-33, 35, 38, 42, 43, 52, 58, 59, 61, 63, 144, 161, 169, 174-75, 177, 199, 201, 225. certosa. 19; priore v. Cortona (da) Nicola. - Signoria. 24, 31, 51-54, 58. (da) Giovanni. 70. Focea, vescovo, v. Trotti Giacomo. Foggia (Rapallo) (da) Tommaso. 86, 152, Foglietta Bartolomeo. 263. Domenico. 209. - Pietro. 262. Foix (de) Pierre. 40, 173, 265. Forlì. 18, 46, 109-10, 112. Fornari (de) Gerardo, da Parma. 20, 37, 126-27, 129-30, 134, 143, 145-46, 197, 216, 218, 220, 226, 234, 236, 238, 254, 259, 262. - (de) Raffaele. 161. Fornaxario Giacomo. 142. - Giovanni. 142. Forner Marziale. 218, 226, 236, 262. Franceschino. 129. Francesco. 126. da Marengo, v. Marengo, di S. Donato, v. S. Donato. - de Veliate, v. Veliate. Franchi Bulgaro (de) Andrea. 162, 169-70, 179. - (de) Marco. 162, 170. — 291 — Francia. 11, 12, 14, 159, 193. - corte. 10. maresciallo di, v. Le Meingre Jean, re. 12, 14, 15, 265; v. anche Carlo VI. Fronzola (de) Roberto. 31, 51; sua moglie Margherita, sue fi. Bianchina e Gio-vannina. 192. Fruttuaria, monastero di S. Benigno. 162. Fuschis (de) Angeloto. 39, 130-31, 136, 168, 188-89, 195-96, 204-06, 218-19, 253, 259. Fuzamicho (de) Pietro. 142. - (de) Stefano. 142. Gabriele da Diano, v. Diano. Galeotto. 129. Gallia. 55, 225, 258. Gallicano (de) Corrado, da Vignolo. 88. Gallina Giovanni Francesco. 200, 212, 261. Gambolinis (de) Giorgio. 63. Gambolitis (de) Galeazzo. 71, 72. Gamelone march, di Ceva, v. Ceva. Ganducio Benedetto, f. di Odoardo. 69. Carlo. 62. - Odoardo. 62, 63, 69, 70, 142, 150. Percivalle. 142. Garcia Fernando, da Burgos. 63, 67, 69. 70. Gaspare, rettore di S. Fede. 128, 137. Gastinelli Mitrio. 32, 61. Gavi. 26, 61, 67, 85, 131. cappella di S. Pietro. 61. - podestà, v. Canucino; Caxetis (de) Bassiano. scribi, v. Cristoforo; Nicolino. (da), v. Lorenzo (di) Angelino; Gazotis (de) Giovanni. 195, 204. Gemona (da) Odorico. 78, 106, 149, 192, 209. Genazzano. 241, 244, 250, 260, 265. - (da), v. Varris (de) Oddone. Genova, Bisagno vai. 167, 196, 221, 234, 237. - Carignano. 96. - chiesa di S. Donato. 29, 96, 137, 254; prevosto, v. Colli (de) Arpino. - chiesa di S. Giorgio. 87; prevosto, v. Multedo (de) Melchion. - chiesa di S. Giovanni. 137. - chiesa di S. Giovanni di Borbonino. 71. - chiesa di S. Lorenzo. 29, 87, 92, 117, 126-27, 14546, 149, 162, 165, 193, 209, 250, 260, 264; Capitolo di S.L. 27, 60, 61, 96, 148, 170; arcidiacono, v. Fieschi Domenico; prevosto, v. Adorno Benedetto; Franchi Bulgaro (de) Marco. - chiesa di S. Matteo, priore. 196; v, S. Ambrogio (de) Andrea. _ chiesa di S. Paolo, rettore, v. Massa (da) Nicola. - chiesa di S. Fede, rettore, v. Gaspare. - chiesa di S. Maria di Albaro. 60, 71, 72; priore, v. Manzinis (de) Melchion. - chiesa di S. Maria di Cassinelle. 71. - chiesa di S. Maria di Castello. 96, 126, 162; prevosto. 196; v. Monte (de) Bartolomeo; Negro (di) Francesco. - chiesa di S. Maria del Priano. 71. - chiesa di S. Maria delle Vigne. 60, 71, 76, 126, 128, 131, 149, 162, 218, 236, 238, 250-51, 253, 261; prevosto, v. Rapallo (da) Battistino. - chiesa di S. Maria in Vialata. 29, 91, 147. chiesa di S. Antonino di Casamavari. 60. - chiesa dei SS. Cosma e Damiano. 37, 92, 197, 220, 261; prevosto, v. Fornari (de) Gerardo. doge, v. Campofregoso (di) Tommaso. Gerosolimitani (S. Giovanni di Pré). 27, 130, 137, 146, 190, 201-02, 221, 237, 241, 244-46; precettore, v. Oro (dell’) Racello. governatore, v. Capra Bartolomeo; — 292 — Carmagnola; Giorgi (de) Pietro; Isolani Giacomo; Le Meingre Jean; Pietrasanta (da) Sperone; S. Aloisio (de) Urbano; Torello Guido. - monastero di S. Bartolomeo del Fossato, abate. 196. monastero di S. Benigno di Capodifaro. 220, 246; abate. 117, 236, 254, 263, 266. - monastero di S. Giacomo di Gra-narolo, badessa, v. Caterina. - monastero di S. Tommaso, badessa, v. Grillo Marieta. monastero di S. Stefano. 137; abate, v. Imperiale Giacomo. - di Scala Coeli. 16, 25. ospedale di S. Lazzaro. 37, 137, 146, 272; precettore, v. Fornari (de) Gerardo; Udine (da) Bartolomeo. palazzo arcivescovile di S. Lorenzo. 19, 27, 69, 183-84. - palazzo arcivescovile di S. Martino. 167. - priorato di S. Antonio, priore. 91. - priorato di S. Giovanni di Paverano. 27, 34, 119, 176, 179, 267. Vialata. 46. Gerard Pierre. 25, 32, 59, 60, 170. Germania. 35, 55, 172-73, 193, 223. Gerosolimitani, generale. 202. Ghisolfi (de) Martino. 33, 112. Giacomino da Torriglia, v. Torriglia. Giacomo da Chiavari, v. Chiavari, de Finamore, v. Finamore. prete. 76, 81. - da Vezzano, v. Vezzano. Ginevra, vescovo, v. Meez Francesco. Giorgi (de) Pietro. 23, 29, 33, 85, 150. Giovanna II di Napoli. 24, 36, 55, 97, 105, 113, 201, 253. Giovannni. 105. da Carnago, v. Camago. - de Crovaria, v. Crovaria. de Dyana, v. Dyana. - da Firenze, v. Firenze, frate. 80, 81, 84. - de Godiasco, v. Godiasco. Ser Mini. 16, 74-76. monaco camaldolese. 164. - Nicolai, v. Nicolai. de Orlanda, v. Orlanda. - XXIII (Baldassarre Cossa). 34-36, 60, 156, 162, 168, 190, 219, 256. di Poitiers, v. Poitiers, di Pontremoli, v. Pontremoli. - prevosto di Ofen. 199. - da Rivarolo, v. Rivarolo. - da Rovegno, v. Rovegno. - da Udine, v. Baldani Giovanni, de Valletarii, v. Valdettaro. Giovannina f. di Roberto di Fronzola. 192. Giriforte. 272. Giuliano Andrea. 73. Giustinian Leonardo. 140, 164. Giustiniani Francesco. 208. - Gerolamo. 186. - Raffaele. 267. Godiasco (da) Antonio. 149. (da) Giovanni. 13, 15, 126. Grassi (de) Antonio. 18, 196, 237, 244. Graveglia, chiesa di S. Eufemio. 84. Grazioli Franceschino, da Pavia. 67. Greci. 30, 223, 268. - chiesa greca. 38 Gregorio XII (Angelo Corer). 32, 55, 65. Grifferio Bartolomeo. 69, 140. Grillo Giacomo. 103. - Marieta. 17. Gualia Antonio. 142, 150. - Pietro. 142. Guano Barnaba. 165. Guarco (de) Isnardo. 85. Guarino. 225. Guasco Antonio. 92. Bartolomeo. 22, 44-48, 158-61, 167-69, 192. Carlo. 45. - Guglielmo. 45. Lodovico. 42, 45, 161, 181. Nicola. 45, 46, 161. — 293 — Vianino. 67. Guercio (de) Nicola. 84, 88. Guglielmino da Sezzadio. v. Sezzadio. Guidalotti Benedetto. 39, 156, 195, 233, 239, 253, 258-59, 263-64, 268. Guinigi Ladislao, f. di Paolo. 256. - Paolo. 35, 52, 53, 256. Guiscardi Bartolomeo. 135, 143, 259. Gundisalvi Giovanni. 131. Henriginis (de) Tommaso. 64. Illirico. 230. Imperiale Andrea Bartolomeo. 42, 224-25, 272. - Giacomo. 117, 237, 271. Inghilterra. 55, 145. - re, v. Enrico VI. Inghirami Gemignano da Prato. 259, 262. Innocenti (degli) Damiano. 274. Isolani Cattaneo, f. di Giacomo. 186-88. - Giacomo, 21, 22, 33, 160-61, 169, 181, 183-84, 186-88, 197, 207, 209-10, 218, 223, 247, 263. Italia. 9, 11, 12, 32, 34, 44, 51, 52, 65, 124-25, 176, 199, 212 223. Kare, v. Care. L. de B. prete. 167. Laborante. 250. Ladislao di Napoli. 14, 59. Landò Francesco. 40, 97. - Marco. 39, 190. Landriani Gerardo. 73. Laneriis (de) Rolandino o Rolando. 23, 76, 91, 194, 198, 208-10, 228-30, 263, 265. Lante (de) Bartolomeo, da Pisa. 217. Lanzarotto. 80. La Spezia. 30, 78. - (della) Luciano. 137, 252, 254-55, 265. Lavagii Giovanni da Portovenere. 76. Lavagna, conte, v. Fieschi Nicola. Lazio. 274. Lei vi, chiesa di S. Michele. 68. - chiesa di S. Rufino, parroco, v. Guer ciò (de) Nicola. Le Meingre Jean, detto il Boucicaut. 11-14, 19, 27, 52, 53, 60, 159. Leonardo de Albareto, v. Albareto. Le Thoronet, monastero. 32, 62; abate, v. Gastinelli Mitrio. Liguria. 12, 20, 29, 34, 127, 161. Livorno. 13. Lodi (da) Bassiano. 101, 103, 141, 143, 150. Lodisio B. 261. Lodovico Ser Capucii da Carrara. 13. Loisio de Regno, v. Regno. Lomellini Battista. 53, 197, 204, 206. - Carlo. 165, 183, 209. Lorenzo. 203. _ (di) Angelino. 61, 67, 72, 80, 81, 84, 85, 101. Loschi Antonio. 116. 193, 221, 2 3. Luca de Bozolo, v. Bozolo. Luca, march, di Ceva, v. Ceva. Luca Iacobi. 16, 75. Lucania. 274. Lucca. 160-61, 234, 266. - signore, v. Guinigi Paolo. Luciano della Spezia, v. La Spezia. Ludovisi Bartolomea. 187. Luna (de) Pietro, v. Benedetto XIII. Luni, vescovo. 30, 153. Lusignano (de) Ugo. 248. Maccastorna. 257. Maguelonne, vescovo, v. Aleman Lodo-vico. Mairose Raimondo. 248. Malaspina Aragonio. 192. Gabriele. 210. - Spinetta. 207, 209-10, 213. di Varzi Opizzino. 30, 132. di Verrucola. 60. Malatesta Carlo. 175. Manarola. 78. Mantegazza Michele. 72, 73. Manzinis (de) Melchion. 60, 72. Mapello (de) Cassano, 267. — 294 — Marche. 243. - governatore, v. Emigli Pietro. Marengo (da) Francesco. 211. Margherita ved. di Roberto di Fronzola. 192. Marianis (de) Giacomo, 126, 146, 149. Mariano de Senis, v. Senis. Marieta f. di Nicolino scriba di Gavi, moglie di Guglielmo Guasco. 45. Marihonus Quirico. 221. Marini (de) Eli. 245. - (de) Gregorio. 207, 210, 274. - (de) Lorenzo. 196, 198, 213, 245, 260-61. (de) Pagano. 22. - (de) Samuele. 37, 128, 213, 239, 242-43, 245, 248, 251, 253-55, 257, 262-63, 265. - (de) Selvaggia. 245. Marino di Tocco, v. Tocco. Marittima, rettore, v. Scarampi Enrico. Martiis (de) Alberto. 94. Martinez Juan de Contreras. 144. Martino V. 20, 23, 25, 27, 28, 32-39, 63-66, 75, 77, 94, 95, 97, 99, 100-01, 104, 106-07, 109-10, 112-15, 117, 119-21, 122-23, 128-31, 135-36, 156, 168, 182, 188-90, 193, 195-96, 199-206, 211-12, 214, 216, 221, 228, 235, 238-39, 241, 243-44, 246-47, 249-50, 256-63, 265-66. Massa (da) Antonio. 140, 144. (da) Nicola. 149. Matteo da Viterbo, v. Viterbo. Maxio frate. 193. Medici (de) Cosimo. 139, 177. (de) Giovanni. 110. Meez Francesco. 235, 238. Melchion de Multedo, v. Multedo. Mercatello (de) Nicolò, 217. Messina, gerosolimitani, v. Dyana (de) Giovanni. Michele. 242. Michele da Bargagli, v. Bargagli. Micheli (de) Giacomo. 33, 269. Milano. 18, 22, 27, 35, 38, 41, 74, 75, 85, 93, 140, 182-83, 185-87, 198, 200, 211, 224, 228, 230, 256, 267, 271. - arcivescovo, v. Capra Bartolomeo. - Chiesa milanese. 114. - ospizio Capeli. 209. - ospizio Cerine. 210. Millo (de) Marco. 197. Mondovì. 256. Monferrato. 27, 36. - marchesa. 171. - marchese. 14, 27, 39, 72, 102, 141, 150, 181; Teodoro II. 15, 35, 36. Montaldo (de) Raffaele. 207-08. Montauban, vescovo, v. Faydit Gerardo. Monte (de) Bartolomeo. 192-93, 196, 220, 222, 255. Montefalcone, castello. 152. Montepulciano (da), v. Aragazzi Bartolomeo. Montone (da) Braccio. 32, 61, 62, 66. Monza, chiesa di S. Giovanni. 31. Moravia. 172. Morinelo (de) Bartolomeo. 88. Mortara, prevosto. 27, 73; v. Gambolitis (de) Galeazzo. Motrone, porto. 19, 53. Multedo (de) Melchion. 51. Munoz Egidio Sancho, v. Clemente VIII. Napoli. 213, 274. - regno. 14, 36, 98, 112, 120, 193, 253; re, v. Giovanna II; Ladislao. (da) Pietro. 63, 236. Narbonne, arcivescovo, v. Conzié Francesco. Nardi Pietro. 236, 238, 262. Negro (de) Francesco, 149. Nello da S. Gemignano. v. San Gemi-gnano. Nerino da Bologna, v. Bologna. Neve Guglielmo. 262. Nibia (de) Pietro. 271. Niccoli Nicolò. 138-40. — 295 — Nicola o Nicolò da Camogli, v. Camogli. - de Ciciliano, v. Ciciliano. - da Cortona, v. Cortona. - de Guercio, v. Guercio. - da Massa, v. Massa. - de Sanguineto, v. Sanguineto. - de Sorba, v. Sorba. Nicolai Giovanni. 130, 135, 138, 143, 191, 193-94, 197, 206, 216-17, 222, 233, 237-38. Nicolino, scriba di Gavi. 45. Nocera. 9. Novara, vescovo, v. Giorgi (de) Pietro, (da), v. Porta (della) Ardicino; Zafferis (da) Antonio, Bartolomeo e Michelino. Novi (da) Capelino. 143. Nuceto (Roma). 223. Oca Francesco. 186-87. Odorico de Glemona, v. Gemona. Ofen, prevosto, v. Giovanni. Oliva (de) Giovanni. 191, 221. - (de) Lodovico. 232. - (de) Luca. 20, 23, 37, 187-88, 194, 196, 198, 202-03, 211, 214-15, 223, 226, 232, 235, 241-42, 244-45, 248, 250-51, 253, 255-57, 259-61. Olonensis, {Olomucensis ) vescovo, v. Bucca (di) Giovanni. Orlanda (de) Giovanni. 193. Oro (dell’) Racello. 24, 27, 34, 99, 126, 129-30, 134, 137, 145, 169, 190, 201-02, 212, 220-21, 223, 232, 237, 241-42, 24546, 248-51, 254, 262-63. Orsini Giordano. 40, 101, 222-23, 235. Ostia, vescovo, v. Brogny (de) Giovanni. Otranto. 65. Ottobono da Valenza, v. Valenza. Ottone, 243. Ourscamp, abate di, v. Picart Jean. Padova. 10, 31, 41, 74, 75. - signore, v. Carrara (da) Francesco Novello. Pagani Daniele. 30, 132, 152. Paleologi. 15. Pallavicini Leonardo. 167, 260, 268. Panciera Antonio. 25, 32, 54, 56, 65, 120, 266-67. Pandolfini Angelo di Filippo. 19, 53, 109-10. Pannonia. 56. Paolo da Sulmona, v. Capograssi. Parma. 37, 191. - (da), v. Fornati (de) Gerardo. Pasturana, arciprete. 80, 81. Pavia. 35, 74, 75, 186, 257. - concilio. 66, 86, 94, 104, 114, 190. Università. 31, 162. - (da), v. Canibus (de) Giacomo; Grazioli Franceschino. Peculio Angelino. 142-43. Lombardo. 69. - Luchino. 142. Peihelo Lodisio. 193. Penne, vescovo, v. Camplo (de) Giacomo. Pergola (della) Angelo. 175. Perino Bartolomeo, da Portovenere. 7 . - Giovanni,, da Portovenere. 78. Perpignano. 13. Persa (de), v. Persio. Persio (de) Giovanni. 144, 162, 191, 193, 197, 204, 206, 221, 237. Perugia. 189, 200. - legato, v. Corer Antonio; Donato Pietro. . . - (da), v. Baglioni Angelo; Bomzi Gaspare. Petit Jean. 12. Piacenza. 29. - cardinale di, v. Castiglioni Branda. Piana Celestino. 187. Piattoli Renato. 177. Picart Jean. 188. Pietrasanta (di) Sperone. 85. Pietro. 257, 260-61, 263, 266. da Napoli, v. Napoli, de Nibia, v. Nibia. de Salutis, v. Salutis, di S. Pietro, v. S. Pietro. — 296 — Pisa. 10, 13-15, 58, 59, 160, 164-65, 215. - concilio. 13, 14, 29, 32, 59, 60, 159, 170, 181. - (de), v. Lante (de) Bartolomeo. Piuntio Antonio. 142. - Enrico. 142. Poitiers (de) Jean. 47, 158. Polonia. 56, 96. - re. 38, 200. Ponte (da) Antonio. 30-32, 37, 63, 65, 66, 86, 87, 114. Pontremoli (da) Giovanni. 268. Porta (della) Ardecino, da Novara. 137, 148, 248. Porto, vescovo, v. Corer Antonio. Portovenere. 13, 14, 78, 164. monastero di S. Venerio del Tino. 30, 76-79, 81-83; abate, v. Diano (da) Gabriele. - (da) Rigucio. 79. - (da), v. Lavagii Giovanni; Perino Bartolomeo e Giovanni. Potrioli balnea (Siena). 166. Prato (da) Gemignano, v. Inghirami Ge-mignano. Promontorio. 241. - (da) Antonio. 37. - (da) Clemente. 196. Provenza. 55. Puglie. 175. Puteo (de) Giovanni. 97. Ragogna. 79. Ram Domenico. 48, 248. Rambaldi (de) Alerino. 255. Rampini Enrico. 211. Rapa Antonio, da Settimo. 101, 103. Rapallo. 86, 89, 90. - chiesa dei SS. Gervaso e Protaso. 68, 96. chiesa di S. Massimo. 89, 91, 130. - chiesa di S. Maurizio al Monte. 68. chiesa di S. Stefano. 91. - monastero. 88. (da) Battista o Battistino. 20, 37, 91, 92, 98, 99, 105-07, 111, 116, 118, 121-22, 127-29, 130-31, 134 136, 145, 156, 174, 205, 214-18, 226, 232-34, 236, 239, 245, 247, 250, 253, 258, 261. Recanati, vescovo, v. Guidalotti Benedetto; Tocco (di) Marino. Reggio E. (da), v. Cantarelli Luca. Reginaldo di Chartres, v. Chartres. Regno (de) Loysio. 72. Reims, arcivescovo, v. Chartres (de) Reginaldo. Respigo Lodovico. 88. Ricci Ardingo di Guciozzo. 18, 52. - Zanino. 27, 33, 93, 102, 119, 176, 207, 256. Rieti, governatore, v. Carretto (del) Matteo. Rigucio da Portovenere, v. Portovenere. Rimini. 198. Ritiliario (de) Tommaso. 96. 117. Rivarolo (da) Giovanni. 67. Riviera di Levante. 153. Rizardo de Cimiliario, v. Cimiliario. Roberti Bertrando. 258, 262. Rochetaillée (de) Jean. 248. Rodino Giacomo. 213, 223, 234, 237, 241. Roma. 20-23, 29, 30, 32, 34, 37, 39, 40, 46, 47, 59, 62, 66, 87, 94, 103-04, 107, 110, 116, 120, 128-29, 131, 144, 160, 168-70, 174, 177, 187, 190, 192-93, 198-202, 214, 223, 225, 268, 273. Campo dei Fiori. 194, 197, 240. - Parione. 10, 197. - piazza dei Giudei. 240. - S. Pietro. 235. - S. Sebastiano. 197, 206. via del papa. 197, 206. Romaggi, chiesa di S. Michele. 68. Romagna. 225. Rosazzo, monastero di S. Pietro, abate, v. Emigli Pietro. Rossi (de) Giacomino. 96. - (de) Pietro. 275. Rosso Guglielmo. 140. Rotomagensis, v. Rochetaillée (de) Jean. Rovegno (de) Giovanni. 196. — 297 — Sacco Bartolomeo. 274. Sagona, vescovo, v. Rodino Giacomo. St. Lizier, vescovo, v. Faydit Gerardo. St. Ogen, abate di, v. Meez Francesco. Salerno, principe, v. Colonna Giordano. Salutis (de) Pietro. 63. Saluzzo (de) Amé. 14. S. Donato (de) Francesco. 168-69. S. Fruttuoso, monastero. 93; abate. 196. S. Geminiano (de) Nello. 201. Sanguineto (de) Nicola. 84, 88. S. Pietro (di) Pietro. 31, 165, 170. S. Remo, chiesa di S. Stefano. 81. - podestà, v. Carnago (di) Giovanni. S. Agata (de) Clareta. 91. S. Aloisio (de) Urbano. 85, 207, 219. S. Ambrogio (de) Andrea. 77, 79, 82. S. Antonio (Delfìnato). 158. S. Spirito. 86. Sarzana. 17, 45, 46, 169. Savignone (da), v. Fieschi. Savoia. 55. Duca. 256. - (di) Margherita. 15. - (di) Maria. 271. Savona, 179. - podestà. 170, 181. - vescovo, v. Viale Vincenzo. Scarampi Enrico. 39, 92. Scorza Francesco. 67, 80, 81, 85. Scozia. 55. Sebenico, vescovo, v. Ponte (da) Antonio. Segnorio (de) Federico. 69, 150. (de) Giorgio. 150. Semino (de) Arnaldo. 97. Senarega, chiesa di S. Maria. 229. Serra (de) Ambrogio. 37, 193, 197, 206, 211-12, 215, 220, 222, 224, 241. Sestri P., monastero di S. Andrea. 91, 196, 222, 244; abate. 196, 202; v. Grassi (de) Antonio. Settimo (da), v. Rapa Antonio. Sezzadio (de) Guglielmino. 86. Sicilia. 45, 55, 160-61. Siena, Senesi. 120, 144-45, 166. - cardinale di, v. Condulmer Gabriele. _ concilio. 20, 33, 36, 66, 86, 94, 104, 114, 120, 124, 131, 144, 190. _ vescovo. 180; v. Casini Antonio. (da) Bernardino. 43. (da) Mariano. 267. - (da), v. Angelo dAntonio Ser Be- nucci. Sigismondo imp. 16, 34, 35, 38, 39, 172, 182, 199, 257. Simone da Teramo, v. Teramo. Siropulo. 223. Solari (da) Ambrogio. 68. Sorba (de) Nicolò, f. del fu Giovanni. 68. Spagna. 55, 144. Spalensis, arcidiacono, v. Cervantes Giovanni. Sperone di Pietrasanta, v. Pietrasanta. Spinola Andrea. 97. Corrado. 202. Giov. Ambrogio. 208. - Giuliano. 86. Luciano. 86. Nicoloso. 246. Spinetta. 202, 246. Spoleto, vescovo, v. Camplo (de) )a corno. Spotorno Giovanni Battista. 24. Squarciafico Clemente. 265. - Giovanni, f. di Clemente. 228. - Percivalle, f. di Clemente. 227. Strassoldo (di) Enrico. 65. Strozzi Marcello. 110. Subiaco, monastero. 36, 131; abate, v. Carretto (del) Matteo. Sulbury William. 188. Sulmona, vescovo, v. Guidalotti Bene detto. Taffone Antonio. 142. Giorgio. 142. Tarigo Cosma. 160. Tebe, arcivescovo, v. Pontremoli (da) Gio- — 298 — Temossi, chiesa di S. Maria. 88. Teramo (da) Simone. 192. - vescovo, v. Guidalotti Benedetto. Tiglieto, abbazia. 36, 162; abate, v. Carretto (del) Giorgio e Matteo. Tigrimi Tigrimo. 161. Tino, isola. 78, 83. Tivoli, vescovo, v. Ciciliano (de) Nicolò. Tocco (di) Marino. 126, 134, 143, 144, 148, 150. Toledo, arcivescovo, v. Martinez Juan. Tommaso da Chiavari, v. Chiavari, da Foggia, v. Foggia, frate. 128, 136. Torello Guido. 85, 93. Torneino Antonio. 81. Torriglia, podestà, v. Bozolo Luca. (da) Giacomino. 206. - (da), v. Bove (de) Giacomo. Tortona, diocesi. 211. vescovo. 195, 204; v. Rampini Enrico. Toscana. 31, 175, 225, 274. Traversari Ambrogio. 19, 41, 42, 138-40, 163-64. - Gerolamo. 140, 164. Trigoso, chiesa di S. Adriano. 147. Trotti Giacomo. 255-56. Tunisi. 29, 76, 141. Turchi. 30, 268. Tuscia, Patrimonio di S. Pietro, rettore, v. Scarampi Enrico. Tusculo. 156, 274. Udine (da) Bartolomeo. 37. (da) Giovanni, v. Baldani Giovanni. Ungheria, regno, vicecancelliere, v. Giovanni prevosto di Ofen. Urbano VI. 9, 28, 127, 131. di S. Aloisio, v. S. Aloisio. Ussiti. 172. Uzzano (da) Nicolò. 19, 110. Valdettaro Giacomo. 71, 72. - Giovanni. 153. Valence, vescovo, v. Poitiers (de) Jean. Valenza (Spagna). 158. - (da) Ottobono. 30, 141-42. Valle Sturla. 152, 167. Valori Bartolomeo di Nicola. 109-10. Varris (de) Oddone. 21, 39, 108, 130-31, 135-36, 144, 188-89, 195, 204-06, 214, 216, 218-19, 221, 232, 236, 238-40, 244, 249, 263-64. Varzi (di), v. Malaspina. Veliate (de) Francesco. 259, 263-64. Venassino contado. 159. Venezia. 65, 201, 225, 230, 250, 257. - cardinale di, v. Landò Francesco. - doge. 22, 25, 35, 38, 256. vescovo, v. Landò Marco. Ventimiglia. 30, 142. - vescovo, v. Valenza (da) Ottobono. Vercelli. 126. - vescovo, v. Fieschi Ibleto. Verona, abbazia di S. Zeno, abate, v. Emigli Pietro. Vernacola (di), v. Malaspina. Verzelotis (de) Antonino. 76, 77. Vezzano (da) Giacomo. 67. Viale Vincenzo. 108. Vienne, monastero di S. Antonio, abate, v. Artaldo. Vignolo (de), v. Gallicano (de) Corrado. Vintoniensis, v. Beaufort (de) Enrico. Visconti. 29. - Filippo Maria. 15, 17-18, 20-23, 27, 33-35, 67, 93, 94, 97, 99, 100, 103, 109, 112, 119, 152, 169, 172, 179, 182-83, 185, 190, 193, 200-02, 211-13, 230-31, 242-43, 247-51, 254, 256-57, 260-62, 271. Gaspare. 112, 257. Gian Galeazzo. 18, 19, 32, 52, 62. Viterbo (da) Matteo. 138. Vivaldi Barnaba. 267, 269-70. Bartolomeo. 153. Cattaneo. 117. Percivalle. 52-54. Silvestro. 127-28, 131, 136, 145. — 299 - Voltaggio. 80, 85, 152. chiesa di S. Maria. 68. - parroco, v. Lorenzo (di) Angelino. - podestà. 85. Veltri (da), v. Finamore (de) Giacomo. Wycliffe Giovanni. 16. Zabarella Francesco. 192. Zafferis (de) Antonio, da Novara. 146. - (de) Bartolomeo, da Novara. 87, 146, 173, 177, 224, 229. - (de) Michelino, da Novara. 87, 145-46. Zagonara, battaglia. 175. Zimbardi Antonio. 165-66. — 300 — INDICE DEGLI AUTORI O DELLE OPERE CITATE Altmann (Regesta Imperii). 172, 182, 199. Amettler y Vinyas J. 199, 265. Antonelli M. 9. Aquino (cT) Tommaso. 142. Baix F. 29, 47, 130, 137, 157, 191, 217, 233, 258-59. Banchero G. 11. Baron F. 173, 265. Baron H. 133. Baumgarten P. M. 39, 127, 217, 236, 259. Berlière U. 157. Bcrtalot L. 73. Biglia A. 18. Bliemetzrieder F. 13, 15, 25, 32, 54, 56. Borsa M. 125, 157-58. Bracciolini P. 18, 45. Braggio C. 42, 47, 177, 271. Branchi E. 60. Brandmüller W. 36, 66, 104, 114, 120, 144. Caetani G. 131. Campora B. 62, 63, 69, 70, 101. Caro J. 200. Carte Strozziane. 44. Catalano M. 47. Cerchili E. 131, 135, 218, 236, 259. Ceruti A. 14. Cessi R. 44-47, 73, 75. Chastenet (de) B. 12. Cipollina G. 71. Cnattingius H. 16, 25, 74, 75. Cognasso F. 27, 112. Cogo G. 9. Colombo C. 259. Coppi A. 113. Corradi A. 186. Dallari U. 186. Da Schio G. 116. De Boüard M. 14, 59. De Gaiffier B. 43. Degani E. 25, 32, 54, 56, 65. Delaruelle F. - Ourliac P. - Labande E. R. 38. Delisle L. 47. De Marinis T. 177. De Negri T.O. 17, 18, 21, 98. De Rinaldis G. 32, 65. De Roover R. 137. Desimoni C. 70. De Toth P. 22, 66, 151. Digard G. - Thomas A. - Faucon M. 196. Dini Traversari A. 139-40, 164. Dolfi P.S. 187. Dollinger J. 15, 16, 193. Dondi delPOrologio F.S. 9. Egidi P. 36. Erler G. 28. Esch A. 9. Eubel C. 23, 36, 47, 48, 64, 73, 105, 108, 125-27, 130, 132, 136-37, 142, 144, 147, 157-58, 167-69, 185, 190, 198, 201, 205, 211, 213, 218, 226, 233, 235, 248, 253, 255-56, 260, 265, 268. Faraglia N. F. 98, 105. Favier J. 9, 106. Federici F. 42, 161. Ferretto A. 9, 10, 12-14. Parodi G. 71, 196. Fink K. A. 25, 34, 120, 189. Finke H. 15, 16, 45, 168. Fossati F. 22. Frati L. 45. — 301 - Friedberg E. 151. Fumi L. - Lazzareschi E. 256. Gabotto F. 25, 4143, 45, 47, 133, 140, 154, 157, 225. Gallia Christiana. 62. Garin E. 116. Ghirardacci C. 66. Gill J. 144, 223. Gioffré D. 196. Giustiniani A. 17-19, 21, 22, 85, 98, 160, 165-66, 181, 184, 186, 241. Gloria A. 10, 31. Gnoli V. 197. Goller E. 59. Gottlob A. 157. Guasti C. (Commissioni di Rinaldo degli Albati). 47, 110, 113, 193, 199-201, 212. Guerrini P. 66. Hardt (von der) H. 15, 16, 45. Hoberg H. 65. Hoffmann (von) W. 28, 34, 39, 136, 157, 168, 217, 233, 259-60. Inghirami G. 259. Jannuccelli G. 36. Jarry E. 12. Katterbach B. 28, 34, 66, 106, 190, 205, 233, 235. Konig E. 223, 235. Kristeller P.O. 25. L’Enfant. 13. Levati L. 39, 70, 85, 165. Lisciandrelli P. 9. Litta P. 60. Magni D. 73-75. Maiocchi R. 162. Manaresi C. 34. Marengo E. 29. Martellotti G. 73. Martini U. 42. Mehus L. 41, 133, 138, 140. Mercati A. 10, 13, 29, 31, 36, 40, 45, 47, 60, 78, 91, 92, 96,97,158,170,192. Mioni E. 139. Mirzio C. 36. Mois R. 172. Morelli G. 18, 52. Mornacchi N. 71. Moro G. 11. Morpurgo-Castelnuovo M. 48. Mortier R. P. 104. Novati F. 34, 157. Oberdorfer A. 140. Olivieri A. 115. Oreste G. 70. Osio L. 34, 94, 257. Ottenthal E. 254. Partner P. 62, 66, 113, 157, 168, 189-91, 230, 253, 260. Paschini P. 32, 66, 113. Pastor L. 47, 66, 192. Perini P. D. 39. Petitot M. 12. Pezza F. 72. Pianetti R. 186. Piattoli R. 24, 51-53. Pistarino G. 15, 44, 76, 77, 79, 83, 115, 134. Poggi F. 153. Poggi V. 18, 21, 24, 71, 98, 104, 112, 182-83, 201-02, 230-31, 246. Polonio V. 15, 36, 44, 115, 117, 134. Predelli R. 22. Puncuh D. 9, 15, 24, 44, 115, 134, 146, 149, 274. Quetif J-Echard J. 104, 173. Raponi N. 183. Reichert B. M. 173. - 302 - Remondini D. e M. 61, 67, 68, 84. Repertorium Germanicum, 29, 66. Romano G. 152. Rossi G. 30, 142. Rossi L. 257. Sabbadini R. 34, 43-46, 73-75, 115, 119, 125, 133, 138, 154, 158, 168, 174, 186, 225, 271. Salembier L. 16. Salvi G. 25, 36. Santoro C. 269. Sbaraglia F.J.M. 144. Semeria G.B. 11, 15. Sforza G. 60. Simeoni L. 17, 18, 22, 161, 163, 175, 230, 256. Sottili A. 138, 140, 163. Souchon M. 16. Stella G. 10-13, 18, 22. Strozzi Palla. 18, 19, 109. Stuhr F. 45. Suarez-Fernandez L. 200. Synodi diocesanae. 17. Terrazza G. 185. Trasselli C. 161. Traversari A. 42, 138-39, 164. Ulmann L. B. 177. Valentini R. 46, 62, 66. Valeri N. 17, 18, 98, 105, 175, 225, 230, 257. Valle C. A. 45. Valois N. 10, 12, 14, 15, 25, 34, 36, 59, 66, 86, 104, 114, 120, 144-45, 170, 188, 199-200. Vigna A. 149. Vinay G. 42. Vincke J. 13, 29, 134, 159, 170, 181. Vitale V. 17, 230. Wadding L. 144. Weizsacker J. 10. Zaccaria V. 25, 125. Zaoli G. 66. Zonta G. 10. — 303 — INDICE DEI DOCUMENTI E DEI MANOSCRITTI CITATI Bergamo Biblioteca comunale, ms. T V 20. 25, 73, 271. Bologna Archivio di Stato. Rogiti di Rolando Castellani, busta 420, filza 33. 187. Biblioteca Universitaria, ms. 2387. 25, 154. Città del Vaticano Archivio Segreto, Arm. XXIX, Diversa Cameralia, n. 3. 36, 217, 233; n. 7. 107, 121; n. 8. 146; n. 11. 268; - Instrumenta Miscellanea, n. 7249. 158, 170. - Introitus et exitus, n. 279. 29; n. 382. 87, 146, 162; n. 387. 144. - Obligationes communes, n. 3. 173; - Suppliche, n. 105. 192; n. 112. 60; n. 116, 130; n. 120. 37, 63, 67; n. 121. 63, 67; n. 123. 17, 67; n. 127. 37, 77; n. 133, 188; n. 138. 87; n. 141. 149; n. 142. 67; n. 143. 69; n. 144. 149; n. 148. 87; n. 155. 96; n. 161. 146; n. 164. 87; n. 165. 87; n. 169. 117; n. 170. 127; n. 173. 87; n. 174. 37; n. 176. 127, 146, 196; n. 179. 37, 146, 162; n. 182. 146; n. 195. 232; n. 196. 87; n. 197. 255-56; n. 198. 232; n. 205. 220; n. 233. 29; n. 234. 23, 101; n. 235. 23; n. 263. 228; - Registri Lateranensi, n. 90. 9; n. 96. 9; n. 106. 126; n. 108. 126; n. 162. 36; n. 166. 35; n. 203. 137; n. 207. 20; n. 221. 146; n. 227. 146, 149; n. 231. 94, 119; n. 238. 193, 196; n. 239. 36, 162; n. 244. 162; n. 256. 202; n. 261. 202; n. 263. 193, 196, 250; n. 286. 29, 119; n. 300. 165; - Registri Vaticani, n. 349. 20; n. 350. 36, 190, 253; n. 352. 168; n. 354. 99; n. 355. 20. Digione Biblioteca comunale, ms. n. 578. 14. Firenze Archivio di Stato. X di Balia, Deliberazioni, n. 15. 22, 165; Responsive, n. 5. 160; n. 7, 169. - Signori, Missive della I cancelleria, n. 25. 51, 53, 58; n. 26. 52-54. - Arcispedale di S. Maria Nuova, Carte Paradiso, n. 247. 74-75. - Consulte e pratiche, n. 47. 47. Biblioteca Mediceo-Laurenziana, ms. 50, 18. 177; ms. 50, 32. 177. Genova Archivio Capitolare di S. Lorenzo. Libri del massaro, n. 45. 11; n. 54, 149; n. 57. 79; n. 61. 207, 209; nn. 56-65. 96; n. 65. 126, 149; n. 68. 126, 146, 162; n. 69. 162; n. 70. 87; n. 73. 126; n. 74. 126, 165; n. 75. 126; n. 76. 126; n. 82. 79; n. 83. 79; n. 93. 162; - Ms. 312. 29, 96. - Cartelle, n. 391. passim; n. 423. 29, 162; n. 424. 13, 119, 162. Archivio di Stato, Archivio Segreto, Diversorum, reg. n. 501. 12, 53; n. 502, 15; n. 507, 173; n. 508. 160; n. 513. 23; Istruzioni e ambascerie, 2707A, n. 9. 21; n. 11. 29; Litterarum, n. 1777. 36; n. 1778. 20, 202; n. 1779. 21, 23, 25, 36, 270; Paesi, mazzo I. 63. - Notai; cartulare 110. 11, 15, 37, 62, 63, 68, 79, 84, 92, 96, 128, 137, 149-50, 158; — 305 — Giacomo da Camogli. 31; Giuliano Ca-nella. 128; Simon Francisci de Compagnone. 28, 29, 31, 51, 60, 61, 68, 91, 96, 126, 165, 192; Antonio Foglietta, 1400-1402. 9-11, 28, 31; Bartolomeo Foglietta. 218; Giovanni da Recco. 96; Cristoforo Revellino. 10, 45; Lombardo da S. Stefano. 45. Biblioteca Universitaria, D IX 2. 25, 115. Lione Archives Dipartimentales du Rhône. Collection W. Poidebard. Fonds du card. Gerard. J. n. B/l. 25, 59. Milano Biblioteca Ambrosiana, ms. F. 55 sup. 174. Biblioteca Naz. Braidense. ms. A H XII 16. 25, 154. Monaco Bayerische Staatsbibliothek, ms. Lat. 28137. 73. San Daniele del Friuli Biblioteca Guarneriana. ms. 220. 25, 54, 56. Venezia Biblioteca Marciana, ms. Lat. XIV, 293 (= 4262). 25, 54, 56. WURZBURG Universitâtsbibliothek, M eh. 2-68. 73. INDICE DEL VOLUME Prefazione pag. 5 Introduzione » 9 Carteggio » 49 Indici » 277 Indice delle lettere » 279 Indice dei corrispondenti » 285 Indice dei nomi di persona e di luogo » 287 Indice degli autori o delle opere citate » 301 Indice dei documenti e dei manoscritti citati » 305 — 307 - Direttore responsabile: Dino Puncuh, Segretario della Società Autorizzazione del Tribunale di Genova N. 610 in data 19 Luglio 1963 Tipografia Ferrari-Occella & C. - Alessandria