ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Volume LXI1 PIETRO NURRA LA COALIZIONE EUROPEA CONTRO LA REPUBBLICA DI GENOVA ( 1793 - 1796 ) (Saggio storico con Documenti inediti) GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ’ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO ROSSO MCM)OCXIII LA COALIZIONE EUROPEA CONTRO LA REPUBBLICA DI GENOVA ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Volume LXII. PIETRO NURRA LA COALIZIONE EUROPEA CONTRO LA REPUBBLICA DI GENOVA ( 1793 - 1796 ) (Saggio storico con Documenti inediti) GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ’ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO ROSSO MCMXXXIII Ciascun autore degli scritti pubblicati negli Atti della Società Ligure di Storia Patria è unico garante delle produzioni e opinioni esposte in essi scritti. Proprietà’ Letteraria Riservata Tipografia « Marchese & Campora » - GENOVA CERTOSA - Telef. 41-268 CAPITOLO I. IL TRAMONTO DELLA OLIGARCHIA GENOVESE (( I. - « Un gruppo di settarii propagandisti stipendiati dal Governo Rivoluzionario Francese è incaricato di seminare nello Stato Genovese i germi « contagiosi della insubordinazione e della rivolta. Ed in seguito alle loro « trame si è visto formarsi fra gli abitanti di Genova un partito i cui capi, « nascondendo 1 loro progetti sotto la maschera d un falso civismo, non « hanno altro scopo che quello di strappare la vera libertà alla Repubblica, « e di impadronirsi essi medesimi delle redini del Governo ». Con questi minacciosi avvertimenti il Ministro inglese Sir Francis Drake sperava, sulla fine del 1793, di poter indurre i Genovesi ad unirsi alla Coalizione antifrancese; ma egli stesso era costretto ad ammettere che il pericolo di rivolgimenti sociali non derivava soltanto dall opera di emissari pagati dalla Francia. « Vi ha, nella Repubblica di Genova, egli continua, una « classe di cittadini i quali stimandosi tuttavia amici del bene pubblico « hanno prestato troppo facile orecchio a perfide insinuazioni, e conside-« rando soltanto alcuni aspetti della Rivoluzione Francese, si sono insen-« sibilmente familiarizzati con le esagerazioni di tale mostro politico ». (1) L accenno ad una fazione di « Giacobini » o di « Genialisti francesi », come nelle memorie del tempo li troviamo indicati (2), non potrebbe essere più chiaro; essi vengono accomunati ai Massoni ed ai Giansenisti in una NOTA SULLE FONTI MANOSCRITTE — Il presente SAGGIO STORICO venne, in gran parte, composto sulla scorta di quel gruppo della Collezione Manoscritti, posseduta dalla REGIA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA, che va' sotto la denominazione di Appunti Storici e Documenti dall'anno 1295 al 1831. Si tratta di XIX voli., in 4°. più V voli, di Supplementi, scritti e raccolti in diverse epoche, con numerose stampe volanti, e con documenti autografi. Come siano pervenuti alla Biblioteca, non ci è riuscito di trovare tTaccia : non ne fa cenno il bibliotecario AGOSTINO OLIVIERI che li descrisse sommariamente, insieme a tutti gli altri Mss. di STORIA LIGURE, nel suo volume: Carte e Cronache manoscritte per la Storia Genovese esistenti nella Biblioteca della R. Università Ligure (Genova, Sordomuti, 1855) , e neppure il bibliotecario EMANUELE CELESIA nella sua continuazione della Storia deU’Universilà di Genova del P. LORENZO ISNARDI, e nel suo opuscolo: La Biblioteca Universitaria di Genova. Cenni storici (Genova, Sordomuti, 1872). Il fatto che nei detti voli. A'/ss. trovansi in notevole quantità Atti e Documenti originali non solo, ma lettere e biglietti autografi di carattere riservato, destinati ai membri del Governo, proverebbe che il Raccoglitore fu persona molto vicina alla Segreteria di Stato. Comunque denunzia anonima al Governo Genovese (3). In verita una laTga schiera di intellettuali composta la maggior parte di medici e cerusici, che avevano studiato aU’Università di Pavia, (4) di notai, professori, ufficiali, di funzionari pubblici e privati, ingrossavano il « partito dei malcontenti », i quali, vantandosi « sfacciatamente » di essere « arbitri del Corpo Militare ed anco delle squadre di Famegli », non esitavano a sostenere nelle pubbliche piazze la necessità dell unione di una parte della Nobiltà con la media Borghesia per riformare le leggi costituzionali della Repubblica (5). Infatti, a partire dal 1528 i diritti politici e l’esercizio del potere si erano a mano a mano accentrati in una sola classe, quella dei Nobili, (6) ed i più potenti fra questi erano, in breve, venuti a capo « coi loro mezzi combinati, di disporre del Governo, senza alterarne il sistema » (7). Malgrado i ritocchi legislativi del 1547 e del 1576, alla assemblea del Maggior Consiglio non erano rimaste ormai che funzioni puramente consultive; tutti gli altri poteri risiedevano nei due Collegi, del Senato e dei Procuratori, e nel Minor Consiglio, cioè in una Oligarchia di poco più di duecento famiglie, molte delle quali satelliti degli astri maggiori. (8) La trasformazione non era avvenuta senza contrasti e tumulti sanguinosi, durante i quali le classi borghesi avevano prestato man forte ai nobili antioligarchici. Ma la parte conservatrice dell’aristocrazia, profittando dell’impressione prodotta dalla congiura Y’acchero (1628^. e sotto il pretesto di salvaguardare la libertà della patria, riusciva a creare uno strumento potentissimo di dispotismo, e cioè la Magistratura degli Inquisitori (9), con la quale, perseguitando come colpevoli di sedizione i fautori delle Riforme, aveva reso ben presto incontrastato il dominio deirOligarchia. 1 importanza della Collezione, dal punto di vista storico, è grandissima, e se ne può avere ampia conferma confrontandola, ccme abbiamo ritenuto utile, con la corrispondenza diplomatica degli Ambasciatori genovesi alle Corti di Vienna, Parigi, Londra. Madrid e Torino, conservata nel R. Archivio di Stato di Genova. Il quale fu, per noi, altra importantissima FONTE STORICA di consultazione, oltre che con le citate lettere diplomatiche, con le filze dei Collegi Diversorum, Secretorum, ecc. A tutte queste FONTI STORICHE dirette, ne abbiamo potuto aggiungere un’altra, indiretta, costituita da 104 Rapporti inediti dell’incaricato russo DE LIZACKEVICZ presso la Repubblica di Genova (1793-1794). Rapporti che, nel 1925, per interessamento di questa R. UNIVERSITÀ’ e di questo Console Russo, il Dr. SALKIND, vennero tradotti in francese dai funzionari dell'Archivio Centrale di Mosca, e depositati presso questa R. BIBLIOTECA UNIVERSITARIA. Altre FONTI STORICHE minori sono indicate, a volta a volta, nelle NOTE a ciascun CAPITOLO ; abbiamo, poi, abbondato nelle citazioni bibliografiche per non lasciare dubbi sulle affermazioni e sulle conclusioni nostre che spesso divergono da quelle di gran parte degli Storici. Le citazioni delle maggiori Fonti vennero abbreviate nel modo seguente: COLLEZIONE MANOSCRITTI DI APPUNTI STORICI E DOCUMENTI DELLA REGIA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA - Coll. Mss. B. U. G. RAPPORTI INEDITI. DELL’INCARICATO RUSSO DE LIZACKEVICZ PRESSO LA REPUBBLICA DI GENOVA — DE LIZACKEVICZ: Lettere. f Documenti sono riportati con la gTafia dei Manoscritti o delle stampe in due Appendici: A: Documenti inediti - B: Documenti in parie inediti, o poco noi». — 7 — II. - Questa, alla fine del secolo XVIII, appare già minata da insidiosi elementi disgregatori. Una progressiva ed inesorabile estinzione minaccia le famiglie della Nobiltà, per effetto specialmente dei Maggioraschi che concentrano in un solo erede il patrimonio d un intero casato, rendendo sempre più rari i matrimoni perchè i primogeniti preferiscono godersi, senza fastidi, la vita e le ricchezze, ed i cadetti si trovano di fronte alla impossibilità materiale di provvedere ad una famiglia. La situazione si presenta già così difficile nel 1747 che il patrizio Giovanni Francesco Doria, incaricato dal Governo di riferire in argomento, non esita a proporre che se i primogeniti all età di trent anni non fossero accasati, il Maggiorasco passasse di diritto al secondogenito, « perchè il bene pubblico deve anteporsi ad ogni privato riguardo » (10). Ed erano giuste parole ma che nulla potevano di fronte all’egoismo classista degli Oligarchi i quali non si curavano neppure di adottaré-l'unico mezzo efficace offerto dalla Costituzione per rinsanguare le loro fila, chiedendo l’iscrizione al Libro d’oro di quei cittadini della Borghesia che se ne fossero resi meritevoli. (Il) Di modo che attorno alla sempre più esigua schiera degli Ottimati tumultuava una sempre più densa e minacciosa folla di impazienti, di delusi, di ambiziosi. In prima linea i « nobili poveri », per i quali la cessione della Corsica alla Francia (1768) aveva tolto una larga possibilità di ottenere nuove cariche, ambite non tanto per le Tetribuzioni annessevi quanto per quello che permettevano di razzolare per proprio conto. Invano gli Oligarchi si erano industriati a creare nuove prebende. (12) il bisogno ingigantiva a tal segno che nel 1 773 i « nobili poveri » invocavano senz’altro dal Governo la requisizione a loro profitto di gran parte dei conventi. (13) Esclusi dalla vita pubblica per la loro miseria, i « nobili poveri » dovevano, perciò, fatalmente simpatizzare con un’altra grande classe di esclusi per la forma della Costituzione, e cioè con gli appartenenti a quell’alta e media Borghesia che allora trovavasi in pieno sviluppo, dedicata com’era ai commerci ed alle professioni. La ripresa dei traffici, favorita dalla istituzione del Porto Franco, svolgendosi non solo ad Oriente, ma verso la Spagna. il Portogallo, la Francia e l’Inghilterra, (14) rendeva più famigliari le relazioni coi centri esteri più evoluti e contribuiva ad intensificare l’emigrazione dei capitalisti, e dei commercianti; la crisi delle vecchie industrie casalinghe spingeva all’esodo intiere classi di operai (15), e gli stessi abitanti della campagna cercavano condizioni più favorevoli all’agricoltura recandosi ad acquistar terreni nella Linguadoca. (16) Il numero di coloro che si affermavano con la propria attività nell’arringo sociale diveniva in tal modo sempre più ragguardevole; «* ne risultava un contrasto insanabile con le classi patrizie dominanti, mantenute al loro posto dalle avite ricchezze e dal diritto che scendeva dai magnanimi lombi. « Importa alla patria, concludeva un Memoriale presentato nel 1785 dai cittadini di Ventimiglia al - 8 - Governo di Genova, che abbondino le persone idonee all esercizio delle cariche pubbliche, e che abbandonata l’idea d una preminenza arbitraria, si riguardino le persone degne dell onore, e non quelle che lo pretendono, senza curarsi di meritarlo ». (17) III. - Come si vede le idee dei nuovi tempi avevano fatto molta strada. Del resto, nella stessa Genova il patrizio Agostino Lomellino, Doge dal 1760 al 1762, traduceva e pubblicava l’introduzione del D Alembert alla Enciclopedia, (18) il marchese Gerolamo Durazzo, Riformatore degli studi nella Università e poi Ambasciatore cesareo, (19) mantenevasi in cordiali rapporti coi Giansenisti e specialmente con l’abate Vincenzo Palmieri e col vescovo Scipione De’ Ricci, (20) ma sopratutto nei Salotti delle patrizie Anna Pieri Brignole, Teresa Pallavicini e Teresa Doria, fra domestiche rappresentazioni di commedie francesi e di tragedie dell’Alfieri, (21) e fra dotte e filosofiche conversazioni, si andavano sviluppando i germi della democrazia. (22) Il Governo di Genova si sforzava di reagire proibendo la rappresentazione delle Commedie in tutti i ritrovi famigliari, (23) sequestrando le lettere di Anna Pieri Brignole, e mettendo sotto processo uno dei suoi corrispondenti, il colonnello Domenico Spinola comandante della fortezza di Savona. (24) La Magistratura degli Inquisitori, a sua volta, non aveva requie nel perseguitare i patrizi sospetti. Uno fra essi, Alessandro Invrea, messo in carcere dal 27 settembre 1790 al 21 gennaio 1791, a causa di uno schiaffo dato nel Teatro Sant’Agostino per questioni politiche, riceveva poi una solenne ammonizione nell’ottobre del 1793 perchè tentava di eccitare il popolo contro gli Inglesi che dirigevano la Coalizione antifrancese, e finalmente, per uno scritto contro il Governo di Genova, era stato nuovamente chiuso in Torre, e per passarla liscia aveva dovuto simulare la pazzia. (25) Assai più filo da torcere aveva dato al Serenissimo Governo il patrizio genovese Luca Gentile, Protettore dei Carcerati ed Ispettore nel Reggimento Rastromb. (26) Il Gentile, avversario irreducibile della Magistratura degli Inquisitori, sostenitore aperto della Francia, autore di scritti violentissimi contro il Governo Genovese, (27) era insieme a Gian Carlo Serra e Vincenzo Di Negro uno dei più instancabili organizzatori della Cospirazione sorta fra i patrizi del Maggior Consiglio per rovesciare l’Oligar-chia. (28) Cospirazione che non si manifestava soltanto nelle severe aule del Palazzo dei Dogi coi discorsi e le manovre ostruzionistiche dei deputati di opposizione, (29) ma che fermentava nelle segrete conventicole della farmacia Bardellino, dove si discuteva « della legittimità dell’elezione dei nuovi vescovi in Francia », (30) ed in quella di Felice Morando, « farmacista di acuta lingua », (31) dove si potevano leggere il Moniteur, le Gazzette di Lugano, e di Milano, le Novelle politiche e tutte quelle altre pubblicazioni di propaganda rivoluzionaria che arrivavano nascostamente dalla Francia. (32) « Tutto il mondo sa, avverte un biglietto di calice, che nella Spe- _ 9 - ziaria di Felice Morando vi sono ogni giorno congregati molti Giacobini, li quali non fanno, che cabale, discorsi seducenti, tumultuosi, ed ingiuriosi al Governo. Si sa pure da tutti quali sono, e fra’ nobili, e fra’ non nobili i Rinovatori, e Rivoluzionari del Paese, e nessuno fin’ora si castiga o si ammonisce almeno con eficacia. I buoni mormorano di codesta perniciosa indolenza, ed il Popolo, che bisogna sempre più conservarsi affezionato, ne freme esagerando sulla stessa indolenza ». (33) Altri Clubs rivoluzionari si formavano allo stesso tempo nelle « Spezierie » Di Negro alla Darsena, Oderò a San Lorenzo, Perelli nel Vico di S. Andrea; (34) « quotidiani complotti » si tenevano in un Caffè posto in Piazza delle Mele, (35) nelle Sale superiori del Caffè grande dietro la Loggia di Banchi, (36) nella Loggia dei Massoni a San Giacomo di Carignano- (37) Anzi, se vogliamo credere al cav. De Lizackevicz (38) incaricato d’affari presso la Legazione della Moscovia, tutta la città, come pure il Governo di Genova, erano pieni di Giacobini. « Sembrerà strano, scrive il citato diplomatico russo, che in un Governo aristocratico come questo di Genova, i Giovani Nobili siano imbevuti di principi democratici. La spiegazione, secondo me, consiste nel fatto che i Giovani Nobili, avendo dei parenti avari, sono a corto di quattrini, perchè non ricevono da casa che duemila lire all’anno, con le quali devono pensare a vestirsi, a calzarsi, e divertirsi ed a giuocare alle carte. E se fanno dei debiti i loro parenti non si ritengono obbligati a pagarli. Tale circostanza produce un senso di avversione e di odio fra genitori e figli. Questi ultimi sperano di migliorare la loro posizione con un Governo Giacobino, ed i Nobili poveri, superiori per numero a quelli ricchi, si lusingano di avvantaggiare anch’essi. I Borghesi d’altra parte sperano che il cambiamento del Governo darà loro non solamente l’eguaglianza con la Nobiltà, ma anche la compartecipazione al potere. Ecco perchè la maggior parte dei cittadini genovesi sono portati al Giacobinismo ». (39) IV. - Sotto la generica denominazione di Giacobini abbiamo detto che si nascondevano anche i Massoni, ed i Giansenisti. Le traccie di Società Massoniche, a Genova, risalgono alla prima metà del secolo XVIII, e precisamente all anno 1736, (40) ma prendono maggior consistenza e sviluppo con la venuta dell’esercito francese alleato durante la guerra dal 1747 al 1748. Ben presto appaiono tanto diffuse che nel 1751 la Magistratura degli Inquisitori sente l’obbligo di informare il Governo che la Compagnia « detta comunemente de’ Franchi Muratori ». va sempre più diramandosi nella città, e che vi sono inscritte persone di diverse classi, forastieri e cittadini, ufficiali ed anche qualche patrizio. (41) Undici anni dopo, nel 1762. il Governo di Genova impensierito da un nuovo Rapporto degli Inquisitori che segnala la creazione di tre nuove Loggie, ordina lo sfratto di alcuni forestieri maggiormente indiziati, ne incarcera degli altri, e fa sequestrare cazzuole, triangoli, grembiali ed altri emblemi della setta. (42) Ma eccoci al 1782 nel quale — 10 - anno la Magistratura degli Inquisitori constata la creazione di un’altra Loggia di « Liberi Muratori », che si mantiene in rapporti di dipendenza con quella di Torino. Questo prova che si è dato mano al lavorio di affiatamento fra le diverse Loggie, ed a tale scopo si portano a Genova in quegli anni i più scaltri agenti della Massoneria, col preciso incarico di gettare le basi di una Federazione Internazionale che si propone di rovesciare tutte le Monarchie. (43) La nuova Loggia, sorta per la tenace opera del medico Andrea Repetto, già da vari anni in corrispondenza con quelle italiane, inglesi e francesi, (44) raccoglieva buon. numero di aderenti, specie nel ceto dei Patrizi. Fra questi Gaspare Sauli che ai primi di novembre del 1793 si reca a Nizza, dove stringe amicizia coi Rappresentanti del Popolo Robespierre il Giovane e Ricord, poi a Marsiglia ed a Parigi, sempre ossessionato dall’idea di fomentare in Genova la rivoluzione. (45) Col Sauli cospiravano altri autorevoli patrizi genovesi, massoni e giacobini, (46) la gran parte decisi, pur di abbattere il Governo Oligarchico, ad accettare l’alleanza con la Borghesia (47) ed a sollecitare l’intervento francese- (48) Quando poi la Société des Jacobins alla propaganda generica di carattere democratico — costituzionale ne sostituisce una più intensa e precisa di carattere rivoluzionario, (49) gli accordi con gli antioligarchj genovesi si intensificano al punto che Genova è ritenuta allora il più attivo centro italiano massonico-giacobino- (50) A Genova, infatti, si recano in diverse riprese, Silvestro Terenzi, scolaro deH’Università di Pavia, in rappresentanza dei Clubs lombardi, (51) Carlo Botta, l’avv. Maurizio Pellizzeri e più tardi Ignazio Bonafous per quelli di Torino, (52) inoltre Pasquale Matera (53) e Carlo Lauberg entrambi impazienti di coordinare gli scopi della Massoneria meridionale con quelli dell’Italia superiore e della Francia. (54) Nizza, dopo il settembre del 1792, diventa il centro di tutti i profughi italiani che sperano nell’aiuto francese, (55) e da quella città partono i più calorosi incitamenti ai « fratelli » Genovesi, perchè come si sono opposti a rinforzare la Coalizione antifrancese, (56) così vogliano adoperarsi a rovesciare l’Oligarchia. Pasquale Matera si mantiene in corrispondenza con Gaspare Sauli, (57) Carlo Lauberg con Gian Carlo Serra, (58) convegni segreti fra i Capi e gli emissari dei due gruppi avvengono a San Remo ed a Portomaurizio. (59) Le pubblicazioni di propaganda rivoluzionaria si spargono nella Riviera malgrado il divieto e la sorveglianza del Governo; esse vengono dirette « a persona ministeriale » che le passa a sua volta alla Farmacia Morando. (60) Il Ranza può in tal modo introdurre il suo giornale, Il Monitore politico e letterario. « Popoli Italiani, traviati per buona fede, dice il Prospetto, aprite gli oc-« chi una volta, prestate le orecchie agli avvisi leali d’un vostro paesano; il « quale per aver abbracciata la vostra causa contro i despoti fugge da un (( anno e mezzo la verga persecutrice, che avrebbe voluto percuoterlo, e ne -li- te cercò sempre mai tutti i mezzi dovunque, ma sempre invano per 1 assiti stenza dichiarata e visibile del Cielo, che vuol salvo e libero il difensore « degli oppressi. Io dirowi la verità; offrirovvi il frutto sincero delle mie « meditazioni. Scrivo dai confini del Varo; ed e ben giusto che parta dalle « spiaggie della Provenza a disingannare e preparare la libertà d Italia, ia « bella Verità; come da essa partirono la Lingua e la Poesia, che la resero « sì gentile e sì cara a tutte le culte nazioni ». (61 ) V. - Maggiori allarmi destò nel Governo di Genova un Manifesto giunto da Nizza e scritto dal romano Enrico Michele L Aurora per incitare gli Italiani a sollevarsi e costituire delle « Legioni, che all Aquila Romana conquistassero tutta 1 Italia », (62) ma 1 avvenimento che più turbo l’animo degli Inquisitori furono le lettere di Gian Battista Serra. Nessuno più di Gian Battista Serra era in grado, per i suoi precedenti, di rendersi interprete, presso i Giacobini francesi, delle idee, delle aspirazioni, delle speranze dei rivoluzionari italiani, in ispecie genovesi, e di sostenerne le vedute ed i propositi. Giovanissimo ancora egli si era stabilito a Parigi, (63) attratto dai grandissimi avvenimenti che si maturavano colà. « La Rivoluzione, dichiarava egli stesso in una lettera aperta pubblicata nel « Moniteur del 17 ottobre 1792, ha avuto fra gli stessi Francesi pochi seguaci « sinceri al pari di me. Se io ho tardato a far.conoscere pubblicamente le mie « idee, lo si deve al fatto che il mio schietto sentimento repubblicano mal « sopportava che i Francesi stupiti di vedersi liberi, non riuscissero a fare a « meno di un Re. Ora, proclamata la Repubblica dal volere nazionale, la « Francia si avvia ai più alti destini. Da molto tempo io mi considero Fran-« cese. Basti dire che tutti quelli che mi conoscono, sia Francesi, che Geno-« vesi, democratici che aristocratici mi chiamano Serra il Giacobino, e questo « lo ritengo per me un titolo di gloria, sebbene non appartenga alla Società « dei Giacobini ». La lettera continua lodando il Governo di Genova per la dichiarazione di neutralità, ma osservando che esso avrebbe dovuto dimostrare la propria riconoscenza alla Francia per avere umiliato il Re di Sardegna nemico naturale della Repubblica Genovese- Se non che, avverte il Serra « esiste da gran tempo a Genova un Comitato austriaco diretto da « un agente della Russia e dal segretario di Legazione del Regno Sardo, (v Ouesti degni Signori al soldo dei Despoti sono fiancheggiati da quella Fa-« zione oligarchica, la quale, dopo aver oppresso la Patria con l’aiuto della « Corte di Versailles che forse li oagava, si è gettata nelle braccia dell’Au-« stria da quando la Francia ha rifiutato di associarsi ai loro intrighi. Essa « è riuscita a provocare dal Governo l’ordine di ritirarsi al Magnifico Spi-« noia Ambasciatore genovese in Francia, rischiando così di compromet-u tere una amicizia utilissima alla Repubblica di Genova. La Convenzione « Nazionale non ha ancora espresso il suo parere sul grande problema se i <, popoli limitrofi possano incorporarsi alla Francia, o debbano limitarsi a - 12 - « formare delle piccole e deboli Repubbliche, ma qualunque sia la deci-« sione, l’interesse della Francia è che Genova sia francese od alleata ai « francesi. Gli eccellenti marinai che popolano il litorale della Repubblica « di Genova, possono completare l’equipaggiamento delle squadre navali « del Mediterraneo, il Porto, grande emporio del commercio italiano, può « servire di base all’approvvigionamento delle Provincie Meridionali della (( Francia, e dell’esercito destinato a punire il Despota del Piemonte, e ad « opporsi validamente ad un ulteriore sviluppo del predominio Austriaco « in Italia ». (64) Le esortazioni del Serra per una decisa alleanza della Repubblica Genovese con la Francia coincidevano con quelle pubblicate, si può dire contemporaneamente, dal signor A. De La Flotte ministro plenipotenziario della Francia nel Granducato di Toscana. L’Autore dimostrava nel suo volume (65) che Genova, con due cinte fortificate, una delle quali, esterna, capace di trecento pezzi di cannone, col prolungamento dei moli muniti alle estremità di batterie, poteva ritenersi al sicuro da un attacco della flotta Inglese. Dalla parte di terra le due piazze forti di Gavi e di Novi dominavano le linee di comunicazione con la Lombardia ed il Piemonte. Inoltre i magazzini di deposito, ben costruiti e meglio collocati, l’arsenale fornito d’armi per cinquanta o settantamila uomini, un numero ingente di artigiani e di operai abilissimi, tutto insommà contribuiva a far considerare Genova come una magnifica base di operazione per un esercito che manovrasse contro Alessandria e contro Tortona. Di questo i Francesi si erano accorti dopo la Guerra per la successione d’Austria, ed il De La Flotte destramente insinuava che le esperienze di quella guerra non andassero dimenticate. VI. - Per vero dire non le aveva dimenticate neppure il Governo di Genova, perchè la politica internazionale della Repubblica aveva subito da allora quella profonda mutazione che si doveva mantenere con inflessibile direttiva per tutto il secolo XVIII : e cioè, antagonismo sempre più deciso contro 1 Austria, da una parte, intesa sempre più cordiale con la Francia, dall’altra. (66) Se non che il Governo di Genova era composto di Oligarchi e doveva, inoltre, fare i conti con un forte partito di feudatari deH’Imperatore, del Re di Napoli, e del Re di Sardegna; (67) partito che, in ultima analisi, poteva rappresentare un ostacolo serio ad una aperta intesa con la Francia quale 1 auspicavano i Giacobini genovesi in un loro indirizzo mandato alla Convenzione Nazionale. Da questo indirizzo prendendo le mosse Gian Battista Serra, in una nuova lettera pubblicata nel Moniteur del 30 gennaio 1793, (68) suonava a campane doppie contro il Governo Genovese, rimproverandogli sopratutto di aver escluso dal Minor Consiglio il patrizio Gaspare Sauli, « ieune homme remplì de talens », ma colpevole « d’aimer la revolution, et d’avoire osé développer les avantages d’une alliance avec la République Frangais ». (69) Il Serra questa volta renne rimbeccato dal par- -.13 - tito avversario, (70) ma ciò non servì che ad eccitarlo maggiormente, e subito dopo egli divulgava per Genova una nuova lettera, che, sconosciuta sino ad ora, merita di essere riprodotta come uno dei più significativi documenti di quel periodo di storia genovese. Terza lettera scritta dal Sig. Qio. Batta Serra a suoi concittadini « Se le ingiurie fossero ragioni io dovrei essere confuso da una diatriba « anonima ove la bassezza delle idee contrasta con la viltà del linguaggio; <( percio io non mi abbasserò a farvi una risposta; sarà con dei veri servizn <( resi alla patria che io risponderò alle calunnie. Io farò solamente osser-« vare ai miei Concittadini, di cui io son geloso di conservare la stima, che « egli non è se non un vile colui che colpisce senza nominarsi, che invano « 1 Anonimo chiamasi Genovese, e Repubblicano. Il suo linguaggio lo tra-« disce, un Repubblicano ed un Genovese non deplorano la giusta punizione « di un Re tiranno, di un discendente di Luigi XIV la cui memoria deve es-« sere esecrata. (71) Egli è sicuramente, non vi ingannate, un Agente del « Piemonte, e dell’Austria, che deve detestarmi, perchè io ho denonciato « questi traditori della Patria, i quali venduti ai tiranni coalizzati, vogliono, « servendosi perfino delle vostre virtù, indisporvi contro i Francesi, che « sostengono così gloriosamente la libertà. Ma essi tentano invano di calun-« niarli. Le loro vittorie luminose li vendicano abbastanza. Essi ve li rap-« presentano nell’Anarchia, ma v’ingannano. Una Nazione tale quale ve la « dipingono senza Legge, e senza Morale, non potrebbe avere 500 mila solfi dati animati dal medesimo spirito, che fa tremare tutti i Re dell’Europa, « e che hanno di già rotte le catene di molti Popoli. Osservate solamente « all intorno di voi : Questo orgoglioso Re delle Marmotte (72) ci insultava « ad ogni momento, e profittando della debolezza, e della corruzione ine-« rente ad un Governo Aristocratico, non parlava che d’impadronirsi della « Riviera; ebbene in un istante eccolo ridotto al Piemonte, da cui i Fran-« cesi degni di essere i nostri migliori Amici, lo scacceranno ben tosto. Si « abbusa della vostra buona fede fino a farvi credere che i Francesi siano «dei Cannibali; Voi avete veduta la loro Flotta, ditemi qual mai Equi-« paggio si è condotto meglio di essi ? « Ma io non ignoro già l’oggetto dei maneggi, che si usano per sorpren-« dere la vostra credulità, qualunque pericolo vi sia a palesare una perfidia « sì atroce, io devo dirvelo: Questa sarà la migliore risposta, che io possa « fare alle bugie che si spacciano su di me dal momento che io ho abbando-« nata la mia Patria. Io sono in Francia per rendere dei servigi essenziali ai « mie: Concittadini, che io ho sempre teneramente amati. Ascoltatemi : « esiste un Complotto fra tutte le Teste Coronate, il Progetto consiste a non — 14 - lasciar sussistere alcuna Repubblica; in conseguenza i Despoti coalizzati vogliono dare un Re alla Francia, che essi non possono vincere, il resto dell’Europa sarà divisa. Di già l’infelice Polonia viene d’essere la preda della Russia, della Prussia, dell’Austria. (73) Sapete voi, miei cari Genovesi, a quale sorte siete destinati ? Una parte della Riviera deve servire di reindennizzamento a questo piccolo Re, che voi disprezzate, il resto dello Stato con la Città di Genova, che giammai non ha tollerati padroni stranieri, di cui lo spirito già sì libero si è lasciato addormentare dall Aristocrazia, servirà ad ingrandire i Stati di Casa d Austria, il Golfo della Spezia è riservato per l’Inghilterra. Il Trattato segreto sussiste, e voi ne avrete presto nuove. Chi potrà salvarci ? La Repubblica nostra alleata naturale. Voi non sapete già tutto, mentre che sforzavano i Popoli a prendere parte a sostenere la loro ingiusta querela, e vogliono costringere perfino i più piccoli Stati ad unirsi seco loro, la Francia non dimanda se non che la pura Neutralità. Essa fa di più, essa è pronta a spargere i suoi benefizi sui Popoli Neutrali. Mentre che la Francia era sotto i Re la sua politica favoriva la pirateria dei Corsari Barbareschi, adesso, che Ella è Repubblica, essa non è lontana dall’ottenervi da questi Pirati la franchiggia del vostro Padiglione. Genovesi illuminati ! mi farete voi un delitto di amare i Francesi rigenerati? e tu, o Popolo coraggioso, che scacciasti nel 1746 gli Austriaci, e che il Governo ricompensò con un accrescimento di tasse, potrai tu non gradire, che io mi consagri alla tua Caosa, e che io procuri di espiare con il sagrificio del mio personale interesse 1 ingratitudine costante di una Classe, di cui mi onoro di non dividere la folle vanità di credersi superiore ai suoi Simili. I pregiudizii possono gettare ancora alcuni clamori, ma il loro Regno è vicino a cadere, la Religione stessa, di cui vorrebbero servirsi per sostenere 1 orgoglio della nascita si accorda colla sana politica per dimostrare, che gli Uomini sono nati per essere uguali, e che la tirannia e l’ignoranza sola hanno proclamati delli altri principii. Concittadini, io mi farò sempre un dovere di presentarvi la verità, comunque lontana sia dall’idee ricevute; fin dall’età di 18 anni io ho cominciato a servire la mia Patria, e fino a tanto che io avrò un soffio di vita niente potrà arrestarmi; io disprezzo le ricchezze, la calunnia, ed i clamori delle Persone prevenute, ed ingannate. Invano alcuni tentano di distormi dal mio oggetto per le mire volgari. La ragione in me non combatte con la natura. Egli è ai miei Parenti, che io sono debitore dei miei Principii di vero Repubblicanismo. Che la loro modestia mi perdoni se loro richiamo un tratto, che essi hanno nascosto, tratto che ha deciso della mia maniera di pensare. Egli è un Padre virtuoso, uno Zio illuminato, che nel 1765, mentre non si conosceva in Europa altra maniera di Governare i Popoli, che quella di opprimerli, proponevano di fare fraternizzare i Còrsi con i Genovesi, e di riannodare con questa misura la sola degna- -lò- ti mente vera dei Repubblicani, i legami che univano la Corsica con la nostra « Repubblica. Disgraziatamente l’orgoglio, la mancanza di lumi, e la corru-« zione amò meglio di vendere questi bravi isolani alla tirannia d un Re, « sotto il quale essi hanno gemuto fino alla felice rivoluzione, che li ha libe-« berati insieme con tutti i Francesi. « Sviluppando questo principio eterno, che è di non vedere in tutti gli « Uomini se non che dei Fratelli fatti per amarsi, e non dei Schiavi nati (i per servizio di alcuni Individui, io non faccio che mostrarmi degno di « marciare su la loro traccia, lo so che dei pericoli mi circondano, essi non « mi atteriscono però; io invidio la sorte dei Gracchi, essi perirono difen-« dendo il Popolo contro la Nobiltà che, la medesima in tutti i luoghi, in <( tutti i tempi, ed in tutte le Nazioni non lascia al Popolo se non i pesi dello « Stato. La mia tenera Madre degna di essere Romana che essi vorrebbero « intimorire non piangerà sopra di me. Tiberio Gracco non lascio che un « fratello all’illustre Cornelia, ma io lascio alla mia madre più d un Caio. « Tale è la mia ritrattazione, ed io arditamente la sottoscrivo ». (74) GIO. BATTA SERRA VII. - La Magistratura degli Inquisitori non tardò a lanciare i suoi fulmini contro Gian Battista Serra, e dopo averlo « per tre volte e più citato, e non essendosi egli curato di comparire », lo dichiarava reo contumace confesso e convinto « del delitto » di rovesciare 1 attuale legittimo Governo della Ser.ma Repubblica, a mezzo di scrittore sediziose, e lo condannava, in data 9 agosto 1794, « nella pena di anni cinque di pubblico carcere ». (75) A dir vero, in sulle prime, Gian Battista Serra aveva manifestato 1 idea di costituirsi, (76) e lo stesso proposito aveva espresso il patrizio Luca Gentile, (77) ma poi entrambi si erano convinti che era meglio rimanere uccelli di bosco. Ormai la Cospirazione antioligarchica, che doveva abbattere il Governo Genovese, era fallita, i suoi Capi arrestati, (78) ed i Francesi, occupata Ormea nella valle dello Stura il 17 aprile 1794, Saorgio il 27, ed il 7 maggio il Colle di Tenda, non avevano proseguito, e tutto lasciava supporre che la campagna per quell’anno potesse considerarsi finita. (79) Le speranze dei rivoluzionari Genovesi cadevano in tal modo una dopo 1 altra, mentre essi apparivano gravemente compromessi di fronte al Governo- La voce pubblica accusava Gian Battista Serra di essersi portato a Lucca per comprare armi da introdurre poi in Genova e nascondere in determinati Oratori; di aver, inoltre, creato dei depositi clandestini di polvere, e tutto ciò con la complicità di Ufficiali dei Corpi militari della Repubblica. (80) Insistevano i biglietti di calice a dipingerlo come un soggetto dei più pericolosi : « Non bisogna credere, ammonivano, che non continui nei cattivi (( cittadini amanti d una rivoluzione in Genova il pensiero d’ecci- - 16 - « tare la nazione francese sotto vari pretesti di avvicinare delle forze a « questa Capitale, onde promuovere quella rivoluzione che da loro si desi-« dera. In questi ultimi tempi il sig. Gian Battista Serra trovandosi in Nizza « parlando a nome degli amici della Repubblica Francese ha detto a Robe-(( spierre il Giovane, che se la Francia voleva avere dei mezzi pecuniari per « sostenere l'armata d’Italia e per poter provvedere ai bisogni non indiffe-« renti dei viveri che avranno l’anno prossimo le provincie meridionali, era « necessario che s’accordasse favore agli amici della Repubblica Francese « in Genova, il numero e il potere dei quali ha di molto esagerato. Ha u egualmente supposto che l’Oligarchia di Genova faccino (sic) il mono-« polio dei grani a danno della Repubblica Francese e che questi distrutti « la Francia verrebbe ad essere provveduta di una maniera meno gravosa. « Questi discorsi sono stati bene accolti da Robespierre ch’ha promesso di « farne uso nella sua prossima partenza per Parigi ». (81) Ma proprio allora cadevano in Francia i Giacobini e la politica estera Francese subiva un notevole mutamento. I propositi di marciare verso Genova, sia per dar man forte ai Cospiratori e liberare gli arrestati, (82) sia per l’attuazione di un vasto piano militare che comprendeva l’occupazione simultanea di Savona con l’esercito, e della Spezia con la flotta, venivano per il momento abbandonati. (83) Tilly, il principale agente dell’offensiva rivoluzionaria ideata dai Giacobini, il Deus ex macchina degli antioligarchi genovesi, amico da tempo di Gian Battista Serra, poteva considerarsi caduto in disgrazia, e negli ambienti politici francesi all’idea di una conquista violenta veniva a sostituirsi gradatamente quella di trasformare la neutralità benevola della Repubblica di Genova in una dichiarata alleanza. (84) , Tutte queste ragioni dovettero persuadere Gian Battista Serra a tenersi per il momento al sicuro, ma non furono le sole. In una lettera che egli scriveva a Gaspare Sauli, mentre erano ancora al potere i Giacobini, dopo aver riferito di esser stato molto bene accolto a Nizza dai Rappresentanti del Popolo, e sopratutto da Robespierre il Giovane, aggiungeva queste testuali parole : « Mon voyage m a confirmé dans mes idées, qui ne combinent pas « avec celles des mes amis ». (85) Quali fossero queste sue idee lo rileviamo da un’altra sua lettera, in data 28 marzo 1794, al fratello Gian Carlo: « In « quanto alla politica, io non capisco, come l’uomo, il quale ha provato nel-« l’anno 1792 gli inconvenienti dell’incorporazione (86) prima della terri-« bile lezione dell’esperienza, possa nel ’94 bramare 1 invasione dell Italia. « No, mio amico, non aspettare la regenerazione del tuo Paese, dalla mano « dei Francesi. Spanderai un giorno delle lagrime di sangue su un progetto « prodotto dalla disperazione, e che avrebbe dovuto essere abbandonato, « quando la minorità virtuosa supera l’Oligarchia e il timore. Possa il mio « funesto presagio non realizzarsi ». (87) I - 17 - In sostanza 1 entusiasmo di Gian Battista Serra per la grande offensiva rivoluzionaria che doveva rompere il cerchio delle Potenze coalizzate, e decidere gli Stati neutrali a muovere in soccorso della Francia, (88) si era di. molto attenuato. Le grida: « A Genova! a Genova! », levate dalle truppe francesi mentre entravano a Tolone, (89) le acclamazioni ai duecento marinai Genovesi, che avevano sfilato il giorno dopo a Nizza nel Corteo della Vittoria, (90) rappresentavano un momento storico ormai superato. Amico degli uomini politici francesi, e testimone della loro oscillante condotta nei riguardi dell Italia, il Serra dovette ben presto persuadersi che le sorti degli Italiani sarebbero sempre rimaste subordinate agli interessi della Nazione Francese, anche perchè essa soltanto conduceva la lotta contro tutta 1 Europa. Occorreva che l’Italia, antecipando i tempi, facesse da sè, e questo era il pensiero del piccolo gruppo di « Unitari » convenuti a Nizza. Ma la grandissima maggioranza degli Italiani poteva rispondere come il patrizio Orenghi di Ventimiglia ad Enrico Michele L’Aurora:... «il mio talento e le mie forze non mi permettono neppure di meditare simili imprese ». (vedi Nota 62). Ed allora, a che scopo costituirsi, mettersi nelle mani degli Oligarchi, farsi cacciare in Torre per tre, quattro anni, quando la sua opera poteva essere ancora utile all’Italia ? Vili. - Il Serra, come altri « Unitari », cercò se altrove balenasse una luce di speranza, e quando questa luce parve raccogliersi sul nome del Bo-naparte, a lui scriveva nel 1797: «Poiché l’Italia non ha saputo fare ella stessa una rivoluzione è più utile che mai che voi terminiate l’opera vostra». (91) Ed un’altra raccomandazione faceva Gian Battista Serra al Generale Bonaparte, cioè quella « di non toccare affatto la Religione, nemmeno indirettamente » perchè a Genova il culto cattolico era « il solo seguito dalla massa », o meglio « dalla universalità della nazione », ed i preti ed i monaci non si sarebbero messi contro la Rivoluzione se non nel caso che i democratici « andassero ad imbarazzarsi di questioni teologiche ». (92) L avvertimento era tutt’altro che superfluo. Non appena i Francesi si furono stabiliti ad Oneglia ed a Loano, il Commissario Nazionale Filippo Buonarrotti aveva subito organizzato un attivissimo servizio di propaganda rivoluzionaria, distribuendo per tutta la Liguria numerosi fogli volanti, stampati per lo più al Forte d Ercole (Monaco). Alcuni di essi avevano p>er titolo: « Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del Cittadino, del 1789 », altri: « La Liberté ou la Morte. Entrée des Frangais en Piemont », ed altri contenevano un « Discorso commemorativo della Festa dell’Essere Supremo e della Natura », pronunciato ad Oneglia dallo stesso Buonarrotti. (93) Quest ultimo scritto, e la dichiarazione contenuta in un altro foglio di propaganda: « Ognuno è libero nell’esercizio della religione », avevano dato agevolmente pretesto agli elementi antidemocratici di agitare le folle al grido : ? La Religione dei nostri padri è in pericolo! E questo allarme, come notava Robespierre il Giovane, era stato il più efficace a creare un ambiente ostile all'avanzata delle truppe francesi nella primavera del 1794. (94) Non dimentichiamo che in quel tempo Genova viene considerata, e Gian Battista Serra non potea ignorarlo, come uno dei maggiori centri del Giansenismo italiano. Un contemporaneo, il Padre Lovat, denuncia già qualche anno prima « il commercio, e l’influsso che i Gazzettieri Ecclesiastici « di Firenze hanno con parecchi di que’ cittadini, ed abitatori genovesi, le « lodi, ed i biasimi che vanno diversamente compartendo a diversi,'che ivi « sostengono, ovvero combattono la rea dottrina, le pubbliche conclusioni « teologiche, nelle quali si tenta spargere l’avvelenato sistema contro le più « sagge leggi vegghianti di pio governo; i libri infetti che spacciansi, ed « introdurre ancor si vogliono ne’ religiosi ricinti di femminile pietà, i Co-« rifei, e gli Atleti del partito, che insegnano le Quesnelliane proposizioni, « crean proseliti, e spediscono emissari e mettono al soldo, e prestano opere, « e nomi, danaro, ed aiuti, gastighi e premi ». (95) Non si tratta quindi di una tendenza dottrinale vaga ed imprecisa, ma di una congrega bene organizzata, con degli scopi ben definiti. « Si va avanti con buon ordine, « commenta ancora il Lovat, si compongono libercoli dai soliti estensori; « si traducon quei di idiomi stranieri dai soliti traduttori, si stampano dai «consueti stampatori; quegli assistono alle stampe; questi al carteggio, « e alle lettere, e alle straniere corrispondenze; chi dalle cattedre « insegna la pestilenzial dottrina ; chi sotto un manto fallace di bu-« giarda pietà nelle case private la introduce : ciascuno, come un ordinatis-« simo esercito, fa tranquillamente il suo uffizio ». (96) A parte 1 esagerazione inevitabile di tali scritti di carattere polemico è certo che il Genove-sato, come scrive nel 1790 Vincenzo Palmieri a Scipione de’ Ricci, non era più « terreno così sterile d’amatori della verità e delle buone massime ». (97) Un biglietto di calice del 9 agosto 1 793 precisa : « Vi sono alle Scuole Pie molti Religiosi che sono veri Settari ». (98) Da questa affermazione all’accusa che i Giansenisti complottassero coi Massoni e coi Giacobini contro l’Oligarchia dominante era il breve passo, (99) anzi il gesuita Vincenzo Bolgeni, nel 1 794, si era proposto di sostenere che i Giansenisti non fossero che dei Giacobini. (100) La Repubblica di Genova presentava un ambiente molto favorevole a tale connubio. 1 conflitti di carattere giurisdizionalista fra la potestà civile e quella religiosa erano stati frequentissimi, ed il potere civile si era sempre sforzato di circoscrivere, in tutti i campi, l’azione dell autorità ecclesiastica agli argomenti di sola fede. (101) Cosi, avendo nel 1628 cominciato i Gesuiti a concedere lauree in Teologia, nel proprio Collegio, il Senato stabiliva che alla sola Università, riconosciuta dalla Repubblica, spettasse tale diritto. (102) Più tardi, nel 1669, siccome il Santo Uffizio di Genova — 19 — 6Ì era permesso di affiggere, senza autorizzazione delle Magistrature Civili, un Decreto della Congregazione dell’indice che proibiva la lettura di alcuni libri, i Serenissimi Collegi ordinavano che il Decreto venisse stracciato, che entro tre giorni fossero banditi da Genova il Padre Inquisitore ed il suo Segretario, e si stabilisse per legge che da allora in poi il Padre Inqui-sitore non potesse più nulla decidere ed operare senza il preventivo assenso di due Senatori, che vennero chiamati Protettori del Santo Uffizio- (103) E in seguito, colta l’occasione che il Sant’Uffizio voleva nel 1757 proibire la Pulzella d’Orleans di Voltaire, trascurando di munirsi del placet governativo, la Repubblica ordinava che in tutti gli Editti e Stampe emanate dal Padre Inquisitore vi fosse « l’espressa licenza della Magistratura degli Inquisitori di Stato ». (104) Si può dire che il Sant’Uffizio restava completamente sottoposto al controllo ed alla autorizzazione della podestà civile, come potè vedersi nel 1 762 a proposito dei Liberi Muratori, che la Repubblica non volle considerare come eretici, a malgrado delle bolle papali, e volle deferirli ai Tribunali Civili invece che a quelli Ecclesiastici. (105) Non basta : nel 1 768 veniva decretato che anche nell istruzione dei processi riservati al Sant’Uffizio, dovessero assistere due Deputati, un Sottocancelliere ed un Segretario del Senato, e che le sentenze fossero pubblicate « soltanto in nome e come fatte dal Padre Inquisitore senza punto nominare Roma! ». (106) Persino nelle pratiche cerimoniali troviamo i segni della precisa volontà della Repubblica di Genova di affermare la preminenza della potestà civile sulla religiosa; alcuni provvedimenti emanati nel 1754 stabilivano in proposito che tanto nella affissione dei Decreti del Governo, quanto nelle gerarchie protocollari, gli Atti ed i Funzionari della Repubblica avessero il posto d’onore, alla destra, e quelli della Autorità Ecclesiastica a sinistra. Costantino Serra, Vescovo di Albenga, che non ne volle tener conto, vi fu costretto manu militari. (107) Ma il conflitto più clamoroso fra la Repubblica di Genova e la Santa Sede in tema giurisdizionale scoppiò nel 1759-60, durante il periodo della ribellione della Corsica. I ribelli avevano chiesto a Roma un Visitatore Apostolico « non ad altro fine, che per formare il principio d’un nuovo dominio segregato dalla sovranità della Repubblica». (108) Malgrado le reiterate proteste del Governo di Genova, la Corte di Roma inviava clandestinamente in Corsica Monsignor Cesare Crescenzio De Angelis, Vescovo di Segni, (109) con una procedura atta a far « purtroppo rivivere 1 antico sospetto che sotto il manto cosi rispettato del Sacerdozio possano talvolta ricoprirsi le vedute più pericolose ai diritti del Principato». (110) Sono parole di una pubblicazione ufficiale del Governo, e non sono le più significative. (Ili) Molti altri episodi si potrebbero citare, ma ci limiteremo alla procedura osservata per 1 elezione dei Vescovi. Era antica consuetudine che il Go- — 20 — verno di Genova, vacando le sedi vescovili, proponesse al Papa una terna di candidati fra i quali doveva farsi la scelta. Ora avvenne che, essendo rimasti vacanti nel 1767 i vescovadi di Brugnato e Ventimigha, il Papa nominasse il successore all infuori della terna. La Repubblica intervenne immediatamente, intimando ai nuovi eletti di non muoversi dalle loro sedi sotto pena della pubblica indignazione e della confisca dei beni. Le cose in seguito si accomodarono, ma la Repubblica a sua maggior salva-guardia per il futuro, tradusse la consuetudine relativa alla nomina dei Vescovi in una legge (13 agosto 1767) con la quale espressamente proi-bivasi « l’ammissione de Vescovi in tutte le rispettive diocesi dello Stato, quando alla loro elezione non sia preceduto il previo gradimento dei Collegi, a giudizio del Minor Consiglio». (112) In questo ambiente tradizionale della politica giurisdizionalista genovese scoppiavano fra Giansenisti ed Antigiansenisti i primi conflitti polemici, che raggiunsero una mai vista intensità di passione attorno alla Bolla Auctorem Fidei, pubblicata da Pio VI il 28 agosto del 1794. Non staremo a ripetere quanto in altro nostro studio abbiamo detto su quell’episodio e sullo sviluppo del Giansenismo in Liguria alla fine del Sec. XVIII : (113) ricorderemo soltanto che i due partiti avversi apparivano ormai decisi a trasportare la lotta dal terreno teologico e religioso in tutti quegli altri campi ove all’uno o all’altro balenasse la possibilità di strappare la vittoria-Quali posizioni occupassero rispettivamente nel campo politico possiamo desumerlo dalle parole di un contemporaneo: «... I Giansenisti, pare, che abbiano in vista di richiamare la Religione cattolica alla sua purità primitiva; e a sgombrarla di tutto ciò che e pompa, e grandezza, e dominazione temporale; e sono amici dichiarati della Democrazia. I Mohmsti al contrario, non sembrano troppo inclinati a queste virtù oscure; entrano volentieri nei Governi, amano le Corti, e gerarchie sublimi, e sostengono che le cose spirituali si accordano benissimo colle temporali, e che il regno di questo mondo si unisce perfettamente col regno dell’altro: hanno in somma il progetto di Monarchia universale nel Papato: e sono nemici giurati della Democrazia, e della Sovranità». (114) In sostanza, abbandonato ormai il terreno della casistica, ristretto ed inaccessibile alla grande maggioranza delle classi sociali, i due partiti avversi si apprestavano a cimentarsi in un campo assai più positivo e di immediato interesse per entrambi. Come diceva il genovese Vincenzo Palmieri, in una lettera del 7 novembre 1794 a Monsignor Scipione De Ricci, « il preteso Giansenismo speculativo » poco importava alla Curia Romana, ma importava bensì « il Giansenismo di giurisdizione e di borsa ». (115)Una volta in questo ordine di idee lo schieramento dei due partiti era, si può dire, automatico, e la lotta non era più attorno ad un rito, alla pluralità degli altari, alla Via Crucis, al Sacro Cuore, od alla Gra- zia efficace ed alla sufficiente, come dice il Cantù, (116) ma ad una questione che risaliva al Medio Evo, sulla preminenza, cioè, della potestà religiosa sulla civile o viceversa, e più ancora sui confini dell’una e dell’altra. 11 Papato non si era mosso dalla sua linea di rigida intransigenza, ed aveva sempre gravitato su quelle forze politiche o sociali che potevano sostenerla 0 rafforzarla, gli altri erano andati affannosamente in cerca di quelle che ne assicuravano o promettevano la trasformazione o lo sgretolamento. Ecco perchè nel gruppo dei Giansenisti Genovesi noi troviamo uniti insieme quelli che tutto speravano dal regalismo austriaco, e quegli altri che dal- 1 avanzarsi delle idee Rivoluzionarie si ripromettevano 1 annientamento della Curia Romana. Ma tanto il Degola, che dall inviato francese a Genova, Sémonville, uno dei più fanatici banditori del Giacobinismo, (117) si faceva mandare le pubblicazioni che giustificavano la Costituzione Civile del Clero, (118) quanto il tenace demolitore della Bolla Auctorem Fidei, Mons. Benedetto Solari che avrebbe desiderato un deciso intervento del generale Bonaparte, (119) e quanto il Palmieri che può considerarsi, dato il suo Giansenismo regalista, un avversario, in un primo tempo, degli Enciclopedisti, (120) erano tutti concordi in un solo pensiero, quello di salvare la fede dall’ateismo dei Giacobini avanzati, non meno dannoso del curialismo dei loro avversari. Eustacchio Degola, dopo l’entrata dei Francesi in Lombardia, scriveva tutto racconsolato a Monsignor Scipione De’ Ricci: « ...i soliti atei e materialisti tanto in Pavia come in Milano non sono in gran credito, sono anzi alquanto avviliti vedendo che i loro progetti irreligiosi vengono disprezzati, e vedendo che gli stessi francesi portano i loro figli neonati alla Chiesa per farli battezzare ». Il giorno di S. Marco, continua la lettera, « fu battezzato sollennemente alla Metropo-« litana un bambino tenuto al Sacro fonte dal generale Augerau e dalla « moglie del Generale in Capo Bonaparte, con invito di tutto lo Stato Mag-« giore Francese. La Religione ha tutta la sua pubblicità e libertà primiera. « Si pensa dalle Autorità costituite a sgravare la Chiesa e lo Stato da certi « Corpi che han deviato affatto dall’antica loro istituzione, ma giammai « si toccherà 1 essenziale della Religione. Se avrà luogo il progetto di Pal-« mieri di cacciar via tanta feccia di gente calata in quel Paese per rovi-« nare il buon ordine e il Vangelo, le cose andranno bene » (121) . « Fa orrore, esclama Vincenzo Palmieri, il veder come taluni con-« fondono come sinonimi Patriottismo e irreligione », e si compiace che non si dia ascolto ai « cattivi che sotto pretesto di libertà vorrebbero ateismo e libertinaggio» (122). Fin dell 1786 egli si augura che venga scritto un libro che in una maniera nobile e degna degli augusti nostri Misteri spieghi i fondamenti della nostra religione ed insegni la maniera savia di convertirli a Dio senza tante digressioni, che tenda alla riforma del Cuore ed amministri i Sacramenti come costumarono i nostri Padri / — 22 - (123). Più tardi egli e Benedetto Solari vorranno dimostrare che le teorie democratiche sono in perfetta armonia con le dottrine del Vangelo (124). Siamo arrivati al punto nel quale lo schieramento dei Giansenisti liguri con le correnti rivoluzionarie si compie ormai senza ostacoli, ed i primi ad affrettarne il risxiltato sono proprio i Curialisti che, battuti sul terreno giuri-sdizionalista dalla politica della Repubblica, si uniscono per rappresaglia alle forze dell’assolutismo straniero. XI. - Ma allora, se, come abbiam visto, tanto nel Patriziato come nelle classi Medie e nel Clero, sorgono numerosi e combattivi i sostenitori delle nuove idee, su quali elementi si appoggia il Governo Oligarchico della Repubblica di Genova ? Da un Rapporto della Magistratura degli Inquisitori « sopra i discorsi, che si fanno in Città relativamente agli affari correnti », possiamo ricavare qualche notizia al riguardo. « Si è verificato, « dice il Rapporto, col mezzo di più ceti di persone, e da tre più accreditati « Negozianti di questa Piazza, come da alcuno dei migliori Bottegari si è « avuto, che sia assolutamente necessario mantenere l’amicizia, e corn-« spondenza con li Regni di Portogallo, Spagna, Inghilterra, Napoli, « Imperatore e Re di Sardegna per il vivo, e continuo grandissimo com-« mercio, che si fa nelle Piazze di detti Regni tanto di generi, che qui « mancano, come di generi, che di qua si spediscono a dette Piazze, oltre « poi i commestibili, che dai Regni di Napoli, Sicilia, Stato del Papa, « Imperatore e Re di Sardegna vengono qui spediti, il che non succederebbe, « qualora il Ser.mo Governo si appigliasse al partito dei Francesi. Dicono « pure, che in occasione di rottura di guerra con tutte dette Potenze Coaliz-« zate, mancherebbero tutte le ricorrenze dei commestibili in questa Città, « e che si potrebbero temere dei cattivi effetti per il malo contentamento « del Popolo; oltre poi il numero non indifferente dei Genovesi abitanti « nelli Stati di detti Principi coalizzati; quali Genovesi sarebbero cacciati, « e verrebbero a domiciliarsi nello Stato Ser.mo, ed in questo caso vi « sarebbe maggior necessità di viveri, e finalmente dicono che dell istesso « loro sentimento sia l’universale dei Commercianti, e Bottegari di questa « Città, e tutto il detto loro deposto lo hanno anche avvalorato col loro «rispettivo giuramento». (125) Oltre ai Negozianti e Bottegari anche il Popolo, secondo le informazioni ufficiali, sembrava « aveuglement devoue au gouvemement qui le flatait ». (126) Un biglietto di calice avverte: « si « sentono ovunque discorsi sediziosi. Se ne fanno in Banchi, e nei Botteghini « impunemente. Si tratta di far man bassa sopra i Nobili, e stabilire altra « foggia di Governo. Di tanto disordine gli Artigiani, ed il Popolo si mantie-« ne ancora fedele alla Repubblica. Questo genere di persone deve coltivarsi, u ed animarsi ». (127) Ed in un Rapporto segreto, in data 6 febbraio 1794, ^ la Magistratura degli Inquisitori non esita ad affermare che si conservava « nelle persone Popolari l’attaccamento al Governo ». (128) — 23 — Ma nè per i Commercianti nè per il Popolo le cose andavano così liscie come sembrava alla Magistratura degli Inquisitori. Dalle testimonianze contemporanee sappiamo che molti Commercianti avevano chiesto al Senato « l’erezione di una Camera di Commercio, quale avesse il gius privativo di « decidere tutte quelle differenze, che alla giornata insorger potessero fra « loro a causa delle negoziazioni, mal soffrendo, che tali questioni pendessero « dall’arbitrio dei Giudici per lo più poco pratici delle materie di commercio, « e le decisioni de’ quali cadevano sempre a vantaggio di quello fra liti-« ganti, che sapeasi far conoscere il più disinteressato, e liberale. Fu eretto « questo Tribunale, gli venne assegnato un Presidente, un Senatore, e sei « nobili, e tre Negozianti ne formavano il Corpo. Appresero tosto i Mercanti « ove tendessero tali viste, e lungi dal produrre il bramato effetto, altro non « fecero, che accrescere il numero dei malcontenti, e di vedere questi colle-« gati coi Serra, Gentili, Carrega e Sauli ». (129) Anche una Banca di Sconto, utilissima ai Commercianti, era stata soppressa nel 1786, e trasferita di poi al Palazzo per ridurla a strumento politico di Governo « nello scopo principale di tenere sempre un immediato predominio sopra i suoi soggetti )) ; e questo avvenimento « cooperò moltissimo a suscitare diffidenza al Governo nei negozianti e ad alienare gli animi dall’Aristocrazia ». (130) Oltre a ciò bisogna tener conto di quella parte di negozianti che, appunto per ragioni di commercio, si erano legati ai Francesi. Come diceva Saint Just, nel suo discorso dell’ 1 1 marzo 1794. l’enorme quantità di grano, di vesti, di forniture d ogni genere che la Francia aveva acquistato per le truppe dell’esercito d Italia, per i dipartimenti meridionali e per le piazze marittime della Corsica assediate dagli Inglesi, avevano permesso ai Genovesi di concludere affari d oro. (131) « L’esportazione da Genova a Nizza del grano e « delle derrate, scriveva De Lizackevicz il 24 gennaio 1794, continua ogni « giorno e si può dire ogni ora. Due galere Genovesi vi hanno scortato sino « a ventotto navi da carico, ed una di esse si è fermata a Villafranca, l’altra « a Monaco. In entrambi questi luoghi esse furono ricevute con tutti gli « onori. I capitani delle galere, in segno di ringraziamento, alzarono la ban-« diera tricolore e fraternizzarono coi francesi». (132) Vivacissime poi erano state le proteste dei Commercianti contro il blocco degli Inglesi per forzare la Repubblica di Genova a dichiararsi per la Coalizione. E quando sulla fine del novembre del 1793 dieci navi, parte Svedesi e parte Danesi, che portavano merci da Lisbona e da Cadice, vennero deviate dal Porto di Genova e trattenute a Livorno, i reclami non partirono solo dagli interessati, (133) ma anche dal Governo Genovese che ordinava al proprio Ministro presso la Corte di Londra, Cristoforo Spinola, di chiedere risarcimenti per il danno arrecato al commercio ligure. L’indignazione dei Commercianti arrivò a tal punto che una proposta del Partito dei Giacobini di arruolare ventimila contadini, armarli, piombare su Livorno, distrug- — 24 - gerla, interrare il Porto ed impadronirsi dei bastimenti, ebbe un gran successo e molti sottoscrissero. (134) Se infida o per lo meno divisa era la classe dei Commercianti, non meno infide e divise erano le classi popolari. Già in tutta la Liguria si erano andati verificando dei tumulti dovuti alla carestia ed alla miseria, (135) e nel 1793 c’era voluto del bello e del buono per sedare una folla di Polceve-raschi che radunatasi al suono delle campane a martello, dopo aver saccheg-f^iato i Magazzini Annonari di Sampierdarena, voleva forzare le Porte della Lanterna per entrare a Genova- (136) Certo il sistema di Monopolio praticato dall’Oligarchia Genovese doveva, in ultima analisi, gravare sulle classi meno abbienti. (137) Ed a questo proposito sono molto significative le impressioni lasciateci da un Magistrato francese, il Mercier-Dupaty, che nel 1785, raccontando un suo viaggio attraverso i vari Stati d’Italia, scriveva: « A Ge-« nova non vi è che una Panatteria ed una Rivendita di Commestibili di ca-« rattere pubblico, entrambe gestite ed amministrate dal Senato. La Repub-« blica non tollera che i privati vendano il pane, il vino, il legname, l’olio. « Forse che la Repubblica intenda praticare i più bassi prezzi, ed offrire la « migliore qualità delle merci ? Mai più : essa vende ai prezzi più alti, e dà « in cambio le merci più scadenti, senza inquietarsi delle proteste dei comic pratori. Ma come possono i sudditi tollerare un simile Monopolio? Essi « praticano la mendicità, il furto, l’assassinio, oppure soffrono e finiscono «negli ospedali. E come possono sopportare una simile oppressione? La « misura non è ancora colma. Il popolo non si ribella quando vuole : 1 acqua « che riempie un vaso non trabocca se non vi è una goccia di troppo. Ora « l'Aristocrazia cerca di evitare questa goccia, e sacrifica una parte della « propria autorità alla propria avarizia. Quindi lascia senza applicazione « la maggior parte delle leggi, tre quarti dei delitti impuniti, e compra cosi « il silenzio di coloro che potrebbero gridare. Ma la goccia che farà traboc-« care il vaso si ritiene inevitabile, perchè la pazienza del popolo è « stanca ». (138) XII. - Ma è tempo ormai di concludere. Da quanto abbiamo detto fin qui risulta evidente che i Nobili liberali ed i Borghesi democratici, per dirla col Guyot, (139) vogliono, anche a costo di una rivoluzione, attuare la riforma costituzionale della Repubblica di Genova. Le classi Medie avvertono 1 umiliante situazione di trovarsi escluse dal potere quanto più sentono di rappresentare una forza poderosa e necessaria nellambiente sociale che si va formando sulle rovine del feudalismo. Esse, per bocca del Segretario Gastaldi, pronunciano contro l’imperante Oligarchia il più incisivo atto d’accusa: « Fuori del libro d’oro, natali, probità, talenti nulla giovano per mettere al « coperto d’una certa differenza di modi, e vocaboli, che offende gli animi « delicati. Il vizio accompagnato con la Nobiltà, e colle ricchezze non è mai - 25 — « posto a conto di demerito, e la violazione delle Leggi, e la oppressione non « rende gli uomini odiosi, nè gli allontana dalle dignità patrie, ne dalle magie giori attenzioni nella Società ». (140) Non è esatto quanto dice il Vincens che la Borghesia, sebbene « me-diocrement affectionnée » al Governo, « elle n aurait osé conspirer », per paura « d’allumer la guerre des pauvres contre les riches ». (141) Il pie-? destallo che aveva per tanti anni sorretto 1 Oligarchia doveva essere ben tarlato se lo stesso De Lizackevicz non esitava a ritenere che il Governo non avesse altro mezzo di salvarsi che di assoldare la « plebaglia ». (142) Così pure è da ritenersi contraria alla verità storica la tesi sostenuta dallo Sciout che attribuisce la caduta della Repubblica ad un pugno di intriganti e di avventurieri piovuti a Genova da tutti i paesi- (143) Massoni, Giacobini e Giansenisti non formavano che le avanguardie di un movimento rivoluzionario : niente di più logico che, ai margini di questo si raggruppassero i sostenitori delle idee più demagogiche : dal patrizio Vincenzo Di Negro che proponeva la requisizione dei Monasteri, e di « tutti gli argenti superflui in tutte le case dei Nobili e di tutti i benestanti della Riviera », al causidico Domenico Rivarola che suggeriva un rimedio ancor più radicale, e cioè di tagliar la testa a quelle poche persone che si avevano monopolizzato la ricchezza, e confiscarne i beni. (144) Ma il grosso dell’esercito era composto dai così detti « neutralisti », e cioè dai Patrizi e dai Borghesi decisi ad ottenere la riforma costituzionale della Repubblica nei riguardi della politica interna, ed a mantenere la neutralità nei rapporti intemazionali. Essi sono i veri arbitri della situazione: (145) e siccome la neutralità proclamata dalla Repubblica di Genova con manifesto del 1° giugno 1792, può ben definirsi benevola verso la Francia, (146) essi diventano ben presto naturali alleati della frazione Giacobina. (147) E allora i due programmi si identificano: alcuni membri del Maggiore e del Minor Consiglio, trascinati dalle teorie giacobine, sollecitano vivamente la riforma delle Leggi. Pietro Giustiniani in una riunione del Gran Consiglio biasima la condotta delle Potenze Coalizzate verso la Francia, e quella della Corte di Londra verso la Repubblica di Genova : e finisce per consigliare al Governo d’allearsi con la Francia contro le Potenze Coalizzate, e di nominare una Commissione per attuare la riforma delle Leggi. Paolo Invrea senz’altro propone l’abolizione del sistema di Governo attuale, per sostituirlo col sistema francese : altri Consiglieri, infine, sostengono l’opinione di escludere dal Governo gli Ex-Dogi, e tutti i Nobili che sono Feudatari di Stati Esteri. In questo ambiente rivoluzionario il Governo Genovese ha un ultimo ammirevole scatto di vitalità diretto a salvaguardare l’indipendenza della Patria : la lotta diplomatica che esso deve sostenere a tale scopo rivela una forza ed una sapienza politica che meritano la revisione dei soliti Giudizi pronunciati fino ad oggi dagli Storici sulla caduta della Repubblica. • ' . NOTE AL CAP. I (1) « Nota del Ministro Drake, al Governo Genovese, in data 21 ottobre 1793 ». (Collez Mss. B. U. G„ voi. Vili, CC. 91-92). La Nota di Drake trovasi riportata nell'Appendice A, Doc. N. 1. (2) Ad es. : il patrizio Felice Carrega, nella sua deposizione al Processo dei Giacobini genovesi del 1794, dice: « So benissimo esservi molti genialisti francesi, essendo pur io di genio verso detta Nazione». (Coll. Mss. B. U. G., Voi. X, pag. 553). (3) Pubblicata dal BELGRANO : Imbreviature di Giovanni Scriba. Genova, Tip. Sordo-Muti, 1882, pagg. 151-152. (4) Archivio di Stato di Genova - Secretorum, « biglietto di calice » (denunzia anonima) del 17 maggio 1791. La estesa partecipazione dei medici liguri alle idee ed ai movimenti rivoluzionari e stata notata da VITO VITALE: On&frio Scassi e la vita genovese del suo tempo (1768-1836). Genova, Soc. Lig. di Storia Patria, 1932. (5) PIETRO NURRA : Genova durante la Rivoluzione Francese (Giornale Storico e letterario della Liguria, 1927, fase. IV). (6) FRANCESCO MARIA ACCINELLI : Artifizio con cui il governo democratico di Genova passò all*aristocratico. Genova, Como, 1797, pagg. 90-96. (7) COTARDO SOLARI : Discorso di introduzione a un nuovo progetto di costituzione per la Repubblica Ligure. Genova, Stampa della Gazzetta Nazionale, 1801, pag. 57. (8) MASSIMILIANO SPINOLA: Compendiose osservazioni intorno al Governo aristocratico che resse la Repubblica di Genova al tempo dei Dogi Biennali. (Giornale Ligustico, anno VI, 1879). (9) F. DON A VER : La Storia della Repubblica di Genova. Genova, Libr. Editr. Moderna, 1913, voi. 2°, pag. 279. i - 28 - (10) P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal 1746 al 1771 e vita genovese degli stessi anni. Genova, Tip. della Gioventù, 1914, pag. 106-111. (11) PIETRO NURRA : Le Storie inedite di Girolamo Serra (La Cultura Moderna, ottobre, 1926). (12) P. L. LEVATI: Op. cit. pagg. 353-355. (13)P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal 1771 al 1797 e vita genovese negli stessi anni. Genova - Tip. della Gioventù, 1916, pagg. 139-143. (14) E. VINCENS: Histo're de la Répubbìique de Géncs. Paris, F. Didot, 1842, voi, 3°, pagg. 409-411. (15) Nel Giornale Avvisi, n. 43 del 28 ottobre 1786, è pubblicata la lettera d’un cittadino che descrive l’esodo di operai tessili dal territorio di Rapallo. (16) Sull’estensione e l’importanza di tali fenomeni migratori, Cfr. : MARIA MARENCO: L’emigrazione ligure nell’economia della Nazione. San Pier d’Arena, Tip. Don Bosco 1923, pagg. 74-75. (17) GIROLAMO ROSSI: Storia della città di Ventimiglia. Oneglia, Eredi G. Ghilini, 1888, pagg. 268-270. Le leggi di questo Comune prescrivevano che i cittadini chiamati al reggimento degli affari pubblici fossero estratti a sorte da tanti bussoli quanti erano i quartieri della città, e cioè Piazza, Oliveto. Campo. Borgo. Ora, siccome in conseguenza della Guerra dei sette anni l’emigrazione era cresciuta in guisa che quest’ultimo quartiere era pressoché spopolato, i Magnifici proposero al Senato di Genova di sopprimere il bussolo corrispondente, e di aggregare i! quartiere a quello di Piazza dove abitavano i soli Nobili. Costoro avrebbero, quindi, ottenuto per l’avvenire due terzi dei suffragi, e non paghi di ciò avevano chiesto inoltre che potessero elevarsi alla carica di Priore di Consiglio i soli Magnifici. Questi tentativi vennero combattuti col Memoriale citato, e la polemica, mantenuta viva per qualche anno, diede origine ad uno scritto nel quale si dimostrava L’insussistenza della pretesa nobiltà dei nominati Magnifici di Ventimiglia (Nizza, 1786). (18) G. NATALI: F. B. De Felice e gli enciclopedisti italiani del sec. XVIII (nel voi.: Idee Costumi Uomini del Settecento, 2.a Ediz., Torino, Sten, pag. 298). (19) P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal 1771 al 1797..... pagg. 691-696. (20) Le lettere del Durazzo a Scipione De’ Ricci e le lettere del Palmieri con frequenti accenni al Durazzo trovansi all'Archivio di Stato di Firenze, nelle filze Ricciane. (21) a. Storia filosofica ed imparziale della Rivoluzione di Genova li 22 Maggio 1797 t. Mss. della Biblioteca Civica Berio - A. NERI: Genova e Vittorio Alfieri (Giom. stor. e letter. della Liguria, anno IV, 1903, pagg. 222-224). (22) Cfr.: «Storia filosofica ecc. » a pagg. 30 e 33. GIAN FRANCESCO BASTIDE: Libere riflessioni sulla Rivoluzione di Genova tradotte dal francese con annotazioni e aggiunte del traduttore. Parigi, 1798, pagg. 65-67. (23) « Storia filosofica ecc. » pag. 9. - 29 - (24) Anna Pieri Brignole scriveva, in data 19 luglio 1794, al cugino Domenico Spinola: « Convien dire che le nostre lettere siano bene interessanti al nostro provvido governo, mentre temo che abbia arrestato il corso o a una mia in data degli 8 corrente, o alla vostra risposta ». La quale diceva fra l'altro: «Sento dalla vostra Car.ma che le cose per Genova vanno sempre più alla peggio, e che si cerca tutte le strade per rovinare a capriccio; però col tempo si scoprirà ogni cosa. Sono poi contento sentire che sempre più in Genova si pensi a seccare il genere umano : chi troppo lira la corda si rompe. Dio voglia che per il bene comune si rompa presto, mentre allora pochi tiranni levati da mezzo lasceranno godere tutta la massima parte, che ora tengono in catene ». Lo Spinola veniva chiamato subito a Genova dal Governo e sottoposto ad inchiesta per le frasi che aveva scritto. Ma la cosa finì in niente perchè gli avvenimenti che si preparavano erano ben più minacciosi. (Archivio di Stato di Genova - Collegi Divers., filza 386). (25) Archivio di Stato di Genova: Collegi Diversorum, filze 355-356. Collez. Mss. B. U. G., voi. XI, pagg. 552-553: «Esame di Alessandro Invrea». L’Invrea fu mandato all’Ospedale degli Incurabili, ma ne uscì il 23 giugno del 1794. (26) Dal 1765 le forze armate della Repubblica di Genova erano composte di 2500 uomini divisi in quattro Reggimenti dei quali due (Savona e Sarzana) di volontari reclutati fra i Liguri e Córsi, e due di stranieri, in prevalenza Svizzeri e Tedeschi, che prendevano nome dal Colonnello che ne aveva il comando. Cfr.: EUGENIO GALLI: Milizie d’altri tempi (Rivista militare italiana, disp. VII e XVIII del 1899). (27) Tali scritti sediziosi si stampavano generalmente nelle tipografie di Nizza e di Monaco. Gfr. : PIETRO NURRA - Genova durante la Rivoluzione Francese. Riportiamo a tale proposito un saggio delle lettere scambiatesi fra la Magistratura degli Inquisitori ed il Governatore di San Remo. (Coll. Mss. B. U. G., voi. XII, doc.ti 18-19). San Remo. Molto Illustre Sig. Governatore, Ci rinviene che possa essere stato dì qui mandato, o possa mandarsi a Nizza uno scritto sedizioso contro il Ser.mo Governo per darsi alle stampe. Questo principia dalla cessione della Corsica, indi discende a dire, che nel 1746 sono state date le chiavi della Città ai Tedeschi con declamare, che ciò sia seguito senza l'intervento del Gran Consiglio, e per ultimo contiene molte lagnanze, che fanno alcuni poveri nobili contro del Governo. Abbastanza comprenderà V. S. quanto sia premuroso ed interessante l’impedire, che non sia tale scritto stampato onde si (sic) siamo determinati di dare a V. S. questa notizia, lusingandosi per la sua attività, e zelo, che se avrà mezzi dei quali servirsi in Nizza, per questo oggetto non li ommetterà, e desiderosi del riscontro di quanto avrà V. S. operaio preghiamo Iddio lo feliciti. Dalla nostra Cancelleria li 15 Febbraio 1794. Ed ecco la risposta del Governatore : Ecc.mi e 111.mi Signori Ini vista della savia premura di V. E. e V. V. S. S. lll.me manifestatemi col venerando loro foglio dei 15 corrente febraro diretto ad impedire, che non venghi permesso di stampare in Nizza lo scritto sedizioso che mi hanno accennato ho subito spedito in Nizza una lettera ad un Soggetto, che ha grande influenza impegnandolo ad impiegarla tutta, affinchè non si permetta la stampa di detto scritto. Li ho esposto le raggioni, che devono indurre il Popolo Francese a darci questa prova della sincera loro amicizia, ed ho procuralo di abbattere l’obiezione, che potevano facilmente farmi, di non poter ciò impedire, atteso il principio da loro stabilito della libertà della stampa. Dubitando, che alle volte possa essere — 30 - stato mandato il suddetto scritto alla Stamperia di Monaco ho scritto lettera diretta a quel Direttore, e proprietario della Stamperia che è mio conoscente, affine di prevenirlo di non stampare in caso, che le (sic) venisse una tale commissione. Ho stimato bene di far conoscere la premura di V. E. e VV. SS. IH.me, anche al M. Console Giorni potendo srul luogo come e, facilmente venir in cognizione di chi fosse incaricato della stampa suddetta, ma le ho inculcato d usare la maggior circospezione e segretezza. Del risultato di queste diligenze, e di quelle altre. che userò in seguito, mi darò l’onore di ragguagliare esattamente V. E. e VV. SS. III.mey siccome presentemente ho quello di rassegnarle il rispettoso mio ossequio. Di V. E. e VV. SS. Ili .me. San Remo 18 Febraro 1794. Deootis.mo et obb.mo Servitore Vincenzo Spinola - Governatore Le premure del Governatore rimasero senza effetto, perchè dal 1792 le stamperie di Nizza e di Monaco erano al servizio della Francia, e specialmente dell'esercito d’Italia, lo Stato Maggiore del quale risiedeva Nizza. (Cfr.: GIUSEPPE BRES: Della Stamperia e di altre industrie affini in Nizza dal 1492 al 1810. Nizza, G. Malvano, 1906 - PHILIPPE CASIMIR : L'impri-merie de Monaco depuis ses origines. Monaco, 1915). La e scrìtto sedizioso » venne pubblicato in foglio volante col titolo: « Avviso d'un Membro del Gran Consiglio a suoi Colleghi ». Ne riparleremo ne] Cap. III. (28)PIETRO NURRA : Genova durante la Rivoluzione Francese. Un cospiratore: il patrizio Luca Gentile (Giom. Stor. e Lett. della Liguria, 1928, fase. 2°). (29) Sullo svolgimento della Cospirazione vedi i miei articoli citati : Genova durante la Rivoluzione Francese. (30) Archivio di Stato di Genova - Collegi Diversorum - Rapporto degli Inquisitori, in data 29 luglio 1791, filza 373. La farmacia di Antonio Bardellino era in Via Luccoli. (31) Così Io chiama il DELLA CELLA: Famiglie di Genova, antiche e moderne, estinte e viventi, nobili e popolari, voi. 3° pag. 270. Manoscritto degli anni 1782-84, in tre volumi, presso la Biblioteca Universitaria di Genova. (32) Collez. Mss. B. U. G., voi. XI, pag. 444: « Esame di Felice Morando» - BELGRANO: Imbreviature di Giovanni Scriba, pag. 121. (33) Collez. Mss. B. U. G., voi. XII, c. 50. (34) (78) P. NURRA: Genova durante la Rivoluzione Francese. (79) P. NURRA: La missione del Generale Bonaparte a Genova, pag. 30. (80) Collez. Mss. B. U. G.: «Esame del Magnifico Saverio Giustiniani», (voi. XI, pagg. 523-525); «Esame del M. Domenico Gallo», (voi. XI, pagg. 172-173). (81) Archivio di Stato di Genova: Confinium, filza 170. Il biglietto di calice è del 14 luglio 1794. (82) P. NURRA : La missione del Generale Bonaparte a Genova nel 1794, pag. 43. (83) M. KOVALEVSKY: La fin d’une aristocrazie - Turin, Bocca, 1901, pag. 117. (84) P. NURRA : La missione del Generale Bonaparte a Genova nel 1794, pagg. 34-35 e (85) Collez. Mss. B. U. G.: Lettera di G. B. Serra a Gaspare Sauli, (voi. XII, c. 92. doc. n. 57). (861 Come può desumersi dalla Difesa o « Allegazione per il M. Gian Carlo Serra » si tratta delle famose incorporazioni della Savoia (27 nov.bre 1792), di Nizza (31 gennaio 1793), e del Principato di Monaco (febbraio 1793), alla Francia. (Collez. Mss. B. U. G., voi. XII, pag. 128, n. 28). (87) Collez. Mss., B. U. G.: Lettera di Giov. Batta a Gian Carlo Serra da San Remo, 28 marzo 1794 (voi. XII, cc. 69, doc. n. 38). (88) Cfr.: A SOREL : L’Europe et la Réoolution frangaise, Paris, Plon Nourrit e C.ie, 1908, voi. III. pagg. 533-535. - Sò - (89) Collez. Mss., B. U. G. - « Esame del maggiore Agostino Domenico Monici », voi. XII. pag, 27. (90) 1 Genovesi vennero accolti festosamente nella Sede della Società Popolare. « Una gioia ingenua e pura, narrano le cronache contemporanee, si spande su tutta 1 assemblea, il Presidente dà il bacio al più vecchio, al medesimo istante ognuno cerca un genovese per abbracciarlo » (GIUSEPPE ANDRE': Nizza, 1792 1814 - Nizza, Malvano e Mignon, 1894, pag. 256). (91) G. BIGONI : La caduta della Repubblica di Genova nel /797 (Giorn. Ligustico, anno XXII, pagg. 338). In una precedente lettera al Bonaparte aveva scritto: «Secondo i saggi vostri consigli noi non stabiliremo da noi società popolari, imiteremo in ciò la costituzione francese. Esse non ci potrebbero essere utilissime che in un caso; quando avessimo bisogno di vincere i pregiudizi di campanile per una riunione col resto della Italia libera, supposizione ancora lontana, ma che il vostro genio potrebbe accelerare ». BICONI: Op. cit. pag. 334). Di Gian Battista Serra (16 maggio 1768-24 ott. 1855) ci restano pochissime notizie. Le due lettere pubblicate nel Moniteur, una terza, inedita, che abbiamo più sopra riportato, e due al Bonaparte pubblicate nel IV. voi. della « Corrèspondance inedite », ediz. Panckoucke. e riprodotte dal BIGONI (Op. cit.) ci farebbero desiderare maggiori ragguagli sulla sua vita. La R. Biblioteca Universitaria ha potuto di recente acquistare altre undici lettere di Gian Battista Serra al tipografo ed incisore fiorentino Gerolamo Scotti; ma sono degli anni dal 1829 al 1830, e non riguardano l'attività, o le idee politiche del Serra. (92) G. BICONI : Op. cit. pagg. 332-337. (93) Archivio di Stato di Genova - Collegi Diversorum, filza 385. Una copia del discorso, pubblicato in italiano ed in francese, venne spedito il 25 giugno 1794 al Governo di Genova dal Podestà di Pietra Ligure, G. B. Bosio. Inoltre il Capitano di Porto Maurizio, Gian Stanislao Spinola, aveva informato, con lettera del 14 giugno, il Governo che nella Città giravano molte stampe sortite dalla Stamperia di Forte d’Èrcole, e che distributori delle medesime erano i francesi di Oneglia. Anche il Governatore di Finale, Angelo Soprani, dava identiche informazioni con leltera del 30 aprile. / (94) JOUNG: Bonaparte et son temps, 1769-1799, Paris, G. Carpentier, 1880-81, voi. II. pagg. 425-26. (95) G. M. LOVAT : Esame pacifico dedicato all’Autore del Libro che ha per titolo, « Il Fanatismo nel suo carattere)). Foligno, 1789, pag. 34. (96) G. M. LOVAT: La perfezione religiosa considerata nel suo dovere, e nella sua facilità. Ragionamento tenuto nella Solenne Professione di Suor Luigia Teresa de Franchi... Genova, Fr. Repetto, 1787, pagg. XXXVI e LXVII. (97) Archivio di Stato di Firenze - Fondo Ricciano, filza 93, c. 4. (98) Collez. Mss. B. U. G., voi. XII, c. 20. (99) Collez. Mss. B. U. G. : « Esame di Filippo Doria » ; - « Esame del m. Francesco Curio », voi. X, pagg. 23 e 580-581. (100) G. VINCENZO BOLGENI - Problema se i Giansenisti siano Giacobini. Roma, 1794. - 37 — (101) M. SPINOLA: Compendiose osservazioni intorno al Governo aristocratico che resse la Repubblica di Genova al tempo dei Dogi biennali. (Giornale Ligustico, anno VI. pagg. 129-130). (102 ISNARDI : Storia della Università di Genova. Genova, Sordomuti, 1881, parte L cap. XXI. (103) G. B. SEM ERI A : Secoli cristiani della Liguria, Torino, Chirio e Mina, 1843, voi. \*,t pag. 16.- (104) P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal 1746 al 1741, ecc. pag. 229. (105) P. L. LEVATI: Op. cit. pagg. 312-314. (106) P. L. LEVATI: Op. cit. pagg. 356-358. (107) FR. M. ACCINELLI : Compendio delle Storie di Genova dalla sua fondazione sino all anno 1776. Genova, A. Lertora, 1831, voi. 3° pagg. 23-24. SEMERIA : Op. cit. voi. 2°, pagg. 414-421. (108) ACCINELLI : Op. cit. voi. 3°, pagg. 29 e segg. (109) Il vescovo De Angelis, accompagnato dal P. Tommaso Struzzieri che si era « vestito all armena »> sbarcò in Corsica il 23 aprile 1760. (FRANC. FABRI - MONTANI : Elogio storico di Monsignor Tommaso Struzzieri, in Memorie di Religione, di Morale e di Letteratura. Modena. 1846, to. 4°, Serie 3. a pagg. 350-351). (110) «Esposizione di fatto concernente la Missione del Vescovo di Segni nell’isola di Corsica ». (111) L episodio sulla missione di Monsignor Cesare Crescenzio de Angelis, in Corsica, è stato di recente illustrato da PINA CORRADI ne\YA rchivio Storico di Corsica, 1928, fase. 1-2. (112) Collez. Mss. B. U. G.: Supplemento voi. IV, c. 79 - ACCINELLI: Op. cit. voi. 3° pagg. 46-48,- (113) P. NURRA: Il Giansenismo Ligure alla fine del secolo XVIII. (Giornale Storico e Letterario della Liguria, anno II, fase. 1.) (114) GIO. GIACOMO MASSA: Le democrazia vendicata ossia Risposta al Ragionamento Cattolico Politico di Pietro Paolo Giusti. Genova, A. Frugoni e C., 1797, pagg. 43-44. Sotto lo pseudonimo di Gio. Giacomo Massa si nascondeva il Senatore Cotardo Solari, uno degli uomini politici genovesi più autorevoli di quel tempo. (115) Archivio di Stato di Firenze: Fondo Ricciano, filza 99, c. 154. (116) CANTU’: Gli Eretici d'Italia, voi. 3° pag. 465. (117) Cfr.: FR. OLMO: La Rivoluzione francese nelle Relazioni diplomatiche di un Ministro Piemontese a Roma - Milano, 1915. ♦ - 38 - (118) Archivio di Stato di Firenze: Fondo Ricciano, filza 94 c. 154: Lettera di Eustacchio Degcla a Monsignor Scipione De’ Ricci, Genova, 2 sett. 1791. (119) Archivio di Stato di Firenze: - Fondo Ricciano - filza 99 c. 363: Lettera da Noli, in data 13 dicembre 1797 (?) a Monsignor Scipione De’ Ricci. (120) Sui Giansenisti avversari in un primo tempo degli Enciclopedisti e delle teorie democratiche può vedersi A. GAZIER: Hisioire générale du mouvement janséniste. Paris. H. Champion, 1922, voi. 2° cap. 24. (121) Archivio di Stato di Firenze: Fondo Ricciano, filza 99, c. 260: Lettera da Genova in data 29 aprile 1797 a Mons. Scipione De* Ricci. (122) Archivio di Stato di Firenze: Fondo Ricciano: Lettere da Pavia a Mons. Scipione De’ Ricci, del 1797, Filza 99, c. 200 e c. 215. (123) A rchivio di Stato di Firenze: Fondo Ricciano: Lettera da Genova, 24 aprile 1780 a Monsignor Scipione De’ Ricci, Filza 83, c. 97. (124) P. NURRA: Il Giansenismo Ligure alla fine del secolo XVIII. (125/ Il Rapporto è in data 16 ottobre 1793 (Collez. Mss. B. U. G., voi. VII, cc. 217-218). (126) VINCENS: Hist. de la Rép. de Génes, to 3°, pagg. 408 e 420. (127) Archivio di Stato di Genova - Collegi Diversorum, filza 384 - Biglietto di calice del 24 gennaio 1794. (128) Colle*. Mss. B. U. G., voi. XII, Doc. n.° 12. 1129/ « Storia filosofica ecc.». pagg. 10-11. Cfr.: GIANFRANCESCO BASTIDE: Libere riflessioni____ pag. 74. (130) GAGGIERO : Op. cit. pag. 45. (131) P. NURRA: La missione del Gener. Bonaparte, a Genova nel 1794, pagg. 33-34. I Genovesi rifiutavano gli assegnati, ed esigevano il pagamento immediato in valuta metallica. E caratteristico, a tale proposito, ciò che scriveva Thedonat, vice console francese a S. Remo, ai Rappresentanti del Popolo a Nizza: « Quant à ce qui »ne concerne dans non ar-rondissement je contracterai pour toute la farine que je pourrai me procurer, mais des fonds, pour 1 amour de Dieu, autrement je ne puis agir, parceque c’est avec des Genois qu'il faut traiter ». (Lettera del 6 termidoro anno 3° - in: Copie di documenti tratti dagli Archivi Dipartimentali di Nizza - R. Biblioteca Universitaria di Genova). (132) DE LIZACKEVICZ - Lettera 24 dee. - 4 janvier 1794, n. 113. (133) Vedi: «Copia di Memoria indirizzata dal Console Generale e Agente di S. M. il Re di Danimarca presso il Ser.mo Governo di Genova, al Signor Console Britannico ». (Colle,. Mss. B. U. G., voi. IX, c. 133). « — 39 - (134) DE LIZACKEVICZ: Lettera del 7-18 janvier 1794. n. 2. In Appendice A, Doc. n. VI. (135) Cfr.: P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal /77/ al /797, ecc. pag. 560. ( ! 36) LUIGI BALESTRIERI: Li Dogi della Repubblica di Genova da Simone Boccanegra fino al 1797, e tutto quello che è occorso nelli anni successivi e cambiamenti di Governo in Genova. (Mss. della Biblioteca Universitaria di Genova, pag. 56). (137) Il traduttore dell Op. cit. del BASTIDE, a pagg. 61-62, conferma che l’Aristocrazia genovese « assorbir soleasi il guadagno dei più giovevoli appalti, tutto occupare il commercio favorendone i Monopoli, ed usurpandone i diritti ». (138) MERCIER-DUPATY : Lettres sur l’Italie en 1785, 2°. édition, Paris. Libraires associes, 1796, to 1°, pagg. 28-29. (139) R. GUYOT. Le Directoire et la Paix de l’Europe.... (1795-1799). Paris, F. Alcan, I9F1, pag. 495. (140) A. NERI: Un corrispondente genovese del Voltaire (Giom. Ligustico, anno XI, (141) ViNCENS : Op. dt., voi. 3° pag. 421. (142) Vedi la lettera di DE LIZACKEVICZ riportata in Appendice A, Doc. n. V. (143) L. SCIOUT - La République frangaise et la République de Génes: 1794-1799. (Revue des questions historiques, 1° gennaio 1889, pag. 129). (144) P. NURRA: Genova durante la Rivol. Francese. Sull’atteggiamento dei «notari, avvocati, mercatanti, oltre a pochi possidenti agiati, ma non iscritti al libro della Nobiltà, al Libro d Oro », e su quello del popolo, sono interessanti le dichiarazioni fatte da GIROLAMO SERRA nelle sue Memorie per la storia di Genova; Genova, Soc. Lig. di Storia Patria, 1930, pagg. i 2-13. Esse confermano che il movimento rivoluzionario derivava da una crisi sociale, e politica. I 145) « Au Senat et au Conseil 3 partis se declarérent : celui, qui désire entrer en alliance avec les Puissances Coalisées; celui, qui désire rester neutre; et celui enfin des Jacobins. Ce n’este pas connu encore la quelle des trois aura le dessus. La seconde este trés forte» (DE LIZACKEVICZ: Lettera n. 87, in data 12 ottobre 1793). Nel mondo intellettuale genovese esistevano, inoltre, buon numero di patrizi, che, pur non militando nella politica attiva, simpatizzavano per le nuove idee. Un esempio tipico ce l’offre quell’Onofrio Scassi che VITO VITALE ha così bene illustrato nel suo studio di vita genovese (vedi Nota 4). (146) P. NURRA - La missione del Generale Bonaparte (pag. 31). (147) « J'ai eu l'honneur de faire part dans ma précedante des 3 partis au Conseil: celui des Anglois, c’est - à - dire, le parti des Puissances Coalisées, ensuite le parti neutre et celui des Jacobins. Ce dermier, voyant son impossibilité d’avoir le dessus, se joignit au second parti, qu'il renforcit considérablement et eut le dessus des autres partis ». (DE LIZACKEVICZ: Lettera n. 89, in data 19 ottobre 1793). CAPITOLO II. L'OFFENSIVA DIPLOMATICA INGLESE I. - Verso la fine del 1793 il gioco delle pressioni diplomatiche, fra la Coalizione Europea da una parte e la Francia rivoluzionaria dall altra per decidere la Repubblica di Genova ad uscire dalla neutralità proclamata il 1° giugno 1792, (1) accenna a diventare più serrato e vivace. L’Inghilterra, che aveva già provveduto con successivi accordi ad attirare nella Coalizione la Russia, l’Olanda, la Spagna, la Prussia, l’Austria, il Portogallo e le Corti di Torino e Napoli, è ancora quella che dirige l’offensiva diplomatica contro gli Stati italiani rimasti neutrali, e in particolax modo contro Genova, per affrettare la caduta di Tolone, ed impedire una temuta invasione francese lungo la Riviera di Ponente. Sìt Francis Drake, nuovo Ministro Plenipotenziario Inglese, arrivato il 13 agosto 1793, (2) in un primo colloquio del 24 settembre con l’ex Doge Gian Carlo Pallavicini, rappresentante del Governo di Genova, non esita ad esporre con brutale chiarezza le richieste della Coalizione- Dopo aver qualificato « dannosa la neutralità della Repubblica alli Principi Coalizzati perchè di questa troppo hanno profittato li Francesi », egli dichiara di avere il preciso incarico « di domandare che la Repubblica « ne receda non già coll’unirsi a combattere la Francia, ma soltanto con in-« terrompere con li Francesi ogni comunicazione, e con liberarsi da quella « quantità di Giacobini che qui esistono con pessime intenzioni e divise. « Molti fra essi, continua il Drake, nulla hanno di proprio, mancano anzi « assolutamente di mezzi co’ quali sussistere, eppure veggonsi qui vivere - 42 - « assai bene, tuttoché oziosi..... Risultare da ciò, per conseguenza, che sono « qui mantenuti dai loro C/ufos, per sole viste perniciose al Governo, che « esterneranno all’occasione ». E l’occasione poteva essere provocata da « un malcontento assai manifesto e notorio fra la Nobiltà ricca e la povera » fomentato dai Giacobini, e che avrebbe condotto la Repubblica « al moli mento di vedere una fatale rivoluzione nella sua Capitale, con un totale « sconvolgimento dell attuale Costituzione ». Nè questi allarmi, nè l’annuncio che l’ammiraglio inglese Hood sarebbe entrato nel Porto di Genova con dodici navi da guerra ad appoggiare le richieste di Drake, sembrano commuovere troppo il Magnifico Pallavicini. Il quale si limita a dichiarare che ciò che si pretende dalla Repubblica « oltre di essere incongruente, ed incompatibile col professato sistema di neutralità », è anche sommamente pericoloso ora che Nizza trovasi in mano dei Francesi, e la Repubblica di Genova esposta ad una invasione da quella parte dei suoi confini. Ed avendo Sir Drake assicurato che in tale evenienza Genova sarebbe stata difesa dalle truppe del Re di Sardegna, il Pallavicini pronto ribatte « che le truppe piemontesi non erano ancora riuscite a ricuperare la città di Nizza ». Il Plenipotenziario inglese si accorge un po tardi di aver toccato un tasto falso. Invano egli ora si affanna ad assicurare che nella Convenzione di recente conclusa fra l’Inghilterra e la Corte di Savoia (25 aprile 1793), non vi è articolo, nè pubblico, ne segreto, che possa pregiudicare la Repubblica di Genova, ed a promettere che la Corte di Londra darebbe opera a comporre tutte le differenze che vertono fra i due Stati. (3) Il Pallavicini sa benissimo che da oltre due secoli le contese territoriali fra la Repubblica di Genova e la Corte di Torino sono diventate sempre più aspre e violente. Proprio a metà del XVIII secolo, durante la Guerra dei Sette anni, la Corte di Savoia si impegnava col Trattato di Worrns (13 settembre 1743) a favore dell’Austria e dell’Inghilterra, pur di ottenere il contrastatissimo Marchesato del Finale, (4) che la Repubblica di Genova aveva comperato dall’Austria nel 1713- Era, quindi, legittimo il dubbio che il Piemonte, entrando in una nuova Coalizione a fianco degli antichi alleati, non avesse abbandonato 1 idea di far valere le proprie mire di compensi a danno della vicina Repubblica-Dubbio tanto profondamente radicato nell’animo dei Genovesi da indurre lo stesso Governo a ricordare, nelle istruzioni diplomatiche inviate ai propri Rappresentanti, le insidie della Corte Piemontese « sempre, avversa », e desiderosa di « essere compensata a danno della Serenissima Repubblica delle nerdite fatte ». (5) Del resto basta seguire le discussioni del Minor Consiglio per comprendere come la politica genovese avesse da proporsi fermamente il quesito di una intesa soltanto con quelle Potenze contrarie all ingrandimento del Regno di Sardegna. (6) — 43 — II. - Drake dovette subito avvertire, da questo primo colloquio col Pallavicini, che la sua missione urtava contro serie difficoltà, e chiamò in rinforzo 1 Ammiraglio Spagnuolo, Don Juan De Langara y Huarte. Questi, in una sua Nota del 26 settembre, premesso che « los excesos y horrores cometidos de quatro anos a està parte en Francia » avevano obbligato le principali Potenze « à tornar las armas para poner fin à tantos males y librar al mismo tiempo sus possessos del fatai contagio de una iniqua doctrina », faceva graziosamente sapere al Governo di Genova di aver ordine preciso dal suo Re di usare la forza « en el caso no esperado » che la Repubblica non acconsentisse alle richieste presentate. (7) Le quali, secondo una successiva Nota del Comandante di Squadra Don Juan Joaquin MoTeno, consistevano nel divieto di esportazione di provvigioni destinate a Tolone, e nel sequestro di tutti i bastimenti carichi di merci per la Francia. (8) La lettera del Moreno è del 5 ottobre : lo stesso giorno entrano in Porto sette navi da guerra inglesi, e quattro spagnole : (9) lo stesso giorno Drake presenta una nuova Nota nella quale l’abbandono della neutralità da parte della Repubblica di Genova è sollecitato con chiare minaccie all’integrità territoriale. « In altri tempi ed in altre circostanze la neutralità, dice la Nota, « potrebbe ritenersi lodevole; ma in questo momento non è possibile a nes-« suno Stato di restare spettatore indifferente, e molto meno di mantenere « relazioni coi territori di Francia senza incontrar la taccia di favorire le loro « detestabili dottrine, e senza far considerare il proprio paese come un pesti-« fero focolaio di nemici del mondo intiero. E sopratutto senza correre il « rischio di esporsi ad una giusta vendetta, fornendo dei troppo giustificati « motivi al risveglio d’antiche pretese territoriali che sarebbe utile al « Serenissimo Governo di Genova far cadere in dimenticanza ». L accenno al pericolo che i Genovesi temevano sopra ogni altro era, come si vede, molto esplicito, anzi la dichiarazione presentata in quello stesso giorno da Nomis di Cossilla, plenipotenziario del Regno di Sardegna, sulle buone disposizioni del suo Governo qualora la Repubblica avesse aderito alla Coalizione, non doveva interpretarsi altrimenti che nel senso d una minaccia in potenza ma pronta a tradursi in atto. (10) Consegnando la Nota, Drake chiedeva verbalmente risposta nel termine di 24 ore, esigendo in pari tempo che si procedesse all’espulsione di Tilly, rappresentante francese, nel termine di 12 ore. In caso contrario l’ammiraglio Hood avrebbe effettuato il Blocco del Porto. (11) III. - La situazione della Repubblica di Genova appariva, dunque, gravissima, e quel giorno 5 ottobre del 1793 poteva ritenersi decisivo per le sorti della proclamata neutralità, se gli Inglesi non avessero ricorso, dopo fredda premeditazione, ad uno di quegli atti di prepotenza che valgono a compromettere qualunque causa. — 44 - Due vascelli britannici si erano ancorati paralleli alla fregata francese La Modesta, quasi mettendola in mezzo. « Ciò accadde verso mezzodì. Circa un’ora di poi, scrive il cronista Gaggiero, mentre l’equipaggio francese sfavasi pranzando, uno dei vascelli, avvicinatosi un tal poco, senz altro segno, scaricò a bordo de’ Francesi una salve di fucilate, per le quali molti rimasero uccisi, non pochi feriti. Senza por tempo in mezzo gl Inglesi saltano addosso alla fregata nemica, continuando a far fuoco sopra a superstiti marinai, altri de’ quali nuotando cercano d’involarsi alla morte e ri afferrare la proda, altri si rifugiano sopra una nave di Ragusi, dalla quale ben presto vengon trascinati prigionieri per mano di furibondi assalitori ». (12) L’inesplicabile attentato provoca un serio fermento tra i Francesi residenti in Genova, ed uno sdegno malcontenuto nella popolazione. In Piazza Banchi, in un circolo « ove erano i Magnifici Domenico Spinola detto Spagna, Gaspare Sauli, Luca Gentile, Giuliano Spinola e moltissimi altri... si diceva che nelli Genovesi scorre per anco il sangue antico- Chi disapro-vava l’azione fatta dagli Inglesi per aver violato il Gius delle Genti, ed il Magnifico Gaspare Sauli in questa occasione rilevò, che se alli cannoni non si dava fuoco da chi si doveva anderessimo a darci fuoco noi ». (13) Ed ecco il rappresentante francese Tilly che manda un concitato biglietto al Segretario del Governo chiedendo « si la S- République de Genes continue de vouloir la paix, ou commence la guerre en souffrant, que les propriétés soient envahies, que les Francois soient egorges dans son Port et sous ses yeux ». (14) Alle otto di sera Tilly manda un secondo biglietto insistendo per avere una risposta immediata. « La Serenissime Republique aura reflectu, egli conclude, que sans se declarer ennemie de la Galle, sans renoncer à son independence. à sa dignité Elle ne peut souffrir, que dans ses mers on porte une atteinte aussi scandaleux au droit des Gens, et à sa neutralità ». (15) Per calmarlo, alle undici della stessa sera, il Segretario di Stato risponde assicurandolo che il Governo ha « già passato li suoi forti riclami al Ministro d’Inghilterra ». (16) Pochi momenti prima il Magnifico Giambattista Garassino, deputato di turno della Magistratura degli Inquisitori, aveva informato il Governo che nel giardino adiacente alla casa di Tilly, sul ponte di Carignano, un centinaio di Francesi « tutti incolleriti ed esacerbati », avevano manifestato il proposito di impadronirsi durante la notte di una delle batterie genovesi del Porto per affondare i vascelli inglesi. (17) L’eccitamento degli animi, insomma, doveva essere ben minaccioso se gli stessi Ministri Plenipotenziari Drake e Nomis non avevano esitato a chiedere d urgenza, al Governo di Genova, provvedimenti per la « sicurezza delle loro persone », (18) ottenendo che fossero destinate due pattuglie di venti soldati ciascuna a guardia delle loro abitazioni, con l’ordine di stare « nella dovuta attenzione, che non si attnippino in vicinanza di dette due abitazioni persone, nè da esse si commettano insulti o disordini ». (19) - 45 — IV. - Ma 1 effetto più sensibile della prepotenza inglese lo si vide il 6 ottobre nella assemblea del Minor Consiglio, che era un Corpo deliberativo composto di duecento patrizi. Di fronte alia minaccia straniera tacciono i dissensi che dividono i deputati. Nessuno parla di sottomettersi a\YUltimatum di Drake. « Non vi è che il cannone che possa farci cedere », grida il deputato De Mari; Girolamo Serra e Giorgio Doria consigliano la resistenza, ed invitano il Governo a rivolgersi al Popolo e ad informare a li Capi delle arti, e li negozianti del presente pericolo onde scuoterli e prepararli ad una opportuna difesa ». Parve per un momento che lo spirito indomito dei Genovesi, che nel 1746 avevano cacciato a furia di popolo gli Austriaci, aleggiasse nell’aula, rievocato dalle superbe parole di Gian Carlo Serra : « Genova ha una forza invincibile, e superiore a qualunque forza stra-« niera. Le compagnie Urbane e Civiche veglieranno alla tranquillità interna « della città. Il popolo Genovese basterà da sè solo, in pochissimo tempo, e « diretto da chi VV. SS. Ser.me stimeranno di destinarvi questo Popolo met-« terà gli animi di VV. SS. Ser.me in tranquillità per non temere i Cannoni «di 10 navi, e questo Popolo darà di sè quella giusta idea che non hanno il « Ministro Drake, e quello di Torino, di cui, o del suo Ministero è tutta « opera ». (20) E il Governo Genovese, confortato dall’appoggio unanime del Minor Consiglio, reagisce vivamente alle sopraffazioni inglesi. Tre marinai britannici che volevano condurre a bordo, per forza, altri soldati della fregata francese, sono senz’altro arrestati dalla Guardia del Ponte Reale, e siccome diverse lancie inglesi, abbordate due tartane francesi ne inseguono l’equipaggio, il Segretario di Stato dà subito ordine che si aprano le porte della Marinetta perchè i Francesi possano mettersi in salvo in città. (21) Il giorno successivo, 7 ottobre, avendo il Commissario Generale del Porto, Branca-leone Lamba-Doria, rilevato la condotta « sempre più insultante, e lesiva del Territorio, e della Sovranità » della Repubblica, tenuta nel Porto dalle squadre spagnuole ed inglesi che mandano, di notte, le lancie in ronda per fermare e visitare i bastimenti che transitano, e persino le barche pesche-reccie, il Governo dispone che alle batterie della Lanterna, e del Molo Vecchio vengano mandati in rinforzo 48 artiglieri, oltre a 60 inservienti per ciascuna. (22) Lo stesso giorno, alla seduta del Minor Consiglio, Nicolò Cattaneo insiste « che si metta sul momento la Città in quella massima forza, che è possibile per non essere esposta ad ogni sorta di violenza ed oppressioni » ; Domenico lnvrea chiede che si approntino le barche cannoniere ; Nicolò De Mari che « si elegga una Giunta straordinaria con facoltà di agire, provvedere, ed accorrere alla libertà del Porto ed alla difesa della Città » ; Giorgio Doria protesta che « egli è libero e vuol morire libero », invita ad uscire dalla inazione, afferma che « il Popolo è irritato dal vedere che non si fa niente », e propone, infine, che i Patrizi portino «gli argenti in Zecca», e che altrettanto si faccia per gli argenti delle Chiese. (23) - 46 — A Invano Drake tenta di giustificare le rappresaglie esercitate contro i Francesi : (24) il Governo Genovese lo rimbecca punto per punto, non solo, ma gli dichiara che, anche ammesse le provocazioni da parte francese, non doveva trarsene motivo per violare il Territorio e la Sovranità della Repubblica. (25) Il Ministro Inglese ha ormai compromesso il risultato della sua azione diplomatica. Lo stesso Ambasciatore britannico a Vienna ritiene la condotta degli Inglesi « absurde et humiliante », (26) ed un italiano, l’abate Casti, in una sua lettera del 24 ottobre 1793, esprimendo certo un’opinione corrente alla Corte di Vienna, accenna alla « maniera rivoltante con cui gli Inglesi si sono comportati a Genova ». (27) Sembra che persino Drake abbia capito come il sistema da lui adottato non potesse avere altro effetto che di irrigidire la Repubblica nella proclamata neutralità. Perciò fa dichiarare, a mezzo di Nomis, che, pur insistendo nelle domande presentate, « è lontanissimo alle sue intenzioni di porre il Governo in grandi imbarazzi, « ed è disposto a discorrere e intendersi con quella persona, o persone del « Consiglio, che saranno destinate per trattarre confidenzialmente, ed ami-« chevolmente, ed aggiustar questo affare nella maniera più piacevole alla « Repubblica ». (28) V. - Questa seconda Conferenza si risolve in un nuovo scacco per il Rappresentante diplomatico inglese. Infatti il Pallavicini capovolge la situazione chiedendo al Drake le dovute riparazioni per l’offesa recata alla Repubblica con lassalto a La Modesta■ Drake vedendosi giuocato, risponde « pieno di fuoco che questo era impossibile, che la dignità del suo Sovrane, e della nazione Inglese non lo permetteva a verun patto », (29) poi, troncati i discorsi si reca dal contrammiraglio Geli e da questi fa notificare al Governo Genovese la minaccia di impadronirsi « di tutte le navi francesi nei Porti e rade del Territorio Genovese », e principalmente della fregata L’Imperiosa che trovasi nel golfo della Spezia- (30) Ma la risposta del Governo Genovese è fiera e dignitosa : « Le Fortezze dello Stato, essa dice, tengono antichissime istruzioni di difendere quei Bastimenti di qualunque bandiera che si trovino sotto il tiro del suo cannone ». Ciò è conforme ai principi di diritto pubblico, « quindi in caso di nuovo insulto il debitore di tutte le conseguenze sarebbe sempre quello che ne intraprendesse l’attacco, e ne avesse dato gli ordini ». (31) Gli Inglesi non se ne persuadono e vogliono chiedere direttamente al comandante della Spezia, Giuseppe Antonio Galliano, se le fortezze del Golfo avrebbero contrastato il colpo di mano contro la fregata francese, avvertendo in pari tempo che i loro ordini sono di prenderla « anco a fronte di qualunque resistenza ». Il Galliano risponde che la neutralità impone alla Repubblica il dovere di proteggere i vascelli che si trovano nei porti da qualunque violenza, che tali erano gli ordini e le istruzioni da lui avute, e che avrebbe rigorosamente osservato. L’incidente, che poteva diventare gravissimo, non ebbe seguito, perchè il Comandante della fregata - 47 - L’Imperiosa, sebbene ripetutamente invitato dal Galliano, non volle collocarsi sotto la protezione dei cannoni del Forte S. Maria, e preferì mandare a picco la nave, mettendo l’equipaggio in salvo per la via di terra. (32) E’ probabile che quest ordine, come afferma il Cottin, (33) fosse dato da Tilly che, malgrado tutto, doveva in quel momento aver maggior interesse ad una neutralità benevola, che ad una intempestiva adesione di Genova, alla Francia. Spingerla ad una guerra aperta voleva forse dire perdere, o quanto meno isterilire un grande mercato, dal quale i Francesi estraevano considerevoli partite di grano, e di forniture d’ogni genere. Del resto anche gli Inglesi dovevano esser persuasi oramai di giocare una carta pericolosa. Il Governo Genovese, per quanto composto di Oligarchi, non sembrava molto tenero per la Coalizione, preoccupato, com’era, di mantenere l’integrità territoriale della Repubblica. Aggravare la situazione voleva dire compromettere irrimediabilmente le pratiche e le pressioni di carattere diplomatico, e gettare la Repubblica nelle braccia della Francia. Drake lo comprese e ritornò alle lusinghe. Chiesta ed ottenuta, il IO ottobre, una nuova Conferenza col Pallavi-cini, propone anzitutto di liquidare 1 incidente de La Modesta con una dichiarazione degli ammiragli Anglo-Spagnuoli di non aver voluto recare « il benché minimo affronto alla Repubblica >>, ma soltanto punire i Francesi provocatori. Ma il Pallavicini rifiuta la proposta osservando che l’intenzione non bastava a scusare il fatto. Drake non ribatte parola : in realtà il colloquio che egli ha chiesto, nasconde un altro scopo, quello, cioè, di illustrare al Rappresentante del Governo di Genova una dettagliata Memoria per dimostrare l impossibilita d una invasione dei Francesi nelli Stati della Ser.ma Repubblica. (34) La Memoria riconosce che, pur escludendo un in\asione per la via di mare in quanto che le flotte alleate sono padrone del Mediterraneo, e pur ritenendo impossibile, per la stagione inoltrata, un attacco contro la frontiera del Piemonte, resta l’ipotesi più temuta di una offensiva francese lungo la Riviera di Ponente. Per tale eventualità la Memoria mette in luce le distanze, la qualità delle strade, gli ostacoli ed i mezzi di difesa che si opporrebbero all avanzata delle truppe nemiche. Le quali costrette a traversare parecchi corsi d’acqua, la più gran parte senza ponti, ed obbligate ad ammucchiarsi per strade prive di muri di sostegno e su di un terreno cedevole, potevano incontrar la sorte di una parte della cavalleria spagnuola che era precipitata in mare nel I 744. Consegnata la Memoria, Drake concludeva col dire: « Il dado è tratto... la domanda di uscire dalla neutralità è fatta ». Egli, perciò, suggeriva alla Repubblica di Genova « di far le cose di buona grazia, per confermarsi nell’amicizia e benevolenza di tutte le Potenze alleate ». (35) VI. - Lo stesso giorno il Governo di Genova era informato segretamente di un Consiglio di Guerra tenutosi presso Drake con l’intervento dei Rappre- — 48 - sentanti diplomatici del Piemonte e della Russia; (36) ed il giorno seguente, I 1 ottobre, da una lettera del Console genovese a Livorno, Giovanni Antonio Gavi, apprendeva che il Granducato di Toscana abbandonava la neutralità per dichiarare guerra alla Francia. (37) Il Governo Genovese sentì la difficoltà della situazione che si andava creando, e nell’intento di provocare dal Minor Consiglio un voto che confortasse la sua linea di condotta, presentava all assemblea la proposta di « recedere dalla neutralità ». La discussione, animatissima, e che durò due giorni consecutivi (11-12 ottobre), mise in luce tre diverse tendenze. La prima, di abbandonare la neutralità e di aprire senz’altro trattative con la Coalizione, venne sostenuta da Nicolò Cattaneo Leonardi, da Giov. Bernardo Pallavicini e da Agostino Spinola, il più accanito ed anche il più logico dei Coalizionisti. - Perseverare nella neutralità, diceva egli in sostanza, come è stato deciso nello scorso anno, non deve ritenersi possibile perchè « non siamo più nelle circostanze d allora ». Sino ad oggi nessuna delle Potenze ci ha fatto delle « positive minaccie », ma ci hanno soltanto diffidati a dare « accesso o passaggio a truppe delle Potenze belligeranti, in qual caso ciascheduna avrebbe fatto altrettanto ». Ora ci si presentano delle richieste, e ci si prefigge un tempo limitato per rispondere. « La Repubblica di Genova, si chiede a questo punto « l’Oratore, dovrà essere contro tutte le Potenze alleate, Ella sola un Don « Quixote della Francia ? Ma quale Francia ? Una Potenza in disordine, « che non ha forma di Governo, che ha una guerra entro sè stessa, e che si « può considerare un Corpo morto. Come si imagina che abbia fine questa « guerra ? Quale dei due Partiti in Francia guadagnerà ? Ma suppongasi che « il partito dominante dei Giacobini trionfasse, che un’armata venisse a di-« fendere la Repubblica di Genova. Che potrebbesi sperare ? Che cosa po-« trebbe attendersi da chi non conosce legge, nè ragione, da chi non rispetta « nè persone nè proprietà, da chi non ha esercitata se non che tirannia, « dispotismo, sotto nome di patriottismo e fratellanza. Lo sanno per espe-« rienza le Provincie delle Fiandre e di altri Paesi dove Tarmata Giacobina « sotto nome d amicizia è entrata!... Dunque, quale appoggio, quale aiuto « ripromettersi da un instabile Governo disordinato » ? L’Oratore esamina anche i! rovescio della medaglia, cioè il caso che la Rivoluzione, in Francia, fallisca e ritorni la Monarchia. « A chi ricorrerà, per aiuto, Genova, egli « dice, quando con la neutralità Ella ha finito per rendersi nemiche le Potenze « Alleate ? Ricorrerà al nuovo Governo Francese ? Ma questo può rispondere « che Genova si rivolga a Robespierre, a Danton, ed ai loro compagni gia-« cobini... Se la Francia va declinando, come si sente, per le sconfitte « che hanno qua e là le sue armate, e per il fermento interno in diverse Pro-« vincie eccitato, e noi frattanto siamo attaccati dalle Potenze combinate, « quali saranno le nostre speranze? Noi, circondati da nemici per terra, « bloccati dall’armata navale, e che ci si impedisse dalla parte del mare — 49 - « i viveri, ed il passo, che si farebbe ancorché avessimo polvere e munizioni « per diffendersi ? E qui non può addursi in esempio il tempo della guerra « (del 1746). Allora non vi era pericolo della fame. Avevamo la Costiera « della Francia, la Toscana, Napoli e Sicilia, da tutte le parti si attiravano « viveri in abbondanza ad onta delle Navi Inglesi. Ma al giorno d’oggi tutti « li Stati da quali possiamo sperare viveri sono in mano delle Potenze alleate. « E niente si può avere dalla Costa della Francia ridotta dalla necessità.... « Oltre di che, abbiamo consultato il sentimento dei nostri Nazionali?.... « Questo Stato, che vive della navigazione, questa Capitale che vive di « commercio, come potrà concorrere alla difesa d una guerra se i suoi Popoli « si vedranno ridotti alla fame per sostenere una neutralità in favore d’un « Corpo morto, come si può dire la Francia?... E se la neutralità non può « sostenersi perchè non trattare con Drake?... Una garanzia delle Potenze « alleate dello Stato della Repubblica colla definizione di tutte le differenze « con Torino, non deve accettarsi ? Nella passata guerra se non vi fosse « stata la garanzia delle Potenze a favore della Repubblica, (questa) sarebbe « stata divisa e fatta in pezzi ». L’Oratore in ultimo propone di trattare sulle basi seguenti : che la cura della difesa dello Stato sia lasciata alla Repubblica, che l’Inghilterra dia i sussidi in danaro che dà agli altri, e li faccia dare anche dalla Spagna. Non doversi temere, egli concludeva, l’invasione dei Francesi dalla parte di Nizza, perchè i Francesi sarebbero presi fra tre fuochi. Dalla parte delle montagne, dal Re di Sardegna; dalla parte del mare, dalle due flotte combinate anglo-spagnuole ; dalla parte di Venti-miglia dalle forze della Repubblica- La tesi dello Spinola, che aveva particolarmente insistito con molta abilità sul fatto che la Repubblica si sarebbe trovata nelTalternativa di capitolare o trattare, venne controbattuta energicamente dal gruppo dei francofili o « genialisti francesi », capeggiato dal patrizio Gian Carlo Serra. Mettendo in rilievo le offese e le prepotenze degli Inglesi, egli insistette che venisse messa senz altro ai voti la proposta del Governo di « recedere dalla neutralità ». Venendo respinta, come egli si augurava, il Governo si sarebbe sentito incoraggiato a prendere « quelle rigorose misure che converranno a mantenere la libertà della Repubblica ». VII. - Una tesi intermedia venne sostenuta dall’autorevole gruppo dei Deputati neutralisti, fra i quali Giorgio Doria, De Mari, Giulio Spinola, Giov. Battista Brignole e Girolamo Serra. Non votare, cioè, per il momento la proposta del Governo, perchè « intempestiva non matura nè necessaria », anzi « inutile e pericolosa », ma tener fermo il principio della neutralità; riaprire le trattative col Drake, ed interessare, nel frattempo, a mezzo di Corrieri speciali, le Corti delle Potenze Coalizzate. In particolare, Giov. Battista Brignole, respingendo le affermazioni dei Coalizionisti, non esitò a definire poco attendibili le proposte inglesi, ed a sostenere il principio che, doven-4 — 50 - dosi uscire dalla neutralità, era meglio allearsi con la Francia che, in tulli i tempi, aveva fatto causa comune con la Repubblica di Genova. Riguardo alla pretesa delle Potenze Coalizzate di non riconoscere legale il Governo rivoluzionario francese, egli faceva questa notevole dichiarazione, che « il Gius pubblico non permette che si ricusi di riconoscere qualunque Governo per quanto nuovo, per quanto nel suo Stato abbia commesso qualunque eccesso ». Vorrà la Repubblica, egli concluse, « fioarsi delle Potenze alleate, « che in tutti i tempi hanno cercato di pregiudicarla, sia 1 Inghilterra, che « l’imperatore, non parlando del Re di Sardegna? Vorrà stringersi con le (( Potenze che hanno fatto una violenza tanto contraria a tutti 1 Diritti ? « La Francia non è ancora un Corpo morto, come pare; lo pareva ancora « l’anno scorso, eppure il fatto posteriore ha dimostrato il contrario, e se « Dummoriez non era un traditore, la Francia avrebbe trionfato dei suoi « nemici ». 11 Governo, visto l’andamento della discussione e gli umori della assemblea, ritenne di non metter ai voti la proposta di « recedere dalla neutralità », e nella successiva seduta del giorno 12 chiese senz altro 1 autorizzazione di nominare due Delegati per conferire col Ministro plenipotenziario inglese. La tesi intermedia, quella, cioè, di non dipartirsi dalla proclamata neutralità, riceveva, così, nuova e più solenne conferma, malgrado che Drake, informatissimo della piega che prendevano le cose, avesse scritto al Pallavicini una lettera vibratissima, protestando che 1 adozione di un mezzo termine non avrebbe soddisfatto certamente le Potenze, nè avvantaggiata la Repub-bliga. (38) La sconfitta dei partigiani della Coalizione era resa ancor più clamorosa dal fatto che, per merito specialmente del Brignole, alla proposta del Governo di nominare due Delegati per conferire con Drake, veniva aggiunta la tassativa istruzione « di non proferire espressioni importanti recesso dalla neutralità ». (39) E infatti nelle istruzioni ai medesimi date dal Governo era messo in opportuno rilievo la pregiudiziale di dover attendere, prima di impegnarsi comunque, la risposta dei Corrieri inviati alle Corti alleate. « Per gli opportuni chiarimenti e per quelle misure di correspettività che erano tanto necessarie », dicevano le Istruzioni, ma questo era erba trastulla per Drake : il Governo di Genova informava i suoi Delegati d un avvenimento molto più serio, vale a dire, della fine dell assedio di Lione. Restava, di conseguenza, libero un altro esercito francese, il quale non avendo più bisogno di entrare in Savoia, già nuovamente ridotta in potere dei Francesi, avrebbe potuto facilmente accrescere quello di Nizza, ed invadere, uniti, il territorio della Repubblica « con rovina immensa dei suoi Popoli ». (40) Non c’è, quindi, da meravigliarsi se il primo colloquio di Drake coi Delegati del Minor Consiglio, Franco Grimaldi e Nicolò Cattaneo Leonardi, avvenuto la sera del 14 ottobre, non portò ad alcuna conclusione, (41) e così pure un’altra Conferenza che il Drake ebbe lo stesso giorno col Pallavi- - 51 — cini : (42) ciascuna delle due parti rimase irremovibile nelle proprie posizioni. Erano, intanto, trascorsi ben dieci giorni da che il Ministro inglese aveva minacciato i fulmini del suo Ultimatum, e la sua posizione, special-mente dopo il successo del collega lord Hervey in Toscana, accennava a rendersi insostenibile. Così ancora una volta lo vediamo cambiar tattica e riprendere la maniera forte. Vili. - Il 15 ottobre il solito contrammiraglio Geli invia al Governo di Genova la minuta di un secondo Ultimatum che domanda l’espulsione di Tilly e dei suoi aderenti nel termine di 24 ore, e dichiara il Blocco del Porto di Genova, sino a che il Governo della Repubblica non abbia deliberato di rifiutare asilo e protezione ai nemici delle Potenze Coalizzate. Il Minor Consiglio, convocato d’urgenza, si trovò di fronte ad una nuova proposta così concepita : « Il Governo di Genova premuroso di conservarsi la benevolenza « e preziosa amicizia delle Loro Maestà Britannica, e Cattolica, e per i giusti « riguardi che deve alle altre Potenze Coalizzate, è nella disposizione di ade-« rire alle instanze che il signor Drake ha presentato in loro nome. Prima però « di rendere palese tale sua disposizione, troverà giusto il Signor Ministro « Plenipotenziario che si concertino le necessarie misure di cor respetti vità, e « di sicurezza, al qual fine il Ser-mo Governo s’intenderà non solamente col <( detto Ministro Plenipotenziario, ma anche direttamente colle Corti alle quali « spedisce gli opportuni corrieri. Si promette con ciò il Governo di avere dato « le prove della sua deferenza, e di avere il tempo di ricevere i riscontri « dalle Corti medesime». (43) La discussione fu lunga e tempestosa. I neutralisti ed i francofili ricorsero persino ad un tentativo di ostruzionismo, col domandare a diverse riprese la parola, per impedire che si venisse ai voti. Ma i Coalizionisti tennero duro : imbaldanziti dall apparente significato della mozione del Governo, vollero assicurarsi la rivincita allo scacco subito tre giorni prima. Invano Girolamo Serra ebbe commosse parole : « Si è proci messo tante replicate volte alla Francia che saremo neutrali e siamo per « dichiararle guerra ? Ma con quale onestà e con quale titolo lo facciamo ? « La guerra e 1 effetto di un offesa ricevuta e quale è quella che ci ha fatto la Francia » ? Invano Gian Carlo Serra e Giov. Battista Brignole si appellarono al Gius delle genti, alla coscienza ed alla giustizia della Nazione. Agostino Spinola rispondeva che « le massime dei giurisperiti sono bellissime « cose, ma non reggono davanti alla bocca del cannone ». Ora, da che parte e la forza ? egli si chiede : « Da un lato stanno ventiquattro milioni di Fran-« cesi, e neppure uniti, e dall’altro lato ottanta milioni di Coalizzati che for-« mano un sol blocco ». — Questa nostra Patria è perduta — finì col gridare davanti all’Assemblea disorientata — « abbiamo tutte le Potenze contro • « di noi, non abbiamo i mezzi da poter resistere, saremo alla fame. La spe-« ranza che la Francia ci faccia risorgere dopo che siamo morti, è vana ». La votazione si dovette ripetere due volte; la prima volta, non avendo ottenuti i suffragi dei due terzi dei presenti, come volevano le leggi della Repubblica, la proposta del Governo venne respinta : ma il Governo fece subito dopo ripetere la votazione ottenendo 104 voti favorevoli e 46 contrari. Allora i neutralisti ricorsero ad un estremo tentativo : impugnarono la legalità della votazione ed obbligarono il Governo a consultare il Magistrato dei Supremi Sindacatori per decidere se, trattandosi di vitali interessi dello Stato, si richiedessero i 4/5 dei suffragi a tenore delle leggi del 1576, o se bastassero i voti di 2/3 dei deputati secondo le posteriori leggi del 1657. 11 Magistrato dei Supremi Sindacatori si dichiarò incompetente, e la decisione venne di nuovo rimessa al Minor Consiglio, dove si riaccese il dibattito. Contro Bernardo Pallavicini ed Agostino Spinola, che sostengono la validità dei 2/3, insorgono Gian Carlo Serra e Giov. Battista Brignole. Quest ultimo, dopo aver letto e commentato i diversi testi delle leggi, dichiara che se la richiesta dei 4/5 non è la più evidente, vuol dire che egli « non solo non intende il latino, ma neppure il volgare ». Tutto è inutile: la tesi dell Opposizione è respinta con 59 voti favorevoli e 98 contrari, e la proposta del Governo risulta in tal modo convalidata. (44) E’ lecito a questo punto domandarsi : il cambiamento di rotta, venne determinato dal secondo Ultimatum di Drake ? Non sembra probabile, tanto più che l’adesione alle domande del Ministro Plenipotenziario inglese, non era che una lustra : in realtà il Governo di Genova si trincerava dietro 1 esito delle trattative da iniziarsi direttamente con le Potenze Coalizzate. E da ritenersi piuttosto che la mossa del Governo di Genova, oltre che dalle ragioni contingenti di politica estera, fosse determinata sopratutto da ragioni di polir tica interna. Risulta, infatti, che, alla vigilia della discussione del MinoT Consiglio, il Deputato di turno del Magistrato degli Inquisitori aveva riferito al Governo « che in casa di Mr. Tilly si meditava un insurrezione da far seguire in Città col favore dei molti Francesi del suo partito e di molti Genovesi Giacobini fra i quali qualche Patrizio ». Inoltre una denunzia del Marchese di Marigniane, esule realista, precisava che Tilly « croyant le <( moment ou la Serenissime Republique fera connoitre sa determination, le « plus favorable a propager un soulevement dans la Ville, redouble d audace, « et d’activité pour ralier tous ses partisans tant Francois, que ceux qu il a pu (( faire ici que lon peut regarder comme initiés aux Jacobins. Cet ayeul de « cette secte, precisa la denuncia, renforces par les deserteurs des Fregates La « Modeste et L'Imperieuse qui arrivent ici joumellement, tient des assem-« blées chez lui, ou les partis le plus violens sont adoptes. Ce matin (la lettera « ha la data del 12 ottobre) leur point de reunion a eu lieu chez le Consul des « Révolutionnaires Francois, qui est remplace dans ce moment - ci par le S-« Molinot tres dangereux sous tous les rapports »• (45) Anche il Gaggiero accenna, sebbene mostri di non crederci, ad un complotto rivoluzionario — 53 - che avrebbe dovuto scoppiare nell ottobie, con la partecipazione di « non pochi personaggi distinti ». Divisamente dei rivoltosi sarebbe stato « d’ap-« piccare il fuoco al Portofranco ed all Albergo dei Poveri, e nel mentre che « ognuno fosse intento all’estinzione dell’incendio recarsi alla Casa di S. « Giorgio e manometterla, impadronendosi del forte e batteria di S. Benigno, «della Cava, della Strega, dell’Arsenale e del publico Palazzo: ciò fatto « saccheggiare la città ». (46) Le notizie lasciateci dall’ambasciatore russo De Lizackevicz confermano l’esistenza della congiura- Il patrizio Gian Carlo Serra, capo dei francofili, avrebbe subornato i capi popolo del quartiere di Portoria per suscitare una rivolta. Ma uno dei congiurati svelò la trama, e il complotto svanì. (47) Nel frattempo Drake, illuso di tenere in pugno la vittoria, trattava amabilmente i Delegati del Governo recatisi da lui il 16 ottobre, e suggeriva quattro modi diversi per liquidare il signor Tilly, accordando tre settimane di tempo per la conclusione definitiva degli accordi relativi al passaggio della Repubblica nelle file della Coalizione. (48) Ma i quarantasei Deputati del Minor Consiglio che avevano votato contro i Coalizionisti, gli « apostoli della neutralità » come furono chiamati dalla pubblica opinione, (49) non si diedero per vinti, e reagirono con tale vigore da riguadagnare il terreno perduto. Una insidiosa proposta di Drake, che, cioè, la Repubblica di Genova accordasse intanto il passaggio nei propri territori a quattro Divisioni austriache, veniva respinta dal Minor Consiglio del 18 ottobre con 132 voti contro 9, in base alla motivazione che l’accordare il passaggio equivaleva ad una dichiarazione di guerra alla Francia. (50) Non solo- ma lo stesso Governo Genovese, che aveva avuto cura di far capire aH’assemblea la sua ostilità alla proposta avanzata da Drake, mandava subito dopo ai propri Rappresentanti a Vienna. Madrid e Londra, delle Istruzioni nelle quali dichiarava: 1° che la risoluzione di aderire in massima alle Potenze Coalizzate era stata « effetto della forza e delle minaccie » ; 2° che lo scopo principale della Repubblica era sempre « rivolto a conservare la neutralità » ; 3° che si regolassero in conseguenza, non impegnandosi affatto, in attesa di istruzioni ulteriori ! (51 ) La vittoria di Drake sfumava rapidamente; ma sarebbe ingenuo credere che ciò si dovesse soltanto all’azione dei neutralisti. IX. - Dal 15 ottobre in poi erano intervenuti nuovi fatti importantissimi di politica estera, e precisamente da parte dei Francesi, che avevamo controbilanciato le pressioni delle Potenze Coalizzate, dando ancora una volta ragione alla prudenza del Governo Genovese che, appigliandosi all’espediente delle trattative dirette con le Corti, mirava a guadagnar tempo. Tilly aveva informato della situazione di Genova i Rappresentanti del Popolo, Barras, Fréron, Ricord e Robespierre il Giovane, che dalla fine di settembre risiedevano a Nizza in qualità di Commissari dell’Assemblea Nazionale. Essi, il giorno 13 ottobre, pubblicavano un violentissimo Proclama - 54 - nel quale si dichiarava la Repubblica di Genova responsabile « de l’assa-sinat comis dans son port et sous ses canons ». (52) Copie del Proclama erano state d’urgenza trasmesse dal Governatore di San Remo, Vincenzo Spinola, e dal Console di Nizza, G. B. Giorni, al Governo Genovese, mentre i Francesi, per loro conto, provvedevano ad inviarne altre copie ai loro simpatizzanti, in Genova, e specialmente alle Logge massoniche. (53) Ma i Francesi non si limitarono ai Proclami : posero il sequestro su tutti i bastimenti genovesi che erano nel porto di Nizza, sospesero il pagamento del grano ricevuto, perquisirono l’abitazione del Console genovese e misero il fermo alla sua corrispondenza. Una parte dei bastimenti genovesi potè fuggire nella notte dal 12 al 13 ottobre, abbandonando a terra il carico di commestibili per un valore di trecentomila lire; i marinai dei bastimenti sequestrati passarono « tutti pieni di dolore e di rammarico » da Ventimiglia e da San Remo diretti a casa, e contemporaneamente partirono in furia i Genovesi residenti a Nizza ed a Mentone, essendosi sparsa la voce che il Console ed i sudditi della Repubblica sarebbero stati trattenuti in arresto. « L’ar-« resto non sarebbe niente, scriveva al suo Governo il Console Giorni, con « uno stile scompigliato come il suo cervello in quel momento, ma che unito « all’arresto vogliono vendicare li loro fratelli, a quello che dicono trucidati « in codesta Capitale ». — « Questo Paese, rincalza affannoso il Governale tore di San Remo, è nella più critica situazione, posto che non debba con-« tinuare nello Stato di neutralità seguitata fin’ora. E’ aperto tanto dalla « parte delli Piemontesi che delli Francesi. Si è sprovveduti d armi, e di « truppe e di persone capaci ad istruire li Scelti, e dirigerli essendovi neces-« sario alla loro testa sempre qualche Capo ben esperimentato. Quelle poche « tende sono quasi tutte impiegate, non vi è che un Cannoniere in Venti-« miglia!... I Francesi saranno quanto prima rinforzati dall’armata che ha « sottomesso Lione, ed hanno già avuto qualche aumento di truppa. Sono i « medesimi in un’attività grandissima, e non ci daranno sicuramente il tempo « di poterci mettere in difesa. Se mai ciò accadesse cosa dovrà farsi, cosa « dovrò fare io? » (54) Il Serenissimo Governo di Genova gli ordinò di fare un «devoto Triduo», ed era tutto quello che in simili circostanze potesse suggerirgli. (55) Ecco cosa dice, tra l’altro, una lettera privata da Ventimiglia sulla situazione delle popolazioni di confine, in quei giorni: « ....Se ci fosse imminente qualche « rottura per parte dei Francesi saressimo veramente da esser pianti, perchè « siamo senza gente, senz’armi e senza munizioni... abbiamo due barili di « polvere con 25 soldati in città____ Più ancora, moltissimi dello Stato vederli « tornare da Nizza, con parole allarmanti, dirsi in Città che il Capitano « manda via la famiglia, il Vescovo stare sulle mosse, saper che i Mentonesi « aveano la stessa notte battuta col tamburo la Generale sul nostro Territorio, « il veder imbarcare chi di qua, chi di là con barili, olio, cremò, sedie ecc, 0 - 55 - « furono tutte cose che non lasciarono d’inculcare generalmente molto « timore ». (56) X. - Possiamo, dunque, figurarci la stizza del Ministro Plenipotenziario inglese quando nella Conferenza coi Delegati del Minor Consiglio, tenutasi il 19 ottobre, s’avvide che le sue speranze d’una pronta conclusione si erano ormai dileguate. Minacciò ancora una volta che « avrebbe lasciato operare gli ammiragli____ ed avrebbe con memoria da presentarsi in Uffizio dichiarato essere rimosse le vie pacifiche della sua interposizione ed annullati gli atti e carte analoghe a detta amichevole trattativa ». (57) E.d ancora una volta presentò un Ultimatum (il terzo) facendolo accompagnare da una intimazione dell ammiraglio spagnuolo Joan Jaquin Moreno, che esigeva dal Governo di Genova una risposta, nel termine di 48 ore, alle richieste presentate fin dal 5 ottobre. (58) Se non che questi Ultimatum, sempre ripetuti e sempre prorogati, avevano, si può dire, perduto gran parte della loro minacciosa potenza, ed i Genovesi cominciavano a discuterli ed a valutarli liberamente. - 11 Blocco non è eseguibile dichiara al Minor Consiglio, nella seduta del 21 ottobre, il patrizio Domenico Invrea, e lo prova 1 esperienza della Guerra del 1746- In quel tempo, egli dice, « nonostante il blocco delle navi Inglesi questa Città abbondava d’ogni genere. Non è possibile che s’impedisca a bastimenti piccoli di portare provvigioni ». E ricordava « d’essere passato con alcuni bastimenti Capraresi frammezzo le batterie di « Bocca d’asino, che erano in potere de’ Tedeschi, e delle navi Inglesi ». Le « proposizioni di Drake, rincalza il deputato G. B. Brignole, « sono ridicole « nel domandare che ci uniamo alle Corti, e nel dire che esse penseranno a « difenderci. Sono sogni, è lo stesso che dirci che ci precipitiamo dalla fi-« nestra e che poi ci soccorreranno... Nè giova dire che per effetto di neces-« sità si è dovuto cedere ed appigliarsi al minore de’ mali. Il minor dei mali « non è____ il rompere colla Francia, mentre i Francesi sono vicini, sono im- « placabili, sono numerosi, e possono sorprenderci da un giorno all’altro ». Ormai il partito di resistere alle pretese di Drake prevale nella Assemblea e cadono, senza alcuna risonanza, le previsioni catastrofiche di Agostino Spinola che vuol pronunciare, come egli dice, il testamento della morente Repubblica. (59) Drake è fuori dai gangheri : rifiuta di ricevere i Delegati che devono consegnargli la decisione del Governo Genovese, e i Delegati gliela comunicano a casa, per iscritto. (60) Drake replica con un nuovo Ultimatum, (il quarto) col solito termine di 48 ore, lo fa presentare dall’ammiraglio Moreno, lo fa accompagnare da una intimazione del Supremo Comandante della Reale Squadra Spagnuola, Don Giovanni De Langara, lo fa appoggiare da una lettera del Ministro Plenipotenziario di Spagna, Don Giovanni Cornejo. (61) Il Governo Genovese non se ne impressiona: decide, anzi, di « dar l’incomodo agli Ecc.mi Camerali Deputati all’Armeria di far rico- — 56 - « noscere quali sieno le Batterie della presente Città verso il mare che man-« cano di fornelli per usare le palle infuocate ad effetto di ordinare pronta-« mente che ne venghino munite, autorizzandoli a tal fine, attesa l’urgenza « dell’oggetto, di far le spese necessarie ancorché lor mancassero le proprie « assegnazioni ». Inoltre, per assicurare l’approvigionamento della Città, in caso di Blocco, intima ai negozianti e possessori di grani di astenersi per quindici giorni dall’intraprendere alcuna contrattazione di vendita, restando però permessa l’esportazione di quei grani in precedenza acquistati per le popolazioni rivierasche. (62) Drake, più che mai ostinato, dopo un abboccamento con dei Corrieri speciali venuti da Torino. (63) ripresenta il 2 novembre per la quinta volta il solito Ultimatum del solito contrammiraglio Geli, col solito termine di 48 ore, e respinge, il giorno successivo, la contro Nota del Governo Genovese, senza un rigo di risposta. (64) Ma nel colloquio che egli ha lo stesso giorno coi Delegati del Minor Consiglio si lascia sfuggire una preziosa confessione : che, cioè, in tale pratica, l’Inghilterra si riteneva « indipendente dalle Corti di Vienna, e di Spagna, che anzi non sarebbe sorpreso, quando la prima non si ricusasse alla neutralità della Repubblica, però non rendersi punto necessario al suo oggetto la risposta, che il Governo ne attendeva ». (65) Vuol dire che l’offensiva diplomatica della Coalizione contro la Repubblica di Genova si va restringendo alle proporzioni di un duello fra la prepotenza degli Inglesi ed il tenace spirito di indipendenza dei Genovesi. E qui appunto stava il maggior pericolo, per i Coalizionisti. Non era, infatti, da temersi che ringagliardendosi lo spirito patriottico si risvegliasse del pari, come era avvenuto nel 1746, la dottrina della Sovranità popolare, il diritto, cioè, di compartecipare al Governo d’uno Stato che tutte le classi dei Cittadini contribuivano a difendere col proprio sangue ? (66) I Coalizionisti videro il pericolo e corsero ai ripari presentando al Minor Consiglio la proposta di arrendersi, bensì, alle intimazioni di Drake, ma di avvertire, in pari tempo, Tilly che la Repubblica cedeva sotto « l’impero delle circostanze d un partito forzoso ». (67) Ma il trucco non riesci. La proposta messa tre volte ai voti, nella seduta del 4 novembre, tre volte venne respinta. I neutralisti si batterono gagliardemente : Domenico Invrea dimostrò ancora una volta che Genova, città marittima, non poteva temere il Blocco, e citò l’esempio del B1 occo di Gibilterra, « dove la vigilanza, e la quantità delle navi e barche « era grandissima per impedire i viveri a detta Piazza, e pure lo sapevano i « bastimenti e mercanti genovesi, quanto vi abbiano guadagnato ». Girolamo Serra sostenne che neppure il bombardamento era da temersi dopo che si erano visti gli effetti di quello di Cagliari e di Oneglia. « Noi non vi chiediamo, gridò infine Gian Carlo Serra, di diventare nè Inglesi, nè Francesi, nè Piemontesi, ma bensì di persistere ad essere costantemente Genovesi ». (68) - 57 - XI. - Il Minor Consiglio approvò con 94 voti contro 47 la proposta di chiedere a Drake una dilazione in attesa della risposta delle Potenze Coalizzate. (69) D ora in poi la condotta del Governo Genovese seguirà questa linea : trattare direttamente con le Corti, e mettere Drake fuori causa, esautorarlo, isolarlo. Gli Spagnuoli avevano già fatto capire di non essere disposti a seguirlo sino in fondo. Don Giovanni Corneio accompagnava VUltimatum presentato dal contrammiraglio MoTeno con un bigliettino amichevole, col quale raccomandava al Governo Genovese di prevenire le conseguenze delle minaccie del Contrammiraglio « contentandolo alla meglio ». (70) In seguito il negoziante genovese Emanuele Gnecco, che era in rapporti di affari con la Corte di Spagna, recatosi, con mandato ufficioso del suo Governo dal Moreno, suo amico personale, aveva finito col persuaderlo che nel Porto di Genova non vi erano grani di proprietà francese, ma soltanto depositi a garanzia « dei rispettivi Commissari creditori di avanzi non indifferenti ». Sequestrarli equivaleva togliere ai Genovesi i pegni dei loro crediti. Lo Gnecco, che oltre un abile commerciante doveva essere un fine diplomatico, riusciva a portare il discorso sull’Ultimatum presentato, e ne profittava subito per sostenere che, essendosi dal Governo Genovese spediti i Corrieri alle Corti, « ne veniva di necessità, prima di passare a qualunque operazione, di aspettare la risposta delle Corti ». Il Contrammiraglio Spa-gnuolo non disse nè si nè no, ma, congedando lo Gnecco, gli fece sperare che avrebbe accettato l’invito a pranzo fattogli per il 29 ottobre, un modo assai fine per dire che una prima proroga al quarto Ultimatum si intendeva accordata. (71) Inoltre, ai Delegati Grimaldi e Cattaneo, che si erano recati da lui il 27, il Moreno dichiarava di riconoscer che le ragioni addotte dal Governo Genovese, sul minacciato sequestro dei grani, erano « fondate sopra delli principi, ma che egli era un soldato e doveva ubbidire agli ordini »• Tuttavia, siccome i Genovesi invocavano una sospensione, egli si offriva di spedire una fregata a Tolone per consegnare all’ammiraglio De Langara le proposte della Repubblica. (72) Del resto neppure la Corte di Madrid, per quanto sottostasse alla direttiva politica dell’Inghilterra, aveva approvato il contegno tenuto dal Rappresentante diplomatico e dai Capi militari inglesi verso il Governo Genovese. Pietro Paolo Celesia, Ministro della Repubblica a Madrid, in una sua lettera del 26 ottobre 1793, racconta come il Ministro Spagnuolo degli Esteri, Duca di Alcudia, intese le proteste di Genova sul contegno della squadra Inglese, « fece studio di lavarsi per così dire le mani circa l’articolo della commissione data da Milord Hood adì’Ammiraglio Geli; e molto più circa il modo aspro con che dice eseguito ». Ad una più precisa domanda del Celesia « rispetto alle mire, intenzioni ed animo » della Corte di Spagna verso la Repubblica di Genova, il Ministro aveva risposto « che tolti gli - 58 - abusi riguardo agli approviggionamenti di grano alla Francia non metterebbe ostacolo alla professione neutrale della medesima ». (73) Drake è proprio rimasto isolato, e ciò spiega come ora tenti di forzare la situazione gettando 1 Inghilterra contro Genova. Egli non parla più di interessi della Coalizione, ma di « debito » di riparazioni da parte del Governo della Repubblica per « avere permesso l’insulto al Paviglione Inglese », 1 insulto che avrebbe determinato le rappresaglie inglesi contro La Modesta. E non s accorge che riportando il dibattito sul terreno delle prerogative neutrali, offre egli stesso il destro al Governo Genovese di atteggiarsi a paladino della indipendenza e della sovranità della Repubblica. Una volta su questo terreno il Governo Genovese non esita a resistere al- 1 Inghilterra. Dispone che le Batterie di S. Nazaro, di S. Begnino, della Lanterna e di Carignano siano rinforzate, che sieno rifornite le polveriere, che vengano completati i ruoli delle « Compagnie degli Scelti » appartenenti alle comarche di S. Lazaro e di Granarolo, che sieno armati il Pontone e la Barca Cannoniera. Al Commissario del Porto, Brancaleone Lamba Doria, viene ordinato « di fare tutta la resistenza possibile in caso di attacco » ; (74) ad una Giunta straordinaria di otto membri è dato l'incarico di « invigilare alla quiete, e tranquillità della Città, con prendere perciò tutte quelle misure, e provvidenze, che sono necessarie a quest’oggetto ». (75) Per ultimo il Magistrato de Coadiutori Camerali è invitato a preparare immediatamente un Disegno di legge, da sottoporsi al Minore ed al Maggior Consiglio, per un prestito forzoso che provveda i mezzi finanziari occorrenti alla difesa dello Stato. (76) Drake, dal canto suo, rifiuta di ricevere i Delegati inviatigli dal Governo, e ad una lettera esplicativa lasciatagli dai medesimi risponde per iscritto che « le delai enoncè dans le manifeste du Contr’Amiral Geli ètant espirò, le Comandant des Vaisseaux de S. M. Britanique doit exècuter les ordres dont il est chargè ». Il giorno 6 novembre chiede i passaporti, il giorno 9 ribatte in una Nota al Governo di Genova che la condotta della Repubblica è una offesa diretta all’Inghilterra, il giorno 10 parte insalutato ospite per Tolone. (77) Il fallimento della sua missione diplomatica non può essere più completo : uno Stato minuscolo, un pugno di mercanti e di marinai ha osato resistere ad una formidabile Potenza rappresentante di una Lega formidabile di Potenze europee. Ringagliarditi dal successo i neutralisti ed i francofili non cederanno neppure di fronte al pericolo di un conflitto armato fra la Repubblica e l’Inghilterra- « Il Blocco del Porto non spaventa punto i Genovesi presuntuosi », scriveva al suo Governo De Lizackevicz ma, ormai, i Genovesi presuntuosi erano la grande maggioranza della popolazione. (78) NOTE AL CAP. II. (1) Il Proclama fissava le norme da osservarsi dalla Repubblica verso le Potenze belligeranti, specie nei riguardi della navigazione. Con successivo Proclama del 16 novembre si mettevano in guardia le popolazioni liguri contro le « persone mal intenzionate..... le quali sogliono insinuare partiti, e fomentare propositi di odiose preferenze, tentando persino d’in- ^urre..... a Prer>dere parte attiva nelle azioni, che succedono fra le truppe contendenti ai..... confini ». (Giornale Avvisi, n.ri 23, 24 del 9 e 16 giugno, e n. 46 del 17 novembre 1792). Gli Avvisi, gazzetta settimanale, cominciarono a pubblicarsi nel 1776, ma regolarmente nel 1778. (Vedi. P. L. LEVATI. 1 primordi del giornalismo a Genova, nel « Bollettino Municipale: Il Comune di Genova », n.ri 7, 8, del 1923). (2) Giornale Avvisi, n. 33, del 17 agosto 1793. (3) « Rapporto della conferenza avuta dall’Ecc.mo Gio. Carlo Pallavicini con Mrs. Drake » (Collez. Mss. B. U. G., voi. V., cc. 120-124. E’ riportato in: Appendice A. Doc. n. VII). (4) La Repubblica di Genova potè riavere il Finale col Trattato di Aquisgrana del 1748. Le vicende del Finale furono studiate con diligenza da A. TALLONE in una serie di articoli pubblicati nel Bollettino storico bibliografico subalpino, 1896-1898. (5) Collez. Mss. B. U. G., Supplem. IV, c. 244 e voi. V., cc. 51-53; 54-59. (6) Collez. Mss. B. U. G. voi. V., c. 61. (7) « Memoria di Don Giovanni De Langara y Huarte », in Collez. Mss B U. G., voi V3, c. 133 (8) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 10-11. (9) Giornale Avvisi, n. 41 del 12 Ottobre 1793. (IO) La nota di Nomis trovasi in Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 44-45, 53-54. - 60 - (1!) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 29-32; 147-151. 0-) G. GAGG1ERO ; Compendio delle Storie di Genova... dall 'anno /777 al /797. Genova, 1 ip. Como, 1651, pag. 89. La narrazione del GAGGIERO è confermata dal risultato di una inchiesta del Deputato dei Conservatori del Mare, e da un Promemoria del Magistrato di Sanità. (Collez. Mss. tì. U. G., voi. VI°, cc. 15-16 e 4). (13; «Esame di Agostino Staglieno, tenente nel Reggimento Sarzana », in Collez. Mss. B. U. G.. voi. XI, pag. 725. (14/ Collez. Mss. B. V. G., voi. VI, c. 37. (15) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, c. 38. (16) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, c. 42. (17) Collez. Mss. B. V. G., voi. VI, c. 34. Cfr.: GAGGIERO: Op. cit. pag. 89. (18) iCollez. Mss. B. U. G., voi. VI, c. 13. (19) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 13 e 56. (20) Collez. Mss. B. U. G„ voi. VI, CC. 87-91. (21) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 102, 105, 128. Vedi pure il « Rapporto del Capitano della Guardia », nel Supplem. Ili, c. 5. (22) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, CC. 141-157-158. (23) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, CC. 130-133. (24) Vedi : a Memoria del Sign. Plenipotenziario di Sua Maestà Brittanica presso la Serenissima Repubblica di Genova. Rimesso li 6 Ottobre 1793 ». (Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 122-127). (25) n Memoria per parte del Governo di Genova responsiva all anzidetta del Plenipotenziario Drake del 6 Ottobre 1793 » (Collez. Mss. B. U. G., cc. 118-120). (26) MARC DE GERMINY : Les Brigandages marìtimes de /’Angleterre aa début de la Revolution. (Revue des questions hist. 1° luglio 1922, pag. 24). (27) « Lettere politiche dell’abate Casti scritte da Vienna nell'anno 1793 e pubblicate da EMANUELE GREPPI ». Miscellanea di Storia Italiana, to, XXI, Torino, Bocca. 1883, pagg. 234-235). Gli Inglesi non godevano fama di scrupolosi osservatori del Diritto delle Genti, neppure fra i trattatisti. Lo spagnuolo ABREU Y BERTODANO in un suo Tratado juridico-polittco sobre las presas de mar (Santander, 1746) aveva aspramente criticata la tendenza soprafattrice del loro carattere, e più tardi DOMENICO ALBERTO AZUNI nella sua opera Droit maritime de l’Europe (Paris, Renouard. 1805, voi. VII, pagg. 418-419) osservava che l'Abreu non avea detto nulla di esagerato perchè gli Inglesi stessi si erano data la pena di provare la verità delle accuse loro fatte, precisamente con l’episodio de La Modesta. - 61 - (28) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VI, c. 156. (29) Collez. Mss. B. u. G„ voi. VI, cc. 193-196. (30) Collez. Mss. B. U. G„ voi. VI, C. 184. (31) Collez. Mss. fi. u. G., voi. VI, c. 185. S / IVI ' sostiene che L Imperiosa non fu protetta dal Comandante del forte a pezia, e che 1 equipaggio, piuttosto che cederla agli Inglesi, la mandò a picco, mettendosi poi in salvo per la via di terra. (GAGGIERO: Op. cit. pagg. 93-94). Risulta invece da lettere del Commissario Giuseppe Antonio Galliano, in data 8 ed 11 ottobre 1793, o an ante della fregata L Imperiosa, sebbene ripetutamente invitato, non volle mettersi sotto la protezione dei cannoni del Forte, e preferì arenare la nave. (Collez. Mss. B. U. G., voi. VII, cc. 63-65). (-^) F. CO T riN. Les Anglais dans la Méditerranée (1793), in Revue Maritime, ottobre (34) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, cc. 31-42. Vedi: Appendice A, Doc. n. Vili. (35) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, CC. 32-34. (36) Collez. Mso. fi. U. G., voi. VII, C. 53. (37) ìCollez. Mss. fi. U. G., voi. VII, c. 82. (38) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, cc. 140-141. (39) Le riportate discussioni del Minor Consiglio si trovano riassunte nella Collez Msm fi. U. G'„ voi. VII, cc. 87-100; 115-122. (40) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, c. 137. (41) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, cc. 167-170. (42) Collez. Ms»s. fi. U. G., voi. Vii, cc. 172-173. (43) Collez. Mss. B. U. G., Supplem. Ili, c. 19. (44) La discussione è riassunta in Collez. Mss. fi. U. G., Supplem. Ili, cc. 6-19. (45) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, cc. 161-162. (46) GAGGIERO: Op. cit. pagg. 97-98. (47) Lettera di DE LIZACKEVICZ in data 22 ottobre - 2 nov. 1793, n. 94. Vedi: Appendice A, Doc. n. IX. (48) Collez. Mss. fi. U. G., voi. VII, cc. 200-204. - 62 - (49) PIETRO NURRA : Un Cospiratore; II Patrizio Luca Gentile. (50) Collez. Mss. B. U. G., voi. V1I1I, CC. 19-26. (51) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, CC. 46-47. (52) Una copia del Proclama, stampata a Nizza « chez Cougnet et fils », trovasi in Collez. Mss. B U. G., voi. VII, c. 143. Lo riportiamo nell'/lppenciice B, Doc. n. IV. (53) « Lettera del M. Console Giorni in Nizza, in data 15 Ottobre 1793 ». 11 « fratello Scorza », citato nella lettera, come uno di coloro ai quali erano state spedite le copie del Proclama, è il massone giacobino Scorza Domenico, che faceva parte della Loggia massonica ligure costituita per opera di Andrea Repetto. (Collez. Mss. B. U. G., voi. VII, cc. 196-197). (54) «Lettera del console Giorni, del 16 Ottobre 1793 »; «Lettera del Governatore di S. Remo, del 15 Ottobre 1793 » in Collez. Mss. B. U. G., voi. VII, cc. 192-193 e 174-175 . II Governatore di S. Remo lamenta che non si sia adottato, come egli già altre volte aveva suggerito, « il sistema di difesa formato dall’ingegnere Bustoro, col quale i posti e le situazioni vantaggiose si collegavano talmente insieme che 3 mila uomini avrebbero potuto disputare a 6 od 8 mila, e più uomini ». (55) Vedi pure le lettere del Console Giorni, in data 18 ottobre, e del Governatore di S. Remo in data 19 ottobre. (Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 30-31; 52-55). (56) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 114-117. Questa lettera venne comunicata al Governo it 22 ottobre dalla Magistratura degli Inquisitori. (57) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 34-40. (58) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 50-51. L’ultimatum ha la data del 19 ottobre, ma fu consegnato il 21. (59) Collez. Mss. B. U. G„ voi. Vili, CC. 64-71; 77-85; 128-130. (60) Collez. Mss. B. U. G„ voi. Vili, c. 121. (61) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 151-152; 157. (62) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 134 e 164. (63) Vedi: «Lettera in data 29 Ottobre 1793 del M. Vicario di Novi». (Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, c. 270). (64) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 18-20. La contro Nota del Governo Genovese diretta ad ottenere una dilazione sino all’arrivo delle comunicazioni da parte dei Corrieri inviati alle Potenze trovasi in Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 32-33. (65,1 Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 35-38. Costantino Balbi, in una lettera da Vienna del 17 giugno 1793, conferma che il Gabinetto Inglese « nelle circostanze attuali d’Europa si rende il più interessante, e direi il principale ingegno che muove la presente macchina ». (Archivio di Stato di Genova: Lettere MnÌ9tri, Vienna, mazzo 96). La Lettera è riportata in Appendice A, Doc. n. XIII (‘. - 63 — (66) Cfr. . E. PAND1ANI : La cacciata ìdegli Austriaci da Genova nell'anno 1746. (Miscellanea di Storia Italiana, S. Ili, to. XX, 1923). (67) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, c. 53. A riguardo dei Francesi è molto significativa se^UfJ|1^c °ttera che Tilly, subito dopo 1 ultimatum di Geli, dirigeva al Governo (Collez. Mss. B. U. G„ voi. x, c. 137) : Genes 13 jour du 2 mois de Yan 2° Le Charge des affaires de la Republique frangaise sait qu hier a dix heures du matin le Ministre Anglaise a par une note ancore plus presumptueuse et vexatoire que ses precedents, donne au Serenissime Gouvernement jusqu a demain à la méme heure pour choisir entre la guerre et le deshoneur. Le Serenissime Gouvernement a dans le courage du Peuple genois et ses localites plus de moyens qu il n este necessaire pour dejendre son independance et couvrir de confusion le Ministre delirant de l un des Despotes coalisés. Le Sérénissime Gouvemement a de plus le voisinage des (frangais. Le Charge d affaires déclare que pour occupés qu’ils soient chez eux, ils ont le pouvoir et la volontà de voler au secours des Genois, doni ils s ont les amis, doni ils respecteront les Personnes les Lois et les Propriétes. Tilly. (68) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 49-66. (69) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, CC. 67-72. (70) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, c. 156 verso. (71) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 168-169. Nella seduta del Minor Consiglio del 25 ottobre, G. B. Brignole aveva proposto che, se Gnecco riusciva nella sua missione, lo si compensasse con l’inscrizione alla Nobiltà. (Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, c. 165 verso). (72) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 199-201. La proposta per l’Ammiraglio De Langara, approvata dal Minor Consiglio con 98 voti favorevoli e 12,contrari, venne consegnata al Caposquadra Moreno, il 28 ottobre. (Collez. B. U. G., voi. Vili, cc. 204-207). (73) Collez. Mss. B. Li. G., voi. Vili, cc. 176-185. La lettera è riportata nella Appendice A, Doc. n. X. (74; Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, CC. 39, 41; 74-76; 77-79. (75) Vennero chiamati a farne parte i patrizi : Girolamo Durazzo, Carlo Cambiaso, Paolo Francesco Spinola, Paolo Girolamo Pallavicini, Giov. Battista Brignole, Felice Pallavicini, Domenico Franzone, Agostino Pinelli. (Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 73 e 78). (76) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, c. 82. L'ultimo prestito era stato emesso nel 1750. (77) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 80-88-89, 85, 122, ,23, 124. (78' Lettera di DE LIZACKEVICZ in data 29 ottobre - 9 nov. 1793. E’ riportata in Appendice A. Doc. n. XI. CAPITOLO III. GENOVA CONTRO GLI ANGLO - PIEMONTESI I. - Il Marchese Spinola, Rappresentante diplomatico di Genova alla Corte di Londra, si adoperava, intanto, con fruttuosa insistenza, perchè Drake e 1 ammiraglio Hood venissero sconfessati dal loro Governo : il primo per aver oltrepassato le istruzioni ricevute, il secondo per essersi condotto con modi troppo soldateschi. (1) Liquidato Drake, la politica del Governo Genovese si sviluppa in un secondo tempo nel senso di isolare l’Inghilterra, ed affrettare, in suo confronto, lo sgretolamento di una Coalizione rivelatasi una debole compagine di Potenze diffidenti e rivali. Abbiamo già visto, nel precedente Capitolo, il contegno della Spagna: dobbiamo aggiungere che Drake l’incolpava senz’altro dell’insuccesso delle trattative con la Repubblica di Genova. (2) Ora, anche l’Austria accenna a nicchiare. Costantino Balbi, Ministro della Repubblica a Vienna, riferisce in sulle prime che le Corti sono tutte d accordo, non solo, ma che « l’invito di riceder « dalla neutralità pare nasconda una volontà bene precisa e pronunziata di « voler ottenere quello che in esso si contiene, con modi ancor più violenti se « i primi fossero infruttuosi ». (3) Con successiva lettera del 28 ottobre 1793, inviando un lungo rapporto della Conferenza avuta col Ministro Austriaco degl' Esteri, Barone di Thugut, il Balbi aggiunge che il Governo Imperiale di Vienna « non può in modo alcuno accordare alla Repubblica i buoni uffici « richiesti presso le due Corti d’Inghilterra e di Spagna, perchè raccordarli « sarebbe contrario agli interessi della causa comune, agli interessi propri di « Sua Maestà, ed ai veri interessi stessi della Repubblica ». Alla domanda: — 66 — — Quali garanzie e aiuti, sussidi, e compensi potrebbe aspettarsi il Governo Genovese se aderisse al partito delle Corti coalizzate, 1 Austria trova giusto « che tutte le Corti belligeranti concorrano a garantire gli Stati della Repubblica da qualunque perdita potessero soffrire per parte de Francesi ». Quanto poi ad altri aiuti e garanzie particolari, « segnatamente di rimpetto « al re di Sardegna, questo poteva essere il soggetto d’una convenzione par-« ticolare, e S- M- Imperiale, che conservava la maggiore affezione, e bene-« volenza alla Repubblica era pronta a prestarsi a tutto ciò che fosse di « suo vantaggio e di reciproca convenienza ». Null’altro che parole : le riserve e le difficoltà compaiono quando si tratta di venire ai fatti. A voce lo stesso Barone di Thugut dichiara al Ministro Genovese che la Corte di Vienna teneva, sì, per massima, di non favorire l’ingrandimento della Casa Savoia, ma in quanto ad aiuti l’imperatore non aveva truppe d avanzo, e mancava di denaro più dei Genovesi, « che erano ricchi e freschi dopo tanti anni di pace ». Concludeva il Barone di Thugut: — I Genovesi possono unirsi alla Coalizione per sostenere 1 attacco di Nizza, purché si paghino essi le spese del loro Corpo di spedizione, e sborsino una somma di denaro per ottenere un aiuto austriaco : « se faranno delle « conquiste saranno le loro ». Invero l’Austria, purché « la preservazione e la tranquillità della Lombardia » fossero assicurate, non ci teneva proprio a che la Repubblica di Genova abbandonasse la neutralità. (4) Anzi, se vogliamo credere a Giuseppe Maria Assereto, Incaricato d Affari per la Repubblica alla Corte di Torino, il Rappresentante Austriaco si era « molto « diffuso in sostenere contro altri Ministri Esteri, che nelle presenti circo-« stanze F accessione della Repubblica alla Coalizione poteva molto pre-« giudicare alle Potenze alleate ». (5) Non basta: la Corte di Vienna, ad un certo punto, non vede altra salvezza per i suoi possedimenti in Italia che nella neutralità della Repubblica di Genova. Questa convinzione era stata suggerita aìl’Imperatore d’Austria dallArciduca di Toscana, il quale non voleva perdere le ingenti somme che egli aveva collocato in Francia sotto il nome del Marchese Jacopo Durazzo, e desiderava continuare, a mezzo di commercianti Genovesi, il cospicuo guadagno che egli, giovandosi della neutralità della Repubblica, realizzava trafficando in cereali. « Ca dèmontre, osserva malinconicamente l’incaricato russo che ci dà queste notizie, que l'interét prive est souvant nuisible à l’interèt generai ». (6) II. - Restava il Piemonte, il quale era dai Genovesi ritenuto il cervello che muoveva il braccio dell’Inghilterra. « Si è dal Gabinetto di Torino, dice-« vano dei foglietti volanti sparsi da Tilly per Genova, che partono le fallaci « dimostranze del Ministro Drake, si è per l’istigazione dell istesso Gabinetto « che si sono commessi nel Porto di Genova, ed in quello della Spezia, gli « incredibili eccessi per violentare il Governo a gettarsi nelle braccia di chi « li insulta per timore che non se gli abbiano da perdonare dai Francesi li - 67 — « permessi, e non vendicati misfatti ». (7) Le proposte della Coalizione, ammoniva il patrizio Nicolò Cattaneo nel Minor Consiglio del 7 ottobre, non tendono ad altro che « ad aprire una strada al Re di Sardegna, a far « entrare nel nostro Stato le sue truppe sotto il colorito di difenderci, e po-« scia ritenere le occupazioni sino ad ottenere ciò che medita da tanto « tempo )). (8) E lo stesso giorno della prima Conferenza di Drake coi Delegati della Repubblica di Genova, (14 ottobre 1793), un cittadino genovese riferisce al suo Governo d’aver saputo dal comandante Moreno che « Londra e Madrid sono state imbevute dai Ministri Sardi che la Repubblica « con la sua neutralità ha sostenuti li Francesi, che senza di lei non potevano « mantenersi in Nizza, essendo li Genovesi quelli che hanno provveduto « quella Piazza di tutto. A seguito di questo le ha determinate ad esiggere « che la Repubblica receda dalla sua neutralità, e che ve la conducano per « ogni via non omesso finalmente di farle guerra che appunto è ciò che « vorrebbe Torino per impossessarsi di una parte della Riviera di Ponente, « e che sebbene per salvare le apparenze Nomis siasi intromesso ad ottenere « da Drake, che non insista tanto per la risposta ma dia tempo, pure nulla « più desidera di che la Repubblica persista neutrale, che faccia con ciò « il desiderato gioco ». (9) Il Gabinetto Piemontese, rincalzava poi nella citata lettera 1 Assereto, « lavora molto per mettere la Ser. Repubblica fra « due fuochi. Le maggiori speranze di esso sono fondate dalla lusinga, che « la Francia dichiari la guerra a Noi, e si procura con ogni mezzo di coa-« diuvare, che ciò siegua, affinchè la Ser.ma Repubblica sia obbligata a « difendersi, nè siavi luogo a verun Trattato ». (10) Per raggiungere tale scopo il Ministro Piemontese a Genova faceva del suo meglio. Il 27 ottobre 1 793 erano state sparse in Città « nei botteghini da persone incognite che velocemente correvano », ed affisse in diversi punti, copie a stampa di un Manifesto intitolato: Avviso a’ Genovesi. Da un Genovese vero amico della Religione e della Patria. « Svegliatevi, o miei cari « Concittadini, diceva la Stampa, e non dormite sui pericoli della Patria. « Una Setta d Assassini diretti e prezzolati dai Faziosi, che hanno rovi-« nata la Francia, hanno macchinata la vostra distruzione, e faranno tutti « gli sforzi per consumarla... La Religione distrutta, gli Altari atterrati, i « vasi sacri delle Chiese rubati da mani sacrileghe, i più Augusti misteri « profanati, i Preti, i Cittadini barbaramente trucidati, invasa la proprietà, « i più sacri diritti calpestati, ed annientati; il commercio distrutto affatto, « dissipato, ed ingoiato tutto il numerario.... Tali sono le imprese della « Setta dei Giacobini, che hanno giurato un odio implacabile a tutti i Popoli « dell Universo, i quali non vorranno con loro concorrere a così orribile « empietà— In ogni luogo i Giacobini hanno cominciato lusingando il « Popolo, ed in ogni luogo hanno finito trucidandolo barbaramente. Of-« frendo alle loro vittime una libertà menzognera, non hanno fatto che por- — 68 — « tare in ogni luogo il ferro, il fuoco ed ogni genere di delitti, e di scellerag-« gini?... Stiamo dunque in guardia!... Questi Mostri già son tra di noi. « Si sono insinuati nelle nostre famiglie, e pur troppo ve ne sono anche nel « Governo, e vorrebbero introdurre l'armata Francese nel territorio della « Repubblica. Essi oppongono tutti i loro diabolici oscuri maneggi, e sforzi « alle saggie misure, che i veri Genovesi varrebbero prendere per salvare « la Patria. Li loro Emissari hanno già sedotto un numero grande dei nostri « creduli Concittadini, i loro Capi già si rallegrano dell’esito, che si promette tono da’ loro neri intrighi. I loro agenti tentano tutti i mezzi di corrompere « qualche soggetto vile, e venale del nostro Governo. 11 contaggio si è insi-« nuato in tutti gli ordini dello Stato, e non resta più a noi, buoni Genovesi, « che un mezzo passo a fare per cascare nel precipizio ». (11) Dato il momento critico che attraversava lo Stato Genovese, 1 Avviso suscitò vivissimo fermento. L’opinione pubblica ritenne che la diffusione di esso costituisse « una gran confidenza presa col Governo », che avrebbe indubbiamente provocato « querele » e domande di soddisfazione dal ministro Tilly, e che il Governo stesso ne sarebbe stato « gravemente afflitto, e fatalmente disturbato ». Ma quello che per la nostra Storia ha maggiore importanza si è che lo scritto, dalla voce pubblica considerato come un « nuovo artificio » della Corte di Torino per tirare addosso allo Stato Genovese le misure ostili de’ Francesi, (12) risultava effettivamente, da un inchiesta eseguita dalla Magistratura degli Inquisitori, opera dell’abate Bonelli, Segretario del Ministro Nomis, « da lui dettato al console Gallina, e fatto poi stampare in Alessandria, o al Bosco », e distribuito, a pacchi, dall ufficiale Barbarossa, da un servitore del Console Inglese, e da un certo Mr. Martin, torinese ma naturalizzato genovese. (13) Il Governo impressionato dalle conseguenze di uno scritto che avrebbe potuto « portare pessimi effetti, e turbare ancora la pubblica tranquillità », emanava, in data 31 ottobre, una Grida con la quale ricordava che le leggi della Repubblica, particolarmente quelle del 1611, e del 1628, proibivano, sotto gravissime pene, di «comporre, stampare e spargere » scritti del genere. (14) Ma, come era da aspettarselo, la risposta dei neutralisti Genovesi, o meglio del partito favorevole alla Francia, non tardò a comparire. « Se i Francesi, diceva la risposta, « hanno fatto al Re d’Inghilterra delle dichiarazioni di guerra insidiose, che « importa ? Che importa a noi, che non abbiamo Re, se ne hanno fatte delle «ingiuste a coloro, che voi chiamate gli altri Sovrani d’Europa?... Voi « avete formato una formidabile Lega, voi ce ne annoverate i gloriosi suc-« cessi, voi ne promettete di nuovi? Qual bisogno avete dunque di noi? « Voi vedete che vi sono delle Potenze, che per timore non hanno espressa « adesione alla vostra causa, e chi vi ha detto che noi eravamo di questo «numero? Voi vi dite gli amici della Repubblica, e voi le date, quali pa-« droni imperiosi, legislazioni ? Non avrem ragione di concludere, che co- — 69 - « loro che chiamate i nemici dell’UniveTso, non ne sono che i Vendicatori ? « Che generosità insultante è mai quella con cui cercate palliare le vostre « minaccie ? Voi rinonziate ai vostri diritti sul nostro Territorio, se noi vi « aiutiamo con i nostri Tesori? 1 malandrini rinunziano anch’essi al diritto « che il loro pugnale dà sulla vita del passeggiero di cui involano le spoglie. « Noi abbiamo ascoltati gli agenti del Popolo francese, che si governa da « per sè, per l’istessa ragione che ci faceva ascoltare l’agente di S. M. Bri-« tannica al quale il Popolo Inglese ha creduto dover confidare le redini « del suo Governo____ La libertà dei voti dei nostri Rappresentanti è la legge « p:u sacra per noi, voi che volete influire su quella con le vostre minaccie, « non meritate forse i rimproveri che fate ai Francesi ?____ In nome del Re, <( vostro padrone, ci promettete la protezione della flotta Britannica, ma il Po-« polo Inglese, sovrano del vostro Re, ha egli ratificate le vostre promesse ?.. « Aggiungete di più, che abbiamo tutto da guadagnare. Sarebbe forse una « parte della vergogna, che hanno raccolto a Lauterbcurg, e Dunkerque, a « Maurienne, e Poitiers e Brest, ed anche a Tolone? O pure una porzione « delli allori colti su La Modesta ». No, conclude energicamente lo scritto, « nei non vi vogliamo, noi conserveremo la nostra neutralità se ci parrà « vantaggioso di farlo. Noi non ci lascieremo intimorire da insultanti miti naccie, nè sedurre da promesse insidiose. Noi invitiamo il Segretario di « Stato a presentarvi l’espressione dei sentimenti, che qui manifestiamo, ed « aggiungervi il quadro delle sciagure della Polonia recentemente divisa « colie baionette da coloro che se ne chiamano i Protettori, a leggervi il « Trattato di Pilnitz nel quale una sorte uguale ci era riservata per il delitto « di non entrare nella Coalizione, e per quello di esservi entrati troppo tardi, « e dirvi finalmente che troppo instrutti dalla sperienza a diffidare dei Re « e dei loro Ministri noi periremo tutti avanti di vedere attaccata la nostra « indipendenza ». (15) III. - M a ecco nella prima quindicina del dicembre manifestarsi un cambiamento improvviso nella condotta delle Potenze Coalizzate. Un Corriere speciale di Torino consegna al Governo Genovese la proposta di mandare dei Rappresentanti a Tolone, per discutere ed eliminare tutte le ragioni di contrasto tra la Repubblica e la Coalizione. Non appena provveduto all’invio dei Delegati s’intendeva sospeso u il Blocco ed ogni altra ostilità purché -, nessuna provvista d’alcuna sorte sia mandata, o permesso d’andare dalli suoi Porti all inimico ». La proposta figurava di Lord Gren-ville, (16) ma le istruzioni annessevi portavano la firma di Giovanni Trevor, Ministro Inglese a Torino. (17) All’Assemblea del Minor Consiglio Nicolò De Mari spiatellò senza perifrasi che il « Biglietto insidioso non era macchinato dalla Corte di Londra, « ma suggerito e dettato dalla Corte di Torino », allo scopo di « andare « avanti non con una guerra aperta, ma con mezzi indiretti per far recedere « col fatto la Repubblica dalla sua neutralità ». Un Principe neutrale, os- l — 70 - « servava continuando il De Mari, « manderà Commissari dove è un Prete sidic ed una Piazza di guerra, e dove i Commissari, o Deputati puonno « divenire ostaggi ? La Corte di Londra ha mandato a risiedere qui un suo « Ministro, Genova ha destinato presso la Corte di Londra il suo, perche « dunque trattare in Tolone? » Ciò potrebbe risvegliare, aggiunse Giov. Battista Brignole, un vivo sdegno nei Francesi contro la Repubblica che « spedisce dei Deputati in una Piazza usurpata da nemici ». (18) La Giunta della Marina, incaricata di redigere, in base alle discussioni del Minor Consiglio ed ai documenti pervenuti dalle Corti di Londra e di Torino, una Minuta di risposta all’Inghilterra, deliberava di sostenere che, essendosi la Corte di Vienna rifiutata «dal presentare alla Repubblica mezzi di difesa così pecuniari come militari », e che avendo la Reai Corte di Spagna fatto delle dichiarazioni tendenti a lasciare Genova nella sua neutralità, e d’altra parte non avendo la Corte di Londra ancora dato soddisfazione alcuna alle ripetute offese recate dai suoi agenti alla Sovranità ed alla Indipendenza della Repubblica, per tutte queste ragioni la Missione richiesta si riteneva inutile. (19) Come ben concludeva De Lizackevicz, facendo il consueto Rapporto, la Repubblica di Genova non avrebbe mai proceduto alla nomina dei Commissari, sia per paura della Francia, sia per 1 orgoglio e l’altezzosità dei Genovesi che ritenevano di umiliarsi trattando con dei Delegati, invece che direttamente coi Governi responsabili. (20) Infatti, quando il 2 gennaio 1794 il capitano Tommaso Francesco Frimenter comandante la fregata Inglese II Tartaro, sbarca in città (21) per sollecitare « la risposta alle graziose proposizioni » di S. M. Britannica, si sente avvertire seccamente che il Governo di Genova risponderà soltanto alla Corte di Londra, perchè non desidera « mandare Deputati in verun luogo a trattare con Ministri militari dell’Inghilterra, ma di avviare e proseguire presso il Ministro politico, ciò che occorresse di trattare ». (22) Gli Inglesi insistono e rinnovano alla Repubblica la proposta dell’invio di Delegati, o alle isole Hyères, o al Golfo della Spezia, o in qualunque altro porto d Italia, Livorno, ad esempio, Viareggio, Porto Ferraio- Il Governo Genovese replica di non aver altra risposta da dare, oltre quella già data. (23) L’attitudine dell Inghilterra minaccia, a questo punto, di diventare ridicola, e persino De Lizackevicz è costretto a riconoscere che la Corte di Londra « emploie tous les moyens possibles pour faire la paix avec la République, malgré 1 umiliation de sa dégnité ». (24) IV. - In verità, non solo 1 Inghilterra ma l’intera Coalizione si trova disorientata. Come un fulmine a ciel sereno è giunta la notizia della caduta di Tolone nelle mani dei Francesi. L’Austria, scossa dalla imminenza del pericolo, chiede senz’altro alla Repubblica di Genova che si opponga con la forza all’avanzata dei Francesi. Una tale domanda, osserva Nicolò Cattaneo al Minor Consiglio del 23 gennaio 1794, non può venire che dietro - 71 - suggerimento della Corte di Sardegna per tenderci qualche nuova trama e farci inciampare in maggiori imbarazzi. L’Austria, precisa Gian Carlo Serra, « non si contenta di una neutralità imparziale, cioè destinata ad impe-« dire il passaggio di qualunque truppa estera nel Territorio genovese, ma « vuole che la Repubblica vada contro i Francesi perchè sieno garantiti gli « Stati del Piemonte e del Milanese ». La Corte di Vienna, dice con rude chiarezza Girolamo Serra, « incapace di resistere alli Francesi vuol mettere i Genovesi a soffrire il primo urto con la speranza che qui si fermino e si contentino del bottino che qui troverebbero a fare ». Il Barone di Thugut ripete 1 invito, ingiungendo alla Repubblica di Genova di spedire diecimila uomini alla frontiera di Ventimiglia, ed il conte Giovanni Girola, nuovo Incaricato dell Austria a Genova, forse invidioso degli allori di Drake, interviene il 6 marzo 1794 con una lettera insolente. Ma il Governo di Genova lo mette a posto osservandogli, in primo luogo, che certe espressioni « non si sarebbero adoprate da chi non fosse nuovo alla Carriera diplomatica », ed in secondo luogo che se risposta vi sarà, verrà mandata direttamente all’imperatore, per mezzo del Ministro della Repubblica a Vienna. Ma è sempre 1 Inghilterra la testa di turco della Coalizione. La Giunta della Marina, che aveva preparato la Minuta di risposta alla Corte di Londra, riceve ordine dal Governo di riadattarla «secondo il presente cambiamento di circostanza ». Ed i riadattamenti, subito trasmessi al Ministro Spinola a Londra, consistono: 1°) nell’escludere «la destinazione e le missioni di Deputati per qualsivoglia parte » ; 2°) nel dichiarare che se trattative hanno da esservi « sia luogo a direttamente parlarne in Londra con quel Re al Ministero »; 3°) nell invitare l’Inghilterra a « riparare in un modo conveniente le violenze commesse » nei porti della Repubblica, ed a rimuovere « senza ritardo le operazioni ostili intraprese già da più settimane dai suoi Agenti a gravissimo danno del commercio ». (25) A questo punto Drake vuol rientrare in iscena, e da Livorno, dove trovasi con la squadra Inglese, manda una protesta al Governo di Genova perchè ha permesso l’invio di calafati in servizio dei Francesi a Tolone, il che sarebbe contrario alla « neutralità imparziale » che la Repubblica dichiara di voler professare. Ma il Governo di Genova a mezzo del suo Console gli fa significare che « quando la partenza de’ maestri e calafatti per Tolone avesse sussistenza, non sarebbe questo, se non un fatto proveniente da commissione privata in un Paese libero, e neutrale, come quando ne furono commessi e ne andarono a Portofino a risarcire un brulotto inglese ». (26) Drake è proprio destinato a non imbroccarne una. Partito, come abbiamo visto, da Genova il 10 novembre, aveva ottenuto che una squadra Britannica incrociasse all’altezza di Capo Mele per sequestrare tutti i bastimenti diretti al Porto di Genova. Infatti dieci navi, parte svedesi e parte danesi, quindi tutte di bandiere neutrali, provenienti da Lisbona e da Cadice - 72 - e dirette a Genova, vennero accompagnate da una nave Inglese al porto di Livorno e qui trattenute. Le proteste degli interessati al Console inglese in Genova su « questo nuovo, e singolare contegno verso Bandiere neutrali, e con mercanzie interamente destinate a’ neutrali », furono vivacissime, 1 indignazione dei commercianti Genovesi senza limite- (27) Lo stesso Governo Genovese ordina al proprio Ministro presso la Corte di Londra di chiedere risarcimenti per i danni arrecati al commercio ligure- (28) Drake viene un’altra volta sconfessato: l’ammiraglio inglese Gosby dichiara di non aver ricevuto ordine alcuno di bloccare il Porto di Genova, riconosce che Drake ha oltrepassato i poteri conferitigli, e si dispone a recarsi da Pisa a Livorno per vedere « in qualche modo di accomodare la faccenda ».' (29) Insomma, neppure gli stessi Capi militari dell’Inghilterra vanno d’accordo. Ma intanto una parte della squadra Inglese insiste nel Blocco. Gli incidenti si moltiplicano : le batterie della Cava, del Molo Vecchio, della Lanterna, devono respingere a cannonate le navi Inglesi che si avventurano oltre il limite delle acque territoriali, mentre nella popolazione genovese serpeggia vivissimo il malcontento contro i violatori della neutralità, e si parla apertamente di rispondere alla violenza con la violenza. (30) La marina mercantile ne dà l’esempio. Il Capitano Giov. Battista Maglione mentre naviga, il 17 gennaio 1794 da Laigueglia verso Genova, sul « Pinco » 1 Immacolata Concezione e S. Vincenzo Ferreri, fermato da una nave Inglese che lo diffida a proseguire, caccia le ancore in mare, dispone tutti i cannoni verso il nemico, e l’obbliga a ritirarsi. Altre volte gli esperti marinai liguri giocano di furberia. Il capitano Angelo Pertuso, detto il Sciablone, incalzato da una nave da guerra, approfitta del calar del sole per sgusciare inosservato nel Porto di Savona, e di qui a Genova. Altrettanto fa il capitano Pietro Del Deo che, fermato da una lancia armata Inglese, proprio in vista di Genova, in sulle prime acconsente a seguirla, ma poi, col favor della notte, vira di bordo, e quatto quatto s’infila nel Porto. (31) Gli Inglesi rinforzano le squadre e restringono il Blocco- In breve, come ci dice un rapporto dei Conservatori del Maire, la « troppo avanzata animosità » delle loro navi diviene così provocante che le batterie genovesi sono costrette più volte ad intervenire. Finché il 22 gennaio accade un gravissimo incidente : un « cutter inglese » che inseguiva un bastimento oltre il limite delle acque territoriali, viene fatto segno a tre colpi a palla dalle Batterie della Strega e della Lanterna. Il Capitano Sutterland, comandante la nave da guerra II Diadema nave ammiraglia della squadra di blocco, ne prende occasione per protestare non solo ma per chiedere categoricamente al Governo Genovese se questa misura violenta annunzia cambiamento della politica della Repubblica, e se deve considerarla come aperta e dichiarata nemica. (32) Ecco la risposta del Segretario di Stato: - 73 — « Sono incaricato dal Serenissimo Governo di significarle con quanta « amarezza vegga egli aggravarsi di giorno in giorno il disturbo, e lo sconti certo, che le misure ostili de’ legni Inglesi apportano al commercio dei Nate zionali Genovesi e di tutti coloro, che sotto 1 asilo della neutralità dello « Stato sono adetti a quest’utile ed onorato serviggio. Ma più ancora debbo « d ordine del Publico significarle la sorpresa, e la ferita recata all animo « del Ser.mo Governo degli fatti accaduti questa mattina, nei quali alla « pratica dell’ostilità si vede accopiata la violenza del Territorio, misure « tutte troppo difformi da quella corrispondenza, che una condotta impartì ziale, ed una ospitalità stata feconda di molti comodi ai legni Inglesi stati zionari prima d’ora in questo Porto dovevano far aspettare in favore della tt Repubblica per parte dell’Inghilterra. « E’ parte altresì del mio incarico il dichiarare, che quallora attentino i tt Legni Inglesi di esercitare inseguimento sotto il tiro del Cannone, ne sali ranno tenuti lontani coll’artiglieria, non solo a norma dell Editto di neu-« tralità, ma dell’uso di quel diritto che è riconosciuto da tutte le Nazioni- « Di questi sentimenti del Ser.mo Governo intende egli, che venga « dal M. Console partecipato il Ministro plenipotenziario Britannico Sig. « Francesco Drake, acciò possa renderne intesa la sua Corte dalla cui equità « attende la Repubblica il riparo agli agravii praticati da’ suoi Comandanti « marittimi ». (33) V. - Nel frattempo la lancia Inglese che aveva portato a terra la protesta del cap. Sutterland, veniva accolta con un subisso di fischi e di urla da una moltitudine di persone che si erano d’un tratto affollate sul Ponte Reale, sulle muragliette, e sulle navi che stavano in Porto. Le maggiori ingiurie toccarono al Console Inglese che attendeva l’arrivo della lancia, e fra i più accalorati dimostranti si notavano i patrizi Paris Pinello, e Luca Gentile. — Di consoli Inglesi in Genova, durante il Blocco, non se ne dovrebbero tollerare, gridava il Pinello, incitando i presenti a lapidare gli Inglesi con pezzi di carbone. — Birbanti ! rincalzava Luca Gentile, bisogna dire che la Nazione Inglese è veramente una Nazione grande e generosa e filosofa ! — E minacciava, se i marinai della lancia fossero venuti a terra, di farli impiccare dai carbonai, che avrebbe pagato egli stesso. Mentre gli urli e i fischi dal di fuori aumentavano, negli Uffici della Sanità si applaudiva alle parole dei due patrizi, col dire — Chi non è del nostro sentimento, non si dimostra un vero genovese. (34) — L’assembramento si faceva di minuto in minuto più minaccioso, finché l’Ufficiale di Guardia al Ponte Reale pensò bene di mandare un picchetto armato, a sciogliere la folla. (35) Il Console Inglese, « pallido in viso », potè uscire dalla Sanità e recarsi indisturbato a casa, di dove inviò subito al Governo una vivace Nota reclamando « una congrua soddisfazione per gli insulti ed affronti fatti agli Ufficiali, ed Equipaggio della Lancia Britannica con Ban- — 74 - diera Parlamentaria », come anche per quelli fatti a sè medesimo. (36) Ed il Governo la promise, ma non potè tenersi dall’osservare che nessuna autorità avrebbe saputo impedire i « clamori Popolari », che avevano, nel contegno degli Inglesi, la più ampia giustificazione. « Una intercettazione « di commercio praticata da legni Inglesi, diceva la risposta genovese, « un blocco vieppiù ristretto da longo tempo, i grandissimi pregiudizi che « da ciò ne derivano ad ogni Classe de’ Cittadini, sono naturalmente il moli tivo degli indicati clamori comuni ad ogni Nazione libera, e commerr « ciante che si vede lesa nei propri diritti, potendo far fede lo stesso M. « Console di quale eccitamento popolare sarebbero stati in Londra minori « motivi ». (37) Ed ormai i segni evidenti del malumore contro gli Inglesi si moltiplicavano in tutte le classi dei cittadini. « Sino a questi tempi, rac-« conta il Gaggiero, usato avevano i Genovesi di sommontare il triforcuto « cappello d’una mappa scura, ora vedendola sovrapposta anche agli In-« glesi, ne la gettarono immediatamente non senza pubblici vituperi. Chi « perseverò a fregiarsi, s’ebbe le torsate e gli urli della ragazzaglia, pronta « sempre al baccano, e se ancor volle passeggiare liberamente le strade fu « costretto a dimetterla; le donne di piazza non si mostravan da meno nel « graffiare e calpestare quell’insegna, strappatola altrui di dosso, con « istrane voci d’invettiva e di scherno. Queste melodie poi d’urli e di fischi « seguivan d’ordinario qual pur Inglese con quel distintivo, fossesi dalla « flotta trasportato per sue provviste o per altro in città ». (38) Il 5 febbraio, al Teatro S. Agostino, al ballo che seguì l’opera Artaserse, tt appena cominciarono i suonatori a suonare la Contradanza inglese si sentirono dei forti e generali clamori, e zuffoli, e alcune voci dissero zitto, zitto, e questi non solo dalla Platea ma anche dai Palchi... Finalmente i suonatori attaccarono una contradanza Genovese e allora si sentì un continuo evviva ». (39) Peggio avvenne alla festa da ballo del 9 febbraio: avendo taluni del partito Oligarchico minacciato di intervenire armati per imporre che si ballassero le contradanze inglesi, « pronti a sostenere l’impegno con la forza », altrettanti Patrizi si dichiararono decisi ad adoperare le armi perchè si ballasse invece la Carmagnola. E questa fu cantata e ballata allegramente con tali e sì forti acclamazioni che, dice una Relazione della Polizia, « non si sen-« tivano neppure gli istrumenti ». (40) VI. - Come il Governo aveva promesso, l’offesa arrecata al Console ed ai Parlamentari inglesi non rimase impunita : il Magistrato degli Inquisitori fece ingiungere ai patrizi Paris Pinello e Luca Gentile la « forestazione di casa » per 15 giorni. (41) Ma il patrizio Luca Gentile, che dalla Magistratura degli Inquisitori era già stato segnalato fra gli scavezzacolli che impedivano nei Teatri il suono delle contradanze inglesi e piemontesi, e fra cok>ro che frequentavano i ritrovi dei Massoni e dei Giacobini, (42) si risentì fortemente della punizione, e ne trasse motivo per attaccare il Governo con - 75 - un foglio anonimo stampato a Nizza col titolo: Avviso d’un membro del Gran Consiglio a’ suoi Colleghi. « La storia della nostra neutralità, egli « scriveva fra l’altro, è nota ormai a tutti, ella presenta un ritratto fedele « dell’imbeccilità, dell’astuzia, delle oscillazioni, e della Greca fede di un « Governo oligarchico : ma ad ogni modo se si considera da una parte il « trattato di Pilnitz, per cui Genova doveva essere un altro esempio dell in-« felice Polonia, il tradimento infame di Tolone, il massacro del 5 ottobre « 1793, il rapimento de’ legni francesi da’ nostri Porti di Genova, della « Spezia e di Capraia, ed il blocco degli Inglesi, e dall’altra parte, la buona « condotta della Squadra Francese nei nostri mari, il rispetto, che questa « invincibile Nazione ha costantemente dimostrato all indipendenza del « nostro territorio, e il generoso rilascio dei nostri pagamenti, se si consi-« derano, dico, fatti così strani, ed opposti non si comprende, come la li-« bidine del coalizzarsi non sia per anco spenta nel cuore dell oligarchia, « libidine che urta, e ripullula ognora sotto varie guise, sia negli esami, ed « arresti inquisitoriali, che si son fatti e che si vanno facendo, e meditando « sia nella natura del carteggio, e commercio coi bloccatori, sia nella ri-« sposta data di recente all’imperatore, nel modo di armare le Frontiere, « ed i Porti, sia finalmente nelle forme burlesche, colle quali si domandano « al Gran Consiglio dei mezzi pecuniari ». (43) L’i4our.so continuava con un attacco alla politica del Governo Genovese così forte e vivace, che il Governo sentì la necessità di scendere in campo contro l’audace polemista. Diede pertanto incarico ai Magnifici Nicolò De Mari, Luigi Carbonara e Raffaele De Ferrari (44) di preparare la minuta di uno scritto « relativo, insieme a partecipare al Pubblico la condotta del Governo, e a marcare la più decisa disapprovazione all’autore della stampa venuta da Nizza ». (45) Il Manifesto, infatti, comincia col dichiarare che « la scelta di un contegno perfettamente neutrale » venne suggerito dal desiderio di « conservare alla Nazione Genovese l’equilibrio della libertà », e che il Governo seppe conservare la scelta di questo saggio e benefico sistema anche quando « li proli gressi della nuova Repubblica Francese spinsero alli Porti della Liguria, « e specialmente in quello di Genova le di lei numerose Squadre Navali, « che tanto per la loro forza, quanto per la totale mancanza in quel tempo « di oppositori, potevano imporre la legge a chiunque avesse disegnato di « resistere ad una loro determinata volontà ». Deplorando le continue depredazioni dei Corsari di Oneglia e Loano, e gli inutili reclami fatti alla Corte di Torino, il Manifesto ricorda la fatale data del 5 ottobre 1793, « quando una Divisione Inglese, alla quale poi s’unirono altre Navi spali gnuole.... si fece lecito di oltrepassare i diritti dell’ospitalità, e del Territi torio, con impadronirsi di una Fregata e di due altri Legni Francesi;... « un’altra Fregata esistente nel Golfo della Spezia fu nei giorni successivi « predata, come pure altro piccolo Legno rifugiato nell’ìsola di Capraia » - 76 - Venendo agli Ultimatum presentati da Drake per la cacciata di Tilly, e da Moreno per la consegna di tutti i bastimenti carichi di viveri destinati a Marsiglia, il Manifesto mette in rilievo come « essendosi rappresentato al « Comandante Spagnuolo ripugnare la lealtà Nazionale alla richiesta conti segna, opporvisi direttamente le leggi fondamentali di Genova, concul-« carsi in tale caso la buona fede, e l’onore, cessarono le insistenze, senza « che siansi punto alterati a riguardo della Repubblica i generosi e pacifici « sentimenti di quella Corte ». Diversa, invece, era stata la condotta degli Agenti Britannici nel Mediterraneo i quali dichiararono un « Blocco ostile, che « da tanto tempo eccita lo sdegno di ogni Cittadino, e giustamente conili move tutta la Nazione »■ Ma è da credere, continua il Manifesto, i< che il « vote generale di ogni Cittadino infiammato da un verace amore di Patria, « l’onore della Nazione, la Religione stessa, fondamento di ogni cosa e pnn-« cipale sostegno di questo Governo, suggeriscano a gara la continuazione « di un sistema fondato sopra la base della pace e di una libera sovranità, « e motivato dalla Legge suprema della propria conservazione ad essere « Neutrali ». E dopo aver ricordato le precauzioni adottate per assicurare u le provviste delle sussistenze per l’universale mantenimento, e special-« mente de’ poveri, a benefizio de’ quali con larga perdita continua a conti servare l’abbondanza, il prezzo ed il peso del pane », il Manifesto annunzia il proposito del Governo, di una « necessaria e ben ripartita impo-« sizione », dalla quale « coloro che hanno la felice possibilità di tollerarla « ritirare non si potrebbero, senza rendersi indegni di quella società, m cui « ebbero la sorte di nascere », e senza venir meno al « naturale reciproco « patto, da cui resta insieme legato ogni cittadino », e che <( stabilisce il « sacro dovere di porgere le sostanze, il sangue, e se fia duopo ancora la « vita al sostegno, ed alla difesa della Patria e della libertà ». (46) VII. - Il Manifesto, che Pasquale Paoli giudicò equivalente ad una dichiarazione di guerra contro gli Anglo-Sardi, (47) non parve trattenere gran fatto gli Inglesi, che, respinti a cannonate il 28 febbraio mentre davano la caccia ad una Polacca Genovese e ad un bastimento Raguseo fin sotto le batterie di Carignano e della Lanterna, (48) ebbero il coraggio di mandar nuovamente a chiedere soddisfazione- (49) E prima con lettera, in data 26 febbraio 1794, del capitano Sutton, avevano notificato al Governo della Repubblica che d’ordine di Sua Eccellenza Samuele Lord Hood, comandante la Squadra britannica nel Mediterraneo, avrebbero impedito il trasporto da Genova di grani, o provviste di qualunque genere, anche per i Porti Liguri ! (50) Dopo di che, cosa dobbiamo dire di una nuova domanda presentata dal console inglese Giuseppe Brame, in data 28 marzo, per ottenere libero ingresso nel Porto a bastimenti da guerra Inglesi che sarebbero venuti per rilevare due navi mercantili Inglesi che si trovavano nel Porto stesso? (51) - 11 - Probabilmente si meditava qualche tiro, ma il Governo Genovese mostrò di capirlo perchè rispose che era « massima troppo conosciuta di non ammettersi in un Porto Bloccato la Bandiera da Guerra, che blocca », e che perciò il Comandante inglese doveva assicurare « in parola d’onore il Capitano del Porto, che verrebbe loro spedito incontro, di essere cessato il Blocco, e tolto il deviamento del Commercio dalla Piazza e Dominio tutto di Genova ». (52) E, se gli Inglesi vollero le loro navi dovettero rassegnarsi ad aspettarle in alto mare. Da allora le rappresaglie fra Genova e gli Inglesi si fanno ancora più aspre. L’Il aprile il Governo Genovese emana nuovi provvedimenti restrittivi riguardanti la limitazione del numero dei legni da guerra nei Golfi e nei Seni fortificati della Repubblica. Non devono ammettersi, (dicono le Istruzioni ai Governatori di S. Remo, Albenga, Finale, Savona, Porto-maurizio, Portofino, Porto Venere, Lerici, ed ai Commissari delle Fortezze di S. Maria della Spezia e di Capraia), più di quattro legni da guerra per ogni Nazione, « colla dichiarazione, però, che i Legni da Guerra delle « Nazioni Alleate, siano e s’intendano, durante la stessa alleanza, per ima « Nazione sola... ». Similmente non potranno « avere ingresso in detti Golfi « e Seni dello Stato della Repubblica, bastimenti di qualsivoglia Nazione, « aventi al loro bordo truppe da sbarco, se non nel solo caso di tempesta, o « fortuna, o altro sinistro di mare, per cui non potessero in alcuna forma « salvarsi, con stabilire e decretare, che anche in questa circostanza non « possa mai sbarcarsi da detti Bastimenti la detta Truppa, nè alcuna benché « menoma porzione della medesima ». (53) Pochi giorni dopo, quasi in risposta a tale Decreto, varie scialuppe Inglesi inseguono una polacca Genovese proveniente da Napoli, e diretta a Laigueglia, e la obbligano ad arenarsi nella spiaggia di Albenga. Mentre stanno per catturarla, il Governatore, fatte suonare le campane a martello, chiama a raccolta gli abitanti e tempesta di fucilate gli assalitori che rispondono dalle lancie e dalla fregata che le scortava. Dopo tre ore di combattimento gli Inglesi devono ritirarsi, portando seco 26 tra morti e feriti (54). Il 17 maggio due lancie Inglesi sostenute da una fregata e da un pachebotto predano una gondola Francese ancorata sotto la Torre de’ Barbici nell’isola di Capraia, ad onta del fuoco fatto da terra, che viene ricambiato con replicati colpi di cannone contro la Torre medesima; e nel seguente giorno 18 una gondola armata con bandiera Inglese costeggia l’isola facendo fuoco di moschetteria sopra alcuni Capraresi, che erano di guardia allo scalo dello Zenopito, e contro alcuni altri, che stavano pescando sopra uno scoglio (55). Incidenti di tal genere potevano considerarsi il preludio di una guerra aperta, e deciso ad affrontarla sembra il Governo di Genova a giudicare dai preparativi di indole militare e finanziaria che in quei mesi va effettuando- Il Magistrato delle Fortificazioni ordina di proseguire la strada fuori -18- della Porta della Lanterna, e di compiere « il risarcimento di tutti i fossi e cammini coperti » che si trovano nelle fortificazioni, « a f'ne ^ renderle sempre più comode all uso di lor destinazione ». (56) La Società Patria offre in dono allo Stato una barca Cannoniera, (57) ed il Governo, oltre ad aumentare di venti uomini ciascuna compagnia, che prima era composta di cento uomini, provvede alla riorganizzazione delle Compagnie di Scelti Volontari, e manda Girolamo Serra Commissario Straordinario alla Spezia, con l’incarico di mettere in istato di difesa il Golfo, e di « assoldare gente, e fortificare quei posti che crederà convenire »• (58) Un provvedimento finanziario molto importante fu quello del prestito forzoso, o, come dice il relativo Progetto, « del Piano di Legge d Impiego Coattivo da non eccedere i scudi 500.000 argento sopra li fitti, e pigioni di case nel distretto della Giurisdizione della M. Rota Criminale »• L’imprestito poteva essere fatto « tanto in denaro effettivo, quanto in ori, argenti e partite di questi metalli » e ad esso erano obbligati di concorrere proporzionalmente tutti i locatori di case ed appartamenti che riscuotevano un fitto superiore a lire 500 annue, e coloro che abitavano case proprie, secondo una stima del fitto... « proporzionato alla più o meno comoda, o splendida loro abitazione ». Coloro che versavano nei termini legali avevano diritto all’abbuono del dieci per cento sul contributo, ed ai sovventori in ori, argenti, veniva inoltre accreditato un terzo del valore della fattura, sugli oggetti preziosi lavorati. L interesse annuo da corrispondersi era del 2%, ed al pagamento di esso, come pure all’estinzione del debito si provvedeva con la « Coda di redenzione della Scrittura Camerale » e con le « annue lire 40 mila dovute dall’ Uffizio d Abbondanza al conto del pubblico peculio dal 1795 in poi ». (59) Ma più di qualunque provvedimento riteniamo che abbia contribuito a tenere in rispetto gli Inglesi ed a non trascinarli ad un aperto conflitto il timore che il risveglio innegabile del sentimento nazionale spingesse i Genovesi a rinnovare le geste eroiche del 1 746. E già i primi guizzi balenavano nelle feste per la elezione a Doge di Giuseppe Maria Doria, che il nome dei Doria, discendente da quegli che fu chiamato « Padre della patria », riportava, dopo centosessant anni, al seggio ducale. Un sonetto, pubblicato per la sua incoronazione che avvenne con mai vista solennità il 27 aprile 1794, ne fa chiaro accenno: Te nostro Duce non civil violenza Non rio furor, che i crudi acciari arrota, O può turbarci invida ostil potenza. Salvar la Patria è impresa ai Doria nota E basta il nome Tuo, la tua presenza A far ch’ogni timor Liguria scota. (60) - 79 — Vili. - La frase « salvare la Patria » non deve considerarsi come una invocazione rettorica quando si pensi che allimperversare delle fazioni an-tioligarchiche all interno, alla pressione dei Coalizzati e dei Francesi al-1 esterno, ed al blocco Inglese, si aggiungeva, in quel momento, la pirateria dei Corsi. L isola di Corsica, passata fin dal 1300 nel dominio della Repubblica di Genova, veniva, col Trattato di Versailles del 15 maggio 1768, ceduta al Re di Francia, dopo quarantanni di aspra e penosa guerriglia con gli abitanti che volevano la loro completa indipendenza. La Francia riusciva a vincere gli insorti, ed il capo di questi, Pasquale Paoli, che aveva combattuto con indomito vigore Genovesi e Francesi, era stato costretto, dopo la rotta di Pontenovo (1769), ad esulare in Inghilterra. L’Assemblea Nazionale Francese incorporava nel 1789 la Corsica alla Francia, assicurandole in tal modo eguaglianza di diritti e di leggi, e Pasquale Paoli, richiamato dall’esilio, divenne Capo del nuovo Governo. Accusato di tradimento alla Convenzione, e posto fuori legge il 17 luglio del 1793, ruppe con la Francia, ed invocato ed ottenuto il soccorso dell’Inghilterra, si diede a combattere con rinnovata energia Francesi e Genovesi. I primi asserragliati nelle piazze marittime di Bastia, di Calvi, e di S- Fiorenzo, opponevano una disperata resistenza, i secondi li approvigionavano segretamente, e non per solo lucro di contrabbando. Infatti, la cessione della Corsica alla Francia era stata dolorosissima peT i Genovesi che si vedevano costretti a rinunciare, per le cattive condizioni dell’erario, ad uno dei loro più antichi possessi : erano, però, riusciti ad includere nel trattato di cessione una formola la quale avrebbe consentito alla Repubblica di Genova di riprendere il dominio e la sovranità dell’isola dietro rimborso alla Francia delle spese di occupazione. (61) Ecco perchè nel 1790 Cristoforo Vincenzo Spinola, Ministro Straordinario di Genova presso Luigi XVI, dopo aver invano trattato per la restituzione della Corsica mediante il pagamento di trenta e più milioni, ammontare delle spese dall’anno 1768 al 1790, aveva protestato presso l’As-semblea Nazionale Francese contro la decisione di incorporare la Corsica al Regno di Francia. Dopo quel,tempo si moltiplicarono i progetti tendenti a rimettere la Repubblica di Genova in possesso della Corsica, contandosi da una parte su di una maggiore arrendevolezza della Francia rivoluzionaria, e dall'altra sull’appoggio degli aderenti e dei seguaci dei Genovesi che si mantenevano ancora numerosi specialmente nelle piazze marittime. (62) Di tali maneggi doveva essere al corrente Pasquale Paoli, se, in data 4 aprile 1794, scriveva al Console di Sardegna in Livorno, Paolo Baretti : « I « Genovesi sembra che siano sempre animati dalla speranza di posseder « questo paese. Da essi sono venute tutte le provviste, per le quali, hanno « potuto finora sussistere le guarnigioni nemiche. Ora sento, che abbiano « maneggi coi nostri Emigrati, i quali costì ritrovami. Quella Repubblica ha - 80 - « difficoltà di mantenere la sua Costituzione : parebbe che non dovesse la-« sciarsi acciecare dall’odio contro di noi, e dall orgoglio di conservare di-« ritti sopra di un paese, che mai essa può governare. Noi credevamo di « poter vivere coi Genovesi da buoni vicini. Se un vano puntiglio 1 avesse « trattenuta dal riconoscerci indipendenti noi poco offesi saremmo della sua « ostinazione, e la condotta degli Olandesi verso la Spagna ci avrebbe ser-« vito di norma, ma la moderazione nostra vedo, che poco ci serve, e forse « dovremo altra volta far conoscere che sappiamo risentirci »• (63) Pasquale Paoli era dunque convinto che i Genovesi fossero spinti, oltre che dal profitto commerciale, anche dalla speranza di un non lontano riscatto della Corsica, (64) ad inviare soccorsi alle piazze assediate, (65) e da ciò il suo vivo risentimento che doveva ben presto manifestarsi con le rappresaglie d una offensiva corsara- In una sua lettera del 7 aprile 1794 ne troviamo il preannuncio : « I Genovesi stipulano contratti, per mezzo dei « quali si lusingano di ritornare al possesso di quest Isola, e per quanto posti sono ci fanno ostinata guerra approvviggionando questi presidii, da noi e « dagli Inglesi bloccati- Il nostro risentimento da ciò diviene legittimo ed i « nostri Armatori arresteranno i bastimenti di bandiera Genovese, special-« mente se li trovano con provisioni e con munizioni da guerra- Di già ne « sono stati arrestati da tre dei nostri armatori, e due nel golfo di Ajaccio ». E più oltre nella stessa lettera : « Vorrei che Ella prevenisse i bastimenti tt Còrsi ora che le rappresaglie sono cominciate, ed i Capicorsini armano in « corso, a non accostarsi ad alcun luogo del dominio genovese ». (66) ÌX. - Ben presto i corsari che alzavano Bandiera con la Testa di Moro, insegna nazionale della Corsica, molestarono siffattamente la marineria Genovese che il Governo si vide costretto ad ordinare che due Galere ed un Felucone scortassero i convogli che esercitavano il traffico di legna e di carbone lungo le coste della Maremma Toscana, (67) e che una Galea a ponente, e l’altra a levante, proteggessero le navi che entravano od uscivamo dal Porto di Genova- (68) Le cronache contemporanee non ricordano, in proposito, che pochi episodi uno dei quali, avvenuto verso la metà di giugno, si riferisce ad un Pinco Genovese che « vivamente attaccato alle alture di Viareggio da altro di Bandiera a Testa di Moro » si difese bravamente non solo, ma pervenne a liberare « due piccole Feluche Nazionali, che già stavano per essere fatte preda del Corsaro ». (69) Uno scacco subirono, invece, i Genovesi con la preda della nave comandata da Padron Bollo, che tt cedette alle forze superiori malgrado il lungo combattimento ». Tale episodio diede occasione ad un Anonimo di incitare « li-... Naviganti a ben « armarsi per loro difesa da’ nuovi pirati che infestavano il Mediterraneo », e di proporre alla Società Patria di « ... premiare coloro che si battono », assistendo « con opportuni sussidi le famiglie di coloro che combattendo « perderono la vita o divennero inabili a guadagnarsi il pane ». La naviga- -81- zione, conclude 1 Anonimo, « essendo l'Arte a noi data dalla Provvidenza « pei alimentare i popoli della Liguria è quella sola che può conservarli « nella floridezza, e nello splendore... Conviene che i Genovesi siano più « virtuosi degli altri se vogliono vincere gli ostacoli al navigare in mezzo a « tante disgrazie ». (70) Malgrado le scarse notizie pervenuteci, i danni prodotti dai Còrsi non dovettero essere lievi se la Repubblica di Genova, in un suo Manifesto, pubblicato nel 23 settembre del 1796, protestando contro gli Inglesi, che dopo una breve interruzione avevano ripreso il Blocco, rinfacciava loro di aver autorizzato due anni prima, con Patenti, « la Pirateria de’ Córsi, che intercettando i piccoli legni impedivano l’arrivo delle vettovaglie, e di altri generi di consumo necessari ». (71) Ma, secondo il Botta, non si limitarono a questo. Un Manifesto del Paoli « rammentate prima le ingiurie fatte ai « Corsi dai Genovesi, la tirannide loro, quand erano signori dell’isola, gli « aiuti d armi e di munizioni porti ai Francesi assediati in Bastia ed in San « Fiorenzo, 1 incredibile parzialità loro verso la Francia disordinata e feti roce--.. esortava.... i Còtsì, armassero navi in guerra, corressero contro i « Bastimenti Genovesi, avessero gli armatori facoltà di appropriarsi, non « solo le navi Genovesi, ma ancora, cosa certamente enorme, le merci Ge-« novesi che si trovassero a bordo di bastimenti neutrali : i Genovesi presi « fossero condotti nell Isola come schiavi e si condannassero a lavorar la « terra. finalmente si pagassero cento scudi di premio per ogni capo di tali « schiavi, che fosse condotto a Bastia- Non è certo da meravigliare, continua « il Botta, che Paoli « nemicissimo per natura ai Genovesi, e mosso dai risente timenti antichi, abbia dato in questi eccessi, ma che gli Inglesi, signori alti lora di Corsica, che potevano in Paoli quel che volevano, e che erano, o si « vantavano di essere civili ed umani uomini, gli abbiano tollerati, e forse t( instillati, col lasciare anche scrivere in fronte di un manifesto E,uropeo le « parole di schiavo e di schiavitù, nissuno non sarà per condannare. Adun-« que Algeri per mano dell’Inghilterra si trasportava in Corsica? ». (72) Contro il Botta insorsero il Renucci, (73) il Tommaseo, (74) e Jacopo d Oria, (75) negando 1 esistenza di un simile Manifesto: il Gaggiero, (76) Carlo Varese, (77) e Maurice Joliivet (78) lo confermarono recisamente aggiungendo nuovi particolari e riportando sunti e brani del Manifesto incriminato. Malgrado 1 autorità del Franchetti, che si appoggia per negarlo sulle tt inverosimiglianze morali dell atto » e sulle variazioni dei termini e della data del Manifesto a seconda degli scrittori, (79) è da ritenersi che molto ci sia di vero, in proposito- La versione del Botta, confermata da quanto dichiara lo Spinola, diligentissimo studioso di quel periodo, che, cioè, il Manifesto del Paoli emanato nel maggio del 1794, oltre all’autorizzazione di armare bastimenti in corso contro i Genovesi, promettesse « il premio di uno zecchino a chi apportasse la testa di un genovese morto, e di cento 6 - 82 - scudi a chi consegnasse un genovese vivo », (80) trova la più ampia documentazione nel testo completo del Manifesto, pubblicato nel 189! dall abate Letteron. (81 ) Non per nulla Pasquale Paoli aveva minacciato fin dal gennaio 1 794 : « li Corsi una volta liberati agiranno con il solito risentimento contro i Genovesi ». (82) Per fortuna la pirateria dei Córsi durò poco : il 12 luglio 1794 il Console Inglese partecipava al Segretario di Stato che, con avviso del Signor Eliiot, erano state ritirate le lettere di marca ai legni corsari Corsi (83) perchè, spiega Pasquale Paoli, « ora il Re della Corsica essendo quello d’Inghilterra, il sistema di pace, e di guerra deve essere uniforme ». (84) E infatti anche l’Inghilterra, con lettera da San Fiorenzo firmata da Hood, Elliot e Drake, si affrettava il 26 agosto 1794 a notificare al Governo Genovese « la levata del blocco e la cessazione d ogni ostilità». (85) Troppo tardi ! La Repubblica di Genova era ormai orientata verso una alleanza con la Francia. (86) NOTE AL CAP. III. (1) L attivo lavorio diplomatico del Governo Genovese e del nio Rappresentante a Londra, il Magnifico Cristoforo Vincenzo Spinola, può rilevarsi specialmente dai documenti riportati in Appendice A, Doc. n. XII: a), b), c) : a) Lettera dello Spinola da Londra, in data 29 nov. 1793. b) Lettera dello Spinola da Londra, in data 6 dic. 1793. (Archivio di Stato di Genova: Lettere Ministri, Londra, mazzo 23/2295, n.ri 8 e 9). cì Lettera di DE L1ZACKEVICZ n. 105 e Supplemento. (2) Vedi: Lettera di DE L1ZACKEVICZ in data 19-30 nov. 1793, e la Lettera dello Spinola, in data 11 febbraio 1794, riportata in Appendice A, Dee. n. XIII b). (3) Lettera del M. Costantino Balbi, Ministro in Vienna, del 24 ottobre 1793, in Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 144-145. (4) L atteggiamento delle Potenze della Coalizione, della Spagna in particolare, e dell’Austria. rilevasi dai documenti riportati in Appendice A, Doc. n. XIII: a), b), c) : a) Lettera del Ministro Balbi in data 17 giugno 1793. b) Lettera del Ministro Spinola in data li febbraio 1794. c) Lettera del Ministro Balbi in data 28 ottobre 1793. (Archivio di Stato di Genova: Lettere Ministri, Vienna, mazzo 96; Londra, mazzo 23/2295). (5) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 249-252. I (6) DE LIZACKEVICZ: Lettera in data 17-28 dee. 1793 n. III. Vedi; Appendice A, Doc. n. XIV. (7) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, cc. 166-168. Cfr. : GAGGIERO: Op. di pag» 91-92-93 (8) Collez. Mss. B. U. G., voi. VI, c. 131. — 84 - (9) Collez. Mss. B. U. G., voi. VII, c. 157. (10) Vedi la lettera dell’Assereto citata alla Nota 5. (11) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, c. 191. Lo riportiamo ne\YAppendice B, Doc. n. V. (12) Vedi nella Collez. Mss. B. U. G., Biglietti di calice, a cc. 280-281 del voi. Vili. (13i Collez. Mss. B. U. G.t voi. IX, cc. 13-16. (14) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, c. 262. Giornale Avvisi, n. 44 del 2 novembre 1793. (15) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 220-222. Riportato in Appendice B, Doc. n. VI. (16) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, c. 134. (17) Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 163-165. (18) Collez. Ms,S. B. U. G., voi. IX, CC. 173-185. (19) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 194-196. (20) DE LIZACKEVICZ: Lettera in data 19-21 dee., n. 108. E' riportata in Appendice A, Doc. n. XV. (2!) Giornale Avvisi, n. 1 del gennaio 1794. (22) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 215-216. (23) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 24-29. (24) DE LIZACKEVICZ: Lettera in data 7-18 gennaio 1794. Le trattative anglo-genovesi per una conferenza di delegati sono riassunte dallo Spinola in una lettera del 7 febbraio 1794. (Archivio di Siato di Genoiki: Lettere Ministri, Londra, mazzo 23/ 2295 ). Entrambi i documenti sono riportati in Appendice A, Doc. n. XVI: a) e h). (25) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, CC. 196-197-201. (26) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, c. 24, e voi. X c. 28. (27) Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 130, 133, 142, 143. VedT pure la citata lettera di DE LIZACKEVICZ in Appendice A, Doc. n. VI. (28) Seduta dei Ser.mi Collegi, del 29 nov. 1793 in Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, c. 130. Il Console Genovese residente a Livorno si era permesso di recarsi ad ossequiare Drake, trattenendosi con lui affabilmente sugli affari politici del giorno. Ne ricevette una solenne lavata di capo dal Governo della Repubblica. (Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 157-159). (29; Collez. Mss. B. U. G., voi. c. 129. - 85 - (30) Vedi i Rapporti dei Comandanti di dette Batterie, ed il Rapporto dei Conservatori del Mare in Collez. Mss. B. U. G„ voi. X, cc. 36-38. (31) Collez. Mss. B. U. G„ voi. X, cc. 80-84. (32) Collez. Mss. B. U. G„ voi. X, cc. 38-52. (33) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, c. 54. La copia che abbiamo sott’occhio porta la data: 22 gennaio 1794. (34) et Relazione deH’Ill.mo Dep.to di mese dell’Ill.mo Magistrato d'inquisitori di Stato », in data 20 gennaio 1794 (Collez. Mss. B. U. G„ voi. X, cc. 69-76). (35/ Vedi il Rapporto, in data 22 gennaio 1794, del Capitano Repetti (Collez. Mss. B. U. G., voi. X, c. 38 verso). (36) a Biglietto del M. Console Inglese)). (Collez. Mss. B. U. G., voi. X, c. 41). (37) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 44. Tutto l’episodio è confermato dalla lettera di DE LIZACKEVICZ in data 14-25 gennaio 1794, n. 4. E’ riportata in Appendice A, Doc. n. XVII. (38) GAGGIERO: Op. cit. pag. 102. (39■ P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal 1771 al 1797 e vita genovese negli stessi anni, pag 576. (40) P. L. LEVATI: Op. cit., pagg. 577-578. (41) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, c. 77 verso. 11 provvedimento venne comunicato al Console inglese con lettera 25 gennaio 1794. (Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 78). (42) PIETRO NURRA : Un Cospiratore: il Patrizio Luca Gentile (Giornale Storico e Letterario della Liguria, anno IV, fase. 11°, pagg. 125-126). (43) Ha la data del 12 febbraio 1794 (Collez. Mss. B. U. G., voi. X cc. 148-151). La riportiamo in Appendice B. Doc. n. VII, da una copia a stampa conservata nella R. Biblioteca Universitaria di Genova (Collection Politique, voi. Ili, n. 40). (44) L incarico di compilare un Manifesto « mediante il quale non solo la Nazione, ma 1 Europa tutta fosse posta al fatto delle domande e delle operazioni Inglesi, non meno che del regolare contegno della Repubblica », era stato affidato, fin dall'ottobre 1793, alla Giunta della Marina, che si era valsa dell opera di Luigi Corvetto. A causa degli avvenimenti che si andavano maturando, il primo abbozzo fu messo da parte, finche nel gennaio 1794 la Giunta veniva sollecitata a ripresentarlo. La nuova redazione apparve prolissa ed imprecisa, e così pure altre redazioni successive. In ultimo venne prescelto il testo del quale parliamo. (« Esposizione dell’Ecc.ma Giunta della Marina riguardante il Manifesto diretto alla Nazione ». « Minuta di Manifesto esteso dal M. Luigi Corvetto ». « Deliberazioni dei Ser.mi Collegi in data 3 Febbraio 1794 ». Altre minute del Manifesto». (Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 100-106; 117-123; 130-133). (45) « Relazione degli Ecc.mi Commissionati a far estendere un Manifesto per il Pubblico ». (Colle:. Mss. B. U. C„ voi. X, c. 155). - 86 - (46) Il Manifesto venne pubblicato sul giornale Avvisi, n. 15, del 12 aprile 1794. Lo riportiamo in Appendice B, Doc. n. Vili. (47) Lettera del 26 aprile 1794 (Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, con Avvertenze e Note di NICOMEDE BIANCHI, in Miscellanea di Storia Italiana, Torino, Bocca, 1880, pag. 309). (48) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 158-160-162. (49) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, c. 159. (50) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, C. 161. (51) La Lettera del Console Brame venne pubblicata nel giornale Avvisi, n. 13 del 29 marzo 1794. (52) « Relazione dell'Ecc.ma Giunta della Marina » in Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 169-172. La risposta del Segretario di Stato venne pubblicala in Avvisi, n. 13 del 29 marzo 1794. (53) « Proposizioni di Legge per l'ammissione dei Legni da Guerra nei golfi e seni della Repubblica j, in Collez. Mss. B. V. G., voi. X, cc. 183-184. (54) GAGGIERO: Op. cit. pag. 111. Giornale Avvisi, n. 16 del 19 aprile 1794. (55) Giornale Avvisi, n. 22 del 31 maggio 1794. (56) Giornale Avvisi^ n. 13 del 29 marzo 1794. (57) Giornale Avvisi, n. 3 del 18 gennaio 1794. La Società Patria delle Arti e Manifatture, venne costituita nel 1786 (Giornale Avvisi, n. 26 del 1° luglio 1786) e fu molto benemerita delle industrie e dell’agricoltura che incoraggiò ripetutamente con premi ed esposizioni. Cessò nel 1797 (C. CASTELLINI: La Società Patria e le esposizioni, Genova, tip. della Gioventù, 1883). (58) Giornale Avvisi, n. 17 del 26 aprile 1794. Per completare i Reggimenti si accordò l'amnistia ai disertori Nazionali, e venne « rimesso il Bando alli Rei di leggieri delitti », e cioè ai « condannati in pena di Galea per minor tempo d’anni dieci, di carcere al di sotto d’anni 5 e di Relegazione, od Esiglio per qualunque tempo, esclusi li seguenti titoli di delitto, e cioè la lesa Maestà Divina ed Umana, Omicidio di qualunque genere, furto qualificato, Rapina alla pubblica strada. Incendio, Pirateria, Mandato secondo lo statuto de Assassiniis, ed altri di simili qualità ed atrocità ». Sugli a Scelti » vedi: Giornale Avvisi, n. 20, del 17 maggio 1794. Di GIROLAMO SERRA, Commissario Straordinario alla Spezia, trovasi, nella REGIA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA, un Registro di minute di lettere. Per la sua nomina vedi : Collez. Mss. B. U. G., voi." X, cc. 14-16. (59) I contribuenti erano divisi in sei classi, ed ecco la Tabella di ripartizione: - 87 - Classe 1 - pigioni da L. 500 a L. 700; contributo » Il » » » 700 a » 1200; » » III » D 1200 a » 2000; » » IV D J> » 2000 a » 3000; » » V )) D » 3000 a j> 4000 ; » » VI J) » » 4000 a in più; 7) una pigione e 1/2 due pigioni e 1/2 tre pigioni e 3/4 sei pigioni e 1/4 sette pigioni e 1/2 Il testo del Disegno dii Legge, pubblicato in Giornale Avvisi, n. 16 del 19 aprile 1794, lo riportiamo in Appendice B, Doc. n. IX. (60) Pubblicato in Giornale Avvisi, n. 20 del 17 maggio 1794. La biografia di GIUSEPPE M. DORIA può leggersi in P. L. LEVATI: I Dogi di Genova dal 1771 al 1797 e vita genovese negli stessi anni. Genova, Tip. della Gioventù, 1916, pagg 62-85. Da notarsi che il Discorso inaugurale, « allusivo ed eloquente » venne recitato nel Maggior Consiglio la sera del 29 aprile 1794 dal patrizio Luigi Bendinelli D’Oria, alfiere nel Reggimento Sarzana, uno dei Reggimenti Nazionali (Giornale Avvisi, n. 18, del 3 maggio 1794). (61) MASSIMILIANO SPINOLA: Considerazioni su alcune particolarità poco note concernenti la dominazione genovese nell’isola di Corsica (Giornale Ligustico, anno II, pagg. 428-432). Vedi anche: F. GUERRI : La conquista francese della Corsica. Livorno, Giusti, 1932. (62) MASSIMILIANO SPINOLA: Op. cit. pag 351. (63) Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, ediz. cit. pagg. 296-297. (64) In una lettera del 26 gennaio 1794, lo dice chiaramente: « ...li Genovesi finiranno con dichiararsi per la Convenzione, e quel che fanno ora è l’equivalente, ed anche più di quanto opererebbero se fossero nemici. L’assemblea ha decretato che tutti i trattati della Francia con quella repubblica saranno osservati in conseguenza quello sulla Corsica ». Il Paoli si riferisce al decreto del 12 dicembre 1793 che la Convenzione Nazionale, su proposta di Barère, approvava subito dopo la caduta di Tolone. In quel decreto, pubblicato nel Moniteur del 24 dicembre 1793, si diceva appunto che i trattati ed i rapporti commerciali tra la Francia e Genova sarebbero stati mantenuti e protetti. (Cfr., PIETRO NURRA : La missione del generale Bonaparte a Genova nel 1794). In altra lettera dell’8 febbraio 1794, Pasquale Paoli scriveva: «Non è più un mistero. Genovesi hanno un trattato segreto colla Convenzione. I trattati che avevano colla Francia sono stati confermati dalla medesima; e quindi vengono assicurati dei loro pretesi diritti sovra la Corsica, come degli interessi del denaro che avevano prestato alla Francia. Difatti dalle lettere intercette vedo, che i viveri per la Corsica, e per Nizza, e Villafranca si spediscono da Genova e da Menton, e giorni sono Lacombe S. Michel diceva alla Municipalità di Bastia, che la bandiera di Genova doveva esser ben ricevuta nei porti della Repubblica Francese, perchè ai bastimenti di quella Nazione si doveva, se l'armata di 1 olone ha potuto sussistere e se la fame non ha obbligata la guarnigione di Corsica a rendersi ». (Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, ediz. cit. pagg. 282-284). (65) Il Paoli se ne lamentava da un pezzo. Una sua lettera del 6 dicembre 1793 diceva: « La repubblica di Genova.... non cessa di far passare segreti soccorsi alle tre piazze nemiche, e tutti i denari che ritolgono con violenza ai Bastiesi sono assicurati con cambiali sopra i mercati di Genova ». (Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, ediz. cit. pag. 270). (66) Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, ediz. cit. pagg. 298 e 301. Per ciò che riguarda la Corsica è interessante leggere la conferma di quanto abbiamo detto nella Lettera di DE LIZACKEVICZ, n. 14 in data 18 febbraio - I marzo 1794: « Outre ces circonstances susdites, la conquéte de la Corse par les Anglais éloignera encore plus le Gouvernement des Cours Alliées. Les Genois ont dee prétentions à cette Ile; et, quoique les Membres raisonnables sont - 88 - sure, que la République n aurait jamais pu reprendre Ia Corse à la France, mais les jeunes gens et les ignorants se nourrissent de l’espoir vain, que la France, afin de récompenser la République pour Ses services rendus et Son devouement, lui rendrait cette ile. Outre cela, le Gouvernement craint beaucoup l’approche des Anglais, qui, ayant dans leur pouvoir la Corse, peuvent faire à Ia République de grandes oppressions par le resserrement du siège, qui continue, et par le blocus de tous les Ports franfais, en ne laissant passer aucun navire avec de marchandises d’ici en France et de France — à Gènes. La forteresse St. — Fiorenzo se trouve déjà dans les mains des Anglais, lesquels, en s’alliant avec le corps de Paoli, bombardent la Bastia, qui, peut-ètre, s'est déjà rendue. La garnizon de St.-Fiorenzo, voyant l'impossibilité de se défendre Iongtemps, ayant brulé deux frégattes, sortit de la forteresse en nombre d’environ 400 hommes et se mit en marche vers Bastia, mais fut attaquée chemin faisant, par les paysans armés de Capo Corso et mise en piices ». (67) Come si rileva da una domanda di scorta fatta da armatori di Camogli e di Nervi, le legna ed il carbone si caricavano nelle maremme toscane (Archivio di Stato di Genova, Collegi Diversorum, filza 385). (68) Giornale Avvisi, n. 20 del 17 maggio 1794. I Corsari Corsi, secondo una Relazione, in data 23 aprile 1794, del M. Girolamo Cattaneo * Deputato ai pubblici forni », attendevano i legni Genovesi nel Canale di Piombino. La Magistratura dei Censori, con lettera della stessa data, informa a sua volta il Governo di aver chiamato i padroni dei legni che eseguivano il trasporto di legna e carbone per chieder loro la ragione di aver abbandonato quel traffico. Gli armatori risposero che preferivano trasportare da Livorno a Genova grani e commestibili perchè oltre ad essere più vantaggiosi i noli, si poteva contare su di una navigazione più al sicuro dalle scorrerie dei Pirati Còrsi, La Magi, stratura dei Censori rileva che, per l’abbandono del traffico, i magazzini di carbone e legna sono quasi vuoti, ed il Governo allora ordina ai « Deputati dell’Armeria » che si provvedano « Canonetti, Petreri e Boccaccie » per armare le navi mercantili. Poi con successiva circolare invita ad armarsi i proprietari e padroni di bastimeni nazionali di tutta la Riviera « per reprimere 1 animosità dei Còrsi, e Pirati che navigano con Bandiera Testa di Moro, e per difendersi dalle loro scorrerie e rapine », ed ordina « l’arresto di detti legni Corsi e Pirati nel caso approdasserò ». (Archivio di Stato di Genova. Collegi Diversorum, 1794, filza 385). (69) Giornale Avvisi, n. 25 del 21 giugno 1794. (70) Giornale Avvisi, n. 26 del 28 giugno 1794. Il padron Bollo riteniamo fosse Tommaso Bollo di Deiva che altra volta aveva affrontato vittoriosamente i Corsari Barbareschi (Giornale Avvisi, n. 29 del 17 luglio 1790). Un altro armatore, Michelangelo Cavassa di Sori, volendo portarsi con la sua Polacca « Lo Spirito Santo », in Ancona, « ed avendo inteso esservi non pochi Corsari, e specialmente Córsi Paolisti », chiede al Governo « almeno 20 spingardi i quali unitamente alli Canoni, ed altre armi de quali è provvisto sarebbero a sufficienza di difendersi da qualunque sorpresa ». (Archivio di Stato di Genova, Collegi Diversorum, 1794, f. 385). (71) Il Manifesto venne pubblicato nel Giornale Avvisi, n. 39 del 33 settembre 1796. Lo riportiamo in Appendice B, Doc. n. X. (72) CARLO BOTTA : Storia d’Italia dal 1789 al 1814. Parigi, Baudry, 1832, to, 1°, pagg. 229-230. (73) RENUCCI : Storia di Corsica. Bastia, Fabiani, 1833-34, to. 2°, pagg. 56-57. (74) NICOLO IOMMASEO : Proemio alle lettere di Pasquale Paoli. Firenze, Viesseux, 1846, pag. CXXXV. (75) I. DORIA: Pasquale De' Paoli. Genova, Sambolino, 1870, pag. 159. (76) GAGGIERO: Op. cit. pag. 112-113. (77) CARLO VARESE: Storia della Repubblica di Genova dalla sua origine sino al 1814. Genova, Gravier, 1838, to. 8°, pagg. 252-253. (78; M. JOLLIVET : Les Anglaiy dans la Mediterranée (1794-1797). Paris, Plon-Nourrit, 1899, pag. 45, nota I. (79) FRANCHETTI: Storia d'Italia dal 1789 al 1799, pag. 172. (80) M. SPINOLA : Op. cit. pagg. 347-348. (81) Labate LETTERON dichiara che « parait difficile de douter de l’authenticité de ce manifeste ». (Bulleiin de la Soci eie des Sciences historiques et naturelles de la Corse. XI an, 121-125 fase. Bastia, Ollagnier. 1891). Riportiamo i] Manifesto in Appendice B, Doc. n. XI. Un altra copia, tratta dall’Archivio Municipale di Torino, venne pubblicata da BIANCA TRAN1 : II manifesto di Pasquale Paoli (de) ai Córsi contro Genova (IO Maggio 1794). Salerno, A. Volpe e C. 1905. (82) Lettere inedite di PASQUALI PAOLI, ediz. cit. pag. 278. (83) Giornale Avvisi, n. 28, del 12 luglio 1794. La notizia veniva comunicata anche al Governo Francese dal Boccardi, incaricato d’Affari della Repubblica Genovese a Parigi, con lettera del 6 agosto 1794. (COLUCCI : La Repubblica di Genova e la Rivoluzione Francese. Roma, Tip. delle Mantellate, 1902, voi. 1°, pag. 174). (84) Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, ediz. cit. pag. 319. (85) Pubblicata nel Giornale Avvisi, n. 37 del 13 settembre 1795. La riportiamo in Appendice B, Doc. n. XII. Del resto il Blocco del Porto di Genova, come si rileva dalle seguenti Statistiche desunte dal Giornale Avvisi, non produsse gravi danni alla navigazione ed al commercio dei Genovesi: Anno 1793 Anno 1794 Navi entrate ; Gennaio : 1 50 134 » » Febbraio : 200 146 » » Marzo: 124 245 » » Aprile : 1 56 244 » » Maggio: 182 267 )) )) Giugno: 21 1 manca A proposito, anzi, dello scarso risultato del Blocco ricordiamo che Haller, Commissario della Convenzione Nazionale per l’approvigionamento dell’armata di Nizza, prima di sottrarsi con la fuga all’arresto decretato contro di lui, ebbe a dichiarare di aver pagato oltre due milioni di lire ai comandanti ed agli ufficiali della Squadra britannica perchè lasciassero passare i bastimenti carichi di viveri per la Francia ; d’accordo, in ciò, col Signor Udny, console Inglese a Livorno. Tali accuse provocarono una sdegnosa lettera di Sir Francis Drake il quale si rivolse al Conte Wiltzek, governatore della Lombardia, invitandolo ad arrestare il detto Haller, che si riteneva colà rifugiato, per obbligarlo a dichiarare i nomi degli ufficiali Inglesi che si erano lasciati comprare, ed a produrre le prove delle sue affermazioni. (Collez. Mss. B. U. G., Supplem. voi. IV. oc. 151-152). Cfr. : Lettera di DE LIZACKEVICZ riportata in Appendice A, Doc. n. XXV. - 90 - Per ultimo una conferma non dubbia della scarsa efficacia del Blocco la troviamo nelle seguenti parole d una lettera di DE LIZACKEVICZ, in data 28 gennaio - 8 febbraio 1794, n. 9. « Le siège de ce Port continue de la manière la plus ridicude. Chaque jour on voit y entrer et en sortir des vaisseaux de differentes Puissances et voilà plus de 8 jours, qu on ne voit plus de vaisseaux anglais. Le plus ètonnant, c’est, qu'après le coup tire su le Cutter Anglais, il semble, que le siége est déjà tout a fait 6té ». (86) La lettera n. 17 (4-15 marzo 1794) di DE LIZACKEVICZ contiene queste sintomatiche dichiarazioni : « Dans toutes les occasions, le Gouvernement Genois témoigne plus de partialité pour la France, que pour les Cours Alliées. 11 lui est entièrement connu, que plusieurs corsaires frangais sont déjà armés dans ce Port et encore un corsaire est en train d’étre armé, mais avec tout cela, le Gouvernement feint de ne pas le savoir. Et, cepedant, le commerce de ce pays souffre de grandes perséculions des irruptions de ces corsaires, qui, sous les canons des batte-ries, prennent des prises et les inlroduissent au Port pour les vendre. ■"Votre Excellence ne s’étonnera pas de cette conduite du Gouvernement, quand Elle saura, qu’ici tout le monde, sans exception, est assuré, que les Puissances Coalisées ne sont pas en état de conquérir la France, au contraire, c’est elle, qui les forcera de démander la paix et de se soumetlre à sa Loi ». Diamo in Appendice A, Doc. n. XVIII il quadro delle truppe al servizio della Repubblica di Genova, come risulta da un Allegato alla citata lettera di DE LIZACKEVICZ. CAPITOLO IV. GENOVA E FRANCIA L interesse della Francia rivoluzionaria per la Repubblica Oligarchica di Genova muoveva da due distinte considerazioni : d’ordine strategico e d’ordine finanziario. (1) Le une e le altre concorsero a determinare l’offensiva condotta nella primavera del 1794, secondo il piano formulato da Carnot (2), offensiva la quale coincidendo con la scoperta di congiure giacobine a Torino, a Genova, a Napoli, metteva in tale orgasmo i Coalizzati da spingerli, dimenticando i contrasti e le gelosie reciproche, ad un tentativo d azione militare concordata. Il Piemonte, minacciato dalle due armate Francesi delle Alpi e dell’Italia che erano padrone ormai dei valichi, vi insisteva più di tutti, e pur di ottenere l’aiuto austriaco assoggettavasi al Trattato di Valenziana (29 maggio 1794) che, fra l’altro, riconosceva al-1 Austria il diritto di intervenire nella riviera di Genova a contrastarvi i progressi dei Francesi. (3) E già due divisioni Austriache, comandante, l’una da Colloredo, e l’altra da Winckeim si erano avanzate in direzione di Cairo e di Cherasco, pronte a scendere lungo le valli della Bormida sino alla riviera di Savona, dove, assecondate dalla flotta Inglese, si sarebbero spinte contro l’estrema destra dell’esercito Francese chiudendola fra due fuochi. Di tale piano militare il Governo Genovese era informato da varie parti (4) anzi la sua cooperazione in favore dei Coalizzati dovette essere chiesta direttamente, verso la metà di giugno, dai due generali austriaci Devins e Colloredo che si erano recati a tale scopo a Genova. (5) Le voci di una possibile intesa con gli Anglo-Austriaci apparvero allora così preoccupanti ai Francesi, che Robespierre il giovane non esitava a scrivere, il 16 giugno, - 92 - a Buchot, Ministro agli Affari Esteri : « Le gouvernement genois, déploie « les moyens les plus perfides pour nuire à la Republique francaise.... 11 (c est nécessaire de montrer du caractére avec ce gouvernement. Il ne peut « nous ètre favorable que par la crainte- Il faut donc, loin de chercher à le « flatter où à le gagner, exiger de lui des marques èclatantes d estime pour « la République et pour ses armées ». (6) E dopo aver fatto redigere dal generale Bonaparte a Nizza, il 20 giugno, un nuovo progetto che tendeva ad estendere e rafforzare la minacciata estrema destra dell esercito Francese, Robespierre il giovane si reca a Parigi il 1° luglio per ottenerne 1 approvazione del Comitato di Salute Pubblica, e concordare le richieste da farsi alla Repubblica di Genova- (7) Le quali consistevano, in linea di massima, nel chiedere che si mettesse in istato di difesa la costa da Mentone ad One-glia per assicurare alle truppe Francesi le comunicazioni « qui ise trouve-raient interrompues, si l’ennemi pouvait s’en approcher impunement et tenter de descendre». (8) lì Comitato di Salute Pubblica, già informato degli avvenimenti, ed in particolare della presenza a Genova degli ufficiali Austriaci, (9) sentì ingigantire, con la venuta di Robespierre il giovane, il sospetto « di una intelligenza », e di una « troppo grande connivenza » del Governo Genovese con la Coalizione, ed «in ispecie colli Inglesi» (10), ed invitò l’ambasciatore genovese Boccardi ad una conferenza per la sera del 18 luglio 1794. Alla seduta, che durò dalle dieci pomeridiane sin oltre la mezzanotte, erano presenti Barère, Saint-Just, Prieur de la Cote d or, Camot, Billaud-Varennes, Collot d’Herbois; e la discussione, dato il palpitante interesse delle questioni dibattute, ebbe dei momenti, si può dire, drammatici. Parlò per primo Barère chiedendo al Rappresentante di Genova, in linea generale, lo stato dei rapporti politici della Repubblica colle Potenze coalizzate, e con la Francia, e più particolarmente l’atteggiamento del Governo di fronte ai preparativi militari che si facevano dagli Austro-Sardi ai con-r fini liguri, ed al grave fatto di uno sconfinamento avvenuto il 1° luglio, da parte di seimila Piemontesi. Saint-Just, che era andato aggiungendo qualche parola di quando in quando a ciò che esponeva Barère, parve che prendesse di mira più particolarmente il contegno della Repubblica verso gli Inglesi- Dopo aver ricordati gli insulti, che essa ne aveva ricevuti e la continuazione del blocco dei porti, disse che pareva inesplicabile come ben lontano dal prendere delle misure energiche onde far cessare tante ostilità, avesse tutt’ora il Governo sentimenti di considerazione e di riguardo verso l’Inghilterra Proseguendo il detto rappresentante sopra questo argomento, chiedeva : « Ditemi, se la vostra Repubblica fosse, come è, in pace con « quella di Francia, poteva questa far di meno per lei di qu elio che ha fatto a realmente? se fosse per lo contrario in aperta guerra colli Inglesi, cosa -93*- « potrebbero questi fare di più di quello che fanno contro di voi, bloccando « i vostri porti, intercettando i vostri bastimenti, facendoli predare da’ Còrsi, « rovinando il vostro commercio ? eppure il vostro Governo non se ne ri-« sente punto; eppure i rapporti commerciali e politici tra l’Inghilterra e la « vostra Repubblica continuano come prima; come va, che non distingue « il vostro Governo tra l'Inghilterra che vi insulta, e la Francia che vi guarda « come amici?... La Francia che vede con molta sorpresa mutati in oggi « al d: lei riguardo quelli del vostro Governo, è inquieta sui di lui attuali « rapporti con le Corti coalizzate e sulla di lui inesplicabile condotta colli « Inglesi; le notizie che da tutte le parti convengono, li stessi pubblici fogli « annunziano i maneggi, che si fanno attualmente in Genova dalli nemici « della Francia per trascinare nella Coalizione la vostra Repubblica )>. I « maneggi » furono messi in chiaro da Barère che prese subito dopo la parola : « Una segreta corrispondenza si è aperta e isi prosegue tra il Governo « di Genova e la Corte di Vienna; due generali Austriaci, tra i quali un « Colloredo si sono trasferiti e dimorano nascostamente in Genova ; soggetto « della loro gita è di assumere cognizioni locali, di concertare piani di cam-« pagna, di combinarli in Genova medesima; ivi aspettasi tra non molto un « Agente inglese, frattanto sono entrati nel vostro territorio non solamente (i i Piemontesi, ma ancora gli Austriaci per attaccarci, e nella rotta sono « stati raggiunti da altri duemila uomini ; trovano un sicuro asilo in Genova « li emigrati, nel mentre che ivi sono perseguitati i patrioti; tale è la confiti denza dei primi, che non cessano di spargervi le più false e più allarmanti « notizie relativamente alla Francia; annunziavano non ha guari come ùnte minente la controrivoluzione, ed esternavano colla più grande imprudenza « il loro giubilo, e mentre tutto questo segue in Genova, un impenetrabile « segreto regna nei Consigli della Repubblica ». Boccardi rispose punto per punto e con molta abilità alle osservazioni dei diversi oratori. Dichiarò innanzi tutto che la questione dei rapporti della Repubblica di Genova con le altre Potenze era « già decisa da molto tempo, dall’epoca cioè del cominciamento della guerra » con la dichiarazione di Neutralità; « che la conservazione di questa stessa Neutralità « gli era stata in modo particolare inculcata prima della sua partenza da «Genova; che era stata il primo oggetto delle sue istruzioni, e che era la « base di tutte le note ufficiali, che d’ordine del suo Governo aveva dovuto « presentare dopo il suo arrivo ed accettazione in Parigi, (11).... e che non « era a sua cognizione, che si fosse in modo alcuno variato il sistema di conti dotta, che la Repubblica Ser-ma adottato aveva fino dal principio della « presente guerra ». Venendo alle questioni particolari Boccardi osservava di aver a suo tempo provveduto ad informare il governo Francese, che Genova si era affrettata ad interpellare la Corte di Torino sullo scopo dei preparativi militari verso le frontiere Genovesi dalla parte del Finale, ma - 94 - che la Corte di Torino aveva risposto che non si erano addimostrate le stesse inquietudini quando uguali preparativi venivano fatti dai Francesi per attaccare il Piemonte attraverso il territorio della Repubblica, e che, ad ogni modo, lo scopo era quello di provvedere alla propria difesa combattendo il nemico anche su territorio neutrale. Riguardo poi all’ingresso delle truppe Piemontesi era da osservarsi che non solo il Governo di Genova aveva protestato per la violazione della neutralità, ma che aveva chiesto perentoriamente al Ministro Piemontese il richiamo di dette truppe ed il completo sgombero dai territori Genovesi. (12) In quanto ai rapporti con gli Inglesi, il Boccardi ebbe buon gioco rievocando i diversi episodi diplomatici, e non solo diplomatici, che noi ben conosciamo, del conflitto Anglo-Genovese, osservando che i mali trattamenti dell’Inghilterra dovevano se mai essere un titolo per ottenere la benevolenza della Francia, giacche si erano sopportati per aver voluto mantenere quella neutralità che ora veniva messa in dubbio. « Pare, concludeva il Boccardi lanciando un ultimo ma « irresistibile argomento, che dubitate della neutralità della mia Repubblica; « per giudicare voi stessi, se il dubbio sia fondato, degnatevi di ravvicinare « due epoche di tempo ben interessanti. Quella cioè di ottobre scorso, in cui « li Austriaci ed i Prussiani occupavano parte del vostro territorio; la « Vandea, Lione, Marsiglia in piena rivolta; Tolone e la vostra marina in « mano delli Inglesi che soli dominavano nel Mediterraneo. Mettete in op-« posizione di questo quadro lo stato della vostra Repubblica nel momento « in cui vi parlo, i gloriosi progressi delle vostre armi, i vostri nemici da u tutte le parti battuti, l’imponente vostra situazione nel centro di una « grande nazione, tutta in movimento per difendere la sua indipendenza; « vi pare possibile che la mia Repubblica, che ha saputo rispettare i vostri « diritti, anche resistendo sola in Italia allo apparato della editti (sic) e « de’ vostri nemici, possa in oggi dimenticare la propria dignità e cadere <( nella rete, che voi sospettate che le si tenda per perderla » ? Giuste ed opportune considerazioni, è vero, ma che non toglievano nulla della sua gravità alla risposta data da Carnot al Boccardi che augurava, da buon Genovese, un rapido avanzamento dei Francesi in Piemonte: «E come volete che ci avanziamo nel Piemonte e nella Lombardia, se non siamo sicuri alle spalle, cioè dalla parte del Genovesato? » (13) II. - Per togliere qualunque dubbio al Comitato di Salute Pubblica, il Boccardi, con altra Nota consegnata il 17 agosto, difese, con nuove argomentazioni, la lealtà del suo Governo. E siccome i sospetti della Francia si appuntavano sul fatto che due generali Austriaci si erano recati a Genova, il Boccardi osservò che anche il generale Bonaparte ed altri ufficiali Francesi vi si erano recati, e se il generale Colloredo era stato ricevuto dal Doge, anche il generale Bonaparte lo sarebbe stato, se, dietro suggerimento di Tilly, non avesse creduto di farne a meno. (14) Bonaparte era arrivato a - 95 - Genova nella giornata del 14 luglio, insieme al fratello Luigi, ed ai generali Marmont, Junot e Songis- L’incarico ufficiale avuto da Ricord, uno dei Commissari del Popolo, consisteva nell’intendersi col Governo di Genova “ armati del Manifesto si ridussero in realtà a 7 mila appena, e di questi solo 4 mila, male armati e peggio diretti, avanzarono verso Loano, dove vennero dispersi con alcune scariche dai francesi. (CARUTT1 : Op. cit. pagg. 262-263). (17) JUNG: Op. cit. pag. 438. (18) Cfr. : Mémoires de M. De BOURRIENNE Ministre d'Etat sur Napoléon, Turin, freres Reycend et C° e, 1830-31, to. I» pag. 63 - JUNG: Op. cit., pagg. 450-451. (19) COLUCCI: Op. cit., pag. 39. (20) COLUCCI : Op. cit., pag. 43. (21) COLUCCi : Op. cit., pag. 58. Le accuse che il Governo di Genova fa contro Tilly si desumono particolarmente dai seguenti brani della Nota del Boccardi: « Lorsque la République de Gènes au mois de mai 1793 reSut auprès d'elle le citoyen Tilly en sa qualité de chargé d'Affaires de la République Franjaise, ses agens avoient assuré le Gouvernement genois, que la mission du dit citoyen Tilly avoit pour but de cultiver l'amitié et la bonne correspon-dance entre les deux Républiques, et que les instructions qu'on lui avoit donnè, lui en-joignoieni surtout de se conformer aux lois et aux réglements de l'Etat, où il devoit résider.... Mais on reconnut bientót dans la conduite du citoyen Tilly les dispositions bien peu conformes aux instructions et aux déclarations, qu'on vient d'énoncer, et qu’ensuite il manifeste de plus en plus par des manières outrées, et par des sentimens toujours extremes et menagans, presqua dans toutes les occasions qu'on eut à conférer avec lui officiellement. Le citoyen Tilly a mani-festé, depuis quelque temps, d'une manière plus marquée son indisposition contre le Couver-nement de Gènes, en recevant chez lui des mécontents et des personnes suspectes; en mé-prisanl en ses discours les membres du Gouvernement; en se refusant mème aux actes exté-rifurs, de respect toujours pratiquès par tous les Ministres étrangers d'autant plus à l'égard du Chef et des Gouverneurs de la République». La Nota accenna, in seguito, ad alcuni episodi, fra l’altro a quello di aver favorito la compilazione, stampa e diffusione del famoso scritto di Luca Gentile: Avviso d’un membro del Gran Consiglio ai suoi colleghi. (22) COLUCCI : Op. cit., pag. 109. (23) S: rileva specialmente dal racconto della conversazione avuta dal Bonaparte con Vincenzo Spinola, governatore di S. Remo. Vedi: P. NURRA : La missione del generale Bonaparte a Genova nel 1794. (24) 11 MARMONT, che fu compagno di Bonaparte a Genova, dice che l'oggetto apparente della missione era quello di intavolare delle negoziazioni col Governo di Genova, « mais en realité le but était de connaitre les lieux et d’apprécier les obstacles que pouvait rencontrer un coup de main sur cette ville ». (Mémoires du Marèchal MARMONT due de Raguse, de 1792 a 1841. Paris, Perrotin, 1857, to, 1>, Pag. 5). (25) La convinzione sul contegno infido del Governo Genovese dovette rimanere così radicata nel Bonaparte, che, due mesi dopo, scrivendo al cittadino Multedo, Rappresentante - 110 - del Popolo, confermava: a Tu sais que les oligarques de Gènes, qui gouvernent cette Répu-biique, nous haissent et ile demandent qu’une occasione où ils puissent nous trahir sans danger ». ( Correspondance de NAPOLEON 1°, ediz. Paris, Lmprim. Imperiale, to. 1°, 1858, pag. 55). Che le idee di Bonaparte derivassero dalle convinzioni di Tilly lo si può, ora, desumere dal brano di rapporto pubblicato recentemente da SIMON ASKENAZY : Manuscrits de Na-poleon I793-Ì795 en Fologne. Paris, 1931. Il Rapporto, scritto da Bonaparte dopo la missione a Genova, riproduce fedelmente le idee che abbiamo visto sostenere da Tilly, nel corso del nostro Studio. » (26) Che sia stato il Tilly a persuadere Bonaparte di rinunziare ad occuparsi delle trattative diplomatiche, lo si rileva dalle dichiarazioni che, in proposito, fece il Tilly al Comitato di Salute Pubblica. In sostanza egli disse che l’intervento di Bonaparte non solo non era necessario, ma poteva essere dannoso, perchè avrebbe risvegliato la gelosia dei Ministri della Coalizione, u et aurait mis le gouvernement dans l’impossibilitò de se prèter à des mesures qu’il n aurait pas acceptées, quand mème non les lui aurait presentées secrétement ». (JUNG: Op. cit., pag. 450). (27) COLUCCI: Op. cit., voi. 1., pag. 122. Le proteste del Boccardi contro Tilly ottennero un primo risultato, come si rileva dalla lettera dellTncaricato russo in data 19-30 ag. 1794, n. 68, che riportiamo in Appendice A, Doc. n XXII. In seguito egli venne sostituito dal Villars. (28) Lettera degli Inquisitori in data 18 luglio, (Archivio di Stato di Genova: Coll. Div. 1794, filza 386). - Risposta del Seg. di Stato della Repubblica, Ruzza, al Ministro Francese Tilly alla Replica del 6 Thermidor an. 2, 26 luglio 1794. (Collez. Mss. B. U. G. Supplemento I3, cc. 418-421). (29) GAGGIERO: Op. cit., pagg. 106-107. (30; a Replique du Chargè d’affaires de la Republique Francaise du 6 I hermidor an. 2° ». (Collez. Mss. B. U. G. Suppi., IV cc. 234-236). , Huber Ulric (1636-1694) giureconsulto olandese e professore di Diritto all’Università di Franeker, fu autore di numerosi ed apprezzati scritti giuridici. Cornelius van Byn^ershoc\ (1673-1743). Presidente della Corte d’Appello dell’Aia, viene considerato come uno dei fondatori del Diritto internazionale. Scrisse, fra le altre opere, il De foro legatorum (1721), alla quale si riferisce la citazione del Tilly. La sua opera principale a De dominio maris dissertatio» fu riprodotta recentemente (1923) nel N° 11 della Collezione Carnegie : «The Classics of International Lavv ». (31) Val la pena di riprodurre questa parte della risposta: «Non è l’opinione dei Scrittori, come pensa il Sig. Tilly, che ha stabilito l’esenzione dei Ministri dell'Estere Potenze, e delle Persone di loro famiglia dal Foro, ed autorità di quelle Potenze, appresso delle quali rissiedono; bensì la ragione, e l’utilità pubblica, conforme averte quell’istesso autore, che il Sig. Tilly approva ed insieme rigetta ». « Ma s’è utile, e ragionevole che li Ministri, ed i loro domestici godano di tale indipendenza, non può così drsi riguardo a tutte le Persone, che piace alli medesimi Ministri di dichiarare di loro serviggio, massimamente trattandosi di Nazionali dello Stato, ove risiedono, poiché questi senza il consenso del proprio Principe, o Governo non puonno mai finche dimorano in Patria passare ad altro Foro ». L’incidente del Bonomi è così riportato dallTncaricato russo nella sua lettera 15-28 luglio 1794, n. 57, che può vedersi in Appendice A, Doc. n. XXI. (32) Cfr. La Nota presentata dal Boccardi il 6 agosto 1794. (COLUCCI: Op. cit. voi. I, pag. 175, all. 2). - Ili - (33) Giornale Avvisi, n. 38 del 20 sett. 1794. (34) E riportata integralmente dal COLUCCI: Op. cit., voi. 1°, pagg. 249-253. (35) Gli informatori erano: Tilly, il Console francese a Genova La Chèze, un certo Lombard che aveva organizzato un servizio di spionaggio, e Garibaldon Console francese a Savona (KREBS ET MORIS: Op. cit. pag. 192, nota 1°, e doc. n. 52 a pag. 298. (36) Lettere inedite di PASQUALE PAOLI, ediz. cit. pagg. 318-19. (37) Giornale Avvisi, n. 41 dell' 11 ottobre 1794. (38) Il giorno 19 settembre era entrata in porto la nave da guerra Agamennone comandata dal Cap. Orazio Nelson, il 23 successivo la Vittoria e la Britannia con l'ammiraglio Hood, il 25 la fregata Giunone, ed il brigantino Kanon. (Avvisi, n. 38 del 20 Sett. e n 39 del 27 Sett 1794). (39) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, cc. 195-196. (40) Collez. Mss. B. U. G., voi. X, c. 202. - Giornale Avvisi, n. 40 del 4 ottobre 1794. La nuova avanzata francese e le proposte di Lord Hood sono descritte dallTncaricato russo in una lettera che riproduciamo, cogli allegati, in Appendice A, Doc. n. XXIII % (41) Parte della lettera, da r.oi riportata in Appendice A, Doc. n. XXIII (Allegato 1°) trovasi in Collez. Mss. B. U. G., Voi. X, cc. 139-140. (42) Vedi: Collez. Mss. B. U. G„ Supplem. IV, cc. 149-150. Seguiamo il testo datoci dall’incaricato russo, e riportato in Appendice A, Doc. n. XXIII (Allegato 2°). (43) « Nota dell’incaricato d’affari della Repubblica Francese al M. Seg. di Stato della Rep. di Genova, 9 vendemmiatore an. 3° ». (Collez Mss. B. U. G., Suppi. I cc. 429-430). (44) Lo stesso Tilly, in data del 25 agosto 1794, ammetteva che vi fosse differenza fra l’azione del Governo e l’opera del partito Oligarchico. (Collez. Mss. B. U. G., Supplem IV cc. 230-233). (45) PINELLI : Storia militare del Piemonte, voi. 1°, cap. VI. (46) Il discorso « di complimento.... al Ser.mo Doge » fu pronunziato dal Nomis il 5 marzo 1795, all’udienza di presentazione delle sue nuove credenziali di Inviato Straordinario. (Avvisi, n. Il del 14 marzo 1795). (47) a Lettera del Segretario di Stato Ruzza Francesco Maria all’inviato di S. M. Sarda qui residente». 14 marzo 1795. (Collez. Mss. B. U. G., Suppi. IV cc. 226-227). La riportiamo in Appendice A, Doc. n. XXIV. (48) PINELLI : Storia militare del Piemonte voi. 1°, doc. V pagg. 696-697). (49) Dopo la battaglia, causa il mare agitatissimo, la squadra Inglese entrava nel Golfo della Spezia, conducendo seco le navi Francesi catturate, il Qa-ira, ed il Censear. Il locale Rappresentante del Governo di Genova faceva dire al Vice Ammiraglio inglese Hotham, che non - 112 - èra ammessa 1 entrata di legni da guerra in numero superiore a quattro, onde al primo buon tempo avrebbe dovuto far vela. « Corrispose il Vice-Ammiraglio a tale avviso, con assicurare, che adempiuto vi avrebbe con tutta esattezza; e domandò inoltre di far porre a terra tutti i feriti Francesi, in numero di 300. Avendo il Ser.mo Governo aderito all’istanza, previa sempre 1 intelligenza, che sarebbero rimasti liberi tutti gl’individui, che avessero posto piede sul territorio della Repubblica, sono state date le coerenti disposizioni a tal oggetto». E così fu fatto: i Francesi feriti vennero parte trasportati al Lazzaretto della Foce in Genova, parte curati alla Spezia, e la squadra Inglese partì il 27 marzo. (Avvisi, n. 13 del 28 marzo 1795). (50; THAON DE REVEL : Mémoires sur la guerre des Alpes. Turin, Bocca, 1871 pag 279. (51) «Relazione di Alziari di Malaussena » citata dal KREBS ET MORIS: Op. cit. pag. 318 nota 4. PINELLI: Op. di. to. 1° pag. 542-544. , (52) Avvisi, n. 48 del 28 nov. 1795. (53) '(Lettera di Villars al Segretario di Stato, in data 24 nov. 1795 ». (Collez. Mss B U. G., Suppi. IV, cc. 223-224). (54) Cfr. : GAGGIERO: Op. cit. pagg. 126-127. L’episodio viene così narrato nelle mss. c Annotazioni originali di LUIGI GHERARDI, già Segretario della Repubblica, scritto poi al libro della nobiltà. (Collez. Mss. B. U. G., Supplem. I, cc. 450-474). « 1796 - 11 Settembre giorno del SS.mo Nome di Maria. Questa mattina circa le ore 8 è sortita la Nave Inglese da Guerra comandata dal Comodor Nelson con una fregata, avendo prima data parola di non molestare alcun bastimento dentro 24 ore. Appena sortita, stando sotto il tiro ha staccato due Lancioni, i quali attaccarono, e si impadronirono di una Tartana francese carica di munizioni, ed attrezzi, che stava ancorata alla Spiaggia di S. Pier d’Arena, non ostante il fuoco delle nostre batterie, e di alcuni piccoli pezzi di cannone, che da più giorni i Francesi avevano portato a d.a Spiaggia
  • S1“ome quelle dell’Uffizialità di non essere toc- A?' ,X1L ClT-u 16 Pr°PrÌetà franCCSÌ ^ C°nsegnarsi a** Inglesi. La buainii^^Trrr ^ •.—» *» » Genova Agostino Airoli, al Maggiore Brossi d I R C 6 U ™e“a ag!i arresti, insieme al Commissario „Ln» RMMh. SIS ’LZX, « ^ *' C'- Cmt‘ld" « R«' il 5 ottóbre „ .bbLZo cT,r :" * ' f«i». dice il Gherardi, il Viceré Inglese di Corsica Sir Élliot Segnar°n° aI Genovesi, perchè che avvenne pochi giorni dopo (Cfr • GACCIFRO n ’ S- preparava a ritirarsi dall’isola. Il ottobre 1796) P ( GAGGIERO: op. cit. pag. 128. - Avvisi n. 43 del 22 » (56; GAGGIERO: Op. cit., pag. 128. (57) KREBS ET MORIS: Op. cit. pag. 298, doc. n. 52 (58) KREBS ET MORIS: Op. cit. pag. 300 doc. n. 53. •59) C„rr„sf,„„,W * NAPOLEON 1. P„i,. |mp,im )mpetiJe ^ ^ p J'bST*" 77' J’ P"'8i' d"* 30 ”'“mbre 17,1 IC0LUCCI' °P “<■ voi- (61) Vedi il Dispaccio citato, n. 77 (COLUCCI, pag. 247). (62) 11 Boccardi segnala persino la premurosa cortesia della Commissione del Commercio e dell adornamento nel fornirlo d, combustibile, «avec tout le zéle et l'impressemen que mente le Representant d un peuple, qui a donné par son amitié pour la nation francaise une preuve non equivoque de son amour pour la liberté ». (63) Vedi : Extrait du Registro des Arrétés du Comité des Finances de la Convention Na-lionate au 23 brumaire 1 an 3» me pubblicato in COLUCCI : Op. cit voi I» pag 303) (Alleg. n. 2 del 15 brumaire an. 3“ me, 5 nov. 1794, in COLUCCI:' Op. cit. pag'. 297). (64) Il Decreto, che ha la data dei 18 nov. 1794, dice testualmente: Art. I- Les propriétés mobiliares et immob.liares appartenantes à des Genois dans l'étendue des pays qui ont été ou seront soumis par les armees frangaises, ne pourront etre frappées par aucun acte autori^ par le droit de guerre. Art. 2 : Dans le cas, où des propriétés appartenantes à des Genois dans les pays soumis par les armées de France, auroient été gravées par erreur par quelques actes legitimes envers des personnes ennemies les dommages seront incessamment reparés. Seguono le formalità da osservarsi per l'accertamento dei danni (COLUCCI- Oc cit voi. I» pag. 309). ' (65) Dispaccio n. 101, in data 22 nov. (COLUCCI: Op. cit. voi. 1° pagg. 303-308). Ma vi è di più : uno dei membri del Comitato di Salute Pubblica, discorrendo col Boccardi delle voci di pace che correvano in quei mesi, e più particolarmente a proposito del Re di Sardegna, aveva lasciato cadere una frase che non poteva non solleticare le aspirazioni del Governo di Genova:.... « Oneglia e Loano sono per la vostra Repubblica qualora le voglia ». Dispaccio n. 105, da Parigi 2 die. 1794. (COLUCCI: Op. cit. voi. 1° pag. 320). CAPITOLO V. LA POLITICA INTERNAZIONALE DELLA REPUBBLICA GENOVESE NELLA SECONDA METÀ DEL XVIII SECOLO I. - Le considerazioni degli Storici, tanto italiani quanto stranieri, sul carattere e sul significato della politica seguita dal Governo della Repubblica di Genova, durante la Rivoluzione Francese, e specialmente nel periodo della Neutralità, hanno in grandissima parte un tono aspro ed ostile. Il giudizio benevolo espresso prima dal Botta (1), e poi, con più larga sintesi, dal Cantù, (2) non ebbe fortuna, e, salva qualche cauta riserva, (3) prevalse negli scrittori il concetto di sottoporre a critica severa l’atteggiamento del Governo Genovese, ritenendolo determinato da quelle ragioni di ignavia e di debolezza, che, di solito, affiorano negli Stati in pieno sfacelo. Così, partendo da opposti criteri politici, conclusero, prima di tutti, gli Storici contemporanei Gaggiero e Clavarino, l’uno e l’altro accusando di indecisione il Governo di Genova, sia per non aver saputo difendere le ragioni della neutralità contro le Potenze Coalizzate, (4) sia per non essersi collegato con la Repubblica di Venezia, con il Piemonte e con l’Austria, per opporre una salda resistenza ai Francesi. (5) Fra gli Storici moderni, il Tivaroni qualifica la dichiarazione di neutralità come l’ultima risorsa di Stati in decadenza, e conclude col dire che la Repubblica di Genova « lasciava fare inglesi e francesi contro i quali si sentiva debole » (6) ; mentre il Bouvier, che segue le orme dello Storico italiano, aggiunge l’accusa di non aver saputo « au moment propice, s’ériger en arbitre du destin, selon qu’elle — 116 - se déclarait pour 1 un ou pour l’autre des deux adversaires ». (7) Un attacco più violento muove ai Genovesi il Gaffarei, il quale rimprovera loro di non aver levato un esercito ed armata una flotta per far rispettare la loro bandiera, e di aver ricorso alla neutralità disarmata mossi da calcolo commerciale, senza pensare che « l’honneur national et l’indépendance territoriale ne sont pas des mots vides, de sens... Que si au contraire, egli conclude, « des les débuts des opérations, les Genois avaient prouvé par d’imposantes « manifestations qu ils étaient résolus à maintenir l’indépendance et l’inté-« grité de leur territoire, non seulement ils auraient à leur aise continue leur « commerce avec les belligérants. mais encore la France ou l’Autriche au-« raient cherché à se procurer leur alliance, mème au p'is des plus lourds « sacrifices. Ils ne firent pas. Les préoccupations mercantiles les aveuglèrent. « Ils allaient expier leur politique insensée, d’abord par une serie d’humilia-« tions, et, en seconde lieu, par la perte de leur indépendance ». (8) Alle ragioni commerciali, come principale movente della neutralità Genovese, accenna pure il Franchetti, che in fine dà questo giudizio della politica, della Repubblica : « L’aristocrazia di Genova, sebbene meno sfi-« brata della veneta, dovette piegare il collo ai soprusi sia della flotta fran-« cese sia dell anglo-spagnuola, le quali a vicenda, sin dal ’93, spadroneg-« giavano nelle sue acque, come nei seguenti anni gli eserciti guerreggianti « violarono senza ritegno i confini della Liguria; ed in qualche caso le toccò « ben anco a pagare le spese delle angherie sofferte ». (9) Tutti questi giudizi sfavorevoli li troviamo ribaditi ed ampliati dall’Olmo: « La politica della Repubblica è quanto mai incerta ed agitata: riassume tutte le passate animosita e ne crea delle nuove. Genova ha perduto la sua personalità; essa è all arbitrio dei ministri stranieri, francesi, austriaci, inglesi ». (10) Oggi, riesaminando quel periodo storico con l’appoggio dei documenti che ci hanno permesso di ricostruire le vicende Genovesi di quegli anni, possiamo desumerne un idea più chiara, e sopratutto più realistica, della politica della Repubblica. E necessario premettere, che sino dall epoca della Guerra per la successione Austriaca la politica estera della Repubblica Genovese subisce una mutazione così profonda da imprimere delle direttive inflessibili per tutto il resto del secolo XVIII. Si delmea, cioè, da una parte l’antagonismo fra gh interessi territoriali e marittimi di Genova, e quelli dell’impero d’Austria, del Piemonte, dei! Inghilterra, mentre dall altra parte si accentuano sempre nuove possibilità d intesa con la Francia che si oppone anch’essa ad una maggiore sfera d influenza di quegli Stati. Il motivo determinante della nuova politica Genovese può ritenersi la cessione fatta daH’Austria al Piemonte. in forza dell’art. 10 del Trattato di Worms (13 settembre 1743), dei diritti sul Marchesato del Finale, che il 20 agosto 1713 aveva già ven- - 117 - duto, per un milione e duecento mila pezzi da cinque lire, proprio ai Genovesi- Quando si pensi che il possesso del Finale, agognato da secoli, era stato riconosciuto alla Repubblica dal Trattato di Vienna del 1725 e da quello della Quadruplice Alleanza del 1728, che esso rappresentava il coro-namento di una politica tradizionale intesa ad assicurare l’indipendenza economica e la difesa territoriale della Repubblica, (11) non deve recare meraviglia che la malafede dell Austria abbia contribuito a segnare fra Genova e Vienna un definitivo distacco. Se anche furono « deboli ed esitanti gli uomini che allora governavano Genova » (12), ben più ferme e decise ci appaiono le dichiarazioni contenute in una stampa ufficiosa del 12 giugno 1745: « Dopo aver ristabilita l’antica sua Libertà, non ha la « Repubblica mai avuto altro oggetto, che la conservazione dei suoi Do-« minj, e il far godere a’ suoi Popoli una stabile e tranquilla Pace, adattando « a forma loro con industrioso commercio quel comodo sostentamento, che « non può somministrare la sterilità del Paese. Per ottenere un tal fine, ha « sempre procurato di meritarsi con le più rispettose attenzioni la benevo-« lenza delle Potenze d’Europa; ed in ogni riscontro ha esattamente osser-« vata un’imparziale neutralità. « Sì ossequiosa, ed innocente condotta non è stata però sufficiente a « sottrarla dalli ostili disegni della Corte di Torino, tendenti ad usurparle i « suoi Stati.... « Nella Regina d’Ungheria succeduta non meno ne’ Stati, ed Eredità, « che negli obblighi dell Augusto suo Genitore, trovavasi attualmente tra-« sfusa la precisa obbligazione di garantire, e difendere il Marchesato sud-« detto alla Repubblica; ciò pero non ostante coll insussistente pretesto di « cedere al Re di Sardegna ragioni in essa rimaste sopra il Finale, nel Trat-« tato di Worms si e stabilito, e conchiuso, che il detto Marchesato debba « passar sotto il di Lui dominio. « Qualora restasse effettuato tale concerto, la Repubblica troverebbesi « ingiustamente spogliata d una parte assai considerabile del proprio Stato, « che restando imminente alla Citta, e Fortezza di Savona, e non molto « discosta dalla stessa sua Capitale, e totalmente intersecando il restante « suo 1 erritorio, lascerebbe esposta a irreparabili, e funestissimi azardi la « di lei sicurezza.... « A vista de’ danni gravissimi ad essa minacciati, e delle deplorabili « angustie, a cui, mancando il Commercio, dovrebbero necessariamente « ridursi i suoi Popoli, e le sue migliori finanze, ed a vista de’ rischi inevi-« tabili quindi imminenti al suo Stato, ed alla di lei Libertà, avrebbe la « Repubblica troppo mancato all’indeclinabile obbligazione di procurare a « qualunque suo costo la propria conservazione, se avesse tralasciato di « usare ogni studio, e di praticare ogni sforzo affine di sottrarsi dal terribile « eccidio- — 118 - « E non avendo, per sopragiunta di sue fatali disgrazie, dal suo conti-« nuato imparziale diportamento, e dalle sue incessanti, ed ossequiose rap-« presentanze avanzate agli Alti Contrattanti di Worms rapportato sino al « presente altro profitto, fuorché il restare sempre più assicurata della invin-« cibile fermezza, con cui la Corte di Torino pensa ad impadronirsi del « Marchesato di Finale, ha la Repubblica dovuto necessariamente rivolgersi « ad accettare le proferte delle Corone di Spagna, Francia, e Napoli, che « già da gran tempo eransi generosamente spiegate disposte ad impegnarsi « per la di lei preservazione, tuttavolta, ch’essa in contracambio concorresse « con le sue forze alle giuste imprese, che le loro Maestà avevano dissegnato « eseguire nella presente Guerra d’Italia». (13) II. - Abbiamo detto che la cessione fatta dall’Austria al Piemonte nel 1743 fu il motivo determinante del cambiamento della politica internazionale della Repubblica di Genova, ma per ritrovarne le cause remote bisogna risalire molto più addietro nei secoli- Fin dal Medio Evo i Genovesi avevano cercato di sottrarsi, con lenta e ininterrotta azione, dalle dipendenze Imperiali al fine di consolidare la propria intera autonomia- Per qualche tempo si erano limitati ad aggiungere, nel conio delle monete, al nome dell’imperatore la Croce ed il Castello della Città con tre torri, col nome del Doge, (14) ma in seguito, quando la Repubblica raggiunse il culmine della potenza e della gloria, i Genovesi iniziarono e mantennero per oltre due secoli una vivace propaganda di stampa per fiancheggiare la loro azione diplomatica, che mirava a trasformare il Comune Medioevale in una Repubblica col titolo di Serenissima, e con le prerogative di uno Stato sovrano ed indipendente. I primi segni di tale propaganda li possiamo vedere in due opere che sembrano private elucubrazioni cortigianesche, ma che in realtà sono illustrazioni civiche della potenza e della gloria di Genova. Fonte di Nobiltà, descrivo e canto E l’immortal valor, l’invitta gloria La fama inestinguibil, ed il vanto L’honor la degna fama e la vittoria Di Genovesi, nominati tanto In bianca carta, ed in gentil historia. Così comincia il suo Poema, pubblicato ne] 1570, Gaspare Muzio della Stella, notaio e cancelliere del Comune di Savona, (15) e nell’anno appresso Mario Teluccini, in Paride e Vienna, ci dà una lunga rassegna del mecenatismo e della potenza di molte nobili famiglie liguri. (16) Successivamente il Paschetti (17) parla dello sviluppo e delle bellezze edilizie di Genova, e degli uomini che la onorano. Nel 25 marzo del 1637 i Genovesi decidono il gran passo di svincolarsi per sempre da qualunque protettorato politico, acclamando la Santissima - 119 - Vergine Maria Signora e Regina della Repubblica Serenissima e di tutti i suoi Stati. « Sotto il reggimento della Regina del Cielo e della Terra, a cui servono gli Angeli, non potrà giammai più temersi alcun sinistro, nè offese, nè minaccie di Principe terreno », diceva la proposta presentata al Governo da padre Zaccaria da Saluzzo dell’Ordine dei Minori Cappuccini, ed i Serenissimi Collegi riconoscevano che per muovere la Santissima Vergine ad accettar con 1 Impero della Repubblica la difesa e la conservazione della sua libertà, non vi fosse mezzo più efficace quanto l’invocarla e riconoscerla Signora e Padrona e Regina di tutti i genovesi Domini. (18) L’avvenimento, che sotto il manto della fede nascondeva una altissima finalità politica, venne seguito da una nuova e più vasta propaganda apologetica : Pietro Battista Burgo riprendeva ed ampliava le ragioni, già sostenute nel 1637 dall illustre giureconsulto Raffaele Della Torre, sull’incontrastato diritto di dominio della Repubblica sul mare Ligustico- (19) Pubblicava inoltre, nel 1646, una nuova opera : De Dignitate Genuensis Reipublicae Disceptatio, nc-lla quale i gloriosi fasti della Dominante erano magnificati con uno stile solenne « Veterum Ligurum sunt Genuenses dignissima soboles, qui tum in « vindicanda libertate, in Christiana Rep- iuvanda in Apostolica fede defen-« denda, in Reip. imperio propagando, vigilantes, fortes, officiosi, strenui, «magnanimi semper extiterunt. At servata, quam mihi proposui brevitate, « Civium meorum virtutem et constantiam, in tuenda adversus incursiones « Sarracenorum, Germanorum irruptiones, Gallorum impetus, Mediolanen-« sium conatus, libertate qui prosequar ? Qui in deiiciendis exterorum prae-« sidiis. solo aequandis arcibus, iugo excutiendo audaciam et fortitudinem ? « Qui illata confectaque contra Sarracenos bella in Syria, in Corsica, in « Sardinia, in Hispanijs, in Balearibus, in Africa ? Qui ornatas classes, suit sceptas expeditiones, vindicatas christianae Reip. provincias ? Qui serit vatos defensosque Pontifices, in sedem restitutos? Qui in ditionem re-« dactas urbes ? Qui deductas in Corsicam, in Graeciam, in Thraciam, in « ipsam Scythiam colonias, Bonifacium, Chium, Galatam, Theodosiam « aliasque ed propagationem Genuensis imperij, ad christianae Reip- prae-« sidium ? Qui nobilissimas victorias saepe de inimicis relatas? Qui de « Christiani nominis hostibus Sarracenis ductos triumphos ? Qui duces forti tissimos prudentissimosque ac praeclaris victorijs insignes, quorum chili liadem gentes Auria, Spinula, Campofulgosia, Axereta, Cybo, Maria, « Grimalda, Nigra, aliaeque permultae Patriae meae pepererunt ? Cur prae- ii teream Nauticam gloriam, qua caeteras omnes gentes, sive Naumachiam « respicias, sive susceptas peregre navigationes, gravissimorum virorum centi sura, superavimus ? Nautarum Princeps, Oceani domitor ille Columbus, « Christophorus inquam, unus par est Liguriae nostrae in hoc genere illu-« stiandae- Sed multo ante ipsum tempore Tedisius Auria, et Ugolinus Vi-« valdus nautica audacia immensum illud pelagus, et vastissimos Oceani - 120 — « campos ingressi, Genuensium in maritimis peritiae specimen dederant, « quam Navarchi nostri praeclarissimi, atque triremium Gubernatores egre-(( §^i, quorum penus et horreum est Liguria, transmittunt ad posteros. Quid « taceam divinarum humanarumque literarum peritissimos Antesignanos, qui « tum voce tum scripto de Rep. literaria domi forisque sunt optime meriti ? « Quind innumeros opulentissimos cives omittam, adeptos olim ditiones am-« plissimas, in Italia, m Sicilia, in Hispanijs, in Africa, in Syria, in Graecia ? « Quid sexcentes Dynastas, qui aut Caesaris, aut Galliarum, aut Hispaniarum « Regis, aut Othomani Monarchae vectigales obtinent adhuc principatus ? « Quid sacrorum Antistitum, quid Romani sacrique Seratus purpuratorum « Patrum integram ferme myriadem ? Magnae nimis molis esset singula « persequi, delibare pauca non decet, ne iniuriosi in praeteritos videamur. « Nota sunt haec ommnia, et a rerum nostrarum scriptoribus, et ab historicis « exteris celebrata. Mihi nobile satis Genuensium ac Ligurum nomen reddite disse videntur Innocentius IV et Adrianus V e nobilissima Flisca familia: « Nicolaus V splendidissimis virtutibus illustrior, quam natalibus : Sixtus IV « ex antiquissima familia Roboreia : Innocentius VIII e principali familia « Cybo : Julius II, Sixti IV nenos. Pontifices omnes vere maximi, quos e « Liguribus Divinum Numen ad Apostolicae sedis gubernacula evocavit. Ur-« banus etiam VII licet Romae natus, patrem habuit Civem nostrum e nobili « familia Castanea. Nobilissimum autem me quidem sententia reddunt, Va-« lentinus, Felix, Syrus. Romulus Urbis nostrae Metropolis olim Episcopi, et « Desiderius, qui a Lingonibus Gallis, Divini Numinis iussu, inter Ligures « quaesitus est, et ad Pontificatum traductus a stiva : qui omnes, post admi-« nistrata Sacra, ob insignem morum, proibitatem, atque eximias virtutes et (( pietatem, inter Caelites ac divos referri meruerunt. Quis iam apprime no-« bilem neget esse Genuensium ac Ligurum gentem, quae militiae tam ter-« restris, quam maritimae, Duces illustres, in mari Navarchos insignes, in « literis viros peritissimos, in dignitatibus Dynastas. Antistites, sacrique (( Senatus purpuratos Patres, et Pontifices Max. in vitae probitate ac sanc-« timomia Divos progenuit ? De potentia autem nostrae Reip. satis superque « egimus supra, dum bella cum Caesaribus, cum Regibus, cum potentissimis « alijs Rebusp. et Principibus gesta recensuimus, quibus potentiam, regali « saltem aequalem, Genuenses ostenderunt. Imperii atque ditionis ampliet tudine explicuimus, cum Liguriam et Corsicam duo esse Regna demon-« stravimus, quibus si addas, quod est penes nostram Remp. Dominium in « Mari Ligustico, duobus Regnis esse maius ipsius Imperium non dubitatis-« Liguriae nobilitatem, qua regionis ipsius opportunitatem, opulentiam, situm « tangit, alibi sumus prosecuti. Qua autem Incolas respicit, modo cum de tt Ligurum nobilitate disseruimus; nullis autem reddendis rationibus obno-« xiam esse Genuensem Remp. initio huius disceptationis, communi scri-« ptorum sententia, confirmavimus, et reapse discernitur, cum adhuc imperet 121 - Ttlwt TnteR SUSpÌclenS maiestatem- Quod ad affinitates et necessitudines a , Remp. ipsam> veluti modo dicebamus, non cadunt, misi eas consi erare ve imus, quas Cives, qui coniunctim Remp. repraesentant, coniunxere cum aliquo. Quod si Resp, persona nempe illa intellectualis, liberos suscipere potuisset, procul dubio Rege et Caesares non minus eius « attim atem ambivissent, quam privatos Cives nostros ad suam admiserint. ,, Joannes nempe| Palaeologus, et Emanuel Caloiannis filius, Graecorum am-« bo Caesares, ille sororem Francisco Gattilusio, hic filiam Hilario Auriae « Livi bus nostris m matrimonium collocavit. Benedictus Zacharias, et ex « eadem gente alii, aut Graecorum Caesarum sorores duxerunt, aut suas illis « concesserunt in uxores. Francisci Gattilusij, de quo modo egimus, filia Ale, « xan ro Trapenzuntio Caesari nupsit, Argentinam Spinulam uxorem habuit « Marchio Montisferaci, Andronici Graecorum Gaesaris filius Theodorus, « mu Iti que D.nastae ac Reguli tum in Italia, tum in Graecia, Civium nostrati rum nuptias ambivere, veluti Comes Sabaudiae Thomas, Marchio Estensis « Opitius sextus. Princeps Peloponnesi Demetrius, aliique, ut affinitates « etiam desiderare non possis. Quando igitur in C-enuensi Rep.ex omnia sunt « ìuncta, quae singula et separata satis fuerunt, ut Principum dignitas et « et agnosceretur et augeretur, vel Pontificum Maximorum et Caesarum miti dicio, aequum esi etiam, ut eiusdem Reip. dignitas, Regia videlicet agno-tt scatur ». (20) Abbiamo riportato con una certa ampiezza le conclusioni del Burgo perche esse costituiscono la trama attorno alla quale si svolgerà per più di un secolo questa seconda fase della propaganda Genovese. La Liguria trionfante delle principali nazioni del mondo, scritta nel 1643 da Epifanio Ferrari, offre un saggio dello scopo al quale miravano i magniloquenti panegirici ispirati e sostenuti dal Governo, tt La Maestà di Genova, « o dentro di essa, o d’intorno a lei, o per ragioni del Prencipe, che amman-« tato d habito Regio, e di Regio diadema incoronato, la Regia Maestà rap-« presenta; o per ragioni del Prelato, che con dignità d’Arci vescovo, o di « Legato nato la regge; o per parte de’ particolari Cittadini, gli ornamenti tt e sossieguo non odioso de quali e Reale : o per conto dei Palagi superbi, « che dalle proprie tettoie piovono le maraviglie, o in riguardo della vastità tt di essa Città, che hoggi ha il suo recinto di dieci miglia in circa ; o rispetto « alle suntuosissime publiche fabriche, e di vie, e di muraglie, e di Moli, che tt l’abbelliscono, la fortificano, la difendono: o per la positura di lei, che, tt per longo cerchio facendo di se stessa pomposo Teatro, frizza stupori agli tt occhi de’ Forestieri : o finalmente per la rara bellezza delle Ville, che in-tt torno intorno con sì nobile fasto la corteggiano, diliziose cotanto, che sem-« brano col Paradiso terrestre in niuna cosa meno convenirsi che nel nome-« Questo, dissi, Maestà è più tosto oggetto di pensiero, che soggetto di penna ». (21) Un pensiero ben pratico ad ogni modo se aveva determinato - 122 - la Repubblica a cacciare dalle monete il castello e la leggenda Conradus rex, troppo significativa dell’antica dipendenza Imperiale, (22) a proclamare, per bocca del Veneroso, che i Genovesi non furono mai sudditi nè « soggiogati da veruno » (23), a contrapporre col De Marinis (24) e col Gualdo Priorato (25). gli splendori di Genova all’oscurantismo barbarico, e in fine a rinnovare in cospetto del mondo intiero, con una stampa ufficiale, 1 orgogliosa affermazione della regale grandezza della Repubblica poggiata sulle due Corone di Liguria e della Corsica- (26) III. - Dopo la cacciata degli Austriaci si manifesta, senza accademici infingimenti, la terza fase della campagna di rivendicazione dei diritti politici della Repubblica- Ai libellisti tedeschi che impugnano in un primo tempo le ragioni di Genova sul territorio di San Remo, ed in un secondo tempo si sforzano di far risalire la dipendenza degli stessi Genovesi dal- 1 Impero, fino all epoca di Carlo Magno, la Dominante risponde a mezzo dei propri Storici contrabattendo sul terreno giuridico le argomentazioni avversane. Una Diatriba di Gio- Giacomo Reinhard, stampata a Francoforte nel 1747, (27) venne confutata ampiamente dall’Accinelli- (28) L’Austria, rispose diffondendo gli scritti del Senckemberg sulla « pretesa indipendenza della Repubblica Genovese », ed allora i Serenissimi Collegi invitarono Tommaso Casoni a sostenere con nuove argomentazioni i diritti della Liguria- (29) Ma ancora nel 1771 la sovranità Cesarea continuava ad essere sostenuta dall'Austria con la pubblicazione dei Diplomi, Rescritti e Previlegi, e degli altri Atti esercitati dagli Imperatori, (30) e ciò malgrado che la Repubblica Genovese avesse pubblicato fin dal 4 marzo 1766 un Editto col quale si dichiarava Sovrana assoluta dei suoi Stati- (31) Gli avvenimenti politici che prepararono e seguirono la Rivoluzione Francese misero la Repubblica di Genova di fronte ad una decisione che non la cedeva per importanza a quella adottata in seguito al Trattato di Worms- Il piano dei Giacobini Francesi di organizzare i vari Stati italiani in Repubbliche indipendenti, ed in parte ingrandire coi territori conquistati le già esistenti, era in sostanza un programma anti austriaco che trovava i più convinti e strenui sostenitori proprio fra gli Oligarchi Genovesi- Come assicura il Boccardi, « Genova entrava per molto in questo piano ardito, che avrebbe sottratta per sempre l’Italia aH'influenza della Casa d’Austria, ed ai diritti e pretensioni dell’Impero ». (32) Sembra a tutta prima un paradosso, osserva uno scrittore contemporaneo, che la Repubblica « sebbene « maneggiata in gran parte da persone vassalle della Casa d’Austria, abbia « potuto ciò non ostante conservarsi indifferente in mezzo a continui con-« trasti fra quella Potenza e la Francia ». E lo scrittore attribuisce il fatto alla resistenza di una parte della Nobiltà « la quale sussistendo sul commercio, e sui beni stabili esistenti in Paese, avea un interesse deciso a mantenere la tranquillità della Repubblica »; ed alla circostanza che - 123 - essendo passati nella Famiglia dei Borboni i Regni di Spagna e delle due Sicilie, coloro che avevano i Feudi in quei Regni si erano dichiarati a favore dei nuovi Padroni. (33) Ma sebbene le indicate circostanze abbiano contribuito a mantenere la Repubblica di Genova nella linea politica che abbiamo illustrato, non devesi dimenticare che l’azione del Governo Genovese appare dominata, come abbiamo visto, da una costante e grave preoccupazione, quella, cioè, di svincolarsi dalle pretese imperiali, non solo riguardo alla indipendenza dello Stato, ma anche dei Feudi che rappresentavano la longa manus dell’Austria. « 1 feudi imperiali, scrive Girolamo Serra, situati presso la Trebia e la Scrivia avevano una popolazione di settantamila anime, quelli di Val di Magra tren, tamila, tutti discendenti dagli antichi Liguri, montanari robusti, operosi, frugali- I loro numerosi e poveri casali, l’aspre ma coltivate e boschive loro montagne formavano una specie di zona e antimurale della Liguria marittima, si contro a 1 ìmpeto de venti boreali, come contro a nemiche forze di terra. Alcuni di essi non erano più di 15 miglia lontani da Genova, e però la diversità di dominio vi apriva un facile ricetto a tutti i malcontenti e i rei processati dalla Repubblica. Per lo contrario, se antiche convenzioni non permettevano di porvi dazi di transito, quella stessa diversità nondimeno impediva di aprirvi più corte e più agevoli strade per carri e vetture ». (34) In sostanza, oltre alle ragioni storiche che avevano sempre spinto la Repubblica di Genova a difendersi contro le grandi e le piccole Potenze che ambivano impadronirsene o mantenerla in vassallaggio, se ne aggiungevano delle altre di carattere etnico giuridico e commerciale e tutte insieme fatalmente dovevano trascinarla verso una politica internazionale opposta a quella dell’Austria e dei suoi alleati. IV. - Primo fra questi il Piemonte, il quale alle secolari dispute sulla giurisdizione dei vari paesi di confine dell’Appennino Ligure, alle costanti aspirazioni di aprirsi una via al mare, aveva aggiunto, durante la Guerra per la successione Austriaca, delle pretensioni sulla Corsica. (35) L’importanza che la Repubblica di Genova riconosceva agli accennati contrasti, e le intenzioni non dubbie sulle vie per risolverli, possono agevolmente desumersi dal fatto che, fin dalla prima metà del XVIII secolo, i Serenissimi Collegi si erano curati di mettere a disposizione dell’Archivio della Legazione Genovese a Parigi (36) le scritture concernenti le ragioni della Repubblica contro le pretese della Casa di Savoia sopra i luoghi di Lavina, Genoa. Aurigo. Montegrosso e Pornassio, nonché quelle riguardanti i luoghi di Rezzo, Alto, Caprauna, Bardineto e Carosio (Cinque Terre). Verso la fine dello stesso secolo gli incidenti di frontiera si erano ripetuti con tale frequenza che il Doge Raffaele De Ferrari, nei giorni seguenti alla sua elezione, avvenuta il 4 luglio del 1787, non potè neppure godersi i tre soliti giorni di vacanza per 1 improvviso aggravarsi della tensione fra il Piemonte e la Repubblica di Genova, (37) tensione che nel 1790 era voce diffusa dovesse cambiarsi in guerra aperta- (38) E proprio Nomis di Cossila aveva in quell’anno diffuso per Genova un Memoriale « in cui a più riprese si coloriva con poco vantaggio la condotta della Ser.ma Repubblica nelle sue pendenze colla Reale Corte di Sardegna » e si imputava al Governo di Genova « di essere facile, e solito...• a disputare al Re di Sardegna i suoi diritti, e ad usurpare anche quei de Regi Sudditi ». Il Governo Genovese controbatteva con un altro Memoriale a stampa, nel quale si ricordava in primo luogo come in seguito al Trattato di Vienna del 1737, dopo essere passati in potere del Piemonte oltre la Provincia de] Tortonese, i diversi Feudi attigui allo Stato della Repubblica, erano insorte « assai presto frequenti contese fra i rispettivi Popoli in materia di confinazione », ma che finalmente nell’anno 1779 erano stati eletti ed autorizzati due Commissari per parte allo scopo di eseguire e conchiudere la demarcazione de’ confini controversi stando ai meri possessi ». Ma quando eransi « già fra detti Commissari convenute quasi tutte le differenze state vicendevolmente proposte » veniva nel mese di settembre de] 1779 consegnato dal Regio Ministro Conte di Perrone ai Commissari di Genova un Promemoria con nuove permute e cessioni di Paesi, e Territori, non accettando le quali, il Piemonte « riguardava i convegni già presi fra i Commissari come non avvenuti ». Il Memoriale ricapitolava i principali conflitti ed incidenti di confine, e cioè: 1°. - L’occupazione violenta delle Viosenne, fatta prima dai Paesani d’Ormea, e poi dalle truppe del Re Sardo, ne! 1785, sotto colore di « proteggere il gius del pascolo invernale, e delle Decime » spettanti al Parroco di Ormea, ma che la Comunità genovese della Pieve, proorietaria dei detti terreni delle Viosenne, non contrastava. 2°. - Il saccheggio del luogo di Cosio, Castellania genovese poco distante dalla Pieve, compiuto nel 1787 « da un Corpo di Soldati Piemontesi uniti ad una moltitudine di Paesani armati », per vendicare l’arresto di poche bestie eseguitosi dai Campari del medesimo Luogo in siti di spettanza di quella Comunità, ai quali gli Uomini del Luogo finitimo di Montegrosso pretendono estendere il proprio Territorio malgrado il possesso, che hanno sempre mantenuto quelli di Cosio, medianti anco simili esecuzioni riconosciute legittime dai stessi Montegrossini ». 3°. - La devastazione dei boschi della Consevole e Ronco di Maglio, compiuti nel 1788 e 1789. (39) Queste ed altre ragioni più volte da noi ricordate contribuivano a mettere il Governo Genovese nella migliore disposizione d’animo per ascoltare con marcato favore le lusinghiere dichiarazioni dirette dal Comitato di Salute Pubblica all'Ambasciatore Boccardi: « Le Gouvernement frangais, qui « a témoigne plus d une fois la disposition ou il étoit de s’opposer méme « s’il falloit par la force des armes, aux projets d’agrandissement d’un Ca- - 125 _ (l 'n , n’ ,ennemi naturel de la République de Gènes, le Gouverne-(< ' i•rp’13 n ou^hera Pas sans doute les usurpations, que Gènes a souf-« ertes erentes époques de la part du Roi de Sardaigne par suite de mali nceuvies et intrigues, ou par les voies de fait : 11 voudra, que justice lui (< j01t e. et a 1 égard meme des dommages, que lui a cause une si longue «pnvation de ce qui lui appartieni, et des dépenses, quelle a fait pour ré-« sister au menaces d’usurpation nouvelles. «11 sentirà, qu’i] est meme de l’intéret de la France, que les Etats de « Genes ne soient plus entrecoupé» des portions de territoire, sujettes à une « domination étrangère, et qui pourroient devenir de nouveau les foyers des d pirateries, qui ont mis tant d entraves au passage des, approvisionnements « que le commerce de Genes a fourni à la France. « Portant ses regards sur la carte topographique de l’Etat de cette Reputi blique, il ne^ tardera pas à reconnoitre combien il est absurde, que des « teries enciavées dans ce Etat, ou placées sur ses frontières, et appartenantes « presque en totalité à des Genois, relèvent de toute autre souveraineté que « celle de Gènes, et croisent de cette manière la communication entre la « Capitale et les points les plus importants et les plus intéressant de l’Etat. « En rendant 1 entrée facile et rapide présentent des positions ménagantes « pour les forteresses les plus importantes, et iservent finalement à flatter « les vues ambitieuses d un Cabinet, qui a eu de tant temps, le projet de « rumer par des nouvelles Communications à la mer le commerce d’un « peuple laborieux et pacifique, dont l’industrie a été aussi utile à la France t< dans cette guerre et le sera de meme dans toute occasion à cette sem-« blable ». (40) Parole ben diverse da quelle che la Coalizione, per bocca dell’Austria, si degnava comunicare al Governo Genovese; cioè: nessun contributo di spese da parte dei Coalizzati, nessun aumento di territorio salvo quello che Genova sarebbe riuscita a conquistare con le proprie forze ! V. - Sono, quindi, ben precise le direttive internazionali della Repubblica d: Genova nella seconda metà del XVIII secolo: antagonismo di interessi co! Piemonte, contrasto insanabile, di carattere prevalentemente politico, verso l’Austria. Aggiungasi una diffidenza ostile contro l’Inghilterra che aspira all’assoluto dominio del Mediterraneo: diffidenza "che durante il periodo della neutralità si trasforma in un atteggiamento così intransigente da far esclamare all’incaricato russo De Lizackevicz : « La République par sa fermeté stoique, ne cedant en rien à l’Angleterre, forga cette Puissance de la laisser en repos ». (41) Si è accennato, come abbiamo visto, dalla grande maggioranza degli Storici ai tentennamenti ed alle incertezze del Governo Genovese, e si sono attribuite alla ignavia ed alla debolezza di un organismo in piena decadenza. Ma nessuno ha ricordato che gli Stati piccoli sono spinti, per le ragioni della loro stessa esistenza, ad adottare una politica di astuzia e non di forza. La - 126 - nota frase di Bonaparte : « Le Gouvernement de Gènes a plus de tenue et de force qu’on ne croit », deve appunto intendersi come riconoscimento d una abilità politica non comune. Nè può parlarsi di incertezze quando si consideri che l’orientamento antiaustriaco della Repubblica, deciso in seguito al Trattato di Worms, permane immutato per tutta la seconda meta del XV11I secolo, e sopravvive alla secolare animosità contro la Corte di Torino, annullala ufficialmente nel 1815 con la unione della Liguria al Piemonte-E questo perchè la politica antiaustriaca della Repubblica di Genova non si è limitata all'azione per sottrarre i propri domini al giogo dei diritti imperiali, ma si è sviluppata nel senso di opporsi all estendersi ed al consolidarsi dell’influenza Austriaca in Italia, mirando, anzi, a distruggerla del tutto. Fin dal 1795 Boccardi avverte il suo Governo che tale è pure 1 intenzione degli uomini politici francesi, ed accenna ad una progettata divisione della Lombardia, fra la Repubblica di Venezia, di Genova, ed il Re di Sardegna. (42) L’anno appresso parla di un progetto per una triplice alleanza, di Francia, Genova e Piemonte, contro la Casa d Austria per scacciarla dall’Italia. (43) Le prime vittorie Napoleoniche confermano e rafforzano la direttiva genovese, che nel campo della politica militante vanta già mezzo secolo di esperienza, e nel 1800 danno luogo ad una interessante proposta : di riunire la Cisalpina alla Liguria per formare una Repubblica dell’Italia Settentrionale, che sia un baluardo contro 1 Austria. La capitale del nuovo Stato dovrebbe essere Genova. - Milano, spiega la proposta, è una città senza difesa, particolarmente aperta all’« eterno nemico della Indipendenza Italiana » ; Genova, situata in mezzo agli Appennini, è attorniata da difese naturali. Le coste e tutto il territorio della nuova Repubblica si popolerebbero di marinai e di commercianti che bilancerebbero nel Medi-terraneo la preponderanza britannica, e che aiuterebbero ad incanalare il commercio con 1 Oriente nelle antiche direzioni. La nuova Repubblica Italiana diverrebbe, così, una Potenza di prim’ordine, come lo erano state, con dei mezzi assai più modesti, Tiro, Cartagine, Atene, Venezia e 1 Olanda. Interessata ad unirsi alla Francia, contro l’Inghilterra e l’Austria, essa potrà servire innanzi tutto a ristabilire sul mare quell’equilibrio europeo che solo può favorire la prosperità della Francia. - (44) Quando la Liguria venne riunita aH’Impero napoleonico essa si trovo ancora di fronte alla vecchia Coalizione; ma i figli di coloro che avevano saputo tener testa alla prepotenza degli Inglesi ed alla malafede Austriaca, conoscevano, ora, il volo delle aquile vittoriose. La gioventù patrizia Genovese allevata nei Collegi e nelle Scuole militari francesi, (45) capì sui campi di battaglia che il nemico più pericoloso era sempre quello che, da Carlo Magno in poi, non aveva mai cessato di pretendere degli omaggi di sudditanza dalla Repubblica di San Giorgio. Così la corrente antiaustriaca, che dai più remoti ricordi del Comune aveva fluito lentamente ma sicuramente rafforzandosi sino ai tempi moderni, non deviò neppure quando la Restau- - 127 - razione distrusse 1 indipendenza del piccolo Stato Genovese- Scriveva, dopo i moti del 21, Tommaso Littardi, genero di quel Luigi Corvetto che aveva visto la Coalizione Europea contro la Repubblica di Genova : « I Tedeschi non sono a Torino, nè a Genova; occupano una linea che va da Novi a Novara, e che comprende Alessandria ove hanno stabilito un Imperial-Regio Governo Provvisorio. Cosi almeno porta il loro bollo. Non so quanto questa Canaglia alleata stara a presidiare il paese che occupa. Io mi sono sentito rimescolarmisi il sangue quando mi ho sentito chiedere dall’ufficiale di guardia il passaporto. Verrà per essi pure un giorno il momento dell’u-miliazione; e forse la loro ingordigia in Italia gli sarà funesta: Questi paesi sono gli alleati naturali della Francia, e non dell’Austria. Quando questa prima potenza vorrà, quest ultima sarà presto cacciata ». (46) VI. - Ancora alcune osservazioni ed abbiamo finito. Le ragioni ufficia. i addotte dal Governo della Repubblica di Genova per giustificare la propria neutralità, possono considerarsi quelle esposte nelle Istruzioni inviate, prima dell arrivo di Drake, al Ministro Balbi a Vienna. E cioè : Le « forze militari della Repubblica non eccedono il necessario per la difesa « dello Stato:— il suo erario e assai limitato, ed ora esausto dalle straor-« dinarie spese fatte per una prudente precauzione, e per far rispettare la « neutralità, come anche per sminuire a sollievo de Popoli la esorbitanza « del prezzo dei generi di prima necessità ; ai Particolari mancano le rendite a de Loro impieghi di Francia, i quali formavano in altri la maggior parte, « e in altri tutta la propria resistenza : la stessa mancanza ha depauperato « gli Ospedali, gli Alberghi di carità, ed altre Opere Pie della Capitale, e « dello Stato : lo Stato, e la Capitale estremamente risentono l’incaglio del « commercio, e le continue piraterie, che eseguiscono i Corsari Sardi con « l’intercettazione di tutti i legni che incontrano sulla costa Ligustica seb-« bene unicamente diretti a trasportare i prodotti da un luogo all’altro della «Repubblica: devesi inoltre aggiungere l’austerità con cui resta dallo « Finitimo Stato Piemontese interdetta l’esportazione allo Stato Genovese « di tutti li commestibili nel tempo istesso che da questo vengono libera-« mente trasportati a quello generi di qualunque sorte; anche per le prov-« viste delle Armate, conforme ogni sorte di commestibili ritraggono da que-« sta Città, e Stato le Armate Navali Spagnuole, ed Inglesi ». (47) Il calcolo commerciale, che alcuni Storici hanno rinfacciato ai Genovesi, ha la sua derivazione storica dalla Legge « universale e perpetua » del Porto Franco. Questa legge, come viene definita da un documento presentato dal Ministro Balbi alla Corte di Vienna, « altro non è che un invito fatto « a tutte le nazioni commercianti, colle quali si è in pace, e finche si con-« tinua in tale stato, di portare le loro mercanzie nel Porto di Genova, sicure « di godervi indistintamente di tutti i privilegi in essa Legge espressi, tra « quali i principali sono di poter liberamente esportare le merci ivi importate — 128 - « ovunque meglio giudicheranno senza temere proibizione alcuna, e di non <( essere soggetti a pagamenti di Gabelle, e imposizioni per le merci che « piacesse loro di far transitare per lo Stato di Genova, se non se a quelle « tenuissime in detta Legge contenute-... Dallo stabilimento di questa Legge « universale, e perpetua tiene l’origine tutto il commercio Genovese, e dalla DE MARINIS HIERON : Genua sive Dominii, Gubernationis, Potentiae, Dignitatis, Serenissimae Reipublicae Genuensis. Genuaej P. I. Calenzanus, 1666. (25) GUALDO-PRIORATO GALLEAZZO: Relatione della Città di Genova e suo dominio. Colonia, Pietro de la Place, 1668. (26) CARLO SPERONE: Reai Grandezza della Serenissima Repubblica di Genova. Genova, G. B. Tibaldi, 1669. (27) GIOV. GIACOMO REINHARD: Diatriba de jure Imperatoris et Imperii in Rempu-blicam Genuensem. - 133 - ..nrri r ■ Compendio delle storie di Genova dalla sua fondazione aino all’anno MDCCL. Genova, Lerlora, 1751. !29>L°Pera SENCKEMBERC. : Memorie riguardanti la superiorità Imperiale sopra le atta di enova e di San Remo come pure sopra la Liguria venne pubblicata in tre grossi volumi, a Rat,sbona, nel 1768 e '69. Il Ms. del CASONI: a Note sopra varj passi storici in confutazione di due opere uscite alla luce negli anni 1768 e 1769 con i titoli, « Memorie riguardanti la superiorità imperiale sopra le città di Genova, e di San Remo e sopra tutta la Liguria; raccolte dal M. Tommaso Casoni nel 1771 », trovasi alla Biblioteca Civica Berio. (30) Della Sovranità Cesarea sopra Genova e tutta la Liguria. Ratisbona, 1771. (31) ACCINELLI: Op. cit., ad annum. (32) COLUCCI : Op. cit. voi. 2°, pag. 90. (3j) BIANCHI AGOSTINO: Riflessioni sulla grandezza e decadenza della Repubblica di Genova. Genova, Stamperia Nazionale, 1797. (34) GIROLAMO SERRA : Memorie per la storia di Genova dagli ultimi anni del secolo XVIII alla fine dell’anno Ì8Ì4. Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1930, pagg. 97-98. (35! Cfr. E. GALLEGARI: Preponderanze straniere. Milano, F. Vallardi, 1895, pag. 529. G. ROBERTI : Carlo Emanuele III e la Corsica al tempo della guerra di successione austriaca. (Riv. stor. it., an. 1889). (36) COLUCCI : Op. cit. Voi. II, pag. 88 e 96. (37) BALESTRERI : Mss. citato, pag. 53. Il Balestrieri dà inoltre copiose notizie su tali incidenti di frontiera (pagg. 51 e 55). (38) PANDI ANI : Op. cit. pagg. 10-11. (39) Il Memoriale è il primo di una Miscellanea: Scritti politici Genovesi 1790-1814, della Biblioteca Universitaria di Genova. (2. B. Vili. 48) Lo riportiamo in Appendice B. Doc n XIV. (40) COLUCCI: Op. dt. voi. 2°, pagg. 146-147. (41) DE LIZACKEVICZ: Lettera 26 agost. 6 settem. 1794, n. 70. La riportiamo in Appendice A., Doc. n. XXV'. (42) COLUCCI: Op. cit. voi. 2°, pagg. 187-188. (43) COLUCCI : Op. cit. voi. 2°, pag. 362. (44) Il Documento, che fu scritto dal deputato della Repubblica Ligure MULTEDO, trovasi in copia nella Collection Politique.... Il, n. 54, (Biblioteca Universitaria di Genova). Lo riportiamo in Appendice A., Doc. n. XXVI. (45) Vedi la lettera di Napoleone riportata da JEAN BOREL nel suo studio: Gènes sous Napoléon I.er Paris, Neuchatel, Attinger, 1929. pagg. 210-211. — 134 — (46) P. NURRA - A. COD1GNOLA : Catalogo della Mostra Ligure del Risorgimento. Genova, Comitato Ligure della Soc. Naz. per la Storia del Risorgimento, 1927, pag. 90. (47) « Istruzioni del Governo Genovese al Ministro Balbi in Vienna, in data 28 sett. 1793 ». (Archìvio di Stato di Genova - Lettere Ministri, Vienna, mazzo 95, anni 1791-93). Il Documento è riportato in Appendice A, Doc. n. XXVII. (48) Memoria del Ministro Balbi (Archivio di Stato di Genova - Lettere Ministri, Vienna, mazzo n. 95, anni 1791-1793). E’ riportata in Appendice A, Doc. n. XXVIII. (491 Vedi il Doc. citato alla nota 48. (50) Archivio di Stato di Genova - Lettere Ministri, Vienna, mazzo 95. (51) Archivio di Staio di Genova - Lettere Ministri, Vienna, mazzo 96. Il Documento e riprodotto in Appendice A, Doc. n. XXIX. (52) Vedi il Documento riportato in Appendice A, doc. n. XIII: a) APPENDICI APPENDICE A: DOCUMENTI INEDITI APPENDICE A - Doc. N. I. La Nota di DraJ^c 1793, 21 Octobre. NOTE. Le soussigne Ministre Plenipotentiaire de sa Majeste Britannique ne peut dissimuler le regret, que lui cause le peu de succès de tous les demarches pacifiques, qu’il a faites aupres du Serenissime Gouvernement pour le porter à une determination conforme aux voeux du Roi son niti 11 re, a ceux de la plus saine et la majeur partie de 1’EuTope et aux intéréts de tout Gouvernement, qui veut eviter sa ruine. C’est pour parvenir a ce but que le soussigne a use des Representations amicables et qu il n’a neglige aucun moyen en son pouvoir pour prevenir 1 execution ulterieure des ordres dont le contre amirai de sa Majesté Britannique est charge. Il ne pouvoit mieux témoigner son desir de rendre sa mission utile à la Serenissime Republique qu’en mettant sous ses yeux la necessite ou elle est d’acceder a ses offres, et d adopter avant qu il soit trop tard des mesures promtes, et precises pour se mettre a l’abri des dangers accumules, qui le menacent. Ces dangers ne sont malheureusement que trop réels, puisqu’en persistant a resurer une reponse franche et loyale Elle- se voit au moment d’ètre totalement bloquée dans ses Ports, suspendue dans son commerce, exposee au manque des objets de necessite, livree aux devastations de ses Ennemis de l’Interieur, enfili deshonnoree a la face de l’Europe entiere, qui ne pourra plus regarder son Territoire que comme le Foyer impur de la Revolte, et l’asile unique des Ennemis de tout Gouvernement policé, tandis que dans le cas tres-possible d'une déclaration de guerre de la part de la soi disante convention nationale la Republique se verroit sans amis, et sans secours, et reduite a ses seules forces domestiques. C’est donc ce moment critique que les citoyens de cet Serenissime Republique et les amis des lois et du Gouvernement ne doivent pas chercher a s’aveugler sur les verités terribles que frappent leur yeux. Ils doivent donc sans s’arreter aux sophismes qu’on leur étale ni aux craintes frivoles qu'on tàche de leur inspirer, agii avec la fermeté la vigueur, et la - 140 - celerìté que le salut public exige, et employer des moyens dignes de leur sagesse conserver et alfermìr un gouvernement dont les rènes leur sont confiées. Il existe dans cette Republique une seconde classe de citoyens, qui se croiant encore amis du bien public ont neaumoins une certaine indifference sur les evenemens actuels qui trop faciles a prètér 1 oreille à des insinuations perfides a envisager particulierment quelques traits isoles de ce qu on appelle la Revolutions Fran$oise se sont insensiblement familiarises avec la difformité de ce monstre politique. Ceux-ci en s’opiniatrant au sisteme d’une neutralité peu réfléchie ne s apperjoivent pas qu’ils ne sont qiie les instrumens des factieux qu'jls se trouveiont a la fin sans le savoir et sans le vouloir dans la classe des ennemis du bon ordre et qu ils se verront alors forces de convenir que ce qu’ils ont voulu pallier sous le nom de neutralité n étoit autre chose, qu'une complicité bien caractèrisée. Il ne peut y avoir en effet de neutralité proprement dite chez les nations honnètes que lors qu'il s’agit des guerres, ou des differends qui peuvent s’ellever entre des Puissances legitimes, et c’est avilir jusqu a la dencmination de la neutralité, que de l’employer dans une cause, qui est celle de la Réligion contre 1 empieté, de la loi contre l’anarchie de la loyauté contre le parjure de la vertu contre le crime, de 1 humanité contre la meurtre, et le brigandage. Il existe encore une troisieme classe composee des propagandistes soudoyés par la me-tropole Parisienne qui repandent avec profusion dans ces Etats les contagieuses sémences d insubordination et de revolte : c est par leurs manoeuvres qu’ont a vn se former parmi les habitans de cette ville un parti dont les chefs chachant leurs proiets sous la masque d un faux civisme n ont d autre but que de ravir a la Republique la vraie liberté dont elle jouit, et de s emparer eux mèmes des rènes du gouvernement. Les citoyens qu’ils abusent ne voient pas que leur propre chute procederà probablement celle de leurs Pays et qu'ils seront tot, ou tard les victimes de ces seducteurs perfides, qui ne sachant pas meme ètre fideles au crime se hateront de procurer leur ruine pour s’approprier a eux seuls le fruit du delire qu ils leur ont inspiré. Il est a desider que ces victimes de la sedution detournant leurs regards de la perspective illusoire qu on s est efforcé de mettre sous leurs yeux veuillent les arrèter un instant sur 1 exemple de ces contrées qui s etoient d'abord laisses surprendre aux prieres de cette secte. Ils verroient! bien tot que 1 amitie dont Elle les flatte n est qu un Ieurre pour couvrir les ouvrages qu elle leur prepare que les premiers pas de ces pretendus amis dans les Pays, qui se sont familiarises avec leur systeme ont éte signales proscription des Citoyens de tout rang, de tout sexe, de tout age, par le pilage des Eglises, par l’abolition de tous les cultes, par la ruine totale des Finances et le manque absolu du numeraire par l’aneantissement des Lois, la confusion des grades, et le triomple de toute genre de desordre. Telles sont les dernieres observations, que le soussigne croit devoir presenter au Serenissime Gouvernement: et c’est avec regret qu’il se voit obligé de prier M. le Secretaire d’Etat de vouloir bien en les lui communiquant lui notifier, que dans le cas, ou dans le journee de demain mardi Le Serenissime Gouvernement n’auroit pas repondu d'une maniere claire, et absolument decisive aux demarches pacifiques du soussigné, et notamment alla demande de l’explusion du Sieur Tilly, et de tous ses adherens Francis de la Ville, et du territoire des Etats de Génes il se trouvera forcé a declarer nulles, et tenir pour non avenues toutes les notes, et Iettres qu il a adressés au Serenissime Gouvernement, et a lui trasmettre en meme temps le manifeste du contreamiral Geli commandant 1 Escadre de sa Maiesté Britannique en ces mers a la teneur du quel le soussigne sera dans la necessité indispensable d'adhérer et de se conformer en toute son contenu. Il espere neaumoins que la Serenissime Republique - 141 - eUX Ses Vrais lntereta. alnsi que les egards qui sunt dus a sa majesté Britannique et aux uissances ses alliées se determinerà avant l'expiration du susdit delai à lui faire une rcponse precise satisfactoire, et digne de sa sagesse. Le soussigne prie en meme temps Mr. Secretaire d Etat d'agréer le renouvellement du témoignage de sa parfaite consideration. A Génes ce 21 d'octobre 1793. Francis Dra^e. (Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, cc. 90-92). APPENDICE A - Doc. N. II. De Lizackevicz au Ministère. Gènes, le 21 Janvier-1 Février 1794 Le Gouvernement donna une satisfaction misérable pour l'offense faite publiquement au Consul et a 1 officier Anglais. Au lieu de punir par la mise en prison les deux Nobles, qui avaient jete des pierres dans la chaloupe et injurié les Anglais, en instiguant le peuple de suivre leur exemple, il leur fut seulement ordonné de ne pas quitter le domicile : à l'un pour 10 jours et à l’autre pour 20. Outre ce peu d estime pour 1 Angleterre, il fut emprimé dans les journaux, qui, avec la permission du Gouvernement, sont édités à Gènes, l’article suivant : « Les Corsaires Anglais, apparus le 22 du courant et porsuivant les bàtiments au pavillon Genois, qui des Ports, soumis à la République, se rendent à Gènes, furent éloignés des batteries de la Magicienne, du vieux Mòle et du Fanal, à force' du Manifeste neutral, pro-mulgue en 1792 et loue de toutes les Cours Européennes ». Il est incompréhensible, que le Gouvernement a pù nommer les vaisseaux Anglais _ des Corsaires, aprés de Manifeste, qu’il a reSu du Contre-Amiral Geli, dans le quel il est expliqu-ì d une maniere précise, que, si le Gouvernement ne donne pas de réponse satisfai-sante dans l'espace de 48 heures, le Port sera bloqué et les actions de guerre commenceront. 11 est de meme incompréhensible, qu'un si petit domaine, presque imperceptible sur la carie d Europe, ne se décide pas de nommer les Commissaires pour traiter avec ceux d’une si grande Puissance, 1 une des premières d Europe. Mais tout fa ne paraltra pas étonnacit, quand il sera connu, que toutes les décisions du Gouvernement Gènois tirent leur origine de l'effronterie des jeunes gens présomptueux, orgueilleux et peu civilisés membres du Petit Conseil, auquel la Loi a remis la direction principale de toutes les affaires importantes; ces jeunes gens, remplis d un orgueil stupide, pensent, qu aucune Puissance n'est en état de conquérir leur pays ; les conseils de l’Agent franjais les rendent encore plus hautains. Celui.ci fait tout son possible pour quereller la République avec toutes les Puissances, pour la forcer de se jeter dans les bras de la France. Il réussit dejà de gagner une quantité de membres et toute la Ville, ainsi que le Gouvernement, sont remplis de Jacobins. Le trouble d’àmes atteint le plus haut dégré et il reste peu d'éspérance pour la sureté des gens honnètes, aborigénes et étrangers, qui commencent à souffrir des persécutions du parti malveillant du Gouvernement. Les Jacobins du pays et les Jacobins étrangers marchent seuls avec un air triomphant - 142— dans les rues et se montrent éffrontement dans les societes, et les gens bienintentionnes, la tète baissée, n’osent mème pas ouvrir la bouche. La Ville est réduit a cet état par la faiblesse du Gouvernement au commencement de la direction du Ministère de Semonville, mais, actuelment, il lui est impossible de prendre des mesures décisives pour détourner le mal et pour punir les boute-feux et les mutins. En relàchant ainsi les rènes du Gouvernement, elle ne peut attendre rien autre, que la perte et la ruine. Les membres àgés, raisonnables et bienintentionnes du Gouvernement s occupent actuelment à sauver leur bien et leurs capitaux. Ils désirent, qu une Cour quelconque fasse ici un emprunt, où ils pourraient mettre leur argent pour avoir de quoi vivre au cas d un accident malheureux. 11 paraìtra, peut-ètre étonnant à Votre Excellence, que dans un Gouvernement aristo-cratique, comme celui-ci, les jeunes gens nobles sont remplis des principes démocratiques. Pour l'explication, je dois dire, que les jeunes membres ayant des parents avares, souffrent d’un grand manque d'argent, en ne recevant d’eux que deux milles livres par an, desquels ils doivent s’habiller, se chausser, se distraire et jouer aux cartes. Et quand ils font beaucoup de dettes, leurs parents ont le droit de ne pas les payer. Cette circostance produit 1 aversion et la haine entre parents et les fils. Les derniers espèrent d ameliorer leur position par l'introduction du Gouvernement Jacobin, et les Nobles pauvreè, dont le nombre excède celui des riches, se flatten par l’espérance de s'enrichir sur le compte de ceux-ci. Et les bourgeois de leur part attendent un meilleur sort, espérant, que le changement du Gouvernement leur donnera, non seulement l’égalité avec la Noblesse, mais encore la participation dans le gouvei nement du pays. Voilà, Votre Excellence, la cause directe, pour lequelle la plupart des gens de ce pays sont dévoués aux principes Jacobins. Re?u 26 Février 1794. (DE LIZACKEVICZ: Lettere inedite, n° 6 del 1794). APPENDICE A - Doc. N. III. Archivio di Stato di Genova - Confinium, filza 173 Reponse d'un Citoyen Genois à la lettre de Jean Bap.te Serra « J’ai lu dans le Moniteur universelle votre dernier lettre adressée aux pretendus amis de la liberté et de l'egalité de Gènes; c’est le second monument que vous y avez depose de votre folle vanité, et de votre orgueilleuse ignorance. Eh ! dites-mois enfant ingrat et denaturé de votre patrie, quels sont vos droits quels sont vos fines, pour oser vous mèler de son gouvernement? Vous i’avez quittée, tant mieux pour elle. Pourquoi venez-vous jetter des malheureux germes d’une funeste democratie dans une ville qui vive heureuse, et qui n a pas besoin pour l’étre davantage du fatai bouleversement, qui a perdu les moeurs, qui a blesse a mort la religion, et a..... tous les horreurs de l’anarchie dan le pays que vous cherisez? Ah quittez ce faux clinquant d’une eloquence empruntée, posez votre piume audacieuse, et n allez plus rennoveller dans le sein de votre famille le regret de vous appartenir. , Je suis Genois, j’ai l’ame toute republicaine, et je sais bien distinguer la liberte de l’esdavage; votre insolent jargon ne m’eblouit point de tout, et vous ne sauriez jamais me - 143 - persuader que la liberte est lè. ou une faction d'infames regicides, des forcenés cannibaìes des feroces jacobins tient entre ses mains toutes degoutantes de sang le sceptre du plus affreux despotisme. L humanité frisonne, la patrie gemit, et se tait. Oh Gènes ! Oh ma chere Patrie ! C'est a 1 abri de tes sages loix que mon coeur gouta le doux sentiment de la paix, de la concorde et de la liberté. Que le bras de l’Eternel detourne des tes murs le mouvement convulsit de 1 irreligion et du fanatisme qui menacent le repos et la tranquillité de l'Univers. Vous, jeune homme imprudent, dont le coeur est bon, mais dont la tète est gatée, renoncez a 1 espoir trompeur de vous faire un nom par des moyens si bas, et si indignes d'un honnete homme, et retractez de bonne foi vos écrits sedicieux qui vous avilissent et vous degradent aux yeux de vos concytoyens. Un Gènois APPENDICE A - Doc. N. IV. De Lizackevicz au Minist'ere N. 93 , Gènes, le 22 Octobre - 2 Novembre 1793 En exécution de l'ordre exprés de Sa Majesté Lmpériale. qu'il a più a Votre Excelience de me trasmettre par Sa lettre du 13 IVlai passé avec un exemplaire de déclaration, remise par l’Ambassadeur de Sa Majesté lmpériale au Roi et à la République de Pologne, je n’ai rien eu de plus pressé, que de remettre, Lmmédiatement aprés sa reception, cette pièce au Gouvernement de Gènes, en l’accompagnant d'une note de ma part, dont la copie est ci-jointe. J’ai du suivre cette marche, puisque l'usage, adopté par cette République, ne permet pas à ses Sécrétaires d’Etàt de recevoir des insinuations ou Communications verbales du corps diplomatique. L election d'u nouveau Doge et 1 embarras qui est resulté du refus obstiné, dans le quel il a persiste, en ne voulant accepter cette dignité et surtout les vives instances du Ministre d'Angleterre sur des objets, dont j’ai eu l’honneur de rendre compte à Vótre Excellence, ont été tout autant d obstacles, qui ont retardé la réponse, que j’attends jusqu’à present du Gouvernement, et que le Sécrétaire d’Etàt me fait enfin espérer pour la semaine Drochaine. Je n'ai pas cru, cependant, devoir remettre mon rapport a un plus long délai, vu le temps considérable, qui s’est déjà écoulé. j'ai fait mon possible pour profiter de ce retard, en dispo-sant les esprits et je me suis occupé à détruire les mauvaises impressions, que les malveil-lants avaient taché d'insinuer avec quelque succés. Aujourd’hui je puis avoir l'honneur d’annoncer aver certitude à Vótre Excellence, que mes travaux n’ont pas été inutiles, et mème, qu’ils ont eu la plus heureuse issue. Les malintentionnés, d’apres l’insinuation insidieuse des Jacobins de Paris par l’organe de leur Ministre des Affaires Etrangères au Chargé des Affaires de Gènes, et celle de leur Agent ici à ce Gouvernement, étaient parvenu» à faire envisager à la majeure partie des Gé-nois, que l’événement de Pologne était le tableau véritable du sort que les Puissances Coali-sées préparaient à la République de Gènes; que celle-ci n'avait de vrai ami que la Convention de Paris, qui seule avait la volonté, et était en état de défendre et que si Elle ne s’alliait pas avec elle, Elle serait bientòt la proie du Roi de Sardaigne, Son ennemi naturel. i - 144 - Cette allégation, aussi fausse, que perfide, avait été mise en avant et egalement avec succés, pour faire échouer la négociation du Ministre Britannique et pour en éluder 1 effet. Elle n'avait effectivement que trop fait des prosélites, et 1’on voyait meme un grand nombre des plus sensés, qui s’étaient laissé ébranler par leurs sophismes. Mais à force de démonstra-tions et d’éxplicalions claires et convainjantes, je crois pouvoir me flatter d etTe parvenu a ramener insensiblement les esprits égarés de plusieurs membres de ce Gouvernement et du public de Gènes. Actuellement, j’ose dire, que si l’on excepte le petit nombre de ces Jacobins forcenés, dont la rage est incurable, tous les gens de bon sens, toutes les personnes de bonne foi sont persuadés de la nécessité absolue, où s’est trouvée notre Grande Souveraine, d adopter les seuls moyens, capables de garantir efficacement le repos et la tranquillité de Son vaste Empire. Ils sont aussi convaincus, que tous les malheurs présents de 1 Europe, n ont d autre source que la révolution désastreuse de la France, et que si on ne parvenait pas à étouffer ce système monstrueux et destructeur, que les brigands, s'éfforcent de propager, non seulement il ravagerait tous les Etàts, mais il opérerait encore, sans ressource, la déstruction totale du genre humain. . Re9u le 25 Novembre. NOTE - (Allegato) Le soussigne de l’ordre exprés de l'Impératrice Sa Souveraine a 1 honneur de remettre à la Serénissime République Copie de la déclaration, que lAmbassadeur de sa Majesté Im-périale en Pologne a remis au Roi et à la Republique sur 1 occupation de plusieurs Palatinats et districts de la Pologne. Il est notoire à toute l’Europe de quelle manière les soins de 1 Impératrice pour rétablir l’ordre et la tranquillité ont été accueillis et appreciés. 11 a fallu vaincre par la force des armes les auteurs de la révolution du 3 May 1791 et leurs adhèrens, pour mettre la conféderation de Targovicza en exercice de Son pouvoir et de Ses droits. Les factieux ne pouvant plus op-posér une résistance ouverte, se sont attachés à employer des machinations secrètes et des complots, dont les ressorts subtils échapent souvent à la vigilance et mème à 1 atteinte de loix. Sa Majesté lmpériale accoutumée depuis trente ans à lutter contre les agitations perpe-tuelles de la Pologne et les dissentions qui y règnent, aurait perseveré dans Ses efforts desin teréssés, et continue de laisser dans l’oubli tous les griefs à la charge de ce Royaume, et les justes prétentions aux-quelles ils lui donnent des titres, si des inconvéniens d une nature encore plus grave, ne s’étoient presentés à sa vigilance. Une sfccte impie, scélérate et sacrilège ayant renversé le plus beau tròne de 1 Europe, portant ses mains parricides sur son légitime Roi et Souverain, a plongé un Royaume nagueres si florissant dans un abyme des malheurs et des calamités. Ses entreprises audacieuses loin de se borner à causer le desastre de son propre pays, a dans un coupable délire, conju le dessein de faire adopter son abominable doctrine à tous les peuples, pour renverser tous les Gouvememens en subvertissant l'ordre et la tranquillité, qui y sont établis depuis plusieurs sièdes, et en introduisant à leur place l’impieté, la licence, l’atrocité des moeurs, le brigan-dage, le massacre et le pillage, sous las beaux noms de liberté, égalité et fratemité. Cet exemple au lieu d’étre un objet d'épouvante et d’effroi pour les factieux Polonois, leur parut un modèle à imiter. Ils travaillèrent à introdoire dans le sein de leur République, cette doctrine infernale fléau de l’humanité, et qui autorise particuliérement les supots du Gouver- - 145 — riement moderne de France dans tous les Etats, ou ils sont rejus à agir avec cette arrogance et cette férocité qui caractérisent si bien ceux qui les employent. Malgré cela, la Pologne s est remPle d<=s clubsl affiliò» à celui de Jacobins à Paris, qui destillent en secret leurs poisons, les versent dans les esprits et les y font fermenter. L etablissement d'un foyer aussi dangereux pour toutes les Puissances, dont les Etats avoisment la Republique de Pologne, a du naturellement exciter leur attention. Sa Majesté Imperiale de toutes les Russies et Sa Majesté le Roi de Pruisse, de l’aveu de Sa Majesté l'Em-pereur des Romains, n’en ont point reconnu de plus efficace pour leur sureté réciproque, que de ress la 1 ologne dans des limites plus étroites et lui donner des proportions qui con- viennent mieux a une Puissance intermédiaire. Le serenissime République est trop sage et trop eclairee pour ne pas sentir, que c’étoit la le seul moyen pour détourner les maux qui pouvaient résulter pour l’Empire de Russie, de la discorde et surtout des opinions monstrueuses et erronées, qui se sont manifestées en Pologne avec un progrés si rapide, et 1 Impératrice par la confiance sans bornes qu'Elle a dans Son amitié, ne balance pas un instant à lui faire part de cet évenement. Le soussigné remplissant avec plaisir le tache qui Lui est prescrite, ose assurer le Serénissime Gouvernement de Son respectueux hommage. Genes le 22 Aout - 2 Septembre 1793. (DE LIZACKEVICZ - Lettere inedite, n° 93 del 1793). APPENDICE A - Doc. N. V De Lizackevicz au Ministère Génes, le 24 Decembre 1793 - 4 Janvier 1794. Le chargé des Affaires franjais a eu 1 intention de donner un diner dans une auberge, pour fèter la prise de Toulon, mais les Inquisiteli» le défendirent à l’aubergiste. A’ ce sujet, il remit au Sécrétaire d'Etat la lettre ci-jointe. Le 19/30, au lieu d’un dìner, on en affrit trois: l’un-à bord du vaisseau franjais avec l’assistance du Consul, l'autre-dans la maison d'un marchand Genois, fournisseur de denrées à Nice avec l'assistance du Chargé d’Affaires • à ce diner, il fut proposé par l'un des interlocuteurs de changer la manière de gouverner Gènes et de brfller le Livre d’Or; le festin dura jusqu’à au matin, ensuite toute la compagnie accompagna le Chargé d'Affaires jusqu’à sa maison, en portant devant lui l'arbre de la liberté; et le troisième dìner fu donné hors de la ville, ou l’on discuta aussi la question de la chute du Gouvernement Genois actuel. J’envoie de mème le discours, prononcé, à ce qu’on dit, par un Général franjais, en entrant àn Toulon, et que les Jacobins distribuèrent dans la ville. 11 mérite doublement de l’estime, si, en effet, il est prononcé par un Général, cela prouve, que la France a l’intention de forcer le passage par les districts Genois et s ii est composé à Gènes comme on assure, car il est écrit en italien, il est clair, que le parti Jacobin dans le Gouvernement est incliné de permettre le passage sans resistance : dans tous les deux cas, l’Italie est exposée à un grand danger. , La faute impardonnable du Ministère Viennois est de se fier aveuglement sur la neutralité 10 - 146 - de la République Genois et de croire, qu’elle refuserà le passage. L armee de la Convention le prendra de force, alors il ne resterà au Gouvernement de Gènes qu un moyen ridicule de protester contre la force, et une excuse nulle et vaine, qu'il lui était impossible de témoigner de la résistance ; landis que l'Italie est exposée de devenir la victime de 1 insouciance de celles des Puissances, qui devraient à temps faire tout leur possible pour la défendre et la garantir des attaques. Le Chargé des Affaires franjais et ses adhérents donnent dejà 1 espérance, que l'armée, qui a pris 1 oulon, conquerra, avant la fin de Janvier, le Piémont, en y passant par un autre chemin, que par Saorjio, où l'on a perdu en vain une quantité d’hommes. C est juste le temps maintenant aux Puissances Italiennes et surtout à la Cour de Vienne de s allier et de prendre des mesures pour empècher les Franfais de conquérir le Piemont, car, quand il sera pris, toute l’italie sera saccagée et ruinée complétement, sans aucune grace. Jusqu’à présent, il n’existe aucune description précise de la prise de Toulon; il est connu seulement, que l'Amirai Hood lassembla le 17 le conseil Militaire, où il fut décidé, en cas d’attaque générale du coté des Franfais, de quitter la ville, en faisant sauter tous les forts, le moulin de pouder à canons à Toulon et de brùier l'Arsenal et 1 Escadre. Quelques-uns assurent, que tout celà est accompli, et d autres confirment, que tous les matériaux sont exportés de l’Arsenal par les Escadres Coalisées, et les vaisseaux seuls sont brulés, dont 5 vaisseaux de ligne, deux frégates et trois petits bàtiments sont sauves par les Franfais. Aprés celà 1 Escadre Espagnole se rendit a Mahon; celle de Naples-vers ses Ports, mais elle fut forcée d'entrer en passant au Golfe de Specia à cause d un vent défavo-rable ; trois bàtiments fran^ais: «Commerce de Marseille » à 120 canons, «Le Pompée » à 80 canons et « Le Puissant » à 74 canons avec 2 frégates et quelques petits bàtiments au pavillon blanc Royal, sous le commandement du Contre Amiral Trogolva, sont envoyes a Livourne, et l’Escadre Anglaise se trouva encore prés des iles d Hyères, Votre Excellence peut voir les causes, qui ont forcé les Alliée de quitter Toulon, dans la liste ci-jointe, qui ma ete envoyee de Livourne par le Ministre Anglais Drake. Le Chargé d’Affaires franjais a déjà engagé un grand nombre d artisans, de charpentiers et de calfats pour Toulon, en leur offrant è chacun 5 livres par jour, avec la condition, qu ils ne seront pas forcés de travailler les jours de fète. L’export de Gènes à Nice du froment et des denrées continue chaque jour et presque chaque heure. Deux galères Gènoises y escortèrent jusqu'à 28 navires avec cette marchandise; i’une entra à Villefranche, l’autre à Monaco. Dans tous les deux endroiits, elles furent re{ues avec honneur. Les Capitaines des galères, en signe de remerciement, levèrent le pavillon tricolore et se fraternisèrent avec leis Franjais. Le Gouvernement ne leur fit à cause de celà aucune réprimande et ne punit point ceux, qui osèrent, pendant le festin du Charge d Affaires franjais faire la proposition violente et porter l’arbre de liberté par les rues avec des torches. Une telle connivence de la part du Gouvernement encouragera d’autant plus les mutins d'entreprendre des soyens pernicieux contro leur Gouvernement. 11 me parait, que ce n est plus le temps au Gouvernement de penser à la sévérité, pour éviter une prompte perdition, et il ne lui reste, à mon opinion, d'autre moyen de se délivrer du malheur, que de soudoyer et de gagner à son cóté la populace, surtout les Charbonniers, les communautés d’ovriers du Port Libre et les boutiquiers; car chaque punition sevère et publique peut provoquer au temps actuel une révolte et une émeute et approcher la chute de ce Gouvernement. Re9u le 24 Janvier 1794. (DE LIZACKEVICZ: Lettere inedite, n» 113 del 1793), — 147 - APPENDICE A - Doc. N. VI De Lizackevicz au Ministère N. 2. Genes, le 7-18 Janvier 1794. L indignation et 1'envie des marchands de ces lieux cnnir,. I ■ i i i • i r contre Livourne sont sans limites Les Jacobins boute-feu ne se lassent pas de les exciter „ • Si r • exciter, ce qui a provoque leur intention de faire une souscript.on pour assembler 20000 villageois les armer m 1 •> i • . 8 ol1, les a™er et les envoyer en trouDDes . L.vou.ne, ,« lilk, k Po„ r**. u,,r d“- " — c"“ »“■>'>“ * » <•- -h. p«J JL* de monae ae prendre part à la souscription. Le Gouvernement, ne ,.ch,n< pl,, de ,„ell, ptocu„, j. r pour grandes depen,.,. »(i~ d, donne, è 1. „en,„li,é „„ éul d'e.Ume. ev.il à pl„«,„ «p„,e, „ PeLÌI Conseil de d incompatibile col professato sistema di neutralità sarebbe altresì sommam.te pericoloso or, che Nizza è in mano de Francesi e così esposto lo Stato della Rep.ca ad essere invaso da quella parte. Rispose tosto 1 Inglese à quest ultimo riflesso, che lo Stato della Rep.ca sarebbe difeso dalle Truppe del Rè di Sardegna, ne ponto nominò le Austriache e disse che ciò sarebbe stato tanto più facile, quanto che meno praticabili, e commode sono le Strade, che dal confine di Nizza mettono al Genovesato. Qui non ommise L Ecc.mo Pallavicini di replicare, che le dette Truppe però non erano state sinora in grado di ricuperare la detta Città di Nizza. Sul proposito della presagita rivoluzione in questa Capitale per opera de Giacobini, non lascio di rispondere sud.o Ecc.mo ridursi a scarso numero, e non maggiore certam.te di 200 11 Francesi, che in oggi vi esistono buonaparte de quali sono Ecclesiastici, essere li medesimi giornalmente osservati dalla pubblica Inspezione, dà cui vengono espulsi tutti coloro, che ne porgono un giusto motivo. E finalm.te non sussistere la malcontentezza della così chiamata povera nobiltà, la quale ben conosce, che la sua indigenza non procede dalla constituzione del Governo, e che dallo stesso non aspetta ne domanda il riparo. Il Ministro Inglese ritornò alla determinazione deH’Ammiraglio Hood di qui spedire li 12 vascelli per appoggiare 1 instanza di esso Ministro. Replicò, che dalla determinaz.e della Rep.ca dipendeva la di lei felicità, poiché tutto avrebbe ottenuto prestandosi alla suddivisata richiesta e tutto le mancherebbe, se vi si ricusasse. E si espresse nuovamente che Egli doveva demandare di esiggere tale condescendenza per tutte le vie, che non fussero ostili, sebbene potessero risultare incommode. L Ecc.mo Pallavicini si restrinse à rispondere, che ne mesi scorsi erano approdati in questo Porto alcuni Legni da guerra Spagnuoli, e da pochi giorni vengono di partirne altri di S. M. Britannica che come a questi, e quelli il Governo Ser.mo ha usato de dovuti riguardi, e ne sono rimasti contenti, così della stessa maniera si praticherebbe con tutti quelli altri, che vi sopravenissero nel numero permesso dalle Leggi. Il Sig.r Drake concluse per-ultimo, che li Sig.ri Genovesi non dovevano più contare sopra i loro Capitali di Francia perchè assolutamente perduti continuando l’attuale sistema, e sicuri - 151 - Per °’ 9uando ritorni la Monarchia e ai spiego che in questo particolare andava li scrivere al Reggente di Francia per impetrare sin d’ora una dichiarazione per mezzo di cui la Nazione Genovese sarà riguardata, e trattata, come la più favorita. Qualche cosa di più avrebbe aggionto l’Ecc.mo Pallavicini à quanto si è studiato di contrapporre in aria di semplice privato discorso alle apperture fattegli dal Ministro Inglese, se 1 avvicinarsi della notte non avesse imposto fine al congresso, che non è durato meno d'un ora e mezza. (Collez. Mss. fi. U. G., voi. V, cc. 120-124). APPENDICE a - Doc. N. Vili MEMORIA Consegnata dal Ministro Plenipotenziario Drake all*Ecc.mo Gio. Carlo Pallavicini Per dimostrare l’impossibilità d’un Invasione de Francesi nelli Stati della Ser.ma Rep.ca 9 8bre 1793. Presentata li 10 d.o all’Ecc.mo Gio. Carlo Pallavicino come da Relaz.e dello stesso fatta d.o giorno 10. Projet pour la defence de la Republique de Gènes contre un’invasion des Franjois. Octobre 9. 1793. Memoire pour demontrer l'impossibilité d’une invasion des Franfois dans la Republique de Gènes. La situation locale de la Republique de Gènes relativem.te à celle ou sont les Armées Fran$oises nous prouvera faciiem.te, que les Francois ne peuvent y venir.... que par mer... ou par le Piémont ou le Milanois.... ou par le Comité de Nice, qu la Riviere du Ponant... le présent memoire sera donc divise en trois parties. Premiere question. Les Francois peuvent ils y venir par mer? Reponje Cette question est faciiem.te resolue, les Francois depuis la prise de Toulon peuvent ètre considérés comme n’ayant aucunnes forces navales dans la Mediterranée. La Mediterranée est gamie d’une assez grand quantité de Vaisseaux appartenans aux puissances coalizeés, et qui font la guerre à la France pour empecher a jamais qui aucun des Batimens Francois puissent venir de l’Océan, nulle crainte consequement, et impossibilité aux Francois de faire un debar-quement. - 152 - 2me. Question. Les Francois peuvent ils penetrer dans les Etats de la Republique par le Piemont, ou le Milanois? Reponse. Les Armées Franjoises sont tenues en échee du cète du Piemont de maniere a ne leUr permettre aucun succes d’ailleurs les neiges vont bientót couvrir les montagnes, et seront d®9 obstacles insurmontables. Le Roi de Sardaigne n'a cet egard aucune inquietude, et s ne vouloit pas conserver les postes esentiels qui sont entre Nice et les montagnes, ou, s n avoit ie projet d agir avec les forces combinées sur Nice, nul doute qu il ne donnat #es ordres pour faire rétrogadér ses troupes, et les faire hyverner dans des meilleurs pays. A plus forte raison les Francois ne pourront ils pas venir dans les Etats de la Republique par le Milanois puisqu'il faut traverser le Piemont. Nous avvions pu nous dispenser de traiter ces deux questions nous n en avons dit quelquc6 mots que pour ne rien laisser a desirer sur la teneur dù present memoire. Passons maintenant a la troisieme question, qui devient plus importante, qui la seule merite quelques réflexions, encore trouvera t’on apres l’avoir bien discutée, que le reeult3* est absolument le mème, et quii est de toute impossibilité aux Franjois d avoir seulement l'idee de tenter cette invasion. Troisieme question Les Francois peuvent ils venir dans les etats de la Republique de Gènes par le Comité de Nice, et par la Riviere? Reponse Les Francois ont deux routes pour communiquer de Nice, et du point ou sont leurs armees____ l une partant de Nice vient à la Turbie, traverse le Principauté de Monaco passe au dessus de Monaco à Menton et a Vintimille qui est la premiere Ville des Etats de Gènes. La seconde partant de Nice, ou des points ou sont leurs forces suit la grande route de Nice a Turin, jusques a Sospello, a Sospello il y a une embarchement ou petite route qui sur la droite de Sospello, qui passe à Castillon poste dit on renforcé par les Francis, et aboutit à Menton point de jonction de ces deux cnemins. Quoique il nous fut possible de demontrer que les Francois entendroient bien mal leurs intérèts, de degarnir leurs forces du cote de Nice, de Sospello, de les Carenne et de Monaco ecc. pour les porter dans la riviere de Gènes nous supposerons cependant qu'ils veulent tenter d’y aller, et nous supposerons encore que n'ayant trouvé aucun obstacle jusques a Menton mème en venant par la còte de Sospello ils continuent leurs projets. Les voila donc a Menton voyons a present avec attention, et detaii ce qu'ils ont a faire pour parvenir à l’exécution de leur pian. A cet effet désignons les distances de chaque partie de route l’espece ou la qualité des chemins a parcourir, les obstacles du locai à franchir, et nous parlerons ensuite des moyen8 de défense qu'aura la Republique pour s'opposer a ce passage. Nous esperons pouvoir demontrer avec facilité, qu’avec peu de troupes, qu'avec des moyens d'une fatile execution enfin qu avec des travaux peu importans, on empechera avec certitude toute espece d’invasion. - 153 - Premiere sousdivision. Lieux a passer, leur distance, qualité des routes, et difficultés locales. De Menton a Vintimille la longueur est de 4 mille toises la premiere longueur qui part de Menton, jusques au torrent qui forme la separation de la principauté de Monaco avec la Republique de Gènes Mr. Martin de Menton, cette premiere longueur disons nous est bonne, on peut meme y passer en voiture mais a commencer du dit torrent jusques a Vintimille le chemin est generalement tres mauvais notament prés des moulins. Cette partie de route est tres etroite dans plusieurs longueurs, elle est presque toujours dominee il y a quelques murs de soutenement au chemin, on rencontre dans une ance un pont, qui s appelle pont de la Charboniere autant que notre memoire peut nous servir, nous devons designer ce passage, et ce pont, attendu son utilité et dont nous parlerons dans le seconde sousdivision. Le passage de Vintimille est tres mauvais aprés ce pays l’on trouve un pont assez grand compose de plusieurs arches et jetté sur une Riviere considerable, puisqu’elle recoit les eaux qui viennent au dessus de Sospello, ainsi que celles de la Vallèe de Lagendola, et de Breglio. Cette Riviere s’appelle la Roia, et plus voulgairem.te Riviere de Vintimille. De Vintimille a la Bordeguiere l'on compte 3 mille toises de distance, cette longueur est bonne, et ne present autre difficulté que celle de l’arrivée de la Bordeguiere, qui depuis le vallon de Vallcrose est mauvaise; Le passage de la Riviere de la Nervia, qui est dans cette partie arrete aussi les voiageurs quand les pluies sont abondantes. La sortie de la Bordeguiere est mauvaise jusques a St. Remo distance de 3 mille toises elle est tres difficulteuse par la raison qu elle est souvent établie sur des rochers, que l’on y rencontre des montées dominee souvent c'est aux depends de la montagne qu’on a etabli la largeur du chemin. Dans d’autres parties, ce sont des ouvrages d’art appellés arcs couches, qui soutiennent la voie publique, et sans les quels tout passage seroit intercepté. De Saint Remo au Port Morice la distance est de 12 mille toises, ’a route est generalem.te mauvaise presque continuellement dominee. L’on est obligé de passer plusieurs rivières, ou torrens la plupart sans pont, et dans une partie sur tout a examiner avec attention le chemin est place sur un terrein de nature, vu sa légérté a s’ecrouler étant entierem.te sans consistance aucune. Nous parlerons dans le seconde partie de l’evenement facheux arrivé a la Cavalerie Espagnole, lors des guerres de 1744 en ce meme endroit. Le Port Morice est dans la position la plus avalntageuse, et peut aisement se defendre. Du Port Morice a Oneille il n y a que septcent cinquante toises faciles a parcourir, on recontre dans cette longueur une Riviere au torrent que l’on peut meme traverser aisement en tems pluvieux en se portant sur les bords de la mer sans faire un détour trop considerable. Oneille appartient au Roi de Sardaigne, cette position est essentielle sous tous les rapports, nous en parlerons dans le secondieme partie. Suivons l’itineraire de cette route. D’Oneille on va à Diano, on mont la montagne du Cap Verde, l’on passe dans des bois de pin, ou le chemin n’est point trace, et ou toute est route est route, l’on descende ensuite a Diano par un chemin moins difficile, que la montée du Cap Verde mais presque toujours pavee, et consequemment fort penible. Cette distance est de six mille toises. De Diano a Alacio l’on compte 7500 toises, des montees, des descentes affreuses, des Ri-vieres à passer presque tuoutes sans ponte, la route principalem.te celle voisine du Cap Melle est des plus mauvaises, et dans la longueur comprise entre Languilla, et Allaccio, l'on y rencontre des sables qu ii faut necessairement. passer puisque le chemin est sur le bord de la mer domine consequemment soit a droit soit a gauche par la montagne, qui la borde. — 154 - D Allacio on va a Albenga l’on compt 3750 toises, prés d’Albenga est un pont sur une Riviere assez forte, ce pont est absolument necessaire, et interceteroit dans 1 hiver toute communication s’il étoit demoli. Enfin d Albenga a la Pria 3 mille toises de chemin facile à percourir c est dans cette distance que se trouve Lovano ou pourroient arriver les Troupes du Milanois si le projet étotit d en envoier dans la Riviere pour s’opposer au passage des Frangois. De Final a Savonne la longeur est de 15 mille toises on quitte le bord de la mer pour suivre les terres dans une tres grande partie sans cependant s’en ecarter beaucoup il y a des montées des descentes rapides, des torrens, et vallons à traverser et tres peu de ponts. De Savonne a Va raggio, et de Varaggio à Voltri la distance est de 20 mille toises, mèmes observations, que dans la partie precedente de Voltri a Gènes dix mille toises chemin facile, et sans obstacles. Tel est le detail locai de la totalité de cette route qui est de 30 lieves cinq sixiemes ou de 92 mille deux cent cinquante toises, a ce non compris la longueur de Menton a Nice qui est de 12 a 15 mille toises. Secondieme Sousdivision Quels sont les moyens de defence qu'aura la Republique de Gènes pour s’opposer ià l’entrée des Frangois dans ses Etats? Reponse La description que nous venons de faire du chemin depuis Menton jusqu’a Gènes dan6 la premiere sous division de cet partie du present memoire nous donnera tous les moyens necessaires pour prouver que l'invasion des Francois est absolument impossible il ne s’agit que de rapporter le locai dejà détaillé et quelques observations que nous y joindrons en seront la demonstration. Nous avons supposé que le Francis pouvoient arriver a Menton sans nous arrèter a la consideration que leur propre interrèt est de ne pas degarnir les postes de Monaco, ceux de Montalban, de la Turbie, de Nice ecc. Nous supposerons encore, ainsi que nous l’avons dejà dit, qu’iis forment le témeraire projet de venir dans !a Riviere de Gènes a peine ont ils passe les limites de la Principaute de Monaco avec celles de Vintimille, qu'ils trouveront des obstacles. 11 y a dans le contours du Pont de la Charboniere un prémier moyen de les arrèter en detruisant le Pont. Ce Pont il est vrai n’est pas d’une grand largeur, mais il est dominé ainsi qua le chemin, qui le précede avec un tres petite poste, l’on conserverà aisement ce passage, on empecherà que les Francois ne recostruisent le mème pont avec des bois, et consequemment les voila deja arrètes. La partie suivant ou se trouvent des moulins est egalement facile a defendre ainsi qu’un point qu’on appelle porta della attacca. Dans la supposition que les Francois franchissent ces deux premieres difficultes, difficul-tes qui demanderont du tems le Pont de Vintimille sur la Riviere de la Roia est encore un nouvel obstacle pour eux. Ce pont composé de plusieurs arches peut ètre demoli en partie, la demolition de deux arches suffira pour intercepter la rout, et arrèter la marche des Francois. D’ailleurs Vintimille est susceptible d’ètre fortifié non pas par de grands ouvrage inutiles au moment, et couteux mais de simples travaux legers, bien diriges de peu d’importance, et d’un succes certain. - 155 - upposons toujours de retraites forcées, et voyons quels sont les ncmveaux obstacles..... on n en trouvera pas de bien grands du pont de Vintimille a la Bordguiere puisqu'a l'excep-tion de 1 arrivee de la Bordguiere la route est facile, mais le sera apres la Bordguiere qu'il leur sera impossible d'aller outre. Le plus leger corps de troupes piace a S.t Remo suffira pour empec er une armée nombreuse d’aller en avant avec d'autant plus de facilité que le cnemin est constamment sinueux, posé sur des rochers, et toujours dominé il y a plus : nombre de murs de soutennement a la route peuvent étre detruits ils intercepteront toute communi-cation une pluie suffira pour la rendre a jamais impraticable a moins dune reconstruction. Memes difficultes de S.t Remo au Port Morice, mémes moyens consequement a employer pour sopposer au passage des Francis cette partie offre de plus des moyens de defense ’ ^ S par 1 esperience, ces moyens natnrels sans depense se trouvent dans ces passages de chemin ou les terres sans consistahce sont si legères, que la moindre pluire les emporte c est la que lors des guerres le 1744 (Nous l’avons appris par les gens du pays encore vivans) la Cavalerie Espagnole forcée d’y passer pour se rendre a un point ordonne les mulets qui conduisoient les equipages du General tomberent dans la mer, que plusieurs chevaux y tomberent aussi, et que les Cavaliers eurent l'ordre de conduire leurs chevaux par la bnge sans les monter. A cette Epoque les Espagnols n'avoient a vaincre que les difficultes locales, on avoit mème facilité leur passage par de petit travaux faits sur cette route, d apres cela de quelle temerité n'accuseroit-on-pas les Francis s'ils avoient celle de vouloir passer par ces endroits scabreux dangereux, et susceptibles de defense puisque le Port Morice peut aisement se fortifier. Du port Morice a Oneille la route est facile. Nous voila a Oneille Pays dans la Riviere de Gènes dependant du Roi de Sardaigne, ce lieu deja connu par la conduite de ses habitans braves, et courageux, qui ont donne dan cette guerre des preuves de leur zèle, et de leur attachement a leur Souverain ils s’opposeront avec la mème ardeur au passage des Francis. Ce Pays essentiel ne sera pas abbandonne a ses propres forces elles seront secondees par celles du Roi de Sardaigne et par les forces des puissances coalisees nul doute qu’il n'y soit établi a poste fixe une certain quantité d'hommes qui réunis aux habitans s opposeront a toute invasion et repousseront les Francois témeraires par cette opération Le Roi de Sardaigne conjointement avec les Puissances ses amies protegent la Republique de Gènes puisqu leurs intérèts sont communs par la localité. Pour prevenir avec encore plus de surreté a la dafense proposée la Republique de Oénes pouroit elablir un corps de Troupes prés de Luvano point de réunion de la route directe du Milanois dans la Riviere, Le Milanois lui mème intéressé a garder ce défilé envouroit a Lovano mème un Corps d'Autrichiens. La seule certitude d'une force dans cette partie décideroit infal-liblem.t les Francois a ne pas tenter l’exécution de leurs projets et cette force imposante auroit encore l'avantage de rassurer l’inquietude des Genois; reprenons nos difficultes locales. Lovano est a environ 18 mille toises d’Oneille ce ne sont que des montées, de dèscentes, des bois à passer ou l’on feroit tomber avec facilité les Francois dans des embuscades sures puisqu il leur est impossible de passer ailleurs. Pres d’Albenga situé entre Oneille, et Louvano se trouve un pont tres utile a la route, le quel Pont détruit priveroit les Francois de toute issue, exposeroit leurs troupes a ètre prises par celle qui seroient a Oneille si l’on vouloit les laisser traverser Oneille pour les mettre entre deux feux, Oneille, et Louvano: les eaux qui passent sous ce pont sont fournies par la Riviere de la Neva, et celle de l’Arosia qui se reunissent a un mille environ au dessus d’Albenga. Les difficultes locales depuis Albenga a la Pria, a Final, a Savonne, et a Voltri sont — 156 — toujours de mème nature, et entiérément semblables. Mèmes defiles, mémes routes étroites, mémes precipices ravins, torrens, Rivieres sans ponts des paves tres mauvais dans des montées, et de déscentes rudes enfin des passages tres dangereux que l'on ne peut eviter et qui sont constamment dominés. Resumé Daprés les dètails particuliers, qui ne sont que la figure des lieux qu il est de toute impos-sibilité d eviter, étant prouvé que les Frangois ne peuvent ifaire aucun debarque.mt sur la Cote, vu 1 inconvenient bien démontré ou se trouveroient les Francois, si ensoumes dans la riviere leur retraite etoit coupee, et leurs vivres interceptés ainsi que leurs fournitures, vu enfin 1 impossibilité de faire passer par voie de terre attendu la difficulté des routes, des pieces d artillerie consequentes, et la possibilité au contraire, qu'ont la Republique dé Gènes et les Puisances coalisées de fortifier tels ponts de la Riviere qu’il jugeront les plus susceptibles.de défense, moyens, qu’elles se procureront par voie de mer. 11 nous paroit, que les Francois ne tenteront jamais une invasion dans la Riviere de Gènes, qui seroit sans nul doute le Tom-beau de leur Armée, quelque forte qu’elle fut; telle est notre -maniere de voir et nous croyons pouvoir repondre, que toute homme de metier qui aura parcouru ce locai sera entiérem.t de notre avis et consequemment rassuré. Apres avoir clairem.t demontré combien il est impossible que les Frangois entrent dans la Riviere, nous creyons cependant convenable, ainsi, que nous l’avons observé, que la Republique de Gènes dans l’hippothese, qu’elle se reunira avec les puissances coalisées doit prendre les arrangemens avec elles pour piacer des corps de troupes aux lieux deja designes, notam-ment à Vintimille. La positicn de ces pays, et l'inspection qui en sera faite détermineront les veritables em-placemens ou l’on doit poster quelques pieces d’artillerie nous appuyons principalement sur Vintimille, comme étant le prémier pays susceptible d’ètre attaqué nous pensons que cette precaution est sage pour eviter par la ces mouvemens de crainte, qui dans les commencement des affaires peuvent devenir consequentes a raison de l'opinion publique. Nous vous permettrons enfin une derniere observation qui quoique étrangere au but pro-posé du memoire ci dessus est cependant a considerer par la Republique. Si la Republique craint l'invasion des Francois dans ses Etats n-a-t elle pas a craindre avec bien plus de raison l'entrer dans ces mèmes etats des Troupes piemontoises, et Milanoises les quelles venant d'Oneille, et de Louvano peuvent sans autant d’obstacles a vaincre y prendre pied pervenues dans ces deux pays toutes les difficultes depuis Nice jusqu a ce deux points n'en sont point pour elles. Ces mémes puissances alliées avec les Anglois, et les Espagnoles ne seront elles pas protegées par des forces navales, qui secondant leurs operations de terre et faisant mème et elles mémes de debarquemens s’empaieront avec facilité de nombre de points importants cette observation juste nous fait penser que ce ne doit pas ètre 1 invasion des Francois dans les etats de Gènes, invasion chimériq.e et hors de tout bon sens, mais bien, les tenlatives des alliés sur ces mémes pays, que la Republique doit apprichender. Ce 9 8bre 1793. Il est encore a observer, que dans le cas d une réunion de la Republique de Gènes avec les Francois et mème dans la supposition que les Francois fussent appéllée à Gènes pour defendre les Etats de la Republique, dans peu de tems les Gènois prives de toute commerce, de tous moyens, puisqu’ils seroient en entier interceptes, soit par mer soit par terre, et que les pays n’est pas susceptible d’en fornir les Gènois disons nous ainsi que tous les individue qui - 157 - seroient renfermes dans les Etats de la Republique seroient livres a des maux affreux et au plus terrible desespoir. (Collez. Mss. B. U. G„ voi. VII, cc. 35-42). APPENDICE A - Doc. N. IX. De Lizackevicz au Ministère N. 94 Génes, le 22 Octobre - 2 Novembre 1793. Les Contre-Amiraux Geli et Moreno remirent jusqu'à l’arrivée des vaisseaux, munis de bombes et de canons, la présentation de leur dernière déclaration avec le terme fixé de 48 iieures, et le memoire, qu'ils avaient présente Vendredi passe, contenait l'exigence de remettre le froment, acheté en ces lieux pour la France, de mème que les vivres, et la défense d’ex-porter dorénavant ces marchandises d’ici aux ports frangais. Le Gouvernement répondit à ce memoire, que 1 Arrnral Espagnol, se mettant d'accord avec les fermiers en ce qui concerne le prix, peut avoir le froment. Quant à la défense d’exporter les vivres au compte des Fran-jais, c'est impossible d’accomplir, car ce Port est libre, mais les Puissances Coalisées, ayant à Toulon des forces navales considérables, peuvent fermer tous les ports ennemis et saisir tous les navires Gènois et des autres Puissances Neutres en route pour les ports frangais avec ces marchandise prohibées. Le soi-disant Chargé des Affaires frangais, Tilly, à l’aide d’un noble d'ici-bas-Jean Charles Serre et des adhérents parmi les nobles et les bourgeois, ne méprisent aucun moyen de gagner des complices, soit en les soudoyant, soit en employant des pièges. Leurs desseins astucieux avaient pour but de troubler la Ville. Ils soudoyèrent à l’aide de l'argent franjais le chef de la populace de la partie de la Ville, nommée Portorio, ce chef s’engagea à soulever le peuple, sitòt que les magasins de la maison St.-Georges au Port libre seront enflammés. Ils préfererent cette partie de la Ville aux autres quartiers, parce qu’en 1746 les citoyens de la partie susdite se révoltèrent et firent sortir de Gènes la garnison Autrichienne. L’un des complices de ce terrible complot, s’étant répenti, dénonca aux Inquisiteurs d’Etat ces mauvais desseins, mais la faiblesse et la poltronnerie du Gouvernement surpassent toute com-préhension humaine. Jusqu'à present aucun de ces scelerats n’est, ni puni, ni mis en prison. Cette indulgence poussera les malveillants de tenter encore plus à renouveller leur entre-prise inhumaine. Toutefois, appréhendant pour sa part la perdition imminente à cause des desseins perfides des Jacobins indigènes et étrangers, le Gouvernement promulgua un édit, ordonnant de renvoyer tous les étrangers sans exception, remettant aux Collèges le pouvoir d’accorder, selon leurs gré, la permission de rester dans la Ville et-ses environs à ceux qu’ils voudront laisser. Le Gouvernement espère vider la Ville et ses districts de ces scelerats impies; neammoins, la semence qu’ils ont seme dans les àmes des indigènes, y resterà. Le Ministre Anglais, pour tirer d’erreur le public et le faire prendre le paTti des Puissances Coalisées, composa une liste, ci-incluse, imprimée sa Alexandrie en italien, la distribua sécretement dans la Ville et ses faubourgs. Cette lettre produisit en effet une bonne sensation. Avant-hier, un major habil et sur du régiment 'Suisse fut envoyé à Vingtimille avec quelques soldats, munis de quatre milies fusils, pour armer les villageois des confins. — 158 - Jusqu à présent, 1 armée franjaise n’a fait aucune attaque hostile des terres de la République. Les habitants de la Principauté de Monaco et du Comté de Nice déclaxèrent aux Com-missaires, que s ils commencent la guerre avec la République de Gènes, non seulement eux-mémes, mais aussi 1 armée mourront de faim. Cette declaration retint les Commissaires d’entrer en état de guerre. Le Vice-Amiral Gosby. ayant refu la nouvelle du Ministre Anglais à Turin, que le Corps Autrichien de 5 millcs hommes retardera son arrivée à Loano, se rendit au Golfe de Spezia, en laissant au Golfe de Vado une fregatte pour lui faire parvenir l'information de la mise en marche de ce Corps. La suspension arriva à cause des dissensions avec le Gouvernement de Milan en ce qui concerne les appointements et les provisions, ce qui était la faute du Ministre Anglais à Turin, qui au lieu d un officier envoya à Milan un aubergiste, avec lequel le Gouvernement de Milan et le Général Comte Stein réfusèrent d’entrer en voie de négociations. Paoli envoya un extraordinaire au Ministre Anglais avec la proposition de céder à l’Angle-terre 2 ports, ceux qu’elle choisira elle mème, avec la condition, que le Roi d'Angleterre le protégea de la Convention et de ceux qui prennent la part du Roi en Corse. Mr. Drake envoya ce courrier à la Cour avec la mème proposition. Regu, le 25 Novembre 1793. (DE LIZACKEVICZ: Lettele inedite, n° 94, del 1793). APPENDICE A - Doc. N. X. Lettera del Ministro Celesia in Madrid N. 514. Ser.mi Sig.ri Mi dò la premura di estendere prima del consueto giorno di posta la Relazione di due Confeìenze, che ho avuto Giovedì scorso con questo Regio Ministro Sig.r Duca dell’Alcudia, per rassegnarla a VV. SS. Ser.>me ben assistito dalla fresca memoria. Entrato secondo il solito all udienza non tardai di manifestare al sudetto la dolorosa mia sorpresa circa le notizie qui divolgatesi dopo l'arrivo di coteste lettere de 7 andante concernenti le straordinarie operazioni costi fatte dalla Squadra condutavi dall’Ammiraglio Geli e li consecutivi Uffizij passati al Ser.mo Governo dagli Agenti Britannici, e Spagnuoli ; Dichiarai non ne avevo alcun cenno da VV. SS. Ser.me, anzi trovarmi privo di veneratissimi loro Dispacci forse appunto per causa dell occorrente peripezia, non potendo però dubitare generalmente dei fatti riferiti dalla publica voce, nasceva in me giustissima sollecitudine d’indagarne le circostanze, li motivi, lo scopo, e sopra tutto la mente del Ministero di S. M. C. in così strano proposito. Con volto sereno mi risponde il Sig. Duca, che nepur egli aveva compita cognizione dell'accaduto anzi nessuna relazione d’ufficio intemo a ciò da cotesti Sig.ri Inviato di Spagna, e Brigadiere Moreno, che la spedizione fu divisata dall’Ammiraglio Inglese Lord Hood in seguito dell'occorso a Cap.n Colomé, che al suddetto appartenevano li modi, e termini usati nell’ese- - 159 - guirla, c circa questi può il Ministero di S. M. C. pensar differentemente ma che in forza della convenzione de 25 maggio p. p. aveva dovuto dar mano a quelle misure che l’alleato giudicava espedienti per la causa comune. Avermi più volte avvertito che lo studio parziale del Genovesi nei maneggiare approvisionamenti di vettovaglie per la Francia riusciva odioso, e pregiudiziale agl interessati nella d.a causa. Essersi quindi rimarcata tale arroganza ed ostentazione di autonta per parte degli Agenti Giacobini in Genova, che à principio di 7mbre si dubito se cotesto Stato dovesse riguardarsi come neutrale, ed il suo Governo come indipendente. Fu anzi appreso da molti, che soffrisse interna violenza. Prosegui dicendo che risoluta da Lord Hood la mentovata spedizione, Egli Sig.r Duca, profittò dell'andata a Genova di un Comandante della Divisione Spagnuola per commettere al Tenente Generale Langara d'incom-benzarlo delle riclamazioni, che meglio avessero luogo in punto a provvista di grani. Sembra-vale giusto, che la Spagna avesse la sua vicenda nell avantaggiarsi degli approviggionamenti costi maneggiati per commodo de suoi nemici. Per ultimo mi disse che ragioneressimo con mi-glior fondam.to sulle attuali occorrenze tra la Spagna e la mia Rep.ca tosto che ne verranno i necessari raguagli d Ufficio. Sggioiìse quindi con abbondanza di espressioni, che sperava che gli affari costì pendenti nel momento prenderanno tal piega, che allontanerà ogni amarezza anzi stabilirà reciproco concerto. Cominciai le mie repliche concedendo, che S. E. mancante come asseriva di completi raguagli d Uffizio ed io privo di notizie, non che d istruzioni sulle recenti emergenze non potevamo discorrerne, che vagamente. Molto però m occorreva rilevare circa le supposizioni premesse per colorire 1 aperta violenza, che udivo usata dalla Squadra combinata sotto gli ordini dell’Ami-raglio Geli, e circa li gravissimi pericoli verso li quali apprendevo spinta la Ser. ma Rep.ca, con abuso di forza, ed improvidam.te à mio credere sembravami che tali mezzi siano lesivi del Principato quale tanto importa in questi tempi di rispettar religiosam.te, e della già applaudita neutralità. Essere stata questa un anno fa circa il riparo preservativo del Piemonte, e della Lombardia Austriaca: non veder io, come Genova possa in altro modo esser utile alla Lega Anglospana ma che se le Potenze coalizzate vogliono ad ogni modo averla socia invece d'amica devono considerarla florida, valente per la libera cospirazione degli animi verso un lodevole intento, e non devastata nel suo territorio dall'Esercito Francese che da Mentone può invadere con somma facilità la Riviera di Ponente, non sempre più esausta, rispetto alli suoi Cittadini Capitalisti non augustiata da maggiore contrarietà nel Commercio, e (nell'industria de suoi Popoli. Attendevo circa d.e ponderazioni quei maggiori lumi, che la sapienza di VV. SS. Ser.me fosse per somministrarmi che intanto riputavo di mio ufficio il confutare gli allegati pretesti, siccome d interpellare S. E. circa quanto dovevo scrivere rispetto alle mire, intenzioni, ed animo di questa Corte verso della Ser.ma Rep.ca. M'interruppe, dicendo che tolti gli abusi non metterebbe ostacolo alla profession neutrale della medesima ne punto declinerebbe dall'antica amicizia che anzi desiderava stringere maggiormente. Replicai tosto, che l’attuale Governo Francese riguarderà, probabilmente la neutralità della Repubblica come distrutta non meno dalie violente operazioni della Squadra sotto gli ordini dell'Ammiraglio Geli, che dalle inusitate restrizioni, che volessero imponersi all'esercizio della neutralità medesima in avvenire. Divagò il discorso da quest argomento il Sig. Duca col plausibile motivo di doversi prima conoscer meglio ciò che risulterà dalle pratiche pendenti in Genova, l’ora inoltrata non mi permetteva più di trattar dell’obietto del commercio Frumentario ed altri addotti come sopra sembravami conveniente lo spingere più avanti le ricerche esplorative degl’intenzioni di questo gabinetto rispetto alla Ser.ma Republica onde pregai detto Sig. Duca d’assegnarmi una speciale conferenza al che subito condiscese appontandola per le 7 ore della stessa sera ; - 1Ò0 - Essendomici reso pontualmente principiai dal communicare la nomina da VV. SS. Ser.me fatta del M.to M.co Cristoffaro Spinola in qualità di loro Ministro Plenipotenziario ed Inviato Straordinario presso ìa Corte Britannica. Il Sig.r Duca lodò la nomina ed il soggetto indicando, che glien'era stato scritto vantaggiosamente. Passai và ragguagliarlo del Decreto di VV. SS. Ser.me reso circa il trasporto delle vettovaglie à coteste Riviere, ed à confutare il senso assordo so non anche maligno, in che era stato rappresentato da alcuni. Mi disse, che lo aveva preso nel retto, che venivo di esponerlo, ed infatti così lo leggo enunziato nella Gazetta di venerdì scorso il di cui articolo trasmetto. Profittai dell’occasione per rilevar quanto gli appassionati, o malevoli contorcono ed esagerano li fatti, e venni al meno inteso argomento del commercio frumentario. Supplico VV. SS. Ser.me di persuadersi, che non ommisi spiegazione veruna confacente à dileguare l’obbietto. Circa l’affare Colomè dissi che non ne aveva altra cognizione, che la raccolta da questi novellisti, da’ quali però non avevo inteso che cotesti Agenti d’Inghilterra, e di Spagna abbiano nel tempo interposti Ofifizij di prottezione, che anzi il solo di M. Drake andato in giro concerneva il ricapito delle lettere và lui dirette quando ve ne fossero. Non essere imputabile a cotesto Ser.mo Governo l’autorità abusiva, che li Comandanti di Esteri Navi da guerra talvolta si sono arrogata sopra i legni loro Nazionali nel Porto di Genova, e che Lord Hood poteva facilmente prevenire il disgustosissimo accidente dando al Cap.n Colomè la Bandiera Inglese fino a che meglio si sapesse il rialzamento della Regia Francese in Tolone. Confutati estensamente gli obbietti uditi la mattina feci qualche uso del veneratissimo Dispaccio di VV. SS. Ser.me de 23 7mbre circa l’ardue circostanze del Genovesato anche in ponto di annona, e conchiusi, dimandando, che cosa potevo scrivere circa le mire, e li sentimenti della Spagna nelle rilevate occorrenze. Mi ripetè allora il Sig. Duca, che la Spagna vi era concorsa, come associata dell'Inghilterra che sperava buona concordanza dalle tré Parti interessate aspettava raguagli, e quanto alla provista de frumento l'esito di una trattativa promossa in Barberia. Nutrir la Spagna sentimenti amichevoli verso la Ser.ma Rep.ca con aspettai però da essa convenienti riguardi, e dimostrazioni nell'impegno contempiabile, come di utilità pubblica in che si trova. Passò a dirmi, che avrò poi riconosciuta l’ingenuità, con che mi parlo in Sant Idelfonso, circa le prede da mè riclamate a carico degli Algerini, poiché la Spagna ne riclama unitamente delle proprie, e trovasi nelle perplessità di questa guerra, o pace con li suddetti. Non mi parve conveniente di rilevare, che di fresco era stato improvvisarne.te aperto il passaggio agli Algerini neil’Oceano con grave pericolo di chi vi navigava sulla buona fede dell'antico sistema, perchè la Spagna non comparisce d’aver fatte in ciò parti attive, e perchè da molti si dice, che tal diversione risulta in vantaggio dei Naviganti del Mediterraneo, e sarà forse rovinosa alla marina d’Algeri ; Ne meno stimai di protrarre più in longo detta conferenza non vedendo probabilità di ricavar per allora maggiori Lumi interessanti a servizio di VV. SS. Ser.me in questa Corte. > Soggiongo qui per fine, che essendomi trovato oggi in conversazione con questo Sig.r Ministro d’Azienda mi ha dimandato se nel libero commercio di Genova esiste attualm.te una tal massa di grani che renda ben pratticabili il far costì delle proviste à prezzo non eccessivo, Le ho risposto, che da privati raguagli sento, che scarseggiano molto li grani in Genova, e sono nientemeno cari che l’inverno passato con grave angustia e sacrificio di cotesta publica annona Occorrermi il pensamento che se questa Corte dimandasse à quella di Torino una tratta di grani e risi da imbarcarsi a Genova sarebbe ciò un mezzo convenientissimo per l’indicata provvista ed e3ser io persuaso che W. SS. Ser.me accorderebbero a questa operazione quelle facilità che risultassero innocue al publico interesse. Presa l’occasione ho parlato con detto - 161 - Ministro delle male intelligenzze occorse in tal proposito, quali Egli come ben cognito degli affari di commercio a facilmente concepite. Ho !'°n°re f rasse8‘narmi col più profondo rispetto di VV. SS. Ser.me. San Lorenzo del- 1 Escuriale 26. 8bre 1793 Umilissimo Servitore Pietro Paulo Celesta (Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, OC. 176-180). ALLEGATO - Traduzione della Cifra di Spagna del foglio n. 514 Per suplemento alla Relazione delle due conferenze avute giovedì scorso col Sig.r Duca dell Alcudia devo soggiongere, che in quella specialm.te della mattina m’accolse colla solita giovialità, come se nulla fosse sopravenuto dopo l’ultima che ebbi in S. Idelfonso. Intese appena le mie lamente assunse contegno più serio, ma nel tempo stesso blando, ed intento a calmare la non dissimularle acerbità del sentimento, che m’angustiava, fece studio di lavarsi per cosidire le mani circa l'articolo della commissione data da Milord Hood all'Ammiraglio Geli, e molto più circa il modo aspro con che dicesi eseguita, affermò non essersene ancora informato, dando però qualche cenno indicativo di rincrescimento, e disaprovazione il concetto che^ ho lav.sato dominante nella sua mente siccome in quella di quest’Ambasciatore Britanico si e che VV. SS. Ser.me fossero insoggettite dall’asserta prepotenza arrogatasi dagli agenti e Missionari denominati Giacobini, onde repressi questi benché da forza esterna poco se ne dolerebbe il ceto Governante siccome pure quello de Cittadini agiati e dediti a professioni lucrative. Pare che il Manifesto Spagnuolo sperasse quindi oltre una soddisfazione di vendetta contro li suoi disistimatori, molti commodi nella presente guerra principalmente circa la provvista di vettovaglie ed altri effetti mercantili togliendola al nemico, ed in certo modo appropriandosela. Devo per maggiore intelligenza notar qui due cose, la prima che molti Corrieri Spagnuoli, alcuni ufficiali della marina ed altri hanno sparse frequenti querele d'essere stati costi derisi, dicendo perfino, che da Fazionary Giacobini fù loro sputato adosso nel Teatro, la seconda, che per quanto mi sia affaticato per far comprendere, che il commercio frumentario in Genova è necessariam.te libero, e che consiste in speculazioni eventuali fatte da privati Mercanti d’ogni Nazione, e sopra li raccolti e li bisogni di Esteri Paesi non sono pervenuto a spregiudicar questo Regio ministro, che tira innanzi a dire la Rep.ca di Genova ha somministiata grossa quantità di grani alla Francia, donque a noi pure deve somministrarne, quasiché il Ser.mo Governo avesse mano in tale commercio; In ultimo luogo mi sono indotto à rispondere che le decantate facilità ò convenienze verificabili costi le goderà come le ha sempre godute nientemeno la Spagna, anzi con genialità, e che nel caso allegato in confronto non è presumibile. Proseguendo il raguaglio delle osservazioni riservate à questo foglio in cifra devo far presente, che nella conferenza della mattina parvemi che il Sig.r Duca dell'Alcudia si lusingasse fortem.te che VV.3S. Ser.me s’induranno a trattar d’una convenzione relativa alla presente guerra, ò colla Spagna, ò coll'Inghilterra. Disse, che attesa l’unione delle mentovate due Potenze riviene poco presso allo stesso i] trattar coll’una, ò coll'altra, ma pure mostrò desiderio di preferenza per la Spagna, rispondendo, che con grandissimo beneficio delle Potenze Coalizzate anno VV.SS. Ser.me professata, e mantenuta la neutralità che la stessa sembrami l’unico partito utile alle tre parti, ne si presenta al mio intendimento altro dubbio fuori che l’attuale Governo Francese non voglia ammetterla, ò contemplarla dopo il conte- gno costì usato dall'Ammiraglio Geli, e suoi Cooperatori apprendevo superfluo il discorrere, allora poiché S. E. m'assicurava non essere di ciò bene informata, e che moltomeno lo era io credendo bensì di poter dimostrare che gli Stati, e gl'interessi della Ser.ma sarebbero esposti à gravissimi pericoli, oltre le confische delle quali il Governo Francese ha già dato 1 esempio, quando venisse sforzata ad appartarsi dalla neutralità, m’ascoltò con qualche inquietudine il Sig. Duca, e forse non senza distrazione, poiché usci fuori con dirmi che fra non molto, ed a cose meglio schiarite gradirà discorrer meco d’alcun publico imprestito praticabile in Genova. Diedi a ciò passata, e replicai che premendomi di poter ragugliare VV.SS. Ser.me delle intenzioni della Spagna verso della Rep.ca nell’attuale frangente pregavo S. E di appontarmi una speciale conferenza, il che fece subito per le 7 ore di quella sera prima d andarv: cercai di prender lumi in una conversazione coll'Ambasciatore Britanico, il quale protestò che la spedizione à Genova era stata risoluta da Milord Hood, come unico riparo alle occorrenze di cotesto Porto dove gli Agenti Francesi avevansi arrogato un predominio intollerabile dailTnghilterra, ed inofficioso à VV.SS. Ser.me, quali supponeva apprensive della Potenza Giacobina e nemmeno per segno inclinate alle dottrine della medesima, che laver operato di fatto senza premettere alcun uffizio, o trattativa presso di VV.SS. Ser.me giova moltissimo per disimpegnarle da qualonque responsabilità verso dei loro Popoli, e del Governo Francese, e persuadersi egli, che W.SS. Ser.me saranno ben contente di vedere tolta déd loro Porto una si grave molestia inserviente à maggior fomite d’incalculabili turbolenze, piantato nel Faese, e ciò senza compromettersi di rimpetto alla sudetta Potenza che finalmente rAmmiraglio Geli aveva soltanto usato del diritto di rappresaglia, conchiuse che la sud.a pratica era talmente estranea a lui Lord Saint Helens che solo erale stata avisata da Tolone la rissoluta spedizione, che dell’esecuzione non aveva che un imperfettissimo ra-guagìio dal Console Inglese residente in Barcellona, che qualonq.e trattativa ne provenisse passerebbe diretta tra Milord Hood, e la Corte dì Londra. Ne saprebbe egli Saint Helens come intromettersi, replicai, che non essendo ne S. E. ne io intierati del negozio non potevamo concludentem.te discorrerne, che però mi facevo lecito rilevare che l’impetuoso procedere dell’attuale Governo francese lascia ben poca speranza di temperate misure verso la Ser.ma Rep.ca la cui Riviera occidentale rimane esposta ad una invasione distrutrice, mentre S. M. Sarda non trova fin qui modo di ricuperare la Contea di Nizza, non parerli ben sicuro il possesso di Tolone, e perciò sempre più ponderabile il danno che possono fare al nostro qualsiasi Commercio gl'Armatori Francesi aggionte queste perdite à quelle dei Capitali che li Cittadini, e luoghi Pij possedevano in Francia il Genovesato diventerebbe facilm.te un sterile deserto non senza pregiudicio delle manifatture della Gran Bretagna e dimandai quale difesa potevano avere i Genovesi da così gravi pericoli, quale compenso à tanti mali. Rispose Milord Saint Helens giova pronosticare avenimenti più lieti che l’Ammiraglio Geli suo stretto Parente huomo ragionevolissimo, che tutto si aggiusterà in termini di onesta Convenzione e che sembra non poter durare molto la violentissima Potenza Giacobina, tralascio di riferire le mie repliche à quanto sopra, perchè furono generali, e dedotte dalla ben nota posizione degli affari politici. Visto che dal prefato Ambasciatore non ricavavo ne lumi al mio proposito, ne interessamento attivo mi licenziai. Passato quindi alla seconda Conferenza appuntata dal Sig.r Duca di Alcudia, rilevai nel di lui contegno 1 imbarazzo di un uomo, che si è lasciato strascinare in una divisa senza verificarne li dati, ò calculame le conseguenze, all"esposizione, che feci del pericolo, ed invasione, à cui soggiaceva cotesta Riviera occidentale, non seppe rispondere altro, se non che possono 11 Genovesi unir le loro foize à quelle di S. M. Sarda per scacciare li Francesi dalla Contea di Nizza, al che non - 163 - P khl 7e; r°CCaSÌ°ne ^ “POn£rle 11 ^vissim° detrimento sofferto da questo Pubblico Errario, e la rovina delle fortune private regolando*, in ciò sul versatissimo dispaccio di VV.SS. Ser.me de 23 7mbre. e non tralasciai di parlar delle angustie, c, s, mostro. sensibile, e forse in grazia di ciò, non mi fece più parola degl'imprestito bennato la mattina In punto di Annona disse bensì, che maneggiava una trattativa per grani in Bar berla, quale se non riuscisse avrebbe maggior bisogno di ricorrere à Genova Stretto da me, a dire cosa potevo scrivere a VV.SS. Ser.me circa le intenzioni della Spagna nella mentovata critica occorrenza mi rispose, che in forza della Convenzione de 25 maggio ultimo e delle conseguenti istruzioni date al Tenente Generale Langara aveva Egli dovuto secondare la spedizione divisata per Genova dall'Ammiraglio Hood, e che nella stessa la Spagna assumeva come oggetto speciale, e proprio il togliere la provista di vettovaglie à suo, nemici, e di procurarsele, siccome pure di cimentare ad una apperta prova l'influenza attribuita a. nemici della Spagna in Genova, che del resto nulla più pretendeva ma bensi professava buona amicizia alla Se,ma Rep.ca insinuò quindi nuovamente, che dove la sudetta si trovasse al caso di prendere il partito attivo gradirebbe che preferisse difendersela colla Spagna. In quella S.gnor.a Se,ma ravviso maggior suscetibilità di sentimenti generosi capaci talvolta d, produrre un affettuoso impegno, che nell'Inghilterra non deve dissimulare che scarseggia molto di mezzi per la guerra, e che il suo Governo non è di quelli che colla sapienza, politica industria, e saggace attività maggiorm.te influiscano nel maneggio de-gl’affari generai, dell'Europa mi passa per la mente che forse W.SS. Ser.me manderanno qualche loro Commissionato à Tolone, giachè tanto l'Inghilterra, quanto la Spagna si riferirono per tutte le facende relative all'Italia all'Amiralio ora stazionato nel detto Porto deve esservi arrivato il Cavagliere Gilberto Elliot Commissario di S. M. Britanka Uomo di capacità, e di credilo occorrendo pratiche per la Corte di Londra, e di Madrid spettanti a Genova saranno assai significanti le prime fatture, che riceveranno in detta parte; Per ultimo devo far presente à VV.SS. Ser.me che al tempo delle riferite conferenze il Sig. Duca di Alcudia credeva Lione non soggiogato da Convenzionisti, Tolone fuori di pericolo, e che in Genova fossero temibili dei moti Popolari. Domando scusa della prolissità, che non mi è riuscito di evitare, ed umiliate mi rassegno. (Collez. Mss. B. U. C., voi. Vili, cc. 181-185). APPENDICE A - Doc. N. XI De Lizackevicz au Ministeri N 97 Genes, le 29 Octobre - 9 Novembre 1793. Hier le Gouvemement envoya des Deputés : Mrs. Grimaldi et Catanéo au Ministre Anglai». mais celui-ci ne les re?ut pas, en leur faisant comprendre, qu’il exige une réponse par écrit à ses rédamations, qu'il n'a pas le pouvoir d'abolir. Ayant été informe d'une annonce, fai te à la Bourse par le Gouvemement aux maisons de commerce, de ne pas hazarder leurs vaisseaux et leurs marchandises pour ne pas étre saisis par les Anglais et les Espagnols, ayant été informe de meme de l'ordre, donné aux Commissaires du Port, et des batteries, de noyer à l'aide des boulets le brulot Anglais, s’il restait dans le Port aprés la sortie de l'Escadie, et que - 164 - toutes le mesures pour garder la neutralité armée sont prises, le Ministre Anglais parti au-jourd’hui à Toulon. » Le Marquis Marignan se rendit à Turin, nayant pas regu du Gouvernement la permission de prolonger son séjour à Gènes. On le renvoya d*ici à cause de deux mémoires, qu il presenta, malgré mon conseil de ne pas le faire. Dans le premier, il conseillait à la République d’entrer en alliance avec les Puissances Coalisées et reconnaitre Louis XVII, et dans le second-il offrait au Gouvernement d’enlever à Tilly, à son départ, tous papiers et les archives appar-tenant à la Couronne Frangaise. En remettant ces mémoires au Sécrétaire d Etat Continental, nommé Rouza, infecté par la science Jacobine et soutenu par le Club de Paris, il insista, que la lettre du Regent, adressée à la République, fut acceptée. Le Conseiller privé Mr.le Chevalier Elliot, arrivé avant-hier de Londres, se rendit à Toulon, en qualité de Commissaire du Roi Britannique. Le Gouvernement s’exerce à inventer tòutes sortes de moyens et d expédients pour conserver la tranquillité intérieure et pour la défense. Il institua le Comité de Salut Public, compose de 8 Commissaires, prédestinés pour les 4 parties de la Ville, et d un Commissaire du Port. Les batteries principales sont déjà munies de poèles pour faire rougir les boulets au feu et l’ordre est donné de faire un emprunt de quatre millions de livres à 2 prò cent. Le Ministre de Sardaigne me communiqua, qu avant-hier le Sécrétaire d Etat Continental lui déclara à la Conférence, que le Gouvernement n est pas en etat de retenir le peuple ; d’aprés ces considérations, je me sentis forcé de m expliquer hier à ce sujet avec le Sécrétaire d’Etat du Departement Maritime, avec lequel je suis en voie de négociation, et de réclamer son rapport au Gouvernement, si ce qu a dit son camarade est juste, car en ce cas, ma famille et moi. nous pouvons ètre exposés à l arrogance et la violence du peuple infame, surtout pendan: le siège et le bombardement de la Ville. Le Sécrétaire d’Etat m’assura, au non du Gouvernement, que je peux vivre tranquillement, et sans aucun doute, en Ville, car toutes les mésures pour eviter le moindre soulevement du peuple sont prises et le seront désormais. Le blocus du Port n’éffraie point les Gènois présomptueux, mais si l’Empereur avait dé-fendu l’export des subsistances de la Lombardie à Gènes, ce moyen aurait (forcé la République de s’éloigner de la France et d’entrer en alliance avec les Puissances Coalisées. Ci-joints 3 paquets : l’un de Madrid et les 2 autres de Cadix. Resu le 2 Décembre 1793. (DE LIZACKEVICZ - Lettere inedite, n° 97 del 1793). — 165 — APPENDICE A - Doc. N. XII a) Archivio di Stato di Genova Lettere Ministri - Inghilterra • Mazzo N. 23/2295 N- ®> Londra 29 Novembre 1793. Signori Serenissimi avvertito lunedì seorso dell arrivo d un Corriere del Signor Drake partito di costì il giorno 9 dello spirante, e prevenuto da pubblici fogli della voce sparsasi in Londra d'una dichiarazione della Repubblica in favore della Convenzione di Francia, e dell’intimazione fatta al prefato Signor Drake di sortire dalla Città, e Territorio di Francia nel breve spazio di poche ore; Mi portai immediatamente all Ufficio degli affari stranieri per verificare l’essistenza di tali asserzioni, alla quale non potevo prestar fede ; Mi fu detto che milord Grenville si trovava alla campagna, da dove non sarebbe di ritorno, che il martedì seguente ; questionnai allora il Signor Aoust, non potei tirare dallo stesso, che delle parole tronche dalle quali credetti scorgere, che vi era qualche cosa di nuovo intorno a Genova ; Lo interpellai attivamente se sussisteva la partenza del Ministro Brittannico ; mi rispose, che doveva aver abbandonato codesto soggiorno posto che la sua negoziazione aveva cessato; Inquieto, turbato da quanto venivo d intendere rientrai in mia casa ove pochi minuti dopo mi furono rimessi i Venera-tissimi dispacci di W. SS. Serenissime in data de 29 scorso Ottobre e 5 spirante Novembre la lettura degli stessi, ed i fogli annessivi mi (fece parimenti comprendere, che a torto si accusava il Governo in quest occasione, che la cessazione delle negoziazioni proveniva unicamente dall'impazienza del Signor Drake per forzare la Repubblica ad una adesione alle sue domande. In questo stato di cose domandai per biglietto una udienza al Regio Ministro, che stante un Consiglio di Ministri non potè aver luogo, che alle undici ore della mattina dello scorso mercoledì. Mi resi dunque in tal giorno da Milord Grenville, a cui palesai tutte le mie angustie, e le mie inquietudini su i rapporti, che correvano in Città; che questi non erano in alcuna maniera combinabili con le ultime lettere, che avevo ricevuto da costì; che VV. SS. Serenissime mi avevano bensì instrutto della nuova insistenza del Signor Drake, siccome pure della presentazione della Nota del Contrammiraglio Geli, alla quale siccome alla memoria del Signor Drake Elleno avevano risposto ne termini più convenienti, che la Repubblica si trovava nel-l’indispensabilc necessità di rifiutarsi a prendere alcun partito sino al ritorno de Corrieri .spediti il giorno 19 Ottobre alle Corti di Londra, Madrid, e Vienna, che la Repubblica avrebbe creduto mancare a que’ giusti riguardi che professa alle Medesime se si prestasse alle domande del Signor Drake prima di conoscere le loro intenzioni sopra quest’importante oggetto. Mi resi inteso delle minaccie e delle interotte negoziazioni per parte del Signor Drake, e dell'annunciata sua partenza da costì ; ma aggiunsi che non potevo immaginare, che tali fossero le instruzioni del Consiglio di Sua Maestà perchè memore di quanto Esso Milord Grenville mi aveva detto nella prima conferenza, ch’ebbi seco il giorno 8 dello spirante, nella quale mi fece conoscere tutto l’interesse che prendeva alla dolorosa circostanza in cui si trovava il Governo Serenissimo, ed alla somma sua attenzione per quest’affare. Mi disse allora, — 166 — che tutto ciò era verissimo, ma che in oggi le circostanze erano cambiate, che le attuali disposizioni della Repubblica sembravano favorevoli alla Convenzione di Francia, che il Partito Giacobino aveva preso gran forza grazie alle somme forti di denaro che prodigava il Signor Tilly; Risposi, lo confesso, con qualche vivacità, che il credito del supposto Partito Giacobino non esisteva, che nella fervida imaginazione de Consiglieri del Signor Drake, che aveva consultato nella scorsa fatta a Wolle. Aggiunsi, che tutto l'avanzato non era che un’azardata supposizione, che facilmente potrò distruggere con de’ fatti, ma provare fino all’evidenza la considerazione rispettosa, che il Governo ha sempre avuta per le Corti Alleate parlai del contegno fermo di VV. SS. Serenissime di rifiutare il passaggio alle Truppe Francesi allora vittoriose a Nizza sul territorio della Repubblica per non violare l’adottato sistema di Neutralità riconosciuto 1 anno scorso utile alla conservazione e preservazione de domini di Sua Maestà Sarda, e della Lombardia Austriaca. Feci valere la condiscendenza di W. SS. Serenissime di accordare le dimandate farine per uso della Squadra Spagnuola che trovavansi nel Golfo della Spezia; dissi che se il Partito Giacobino avesse avuto qualche influenza nelle deliberazioni del Trono Serenissimo certamente la dimanda del Signor Moreno non sarebbe stata ammessa, nè accordata. Il Regio Ministro mi parlò in seguito dell’editto emanato costì contro il soggiorno di forestieri mi fece intendere, che questo pareva specialmente rivolto per espulsare gli Inglesi, e gli Emigranti Francesi ritiratisi costì alla fine dello scorso anno; Risposi, che VV. SS. Serenissime non potevano aver avuto in vista ,che le ragioni espresse nel detto editto, che meritavano la maggior sovrana loro attenzione, e forse ancora di liberare la Città, e Territorio di Genova dalla molteplicità dei forastieri di tutti i Partiti che vi abbondavano da un tempo in qua, che avrebbero potuto turbare la publica tranquillità. Mi replico, che appunto era questa interpretazione stata data costì, soggiunsi, che il Governo nulla me ne aveva segnato ma che mi veniva suggerita dalla ragione, e dal buonsenso. Il Regio Ministro mi testimoniò allora tutto il suo rincrescimento per l’accaduto, ma che il Signoì Drake ignorando il soggetto delle spedizioni fatte non aveva potuto dispensarsi d’insistere vivamente per una pronta adesione alle sue dimande, mostrai tutta la mia sorpresa ad una tale asserzione, e presentai aJ Regio Ministro le sue ultime risposte fatte dal Governo alla ^>ua Memoria, ed alla nota del Contrammiraglio Geli nelle quali Elleno parlato delle deliberate loro disposizioni di aderire alle dimande delle Corti di Londra, e di Madrid previe le misure di corrispettività, e di sicurezza da concertarsi colle sudette Corti unitamente a quella di Vienna oggetto principale, ed unico della spedizione de tre Corrieri : Appoggiai fortemente sull evidenza della savia, e prudente condotta del Governo Serenissimo in questa critica circostanza, e sopratutto sulla necessita di mettere un freno sull’eccessivo zelo del Signor Drake, le cui conseguenze potrebbero essere infinitamente pregiudizievoli alla Nazione Genovese ed forse ancora agli alleati della Corte Brittannica Insistetti vigorosamente perchè S. M. si degnasse dare gli ordini più pressanti per far sospendere ogni operazione ostile, che si stasse preparando in Tolone contro gli Stati della Repubblica. Pregai Milord Grenville ad essere 1 avvocato della causa, che si giustamente diffendevo. Egli mi promise di presentare a S. Maestà il risultato delle nostre conferenze, ed ieri mattina mi fece dire, che il Re l’aveva autorizzato ad annonciarmi che sarebbero spediti immediatamente gli ordini per la sospensione d ogni operazione ostile e che Sua Maesta credeva opportuno di autorizzare i suoi Commissari a Tolone di trattare con delle persone che il Governo Serenissimo commetterebbe a quest’effetto di tutte le discussioni, che hanno fin qui avuto luogo, e della condotta da osservarsi in appresso. Mi fece pregare di venire a vedere questa mattina, che mi rimetterebbe la lettera, che in originale ho l’onore d’includere a VV. SS. Serenissime. - 167 - Passerò sotto silenzio tutte le osservazioni, che ho sommesse alla savia penetrazione del Regio Ministrp, il quale per quanto mi è sembrato era molto prevenuto contro il Governo Serenissimo forse per i rapporti fatti dal Signor Drake. Nelle nuove misure addottate da Sua Maestà scorgo con piacere un ordine preciso di sospendere ogni qualunque atto d'ostilità ed una non equivoca volontà di convenire all'amichevole la condotta da osservarsi per l'avvenire senza però escludere la possibilità di conservare l'addottato sistema di neutralità per parte della Repubblica. Le circostanze imperiose nelle quali mi sono trovato non permettevano dilazione. Non conosco personalmente il Signor Cavaliere Elliot Principale Commissario Regio, ma si dice sia un uomo di merito, e d’una sperimentata prudenza. Avrei desiderato domandare a Milord Grenville se i Commissari Spagnoli sarebbero ammessi alle conferenze, che si terranno a Tolone con i Deputati della Repubblica posto che il Signor Drake aveva fatto la dimanda in nome delle loro Maesta Cattolica e Brittanica ma non mi e riuscito poter conferire seco questa mattina essendo Io stesso occupatissimo. Desidero vivamente, che il Governo Serenissimo sia contento del poco, che a grande fatica ho potuto ottenere nella crisi in cui si trova la Mia Patria. Il Corriere Carbone, che rispedisco a W. SS. Serenissime col presente dispaccio parte alle due ore della mattina del giorno 30 dello scadente. Raccomando allo stesso la maggiore diligenza prevedendo la premura del Governo per il suo pronto ritorno. L’Ammiraglio Tarvis ha messo alla vela il giorno 26 dalla Rada di Sant Helens con la Squadra sotto il suo comando. Non si crede, che debba per ora rendersi alla sua primitiva destinazione nell'Indie Occidentali; pare anzi destinata a favorire le operazioni militari confidate al Signor Conte di Moira, che si vuole debba tentare uno sbarco sulle coste della Bretagna d’intelligenza col Corpo de Realisti, che di già occupano le vicinanze di San Maio, e di Grenville; Imaginasi, che il Lord Moira si stazionerà a Sersey, dove riceverà i riscontri delle intraprese, che tenteranno i prefati Realisti per facilitare la sua operazione. Mancano le lettere di Fiandra, e di Ollanda. Ho 1 onore di protestarmi col maggior rispetto di VV. SS. Serenissime. Londra 29 Novembre 1793 Umilissimo Servitore C.a Cristoforo Vincenzo Spinola ALLEGATO: 29 Novembre 1793. Signore Ho sottopoeto alla considerazione di Sua Maestà il risultato delle nostre Conferenze ; non ho tralasciato di rendergli un conto particolare della Disposizione, che Voi mi avete assicurato per parte della Repubblica di Genova di conformarsi ai desideri di Sua Maestà. E per fai cessare ogni occasione di Lamenta per parte dell’Inghilterra, e de suoi Alleati relativamente alla condotta della Repubblica durante la presente Guerra. Sua Maestà ha ricevuto con molta soddisfazione queste assicuranze e siccome i dettagli di quest'affare hanno un rapporto immediato col suo Serviggio in Tolone, egli ha voluto dare ai Commissari che ha di già mandati, e dal Suo Ministro Plenipotenziario presso dell? Repubblica, che deve ancora attualmente trovarsi a Tolone delle Instruzioni, per discutere, « regolare di concerto con le persone che la Repubblica passerà a nominare a quest’oggetto, — 168 — tutto ciò che riguarda non solo le già passate discussioni, quanto ancora la condotta da osservarsi in l’avvenire. E percio che con molto piacere, che io mi trovo autorizzato di aggiungere a questa Comunicazione, che sara ingiunto agli Ufficiali di Sua Maestà non solamente di protteggere il tragito delle Persone, che saranno deputate dalla Repubblica, per andare a Tolone, all’effetto sumen-zionato, ma altresì di sospendere in questo caso qualonque Contegno Ostile contro la Repubblica, sino a tanto che questi potranno ricevere le ulteriori Instruzioni dei Commissari del Re. Per evitare ogni equivoco a questo proposito ho l’onore di prevenirvi che spedisco in quest oggi un Corriere incaricato d’un ordine di Sua Maestà per l'Ufficiale Comandante i Suoi Vascelli, che potessero trovarsi alle alture di Genova, o nelle sue vicinanze, e che questo Corriere passerà da Genova, per rendersi al suo destino. Ho 1 onore di essere coi sentimenti della più alta considerazione. 29 Novembre 1793, Sottos.ta Greenville APPENDICE A - Doc. N. XII b) Archioio di Stalo di Genova Lettere Ministri - Inghilterra • Mazzo N. 23/2295 N. 9. Signori Serenissimi Fra le molte osservazioni passate sotto silenzio nel mio umilissimo dispaccio in data de 29 scorso novembre n. 8 inoltrato a W. SS. Serenissime col Corriere Carbone, e presentate, a norma delle loro sovrane istruzioni, nelle diverse conferenze avute nella scorsa settimana col Regio Ministro, dissi insistendo lo stesso nell’esistenza costì d’un supposto partito Giaco-bitico che non era credibile, che la Nazione Genovese sommamente Religiosa ed attaccatissima al Culto Cattolico potesse, o volesse favorire in alcuna maniera il Governo d’un Paese, che aveva vilipeso, distrutto, ed annichilato ogni simbolo di Religione, e dove l’ateismo era al- 1 ordine del giorno aggiunsi, che la minacciata rovina dello Stato della Repubblica meritava la più seria riflessione; che Genova era il centro di tutte le speculazioni di Finanza d una buona parte di Sovrani dell Europa, che 1 imperatore vi trovava le risorse pecuniarie, che lo mettevano in istato di sostenere le spese enormi dell’attuale guerra ; che la Corte di Napoli, mi veniva supposto, avesse costì incaricata Persona per levare un prestito per suo conto al medesimo oggetto. Vidi Milord Grenville il sabbato susseguente; in questa conferenza lo trovai molto meglio disposto per la Repubblica ; mi disse attivamente, che si lusingava, che il Corriere spedito arriverebbe a tempo per prevenire le operazioni ostili, avendo raccomandato allo stesso di fare la più grande diligenza, risposi con i sentimenti della più viva riconoscenza; mi parlò indi con la maggior confidenza mi mostrò il sommo suo dispiacere per l’accaduto; e mi disse in sostanza, che il vero, unico, e principale oggetto delle Corti alleate si era di togliere a Marsiglia, ed a Nizza ogni mezzo di sussistere, che senza i soccorsi ricevuti da Genova, e dal suo Territorio di grani, e d’altri commestibili queste due città sarebbero in oggi nel possesso degli - 169 - alleati. Risposi, che le numerose squadre Inglese e Spagnuola potevano facilmente impedire l’entrata d’ogni bastimento mercantile in detti Porti: che VV. SS. Serenissime nulla potevano innovare alla vigente legge del Porlo franco la di cui conservazione era indispensabile alla sicurezza ed alla liberta del Commercio; feci osservare che il Territorio di Genova non forniva che per la sussistenza de suoi abitanti: che il restante era provisto dalle speculazioni del Commercio: il Regio Ministro sembrò pago di questa ragione, ma insistette sulle proviste, che passavano a Nizza per terra ed anche per mare da Ventimiglia, e da gli altri luoghi limitrofi malgrado la legge nuovamente emanata dal Governo Serenissimo, che secondo il medesimo non era rigorosamente osservata; mi disse, che queste nozioni le teneva da Persone non sospette, e certamente non prevenute contro la Repubblica; mi pregò perciò a confidare questo amichevole, e particolare discorso ad alcuno de miei amici, e Parenti affinché possino suggerire qualche mezzo termine per entrare nelle viste delle Potenze alleate senza compromettere la neutralità della Repubblica; credetti necessario di farle riflettere, che la violazione del Territorio Genovese per parte dell’Inghilterra, e della Spagna dava di già una non leggera ragione alla Convenzione di Francia d’imputare al Governo Serenissimo le violenze usate in tale occasione, e che ignoravo come la Repubblica perverebbe a provare la sua innocenza per tali fatti, che non aveva avuta la forza d'impedire, mi fece allora intendere che i Commissari Regi a Tolone se l’intenderebbero colle Persone, che verrebbero costì destinate a conferire seco Loro sopra tutte le discussioni che hanno fin qui avuto luogo, e che sperava che il tutto sarebbe alla soddisfazione d'ambo le parti che tale era l’intenzione di Sua Maestà, e del suo Ministero; Le dimandai se i Commissari Spagnuoli assisterebbero pure alle conferenze mi rispose che non vi vedeva la ben che minima difficoltà; mi prevenne, che però le decisioni non sarebbero, che provisorie; venimo in seguito a parlare di tutte le voci qui sparsesi, e perfino della controvata sua partenza da Londra annunziata in diversi 'fogli publici il Regio Ministro mi suggerì in tal congiuntura per togliere ogni ombra di verisomiglianza a delle dicerie d'anticipare la presentazione alla Corte di Mia Moglie; ebbe questa luogo ieri, e vi fu accompagnata da Milord Grenville, che gentilmente si diede questa pena. Ieri poi presentai ai Prefalo Regio Ministro in seguito degli ordini di W. SS. Serenissime l’inclusami memoria nel Loro dispaccio de 12 dello spirato mese che per maggior facilità di questo Ministero ho tradotta secondo il solito nell’idioma francese. Feci valere in tale occasione le ragioni, che assistono la dimanda del Governo Serenissimo. Rimisi a Milord Grenville una copia della nota del Sig. Drake consegnata al Sig. Segretario di Stato al momento della sua partenza da Genova; Milord Grenville dopo avere letta attentamente la memoria di VV. SS. Serenissime mi disse, che siccome tutte le discussioni erano state rimesse provvisoriamente ai Commissari regi in Tolone, così sino al risultato de rapporti delli stessi nulla poteva rispondermi sul contenuto della memoria tanto più, che non s’era ancora d’accordo sul fatto della Tartana del Patrone Colmè, che si sosteneva essere entrata nel Porto di Genova con bandiera Inglese ; Presi il partito per viappiù convincerlo del contrario di communicarle una particolare lettera, che avevo ricevuto di costì in data del 7 Settembre passato la quale non potea essere sospetta perchè chi mi scriveva non era persona del Governo, e che non poteva prevedere l'accaduto in appresso, nella quale parlandomi dell’arrìvo della detta Tartana mi diceva portare questa bandiera francese, ciò che veniva confermato dal non essere stata a tale epoca richiamata dal Rappresentante Inglese l’evidenza di questa pruova fece qualche sensazione sull’animo del Regio Ministro, che mi replicò, che sarei contento; Ripresi io, che lo ero infinitamente dell'infinita sua condiscendenza ad ascoltarmi; Così finì la nostra conferenza di ieri. - 170 - Credo aver scorto che questo Ministero non ha approvata la condotta del Sig. Drake, che però mai si deciderà a convenirne pubblicamente. Milord Harvus ha ottenuto un congedo e si assicura che il Sig. Nindham fratello di questo Milord di Egremont sia destinato a rimpiazzarlo a Firenze. Nell ultimo Veneratissimo dispaccio VV. SS. Serenissime si degnano segnarmi in data de 12 del passato novembre che a tale epoca Elleno non avevano ancora ricevuto alcun mio riscontro. Porgo rispettosamente alla loro sovrana conoscenza, che solamente il giorno 30 Ottobre mi pervennero i loro dispacci de 5 e 7 dello stesso mese sotto lo stesso plico, e che il Venerdì susseguente 1° Novembre giunse il Corriere Carbone, di che ebbi l’onore di prevenire il Trono Serenissimo nella stessa sera siccome degli altri due preventivi dispacci. Mi faccio un dovere d avvertire VV. SS. Serenissime, che le lettere stanno ordinariamente in camino da Londra a Genova per la via d’Ostenda 20, 21 giorni e qualche volta anche di più dipendendo il loro arrivo dal Mare e da venti contrari. Questi è il nono dispaccio, che ho 1 onore di scrivere a VV. SS. Serenissime da che il Governo Serenissimo si è degnato nominarmi suo Inviato Straordinario, e Ministro Plenipotenziario presso questa Reale Corte. Sono alcuni giorni, che questo Publico vive nella speranza di ricevere un’officiale avviso della vittoria completa rimportata il giorno 23 dello scaduto dalla Flotta dell’Ammiraglio Howe sopra una divisione di sette Vascelli Francesi sortiti da Brest con un numero considerevole di Bastimenti da trasporto, e qualche Fregatte. Le voci sparsesi sopra questo felice evenimento assicurano, che Milord Howe siasi impossessato di cinque Vascelli, una Fregatta, ed un buon numero di Bastimenti Francesi. Questi avvisi però non portano altra autenticità, che il Rapporto di due Bastimenti Svedese, e Danese che dicono ambedue d’aver riscontrata la Flotta Inglese tra la quale hanno riconosciuto i cinque Vascelli, la Fregatta Francese. Questo Governo viene di ricevere la notizia del salvo arrivo in Guernesus della Flottiglia del contrammiraglio Mactride sortita da Spiteod il giorno 30 Novembre, unitamente a i bastimenti sopra de quali si trovano imbarcate le Truppe destinate sotto il Comando del Lord Moira ad una intrapresa contro le coste di Francia si è qui nell’impazienza di conoscere il risultato di questa spedizione, che non v’ha dubbio è combinata con i Movimenti dell’Armata Realista che si è portata a tale effetto in Brettagna. Ho r onore di protestarmi col maggiore inalterabile ossequio di VV. SS. Serenissime umilissimo Servitore Londra 6 Dicembre 1793. (C.a) Cristoforo Vincenzo Spinola APPENDICE A - Doc. N. XII c) T)e Lizacfyeoicz au JKinistère N. 105 Gènes, le 28 Novembre - 7 Decembre 1793. Le lendemain de la conférence avec le Sécrétaire d'Etat concernant la suspension du payement des interéts, dont j’ai eu l’honneur de faire part dans mon rapport précédent, le soit-disant Chargé des Affaires Tilly, a eu une autre conférence ; il déclara au Sécrétaire d’Etat, qu'apres avoir longuement réfléchi et scruté I’entretien du jour précédent, il a trouvé - 171 - l’unique moyen. resté au Gouvemement, d’obtenir, l’anfé précédent de la France, cest-a-dire de conc are un tra,té avec le Gouvemement franfais actuel, par lequel la République s obligera, ou de garder la neutrale, la plus utile pour la France, ou, ce qui est encore m,eux dentrer en alliance défenaive étroite avec la France contre les Puissances Coalisées ; dans chacun de ces 2 cas, le Gouvemement franfais s’obligera de garantir Imtegrité des domames de la République et le payement sur des interets aux créanciers privés. Le Secrétaire d’Etat, ayant écouté cette déclaration, promit d’en faire un rapport et de lui fairs part des intentions du Gouvemement. Cette proposition, surtout sa dernière partie a été tres agréable aux rentiers et aux Franfais, leurs adhérents; mais malgré l’impétuosité des uns et des autres, on peut dire avec sureté, que la République nentrera point en alliance avec la France. Peut-ètre sera-t-il décide en écoutant les raisonnements de Tilly, de tacher à gagner le temps jusqu'au printemps prochain, n’ayant pas de cause à craindre l’attaque de l'armée franfaise de Nice, qui ne surpasse meme pas 10 milles hommes, presque nus et souffrant de differents misères, surtout du manque de denrées. Selon mcn opinion, le Gouvemement se trompe en tout ceci. Car lappai de dépouiller les richesses de la maison St. Georges, les riches églises et les autres maisons de Cénes et d Italie, inclinerà un nombre innombrable des Franfais sansculottes et des vagabonds de differents peuples de se joindre à l'armée de Nice et de l'augmenter jusqu’à 30 milles et méme 50 milles hommes, sans faire mention aux Genois, voués aux principes franfais, aux Milanois et aux autres peuples d’Italie, qui attendent avec impatience l’entrée des Franfais en Italie pour produire des changements dans ce pays et fonder un Gouvemement Anarchique. Le Ministre Genois à Londres écrit le 8 Novembre, quii a remis une lettre de créance au Roi et fut refu d'une manière bienveillante par Leurs Majéstés Royales. Il a eu de méme une conférence avec attention et sang froid, mais quand il mentionna la saisie de la fregalte à Gént-s et au Golfe de Spezia, Lord Grenville répondit en souriant, que l’Amiral Hood a agi dans ce cas d'aprés les coutumès des marins. Et ce qui concerne les exigeances et les menaces du Ministre Anglais et de l'Amirai, Lord Grenville dii, qu'il faillait attendre l'infor-maiion de Mr. Drake, qui se trouve déjà à Toulon, comme il faut espérer. Du reste, il rec-conmanda au Ministre Génois de préparer de tout ce qui s'est passé, un rapport par écrit, qui doil ètre suivi par une réponse, également écrite. On voit que le Ministère de la Cour de Londres a l’intention d’attendre des rapports du Ministre Chevalier Elliot et de Lord Hood de Toulon, pour lui- répondre conformement à ces rapports. Les rentiers ont refu de leurs correspondants à Paris des lettres de change protestées, ce qui plongea, non seulement eux, mais aussi le Gouvemement dans une grande tristesse. Le blocus de ce Port reste une énigme incompréhensible. Le Vice-Amiral Cosby répondit à la question du Capitaine de la frégatte Suédoise, qu'il fallit attendre des explications de Toulon. Ce Vice-Amiral, ayant accepté à Oneille, 800 hommes de l'armée de Piémont, se rendit à Toulon. Ce3 jours-ci 4 bàtiments chargés de froment de Sicile, des pays du Pape et de la Morée mouillèrent l’ancre dans le Port. Hier des Commissaires franfais envoyèrent de Gènes à Nice 6 bàtiments Gènois, chargés de froment, et en firent de grandes provisions, qui, peu a peu, y seront expédiées de méme. La partialité du Gouvemement pour la France continue; outre la permission d'exporter des denrées pour l’armée de Nice, on donna, sans aucune difficulté, la permission aux Jaco-bins de vivre dans la Capitale et les districts de la République, mais les pauvres émigrés spn( - 172 - expulses sans misericorde. Mème notre Consul Coureil fut exilé par le Gouverneur General de la petite ville St. Remo, et fut contraint de chercher un azile à Oneilles. Malgre mes propositions au Gouvernement de lui permettre de vivre tranquillement dans cet endroit, je re^us une reponse peu amicale. Un certain Baron d’Espagnaque, ayant trahi la Cour frangaise, dont il a ete charge de differentes faveurs, fit un traité avec le Gouvernement frangais actuel de fournir du froment pour 4 millions de livres. Arrivé ici, il entra en compagnie avec differentes maisons de commerce Gènoises et envoya à Trieste et à Costantinople des Chargés d Affaires pour acheter aux bords de la Mer noire une quantité considerable de froment. Il envoya à Constantinople son Chargé d’Affaires-Lucien Dehavre. J’envoie ci joints 2 rapports de la campagne précédente des armées Piémontoises à Nice et à Savoye. Toutes les leltres, regues de Turin, sont d’accord en accusant le Général Baron de Vence de l’insuccés de cette campagne. Quelques-uns mème expriment la doute, qu’il s’est vendu aux Frangais. Re^u le 28 Decembre 1793. Supplément au N. 105. Génes 26 Novembre - 7 Decembre 1793. Aprés avoir fini mon rapport d’aujourd'hui, je fus informe, que Tilly emploie toutes ses forces pour incliner le Gouvernement 'à conclure une alliance de défense et d attaque, en promettant de grands profits pour la République et pour ses habitants en generai. 11 faut craindre, vu le grand nombre des Jacobins ftu Conseil, qu ils attireront le Gouvernement vers cette alliance proposée. Les lettres, refues ce jour-ci de Paris et adressées aux differentes personnes du Gouvernement. font savoir, que le Chargé d’Affaires Gènois, à force de crainte, est devenu fou et se trouve tout le temps en délire; et les banquiers et les agents d’affaires Genois, qui se trou-vent à Paris, sont arrètés. Le Ministre Gènois à Londres rapporte le 12 courant, qu’il à déja 1 esperance d incliner le Ministère Anglais à condanner la conduite de Lord Hood et Mr. Drake. Pour le premier, il a encore un peu d’estime et sera satiafait par l’établissement de la croisière le long des rivages de Nice et de Villefranche. Si ce^à arrive, le Ministère de Londres sera tout à fait deshonoré, d’autant plus, que la croisière n’empéchera pas les Gènois de transporter les denréas à Nice à l’aide de leurs petits bàtiments. Aujourd’hui, on a envoyé d’ici 2 galères pour escorter des navires Gènois, partis pour Nice avec du froment et des denrées. Les com-missaires près de l’armée franfaise avaient toutes sortes de conférence avec le Général Gouverneur des districts de St. Remo et de Ventimille et continuent à soustenir avec lui des réla-tions non interrompues. Ce Gouverneur, nommé Spinola, est impregné des principes Jacobins et de la haine pour la Cour de Turin. (DE LIZACKEVICZ - Lettere inedite, n° 105, e Supplemento, del 1793). / APPENDICE A - Doc. N. XIII a) j4rcbioio di Stalo di Genova Lettere Ministri - Vienna - Mazzo N. 96 Cifra nella Lettera di Vienna dei 17. Giugno 1793. Se male non ho interpretato le intenzioni di VV. SS. Ser.me la commissione sdossatami col veneratissimo loro dispaccio del primo corrente, di prevenir cioè li Ministri delle diverse Corti qui residenti contro le esagerazioni, e le false imputazioni della Corte di Torino, e massimamente li Ministri di quelle, che averanno una maggiore influenza al futuro trattato di pace, tende non solo a calmare le giuste sollecitudini, ed apprensioni di un possibile danno a quella epoca per quanto si possa giudicare ancora lontana ad esplorare li sentimenti di essi Ministri, e delle loro Corti al presente per portarvi in quel tempo quel riparo, che esigessero le circostanze, ed egli è sotto questo doppio aspetto che riferisco a VV. SS. Ser.me in oggi la maniera di pensare di quelli Ministri non solo colli quali ho avute ora alcune conferenze sulla sogetta materia, ma da quelli ancora da me prima informati dello scritto che ho a VV. SS. Ser.me rassegnato col dispaccio dei 3 corrente. E cominciando dall Ambasciatore di Spagna, per cui principalmente concepj l'idea del sopradetto scritto, egli è malissimo impressionato per opera di questo Marchese di Breme contro la Repubblica, ed anche in pubblico dice, che malgrado li sforzi da me fatti per persuaderlo in contrario non può a meno di non convenire, che la Repubblica favorisce li Francesi sotto mano; Uno dei suoi discorsi è una lettera, che ha ricevuto dal Cavaliere Huerta, il quale nel suo transito per costì lo avisava di aver veduto due Fregatte Francesi venute per scortare in Francia un Convoglio di Bastimenti carichi di grano, parte de quali con Bandiera Genovese, e quantunque la necessità della scorta provi appunto che il Governo Ser.mo non favorisce ne protegge il commercio de grani, pure egli si ostina a spiegarlo in senso opposto, e non è possibile farglila capire diversamente. Questo Ministro che non passa per un ingegno sublime spero che di tali sue proprie opinioni non debba scriverne alla Sua Corte, o che facile sarà a dileguare ogni ombra di mala impressione con i più sinceri rapporti di codesto Ministro di Spagna residente sul luogo, che vede le cose come sono, e la destrezza del Ministro della Repubblica Ser.ma a Madrid nel darvi la più giusta spiegazione. Li Ambasciatori di Napoli, e Venezia, e l’irrternonzio Apostolico da me prima d'ora messi al fatto delle lagnanze ingiuste della Corte di Torino, e de Motivi da quali derivano sono bene persuasi della esuberante ragione della Repubblica e i primi due ne anno assolutamente scritto alle Loro Corti sopra questo tuono. E qui è da notarsi che il sentimento del primo deve molto stimarsi sia per l’intrinseca amicizia, che l'unisce col Barone di Tugut, sia per l’influenza, che per mezzo della Imperatrice figlia del suo Sovrano ha già ora negli affari, e che diverebbe molto maggiore se si verificasse l’Ammissione della Imperatrice nel Consiglio di Conferenza, Ammissione che tuttavia si tratta e sì spinge dal detto abile Ministro benché con molto segreto. 11 Ministro d’Olanda è pure molto ben disposto a favore della Repubblica. Egli non solo ha sempre ascoltato con piacere le risposte alle diverse imputazioni fatte alla Repubblica, ma le ha provocate egli stesso il primo, comunicandomi ciò che sentiva dire a Suo carico, e mi - 174 - ha assicurato, che spontaneamente, e prima ancora di esserne pregato ne ha più volte scritto di conformità ne suoi Dispacci. Ho dovuto in questi giorni procurarmi una Conferenza nelle forme col Cavaliere Eden Ministro d Inghilterra perchè con un discorso passagiero non avrei potuto metterlo ai fau0 di tante piccole circostanze interessanti, ne ricavare il di lui vero sentimento, e quello del suo Gabinetto, che nelle circostanze attuali d'Europa si rende il più interessante, e direi il principale ingegno che muove la presente Machina. 11 discorso fu longo, e dettagliatissimo. Egli ascoltò le più minute circostanze, e informato come è delle regole di Marina, delle Leggi del Portofranco, e delli riguardi che deve nella sua situazione avere per tutte le Grandi Potenze un Governo che vuole conservare la Neutralità, e non compromettere il suo Commercio^ convenne tutto, che la condotta della Repubblica fin ora tenuta non poteva incontrare rimprovero alcuno, ma fu però molto meno facile sulla condotta a venire, e come ne il tempo, ne i confini di una Lettera permettono di riferir molto quello che disse, e che ho replicato; perciò attenendomi al solo al solo essenziale dirò che secondo lui 1 arrivo delle Regie Flotte nel Mediterraneo come mettono al coperto tutta l’Italia, così tutli li Principi di essa possono, e devono tener un linguaggio più conveniente, e le Potenze belligeranti sono in diritto di esigerlo. Egli è per impedire l'appulso delli grani in Francia, che principalmente entrano queste grandi forze nel Mediterraneo : Chiunque perciò continuerà a portarvene non potrà non incorrere in osservazione di queste Potenze. Se la Repubblica (disse) vuole chiudere la bocca a tutti quelli, che voi chiamate suoi Calunniatori deve proibire 1 estrazione de Grani : Questa misura si è presa in Inghilterra, ed in Olanda sotto pena di morte, eppure anche colla esistono le Leggi del Portofranco, e sono ambi questi Popoli gelosissimi del loro Commercio. Il Motivo può essere la presente carestia nello Stato, anzi per far vedere, che questo ne è l'unico motivo può farsi temporanea, per fino cioè che il prezzo del Grano ricada ad un indicato ribasso, ed acciochè l'importazione .non manchi potrebbe ancora in Inghilterra accordarsi un prezzo legiero a chi ivi ne conducesse : Oltrecche i Genovesi all'ora ne potrebbero tirare per il loro bisogno da Trieste, e altri Stati Imperiali. Non ha dissimulato che 1 Inghilterra era 1 autore di una tale proibizione, che doveva egli lodare il Governo Austriaco per aver negato il Grano da me richiesto, che il Suo Re era molto mal Savio del Granduca di Toscana, e che si cominciava a parlare con lui d’un tuono più fermo. Negò assolutamente che l’Inghilterra fosse per permettere alli Paviglioni Neutrali Svedesi e Danesi di portar grani in Francia, come tutte le Gazzette avevano annunciato, esaltò la difficoltà che un tal Genere entrasse nelle Mercanzie generalmente prodotte con dire che questa Guerra straordinaria in tutto necessitava straordinarie providenze, le quali tutti li Governi avevano interesse di approvare. Alla mia risposta, che la Repubblica che non era fatta per dare esempio, si sarebbe probabilmente uniformata all’esempio altrui quando fosse universale, e che l'unione di sentimenti di quattro quinti del Consiglio necessari per derogare alle Leggi fondamentali incontrava maggiore difficolta, che le deliberazioni parlamentari, disse, che volendosi conservare la benevolenza delle Corti per sfuggire al temuto danno nella futura Pace conveniva non essere delli ultimi, ne lasciarsi forzare la mano, e che le circostanze conciliavano bene spesso le opinioni più disparate. Aggiunse che in mancanza per ora di Ministro di Genova a Londra avrebbe egli scritto, come lo ho pregato in discolpa della Repubblica per il caso che collk fossero pervenute le lagnanze da me indicategli. • Il discorso poi tenuto opportunatamente col 1 Incaricato di Affari di Prussia non ha fornito grandi risultati, se non che a quella Corte non credeva essere state fatte parti preventive, ne a favore ,ne contro della Repubblica, che il Re gradirà la prima apertura, che gliene verrà fatta colla Comunicazione Ufficiale del di- - 175 - KOrso da me con lui Signor Incaricato Cesar; che certamente il concerto accordato fra tutte le Potenze belligeranti è da impedire per ogni mezzo che i Francesi tirino la sussistenza d.,gli Esteri come un mezzo di finire più presto una Guerra per tutti tanto disastrosa; che il Re di Prussia stesso ha proibita l'asportazione dei suoi Stati, ed ha esatto, che altri facciano lo stesso, non curando il danno che rispettivamente loro ne deriva; e che le piccole questioni in fine fra il Re di Sardegna e la Repubblica non possono fare interessare il suo Sovrano. Non mi sono abboccato con l'Ambasciatore di Russia in suo difficilissimo abordo e l’opinione in cui sono che l'intervenzione di quella Potenza sia di minore importanza per li interessi di VV. SS. Ser.me me l’anno fatto lasciare per l’ultimo. Al Ministero di Svezia ho comunicato molto solo quanto basta a far che concepisca una idea degli affari della Repubblica onde possa parlarne nelle conversazioni senza prevenzione contraria, e con altri Ministri non ho creduto opportuno tener discorso alcuno. 1793. 28. Giugno. Letta a Ser.mi Collegi ecc. Discorso longamente sopra la pratica della Missione di un Ministro a Londra. Si rimetta la parte di sudetta Lettera concernente la medesima pratica all’Eccellentissuna Giunta della Marina già commissionata affinchè a tutto l’opportuna considerazione rifera eccitando il suo zelo di eseguirlo al più presto. Per Serenissima Collegia ad calculos. Mox Discorsa nuovamente ecc. Preposto d’incaricare il MM. Celesia a continuare i discorsi con Milord S. Helen ad effetto di coonestare la condotta della Repubblica verso il Gabinetto 3i Londra al quale effetto s’informi della Conferenza avuta coH’Ambasciatore d’Inghilterra, con fare però rimarcare a detto MM. Celesia che non si è da LL. SS. SS. approvata la risposta data all’Ambascia-tore sudetto, cioè che la Repubblica si sarebbe probabilmente uniformata all'esempio altrui. Latis ecc. Calculis approbata. Mox Proposto di rimarcare al MM. Balbi, che LL. SS. SS. non hanno inteso con piacere quanto esso ha risposto all’Ambasciatore Inglese, cioè che il Governo di Genova sì sarebbe probabil-fente uniformato all'esempio delli altri Principi, mentre è molto difficile, e pericoloso, che il Governo Serenissimo possa seguitare tale esempio. Lati? Calculis approbata. Successive Discorso longamente ecc. S'incarica l'Eccellentissima Giunta de Confini a far estendere una instruzione per il MM. Balbi relativa a far conoscere i pregiudizi che risentirebbe la Lombardia Austriaca per il caso di smembramento di alcune parte del Territorio della Repubblica, e con cui venga instruito di coltivare il Marchese Del Gallo, con fargli presenti i discorsi da esso fatti all’occasione di Francoforte ecc. E s’incarica pure l'Eccellentissima Giunta della Marina a far estendere una memoria da consegnarsi al Sig. Cortajo relativamente alla condotta fin ora tenuta dalla Repubblica. Per Ser.ma Collegia ad Calculos ecc. - 176 - Successive Si legga sudetta Lettera al Minore Consiglio unitamente alle sudette proposizioni e se ne accusi la ricevuta. Per Ser.ma Collegia ad Calculos ecc. (C.a) Francesco Maria APPENDICE A - Doc. N. XIII b) Archivio di Sialo di Genova Lettere Ministri - Londra - Mazzo N. 23/2295 N. 20 Londra li II Febraro 1794. Signori Serenissimi Nella conversazione, eh io ebbi Sabbato scorso con questo Ambasciatore di Spagna non mancai d instruirlo con il Maggiore detaglio di tutte le circostanze, che hanno preceduto, accompagnato, e seguito gli avvenimenti, che hanno avuto luogo nello scorso Autunno costì, e che servono in oggi di pretesto alle non meritate ostilità per parte degli Agenti Militari Inglesi. Questi mi disse, che pur troppo le rincresceva l’accaduto, che la sua Corte in ogni occasione aveva sempre date delle prove non equivoche alla Repubblica di amicizia, e di buona corrispondenza ; che diverse volte aveva parlato dell'occorso con Milord Grenville, ma che questi ne aveva sempre declinato un più preciso discorso, sopra tutto sul conto del troppo zelo, e vivacità impiegata dal Sig. Drake in quelle occorrenze. Mi ha promesso di tenere nuovo discorso attivamente, e di far conoscere tutto l’interesse che S. M. Cattolica prende all indennità, ed alla conservazione della Repubblica: Lesse attentamente tutte le memorie da me presentate inclusivamente l’ultima, e parve approvarne il contenuto. Mi «fece intendere nel corso della conversazione, chiaramente, che la Spagna non esiggeva, che VV. SS Serenissime si dichiarassero in favore della Coalizione, e convenne meco, che un’innocua Neutralità era indispensabile alla Repubblica, ed anche poteva essere utile alle Potenze Coalizzate. Mi fece però osservare, che nell’attuale guerra diretta unicamente a combattere i nemici dell’ordine Sociale per ogni maniera possibile, la Neutralità della Repubblica non può essere adottata a norma dei diritti riconosciuti per l’addietro, e che competono alle Potenze Neutrali ; ma questa devesi restringere ad una perfetta inazione, io replicai, che VV. SS. Serenissime non vi avevano mai mancato; Le feci conoscere la deliberazione del Governo del mese di Ottobre proibitiva d’ogni estrazione di commestibili dal territorio Genovese ; Aggionsi, che esistendo in Genova la legge del Portofranco, legge stabilita in faccia di tutta l’Europa, la detta proibizione non poteva estendersi al Porto di Genova, senza un’infrazione della fede publica, e senza la totale inevitabile rovina del Commercio di cotesta Capitale. Si mostrò meco persuaso di quanto le esponevo e mi pregò di continuare ad informarlo di quanto possa occorrere sopra detta pratica, rinnovandomi le sue più sincere protestazioni di buona volontà, e del suo vivo particolare desiderio di poter contribuire alla tranquillità, e prosperità della mia Patria. In conseguenza del di già avvisato decreto emanato dalla Convenzione Nazionale, proi- - ili - bitivo di. pagare alcun debito a sudditi delle Potens R.M- Banchieri che possedessero denari, Fondi o effetti nell 6 lmPor,ante l'ordine ai fare la dichiarazione, per essere arpicali I C “ Par'' EuroPa’ di doverne in questo Parlamento all’oggetto d'impedire, Th^unq! , dei „*« ,„8U„, . , Pmm o ;|( “rru » ::r ~-—* persona residente in Inghilterra, che durante questa Guerra, mandle, o pTgalTe TlZlZ m.„ *, «. *, fc. di Francia, . p„„« „,à di„,i, v/. di p> “ mento, lettere dr Cambre, o qualonque altra siasi maniera; come pure contro chi fornisse a rancia, o procurasse, che colà si mandassero Mercanzie, e generi di qualsivoglia sorte In dette e preveduto il caso, che potesse darsi un -falso credito alle lettere di Cambio Note ecc. e percio ,n esso si propone di assoggettare alle penalità medesime quell, che aitassero, o ,, rendessero responsabili per simili lettere ecc. Aipossessori in Inghilterra, di denari le ere ^ Cambio, Mercanzie ecc. di proprietà del Governo Francese, resta in senso di detto Bill proibito d, farne il pagamento, consegna ecc. direttamente, o indirettamente sotto comi-nazione di penalità. Ieri è qui arrivato dalla Badia di Hiere Lord Hagh Conway, commandante del Vascello il Leviathan d, 74 cannoni. Questo Governo ha ricevuto dispacci dalla Giamaica, i quali dicesi c e portino !a resa di tutta la parte dell'isola di St. Domingo già appartenente ai France,/ all Armi Britanniche. Altre notizie qui non si hanno, che possano interessare codesta Piazza’ Finora non ho ricevuto la risposta per iscritto, che Milord Grenville mi ha promesso d, fare alla mia Nota rimessagli Giovedì scorso; Questa tardando sarà mia cura di sollecitarne verso la fine della settimana la spedizione. Ho intanto 1 onore di essere col maggior ossequio. Londra li li Febraro 1794. Di VV. SS. Serenissime Umilissimo servitore (C.a) Cristoforo Vincenzo Spinola I o • ■ ■ n ii 1794. 5. Marzo Letta a Serenissimi Colleggi. Se gliene accusi la ricevuta con lode, e gradimento. Si legga al Minore Consiglio. Si rimetta aH’Eccellentissima Giunta di Marina; Per Serenìssima Collegia ad Calculos - R.). APPENDICE A - Doc. N. XIII c) Archivio di Sialo di Genova Lettere Ministri - Vienna ■ Mazzo N. 96 Rapporto delle conferenze avute col Signor Direttore degli Affari Esteri Barone di Thugut, li 26, e 28. Ottobre 1793. Al seguito d’un succinto racconto di ciò che era accaduto nel Porto di Genova il giorno 5 ottobre, e successivi, della Nota di domanda presentata dal Signor Ministro Drake, e delle 12 - 178 - varie conferenze passate fra di esso, e i Deputati del Governo Ser.mo, fatti tutti, de quali trovai il Signor Barone molto bene informato, dovetti lungamente soffrire un vivo rimbrotto dalla sua Parte. Tutto, disse, doversi attribuire quanto era accaduto al non aver voluto la Repubblica Ser.ma far ciò che gli era stato insinuato, di rompere cioè le relazioni ed il commercio colla Francia. Per un vile guadagno, diss'egli, di pochi soldi, ecco a che ora si sono esposti : Se, come hanno fatto adesso, avessero quando era tempo proibita 1 esportazione dei vìveri fuori dallo Stato, non si troverebbero in simili angustie. Ma Ella, Signore, quando io le consigliai dì farlo, mi rispose, che ciò non era possibile, e che era contrario alle loro Leggi fondamentali. Come è dunque accaduto, che ora si è fatto? lo replicai, che qualora ciò fosse, le estreme misure si prendono ne casi estremi: che quando Egli, Sig. Barone, me lo suggerì, lo suggerì in aria di mezzo economico per riparare ad una interna carestia, non come mezzo politico, e che il Governo aveva creduto meglio andate al riparo della penuria del grano col sacrificio di molto denaro, piuttosto che col rovesciamento delle proprie Leggi. Ebbene, ripiglio il Sig. Barone, 1 Imperatore non è entrato in quest'affare allora, non può entrarvi adesso. Mi pare di avergli detto, che gl Inglesi non soffrirebbero la loro Neutralità, ed ecco avverato quanto predissi. Esposi quanto questa Neutralità era piaciuta a S. M. Imperiale allorché fu promulgata, e quanto era stata vantaggiosa alla Casa d Austria in tempo che la Lombardia si trovava sprovvista di difesa, e aggiunsi tutto ciò che poteva dirsi su questa materia. Abbattè il Sig.r Barone queste ragioni col favorito intercalare — Che questa Guerra era diversa dalle altre, che i tempi erano cambiati Disse Che sino a tanto che esisteva un Re, ed un Governo in Francia poteva esservi Neutralità, ma da che, un amasso di Gente iniqua, e regicida vi teneva le redini usurpate, non si poteva più essere indifferente a un tal abuso di potere, e che chiunque non era loro nemico e riconosceva un simile aborto, come Legitimo Governo, doveva considerarsi come partecipe delle sue massime, e de suoi delitti. Domandai io allora se l’imperatore fosse concorso anch egli nella massima che nessuna Potenza potesse rimanere neutrale in questa Guerra? A questa domanda, che lo sconcerto un poco, e che mi fece due volte ripetere, rispose — Che S. M. Imperiale non aveva su questo punto esternato ancora il suo sentimento; che lo farebbe quando lo credesse a proposito, ma che non è da dubitarsi, che i suoi desiderii non siano uniformi a quelli delle altre Corti, colle quali fa caosa comune — e raddolsitosi moltissimo, disse — Ella vede, che io non le ho domandato niente in nome di S. M., ma in realtà questa neutralità, alla quale Lor Signori sono tanto attaccati, non può riuscir Loro che funesta : Crede Ella, che i Francesi stessi la conserveranno dopo quello, che è successo nel Loro Porto, Crede che potendo essi far Loro del male, si asterebbero dal farglielo per alcun riguardo? lo sò dirgli, che fra gli altri molti progetti formati da Francesi contro di Loro, nel tempo che accarezzavano in Genova l’Agente Francese, uno di quelli che avevano imaginato vi era di portarsi a Genova in forza per costringerla ad uno sborso di 20 millioni, e che se ciò non si è eseguito, è stato per impotenza, non per mancanza di volontà. Se il timore poi, soggiunse il Sig.r Barone, di perdere i Loro fondi li trattenesse, sappiamo, che qualora il Governo Monarchico verrà ed essere ristabilito, i primi fondi, che verranno confiscati saranno di quei Popoli, che si saran mostrati amici della presente Anarchia. lo pregai il Sig.r Barone a non chiamarci amici dell’Anarchia, faotori, e partecipi de delitti loro ma a considerarci quali eravamo in realtà: Un Governo quieto, amante della propria pace, piccolo, ristretto di finanze, e sprovvisto di mezzi, che nulla poteva aggiungere alle - 179 - grandi forze unite per esterminar questa Nazione, e che conoscendo appunto il proprio Stato non aveva voluto cambiar le sue Leggi per attirarsi la vendetta di Gente, che con qualunque anome si voglia chiamare, era però formidabile, e resisteva a tutte le Potenze più grandi d Europa, E appoggiato su questi motivi, che ampliai, e ripetei in cento modi diversi, imploravo caldamente, che S. M. Imperiale per atto di giustizia, e di magnanimità s’interponesse presso 1 Inghilterra, e la Spagna, acciò non esigessero una misura a loro poco, o nulla, giovevole, e a Noi di sommo disastro. Rispose il Sig.r Barone — Che la frase sopra sfuggitagli, dj amici dell'anarchia, era forse inconveniente, ma essere però vero, che la Convenzion Nazionale aveva in Genova più aderenti, che la buona caosa, a favor della quale i Principi Fratelli del defunto Rè stimolavano da gran tempo invano la Repubblica. Che però quello, che ora domandavo dipendeva da Sua Maestà, alla di cui considerazione 1 avrebbe rapportato, ma che Egli, Sig.r Barone, nel suo particolare (giacché confessava, che non poteva aspettarsi ad un simile Ufficio) non poteva Lusingarmi d un favorevole incontro. Come vuole, disse, che Sua Maestà faccia una parte contro i suoi piopri interessi, e che faccia per la Repubblica quello, che non ha fatto per un Fratello, ed un Fratello, che ama? Qu; mi studiai di esporre i motivi, per i quali la Dichiarazione della Repubblica potrebbe piutosto essere di danno, che di vantaggio alle Potenze Belligeranti : Di assegnar la differenza, che passava fra la Toscana, ed il Genovesato, non potendo la prima essere attaccata che per via di mare, ed il secondo essere invece aperto (per fino almeno che Nizza è sottomessa alle Armi Francesi) alle invasioni di terra: Ed infine soggiunsi, che troncato essendo ogni conv mercio colla Francia e per le nuove disposizioni della Repubblica, e per la presenza della Flotta Anglo-Ispana, niun danno poteva derivare a Principi dalla continuazione della professata Neutralità. Quindi conchiusi con chiedere la più sollecita possibile risposta Sull'Ufficio passato, dicendo, che la domanda formale ne verrebbe contemporaneamente fatta alle due Corti di Londra, e Madrid da due Ministri Plenipotenziarii della Repubblica colà residenti, ai quali contemporaneamente a me ne era stato dato 1 incarico, e che (fino alla loro risposta la Repubblica sospendeva di prendere un finale partito. Promise il Sig.r Barone rispondere fra breve termine, ma replicò la niuna speranza, che vi era di riuscire nell intento, e attacco — Che i pretesi timori della Repubblica erano vani : Che i Francesi erano troppo occupati per pensare ora ad invadere lo Stato di Genova: Che le Montagne per mezzo alle quali dovrebbero passare erano di facilissima diffesa, e con poca gente niente eccedente le forze della Repubblica si potevano arrestale: E che poi qualora vi avesse a temere anche qualche incendio, o devastazione d'un piccolo Borgo, o Villaggio ciò non era da mettersi in paragone col sistema di rovesciamento d’ogni legge, e diritto che vorrebbero piantare per tutti questi novatori — Passarono in revista le forze di Nizza, quelle dell’Armata di Lione, che pretese dovessero rivoltarsi contro Tolone, l’Armata Austro-sarda, che sovrasta a Nizza, le Flotte tenenti il Mare loro. Quando credetti io opportuno di dire — Ma se la Repubblica non riuscisse o colla mediazione di S. M. Imperiale, o senza di essa a distogliere le Corti di Inghilterra, e di Spagna dalla Loro insistenza, e che alla fine prendesse il partito di scacciare il Ministro Francese, e di mettersi dalla parte delle Corti coalizzate, qual compenso avrebbe a sperarne? Giacché niuno può pretendersi che si esponga ad evidenti rischi senza proporsi un qualche vantaggio. — E qual vantaggio, replicò il Sig.r Barone, si propongono da questa Guerra le altre Corti, se non di arrestare un Torrente contaggioso, e distruttore? Se i Genovesi si uniranno a Noi, e faranno delle conquiste, saranno Loro. - 180 - Risposi, che il Sig.r Barone diceva questo per scherzo, poiché nel mentre che io gli esponevo, che la Repubblica si trovava sprovvista di denaro e di forze militari in ogni genere non poteva il mio discorso aver in vista di fare delle conquiste : Ma quello, a cui non poteva la Repubblica rinunziare era, alla propria integrità: E che quindi domandavo chi l’aiuterebbe in caso di bisogno? E in quali modi? Con denari, e con truppe? E chi la garantirebbe dalle perdite contingibili, che a Lei cagionassero le Armi Francesi, o le pretese d’un avido, e armato vicino, mentre tutte queste cognizioni potevano influire sulla determinazione da prendersi. — Questo è un altro discorso, riprese il Sig.r Barone, che se fosse stato fatto sei mesi sono poteva produrre altri effetti, ma ora la determinazione della Repubblica non sarebbe per buona volontà, ma per forza: Però gli dico francamente, che quanto trovo giusto, che tutte le Potenze belligeranti garantissero i Stati della Repubblica tali, quali sono, dalle armi Francesi, altrettanto trovo strana la garanzia per le pretese del Rè di Sardegna tanto antiche, e che nulla hanno di comune colla presente guerra : Del resto l’imperatore non potrebbe giovar a Genovesi, che con un diversivo; non ha Truppe davanzo, e manca di denaro più di lor Signori, che sono ricchi e freschi dopo tanti anni di pace, e infatti è obbligato a far debiti, e neppure li trova. — Indi soggiunse Se volessero unirsi con Noi sinceramente dovrebbero, o coadiuvare colle Loro forze 1 attacco di Nizza, o pagare Lor Signori le spese di questa intrapresa ; e scacciati che fossero di colà una volta i Francesi, potrebbero riposare tranquilli senza la minima apprensione. 5— i Replicai quanto si conveniva all opinione mal fondata della ricchezza suppostaci : Dissi che appunto perchè era molto tempo, che eravamo in pace, tutto mancava, che era su queste mancanze principalmente, che chi Governava si ritirava dall’entrare in una guerra difficile a sostenersi: Che i precedenti Trattati, e segnatamente quello di Aquisgrana garantivano lo Stato quo della Repubblica anche dirimpetto alle mal fondate pretese del Rè di Sardegna, onde non sarebbe strano, arrendendosi per compiacenza ai desiderii delle Corti coalizzate, il domandarne alle stesse la rinnovazione ; e dissi finalmente, che il Sig.r Ministro Drake faceva sperare, che il Suo Sovrano entrerebbe mediatore tra la Repubblica, et il Rè di Sardegna per 1 aggiusto amichevole d ogni questione, ma che una Lusinga non era una sicurezza, e converrebbe perciò sapere ancora cosa ne pensasse questo Gabinetto. — Non posso — disse il Sig.r Barone — rispondere adequatamele, prima che senta le intenzioni del Sovrano : Quello che sò si è, che più volte sopra i suoi manifesti timori, che il Rè di Sardegna volesse molestar la Repubblica, l’imperatore si è fatto un piacere di tranquillizzarlo: Che la massima non è di favorire l’ingrandimento della Casa di Savoia: E che se loro riesce di aver la mediazione, e i buoni uffici del Rè d’Inghilterra, questa Corte vedrà con piacere terminare le loro differenze all’amichevole. — . Riepilogato qui ogni discorso in questi due punti : Primo. Instanza efficace perchè Sua Maestà si compiaccia d’interporsi presso le Corti di Spagna, e di Londra acciò desistano dal voler la Repubblica a parte di questa Guerra: 2°. Perchè la Repubblica, nel caso eventuale facesse caosa comune colle Corti coalizzate, sappia quali garanzie, compensi e ajuti possa ripromettersi da Sua Maestà Imperiale, e dalli altri Principi belligeranti, raccomandai l’affare, e la pronta decisione alla parzialità, e benevolenza del Sig.r Barone corrispondente all’inv portanza, e gravezza del medesimo, ed ebbe fine la presente conferenza, che non durò meno di nove quarti d’ora. Intanto passai a fai parola del secondo punto, in quanto da tutto il contesto del discorso Sig.r Barone di Thugut chiaramente appariva, che poca, o niuna Speranza eravi di riuscire - 181 - nel primo, portai però sempre avanti il secondo, in modo che non potesse nuocere al principale piu desiderabile oggetto; Ed a questo fine ben mi astenni dal fare benché lontano cenno della determinazione del Minor Consiglio del giorno 15 corrente. Dcmenica mattina successiva mi presentai alla Cancelleria di Stato per vedere se il Sig.. Barone aveva qualche cosa da comunicarmi, poiché credevo assai meglio sollecitare la risposta prima c e giungesse il Corriere ordinario d'Italia che poteva portare oggi colle Lettere de 17. di Genova una qualche cognizione della detta determinazione de 15. comunicata ò da codesto Ministro Inglese, ò penetrata da altre parti; ma per lo stesso motivo forse di aspettare le Lettere d Italia, che arrivano il Lunedì mattina, trovai in Anticamera l'ordine preventivo, che se .o arrivavo mi si facessero delle scuse con dirmi, che il Sig.r Barone per tutto quel giorno non poteva vedermi. Sono ritornato questa Mattina, giorno 28., alla Cancelleria, e introdotto mi disse subito il Sig.r Barone, che aveva comunicato il mio Ufficio a S. Maestà, e che aveva Egli ordine di darmi la risposta, che sta registrata parola per parola, quanto può permettermi’ la memoria, nel corpo della Lettera a questo Foglio unita. Si passò quindi a ragionare fra Noi su questa risposta, e primieramente mi avanzai a dire, se era sperabile, che fosse nel primo punto mitigata, e dopo avermi detto il Sig.r Barone, che ciò era impossibile, soggiunse — Anzi le Lettere d’Italia accennano, che la Repubblica abbia già fissala la massima di dichiararsi, ma io ho assicurato Sua Maestà, che ciò non era possibile, poiché altrimenti la Repubblica non avrebbe data al Suo Ministro qui residente l’incombenza di sollecitare qui i buoni Ufficii perchè le Corti non insistessero a chiederle, ciò che già aveva stabilito di fare; E questo Ufficio, confesso il vero, sarebbe insidioso. — lo assicurai il Sig.r Barone, che una determinazione precisa non era stata ancora presa, e che lo pregavo ad essere egli, e S. M. ben certi di questa asserzione : Che l’unica massima, che era stata addottata era quella di non urtare contro la volontà permanente delle Corti, e quindi conveniva ò di persuadere colla forza de ragionamenti, ò colla mediazione di qualche Principe, le Corti d Inghilterra, e di Spagna, ò di cedere alla loro volontà piutosto che, indisporsi l’animo di così grandi, e potenti Sovrani. Si mostrò il Sig.t Barone persuaso : Si passò quindi a ragionare sugli aiuti, che egli diceva essere in disposizione di dare al bisogno Sua Maestà Imperiale, e disse — Poche Truppe potrebbero darvi, ma al caso converrebbe concertare per parte loro un corrispondente sborso di denaro; e poche, cred'io, ne dovrebbero Loro bastare. — Volle, che io gli mostrassi sulla Carta i Confini Nostri verso Nizza, e ricordandosi d essere stato una volta a S. Remo, parve che concludesse, che al più i Francesi potrebbero inoltrarsi fino a quel Paese, e nulla più, mentre altrimenti sarebbe facile il tagliar Loro la ritirata, massime dalle Truppe Austro Sarde, che stanno di sopra : A questo proposito gli dissi, che il Rè Sardo pareva si esibisse diffenderci colle sue Truppe, ma che attesa l’antipatia, che regna fra i due Popoli confinanti, e le ragioni di diffidenza, che ha la Repubblica per temere anche le sue amichevoli offerte, non era in caso il Governo di accettarle. Egli, Sig.r Barone, si pose a ridere, e disse — Che era sorprendente, che il Re di Sardegna offerisse le sue Truppe per diffendere li Stati altrui, mentre mendica le Truppe degli altri per diffendere i proprii — Cadè poi il discorso sopra quello, che era ultimamente accaduto al Golfo della Spezia, e mentre io declamava suU'inaudita violenza usata dagli Inglesi, e Spagnoli, e sull’insussistenza dei motivi esposti per giustificarla, m’interruppe, dicendo — Lasciamo da parte l’esaminare la giustizia, o ingiustizia delle operazioni de Nostri Alleati, e convenghiamo, che quando un Governo è piccolo bisogna si appoggi ad uno più grande, il quale sia in istato di farlo rispettare : Ma che la Repubblica di Genova è tale, dunque anche per sfuggire simil - 182 - sorta di trattamenti conviene, che si appoggi ad una Potenza più (forte, che la sostenga. E a chi mai potrebbe meglio appoggiarsi che all’imperatore, il quale è noto che non ha vista alcuna sul di Lei Stato? — Soggiunse inoltre — Che il Governo di Genova essendo Aristocratico aveva molto da temere dal Sistema Democratico, ò Anarchico, che propagavano i Francesi, il quale già si sapeva che in Genova stessa aveva de Fautori, e faceva progressi: Onde se la Repubblica non si fosse dichiarata contro dello stesso sistema un giorno, ò l’altro avrebbe veduto scoppiare nel suo seno un sistema di rivolta, di cui i Nobili sarebbero stati la prima vittima. — E avendo io negato l’esistenza di questi supposti, replicò — Che tutte le Lettere, che venivan da Genova si accordavano ad accordare questo punto. — Prima di terminare questa seconda Conferenza dissi al Sig.r Barone, che avrei colla rispedizione del Corriere informato il Serenissimo mio Governo della risposta, che venivo di ricevere in nome di Sua Maestà Imperiale, ma che le determinazioni della Repubblica non potevano essere così pronte, poiché li riscontri che a Genova si aspettavano dalle altre due Corti di Londra e Madrid non potevano arrivarvi colla stessa sollecitudine, come da Vienna, attesa la maggiore distanza, e difficoltà del viaggio, soggetto anche al tragitto di mare. Ciò detto presi congedo, e nel licenziarmi di Sig.r Barone si spiegò meco in aria di tutta compiacenza, che sperava fra poco vederci Alleati, e più stretti Amici del suo grazioso Sovrano. Vienna li 28 Ottobre 1793. Umilissimo Servitore Costantino Balbi APPENDICE A - Doc. N. XIV “De Lizacl^cvicz au flTinistère N. Ili Genes, le 17/28 Decembre 1793. La Cour de Vienne met toute son espérance de sauver ses pays en Italie sur la neutralité de la République Génoise. Cette espérance a été inspirée à l’Empereur par 1 Archi-Duc Ferdinand, qui ne veut pas, que le Gouvemement de Gènes se joigne aux Puissances Coalisées et que dans ce cas la Convention priverà tout à fait les créanciers Gènois du payement de leurs capitau v et comme Son Altesse Royale a placé une grande somme d’argent dans les emprunts fran£ais sous le nom de Marquis Jacob Dourazzo, il craint de perdre son argent ; d autant plus il desire, que la République restàt constante dans sa neutralité, qu’il puisse continuer son commerce de froment, ayant sa part dans quelques maisons de commerce Génoises. Ca démontre, que 1 interèt privé est souvent nuisible à l'interét général. Je suis sur, que 1 Archi-Duc se trompe dans son attente ; le Convention semble ne plus ménager la Répub'ique, ayant sequestre les capitaux de ce lieu, ayant mis en prison les agents d’affaires et les ban-quiers Gènois et en fin de compte le Chargé d’Affaires, qui n’est pas devenu fou, comme, on l’a répandu. 11 se rendait chez le Ministre du Département Intérieur pour avoir une expli-cation sur les affaires des capitaux et des banquiers, fut arrété dans la rue et mené au Comite de Sureté Generale: introduit au salon, il s’était tellement effrayé, qu’il tomba évanoui et se cogna le tète contre la cheminée si fortement, q'on fut forcé de le transporter à 1 Hopital pour l’y guérir. Les Jacobins Gènois répandirent des rumeurs dans la ville, qu’il est devenu fou et prcposèrent au Gouvemement d’envoyer un autre à sa place. Leur proposition fut acceptee - 183 - et la Republique nomma un certain avocat Boccardi, homme raiflonnable, qui regut l'ordre de se rendre promptement à Paris. Il m'est encore inconnu, quelle instruction on lui donnera, mais le but principal de son départ est de solliciter la délivrance de ceux qui sont mis en prÌ9on et d óter le sequestre des capitaux. L equipement de la milice de la Lombardie Autrichienne et i’approche du corps de I armee de Milan, ou sont etabli, ainsi que pres de Pavie, de grands magazins, ont été acconv piis d apres la priere de 1 ArchLDuc de Toscane, pour la défense et la protection des provinces de Son Altesse contre les attaques des Franfais. Car, en s’alliant aux Puissances Coalisées, il pria l'Empereur de garantir ses provinces, n’ayant ni armée, ni l'argent pour l'assembler. Le Gouvemement, craignant l’entrée dans ses Ports d’un grand nombre de vaisseaux Anglais et Espagnols après la prise de Toulon par l’armée franfaise communiqua à tout le Corps Diplomatique et aux Consuls la memoire ci joint en traduction. Reju le 21 Janvier. (DE LIZACKEV1CZ - Lettere inedite, n° 111 del 1793). APPENDICE A - Doc. N. XV De Lizackcvìcz au Ministerc fsj. 108 Gènes, le 19/21 Decembre 1793. Aprés l’envoi de son rapport dernier, un grand changement de résolutions eut lieu à la Cour de Londres. Le 5/16 du courant, un courrier arriva de Turin de la part du Ministre Anglais Mr. Trévor et se présenta au Consul Anglais, qui se trouve ici, avec l’ordre de sa Cour de recommander a la République à envoyer des Commissaires à Toulon, en promettant que, non seulement le blocus sera liquidé dès que la nomination des Commissaires aura lieu, mais aussi témoignera-t-on plus de condescendance et de modération, car l’Amiral Hood et le Chevalier Elliot ont re^u des instructions, conforme a l’éloignement de toutes les difficultés, qui peuvent étre rencontrées. La Cour de Madrid blàme aussi les actions du Ministre Anglais et de l’Amàrai. Elle ordonna à son nouveau Ministre Mr. le Chevalier de la Huerta de se rendre, en passant, dans la ville de Toulon et de tacher a faire la paix entre l'Amirai Hood et la République; outre cela cette Cour promit aussi de prendre le parti de la République auprés de la Cour de Londres. Malgré toutes ces avances, témoignées par les Cours de Londres et de Madrid au Gouvemement de ce lieu, je suis sur, que ce dernier ne destinerà point des Commissaires et, d autant plus, ne les enverra pas à Toulon, pour des causes, que j'ai mentionnées dans mon rapport précédent, ainsi que par l’orgueil et la hauteur des Gènois, qui pensent ètre humiliés par l’envoi des Commissaires aux Commissaires. La situation de la Cour de Londres est en ce cas trés difficile, car elle sera humiliée, de faire óter le blocus aprés avoir refu du Gouvemement le refus de destiner des Commissaires. Pendant que le Gouvemement a presque gagné son affaire avec l'Angleterre, ses affaires à Paris regurent une tournure trés désagréable. Hier on a refu de Paris une nouvelle sure, que le Chargé d’Affaires de Gènes est mis en prison et ses papiers et ses archives lui son enlevé*. - 184 - q er Genois Boussoni en fit le rapport au Gouvernement, en l’assurant, que si ]a Republique manque à envoyer son Ambassadeur à Paris, tous les Genois et le Chargé d’Af-aires seront condamnes à la mort. Apres avoir re9u cette nouvelle désagréable, le Gouvernement fut salsi de stupeur. Il fut propose au Conseil de mettre en prison le Chargé d’Affaires frangia et de prendre ses papiers et ses archives ; mais cette proposition fut declinée par les membres devoués au parti Jacobìn, qui désirent l'envoi du Ministre à Paris. Il fut enfin decide d’attendre la confirmation de cette nouvelle et en avoir une explication avec le Chargé d’Affaires fran?ais. coutjme de ce lieu, on a commencé de changer les membres du Conseil pour le An. Parmi les membres élus, ainsi que parmi les nouveaux Sénateurs, la plupart sont impregnés de principes Jacobins. Le Chargé d’Affaires fran?ais envoie chaque jour du froment et toutes sortes de denrées et de provisions militaires à Nice. Ce lieu en est déjà fourni en abondance. Les petits bàtiments Genois, envoyés d’ici avec ces marchandises se tiennent trés prés des rives, entrent dans ne na\iguent pas autrement que pendant la nuit, et quand ils ne peuvent pas passer directement à Nice, ils débarquent les marchandises à Ventimille ou à Bordighéra, lieux prin-cipaux de l’entassement de ces marchandises pour l’armée fran?aise, d'où on les fait transporter sur le dos des mulets à Monaco et pax mer à Villefranche. Le Charge d Affaires fran?ais s’occupe à armer ici un corsaire pour intercepter les navires, munis de provisions pour Toulon. a fait un contract avec I un des nobles Genois de fournir 60 milles chemises pour l’armée frangaise ; quelques milles de chemises sont déjà envoyées à Nice. Regu le 14 Janvier 1794. (DE LIZACKEVICZ - Lettere inedite, n° 108, del 1793). APPENDICE A - Doc. N. XVI a) De Lizackevicz au Ministère Genes, le 7/18 Janvier 1794. L A=ent fran<(ais Tilly remis ces jours-ci au Gouvernement un memoire, qui invite la Republique d’entrer en alliance étérnelle, défensive et assaillante avec la France, qui s’obligera de lui donner une armée de 50 milles hommes, afin de se venger des Anglais et des Espagnoles pour l’insolence, commise à ses Ports. Quoi qu’on lui répondit verbalement à ce mémoire, que la République ne changera pas son système adopté de rester constante à la plus stricte neu-tralité, sans se mèler de la guerre actuelle, le Gouvernement chargea pourtant le Tribunal de la frontière d’examiner ce mémoire en détail et d'en dohner son opinion, pour qu’il puisse, en concert avec ce Tribunal, donner une réponse par écrit à I’Agent francais. Avant de remettre son mémoire, celui-ci fit propager dans toute la ville sa lettre, adressée à un noble Genois Francisque Vialé, au quel il est lié par des liens d’amitié étroite, avec le but d’attirer de son cote des adhérents au Conseil et parmi le Public. Je joins ci-aprés un extrait de cette lettre. Le Gouverneur de Sarzan rapporta au Gouvernement, qu’une corvette franjaise est arrivée des iles d’Hyères sous un pavillon blanc et qu’il a conclu des discours du Capitarne, que Lord Hood avait l’intention de venir passer l’hiver dans ce Golfe avec toute son Escadre. Vu la - 185 - discorde actuelle entre l’Amixal Anglais et la République. j, exige de3 instruction8> la quest,on, s ,1 doit permettre à PEscadre Anglaise d’entrer dans ce Port, ou de lui refuser. Son rapport fut lu au Conseil, mais, quoique à cause de la diversité dopinions, rien ne fut encore dee,de, on envoya au Golfe une quanti,é de canons, de boulets, de munitions militaires et jusqu a m.ll.ons de fusils pour armer Ics paysans de ces lieu*. Le Gouvemement est occupe actuellement du choix d'un commissaire au Golfe de Spézia, mais personne ne désire accepter cette commission delicate. Il fut de méme propose à la Réunion du Conseil d’in-trodu,re au Golfe de Spézia le mème établissement, que pour ce Por,, savoir : de n’y point laisser entrer plus de 5 vaisseaux militaires. Mais cette propositi resta aussi sans solution. e onsul Anglais rem.t au Gouvemement un mémoire dans lequel il propose, de la part de Lord Hood que, dans le cas du réfus de la République d’envoyer des Commissaires chez lu,. aux .les d Hyères, quelle les envoya, ou au Golfe Spézia, ou dans quelque autre Port d Italie, nommément à Livourne, à Viaregio, ou à Porto-Férraio, ou il sera dans 15 jours accompagné du Chevalier Elliot et de Mr. Drake. Il lui fut répondu à ce mémoire que le Gouvemement ne peut donner dautre réponse que celle, qu’il a donné au Capitaine de la corvette, envoyé ici par I'Amiral Hood. De tous ces procédés de I'Amiral Anglais on peut juger sans faute, que la Cour de Londres emploie tous le moyens possibles pour faire la paix avec la République, malgré l'humiliation de sa dignité. L’Agent franfais a refu du Général Dugommier la liste ci-incluse des vaisseaux, brulés et sauvés du feu à Toulon. Elle parait ètre juste, car les patrons des navires, arrivés de Toulon confirment son équité. Outre les charpentiers, les calfats et autres artisans au nombre de 60 hommes, il est ordonné dassembler en Provence tous les ouvriers et de les envoyer à Toulon pour la réparation et la construction des bàtiments, ainsi que de faire venir de Breste 8 milles marms. Il est reste assez de bois de construction à Toulon mais les agrès, les voiles et les cables manquent; par conséquent, les Franfais ne sont pas en état d'armer 8 vaisseaux de ligne durant 1 année, et d autant plus, de se montrer dans cette mer, dominée par l’Escadre Anglaise. Refu le 10 Février 1794. Exlrait de la lettre de Tilly au Marquis Viale, noble Gènois Decembre 1793. ....Au reste, je Vous déclare avec cette franchise, que je professe et pratique, par respect pour les autres et pour moi-mème, que, loin de désirer, que les Oligarques subissent la perne d un si grand forfait, je souhaite que ceux des Gènois qui, par une opposition sage et courageuse ont garanti leur patrie de l'abìme, vers lequel on la poussait, étendent un voile rélig ieux sur le passe; Qu’ils ne s’en souviennent qu’autant que la prudence l'exige; Qu iis s occupent du present et qu iis invitent ceux-la mème, qui ne veulent voir que ce qu'ils croient leur convenir, à mettre désormais leur interèt et leur gioire dans l'interèt et la gioire de la Patrie. C’est sans doute un grand malheur pour la République de Gènes de ne pouvoir se suffir à Elle-mème ; de devoir associer ses destìnées à celles des autres. Mais au moins, qu’Elle n'aggrave pas ce malheur, en refusant de se soumettre à la Loì de la nécessité ; Que pour complaire à des bourreaux coalisés, qui finiront par lui déchirer le sein, elle ne leur aide pas à déchirer celui de la République franfaise, lequel Lui est ouvert; Qu’elle voye dans celle-ci une soeur cadette, disposée à soutenir son ainée dans la caducité, à laquelle le - 186 - temps soumet les corps politiques camme le corps humaine. Loin de lui reprocher, elle re-spectera son àge et ses infirmités; loin d’aggraver ses dépenses, elle les allégera ; loin d’abuser de sa faiblesse, elle se fera un devoir, un plaisir, un honneur de la defendre contre quiconque tenterait d’en abuser. Ces avantages, je les offre, au nom de ma patrie, et pour Sa gioire, sans craindre, sans appréhender la possibilité mème d’ètre désavoué. Les moyens, que je connais, sont aussi simples, aussi faciles que le but, que je me propose, est important. En voici la substance. La République des Gènois a comme Souveraine le droit de se gouverner, comme il lui piai*. La contraindre à cet ègard, mème pour son bien évident, serait un attentat. Les facultés n’étant pas égales, les Frangais, en faisant plus pour les Genois, que ceux-ci pour ceux-là, ne font pas, proportion gardée, davantage, de sorte que les forts, s erigeant en protecteurs des faibles, s’y abaisseront au lieu de s élever. Cette proportion peut seule régler et maintenir une alliance naturelle et également utile pour les deux Républiques. Pour assurer et faciliter la communication de deux Peuples amis, pour rendre 1 accès aux Frangais en Italie indépendant des évenements maritimes et mettre les Gènois à portée d’ètre promptement sécourus, il se fera de suite, <à frais proportionnellement communs, une route assez large pour le passage de deux voitures, dont la solidite sera 1 embleme de la durée de l’alliance. 11 sera élevé de distance en distance des demeures pour des hommes, employes à l'entretien de la route et à la sureté des voyageurs. Cette route sera libre de toute barriere et péage et quiconque proposerait de 1 entraver, sera declare traitre de sa Patrie et l’ennemi des deux Républiques. La participation aux Gouvernements respectifs exceptée, les Frangais seront traités dans la Republique des Gènes comme les Gènois, et les Genois dans la Republique de France comme les Frangais. Gènes entrerà dans cette guerre, qui est celle de toutes les Républiques. La France ne (fera point de paix sans y comprendre Gènes, sans stipuler que les mte-rèts des fonds, qu’Elle a dans les emprunts des ennemis ou des étrangers quelconques, seront payés jusqu’au remboursement. A l’avenir, Gènes, en cas de guerre d’Italie seulement, ne fera point de paix sans y comprendre la France; la France fera, comme le sien propre, respecter le pavillon Gènois. La France interviendra dans toutes les guerres, qu’on pourrait susciter à Gènes. Gènes n’interviendra que dans celle, que 1 Italie pourrait susciter a la France. La France ne finirà point la guerre actuelle avec le Roi Sarde, sans faire céder sous sa garantie a Genes le territoire d’Oneiile et de Loano et sans déterminer les limites entre l’Etàt de Gènes et le Piemont. • Dans la consideratici!!, que la France a plus d’affaires que d’argent, tandis que Gènes a plus d’argent que d’affaires et qu’il convient mieux qu’une alliée profite que des ennemis, les Gènois auront dans toutes les possessions franfaises d’outre mer le mème accés que dans la France Continentale ou Européenne. Voilà, Monsieur, ce que je propose et ce que je ferai tous mes efforts pour faire agreer de ma nation au lieu d’une neutralité, que les Gènois bienintentionnes n’ont pas le pouvoir, et que les Gènois malintentionnés n’auraient pas mème la volonté de faire respecter. (DE LIZACKEVICZ: Lettere inedite, n° I del 1794). - 187 _ APPENDICE A - Doc. N. XVI b) yirchivio dt Stato di Genova Lettere Ministri - Londra - Mazzo N. 23/2295 ^ Londra 7 Febbraro 1794. Signori Serenissimi Fatta la più matura considerazione sul contenuto de' Veneratissimi dispacci di VV. SS. Serenissime de 30 Decembre, e 3. Gennaro scorsi statimi rimessi martedì pp. da questo Signor Borgo arrivato felicemente (in tal giorno, ho creduto necessario, ed urgente di formare una mwnoria a norma delle Sovrane loro instruzioni, che mi sono fatto sollecito di presentare ieri nella solita conferenza a questo Regio Ministro. Accludo al Trono Serenissimo una copia della medesima. Milord Grenville dopo averla letta attentamente, mi disse, con qualche emozione, che le rincresceva infinitamente, eh io fossi obbligato di rimetterle simile memoria, nella quale scorgeva chiaramente, che la Repubblica si rifiutava all amichevoli disposizioni di S. Maestà, declinando da tutte le proposizioni fatte da Regi Commissari per le proposte conferenze ma sopratutto insistette sull’assoluto rifiuto dato a quella di tenerle nel Golfo della Spezia, dominio di Genova. Io mi feci sollecito di rispondere, che il Governo Serenissimo non ha mai cessato di desiderare la continuazione delle bontà, e della benevolenza di S. Maestà, ma che solo aveva sperato, che questo Ministero fatto consapevole de’ disgraziati evenimenti di Tolone, non avrebbe più insistito sulle proposte misure, che per il fatto erano divenute impraticabili, e che attese le novità occorse nel Mediterraneo esponevano lo Stato della Repubblica a de' maggiori pericoli, per cui era la stessa obbligata alla più delicata circospezione nell’attuale critica sua situazione: Soggionsi che l’ordine di presentare ditta Memoria, era dei 30. Decembre, e perciò anteriore al Biglietto d’Uf.ficio, col quale il Signor Brame proponeva in nome del Cavaliere Elliot di conferire alla Spezia, che il Governo Serenissimo non aveva potuto che ripetere in tale occasione il già detto per iscritto al prefato Console, cioè che si era indirizzato in dirittura a questa Corte senza mancare a que’ ben dovuti riguardi, che professa per questo Regio Ministero. Milord Grenville, mi replicò, facendomi rimarcare la somma degnazione di S. M., che aveva permesso, che i suoi Commissari offrissero di venire sullo Stato di Genova, che questa Reale Condiscendenza avrebbe dovuto essere costì accettata colla maggiore riconoscenza, e come una nuova prova della buona volontà del Rè per la Repubblica; che se una tale proposizione fosse stata fatta all’odierno Governo, che domina in Francia, era persuaso, che non sarebbe stata ricusata. Io osservai, che il Governo di Genova mettendo la maggior confidenza nella rettitudine, e giustizia di questo Ministero, e principalmente nella di lui Persona non aveva esitato di rivolgervi le sue giuste riclamazioni portate nella presentata Memoria: Insistetti per la cessazione del Blocco, e per il dovuto ripaio alle violenze costì commesse ; Mi fece intendere allora, che mi avrebbe data per iscritto una Categorica risposta. Nel decorso della Conversazione, che durò un’ora circa, non mi lasciò ignorare, che malgrado quanto le dicevo, la condotta di VV. SS. Serenissime non provava, che troppo tutta l’influenza, che il partito Francese godeva costì, e che giustificava la condotta del Signor Drake. Io non potei dispensarmi di farle osservare, che la vivacità del medesimo, e l’inculcatale prevenzione erano le sole cause di tutti i - 188 - mali, che si soffrono costi ; Mi parlò di tutti i rischi che la Repubblica correva, e perfino aggionse, che la stessa sarebbe vittima della sua Politica; che i Francesi a norma del loro pernicioso sistema, ecciterebbero un'insurrezione in cotesto Popolo, della quale profitterebbero per fare un invasione sul territorio Genovese, rovesciare l'attuale amministrazione, annullarne la Religione, ed infine distruggervi ogni ordine Civile, e Sociale; che il Governo di Genova doveva avere presenti tutte le calamità, che hanno avuto luogo ne’ Paesi bassi, a Magonza a Spira, ed altre città dell'impero, che sono state, e sono invase dall'Armate Francesi. Mi feci lecito di farle riflettere, che questi stessi timori appunto doveano rendere infinitamente circospette tutte le deliberazioni di VV. SS. Serenissime; che perciò mi rivolgevo con fiducia a lui per pregarlo ad interporre i suoi buoni uffici per far cessare il blocco, che tanto pregiudi-ca\a i Sudditi della Repubblica, e che la sua ulteriore continuazione poteva servire di pretesto a malevoli, ed a malcontenti, che purtroppo esistono per tentare le temute innovazioni, che non potrebbero, che alterare la pubblica tranquillità. Le aggionsi colla maggiore sincerità, che costì si temeva con ragione un invasione dell'Armata Francese stazionata nel Contado di Nizza; che non contenta questa di rovinare lo Staio Genovese, si porterebbe senza ostacolo sul territorio Piemontese, e nella Lombardia Austriaca. Terminai questa mia conferenza rinnovandole le mie piti premurose instanze per ottenere dalla Giustizia, e Munificenza di S. M. una favorevole risposta alle replicate insistenze di VV. SS. Serenissime contenute nella presentata Memoria Siccome detto Regio Ministro non mi ha interpellato sull'oggetto de’ Calafatti, e Mastri d Asci™ passati, dicesi, a Tolone, nè sull’articolo rapportato nella Gazzetta di Firenze in data de' 23 Decembre, così non ho creduto opportuno d’intrattenerlo attivamente sopra questi due punti. Devo prevenire W. SS. Serenissime, che questo Ambasciatore di Spagna mi aveva pregato di passare una di queste mattine alla Sua Casa desiderando Egli d’essere da me instrutto di quanto e costì occorso dall epoca dei primi giorni di Ottobre sino a questa parte, io non ho esitato a prometterle, che avrei il piacere d andarlo a visitare dimani mattina per tale oggetto. Spero che VX . SS. Serenissime si degneranno approvare questa divisa, non ignorando, che Elleno conoscono le favorevoli disposizioni della Corte di Spagna a loro riguardo, e gli ordini stati dati a questo suo Rappresentante di favorire presso questo Ministero la mia Negoziazione. Renderò conto martedì prossimo al Governo Serenissimo del risultato di detta Conferenza, nella quale sara mio studio d impegnare quest Ambasciatore a parlare con calore in favore della causa, che sì giustamente diffendo. In questo punto mi vien rimesso il veneratissimo Dispaccio di VV. SS. Serenissime in data dei 18 scorso, del quale faro uso all opportunità. Essendo stato interpellato dal Console di VV. SS. Serenissime residente in Lisbona, se i Bastimenti Genovesi, ed Esteri colà esistenti potessero con sicurezza partire, ho stimato dovergli consigliare di differirne la partenza, sulle notizie, che VV. SS. Serenissime si sono degnate comunicarmi intorno al maggiore ristringimento del blocco di cotesto Porto. Le Sessioni del Parlamento non forniscono in questa settimana alcuna notizia, che meriti di essere partecipata a VV. SS. Serenissime. Il Signor Pitt ha proposto alla Camera il suo Piano di Finanze pel corrente anno. Dimostrò, che l’Inghilterra deve soggiacere alle spese di 250.000 e più uomini; calcolò la totalità delle stesse a 19,940,000 di lire sterline, e sottomise alla Camera lo stato dei mezzi ascendenti a 19,940,000 lire di detta moneta, compresovi l’imprestato degli 11 Milioni. Il suo Piano non che incontrare difficoltà, fu anzi dalli stessi Opponenti,, encomiato. Il Marchese Cornwalles è qui gionto Mercoledì, dall’Indie Orientali : Oggi, o domani, - 189 - si attende il Duca d’York dalle Fiandre u , , , Mandre, dicesi, che possa essere rimpiazzato nel commando del- 1 Armata, da Snr. Henry Clinton. Ho 1 onore di protestarmi col maggior ossequio. Di VV. SS. Serenissime. Londra 7 Febraro 1794. Umilissimo Servitore C.a Cristoforo Vincenzo Spinola APPENDICE a - Doc. N. XVII De Lizacktoicz au Minist'eie Génes 14/25 Janvier 1794. 11 y a 4 jours, à 8 heures du matin, un cutter Anglais, se détachant de l’Escadre, qui bloque ce Port, s approcha dune portée de canon de la batterie du Port et, quoiqu’il ne fit point de récherches à cette distance parmi les vaisseaux, se rendant à Gènes, trois coup de canons furent tirés par le batteries. Cet accident le forja de l'éloigner pour en informer le Commandat de l'Escadre assiégeant-le Capitaine Souterlande. Vers le 4 heures de l’aprés.midi ce cutter s’approcha de nouveau du Port avec un pavillon blanc. L’officier de ce cutter envoya une chaloupe au Port sous un pavillon blanc avec une lettre au Consul Anglais de la part du Capitarne Souterlande, dans laquelle ce dernier écrit, que le siège qui lui est confié, n’avait jusqu'a présent aucun rapport à la vie des Gènois; au contraire, la demière action de la République prouve un grand changement dans ses rélations avec sa Cour; ainsi il exige. que le Consul lui fit savoii en détail et sans détours, de la disposition du Gouvemement pour l'An-glelerre. Les envoyés, portante la lettre, arrivés au Port, furent re9u par le Peuple avec une grande rumeur, des sifflements, des temoignages d'indignation et du mécontement ce qui les retint d entrer dans la ville. Le Consul Anglais, à son arrivée, fut aussi injurié par 3 nobles, qui instiguaient et troublaient le Peuple. Aprés avoir remis la lettre, la chaloupe retouma au cutter et ce dernier se rendit aussitót avec un rapport au Chef. A & heures du soir, le Gouvemement remit un mémoire au Consul Anglais par l'inter-médiaire du Secrétaire d’Etàt. 11 s’y plaint que le cutter susdit, enfreignant la Loi des Nations, se livrait au brigandage, non seulement à la Rade, mais mème sous les canons, et que les vaisseaux Anglais continuent le siège sans aucun motif légal et défendent l’entrée du Port aux vaisseaux des Puissances Neutres, en considération de quoi, le Gouvemement charge le Consul d informer Mr. Drake, qu il a donne 1 ordre de tirer des canons sur tous les bàtiments Anglais et vaisseaux militaires, qui navigueront à la portée d'un coup de canon de la batterie; et quant aux violences, causées au pavillon Gènois par le dit cutter, le Gouvemement exige une satisfacition. Cet incident provoquera assurément de actions agressives de la part de Lord Hood contre la République, la quelle, à force d’instigations des partisans frangais, y donna imprudemment le motif par le commencement des actions militaires. Par ce procédé, le pian de l’Agent peut commencer à s’accomplir, car, avec l’aide de ses adhérents, il employait toutes ses forces - 190 - pour exciter la haine du Peuple envers les Anglais et a déjà réussi, par 1 intermédiaire des membres, dévoués à ses principes, de persuader le Gouvernement de donner 1 ordre de tirer des canone sur les vaisseaux Anglais. Et quand l’Angleterre déclarera la guerre à la Republique, il a 1 intention de répeter avec plus de succés sa proposition d'alliance et d une armée auxiliaire. Le Consul Anglais porta au Gouvernement une plainte écrite à cause de 1 injure, faite à la chaloupe, envoyée au Port et à lui personellement. Le lendemain, il lui fut répondu aussi par écrit, que le Gouvernement regrette ce qui est arrivé, mais qu ii na pas la force de rctenir le Peuple aiffligé, d’autant plus, de punir une foule si considérable. Le mème jour, que l’incident avec le cutter a eu lieu, on lut au Petit Co'nseil le rapport du Ministre Gènois à Londres, daté de 24-XII. Il écrit, qu ii a fait tout son possible pour incliner Lord Grienvilke d’òter le siège, en lui prouvant, que la République n’a donné le moindre motif à cette action d’inimitié de la part de l’Amirai Hood ; mais Lord Grenville lui répondi séchement de la manière suivant : a Qu’il faut penser, que Lord Hood n’aurait pas entreprit le blocus du Port Gènois, s'il n’avait pas de cause legale pour le faire : Ainsi, il faut attendre des explications de sa part. Du reste, Lord Hood est muni d’un pouvoir absolu de gouverner dans la Mediterranée tous les bàtiments, comme il lui plaira; par con-séquent, cela dépend de lui de s’arranger et de faire la paix avec la République ». Le paquebot Espagnol, chargé de lettres de Madrid du 10/XII, style nouveau, ne sachant rien de la prise de Toulon par l’armée franfaise, y arriva et fut saisi. Le courrier, à ce qu’on dit, n’a pas eu ie temps de jeter la valise avec les lettres dans la mer. Le nouveau Ministre Espagnol, pour prouver au Gouvernement et au public, que sa Cour ne prend point part dans la querelle de l'Amiral Hood et du Ministère Anglais, se décida de présenter au Gouvernement sa lettre de créance, sans attendre l'envoi de la lettre de recréance de son prédecesseur. 11 en fit part à la République, à laquelle celà a été très agréable. Au commencement de la semaine prochaine il aura une audience chez le Doge. Regu le 15 Février 1794. (DE LIZACKEVICZ - Lettere inedite, n° 4, del 1794). APPENDICE A - Doc. N. XVIII ETAT DES TROUPPES DE LA REPUBLIQUE DE GENES REGIMENTS Palais . 502 , . Complet. 500 Savonne . 833 . . Complet. 900 Sarzane . 816 . . Complet. 900 Corse . 826 . . Complet. 900 Rastrumb . 505 . . Complet. 500 Marine . 178 . . Complet. 200 Artillerie . 445 . . Complet. 480 Total effectif 4105 Total du complet. . 4380 - 191 - DISTRIBUTIONS DANS LES DEUX R1VIÈRES St. Marie..........313 La Spézia................28 Sarzane .............65 Cavi............. Savonne..........476 Finale.........5] Pieve.........105 GARN1SONS Port Maurice........ 82 St. Rèmo................115 Vingtimille........195 Caprara .........93 Dans 33 villages et autres postes .... 286 Sur les Pinques à la garde du Porte ... 22 Gènes..........2976 , Total Pareil 4105 Cadets de la Conception . 240 Au complet. 400 Ligurie .... 200 » » 400 Civici .... 60 » » 100 VOLONTAIRES Castello .... 320 >. » 400 Chasseurs .... 80 » '» 100 Volontaires d’Etàt 80 » » 100 Miliciens à Novi 3 Comp.e 500 » » 500 Total effectif 1480 Total du complet. 2000 (DE LIZACKEV1CZ - Lettere inedite, Allegato al n° 87 del 1793). APPENDICE A - Doc. N. XIX con due Allegati De Lizac^cvicz au Minist'ere N 26 Gènes, le 30 Mars - 10 Avril 1794. L’accident malheureux pour l’italie, que j’ai depuis longtemps prévu et dont j’ai rapporté à plusieurs reprises à Votre Excellence, s'est accompli maintenant. Le 5 chi courant, te Co-mandant de Ventimille le Major Batchigaloupo ecrivit au Gouvemement. que ce jour mème, au matin, les Généraux franfais Masséna et Aréna lui envoyerent des députés, en exigeant, au nom de la Convention, la permission du passage par les districts de la République à l’ar-mée franfaise et lui présentèrent en méme temps une feuìlle de papier imprimée, ci jointe, avec l’assurance, qu’il sera défendu aux officiers et aux soldats franfais, sous peine de mort, de tcucher aux biens et aux proprietés des citoyens de la République ou bien d'offenser - 192 - personnellement et de témoigner la violence au peuple Gènois. II leur répondit, qu ii ne pouvait permettie le passage sous aucun prétexte, 'ayant tout au contraire l’ordre précis de le défendre par la force des armes ; les députés lui répondirent (à celà, qu’ùn tei exploit de sa part est déplacé, parce qu une partie de l’armée franfaise se trouve déjà dans les districts de la République. Au sujet de cette nouvelle, le Gouvernement envoya le 7 du courant, par une estafette, au Commissaire susdit, l’ordre de ne pas laisser passer l’armée franfaise et de défendre le passage ■ Quand il verrà 1 impossibilité de s’y retenir, de le quitter, ayant pris du Commandant franfais sa parole d honneur que les promesses, écrites dans le Manifeste, seront accomplies strictement, que le peuple Gènois ne souffrira point d'oppressions des militaires franfais et que le calme et la tranquillité seront observés. Erisuite il doit battre en retraite vers la forte-resse de Savonne avec une partie de sa troupe et d envoyer 1 autre à la forteresse de Gavi. Cet ordre est envoyé au Gouverneur de St. Remo, qui de sa part doit le remettre au Major Bat-chigaloupo. Cette estafette fut suivie par une autre de St. Remo avec 1 abnonce qu’une colonne de 1 armée franfaise de 8-10 mille hommes a commencé à se glisser à travers le Penné et l’Oli-vetto/districts appartenants à la République/jusqu à Dolce Aqua avec l’intention d’attaquer Saorgio par derriére et que le corps à Mentone s’augmente de toute heure par l’arrivée de differents bataillons. L’armée franfaise est partagée, parait-il, en 4 colonnes : l’une resterà à Nice, la seconde-dans Ics montagnes contre Saorgio, la troisième-en expédition vers Dolce Aqua et la qua-trième doit s introduire dans les districts de la Republique par les passages de Ventimille et se diriger vers les Principautés d’Oneille et de Loano, soumis au Roi de Sardaigne, pour le conquérir ; d une telle maniere, les Franfais s’approcheront de la ville de Savonne, qui est comptee pour la clef de Gènes, et s ils prennent cette forteresse, le passage principal en Lombardie par la Boquette leur sera ouvert. Par malheur, le Commandant de cette ville-Ie Colonel Spinola, qui a prodigué en libertin tout son bien, peut ètre soudoyé sans peine et vendre cette forteresse aux Franfais. Le Gouvernement a envoyé hier un exprés avec cette nouvelle à Vienne et il est à espérer-avec la vaine excuse de n avoir pu resister à des forces si supérieures - La manière habituelle d’agir de ce Gouvernement faible et timide. Si l’Italie sera occupée par les Franfais-c’est l’Archi-Duc Ferdinand, qui sera fautif de son malheur, car, ne donnant pas foi aux nouvelles, que j’envoyais directement au Grand Due de Toscane et a notre Ambassadeur à Vienne, ainsi qu’aux rapports du Chargé des Affairas Viennois, le Comte Girola, il donnait plus de foi aux informations de son ami Jacob Philippe Durazo, qui le séduisit par des assurances prétendues, que les Franfais ne violeraient sous aucun prétexte la neutralité de Gènes. Je nc prévois ici aucun danger pour moi-mème, étant assuré, que le Gouvernement, en aucune manière, ne laissera entrer les Franfais dans sa Capitale pour ne pas rendre la banque de St. Georges et ses propres trésors et richesses dans les mains de brigands et de pira-tes rapacec et cupides. Les mesures prises contre toute sorte de Jacobins intérieurs et contre leurs adhèrents et traitres de la Patrie, ont le mème but. Ces derniers jours et le mème jour, qu’on a refu ici la nouvelle de l’entrés des Franfais dans le territoire de la R’publique, le Chef des Jacobins, membre du Petit Conseil, Jean Charles Serra avec un noble, nommé Saouli et au surplus 4 Bourgéois, furent emprisonneés dans la tour. Refu le 29 Avril. ALLEGATO I. - 193 - Au N. 26 f. 135 Liberté Égalité Le Général Divisionnaire Masséna à ses Fréres d’armes de l’armée d’Italie. Chers Camarades, Le jour, où nous devons ouvrir la troisième campagne, nest pas éloigné, et ce jour temble pour nos ennemis sera sans doute éclatant pour les Dófenseurs de la Liberté, puisqu’il assurera à la République Franfaise une victoire complète sur les Sattélites du Tyran Sarde; Mais cette victoire ne peut etre utile, glorieuse et nous en assurer d’autres, qu'autant, qu’elle ne sera point souillée par des écarts indignes du Soldat Républicain ; Les personnes et les propriétés doivent etre respectés et la plus exacte discipline observée. Voilà, braves Camerades, la conduite que Vous avez tous juré de lenir! Douter, que Vous l'observerez, serait insulter Votre bravoure et Votre Patriotisme. Regardons et traitons les Peuples. qui nous avoisinent et parti-culièrement les Gènois, qui sont nos Amis et nos fidèles Alliés, en frères : C’est un de nos premiers devoirs; En remplissant, nous renverserons sans peine le Despotisme et nous con-fonderont nos ennemis. Voila, braves Camerades, ce que la Patrie et nos Représentants, sous les yeux desquels nous allons voler à la victoire, ont droit d’éxiger de nous. Cest donc avec confiance, que je rappelle ici aux Officiers, Sous-Officiers et Soldats leurs devoirs respectifs. Comme soldat et comme Général, je remplierai courageusement les miens, ils sont liés aux Vótres. Je ne suppose pas, qu ils se trouvent de coupables, mais si le contraire arrivait, ils seraient regardés comme traitres et ennemies de la Patrie; Et comme tels-punis, suivant la rigueur des Loix. Signé : Votre Frère Masserìa ALLEGATO 11. f. f. 143 et 144 Égalité Fraternité Liberté Le Tìcprésentants du Peuple Francois à l’armée d'Italie. Ju Peuple Gènois. Le Peuple Franfais, informé des desseins que méditent les Tyrans, qu’il a à combattre et à vaincre en Italie. Instruits du projet, qu ils ont formé de s emparer des Etàts de Gènes, pour les soumettre à la domination du Despote de Piémont et se procurer par ce moyen la facilité de pénetrer sur le territoire de la République Franfaise. Se voit forcé pour sa propre conservation et pour prévenir les desseins des ennemis de son indépendance et de sa féllicité, de faire passer ses trouppes sur le territoire de la République de Gènes. * Bien loin d’imiter la conduite féroce des vils Anglais, qui, foulant aux pieds le droit des gens et les Loix, le plus sacrées, de l’humanité, n’ont pas frémis d'horreur d’assasineT de 13 - Ì94 - sang-froid dans le Port de Gènes, sous le canon de ses batteries des Républicains franfais, qui auraient eu droit à la protection du Gouvernement, le moins civilisé. 11 déclara par ses Représentants, que les Loix de la Neutralité, la plus exacte, seront réli-gieusement observées. Les Franfais, ennemis étemels des Tyrans, qui ont confu le téméraire projet de les ré-duire en Escavage, sont Amis du Peuple libre. Les Gènois trouveront un frère, un Ami ardent et sincère dans chaque défenseur de la Liberté comme tout Franfais trouvera en eux des Hótes bons et humains. Les Républicains franfais respectent les droits de tous les Peuples, leurs usages, leurs Loix, leurs préjuges mème; ils veulent, mais ils n’exigent pas impérieusement, qu’ils soyent heureux. Le Gouvernement, qu’ils ont adopté, répose sur les bases sacrées de l'Egalité et de la Liberté, chez eux des vertus et les talents sont seuls estimés. Pour mériterla confiance de la Nation, 0 faut étre juste et vertueux. Le Vice, l'immoralité, la Corruption ont été bannis du sol régénéré de la France, avec la trouppe des scelerats, qui ne cessent calomnier chez les Étrangers un peuple aussi généreux et magnanime, que ses ennemis sont làches et coupables. La Nation Franfaise recompense toutes les vertus, punit tous les crimes avec les mèmes Loix applicables indistinctement à tous les citoyens. A l’extremité du territoire de la République Franfaise finissest, et sa révolution, et l’éxe-cution de ses Loix. Citoyens Gènois ! Des Esprits inquiets chercheront à convertir en haine 1 amitié reciproque, qdi doit unir des Peuples libres. 5'il arrivait que quelque malveillant intrus dans l'armée tint vis-à vis de Vous, une con-duite, qui ne fut pas conforme aux principes de la Nation Franfaise; adressez Vos plaintes aux Représentants du Peuple et ils reganderont de tels hommes comme des ennemis de la révolution, interessés à déshonorer, s’ils le pouvaient jamais, leurs frères d’armes et à troubler ainsi la parfaite union, qui doit exister entre les deux Peuples. Les Représentants du Peuple sauront réparer les torts, venger les outrages, qui pourraient ètre faits à la Nation Franfaise avec une séverité vraiment Républicaine. Que la mème justice, aussi sévère, aussi réciproque, nous soit rendue par Vous, et la bonne harmonie et la fraternité, qui existent entre les deux Nations, ne seront point alterées. Fait à Nice le 10 Germisal, l’an 2 de la République Franfaise une et indivisible. Signé : Ricord, Salecettì, Roberspierre (DE LIZACKEVICZ - Ledere inedite, n° 26 del 1794 e n° 2 Allegati). APPENDICE A - Doc. N. XX De Lizackevicz au Ministcre N. 55 Gènes, 8/19 Juillet 1794. Le Gouverneur de St. Remo, Spinola, ecrivit au Gouvernement, que le Commissaire Ric-card et le Général Buonaparte avec différents officiers ont dine chez lui le 11 du courant. Aprés le diner, ayant renvoyé ies officiers, le Commissaire et le Général lui déclarèrent, - 195 - “f”003 CXaCteS ^ ‘’arrÌVéC Cn L°mbardÌe d'Une —elle ^ cinq mille hom 1 leur est aussi connu, que la ville de Savonne e, le fort de Cavi «e trouvent sane aucune e ense et peuvent etre conquis par les armées Austro-Sarde. Cela leur parali d'autant S Pp.3 k ^ ‘a République témoigne du penchant pour les Alliès, ayant permis à la . Plem°nl01Se d ses districta. Si la République a l'intention de prouver le contraire et son devouement pour la France, Elle doit rendre les deux forts sous la protection de la France, qu, s obligera de les rendre à la République à la fin de la guerre. Mr. Spinola répondit, que les forts nommé* sont, non seuiement suffisamment fortifica, mais aussi fournis de soldats, des Instruments de guerre et des armes à feu. La République n'a pas des m,son de era,n re les Pmssances Alliées qui ont solennellement promis d'est,mer sa neutralité et que les ne la v.oleraient pas jusqu'au dernier temps, si la France n’y eut donne l'exemple par mtroduction de son armée dans les distriets dici. Aprés avoir écouté cela, le Commi-saire R.ccard dit, que ce sera pire pour la République, car le théàtre de la guerre setablira absolument dans ses distriets. A' la fin, il lui déclara que le Comité du Salut Public entendit avec etonnement l'arrèt des differentes personnes, attachées au système frangia, et de la persécution, dont souffrent ceux, qui sont dévoués aux principes Jacobins. Spinola répondit. que le Gouvernemest fut forcé de jeter en pr,son les personnes, qu, ont fait lattentat de v,oler les Lo,x et d enfremdre le repos et la tranquillité, et qu’il a lai»é aux autres la liberté de pensei comme il leur plaira. La lettre du Gouverneur de St. Remo fut lue au Petit Conseil. L'un des membres fit la remarque, que Spinola a ajouté de ìui-mème le discours sur l'emprisonnement de deferente» personnes, pour déhvrer de la Prison son cousin Serra. Tout le monde sait, continu^t-il que ce Gouverneur est imbibé de pensées et de la Science des jacobins, et il est impossible, qu il avait répondu aussi raissonnablement, qu'il la démontré. On ne prit aucun égard à sa lettre. Re£u le 24 Aout 1794. (DE LIZACKEVICZ: Lettere inedite, n° 55, del 1794). APPENDICE A - Doc. N. XXI T)e Lizackcvicz au Minist'ere N' 57 • Gènes 15/26 Juillet 1794. Au commencement de cette semaine, Tilly exigea grossièrement la délivrance de la prison du rnédécin Bonhomie, Gènois d origine, munì par lui d'un brevet. Mais le Gouvemement, ayant 1 information precise, que ce Jacobin nul excitait la populace à une révolte, donna un refus décisiv à 1 Agent franfais, en se plaignant de lui, comme à cause de cette circostance, ainsi que de sa conduite injuste dans differentes affaires, qui ne sont pas conformes à la neutralité d’ici. Ces jours-ci, le Tribunal des Inquisitemi donna l’ordre au pharmacien Morando, d'origine de ce pays, qui tient un Club Jacobin dans sa maison, de quitter la Capitale. Ayante appris cela, Tilly se rendit précipitamment au Palais et déclara avec des menaces au Secrétaire d’Etat, - 196 - que Morando, étant soumissionnaire de l’armée Franfaise en Italie, doit rester a Gènes; outre celà, ce pharmacien se trouve au Service actif de la République Franfaise. Quoiqu on lui répondit, que Morando doit se soumettre à l’ordre, il se trove ici jusqu à présent. Tilly emploie tous les moyens interdits, pour précipiter la République dans le gouffre de l’abìme et pour exciter dans la Ville une émeute du peuple. Le Gouvernement, sentant toute la gravite des intrigues de cet éffronté, privé de honte, sollicite son rappel d ici, mais n ose pourtant pas se déclarer ouvertement contre la France, voyant que 1 armee Alliee à Piemont se trouve complètement en inaction et ne fait jusqu’à présent aucun semblant de chasser les Franyais des districts Gènois. (DE LIZACKEVICZ - Lettere inedite, n° 57, del 1794). APPENDICE A - Doc. N. XXII De Lizackevicz au Ministeri N. 68 Gènes, 10/30 Aout 1794. A présent on peut dire authentiquement, que le repos et la tranquillité sont rétablis a Gènes. Tilly a regu l’ordre, de ne pas se mèler des complots contre le Gouvernement et de ne rien entreprendre de ce qui pourrait troubler le calme de la République. Dans son dernier mémoire au Gouvernement, il en fait précisement mention, en assurant, qu il ne manquerait pas de dénoncer lui- mème celui, qui oserait lui offrir de comploter la chute de ce Gouvernement. Il porta toute sa malice contre le Consul, qui, d ime manière rusee, multiplie les intrigues pour le jeter à bas, l’accusant à Nice et à Paris de toutes sortes de crimes. Ces deux monstres méneront entre eux une lutte jusqu'à ce que 1 un ne casse le cou à 1 autre. Selon les indices on voit, que la victoire sera remportée par le premier, qui, parait il, s est bien affermi et a réparé sa position, parce qu il se trouvait en grande querelle avec Roberspierre le Cadet. Regu le 26 Septembre 1794. (DE LIZACKEVICZ: Lettere inedite, n° 68, del 1794). APPENDICE A - Doc. N. XXIII con due Allegati “De Lizackevicz aa Minist'ere J\J. 77 Gènes, le 23 Septembre/4 Oct. 1794. Lord Hood remit par l’entremise de Mr. Drake un mémoire au Gouvernement par lequel il déclare, que vù l'ordre précis de Sa Majesté de la Grande Bretagne de protéger par son Escadre les cótes d’Italie, il doit avoir pour l’accomplir des Ports, dans lesquels il pourrait ranger l’Escadre d'une telle manière, qu’après avoir levé le blocus de l’Escadre Franfaise, - 197 - qu il n a plus la possibilité de prolonger durant l'automme actuelle et l'hiver approchant, il serait en etat de la rassembler subitement, d'attaquer l’Escadre Franfaise ou de resister à ses entreprises. C est pourquoi, il propose a )a République d’abandoner son institution neutrale et de permeare 1 entrée dans ses Ports aux bàtiments Anglais au nombre surpassant celui qui a été fixe, car ce qui a été prescrit dans 1 institution, lui parait d étre insuffisant, si les Fran£ais, accoutumés à violer la neutralité d’ici avec des injures et des railleries, entrent dans les Ports d„ a Republique avec un nombre de bàtiments plus considérable, que celui des bàti-ments Anglais. Dans un cas pareil, il ne serait pas prudent de déshonorer le pavillon Royal, d’autant plus, qu'il est assuré, que le Gouvernement ne s’enhardira point de prohiber l’entrée aux bàtiments franfais en nombre interdit et d'autant plus d'y tirer des canons, s’ils osent, se trouvant dans les Ports, d entreprendre quelque chose d’hostile contre les bàtiments An-gìais et leurs équipages. Et si le Gouvernement ne consent pas à cette proposition, Lord Hood declare; qu il ne sera pas en état d étre utile, ni à la République, ni \à l’Italie. Le Gouvernement, ayant remmercie Lord Hood pour sa proposition amicale, répondit, que 1 institution promulguee de la neutralité, étant trouvée digne des louanges de toutes les Puissance.-. Belligérantes et de celle de Lord Hood, ne peut ètre destituée meme dans ses moin-dres details. Du reste, ne prévoyant pour sa part aucun ennemi, restant de son cóté constante a la neutralité sevère et impartiale avec toutes les Puissances Belligérantes, la République n’a pai de raison pour craindre l’effronterie des Franfais. * Apres avoir refu cette reponse, Lord Hood quitta ce Port le 17/28 quantième avec tous ses bàtiments et navigua à Livourne. Cependant le danger augmente pour la République, car, sitót le siège de l’Escadre Franfaise, bloquee dans la baie de Gourjean est leve, cette Escadre en s'unissant avec 4 bàtiments qui se tiennent tout préts à la rade de Toulon, arriverà au nombre de 11 bàtiments de ligne, de 10 frégates et d une quantité considérable de petits bàtiments, à Vado et au Port d’ici. Avant le départ de Lord Hood, Mr. Drake, d'accord avec lui, se rendit à Alexandrie pour proposer à 1 Archi-Duc de s'introduire au Finale et d’attaquer subitement les Franfais à Vado, à Loano et à Oneille, pendant qu’il croisera avec son Escadre le long des còtes Gènoises, feignant de les ménacer par un débarquement de l'armée. Ce pian aurait été très utile pour frapper les Franfais et les chasser des districts Gènois, si l’Archi-Duc avait consenti à la proposition de l'Amiral Anglais et du Ministre, mais ce n'est pas à espérer: Son Altesse Royale ne s'enhardira pas d’attaquer les Franfais. Etant saisi d’une crainte futile aprés l'expulsion incompréhensible des armées Autrichiennes des hauteurs, il rassembla tous les régiments près d’Aqua, s’apprèta à fuir avec toute son armée en Lombardie, ce qu ii aurait accompli, si le Roi de Sardaigne ne l’avait arrèté par une lettre, ècrite de Sa propre main, menafant de rassembler toute son armée à Turin pour s’y défendre jusqu’à la dernière goutte de sang et d'ouvrir le voie aux Franfais pour entrer en Lombardie par différents chemins. Après avoir refu cette lettre, Son Altesse Royale quitta l’armée près d’Aqua, où celle-ci avait commencé à ce 'fortifier par des remparts et des batteries et où, comme il faut le croire, on oeut attendre l’attaque de la part des Franfais. Les Franfais ont déjà commencé de fortifier les deux forts de Vado et y ont rassemblé, ainsi que dans la ville de Savonne, un corps près de 4 mille hommes. Les soldats Genois remplissent avec eux le Service de sentinelle. Le Gouvernement fit part de cet incident par un mémoire aux. Ministres d'Espagne, d'Angleterre et de Sardaigne au Chargé des Affaires - 198 - Viennois et à 1 Aeent Napolitain, excepté moi seul, supposant que ma Cour n’est pas du nom-bre des Cours Alliées. Dans ce mémoire, le Gouvemement, informant de l’occupation de deux petits forts de Vado par les Franfais, fait savoir, qu’un courrier exprés est envoyé à Paris avec 1 ordre au Chargé des Affaires d’ici de présenter une plainte à la Convention de la vio-lation de la néutralité et d’exiger fortement, que la garnison franfaise soit emmenée de ces forts, et ordcnne au Gouverneur de St. Rèmo d’avoir une explication verbale sur ce sujet avec les Commissaires auprés de l’Armée et d’exiger la sortie de la gamison de ses forts, en supposant, que 'es Puissances Neutrales se plaindront avec justesse de la République, que 1 entrée de leurs bàtiments dans ses Ports est défendue là cause de celà. Outre ses Forteres-ses, les Franfa:s ont déjà occupé d'autres le long des cótes Gènoises et ont déjà commencé à les réparer et à les fortifier. I envoie ci-jointes deux lettres des Commissaires auprés de l’Armée Franfaise à Tilly. Refu le 30 Octobre 1794. ALLEGATO I. Au n. 77 f. 39 et 40 Les Représenfants du Peuple prés de l’Armée d’Italie au Citoyen Tilly, Chargé des Affaires de France à Gènes. Caire, ler Vendemiaire, l’an 3me de la République: 22 Septembre 1794. Hier 1 Armée d Italie fit connaitre à l’ennemi la politique franfaise. Pendant six mois, ils se sont plongés dans les embarras. En un instant, la force Républicaine vient de les en délivrer. Les avis sur les projets des Autrichiens étaient certains. Ils avaient Corcare une armée de 10 mille hommes d ordonnance et les habitants de ce lieu, qui fait partie du territoire de Gènes, les avaient favorisés en leur accordant un endroit pour leur quartier général et leurs magazins. De fait, il y avait des routes pratiquéés dans les différentes passages de Final et Savonne. L armée Républicaine parut quoique inférieure en nombre aux Autrichiens, elle 6e fit voir sur 3 cimes de montagnes. L ennemi feignit d’abord de l’attendre, se mit en ordre de bataille ; Il pensait d intimider par sa contenance et par la position, qu’il s’etait procurée, et par 1 ordre de son artillerie et de sa cavallerie. Attaquée sur les hauteurs, il en fut chassé, et ne aémentant point la poltronnerie des Coalisés, il jugea bon dès les premiers instants de fuir à toute jambe et d évacuer Carcare et le Caire, dans la confiance qu’on le laisserait tranquille et qu il se tirerait d affaire avec la perte de peu de morts et de prisonniers : A’ la faveur de la nuit, il se retira avec tant de précipitation qu’il abandonna ses magazins dans le Caire sans les vider et nous 1 avons porsuivi à la pointe du jour. Arrivés à Dego à 5 heures du soir, nous le trouvàmes sur les hauteurs et dans la piaine. Notre artillerie était encore bien loin en arriere, 1 ennemi en etait pourvu, nonobstant celà, nous lattaquàmes. Nous l’assail-limes de toute part, la Bajonette au bout du fusil et malgré le feu de ses canons, il y en eut au moins 1000 des siens de tues. Les Républicains s’emparèrent du camp de bataille. Par bonheur pour 1 ennemi que la nuit sarvint, qui fit cesser le combat et le poltron s'en servit pour fuir. Nous le cherchàmes a point du jour. Arrivés à-Dego, l’ennemi se retirait vers Ale-xandrie, ayant abandonné les magazins de Dégo, et une partie de ses blessés. Tu pourras - 199 — par là juger de sa peur. Sa defaite fut compiette, et la dernière sanscullottide fut une affaire bien considérable pour nous, mais bien funeste pour 1 ennemi. L’armée Républicaine va occuper les hauteurs de Finale. Que les nouvellistes à gage de Génes vantent à présent la valeur Allemande. Les plaines et les montagnes de Dégo sont de monuments que leur oppose la valeur franose. Le Gouvernement de Génes nous a fait des torts, qui nous sont connus; 11 avait affiché la neutralité dans l’unique fin de favoriser son commerce, il y a manqué bien souvent par ses intentions et par ses actions et peut-ètre aussi parce qu’il doutait des forces de noire République Eh bien ! qu il ouvre enfin le yeux et qu’il sache, que la France partout est sincèra et triomphante, qu on ne gagne rien avec elle en biaisant. La République Franfaise aime Genes, desire de vivre en bonne harmonie avec elle, mai demande un jusie retour. Elle respectera la République de Gènes, mais à condition, que le Gouvernement de Gènes se garde bien de favoriser ses ennemis. Elle doit tout attendre de l’amitié de la France, c est a elle à la savoir conserver. Si Genes est de bonne foi, que l’ennemi vienne la troubler et la menacer, la France suppléra à sa faible-se et deviendra sa Protectrice. Sa\onne était sur le point d etre envahie par l’ennemi. Nous l’avons délivrée. Nous n’abu-sons point de nos forces, mais que le Gouvernement de Gènes se règie sur notre Loyauté. Continue toujours de représenter, comme tu le fais, la Nation, dont tu as merité la con-fiance. Tu t aquitteras dignement de ton ambassade, en parlant toujours avec franchise et sans crainte. Signé: Albitte et Salicetti ALLEGATO II. Au n 77 f. f. 41 Ct 42 Les Représentants du Peuple prés l’Armée d’Italie au Citoyen Tilly, Chargé des Affaires de la République Francaise à Gènes Savonne 3me Vendemiaire, L an 3me de la République franfaise: 24 Septembre 1794. Depuis avoir chassé les ennemis de leur position sur Dégo et les avoir contraint de rega-gner Alexandrie, nous avons cru necessaire de faire rentrer les trouppes de la République dans leur position respective. Nos colonnes se sont partagées. Une d’elles à pris la route de Savonne Nous etions à sa tete et elle n a été dirigée vers cette place de la République gènoise, que pour nettoyer Altare et autres positions Piémontoises des troupes Austro-Sardes, qui au-raient pu s’y trouver. Et sourtout pour prouver aux détracteurs de la loyauté franfaise, comme nous savons, tout victorieux que nous sommes, respecter la neutralité et démentir les bruits que l’on a répandu sur l’entreprise que nous venons de terminer. Nous avons voulu aussi prouver par cette marche, qu’il existait une grande difference entre notre conduite et celle des Coalisés, et faire sentir au Gouvernement Gènois ce que nous avons pu, ce que nous pouvons et ce que nous pourrions faire pour nos amis ou contre des traitres. Nous n’ignorons pas, que par une de ses déclarations, le Gouvernement de la République de Génes appelle dans chacun de ses ports jusqu’à 5 vaisseaux de guerre des Nations Belli- - 200 - gérantes mais personne n’ignore le but de cette déclaration, et les Franfais amis constants. observateurs fideles des principes, ont des moyens certains de récompenser la franchise ou de se venger de la perfidie. Nous ne voulons pas douter, que la République de Gènes sache appré-cier tout ce que nous pouvons faire et qu’Elle puisse reconnaìtre le Service important que nous venons de Lui rendre, en la sauvant de la tyrannie Austro-Sarde, combinée avec la politique Anglaise qui allait l’engloutir. Chargé des Affaires de la République, c'est à toi à faire connaltre sérieusement au Gouvernement de Gènes, les véritables intentions de la République franfaise et à le convaincre, qu'il doit, ou mettre ses places en état de défense contre toute attaque des Coalisés, ou re-courir à notre République pour les mettre à l’abri de toute insuite. Les Rér, CartKage, Athenes, Venise, et la Holande. Interessée par sa fondation, par des Liaisons anciennes, par d honorables souvenirs à s’unir à la France contre l’Angleterre, et la Maison d'Autricre, elle servirait sur tout à rétablir sur mer la balance de l’Europe, qui man-que seule à la prosperité de la France. Il importe enfin a la Gioire du Gouvemement Franfais, comme à la justice, de donner à la République Ligurienne cette indemnité meritée de tous les sacrifices ,de toutes les pertes que son attachement h la France lui a fait' éprouver, et dont on ne trouverait pas un exemple dans 1 Histoire. Quels que soient les maux individuels que la revolution a pu causer, soit en France, soit dans d autres pays, le resultat n a été le plus souvent que un déplacement de fortunes. Dans la Ligurie au contraire tous ont perdù, tous ont été ruinés, sans avoir aucun dédommagement. La Nation Ligurienne a vù s'anéantir deux cent million qu'elle avait placés chez les autres puissances de l'Europe, et que son attachement à la Cause Franfaise Lui a fait perdre encore. Elle a fourni 170 batimens pour l’expedition d’Egypte, qui a motivò la - 204 - declaration de Guerre de l’Angleterre, et des Coalisés; Les Campagne» ont été devastées par tous les partis durant la guerre. Elle a épuisé toutes les resources du Gouvernement, et de ses Citoiens, pour se eoutenir, et pour allimenter les Armées Franfaises. Une grande partie de ses liabitans ont peri par la famine, et l’epidemie. Un blocus perpetuel a consommé la lume de son commerce. Tous ses batimens ont été pris ou brulés par les Anglais, et les Corsaires. Elle n’a eu aucune indemnité, pour tant de maux, pour bien d’autres encore dont on épargne le tableau à la sensibilite du Premier Consul. Elle ne peut en avoir d autre que celle qu’on propose. Si la France restait indifferent à tant de sacrifice, si elle laissait disparaitre du Tableau des Nation un allié si constamment, si heroìquement fidelle, quels reproches n’aurait-elle pas à se faire, quelle honte ne resaìllerait pas sur elle dans tous les siècles ! On pourrait elle trouver des Amis? Ceux dont elle rechercherait l’alliance auraient droit de Lui donner la response que les peuples d’Espagne firent aux envoyés de Rome, quand ils se presentèrent à eux aprés la destruction de Sagonte: — «Nous vous conseillons, dirent ils, d'aller chercher des Amis dans « les pays, ou le desastre des Sagontins n’est point encore connu : les ruines de cette malheu-« reuse Ville sont pour tous les peuples de l'Espagne une Lefon triste .mais salutaire qui doit o Leurs apprendre à ne se point fier aux Romains — La Grandeur du Caractere Franfaise, la Magnanimité de son Gouvernement ne peuvent pas s’exposer à de tels raprochemens. Signé : Muliedo deputé de la République Ligurienne pour la fixasion des poids et mesures. (R. BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA: Colledion Politique, to. II, n° 54). APPENDICE A - Doc. N. XXVII Archivio di Stato di Qcnova Lettere Ministri * Vienna - Mazzo N. 95 * Anni 1791 -93 Doge, Governatore, e Procuratori della Repubblica di Genova. Magnifici nostro Patrìzio, e Ministro Plenipotenziario. In una conferenza avutasi dal Magnifico nostro Ministro Plenipotenziario Residente in Madrid con il Regio Ministro Duca d’Alcudia si è questo spiegato che il timore delle violenze Francesi aveva probabilmente fatto agire fin qui li Stati d’Italia contro le proprie Loro massime ; Non devesi tener conto delle misure precisamente dettate da forzose circostanze, ma gli inveniva di essersi formato in Genova per opera delli Seduttori Giacobini un considerabile partito loro aderente, al quale supponeva ripugnare il Serenissimo Governo, e !a sana parte della Nazione; Rxhiedesi però, che il Governo Serenissimo faccia qualche cosa di piacevole, e di utile alla causa comune dei Principi per allontanare dallo Stato Genovese l’impendente mentimento dei medesimi, ed in particolare dell’Inghilterra nell’attuale declinio della Tirannide Democratica di Francia. Le istruzioni, che abbiamo su tali propositi rimesso al detto nostro Magnifico Ministro Plenipotenziario, si sono fatte consistere nelle seguenti riflessioni, cioè, che le forze Militari della Repubblica non eccedono il necessario per la difesa dello Stato: Che il di lei Erario è - 205 - assa, limitato, e resta al presente esausto dalle straordinarie spese fatte per una prudente precauzione, e per far rispettare la nostra neutralità, come anche per sminuire a sollievo de Popoli la esorbitanza del prezzo dei generi di prima necessità, nella penuria di essi tuttora perseverante: Che alli Particolari mancano le rendite de Loro impieghi di Francia, li quali formavano in altri la maggior parte, ed in altri tutta la propria resistenza: Che la stessa mancanza ha depauperato li Ospedali, li Alberghi di carità, ed altre Opere pie della Capitale. e dello Stato: E che lo Stato, e la Capitale estremamente risentono l’incaglio del commercio, e le continue piraterie, che eseguiscono li Corsari Sardi con l’intercettazione di tutti li legni, che incontrano sulla costa Ligustica sebbene unicamente diretti a trasportare li prodotti da un luogo all’altro del nostro Dominio: Aggiunta l'austerità con cui resta dallo Finitimo Stato Piemontese interdetta l’asportazione allo Stato Genovese di tutti li Comestibili nel tempo istesso che da questo vengono liberamente trasportati a quello generi di qualonque sorte, anche per le proviste delle Armate, conforme ogni sorte di comestibili ritraggono da questa Città, e Stato le Armate Navali Spagnuole, ed Inglesi. Altronde sicuri Noi della rettitudine delle Corti Coalizzate, ci persoadiamo, che non vorrà darsi all'epoca presente l'inaudito esempio di obbligare la nostra Repubblica alla formale, o equivalente rinoncia della propria Neutralità, che fu da Noi con applauso universale addottala, e che dal principio della guerra ed in tutte le diverse vicende accadute ha osservato, ed osserva tanto per massima politica, quanto per dimostrata necessità di susistenza. Tanto più verificandosi, che questa istessa nostra neutralità non ha soltanto portato qualchecosa di piacevole, e di utile alle Potenze Coalizzate, ma ha reso esente il Piemonte, la Lombardia, e 1 Italia tutta dalle sciagure, che con la dissimulazione di un passaggio per lo Stato Genovese erano notoriamente nei dati così inevitabili, massimamente per il totale abbandono in cui fu lasciato il Contado di Nizza, e la Savoia. Ci rinviene da varie parti, che questo incaricato degli affari di Francia, abbia rimesso a quel Governo un foglio in cui dice di aver qui osservato, in primo luogo, che sotto l'apparenza di Neutralità non si lascia da Noi di secondare il progetto delle Corti coalizzate, che le medesime Corti hanno mandato a Genova dei Ministri, li quali trattano segretamente con varij Individui Genovesi Membri del Governo all'oggetto d'ingannare non solo la Francia, ma anche la Classe generale del Popolo, e che il Governo sia persino disposto a rendersi Tributario, e dipendente, purché si conservino alla Nobiltà Genovese le sue prerogative politiche, e pecuniarie: Ed in Secondo Luogo, che essendovi del malcontentamento nel nostro Popolo sarebbe importante alla Francia di sforzare da una parte il Governo ad abbandonare il suo apparente sistema di neutralità, e farlo dichiarare in favore de Francesi, e dall'altra parte di prendere le misure per fomentare maggiormente nel Popolo lo stesso malcontentamento e lo spirito di rivolta. Ci giova per tutte le occorrenze farvi rimarcare relativamente a tale supposto Foglio, che non sussiste la Missione in Genova di alcun Ministro per parte dei Principi Coalizzati, fuori che di quello d'Inghilterra, il quale neppure ha tutt’ora presentate le Credenziali : Che innoltre è manifestamente inverosimile, e contraditorio, che mentre con tanta cura procuriamo di conservare li nostri diritti, il nostro Stato, ed il nostro Commercio si pensi di distruggere il tutto compresa la nostra indipendenza, che per invariabile costituzione dobbiamo, e vogliamo difendere a tutto costo: E che l’ideato malcontentamento del Popolo è una vera impostura, nulla più qui universalmente desiderandosi, che di vivere sotto le Leggi vigenti, ed ubbidire a chi ne ha pure per legge l’Amministrazione ; E quindi sarebbe severamente punito chiunque si scoprisse Reo, o complice di qualche contrario disegno, ne potrebbe tollerarsi il soggiorno in questa Città, e Stato di verun straniero di qualsivoglia condizione il quale fomentasse lo spirito di rivolta, giacche si rendei ebbe per somigliante attentato anco incapace di godere del diritto delle genti. — 206 — In correipettività della destinazione fatta da Sua Maestà Brittanica del Sig. Drack per risiedere appresto dì Noi in qualità di Ministro Plenipotenziario, abbiamo eletto il Patrizio Cristoftaro Spinola per risiedere appresso la Corte di Londra con eguale carattere. Accusiamo la ricevuta delle due ordinarie dei 12 e 16 corrente con lede, e gradimento di vostra attenzione, approvando che non sia stata da Voi presentata l'indicata nota, in vista anche dì non aver dato alcun passo il Marchese Malaspìna. , , Dal Signore vi auguriamo ogni bene. Genova 28 Settembre 1793.. (C.a) Francesco Maria APPENDICE A - Doc. N. XXVIII Archivio di Stelo di Genova Lettere Ministri - Vienna * Mazzo N. 95; anni 1791 - in 1793 Il Porto Franco di Genova SeDOene più volte a voce, ed anche in iscritto nella Memoria presentata il giorno 27 Aprile p p. abbia il Ministro Plenipotenziario della Repubblica di Genova avuto l’onore di presentare a 5. £. il Sig.r Barone di Thugut Dirertor Generale degli Affari Esteri sotto il suo vero aspetto la Legge del Porto Franco di Genova, pure siccome dalle ulteriori di Lui risposte sembra cKe non ne sia abbastanza conosciuto lo scopo, e la natura, e cKe da questa non cognizione possa procedere il rifiuto per parte della Corte Imperiale alla domanda neì- 1 enunciata Memoria contenj:a, benche per altro Sua Maesta Imperiale non siasi mesirata aliena dal compiacere le instanze di vm Governo amico, e a Lei sommamente divoto, perciò non giudica estraneo all'oggetto di sottoporre all'E. S. le seguenti dilucidazioni. La Legge del Porto-Franco di Genova altro non è che un invito fatto a tutte le Nazioni commercianti, colle quali si è in pace e finche si continua in tale stato, di portare le loro mercanzie nei Porto di Genova, sicure di godervi indistintamente di tutti i Privilegi in ese Legge espressi, tra quali i principali sono di poter liberamente esportare le merci ivi importate evunque meglio giudicheranno senza temere proibizione alcuna e di non essere soggetti a pagamenti di Gabelle, ò imposizioni per le merci, che piacesse loro di far transitare per lo Stato di Genova, se non se a quelle tenuissime in detta Legge contenute. 11 grano, che pei via di mare giunge in detto Porto gode delli Privilegi istessi, ancorché sia depositalo in terra entro città, e non paga alcun Dazi-o, ò Gabella quando dentro anni due dai suo arrivo sia stato fuori trasportato, e solo è soggetto alla Gabella quello che si consuma nel.a Città, e nello Stalo. Dallo stabilimento di questa Legge universale, e perpetua tiene l'origine tutta il commercio Genovese, e dalla fedeltà in osservarla ne deriva il costante emporio di tutte le mercanzie, per cu: figura Genova con qualche distinzione tra le Città floride, e commercianti d’Europa. A questa Legge specialmente ha il Governo Genovese 1 obbl: gazione di aver veduto i! suo Stato sempre tornito ci grani, sebben sterile in tale genere, e di essersi trovati i Genovesi in grado di poter provvedere, e soccorrere li Stati altrui, sebben agricoli, in tempi di sofferte - 207 - carestie, E se ciò non accade in oggi, egli è un caso così singolare, e cagionato da una unione tale di combinazioni, che non può far regola, come si è accennato nella suriferita Memoria. Non può dunque il Governo di Genova ne per politica, ne per giustizia infrangere questa Legge, alla quale deve la sua salvezza, e la sussistenza de proprj sudditi. Se io facesse mancherebbe alla buona fede duna specie di contratto stipolato con tutte le Nazioni; Si burlerebbe di loro una sol volta; E diverrebbe egli stesso la vittima delia sua ingiustizia, e fautore di sua rovina; Poiché il timore, che un simile esempio si rinovasse altre volte sarebbe capace di far cessare ogni successivo invio di merci al suo Porto, e così ogni commercio, che ha per soda, ed unica base la buona fede. Sarebbe inoltre una sì aperta violazione della Legge del tutto inutile, ed infruttuosa, poiché non esistendo ora nello Stato Genovese grani forastieri. e quelli, che ancora vi esistono essendo comprati dal Governo, e così tolti di mano a commercianti, sù quali grani mai caderebbe la proibizione dell'esportazione, se non che sopra di quelli, che il Governo medesimo possa acquistare ne Stati di Sua Maesta Imperiale, ò in altri, da quali ne ottenga la permissione? Ma è noto che questi devono servire per il mantenimento de sudditi; Che il Governo non ne fà commercio: E che si esibisce a dare tutte quelle caotele che potessero immaginabilmente «figgersi perche una sola grana non ne esca dallo Stato, senza aver bisogno di ricorrere ad un mezzo tanto pericoloso per le sue conseguenze, qual è quello d'infrangere la Sacra Legge del Porto-Franco. Dimostrata così quale sia lo spirito di tal Legge e l'impossibilità, in cui ritrovasi la Repubblica di Genova di fare una proibizione, che se fosse particolare sarebbe contraria alla addottala neutralità, che tanto ad Essa, e a Stati vicini conviene, e se universale distruggerebbe senza profitto il suo commercio, ha il Ministro Plenipotenziario di Genova la più ferma fiducia, che non vorrà Sua Maestà legare 1 addimandato favore ad una condizione impcMsibiJe ad eseguirsi, ma si contenterà di tutti quelli altri mezzi già offerti da concertarsi, i quali conducono per una strada egualmente sicura, ma più facile ad un fine medesimo. Spera poi altresì il Conte Balbi, che li brevi schiarimenti, che sottopone al retto giudicio di S. E. il Sig.r Direttor Generale degli Affari Esteri siano valevoli a persuaderlo, e gli farà perciò pervenire il più sollecitamente possibile una risposta favorevole, e quale l'attende la Repubblica Serma a soglievo delle angustie da quali vede minacciati i suoi Stati, e il timore delie quali ha già eccitiato qualche turbamento nel Popolo. APPENDICE A - Doc. N. XXIX Arcbicio di Sialo di Gaio fa Lettere Ministri - Vienna - Mazzo N. 96 1794. 14 ottobre. Genova Da' Serenissimi Collegi Con annessa Minuta di Nota da presentarsi al Sig.r Principe di Colloredo circa li Privilegi Imperiali. Doge. Governatori, e Procuratori della Repubblica di Genova. - 208 - Molto Magnifico Nostro Patrizio e Ministro Plenipotenziario, Vi rimettiamo 1 acchiusa Nota, che in nome vostro come sta presenterete al Sig.r Principe di Coloredo, o a quell’altro Ministro Imperiale cui appartiene. Comprenderete da essa essere nostra intenzione di non contestare verun giudizio, nè fare alcun atto giudiziale nanti il Consiglio Imperiale Aulico, e ne avvertirete codesto Nostro Agente: All'effetto però, che non venga preso in mala parte il nostro silenzio, ed insieme di notare il conto, che facciamo delle insinuazioni del medesimo Imperiale Consiglio, abbiamo creduto opportuno di attenerci alla Misteriale Rappresentanza contenuta in detta Nota, con la quale speriamo conseguire quanto porta la sua conclusione. Ci riserviamo di rimettervi con caota occasione copia della Relazione informativa stataci resa in questa Pratica, ed intanto attenderemo di sentir l’incontro, che a\ramno avuto la presentazione della Nota, e li Vostri Ufficj, che alla medesima aggiungerete E dal Signor vi auguriamo ogni bene. Ge-nova 14 Ottobre 1794. C.a Francesco Maria Vienna - ALLEGATO Il Sottoscritto Ministro Plenipotenziario sull’avviso avuto di essersi nel Consiglio Imperiale Aulico trattato d’insinuare alla Repubblica di Genova di richiedere la conferma dei Diplomi, ossiano Privilegi, colli quali piacque alli Gloriosi Imperatori Massimiliano Primo, e Carlo V°, fregiare la medesima Repubblica come benemerita del Sacro Romano Impero, e di tutta la Cristianità, stimò di sua attenzione d’informarne il Governo, a cui ben prevedeva sarebbe riuscita dispiacevole l’Apertura di tale progetto. Resta ora incaricato lo stesso Ministro Plenipotenziario di rispettosamente rappresentare alla Corte Imperiale avere in ogni tempo l’anzidetta Repubblica data prova della maggiore di Lei gratitudine e riconoscenza verso il Sacro Romano Impero anche a riguardo dei mentovati Diplomi, o Privilegi, quali custodisce, e conserva fra li più preziosi Pegni ; Ma che allorquando l’imperiale Ministero sotto il Regno di Leopoldo primo cercò di attribuire ai medesimi Diplomi un'intelligenza pregiudiziale alle originali Prerogative della Repubblica Genovese, apprese questa, e dichiarò, essere necessario alla propria indennità, ed alla preservazione de suoi diritti di onninamente astenersi da qualonque domanda della Conferma dei Diplomi sudetti con emendare quanto si era praticato nel tempo precedente in ricorrenza della consueta instanza per la rinnovazione delle Investiture de Feudi Imperiali da Essa Repubblica posseduti. Che presentatasi quindi in di Lei nome la semplice instanza ristretta alla sole Investiture de Feudi, Lo stesso Imperatore Leopoldo Primo attesa la ragionevolezza del contegno adottato dalla Repubblica passò a rinnovarle in ampia forma. Che egualmente malgrado le nuove opposizioni del Ministero furono rinovate alla Repubblica le Investiture da Carlo VI. e da Carlo VII. E che di conformità rimossa ogni domanda dei Privilegi ha impetrata ed ottenuta la medesima rinnovazione da tutti li successivi Imperatori, ed anche daH’Augustissimo Francesco II. felicemente Regnante. Tali, e tanti fatti negativi aggiungono certamente il più gran peso al possesso, in cui è la Repubblica di non domandare detti privileggi, ed avalorano li moltiplici motivi nascenti dalli originali diritti, che competono alla propria Sovranità dalla Corte Imperiale sempre riconosciuta. Che però a tutta ragione confida il Governo di Genova, che uniformandosi la stessa Imperiai Corte a quanto hanno approvato, e praticato Otto Imperatori, troverà consentaneo alla giustizia questa rappresentanza, e si acquieterà nel senso di Essa con la desistenza dalla esternata insinuazione, a confermare ogni ulteriore atto diretto ad indurre la Repubblica Genovese di adossarei un’obbligo assolutamente incompatibile colla propria libertà.. APPENDICE B: DOCUMENTI IN PARTE INEDITI 0 POCO NOTI - 213 - APPENDICE B - Doc. N. I MONITORE ITALIANO POLITICO E LETTERARIO per l’anno 1793 secondo della Repubblica Francese e della Redenzione dei Popoli schiavi PRIMO SEMESTRE IN MONACO PRESSO IL MONITORE ITALIANO Conoscerete la Verità : e la Verità sarà la Vostra liberatrice. S. Giovanni 8 . 32. - 215 - (3) PROSPETTO LIBERTÀ. UGUAGLIANZA Finalmente il simbolo di Roma salvata dalla tirannia del domator delle Gallie, il simbolo della libertà repubblicana (1) passò il Varo, e l’Isera, poirtato dalle Gallie stesse in Italia da un popolo di Bruti e di Cassii. E la capitai degli Allobrogi, e la colonia degli Eroi Marsigliesi, con le minori città vedono sventolare su le lor piazze la bandiera liberatrice del genere umano; inalberata la berretta fatale ai tiranni ; e sen- (1) Dopo l'uccisione di Giulio Cesare si coniarono in Roma delle medaglie in onore di Bruto e Cassio capi dei congiurati liberatori ; nel cui rovescio vedesi una berretta in mezzo a due stiletti. La berretta è il simbolo della libertà, perchè davasi a quelli, che la ricuperavano, per coprire la nudità del capo propria degli schiavi; e i due stiletti denotavano i due tirannicidi, e liberatori di Roma Bruto e Cassio. Alla morte di Nerone il Popolo mise le berrette per mostrare che si credeva più libero. - 216 - (4) fono i monti e le valli far eco giulivo alla canzon popolare, che fa impallidir i despoti. Danselme e Kellermann, novelli Annibali alla testa di non meno coraggiose falangi, mostrano dalle cime di Montalbano, e del Moncenisio ai loro commilitoni le fertili e vaste pianure irrigate dal Po; e le Italiche città, e la patria degli Orazii, de’ Virginii, de’ Scevola, abitate ora da schiavi gementi sotto la verga di ferro o di violenti Decemviri, o di superbi e stolti Porsenna, mentre le ombre delle Lucrezie, delle Clelie, delle Cornelie, delle Porzie assidonsi meste su le lor tombe, sospirando da tanti secoli la palingenesia delle loro virtù, e di quelle dei loro mariti e figlioli. Con maggior confidenza che Annibaie dicono i due prodi Generali alle irrequiete coorti, che valicate in breve queste mura naturali d’Italia (2) con una o due battaglie sarà piano e spedito il cammino dalla Dora al Sebeto ; e fra pochi mesi pianteranno sul Campidoglio il simbolo liberatore. Così promettono i felici successi della Savoja, e di Nizza; poiché alla trepidazione generai dei (2) Il General Kellermann inviato dalla Convenzion Nazionale all'armata dell’Alpi, in vece del disertore Montesquiou, ebbe l’incarico di passarle ; ed ei promise di farlo, e quindi, marciare alla liberazione di Roma antica dal giogo dei preti moderni. - 217 - (5) desposti si unisce in buon punto la ripugnanza, più che l'avvilimento, dei loro eserciti, stanchi della verga sempre sospesa sopra le loro spalle, non persuasi della necessità del lor sacrifizio, e perciò desiderosi d'unirsi agli eserciti rivendicatori dei diritti dell’uomo. La giusta e terribil vendetta contro gli assassini d’Oneglia incuterà un timor salutare a rispettare il gius delle genti; mentre d’altra parte la quiete, e i:l buon governo della Savoja e di Nizza 'faranno amare i generosi e pacifici liberatori delle capanne e delle officine dalle oppressioni degli orgogliosi magnati. Il Piemonte e la Lombardia sospirano da lungo tempo il felice momento della fraternità universale dei popoli; e la durezza e il terrore, aumentati ultimamente per contenerle, come in Savoja ed in Nizza, non han fatto che accrescere il desiderio della liberazione. In vano si dipingono i Francesi presso il popolo quasi rovesciatori della Cattolica Religione, usurpatori delle proprietà, violatori dell’onestà publica; quali orde in somma d’arrabiati selvaggi, sitibondi d’oro e di sangue, e portatori infelici all’Italia di tutte le calamità, con cui la desolarono i barbari del settentrione. I fatti smentiscono queste grossolane imposture ; e manifestano abbastanza il disegno dei calunniatori, cioè d’indisporre il popolo contro i Francesi, e così innasprirlo a sostener i tiranni col pretesto di salvare la religione, la roba, e la vita ricevuta dai loro Padri. In tal guisa in- - 218 - (6) gannato si manda il popolo al macello, e si sacrifica all’ambizione degli stessi suoi oppressori. Questa è la vera sorgente dell’assassinio d'Oneglia, e di tutte le disgrazie che ne vennero in conseguenza. Popoli Italiani, traviati per buona fede, aprite gli occhi una volta, prestate le orecchie agli avvisi leali d’un vostro paesano; il quale per aver abbracciata la vostra causa contro i despoti, fugge da un anno e mezzo la verga persecutrice, che avrebbe voluto percuoterlo, e ne cercò sempre mai tutti i mezzi dovunque ; ma sempre in vano per l’assistenza dichiarata e visibile del Cielo, che vuol salvo e libero il difensor degli oppressi. Io dirovvi la verità ; offrirovvi il frutto sincero delle mie meditazioni. Scrivo dai confini del Varo: ed è ben giusto che parta dalle spiagge della Provenza a disingannare, e preparare la libertà d’Italia, la bella Verità; come da essa partirono la Lingua e la Poesia, che la resero sì gentile e sì cara a tutte le culte nazioni. Ecco l’oggetto di questo foglio periodico, che intitolo Monitore Italiano, perchè specialmente diretto ad avvisare gl’italiani della verità, e base dei fatti della corrente rivoluzione d’Europa; cominciando dalla memorabile redenzione della Savoja, e di Nizza, su autentici documenti, che potranno servire di materiali per una storia della nuova libertà Italiana. Alle materie politiche si uniranno anche le letterarie più importanti, e sopra tutto - 219 - (7) le religiose; giacché questo è il laccio più fatale e pericoloso per i semplici ; perciò teso con tant’arte, e varietà, e sedulità non mai stanca dalle parti interessate all'in-ganno. A tal fine premetterò al giornale un Discorso in cui si prova la Sovranità Civile e Religiosa del Popolo con la Rivelazione (ciò che nessuno ha fatto sinora; e s’è anzi creduto impossibile a farsi; e d’altronde resta indispensabile, massime alla libertà d’Italia) per calmare la coscienza dei semplici, e animare lo spirito dei pusilli alla rivendicazione de’ suoi originarii diritti. Se ne publicheranno due fogli la settimana, cioè lunedì e giovedì a mattina, giorni di partenza della posta d'Italia. Ciascun fo' glio sarà di sedici pagine, a guisa di Iibricdno da sacoccia, nella carta, forma, e carattere di questo Prospetto; di maniera che conservandosi i fogli tutti del semestre, ai suo fine se ne potrà formar un libro, forse non immeritevole d’esser conservato per li documenti che conterrà, e per le materie che vi si saranno ragionate e discusse. L'abbonamento anticipato per sei mesi sanà di due scudi di francia in metallo, e di franchi diciotto in assegnati. Durante il semestre l’abbonamento comincerà sempre dal suo principio. Chi non vorrà continuare dopo i sei mesi, dovrà avvertire un mese prima : in difetto sarà tenuto alla continuazione di altri sei mesi. L’annata comincierà col 3 di gennaio 1793. Il danaro, tanto in metallo - 220 - (8) quanto in assegnati, così pure le lettere, saranno mandati franchi per la posta, o altrimenti, col semplice indirizzo al Monitore Italiano a Monaco, oppure all’Uffizio della Posta di Monaco, od anche di Nizza ; da cui ne verrà spedita la quitanza, e il giornale. A fine di rendere il foglio più interessante al locale di Nizza, si noterà la partenza, e 1 arrivo dei bastimenti col loro carico, tanto in Nizza, quanto in Villafranca : e mediante una tenue spesa si farà anche luogo all’annunzio d’avvisi particolari. Si riceveranno, ma con la stessa franchigia di posta, gli avvisi, gli aneddoti, le nuove di rilievo, che vorranno comunicarcisi da qualunque parte ; salva però la decenza publica ; e con la responsabilità della verità ai Cittadini committenti. Non si vuole scrivere una satira, un libello vituperoso; si vuole stendere un omaggio alla Verità e Giustizia della causa del genere umano, la cui civil redenzione è patrocinata dai bravi Francesi al tribunale della Ragione e della Filosofia con un ardore e una costanza, che saranno l’ammirazione di tutta la posterità. Monaco 15 Dicembre 1792 primo anno della Republica Francese, e della Redenzione dei Popoli schiavi. - 221 - APPENDICE B - Doc. N. II Lettre d’un gènois Paris, ie 15 octobre, l'an ler de la République Dans le delire qui a gagné presque toutes les puissances de 1’Europe, en voulant follement arreter 1 essor de la Liberte, la republique de Genes etait du petit nombre de celles qui avaient montre de la sagesse. La première, elle avait proclamé una parfaite neutralité, dont son in-térèt bien entendu, et ses rapports politiques et commerciaux lui fesaient une loi. Si l'aristo-cratie pouvait etre raisonnable, loin d etre fachee que la France se fut déciarée République, elle devait secrettement applaudir à ses efforts génereux; elle lui doit de la reconnaissance pour avoir abaissé le ci-devant Roi de Sardaigne, son ennemi naturel, qui tòt ou tard l'aurait en-vahie, giaces à un sénat toujours faible, et quelque fois corrompu. 11 existe depuis long temps à Génes un comité autrichien qui a pour chef l'agent de Russie, et le secretaire de la legation de Sardaigne. Ces deux dignes agents de despotes sont soutenus par cette faction oligarchique, composee de quelques familles puissantes qui, apres avoir dominé leur patrie, à 1 aide du cabinet de Versailles qui les payait peut-étre, se sont tournées de còte de 1 Autriche, depuis que la France libre ne veut plus que répandre des bienfaits parmi les peuples ses alliés, et non y fomenter des intrigues. Cette faction est verme à bout de faire donner l'ordre au Ministre de la République en France de se retirer, et com-promet par une dèmarche aussi inconsiderée l’alliance la plus utile de la République. On dit que Lebrun, en digne Ministre d'une grande nation libre, a répondu en ces termes dignes d’un philosophe, à M. Spinola qui pressait son congé, en balbutiant des excuses frivoles sur son départ. « Allez, Monsieur, nous ne voulons que des hommes ». Oui, il y en à Génes, j’ose le dire, au nom de mes compatriotes, il sont à la verité en petit nombre, mais ils aiment la Liberté toute entière, aussi sont ils amis sinceres des Franfais par le lien le plus assuré, la conformité des sentiments. Ce qu’il y a de singulier dans cette affaire, et qui prouve combien l’aristocratie est basse et petite dans ses moyens, c’est qu’a l’instant ou Spinola recevait l’ordre de prendre son conge, ces memes individus qui, autant qu’il avait dépendu d’eux. avaient fait subir mille désagrémens à Semonville, lui prodiguaienf des apparences mensongeres de regret de ce qu’il fallait les quitter, et que les talens et son patriotisme, si redoutés des rois, l'avaient appelé à une place plus eminente. M. Semonville n'en aura pas été la dupe ; depuis long-tems il a su les apprécier en les méprisant. La nation franfaise en fera de mème, elle ne fera pas un crime au peuple zénois de la haine impuissante de quelques individus qui ent usurpé, dans leur patrie, une influence qu’ils ne devraient pas avoir. Le aristocrates se ressemblent dans tous les pays; sentant la fin de leur puissance, ilss'agitent en tous sens, et tàchent de faire retomber sur les peuples les malheurs qui grondent sur leurs tètes coupables. La nation franfaise n a point encore declaré sa volonté, la Convention nationale n'a point encore manifeste son nom sur une grande question; savoir si les peuples limitrophes pourront s'incorporer à la République franfaise, ou bien s’ils doivent se borner à former de petits Ré- - 222 - publiques, dont le grand inconvénient serait la faiblesse. Je n’entrerai pas dans cette queation ; elle tient à des principes que j’auraì peut-ètre l’occasion de développer ailleurs. Mais, quel que soit le parti qu’on adopte, il est de l’intérèt de la France que génes soit franfaise, ou alliée des Franfais, Ses còtes, peuplées d’excellens matelots, peuvent fournir à l’équipement des flottes de la Mediterranée; son port, entrepòt de la plus grande partie du commerce de l’Italie, peut servir, en cas de disette, à approvisionner les déparlemens méridionaux; et au besoin, à l'armée destinée à chàtier le despote du Piémont ; et enfin, à s’opposer avec succes à la trop grande influence de la maison d’Autriche en Italie. Les paysans des ses montagnes serviront volontiers de guides et de pionniers au général Anseime, pour le mener victorieux à Turili ou à Milan. Le sol de la Ligurie est digne de la liberté, si l’aristocratie n’y en a laissé qu une ombre, Génes, jadis démocrate, couvrait la mer des ses voiles, et c’est dans ses rochers que les Liguriens autrefois braverent long-temps les efforts des Romains, tandis que )e reste d Italie était asservi aux fiers descendans de Romulus. Le ménagement des préjugés reli-gieux, 1 établissement pacifique des societés populaires, la presse delivrée des entraves papales et aristociatiques, et mieux encore la protection du pavillon Gènois contre les insultes des corsaixes barbaresques, rendraient bientót les Gènois aussi zelé défenseurs de la liberté que les braves Marseillois, dont le climat est parfaitement analogue. Je profite de cette occasion pour manifester hautement mes sentimens. La révolution, mème parmi les franfais a eu peu de partisans aussi sincàres que moi. Si j’ai tardé long-temps à la publier, c'est qu’avec un coeur vraiment républicain, je voyais, non sans indignation, le Franfais étonné d’ètre libre avoir eu la faiblesse de conserver un roi; mais la République établie par un consentement universel, appelle la France aux plus hautes destinées. Dépujs long-temps je me regarde comme franfais ; il suffira de savoir que tous ceux qui me connaissent, soit franfais, soit Gènois, aoit démocrates, soit aristocrates m’appellaient Serra le Jacobin, nom dont je me faisais gioire sans avoir l’honneur d’ètre admis dans la société, foyer des Iumieres et du patriotisme épuré. Signé Jean Baptiste Serra (Dal Moniteur, 17 oct. 1793). APPENDICE B • Doc. N. Ili Lettre de Jean Baptiste Serra à ses concitoyens amis de la Liberté et de l’Egalité de Gènes, au sujet de celle qu'ils ont adressée à la Convention nationale. Je ne me suis pas trompé, ma patrie a dans son sein des ames dignes de la Liberté et qui savent si bien en exprimer les sentimens en dépit des entraves aristocratiques ! Continuez, braves Liguriens, vos efforts seront couronnés par le succés. En vain les despotes couronnés s’unissent dans leur fureur insensée, pour attaquer de nouveau le pays de la Liberté; ce sera le dernier soupir de la tyrannie. La République Franfaise, j’aime à le répéter avec complai-sance, remplira ses hautes destinées; plus glorieuse que les Romaine, elle affranchila l’Univers, loin de l'asservir... Mais d’où vient que l’oligarchie Gènoise releve sa tète humiliée par les succés des armes Franfaises, et qu’après le départ de la flotte de Truguet, furieuse d’avoir été dans la néces-sité de la bien accueilir, elle s’en venge sur les amis de la Liberté? Elle vient d'exclure du - 223 - pelli conseil Gaspard Saoli, jeune homme rempli de talens; son crime est d'aimer la révolution, et d avoir osé de velopper les avantages d une alliance avec la République Franfaise. Vos avocata, coupables d avoir defendu la raison et la beauté dans une cause qui intéressait la liberté domestique, ont été déclarés avoir mérité la desapprobation publique. Un décret vient de remettre une autorité despotique entre les mains du sénat, qui se prépare à sévir contre tout ami des Franjais. O ma patrie cherie, quand est-ce que tu sauras secouer un joug si honteux ! Vous y contribuirez, courageux ajnis de la Liberté et de l'Egalité. En attendant, livrez avec moi au ridicule la farce jouée dernièrement par le gouvernement. Il a ouvert le livre d or, qu on pourait appeler à juste titre le livre de la vanite humaipe. Vos aristocrates orgueilleux, è qui le mot seul d'égalité donne des convulsions, ont fait sem-blant de vouloir admettre dans leur sein d ignobles Plébéiens; heureusement personne n’a été assez làche pour donner dans le piège: Qui voudrait etre d'une caste dont l’abolition est pro-chaine, et avec l’existence de laquelle il ne saurait y avoir de véritable liberté? Un vrai Répu-blicaine ne peut admettre ni supérieurs, ni inférieurs: telle est ma profession de foi politique. Elle est la vótre sans doute, compatriotes, amis de la Liberté et de l’Egalité. Vous m'avez par-donné la tache originelle d’appartenir à cette caste dont jamais je n'eus les principes : d'ailleurs je suis d’une famille ou meme avant la révolution Franfaise, l’on pensait déja que la naissance et la richesse n’étaient rien, et que les vertus et les talens étaient tout. Fidelle à ces maxi-mes, je ne cesserai de denoncer 1 oligarchie sardo-autnchienne. Que rn’importe sa haine? l'homme de bien, se contente du suffrage de ses cpncitoyens éclairés. Signé J. Baptiste Serra (Dal Monileur, 30 janvier 1793). APPENDICE B - Doc. N. IV AU NON DE LA RÉPUBLIQUE FRANQA1SE. Les Représentans du Peuple Députés par la Convention Nationale près l’Armée d’Italie Considerant que le pacte social des nations vient d’ètte viole par le plus korrible des attentats; que l’atrocité commise dans le port de Gènes envers les membres de la République Franfaise par les làches se disant sujets du roi d’Angleterre, détruit le droit des gens, met pour ainsi dire l’humanité en danger; que cet événement affreux ne peut etre indifférent à aucun peuple, ur tout au peuple Gènois sous les yeux duquel ce crime de leze société a été consommé ; qe la reparation d’n si grand forfait doit ètre aussi prompte que terrible ; que les loix de la Patrie de la justice e de l’humanité l’ordonnent; que la République Franfaise a la puissance e la volonté de les faire exécuter; que le peuple de Gènes seroit compromis par le silence de ses agens: que dans ces circostances il ne peut sans honte et sans complicité ba-lancer un instant de se déclarer pour les amis ou les ennemis des sociétés humaines, outra-gées dans la personne des républicains Franfais; que la neutralité dans cette occasion ex-traordinaire seroit l’anarchie des peuples. - 224 - Considerant que le peuple Gènois voit chaque jour avec quelle attention religieuse son territoire est respecté par la République, lorsque les ennemis de la France y ont un asile assuré e échappent à la poursuite des Franfais armés pour la défense de la liberté e de l’égalité, que ce respect devroit cesser pour un territoire qui déviendroit impunement le tombeau des Franfais. Déclarent au peuple Gènois, au nom de la République Franfaise, que la lenteur e l'jn-détision du senat de Gènes à tirer une juste e eclatante vengeance de l’assassinat commis dans son port e sous ses canons envers le genre humain dans la personne des membres de la société Franfaise est prète à agir pour obtenir la reparation d’un si grand crime. Requièrent le CHargé d’affaires de la République Franfaise de communiquer au senat de Gènes la présente déclaration. Fait à Nice le 13 Octobre l’an second de la République Franfaise, une e indivisible. Robespierre ]. e Ricord - Raspaud secrétaire A Nice chez Cougnet Pere et Fils, Imprimeurs du Département des Alpes Maritimes. (Collez. Mss. B. U. C., voi. VII, c. 143). APPENDICE B - Doc. N. V Avviso a’ Genovesi Da un Qcnovesc Vero amico della T^cligione e della Patria Svegliatevi, o miei cari Concittadini, e non dormite sui pericoli della Patria. Una Setta d’Assassini diretti, e prezzolati dai Faziosi, che hanno rovinata la Francia, hanno macchinata la vostra distruzione, e faranno tutti gli sforzi per consumarla. Ella è, che colle sue trame infernali la bella Monarchia di Francia, sì longo tempo nostra alleta (sic), e nostra Protettrice ha immersa nella più spaventosa confusione. La Religione distrutta, gli Altari, atterrati, i vasi sacri delle Chiese rubati da mani sacrileghe, i più Augusti Misteri profanati, i Preti, i Cittadini barbaramente trucidati, invase le proprietà, i più sacri diritti calpestati, ed annientati, il commercio distrutto affatto, dissipato, ed ingojato tutto il numerario____ Tali sono le imprese della Setta dei Giacobini, che hanno giurato un odio implacabile a tutti i Popoli dell’Universo, i quali non vorranno con loro concorrere a così orribili empietà. Miei cari amici! Questo deve essere per Noi un terribile, ed utile esempio! Ricordiamoci d’aver fissi in mente i disordini, che questa Setta Giacobina ha portato nel seno di Nazioni crudele, che si lasciarono ingannare dalle sue perfide promesse, e sono state le vittime della sua cupidigia, e crudeltà. 11 Brabante, l'Olanda, Franfort, Magonza, e molte altre Città, e Paesi precipitati nella miseria, e nel dolore non ci dimostrano forte chiaramente ciò che noi dobbiamo aspettarci dalla medesima? In ogni luogo i Giacobini hanno cominciato lusingando il Popolo, ed in ogni luogo hanno finito trucidandolo barbaramente. Offrendo alle loro vittime una libertà menzognera, non hanno fatto, che portare in ogni luogo il ferro, il fuoco, ed ogni genere di delitti, e di scel-leraggini? - 225.;— ìamo unque in guardia..... Questi Mostri già son tra noi. Si sono insinuati nelle "0Sl 6 g, ’ 6 PUr tropP° ve ne son° anche nel Governo, e vorrebbero introdurre l'Armata . .. lt0ri° del*a RePubblica. Essi oppongono tutti i loro diabolici oscuri maneggi, I SOp' . Sa.Sgle misure- che 1 veri Genovesi vorrebbero prendere per salvare la Patria. Li °r°. .. . ann° gla sedotto un numero grande dei nostri creduli Concittadini, i loro aP 8 . egrano es‘t°. che si promettono da loro neri intrighi. 1 loro agenti tentano UUl . ' ccrromPere qualche soggetto vile, e venale del nostro Governo. Il contaggio C 8 3l° m tUUl gl] ord,ni dell° Stat0' e non resta più a noi buoni Genovesi, che un mezzo passo a fare per cascare nel precipizio. ... PatlIZl!. ^SempÌ0 della trancia vi se,va di lezione! La vostra rovina è certa, ed dnfalli-.le. e vo, e un momento ad aprire gli occhi, o se piegando voi un istante dove è necessario ,1 vostro vigore alla Patria, Avreste voi la debolezza, o la viltà, d'abbandonarla in questo punto di crisi? A questo passo v'aspettano i Giacobini per far trionfare il loro sistema distruttore, ed assicurarsi colla vostra assenza dalla Città una maggiorità di voti nel minor Con- gl,°." , 0Sja C°Stanza’ fermezza, e la riunione de' vostri spiriti, e nobili sforzi sono que i a cui dipende la conservazione della Repubblica, e ne' quali è riposta la salute della Patria. Negozianti. 11 vostro commercio e già interrotto dai disastri dell'Europa, ed è vicino alla sua totale rovina. Date uno sguardo a Lione, Marsiglia, Bordeaux, a tutte le Città commercianti ove 1 Giacobini hanno estesa la loro rapacità, e quivi leggerete a chiare note il vostro futuro destino. Artigiani ! La vostra industria facendo il sostegno della vostra esistenza, e delle vostre Fani,gl,e ha sempre formato la felicità, e la ricchezza dello Stato, aprite un momento gli occhi sulle Citta di cui sopra vi ho parlato, e voi vedrete, che le vostre manifatture ben tosto ridotte a niente, e le vostre derrate senza compratori, le vostre botteghe senza lavoro, e i vostri operaj senza impiego, non vi presenteranno più, che la disperata immagine della fame, e di una miseria irreparabile. Vo. finalmente Cittadini d'ogni stato, e condizione non vi fidate deiringannatrici, e fallaci promesse de Giacobini. Il popolo Francese è stato come voi il misero bersaglio del loro inganno. Quel popolo si lasciò sedurre dall'apparenza duna felicità immaginaria. Ma ahimè ! e proscrizioni militari, i saccheggi, la miseria, le catene, e le Ghigliottine sono stati i soli frutti, che hanno raccolto dalla sua credulità. 1 nostri Porti saranno ben presto bloccati, le nostre sussistenze intercettate, il nostro commercio distrutto, i nostri beni minacciati dal risentimento delle grandi Potenze, di cui finora no, abbiamo disprezzato l'amicizia, e sotto la protezione delle quali noi avremmo potuto Vivere felici, e tranquilli; Noi resteremo allora preda degli ingordi rapaci Giacobini? 0 miei cari amici; Miei diletti fratelli! E sarà possibile che * trovi ancora tra di noi un solo vero Genovese, che non pensi d'allontanare dalla Patria tante disgrazie, e di scacciarne dal seno l'empia Setta de' Giacobini, questo canchero infernale, che rode Genova, e d'assicurare con questo mezzo la nostra Religione, il nostro Governo, le Leggi, le nostre proprietà, il commercio, e la nostra sussistenza! No certamente non si trova. Siamo dunque tutti fermi, e costanti, miei cari amici riuniamoci ed accordiamoci per punire la temerità, e la sceleraggine di quelli detestabili Mostri, che vogliono invadere il nostro Territorio, e devastare la Repubblica. (Collez. Mss. B. U. G., voi. Vili, c. 191). 15 - 226 - APPENDICE B - Doc. N. VI Al Popolo Genovese — AI Ministro Drake Risposta d’Anonimo Nullameno convinto dal Ministro di S. M. Britannica dell'agitazione, e delle sciagure dell’Europa il Popolo Genovese profondamente ne geme, egli non deciderà, se le leggi, che si è data la Francia ne sono state la prima origine, e se piutosto gli Estranei, che hanno voluto porre ostacolo alla sua indipendenza, ed ingerirsi nel suo Governo non ne sono la vera cagione. Egli non dirà quali siano i Sediziosi, che vogliono svellere i fondamenti di quest Impero; Se la fazione delli uomini liberi rivoltati contro la tirania, ò piutosto la fazione delli Schiavi ribelli alla legge; ma persuaso intimamente del giuramento di 25 milioni di Francesi, che lo Stato, nel quale si trovano è quello, che vogliono conservare : Egli crederebbe di violare il diritto dei Popoli, e la morale delle Nazioni cercando d’intaccarlo, egli non ha, che temere dei principi, che gli accusano di propagare. Quando coloro ai quali ha confidata la cura di governarlo hanno abusato del loro potere, non hà aspettato per riscuotere il giogo, che i Francesi gl’invi-tassero con formali decreti. Se questi ultimamente lo hanno fatto, egli non ha accettato ne soccorsi, che gli offerivano, che le testimonianze della loro fraternità, giacche i suoi antenati gli avevano lasciati degli esempi] assai belli senza che avesse bisogno di ricorrere à quello de suoi fratelli. Anch’essi una volta hanno versato del sangue per consolidare la loro libertà. I Francesi ne hanno forse versato altro? Se essi hanno fatto al Rè d Inghilterra delle dichiarazioni di guerra insidiose che importa a noi? Che importa a noi, che non abbiamo Rè, se ne hanno fatte delle ingiuste \à coloro, che voi chiamate gli altri Sovrani dell Europa? E che importa mai a voi che siamo anche noi Sovrani, e verso cui sono stati giusti; Che un Principe Vescovo, che uno Statoider, che un Imperatore, un Pontefice un Rè brighino con essi le loro querele individuali, quali benefizi] abbiamo da costoro ottenuti per immolarci alla riconoscenza. Voi avete formato una formidabile lega, voi ce ne annoverate i gloriosi successi, voi ne promettete de nuovi? Qual bisogno avete donque di noi? Voi vedete, che vi sono delle Potenze, che per timore non hanno espressa adesione alla vostra causa, chi vi ha detto, che noi eravamo di questo numero? Voi vi chiamate difensori della nostra Religione, voi che siete i primi disertori della nostra Fede del nostro Governo. Voi che ne avete violate le leggi col più atroce assassinio della nostra vita, voi che avete tirato nelle nostre mogli, e su de nostri Figli? Delle nostre proprietà voi ce le avete rapite sotto la nostra propria bandiera? Voi vi dite gli amici della Rep.ca, e voi le date quali padroni imperiosi legislazioni, non avrem ragion di conchiudere, che coloro, che chiamate i nemici dell’universo non ne sono, che i Vendicatori? Che generosità insultante è mai quella con cui cercate pagliare le vostre minaccie? Voi rinomiate ai vostri diritti sul nostro territorio, se noi vi aiutiamo con i nostri Tesori? I malandrini rinunziano anch’essi al diritto che il loro pugnale dà sulla vita del passegiero di cui involano le spoglie. Noi abbiamo ascoltati gli agenti del Popolo francese, che si governa da per se per ’istessa ragione, che vi faceva ascoltare l'Agente di S. M. Britannica alla quale il Popolo Inglese ha creduto dover confidare le redini del suo Governo. Noi lasciamo a questi Agenti la cura di atterrare le vostre calunnie colla risposta, col loro silenzio, e mentre con un atroce ironia voi li accusate di violare ne’ nostri Stati e nei nostri Porti i diritti dell’onore, e delle Genti, noi - 227 -» aneleremo a piangere con essi sopra i cadaveri de loro fratelli massacrati da vostri Satelliti. La libertà dei voti de nostri Rappesentanti è la legge più sacra fra noi, voi che volete influire su quella, colle vostre minaccie non meritate voi forse i rimproveri, che fate ai Francesi? Voi trovate male che varij membri del nostro Governo non vedano colli stessi occhi di voi la Francia? I Rè coalizzati contro di lei, un accordo, una unione de loro sentimenti in favore dell'uno ò dell altro partito ci averebbe fatto credere, che noi fossimo venduti ò all uno ò all*altro dalla diversità delle loro opinioni, noi abbiamo conchiuso, che pesavano i nostri interessi con impar-zialita, ed abbiamo aspettato nella calma la fine de loro contratti, quali’è mai 1*esempio, che c invitate à prendere dalla Francia. Sarebbe forse un nuovo attentato, che voi tramate contro noi medesimi? In nome del Popolo Genovese sapiate, che i primi violatori de suoi diritti sono i primi, che immolerà alla sua vendetta. In nome del Rè vostro padrone ci promettete *a protezione della flotta Britannica, — ma il Popolo Inglese Sovrano del vostro Rè ha egli ratificate le vostre promesse? Voi ci dipingete le forze navali della Nazion Francese come annichiliate per sempre, e noi vediamo correre i suoi Vascelli dall’Oceano nel Mediterraneo per riconquistare colla forza ciò che ha perduto per tradimento. Noi non abbiamo che perdere rompendola colla Francia, ma se non avessimo noi Capitali delle nostre sostanze, ne il nostro commercio avremo almeno da conservare 1 onore nazionale, che non abbiamo venduto, come tanti altri s.!le passioni individuali di qualche Tiranno; aggiongete di più, che abbiamo tutto da guadagnare, sarebbe forse una parte della vergogna, che hanno raccolta à Lauterbourg, e Dunkerque à Maurienne, e Puitiere, e Brest, ed anche Tolone? 0 pure una porzione delli allori colti sulla Modesta? No noi non vi vogliamo, noi conserveremo la nostra neutralità : se ci parrà vantaggioso di farlo. Noi non si lascieremo intimorire da insultanti minaccie, ne sedurre da promesse insidiose. Noi invitiamo il Segretario di Stato a presentarvi 1 espressione dei sentimenti, che qui manifestiamo al aggiongervi il quadro delle sciagure della Polonia recentemente divisa colle baionette da coloro, che se ne chiamano i Protettori a leggervi il trattato di Plenitz nel quale una sorte uguale ci era riserbata per il delitto di non entrare nella coalizione, e per quello di esservi entrati troppo tardi, e dirvi finalmente che troppo instrutti dalla sperienza à diffidare dei Rè e dei loro Ministri, noi periremo tutti avanti di vedere attaccata le nostra indipendenza. (Collez. Mss. B. U. G., voi. IX, cc. 220-222). APPENDICE B - Doc. N. VII Lettera d’un Membro del Gran Consiglio a’ suoi colleghi Genova 12 Febbraio 1794. L'Amore delle leggi, che vedo violate, e il desiderio del pubblico bene, cui trovo sostituito per tutto un pubblico male, mi determinano, o miei colleghi, a presentarvi i seguenti risultati: possano questi riuscire di qualche vantaggio nelle fatali nostre circostanze. Ognuno di voi senta a quale grado di bassezza e di rovina sia giunto in oggi il nostro governo; egli ha perduta ogni considerazione presso de’ principi d’Europa, i quali lo vili- pendono ,e castigano a vicenda; si trova senza mezzi pecuniari, senza forza militare, lacerato da propri ministri, e privo finalmente dell’aura dell'opinione civica. E chi l'ha mai condotto a questo deplorabile stato? Ascoltiamo la voce pubblica; ella ci dice, che una vergognosa, e prepotente oligarchia, la quale già da tant anni tiranneggia la nostra patria n'è la sola cagione. Si etiste, nel seno del governo un divano oligarchico ; questo si dimentica, che la nazione Genovese non tollerò mai lungamente nè straniero, nè domestico giogo, e solamente si accorge, che quand’ella consegnò il deposito della sua libertà, che è quanto dire delle sue leggi in mano de’ Patrizi, affinchè essi lo custodissero intatto non previde, che poche famiglie si usurperebbero coll’andar dei tempi un autorità ingiusta, e preponderante ; autorità, che suprema, ed indivisa compete unicamente al gran consiglio, e che ripartita deve essere confidata ai vari tribunali costituiti dalla legge, e provveduti non d individui, o sempre gli stessi, o sempre appartenenti alle medesime famiglie, ma presi promiscuamente nella collezione dell uno, e deH’altro consiglio. Questa oligarchica fazione disprezzando i più solenni doveri, e giuramenti ha sempre preferito il privato al pubblico bene : ella ha concentrato in se stessa tutta la forza pubblica, si è arricchita dì molte spoglie, ha ristretto nelle sue mani i generi di prima necessita ; ha associato al governo dei forestieri, i quali al primo momento d un pericolo fuggirebbero altrove a godere i privileggi, e i doni di chi avebbe comprato da loro il nostro paese ; di più ella ha acquistato dei feudi dall’imperatore, e dal Re di Sardegna, e quindi si è resa spergiura alla patria, suddita dei principi, e naturalmente nemica di una libera costituzione. Nel 1746, ella consegnò agli Austriaci le chiavi di questa citta, senza il consenso del gran consiglio, e la ridusse alla miseria, ed alle luttuose conseguenze di una guerra, che dovea essere l'epoca gloriosa delle prosperità della Repubblica. IVla il Popolo più grande della sua disgrazia scacciando, e mettendo a morte il nemico, che già avea penetrato sin nelle nostre case riconquistò al prezzo del proprio sangue la venduta libertà. Quali furono per lui le ricompense di tanta fortezza? Nulla fuorché un maggiore disprezzo, delle nuove gabelle, un più gran numero di sbirri, e di arbitrarie inquisizioni. Questa oligarchia, senza pudore, e alla faccia di tutta Europa esercitò con i suoi visir molte violenze e rapine contro degli infelici Corsi, la cui indole forte era fatta per la libertà, e non per la schiavitù; ella non volle mai aggregarli al governo contro i patti stabiliti, mezzo unico, e giusto onde far fraternizzare insieme due nazioni libere, ed aventi de’ titoli alla reciproca stima, e corrispondenza. Quindi amò meglio venderli come schiavi all’empio antecessore di un Re colpevole, e punito, ed il prezzo di si scellerato contratto non impinguò il pubblico erario, ma bensì quello di alcuni individui, de’ quali son note di presente l’audaccia, le ricchezze, e gli accumulati onori. Ella d’intelligenza colla corte di Torino lasciò che le truppe Piemontesi s’impadronissero pacificamente di ben quaranta miglia di territorio, mentre copriva perfidamente la sua connivenza col manto della Religione, ordinando pubbliche preghiere affine di eludere così la pietà di un Popolo credulo, e mantenuto nell’ignoranza de' maggiori suoi interessi : ella fu la voraagine, che ingojò tante somme immense, che molti patrizi legarono alla Casa di S. Gipngio in estinzione delle gabelle;' ma il popolo sempre ingannato nulla ha mai veduto di ciò, fuorché de’ bugiardi ritratti, di più si è impadronita del maneggio di questa banca nazionale, su cui ha steso un velo tenebroso. L’oligarchia ha perpetuo il tribunale degli inquisitori di stato, il quale non fu stabilito dalle leggi costituzionali, ma eretto temporariamente nel 1628, all’ombra di questo tribunale - 229 _ Ha sov o del] odj particolari, si è resa arbitra della libertà, della vita, e delle sostanze ancor sP’a ad ogni momento di sorprendere a' serenissimi collegi, fra C|Ua'' SI 6 kuon‘ cittadini, la facoltà di procedere ex informata anche contro di noi, come appunto si suol fare Senza difficultà contro de' Popolari. _ nostra neutralità è ormai nota a tutti; ella presenta un ritratto fedele del- mbec , astuzia, delle oscillazioni, e della Greca fede di un governo oligarchico: ma ad cgni modo se si considera da una parte il trattato di Pilnitz, per cui Genova dovea essere un altro esempio dell infelice Polonia, il tradimento infame di Tolone, il massacro de cinque ottob e 1793, il rapimento de legni Francesi da' npstri porti di Genova, della Spezia, e di Capraja, ed il blocco degli Inglesi; e dall’altra parte, la buona condotta della squadra Francese nei nostri mari, il rispetto che questa invincibile nazione ha costantemente dimostrato all indipendenza del nostro territorio, e il generoso rilascio dei nostri pagamenti, se si considerano, dico, fatti cosi strani, ed opposti, non si comprende, come la libidine del coalizzarci non sia per anco spenta nel cuore dell'oligarchia; libidine, che urta, e ripullula ognora sotto varie guise, sia negli esami, ed arresti inquisitoriali, che si son fatti, e che si vanno facendo, e meditando, sia nella natura del carteggio, e commercio co' bloccatoti, sia nella risposta data di recente ali Imperatore, nel modo di armare le frontiere, ed i porti, sia finalmente nelle forme burlesche colle quali si domandano al gran consiglio dei mezzi pecuniarj. L oligarchia ha prodotto tutte queste calamità, in parte da per se, ed in parte sorprendendo la religione del minore consiglio; questo deve essere diviso in tre porzioni, l’una composta or di 60, or di 25 membri è sana, e per aver arrestata la coalizione, han ben meritato della patria: 1 altra abbagliata dall aspetto dell’oro, e del potere seconda ciecamente il sistema del- 1 oligarchia; e 1 ultima partecipando essa stessa del potere oligarchico, sembra voler morire nell’inpenitenza finale. In cosi triste circostanze alcuni di voi, o miei colleghi, più spaventati dalla povertà, che illuminati dalla ragione avete chieste delle sussistenze all'oligarchia, ed ella sorridendo alle vostie incaute dimande ha cercato di arrendersi a questa vergognosa limosina; ma voi foste poveri per 1 addietro, e mai 1 oligarchia, che altre volte imploraste vi soccorse, eppure sapeste in allora tollerarne ì opulenza, che non solo alla vostra, ma alla pubblica miseria insultava : pensatevi bene se vi disonorate a segno di ricevere del pubblico danaro in tempi tanto pericolosi, in cui tanto dovete temere l'opinione del popolo, voi vi servite della vostra stessa povertà a vostro maggiore danno, ed ignominia. Primieramente se in oggi vi si concede un pane, dimani ne avrete mezzo solamente, e ben presto poco, o nulla; inoltre vi appropriate quello che non è vostro: in terzo luogo vi attirate l’indignazione del popolo che geme egli stesso sotto i pungoli della più profonda miseria, e vedendo finalmente il vostro voto, facendovi vili schiavi della superba oligarchia tradite la vostra missione, e gl’interessi della Repubblica, che a voi sono stati confidati. Altro non resta dunque a sollevar voi, e la vostra patria della comune miseria, che aprire il libro della Costituzione, far tacere gl’interessi, e le volontà particolari di alcuni individui, e sostituire per tutto il regno della legge; regno che non avrlà mai luogo, se non quando il gran consiglio ripiglierà l’autorità sua primiera, ed inalienabile, dalle mani usurpatrici di una oligarchica aristocrazia; e ciò dovete voi fare non solamente in omaggio della virtù, che unicamente consiste nell’amor del pubblico bene; ma per arrestar, s’egli è possibile la vendetta nazionale, la quale non potendo esser lontana, stando le cose presenti, confonderebbe nella sua temone punizione i Patrizi poveri, ed oscuri coi superbi, e prepotenti. (R. BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA; Colledion Politique, voi. Ili, n. 40). - 230 - APPENDICE B - Doc. N. VIII La risposta del Governo alla « Lettera d’un Membro del Gran Consiglio ». « Egli è da credere, che se il Governo di Genova si è astenuto dal manifestare alla Nazione la vera istoria de’ fatti, che ne hanno perturbata la tranquillità, ed il commercio particolarm. dal giorno 5 ottobre ora scorso, abbia avuto in vista di risparmiare alla medesima la rimembranza delle irregolarità, delle quali è stata, ed è tuttavia intrepida spettatrice. « Ma la continuazione di queste, l’alterazione calunniosa dell’occorso, che a più riprese altrove è stata fatta in danno della Repubblica dagli occulti di lei nemici, sono altrettanti motivi, che danno luogo ad esporre li fatti accaduti in quest’epoca disgustosa, rendendo così palese ad ognuno la irreprensibile condotta in ogni tempo e ad ogni riguardo praticata da questo Governo. i Appena accesasi la presente guerra in Europa, si occupò Egli con sollecita cura, per effetto de sacri doveri a lui affidati, di esaminare i pericoli, e considerarne la gravezza, e prevenirne le conseguenze : animato dal solo giustissimo desiderio di conservare alla Nazione Genovese l'equilìbrio della libertà, di cui gode da più secoli sotto la sicura scorta di una felicissima constituzione e di provvedere insieme al di lei commercio, alla sicurezza de Cittadini, ed alla legittima difesa di tutte le proprietà, antepose ad ogni altra cosa la scelta di un contegno perfettamente Neutrale, nè permise, che neppure si affacciassero al di lui animo pensieri d'innovazione e ingrandimento, qualunque lusinga potesse esserne presentata dalle altrui disgraziate vicende, ed usando ancora di una moderazione, che non ha molti esempi, na persino sospeso di profittare dell’opportunità di rimuovere le spoglio, che da qualche tempo ingiustamente soffre di una porzione del suo indubitato Territorio. « La scelta dì questo saggio e benefico sistema fu veduta ed approvata da ogni Nazione, ed ebbe la Repubblica la compiacenza di riceverne li dovuti attestati di gradimento da’ più potenti Sovrani dell’Europa, che dissimulare non poterono, doversi a questo attribuire la dolce tranquillità, di cui ha goduto finora l’Italia, che anzi a lei avanzarono le loro instanze e le loro più forti persuasive, acciò non mai desistessero dal perseverarvi. * Era questa Neutralità quasi ancora nel suo nascere, quando li progressi della nuova Repubblica Francese spìnsero alli Porti della Liguria, e specialmente in quello di Genova le di lei numerose Squadre Navali, che tanto per la loro forza, quanto per la totale mancanza in quei tempo di oppositori, potevano imporre la legge a chiunque avesse disegnato di resistere ad una loro determinata volontà. c Li vantaggi considerabili, che si sarebbero potuti ottenere nella Lombardia, e nel Piemonte sprovvisti allora di ogni difesa, se questa Repubblica avesse condisceso a concedere un libero passo per il suo Territorio alle Truppe della Francia, consigliarono alli di lei Agenti di farne richiesta, sotto l'imponente presenza di molte Navi da Guerra che coltivate furono con impegno, ed accompagnate eziandio dalle più apprezzabili lusinghe : ma il Governo immobile nella massima adottata di assicurare la felicità, e la quiete del proprio Stato, usando . - 231 - di quella costanza, che ha sempre manifestato ne’ casi estremi, seppe resistere ai ogni invito, ed avendone fatto sentire li prudenti e giusti motivi alla Repubblica Francese, cessarono le istanze, che senza di lei ordine, e per convenienza delle militari operazioni erano state come sopra avanzate da coloro che agivano in suo nome, ed avendo così per tal mezzo liberata in allora 1 Italia tutta da mali, che le sovrastavano, ebbe la soddisfazione di riceverne dei ringraziamenti dalle Corti in quel tempo coalizzate, che non dubitarono ancora di assicurarlo, che per parte di esse non sarebbe mai stata in appresso violata la di lui Neutralità, nè perturbato il di lui Territorio. c Ad un epoca di tanta considerazione è succeduta la calma di un anno quasi intero, in cui, dopo la straordinaria proibizione d’ogni sorta di viveri dal Piemonte al Genovesato, da altre Corti in seguito adottata, compresa quella di Roma; proibizione, che dirimpetto ad uno Stato Neutrale, ed in vista dei soccorsi di ogni genere, che dal Genovesato per effetto di libero commercio ha sempre ricevuto il Piemonte come ogni altra popolazione, non può difendersi da ima vera non meritata ostilità, altro disgusto non ha avuto il Governo di Genova, se non quello di vedere intaccata con frequenti, e secrete calunnie l'irreprensibile, ed uguale sua condotta, ed a questo si è aggiunta 1 amarezza di osservare turbato il suo commercio dalle continue depredazioni fatte dai Corsari di Oneglia e di Loano, che hanno rapito alle giuste speculazioni di un Popolo industrioso e pacifico somme considerevoli. a Non ha Egli tardato un momento di presentare e proseguire i suoi ridami alla Corte di Torino non ha ommesso di esporre la forte ed invincibile ragione, che assiste li suoi Cittadini, ed ha procurato di far conoscere, che dirimpetto alli sacri vincoli del diritto delle Genti, resi anche più efficaci a favore di Genova dalla continuazione della di lei benefica. Neutralità, non poteva senza ingiuria manifesta interrompersi, ed escludersi la sua comunicazione di Commercio, siccome in ogni Porto, così egualmente ne* Porti della Nazione Francese, dove se erano trasportati de viveri, o altre merci non proibite dal diritto della Guerra, non poteva ciò essere considerato, come un segno di indebita propensione verso la stessa, capace ad autorizzare le prede delle Bandiere e proprietà Ligustiche, ma bensì un effetto di quella libertà, che compete ad ogni Nazione indipendente e la di cui sussistenza principalmente consiste nell industria del Commercio, a cui vengono pure invitate tutte le estere Popolazioni sotto la fede delle Leggi inviolabili di un Porto franco, necessarie ad uno Stato di ristretto e sterile territorio per attirare le merci e viveri di prima necessità colla promessa di libera sortita senza dazio a vantaggio di qualunque Stato e Popolazione. « Sebbene le straordinarie decisioni di un Tribunale eretto nel Borgo di S. Dalmazzo, non abbiamo corrisposto all evidenza di una così luminosa Giustizia, e benché anzi incoraggiti da quelle, li predetti Corsari siansi avanzati a moltiplicare gli arresti de’ Bastimenti anche ne' Seni del Littorale della Repubblica, e persino a rendere contro l'umanità vittima delle loro scorrerie più Marinaj Genovesi, noarie dell Imperatore nella scadenza dell'Anno 1733. fu reso noto, non csserei il Re di Sardina unito a gl intt ressi della Corte di Vienna, perchè la stessa, giustamente ritrosa d ingerirai a disporr,, di ciò, che ad altri appartenevasi, aveva ricusato di cederle il Marchesato del Finale ed altri Feudi Ligustici: e nelli successivi preliminari di Pace stabiliti in Ottobre 1735 fra li heudi Imperiali inviscerati, e finitimi al Genovesato, su i quali aocordavasi la Superiorità territoriale al detto Rè, si videro annoverate le Terre di Rezzo, Alto, e Caprauna, cln da tempo immemorabile possedevansi tranquillamente dalla Repubblica, come di antica, indubbitata. ed indipendente sua spettanza; e furono inoltre comprese le porzioni di Bardinett" e Carosio. ad Essa infeudate, e concesse con le più sublimi Regalie, e senz’altra riserva, che dalla luprem» Sovranità dell'impero. Le Corti di Vienna, e Parigi eransi indotte a concertare la riferita cessione, per non esseri a loro notizia, che le Terre, e Feudi suddetti fossero appartenenti alla Repubblica, averrdo anzi supposto, che a somiglianza degli altri compresi in detta Cessione, fossero Feudi «lilialmente investiti, e posseduti da Vassalli particolari, e dipendenti soltanto dall impero Quind' rissorse in Lei più che mai viva la fiducia d’esserne reintegrata dall equità delle Potenze Contrattanti; ed atteso l'orrore con cui fu da tutti rimirata la clandestina, ed ingiusta usurpazionr. sgombrassi dal di lei animo qualunque timore da soggiacere in avvenire a somiglianti inior tunj : Ma all infausto dolorosissimo avviso di ciò, che è rimasto stabilito nel 1 ruttato di Worntt ha dovuto deplorare affatto deluse le sue speranze. La Maestà Cesarea Cattolica del defunto Imperatore Carlo VI, come padrone utile, e di retto, e successore ne’ Stati d’Italia pria posseduti dalla Corona di Spagna, per solenne Con tratto de 20 Agosto 1713. aveva ceduto alla Repubblica a titolo di vendita il Marchesato del finale, irrevocabilmente in essa trasferendolo con la stessa sovranità, e prerogative con cui erasi posseduto dal Rè d^ Spagna, ed espressamente preservando le antiche ragioni, che sovra di esso alla stessa Repubblica appartenevansi ; assonse l'obbligo di perpetua evizione, e difesa per Se; suoi Eredi, e Successori ne' di lui beni, titoli, e dignità: promise di far comprender» questo Marchesato fra gli altri Stati d’Italia da assegnategli nella futura Pace dalle altre Glandi Potenze d Europa e questa sua promessa rimase effettuata nel Trattato della Quadruplice Alleanza, dove fra gli Stati, e Diritti dell’imperatore in Italia garantiti dalli Alti Contrattanti, colla rinuncia ad ogni ragione della Corona di Spagna, fu espressamente compreso il Marchesato del Finale, come ceduto nel 1713. alla Repubblica. Nella Regina d’Ungheria succeduta non meno ne’ Stati, ed Eredità, che negli obblighi dell’Augusto suo Genitore, trovavasi attualmente traffusa la precisa obbligazione di garantire, e difendere il Marchesato suddetto alla Repubblica: ciò però non ostante coll’insusMtente pretesto di cedere al Rè di Sardegna ragioni in essa rimaste sopra il Finale, nel Trattato di Worms si è stabilito, e conchiuso, che il detto Marchesato debba passare sotto il di Lui dominio. Qualora restasse effettuato tale concerto, la Repubblica trovarebbesi ingiustamente spogliata d una parte assai considerabile del proprio Stato, che restando imminente alla Città, e Fortezza di Savona, non molto discosta dalla stessa sua Capitale, e totalmente intersecando il restante suo Territorio, lascerebbe esposta ad ineparabili. e funestissimi azardi la di lei sicurezza Il Rè di Saidegna occupando il Finale, otterrebbe una assai commoda, ed immediata comunicazione col Mare, ed un Emporio nel centro de’ Stati della Repubblica; verrebbe con ciò non solo a diminuirsi di molto il Commercio, che forma l'unica sussistenza della Città Capi- — 246 - t»le e de Popoli ad e*±a aoggetti. ma ne rimarrebbe altresì totalmente assorbita la più dovi-zi.'■*». ed mmancable urgente prodotta dalla attuazione del di lei Territorio, indeclinabile al traffico della Lombardia, e delle altre settentrionali Provincie. Perocché pervenuto a mani de. Rè di Sardegna il Finale, non tralascerebbe Egli di ivi attirarlo, e di ridurlo a profitto de’ pfopr) Sudd.rt ; e trovandoli la Repubblica per ogni parte già cinta, ed assiepata dagli antichi LXimin] e dalli- recenti conquiste del detto Rè, sarebbe in di lui arbitrio il toglierne alla stessa ogni adito, ed ogni speranza. A vi'ta de danni gravissimi ad essa minacciati, e delle deplorabili angustie, a cui, mancai •: il Commercio, dovrebbero necessariamente ridursi i suoi Popoli, e le sue finanze; ed a vista de rischi inevitabili quindi imminenti al suo Stato, ed alla di lei Libertà, avrebbe la Kepubbl.ca troppo mancato all’indeclinabile obbligazione di procurare a qualunque suo costo L» propria conservazione, e se avesse tralasciato di usare ogni studio, e di praticare ogni sforzo alfine di sottrarsi dal terribile eccidio. £ non avendo, per sopra^iunta di sue fatali disgrazie, dal suo continuato imparziale di-portamento, e dalle -uè incessanti, ed ossequiose rappresentanze avanzate agli Alti Contrattanti d; W ormi rapportato fino al presente altro profitto, fuorché il restare sempre più assicurata della invincibile fermezza, con cui la Corte di Torino pensa ad impadronirsi del Marchesato del Finale, ha la Repubblica dovuto necessariamente rivolgersi ad accettare le profferte delle Corone di Spajna, Francia, e Napoli, che già da gran tempo eransi generosamente spiegate d po-t r ad impegnarsi per la di lei preservazione, tuttavolta, ch’essa in contraccambio concorre -- con le sue forze alle giuste imprese, che le loro Maestà avevano dissegnato eseguire nelLi predente Guerra d’Italia In sì critiche circostanze non ha però dimenticata 1 antica sua massima, nè il rispetto, che ha sempre ambito di professare alle altre Potenze; e perciò, senza appunto per ua parte appartarsi dalla venerata loro amicizia, ha stabilito soltanto di sommini-'*r.\re .ille inzidette Corone in compenso dell’impegno che esse anno degnato di assumersi in di lei favore, un Treno dì sua Artiglieria, ed un Corpo di Truppe Ausiliarie. F'-.i ,-iu-ì amente confida, che quella sua deteminazione debba essere protetta dal Grande Iddio de,-! Esrrc applaudita, e coadiuvata da’ Cittadini, e da’» Popoli del suo Dominio con quella 7-ner^-ità. che deve loro inspirare l'amore della Patria, e il giusto zelo della indi-pendente -ua Libertà; e che debba essere pure approvata da ognuno, come prodotta dalla naturale indispensabile necessità di pensare alla propria difesa. Roma. 19 Giugno 1745. (REGIA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA: Miscellanea Stampe Rare, n. I). APPENDICE B. Doc. N - XIV Memoriale del Governo Genovese contro la Reai Corte di Sardegna 17 90 Giacché dal Cavalier Nomis di Cossila Ministro di Torino residente in Genova è stato sparso per la Città fra’ varj ordini di Persone una specie di Manifesto, in cui a più riprese si colorisce con poco vantaggio la condotta della Ser.ma Repubblica nelle sue pendenze colla Reai Corte di Sardegna, il Governo, senza indagare i fini del contegno al certo non ordinario di detto — 247 - ‘^ n dinaia la formazione di questi logli diretti a rettificare- le impressioni, che può cagionare nel pubblico una lettura disfavorevole. _j e l3at,sat' in potere di Sua Maestà Sarda, oltre la Provincia del Tortonene. i di- versi Feudi attigui allo Stato della Repubblica in «esulto del Trattato di Vienna del 1737., insor.ero assai pivstu frequenti contese ha i rispettivi Popoli in materia di confniouonr, che diedero luogo ai due Governi di pensare a togliere simili reciproci disturbi mediante un'umi che\o!e trattaii\a e superati qualche ostacoli, che tenneio lungo tempo ineffettuato tale con certo, finalmente nell anno 1779, furono eletti, ed autorizzati due Commiafcarj per parte, al I oggetto di eseguire, e conchiudere in Torino la trattativa medesima, coll espreasa condizione però, non dovesse questa eccedere le sfera di semplice perequazione, ossia demarcazione de’ confini controversi stando ai meri possessi. Era», già fra detti Commissarj convenute quasi tutte le differenze state vicendevolmente proposte, quando nel mese di Settembre detto anno 1779. dal Regio Ministro Conte di Perrone fu consegnato alli Commissarj di Genova un Promemoria, in cui venivano progettate diverse permute, e cessioni di Paesi, e Territori; con dichiarazione, che quando non fosse piaciuto alla Repubblica il progetto, si sarebbe nè più nè meno ultimata le perequazione de’ confini già vicina al suo termine. Riuscì invero dispiacevole al Governo Ser.mo il vedersi proporre, durante ancore l’intra presa trattativa, un piano dalla medesima estraneo, e contrario alla sovrasegnata condizione ; ma non mancò Esso nel man festare la necessaria di lui ripugnanza al Progetto di far comprendere ad evidenza a Sua Maestà il sommo pregiudizio, che avrebbe inevitabilmente ridondato alla Repubblica dalle richieste permute, e cessioni, mentre portavano queste l'iintersracazione della sua Riviera di Ponente, ed aprivano la strada dal Piemonte al mare con gravissimo danno del commercio Ligustico. Maggiore pero fu il dispiacere del Governo nel sentire, che li giusti motivi rappresentati a S. M. dalla Repubblica, in vece di appagare il Regio Ministero, lo avevano indotto, non ostanti le surriferite espressioni del Conte di Perrone, a spiegare, che non volendosi accettare li cambj proposti, la M. S. riguardava i convegni già presi fra i Commissari come non avvenuti. Ricominciarono dopo di ciò le animosità de’ Confinanti Piemontesi in varie parti, e specialmente nella stessa Riviera di Ponente. I Paesani d Orrnea Stato Sardo, che per contratti solenni passati colla Comunità Genovese della Pieve avevano preso in affitto varj terreni nel Territorio della Vioserma, non solo ricusarono di pagare il convenuto, ma tentarono ancora di escludere i Pieve6Ì dallo stesso Territorio, sebbene tutto appartenga notoriamente a detta Comunità quanto all’utile, e quanto alla Sovranità alla Repubblica Ser.ma. Ed essendosi i Pievesi nel 1785, portati nel medesimo Tenimento della Viosenna per usare del loro diritto, ne furono dagli Ormeaschi scacciati, con esservi quindi subentrata la Regia Truppa ad occuparlo intieramente sotto l'apparenza di proteggere il gius del pascolo invernale, e delle Decime, che compete agli Uomini d’Ormea, ed al loro Parroco, e che i Comunisti della Pieve non contrastano. Nel 1787. un Corpo di Soldati Piemontesi uniti ad una moltitudine di Paesani armati, improvvisamente, e con strepito, ed apparato militare passando con vera violenza per altri Territori della Repubblica, sorpresero il Luogo di Cosio, Castellanìa Genovese poco distante dalla Pieve, e lo saccheggiarono con la depredazione segnatamente, ed asportazione dell’abbondante Bestiame di quegli Abitanti, e con aver di più li Soldati, e chi li comandava, esatto contribuzione, e rinfresco; il tutto non per altro, che per vendicare l'arresto di poche bestie eseguitosi dai Campati del medesimo Luogo in «iti di spettanza dì quella Comunità, ai quali gli Uomini d«-l Luogo finitimo di Montegroaso pretendono estendere il proprio Territorio malgrado il pon^^o, che ne Kanno sempre mantenuto quelli di Cosio, medianti anco simili esecuzioni riconosciute legittime dai stessi Montegrossini. Questo latto tanto violento, e clamoroso, che la Repubblica non doveva certamente aspettai* »n un tempo, m cui crasi fra di Essa, e la Reai Corte convenuto di trattare della Viosenna per mezzo di un suo Commissario, e Ministro Plenipotenziario già eletto, partecipato, ed accettato, diede luogo ad accelerare la partenza per Torino del Commissario medesimo colle opportune istruzioni di domandarne il dovuto riparo. Con l arrivo di Esso alla Reai Corte credeva il Ser.mo Governo, che non gli dovesse venir ritardata la richiesta riparazione, e che fossero per cessare nna volta le operazioni di fatto per parte de Sudditi di S. M. in pregiudizio di quelli della Repubblica; ma pochi mesi dopo comparve *ul confine del Territorio di Novi un numer so distaccamento di Soldati Piemontesi intento od amparare (sic), come fece, la formazione di un Canale apertosi violentemente nelle stesso I errriono per condurre l'acqua ad un Molino situato in quello di Tortona. Successivamente, cioè nel 1788. i Sudditi Regj del Luogo di Mallare si sono inoltrati nel 1 erniario d. Clavarezza Marchesato del Finale, tentando ivi di appropriarsi varj teireni. E poco dopo quelli di Millesimo colla scorta di Truppa Piemontese a tamburo battente sono re-pi c.i amente entrati nel Bosco chiamato Ronco di Maglio situato nel medesimo Marchesato spettante alla Camera della Repubblica, e lo hanno quasi distrutto. Nello *>:or-i.> anno 1789. i Paesani d’Arnasco Stato Sardo si sono avanzati ad insultare mano armata, ed offendere i Campar! Genovesi di Vendone Contado dAlbenga, mentre questi guardavano i loro Boschi dai danni, che vi recavano li medesimi d’Arnasco. Contemp rancamente i Corridori delle Regie Finanze di Silvano con manifesta violazione drl lerritorio d Ovada ?i sono fatti lecito di predarvi diverse bestie cariche di grano. Ed in quest’istesso anno i Piemontesi dell’Altare, e di Mallare, per la pretensione di fresco eccitat i di aver il gius di un discreto boscheggio nel Tenimento denominato Consevola spettane allr. Comunità di Quigliano Giurisdizione di Savona, vanno devastando que' Boschi con enormi tagli, e con aperta violenza, ampaiati dalla Regia Truppa, la quale continua anche al dì d’oggi a violare incessantemente detto Territorio. Quale sia -tata la moderazione dei confinanti Genovesi, perchè contenuti dalle disposizioni del Ser.mo Governo, e quale la condotta del Governo medesimo in mezzo a tanti disturbi, lo prova abbastanza il non potersi citare un solo fatto non che di provocazione, ma neppure di re = is!enza. con opporre forza a forza, per parte della Repubblica, e de’ suoi Sudditi. Riclamò la Repubblica per la restituzione dell'occupata Viosenna, e ragion voleva, che non soprassedesse da tale richiesta, non ostante il progetto di trattare delle pretensioni, che il Re rispose di avere sopra lo stesso Tenimento; ma si prestò poi ad entrar in trattativa anche prima della restituzione: E fu certamente questo un importante sacrificio alli dilicati riguardi di S M . che Essa fece sentire per mezzo del di lei Ministro, quantunque non abbia prodotto quell’effetto, che a giusto titolo il Governo si riprometteva, giacche non si è tuttora dal detto suo Plenipotenziario conseguito di tenere un solo congresso con i Regj Commissari dopo tre anni, e più di residenza in Torino. Richiamò pure per l'ostile fatto di Cosio: e per quanto una tal violenza, esposta, e conosciuta nelle sue vere circostanze, abbia eccitata la Maestà del Re ad esternare i consentanei sentimenti di Religione e di Giustizia, de’ quali fu tosto reso consapevole il Governo di Genova : contuttociò la Repubblica è rimasta bensì sempre più persuasa della ragionevolezza, - 249 - e indeclinabilità de suoi ridami, e domande, ma non ne ha piovato Imo *1 )>r«=»«siile il menomo profitto. Finalmente è andata riclamando altresì per tutte le Mjocemwve sovraindicate operazioni seguite ne Territori di Novi, del Finaile, di Albenga, di Ovada, e di Quifliano , t=d «^ual mente queste ulteriori rimostranze, sebben replicate, r pienamente giusiificau*, sono uuiwrjtr inutili, anzi nemmeno hanno riportato categorica risposta, come in particolare qut-llr riguai danti la Consevola in ultimo luogo ripetute con l'ingenuo invito di verificare di concerto per mezzo di Periti le negate, tuttoché notorie, devastazioni Nel mese di maggio prossimo passato il Prefetto d'Oneglia scortato da Ministri, * Littori si è introdotto in Pornassio, altra antica Castellanìa della Repubblica, dove dicasi abl>,a eseguito a nome della Regia Camera di Torino dei pretesi atti giurisdizionali rapporto nlla quarta Parte di detto Luogo; e poco dopo è passato a tentare qualche «irnilr alto in un aito, ove altre volte esisteva il piccolo Luogo denominalo Borghetto, fingendo d 1 'r' 11 off ai r che questo sito è compreso nel Territorio Genovese di Mendatica. Anco per tedi attentati stava per avanzare il Governo le sue rimostranze, e proteste alla Reai Corte, ma il Cavalier Nomis le ha prevenute con presentare una Nota mmisle riale, in cui fece doglianza contro il Console di Mendatica per aver impedito al suddetto Prefetto d Oneglia di effettuare nel sito del Borghetto latto che disegnava: all. Nota è assai presto succeduta la divolgazione dello Scritto, ove il Sig. Nomis prende motivo di parlare di Pornassio dal rumore, che dice aver osservato in Genova dopo 1 acc« »eo colà del medesimo Prefetto d'Oneglia. E naturale, che dalla Nazione Genovese, in vista di quanto è accaduto da cinque anni a questa parte, non si senta con indifferenza l’aggravio, che soffre la Repubblica nelle sue Giurisdizioni, e ne' suoi Confini, dalla conservazione de’ quali dipende il Commercio, che in falta di estesi territori, stabile sorgente della vera ricchezza, ha sempre formato l'oggetto delle immancabili premure del Governo. Non è però, che abbia veramente il Sig. Nomis potuto scoprire, senza travedere, in questi ultimi tempi alcuna straordinaria commozione nella Gttà, e molto meno che per parte del Governo sia stata data veruna disposizione tendente a rottura, come insinua lo Scritto divolgato. Pacifici per massima sono i sentimenti della Repubblica, non mai ad altro contrario impulso si arrenderebbero, se non a quello della necessaria difesa de' proprj dominj. e possessi. Non si negherà di aver fatto molta sorpresa il sentire l'accesso di detta Curia estera a Mendatica, ed a Pornassdo, per attentare atti di pretesa giurisdizione ; e sebbene tali atti, qualunque siano, debbano riputarsi illegittimi, e turbativi, e perciò incapaci ad operare il benché menomo effetto pregiudiziale al possesso, e dominio supremo, che ha, e mantiene la Repubblica non meno sopra l’intiera Castellanìa di Pornassio, che sopra il Luogo di Mendatica, e suo Territorio, in cui, come si è detto, resta notoriamente compreso il sito del Borghetto; pure fanno conoscere, che il Ministero di Torino pensa, e si dispone ad inquietarla anche in queste parti del di lei Stato, con voler far risorgere l'antica pretensione, di cui parla principalmente nel suo Scritto il Cavalier Nomis, senza esaere reso savio, che tanto Mendatica, quanto Pornassio fanno parte della Riviera di Genova stata occupata nella Guerra del 1747 dalle Truppe Piemontesi, e restituita, ossia evacuata in esecuzione del Trattato di Pace del 1748, e per conseguenza sono Luoghi, sopra de" quali il Re di Sardegna in vigor dell’Art. V. dello stesso Trattato ha rinunciato ad ogni ragione, e pretensione. Ma seguitando ora lo Scritto, che si aggira sopra Pornassio, comunque i Conti di Tenda — 250 — avessero nt! secolo decimo sesto qualche parte nella Giurisdizione di detta Castellanìa, e comunque altresì in loro luogo sia succeduta la Casa di Savoja, attese le sue Scritture del 1562., e del 1575. in esso Scritto enunciate, una delle quali per altro, cioè la prima, mai è venuta alla luce, e l'altra è molto eccezionabile, ed inconcludente; ad ogni modo è certo, che la supposta partecipazione de' suddetti Conti di Tenda, ed in particolare della Contessa Ranea, non poteva eccedere i limiti di semplice gius utile, e dipendente dalla assoluta Sovranità, che in virtù di giustificati titoli competeva, e compete alla Repubblica, di tutta detta Castellania, e vi ha la medesima da più, e più secoli pienamente, e privativamente esercitato medianti infiniti atti, e continue ricognizioni, e giuramenti di fedeltà non meno de Sudditi, che de’ Vassalli, compresi li stessi Conti di Tenda Autori di Sua Maestà Sarda. Sono note le inquietudini, alle quali dall’epoca di detta Scrittura del 1575. resto esposta la Repubblica, divenute poi maggiori a proporzione, che il Duca allora di Savoja e andato esternando di voler estendere le acquistate pretensioni al supremo dominio or di una sesta, ed ora di una quarta parte del suddetto Luogo di Pornassio. E. noto però ancora, che nell’anno 1596. il Governo di Genova, salvo il possesso di detta sua Scvranita, già fin di quel tempo doppiamente centenario, si prestò di rimetterne 1 esame, e definizione al Collegio de’ Dottori di Bologna, nanti di cui fra le altre cose appieno giustificò, essere stati in primo luogo illegittimi, ed anco erronei gli acquisti, che avevano tentato fare in Pornassio il Conte Onorato, ed il Conte Gian Antonio di Tenda, quantunque quest’ultimo ne sia stato investito ex gratia dalla Repubblica di una porzione nullamente vendutagli da Giorgio di Garesio nel 1460., dopo averla però il Senato dichiarata decaduta. In secondo luogo essere inamissibile l’obbiettata Imperialità sopra la quarta parte di detto Luogo, si perchè non si era trovato sussistere, che Pornassio, o alcuna porzione di Esso, fosse, come si asseriva, dipendenza della Signoria del Maro, sì perchè mancava ogni prova di aver 1 Impero mai presa ingerenza in questa Castellanìa, si perchè finalmente la Carta, che fu prodotta, di salvaguardia supposta fatta dall’Imperatore Ludovico ad un Francesco di Ventimiglia, si riconobbe non autentica, ed in ogni caso carpita a false preci. Ed in terzo luogo, che nulla potea valutarsi il minuto rilievo di non essersi nominata la Sovranità nelle rinuncie fatte negli anni 1385., e 1386. a favore della Repubblica dai Marchesi di Clavesana; mentre avendo essi rinunciato ogni loro diritto sopra Pornassio, restò per conseguenza anche ceduto il : supremo Dominio, che a’ medesimi senza dubbio spettava, e che infatti ha la Repubblica immediatamente esercitato con investire li stessi Clavesana rinuncianti, ed in mille guise in appresso fino al presente. Alla vista delle quali verità, non può non credersi, che i Giudici di Bologna avrebbero pronunciato coerentemente alle medesime, se si fosse per parte della Corte di Torino dato loro luogo di proferire la Sentenza, e non avesse invece la Stessa studiosamente procurato di ampliare le dispute con promuovere rimedj di manutenzione, e di purgazione d'attentati, come a torto chiamava gli atti di Sovranità, che la Repubblica aveva allora di fresco rinnovati in Pornassio, cioè nel 1595., i quali rimedj però andarono deserti insieme al Compromesso spirato nel 1601., e perciò la Ser.ma Repubblica è rimasta nel pieno suo possesso confermato dalli nuovi atti suddetti, che il Ministero Sardo indarno aveva instato fossero rivocati. E sebbene nel Trattato conchiuso nell’anno 1673. con la mediazione del Re Cristianìssimo Luigi XIV., in cui furono riservate alla Repubblica le sue ragioni sopra i Luoghi d’Aurigo, Lavina. Genova, e Montegrosso, de’ quali restava, come resta tuttavia indebitamente spogliata, possano pure dirsi riservate le pretensioni della Casa di Savoja sopra una porzione di Pornassio; lo stesso Trattato, ossia Laodo però riconferma, e garantisce il possesso della Repub- - 251 - blica, e resiste a che si venga a quelle vie di fatto, alle quali con li passi turbativi di recente dati, sembra volersi inoltrare il Regio Ministero di Torino. Senza che siano valevoli a rettificare questi passi i Diplomi, ossiano Investiture Imperiali, cne in seguito della cessione riportata dalla Contessa Ranea di Tenda nel 1575. segna il suddetto Scritto esseisi procurate la Corte Sarda; giacché simili ripieghi di volontaria soggezione sono, come ognun sa, affatto incapaci a pregiudicare l’indipendenza de Terzo, e perciò simi-glianti investiture devono sempre intendersi concesse salvo il diritto, e possesso della Repubblica, la quale mai ha riconosciuto in Pornassio superiore, nè ammesso consorzio nella Sovranità,; comunque siasi dalla medesima soprasseduto dal far valere nelle forme legali la caducità, in cui replicatamente è incorsa la porzione del gius utile come sopra pervenuta nel Gian Antonio di Tenda, lasciando che ne percepisca il reddito la Casa di Savoja, ossia chi la rappresenta, coll abusivo nome di Vassallo, o Subinvestito. Quanto si è in breve, e con semplicità narrato, sembra debba per ora bastare a far conoscere, se sia imputabile alla Repubblica di essere facile, e solita (come si spiega il Sig. Nomis) a disputare- ai Re di Sardegna i suoi diritti, e ad usurpare anche quei de’ Rcgj Sudditi : o se invece cerchi la medesima tutte le vie per sottrarsi dalle contestazioni, ed efficacemente desideri di riparare nelle forme più tranquille le violazioni de* suoi Territorj, e i danni de’ suoi Popoli. Se inoltre sia più osservabile qualche recluta, e trasporto di munizioni nell’interno del proprio Stato: oppure 1 effettiva occupazione, ed invasione con armi, e con truppa degli altrui possessi. E se finalmente rapporto a Pornassio in confronto del possesso di Sovranità, che da quattro secoli vi esercita la Repubblica, e degl’incontrastabili di lei titoli, possa meritare attenzione alcuna la circostanza, che si esagera in detto Scritto, di avere il Governo Ser.mo ommesso di nominare Pornassio fra i Territorj stati violati col passaggio della Regia Truppa armata, in occasione dell ostile fatto di Cosio ; quando per altro non può negare il Regio Ministero, che se alcuna altra volta hanno avuto il passo per Pornassio Soldati del Re, vi sono passati sen-z armi, e con previa licenza de Rappresentanti Genovesi : anzi tanto è vero essersi dal Governo riguardato il passaggio suddetto come una violazione eziandio del suo Territorio di Pornassio, che fra le incombenze appoggiate al di lui Ministro Plenipotenziario spedito a Torino dopo appunto il fatto di Cosio, quella precisamente si comprende, come si è già avvertito, di rinnovare per la stessa violazione le sue rimostranze alla Reai Corte, e chiederne il proporzionato riparo. Intanto il Governo di Genova rimane nell intima, e giusta persuasione di non aver con veruna parte della propria condotta mai cimentata la pazienza del Re, come gli imputa lo Scritto, che gira per la Città, del Sig. Ministro Nomis, essendo anzi conscio a se medesimo, che una circospetta sofferenza ha formata la base delle sue misure in ogni tempo, e specialmente nelle odierne sovra ricoidate vertenze, ed anco in altra recentissima per causa di due fatti seguiti in Parodi, ed in Novi, ne’ quali alla violazione di que’ Territori della Repubblica si accoppia un omicidio commesso nella Giurisdizione di Novi da' Soldati Piemontesi di Pozzolo. come risulta dagli alti giudiziali rimessi alla Reai Corte in giustificazione dell’ultima doglianza del Governo Serenissimo. (REGIA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA: Miscellanea di Scritti Politici Genovesi 1790-1814, n. 1). ELENCO DEI NOMI E DEI SOGGETTI PRINCIPALI Nomi di persone (ACCINELLI FRANC. MARIA) Nomi di località (Acqui - Adige) Soggetti principali (Oligarchia - Maggior Consiglio) Nomi di navi (AGAMENNONE) Si sono omessi quei nomi che ricorrono, si può dire, ad ogni pagina : Genova, Genovesi, Governo Genovese, ecc. 11 numero indica la pagina, l’esponente il numero della Nota. ELENCO DEI NOMI E DEI SOGGETTI PRINCIPALI abreu y bertodano 6027 ACCINELLI FRANC. MARIA 27 6 - 37 107 - 37 108 - 37 112 . 122 - 132'4 . 13328 . 133 31 Aequi 108 16 Adige 203 ADRIANO V. 120 Adriatico 148 Africa 119 - 120 AGAMENNONE 11138 AIROLI AGOSTINO 11355 Aj a H0 30 Ajaccio 80 Alassio 151 - 152 Alba 108'6 Albenga 19 - 77 - 152 - 153 - 248 - 249 ALBERTI GIO. BATTISTA 3146 ALBITTE 98 - 99 - 103 - 199 - 200 A1CUDIA (Duca di) 57 - 156 - 158 - 161 - 162 - 163 - 204 Alessandria 12 - 68 - 98 - 127 - 155 - 157 - 197 - 198 - 199 - 202 - 203 ALFIERI VITTORIO 8 - 2821 Algeri 81 - 160 Algerini 160 Altare 1074 - 199 - 248 Alto 123 - 245 ANDRE’ GIUSEPPE 36 90 Anglo-Austriaci 91 A nglo-Piemontesi 65 Anglo-Sardi 76 - 256 - A nglo-Spagnuoli 47 - 49 ANSELME. vedi: D'ANSELME A ntigiansenisti 20 Antioligarchi 6 - 10 - 16 AOUST 165 Appennino Ligure 123 Aquila 237 Archivio Centrale di Mosca 6 - 30 38 Archivi Dipartimentali di Nizza 38 131 Archivio di Stato di Firenze 28 20 - 3697 - 37 "5 - 38 i’8 - 38 119 . 38 121 . 38122 . 38123 Archivio di Stato di Genova 6 - 27 4 - 2924 - 2925 - 3030 -3038 - 3250 - 326i - 3362 - 34 69 . 3470 . 3575 . 3576 . 35 8! - 3693 - 38 127 - 6265 -83 1 - 834 - 8424 - 8867 -88 68 _ 88 70 - 1074 - 108 5 - 110 28 . 134 47 . 13448 . 13450 - 134 51 - 165 - 168 - 173 - 176 177 - 187 - 204 - 206 - 207 Archivio Storico di Corsica 37"' Archivio Storico per le Provincie Napoletane 3254 ARENA 191 Aristocrazia 6 - 14 - 23 - 24 - 39 137 - 116 - 221 - 222 Arnasco 248 Aroscia 153 Artiglieria (Reggimento di) 190 ASKENAZY SIMON HO25 Assegnati 220 ASSERETO GIUS. MARIA 66 - 84 '0 Auctorem Fidei (Bolla) 20 - 21 AUGERAU (P. FRANCOIS) 21 AULARD F. A. 3149 Aurigo 123 - 250 AURORA (L’) ENR. MICHELE 11 - 17 - 3250 . 3362 Austria 12 - 13 - 14 - 3250 - 41 - 42 - 65 - 66 - 70 - 71 - 834 - 91 - 100 - 115 - 116 - 117 - 118 - 122 - 123 - 125 - 126 - 127 - 128 - 129 - 1312 -177 - 203 - 221 - 222 - 257 - Austriaci 14 - 45 - 6366 - 93 - 94 - 98 1 - 100 - 101 - 103 - 122 - 153 - 198 - 228 Austro-Sardi 92 - 98 - 99 - 199 - 200 Avvisi (Giornale) 28 15 - 59 1 - 59 2 - 59 9. 84 '4 - 84 2' - 86 46 - 8651 - 8652 - 8654 - 86 55 . 8656 - 865? -86 58 - 87 59 - 87 60 - 8868 - 88 69 - 88 70 - 88 71 - 8983 -89 85 - 108 16 - 111 33 . U137 - 11138 . 11! 40 _ m 46 . 112 49 - 11252 - 11254 . 11355 - 234 - 236 - 239 - 244 AZUNI DOMENICO ALBERTO 6027 BACCIGALUPO 191 - 192 BALBI COSTANTINO 3250 . 6265 - 65 - 833 - 834 - 127 - 128 - 129 - 134« -13448 - 175 - 182 - 207 Baleari 119 BALESTRIERI LUIGI 39 '36 . 13337 Banca di Sconto 23 - 228 BANCHERO GIUSEPPE 30 35 Bandiera « Testa di Moro » 80 - 88 - 68 17 BARBAROSSA 68 Barberia 105 - 160 - 163 BARBO GIUSEPPE 1074 Barcellona 145 - 162 BARDELLINO (farmacia) 8 - 3030 Bardineto 123 - 245 BARERE 8764 - 92 BARETTI PAOLO 79 BARRAS (PAUL JEAN) 53 Bastia 79 - 81 - 8764 - 88 66 - 103 BASTIDE GIAN FRANCESCO 28 22 - 38 129 - 39 '37 Bastiesi 8765 BELGRANO L. T. 27 3 - 3032 - 3037 - 31 40 BELLETTI D. G. 3150 BIANCHI AGOSTINO 13333 BIANCHI NICOMEDE 8647 - 258 - Biblioteca Civica Berio 132 14 - 133 29 Biblioteca Universitaria di Genova 6 - 30 31 . 3261 . 3474 . 36 91 - 38 >3' - 39 '36 - 8543 - 8658 - 133 39 - 133 44 - 20-4 - 229 - 251 BIGONI (GUIDO) 36 91 . 36 92 BILLAUD-VARENNES (1.) 92 BIANCHE 101 - 238 Blocco del Porto di Genova 43 - 51 - 55 - 56 - 58 - 69 -72 - 73 - 74 - 76 - 77 - 79 -81 - 82 - 8945 - 9085 - 101 - 164 - 171 - 187 - 188 - 229 -232 - 233 - 238 - 241 - 242 - 243 Blocco di Gibilterra 56 BOCCANEGRA SIMONE 39 '36 BOCCARD1 (BARTOLOMEO) 89 83 - 92 - 93 - 94 - 95 - 96 - 97 - 103 - 104 - 105 - 1087 108 10 - 108 11 - 108 12 - 108 13 - HO 27 - 110 32 - 113 62 - 113 65 - 122 - 124 - 126 - 129 - 183 Bocchetta 107 4 - 192 BOLGENI VINCENZO 18 - 36 100 Bollettino Storico Bibliogr. Subalp. 34 66 . 59 4 - 13212 BOLLO TOMMASO ,80 - 8870 BONAFOUS IGNAZIO 10 BONAPARTE LUIGI 95 - 1318 BONAPARTE (NAPOLEONE) 17 - 21 - 3256 - 34 67 - 35 79 -3582 - 35 84 - 369’ _ 36 94 . 38 121 - 39 ,4b - 87 64 - 92 - 94 - 95 - 96 - 103 - 108 6 - 108'5 - 109 23 - 109 24 - 109 25 - 110 25 - 11026 - 125 - 13345 -194 BONELL.l (abate) 68 BONELLI GIACOMO 3146 Bonifacio 119 BONOMI PIETRO 96 - 1103' - 195 BORBONI 123 Bordeaux 225 Bordighera 151 - 153 - 184 BOREL JEAN 13345 Borghesi 9-24-25 Borghesia 6 - 7 - 10 - 22 - 24 - 25 - 259 — Borghetto 249 Bormida (La) 91 Bosco (Marengo) 68 BOSIO G. B. 36 93 BOTTA CARLO 10 - 81 - 88 72 - 115 . 131 ! BOURRIENNE 109 '8 BOUVIER FELIX 115 - 1317 Brabante 224 BRAME GIUSEPPE 76 - 86 5i - 187 BREME (Marchese di) 173 BRES GIUSEPPE 30 27 Brest 69 - 170 - 185 - 227 Bretagna 167 - 170 BRIGNOLE ANNA PIERI 8 - 2924 BRIGNOLE GIOV. BATTISTA 49 - 50 - 51 - 52 - 55 - 63 71 -63 75 - 70 BRITANNIA 1H38 1 BROSSI 113 55 Brugnato 20 EUCHOT 92 - 95 - 108 12 Bulletin de la Societé des sciences historiques et naturelles de la Corse 89 81 - 241 BUONARROTTI FILIPPO 17 BURGO PIETRO BATTISTA 119 - 121 - 132'9 . 1322o BUSTORO 62 54 BYNKERSHOECK CORNELIUS 96 - 11030 Cacciatori (Reggimento di Volont.) 191 Cadetti della Concezione (Regg. di Volontari) 191 Cadice 23 - 71 Cagliari 56 fa-fra 111 49 Cairo 91 - 198 CALLEGARI E. 133 35 Calvi 79 - 260 - CAMBIASO CARLO 63 75 CAMERA 113 55 Camera di Commercio 23 Camogli 88 67 Canale di Piombino 88 68 CANALE MICHELE GIUSEPPE 33« CANTU’ (CESARE) 20 - 37 "6 - 115 - 1312 Capicorsini, vedi: Corsi Capo Corso 88 66 Capo Mele 151 Capo Noli 100 Capo Verde 151 Capraia 75 - 77 - 103 - 113 55 . 391 229 - 231 - 237 - 242 Capraresi 55 - 77 Caprauna 123 - 245 CARBONARA LUIGI 75 Carcare 1074 - 108 >6 - 198 Carenne 152 CARLO V 129 - 208 CARLO VI 208 - 245 CARLO VII 208 CARLO MAGNO 122 - 126 CARNOT (LAZARE) 91 - 92 - 94 - 103 Carosio 123 - 245 CARREGA FELICE 23 - 272 CARUTTI DOMENICO 32 52 _ 1073 . 109 16 Casa Savoia, vedi: Torino CASARETO GIOVANNI 30 36 . 31 46 CASIMIR PHILIPPE 30 27 CASONI TOMMASO 122 - 133 29 Castelfranco di Finale 101 - 238 CASTELLINI C. 86 57 Castello (Regg. di Volontari) 191 — 261 — CASTI CIO. BATTISTA 46 - 60 27 Castiglione 152 CATTANEO GIROLAMO 88 68 CATTANEO NICOLO’ 45 - 57 - 67 - 70 - 163 CATTANEO LEONARDI NIC 48 - 50 CAVASSA MICHELANGELO 88 70 CELESIA EMANUELE 5 CELESIA PIETRO PAOLO 57 - 128 - 156- 158- 161 - 175 CENSEUR 1H49 Ceva 95 CEVASCO DESIDERIO 3146 Cherasco 91 Chio 119 Cisalpina 126 - 202 - 203 Civici (Reggimento di Volontari) 191 Clavarezza 248 CLAVARINO (COSMA) 31 « . 115 - 1315 CLAVESANA (Marchesi di) 250 Clero 22 CLINTON HENRY 189 Clubs rivoluzionari 9 - 10 - 42 - 146 - 195 Coalizione 5 - 8 - 10 - 22 - 23 - 25 - 34 73 - 39 145 - 39 i47 - 41 - 42 - 43 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 56 - 57 - 58 - 65 - 66 - 67 - 69 - 70 - 71 - 83 4 - 90 86 - 91 - 92 - 93 - 97 - 98 - 99 - 100 -103 - 104-105-108 "-110 26 - 115 - 126 - 127 - 128 - 130 - 146 - 149 - 153 - 154 - 155 - 157 - 159 - 161 - 164 - 171 - 176 - 179 - 180 - 182 - 183 -195 - 198 - 199 - 200 - 204 - 205 - 227 - 229 - 231 - 232 -241 Coalizionisti 48 - 49 - 51 - 53 - 56 - 98-125 Coalizzati, vedi ; Coalizione Coda di Redenzione della Scritta Camerale 78 - 236 CODIGNOLA ARTURO 134 Cogoleto 101 - 238 Colle di Tenda 15 - 262 - Collectiori Politique della R. Biblioteca Universitaria di Genova 85 43 Collegi 6 - 19 - 20 - 34 69 . 84 28 - 8544 - 11254 - 119 - 122 - 123 - 129 - 155 - 175 - 177 - 207 - 229 -236 Collegio dei Dottori di Bologna 250 Collezione Manoscritti di Appunti Storici e Documenti della Regia Biblioteca Universitaria di Genova 5 - 6 - 27 ’ - 27 2 - 29 25 _ 30 32 - 30 33 . 30 35 . 30 36 . 31 45 . 31 46 . 31 47 - 31 48 - 32 54 -3258 - 3580 - 3585 - 3586 -3587 - 3689 - 3698 - 36" - 37 112 . 38 125 _ 38 128 . 38 133 . 593 - 595 - 59 6 - 59 7 - 59 8 - 59 10 - 60 " - 60 '2 - 60 13 _60 14 - 60 15 - 60 '6 - 60 17 _ 60 18 - 60 '9 - 60 20 _ 60 21 _ 6022 - 60 23 - 6024 - 60 25 _ 6128 _ 6 1 29 . 6 1 30 - 6 1 31 . 6 1 32 _ 6 1 34 - 6 1 35 - 6 1 36 . 6 1 37 _ 6 1 38 . 6 1 39 . 6 1 40 - 6 1 4' - 61 42 . 61 43 _ 61 44 _ 61 45 _ 61 48 _ 62 50 - 62 51 - 62 52 - 62 53 _ 62 54 . 62 55 . 62 56 . 62 57 _ 62 58 - 62 59 - 62 60 _ 62 61 - 62 62 - 62 63 _ 62 64 . 62 65 _ 6367 - 6368 _ 6369 -6370 - 63 7i - 63 72 . 63 73 - 63 74 - 63 75 - 63 76 - 63 77 -833 - 835 - 837 - 838 - 849 -84ii _ 84i2 _ 84'3 - 84 '4 _ 84'5 . 84 16 . 84'7 - 84 is . 84 19 - 84 22 . 84 23 _ 84 25 . 8426 . 8427 - 84 28 . 8429 . 85 30 _ 85 3i . 85 32 - 85 33 _ 85 34 . 85 35 . 85 36 - 85 37 . 85 41 . 85 43 . 85 44 . 85 45 _ 86 48 - 86 49 _ 86 50 - 86 51 - 86 52 - 86 53 - 86 58 . 89 S5 - 110 28 . 110 30 . 111 39 . 111 40 - 11141 - 11142 _ IH 43 _ 111 44 . 111 47 _ 11253 . 11254 - 132 '1 - 139 - 149 - 155 - 157 - 161 - 163 - 224 - 225 - 227 COLLOREDO 91 - 93 - 94 - 107 5 - 1085 . 207 COLLOT D’HERBOIS (I. M.) 92 COLOMBO CRISTOFORO 119 COLOME’ (Cap.) 156 - 158 - 160 - 169 - 237 COLUCC1 (GIUSEPPE) 89 83 - 108 7 - 108 10 - 108 n -108 12 - 108 13 - 108 14 - 109 19 - 109 20 . 10921 . 109 22.11027 - no 32 - 111 34 .11360 _ n36i - 113 63 . 113 64 . 113 65 . 133 32 - 13336 - 133 40 - 133 42. 133 43 COMBET J. 32 55 Comitato di Salute Pubblica 92 - 94 - 95 - 103 - 104 - 105 110 26 . H3 65 _ 124 . 182 - 195 - 263 - COMMERCE DE MARSEILLE 144 Commercianti 22 - 23 - 24 Congregazione dell’indice 19 Conservatori del Mare 60 '2 . 72 - 85 30 Consevole 124 - 200 - 248 - 249 Consiglio Imperiale Aulico 129 - 208 Convenzione Nazionale 11 - 12 - 79 - 8764 _ 89 85 . 107 2 - 11363 - 137 - 158 - 165 - 166 - 169 - 176 - 179 - 182 - 191 - 198 - 216 - 221 - 222 - 223 - 238 CORNEIO GIOVANNI 55 - 57 CORNWALLES (Marchese di) 188 CORRADI PINA 37111 Corsari africani, Vedi: Corsari barbareschi Corsari Barbareschi 14 - 8870 - 222 - 241 Corsari Córsi 88 68 - 8870 - 238 Corsari Inglesi 101 - 238 Corsari sardi 100 - 127 - 205 Corsi 14 - 29 26 . 79 - 80 - 81 - 82 -89 8' - 93 - 99 - 228 Córsi Paolisti, vedi: Corsari Córsi Corsica 7 - 15 - 19 - 23 - 29 27 . 37 109 - 37 110 - 37 111 - 79 - 80 - 81 - 82 - 8761 - 8764 - 87 66 - 88 66 - 88 73 - 89 81 . 11355 - 119 - 120 - 122 - 123 - 128 - 156 -158 - 201 - 241 - 242 Córso (Reggimento) 1074 - 190 Corte Austriaca, vedi: Austria Corte di Londra, vedi : Londra Corte di Madrid, vedi: Madrid Corte di Napoli, vedi: Napoli Corte di Sardegna, vedi: Torino Corte di Savoia, vedi: Torino Corte di Spagna, vedi: Madrid Corte di Torino, vedi: Torino Corte di Vienna, vedi: Vienna Corte Piemontese, vedi: Torino Corti coalizzate ,vedi : Coalizione CORVETTO LUIGI 8544 - 127 Cosio 124 - 200 - 247 - 248 - 251 Cospirazione antioligarchica 8-15-3029 Costantinopoli 172 — 264 - Costituzione Civile del Clero 21 COSTO ANTONIO 3146 COTTIN P. 47-6123 CROCCO GIUSEPPE ANTONIO 34 70 Cultura (La) Moderna 28 >i - 32 50 Curia Romana 20 - 21 Curialisti 22 CURLO FRANCESCO 30 35 _ 3146 D’ALEMBERT (JEAN) 8 D’ANSELME (JACQUES) 216 - 222 Danimarca 38 133 DANTON 48 DE ANGELIS CESARE CRESC. 19 - 37 109 - 37 110 - 371,1 DE FERRARI RAFFAELE 75 - 123 DE FRANCHI CARLO 33 62 DE FRANCHI suor LUIGIA T. 36% Dego 98 - 103 - 198 - 199 DEGOLA EUSTACCHIO 21 - 38 118 DEHAVRE LUCIEN 172 Deiva 88 70 DE LA FLOTTE 12 DE LANGARA Y HUARTE D.J. 43 - 55 - 57 - 597 - 63 72 - 159 - 163 DE LIZACKEVICZ 6 - 9 - 23 - 25 - 3038 - 3139 - 34 73 . 38 132 . 39 134 _ 39 142 _ 39 147 - 53 - 58 - 61 47 - 6378 -66 - 70 - 83 1 - 832 _ 836 -8420 . 8424 _ 8427 - 8537 -8766 . 9085 - 9086 - 1072 - 1085 -10815 - no27 - no31 - 11140 - 111 42 - 125 - 13341 -139 - 140 - 141 - 143 - 144 -145 - 155 - 156 - 157 - 158 -163 - 164 - 170 - 172 - 182 -183 - 184 - 186 - 189 - 190 - 191 - 194 - 195 - 196 - 201 -202 DE MARI NICOLO’ 45 - 49 - 69 - 70 - 75 DE MARINIS GEROLAMO 122 - 13224 DE’ RICCI SCIPIONE 8 - 18 - 20 - 21 - 2820 . 38 1,8 - 38 119 - 38 '2' - 38 '22 - 38 123 - 265 - DEL DEO PIETRO 72 DEL GALLO (Marchese) 175 DELLA CELLA AGOSTINO 30 31 DELLA TORRE RAFFAELE 119 Democrazia • 20 Deputati dell’Armeria 88 68 ' DESIMONI CORNELIO 13222 DEVINS (JOSEPH) 91 - 100 DIADEMA 72 Diano Marina 151 DI NEGRO (Farmacia) 9 DI NEGRO VINCENZO 8 - 25 - 3148 Dogi 8 - 278 - 28 10 - 28 >2 - 28 13 -28 19 - 31 41 - 31 42 - 3261 - 37 101 - 37 104 - 37 105 - 37 106 - 39 135 - 8539 - 8540 - 8760 Dolceacqua 192 DONA VER FEDERICO 279 Dora (La) 216 D’ORIA IACOPO 81 - 89 75 DORIA (ANDREA) 78 DORIA FILIPPO 36 99 DORIA FRANCESCO 132 '3 DORIA GIORGIO 45 - 49 DORIA GIOVANNI FRANCES 7 DORIA GIUSEPPE MARIA 78 - 8760 DORIA ILARIO 121 DORIA TEDISIO 119 DORIA TERESA 8 D’ORIA - BENDINELLI LUIGI 87 6° DRAKE FRANCIS 5 - 27 i - 41 - 42 - 43 - 44 45 - 46 - 47 - 49 - 50 - 51 52 - 53 - 55 - 56 - 57 - 58 60 25 - 65 - 66 - 67 - 71 - 72 73 - 76 - 82 - 84 28 _ 89 85 98 - 127 - 137 - 139 - 144 146 - 147 - 148 - 149 - 156 158 - 160 - 165 - 166 - 167 169 - 170 - 171 - 172 - 176 177 - 180 - 185 - 187 - 189 196 - 197 - 201 - 202 - 206 226 - 231 - 237 - 241 - 243 244 - 266 - DUGOMM1ER (JEAN FRANg.) 185 DUMMORIEZ (CH. FRANg.) 50 Dunkerque 69 - 227 DURAZZO GIROLAMO 8 - 28 20 - 6375 DURAZZO IACOPO 66 - 182 - 192 DURAZZO MARCELLO 34 69 EDEN (Min. Ing. a Vienna) 174 Egitto 203 ELLIOT GILBERT 82 - 113 55 - 163 - 164 - 167 - 171 - 183 - 185 - 187 - 201 - 241 - 243 Enciclopedia 8 Enciclopedisti 21 - 38 120 F.SPAGNAC (Baron de ) 172 Europa 14 - 17 - 3588 - 39 139 - 6265 -68 - 8544 - 128 - 142 - 147 - 168 - 174 - 176 - 177 - 202 -203 - 206 - 218 - 221 - 226 -227 - 228 - 230 - 233 - 240 -243 - 244 - 245 FABRI MONTANI FRANCESCO 37 109 FAYPOULT (GUILLAUME) 103 - 112 54 FEDERICI MARCO 96 FERDINANDO III Are. di Tose. 66 - 182 - 183 - 192 - 197 * 202 FERDINANDO di Parma 3150 Ferrania 1074 FERRARI EPIFANIO 121 - 1322' Feudi Imperiali 123 - 124 - 128 - 129 - 145 -207 - 208 - 228 - 245 - 247 Fiandre 48 - 167 - 189 Finale 3693 - 42 - 594 - 77 - 93 -1074 - 116 - 117 - 118 - 152 -153 - 191 - 197 - 198 - 199 - 245 - 246 - 248 - 249 Firenze 170 Forte d’Èrcole (Monaco) 17 - 3693 Francesi , 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 21 - 22 - 23 - 31 48 - 31 50 -3472 - 41 - 42 - 44 - 45 - 46 - - 267 - 47 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 -54 - 55 - 56 - 6367 - 66 - 67 - 68 - 69 - 70 - 71 - 79 - 81 - 91 - 94 - 98 - 99 - 100 - 101 - 102 - 103 - 1085 - 109 16 -11249 . H2 54 . 115 - 144 - 145 - 146 - 147 - 148 - 149 -150 - 152 - 153 - 154 - 155 - 157 - 171 - 172 - 173 - 174 -177 - 178 - 179 - 180 - 181 - 182 - 183 - 185 - 186 - 188 - 192 - 194 - 196 - 197 - 198 -200 - 202 - 205 - 217 - 220 - 221 - 222 - 223 - 224 - 226 - 227 - 237 - 238 - 239 FRANCHETTI (AUGUSTO) 81 - 89 79 . ii6 . 1319 Franchi Muratori 9 Francia 5 - 7 - 8 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 16 - 17 - 22 - 25 - 3027 - 34 69 - 3586 - 41 - 43 - 47 -48 - 49 - 51 - 53 - 55 - 58 - 66 - 67 - 68 - 70 - 79 - 81 - 82 - 8764 - 8866 - 8985 - 90 86 - 91 - 92 - 93 - 94 - 97 - 98 - 99 - 103 - 104 - 105 - 108 " -11364 - 116 - 118 - 122 - 125 - 126 - 127 - 128 - 130 - 1312 - 139 - 142 - 143 - 145 - 146 - 147 - 148 - 149 - 155 - 157 - 159 - 161 - 162 - 164 - 170 - 171 - 173 - 174 - 177 - 178 - 179 - 184 - 186 - 187 - 194 - 195 - 196 - 199 - 202 - 203 - 204 - 205 - 221 - 222 - 224 - 225 - 226 - 227 - 230 - 232 - 233 - 236 - 238 - 240 - 241 - 244 - 246 Francofili 51 - 58 Francoforte 224 Franeker 110 30 FRANZONE DOMENICO 63 75 FRERON (LOUIS) 53 FRIMENTER TOMM. FRANC. 70 GAFFAREL (PAUL) 116 - 128 - 131 8 GAGGIERO 31 44 _ 38 130 . 44 - 52 - 60 '2 -60 '7 - 6132 _ 61 46 . 74 . 81 -837 - 85 38 _ 86 54 . 89 76 . 110 29 . 112 54 . 1 !3 55 . 113 56 - 115 - 131 4 Galata 119 GALLI EUGENIO 29 26 GALLIANO GIUSEPPE ANT. 46 - 47 - 6132 GALLINA ' 68 GALLO DOMENICO 3580 - 268 - GARASSINO GIAMBATTISTA 33 62 - 44 GARESIO (Giorgio di) 250 GARIBALDO 11355 GARIBALDON 111 35 GASTALDI 24 GATT1LUSIO FRANCESCO 121 Gavi 12 - 99 - 191 - 192 - 195 - 203 GAVI GIOVANNI ANTONIO 48 GAZIER (AUGUSTIN) 38 120 Gazzetta di Firenze 188 GELL 46 - 51 - 56 - 57 - 58 - 6367 -138 - 139 - 155 - 156 - 157 -158 - 159 - 161 - 162 - 165 - 166 Genialisti francesi 5 - 31 46 Genoa (meglio : Genova c. di Rezzo) 123 GENTILE LUCA 8 - 15 - 3028 - 3577 - 44 - 62 49 - 73 - 74 - 8542 - 10921 Gesuiti 18 GHERARDI LUIGI 112 54 . 112 55 . 11355 Giacobini 5 - 9 - 10 - 11 - 12 - 16 - 18 - 21 - 23 - 25 - 27 2 - 31 46 - 31 49 - 3150 . 3254 . 34 73 . 36 loo . 39 '45 - 39 147 - 41 - 42 - 48 -52 - 67 - 74 - 122 - 139 - 142 - 143 - 145 - 146 - 147 - 148 -155 - 157 - 159 - 161 - 171 - 172 - 192 - 204 - 224 - 225 Giacobinismo 21 Giamaica 177 GIANELLI CASTIGLIONE FELICE GIACINTO 236 - 244 G iansenismo 18 - 20 - 21 - 37 113 - 38 120 - 38 124 Giansenisti 5 - 8 - 9 - 18 - 20 - 21 - 22 -25 - 36 100 - 38 120 Gibilterra, vedi: Blocco di Gibilterra Giornale Ligustico 278 - 3252 - 3691 - 37 101 - 39 '40 - 8761 - 131 3 Giornale Storico e Letterario della Liguria 27 5 _ 2821 - 3028 - 3577 -37 "3 - 8542 - 269 - GIORNI G. B. console 3027 - 54 - 62 « - 62 54 - 62 GIROLA GIOVANNI 71 - 101 - 192 GIULIANI NICOLO’ 132 '6 GIULIO II 120 GIUNONE 11138 Giunta dei Confini 175 - 184 Giunta della Marina 70 - 71 - 8544 - 8652 - 175 - 177 GIUSTI PIETRO PAOLO 37 114 GIUSTINIANI MICHELE 3036 - 31 48 GIUSTINIANI NICOLO’ 99 GIUSTINIANI ORAZIO 99 GIUSTINIANI PIETRO 25 GIUSTINIANI SAVERIO 35 80 GNECCO EMANUELE 57 - 63 71 GOSBY 72 - 156 - 158 - 171 Gourjean (baia di) 197 1 Governo oligarchico 10 - 22 - 130 Gran Consiglio, vedi: Maggior | Consiglio Grecia 101 - 119 - 120 GRENVILLE (WILLIAM) 69 - 165 - 166 - 167 - 168 - 169 - 171 - 176 - 177 - 189 - 190 GREPPI EMANUELE 60 27 . 131 3 GRIMALDI FRANCO 50 - 57 - 163 GUALDO - PRIORATO GAL. 122 - 132 25 Guerra dei Sette anni 42 Guerra del 1746 14 - 55 - 56 - 63 66 - 78 - 101 - 228 Guerra per la Successione Austriaca 116 - 123 - 132 12 GUERRI FRANCESCO 87 61 GUYOT R. 24 - 39 '39 HALLER 89 85 - 202 HARVUS (Milord) 170 — 270 — HAUTEV1LLE (D') ALESSAN. 32 50 . U6 HERVEY (IOHN AUGUST) 51 HOOD (SAMUEL) 42 - 43 - 57 - 65 - 76 - 82 -98 - 11138 - 111 40 - 144 - 147 - 148 - 156 - 158 - 159 - 160 - 161 - 162 - 163 - 171 - 172 - 183 - 184 - 185 - 189 - 190 - 196 - 197 - 201 - 241 - 243 HOTHAM (Ammiraglio) 11149 HOVVE (ammiraglio) 170 HUBER ULR1C 96 - 110 30 HUERTA (cavaliere) 173 - 183 Hyères 70 - 144 - 184 - 185 Illustrazione italiana 31 « IMPERIALE LERCARI GIUSEPPE MARIA 1075 IMPERIOSA 46 - 47 - 52 - 61 32 Incaricato russo, vedi: DE LIZA- CKEVICZ Indie Occidentali 167 Indie Orientali 188 Inghilterra 7 - 14 - 22 - 41 - 42 - 44 - 49 - 50 - 56 - 57 - 58 - 60 26 . 65 - 66 - 68 - 70 - 71 - 72 - 73 - 79 - 81 - 82 - 92 - 93 - 94 - 100 - 105 - 125 - 126 - 128 - 139 - 146 - 147 - 156 -158 - 160 - 161 - 162 - 163 - 165 - 167 - 168 - 169 - 174 - 177 - 179 - 181 - 183 - 188 - 189 - 190 - 197 - 201 - 202 - 203 - 204 - 236 - 237 - 238 - 243 - 244 Inglesi 23 - 39 147 - 43 - 46 - 47 - 49 -56 - 60 27 - 61 32 . 70 - 72 - 74 - 75 - 76 - 77 - 78 - 80 -81 - 8766 - 88 66 - 8978 - 92 - 93 - 94 - 97 - 98 - 100 - 101 -103 - 1074 - 112 55 „ 11355 „ 115 - 126 - 154 - 163 - 166 - 178 - 181 - 184 - 190 - 193 - 202 - 204 - 237 - 238 INNOCENZO IV ed Vili 120 INVREA ALESSANDRO 8 - 2925 INVREA DOMENICO 45 - 55 - 56 INVREA PAOLO 25 Iser (L ) 215 ISNARDI LORENZO 5 - 37 '02 - 271 - Italia 10 -24 -94 -122 145 174 193 216 230 243 11 - 12 - 16 - 17 - 23 30 27 . 36 91 . 7o . 8872 98 - 103 - 105 - 120 - 126 - 131 ' - 143 - 144 - 147 - 148 - 163 - 171 - 182 - 186 - 191 - 192 - 196 - 197 - 203 - 205 - 217 - 218 - 219 - 222 - 231 - 233 - 237 - 239 - 244 - 245 - 246 Italiani 17 - 218 JOBERT AMBROISE 107 JOLLIVET MAURICE 81 - 897» JUNG (THEODORE) 36 94 - 1086 - 108 7 - 108 '5 . 108 16 - 109 >7 - 109 18 - 110 JUNOT 95 Kaffa 119 KELLERMANN (F. Cristophe) 216 KOVALEVSKY M. 35 83 KREBS L. 107 t 108 7 - 1088 - 108 9 . 108 15 - 111 35 - 112 51 . 113 57 - 11358 LA CHEZE 11135 LACOMBE S.t MICHEL 8764 LAGOMARSINO TOMASO 30 36 Laigueglia 72 - 77 - 151 LAMBA - DORIA BRANCA-LEONE 45 - 58 LANDRIEUX GIOVANNI 3150 LAUBERG CARLO 10 Lauterbourg 69 - 227 Lavina 123 - 250 LEBRUN 221 LEOPOLDO I 129 - 208 Lerici 77 LETTERON (Abate) 82 - 89 81 LEVATI L. 28 10 - 28 12 - 28 13 - 28 19 -3141 - 31 « - 3261 - 37 104 -37 '05 - 37 '06 - 39 ™ - 59 '-8539 - 8540 - 87 60 LE VIA THAN 177 Liberi Muratori 19 - 272 - Libro d’oro 7 - 39 144 - 143 Liguri 29 26 - 119 - 120 - 123 - 203 -222 Liguria (Reggimento di Volontari) 191 Liguria 17 - 24 - 37 103 - 75 - 78 -81 - 103 - 116 - 120 - 121 - 122 - 123 - 126 - 202 - 203 - 222 - 230 - 233 Linguadoca i Lione 50 - 54 - 94 - 163 - 179 - 225 Lisbona 23 - 71 - 188 LITTARDI TOMMASO 127 Livorno 23 - 48 - 70 - 71 - 72 - 79 -8428 - 8868 - 8985 - 98 - 144 - 145 - 185 - 197 - 202 Loano 17 - 75 - 95 - 100 - 109 16 -113 65 . 152 . 153 - 154 - 156 - 158 - 186 - 192 - 197 - 201 - 231 Loggie massoniche 9-10-54 Lombardia 12 - 21 - 3250 - 66 - 71 - 8985 - 94 - 126 - 148 - 149 - 150 - 152 - 153 - 159 - 164 - 166 - 175 - 178 - 183 - 188 - 192 - 195 - 197 - 202 - 205 - 217 - 230 - 246 LOMELLINO AGOSTINO 8 Londra 6 - 23 - 42 - 53 - 65 - 67 -69 - 70 - 71 - 72 - 74 - 83 1 -834 - 129 - 131 2 - 146 - 162 -163 - 164 - 165 - 166 - 169 - 170 - 171 - 172 - 174 - 175 - 176 - 179 - 180 - 182 - 183 -185 - 187 - 190 - 202 - 206 -232 - 238 - 243 - 244 LOVAT 18 - 36 95 . 36 96 Lucca 15 LUIGI XIV 13 - 34 71 - 250 LUIGI XVI 79 LUIGI XVII 99 - 164 MACTRIDE (contrammiraglio) 170 Madrid 6 - 53 - 57 - 67 - 128 - 156 - 158 - 163 - 165 - 166 - 173 - 179 - 182 - 183 - 190 - 204 LOMBARD 111 35 Maggior Consiglio 6 - 8 - 25 - 2927 - 58 - 75 - 273 - 87 60 - 145 . 227 - 228 - 229 - 236 Maggioraschi 7 Magistrato dei Coadiutori Camerali 58 Magistrato dei Supremi Sindacatori 52 - 108 " Magistrato delle Fortificazioni 77 Magistrato delle Monete 235 Magistrato di Sanità 60 12 Magistratura degli Inquisitori 6 - 8 - 9 - 10 - 15 - 19 - 22 - 23 - 29 27 . 30 30 . 33 62 . 44 52 - 6256 - 68 - 74 - 8534 - 110 28 - 155 - 157 - 195 - 228 MAGLIONE GIOV. BATTISTA 72 Magonza 188 - 224 Mahon 146 MALASPINA (Marchesi) 206 Mallare 248 Mantova 103 MARENCO MARIA 28 '5 MARIGNIANE (Marchese di) 52 - 164 Marina (Reggimento di) 190 MARMONT (AUGUSTE) 95 - 109 24 Maro 250 Marsiglia 10 - 76 - 94 - 147 - 168 - 225 - 232 Marsigliesi 222 MARTIN 68 MASSA GIO. GIACOMO 37 "4 MASSENA (André) 191 - 193 MASSIMILIANO I 129 - 208 Massoneria 10 - 3150 Massoni 5 - 9 - 10 - 18 - 19 - 25 - 31 46 74 MASUOVO O. 34 66 . 132 12 MATERA PASQUALE 10 - 32 57 . 33 62 Maurienne 69 - 227 — 274 - Mediterraneo 12 - 47 - Gl 33 . 76 - 80 - 89 78 - 94 - 100 - 105 - 126 - 149 -160 - 174 - 187 - 190 - 203 -222 - 227 - 233 - 237 - 241 MELZI D’ERIL FRANCESCO 32 51 Mendatica 249 Mendrisio 202 Mentone 3362 - 54 - 8764 - 92 - 95 - 150 - 151 - 152 - 159 - 192 Mentonesi 54 MERCIER - DUPATY (CHAR.) 24 - 39 '38 Milanese (Stati del), vedi: Lombardia Milanesi 171 Milano 21 - 100 - 126 - 156 - 158 - 183 - 202 - 203 - 222 Miliziani di Novi (Reggimento di Volontari) 191 Millesimo 248 Minor Consiglio 6 - 20 - 25 - 3469 - 42 - 45 - 48 - 50 - 51 - 52 - 53 - 55 - 56 - 57 - 58 - 6139 _ 63 71 -63 72 . 67 - 69 - 70 - 99 - 139 - 145 - 176 - 177 - 180 - 190 - 192 - 195 - 225 - 229 - 236 Minori Cappuccini 119 Miscellanea di Storia Italiana 60 27 - 63 66 - 8647 MODESTA 44 - 46 - 47 - 52 - 58 - 60 27.. 69 - 227 - 237 MOIRA (Conte di) 167 - 170 Molinisti 20 MOLINOT 52 Monaco 23 - 3027 - 3255 . 3261 . 3586 - 144 - 150 - 151 - 152 - 156 - 158 - 184 - 213 - 220 Moncenisio 216 Mondovì 108 16 MONICI AGOSTINO DOMENICO 3689 Moniteur Universel 8 - 11 - 12 - 326' - 3691 . 8764 - 140 - 222 - 223 Monitore italiano politico e letterario 10 - 213 - 218 - 220 Montalbano 152 - 216 - 275 - Montegrossini 124 - 248 Montegrosso 123 - 124 - 248 - 250 MONTESQUIOU (A. P.) 216 MORANDO FELICE 8 - 9 - 10 - 30 32 . 96 . 195 - 196 Morea 171 MORENO DON IUAN IOAQ. 43 - 55 - 57 - 63 ™ - 67 - 76 - 155 - 156 - 157 - 158 - 166 -232 MORIS H. 107 - 108 7 - 108 8 - 108 9 _ 108 15 - 111 35 . 112 5! _ 113 57 113 58 Mostra Ligure del Risorgimento 13446 MULGRAVE (Lord) 148 MULTEDO (AMBROGIO) 10925 - 13344 - 202 - 204 MUTIO GASPARO, vedi: MUZIO della STELLA GASPARE MUZIO DELLA STELLA GASPARE 118 - 132 '5 NAPOLEONE 1°, vedi : BONAPARTE NAPOLEONE Napoletani 3254 - 1074 Napoli 22 - 32 53 . 32 54 . 4j . 49 . 77 - 91 - 118 - 144 - 168* 173 - 244 - 246 NARDI CARLO 52 54 NATALI G. 28 '8 NELSON HORATIO 102 - 111 38 . 1 !2 54 . 238 -239 NERI ACHILLE 28 21 - 31 45 - 32 52 _ 39 140 Nervi 88 67 Nervia 151 Neutralisti 25 - 49 - 51 - 52 - 56 - 58 - 68 Neutralità 11 - 14 - 16 - 25 - 41 - 42 - 43 - 47 - 48 - 49 - 50 - 53 -54 - 56 - 65 - 66 - 67 - 70 - 71 - 72 - 73 - 75 - 76 - 93 - 94 - 97 - 101 - 102 - 103 - 104 - 105 - 108 11 - 115 - 116 - 128 - 1313 - 146 - 147 - 159 - 164 - 166 - 171 - 174 - 176 - 178 - 179 - 182 - 184 - 186 - 192 - 194 - 195 - 197 - 198 - 199 - 205 - 207 - 221 - 223 - 227 - 229 - 230 - 231 - 232 - 233 - 236 - 237 - 238 - 239 - 240 - 244 - 276 - Neva (La) 153 NICOLO’ V. 120 Nizza 10 - 11 - 16 - 17 - 23 - 2927 - 30 27 . 32 55 . 3261 . 33 82 . 35 86 - 36 90 . 38 «31 - 42 - 49 - 50 - 53 - 54 - 62 52 . 66 - 67 - 75 - 87 64 - 8985 - 92 - 143 -144 - 148 - 149 - 150 - 152 - 154 - 156 - 158 - 162 - 166 - 168 - 169 - 171 - 172 - 179 - 180 - 181 - 184 - 188 - 192 -194 - 196 - 205 - 216 - 217 -218 - 220 - 224 Nobili 6 - 9 - 22 - 24 -25 Nobili poveri 7 - 9 - 29 27 - 140 Nobiltà 6 - 7 - 9 - 24 - 39 144 - 42 -63 71 - 122 - 140 - 146 - 205 Noli 38 "9 NOMIS DI COSSILLA 43 - 44 - 46 - 59 io _ 67 - 68 - 100 - 11146 - 124 - 246 - 249 - 251 Novara 127 Novi 12 - 6263 - 1074 - 1075 - 127 - 248 - 249 - 251 NURRA PIETRO 275 . 28 n - 2927 - 3028 - 32 5o - 32 56 . 32 59 . 34 67 . 35 77 . 3578 - 35 79 . 3582 . 3584 . 37 "3 - 38 '24 . 38 131 . 39 144 . 39 146 - 62 49 - 85 42 - 87 64 . 10923 - 134 46 ODERO (Farmacia) 9 Olanda 41 - 126 - 167 - 173 - 174 - 203 - 224 Olandesi 80 Oligarchi 7 - 12 - 47 - 100 - 103 - 110 25 - 122 - 185 Oligarchia 5 - 6 - 8 - 10 - 16 - 18 - 24 - 25 - 75 - 99 - 222 - 228 - 229 - 234 OLIVIERI AGOSTINO 5 OLMO FRANCESCO 32 50 . 37 117 _ 116 _ 131 '0 Oneglia 17 - 36 93 - 56 - 75 - 92 - 100 -113 65 - 151 - 153 - 154 - 171 - 172 - 186 - 192 - 197 - 201 - 217 - 218 - 231 - 249 ORENGHI GIOV. BATTISTA 17 - 33 62 Ormea 15 - 124 - 247 Ormeaschi 247 Ostenda 170 - 277 - Ovada 34 74 . 248 - 249 PADER 113 55 Paesi Bassi 188 Palazzo (Reggimento) 112 54 . H3 55 . 19() PALLAVICINI FELICE 63 75 PALLAVICINI GIAN CARLO 41 - 42 - 43 - 46 - 47 - 50 - 146 - 147 - 148 - 149 PALLAVICINI GIOV. BERNAR. 48 - 52 PALLAVICINI PAOLO GIROL. 63 75 PALLAVICINI TERESA 8 PALMIERI VINCENZO 8-18-20-21 PANDIANI (EMILIO) 63 66 . 133 38 PAOLI PASQUALE 76 - 79 - 80 - 81 - 82 - 8647 -8763 . 8764 - 87 65 . 8766 . 8866 - 88 74 - 89 75 . 898i . '8982 - 8984 - 98 - 11136 - 156 - 158 - 240 Papa 20 - 171 Papato 20 - 21 Parigi 6 - 10 - 11 - 16 - 8983 - 92 - 93 - 105 - 107 2 - 108 7 - 108 " - 123 - 129 - Ì31 2 . 171 . 172 - 183 - 184 - 196 - 198 - 221 - 245 Parodi 251 PASCHETTI BARTOLOMEO 118 - 132 '7 Patrizi 10 - 25 - 45 - 74 - 228 Patriziato 22 Pavia 21 - 38 '22 . 183 PELLIZZERI MAURIZIO 10 PERELLI (Farmacia) 9 PERRONE (Conte di) 124 - 247 PERTUSO ANGELO 72 PETIT BOSTON 242 Piano di Legge d’impiego Coattivo 78 - 234 Piemonte 12 - 13 - 32 50 _ 32 52 . 42 - 47 - 48 - 66 - 71 - 91 - 94 - 100 - 105 - 111 45 - 111 48 . 115 - 116 - 118 - 123 - 124 - 125 - 126 - 128 - 129 - 131 ' -1312 . 144 - 148 - 149 - 150 - 278 - 159 - 171 - 186 - 193 - 196 - 205 - 217 - 222 - 230 - 231 - 247 Piemontesi 32 52 - 54 - 56 - 92 - 93 - 1074 - 128 Pietra Ligure 36*» . 152 - 153 Pieve Ligure 124 - 191 - 247 Pievesi 247 Pilnitz (Trattato di) 69 - 75 - 227 - 229 PINELLI AGOSTINO 63 75 PINELLI (FERD. AUG.) 1H45 _ 1H48 . H251 PINELLO PARIS 73 - 74 PIO VI 20 Pirati Corsi, vedi : Corsari Corsi Pisa 72 PITT (WILLIAM) 188 PITTO ANTONIO 132'8 Po (II) 203 - 216 Poitiers 69 - 227 Polceveraschi 24 Polonia 14 - 34 73 . 69 - 75 - 110 25 . 141 - 142 - 143 - 227 - 229 POMPEE 144 Pontenovo (Battaglia di) • 79 Popolo 9 - 22 - 23 - 24 - 45 Pornassio 123 - 249 - 250 - 251 PORRO (GAETANO) 203 Porto di Genova 12 - 23 - 42 - 43 - 44 - 45 - 51 - 57 - 66 - 71 - 72 - 73 - 75 - 76 - 80 - 98 - 101 - 102 - 127 - 148 - 160 Porto Ferraio 70 - 185 Portofino 71 - 77 - 101 - 238 Porto Franco di Genova 7 - 53 - 127 - 147 - 169 - 176 - 206 - 207 231 Portogallo 7-22-41 Porto Maurizio 10 - 36 93 _ 77 _ 151 . 153 . 191 Porto Venere 77 - 279 - Potenze Coalizzate, vedi: Coalizione POUGET DE SAINT-ANDRE’ 31*3 Pozzolo 251 PRIEUR DE LA COTE D’OR 92 Privilegi Imperiali 128 - 129 - 208 Provenza 11 - 185 - 218 Prussia 14 - 41 - 143 - 174 - 175 Prussiani 94 PUISSANT 144 Quadruplice Alleanza dell' anno 1728 117 Quigliano 248 - 249 Ragusi 44 RANZA (GIOVANNI) 10 Rapallo 28 '5 Rappresentanti del Popolo 16 - 3576 - 53 Rassegna Nazionale 31.50 Rastromb (Reggimento) 8 - 113 55 - 190 Re di Napoli 12 - 145 Re di Sardegna 11 - 12 - 22 - 32 50 - 3470 - 42 - 49 - 66 - 67 - 97 - 100 - 113 65 . 117 - 124 - 125 - 126 - 128 - 141 - 147 - 148 - 150 - 151 - 153 - 175 - 180 - 181 - 192 - 197 - 200 - 221 - 228 - 240 - 245 - 246 - 249 - 251 Regno delle due Sicilie 123 Regno di Sardegna, vedi: Torino REINHARD GIO. GIACOMO 122 - 132 27 RENUCCI (FRANCESCO) 81 - 88 73 REPETTI 85 35 REPETTO ANDREA 10 - 62 53 Repubblica Italiana 126 - 203 Repubblica Ligure 277 - 3143 - 13344 . 203 - 204 REVERTERA 100 Revue des questions historiques 39 143 - 6Q 26 Revue historique 107 Revue Maritime 6133 - 280 - Rezzo 123 - 245 R1CORD (JEAN FRANCOIS) 10 - 53 - 95 - 194 - 195 - 221 RIGHI A. 3150 Risorgimento (II) italiano 3150 RITTER 103 RIVAROLA DOMENICO 25 Rivarolo 146 Riviera di Levante 101 - 238 Riviera di Ponente 148 - 149 - 150 - 154 - 159 162 - 238 - 247 Rivista d’Italia 32 50 _ i3i io Rivista militare italiana 29 26 Rivoluzione Francese 5 - 27 5 - 29 27 _ 30 28 _ 30 29 . 32 52 . 3259 . 3474 . 3578 . 35 88 - 37 117 - 39 144 - 8983 - 107 2 - 1073 - 108 7 - 115 - 122 - 1313 - 138 - 223 ROBESPIERRE IL GIOVANE 10 - 16 - 18 - 53 - 91 - 92 - 108 7 - 196 - 224 ROBESPIERRE (MAXIM ILIEN) 48 - 98 - 194 ROBUSTI 108 '6 Roia (La) 153 - 154 ROLLA MICHELE 3146 Roma 19 - 204 - 215 - 216 - 231 - 244 - 246 Romani 204 - 222 Ronco di Maglio 124 - 200 - 248 ROSA 237 ROSSI ANTONIO 3474 ROSSI GIROLAMO 28 '7 ROSSI MICHELE 3233 Reta Criminale 78 - 234 - 235 Russia 11 - 14 - 3473 - 41 - 48 - 143 - 175 RUZZA FRANCESCO MARIA 100 - 110 28 . H1 47 . 164 - 176 - 200 - 201 - 206 - 208 SAINT-HELENS 162 - 175 SAINT-JUST (ANTOINE) 23 - 92 281 — SALFI FRANCESCO SAVERIO 32 54 SALICETI (CRISTOFORO) 98 - 99 - 103 - 194 - 199 - 200 Sampierdarena 24 - 100'- 102 - 112 54 . 238 -239 San Dalmazzo 231 San Domingo 177 San Fiorenzo 79 - 81 - 82 - 8866 - 243 San Remo 10 - 29 27 - 30 27 - 3362 - 35 76 . 3587 - 38131 - 54 - 6254 . 62 55 . 77 . 109 23 . 122 . 151 - 153 - 172 - 181 - 191 - 192 - 194 - 195 - 198 Sant’Idelfonso 160 - 161 Santa Maria (Fortezza) 47 - 61 - 191 Santa Sede 19 Sant’Uffizio di Genova 18 - 19 Saorgio 15 - 144 - 192 Saraceni 119 Sardegna 119 Sarzana 184 - 191 Sarzana (Reggimento) 29 26 . 00 13 - 87 60 - 190 SAULI GASPARE 10 - 12 - 16 - 23 - 33&2 - 34 69 - 35 85 . 44 - 192 - 223 Savoia 35 86 . 50 . 172 - 205 - 216 - 217 - 218 Savona 8 - 16 - 72 - 77 - 91 - 95 - 98 - 99 - 100 - 103 - 107 4 . 11135 . 117 . H8 - 152 - 153 - 191 - 192 - 195 - 197 - 198 - 199 - 200 - 245 - 248 Savona (Reggimento) 29 26 . 190 SCASSI ONOFRIO 274 . 39 '45 Scelti (Compagnia degli) 54 - 58 - 78 - 86 58 SCIOUT L. 25 - 39 '43 SCORZA DOMENICO 62 53 SCORZA EMANUELE 3146 SCOTTI GEROLAMO 36 91 Scrivia (La) 123 Sebeto 216 SEMER1A G. B. 37 '°3 - 37 w - 282 - SEMONVILLE (CHARL. LOUIS) 21 - 32 50 . 140 - 221 SENCKEMBERG 122 - 133 29 SERRA (Famiglia) 23 SERRA COSTANTINO 19 SERRA GIAN BATTISTA 11 - 12 - 13 - 15 - 16 - 17 - 18 - 34 70 . 34 74 _ 35 76 . 35 85 - 35 87 - 36 91 - 140 - 222 - 223 SERRA GIAN CARLO 8 - 10 - 16 - 3148 - 32 54 . 3363 - 3364 - 3586 - 3587 - 45 - 49 - 51 - 52 - 53 - 56 - 71 - 155 - 157 - 192 - 195 SERRA GIROLAMO 28 11 - 39 144 - 45 - 49 - 51 - 56 - 71 - 78 - 8658 - 123 - 133 34 Sicilia 22 - 49 - 120 - 171 Silvano (d Orbaf 248 SIMIONI A. 32 54 Siria 119 - 120 SISTO IV 120 Società Massoniche 9 Società Patria delle Arti e Manifatture 78 - 80 - 86 57 SOLARI BENEDETTO 21 - 22 r SOLARI COTARDO 27 7 - 37 "4 SONGIS 95 SOPRANI ANGELO 3693 - 107 4 SOREL A. 35 88 Sori 88 70 SORIGA RENATO 3252 - 33 62 Sospello 150 - 151 Spagna 7 - 22 - 41 - 49 - 50 - 56 - 57 - 65 - 70 - 80 - 834 - 118 - 119 - 120 - 122 - 147 - 159 - 160 - 161 - 162 - 163 - 169 - 173 - 176 - 179 - 180 - 181 -188 - 197 - 204 - 244 - 245 -246 Spagnuoli 57 - 153 - 154 - 163 - 181 - 184 - 237 SPERONE CARLO 13226 Spezia 14 - 16 - 46 - 6132 _ 66 - 70 - 75 - 77 - 78 - 8658 - 96 -11149 - 283 - - 112 49 _ 144 - 156 - 158 - 166 - 171 - 181 - 185 - 187 - 191 - 229 - 232 - 237 SPINOLA AGOSTINO 48 - 49 - 51 - 52 - 55 SPINOLA ARGENTINA 121 SPINOLA CRISTOFORO VINC. 11 - 23 - 65 - 71 - 79 - 83 ' -832 - 834 - 8424 - 129 - 160 - 167 - 170 - 177 - 189 - 221 SPINOLA DOMENICO 8 - 2924 - 44 - 99 - 192 SPINOLA GIAN STANISLAO 36 93 SPINOLA GIULIANO 44 SPINOLA GIULIO 49 SPINOLA MASSIMILIANO 278 - 37 101 - 81 - 8761 - 8762 - 1313 SPINOLA PAOLO FRANCESCO 63 75 SPINOLA VINCENZO 35 76 . 54 - 103 - 10923 - 172 - 194 - 195 Spira 188 STAGLIENO AGOSTINO 60 >3 Stato Pontificio 22 S 1 EIN (Conte) 156 - 158 STRAFFORELLO DOMENICO 34 70 STRUZZIERI TOMMASO 37 '°9 Stura (Lo) 15 SUTTERLAND 72 - 73 - 189 SUTTON 76 Svezia 175 Svizzeri 2926 Svizzero (Reggimento) 157 TALLONE A. 59 4 T argovicza 142 TARTARO 70 TARVIS (Ammiraglio) 167 Teatro Sant’Agostino 8 - 74 Tedeschi 2926 - 29 27 - 55 - 127 TELUCCINI MARIO 118 - 132 16 - 284 - TENDA (Conti di) 249 - 250 TENDA (Conte Gian Antonio di) 250 - 251 TENDA (Conte Onorato) 250 TENDA (Contessa Ranea di) 250 - 251 TERENZI SILVESTRO 10 THAON DE REVEL 112 50 THEDONAT 38 ,3i Theodosia, vedi: Kaffa THUGUT (Barone di) 65 - 66 - 71 - 173 - 177 - 180 - 206 TILLY (JACQUES) 16 - 3148 - 43 - 44 - 47 - 51 - 52 - 53 - 56 - 63 67 - 66 - 68 - 76 - 94 - 95 - 96 - 97 - 98 - 99 - 10921 - 11025 - 11026 - no27 - no28 - no30 - no35 - Ili35 - 111 44 - 138 - 147 - 155 - 157 - 164 - 166 - 170 - 171 - 172 - 184 - 185 - 195 - 196 - 198 - 199 - 202 TIVARONI CARLO 115 - 1316 T olone 17 - 41 - 43 - 57 - 58 - 69 - 70 - 71 - 75 - 8764 - 94 - 99 - 143 - 144 - 148 - 149 - 155 - 157 - 160 - 162 - 163 - 164 - 166 - 167 - 168 - 169 - 171 - 179 - 183 - 184 - 185 - 187 -188 - 190 - 197 - 227 - 229 - 237 - 238 T oìonesi 99 TOMMASEO NICOLO’ 81 - 88 74 Torino 6 - 10 - 32 50 _ 41 - 42 - 43 - 45 - 49 - 56 - 66 - 67 - 68 - 69 - 70 - 71 - 75 - 8981 - 91 - 93 - 94 - 100 - 1072 - 1073 - 108 16 - 117 - 118 - 123 - 124 - 126 - 127 - 131 10 - 146 - 147 - 150 - 156 - 158 - 160 - 172 - 173 - 180 - 183 - 197 - 200 - 222 - 228 - 231 - 245 - 246 - 247 - 248 - 249 - 250 - 251 TORRE BARTOLOMEO 31 47 Torre de Marmi 101 - 238 Torre del l’Arma 101 - 238 T ortona 12 - 124 - 203 - 247 - 248 Toscana (Granducato) 12 - 48 - 49 - 51 - 179 TRANI BIANCA 8981 Trattato di Aquisgrana 59 4 - 132 ’3 - 180 Trattato di Valerxziana 91 - 285 - Trattato di Versailles (1768) 79 Trattato di Vienna (anni: 1725 e 1737) 117 - 124 - 247 trattato di Worms (13 sett. 1743) 116 - 117 - 118 - 122 - 126 -132 13 . 244 - 245 - 246 I rattato franco-genovese del 9 ottobre 1796 103 1 rebia (La) 123 TREVOR GIOVANNI 69 - 183 Tribunale dei Confini, Vedi: Giunta dei Confini T rieste 172 - 174 TRUGUET L. 222 Turbia 150 - 152 UDNY 8985 Ufficio di Sanità 73 - 237 Uffizio di Abbondanza 78 - 236 Ungheria 117 - 245 Università di Genova 5 - 8 - 37 ">2 Università di Pavia 6 - 10 URBANO VII 120 VACCHERO (GIULIO CESARE) 6 Vado 98 - 99 - 100 - 156 - 158 - 197 - 198 Val di Magra 123 Vallecrosia 151 Vandea 94 VA NON H138 Varazze 152 VARESE CARLO 81 - 89 77 Varo (II) 11 - 215 - 218 VENCE (Baron de) 172 Vendone 248 286 - VENEROSO G. B. 122 - 132 23 Venezia 115 - 126 - 173 - 203 Versailles 221 Ventimiglia 7 - 17 - 20 - 28 17 - 33 62 - 49 - 54 - 71 - 107 2 - 148 - 150 - 151 - 152 - 153 - 154 - 155 - 157 - 169 - 172 - 184 - 191 - 192 VIALE FRANCESCO 31 45 - 184 - 185 Viareggio 70 - 80 - 185 Vienna 6 - 32 50 _ 46 - 53 _ 56 - 60 27 . 62 65 - 65 - 66 - 70 - 71 - 833 - 83 4 - 93 - 107 2 - 117 - 127 - 128 - 129 - 144 - 145 - 165 166 - 173 - 177 - 182 - 192 - 204 - 206 - 207 - 245 Villafranca 23 - 8764 - 144 - 172 - 184 -220 VILLARS (JEAN B.) 101 - 110 27 . 112 53 VINCENS E. 25 - 28 14 - 38 '26 - 39 ,4> Viosenne 124 - 200 - 247 - 248 VITALE VITO 27 4 - 39 145 VITTORIA 111 38 VIVALDI UGOLINO 119 Volontari di Stato (Reggimento di Volontari) 191 VOLTAIRE 19 - 39 140 Voltri 152 - 153 W1LZECK 89 85 _ 202 WINCKEIM 91 ZACCARIA BENEDETTO 121 ZACCARIA DA SALUZZO 119 - CORREZIONI ED AGGIUNTE Pag. 30 : nota (27): risiedeva Nizza Pag. 36 : nota (94): 10UNG..... Pag. 38: nota (132): La lettera 24 die. - 4 genn. 1794 dell ’ Incaricato russo DE LIZACKEVICZ è riportata in Appendice A, Doc. n. V. Pag. 88: nota (71) ....del 33 settembre 1796 . Pag. 89: nota (85): .... 13 settembre 1795 Pag. 96 e 110eo Binkershoek ...... Pag. 133: La nota (45) dev’essere così modificata : risiedeva a Nizza Iung ... del 23 settembre 1796 .... 13 settembre 1794 Binkershoek Vedi le lettere di Napoleone e lo studio di 1EAN BOREL : Gènes sous Napoleon l.er 1929, pagg. 112 - 113. AGGIUNTA BIBLIOGRAFICA — Come consultazione di carattere generale. E. Bourgeois: Manuel historique de politique étrangere. Paris, Belin, 1932 — Per la Corsica: Borlandi : Lettere di Pasquale Paoli dal 1790 al 1794 (Archivio Storico di Corsica, ott. die. 1932); Pellegrini: La Corsica e i Savoia nel secolo XVIII (Nuova Rivista Storica, fase. 6 del 1924). Una interessante cronaca sugli avvenimenti storici del 1793 - 94 dal punto di vista piemontese, è pubblicata nel periodico Nice Historique col titolo : Correspondance de I'Intendant du Comté de Nice G. B. Mattone di Benevolo. Il fase. 5.o (sett. - ott. 1933) riporta questa significativa notizia: «11 parait que la République de Gènes a déclaré qu’elle serait exactement neutre et que l’Angleterre considère cela comme une déclaration de gutrre». A j ■ INDICE GENERALE Cap. 1 : IL TRAMONTO DELLA OLIGARCHIA GENOVESE pag. 5 Nota sulle Fonti Manoscritte r 0 5 Note al Cap. I » 27 Cap. 11 L’OFFENSIVA DIPLOMATICA INGLESE 41 Note al Cap. 11 . » 59 Cap. ih : GENOVA CONTRO GLI ANGLO-PIEMONTESI » 65 Note al Cap. ///.... » 83 Cap. iv : GENOVA E FRANCIA..... 91 Note al Cap. IV » 107 Cap. v : LA POLITICA INTERNAZIONALE DELLA REPUBBLICA GENOVESE NELLA SECONDA META DEL XVIII SECOLO..... » 115 Note al Cap. V * • • • • » 131 Appendici : Appendice A : DOCUMENTI INEDITI Doc, n° I : La Nota di Drafye ..... pag 139 » » II: De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 6 del 1794 » 14 ] » » III: Reponse d’un Citoyen Genois à la lettre de Jean Bap.te Serra . . . . # » 142 IV : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 93 del 1793 V: id. id. id. id. id. 113 del 1793-94 VI : id. id. id. id. id. N. 2 del 1794 VII: Rapporto della Conferenza avuta dall’Ecc.mo Qio. Carlo Pallavicini con Mr. Drake Vili : Memoria consegnata dal Ministro ‘Plenipotenziario Tirane all’Ecc.mo Qio. Carlo Pallavicini IX : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 94 del 1793 X : Lettera del Ministro Celesia in Madrid, N. 514 . XI : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 97 del 1793 XII a) : Lettera di Cristoforo Vincenzo Spinola N. 8 XII b) : id. id. id. id. » 9 XII c) : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 105 del 1793 XIII a) : Lettera di Costantino Balbi del 17 giugno 1793 XIII b) : Lettera di Cristoforo 'Vincenzo Spinola N. 20 . XIII c) : Lettera di Costantino Balbi del 28 ottobre 1793 IVX : De Lizackeviz au Ministère, lettera N. 111 del 1793 XV: id. id. id. id. id. N. 108 del 1793 XVI a) : id. id. id. id. id. N. 1 del 1794 XVI b) : Lettera di Cristoforo Vincenzo Spinola N. 19 XIV : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 4 del 1794 XVIII : Etat des trouppes de la ‘pèpublique de Gènes XIX : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 26 del 1794 XX: id. id. id. id. id. N. 55 del 1794 XXI: id. id. id. id. id. N. 57 del 1794 XXII: id. id. id. id. id. N. 68 del 1794 XXIII : id. id. id. id. id. N. 77 del 1794 XXIV: Lettera del Segretario di Stato Ruzza Francesco Maria all’Inviato di S. M. Sarda qui residente . XXV : De Lizackevicz au Ministère, lettera N. 70 del 1794 XXVI : La proposta del Deputato Multedo XXVII : Istruzioni di Ruzza a Balbi sulla Neutralità, in data 28 settembre 1793 ...... XXVIII: Il ‘Porto Franco di Qenova .... XXIX: Nota di Ruzza a Balbi sui Privilegi Imperiali . - 293 - Appendice B: DOCUMENTI IN PARTE INEDITI O POCO NOTI Doc. n° I; Prospetto del Monitore Italiano .... pag. 213 » » II: Lettre d’un génois, di G. B. Serra . . . » 221 » » III : Lettre de Jean Baptiste Serra à ses concitoyens . » 222 » » IV : // Proclama della Convenzione contro la Repubblica di Qenooa ....... » 223 » * V : Avviso a’ Genovesi ..... . > 224 » » VI: Il popolo Genovese - Al Ministro Drake . . » 226 » •» VII: Lettera d’un Membro del Gran Consiglio a suoi colleghi » 227 » » Vili : La risposta del Governo alla * Lettera d ’un membro del Qran Consiglio »....._ , 230 » » IX: Proposizione, ossia Viano di Legge di Impiego Coattivo » 234 » » X: Avviso al Pubblico . . . . . _ » 236 » » XI : Il Manifesto di Pasquale Vaoli .... » 240 » » XII : Gli Inglesi levano il Blocco . . . » 241 » » XIII: Lettera d’un Patrizio genovese ad un suo amico in Roma ....... . » 244 » » XIV : Memoriale del Qoverno Qenovese contro la Reai Corte di Sardegna ...... » 246 Elenco dei nomi e dei soggetti principali......» 253 Correzioni ed aggiunte........» 289 Indice generale...........» 291 'm