77 CkS 1 yrz? -JT ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE ni STORIA PATRIA VOLI'ME V. — FASCICOLO I. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. I. DEI SORDO-MUTI MDCCCLXYll I ........ 1 A T T1 DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA f A T TI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME V. GENOVA TU’. DEL R. I. DE' SORDO-MUTI MI1CCCLXVII. * . ATLANTE IDROGRAFICO DEL MEDIO EVO POSSEDUTO DAL PROF. TAMMAR LUXORO PUBBLICATO A FACSIMILE 1ÌD ANNOTATO DAI SOCII e. DESIMI E L. I BELGRàNO INTRODUZIONE olla pubblicazione di un bel menu mento idrografico del medio evo, per fac-simile ed in proporzioni alquanto minori dell’originale, si apre il quinto volume degli Atti della nostra Società: volume dedicato alle cose marittime ed orientali, in cui tanto segnalossi la Repubblica Genovese nel periodo più glorioso della sua Storia. hi questo Atlante, o Portolano da navigare, già venne trattato nei Resoconti deir Instituto ((), ove e si accennò la probabile patria del cartografo, e l’epoca del monumento, non posteriore a’principii del secolo XIV, e quindi la sua anteriorità sugli altri lavori d’eguale natura infino ad oggi conosciuti. Di ciò per altro si daranno più ampie ragioni in una speciale Illustrazione, che in seguito si avrà (’) V. Atti , voi. in. p. civ-cix ; voi. ìv, p. clvii. V. v V v BIBLIOTFH J ( 8 ) cura di mandare a stampa; dove si potranno anche in-stituire parecchi raffronti tra questo e gli altri Portolani, specialmente genovesi, ed esporre diverse utili avvertenze circa il metodo generale di loro costruzione, la distinzione della sinonimia vera dalla spuria, l’utilità della nomenclatura per distinguere le epoche della costruzione, stessa e rintracciare la patria dell’autore; non che per riconoscere la sostanziale identità di un nome sotto le apparenti mutazioni recatevi dalle successive immigrazioni de’ popoli, e con ciò anche le traccie degli antichi stabilimenti e le apparizioni dei nuovi. Allora eziandio, colla bibliografia nautica, saranno indicate le fonti cui si attinse, e i molti sussidi che si ebbero, e quelli che si ha fiducia di avere ancora dopo la presente pubblicazione. Qui toccheremo soltanto di ciò che strettamente si ragguarda alia esecuzione del facsimile che viene in luce. Mentre il socio cav. Tammar Luxoro disseppelliva tra le carte della propria famiglia e, con esempio imitabile, poneva a disposizione della Società il suo prezioso monumento, il cav. Camillo Tonso-Pernigotti, già per altri rispetti benemerito della stessa, comunicandoci una bella ed ampia pergamena del secolo XV, rappresentante l’Arcipelago, ne agevolava la intelligenza di questa, che è la più intricata fra le regioni marittime; ed il socio sig. Francesco Podestà, preparandoci esatti lucidi cosi della pergamena Tonso come dell’Atlante Luxoro, ci venia soccorrendo aneli’esso cosi nello studio relativo alla unificazione ed orientazione delle diverse Tavole come nel discernimento dei più oscuri loro particolari. ( 9 ) Tuttavia, dopo la riconoscenza che I'Instituto giustamente professa verso del cav. Luxoro, noi dobbiamo lodi e gratitudine speciali al socio sac. Luigi Profumo, il quale, dilettandosi di fotografia, riusci a cavare dal nostro Portolano parecchie riproduzioni esattissime, adoperando nel paziente lavoro quella squisita diligenza che non deriva tanto dalla pratica abilità, quanto dalla perfetta conoscenza dell’ importante monumento che si vuole ritrarre. Donde si rese per noi possibile e la varietà dei tentativi, e la frequenza delle verificazioni instituite all’oggetto di ottenere il migliore possibile risultato, senza recare all'originale il menomo detrimento. La perizia e valentia dell’incisore, sig. Enrico Parmiani, l’aiuto onde ne sovvennero il prelodato cav. Luxoro e il distinto pittore sig. Giovanni Quinzio, i quali si assunsero gentilmente di sopravvegliare alla più perfetta rappresentazione dell’ Atlante medesimo in tutte le sue particolarità più minute, e finalmente la severità, e diremo pure gli scrupoli, da noi usati nello esame del-1’originale e nelle correzioni delle bozze del fac-simile, ci affidano (osiamo dirlo) della bontà di questa nostra edizione. La quale nutriamo speranza che venga da tutti riconosciuta, e valga così ad assicurare la esatta lezione di molti nomi locali, rimasta incerta od anco errata in antecedenti (comecché pregevolissime) pubblicazioni. L’originale membranaceo è abbastanza conservato, tranne in poche parti alle estremità, specialmente nel settentrione della prima Tavola, nel Golfo di Cabes della seconda, in quello di Lepanto della quarta, e nel Mare di Marinara dell’ottava. Lo sbiadimento non era tale però, ( 10 ) che coll’ aiuto di buone lenti non si potessero in quelle parti far rivivere la configurazione de’ luoghi ed insieme 10 scritto; senza dire della fortunata circostanza, per cui, trovandosi gli stessi nomi ripetuti in sul principio delle Tavole antecedenti o seguenti, si ebbe agio di sempre meglio acquistarne ogni certezza. Onde il fac-simile riuscirà come un lavoro nuovo ed intero, senz’ altra sostanziale differenza dall’ originale, che la mancanza di pochissime parole, le quali non fu assolutamente possibile decifrare. \ orremmo così poterci ripromettere che uguale si fosse la soddisfazione dei leggitori, per ciò che ha tratto alla corrispondenza dei nomi moderni, posti di contro a quelli del Portolano, nella seconda delle colonne onde è partita la stampa, non che pel metodo a cui nello insieme della pubblicazione ci parve di doverci attenere. In ciò noi abbiamo preso a modello i eh. Buchon e Tastu, e più particolarmente poi il Lelewel; nè perdonammo a ricerche, a fatiche. Così togliemmo ad esame non poche Geografie moderne e storiche, i più riputati Dizionari geografici, e ci valemmo di tutte le recenti carte ufficiali della Marina Francese, costrutte a grandi proporzioni, e che ci fu dato di rinvenire consultammo i noti Isolarii del Bordoni, del Porcacchi, del Piacenza, ecc., ma più di (’) Sono di questo novero le seguenti: Ciiasseloup-Loubat, L' Adriatico (4851) ; Keller, il Mediterraneo (1851); 1d., L" Arcipelago ; Id., Il Mar Nero (1834); 11 Mar d’Azof (1860); Laroche e Poncie, Dal Capo San Vincenzo a Gibilterra (1866). Tutte queste carte furono gentilmente poste a nostra disposizione dall’ egregio signor Luigi Beuf, libraio della R. Marina Italiana , insieme ai Cataloghi delle Marine Inglese e Francese ( Admiralty Catalogne, London, 1806; Catalogne de I’ Hydrografie Francaise, Paris, 1860). ( 11 ) proposito il Coronolli per le coste veneto-illiriche, e pei nomi medievi i due anteriori alla seconda metà del secolo XV, cioè il Libro delle isole del Buondelmonti, ed il Compasso da navigare dell’ lizzano. J1 primo di essi già venne dottamente illustrato dal De Sinner il secondo fu pubblicato dal Pagnini (2), ma attende ancora l’opera benefica e proficua di un volenteroso, il quale ponga in luce tutto l’oro che ivi si cela sotto la scoria degli errori di nomenclatura, onde l’ebbe ottenebrato il copista. Frattanto, a seguito degli accennati studi, si riconoscerà (ne abbiamo fede) che non pochi nomi furono opportunamente suppliti ed altri corretti o meglio determinati , come sopra abbiam detto. Speriamo ugualmente che siano per ottenere il suffragio dei benevoli la cura da noi posta nell’ordinamento e nella distribuzione delle Tavole; la divisione in Sezioni, che permette di trovare con facilità la continuazione di una di queste nelle Tavole seguenti ; la numerazione progressiva dei nomi, per potere quindi notare con brevità le ripetizioni ed i rinvii ; la separazione del continente dalle isole ; la diversità dei tipi, adottata per riconoscere non solo in genere le denominazioni medieve dalle attuali, ma sì per distinguere a colpo d’occhio quali luoghi si trovino segnati nell’ Atlante come i più importanti , e quali come minori (3), e così pure per discernere le provincie dalle C) Christopliori Bondelmontii fiorentini, Liber insularum A rchipelagi, etc. ; Lipsiae et Berolini, 1824. V. anche Atti, \oI. iv, p. clx. (2) Della Decima, voi. iv. (3) 1 luoghi di maggiore importanza trovandosi nell’ Aitante originale scritti in rosso, si vedranno stampati nella Nomenclatura in caratteri maiuscoletti ed improntati dolio stesso colore. V ( 12 ) singole terre, dai porti, capi, ecc.; l’aggiunta infine dei nomi di provincia nel mezzo, sia per agevolare il rinvenimento dei luoghi onde è caso nelle carte moderne, e sia per somministrare una qualche idea delle divisioni geografiche usate appunto nel medio evo. Tuttavia, in quest’ultima parte non intendemmo già di attenerci ad una esattezza matematica ; perocché il suo conseguimento riesca impossibile, senza entrare in molti ragionamenti, i quali ci allontanerebbero assai dallo scopo che ora ci siamo proposti. Kd anche per ciò che ha tratto alla interpretazione de’ nomi, ci sembra di non lieve momento il notare come finche si trattava di lingue viventi e meglio note, non abbiamo creduto di soffermarci a darne la spiegazione; sicché, per esempio, non rilevammo tra le isole inglesi che il nome di Seven Stones, cui altro non è che la traduzione letterale dell’ italiano e medievo di Setepiere ( sette pietre) che gli sta di fronte (,). Ma quanto alle lingue orientali, ci parve al contrario di poter seguire le traccio del Marmocchi il cui lavoro lascia però a desidèrare uno sviluppo maggiore), e così indicare almeno il significato di que'nomi che entrano in composizione frequente con altri; come Capo, Punta, Monte, Porto, e simili. Per tal guisa que’ nomi stranieri e lunghi divengono più intelligibili, e meno ingrati a ritenersi a memoria; e così torna assai facile Io scoprire sotto vesti barbare o straniere le denominazioni dell antica o della moderna civiltà. Il che, se non erriamo, porge gradita occasione al lettore di rile- ') V. Tavola 1 della Nomenclatura, Sezione C, ‘0 |V- ( 13 ) vare esso stesso questi confronti, e di anticipare, mercè Ja maggiore frequenza di certe nominanze, sugli stanziamenti od incrociamenti de’popoli quelle induzioni, che ci proponiamo di cavarne, con agio migliore, noi stessi; bene inteso che noi non parliamo pei dotti, e che anche in questa parte non ci prefiggiamo di raggiungere l’assoluta esattezza; sibbene quanto basti a farci comprendere senza molte parole. f inalmente, riguardo alla trascrizione dei nomi non 7 U italiani, ove trattisi delle lingue più note e di caratteri eguali ai nostri, usiamo la forma dello idioma rispettivo, appena eccettuando pochi vocaboli consecrati da vecchie consuetudini , come Parigi, Marsiglia, Londra, ecc. Ma nelle lingue orientali e di caratteri diversi, ci sa invero di mal vezzo quello, che pur veggiamo praticato, di seguitare ciecamente il modo di scrivere adoperato dai francesi o dagli inglesi; tanto più se osserviamo come questi due popoli ( i quali in fatto di cose marittime si hanno a ritenere fuor di contrasto i più civili e potenti) ci offrano appunto nelle Carte e nei Cataloghi loro particolari 1’ esempio contrario , studiandosi ognuno di accomodare alla propria pronunzia la forma de’ nomi stranieri cosi come suonano nella rispettiva loro lingua. wra , e perchè non dovremo noi imitare questa lodevole costumanza, e non vorremo trarre profitto di questo nostro idioma, che pur si acconcia all’ ufficio più facilmente, e con maggior semplicità di lettere? Da parte nostra sentiamo che faremmo opera meritoria assumendoci questo compito; e però, senza pretendere ad innovazioni, per le quali non abbiamo nè vogliamo avere ( 14 ) autorità ili sorta , abbracceremo il metodo già posto in opera da alcuni, sebben rari scrittori, e tra gli altri dal Falconetti nella sua Enciclopedia Geografica, edita dal-rAntonelli in Venezia (,). Qui piuttosto ne piace enun-ziare due proposte, cioè: I.° Che nelle carte marittime, di pubblicazione italiana, si voglia quind' innanzi adottare un ben ponderato sistema ortografico di nomenclatura, il quale risponda almeno al bisogno degli studiosi ; 2.° Che parimente d’ora in avanti, e sopra tutto, non abbiamo a vederci sempre costretti a ricorrere alle moderne Carte forastiere per raffrontarle colle nostre medieve; ma che, testimoniando pure la nostra riconoscenza a coloro i quali ci hanno da buona pezza preceduti, ci sforziamo nondi- (’) In conseguenza di ciò avvertiamo che nel nostro Nomenclatore si troveranno praticate le seguenti sostituzioni: l.° All’ ou francese, 1’ u italiano; 2.° al dj ( francese ) ed j ( inglese ) la g dolce , equivalente a que’ suoni ; e molto più semplici degli stessi; 3.° al cha ( frane. ) o sha (ingl. ), il nostro scia, sce; 4.° al tcha o tche (frane.), e cha, che (ingl.), sillaba durissima per noi, l’identico suono di eia o ce. Quanto poi alla lettera k ed alla Pii, essendo queste non tanto greche quanto latine, si potrebbero senza incomodo conservare. Forse potrebbe nascere il dubbio se, tra gli svariati suoni della pronunzia, non occorresse averne uno eziandio per rappresentare quello della g francese, che manca sii’italiano; ma ad ottenerlo gioverebbe per avventura il richiamare in vigore la x del dialetto veneto, genovese , ecc., la quale così di frequento vedesi introdotta, coll’ identico suono , nei Portolani del medio evo. Del resto il solo vedere come un vocabolo difficile, quale, per esempio, il Tchekmedje delle Carte straniere, possa senza alcun danno tradursi nel nostro Cecmege, crediamo che valga più di qualsiasi ragionamento a provare 1’ utilità delle modificazioni come sovra proposte. Qui in ultimo notiamo una gratissima sorpresa procurataci dal eh. Pauthier (Le Livre de Marco Polo; Paris, l86o), il quale rileva come i nomi chinesi, così difficili per la nostra pronuncia , si trovino da quel celebre viaggiatore assai bene e semplicemente accomodati alla foggia italiana ; la quale , invero dovrebbe anche per quelle rimote contrade tornarsi in onore, svestendola degli abiti inglesi o francesi che la celano e imbarbariscono agli occhi nostri. \ ( i» ; meno, d accompagnarci e d’uguagliarci ad essi; mandando in luce buone e grandi mappe marine, a fogli, sezioni e piani diversi, con vedute di coste, ecc., secondo fu già lodevolmente praticato per le terrestri ; nonché istruzioni nautiche ed elenchi geografici, i quali ci tengano ragguagliati di quanto grado a grado anche in questa parte si verrà pubblicando. N è dubitiamo punto che il nostro Ministero di Marina, cui spettano siffatti rilevanti incombenti, vorrà (seppure non vi ha già provveduto) volgere a tutto ciò le solerti sue cure, e dotare così la Nazione di quei sussidi, i quali, nonché utili, si rendono necessari al decoro, all’ importanza , e quasi diremmo alla esistenza medesima del-l’Italia, non tanto per serbarle l’antica e meritata fama, quanto per lo sviluppo mirabile delle sue coste, pel genio de’ suoi popoli eminentemente marittimo, per 1’ e-quilibrio della politica, ed infine pei moltiformi interessi del commercio e della Religione. per lo stesso amore di brevità più innanzi avvertito, usammo eziandio parcamente le dichiarazioni e le note in generale ; ma per le due ultime Tavole entrammo tuttavia in qualche larghezza ; parendoci che insieme ne la consigliassero e la difficoltà dell’ argomento, e l’importanza che quelle Tavole assumono grandissima rimpelto alla nostra Istoria. Noi pensammo d’ altronde che non sarebbe, per avventura, riuscito discaro ad alcuno il trovar qui adunati i cenni delle principali glorie antiche. Nè già ci movea stolto desiderio di rinciprignire le piaghe di una rivalità spenta oramai per sempre ; ma piuttosto il conforto che deriva all’ animo nostro considerando, che ( 16 ) se in addietro i nostri maggiori Comuni, tuttoché a reciproco danno miseramente divisi, tanto poterono nel-l’Oriente, sapranno compiervi ancora più splendide imprese in un prossimo avvenire, sostenendo insieme uniti la gloria e gli interessi d’Italia, la cui bandiera al certo è chiamata a sventolare di bel nuovo in siffatte contrade, di conserva con quelle delle altre più giovani nazioni. Frattanto siamo lieti di attestare come all' uopo ci recassero singolare giovamento, il Peplo ottuplo del Mar Nero, edito dal benemerito nostro concittadino ed amico, il prof. comm. Michele Giuseppe Canale, la Carta del 1351 pubblicata ed illustrata dal Serristori, ed a noi comunicata dalla squisita cortesia del prelodato istorico della nostra Repubblica, nonché le Memorie del eh. Muralt e de’ suoi dotti colleghi, inserite fra gli Atti della Società Imperiale d’Archeologia di Pietroburgo, e 1’ eccellente libro del prof. Guglielmo Heyd sulle colonie commerciali degl' italiani in Oriente. Contuttociò, riconoscendo il bisogno di empiere le lacune che pur si riscontrano in qualche parte del nostro Nomenclatore, e quello in pari tempo di correggere le inesattezze nelle quali ci fossimo per avventura abbattuti (,J, noi sentiamo vivamente la necessità d’invocare (*) Ed ecco una buona occasione per completare^una rettifica onde è già parola nelle Aggiunte alla Cartografìa Ligustica, di recente pubblicate (V. Atti, voi. iv, p. 491). La Carta di Battista Genovese accennata al num. 20 dell’ Allegato 1 ( Id. p. ccxlii-iii ), vedesi effettivamente citata dal Lelewel ( Geogra-jihie du moyen dge; Bruxelles, Pilliet, 1850, alla pag. I.a del Portulan General, des cartes qui composent l'Atlas). Essa reca la data del 1514 (non 1513, come in detto Allegato), e le sigle B. G., appunto dal eli. scrittore interpretate per Haptista Genuensis. - / ( 17 ) a nostro riguardo la benevolenza degli sliuliosi, od anco (se vuoisi) la critica severa, purché giusta; proponendoci di farne tesoro in un Supplemento che accompagnerà l’Illustrazione preaccennata, anteponendo (come è dovere, e costume lodevole del nostro Instituto) la bontà della finale riuscita alla inane soddisfazione dell'amor proprio. Quindi è che riceveremo sempre con gratitudine tutti quei suggerimenti e consigli, che credessero indirizzarci al proposito i Dotti italiani e stranieri, nel cui novero abbiamo la ventura di contare parecchi, i quali da buona pezza ci onorano di loro schietta benevolenza, e fra gli altri l’illustre D’Avezac, dell1 Instituto di Francia, che fin da principio vide di buon occhio e tuttavia prosegue ad incoraggiare codesti nostri studi. Genova, agosto I8(Ì7. FACSIMILE DELL’ ATLANTE ime t . unii vVJiìlt» ' j>rfntu - > ^TTvu.lowv, i VUI|Vt1j j^au# |»v jl'rtntrtma >c1a\ C.'»n;.\3 A,J \ ©»\1 C»>V>-r sViqcl. »ì^>IVOI uvj ' ivjn ?^svuc«i / > J*. f/tAOìl g(UAtilÀ»IA tiufa / / 5 / € 5»pW^3-C>rn ' t r^^ftlrtT^v *- -^CiT t'ft'ATTliV ’ùuobiAv V outu. 1oVi\T ,,b° vV£~ \ 'UJu>S v\. \ xitìivyj-^3* \ ,.»uv f\ .•JtPvVvou* A \uv^y?;^7 \ v^Wf' rvs V 4,cùÌ p>i. \ «jaMX. \ (JJWWJN \ mi"wj; \ VV»W> AI VTOAV.r. «•HI», JbSf°V° &r' JÉMì M-’ rnat* “\Ulo 1\ l'WAVl g\jvdv**Z fvwWjL «Pini /OTPirV^ -3 . ',‘*ia«*)i’i uoM/i NOMENCLATURA DELL' ATLANTE COLLA CORKiSPÓPlim MODERO AVVERTENZE L’Atlante che precede forma un tutto progressivo di carta in caria, da ponente a levante, cominciando dalle Isole Britanniche e dalla costa occidentale dell’ Africa, entrando per lo Stretto di Gibilterra, e compiendo il giro de’ mari Mediterraneo, Nero e d’Azof. La scala vedesi indicata, come negli altri monumenti di simil genere, per mezzo di lineette, le quali stanno inquadrate ne’ margini delle singole carte, e segnano un dato numero di miglia; e cinque di queste formano (come diceasi a que’ tempi) uno spazio. L’ orientazione di ogni Tavola è accennala dal numero d’ordine appostovi inferiormente, e risponde all’uso moderno, secondo cui le carte hanno il meriggio in basso e l’occidente a sinistra. Perciò anche la lettura progressiva de’ nomi per lo più comincia a sinistra, ovvero a ponente, per collegarsi a quella parte di essi che vedesi ripetuta a destra nella Tavola anteriore e nella Sezione corrispondente. Cosi 1’ Africa in basso, il continente europeo in alto, e le isole disposte nel mezzo formano come tre parti speciali , che si ponno separatamente percorrere. Questo s’intende quanto alla regola generale ; ma in pratica vedranno gli esperti osservatori le modificazioni che la configurazione de’ luoghi ci consigliò talvolta d’introdurre. E frattanto non è da passare in silenzio il modo inge- ( M ) gooso onde i cai lograrfi del medio evo soddisfacevano a queste esigenze , scrivendo cioè i nomi ora a diritto ed ora al rovescio e di fianco, quasi per indicare la via da tenersi, vuoi nell’ instituire un esame di tutte le località, vuoi per accompagnare coll'occhio il navigatore senza punto smarrirsi. siffatta sottile previdenza nel nostro Atlante segnatamente si ammira alla Tavola dell’ Arcipelago, sì intricato per la piccolezza e moltiplicità delle isole adunate in campo tanto ristretto; e nel quale nondimeno, seguitando le norme testò avvertite si vedrà che, dopo avere percorse le Jonie fin presso a Candia , la direzione torce a sinistra per noverare le Sporadi occidentali verso le coste della Grecia ; indi salisce alle Sporadi settentrionali, poi si abbassa alle Cicladi ( che appunto, allo scopo di tenerle ben distinte , sono scritte a rovescio), e finalmente riprende le Sporadi orientali, scendendo a Rodi ed a Candia, donde si erano prese le mosse. Non monta il dire che le linee che s’incrociano sui nomi, partendo da due centri opposti, indicano il soffio de’ venti, oppure la direzione che deve prendere il piloto per procedere da un luogo all’ altro. Queste linee sono poi tracciate nell'originale con tinte diverse: in nero se il vento è cardinale, in verde se è mezzo vento, in rosso se è quarto. Gli scogli ed i passi, come le secche difficili intorno alle isole e coste, sono diligentemente figurali. TAVOLA PRIMA I) I S 1 IU B II 11 A IN Q U A T T 11 0 SEZIONI Irlanda —v Inghilterra — ' Isole sparse: Isole di Spagna; Isole di Francia; Isole tra la Francia e l'Inghilterra; Isole intorno all’Inghilterra; Isole dei Paesi Bassi e della Germania — D. Coste di Terraferma dall’ Elba a Finisterre: Germania ed Olanda; Fiandra; Francia: Coste ‘ seltenti ionali ed occidentali ; Spagna : Coste settentrionali. SEZIONE A. IRLANDA I. Irlanda (,) (jleabarom doiriborg olai'cos 5. camalol c. ueio adeforda godeforda for Irlanda Granaioli Downdedy Capo Clogli, Cologh Tomaleg Hold licei {Capo vecchio) Cork ? (’) Questo nome è scritto nel centro. ( 26 ) 10. Hoc (lom QARAFORDA GRAUA ROXT 15. dondab fredit leban rixalt ocxorda 20. rexna arcelo iticelo arecom bre 25. DOMUELIN irlandaxea oì'dez losco c. deste r 30. VNDA DERO DONDAZO STANFORDA chenofrit 35. uerforda dansobrinim Liocles? Youglial'? Waterford Gravan? Dungarvan? Ross (sul Barrotv) Dunganon Fori Fethard Bannon Rosseley Wexford Arclow Wicklow Bray Dublino Irlandeseye Swords Lusk C. Stet Drogheda? Torfeken? Strandford Chenofric Karresfersus? Downsborowhead, ( V ) SEZIONE B. mi/orde carde tin gii 40. gales (i) toruaxi norgales ("2> san nicolo BRISTO 45. santa lena PATISTO longaner muxafola lixerta 50. falamua codemua fobie p.e mua codester 55. ART AMU A sanpclioco Lorcs (’) Nel centro. (a) Id. (5) Ossia: Finistcnc. INGHILTERRA Milioni Caldy (ìsola) Tenbye • Galles Wormeshea? Galles settentrionale Bristol Padstow (città e baia) Landsend (3) Moushole C. Lizard Falmoulh Dudman point Foye Plymouth Goudstart? Stari poi ni Darthmouth Tor bay saco de porlam (1) Ingelteru 60. cauo de porlam santermo sanpolo balaner anfana 65. ambra portamua ciuita soram sanfor 70. bclzer befera GISALEXIO romaneo s. tua 75. LONDRA tamixa arcorda orelem aroic 80. arnolda IARNENNIA befor codener astaxer 85. cacar do bracanelli lenem (*) Cioè: Santo di Portland. (’) Nell’ interno. ( 28 ) Portland Church Inghilterra Punta di Portland Anderton? Poole Hampton, Southhamplon Hanible Haven Portsmouth Chichester Old Shoram Scaforde The Beacli Ebourn WlNCHELSEY Homney Sandowne Londra Tamigi (fiume) Harwerton Horsey (isola) Harwich Orforde Vermouth Castor Godaner Oxtrant Coctliorp Brancaster Lynn / • • ( 29 ) sanbitor Boston, Golfo Satidbelor rauanxo . 90. ullo Hull bcrioc Berwich . SEZIONE 0, ISOLE SPARSE g 1. ISOLE DI SPAGNA cixarca w Cezargas, Zizargas san cipriam San Cipriano § II. ISOLE DI FRANCIA corban Torre di Cordouan 95. larom Oleron regis Ré i coars Roche orcanie , hoia D’ Yeu 100. Ia badia Già T Abbazia di nermoster Noirmoutier (’) Il nome di quest’ isola nell’ Atlante, è segnato sulla costa. 1 belila grota glaran 105. gnton saim balinger usenti moleto 210. forno baxo meliana ( 30 ) Belle-ile Groix, Croix Glenair, Glenans Ile aux moutons? Sainl, Seine Beniguer Ouessanl Molène Le Four Bas Mirouerme. s III. ISOLE TRA LA FRANCIA E L INGHILTERRA rocatoua granexi 115. guasqto (guasqueto) ràmuinj Jersey {rocche dì) Guernesey Casquetles Aurigriy, Alderney S IV. ISOLE INTORNO ALL'INGHILTERRA loxei ■sor Unga setepiere 120. glis loncLei ramuxain carde huic 425. Or eleni Lethowsow Isole Sorlinghe o Scilly Severi Stones Penros di Peinvith Londey Ramsey Caldy Wight Orsey (l) Anche quest’ isola è scritta sulla costa. ( 31 ) § V. ISOLE DEI PAESI BASSI E DELLA GERMANIA gau ra.ì d andoim y. dao s aliartela 130. y. clan licoder uangaroxa (1 Cadsand , Cassandra ; oppure Grouvedest, nel distretto di Hulst. Tholen? Beveland? Duiveland? Zelanda Schouwen ? Gore? Overflakkee? Wangarog sezioni: d. COSTE DI TERRAFERMA: DALL’ELBA A FIMSTERRE $ I GERMANIA ED OLANDA lembc Elba (fiume) 1 «olanda Olanda 135. uangaroxa Wangarog {isola) (*) Tutti questi nomi delle isole riferite nel § V riescono poco meno che illeggibili nel nostro Atlante , e dall’ altra parte le grandi mutazioni avvenute nel corso dei secoli in quei paesi rende forse impossibile una precisa determinazione delle medesime. Esse però , con più o meno varianti, si trovano aneli» segnate nelle carte di Pietro Visconti, dei Pizigani e d’ altri. masdiepa UTREC gnu texunt sunforder 140. mauxa COLOGNA dodr et ZELANDA ( 32 ) Mars diep Utrecht S’gravesande Amersford? Amford ? MoSA ( fiume) Colonia Dortrecth Zelanda % II. FIANDRA ardreborg Ardenbourg ceoret ANGUERXA Anversa MALINES Malines cluxa Écluse, Sluis BRUCES Bruges santa catarina • • • • • bianca uerza Blankenbcrg ostende Ostenda norpoiz Nieuport mazico . . s III FRANCIA: COSTE SETTENTRIONALI E OCCIDENTALI PICCARDIA 155. (jmuelinze CALEXE guinzat belonga stupes 160. soma Grave lingue Calais Wi ssant Boulogne Élaples Somme (fiume) ( 53 ) ua bau DI EPA fetecap abastexi 165. R-OAM (*> CIRI BUHG onelor baraflor 170. foca baiaflet sanicolo CIRTBURG codelaga 175. g sumuHo SAMALO forza sco golien san gidaxo 180. indiana baxo barbarae porzao NORMANDIA Le Vimeux Dieppl Fécamp Parigi Rouen QuiLLEbEL'K Honfleur Bayeux Toucques Barfleur San Nicolò Cherbouhg G. de la hogue BRETAGNA Golfo di San Maio San Maio , Guildo sull’ Arguenan Guincamp Mirouenne (isola) Bas (isola) A bri radi Porsol I nomi di Parixi o Roan sono scritti nell’ interno. forno 185. damali-brest gradoni samicer tendoni 190. fontaneo odemira pomarco benidet conca 195. broet garanda sant olia zar NANTÉS gel età 200. riermoster-belesagile.v sangilli scori lora 205. maraca plonbo ROCELLA ziravta zapuco 210. mers ( *"4 ) Le Four (isohi o soglio) San Mahè san Matti i. Brest San Cloud San Michele Bec Duraz, Ras Fon tene Audierne Punta di Penmarcli Benaudet Goncardeau Biavet (luerande Saint-Nazaire (allo sbocco della l-Nantes Punta di S. Gildas POITOL Noirmoutier Saint Gilles Tour d’ Olone Marans Punta dn ploinb La Rochf.lle Charente Gl’IENNE Soubise Marennes maomcnzo tìURG talamon TOLOXA 21 5. BORDELLA santa m.° de solac arcaxo baiona de uascogna san ioan de lixio Perluis de Maumousson Houar. Talmonl Tolosa Bordeaux S. Maria de Soulach Havre d’Arcachon Bajona S. Johan de Luz § IV. SPAGNA: COSTE SETTENTRIONALI DISCAGLIA 220 /'onta rabia cauo figo uarza SAN SABASTIAM ciliari a 225. bennco marziaco CASTRO lovedo santo ogiiu Fuentaravi G. Vigo Oyarznn Sebastiano Guelaria Bermeo G. Machichaco Gastho de Urdiales Laredo SanIona ASTURIE 230. SANTANDER san martiri san uinzento lapnes ripa de cella Santander S. Marlin d’ Arena S. Vincenzo, Luano de Barquera Lianes, Llanes Ri basella 235. lapstris boriila io pene B ELI ES (l) luerca 240. tapi a RIPATOUA ba-wia san eipriam UIUERO 245. p. debates santa inatra ortigera cedra lina 250. priora (ì) beanco CRUGNA a uririo cormeo 255. monda torignam [mistero (3> ( 3« ) Laslres • • • • • C. .le las penas 'le (ìuzan Avilesi Ovitoo Luarca, Lavarca Navia GALUZ1A RiBADEÙ • • • • • S. Cipriano (baia eli isola) VlVERO Porlo Hares San la Marta C. Ortiguera, Ortigai Cedeiro, Sideira • • a • • Hetanzos C. Priolo, Prior COROGNA Corimes Monga, Magia C. Torinana C. Finisterre (’) NeIJ’interno. (2) Scritto al rovescio. (*) V. la continuazione nella Tav. Il, Sezione A , num. I a 12. [ AVO) A SECONDA IN TRE SEZIONI A Coste di Terraferma; Spagna: da Finisterre al Minho j Portogallo; Spagna : Coste meridionali e orientali. — fi Isole di Spagna nel Mediterraneo: Isole Baleari, Isole d’ Affrica, Isole dell’ Atlantico. — Africa. Coste occidentali e settentrionali , da Salle nell’ Atlantico fino al Capo Cassina nell’ Algeria. SEZIONE A. COSTE DI TERRAFERMA $ I. SPAGNA: DA KIISISTERRA AL MINHO. GAU.IZlA (') torignam finistera (3) monzia sea muros C. Torinana C. Finisterre Monga, Mugia Cea Muros (’) Séguito dalla Tav. I, Sezione D, % IV. I nomi di Torignam c Finistera vedonsi scritti a rovescio. noia corouedo loperom polita uechia IO. redon dell a baiona de moir migno s « uiena villa de conti 15. nanxom PORTOGALLO boga montedego sardanero 20. scuo petroliero carboner tiguna orciana dntrexa 25. LISBONA casca (1) c. pizes faro sines 30. perxeger moxmar cexar ( 38 ) Nova C. Corrobedo E1 Patron {svi fiume Ullu) Punta Vedrà Rodondela BAJONA (sul Minho) Minho (fiume) PORTOGALLO Viana Villa de Condè Oporto Vagos, Vouga (fiume) Mondega (capo e fiume) Pederneira Carroieros o Penichcs Atouguia Cintra Lisbona Cascaes C. Espichel S. Jago di Caceill (sul Lago ili Pera) Sines Pedras Perceveira Barra d' Odernira? (sbocco del rio Mira) Odeseixe (fiume) C) Anche questo nome è scrilto a rovescio. rofina san uizenzo W 35. portes bifera FARAON tauila ( *9 ) Arifana (isola) G. San Vincenzo Porxes Albufeira I' ARO Tavira § 111. SPAGNA: COSTt MERIDIONALI 1 OlULNTALI ANDALUSIA guardiana (2) 40. tuta arcadebom gleabarom nebla aranes 45. baramida san luca lemendina (3) rota SANTA MARIA 50. 9IBILLIA(5) tar-fogar tare de uacar Guadiana (fiume) El Torron San Miguel Arca de buey Huelva, Guelvo, Gibraleon? Niebla Aranes gordas Baranieda San Lucar de Barameda C. Sibiona, Scipiona (t) Rota Porto di Santa Maria Siviglia C. Trafalgar Vogar, Torre Meca (’) Scritto a rovescio. (*) 11 nome di Guadi (fiume) sì rinviene spesso adoperato nei luoghi ove dominarono gli arabi. (s) Scritto a rovescio. (4) L’ Uzzano, nel Compasso da navigare, scritto il 4442 (V. Pagnini, Della Decima, voi. IV), lo chiama Capo FJmcdina; e le recenti carte officiali di Francia notano rimpetto al Capo Scipiona una secca Salmedina. (*) Nell’ interno. tari fa I ULCADRL 55. monte zuibeltar toi'e de uacar ( M ) Tari fa AlOEZIRAS Gibilterra Torre Carbonaro ? GRANATA stopona marbella fenoierolla 60. molins MALICA c. de malica malia de bis ponta de tore 65. negreli milleca SARAUIGNA tarfocaros comin 70 captor bugniol guardiana ar cambra lena darmeria 75. ARMERIA gata Estepona Marbella Fuengirola Punta e Torre di Molinos Malaga C. di Malaga Velez Malaga Punta di Torros C. Nerxa Almunefar Salobrena C. Trefalcazis? Garofa? Comin Torre Cantor (t) Bunnol Guardia Vieja Venta dalconer? Pianura d’ Almeria Ai.MERI A C. Gata « (’) I nomi di Trefalcazis, Comin c Torre Cantor si trovano indicati m alcuni Portolani stampati nei secoli scorsi. (*) Fra Capo Gata e San Vedrò altre carte pongono una Punta Genovese. Sarebbe questo mai un ricordo delle nostre battaglie d Almeria coi saracc nel 1147 e 1148? raif me nxa carboncrola 80. beni magor aquille coppo suanas 85. carminzar cartaienia magno bufera c. cerner 90. guardamar lampo LACANTERA arcorda otilla 95. la campana aqua carpi sabie gandia 100. cugliera ( *1 ) San Pedro Punta Mensa de Koldani Carbonera Vera murcia Almansora (fiume)*! Nerca? Aguilas Torre di Cope Sugana, Susana Punta di Calnegre . Cartagena Ponnan, Porlo Genovese (,) Albufera VALENZA . C. Cervera Guardamar C. Laimpo V liganti; C. Alcadre Atalaya, Altea o Villa joyosa? Galpe Xavea, Xabi.i Gandia Cullerà ; 'j L’Uzzano lo indica come porto che precede il Capo di Palos. CllUO l : A L L. N Z A yriulo monuedro 105. boriami auropexa punùcola grado de t.a T O R T O X A 110. p. fangoso ampola bai ì ii g or rodelastre s ALLO | j TARAGOGN A camaril sizes lombregat BAZALONA 120. sunpolo blan.se torxa ■san /clic pexamar ( 42 ) C. del Cullerà Valenza Grado di Valenza Murviedro Burriana C. Oropesa Peniscola catalogna Grado di Toriosa Tortosa Porlo Fangai Ampolla Venta de Belaguer Rio di Oms? C. Salò, Salon Tarragona Tamarit Sitguer, Segar Llobregat Barcellona San Polo (presso Calcila ) Blanes C. Tossa San Feliu de Guixols Pai am os ( 43 ) SEZIONE B g I. ISOLE L)l SPAGNA .NEL MEDITERRANEO ISOLE UALEARI 4 25. formenteni Isola Formcnlera cabrava Isola Cabrera ISOLA IVIZZA santo laria tagomago ueio 130. coniere p. magno portinac S. Eulalia, S. Ilario Tagomago (capo e isolotto) Conigliere (isolette) Porto Magno, Mayn Portinas dragonera Isola Dragonera ISOLA MAIORCA soian 135. formentor larcudia pelra menalor p. colonlo 140. p. petro Porto Soller C. Formenlon Baia e Città d’Alcudia C. Pera Menacor Porto Coloni, Colombo Porlo Pedra poraza maio-rica (2) moncolonber ( U ) Poraza, Porazza (1) Palma {capitale dell' isola) Isola Montecolibre, Colombretle S II ISOLE D’ AFRICA imbolavi 45. gsola ili comlobi aucocéba limacs zafarins Alborani Isola Colombi Isole Habibas Isole Caracole Isole Zafarin $ IH. ISOLE DELL' ATLANTICO cacles 50. rofnia ber tenga sarions /lama san martin Cadice (nell’ Isola di Leon) Arifana Bari foghe Farilhoens Faro S. Martino > Gru/ipo di Cies o di Baioria (') Indicata nell’lizzano e nei Portolani Genovesi de’due ultimi secoli. (2) La parola Maiorica è scritta qui su due linee. (■*) L’Isola Colombi e le altre citate ai numeri *46-148 si trovano scritte nel nostro Atlante entro la costa, coi luoghi o capi omonimi. ( 45 ) Salare cixarcas ’Kas. Zizargas SEZIONE C. AFRICA DA SALLE NELL ATLANTICO FINO AL CAPO CASSINA NELL’ ALGERIA. SALLE marmo moxmar 60. LARAOlìl; togonixi ARC ILLA sparteli tancer 165. mitar marxamua SEPT A gomiera tar fondi Sala, Rabat Salf Malmora, El iMekhedia Moxmara, vecchio Mamora La li vii is Taximixa? Arzilla C. Spartel Tanger Al Casar? Marzamusa Celta Cornerà Tarfomeli? (') Scritto moglio in Pietro Visconti: Salva ( *6 ) 170. netigara Netgali 3 Negale (i)? crìcer Kerkell cassa Salquisa ellis Jettis, Jelles bedis Redis Velez 175. buzentor Bozencor? molcemar Mezamma tarfocìrat Tarfogarelo (2), Tarfokir fetis Fetis LARCUDIA Alrudia 180. c. de tre force C. tres forcas MILLELL A Melilla saline Salinas zafarins Zafarin (isole) miluina Mulluiah, Maluia (fiume) 185. tabauars Tabarin, Tabari ? tigonli Trigonia guardia C. Guardia? OMNE C. Hunein gordanza C. Guardia 190. limacs Caracole (isole) SIEREM ZlREM, ZaREaND figaio C. Figaio aucoceba Habibas (isole) c. falconi C. Falcon 195. marzaquibir Mars al Kibir (i) ORAM Orano W (*) I nomi di Tarfoneli e Netgali sono indicati in Portolani genovesi ed altri dei secoli decorsi. (*) Anche questo nome trovasi nei citati Portolani. (*) 1 nomi di Mars (porto) e Kibir (grande ) s’incontrano di frequente nei paesi ove i saraceni ebbero signoria. (*) Ivi erano un Consolato ed una Loggia dei genovesi. 200. 205. 210. c. fervuto n ARZAU marzagrans mostegrans silefo c. de niza y.a di colombi TENEXE montesmet aneor BRESCA soraco sorcelli c. batar barai caxine (1) ( 47 ) C. Ferralo Auzeu Mazagran Mustagan Scelif {fiume) C. Ivi. Isola Colombi Tenez Monte della Simia Vakur, Punta d’Ancol Bresk Marsolach Cherchell, Scerscell C. al Batel, Battei Mirom (fiume) ? C. Cassina, Bas Akonalcr (*) V. anche Tav. Ili, Sezione C, num. 4-9. (*) Ras nell’ idioma arabo vale : Capo. TAVOLA TERZA IN TRE SEZIONI 1 Spagna: Coste orientali; Francia: Coste meridionali; Italia: Coste di mezzogiorno-pofiente. — !> Isole: Seguito delle Baleari; Isole disposte intorno alla Sardegna; Sardegna; Corsica; Arcipelago Toscano; Isole dell’ Italia meridionale; Isole tra la Sicilia e l’Africa; Isole scritte sull' coste. — Africa : da Punta d’ Ancholl al Golfo di Cabes. SEZIONE A >; I SPAGNA : COSTI- OKIEM'AI i CATALOGNA 1. san po(lo) blanes torxa san felic San Polo > presso Calcila ) Blanes C. Tossa San Feliu de Guixols Palamos C. d’Ayguafreda Medes (ìsole) 5. pexamar (l) aqaafrcda (2) mede (’) Seguito dalla Tavola II, Sezione A, num. 120 a 124. (s) Scritto a rovescio. ( 49 ) P. MPUKIL AMPU'tllAb roxc Roses 10. (inxcim Punta di Lansa la maestro del C. di Crevx) % II. FRANCIA COSTE MERIDIONALI LINGUADOCA poruerens colluuro salxe leocatla 15- NARBONA sanpera seì'ignam agde cauo de septa 20. monte de zera magcdlona stagnom A i^U EMORTE 25. mea . . . Port-Vendres Colioure, Coplioure Salces, Salses Leucate Narbona Saint Pierre de Levan 1 Serignan Agde C. di Sette, di Cetfe Monte di Sette? Maguelonne M) ÀlGUES-.UORTES PROVENZA UIGNOM A\IGNONL ARLLES ARLES f1) Stagni, lagune? ( S<' ) odor ..... bocolli Tour tic Boue 30. honiin Porlo Boniou (3) coll oh e G. Colonnes, Coronile MARSEI A M ARSICI LA pormm Port Miou, Port Naon aquille C. Bec de 1’ Aigle 35. bendarmi Bendort, Bandol (isola) sanaxar Cenari, Saint Nazaire TOLOM Toi.onf. carabaxera C. di Scampebariou ERENS (3) Hyerf.s 40. bonar C. di Benat fraxneo La Carde du Frainòt fragur l’IH'JlS agaui Porto d’ Agat, d’ Agay santa margarita Sanla Margherita (isola) 45. gallopa C. Garopa, Garoupe (’) Questo nome così come è scritto nell’Atlante, ma colla aggiunta della qualifica d’isola, si legge nell’Uzzano; ed a quanto pare si identifica coll’isola du Pian du Bourg, tra il braccio di levante del Rodano cd il Canale vecchio, o du Japon (V. Alias National de France; Parigi, anno xi della Repubblica). La Geografia Blaviana (Amsterdam. 4602) pone quivi Rogne d'Adour, che suono somiglia a Odor. (*) Così nota il Robert (Alias Universel; Paris, M'61). L’ lizzano ha Bonis, porto a legni sottili, a mezza via tra Roc e C. Corona. (°) Le isole d’flyercs vedonsi nell’ Atlante anche figurate. ( 51 ) III ITAMA: COSTE DI MEZZOGIORNO PONENTE LIGURIA N I ZA MONAGO sepe 50. morixe XX MILIA porto (2) meledandolla Nizza Porto di Villafranca; o meglio Monte Olivo, col seno sottoposto , il quale forma la parte orientale di questo Porto. Monaco Capo Verde ; o Monte della Madonna della Guardia, tra San Remo e Taggia, ovvero il torrente che scende da Ce-riana, ed entra in mare allato al detto Capo. Yen ti mio lia Portomaurizio C. delle Mele d‘ Andora (’) Il nome di Sepe o Seve, che si riscontra in tutte le Carte più antiche, fu sostituito, dopo la metà del secolo xv, da quello di San Remo, che è sito più a ponente; appunto come ad Olivj, od Olitolo, fu sostituita Villafranca. Così il nome di Seve si è ora perduto; ma la positura di quel luogo non è dubbia, e forse ha analogia con Ccriana (in genovese Seian-na), terra importante sita in alto, donde scende il torrente che abbiamo sopra citato, privo ora aneli’esso di nome speciale, e che nondimeno, giusta l’uso, doveva essere omonimo colla terra principale della Valle. Le presenti osservazioni sono poi rinvigorite dalla Carta pisana del secolo xiv, pubblicata nella Collezione ilei Jomard, ove in luogo di Seve 6 scritto Saroniola. (*) Qui il cartografo ha commesso il grave errore di dividere, come in due località distinte, quella di Portomaurizio; talché la prima parte della parola succede a Ventimiglia, e la seconda la precede. ( 82 ) ALbENGEN\ ÀLBENGA 55. fi iì or Finale uarioti Vari gotti NOLLI Noli uai Vado SAUONA Savona 60. uarcnzum Varazze ARENXAM ÀKENZANO notori Voltri pegi Pegli ZENOUA Genova 65. codemonte Capodimonte (4’ p. dolfim Portofino rapaìlo Rapallo SESTRi Sestri levanto Levanto 70. P. VENERE Portovenere spezie Spezia (e mio golfo) c. conio C. Corvo magra Magra ( fiume ) TOSCANA Motro.ne Sercllio {fiume) L’antico Porto dei pisani (ì) (’) Ora Punta della Chiappa, a ponente di San Fruttuoso. (2) Tra la foce di Calambrione e la vecchia fortezza di Livorno. Questo Porto fu distrutto da Corrado D’Oria il IO settembre 1290; e la grossa catena che ne chiudeva la bocca, rotta in brani da’ vincitori, fu recata a Genova ed ivi sospesa alle pareti de’ più insigni edifizi. Nel 1860 il nostro Municipio restituiva solennemente quegli avanzi a Pisa , che li depose nel suo Camposanlo, MOTRON 75. sergi p. pisano HIX1 A uada p. baralo 80. PLONBINO farexe c. de troia pescera talamon 85. san Stefano p. ercori montalto corneto ciuita nei a 90. cauo de linara sca souera ROMA splazia romana chauo danza 95. lastura (’) Allo sbocco della Cecina. (!) Già Falesia, nel Canale di ( 53 ) PlìiA Vada W Porto Baratto Piombino Porto dei Faliesi, o P. vecchio (2) Capo ed Isola di Troia Castiglione della Pescaia Talamone Santo Stefano (isola) Porto Ercole COSTE ROMANE Montalto Corneto Civitavecchia C. Linaro Santa Severa Roma Spiaggia Romana C. d’ Anzo Astura ( fiume e torre ) Piombino. SEZIONE B ISOLE % 1 SEGUITO DELLE ISOLE BALEARI dragonera cabrera Dragonera Cabrera ISOLA MAIORCA tarfilenpa poraza 100. saline p. petro p. colombo menator pelra (2) 105. larcudia (3) formentor soiarì pin C. Tarfalenza (1) Punta Porraza C. Salinas Porto Pedra Porto Coloni, Colombo Menator [torre) C. Pera Alcudia (città e baia) C. Formenton Porto Soller Porto Py, Pino w (’) Vedesi notato nell’Uzzano; ed è diverso da Capo CalifiQttera,, che rebbe pia vicino a Poraza. (l) I num. 98 a 104 sono scritti al di fuori. (3) Questo nome s’incontra girando, e nell’ interno; e così i successivi sin al num. 110, ,(4) La Punta Porraza (num. 99), il Porto Py ed altri nomi si leggono n< grande Atlante spagnuolo del Tofino (Cartas csfericas ecc.). maiorica HO. c. Manco ( ) Palma (capitala) G. Bianco ISOLA MINORCA C. Minorca, Baioli Porto Mahon Isola 1’ Ayre § II. ISOLI? DISPOSTE ALL’ INTORNO DELLA SARDEGNA serpentara. Serpentara murara Molara t.olara Tavolara cixinara Asinara santermo Sant’ Elmo coxia de dona Coscia di donna maliuentre Maldiventre sanpiero San Pietro palmadcxol Sant' Antioco (1) uaca Vacca toro Toro § III. SARDEGNA 4 25. carboner (2) Carbonara (baia) ferato C. Ferrato quira Chiro. Chirra (isola) (') Così Francesco Maria Levanto (Specchio del mare; Genova, Marino e Celle, 4664), e Giorgio Bellingero (Portolano MS.), che notano: Isola Palma di sole, alias S. Antioco. (2) Scritto a rovescio. ma') lorica maon latra. ( scortigei' arbcUazer 130. aguiastro c. samto orixe comin sca lucia 135. poxa roxa fauo figar ceruo 140. buxinara (2) longosardo roxa w frixati P. TO / RRES ) (6) 145. fai con (7) galia (8) p. dei conte LARGUER maraco 150. BOXA pizanco 56 ) Cortelasso, Colfellaccio Albaraso Ogliaslra (costa ed isola) C. di Monte Santo Orosei C. Cornino Porto di Santa Lucia Posada Posada C. Figari C. Servo Isole e Bocche già di Bucinara <3) Longosardo Isola Rossa Torrente Fusano e Castel Sardo (5' Porto Tohres C. Falcone C. Galea Porlo Conte Alghero C. Marargiu Bosa Pisanco, ed ora Villa Urbana (’) Sulla costa. (4) Sulla costa. (3) Oggi dello Stretto Sardo-Corso: Maddalena, Caprera, ecc. (4) Sulla costa. (5) Già Castel Genovese o signoria dei D’ Oria ; poi Castello Aragonese. ^ (6) Questo nome è scritto minutissimamente in due linee, e proprio così. (7) A rovescio. (') Questo nome fu per mero sbaglio del cartografo premesso a P. del conte, cui invece dovrebbe succedere. saline c. sau marco OREST-ANO 155. napoli solxo p. de bole c. tauoiar y. roxa 160. p. malfitan c. ter a CALARI ( 57 ) Salines G. San Marco Oristano (golfo) C. Napoli W San Giovanni di Suergio <;i) Porto Bottis C. Teulada Isola Kossa Porto Malfetano Pula Gag li ahi S IV. CORSICA BONIFACIO cinarca 165, p. uechio ciprian florenlinam lena (3) Bonifazio Cinarca Porto Vecchio Cala S. Cipriano Solenzara? {fiume e villaggio) W Spiaggia d1 Aleria (5) (’j Rovine di Napoli antica. (2) L’ antica Sulcis. (s) Scritto sulla stessa direzione di Cagliari. (*) Sebastiano Gorgoglione ( Portolano del Mar Mediterraneo ; Napoli, Paci, 1705) nota che le terre di Solenzara o Solenzana, furono dalla Repubblica di Genova date in feudo a Filippo Da Passano, che vi trasportò 108 famiglie con 152 operai. (s) Città distrutta. Nel voi. in di questi Atti, p. xciv, si fa cenno di un progetto di Nicolò Tedesco, ingegnere, circa il miglioramento del territorio d’Aleria. Questo progetto, indirizzato all’Ufficio de’Proiettori di San Giorgio alla data del 25 settembre 1484, comincia colle parole seguenti: « Ritrovandomi io nicolo todessco (sic) in aleria, guardando et mirando quello loco duve era la citaj antica, dico che lu circuito de lo dicto locho è mille duicento passi in circa. ... Lo terreno è perfectissimo. In tuta Lombardia non è lo simile. » ( 58 ) c. corxo Capo Corso (l) 170. p. poi (?) ..... monti Monti di Sagra laite Giralatte (golfo e porto) (2) s aion Golfo di Sagona (3) polo Porto Polo I75. elexc Porlo Erexe, Elice fin C. Fen, Feno, Fieno sanguinar a Isole Sanguinare s v. ARCIPELAGO TOSCANO meriora (4) gorgona 180. capraia lelba planoxa porzi ianuti 185. formige mòle xpo zilo Meloria Gorgona Capraia Elba Pianosa Porcelli Gianuti, Gianulri Formiche, Formicole Monte Cristo Giglio (') Già signoria della famiglia genovese De Mari. (*) Ivi Giannettino D’Oria battè e prese il corsaro Dragutte, con 48 vascelli, nel 1o4o. (3) Città distrutta. (*) Presso a quest’’isola ruppe la fortuna di Pisa, il 6 agosto 4284. La flotta genovese, comandata da Oberto D’ Oria, battè quivi i pisani, dei quali JOOO furono uccisi e 0272 recati a Genova prigionieri, s’impadronì di 33 galcif ne mandò a fondo altre sette. ( 59 ) $ VI. ISOLK DELL ITALIA MERIDIONALE palmarola Palmarola ponxa Ponza 190. leuica Levanzo maremo Mari limo fagagnana Favignana porzi (1) Porcelli formige Formiche % VII. ISOLE TRA LA SICILIA E L AFFRICA 195. quitto Quell, Cliirb (scogli ) p. oni ..... galata Gal ila canis I cani zemolo Zembra, Giamul 200. belo c2' Yeila ( Cercina dì settentrione ) cercens Cercina, Kerkeni {Cercinadel centro) gamelaia Zara, Lakalia (Cercina di mezzogiorno) % Vili. ISOLE SCRITTE SULLE COSTE mede Medes odor (3) • • • • • 205. bendormi Bendort, Bandol santa margarita Santa Margherita c. de troia Capo ed Isola di Troia (’) Questo nome cd il successivo sono scritti a rovescio. (*) A rovescio. (*) V. nota 1 a ]iag. 50. A ( 60 ) san Stefano Santo Stefano pixan Pisan 210. t ab a rca (1) Tabahca (capo ed isola) doseror Los Hermanos, Sorelle e Fratelli gamel Isola già detta Gamelora coniere Conigliere, Giueris faxoli . Fragoli. Surkemie 215. zerbi Gerbi SEZIONE C. AFFRICA W DA PUNTA D’ ANCHOLL AL GOLFO DI CABES. montexmet Monte della Simia aucor Punta d’ Ancholl, Vakur BRESCA BniESK sonico Marsolak (’) Già signoria dei Lomellini, che ne vennero scacciali dai barbareschi il 1798. (*) La corrispondenza dei nomi moderni, per ciò che spetta alle coste d Africa, è senza fallo una delle parti che incontrano maggiori diflìcollà nel nostro compito, a cagione dei grandi mutamenti ivi sopraggiunti. Alcune Carte, anche recenti, conservano, per tradizione, delle denominazioni che oggi non sono più vive, e, che è peggio, gli stessi Atlanti francesi i più riputati si mostrano assai discordi fra loro. Cosi accade appunto raffrontando, per esempio, il Lapie (Atlas Universel de Géographie ancienne et moderne; Paris, 1838) ed il Keller (Carte generale du Mediterranée, 1851), ovvero quest’ ultimo colla Carte du Bassin orientai de la Mer Mediterranée, impressa nel 1855 per ordine del ministro Chasseloup-Laubat. r 220. sor celli c. baiar barai caccine ALGUER 225. manxol milìfuè merola beng anelo TITELLIS 230. iafo garbello carbo pixan BUZIA 235. g. de buzia manxolia balafia marzaron 240. temoru,u m..... stora petra de larebo enticioxi 245. uxdena (’) L’ antica Julia Cesarea. (2) L’ antica Merolta. (s) Cioè : Porto delle olive. (*) Cioè : Sette Capi. ( «1 ) Scerscell, Cherchell (1) G. Al Battei Mirom? {fiume) G. Caxines, Cassina, Ras Ako-nater Algeri Mansuria C. Matafuz, Ras el Temendfus C. Merdais (2) C. Bengut, Benghet G. Tedelle . Tedles , Ras ei. Dellys. C. Sigli, Akunemonkar Carbello, Corbel in G. Carbon Pi san (isola) Bugia Golfo di Bugia Mansuria Baiafra, Balasia Markalon, Mars el Zeitun (3) C. Bugaroni, Seba Bus w Stora (e suo golfo) .....(presso il C. di ferro, lìas Hadid) Ras Tukusce G. Garde, Mers el Berber ( 62 ) BONA foca de bona cauo de ruoxa marzacaris 250. tremotes tabarca tamacrati raxamisar doseror 255. guardia de bixerti BJXERTI gamel TUNIS g. de tunis 260. nubia e. bon quipia maometa requila (’) L’antica Hippo od Hippone. Il Gorgoglione (Portolano ecc.) mette a ponente di Bona un Porto Genovese; ed ivi pure il Christian, recente illustratore dell’ Affrica francese, pone al Capo Garde un Forte genovese, costrutto contro i corsari algerini. Inoltre, il Gorgoglione dopo il suddetto Porto segna un Bastione di Cristiani, ove (così prosegue) si pesca il corallo pei signori Lomellini; e sopra vi è la guardia. (*) Così nelle Carte francesi. (3) L’ antica Hippo-Zarythos. (4) Al Capo Zebil» (V. num. 212). Fra questo poi ed il Golfo di Tunisi, vedonsi nel nostro Atlante raffigurati un seno ad un Capo senza nome. 11 primo però è il Porlo farina, ed il secondo è il Capo detto già nei Portolani Cliartago, a ricordanza della posizione e delle rovine della temuta rivale di Roma. (5) L’ antica Clypea. Bona Golfo di Bona C. Rosa Masraga, Malfrag (fiume) La Calte? ^ Tabarca (capo ed isola) Forte Moukourd Ras Alinixar, C. Serrat Los Hermanos , Sorelle e Fratelli (isola). Ras el Abiad, C. Bianco Bizerta . Bensert (3) Già Gamelora ( isola ) (4) T UNISI Golfo di Tunisi Nube el Amar C. Bon, Ras Addar Aklibia, Kalibia (5) Hammamet (e suo golfo) Herqlah 265. s ii x a mones ter coniere AFFRICA capullia 270. k(asar) pignatar (2) FAt^UEXE faxoli k(usar) romol staxe 275. capes marota zerbi callarideris 280. portelli ( 65 ) Susa Monaslir Conigliere, Giueris (isole) Affrica, Mahdia. Mahauiv. Mehdia (l). C. Capudia, Burdi Kadigia 'Mellunuk? Sfaks, Sfaches Fragoli, Surkemie (ìsola) Torre dei Romani Golfo di Gabes, Kabes, Capes(3) Ras Mamora? Gerbi (ìsola) Zargis, Gergi ( fortezza) Zera? (!) Capitale del primo impero de’ Fatemiti, assediala e presa dai genovesi, amalfitani e pisani, il 6 agosto 1087 (V. Atti, voi. iv, p. cxlviii e ccxvi). (2) 11 nome arabo di kasar, casar, cassar, alcassar, ecc., che s’inconlra ben di frequente, vale : castello, torre, ecc., e forse deriva da castrwn. (3) L’ antica Syrtis minor. ( 64 ) TAVOLA QUARTA IN QUATTRO SEZIONI ■1. Italia: Coste meridionali, (Coste Romane, Coste Napoletane, Calabrie); Coste di greco-levante (Calabrie, Puglia, Coste dell’Adriatico) —B. Albania; Epiro; Grecia; Coste del .Mare Jonio — C. Isole: Piccole isole d’Italia ( Costa Napolitana, Isole Eolie o di Lipari; Isole Egadi); Sicilia; Isola in fondo all’Adriatico; Isole Jonie; Isole fra la Sicilia e 1’ Affrica — D. Affrica: dall’ Isola Gerbi fino a Ras Sem. SEZIONE A. ITALIA % I. COSTE MERIDIONALI COSTE ROMANE : CAMPAGNA E MARITIMA 5. c. sor celli teracina . ROMA splazia romana c. danza laslura Roma Spiaggia Romana C. d’ Anzo, Anzio Aslura ( torre e fivmc ) Circeo, Monte Circello Terracina ( 65 ) COSTF, NAPOLETANE : TERRA DI LAVORO E PRINCIPATI Gaieta molle garilano 4 0. mondi'agon buia nixari N APOLLI g. de napolli 4 5. 1CASTELAMAW minerua malfi SALERNO g. de salerno 20. k. abati c. de licoxa ulastra palinuo foresta 25. panicastra safri malatri tim (i/VETA Mola Garigliano (fiume) Mondragone Baia Ni si da {isola) Napoli Golfo di Napoli Castellamare C. della Minerva An? al fi Salerno Golfo di Salerno Castellabate, Cast, dello Abate C. o Punta e Torrente della Licosa. Ogliastro (torrente) Punta di Palenuda, Palinuro Bosco Policastro Sapri Maratea Isola di Dina CALABRIE san nicolo 80. SCALLIA l’orlo San Nicolò Scalea (’) Cioè Vecchio (in greco: paleo) castello. beluede)' citvavo santo incelo mantea 35. sitavo SCA FOMIA bibona torpia baticam 40. nicotera bagnava uolpe catona vegio 45. pelavi arme ( 66 ) Belvedere marittimo Citraro San Lucito. Lucido Amantea C. Suvero Santa EufkmIA (e suo golfo) Monte Leone (1) Tropea C. Vaticano Nicotera Bagnara C. Volpe Catona f La Catona Reggio C. Pellaro C. dell’ armi § 11. COSTE DI GRECO-LEVANTE CALABRIE spartiuento bo-vxam (3) stilo 50. se ila z i castele coione COTROM lena C. Spartivento C. di Bruzzano C. Stilo Squillaci*: (e suo golfo) Le Castella C. delle Colonne COTRONE Punta dell'Alice. C. Lizze (') In antico: Vibo, Hoppinium. (*) Scritto in fuori, ed a rovescio. (") Scritto per lungo. Qui presso era 1’ antico Locri. 55. roxau besan ( «7 ) Rossano Torre di Trebisacce PUGLIA (BASILICATA, TERRE d’ OTRANTO E BARI, CAPITANATA) roxeri policor tore de mar 60. g. de taranto TARANTO cexaria galipolli oxenti Roseto {capo, castello e torrente,, Policoro Torre di mare Golfo di Taranto Taranto Porto Cesaro Gallipoli Ugento COSTE DELL ADRIATICO (SEGUE PUGLIA) 65. trccaxc OTRANTO san cataldo LE ZIE BRANDIZIO 70. cauallo ganzili Tricase Otranto San Cataldo Lecce Brindisi C. Cavallo Torre di Guasita, di Yacilo ( «8 ) SUZIONI' B ALBANIA, EPIRO, GRECIA, COSTE DEL MARE JONIO ALBANIA BASSA ED EPIBO cauionj UALONA p. ragù rio 75. orzo sofia palormo santi xl tranixo 80. butintro uerdepo lista ciuita fanaro 85. ueliquj LARTA c. figallo aspico pescere 90. natollico 0 meglio il Capo precedente, Anticamente : Orinivi. G. Ire punte (f} VALONA . AVI.ONA Porlo Ragusio, Orikii <-Val dell’ Orso • • • • • Porto Palermo Santi Quaranta • • • • • Butrinto Filates? Bastia, o Jniari Citella, Avila Fanari Veliki. Glykeon Larta (e suo golfo) G. Fico C. Xibo Peschiera Natolico, Anatokon meriggio del fiume Voiussa. 100. 105. ( l. tPAN fO • • • • • patron trapano saline CLARENZA beiti etler fiume carbò g. dar cu dia zone! a WODON grixo COROM (i‘) ) Lkiwsio (e suo yutfu) Patrasso C. Papa ( o lì presso ) Kotili (lago) (jL Alt ENZA Belvedere, l’orto Tropilo Fiume d’ Arcadia Golfo d’Arcadia, Kyparissa Punta di Zunchio, Vecchio Na-varrino Modonf Grisso Corone SEZIONE C. ISOLE 3 I PICCOLE 1SOLL 1) ITALIA COSTA NAPOLITANA palmarola ponxa bentitien p(ro)zila iscia Palmarola Ponza Ventotiena, Ventolene Procida Ischia ( 70 ) nixuri Nisida 110. capre Capri tini Dina ISOLE EOLIE O DI L1PARJ slrombolo Stromboli panarea Panaria salina Salina 115. lipari Lipari bolcan Vulcano alcudi Alicuri filicudi Filicuri lustiga Ustica ISOLE EGADI 120. por zi Porcelli cviza Levanzo mareiemo Maritimo fa gagnana Favignana § 11. SICILIA («> c. pasza C. Passero 125. bendicari Vindicari, Bidicari (porto ed isola) (’) Alle usate fonti siamo lieti di potere aggiungere qui la Carte comparée de la Sicile moderne avec la Sicile au XII siecle par Dufour et Amari, e la relativa Notizia illustrativa di quest’ultimo (Parigi, 4859). Noi dobbiamo il dono di siffatta pregevolissima pubblicazione all’ illustre Senatore e Socio nostro onorario; il quale pur volle testò gentilmente fornirci per lettera ogni più opportuno schiarimento. rascazir S ARA.GOX A p. ueio AGOST A I 30. labruca SENTIM CATANIA iazi tauarmina 135. MESINA * smirtela, MELAZO radance oliu er 140. pati rolando caronia quirbo SIFALU 145. biliana TERMEN sorente PALMA alcamo 150. TRAPANO 5. ioclaro MARZARA MARXARA ( 71 ) Rasicanzir, C. di porco, di porco (,) Siracusa Murro Porto vecchio o grande di Siracusa ACOSTA Bruca (porto e foce del fiume Por cari) Lentini (alla foce del suo fiume) Catania Acireale Taormina Messina C. Mortili i Milazzu Landro? {fiume) Oli veri Patti C. Orlando Caroni, Caronia Rasigelbi, Ras-al-Kelb (2) Cefali') Torre Battilimani? Termini Solanto {3) Palermo Alcamo Trapani C. San Todero Marsala Mazzara (*j Versione letterale dell’ arabo Rascanzir. (*) Cioè : Capo di Cane. (5) L’ antica Solunto. 55. 160. ( 72 ) fontane C. Ire fontane, C. Granilulo S1ACA Sciacca ZIRZENTA G IRC ENTI c. bianco C. Bianco LICATA Licata, Alicata piera Torre Falconara ? t.a nona Terranova boterà Butera manfreda Torre Manfria rascaram C. Scalambri § 111 ISOLA IN FONDO ALL' ADRIATICO .9 amo Sa se no S IV ISOLI- JONIE 165. ragoxa fanu meri e)'e p. timori formige 170. cor fu pacaxu ducato saranda cuzolan 175. sanxidro uardanj Ragusa Fano Merlerò Timone {porto, capo ed isola) Formiche Corfù Paxo C. Ducato (dell’isola di S.a Maura) .....(1) « Isole Curzolari C. Sidro, o Punta Kadulakia di Cefalonia. Guardiani (isolotto) (’) Qui dovrebbe essere Tliiaki (antica Itaca), chiamata nel medio evo Val ii Compare. zìnfalonia zianle nata 80. striuali prodo sapienda c aurora san venedego ( 75 ) Cefaloma Zani e Nata (isolotto), Maralonisi Stivali , Strofadi Predano Sapienza (,) Kabrera Venetica s V. ISOLE ERA LA SICILIA E L AFFRICA pantalaria Pan tei laria gozio Gozzo comin Cornino inalila Malta piper Folfa? Folfola? limoxa Limosa scola Lampion lampedoxa Lampidosa beito Veita ( Cercina del nord) cercenj Kerjieni, Cercina (Cercina del centro) gamelara Zaralakalia (Cercina del sud) zerbi Cerbi, Zerbi Ivi accadde nel 1354 la famosa battaglia de’genovesi contro i veneti, ai quali Pagano D’ Oria tolse l’intera flotta di 36 galere e 4 navi, collo stendardo di San Marco ; c fece 5400 prigioni, del cui novero fu I’ ammiraglio Vittore Pisani. (2) Scritta sulla costa. ( 74 ) « SEZIONE D. AFFRICA dall’ ISOLA GEllBl FINO A RAS SEM zerbi Gerbi, Zerbi (isola) callarideris Zarzis, Gergi portelli Zera? 200. palmeris Limzah? RAXAMABEXE IU* al Maiiabes lazoara Zuara, Svara k(asar) ullo Kadulanefti ? tripolli ueio Vecchio Tripoli, Sabar (,j 205. k.° sensor Zurnari ? TRIPOLLI DE BARBARIA Tripoli di Barberi a lissura Taghiura rassaxara Ras el Ramel ? tissuca Ras el Hamen? 210. p.° rassamixar Rasamusa lebida Lebida (2) p.° magro Magra (fiume) blata Punta Tabia? laxueca (3) Ziliten? 215. misurata C. Mesurat 0) Ant. Sabrata. (’) L’ antica Leptis magna. (*) Questo nome allude senza dubbio ad uno stabilimento di ebrei, al paro degli omonimi che s’incontrano a Venezia, in Oriente ed altrove. amet colln rie lame g. de zedico 220. sortta satra sibeca g. de tine licodia 225. y.a cedra p.° salita labara ozelli Z I U RANA 230. camera sarabiom carcora millel tuones 235 BERNICO bercebem taocara TOLOMET A sadra 240. iogiffaì'ie rassaucem (1) Cioè : La Palma. (2) Dal Keller. (3) Nel Golfo di Sidra, l’antica (4) Dal Keller. (s) Dal Lapie. (s) L’ antica Berenice. C) L’ antica Tcucliira Arsinoe. 75 ) Melfe? El Air? (,) Hissa? Huenhal? Ziraffe? Punta Matrau? Geddida [fiume), e Porlo Scebec G. Soltan Svaiscia? C. Smar? Baia d’ Achille (2) C. Liconla, Kaudia Isola della Sidra C. Lombierat? Brega, Porto dello Zolfo (3) Is. degli uccelli(4), Is. Gharra? (5) BlTlMURES? Gelid? Rovine di Barea Baia e Capo di Carcora, Karkara Melela, Castel Micali C. Teiones BeRNICH , BeNGUAZI (6) Birsis Tokhira, Taukra, Teukera {1> Tuolometa Punta di Tolometa? Ras Sem, C. Rasai ìvrlis maior. ( 76 ) TAVOLA QU-INTA IN DUE SEZIONI • Coste dell Adriatico: Puglia (Terre di Bari e d’Otranto, Capitanata); i, Marche, Pentapoli e Romagna; Venezia c Friuli; Istria; Illirico o onia, Dalmazia. — ■ isole: Isole dell’Adriatico; Isole e Scogli sulla osta dell’ Istria ; Isolette sulla costa d’Italia. SEZIONE A, ITALIA S I- COSTE DELI; ADRIATICO PUGLIA (terre DI BARI E d' OTRANTO, CAPITANATA) Otranto S. Cataldo Lecce C. Cavallo Brindisi forre rii Gnasifo, Varilo |. OTRANTO san cataldo lecie lo(r)e del canaio 5. rrandico gaucila polrolla uilanuoua ancinzo IO. monopolli poligniano molla sanuitlo sancioza -15. BARI san catalclo CIOUENAf O MALFETO BEXEIE 20. TRANE BARLETO sipanlo ■ MANFREDONIA san felixe 25. bestie BESTICE rode dieve lexna 30. uaram fortor campo marin TERMOLE Iregnio ( 77 ) La Petagna? (isola) Torre di Villanuova Torre di Adanazzo Monopoli Polignano Mola S. Vito ( torrente) Bari S. Cataldo Gioyenazzo Molfetta Bisceglie Trani Barletta Bovine dell’ antico Siponto Manfredonia San Felice (torrente) VlESTl, Viestrk Peschici Rodia, Rodi Lesina (e suo lago) Varano [lago) Fortore (fiume) Campo Marino • Termole. Termini Trigno (fiume) ABRUZZI 35. a misto Vasto, Guasto di Anione petacata luce sanguano ortona 40. francauilla PESCERA saline ponta di ciram SAN FLABIAM 45. tronto ( 78 ) Petacciata (1) Lalessa Lanciano? o San grò (fiume) Ortona Franca villa Pescara Porto di Salino Punta di Cerrano S. Flaviano Tronto (fiume) MARCHE grò te boca bianco pedaxeno tore da panna 50. fermo san tomaxio CIUITA NUOUA MONTE SANTO RECANATI 55. lo monte ANCONA flumexino SENEGAIA Grottamare Pedaso (2) Torre di Palina Fermo Porto Elpidio? Cittanova Monte Santo Porto Recanati Monte Cornero Ancona Fiumesino, Esino (fiume) SlNIGAGLIA FAN 60. pexaro l’ENTAPULI E ROMAGiN'A Fano Pesaro (’j Veramente, nelle Carte moderne, questo luogo precede a Vasto. (J) Allo sbocco del fiume Asone. ( la calolica R IMANO luxe cexenadego 05. CERUIA sauio santa maria rauena primevo 7 0. magnauaca caualine uolane golane 79 ) La Cattolica Kiminj Uso ( fiume ) Cesenatico Cervia Savio (fiume) S. Maria in Portico Ravenna Punta di Priniaro (Bocche del Po) Punta di Mangiavacca (id.) Porto di Volano Volano (fiume) VENEZIA E FRIULI goreo 75. loredo foxom brondollo CLOCIA poueta 80. malamoco ueniexia murari macìorbo lido 85. iexolo Po di Goro (Porto, Sacca e fiume) Loredo (fra il Po e l'Adige) FOSSOne ( Bocca d’Adige) Punta di Brondolo Gl 11 oggi a (2) Poveglia Malamocco Venezia Murano Mazzorbo Lido Cavallino £3) c1) Sbocco del Brenta. (*) Nel 1379 la flotta genovese guidata da Pietro D’Oria, guerreggiando i veneziani, occupava Chioggia, dove in appresso quel prode ammiraglio veniva dai nemici assediato, e spento da un colpo di bombarda il 22 gennaio 1380. (3) A destra della vecchia foce della Piave. ( 80 ) pigneda liiienza santa margarita CAUORLE 90. baxelege taiamento lugnam grado AQUILE A 95. bel forte monfalcon TRIESTE g. de triestc mugla 100. ISTRIA IXOLA P1RAM - UMAGO CITANOUA 105. gileto PARENCO orxara ROIGNO pot ... . HO. POLA polmontore (2) Livenza (fiume) Porto di S. Margherita C A ORLI': Porto di Baseleghe Porto di Tagliamento Porto di Ugnano Grado Aquileia Monfalcone § 11. ISTRIA Trieste Golfo di Trieste Mugia Capo d'' Istria Corte d1 Isola ? Pirano Umago Cittanuova Porto Quieto? Parenzo Orsera Rovigno POLA (iJ Punta di Promontore (’) Ivi, nel 1379, Luciano D’Oria batteva i veneti, edera ucciso dagli stessi con un colpo di lancia. (*) Scritto a rovescio. ( «1 ) S III ILMHICO O SCHIAVOMA flume BOCARI bocarici 1 \ 5. selrinize san iacomu NÓUE GRADI molini segnia 120. san ziorzi y.a darbe g. de quam er y.a de pago micalona 125. Z I ARA ziara ueehia larta SCARDONA lo ciramixo 180. SIBINICO muraie cauo cesia porlo cavalier TRAU 135. figo <*> Filmk Bijccari Buceariza Pribur? o Zirkveniza S. Jakob Novigrad Molini Segna , Zkng S. Giorgio Isola d’ Arbe Golfo del Quarnero Isola di Pago Nona? $ IV. DALMAZIA Zara Zara vecchia Scardona Baia, Lago Proclian Sebknico Morigne (lago) C. Cesto, Sesto Porlo Rodosnizza Tu aiì C. Figo (’) Sci'itto a rovescio. ( 82 ) SPALATO Spalatho salta Solla (isola) D ALMtXA Almissa labraza Brazza (isola) 140. la far a Macarsca ? san ziorzi S. Giorgio (1) g. de narent,a Golfo, o Canale di Narenla santa ziuliana (2) ' Penisola Giuliana porto prati (3) Porto Prapatna 145. stagnio Stagno ziubana Zupana, Giupana (isola) malfe Porto Malfì calamota • • • • • ombla Ombla, Ombra (fiume) 150. grauoxia Gravosa RAGUXI Ragusj ruolini Molini raguxi uechio Raemsi vecchio malonto Malonta (capo ed isola) 155. san marco CA TARO Cattaui» trasto Porto Trasto buda Budua, Butua aqua § V. ALBANIA 160. AlTIUARi ÀNTIVAfiI ualdenoxie Val di noce (’) Sulla punta di Spalatro. (’) L’iniziale di Santa Ziuliana vedesi nel nostro Atlante sognala sulla costa, al di là del Golfo. (5) Lo stesso dicasi dell’ iniziale di Porto Prati. * ( 85 ) DOLCIGNIO lodrim medoua 105. lesola santa nastaxia p. palli DURALO cauo de laquj 17 0. turco leualli spinarica cauionj U ALO NA 4 75. raguzio lengua. Dolcigno Golfo del fiume Orino (1) S. Giovanni della Medoa Alessio S. Anastasia G. Pali Duuazzo C. de’Laghi, o Lachi Erghent (2), Beratino, Krevasta ( fiume ) Baia Limni Spinarza (sul fiume Polona) G. delle tre punte (3) Valona , Avlona Orichii, Porlo Ragusio (4) C. Lingua, Linguetta (1) A tale Golfo I’ Uzzano pone i confini tra la Schiavonia e la Romania ; ma egli intende quest’ ultimo nome nel suo più ampio senso, cioè quello dell’impero d’Oriente o Bisantino; mentre nel significato ristretto, in cui noi lo adoperiamo più sotto, s’intende la Provincia ove risiede la capitale, e che è modernamente appellata Romelia. (a) L’ identità dell’ Erghent coll’ Uregus medievo, si chiarisce evidentemente così per la sua posizione come per la pronunzia; nò devesi punto confondere col Voiussa, come fece il Lelewel seguito dall’Heyd. (3) All’entrata della Baia d’Avlona, o Torse il Capo precedente, a meriggio del fiume Voiussa. (*) L’ antico Oricum. ( 84 ) SEZIONE li ISOLE S i isoli-: deli: adriatico saxno zanico sanpicro \ 80. lacroma santandrea calafata ziubana meleda \ 85. san nicolo curziola lagustinj jì: roxo lagusta 490. cazuol caza liexna (2) Saseno Z agni za La Croma S. Andrea (ad oriente di Meleda) Calamo Zupana, Giupana Meleda S. Nicolò Curzola, Scurzola (1) Scoglio Lagostini Porto rosso Lagosta Cazzola, Cazziola Cazza Lesina (’) In latino Corcyra Nigra. Nelle acque tra Meleda, Curzola e Lagosta, addì 7 settembre 1298, accadde l’insigne combattimento della flotta genovese, comandata da Lamba D’Oria, contro de’veneti. Sessantasei navi nemiche andarono distrutte dal fuoco, ed altre diciotto furono dal vincitore condotte a Genova, insieme a settemila prigioni nel cui novero trovavasi Marco Polo. (*) Quest’isola vedesi figurata nel nostro Atlante, quasi a foggia di lesina, dal cui omonimo strumento è fama che siale derivato il nome. ( 85 ) labraza (1) Brazza lorcola Torcola 195. gozi Gozi marailori Spalmadore lixia Lissa buxio Busi santandrea S. Andrea 200. milixelo Meliselo solta (2) Solta lazarola Zirona arcamelo Scoglio S. Arcangelo loro Scogli di C. Cesto 205. lizuri Zuri, Acuri lincorona Incoronata paiara Pagliara santa maria . . • . ziazi Scoglio Jaspa? 210. prcueixo Prevosa templi Piasman? <3) san Stefano S. Stefano di Grossa, Isola Grossa, o Lunga. p. alega Porto di Lega melada Melada 215. zampontelo Scoglio di Zampontello sierda Scarda? premuda Promota, Promuta y.a de pago (5) Isola Pago (’) Scritta sulla costa, e figurata dietro a Lesina. (*) Scritta ove sopra, e delineata di rimpetto a Lissa. (5) Rimpetto alla costa di Vrana, ove dominavano i Templari. {*) A settentrione dell’ isola Grossa. (5) Scritta sulla costa, e figurata da P. Alega a Premiala. % ( 80 ) quìa Luibo, Ulbo? 220. nieme S. Pietro di Nembo y. de arbe (,) Isola Arbe sansego Sansego nia Nio, Unie galiuola Scoglio Caglio la 225............Veglia ..........Cherso ) (2) ..........Oserò o Lussi n § 11. (SOLETTE E SCOGLI SULLA COSTA DELL' ISTRIA umida Veruda (porto e scoglio) bir/bnj Brioni 230. sanziane S. Giovanni in Pelago lomga Scoglio Lovera? san nicolo S. Nicolò uescoueli Vescovelli § III. ISOLETTE SULLA COSTA D'ITALIA. tremodo Tremiti 235. cinari Capraria? pelegoxa Pelagosa (1) Scritta sulla costa, e rappresentata da Guia a Nieme. (5) Queste tre isole non sono scritte punto sull’ Atlante ; ma vi si vedono figurate entro il Golfo del Quarnero. (3) In alto mare. ( 87 ) tavola sesta IN TRE SEZIONI ■1. Europa: Italia, Costa da Gallipoli a Brindisi; Albania ed Epiro; Grecia (Acarnania ed Etolia, Morca o Peloponneso, Tessaglia o Gran Vlachia, Macedonia o Tessalonica); Romania o Tracia; Asia Minore: Coste occidentali dallo Stretto dei Dardanelli fino ad Altologo, presso Efeso — i: Isole: in fondo dell’Adriatico ; del MareJonio; Arcipelago; Isole intorno a Candia; Candia; Isole d’ Affrica scritte sulle coste — C. Affrica , da Karkara fino a Capo Luco o Porto Sollume. SEZIONE A. EUROPA § 1. ITALIA: COSTA DA GALLIPOLI A BRINDISI, \. galipoli oxenti trecaxe Gallipoli Ugenlo Tri case Otranto San Cataldo Lecce C. Cavallo Brindisi OTRANTO 5. sancataldo LECIE cauallo ERAN-DIfO ( 8« ) s II ALBANIA ED EPIRO ALBANIA MEDIA p. palli 10. DURAfO cao de laquj leuali lurco laopinarica 15. cauionj UALONA saxno lengua orxo 20. aqua sofia palormo C. Pali I) un azzo C. Lachi, Laghi Baia Limni (1> Erghent (fiume) Spinarza (2) C. delle tre punte (3) Valona, Avlona Saseno (isola) C. Linguetta Val d’ Orso Vune Porto Palermo ALBANIA BASSA ED EPIIIO (coste OCCIDENTALI DEL MARE jonio) santi xl butintro 25. uerdepo lista Santi Quaranta Butrinlo Filates? Bastia, o Iniari ? (’) Nell’Uzzano è detta: Golfo della Valle. (*) E notato in Carte, anche moderne, sul rio Polona. (5) Meglio il Capo antecedente a meriggio del fiume Vojussa. (4) Scritto a rovescio. y oue mea dui tu fanaro 30. uelliquj ( 89 ) Gomenizza Avila, Citella Fanari Veliki, Glykeon, Vliko LARTTA figallo aspico pescare 35. natollico LEPANTO asprospitj LASUOLLA lagia 40. mellone (1) ostia S HI. GRECIA. ACARNANIA ED ETOLIA A UT A (e suo golfo) C. Fico, Vigo C. Xibo Peschiera Natolico, Ànatokon Lepanto [e suo golfo) Punta di Livadoslro MOUEA 0 PELOPONNESO lagostica Vostitza patras Patrasso (‘) I numeri 37 a 40, sulla riva settentrionale del Golfo di Lepanto, riescono di assai difficile intrepretazione , alla quale non parrebbe avere soddisfatto il Lelewel. Il nostro Aitante non sembra die voglia indicare coi quattro nomi surriferiti baie e capi, ma soltanto baie o seni più o meno ampii. Ora quella d’Asprospitia è conosciuta, e l’altra di Suolla potrebbe rispondere, nella denominazione, all’antica di Salona; però la posizione odierna di queste baie è inversa a quella che trovasi segnata nel Portolano. Melione corrisponde forse all’attuale Porto di san Luca (ove sorsero un giorno la Bulia ed i Bulienses di Plinio), oppure alla vicina Baia Dobrena, che era il Navale dei Tespii. trapano 45. saline CLARENZA belueder golfo darcadia concio 50. MODON grixo COROM colonixj calumata louitolo crostus maina matapan (i'' quaie zampanj vatia 55 60 ( 90 ) C. Papa (o luogo vicino) Lago Rotili Clahenza Belvedere, Porto Tropito Golfo d’ Arcadia, Kyparissa Punta di Zunchio, Vecchio Na-varrino Modone (ìrisso Corone;, Korone Korone Petalidi Kalamita Vitilo, Oetylos Christo Porto di Maina C. Matapan Porlo delle Quaglie, Caglia C. Passava, Pasciana , Pagania Valili? ( COSTE ORIENTALI 0 DELL ARCIPELAGO ) anciollo MALUASIA s-anpolo 65. bota peceris golfo de napolj astro MA POLLI C. Sant' Angelo , Malea Malvasia San Paolo? Porto Botte Eriches? Collo di Nauplia, d’ Argolide Astros Nauplia, Napoli di Romania o Napoli Vecchio. (’) Scritto a rovescio. 70. c. scili damala fanat' prcduia sutica /5- CORAN I O c. lion COLONE saline (3) magina 80. maratona santana toreta san marco lon ganico 85. c. bianco talandi ratixa lalenj BONDENICA 90. songito (*) Anticamente: Troezen. (5) In antico: Sunium. (5) Veramente dovrebbe esseri Aleno, che ò nell’interno. ( 91 ) C. Skili Demola (1) Phanari Kalo Pleda, Piada (presso Epidauro ) Sopliico, Sulica Corinto ATTICA E BEOZIA Porto LÌ011 (ingresso del Pireo) C. Colonne (2) Canale Mandri o Porto Raphti Marathon, e C. Maratona Thorikos, Theriko Luldsi o Longan? C. Bianco C. Talante, Atalante Tornitza Lardena Bodonitza, Vudonitza, Mudo- NITZA. Zailon, Zeilun (e suo golfo) Satine, ed in (al caso vorrebbe significare ( 92 ) TESSAGLIA 0 GllAN VLACHIA gardìca focile porto darmiro LARMIRO 95. demitriada san ciorci * » monester cauo uerdiquj Gardiki Ftelio, Phtelion Arili irò (e sua baia nel golfo di Volo) Porto di Volo Demetrias C. Hagios Georgios C. Monester C. Verlichi, Kissovo (,) MACEDONIA O TESSALOMCA platamo 100. pontaqurit lombardat uolanda S ALO NICHI lembulo 105. coione s. ciorci canislo faxo aio marna 110. mo(n)te santo stelar Platamina C. Kateri, Katerina Inge-Kara-su (2) Vardar (fumé) Salonik 5 Salonicchj (3) Cara-Burtin, Cara-Burnu (4) Punta Fanari, Panomi C. San Giorgio C. Canestro, Pagliuri Porto Cufo, Kufo? Hagios Mamas , Omilia, Uru-milia ( e golfo di Cassandra) Monte Santo, Athos Baia Islilar, E risso (’) L’ antico Monte Ossa. (’) Kara-su, cioè: Nero Fiume. (5) In antico : Tessalonica. (4) Cioè : Nero Capo. ( 93 ) mundineu la comitexu la carcalla 15. lastimola grixopolli leteropolli cristopollj langistro 420. ASPEROXA maragnia ponta deno ENO cangi 4 25. g. de cardia GALI POLLI bila sexto ( fiume ) (i) Karakul, Procella Struma, Kara-su (2) § IV. ROMANIA 0 TRACIA Chrisopoli, Orfano, Ruphani La Cavalla (e sto golfo) Christopolis, C. Saritscioan? Jenige, Kara-su (fiume) W Baia Lagos, Kara-agagi (5) Maronia, Muri, Meri Punta dopo il Golfo di Eno t6) E NO . C. Gremia? Golfo di Cardia, Saros, Xeros Gallipoli Bualeh-Tapia? C. Helles, Helles Burun (8) Bovalla-Kalessi (9) (’) Fiume, che passava per la città mcdieva di Confessa. (*) L’ antico Strymon. (3) Ant. Neapolis. (4; L’ antico Nestus. (*) Il Lapie ed il Keller fanno precedere questa Baia dal Capo Asperosa, che serberebbe così il nome medievo; ma lo trasportano troppo a ponente. Circa poi alla giusta applicazione di Baia Lagos alla Asperoxa del nostro Aitante, non può cader dubbio. (6) Sul fiume Maritza, anticamente Ebro. (7) Signoria della famiglia genovese dei Gattilusio, dal 1384 al 1455. (8) All’entrata dell’Ellesponto. (9) L' antica Sesto. Veramente nel nostro Aitante la sua posizione pare segnata sBla costa di rimpetto, o d’Asia; ma non può essere che un mero sbaglio, o trascorso di penna, del Cartografo. ( 94 ) S V. ASIA MINORE. COSTE OCCIDENTALI DAI DAHDANELLI AD ALTOI.OGO parcidixo 130. aueo pasequia dardanello erminio remixa 135. labena santi xl santa maria » LANDRA (MITI) santa ana 4 40. san ciorci stinga lalea (’) L’antico Abydos. {*) Castello posto sullo Stretto omonimo, c spesso ricordato nei documenti genovesi (Archivio di San Giorgio). Da’ suoi ripari le artiglierie turche, dopo la caduta di Costantinopoli, bersagliavano le navi cristiane che tentavano sforzare il passo dell’ Ellesponto, per soccorrere alle colonie del Mar Nero. (s) Keui, nell’idioma turco', significa: villaggio. (*) Jeni, in turco, vale: nuovo. Quindi Jeni-Keui significa: Nuovo Villaggio. Tra Remixo e Labena era l’antica Troia, e di rimpetto sorge l’isola di Tenedo, celebre non tanto pei noti versi di Virgilio, quanto per essere stata il pomo della discordia e l’incentivo alla più accannita guerra onde per lunga pezza Venezia e Genova si travagliarono. (5) Il Golfo che nel medio evo chiamavasi di Lalea, è detto oggi di Sanderli, o Cianderly, dal nome di un luogo vicino ad Jalea, e che si crede risponda presso a poco all’ antica Cuma nella Eolide. Altri vogliono che Cuma fosse ove sorge l’odierna Nemurt, e Myrine ove ora è Sanderli. È nostro debito il notare, che questa e più altre corrispondenze sono desunte L’ antica Parium Nagara-Burun (1^ Punta di Perquiers Sultanie-Kalessi (2) Erin-Keui (3) L’ antica Rhaeteum Jeni-Keui w Santi Quaranta C. Santa Maria, C. Baba, Baba-Burun Adramyti (e suo golfo) C. Esan, Cana Jalea (5), Cazlu? / ( 95 ) .....(i) Foci a nuova. Fokia Fogia vecchia S.MYRNE (e suo golfo) Kara-Burun (3^, Calaberno C. Koraka Sigagik (e la sua baia) ? Figela, Zille? (4> SEZIONE B. ISOLE § ì. ISOLA m FONDO DELL' ADRIATICO saxno Saseno § IL ISOLE DEL MARE JONIO. fano Fano merlcre Merlerà dalle Annotazioni alla Storia Naturale di Plinio, edita dal Pomba in Torino nel 1831. (') Sul fiume Bakher-ciai. Forse è 1’ antica Chrysa. (*) L’ antica Phocea vedesi dai notari genovesi del medio evo latinizzata nei nomi di Foliae veteres e Foliae novae; ma la pronunzia certamente era Fogie. A Fogia nuova sorgono tuttora alcuni avanzi di mura genovesi. (s) Cioè : Nero-Capo. (*) Così nell’Aitante del Lapie; in antico: Phygela. Ivi presso era Efeso, donde il golfo appellato ancora oggi con questo nome, ovvero coll’altro di Scala nuova, da un luogo vicino e tuttavia esistente. grixia FOIA 145. foia uccida LESM1RE stelar colica beluede(i') ■150. ftg(uela) p. timori 155. formige corfù pacaxu ducato sansid.ro 1 60. uardani ziufalonia ziante nata striuaii 165. p(ro)do sapiencia caurera san uenedego ceruj 170. zerigo louega axi poro zezerigo ( 96 ) Timoil [porto, capo ed ùola ) Formiche •.Corfù, Korfù Paxo G. Ducato (1) C. Sidero, Punta Kaludakia, Kadulakia (2) Guardiani, Trapano Cefalonia Zante Nata , Maratonisi ( isolotto ) Strivali, Strofadi Prodano (isolotto) Sapienza Kabrera Venetica Cervi, Servi Cerigo, Cithera V Ovo, Avgo Kuffi, Kophinisia, Kofinidia Porri Cerigotto, Cecerigo § III. ARCIPELAGO. SPORADI OCCIDENTALI 0 DELLA GRECIA 175. carauj pola Caravi Bello-Pulo (’) Nell’ Isola di Santa Maura. (*) Capo occidentale dell’ Isola di Cefalonia. (5) Isolotto presso a Cefalonia. setepozi sidra enia -180. (jaderonixo albara macarixo eia ( 97 ) Spetzepulo (l) Hydra Egina Gaiduronisi San Giorgio d’ Arbora (2) Makronisi, Isola lunga (3) Zea, Keos ISOLA NEGROPONTE EGRI POS , ERI BBOS-ADASSI (4> caristo 185. neg-|ro|ponte s. ciorci T. EDO litar creta G. Karysto NeGROPONTK ( capitale ) Talando? (3) C. Litada Holorita (’) Trovandosi quest’isola distinta da quella di Spetzia, e al suo meriggio, ben le conviene il nome di Spetzepulo, che è registrato dal Cusani [La Dalmazia, le Isole Jonie e la Grecia visitate nel 1840,- Milano, 1847), e vuol dire Spetzia piccola, a distinzione della sua vicina omonima, e più grande. Nel senso medesimo si hanno nell’ Arcipelago Anaphe ed Anaphepulo, Sckiro e Skiropulo, Amorgopulo, ecc. A Sette Pozzi, nel 1263, i veneziani batterono i genovesi, e loro uccisero Pierino Grimaldi, altro de’ capitani. (*) Anticamente: Beibine. (3) In antico : Helene. (4) Adassi, in turco, vale: isola. Il nome di Egripos, Eribbos, Negroponte, deriva dall’ antico Euripo, ossia dallo Stretto tra l’isola e la costa greca che le è di rimpetto. (s, Vedesi ricordato dal Piacenza nel suo Egeo Redivivo (Modena, 1688). ( 98 ) SPOUADl SETTENTRIONALI 0 GRUPPO DI SCOPELOS RIMPETTO AL GOLFO DI TESSALONICA 4 90. siraq-(ui)no Sarakino, Peristeri sor Fratellinisia (!), Adelphi algura Lura, Luranisi (2) scati Skiatos scopulo Skopelos 195. dromo Kelidromia, Selidromi limene Pelagnisi Pelerissa arxura Larsura , Arsura , Isola Piana piper Piperi scandalo Skandile, Skangero , Skanlzura 200. sciro Skvro (’) Nesos, in greco, significa: Isola. (*) Anticamente : Gerontia. (5) I num. 193 a 198 sono scritti a rovescio. ( 99 ) SPORADI SETTENTRIONALI RIMPETTO ALLA ROMANIA ED ALL’ ASIA MINORE ^ taxo (2) sanstrati stalìmeno hrtnbro 205. mauì'e tenedo metelino secimì sio 210. pùera (S) Thaso, Tasso Hagios Strati (3), Aistrati Stalimene, Lemnos Imbros Isola de’conigli, Lagussa , Ta-scian-adassi Tenedo Metellino, Lesbos G. Sigri (dell’isola di Metellino) Scio, Kio, Salriss-adassi ISOLE CICLADI W Ipsara, Ipsera (’) In questa parte dell’Arcipelago, e sulle vicine coste, ebbe luogo nel medio evo la signoria di più famiglie genovesi. Nel 1275 gli Zaccaria ebbero Focea, e nel 1304 Scio. La prima passò quindi, con Lesbo, a’Cattanei (1314-31), e poco stante entrambe le Focee, con Scio e più altre isole vicine vennero in podestà de’ Maonesi (chiamati più tardi Giustiniani), che diedero in sottofeudo ai Gattilusii Focea vecchia .(1384-1455), perdettero la nuova il 1455, e ritennero Scio fino al 1566. Inoltre gli stessi Gattilusio dominarono a Metellino (1355-1462), Lemno, Taso, Imbro, Samotrace ed Eno (1384-1456). Gli Zaccaria signoreggiarono anche 1’ Acaia nel Peloponneso. (*) Qui manca l’antica Samotracia, ora Samotraki. (3) Hagios, cioè Santo, e ritorna più volte abbreviato in aio, ai, ed incorporato al nome seguente; come Aiapov, ecc. {*) Come le Sporadi settentrionali, giusta quanto notammo poc’ anzi, erano specialmente di dominio genovese, così le Cicladi spettavano segnatamente a famiglio veneziane. La più celebre, e come il centro di queste isole, in antico era Delos ; ma la maggiore e la Capitale medieva era Naxos, ove in favore dei Sanuto fu stabilito un Ducato. (*) Tutte queste isole, fino al num. 232 inclusive, sono scritte a rovescio. Per leggerne i nomi occorre quindi rigirare la Carta. ( 100 ) cu logria Cai oj eri (1) lines Tenos andre Andros ferminia Thermia, Kythnos 215. antimilo Antimelos q(ui)mano Kimolos, Argentiera s(er)fone Serfo, Seriphos sifano Siphnos, Siphanto sira Sira, Syros 220. st(ron)gilo Strongylo antipario Antiparos, Oliaros stiles Sdille, Delos pario Paros micole Mikone, Mikoni 225. nicoxia Naxia, Naxos ... sso? Lipso? draconici Draconisi, Drako, Tragonisi w tenoxa Tenosa, Stenosa, Lelandros stopodia Stapodia 230. cinara Zinara, Kinaro nicaria Nicaria, Ikaria fornoli F urni samo Samo, Samos, Snsam-adassi corxi (3) Corsee (4) 235. mandrie Mandra, Mendrilia, Nacri (’) Calo, in greco, vale: bello, o buono; e gero vuol dire : vecchio. 11 significato poi del vocabolo Calojeri è quello di Isola di monaci. (*) In altre Carte leggesi: Tragia, Trago-nisi; e vale: Isola del capro. (5) Questo numero e i due successivi sono scritti di fianco. (*) In antico: Corassiae. ( 101 ) SPORADI ORIENTALI O VERSO L’ ASIA MINORE caura (1) calamo Iero palmoxa 240. lenita porcelli scrofa placida conupi 245. za frana stinpalia plana serpe mergo 250. nanfio louo lanera scorilij ( san ctorinj ) nio 255. sicino c(ri)stiana caridia. Capra, Kappari Calamina, Calymnos Lero Patmos, Patino Levita, Levata (2> Porcelli Scrofa, Scrova Placa Kunapi Zafrani, Safrani Stampalia, Astripalea, Astypalea Isola Piana Serpe Amorgo Namfio, Anaphe L’ Ovo W Candi? Santorino (S) Nio, Jos Sikinos Christiani, Askania Karo, Chero (’) Qui è mestieri di rigirare ancora la Carla, e leggere dal su all’ingiù. (3) Anticamente : Lebyntlios. (3) In altre Carte: Quieto. (*) Presso Candia. (s) Da Sant’ Irene. È 1’ antica Thera. s pmieandrq poiimo 260. melo petenj remo mito p(a)qu(i)mada falconare 205. (po)licastro SITRA spinalonga s. ciane candia 270. frascia s. salua-tor RETE-NO Incorna CANI A 275. spada coniarmi ganbruxe litro s. ciane 280. c. lion scardo ( 102 ) Pliolegandros Poiino, Lakusa Milo, Melos Pellini, Armane? Remondo Paximadi Falconera § IV. CAMMA i‘>. Pali castro C. Sidero Spinalunga C. San Zuane , San Giovanni Candia (città) Punta Fraschia Retimo Canea C. Spada C. Buso, Cambrnsa, Grabusa ( ed isole rimpetto ) Porto Lutro C. San Giovanni Battista C. Leon, Lionda Asterusia, Àstrizzi (’) Cominciamo 1’ enumerazione a levante, ossia da Capo Sidero presso l’i-sola Morena. ( 103 ) S v. ISOI.E INTORNO A CANDIA. lurliru Turium (2) standia (3) Standia (4) morena Morena, Elasa, Palamida (5) farioni I Farioni cristiana Kristiane, Kuplionisia gaideronj Gaiduronissa, Gaidoro , Calde- roni s kalolimena Kalolimina, Calolimina (7) . caure Cabra, Paximades gozio Gozo gua W Sordy o Petalida $ VI. ISOLE D'AFFRICA SCRITTE SULLE COSTE. lanca (9) y.e de carxe Isola al Hyeras, Tsor Kersah y.a patriarca Isola Bomba, Enii 0) A rovescio, ed a settentrione di Candia. (*) Vedansi l’Isolano del Coronelli, ed altre Carte. (5) Anticamente : Dia. La sillaba Stari, che precede Dia, è un prefìsso greco in origine staccato e corrotto, che coll’ uso fu incorporato a questo e tanti altri nomi locali: così Polis (Costantinopoli) diventò Stan-bul e l’isola Kos, Stanco. Il simile avvenne dell’altro affisso S, che di Atene fece Satine, di Dolo Sdille, di Cliio Sakiss, di Samo Susam, ecc. Dicasi così lo stesso di Satalia, Samastro, Samsun , Stalimure, ecc., nell’Asia Minore; tutti nomi che, toltone il prefisso, riprendono la pura forma antica. (*) Al mezzogiorno di Candia. (s) Presso a Capo Sidero. (6) Due scogli od isolette. (7) Isolotto, rimpetto al porto omonimo di Candia. (8) Questa lettura è incerta, e potrebbe anco dire: Gira. L’isola ò posta fra Candia e Cecerigo. (°) Anticamente: Isola Laea, Aphrodites. ( 104 ) SEZIONE C. •AFFRICA DA KARKARA FINO A ( 205. carcora milel tuones BERNICO bercebcm 300. taocara TOLOMETA satira ioyifarie rassaucem 305. lanca doera marxamua BONANDREA y.a de carxe :APO IA'CO E PORTO SOLLUME Baia e Capo di Carcara. Karkara Melela, Castel Micali? C. Teiones Bernich, Benghazi ^ Birsis (2) Tokhira, Tankra, Teukera (3) Tholometa Punta di Tolometa? Ras Sem, C. Rasat (5) • • • • • Marzasusah (6)* C. Bonandrea, Ras el Uii.ii. Tsor Kersali (7) (’) L’antica Berenice. (*) Dal Keller. (5) In antico: Teuchira Arsinoe. (') L’antica Ptolemais. (') Presso a questo Capo trovasi Grcnnnli (l’antica Cyrene). (6) Anticamente: Apollonia. (7) Dalla Carta Francese del 4865, impressa per ordine del ministro Chas-seloup-Laubat. Pare \i corrisponda il nome Al lhjeras notato dal Lapin. ( IU3 ) forcel .....( fiume ) fauara Bohasa? Dernah? raxalllim Ras-al-Thymm, Ras-et-Thyn saline • • • • • scoi de barda Scogli ed Isola Buarda y.a patriarca Isola Bomba, Enii (1) porto trabuco Porlo Beliaat e Punta Tubruk LUCO Luka, Luco, Allemet Milhr9 cauo de luco C. Luco, Ras el Millah, el Milhr porto mosolomar Rada di Su, Porto Bardiali, Soliman. porto saloni Golfo Sollume, Al Milhr ponta de rameda Ras Bulau? salame Sollume (2) (’) Nel Golfo di Bomba, rimpetto al Torlo Mcnelas, ant. Batrachus (2) In antico : Seliinis. ( 100 ) TAVOLA SETTIMA IN THE SEZIONI ■ 1. Isola di Cipro; Continuazione dell’Isole di Candia e di quelle intorno a Candia ; Seguito dall’ Arcipelago ; Isole d’Asia scritte sulle coste ; Isole d’ Africa scritte sulle coste. — l>- Coste dell’ Asia Minore e della Siria, -r-C. Coste dell’ Africa. SEZIONE A. ISOLA DI CIPRO CONTINUAZIONE DELLA ISOLA DI CANDIA E DI QUELLE INTORNO A CANDIA SEGUITO DELL’ ARCIPELAGO S l CIPRO <*>, I. s. andrea C. Sant’Andrea marmora (3) ..... scordili W Cerina? Porto di Keraun? (’) Cominciando dalla punta di levante, verso Alessandretla. (J) Scritto per lungo. (s) Scritto infuori, ed a rovescio. (4) Questo cd i seguenti numeri, fino al 6 inclusive, sono scritti infuori, e diritto. ( 107 ) cornaqlo ( cortiaquilo ) C. Corriachito, Kormakilo 5. san ziorzi • • sanbi/anio (1) C. Sani’Epifanio, Salivano trapano C. Trapano BAFFA coru Baffa (3) 10. c. bianco C. Bianco ueclima Mandai iti? piscopia Episcopia c. gauala C. della Gatta LIMIXO Limisso, Limasol 15. galimen Lurin (fiume) maxito Massolo, Mazoto uaxilipos ..... quilo C. ed Isola Chili p. roxa 20. saline Salina s. ziorzi FAMA-GOSTA (4) F.\ MAH OSTA * § 11. CANDIA <5>. (po)licastro Paleocaslro SITRA C. SlDERO 25. spinalon(g).a Spinalunga s. zane C. San Giovanni, S. Zuane (*) I nomi compresi fra il num. 7 cd il num. 22 sono scritti dentro la figui dell’ isola. (2) Scritto infuori, cd a rovescio. (3) L’ antica Paplios. (*) Nei secoli xiv c xv vi dominarono i genovesi. (s) Cominciando a levante, presso l’isola Morena. [rascia CANDÌ A scargador 30. c. /ioni ( 108 ) Punta Fraschia Candia (città) Asterusia, Astrizzi C. Leon, Lionda $ HI. ISOLE INTORNO A CANDIA. (a meriggio) morena farionj cristiana gaideronj Morena, Elasa, Palamida I Farioni Krisliane, Kuphonisia Gaidorunissa, Gaidoro, Calderonis 35. aia-por louo standia ^ (a settentrione) Aiapor (San Paolo) (,) V Ovo Standia $ IV. ARCIPELAGO &ì cristiana santorini 40. nanfio serpe stimpalia plana Christiani, Askania Santorini (4) Namfio, Anaphe Serpe Stampalia, Astypalea Isola piana (’j Isololto sito rimpetto alia punta omonima di Candia (5) Scritto di fianco. V. Tav. vi, num. 283. (j| Da giù in su, fino al num. 54. (*) L’ antica Thera. i conupi 45. za frana placida scrofa porceli dcuonia 50. staq(ui)da canj caxio scarpanto saxi a 55. rodo (1) lendego (2) simie (3) limonia carquj C0. piscopia gira uero (4) nixari {5) lenxidra G5. cirana lango caura calamo Iero 70. palmoxa ( 109 ) Kunapi Zafrani, Safrani Placa Scrofa, Scrova Porcelli Deonia Stasida Guardi? 1 Fratelli? Caso Skarpanto Salea, Skarpanton Rodi, Rliodes Lindo ( nell’ isola di Rodi ) Isola Symi Liinonia Karki Piscopia Jalli, Gali Orah, Orak Niciro, Nisari Madona Scerny, S. jiovanni di Scerny Kos, Co, Stanco, Lango Capra, Kappari Calamina, Calymnos Lero Patinos, Patino (’) Scritto nell’ interno. (2; Scritto in fuori. (5) Da su in giù , fino al num. 61. (4) Di fianco. (s) Nuovamente da su in giù, fino al num. 73. f ( no ) cinara Zinara, Kinaro leuita (,) Levita lanera (2) Candì? policandro (3) Pholegandros 75. caridia Karo, Cliero sitino Sikinos nio Nio, Jos mergo Amorgo draconici Draconisi, Drako, Tragon 80. tenoxa Stenosa, Lelandros stopodia Stapodia nicaria Nikaria, Ikaria fornoli Fumi samo Samo, Susam-adassi 85. gatonixi (4) Agalhonisi, Gaidoro fermaco Fermaco, Ferinaco mandria Mandra, Mendrilia, Nacri corxi Corsee? % V. ISOLE D’ASIA SCRITTE SULLE COSTE. la roxa Rothea 90. lagiua Kara-agagi, Linosa kastelo ruzio Castellorizo coreuti Isola della Baia d' Assar , San Giorgio? cacano Kakava agiopendi Rasciat C) Di fianco, a sinistra. (s) Di fianco, a destra. (3) A rovescio, girando la Tavola, fino al num. 8-i. (') Di fianco, sino al num. 88, fra Samo e le coste dell’Asia Minore. ( 111 ) 95. san grigori Hagios Gregorio san nicollo Hagios Nicolò olino olive papadora Papadula scoio prouezal Porto ed Isola Provenzale S VI. ISOLE D' AFFRICA SCRITTE SELLE COSTE. 100. y. de galata Isola Kaleka y. di colombi Isola Palumbi SEZIONE B. COSTE DELL’ ASIA MINORE E DELLA SIRIA § I. ASIA MINORE. COSTE OCCIDENTALI ALTOLUOGO G. HyPSIL! [igeila Figela, Zille? demoniaire Tomatìa 105. p. coxino Porto Isene (J), Baia Basilicus( 1 (1) In greco significa: alto. (-) Cosi nei Cataloghi inglesi. Forse l’antica Coscimis. (*) Dalla Carta della Marina Francese elei 1865: Bassin Orientai de la Mer Mediterranee. ( 112 ) PALATIA BALAT. P.U.AC1A (1) gippo Baia Alanguli? melaxo C. Melassa, e Baia Jasus, Castel Marmar a (2). canat C. Karabaglar HO. agnel Angeli (3), Sant’ Angelo COSTE ME1UDIONAL1 (CARAMANIA E PICCOLA ARMENIA) crio nicolo C. Krio (4) mexi Messi (5) sanpollo Hagios Paolo , Hylluala p. malfitau Porto Cavaliere, Aplothika (6) 115. statea L’antica Stadia ancolitan . .....(8) (*) Allo sbocco del Bujuk Mainder (1’antico Maggiore Meandro). Da questo luogo piglia nome il Golfo di Balat. I nomi di Bvjuk e Cuciuc, assai frequenti nei paesi turchi, valgono: maggiore e minore. Così Cuciuc Meinder : Minore Meandro , ecc. (*) In antico: Mylasa ed Jasus. Il Golfo poi di quest’ultimo nome e l1 altro che s’intitola da Balat si confondono in un solo che appellasi di Mendeliah. (3) L’antica Tlieangela, presso Budrum (ant. Alicarnasso, nella Caria). Fra Agnel e Crio Nicolo vedesi nell’ Atlante Luxoro delineato un golfo senza nome, che però è la Baia di Kos o Stanco. Pietro Visconte lo chiama Golfo di Erenzi, il quale nome sembra derivare dall’ ant. Elaeus, nella Doride, ed è conservato nella vicina isola Eieusa; come 1’ altro nome della stessa isola Barba Nicolò conserva presso a poco I’ appellativo medio evo di San Nicolò del Crio. (4) L’antica: Cnydus. V. nota precedente per l’isola vicina ed omonima. (5) L’antica Tliermessus; o forse meglio llamaxitos. (6) Già Porto Amalfitano. (7) Da questo luogo derivò il nome del Golfo di Stadia, o Strasia, citato negli antichi Portolani, ed oggi detto della Doride o di Simy, dall’ isola omonima. (8) Già Porto Anconitano. I traquia fissco la roxa 120. lugiua prc'pia g. de macre MACRE sete caui 125. lapatera Icastelo ruzio coreuti cacauo stamiro 130. finica p.° zenoueze zirpast agiopendi (5; ( Ho ) C. Aspro C. Fisco e Baia Marmorice Rolliea {ìsola) e C. Kapnia? Kara-agagi, Linosa {isola) e foce del Quingi. Prepia e foce del Keughez Golfo di Macri Macri Sette Capi, Jedi-Burun (2) V antica Patera Castellorizo (isola) Isola della Baia d1 Assar, di San Giorgio? Kakava (isola) Dembre? San Nicolò di Mira (3) Finika, Phineka (capo e baia) Porto Genovese (4) Tekrova Rasciat (isola) (’) Trachis, in greco, vale appunto: aspro. {-) Versione tarca del nome italiano. È l’antico Mons Cragus. (3) L’antica Alyra, o Myrrea; donde i genovesi, nel 1098, presero le ceneri di San Giovanni Battista. (4) Questo Porto, nonché gli altri Amai filano, Anconitano e Provenzale, ricordati ai num. 103, 105 e 140 (ai quali in altre Carte si aggiunge eziandio il Veneziano) ed il Castel Lombardo (num. 129), sembrano indicare i varii scali frequentati rispettivamente da questi popoli nel recarsi alle Crociate. Notiamo ancora due avvertenze a riguardo del Porto Genovese, cioè: 1.® Che il nostro Atlante lo pone per errore a ponente del vicino Capo figurato, senza denominazione, ma che è il noto Chelidonia, mentre al certo è a levante del medesimo verso il Golfo di Satalia ; 2.° Che il suo nome vive ancora nella Carta della Marina Francese del 1865 e nell’Enciclopedia Geografica del Falconetti; mentre le altre Carte vi sostituiscono appellativi diversi, come: Janartasce, Deliktasce, Baia durala, ecc. (s) Cioè : Santa Tristezza. ( m ) SATALIA \ 35. solatia uccida san grigori san nicollo candeLoro kastel lombardo 140. ANTIOCETA calandro stalimure sequino oliuo 145. spurie crionaro palopolli papadora p. caualiei' 150. scoio prouezal p. pim (6) labagaxia zanido CURCO (’) Eski, in turco, vale: vecchio. (*) Al di qua de! Kara-burun (3) Al di là dello stesso Capo. (4) Quivi si riscontra tuttora vivo l’antico nome in Sighy. La finale dai altro non indica che corso d‘ acqua. (s) Alla foce del Selef. (6) Già Porto dipinto. (’) Dal Keller. (8) Entrambi siffatti nomi sono espressamente assegnati a questo luogo dalla Carta della Marina Francese del 1865. (s) Questo fiume passa per Selefke, l’antica Seleucia; onde Marin Sanuto lo chiama : Janicum Salefum. Satalieh, Adalia ( Hagios Nicolò (isola) w Candeloro, Alaja L’ antica Antiochia ad CrKgum Karadran C. Anamur Sighy-ciai {fiume) (4> Olive (isola) Kisliman-Burun ? .....( fiume) Porto Kelindreh Papadula (isola) C. Cavaliere Porto ed Isola Provenzale (5) Porto Clemente (7) Lingua di Bagascia, Lissan-el-Kabeh <8\ Ghiuk-SOÌ (fiume) ^ Korghos \ 55. p. bombilico lamo lorxo adena mallo ■160. mahnislro p. palli LAI AZ A mo(ii)te gaibo g. de caramilla 165. alexandreta bonel raxacamzir SOLDINO p. ualo ( HS ) Aiak, Ai asce, Jusce Lamas Foce del fiume che passa per Tarso (1) Foce del Seihun (2) Porto Mallo? (3) Gihun {fmme) e Missis Porto Atipali? <51 Ai asso, Aias <6) Dernir Capu (7) Golfo di Alessandretta. della Ghiccia. Alessandretta. Iskanderun II. SIRIA. (8) Ras el Kanzir w SuiDIN, SUEIDIF.H <10) Baia Kessab (H) (’) Questo fiume è 1’ antico Kydnos. (2) Tale fiume passa per Adana. (z) Ant. Mallos. (4j II fiume è l’antico Pyramos; la città l’antica Mopsucste e la medieva Mamistra, espugnata dai genovesi nel MIO. (s) Già Porto della Paglia. (6) Ant. Issus. C) Cioè : Porta di ferro. (8) In altri documenti: Porto Bonello a tramontana d’^lraw. (9) Cioè: Capo di porco. V. la stessa denominazione in Sicilia (Tav. V, num. 126) (,0j L’antica Seteucia Pieria. Ivi presso, sulla spiaggia di San Parlerio, i genovesi attesero, nel 1101 , alla divisione del ricco bottino fatto in Cesarea. V. num. 198. (") L’antico Porto Politisi 170. pasem pocim fexero glorieta LALICIA 175. santalexio zibelle ualinea morgato marcicrea 180. TORTOXA prixon g. de tripolli TRIPOLLI nafim 185. pozio contestabel bordoni ZIBELETO ( 116 ) L’ aulico Paserius Ras el Basait, Buzigi cl) Ladikiek (2) Nahr el Sciobar? (fiume) Gebili, Giabala t3) Banias (4) Markab Marakiah (5) Tortosa . Tartus (6) Makrud? El Kulat? Golfo di Tripoli Tripoli di Sori a , Tarablos (7; Enfeli Ras-esce-sciacca? Schiufah? Batrum (9) Gtkbah. (10) (') Traduzione araba di Gloriatus fuit. (2J L’antica Laodicea, acquistata da Bocmondo I, principe d’ Antiochia , nicrcè i soccorsi de’ genovesi, i quali vi ebbero poscia Consolato e fondaco. (3) L’antica Gabale; e Gibello il grande, o maggiore, nel medio evo. Fu espugnata nel 1109, dopo otto anni d’assedio, da Bertrando conte di Tolosa e Sant’Egidio, mercè l’aiuto di una poderosa flotta genovese comandata da Ugo ed Ansaldo Embriaci. (4) Ant. Balanea. (5) Già città di Maraclea. (6j L’antica Ortliosia. Fu espugnata dai genovesi nel 1102. (7) Fu assalita e conquistata dai genovesi nel 1109, in favore del Conte di Sant’Egidio, che loro ne concedette la terza parte con privilegio del 25 giugno stesso anno. (*) Castrum Rogerii Constabularii, nei documenti del medio evo. L’ ebbero i genovesi in dono col privilegio testé ricordato. (9) L’antica Botrys. (10J L’antica Byblos; Gibelleto e Gibello minore, nel medio evo. Fu espugnata ( H7 ) fini cano Fiume Kelb. Nah.r el Kelb BARUTO (2) Berito. Beirut, Bayiut damor Ras Damur Z AITO '3) Ì5AIDA sur a fendi Ras Sarafend, Sarepta (l) SURO Sun, Tzon (5) cauo bianco G. Bianco, Ras el Abiad ACRE Akka (7 carimelo Monte Carmelo listel pelegrim Athlit « zexaria Kaisarieh arzufo Arsuf (10) dai genovesi nel 1103, c donata col summentovato diploma alla Chiesa metropolitana di Genova. L’ebbero poco appresso in feudo gli Embriaci, unitamente alla investitura d’importanti diritti a Laodicca, Antiochia e Solino. (’) Kelb, traduzione araba di cane. V. in Sicilia: Ras al Kelb (Tav. i. V. n. M3). (3) Fu espugnata nel 1110 dai genovesi, che si ebbero un Consolato, e vi godettero ampie libertà di commercio. (5) L’ antica Sidone. (*) Già Caput Sancti Rapliaelis. (5) L’antica Tyrus. Per diploma del 5 marzo 12G4, Filippo di Monforte, Signore di Tiro, concedeva ai genovesi l’esenzione di alcune gravezze e la diminuzione di altre, una terza parte del reddito della Catena del porto, e la facoltà di avere in Tiro curia particolare, chiesa', forno, palazzo, loggia e quattro banchi di cambio. (6) Traduzione araba di Capo bianco. (T) L’antica Ptolemais, poscia Accon e San Giovanni d'Acri, cui i genovesi espugnarono nel 1103. Caduta in potere di Saladino nel 1187, la riacquistarono i crociati nel 1191, ugualmente soccorsi da’nostri i quali vi godettero quindi redditi e possedimenti cospicui fino alla seconda metà del secolo xiii- (8) Athlit, in arabo, vale: errante. (9) L’antica Caesarea Stratonicea. Nel 1101, i genovesi, comandati dal prode Guglielmo Embriaco, se ne impadronirono in favore del Regno di Gerusalemme, e ne ebbero poscia la terza parte in proprietà. (,0) Fu aneli’ essa espugnata dai genovesi, i quali ne furono rimeritati come per l’impresa di Cesarea. 9 T 200. ^lAFFO kastel beroanlo scaiì olla gazava botrom 205. berlo g. ile rixa ( H8 ) Jafa , (jIAFFA Porlo Yebnah? Askulan, Ascalona (2j Gaza, Guzzeh Ras el Markhab? Re fali ? Golfo di Larissa, el Harisce SEZIONE 0. COSTE DELL’ AFFRICA (3' stagnom vacale asero favamida 210. DAMIATA flu-me de damiata CAIRO c. de le brulé (’) L’ antica Joppe. I genovesi frequentavano il suo porto molti anni avanti delle Crociate; e vi ebbero poi una strada particolare, e parecchi privilegi per F esercizio dei loro commerci. (’j Fu espugnata dai genovesi, nel 1099. (5) Cominciando da oriente, ove si continua colla Siria, e così dal principio dell’ Egitto fino a C. Luco. (*) A questa Bocca di Damietta (Nilo), il dì 8 maggio 1250, Luigi ìx di Francia fatto prigioniero e tradito dai saraceni , veniva liberato da balestrieri genovesi. Lago Serbon, Sabahel Barduil Ras Kasaron, Monte el Kas, C. Kakazoim. Farama, Bocca d’Omfarege? Damietta Bocca di Damietta (4) Cairo , Kahira C. Bruìos, Burios ( 119 ) BABILONIA Cairo vecchio 215. stu-riom Puah fiume roxeto fiocca di Rosella (Nilo) bichieri Punta d' Abukir san marco ALESANDRl a Alessandkia 220. monester aquj Marabut (ore de iarbi Torre degli Arabi, Abusir g. de iarbi Golfo degli Arabi earoberio Punta Gemeima? rippe albe Punta Prahul 225. g. de raxori Golfo di Gatta, G. Kanais raiba Al-elf-bu-samiah? rasamixar Ras el Kanais? Ras el Monseid? y. de galata Isola Kaleka, de’Cavalli lagosegio Golfo Busciaifa 230. laguxi Ras el Harzeil? Ras Halera-rum? p.° albertom El Barelon, Porto Maddrah, Porlo Omrakun W. y. di colombi Isola Palumbi, Istraida, Isciaila? carbo Murkan, Ras Omrakun cassales Esmar? Punta Inkhita? 235. sallome Sollume po(n)ta de rameda Ras Bulau ? p.° saloni Golfo Sollume, Al Milhr ^ p.° mosolomar Bada di Su, Soliman, Porto Bardiah cauo de luco C. Luco, Ras el Milhr, el Millah 240. LUCO Luka , Luco. Alleai et Milhr? (*) Ant. Paraetonium. (*) Ant. Selinus. ( 120 ) TAVOLA OTTAVA IN THE SEZIONI A. Coste d’Europa: Stretto dei Dardanelli, Mare di Marmara e Canale di Costantinopoli (Romania o Tracia) ; Mar Nero (Segue la Romania ; Bulgaria o Dubruscia; Comania; Gazaria); Mare delle Zabacche, ora di Azof (Segue la Comania; Zichia) — B. Asia (Segue la Zichia ; Avogassia ) — c- Asia Minore : (Dal fiume Rion al Bosforo ; Canale di Costantinopoli, Mare di Marmara, Stretto dei Dardanelli. SEZIONE A. COSTE D’ EUROPA S I. STRETTO DEI DARDANELLI, MARE DI MARMARA E CANALE DI COSTANTINOPOLI. ROMANIA 0 TRACIA I. GALI POLLI smziorzi Gallipoli Monastero di San Giorgio Peristi G. Ganos Stretto d’ Abydos, Ellesponto polistro longum 5. anido RODOSTO • • • • solonb COSTANTI NO POLLI IO. PERA ( 121 ) Ruisto , Rodosto Ehaclia, Ererli Selivri, Silivri Costantinopoli Pera (*) malatra o midie STRI GETI gatopolli (5) § II. MAH NERO SEGUE LA ROMANIA Malathia, Malatrah C. Midiah , Midiah-Burun Baia Iniada Ahteboli (’) Ant. Selymbria. (*) L’ebbero i genovesi, por concessione di Michele Paleologo, intorno al 1261 , e la perdettero nel giugno 1433, in cui se ne impadronirono i turchi. Nella Carta del 1351, ed in altre molle, su Pera vedesi raffigurata la bandiera genovese. Ivi risiedeva il Podestà inviatovi da Genova, come Capo o Vicario di tutto 1’ Impero di Romania, ossia dell’ Oriente; ed ivi ancora sorgono la torre e gli avanzi delle salde mura edificatevi da’ nostri. Ugualmente nella Moschea, già loro chiesa, intitolata a san Michele, esistono tuttavia numerose epigrafi mor tuarie con istemmi di famiglie. Nei Bosforo, presso a Pera, e precisamente nel punto ora detto Bescictasce, correndo il 1352, Pagano D’Oria , ammiraglio di CO galee genovesi, sconfisse i greci, i catalani ed i veneti, e tolse loro 50 legni. (3) Come fu già detto nella Introduzione (pag. 16), pel Mar Nero ci giovò molto la Memoria del eh. Muralt (Le Colonie del Mar Nero, ecc., nel voi. vi delle Memorie della Società Imperiale d’ Archeologia di Pietroburgo, an. 1852). Riducemmo però alla nostra ortografia il modo ili scrivere i soliti scia, eia, ecc., della lingua tedesca in cui la Memoria è distesa. Nel corso del lavoro ci avvedemmo anche con piacere, che già aveva adoperate norme somiglianti il eh. ellenista prof. Miìllcr nella sua accurata traduzione del lodatissimo libre dell'Heyd sulle colonie commerciali degli italiani in Oriente. (*) Giusta 1’ asserto del Balbi, il sig. Alexandre trovò ancora al Capo Midiah delle fortificazioni genovesi. (s) Da Agathopoli, in greco: buona o forte città ( 122 ) 15. ueroico Vassilikos , Vassicos axine Esmo? C. Zailan? GIXOPOLLl SlZEBOI.l sccifìda Punta di Gingam , Tscingam- Eskilessi. s axilla Ali iuli? 20. polo Burgas, Pergas, Percus (e sua baia) MEXENBER MlSIVRI lemano C. Emineh, Emineh-Burun (2) BULGARIA O DUBRUSCIA . lamica Kiinji (fiume presso il Kara-Burun) gallata C. Calata, Galata-Burun 25. UARNA Va UNA cetrici Già Castrici, Lerici (4) gamma Kavarna, Ekerne caliacra ■* Culiaca, C. Kalakria laxulutico Locilasico, Ilanglik 30. pangala Mangalia , Toniisvara costanza Kustengi, Proslavizza zinauarda Keui-lu? Cj In antico : Mesembria. (’) L’ antico Haemus (Catena del Balkan) che divide la Romania dalla Bulgaria. (’) Nel voi. xi delle Notices et extraits des mss., etc., pag. 65, sotto la data del 1387, si ha un Trattato concluso fra gli ambasciatori del Comune di Genova e del Podestà di Pera da una parte, ed i legali di Juanco signore della Du-bruscia marittima dall’altra. (*) Castello, già di spettanza della famiglia genovese dei Senarega , che lo avea comperato dai tartari. Alcuni mandatarii del Signore di Moncastro se ne impossessarono a tradimento, verso il U55. Cetrici ha il nostro Atlante, ma nella supplica indirizzala, volgendo appunto il detto anno, da Ambrogio Senarega a’ Protettori di San Giorgio, è scritto: Castrum quod illicis nuncupatur (V. Atti, voi. Ili, p. cxii). ( 123 ) groxeo (1> strauico S travico 35. laspera Bocca Porticia , Porlicia-Bo- ghazi (2> san ziorzi Bocca San Giorgio, Kedrille-Bo- ghazi, Kas elias fidonixi isola de’Serpenti(4), Ilan-Adassi solina Suline-Boghazi W licostoma Kilia-Boghazi w COMAMA (piccola TARTARI A : MONGOLLI DEL KIPCIAK) 40. falconare Hermonax? Alebey ? C. Balaban ? m.° castro ^ Ac-Kerman, Bialogrod (8) flordelixe Fice? Physea? zinestra Dniester (9) (’) Dal greco Krossai (merli di mura a dilesa). Il eh. Muralt pone a questo luogo 1’ attuale Stros, nel Canale di San Giorgio del Danubio ; ma parrebbe troppo lontano. (*) Boghazi (canale, bocca o stretto di mare) è nome che si trova assai di frequente adoperato nei luoghi signoreggiati dal Turco. (5) La foce meridionale del Danubio. (4) Versione italiana dal greco, che si usa ancoia in qualche Carta. (s) Bocca di mezzo del Danubio, e la sola ora navigabile. (6) Bocca (in greco: stoma) settentrionale del Danubio. Ivi era un castello e Consolato genovese. Nel Cartolario della Masseria di Caffa pel 1382 (Archivio di San Giorgio), fol. 475 verso, si legge sotto la data del 2 settembre: Castrum lìcostomi clcbet nobis prò uno cambio salvo in terra nobis misso ad solvendum per petrum embronum consulem dicti castri, etc. C) Cioè: Moncaslro, Maurocastro. (®) Cioè : Bianca città. (”) Questo fiume in altre Carte dicesi Turlo ed alla sua sinistra è la moderna Odessa. barbarexe 45. buono elexe pidca caìroca cj. de nigropilla (5' ( 124 ) Bercsan Bug (fiume, e suo sbocco) Dnieper 121 Hilaa, Iliie <3> Cicovium? Ciagar? Kuguzagar? Golfo di Perekop, Kerknit GAZARIA (6-PENISOLA DELLA CRIMEA O TAURIDE 50. groxida C. Kurmal? (7) la golia (8) ..... uarangolime t9) Porto Akmecet (’) Piccolo fiume, con isola al suo sbocco nel Dnieper. (*) Questo fiume trovasi appellato, nel medio evo, non solo col nome di Ellexc, Elice, ecc., ma anche Lussom e Lossu. Ssu, in mogollo, equivale appunto a fiume. (!) Penisola, che finisce nel Kinburn, rimpetto all’isola Tcndra. (4) In Pietro Visconte leggesi invece: Curuluzza. (s) Nigropilla (cioè necro-pi/lai) vale: Porte della morte ; nome assai adatto a questo Golfo, pel suo pericoloso ingresso. È 1’ antico Sijnus Carcinites. (*) Così denominata dai popoli invasori, Gazari o Nazari. (7) Punta, o lingua di terra, presso Otar. Groxida, o Grosea, come abbiamo già detto (V. num. 33), significa merli posti a difesa di passi strategici; e tale appunto è l’ingresso della Crimea. Forse questi erano i vestigi dell’antico muro di Assandro (Leleuel, loc. cit. )• (*) Questo nome, scritto nell’interno ed al settentrione della Penisola, è il ricordo degli antichi Goti, i quali di qui partirono per le loro migrazioni all’Occidente ; e vuole specialmente indicare la regione montuosa da Cembalo (Balrclava) a Soldaia (Sudak). I genovesi aveano fatto della Gozia un Capitaneato. Nell’interno della Penisola era anche Solcati, o Sorgati, ove risiedeva il Bey de’ tartari (mogolli), dipendente dall’imperatore del Kipciak. Ora questa città, o borgo, appellasi Eski-Crim, cioè Vecchia Crimea. (9) Limeu, o Liman, è voce greca che vale Porto, ed in queste parti specialmente: Lagune, o Laghi paludosi. Fors’anche ha analogia coi nomi italiani n I roxofai eveniva 55. sai-ine feti earamit (3) CREXONA sì-nò ano 60. sanlodaro già PAGROPOLLI lustra scori ^ Q5 SOLDA1A megano ( m ) Zschukur C. Tarkan? To-kerpan? Kozlof, oggi Eupatoria (2) Saline ( stagno salato ) C. Lucul? C. Katcia? Kerson . oggi Sebastopoli <4) Balaclava, Balyklava (5) G. Aitodor (San Teodoro?), Inkermann. Bada .falla (6) Pabtnik Aluci, Aluscela (porto) Uscut, Uskiut SlJDAG j SUDAK (9) C. Meganop, Dgamen, Meganome di Lama, o Lame, che sono laghi frequenti nell’ Appennino; così Varangolimen sarebbe la ricordanza di un antico stabilimento dei Varanghi o Varegui russi. In giro al Mar Nero noi troveremo d’ora in poi somiglianti accenni di popoli, gli uni cacciati dagli altri; donde la causa delle grandi mutazioni di nomi, ed anche utili indizi per la storia di queste migrazioni. (*) Punta, o lingua di terra; forse stabilimento di popoli russi. Anche presso alla Tana era un Casale de’ russi. , (*) Ant: Karkinites. (3) Nelle Carte del medio evo è per lo più scritto Calamita, da calamos (canna, canneto). Oggi, un po’ più entro terra, sorge Kalumbeteli. (4) Nella Baia di Achtiar. Nondimeno le Carte francesi segnano anche al presente, innanzi di Sebastopoli, un Capo Iiersonese. (s) L’ antica Portus Symbolorum-, e, per lo più Cembalo nel medio evo. I genovesi aveanvi il proprio Console; e la Carta del 1351 rappresenta codesta città colla nostra bandiera. (6) L’ antica Lagyra. (7) Lusla , nei documenti genovesi dell’ Archivio di San Giorgio. (") Meglio Scuti, come in Pietro Visconti. (9) Consolato genovese, nel medio evo. caltra (l) G-AFFA coce (3) 70. ciprico caualari aspromiti UOSPRO pondico ( 120 ) C. Kiatlauia? Gaffa (porto) (2) Tusla, C. Ciauda? Kara-burun Tascil-Burun <4>, C. Takli Nymphaeon (5) Reuce Cerco Pandico (7) (’) In altre Carte : Caletra. (*) Quivi risiedeva il Console cui Geno^ spediva ogni anno a soprintendere al governo generale della Penisola di Crimea e delle Colonie del Mar Nero. Nella Carta del 1351, e così in quella catalana del 1375 ed in più altre, sventola su Calla la bandiera dei genovesi, i quali ne vennero al possesso verso la fine del secolo xm, e ne furono spogliati dai turchi volgendo il -1475. (3) Forse abbreviatura di Conestaxe, segnato distesamente in altre Carte, e forse anco ricordo della famiglia genovese dei Conestagi. Tra Caffa e Conestaxe, Pietro Visconti ed altri pongono Zavida, rispondente alla odierna Kazoka. (4) Capo al principio dello Stretto, o Bosforo. (s) Sul Kamisce-Burun, entro Io Stretto di Joni-Ivalé. (s) Già città, che desumeva il nome dalla sua posizione nel Bosforo Cimmerio, come si chiamava lo Stretto di Jeni-Kalé. Nel medio evo era sedo di un Console Genovese. C) Antica Panticapea, presso l’odierno Jeni-Kalé (cioè: Nuovo Forte). ( 127 ) SUI MAKE DELLE ZABACCHE ORA O' AZOF. SEGUE LA C('MANIA Perekop (1) Laghi salali (2J (3) ZICHIA OGGI CIHCASSIA sanziorzi Kossa Fiedowa, Thcodova. di Theodosia (4) lena de gospori (5j Punta Pisanaria, Birustkaia (’) L’Istmo che chiude la Penisola di Crimea. Pereìcop, in russo, vale: fossa scavata; ed ha perciò il significato medesimo del nome antico Tapliros e del medio evo Sesscam, dal greco scamma (fossa, trincea, riparo, nell’istmo, a difesa della Penisola1). (5) Sulla Costa, presso Genithey. Fin qui, secondo la Carta del 1351 (il cui fac-simile scrive per errore Loman), giunge la Comania, e comincia la Zichia; ed il punto di divisione sarebb • nel Liman o Laguna Molotscena, oppure Molotscie-vodi. ( Voda, in lingua slava, significa acqua). La foce del Molotscena si vede di fatti figurata nel nostro Portolano fra i nomi di Chumania e Saline. (3) Come i Kazari aveano preso il posto dei Goti nella Tauride, e gli Zichii (di già nominati in Costantino Porfirogenilo) si erano stabiliti all’ oriente del Mar Nero; così nel luogo, che ora si appella Russia meridionale, stabilironsi i Comani e quindi i Patzinaci o Bucinaci, scesi dalle rive del Volga, e forse di un medesimo sangue coi primi. Ad essi poi succedettero i russi ed i tartari (mongolli). Ora di questo estendersi, incrociarsi e restringersi di popoli siffatti all’ intorno del Mar Nero, serbansi tracce nei nomi. (*) Kossa, nome slavo, che vale: Punta, o lingua di terra; il qual nome di Punta, noi d’ ora in avanti, sostituiremo a quello di Kossa, che s’incontra in altre Carte. (s) Il nome medievo di Lena, equivale a lingua di terra, o punta. (B) A ponente della Berdianska. 75. sesscum sedine chumania ( 128 ) 80. porteli Golfo Solonenskoi, Rada e foco del fiume Berda, Berdianska 1,1 pollonixi Punta Berdianska (2) pollastra Punta di Bielosaraik papacomj Punta Krivaja roxo Mius (fiume) 85 C AB A RD I Punta Sgmiìnowskaia (*■) p.° pixan L’ antico Porto Pisano (5) ..... (6) • • • • • magromixi Siniavka ^ (’) Ovvero la Punta più vicina allo sbocco del fiume. (5) La finale nixi richiama un isola. Difatti a questo luogo la Carta turca ne segna una piccola col nome di Balano, che ben si identifica col nostro Polon-nixi. (z) Da non confondersi col fiume Kalmius, che è più a ponente e di là della Punta Krivaia, presso Mariopoli. .» (4) Sulla Penisola del fiume Mius. Qui poi si ha la vera posizione ed insieme il ricordo dei popoli Cabari nominati da Costantino Porfirogenito. (s) La sua posizione è presso a poco quella del moderno Taganrok. (e) Qui il guasto considerevole dell’ Aitante non ci permette di leggere, dopo il nome di P.° Pixan, quello di Tana (ant. Tanais), celebre porto medievo alla Bocca del Don, ov’era un Consolato Genovese. La Tana era posta non già sulla riva sinistra di tale fiume, ove sorg- l’odierna città di Azof; ma sulla destra, e precisamente sul ramo settentrionale del fiume stesso, a cinque miglia dii suo sbocco nel mare, tra Siniavka e Nedvigovda. C) Allo sbocco del Don. ( 129 ) SEZIONE R ASIA SEGUE LA ZICHIA Punta Kasaluikskaja (1), ossia di Kasaluik. Punta Dolgaia, Galancia-Burun Akhtar, Baklitar, Akhtar-limen, Bei-sug-skoi-limen (4) Resce [fiume), Bei-su, Bei-ssu • • • • • Foce del fiume Angaly Azgiuez, Aczuew, Czornoi-Pro-tok W kUBAN (fiume), KiIBANtSU-Y (6) (’) Skaia non è che la solita desinenza grammaticale russa. (2) Pietro Visconti e Battista Genovese scrivono: Bacinachi. Onde vi fu trovato un riscontro storico dei Bacinaci più sopra nominati, e predecessori dei Cornarli nella invasione di codeste regioni. (3) Altri ha : Lo tar. (‘) Cioè: Laguna, ed una delle bocche del Besce. (5) Alla foce vecchia del Kuban, ossia al ramo nero (Kara-Kuban) dello stesso. (6) L’ altro ramo del Kuban (Kuban-ssu-y) ; il Limitai Copaides di Niceforo, donde i genovesi recavano a Costantinopoli grani e pesci salati. E però, secondo il giusto rilievo dell’ Heyd, sono a correggersi gli storici nostri, i quali scambiarono codesta località col lago Copai della Beozia. Sul fiume poi ve-deasi la città medieva Coparium, ove trovavasi pure un Consolato Genovese. Ora vi è Kopy. zachai'ia 90. bexencim (2) lotal W PEXO sanziorzi locicopa 95. locici COPA f c. croxie MAT-REGA mapa 100. tri nixe m.° (mauro) lacho <4) m.a ( inaura) zaquia (5) p.° zorzuquj albazaquia |05. ZAQUIA (7) (’) Già Capo di Croce, all’entrata dello Stretto di Jeni-Kalé. Il nome di C. Kamennoi s’incontra nelle Carte francesi. (*) In Costantino Porfirogenito si nomina Tamatarca, nella Penisola di Taman, presso l’antica Fanagoria. La famiglia de’ Guizolfl pbbe per più secoli la signoria di Matrega (V. Atti, voi jv, p. cxxvn e cclvii). Così anche nello Stretto del Bosforo Cimmerio aveavi da ambe le parti signoria genovese : dal lato d’Europa il Vosporo col suo Consolato; da quello d’Asia Matrega, di cui spesso fanno parola i nostri documenti. (*) Fortezza russa, cd isoletta rimpetto al Porto di Ghelengik, Bruink Limen. (4) Cioè : Lago nero. (*) Altre carte hanno: Zichia. È questo un ricordo degli antichi Zichii e di tutto il loro distretto; e più specialmente quello di un loro stabilimento, distinto col nome di nero dall’ altro che segue ed appellasi bianco. Degli Zichii e de’loro costumi, scrisse il genovese Giorgio Interiano (V. Della vita de' Zichi, altrimenti Circassi, a M. Aldo Mauutio Romano; nel voi. n Delle Navigationi ecc., del Ramusio, Venezia, 1606). È noto che questi popoli, come i precedenti Co-mani, i Croati ed altri slavi, distinguevano i loro stabilimenti con siffatte denominazioni; le quali equivarrebbero a grande e piccolo, vecchio e nuovo, luogo d'origine o di partenza, d’arrivo o d’immigrazione. Così vedemmo il nome di Maurocastro invertito nello slavo Bialogrod (ossia città bianca), a seconda delle genti succedutesi nel possedimento del luogo medesimo. (‘) Questo nome e i due precedenti di Sutsciali e Subasci, sono desunti dal Keller; e per la loro posizione sembrano ben rispondere agli antichi del nostro Atlante. (’) Questo nome non indica già un luogo particolare, ma il termine del distretto della Zichia, appunto come fa la Carta del 4351 por le varie provincie, e come già vedemmo praticato nel nostro Aitante per rispetto alla Golia (num. 51). Qui difatti comincia l’Avogassia, ossia la regione dei popoli Avogaxi, od Abasgi, i quali lasciarono appunto il loro nome alla odierna Abkazia. C. Kamennoi (1) Tmutarakan (*) Anapa (porto) Sugugiak, Sugiuk-Kale <3) Porto di Ghelengik , Gelenscik Subasci Sudsach, Sotscia, Subasci G. Zeghi m # ( 131 ) avogassia cuba gusto (2) aiaco cacari HO. giro (4) pczonda c.° buxio firn nicofia SAUAST OPOLLI fi5. cicaba gotto tamanxa corobendi negapomo 120. lipotemo LOFAXIO ( ABKAZIA E MIGREM A ) C. Mainai Kentcili ? Pisunta, Bitsciunla, Pitziunta (5> Sukuin-Kalé (baia) W Fiume Kodor, Kodon C. Iscuria, Isguriak (7) Marmar {fiume), Ciais? Mokogo (fiume), Kadonat? EclìOtii ? (fiume) Kiemghel (fiume) Engur (fiume) Chobi (fiume) W Hion, Fasi (fiume) (9) (’) In altre Carte: Cavo di Cuba. (’) In Pietro Visconte: Casta de Avogasia. (®) L’ antico Isis. (4) La Carta del 1351 figura qui quattro fiumi, cioè: Custo, Laiazo, Cacari e S. Sofia; dopo cui viene Giro, rappresentato a foggia di Punta o Capo. La Carta del Keller segna invece due fiumi tramezzati da un Capo, coi nomi seguenti: Fiume Kamialiar, Capo Ardler, Fiume Kencili. (*) L’antica Pitliiunta, nella Colchide. (*) Odierna fortezza russa. (’) L’antica Dioscurias. Consolato Genovese, spesso ricordato sotto il nome medievo nei documenti dell’ Archivio di San Giorgio. Si avverta di non confonderla coll’ odierna Sebastopoli. (*) Questi luoghi (num. 115-120) vedonsi figurati come fiumi, ad eccezione di Cicaba, nella Carta del 1351. (*) L’antico Pliasis, con cui si termina l’Avogàxia. ( 132 ) SEZIONE C, ASIA MINORE S I. DU. FIUME IIION Al, liOSFORO san ziorci Gorgi, Viiuy lonna (1) Batum (porto) gonea fiunieh 125. c. uxa Vitzeh sentina Atina laxia Forte Laros? rixo Rizeh, Irizeh (porto) stilli C. Fugii ? (2> 130. sormena Surmeneh medan C. Heraclia? (3) TRABEXONDA Tremsonda, Tarauisin (porto) W platena Platana (porto) giro C. Joros 135. uiopolli Fol, Skiefìe laitos Elchii, Kara-burun TRIPOLLI Tripoli, Treroli . Tireboli zefalo Zefri (') In Pietro Visconti e nella Carta precitata del 4351 si legge invece: Vati, o Lo Vati. (*) Dal Keller. (!) Dallo stesso. Il nome antico di Medan, come quello di Laxia (num. 127) ed altri registrati nel nostro Atlante, mancano in parecchie Carte del medio evo. (4J Con bandiera genovese, nella Carta del 1351. Ivi infatti i nostri aveano un importante Consolato. ( 133 ) giraprmo Bugagiàk-Tasci 140. CIRISOND/v IvERASUM, K[RESSI;S fl) omidoe C. Poslipei? (2) bacar * Buzut-Kuteh (3) sciffi Porto Vona? la uona C. Vona 145. pormon L’ antico Pulemonium UATIZA Fiatsah , Fatsa omnio Unieli, Eunieh (porlo) larmiro Ter meli (capo e fiume) limonia Cercembeh? (l) 150. lurio Gescil Irmak (fiume) (5) SIMIXO Samsun (porlo) plategona C. Kalem laguxi Kumgiugaz (fiume) M lalli Kizil Irmak (fiume) 155. panigerio Bafira. BalTra caliimo Allagiam? (9) caroxa Ciuerzeh. Glierzeh (porlo SINOPOLLI S inope (c sua baia) ^ ermi ilio C. Ingeh, Ingeh-Burun 1G0. feti Sant’ Antonio? (') L’ antica Kerasus. (*) Dal Keller. (s) Dal Keller. (4) Dallo stesso. (s) Ani. Iris. (6) Ant. Amisum. La Carla del 1351 cd altre pongono qui la bandiera genovese. Il nostro Comune aveavi infatti un Consolalo. C) Dal Keller ; e, come, fiume vedesi figurato nella Carta del 1351. (®) Ant. llalys. (3) Dal Keller. (10) A Sinope aveavi eziandio un Consolato Genovese; e la Carta del 1351 vi rappresenta la nostra bandiera. 10 s tefanio qui noi li ginopolli caramj 165. docastelli cromena tripudili SAMASTRO liiquia 170. portelli THIO pisello mauem PONTERAQUfA 175. nipo limo zagam y.a farnaxia CARPI 180. depotimo c. scilii ( 154 ) Istifan, Istifanes . Apana Kinoli, K inda li Ineboli, Anaboli C. kcfcmpch (1) Dalkalegei, <2) C. Kilimelli A masse» ah (3)? Amastha (porto) c. . . . Bari in ( fiume j Filiias, Filgias . Filbas (v L’antica Psylia. Oxineli? (c) Hekaclka, Bendkk Ehegm llalcbli, Ilaleplu (7) L’antico Lillius (fiume) Sakaria (fiume) (0) Kefken (isola) C. KmpF.ii, Kakpk Scili, Kili (’) Ant. Carambis. ( J Cosi nella Carta 1 urca; c nel Keller Delik-Kily presso Kidros. A Doca-stclli il Benincasa mette la bandiera genovese. (z) L’ antica Amastris, con bandiera genovese in più Carte, e con altro de’ nostri Consolati. (4) Ant. Parthenius. (s) Ant. Thium. C) Ant. Oxina* C) Il fiume chiamato in antico Ilippius? (*) In altre Carte: Lirio. (’) Ant. Sagaris, Sangarius. ( 135 ) ’J II. CANALE DI COSTANTINOPOLI, MARE. DI MARMARA. STRETTO DEI DARDANELLI. algiro cristo (2) ncgodcme 185. trit W raquia PAILOLl ME nichia (7) scellini 190. treichca DIASCHILLO lupeunto lupai (pa)lorm(i) (0) Fanariaki (1) Hersck? Isnikmid ? (3> Buz-Bunin (5) Uraki, Haraki? (imo. KrMMK . (li MF.I.LK Isnik Triglia, Origlia Eskelf.. Iskf.i.i; Lopad, Ulubad Panormo, Pandurma, Penderm'a (*) Fra Yum-Burum, all’ingrosso del Mar Nero, ed Anadoli Kavah [Castello -«Jv. .lanuti, in, 184. Jarnennia, i, 81 K'alolimeua, v , 285. Kasar Pignatar, ni, 270 Kasar Romol, in, 273. Kasar llllo, ìv, 203, Kastel Abati, ìv, 20. Kastelamar, ìv, 13. La Badia, r, 100. Labagaxia, vii, 152. Labena, vi, 55. Labraza, v, 139, 193. Labruca, ìv, 130. Labara, ìv, 227. La Campana, n, 95. Lacantera , 11, 92. La Carenila, vi, 114. La Cntolica, v, 01. La Comitexa, vi, 113. Lacroma, v, 180. Lafara, v, 1-40. Lagia, vi, 39. La Giva, vi, 98, 120. Lagosegio , vii, 229. Lagostica, vi, 42. K Kastel 13crourdo, vii, 201. Kastel Lombardo, vii, 139. Kastel Pelegrim, vii, 197. Kastelo Ruzio, vii, 91, 12G. Kastelo, Sensor, iv. 203. L La Gotia, vili, 51. Lagusta, v, 189. Lagustini, v, 187. Laguxi, vii, 230. Laguxi, vili, 153. Laiaza, vii, 1G2. Laira in, 113. Laite, 111, 172. Laitos, vili, 156. Lalea, vi, 142. Lalenj, vi, 55. Lalicia, vii, 174. Lalli, vm, 154. Lame, vi, 218. Lamo, vii, 150. Lampedoxa, ìv, 192. Lampo, 11, 91. ( 150 ) Li mi rami li, vi, 138. Lemendina, n, 47. Lanca, vi, 292, 305. Lembulo, vi, 10 4. Lanera, v, 232; vii, 73. Lena, in, 108. Langistro, vi, 119. Lena, iv, 5-4. Lango, vii, 66. Lena darmoria, ir, 7-4. Lanica, vm, 23. Lena de Gospori, vili, 70. Laraquis, n, 160. Leudego, vii, 5G. Larcudia, n, 136; in, 105. Lenem, i, 87. Larcudia, n, 179. Lengua, v, 176. Larguer, ni, 1-18. Lengua, vi, 18. Larmiro, vi, 94. Lenxidra, vii, 64. Larmiro, vm, 148. Leocatta, in, 1-4. Larom, i, 95. Lepanto, ìv, 91; vi, 56. La Roxa, vii, 89, 119. Lero, vi, 238; vii, 69. Larta, Lartla, ìv, 86; vi, 31. Lesmire, vi, 146. Larta, v, 127. Leteropolli, vi, 117. Laopinarica, vi, 14. Levali, Levalli, v, 171; vi, 12 La Patera, vii, 125. Levanto, ni, 69. Lapnes, i,233. Levita, vi, 240; vii, 72. Lapstris, i, 235. Levica, in, 190. Laquia, vili, 169. Lexla, v, 165. Laspera vili, 35. Lexna, v, 29. Lastimola, vi, 115. Lczie. V. Locie. Lastura, in, 95; ìv, -4. Licata, ìv, 158. Lasuolla, vi, 38. Licoder, i, 131. Lavona, vili, 144. Licodia, ìv, 224. Laxia, vili, 127. Licostoma, vm, 59. Laxueca, ìv, 214. Lido, v, 8-4. Laxululico, vili, 29. Liexna, v, 192. Lazarola, v, 202. Limacs, n, 117, 190. Lazoara, ìv, 202. Limone, vi, 196. Leban, i, 17. Limixo, vn, 14. Lebida, iv, 211. Limo, vili, 176. Lecie, ìv, 68, v, 5; vi, 6. Limonia, vn, 58. Lelba, m, 181. Limonia, vili, 149. Lemano, vili, 22. Limoxa, ìv, 190. Lembe, i, 133. Lincorona, v, 206. Lembro, vi, 204. Lioc, i, 10. ( ÌY> 1 ) Lipari, iv, 115. Longosardo, m, 141. Lipolemo, vm, 120. Lonna, vm, 123. Lisbona, n, 25. Loperom, n , 8. Lista, iv, 82; vi,2G. Lora, i, 204. Litar, vi, 188. Loredo, i, 228. Litro, vi, 278. Loredo, v, 75. Liva, i, 249. Loro, v, 204. Livenza, v, 87. Losco, i, 28. Lixerta , i, 49. Lotal, vm, 91. Lixia, v, 197. Lovega, vi, 171. Lixuri, v, 203. Lovitolo, vi, 55. Locici, vm, 95. Lovo, vi, 251; vii, 30. Locicopa, vm, 94. Loxei, i, 117. Lo Ciramixo, v, 129. Luce, v, 37. Lodrim, v, 103. Luco, vi, 317; vn, 210. Lofaxio, vm, 121. Luerca, i, 239. Lombardat, vi, 101. Lugnam, v, 92. Lombregat, ii, 118. Lupai, vm, 193. Lomga, v, 231. Lupanto, vm, 192. Lo Monte, v, 55. Lurco, v, 170; vi, 13. Londei, i, 121. Lurio, vm, 150. Londra, i, 75. Lustiga, iv, 119. Longam, vm, 4. Lustra, vm, 05. Longaner, i, /i7. Luxe, vi, 03. Longanico, vi, 81. M M..... Macarixo, vi, 182. Maciorbo, v, 83. Maere, vii, 123. Magallona, ili, 21. Magnavaca, v, 70. Magina, vi, 7*.). Magno, n, 87. Magor, n, 81. Magra, m, 73. Magromixi, vm, 88. Macina, vi, 57. Maiorica, u, 112; iii, 109. Malamoco, v, 80. Malatri, iv, 27. Malfe, v, 1-47. Malfeto, v, 18. Malfi, iv, 17. Malia de Bis, ii, 65. Malica, il, 61. Malines, i, 1 -47. Mali ventre, m, 120. Mallo, vii, 159. Matita, ìv, 188. Malmistro, vii, 160. Malonto, v, 154. Maltra, vm, 11. Malvasia, vi, 65. Mandinea, vi, 112. Mandria, Mandrie, vi, 255; vii, 87. * Manfreda, ìv, 162. Manfredonia, v, 25. Manorica, m, 111. Mantea, ìv, 54. Manxol, ni, 225. Manxolia, ni, 256. Maomenzo, i, 211. Maometa, n, 265. Maon, in, 112. Mapa, vm, 99. Maraca, i, 205. Maraco, ni, 149. Maracrea, vn, 179. Maradori, v, 196. Maragnia, vi, 121. Maratona, vi, 80. Marbella, n, 58. Maremo, Maretemo, ni, 191 ; ìv, 122. Marmo, n, 158. Marmora, vii, 2. iMarota, in, 277. Marseia, ni, 52. Marxamua, n, 166. Marxamua, vi, 507. Marxara, iv, 153. Marzacaris, in, 2-49. ( 152 ) Marzagrans, li, 199. Marzaquibir, n, 195. Mar zara, ìv, 152. Marzaron, ni, 239. Marziaco, i, 220. Masdiepa, i, 150, Matapan, vi, 58. Matrega, vm, 98. Mauxa, i, 140. Maura Zaquia, viii, 102. Mauro Castro, vm, 4-1. Mauro Lacho, vm, 101. Maure, vi, 205. Mavera, vm, 173. Maxito, vn, 16. Mazico; i, 154. Mea.....in, 23. Medan, vili, 151. Mede, in, 7, 203. Medova, v, 164. Megano, vm, 66. Melada, v, 214. Melazo, v, 214. Melaxo, vii, 108. Meleda, v, 184. Meledandolia, in, 53. Meliana, i, 112 , 180. Melione, vi, 40. Melo, vi, 260. Menator, n, 158, in, 103. Menxa, n, 78. Mergo, vi, 249; vii, 78. Meriora, in, 178. Merlerò, ìv, 167; vi, 153. Merola, in, 227. Mers, i, 210. Mesina, ìv, 135. Metelino, vi, 207. ( 1*5 ) Mexember, vili, 21. Mexi, vii, 112. Micalona , v, 12 4. Micole , vi , 224. Miforde, i, 37. Migno, li, 12. Milel, Mille], ìv, 233; vi, 296. Milixelo, v, 200. Miller,a, n , CG. Millela, ii, 181. Miluina, ii, 184. Minerva, iv, 10. Mitar, ii, 165. Mitifue, iii , 22G. Mixurata, ìv, 213. Modon, ìv, 401; vi, 30. Molcemar, ii, 176. Moleto, i, 109. Molini, v, 118. Molini, v, 152. Molins, ii, 60. Molla, v, 12. Molle, ìv, 8. Monago, m , -48. Mòncia, Monzia, i, 255; n, 3. Moncolonber, n, 143. Mondragon , ìv, 10. Monester, in, 266. Monester, vi, 97. Monesteraquj, vili, 220. Monfalcon, v, 96. Monopolli, v, 10. Montalto, in, 87. Montedega, il, 18. Monte de Zera, ni, 20. Monte Gaibo, vn, 163. Monte Santo, v, 53. Monte Santo, vi, 110. Montesmet, Montexmet, n,205 ; m, 216. Monte Xpó, in, 186. Monte Zuibeltar, n, 55. Monti, in, 171. Monvedro, n, 104. Monzia. V. Moncia. Morena, vi, 284; vii, 31. Morgato, vii, 178. Morixe. V. Porto Morixe. Mostegrans, n, 200. Motron, ih, 74. Moxmar, il, 31, 159. Mtivari, v, 160. Magia, v, 99. Muraie, v, 131. Maran, v, 82. Marara, in, 115. Muros, ii, 5. Muxafola, i, 48. Nafim, vii, 184. Nanfio, vi, 250; vn, 40. Nantes, i, 198. Nanxom, n, 15. Napoli, ni, 155. N a polli, IV, 13; vi, 69. Narbona, ili, 15. Nata, iv, 179; vi, 163. Natollieo, ìv, 90; vi, 35. Ncbla, ii, 43. Nega pomo, vm, 149. Negodeme, vm, 184-Negreli, li, 65. Negroponte, vi, 185. Nermoster, i, 101, 200. Netigara, n, 170. Nia , v , 223. Nicaria, vi, 231; vn, 82 Nichia, vm, 188. Nicotera, iv, 40. Nicoxia, vi, 225. Nieme, v, 220. Ocxorda, i, 19. Odemira, i, 191. Odor, m, 2S, 204. Olarcos, i, 4. Oliver, ìv, 139. Olivj, ni, 47. Olivo, vii, 97, 144. Ombla, v, 149. Omidie, vm, 12. Omidoe, vm, 141. Omne, il, 188-Omnio, vili, 147. Onelor, i, 168. Oram, ii, 196. Orcanie, i, 98. Orciana, n, 23. ( 154 ) Nio, vi, 254; vii, 77. Nipo, vm, 175. Nixari, iv, 12, 100. Nixari, vii, 63. Niza, in, 46. Noia, li, 6. Nolli, in, 57. Norgales, i, 42. Norpoiz, i, 155. Novegradi, v, 117. Nubia, in, 269. 0 Ordez, i, 27. Orelem, i, 78, 125. Orestano, in, 154. Orixe, in, 152. Ortigera, i, 247. Ortona, v, 59. Orxara, v, 107. Orxo, ìv, 75; vi, 49. Orzo. V. Orxo. Ostende, i, 152. Ostia, vi, 41. Otilla, il, 94. Otranto, n, 94. Otranto, iv, 6G; v, 4; vi, 4. Oxenti, ìv, 64, 228; vi, 2. P Pacaxu, ìv, 171; vi, 157. Pagropolli, vili, 62. Paiara, v, 207. Pailolime, vili, 487. ( 155 ) Palatia, vii, 100. Fescera, in, 83. Palinuo, iv, 25. Fescera, v, 41. Pollastra, vili, 82. Pescere, ìv, 89; vi, 34. Palma, iv, 148. Pedaxeno, v, 45. Palmadexol, ni, 122. Pelacata, v, 36. Palmarola, m, 188; ìv, 104. Petenj, vi, 261. Palmeris, ìv, 200. Petra, ii, 137; m, 104. Palmoxa, vi, 239; vn, 70. Petra delarebo, m, 243. Palopolli, vii, 147. Pexamar, il, 424; ih, 5. Palormi, vili, 194. Pexaro, v, 60. Palormo, ìv, 77; vi, 22. Pexo, vm, 92. Panarea, ìv, 113. Pezonda, vm, 111. Pangala, vm, 30. Pidea , vili, 47. Panicasira, ìv, 25. Piera, ìv, 159. Paniscola, ii , 107. Pigneda, v, 86. Panigerio, vili, 155. Pin , m , 108. Pantalaria, ìv, 185. Piper, ìv, 189; vi, 198. Papacomj, vm, 83. Piram, v, 102. Papadora, vii, 98, 148. Piscopia, vili, 12, 60. Paquimada, vi, 263. Pisera, vi, 210. Paradixo, Paraixo, vi, 129; vm, 200. Pixan, in, 208, 233. Pareneo, v, 106. Pixanco, m, 151. Paria, vi, 223. Pixello, vm, 172. Parixi, i, 165. Pixia, in, 77. Portelli, vili, 170. Placida, vi, 233; Vii, 46. Pasequia, vi, 131. Plana, vi, 247; vii, 43. Pasera, vii, 170. Planoxa, m, 182. Pali, ìv, 140. Platamo, vi, 99. Patisto, i, 46. Plategona, vm, 152. Patras, ìv, 93; vi, 43. Platena, vm, 133. Peceris, vi, 66. Piombino, in, 80. Pegi, in, 63. Plonbo, i, 206. Polari, ìv, 45. Pocim, vii, 171. Pclegoxa, v, 236. Pola, vi, 110; vi, 176. P.e mua, i, 53. Policandro, vi, 258; vii, 74 Pene, i, 237. Policastro, vi, 265; vii, 23. Pera, vili, 10. Poli cor, ìv, 58. Perxeger, li, 50. Poligniauo, v, 11. r ! ( 1S6 ) Polino, vi, 259. P. Dolfm, in, 00. Polistro, vili, 5. P. Ercori, in, 80. Pollonixi, vili, 81. P. Fangoxo, n, 110. Polmontore, v, 111. Portogallo, ii, 10. Polo, ni, 17-i. P. Magno, ii, 131. Polo, vm, 20. P. Magro, ìv, 212. Poniarco, i, 192. P. Malfitan, ih, 100. Pondico, vili, 74. P. Malfitau, vii, 114. Ponto de Rameda, vi, 521; vii, 236. P. Morixe, ni, 52. Ponta de Tore, ii, 64. P. Mosoloniar, vi, 319, vii, Pontaqurit, vi, 100. P. Oni, m, 190. Ponta vechia, li, 9. P. Palli, v, 167; vi, 9. Ponteraquia, vm, 174. P. Palii, vii, 101. Ponxa, in, 189; ìv, 105. P. Petro, ii, 140; ni, 101. Poraxa, lì, 141; ili, 99. P. Pim, vii, 151. Porcelli, vii, 48. P. Pixan, vii , 80. Porcelli, vi, 241. P. Pixano, m, 7G. Pormm, ih, 55. P. Poi ? in, 170. Pormon,vm, 145. P. Prati, v, 144. Poro, vi, 175. P. Raguxio, ìv, 74. Portamua, i, 66. P. Rassamixar, ìv, 210. Portes, il, 55. P. Roxa, vii, 19. Portelli, in, 280; iv, 199. P. Roxa, v, 188. Porteti, vm, 80. P. Sallia, iv, 22G. Porlinac, n, 152. P. Salom, vi, 520; vii, 237. Porto Albertom, v, 251. P. Timon, iv, 1G8; vi, 154. P. Alega, v, 215. P. Torres, hi, 144. P. Arato, m, 79. P. Trabuco, vi, 210. P. Bombilico, vii, 155. P. Vaio, vii, 169. P. Cavalier, v, 155. P. Venere, in, 70. P. Cavalier, vii, 149. P. Vechio, in, 105. P. Colombo, m, 102. P. Veio, ìv, 128. P. Colonlo, lì, 159. P. Zenoveze, vii , 131. P. Coxino, vii, 105. P. Zorzuqui, vm, 103. P. darmiro, vi, 93. Porverens, in, 11. P. debates, i, 245. Porzao, i, 185. P. de Rose, Hi, 157. Porzi, m, 183. I’. del Conte, m, 147. Porzi, in, 193. i’ . 4. Porzi, iv, 420. Pot. . . , v, 100. Pòtrolla , v, 7. Poveta , v, 79. Poxa, iii, 135. Pozio Contastabel, vii, 485. Preduia, vi , 73. Premuda , v, 247. Prepla, vii, 424. ( lo7 ) Preveixo, v, 210. Primero, v, 09. Prixon, vii, 151. Priora, i, 250. Prodo, ìv, 181 ; vi, 165. Prozila, ìv, 107. Punta deno, vi, 422. Punta di Ciram, v, 45. Q Quaie, vi, 59. Quillo, in, 495. Quimano, vi, 24 6. Quinolli, vm, 462. Quipia, in, 262. Quira, in, 127. Quirbo, ìv, 145. Quito, vii, 18. R Racalcasero, vii, 208. Ratixa, vi, 87. Radanco, ìv, 438. Ravanxo, i, 89. Ragoxa, iv, 465. Ravena, v, 68. Raguxi, v, 454. Raxacamzir, vii, 167. Raguxi veehio, v, 455. Raxaltim, vi, 512. Raguzio. v, 475. Raxamabexe, ìv, 201. Raiba, vii, 224. Raxamixar, in, 250. Rait, li , 77. Recanali, v, 54. Ramuinj, i, 446. Redondella, n, 10. Ramuxain, i, 422. Regio, ìv, 44. Rapallo, in, 67. Regis, i, 96. Raquia, vm, vili, 186. Remixa, vi, 154. Rasamisar, vii, 227. Remo milo, vi, 262. Rascanzir, ìv, 426. Requila, ili, 264. Rascaram, ìv, 465. Reteno, vi, 272. Rassaucem, iv, 244 ; vi, 504. Rexna, 1, 20. Rassaxara, ìv , 208. j Rimano, v, 62. Ripa de Cella, i, 234. Ripatova, I, 241. Rippe albe, vii, 224. Rixalt, i, 18. Rixo, vm, 128. Roam, i, 166. Rocatova, i, 113. Rocella, i, 207. Rode, v, 27. Rodelastre, n, 113. Rodo, vii, So. Rodosto, vm, 6. Rofina, il, 33, 150. ( 158 ) Roigno, v, 108. Rolando, ìv, 141. Roma, in, 92; ìv, 1. Romaneo, n, 48. Roxa, in. 136. Roxa, in, 142. Roxan, ìv, 55. Roxe. in, 9. Roxeri, ìv 57. Roxi, i, 14. Roxo, vm, 84. Roxofat, vm, 53. Sabie, ir, 98. Saco de Porlam, i, 58. Sadra, ìv, 239; vi, 302. Safri, ìv, 26. Saim, i, 106. Saion, in, 173. Salerno, ìv, 18. Salina, ìv, 114. Saline, il, 182. Saline in, 100. Saline, in, 152. Saline, ìv, 95; vi, 45. Saline, v, 42. Saline, vi, 78. Saline, vi, 313. Saline, vii, 20. Saline, vm, 55. Saline, vili, 76. Sallanda, i, 129. Salle, il, 157. Salia, ii, 114. Sallome, Salome, vi, 322, vii, 235 Salna, n , 155. Salonichi, vi, 103. Salxe, in, 13. Samalo, i, 176. Samaer, i, 185. Samastro, vm, 1G8. Samicer, i, 188. Samo, vi, 233; vii, 84. Sanaxar, ili, 36. Santi xl, ìv, 78; vi, 23. Santi xl, vi, 136. Santalexio, vii, 173. Santandrea, v, 181. Santandrea, v, 199. S. Andrea, vii, 1. Santander, i, 230. S. Ange, ni, 274. S. Bifanio, vii, 6. S. Bitor, i, 88. S. Cataldo, ìv, 67 ; v, 2 ; vi, 5. S. Cataldo, v, 16. S. Ciane, vi, 268. S. Ciane, vi, 279. S. Qiorci. V. S. Ziorzi. Sancioza, 14. S. Cipriam, i, 93, 243. S. Felic, ii, 123; m, 4. S. Felixe, v, 24. S. Flabiam, v, 44. Sanfor, i, 69. Sanforder, i, 139. S. Gidaxo, i, 179. S. Gilli, i, 202. S. Golien, i, 178. S. Grigori, vii , 95, 136. Sanguano, v, 38 Sanguinara, m, 177. S. Jacomo, v, 116. S. Joan de Lixio, i, 219. S. Liazar, i, 197. S. Luca, ii, 46. S. Marco, v, 155. S. Marco, vi, 83. S. Marco, vii, 428. S. Martin, i, 123. S. Martin, ii, 154. S. Niceto, iv, 33. S. Nicollo, vii, 96, 137. S. Nicolo, i, 43. S. Nicolo, i, 72. S. Nicolo, iv, 29. S. Nicolo, v, 185. S. Nicolo, v, 232. S. Ogna, i, 229. S. Orini, vi, 253. Sanpera, i, 16. Sanpetioco, i, 56. S. Piero, m, 121. ( 159 ) S. Piero, v, 179. S. Pollo, vn, 113. S. Polo, i, 62. S. Polo, ii, 120. S. Polo, m, 1. S. Polo, 64. S. Sabastiam, i, 223. S. Salvator, vi, 271. Sansego, v, 222. Sansidro, iv, 175; vi, 159. S. Stefano, m, 85, 208. S. Stefano; v, 212. Sanstrati, vi, 202. Santermo, i, 61. Santermo, m, 118. S. Todaro, iv, 151. S. Todaro, vili, 60. S. Tomaxio, v, 51. S. Tua, i, 74. S. Yenedego, iv, 184; vi, 168. S. Vinzento, i, 232. S. Vitto, v, 13. S. Vizenzo, ii, 34. Sanxidro. V. Sansidro. S. Zane, vm, 26. S. Ziane, v, 230. S. Ziorzi, v, 120. S. Ziorzi, v, 141. S. Ziorzi, vi, 96. S. Ziorzi, vi, 106. S. Ziorzi, vi, 140. S. Ziorzi, vi, 186. S. Ziorzi, vm, 5. S. Ziorzi, vn, 21. S. Ziorzi, vm, 2. S. Ziorzi, vm, 36. S. Ziorzi, vm, 78. S. Ziorzi, vm, 93. ( 160 ) S. Ziorzi, vm, 122. Santa Ana, vi, 81. S. Ana, vi, 139. S. Catarina, 1, 150. S. Fomia, iv, 36. S. Laria, n, 127. S. Lena, i, 43. S. Lucia, m, 134. S. Margarita, m, 44, 206. S. Margarita, v, 88. S. Maria, n, 49. S. Maria, v, v, 67. S. Maria, v, 208. S. Maria, vi, 137. S. Maria de Solae, i, 216. S. Matra, i, 246. S. Nastaxia, v, 166. S. Sovero, v, m, 91. S. Zuliana, v, 143. Sapiencia, iv, 182; vi, 166. Sarabiom, iv, 231. Sarafendi, vii, 192. Saragoxa, iv, 127. Saranda, iv, 173. Saravigna, n, 67. Sardanero, ii, 19. Saria, vn, 54. Sarions, n, 152. Salalia, vii, 134. Satalia vechia, vii, 133. Satra, iv, 221. Savastopolli, vm, 114. Savio, v, 66. Savona, iii, 59. Saxilla, viii, 19. Saxno, iv, 164; v, 177; vi, 17, 151. ScaGda, vm, 18. Scailia, iv , 30. Scandolo, vi, 199. Scanolla, vii, 202. Scardo, vi, 281. Scardona, v, 128. Scarpanto, vii, 53. Scargador, vii, 29, Scati, vi, 193. Scilfi, vm, 143. Scilazi, iv, 50. Sciro, vi, 200. Scoi de Barda, vi, 334. Scoio Provenzal, vir, 99, 150. Scola, iv, 191. Scopulo, vi, 194. Scordili, vii, 3. Scori, i, 203. Scori, vm, 64. Scorini, V. s. Orini. Scortiger, ni, 128. Scrofa, vi, 242; vii, 47. Scuo Petronero, ir, 20. Sea, ii, 4. Sechim, vm, 189. Secimi, vi, 208. Segnia, v, 119. Senegaia, v, 58. Sentim, ìv, 131. Sentina, vm, 126. Sepe, in, 49. Septa, in, 167. Sequino, vii, 143. Serfone, vi, 217. Sergi, in, 75. Serignam, in, 17. Serpe, vi, 248; vii 14. Serpentara, ni, 114. Sesscam, vm, 85. Sestri, m, 68. Sete Cavi, vii, 12-4. Setepiere, i, 119. Setepozi, vi, 477. Setrinize, v, 4 45. Sexto, vi, 428. Siaca, ìv, 455. Sibeca, ìv, 222. Sibillia, ii, 50. Sibinico, v, 450. Sicino, vi, 255; vii, 76. Sidra, vi, 478. Sierem, n, 491. Sierda, v, 240. Sifalu, v, 444. Sifano, vi, 248. Silefo, ii, 201. Simie, vii, 57. Simixo, vm, 154. Sinbano, vili, 59. Sines, li, 28. Sinopolli, vm, 458. Sio, vi, 209. Sipanto, v, 22. Sira, vi, 249-Sirarjuino, vi, 190. Sitra, vi, 200; vii, 24. Sizcs, il, 117. Salirtela, ìv, 150. Sofia, ìv, 70; vi, 21. Soiari, ii, 134; in, 107. Soldaia , vm , 05. Soldino, vii, 108. Soliaa , vm , 38. Soloob, vm, 8. Solta, v, 137, 201. Solxo, ih, 150. Soma, i, 160. Songito, vi, 90. Sor, vi, 191. Soraco, li, 208; in, 219. Sorain, i, 68. Sorcelli, ii, 209; in, 200. Sorente, ìv, 147. Sorlinga, i, 118. Sormena, vili, 130. Sortta, ìv, 220. Spada, Vi, 275. Spalato, v, 156. Sparteli, il, 165. Sparavento, ìv, 47. Spezie, in, 71. Spinalonga, vi, 267; vii, 25. Spinarica, v, 172. Splazia Romana, ni, 92; ìv, 2 Spurie, vii, 145. .... sso, vi, 226. Stagnio, v, 145. Stagnom, ni, 25. Stagnom, viij 207. Stalimeno, vi, 205. Stalimure, vii, 142. Stamiro, vii, 129. Standia, vi, 285; vn, 57. Stanforda, i, 55. Stanges. V. S. Ange. Staquida, vii, 50. Statea, vn, 115. Stefanio, vili, 161. Stelar, vi, 111. Stelar, vi, li8. Stiles, vi, 222. Stilo, ìv, 49. Stilli, vm, 129. Stimpalia, Slinpalia, vi, 216; vii Stinga, vi, 141. I Stopodia, vi, 229; vii; 81. Stopona, n, 57. Stora, ut, 212. Stravico, vm, 3-4. Strigeti, vm, 13. Slrivali, ìv, 180; vi, 164. Strombolo, iv 112. Stronfilo, vi, 220. Tabarca, in, 210, 251. Tabavars, ir, 185. Tagomago, ii, 128. Taiamento, v, 91. Talamon, i, 213. Talandi, vi, 86. Tamacrati, ni, 252. Tamanxa, vm, 117. Tamixa, ì, 76. Tancer, n, 164. Taocara, ìv, 237; vi, 300. Tapia, i, 2 40. Taragogna, ir, 1J5. Taranto, ìv, 61. Tarciforat, n, 177. Tarfilenpa, in, 98. Tarfocaros, n, 68. Tarfogar, n, 51. Tarfoneli, li, 169. Tarifa, n, 53. Tavarmina, ìv, 13-4. Tavila, ii, 38. Taxo, vi, 201. T. edo, vi, 187. Temoran, ni, 2-40. Templi, v, 211. Tendom, i, 189. ( 162 ) Stupes, i, 159. Sturiom, vn, 215. Suanas, ir, 84. Suro, vii, 193. Sutica, vi, 7-4. Suxa, in, 275. T Tenedo, vi, 200. Tenexe, ii, 204. Tenoxa, vi, 228; vir, 80. Teracina, iv, 6. Termen, ìv, 1-40. Termole, v, 33. Terra nova, ìv, 400. Thio, vm, 174. Tigonii, ii, 480. Tiguna, ii, 22. Tini, iy, 28, 44 4. Tines, vi, 212. Tingit, i, 39. Tissuca, ìv, 209. Tissura, ìv, 207. Titellis, in, 229. Toca, i, 170. Togonixi, n, 104. Tolara, in, 410. Tolom, in, 37. Tolometa, iv, 238; vi, 301. Toloxa, v. 194-. Tore deiarbi, vii, 221. Tore del Cavalo, v, 4. Tore de Mar, ìv, 59. Tore de Parma, v, 49. Tore de Vacar, ir, 52. Tore de Vacar, 11, 50. Tores , i, 57. Toreta, vi, 82. Torignam, i, 256; n, 1. Toro, in, 124. Torpia, ìv, 38. Tortoxa, ii , 109. Tortoxa, vii, 180. Torvaxi, i, 41. Torxa, n, 122; in, 3. Torxo, ii, 157. Torza, ì, 177. Trabexonda, vm, 132. Trane, v, 20. Tranixo, ìv, 79. Trapano, ìv, 94. Trapano, ìv, 150. Trapano, vi, 44. Trapano, vii, 7. Traquia, vii, 117. ( 103 ) Trasto, v, 157. Trau, v, 154. Tregnio, v. 34. Treichea, vm, 190. Tremodo, v, 234. Tremotes, ni, 250. Trieste, v, 97. Trinixe, vm, 100. Tripixilli, vii, 107. Tripolli, vii, 183. Tripolli, vm, 157. Tripolli de Barbaria, ìv, 206, Tripolli veio, ìv, 204. Trit, vm, 195. Tronto, v, 45. Tunis, m, 258. Tuones, ìv, 234, vi, 297. Turliru, vi, 282. Tuta, a, 40. U Ulastra, ìv, 22. Ullo, i, 90, Umago, v, 103. Unda, i, 30. Uscnti, i, 108. Utrec, i, 157. Uxdena, in, 245 Vaban, i, 161. Vaca , in, 123. Vada, ih, 78. Vai, ili, 58. Valdenoxie, vi, 161 Valenza, n, -102. Valinea, vii, 177. Valona, vi, 75; v, 174; vi, 16. Vangaroxa, ì, 252, 155. Varani, v, 50. Varangolime, vm, 52. Vardanj, ìv, 176; vi, 160. « ( 164 ) Yarenzam, in, 60. Varioli, hi, 56. Varila, viti, 25. Yarza, i, 222. Yatia, vi, 61. Vatiza, vm, 146. Yaxilipos, vii, 17. Yedima, vii, 11. Yeio, ii, 120. Veliquj, Velliquj, iv, 85; vi, 30. Yeniexia, v, 81. Yerdepo, iv, 81; vi, 25. Yerforda, i, 35. Vero, vii, 62. Veroico, vm, 15. Ysola Cedra, ìv, 225. Y. Clan, i, 130. Y. Dao, i, 128. Y. Uarbe, v, 121. Y. de Arbe, v, 221. Y. de Carxe, vi, 295, 509. Y. de Galata, vii, 100, 228. Zacharia, vm, 89. Zafarins, n, 148, 183. Zafrana, vi, 245, vii, 45. Zagam, vii, 177. Zaito, vii, 191. Zampanj, vi, 60. Zamponielo, v, 215. Zanico, v, 178. Vescoveli, v, 233. Yicelo, i, 22. Viena, n, 13. Yignom, hi, 20. Yila nuova , v , 8. Villa de Conti, il, 14. Vinti (xx) milia, ni, 51. Viopolli, vm, 135. Viruda, v, 228. Vi vero, i, 244. Volanda, vi, 102. Volane, v, 72. Volpe, ìv, 42. Vospro, vm, 73. Yotori, ni, 62. Y. de Pago, v, 123, 218. Y. di Colombi, il, 1-io, 203. Y. di Colombi, vii, 101, 232. Y. Farnaxia , vm , 378. Y. Patriarca, vi, 294, 315. Y. Roxa, in, 159. Zanido, vii, 153. Zapuco, ì, 209. Zaquia, vm, 105. Zefalo, vm, 138. Zelanda, ì, 143. Zemolo, m, 199. Zenova , m, 64. Zerbi, ni, 215, 278; ìv, 196, 197. Zerigo, vi, 170. Zexaria, vn, 198. Zczerigo, vi, ITI. Ziaflo, vn, 200. Ziante, xv, 178; vi, 162. Ziara, v, 125. Ziara vechia, v, 12G. Ziazi, v, 209. Zibeleto, vii, 187. Zibelle, vn, 170. Zilo, ni, 187. ( 165 ) Zinavarda, vili, 32. Zinestra, vm, 43. Zinfalonia, vi, 177; vi, 161. Ziranta, ì, 208. Zirpast, vii, 132 Zirzenta, iv, 156. Ziubana, v, 146, 183. Ziufalonia. V. Zinfalonia. Ziurana , ìv , 229. Zonclo, ìv, 100; vi, 49. CORREZIONI ED AGGIUNTE Pag. 10 linea 24 Ciiasseloup-Lourat, L'Adriatico (181). 12 » 17 Sevens Stones, cui altro non è 36 » '17 Priora — Betanzos 3G » 18 Beanco — C. Priola, Prior 38 » 6 Baiona de Moir 39 » 14 Aranes gordas 50 » 23 che suono somiglia 52 » 9 notori 52 » 26 Calambrione 56 » 1G Torrente Fusano 62 » 9 Sorelle e Fratelli [isola) 66 » 27 Hoppinium 68 » 15 e pag. 89 linea 2 Citella, Avila » » » » » » » Leggasi : Carta dell’Adriatico, pubblicata per ordine del ministro Chasseloup-Lau-bat (1851). » Seven Stones altro non è » Priora — C. Priolo, Prior » Beanco — Betanzos » Baiona de Mior » Arenas gordas » che nel suono somiglia » notori » Calambrone » Torrente Frisano # Sorelle e Fratelli (isolette) » Hipponiutn » Forse l’isola ad oriente del C. Bianco di Corfù, detta in antico Syvota; o meglio il Golfo tra l’isola stessa cd il porto sulla costa di rimpetto, ora appellato di Mvrtux. ( 168 ) Pag. 72 linea 27 Alia nota \ si aggiunga : Cosi ugualmente noi medio evo , il Golfo tra Itaca, Arcudi c Alacos, si trova indicato col nomo di Valle d’Alessandria; il quale forse equivale al Saranda del nostro Portolano. • 73 » 4 Stivali leggasi Strivali « 88 • 18 (Coste occidentali del » (Coste del mahe jomo) MARE JOMO) » 130 » 7 Sutscia, Subasci • Sutscia, Sutsciali NUOVI STUDI SULL’ ATLANTE LUXORO PEL SOCIO CORNELIO DESI MONI AGOSTO MDCCCLXVIII Era appena compiuta la stampa dell’Atlante Luxoro, che ci pervenivano libri e carte, il cui studio aperse nuova via alla intelligenza di alcune delle più difficili parti dell’Atlante medesimo; a quell’intelligenza che non bastava a fornirci Tesarne lungo, coscienzioso ed ingrato sulle fonti che avevamo dapprima potuto procacciarci. Fra i nuovi sussidii onde daremo in fine l’elenco , citiamo, come più insigni, pel Mar Nero il Dubois de Montpereux e l’Hommaire-Hell, e per la parte geografica della Russia Meridionale la recente ed utilissima Memoria del Prof. Brunn, inserta tra gli Atti dell' Accademia delle Scienze in Pietroburgo. Per la Barbaria consultammo il Marcus traduttore e annotatore del Mannert, e il Pellissier nella Exploration Scientifique de l'Algerie; opere tutte che insieme al Viaggio di Grecia di Pou-queville dobbiamo alla squisita cortesia del socio Massimiliano e fratelli marchesi Spinola, eredi della scelta e ricca Biblioteca dell'illustre Naturalista loro Padre. Ai quali signori perciò intendiamo qui pubblicamente rendere le grazie che per noi si possano maggiori. ( 172 ) Tel Marocco ci attenemmo specialmente al Renou, nella sul-lodata Exploration Scientifique; il quale tuttavia colla laboriosa analisi, e colPesitare sovente nelle conclusioni, ci avverte quanto sia difficile opera trovare le posizioni medievali di queste regioni, e i loro nomi moderni corrispondenti a quelli scomparsi insieme colla cosa nominata senza lasciar traccia. Ci giovò anche il Tofino e qualche poco il Graberg de Ilemso, il quale si può quasi dire genovese per la lunga dimora tra noi e per la pubblicazione qui fatta de’ più pregiati suoi lavori geografici. Per la difficilissima costiera della gran Sirte ponemmo a confronto colle recenti opere il nostro Della Cella, lodato e sfruttato dai Dotti, tra cui basti citare il sommo geografo Ritter. Per le Isole d’Affrica l’illustre D’Avezac, che godiamo annoverare* tra i nostri socii d’onore, ne rese aperta quella intricata matassa con un fare dotto insieme e piacevole, che merita essere preso a modello in siffatti studi; per l’evidenza delle descrizioni, onde si conducono quasi a mano o in nave il maestro e lo scolaro dialogizzando; come anche pel continuo raffronto delle fonti romane, arabe e medievali, per la diligenza nelle trascrizioni de’ nomi e la ricerca della loro più probabile etimologia. Nè trascurammo noi stessi di attingere alle traduzioni, almeno, degli arabi Becri, Tigiani, Ibn Haucal, che si hanno nel Journal Asiatique, e alla traduzione d’Edrisi che fecero di fresco i signori Dozy e De Goeje, corredandola di scelte annotazioni. Tra i libri tedeschi ne giunse ancora in tempo per alcune buone osservazioni il Periplo del Mar Nero del eh. Thomas, come ci giovarono le Carte Geografiche dello Scheda, che si vede aver attinto a fonti russe, e il secondo volume delle Dissertazioni sulle colonie commerciali degli Italiani in Oriente che alcuni mesi fa i chiari Heyd autore e Mùller traduttore gentilmente c’inviarono. Dalle quali Dissertazioni, meritamente lodate nell’an- ( 173 ) lecedenle nostro studio, cavammo non solo più notizie per le nuove annotazioni, ma c le fila principali di ciò che verremo più avanti tessendo sul predominio genovese in Oriente nei tempi di mezzo. In fine moltissimo per noi si apprese dal Muller, annotatore dotto e copioso dei Geografi Greci nell’edizione del Didòt; le cui fatiche e le carte di buon conio apposte in fine ci scusano, in parte almeno, la gran Carta di Cipro del eh. Mas-Latrie (,) e molti libri recenti ed autorevoli, segnatamente inglesi e tedeschi, Beechy , Chesney, Leake, Geli, Spratt Forbes, Barth, Kiepert, ecc, mancanti nelle nostre pubbliche e private biblioteche. Gli studi che così venimmo facendo mano mano ci persuasero a modificare il primo nostro disegno, che era di fare un’appendice alla antecedente interpretazione moderna, ponendovi quei soli nomi medievali che allora non si erano saputi dichiarare o furono dichiarati dubbiamente o male. Cotale disegno fu veramente posto in opera per la parte maggiore dell’Atlante, compresa la Grecia e le coste del Mare Jonio, dove pure abbiamo potuto far notevoli correzioni e giunte, grazie al lodato Pouqueville e alle verbali spiegazioni forniteci assai cortesemente dal dotto nostro socio corrispondente il P. Alberto Guglielmotti. Ma per le regioni dell’Affrica e intorno al Mar Nero, la moltipli-cità delle aggiunte ne rese accorti essere miglior consiglio il ripetere anche i nomi di già bene interpretati, e così rifare intera la dichiarazione delle regioni medesime ; onde si evita allo studioso 1’ incommodo del dover trascorrere ad ogni istante dalla prima alla seconda parte del nostro lavoro ed in cose (*) Questo illustre Francese in altro suo scritto si piace confessare che molte e importanti notizie per la sua Storia di Cipro gli furono fornite dai nostri Marcello e Luigi fratelli Cerruti, i quali già in quell’ Isola ed ora in più alte sedi rappresentano onorevolmente l’Italia nella carriera diplomatica o consolare. ( 174 ) che hanno intima connessione. Nò dee recar meraviglia silTalla moltiplicità di aggiunte, chi per poco consideri come appunto FAffrica e il Mar Nero, già oscuri in antico e posti ai limiti della civiltà, dalla lurida dominazione turca in poi sieno stati chiusi affatto ai nostri, e divenuti o un llagello di pirati o un deserto. Ciò d’altra parte ne ha offerto occasione di poter allargare la mano nelle dichiarazioni, dopoché ci eravamo sbrigati del grave peso della interpretazione generale; e di poterla allargare per quelle regioni appunto, la cui cognizione, oltre essere la più difficile pei motivi ora esposti, è pure la più importante, per la intelligenza sì delle carte marittime del medio evo, sì della gloriosa storia de’ Genovesi negli stessi tempi : che sono i due subbietti ai quali intende continuo il nostro qualunque siasi studio. Quindi, ove è sembrato potersi fare con bastante brevità, cercammo difendere ne1 casi dubbi la giustezza della adottata interpretazione, o almeno di assegnare certi punti fissi come limiti tra i quali doveva combaciare il nome antico coir odierno; cercammo il vincolo storico o razionale che lega il passaggio di un nome all’altro; idee tutte che già avevamo in pensiero fin dal nostro primo studio, ma che solo uno svolgimento parziale e continualo ci consente di maggiormente attuare. Ed invero quanto non si vantaggerebbe lo studio della Idrografia medievale non solo, ma e della Geografia e della Storia e della Pedagogia, per mezzo d’ un lavoro d’ analisi ove i singoli luoghi e regioni si legassero a più rilevanti fatti storici; e la successione de’ nomi d’uno stesso luogo o regione, spogliala della scorza e della ruggine dei secoli, riuscisse a palesare una quasi identità meravigliosa nel significalo dei nomi stessi, e spesso ancora nella loro forma? 0 si trovasse l’eco della città distrutta ripercosso nel nome dell1 ora unico casolare, o in quello (come avviene di frequente) del ruscello, del monte, ( 175 ) del capo, dell’isola che giace di contro? Tanto più se questi noini, come per noi si tentò, fossero ridotti ad unità di pronunzia e a chiarezza d’ortografìa con segni proprii alle lingue rispettive: onde non accada di credere nomenclatura strana ed impronunziabile quella che usando il proprio segno si mostra semplice ed aperta; di credere la nomenclatura di uno stesso luogo diversa di forme e di significato, secondo che inglesi, tedesche, o francesi sono le carte o i libri che si studiano; e (che é peggio) non accada di accozzare queste diverse forme nello stesso libro, anzi nella stessa pagina, secondo i fonti a cui si attinge, senza avvedersi che si tratta dello stesso luogo duplicato o triplicato (1). Per siffatta guisa la semplificazione dello scritto e della parola , e l’avvertila loro connessione colla probabile etimologia e co’ fatti storici non vale soltanto a tener viva la memoria del discepolo, ma, che più monta, feconda il pensiero nel-T accozzarsi di non pria sospettate analogie, che occorrono e per lo spazio delle nazioni contemporanee e pel tempo dai nostri dì fino alla remota antichità. Al quale ultimo scopo giovano e presentano ancora larga messe di studio le carte marittime del medio evo, come quelle che conservano parecchi nomi romani od antichi perduti più tardi, e di cui polrebbesi per avventura determinare con ciò la finora ignota posizione. E dove anche la lingua del popolo sopravvenuto ha pienamente vinto, rimase più volte , se non (*) Riproduciamo ampliati i segni ortografici della pronunzia di alcune più frequenti sillabe nelle diverse lingue moderne più note. Italico Ce, Ci, Cia — Gc, Gi, Già —Sce, Sci, Scia. Francese The, Tchi, Telia — Dje, Dji, Dja — Che, Chi, Clia. Inglese Che, Chi, Cha — Je, Ji, Ja — She, Siti, Sha. Tedesco Tsche, Ischi, Tscha — iOsche, Dschi, Dscha — Sche, Scili, Scita. Polacco Cz,...... • Sz. Spagnolo Che, Chi, Cha. ( 170 ) la parola, il significato medesimo; palesando quell’universale tendenza dell’uomo a ripetere le stesse idee nelle sempre nuove applicazioni. Onde, per mezzo di piccoli dizionarii delle varie lingue, la costa che si percorre e che pareva mandar suoni strani e inintelligibili, s’irraggia di nuova luce. Il marinaio ritrova ovunque, direi quasi, le sue terre native: un Capo bianco o verde, una punta di tramontana o di meriggio; e coll’imaginazione calda dovunque anima gli scogli e le isole, trasformandole in dragoni, cani, formiche, la troia circondata dalle sue porcelle, ecc. 11 pensatore d’ altra parte discopre ne’ cambiamenti de’ nomi il processo storico delle emigrazioni ; dal numero più o meno notevole delle somiglianze deduce l’importanza e durata de’ relativi stanziamenti, e giunge persino coi chiari nomi arabi dell''Affrica a penetrare nella buia etimologia di nomi de’ popoli fenicii, che congiunti di sangue, sebbene di tanti secoli anteriori, offrono non ispregevol rinforzo alle ardue indagini etnologiche. Si capisce che non é nostro proposito di far qui un trattato di geografìa comparata, ma solo di porre sull’avviso del mollo frutto che s’ avrebbe a ritrarre se dai libri costosi e severi dei Dotti si facesse discendere al popolo una descrizione sotto questo aspetto abbondante di fatti e nomenclatura, più che per ordinario non sogliasi. Del resto abbiamo spesso aggiunto ad una interpretazione i suoi sinonimi, sia quando la trascrizione vera e giusta non è ancora ben determinata, come avviene nelle lingue (per es. nell’araba) i cui suoni sieno più o meno analoghi, ma non identici ai nostri; sia che il sinonimo indicando un identico luogo abbia tuttavia un affatto diverso significato. Il che avviene troppo più spesso che non si supporrebbe, e induce una grande ambiguità e diversità di nomenclatura nelle carte: specialmente nell’Affrica e nel Levante,:o per T incertezza non ancora al tutto snebbiata da ( 177 ) recenti viaggiatori, o porche menlre una carta adotta un nuovo sistema, l’altra ripete l’antico: un Autore olire prima d’ogni altro i nomi russi, che vede sorgere cogli stanziamenti di questo popolo sulle coste circasse; un altro segue il genio della Grecia, la quale si affretta a tergere anche nei nomi la lunga macchia del servaggio, e rivocando gli antichi suoni cantati dai Poeti e dagli Storici, gode esperà ribattezzarsi nel vigore dell’antica civiltà. Vogliamo ancora una cosa accennare ne’ nostri Atlanti o Portolani ; la trasposizione di certi nomi al rovescio del loro ordine naturale. Del che trovansi esempi in tutti ed anche nel nostro Atlantino; e sono cagione che, quand’anche la interpretazione moderna loro assegnata sia giusta, sembra erronea perchè un luogo che dovrebbe essere a levante di un altro riesce a ponente o viceversa. Questi certamente sono errori da correggersi, ma il cui esame comparativo con altri Portolani somministra indizi utili per distinguere, direi così, le famiglie dei Portolani stessi, in cui l’errore si ripeta o no; donde si desumono criteri sulla relativa scuola ed antichità, e talora il germe dell’ errore si vede risalire perfino agli Itinerari Romani, come ne troveremo un esempio nel golfo di Lepanto. Fra le ragioni che ci fecero intraprendere questi nuovi studi accennammo ultimo, ma per noi precipuo, il sentito bisogno di ben conoscere le regioni ove in più largo e glorioso campo si svolse la nostra Storia Patria. Del che vogliamo un poco discorrere come un saggio del moltissimo che vi sarebbe a dire, e come prodromo di quella storia che i nostri Colleghi ed Amici andranno in questi stessi Atti nelle singole sue parti e documenti porgendo all’ avida mente de’ Dotti e de’ Concittadini. Non ci dimoreremo sull’ Affrica, rimandando per ciò ai trattati e documenti che di fresco ne pubblicò il chiar. Mas- ( 178 ) Latrie, ctl a quello che ne espose il lodalo Heyd colla consueta sua succosità ed abbondante citazione delle fonti. Chi colla fedele scorta del Bibliotecario di Stoccarda passi a consultare le fonti stesse, non potrà non meravigliare, vedendo come tutti i porti, i seni dell’Affrica settentrionale, dall1 Egitto al mezzodì del Marocco, fossero frequentati dai Genovesi, e nei più di essi avessero quartieri, logge e Consoli con propria giurisdizione: e come fin dal xn secolo numerose e forti società di commercio si formassero a Genova per negoziare a quegli scali. Tra le quali Società richiede tuttora uno studio speciale la Maona di Ceuta, che nata sul primo terzo del secolo tredicesimo fu l’embrione delle Maone di Scio e di Cipro, salite da gran potenza commerciale a dominio politico, e colla nostra Banca di S. Giorgio divenute la meraviglia del mondo, il modello delle più tarde Compagnie delle Indie od altre straniere. Della signoria di Genova in Galata e delle relazioni, amiche o no, della Repubblica coll1 Impero Bizantino non occorre qui far cenno come di cose più note; ma per le regioni intorno al Mar Nero giova soffermarvisi alquanto, non trovandosi nelle nostre Biblioteche le opere dei sovralodati Dubois, Hommaire-Hell, Heyd, che molto aggiunsero alle notizie già raccolte con amore paziente da’ nostri storici, segnatamente dai ch.mi Serra e Canale ; e più altre cose si avranno dai documenti nostri che stanno per vedere la luce. Nè taceremo che uno dei fonti spesso citati dall’ Heyd è il viaggiatore del secolo xv Anseimo Adorno Signore dì Couchy, il quale appartiene al ramo di questa illustre famiglia genovese trapiantatosi in Bruges t2J. Per tale guisa i fatti nostri disposti in acconcio ordine, e (’) Traites de paix et de commerce, et documents concernants les relations des Cliretiens avec les Arabes de l’Afrique septentrionale an moyen drje ; Paris, 1808. (J) V. la Genealogia Adorno, nelle Famiglie Celebri Italiane del Lillà. I ( 179 ) rinserrati come in piccolo quadro, porgono una viva imagine della grande potenza genovese in quelle regioni, e fanno stupire come gli Avi nostri potessero fare con si piccoli mezzi si grandi cose. L’Heyd ha ben rilevato dal nostro pubblicista Borgo l’ importanza delle parole scritte dal Doge Raffaele Adorno al Duca di Borgogna poco innanzi la metà del secolo xv; ove arditamente si vendica la tutela del Mar Nero alla Repubblica Genovese da più di cento anni, intendendosi a Lei e a nessun altro consentirne 1’ onore e 1’ onere (1). Né erano queste vane giattanze. Il nostro Atlantino a suo luogo spiegherà come sulla costa asiatica del Bosforo, colà ove questo in ultimo più si ristringe per tosto sboccare nel Ponto, una fortezza genovese fosse fabbricata da Vincenzo Lercari, ed un’ altra pure genovese giacesse rimpetto sulla costa europea; le quali, collegate da una catena che attraversava lo stretto, chiudevano il passo alle navi nemiche od estranee, o comandavano la ulteriore direzione da prendersi allo sbocco, e percepivano un dazio a favore della Repubblica. Per tal guisa, curioso a pensarsi, alla tutela o vendetta de" Genovesi reale ed efficace avea dovuto cedere la superstiziosa tutela o vendetta degli antichi Dei, Giove Urio e Serapide , che in questi stessi due luoghi già ebbero tempio: ed erano divenute un fatto quelle favoleggiate Cianee, terrore degli antichi naviganti, le quali tra le mobili isole schiacciavano i temerarii, osi di entrare nel Ponto inospitale, vietato dagli Iddii. Noi vi entreremo sicuri; e tosto sulla costa settentrionale ci (’) Est praeterea haec injuria major, quod universum Mare Ponticum tutelae defensionique Januensium supra centum annos commendatum, et quibus seculis ita est a nobis custoditum ut vel numquam vel raro admodum piratae ulli illic usque penetrare ausi fuerint. Si quis in eo mari injuria afficitur, nostrum sublevare leso et eum ab injuria tueri (Burgus, pag. 234). ( 180 ) si affacceranno le fortificazioni di Midia elio furono riconosciuto di costruzione genovese; ed incontrando Varila e la Dobruscia rammenteremo le discordie de’Genovesi con Sviatoslav , e l’alleanza col Principe Juanco, onde discorre il Sacy e recentemente il Prof. Brunn. Alle bocche del Danubio, Kilia ci richiama il Castel Genovese, già ivi posto e detto di Licostoma ; stazione intermedia non solo sulla via ulteriore marittima per alla Crimea, ma e alla fluviatile per addentrarsi nella Romania e oltre. Di fatti il Boscovich ripete l’asserzione d’uno Starosta Moldavo, che vide non meno di trenta chiese piene d’iscrizioni genovesi e un Castello con armi nostre in Suciava, l’antica capitale della Moldavia a maestro di Jassy. Non dissimulo essere posto in dubbio dall’Heyd questo fatto, che pure è riferito da un Dotto non nostrale, imparziale e che cita una fonte credibile. Ad ogni modo, che tracce genovesi sieno tuttora ne' Principati Danubiani, ce lo assicurò oralmente testé il ch.mo signor Manlio Direttore degli Archivi della Romania, palesandoci la esistenza d’una antica torre genovese in rovina a Giurgevo, in quel passo tuttora e sempre così importante del Danubio. Proseguendo il giro della costa e rimontando pel fiume Dnie-ster, Akermann tiene il luogo del nostro medievale Castello di Mocastro, dove, come a Licostoma, i Genovesi erano frequenti, e dove si trapiantarono, dopo perduta la Crimea, più famiglie nostre d’illustre sangue, come ci notano gli storici Borgo e De Marini. Ma, per attestato del dotto Hommaire-Hell, non solo Akermann, ma e Bender e persino il lontano Kotin lungo lo stesso Dniester si mostrano nelle loro fortificazioni d’ evidente costruzione genovese. Anche il fiume Dnieper porta sicuri e profondi gli indizi di nostro dominio ed influsso, se si accetta per vera la nuova nostra opinione sulla posizione del castello genovese di Ilice. ( 181 ) Perchè Ilice, Elice o Lerexo essendo il nome medievale del fiume suddetto, il Castello omonimo si dee confondere col-I odierno Alesici, che siede sulla riva del fiume medesimo, e il cui nome per attestato del Brunn si rannoda alT Elice de' tempi di mezzo. Tanto più che anche i nostri documenti rammentano questo fiume sotto lo stesso nome; ed un altro Castello è indicato in quelle parti signoreggiato dal genovese Merualdo Spinola ; mostrandosi di comprendere con queste espressioni non un solo luogo , ma un distretto intero abbastanza noto e praticato dai nostri (IJ. Che più? Lungi sullo stesso fiume giace Kiovia, l’antica capitale della Russia, ove fin dal secolo xin furono trovati mercanti genovesi dal Viaggiatore di Pian del Carpino; e (se vera è la fama che ne suona) genovese sarebbe stato 1’ architetto che fin dallo scorcio del x secolo co-strusse ivi la prima chiesa cristiana, condottovi dal nuovo battezzato il Gran Principe Vladimiro di Russia (2). I documenti taurici del nostro Archivio di S. Giorgio ci fanno fede di relazioni con altro ramo degli stessi Principi, i Signori di Mosca (de lo Mosco) : come il russo GerebtolT (3) attesta essere stata colà importala da’ Genovesi la manifattura dell’acquavite; e lo storico Karamsin aggiunge, da’ Genovesi d’Azof e della Tauride essere stato lungamente praticalo il commercio tra Mosca e l’Italia. (,’) In un ripostiglio scoperto in Podolia nel 1863 di monete ora conservate all’ Accademia delle Scienze di Pietroburgo , se ne rinvennero parecchie genovesi-tauriche; ed altre tatare erano sovraimpresse colla croce genovese. V. Beruner Blatter fur Mi'inz.... kunde; voi. IV.,pag. 243-44; Berlin, Schnei-der, 1868. (9) Kòhne, pag. 213. (3) Voi. I, pag. 398. Karamsin, V. 134, ove parla anche di Matteo e di Andrea zio e nipote, probabilmente genovesi, Signori di una Terra nel paese di Petcora. Lo stesso storico (voi. 111. 237) noia clic i Genovesi commerciavano coi Polutzi avanti I’ arrivo e la conquista di Crimea fatta dai Talari. ( 182 ) Prima di passare al principale de1 nostri Stabilimenti su questo Marc, che fu la Crimea, ritorniamo indietro; e, dalle bocche del Bosforo onde partimmo rivolgendoci alla costa meridionale, toccheremo in breve tempo a Samaslro (.Amasserah), dal viaggiatore Clavjo appellata Città Genovese, con loggia e Consolato nostro; indi passando per Sinope, obbietto di più nostri documenti, giungeremo a Samsun città di nuovo in gran parte genovese, con loggia e Consolato, e dove era un nostro Castello, tuttora chiamato Genovese per attestalo dì Bitter. Or chi guardi questi luoghi sovra una carta, capisce subito qual posizione strategica avea saputo procacciarsi la Repubblica anche nel mezzo del Mar Nero; come vedemmo, T avea alla bocca del Bosforo, e vedremo l’avea allo stretto tra questo mare e quello d’Azof. Perchè Samastro e Samsun stanno, quasi sentinelle, ai due lati opposti della gran punta che fa qui la costa verso la Crimea: e questa stessa penisola molto avanzandosi aneli’ essa dirimpetto, rimane il Mare come diviso in due grandi seni, T Orientale e 1' Occidentale ; guardati entrambi a vista dai > porti genovesi, da tramontana come da mezzogiorno. Procedendo oltre, sappiamo pe’ nostri documenti che anche a Kerasun (Jerezonda) i Genovesi ebbero, almeno per qualche tempo signoria, per quanto l’Heyd ne dubiti. Ma per rispetto a Trebisonda questo dotto indagatore ha posto in nuova luce la esistenza ivi presso del nostro Castello del Leone sul Cavo di Meidan nominato nel nostro Atlantino. Del resto sono note, e verranno a suo tempo sempre più chiarite, le molte or amiche or guerresche relazioni della Repubblica con quell’Imperatore, e Tarbilramento e la sentenza contro questo del nostro Doge. Or chi non sa la fiera e sempre memorabile vendetta e la non meno fiera generosità di Megollo Lercari ? Ancora più oltre, a Rizeh l’antico Castello con torri ed opere avanzate di solida costruzione è attribuito dagli odierni abita- ( 183 ) tori ai Genovesi, saivani l'usage, come si esprime il signor Fontanier. Or ci si offrono la Mingrelia, l’Abcassia e la Circassia; lo regioni più oscure per barbarie di nazioni e per povertà di ricordi ; dove perciò la potenza genovese, più clic non s’intenda , si sente, ma si sente in guisa non dubbia e assai rilevante. Batuin e Sukum-Kalò colla bellissima sua baia rappresentano i medievali Lo Vati e Sebastopoli, sottoposti al Signore di Mingrelia. Qual fosse l’autorità e (confesseremo anche) la prepotenza de’ Genovesi in queste regioni, il mostra assai chiaro l’aneddoto narrato dal veneziano Barbaro, quando passò ivi col genovese Angiolino Squarciafico (1). Ma anche i documenti ci parlano del Consolato nostro a Sebastopoli, e di un notevole prodotto di dazii colà ritratti dalla Repubblica. La quale dunque si mostrava solerte anche qui come a Trebisonda, e come agli stretti, e dovunque si trattava d’ occupare gli sbocchi delle grandi strade marittime e terrestri : giacché a Sebastopoli finiva già d’ antichissimo la gran via commerciale attraverso il Caucaso per la valle della Tsebelda e per l’alto Cuban. Come, che anche la via pel Fasi all’ Imerezia fosse da’ Genovesi frequentata, ce lo persuadono le tracce genovesi in Imerezia stessa, a Kutais, indicate dal Serra sulla fede dei Viag- (T) Così Barbaro racconta nel Ramusio, voi. II, capo 10: « Capitai a Vati, partendo da Costantinopoli, per andare alla Tana insieme con un Anzolin Squarciaflco Genovese. Era una Giovane che stava in piedi sopra la porta, alla quale questo Genovese disse : Surina patroni cocon : che vuol dire : Madama c’ è il Padrone di casa ? intendendo per questo il Marito. Ella rispose : Archilunisi; che vuol dire: ci verrà. Et egli la pigliò nelle labbra, e mostrandola a me diceva: Guarda bei denti che ha costei, e mi mostrava anche il seno.....; cd ella non si turbava, nò si movea punto. Entrammo poi in casa et ci mettemmo a sedere; e questo Anzolino mostrando d’aver pulici nelle mutande, le foce atto che andasse a cercare ; et ella se ne venne con grande amorevolezza, e cercò intorno intorno con somma fede e castità. In ( 184 ) giatori; e i documenti ili San Giorgio che ragionano di nostre relazioni colla Giorgiana (Giorgia) e con un Signore di Coni, cioè, a quanto ci pare, di Klioni e di quel territorio che giace a piedi della catena occidentale dell’Imerezia. Non cosi crediamo doversi interpretare il Signor di Biberdi de’ nostri documenti per 1’ odierno Baberd o Baiburt: giacché sappiamo il medievale Biberdi esser nome d’un Signore entro terra tra il Cuban ed Azof: e tuttavia, che anche all’ odierno Baiburt frequentassero , anzi godessero speciali privilegi i Genovesi nella gran via commerciale da Trebisonda all’Armenia* ne è bella prova la tradizione orientale, affermante che tutta questa via fino ad Erzerum era protetta di distanza in distanza da castelli genovesi per concessione de’ Re d’Armenia. Della Circassia (Zichia) i Signori sono notati più volte come nostri malfidi alleati ne’ documenti ; i costumi del popolo furono esposti in un diligente e lodato ragguaglio dal genovese Interiano, che si vede avervi fatto lunga dimora: tra loro è tuttora assai vivo il nome e la memoria dei Ghenos (Genovesi) ; vantano le armi che dicono nostre ed ereditate da lungo ordine d'avi; ed all’incontrare nel viaggio un’antica chiesa (che attribuiscono sempre ai nostri), scendono da cavallo e recitano la loro preghiera mussulmana. Perfino gli Ossi, nascosti questo mezzo venne il Marito, e costui cacciò mano alla borsa c disse: Patroni tolari sica; che vuol dire: Padrone, hai denari? Et facendo egli atto di non n’aver adosso, gli diede alcuni aspri de’ quali esso dovesse comprare qualche rinfrescamento; et così andò. Dopo stati un pezzo andammo per la terra a so-lazzo, et questo Genovese faceva in ogni luogo quello che li piaceva secondo li costumi di quel paese, senza che nessuno li dicesse peggio di suo nome : onde si vede che sono gente bestiale. Per questa ragione i Genovesi che praticano in quel paese hanno fra loro costume di dire : tu sei mengrello, quando vogliono dire: tu sei pazzo ». Si nota che in questo stesso capo il Barbaro nomina Biberdi Signor di Cre-muc e Bendiano Signor di Sebastopoli, di cui parlano anche i nostri documenti. ( 185 ) tra i più interni recessi del Caucaso, si pregiano di armi fatte o già possedute da’ Genovesi. I Signori Getici, Usdemoroch, Jamoch, Coslumoch, Cadibeldi, e^c., onde ci parlano i nostri documenti, stanziavano forse nelle baie o anse di Sugiuk-Ivalé, di Ghelendcik e di Pciade, ove nel nostro secolo il genovese Raffaele Scassi era chiamato dallo Czar a tentare 1’ incivilimento di que’ fieri montanari. Nell-1 appressarsi però allo stretto che divide i mari Nero e d’Azof, la Repubblica non si appagava di solo influsso, ma richiedeva il predominio. Cosi i Signori di Anapa (lo Mapa o Mapario) e i Signori della Penisola di Taman (Matrega) erano sovvenuti di annua somma da Genova, per tenerli legati alle sue vedute politiche e alla comune difesa. E il Signore di Taman era un genovese, Simone, della ben nota in Oriente famiglia Ghizolfi; il quale dal 1419 almeno ne era in possesso per nozze, come pare, colla figlia ed erede di un Can circasso nominata Bichacanon (forse meglio Bicha-Khanim). Dall’ avo, non senza torbidi ed interruzioni per parte de’ vicini, passò il dominio in Zaccaria Ghizolfi di Vincenzo, il quale, anche dopo perduta dai Genovesi la Crimea , durò colà, volgendosi per protezione al Gran Principe di Russia. Coll’ occupazione dunque di Taman pel Ghizolfi sulla costa asiatica e col Consolato nostro di Cerco (Vosporo) sui la costa europea di faccia, i Genovesi ebbero guadagnato anche la chiave dello stretto di Jenikalé e 1'" entrata del Mare d’Azof; come ave-ano rinforzi più in su in Baziar, Castello d’Ilario De Marini, e in Copa (lo Copa o Copario) sull’ omonimo Cuban; e sempre più in su nel mare fino almeno alla Tana (Azof). Quivi era un Consolato alle bocche del Don, stazione importantissima, sia per addentrarsi per questo fiume all’Asia ulteriore, sia per diffondersi sugli altri Porli indicati dal nostro Atlantino come dal Pegolotti, e che rifioriscono ora in parte sotto i nomi di Tagan- 14 ( 180 ) rog, Mariopóìi e Berdiarfska; mentre l’addentrarsi de1 Genovesi entro terra è indicato da’ nostri documenti per le suaccennate relazioni col Signore Biberdi o di Cremuc, e per quelle col molto più lontano Signore di Mosca. Compiuto per tal guisa 1’ ampio giro che avevamo proposto di percorrere, ci troviamo di nuovo innanzi la Crimea, 1’ antica Penisola Taurica, la medievale Gazaria; il ponte che s’avanza in mare quasi a congiungere il settentrione col meriggio e da questo a quello comunicare la favilla della civiltà: la terra in fatti già fiorente per greche colonie e pel celebre regno di Mitridate, ma che non men celebre ridivenne più tardi per la dominazione genovese : la gemma, l’occhio destro, come a ragione fu chiamata, della nostra Repubblicane la cui capitale Caffa fu assomigliata a Costantinopoli per fiore d’abitanti e d’istituti. Oh! il mercatante, il marinaio genovese che nel frequente viaggio al Mare d'Azof rasenta questa penisola , non sente egli alla vista della Crimea quel palpito misterioso e solenne che desta l’incontro d’ un amico, d’un consanguineo, da molti anni scomparso o creduto estinto? Non gli dice nulla quella lunga fila di coste che anch’ essa dagli Avi nostri era denominata la Riviera: simile alle patrie terre nella benigna guardatura di sole, nella difesa del lungo giogo, nell’ amenità delle vedute alternanti con orridi sconvolgimenti vulcanici, tra brevi fiumare e capi sacri alla Vergine bugiarda o alla vera, alTElio pagano o al cristiano Elia; simile nella bellezza de' giardini, nella ricchezza de' profumi e del miele, ne’ vigneti che oggi riacquistano l’antica fama e il perduto terreno? E forse egli coll’istinto del cuore, eoliamente nudrita d’acconce letture e disegni(i), e (chi sa?) con occhio potentemente (’) Esprimiamo qui il desiderio nostro di molti anni : che ò di veder raccolti in un bell’ Album i disegni delle costruzioni genovesi o delle loro tracce ( 187 ) armato, terra terra, in* lirapida giornata, potrebbe orinare i resti venerandi delle patrie memorie. Balaclava e Soldaja torreggiano ancora, qua e là spenzolando le lacere ale, e rivelano inscrizioni e stemmi colà, ove facean di sé bella mostra la Chiesa, il Palazzo della Signoria e del Vescovo, la cisterna, l’acquedotto forse sul patrio stile derivato per lunghi canali dalle fonti montanine, il doppio o triplice giro di mura fiancheggiate da battifredi. L’ampia baia di Caffa così amica ai naviganti è ora deserta, distrutto ivi fu dai nuovi dominatori il maggior Tempio Genovese; ma la torre di Papa Clemente mostra ancora parte de’ suoi fianchi, e rimembra il danaro raccolto dallo zelo di questo Pontefice per tutta la Cristianità. Così fossero stati pari al suo lo zelo e la intelligenza de’ comuni interessi ne’ Principi, che ora non vedremmo queste rovine, melanconici testimoni di una gloria che non è più; quasi vegliardi superstiti a un generale soqquadro, e attoniti di trovarsi stranieri nella propria terra tra nuove generazioni ! 11 cuore non sanguinerebbe leggendo la caduta delle italiche colonie, degna non che di storia, di poema; Pera, Caffa, Scio, Lesbo, Negroponte, e tutta Grecia e Romania prede lungamente agognate del Turco; e i martirii de-’ nostri gloriosi giovinetti che volentieri permutarono la vita per l’anima e per la fede degli Avi; e, fato ben pili da compiangere, i nobili efebi e le donzelle serbate alla infame lascivia musulmana ! La giustizia lungamente specchiata della Repubblica e del Banco di San Giorgio lasciarono in questi luoghi tracce tuttora vive nella memoria de’ popoli : come i nostri documenti fanno ampia fede delle cure indefesse per far rifiorire quelle città, attirando con privilegi gli abitatori e i fabbricanti di case, e per e rovine in Oriente e altrove. Il Dubois ne somministra per la Crimea; c più altri si possono ritrarre da opere specialmente straniere e costose, o da manoscritti rari. ( 188 ) rifornirle di opportune migliorie, d’armi e difese; posponendo a tale scopo gli interessi della Madre Patria e il pericolo stesso della grande Istituzione del Banco, da cui pure pendeva la principale fortuna della Repubblica. Il nome di Gran Comune era a Lei dato per antonomasia ; e il Genovese aneli’ esso avrebbe potuto percorrere sicuro quelle terre colla sola guarentigia del Civis Romanus sum(lK Coi Signori Greci d’Inker-mann e di Mancup (la Gozia), coi Signori Tartari di Kirkor (Ciufut Kalé) e di Solcati (Eski-Krim) e col costoro Imperatore erano or amici or nemici, ma sempre rispettati e non raro invocati da loro, come da1 privati, arbitri volontari nelle reciproche quistioni. E genovesi erano quel Ghizolfi che sulla fine del secolo xiii e nel principio del seguente, e quell’Andalò di Savi-gnone, che nel secolo xv l’imperatore Tartaro mandò ambasciatori alle Potenze Occidentali. Perfino, dopo perduta la Crimea, tra le famiglie genovesi rimaste a Solcati, trassero altri Tartari Imperatori quei due Spinola che inviarono legali ai Re di Polonia, Stefano Batlori e Sigismondo III (2). Non ignoro che una o due delle indicazioni sovra date a lode de’ genovesi fu posta in dubbio da recenti e chiari critici; nè io vorrò starne pagatore. Basti rispondere che, lasciati anche da parte tutti gli altri fatti veri e incontrastati, una tradizione cosi costante e generale per tempo e per distesa di popoli è (’) Che i Genovesi in quelle regioni lasciassero ottimo nome e lungo desiderio di sè è noto e si conferma dal seguente brano, scritto dal signor Fer-rand nel 1702 (Lettres edifiantes; Memoire du Levant, 111): « La véneration qu’on avoit pour moi redoubla Iorsqu’on sut que j’etois premier medecin du Khan; et pour l’augmenter encore, je me dis Génois de naissance (V. Serra, Discorso primo sai commercio ecc. de' Genovesi; donde prendemmo più altre notizie). Sulle famiglie genovesi rimaste colà dopo perduta la Crimea, V. Karamsin, IV. 136, e nota 22. (*) V. Atti della Società, Voi. IV, pagine cxxvn c cc. ; Canale, Storia della Crimea, Voi. li, pag. 445 : Burgus, pag. 215. ( 189 ) già per se un fatto che prova più di ogni singolo, anche bene accertato. Non altrimenti come se fossero mute tutte le storie sul dominio del Mondo Romano, parlerebbe altamente ogni pietra, cimelio, monumento che in Europa, in Asia, in Affrica si disseppellisce a ogni pié sospinto; oppure come di un popolo etrusco o pelasgico anteriore al periodo storico affermano la vigorosa civiltà le tuttora non interpretate iscrizioni, e le costruzioni ciclopiche che sfidano l’ingiuria de’ secoli. Noi dunque non ci stancheremo a dar colore di verità al duello del Generale Genovese col Principe Vladimiro, e alla vittoria del secondo sul primo, riportandone opime spoglie e la Darma (collana) che brilla tuttora fra le più preziose gioie della Russa Corona : nè cercheremo se sia vero che la forma e lo stile di questa collana sieno, più che italiane, bizantine od orientali. Abbandoneremo per la stessa ragione le singole costruzioni supposte genovesi in Circassia o in Mingrelia, e perfino in Crimea, a Simeo, a Limine, a. Chichineo; ove pure il dotto Pallas credette trovare tuttora il tipo nostro nelle teste degli abitanti. Ma certamente troppo generale ed ampia corre sui confini dell'Europa coll’Asia la tradizione che attribuisce ai Genovesi gran numero dei meglio architettati edifizi. Ne cita Pouqueville ;• e il nostro socio comm. Merli nel suo viaggio in Levante trovò a Brussa di Bitinia, nella Moschea di Maometto, le bellissime mattonelle policrome ed altre plastiche , colà senza contrasto appellate di nostra fabbrica (1). Genovesi perfino sono le leggende che corrono in quelle regioni avide di tal fatta racconti. Quella sul dì dei morti in Circassia fu di recente poetata dal signor Cantei; e due ce ne (1) Merli, In fluenza delle belle arti nella prosperità delle arti industriali; Genova, Tipografìa Sordo-Muti, 1865. Anche in Affrica, al nuovo Fez, l’acquedotto vecchio era invenzione d’ un Genovese. V. Petit De La Cnoix, I. 485. ( 190 ) recò il Dubois; la leggenda dei popoli della Cabarda che a prezzo del disonore delle mogli ebbero il territorio sul lontano Terek; e il tuo lamentevole fato, o Nekegiam Khanim, figlia di Toktamisce, che vinta d’amore lasciasti l’imperiale palagio fuggendo con un bel gentiluomo genovese; e a costui raggiunto e punito del capo non volesti sopravvivere, gittandoli dall'' alta mura di Kirkor : di che l’imperatore tardi pentito ed inconsolabile ti pose il monumento che oggi ancora gentili donzelle vengono a bagnare di lagrime. Più scarse sono le notizie di Genovesi che dalle strade sboccanti nel Mar Nero passarono oltre nell’Asia centrale ed orientale. Taceremo delle tracce e tradizioni nostre in Kubascia e in Ivara-Hissar rammentate da Serra e da Sauli. Ma non è da omettere che al fiorente mercato di Tauris in Persia avevamo il nostro Console : e che la via ora ben nota dalle bocche del Don al Caspio pel Volga fu corsa da Luca Tarigo, il quale con meraviglioso ardimento trasportò per lo istmo tra i due fiumi la nave, e tutto battè quel chiuso mare, poi tra mille pericoli potè ricondursi con ricca preda all’ amica Crimea. Paolo Centurione percorse più volte le Russie, e caduto ai Turchi il Mar Nero, propose indirizzare il commercio a nuova via pel Mar Bianco e pel Baltico. Anche Benedetto Scolto (di famiglia di Cartografi per noi venuta in luce) propugnò sul principio del secolo xvii la possibilità di giungere all’ Asia ulteriore e all’America pel settentrione marittimo. I due Gi-rolami Adorno e di Santo Stefano intrapresero la lunga navigazione dal Golfo Arabico all’ Oceano Indiano : e il secondo di questi viaggiatori, più felice del primo, potè compierla o scriverne le vicende con diligente narrazione. Monete cfhtiche genovesi si trovarono comunissime a Calicut sulla costa del Malabar; e fino alla Cina erano quei Mercanti Genovesi i quali al Missionario cattolico nel secolo xiv valutavano il ( 191 ) danaro di colà in monete italiane. Mentre Giovanni \illani chiamava i Mercanti Genovesi i più ricchi della Cristianità, il suo concittadino il Boccaccio indica i nostri come i testimoni i più autorevoli di veduta o di scienza de’ luoghi più lontani, come li indica il nostro Prete Giovanni per le regioni più meridionali ed interne del Marocco. Perfino 1’antico romanzo spagnuolo di Fiore e Biancofiore fa viaggiare il suo eroe su una nave genovese. Di che acconciamente furono paragonali i nostri all’ ebreo errante della nota leggenda. Or che avvenne tra noi di tanta potenza, di tanto splendore? Siamo noi più i Genovesi di quel tempo? Nipoti non degeneri? Non é qui il luogo di rispondere all’ interrogazione ; solo dirò che ancor oggi nel Genovese è l’indole calda, vivace, intraprendente; e, se più rari, non mancano tuttora gli esempi di concittadini resisi chiari per viaggi, studi od influsso politico su quelle stesse regioni onde qui discorriamo: Rado nella Tunisia, Della Cella nella Reggenza di Tripoli, Figari Bey che ora giova co’ suoi studi 1’ Egitto e lo illustra cogli scritti, mentre Caviglia lo percorreva contemporaneo ed emulo del piemontese Drovelti e del più celebre padovano Belzoni. 11 nostro socio Dottor Giovanni Casaretto viaggiò la Crimea e ne scrisse lodatamente; così pure Felice Lagorio (1) ; ed ancora non ha molti anni il Generale Semino acquistossi in Persia chiara (’) Figari Bev, Studi sull’ Egitto, 1867. Casaretto, Lettere due, nella Biblioteca Italiana , 1836', voi. 84, pag. 146; 1837 , voi. 85, pagine 14o, 190. Lagohio, Abrégé historique des revolutions et du commerce de la Tauride; Odessa, Imprimerle de la Ville, 1830. Pel Caviglia V. Bertolottu, Annali Geografici; Genova, Bonaudo, 1820, voi. I, N.° 2. Il giornale L’Opinione del 28 dicembre 1868, N.° 359, reca un articolo del nostro socio rev. G. B. Brignardello, in cui viene resa bella e dovuta lode al chiavarese Nicolò Descalzi, che a Buenos-Ayres operò dal 1821 al 1867 importanti esplorazioni idrografiche e ne arricchì la geografia di quelle regioni. % ( 192 ) faina, lauto con istudi strategici c topografici, quanto combattendo con valore a Gurghan, a Herat e contro il Korasan (l). Ma si è nel mare specialmente che il Genovese serba ancora tutto l’antico fuoco ed inviolata la fama presso le nazioni. Colà egli si sente sempre il Re del suo legno e delle onde ; e corre sempre le vie antiche e le nuove , con tanto maggior coraggio quanto minori sono i mezzi onde può disporre. E tacendo delle più recenti, perchè note, circumnavigazioni d‘ arditi nostri Capitani, accennerò il signor Albini ; il quale, degno figlio dell’ Ammiraglio che pubblicò il Portolano della Liguria mantiene l’onore della Patria nella dotta Inghilterra, e fra altre sue ingegnose invenzioni annunzia una Bussola automatica, destinata a grandemente perfezionare questo trovato italiano e a far progredire a gran passi la scienza nautica. Voglia Iddio che le cose d’Italia si compongano a felice (’) Da Ambrogio Console della Repubblica Ligure a Nizza nacque nel 1799 Bartolomeo Semino: il quale passò nel 1823 dalla Mingrelia a Tauris dove si pose a servizio della Compagnia delle Indie Orientali come ingegnere idrografo; nel 1825 entrò nell’armata dello Sciah di Persia, ove fu promosso a Colonnello, Capo di Stato Maggiore, Generale ; e fu decorato di varii Ordini anche di Stati stranieri, e presentato dallo Sciah di una medaglia in suo onore per le brillanti sue imprese. Delincò carte strategiche e militari, compose più opere, parlò facilmente molte lingue, e fu socio corrispondente della Società Geografica di Parigi. Nel 1835 caduto in disgrazia della Corte per invidia di emuli potenti si ritirò e morì a Smirne il 14 aprile 1852 e lasciando un figlio. Vedasi una buona e particolareggiata sua Biografia nel Bollettino della Società Geografica sullodata (1855, semestre 1.°, pag. 298); ma si badi che non v’ò ragione di negare la qualità d’italiano e di genovese al Semino, solo perchè nato per 1’ ufficio del Padre in una città che in quell’ anno, era come di nuovo ora è, aggregata alla Francia. A chi chieda perchè ncn citai le pagine degli Autori che, come sovra dissi, mi fornirono 1’ ordito generale, rispondo perchè dovrei citarli troppo, e perchè del resto seguendo l’ordine delle mie idee è facile rinvenire il luogo in fonte. Proferii citare minutamente i brani dispersi degli Autori che toccarono sol di passaggio questo subbietto. ( 193 ) rassodamento; e, ne abbiam fede, i suoi figli, senza pretendere V antico predominio, gareggeranno colle novelle Nazioni nella piena applicazione della scienza e dell’arte, e nel ridare alla civiltà quelle terre d’Oriente, le quali sono l'incubo del nostro secolo, perchè, come furono l’aurora dell’umana famiglia, così sono fatale al compimento della sua maturità. ELENCO DELLE OPERE CONSULTATE PEI NUOVI STUDI Avezac (D’), lles de l’Afrique (nell’ Univers Pittoresque ; Paris, Didot, 4 848). Barbaro, Viaggio alla Tana (nel Ramusio, Navigazioni, Voi. II). Beicri (Abu-Obaid-el-), Description de l’Afrique septentrionale (nel Journal Asiatique; Serie V, Volumi xii, xm, xiv; 4 858-59-60). Burgus, De Dominio Genuensis Reipublicae in mari ligustico; Roma ; Marciano, \ 641. Brunn, Notices Historiques et topographiques concernant les colonies ìtaliennes en Gazarie (nelle Mémoires de l’Acadcmie de Sciences de S.1 Peter sbourg ; Voi. x, N.° 9, 1866). Cantel, La nuit des morts, Legende Georgienne (nella Revue de deux Mondes ; 1861, pag. 1002). Cella (Della), Viaggio da Tripoli alla frontiera dell' Egitto nel 1817; Genova, Ponlhenier, 1819. Ciioiseul-Gouffier , Voyage pittoresque de la Grèce ; Paris, Blaire, 1782-1802; Volumi ire. Crescenzio, Nautica mediterranea-, Roma, 1602. ( 190 ) Clerc (Le), Ilistoire de la Russie moderne, 1783-85; Volumi quattro, con Carta ilei Mare d' Azof. Dubois de Montpereux, Voyage autour d,u Caucase, chcz le Tcherkesses.. en Crimèe, etc.; Paris; Gides, 4839, Volumi sei. Edrisi, Description de l’Afrique el de l’Espagne; Traduzione dall’arabo per Dozy e de Goeje; Leida; Brill, 4 8G6. Fontanier, Notice sur la còte de la Mer Noire appellée La-zistan (nel Bulletin de laSociété de Gèographie, Serie i, Voi. xvn; Paris, 4832). Fortia d’Urban, Recueil des itineraires ancicns; Paris, Imprimerle Royale, 1845. Geograpiii Graeci minores... illustravit C. Miillerus; Paris, Didot. Volumi due con Atlante (L’opera si cita sotto il nome di Miiller). Gerebtoff, Essai sur l'histoire de la civilisation en Russie ; Paris, Amyot, 4858. Volumi due. Graberg de He.msò, Specchio geografico e statistico dell' Impero del Marocco; Genova, Pellas, 4 834. Heyd, Le Colonie Commerciali degli Italiani in Oriente, Traduzione di G. Mùller; Venezia, Antonelli, 4866-67. Volumi due. Hommaire-Heljl, Les Steppes de la Mer Caspienne, le Caucase, la Crimèe; Paris, Bertrand, 4844. Volumi tre. Ibn-Haucal, Description de l’Afrique', Traduzione dall’ arabo per Mac-Gucking de Siane , (nel Journal Asiatique, Serie in, Voi. xiii ; 4842). Karamsin, Storia dell’impero di Russia, Traduzione italiana; Venezia,- Alvisopoli. Volumi otto. Kòhne, Beitrage zur geschichte und archeologie von Chersonesus in Taurien-, S.1 Petersburg, 4 848. Leone Africano ( nel Ramusio, Navigazioni, Voi. ì). Levanto, Prima Parte dello Specchio del Mare ; Genova, Marino e Celle, 4 664. ( 197 ) Marcus el Duisbero, Geographie ancienne des États Barbci-resques d' apres Mannert, enrichie de notes ; Paris, 4 842. Pouqueville, Voyage de la Grece; deuxieme edition ; Paris, Didot, 4 827. Volumi sei. Portolano del Levante; Venezia, 4 544. Petit De La Cnoix, L Afrique ancienne, et moderne; Lyon, Amaulry, 4 688. Volumi quattro. Pellissier, Description de la Régence de Tunis (nella Explo-ration Scientifiqae de l’Algerie; Voi. xvi). Id., Mémoires historiques et geographiques suri’Algerie (nella Exploration come sopra; Voi. vi). Renou, Description geographique de l’Empire du Mar oc (nella Exploration ecc.; Voi. vm). Sanuto Livio, Geographia in xn Libri; Venezia, Zenaro, 1568. Scheda, General Karte von Europa; Wien, 4845-47 ; in 25 fogli. Tigiani (Et-), Voyage dans la Régence de Tunis; Traduzione dall’ arabo di Alfonso Rousseau (nel Journal Asiatique, Serie ìv, Voi. xx, 4 852; e Serie v, Voi. i, 4853). Thomas, Periplus Ponti Euxini (nelle Abhandlungen der Bai-rischen Akademie; Cl. i, Voi. x, parte i). Toeino, Derrotero de las Costas de Espana... y su corrispondente de Africa, con Atlante; Madrid, 4786-87. Zach (De), Correspondance Astronomique; Genova, Carniglia e Ponthenier. Volumi quattordici; donde furono consultate le seguenti Memorie : Smytii, Lettere sull’Affrica ; la prima delle quali data dal porto di Genova il 28 febbraio 4818, è nel Voi. I, pag. 71 ; le altre sono nei volumi vii, pagine 50, 422, 437, 544; viii, pagine 459, 535; ix, pagine 69. Beaufort, Analisi delle sue sei carte della Caramania, nel volumeix, pagine288, 390, 473, 575; e voi. x pag. 58; 176. ( 199 ) TAVOLA SECONDA AFFRICA •157. salle. Salé, Sla; antica Sala; ultimo luogo conosciuto nell’Atlantico dai Romani, come dal nostro Atlanlino, il che ne prova V antichità; mentre la Carta Pisana del secolo xv giunge fino ad Azemmur, quelle di Pietro Visconti del 1318 e del 1327 vanno più oltre fino a Mogador; la Carta Catalana del 1375 e quella del Pizzigani del 1367fino verso il C. Bojador. -158. marmo. Mamora, el-Mehedia. 4 59.’ moxmar. Mamora vecchia, Mula-ben-Sallam. 160. lara^uis. Larasce, el-Araisce, sulla riva sinistra del fiume Lukkos, ant. Lixus. 161. togonixi ; meglio in altri Portolani Tuximuxi. To- sciommosce, Tesciumes di Edrisi e di Bekri, a tramontana del fiume Lukkos; luogo ora distrutto. 162. arcilla. Arzilla, Ac-ila ; antica Zilis. 163. sparteli. C. Spartel; Tarf-es-Sciaccar. Sebbene in arabo il nonìe proprio di Capo sia Ras, come ne vedremo molti esempi, pure usano anche Tarf che troveremo presto di nuovo. 164. tancer. Tangeri; ant. Tingis. ( 200 ) 105. mitar. Nome elio è anche in Andrea Bianco; ma gli altri Portolani vi sostituiscono Casser, che è YAlcassar spaglinolo, e il Kassr-es-Seghir degli Arabi, cioè Castello-ìl-Piccolo. 166. marzamua; in altri Portolani Marzamusa. È il Mersa- Musa degli Arabi, ossia il porlo di Mosè, uno dei conquistatori loro che di qui valicò in Ispagna. Questo nome non è più in uso, ma pare corrisponda airodierno seno di Benzus nella carta di Tofino. 167. septa. Ceuta; nei documenti Genovesi Septa per la cui con- quista fin dal primo terzo del secolo xm fu stabilita la più antica società commerciale, detta la Maona. Era ivi pure nello stesso secolo un Vicus Ge-nuensis, ove furono seppelliti Martiri Francescani. Il nome di Septa pare venga dall’antico nome di Septem fratres dato ai monti vicini. 168. gomiera. •169. tarfoneli. Questi due luoghi vicini sono nominali nel Caf-faro (ed. Pertz. pag. 183) apud Gomerium in Tarfoneli. Non si confonda questa posizione coll’ o-dierno Velez de la Gomera, che vedremo più avanti. Gomera era la tribù che occupava il territorio dal fiume Martin che viene daverso Tetuan fino al detto Velez; ma pare a que’ tempi vi fosse anche una terra speciale di questo nome a levante del liume Martin, lizzano dice che Tarfoneli è il Capo che chiude a levante il golfo di Gomera, dunque deve applicarsi tal nome o al C. Tetuan, o alla vicina Punta Mazari. 170. netigara. In altri, Netegala. Forse questo nome ricorda la tribù Nefgaua ricordata da Bekri, e che dovea stanziare verso qui : ma le carte moderne ne tacciono. ( 201 ) Se Tarfoneli fosse il C. Tetuan, Netigara sarebbe la Punta Mazari. 171. cricer. È chiaro che risponde al fiume Rerkel qui posto dal Graberg, e al Forte Kerkal d'Edrisi. -172. cassa. Pare corrisponda al Forte Tikisas di Edrisi, sapendosi che il T avanti alla parola radicale é spesso usalo dai Berberi, i quali di Malafuz fanno Tamalfuz, di Mazagan Tamazagan, ecc. Altri vi pongono Salquisa; altri Cassasa (come il nostro Levanto); lascerò ai Dotti giudicare, se queste parole esprimano terre diverse ; veramente Cassasa ricorda la tribù Gassaca di Bekri, la quale però dovrebbe esser molto più a levante. 173. ellis. Iris nella Carta di Tofino pare corrisponda a Ellis nel nome e nella posizione, lelles ricordato da Leone Africano, da Graberg e da Renou sarebbe ancor più somigliante nel nome; ma non andrebbe bene se la sua postura fosse a levante di Badis, come la fermano questi tre Dotti. Senonchè Petit De La Croix, forse seguendo Marmol, mette qui Yelles in concordia col nostro e con tutti gli altri Portolani. 174. bedis. Bàdes, Badis, Velez della Gomera coir isolotto di contro detto Penon de Velez. 175. buzentor. Meglio in altri Buzencor. Nel Tofnìo: Cala Bozicu ; in altre carte moderne Ras Bozankah, presso il fiume Nekur. 176. molcemar. Mezemma, el-Mezemma e l’isolotto di contro che gli spagnuoli chiamano Alhucemas. 177. tarfocirat. C. -Kilates, Quilates in Graberg. Di qui in poi è gran confusione tra gli Arabi stessi, come anche nelle Carte più recenti. Chi distingue un Tarfokirat da un vicino Tarfogarello ; chi vi sostituisce un 13 ( 202 ) Tarf Garet con fiume omonimo, altri un Kart o Iverta, altri un fiume Quiret, ecc. Vedano i Dotti se tutti questi nomi si applichino ad un solo Capo col nome di Garet, Kiret o Kilates presso un fiume omnimo, e se tale luogo si debba porre tra Mezemma e il seguente Nuftis, oppure al di là come lo ha posto Tofino. 178. fetis. 11 solo Tofiiìo qui ci porge un riscontro nella piccola Baia di Nuftis, che pare identica e per la postura e pel nome. 179. larcudia. Questo nome ricorda una radice Araba usata anche altrove ; pure nè Edrisi nè Bekri qui pongono alcun che di somigliante; a meno che non si accetti per tale 1’ el-Kodia-el-Beida (la collina bianca) di Bekri, oppure l’Alcalaya o Alcaladia, nome generico di questa Provincia. I moderni ne tacciono affatto. 180. c. de tre force. C. tres forcas, ben rilevato e notato da tutti i Portolani e dai moderni. Pure gli Arabi Geografi non ben lo distinguono. Pare non possa essere il C. Tsaghlal d’ Edrisi, se questo scrittore lo pone a ponente di Kert o Garet, mentre dovrebbe esserne a Levante. Più probabilmente il nostro Capo corrisponde al Tarf Herek di Bekri, oltrecchè nella posizione, anche in una certa somiglianza di nome. Pero Graberg traduce il C. tres forcas nell’ arabo Ras-ed-Dir; ed è notevole che questo nome è quasi identico all' antichissimo Rusadir, che i Dotti qui pongono. Così sarebbe quivi uno degli esempi, citati nell’introduzione, di più -nomi fenicii nella costa d’ Affrica che trovano il loro riscontro nella invasione degli Arabi, sebben posteriore di tanti secoli. 481. millela. Melilla, Mlìla. ( 203 ) 182. saline. . . . Benou nota l’esistenza di una laguna c sa- line a quattro leghe da Mlila. 183. zafarins. Giafarin, isolette. 184. miluina. Maluia, Mulluia, Mluia, fiume. 185. labauars. Il Tahahrit d’Edrisi, ma non ha nome corrispon-, dente ne’ moderni, i quali per qui scrivono un C. Milo-nia; ma è un errore e dovrebbe essere scritto per lo meno C. Mulluia dal nome del vicino fiume. 180. ligonli. È il Tuunt degli Arabi; in Tofino é il seno Trigonia. Altri moderni pongono per qui la Baia Giama Gazuat, detta oggi Baia di Némour. 187. guardia. C. Guardia, in Graberg. 188. omne. Hone, Hunein, ora distrutta, ma già città im- portante e porto frequentato da’ Genovesi. 189. gordanza. Il porto El-Verdania d‘Edrisi, distante due mi- glia da Hunein, ma taciuto nelle Carte moderne. 190. limacs. Arscegun, Arscekul, isola avanti alla foce della Tafna. Gli spagnuoli la chiamano Isola Caracole, che in quel linguaggio significa Lumache ; onde si vede l’identità di senso nei nomi spagnuolo e me-. dievale italiano. 191. sierem. Graberg ha qui Zarena; altri vi pongono il golfo di Serem, Sereni o di Tlemsen. Sanuto vi pone anche il fiume Scremo, che forse equivale alF odierno Fiume Salato, presso gli Arabi Uad-el-Melah. Uad, scritto anche Vadi, Guadi, significa in arabo fiume o corso d’acqua qualunque. 192. figaio. G. Figaio. 193. aucoceba. Le'isole Habibas, dette dall’Uzzano Alzabiba; ma anche la costa rimpetto, che Uzzano chiama Alcoseba, e Tofuìo con Graberg Arcebiba. 194. c. falcon. C. Falcon. ( 204 ) 195. marzaquibir. Mars al Kibir, Mers-el-Kabir, Kebir, ecc.; che si trovano scritti in tutti questi modi, secondo la rispettiva ortografia, i nomi di Marsa, Merga, Mirsa (porto) e Kabir, Kebir, Kibir, Quivir (grande) 496. oram. Orano, già con Consolato e Loggia Genovese. 197. c. feraton. C. Ferrato. ■198. arzau. Àrzeu, Arzau. 199. marzagrans. Mazagran. 200. mostegrans. Mostaganem. 201. sìlefo. Scelif fiume. 202. c. de niza. C. Ivi. 203. y.a di colombi. Isola Colombi. 204. tenexe. Tenez. 205. montcsmet. Monte della Simia 206. aucor. Yakur, Punta d’ Ancol. 207. bresca. Bresk, Briesk. 208. soraco...... 209. sorcelli. Scerscell, in francese Cherchell. 210. c. batal. Dagli Arabi del medio evo detto el-Batel, ma nelle carte moderne Ras-el-Amusce. 211. barai. Essendo figurato come fiume, coincide col Mirom del Sanuto, che mi pare l'odierno fiume Mazafran. 212. capnc. C. Cassina, Ras Ak-Konater, o El-Kenater, cioè C. degli archi. ( 205 ) TAVOLA TERZA ITALIA 49. sepe. . 50. morixe. 51. xxmilia. L’ordine di questi nomi è erralo, e vuol essere corretto in conformità dei Portolani e dell’ordine naturale nel modo seguente: N.° 49. xxmilia. 50. sepe. 51. morixe. Sul xxmilia e morixe non cade alcun dubbio, giacché tuttora esistono Ventimiglia e Porto-Maurizio, che ne sono 1’ odierna denominazione; ma del Sepe, detlo in altre Carte Seve, è distrutta ogni traccia. Dopo la metà del secolo xv a questo nome furono sostituiti nelle Carte marittime i nomi e luoghi di San Remo e di Taggia. Secondo il nostro primo modo di vedere, Seve avrebbe corrisposto all’odierno C. Verde, o Santuario della Guardia, a levante di San Remo, ove sbocca il torrente di Ceriana o Seriana, anche considerato che questo luogo è detlo nella ( k2()(> ) Carta Pisana del secolo xm Scraniola; e che il Monte più alto in questa parte dell’Apennino, salendo su dalle sorgenti del fiume di Ceriana, si chiama tuttora Monto Ceppo o Seppo. Più tardi altri riflessi, corroborati da una lettera del Prof. Cav. Girolamo Rossi nostro corrispondente, farebbero credere più probabile che Seve o Sepe si debba trovare invece a ponente di San Remo, identificandosi colle rovine del Monastero di Seborga, o col pendio che da quel Monastero scende per la Valle di Bordighera al Golfo della Rota e al mare. AFFRICA (isole) , » 195. qitillo. Quell, Chirb (che vuol dire il Cane). 196. p. oni. . . . 197. Galala. Galita, l’ant. Calacte. 198. canis. I Cani; diversa dall’isola Chirb suddetta. •199. zeniolo. Giamur, Zovamur, l’ant. Aegimurus. Sono propriamente due isolette : Giamur-el-kebir (la grande) e es-seghir (la piccola), dette anche Zembra e Zem-bretta. Secondo 1’ avvertenza nella Nota dell’ Introduzione a pag. 175 si pronunzia egualmente Giamur, sia che Pellissier scriva Djamour, sia che Miiller scriva Dchamur, o l’Indice a Strabone dell’ edizione di Didot ponga Dshamur, o altri Dschamur o simile. Insisto su questo punto perchè vedo ogni giorno i nostri Periodici anche più autorevoli scrivere i nomi di luoghi turchi, chinesi ecc., sostituendo alla semplice forma italiana quella più complessa dei popoli che I’ adoperano per mancanza di segno proprio. ( 207 ) 200. belo. El Boi 111 degli Arabi, ora dallo Smith chiamata Kuscia. 201. cercens. Kerkena, Cercina. 202. gameluia. Zera (Mulier), Zara Lakalia (Lelewel e Scheda). 210 e 254. tabarca, Tabarca. Nel 1540 Giannettino D’Oria avendo vinto e preso prigione il celebre corsaro Dragut, il costui fedele compagno Keir-ed-din bramava riscattarlo. Dopo molte difficoltà l’affare si aggiustò col mezzo di un nobile della famiglia Lomellini, il quale ne ebbe in premio e proprietà l’isola di Tabarca. Essa rimase nella stessa famiglia fino al 1742. Nel 4731 Stefano Lomellini la vendette al cugino Giacomo, che l’amministrò cosi male che nel 4738 cinquecento Tabarchini l'abbandonarono, stabilendosi nell’isola di San Pietro presso la Sardegna. Giacomo allora cercò di disfarsene, entrando in negoziati colla Compagnia Francese Reale d’Affrica; ma il Bey di Tunisi avvedutosene s’ impadroni di Tabarca egli -stesso, trasportandone gli Italiani a Tunisi ove sono ancora i loro discendenti. (Dal Pellissier, Exploration de l’Algerie, Voi. VI). 211, 254. doseror. Frati, Fratelli, Sore, Sorelle; in ispa-gnuolo : Los Hermanos. 24 2, 257. gamel. Negli altri Portolani già detta Gamelora o Camalera; ora è l’isola Pila, Pillau. 24 3, 2G7. coniere. Conigliere, El-Kuriat. 214, 272. faxoli. Surkenis, ma nella Carla Tunisina delPel- lissier detta Keneis. Gli Spagnuoli ed altri nel inedie evo chiamavano quest’isola Frixol, che in quella lingua significa Fagioli ed equivale al Faxoli del nostro Allantino. 215, 278. zerbi. Gerbi, Gerba Isola. ( 208 ) AFFRICA (continente) 216. montexmet. Monte della Simia. 217. aucor. Vakur, punta d’Ancoll. 218. bresca. Bresk. 219. soraco...... 220. sorcclli. Sc'erscell. 221. c. batar. Ras-el-Amusce. 222. barai. Mazafran fiume. 223. caxine, C. Cassina, Ras-el-Kcnater. 224. alguer. Algeri. 225. manxol. Mansuria. 226. mitifue. Ras Matafuz, Tamadfus. Il secondo nome è iden- tico al primo colla giunta del T berbero prefisso. 227. merola...... 228. bengdneto. C. Bengut, Benghet. .229. titellis. C. Tedles, Ras-el-Dellys. 230. iafo. ZulTum presso al Porto del Carbone (in arabo Mers-el-Feehm). 231. garbello. Corbelin. 242. carbo. C. Carbon 233. pixan. Pisan (isola). 234. buzia. Bugia. 235. g. de buzia. Golfo di Bugia. 236. manxolia Mansuria (isola). 237. balafia. Gruppo d’isolette nanti al C. Cavallo, dette ora Rocca Afia, ed Isola de’ Cavalli. Uzzano le dice Gisera lafìe, corruzione dall’ arabo che significa Isola della Sanità; cosi Balafia è corruzione di Abu-el-afie, clic significa Padre della Sanità. (Dal D’ Avezac, Iles de l’Afrique). ( 209 ) 238......Il nome che qui non può leggersi nel Portolano, non può essere che Gigelli, città importante, di cui i Genovesi per qualche tempo furono signori; ant. lgilgili. 230. marzai'on. Mars-el-Zeitun (porlo delle olive). 240. temoran. C. Bugiaroni, Seba Rus (cioè Sette capi). 2^1. m ... . Qui la Carta Catalana del 1375, conforme alle Carte moderne, pone Collo e il suo golfo già frequentalo dai Genovesi. 242. stora. Stora. 243. pctra de larebo. Vuol dire Pietra dell1 Arabo. Questo nome non si trova più nelle Carte moderne, ma vuol essere posto presso il C. di ferro o Ras Hadid. 244. enticioxi. C. e Porto Tukusce. 245. uxdena. 11 C. detlo dai Francesi Garde, ma in altri do- cumenti Forte Genovese ; oppure il vicino Porto detto pure Genovese, ma in arabo Mers:el-Berber (Porto del Berbero). Il Gorgoglione segna qui un Bastione di Cristiani, ove a’ suoi tempi si pescava il corallo pei Signori Lomellini e sopra vi era la Guardia. Secondo il Pellissier, già ivi Andrea D’Oria ebbe in affitto la pesca de’ coralli, donde forse ha avuto origine il nome di Forte Genovese. 246. bona. Bona. 247. foca de bona. Golfo di Bona, e foce d’un fiume che credo sia il Seybuse. 248. cauo de ruoxa. C. Rosa. 249. marzacaris. Il porto dagli Arabi detto Mers-el-Kharez, ma ora é La Calle. Ne’ nostri documenti del secolo xv e principio del xvi abbiamo esempi d’ appalto della pesca di coralli nelle acque di Marza-cares e di Tunisi. ( 210 ) 250. tremotes. La posizione sua cade a C. Rosso, clic divide ora l’Algeria dal Tunisino. 251. tabarca. V. n°. 210. 252. tamacrati. Forte Mukurd. 253. raxamisar. Ras-el-Mizar, C. Serrato. 254. doseror. V. n.° 211. 255. guardia de bixerti. C. Bianco, Ras-el-Abiad, nomi 'si- nonimi. 256. bixerti. Bizerta, Bensert, l’ant. llippo Zarythos. 257. gamel. V. n.° 212. 258. tunis. Tunisi. 259. g. de tunis. Golfo di Tunisi. 260. nubia. Nubia o Kassr Nuba. Non è più nelle Carte mo- derne, ma Edrisi ne accerta la posizione sul Capo o Ras Amar, a ponente del C. Bon. 261. c. bon. C. Bon, Ras Addar. 262. quipia, Aklibia, Kalybia, ant. Clypea. 263. maometa. Hamamel. 264. requila. Herklah, ant. JIorrea Caelia. 265. suxa. Susa. 266. monester. Monastir. 267. coniere. V. n.° 213. 268. affrica. Mahadia, Mehdia, già capitale dei Fatemiti, espugnata nel 1087 da’ Genovesi e Pisani, e di nuovo nel 4 550 da Andrea D’Oria per Carlo V. 269. capullia. C. Capudia, ant. Caput Vada. 270. kfasarj pignatar. Questo nome non è più nelle Carle moderne, ma forse corrisponde a Mellunuk. 271. fa^uexe. Sfaks, Sfakes. 272. faxoli. V. n.° 214. 273. li. romol. Equivale al Kassr-er-Roum (Castello de’ Romani) d'Edrisi e di Bekri, ma non è più in uso. Pro- - (211 ) babilflnenle vi corrisponde Mahares, come nota Dozy nella traduzione d’Edrisi. 27 4. staxe...... 2/5. capes. Kabes, Gabes, ant. Tacape, e suo golfo ohe corrisponde alP antica Syrtis minor. 27G..... 277. marota. Ras Mamora ? 278. zerbi. V. n.° 215. 279. c aliar ide r is. Lelewel lo traduce per Gergio Zarziss; ma non può essere, perchè Uzzano distingue l’uno dal-1’ altro, facendone due stazioni successive. 280. portelli. Questo nome corrisponde a quello di Biban, che si trova qui nelle Carte moderne, e in arabo significa appunto Porte: nome che, secondo il eh. D’A-vezac, gli deriva dal passaggio in mare dell’acqua della interna laguna (Sebkha) attraverso ad alcune rocche che figurano più entrate. Questo luogo altri scrivono Zera, che ricorda l’isola Ziru d’Edrisi. Sanuto ed altri Portolani scrivono Porteti, e vi pongono un fiume dello stesso nome nel fondo della baia, il quale fiume corrisponde all’ Uad-Fessalo del Mùller. ( 212 ) TAVOLA QUARTA ALBANIA E GRECIA 72. cauioni. V. Tav. vi. d.° 15. 74. p. raguxio. V. Tav. v. n.° 175. 75. orzo. V. Tav. vi. n.° 19. 76. sofia. V. Tav. vi. n.° 21. 82. lista. V. Tav. vi. n.° 26. 83. ciuita. V. Tav. vi. n.° 28. 88. aspico. V. Tav. vi. n.° 33. 95. e Tav. vi. n.° 45. saline. Corregg. Kotiki. 98. fiume carbo. L’ antico e celebre Alfeo come ben avverte il P. Guglielmotti; oggi con piccola mutazione chiamato Rophia. 99. g. darcadia. Golfo d’ Arcadia colla Baia di Katakolo che ne fa parte. 100. zonclo. Porto Giunco entro il golfo di Navarrino. (Noti- zie del eh. Guglielmotti). 105. ponxa. Ponza. Presso a quest' isola il 5 agosto 1435 avvenne la gran battaglia, in cui l’ammiraglio genovese Biagio Assereto con sedici navi e duemila quattrocento uomini sconfisse il Re Alfonso . Au Cap de la Rocca ou Rochende, devers Lisbonne de 10 degrez, croissent orientales. A Amsterdam de 9 degrez et demy, et selon aucuns de 10 degrez et demy vers Nortest. A Plemot en Aogleterre de 13 degrez 24 minutes descroissent orientales; en l’Isle de Neulandia de 16 degrez. A Vaigats, partie australe de la Nou-velle Zemble, de 24 degrez et demy. A Langennes de 25 degrez ; et à l’Isle Guillaume de 83 degrez croissent occidentales. En l'Isle du Corvo des Agores il n’ya aucune declinaison, estant en iceux l’aiguille droict au midy du Soleil, comme elle est aussi à Ilelmshude qui est à l’Ouest de Nort Cap de Finimarchia. Il y en a d’autres semblablement que (') V. IIugo Ghotius, Syntagma Arateorum, opus poeticae et astronomicae studiosis utilissimum; Lugduni R., 1600. (*) Mentre ne’ mari dello Spitzberg, all’ovest delle Anfille e in diverse regioni della China , la direzione media della bussola non variò sensibilmente in un secolo, ben diversamente accadde nell’ Europa occidentale. Accontentandoci anche soltanto a quello fra i varii esempi qui n cati dallo Scolto, che riguarda la nostra città, desumiamo della splendida opera del prof. Boccardo (pag. 444) che la declinazione, dell’ago magnetico in Genova era: Nel 16o1.....5°, 58' NE. Nel 1816 ai 3 novembre . . 20°, 47' NO. Nel 1846 in luglio .... 17°, 36', 4" N O. ( 312 ) i’ay lotis remarquez par nombres on mondit Globo au Iieu oiì elles ont esté observez; et ne sert de rien le compte 'que faict le Sieur de Castelfranc d’y adiouster ou distraire, cornine il faict audict Iieu de Helmeshude d’un vent el demy, qui soni dix-sept degrez environ, disant que c’est pour h declinaison que donnent les llamens a leur compas maritimè, qui toutesfois n’est point cornine il suppose, d’autanl que si telle distraclion se devoit f lire, les observateurs n’auroient pas dict que !à il n’y a point de declinaison,, ce qu ii leur esloit fort aisé a recognoistre, autrement ils auroient rapportò faux de dire qu'il n’y en a point. Mais ce que le Sieur de Castelfranc(1) en suppose ainsi, n’est que pour faire revenir la cliose à son calcili, comme il a fait en plusieurs aulres lieux. Ces mesmes declinaisons se font pareil-lement aux degrez devers le Pole Antarctique, comme il est recogneu, parce que au Cap S. Augustin du Bresil ils declinent de 3 degrez et IO minutes, à l’isle Saincte Helene de 5 degrez et 37 minutes, et en l’Isle de Tristan de Cunha de 17 degrez, comme aussi au Cap des aiguilles n’ont aucune declinaison, respondant de mesme comme i’ay dict à Hel-meshude qui est son poinct opposile, sans toutesfois me laisser persuader qu'il y ait un Pole fixe de la calamite, ny moins aussi que lesdiles declinaisons soient irregulieres, comme esti- (’) Guglielmo Naulonnier, signore di Castelfranco nell’Alta Linguadoca, pubblicò nel 1610 la Jlécométrie de l’aimant, in cui propone e dichiara un suo particolare sistema circa il modo di determinare le longitudini. Quest’ opera fu però combattuta assai vigorosamente l’anno appresso dal Dunot de I3ar-lc-Duc, in uno scritto intitolato: Confutation de l’invention des longitudes par la Mécométrie de l’aimant. Il Montucla (llist. ecc., IV. /ii0), accordandosi mollo bene collo Scotio ne’ suoi giudizi intorno a questo particolare, rileva a proposito del Castelfranco, che « c’est une chose singulière que de voir com-ment il (ait venir à ses llns les observations qui leur soni Ics plus contraires ». Già dissi altrove (nota 2, pag. 2(J;j) coinè seguace del Naulonnier sia stalo il nostro Giambattista Mandillo. ( 313 ) meni quelques-uns. Car ayant tire celles que i’ay rapportò cy dessus des propres observalions, ie dis el soustiens qu’elles sont tres-regulieres, parce qu’ il est croyable que lesdits degrez observez au Cap de la Rocca procedent d’un principe qui a sa fin, puisque successivement ils auginentent proportionnément, tirant vers le Pole, comme aussi proportionnément, ils decrois-sent tirant vers l’Equinoctial; et lesquels dix degrez ayant aussi devers l’Orient et l’Occident leurs terminaisons par nombres degradans , s’ensuivroit qu’en longitudes et latitudes ils auroient certains ordres et certaine quantité proportionnée, qui se peut cognoistre suivant les triangles proportionnez du premier d’Euclide, qui est la preuve de la dite regularité; la quelle bien entendue, et rapportée de poinct en poinct aux sus-dites observations, sera, à mon iugement, la solution de l’un des quatre moyens que ie propose pour lesdites longitudes, quand par instrument ie donneray regie formelle ausdites regu-laritez. I’ ay par icelle corrigè et amendé les cartes maritimes mediterranées, en ce que leurs anciens autheurs figurants les vent el rhombes en icelle, faisoient passer la ligne du Ponant et Levant du Cap de Finisterae par l’isle de Sardaigne à Alexan-drette de Surie, au Iieu qu’elle devoit terminer et passer à Costantinople, declinant par ce moyen des six degrez vers Su-est, ne prenans garde qu’il faut qu’elle termine en pareils degrez de latitude qu’est ledit Cap de Finisterae, parce qu’il faut que tous lieux qui sont soubs la ligne qui passe d’Orient en Occident soyent en pareils degrez de latitude. Ce qui n’est point par lesdites cartes, d’autant que ladite Isle de Sardaigne est à quarante degrez, et ladite Alexandrette à 37 et demy, n’estant point semblable à la lalilude de Finisterae, qui est à 43 degrez et demy, et qui est semblable à la latitude de Constantinople là où doit passer ladicte ligne du Levant au ( 3U ) Ponant, comme i’ay dict cy dessus. Cest erreur se cognoist fort aisèment, comme i’ay experimentó en ladite mer par deux vaisseaux navigeans à la veuè l’un de l’autre, l’un tirant à l'Est et l’autre à l’Ouest; lesquels, au Iieu de se rencontrer, se trouvoient aucunement distants l’un de l’autre, tragans en ce chemin une figure à lozenge, composée de deux angles obtus. C’est ce que le seigneur dom Charles Doria Due de Tursi (i) me fit autresfois entendre, que navigeant luy-mesme en Levant avec ses galeres, et faisant sa course par le vent Est pour aller vers l’Isle de Cypre, ainsi que sa Carte luy mon-stroit, il se trouva fort à main gauche et dessoubs ladite Islo à la veuè de Caramanie, et retournant en arriere par le vent Oiiest, il rencontra un Isle à main droicte, la quelle en al-lant il avoit aussi laissé en la mesme main; de quoy il s’estoit grandement estonné, estiinant que cela procedoit des courantes, cornine croyent plusieurs. le l’asseuray que non, mais plu-stost de sa Carte maritime qui n’esloit iuste, et des diverses declinaisons de son aiguille, parce que les prémiers aulheurs d'icelles ayant. pensé corriger l’un par l’autre ausdites cartes, ne l’ont peu faire, n’ayant pour lors l’entiere cognoissance desdites declinaisons, et en ce faisant ont confondu lesdites cartes, comme les mariniers du Ponant recognoissent tresbien, au Iieu que les flamans pensant faire mieux , les ont corrigées par leurs compas maritimes de trois quarts de rhombes vers Nort-Est, qui sont huict degrez 26 et 15. Les anglois le font d’un rhombe entier, qui est de 11 degrez un quart. Les francois et espagnols de demy rhombe, qui est 5 degrez 37 el 30, en quoy les uns et les autres ont faict de grandes erreurs, ne cognoissant pour lors, comme i’ay dict, ce qu'on cognoist (’) Carlo, figlio del Principe Giovanni Andrea I, Ammiraglio di Spagna, creato Duca di Tilrsi da re Filippo 111 nel 1609, mori in Genova il 9 gennaio 1650. ( 5)S ) auiourd’huy desdites declinaisons, lesquelles on corrigeroit à mon advis, corrigeant leur compas en tous lieux maritimes, et à toutes heures du iour, rendant iournellement la lleur de lys pareille à la ligne solaire du Midy. Ce qui sera fort aisé à faire, comme ie monstreray par la troisiesme proposition , sans s’ arrester au dire de plusieurs caioleurs, qui parlant desdites declinaisons sans experience quelconque, les tournent et virent à leur fantasie, mesmes sans approuver l’usage des-dits mariniers ponantins en ce faict, qui est un certain advan-tage qu’ils donnent à bouleuevé ausdites declinaisons en leur compas; le quel advantage par la distance de leurs courses, ils calculent par certame partie de rhombe, estimant par ce moyen de corriger leurdite aiguille ou compas, sans s’apper-cevoir que par la diversité desdites declinaisons, cela ne se peut faire sans tomber en de grands erreurs et inconveniens. Car leur regie suppose lousiours una quantité égale, ce qui n’est point, et le plus seur est de corriger la dite aiguille tous les iours, comme i’ay dit en continuant le voyage, au moyen de quoy on rendra la course que Fon fera pareille au midy du Soleil, et iceluy à la ligne du midy figurée en mondit Globe, comme aussi tous les deux pareils à ladite aiguille, respondant par ce moyen l’un à l'autre par regles certaines, et non pas par coniectures et faux calculs. Telles corrections donneront la vie aux plus grands perils, à leurs operateurs , qui pourront ioindre Royaume à Royaume, et acquerir un tre-sor infiny en leurs promptes et seures navigations. Au surplus, ie diray quelque chose de la nature de l’ay-mant en l’usage de ladite navigation: C’est la verité que par rattoucliement qu’il faict au fer, il luy communique sa force et vertu. Or i’ay recogneu qu’il a centre et circonference mobile, proportionnée à tous les vents qui sont à l’entour de l’horison, d’où vient que plusieurs ne cognoissant point ceste ( 316 ) proprietà, ils ne scavent dòner à l’aiguille son propre attou-chement du Nort et du Sud, qui est ce qui donne la dilTe-rence desdites aiguilles touchées par diverses mains. Plusieurs croyent que cela procede de la force de l’aymant, parce qu’il s’ en trouve de plus de force et vertu l’un que l’autre; en quoy ils se trorapent, car cela ne vient que des di vers at-touchemens. Et se peut faire que de deux aiguilles touchées dudit aymant en divers endroits d’iceluy, l’une s’arrestera en sa declinaison naturelle, et l’autre s’arrestera sur le vray midy du Soleil, à cause seulement de la diversité dudit attouche-raent, par une particuliere vertu qui est en la pierre en tous les lieux de sa circonference. G’est ce que ceux qui font les-dits compas et aiguilles devroient fort bien cognoistre, mesme seroit à propos pour le profit de ladite navigation d’y donner quelque reglement. Quelques-uns aussi ont mis en avant que Paiguille aymantée orisontale dont on se sert ordinairement, se hausse vers le Septentrion à mesnre qu’on s’approche du Pole, et qu’au contraire tirant vers le Midy elle s’abaisse; mais cela n’est point constant : et de dire qu’il se peut faire par une aiguille zenithale, ce n’est rien. Car ceste apparence est contraete par les deux pivots qui la soustiennent, et luy empe-schent son entiere liberté et mobilitò naturelle; en quoy faisant elle ne peut de rien servir à la navigation, d’autant qu’il n’y a proportion quelconque de son élevation à l’élevation du Iieu proposé, outre quelques autres imperfections que i’obmets pour briesveté. 11 y en a d’autres qui dient que ledit compas maritime, ou aiguille aymantée, perd sa function et vertu des-soubs le Pole : en quoy la pratique de ses declinaisons nalu-relles monstrent le contraire, lesquelles approchant dudit Pole sont plus grandes qu’ailleurs, comme tout de mesme la plus grande sera celle qui se fera soubs ledit Pole avec les mesmes effects de croistre et decroistre, comelle faict en tous les au- ( 317 ) Ires lieux. Car (le dire qu elle perd en ce Iieu là ce qu'elle ne perd point de sa naturelle declinaison aux autres lieux, il n’y a point d’apparence: d’antant que iusques à la hauteur de 80 degrez l’onn’a pas recogneu aucun changement. le dirois plu-stost que soubs le dit l’ole ladite aiguille par sa mobilitò ori-sontale suivroit le cours du Soleil avec ses declinaisons, tant aux six mois de iour comme aux six rnois de nuict. Car elle feroit en ce Iieu là ce qu'elle faict aux autres lieux y estant transportée, par une participation qu’elle anroit comme presente à tous les lieux de la terre; et ce par ladite revolution orisontale qu’elle feroit de 24 en 24 heures, en la quelle de trois en trois heures elle se ioindroit à la ligne solaire sur un mesme aspect, croissant et decroissant en cesdites declinaisons, or à gauche or à droict, tout ainsi qu'elles ont esté ob-servées et recogneués en plusieurs lieux. Ceste verité estant certame, 11 y aura à mon iugement dequoy philosopher par ceux qui sont de la profession, ausquels ie me remets. Finalement ie diray que tout ainsi que la nature opere tous-iours en ce qui est de plus parfaict, encor que les declinaisons de ladite aiguille soient incogneuès, elles peuvent estre d’un tres-parfaict usage en la navigation, tei qu'il semble vouloir monstrer la vraye cognoissance de faire une recherche de tout ce Globe terrestre et maritime, donnant à tous lieux le vray poinct de leurs scituations, comme ie feray recognoistre quand ie decla-reray les raisons de sa regularité, cognoissant aussi par mesme moyen l’usage et pratique desdites longitudes. Bref, cet aymant n’est autre chose. à mon ad vis, que l’esprit de l’element terrestre, comme venant de son propre centre : el quoy qu’il soit transporté en plusieurs lieux, il se tourne et vire tous-iours par sa mobilité proportionnément vers ses parties ori-ginaires qui luy sont propres et naturelles. Toutes lesquelles cognoissances suffisamment enlendués, rendront toutes naviga- ( 318 ) tions aisées et certaines, et donneront moyen de descouvrir tout ce qui est en ce monde incogneu, le quel est autant grand et plus que tout celuy qui a estè descouvert. Il sera aisé à descouvrir, aisé à conquerir, aisé à conserver, par la navigation que ie declareray cy-apres, à l’hòneur de Dieu, à l’accroissement de la Chrestienté, et au profit particulier de tous Royaumes, Estats et Empires. DISCOURS D’UNE NAVIGATION POUR PASSER, AVEC LA COGNOISSANCE DES LONGITUDES, PAR LE SEPTENTRION D’OCCIDENT EN ORIENT, ET ALLER AU IAPON , À LA CHYNE , ET AUX MOLU-C^UES D’UNE SEULE COURSE qHJI NE CONTIENT 9UE QUATRE CENT CINC^UANTE LIEUES DE MER INCOGNEUE, ABREGEANT PAR CE MOYEN LA NAVIGATION O RD IN AIRE DE TROIS MILLE LIEUES ET PLUS , SURMONTANT AUSSI LES DIFFICULTEZ C^U’EURENT LES HOLLANDOIS ET ZEL-L AND OIS ÉS ANNEES 1594 , 1595 ET 1596 , COSTOYANT LA TERRE EN LA RECHERCHE DE CE PASSAGE. Chacun snait les raisons pour lesquelles la navigation est necessaire aux grands Estats, et combien elle est plus coni-mode a ceux qui sont fournis de beaux porls et havres, prin-cipalement sur l’Ocean. Mais par ce que le perii ordinaire és grands voyages fait apprehender ceux qui autrement s’y porteroient plus volontiers, si elle estoit reduicte en un art en-richy de regles plus belles el plus certaines qu’elle n’est (car ( 520 ) iusques icy on y va plustost a bouleuevé et à peu pres, que par la vraye Science), i’ay donne quelques années de mon teinps à la culture de eet art, qui est veritablement imparfaict et incertain sans la cognoissance des longitudes, desquelles en fin Dieu a beny mon labeur, que ie desire donner au pu-blic, meltre et faire mettre en pratique par l’entreprise de ceste navigation. Et parce que ie veux monstrer qu’il y a moyen de passer de l’Occident en l’Orient par la voye du Septentrion, comme i’ay dict, sans estre empesché par les diflìcultez que les hol-landois et zellandois y trouverent en costoyant la terre, ie les representerav, pour quant et quant donner moyen de les éviter. En leur premier voyage, qui fut en l’année 1594 au mois de Juin , ils avoient 4 navires W, deux desquels tirant leur brisée par le Nort-Est descouvrirent l’Isle d'Aurenge, qui est au Nort de la Nouvelle Zemble en la hauteur de 76 degrez. Les autres deux prenant leur deroute vers le destroit de Vaigats, qui est du costé du Sud de ladite Zemble, en la hauteur de 69 degrez, descouvrirent en iceluy l’Isle des Estats, ainsi nommée par eux, où Estans. Les deux autres navires vin-rent aussi les y trouver, et leur rapporterent qu’ils avoient monté iusqu’au 77 degré de hauteur, que là ils croyoient avoir esté fort proche du Promontoire Tabin <2), et recogneu que plus ils approchoient du Pole, le froid et la gelée leur donnoit moins d’empeschement, d’autant que l’un et l'autre venoit du costé de terre ferme, qu’ils veirent aussi que du costé de TOiiest (’) Cioè: Il Cigno, armato dalla città di Amsterdam, il Mercurio fornito della Zelanda ed il Messaggiere allestito dallo Enckhuysen, oltre un quarto legno, ossia giaclietto da pescatore, che Barentz menò seco (V. Barow e Parry, Storia cronologica dei viaggi al polo artico; voi. 1, p. 491) (’) Questo promontorio, nominato da Plinio (Hist. Nat., lib. vi, cap. xx), vedesi nelle Carte di Mercatore e d’Ortelio segnato verso la posizione dell’attuale Capo Herri. ( 321 ) (le ladite Zemble il y avoit un Iieu là où en certains temps de l’année les russiens vont pescher ; aaquel Iieu ils donne-rent le nom de Port de farine, à cause de six sacs de farine qu’ils trouverent dans quelques cabanes. Puis se trouvant advancez en la saison, comme estans en la fin du mois d’Aoust, s’en relournerent en Hollande. Au second voyage, qui fut en l’année 1595 au mois de Juillet, ils prinrent aussi leur deroute avec sept navires vers ladite nouvelle Zemble, tirant vers ledit destroit de Vaigats, où ils trouverent des russiens et samuites, l’un desquels les asseura qu’ils trouveroient du costé du Nort, environ quatre journées loin de là, une grand mer, qu'ils croyent estre la mer qui passe en Tartarie. Un autre aussi leur dit que par le fleuve Oby on passoit en ladite Tartarie, qui est une navigation fort commune aux russiens en certains temps de l’année avec leurs logdics(1), qui sont petites barques faictes de cordes, avec lesquelles ils trafìcquent en ceste mer. Surquoy l’opinion desdits hollandois estoit que par dessoubs le Pole il y auroit moins de difficulté, si ceste navigation estoit une fois recogneué comme celle de la Mer Bianche, en la quelle plusieurs se sont portez sans perii apres qu’elle a esté recogneué. Et se voyant sur la fin du mois de Septembre, s’en retour-nerent en leur maison. Au troisiesme voyage, qui fut en l’annèe 1596, ils partirent au mois de Iuin avec deux navires(2), tirant vers le Nort, et descouvrirent l’Isle des Ours en la hauteur de 74 degrez, et (’) Cioò veramente: Log dits (V. Jal, Gloss. Naut.). (8) Dopo il viaggio del 1595, gli Stati Generali d’Olanda, che aveano per ciò incontrate gravissime spese, mandarono fuori un bando colla promessa di una ricompensa a colui che avesse scoperto il ricercato passaggio. A tale effetto pertanto i negozianti d’ Amsterdam allestirono due vascelli, dell’ uno dei quali ebbe il comando Cornelio Ryp, e dell’altro fu pilota maggiore Guglielmo Barentz. ( 522 ) llsle de Neulàndia en la hauteur de 80 degrez, qu’ils appellerent ainsi; ils veirent en icelles de l’herbe verte et des ani-niaux qui y paistoient. En ladite Isle de Neulandia leur compas declinoit de 16 degrez, ce qui leur donna grande difficulté en leur deroute, laquelle les mariniers observent exactement, a fin de prendre le mesme cliemin en cas de retour. Et parce qu’en ceste mer les declinaisons grandes et petites sont fort frequentes, il est fort difficile d’observer sadite deroute, sans la quelle ils perdent toute cognoissance. Cela leur feist changer de resolution, aymant mieux costoyer le bord de la mer glacé, que de se perdre en une mer incogneuè. C’est pourquoy ils descendirent en ladite Isle des Ours, auquel Iieu les deux pa-trons estant en different pour leur navigation, l’un voulut naviger vers le Nort-est(1) et l’autre vers l’Est(2). Et apres quel-ques course, celui qui avoit navigé vers Nort-est s’en re-tourna en Hollande sans rien faire; et l’autre monta iusques au 76 degré devers le Nort de ladite Nouvelle Zemble, et penetrant plus avant dans un grand froid parmy grande quantité de glagons entre deux terres proche du Promontoire Tabin, ainsi qu’il a esté rapporté par ceux du premier voyage, de-meurera eschoue dans lesdicts glagons depuis le dernier d’Aoust 1596 iusques au commencement de Iuilliet 1597. En fin ayant perdu toute esperance de retirer leur navire desdits gla^ons, l’abandonnerent là, et s’en retournerent avec grande peine et perii dedans leur barque et esquif en Hollande, tousiours co-stàyant la terre dans le milieu des gla^ons, qui emplissoient tout le rivage de la mer, encor que ce fust en plein Esté (3). C) Così fece il Ryp, stimando che troverebbe un passaggio all'est della terra situala sotto l’80.° grado. (’) E così adoperò il B^rentz, dirigendosi verso lo Stretto di Waigatz. (*) Ma il Barentz morì (20 giugno 1597) vittima dello stesso suo zelo; cd alcuni de’ suoi compagni ugualmente perirono avanti di restituirsi alla patria. ( 523 ) Ils nous onl appris qu’en ladite Zemble il n’y avoit arbres, bois, ne verdure quelconque en toute l’année à cause desdites glaces et froids ordinaires. Mais pour cela ne faut inferer qu’il en soit ainsi par tout en ces lieux là, veu qu’aux liautes montagnes et en tous climats il y a aussi de la neige en toute l’année qui y derneure par la nature des lieux, non point par la disposition de l’air en generai. le diray cy apres la faute qu’ils ont faicte en leursdites naviga-tions. Premierement ils se soni mesconlez de dix-sept iours en leur datte, parce que au 4 de Novembre ils perdirent le Soleil de veuè, qui est la vraye supputation astronomique, comme l’on peut voir par mesdites tables; ils devoient aussi par la mesme supputation et par lesdites tables le revoir le IO Fevrier, et non point le 24 lanvier. Surquoy ne sert rien de dire que c’estoit la semblance du Soleil, puis qu’environ deux iours apres ils veirent son corps entier(1). Aussi ont-il erre en Pobservation des declinaisons de leur compas maritime, ainsi qu’eux-mesmes ont confessé. Tout de mesmes en la supputation de leurs lati-tudes, qui seront recogneuès par ceux qui entendent ceste pra-tique. Ils ont encor erré en la. rencontre des glaces, costoyant la terre en leur course : car c’est chose claire et cerlaine que la giace est tousiours plus grande, plus forte, et plus frequente proche la terre que non pas en pieine mer, d’autant que les eauès du rivage de la mer sont tousjours basses, et . les fleuves et ruisseaux des eaux douces qui y coulent et descendent abondamment sont plus subiectes à se giacer. Or plus la mer est esloignée de la terre, plus elle est profonde, et par consequent son eauè plus cliaude au fonds, car le con- (’) Come lo Scotto afferma, così appunto la pensano la maggior parte de’ fisici ed astronomi. Oltrecchè, abbiamo dal De Veer che allorquando i compagni di Barentz calcolavano essere giunti al 22 di gennaio, questi li assicurava che il sole sarebbe comparso appena sull’ orizzonte fra due settimane. ( 524 ) traire pousse son contraire, cornine on voit par experience és caves qui sont chaudes en hyver et froides en Esté(,). Davan-tage, ces eaux douces subiectes entierement aux glaces, gla-cent aussi le bord de la mer qui est bas entrant en iceluy, et rendent par ce moyen l’air si froid, qu’ils ont estimé le tout estre inhabitable. De croire qu’il en soit ainsi il n’y a aucune apparence, puis que la plus saine et plus commune opinion est, qu’il n’y a pas un si grand froid en pieine mer, ny pareille quantité de glacons qui se puissent conglutiner ensemble pour empescher le passage: ioinct que la grande agi-tation et mouvement que l’on veoit tousiours en pieine mer, faict aisément coniecturer qu’elle ne se peut congeler. Outre ce on peut croire que la nature du Iieu auquel ils se trouverent si bien embarassez, est ainsi disposée à recevoir les gla-Qons qui y descendent de tous costez, portez par les vent comme dans un grand sac, ou resacca (2), comme dient les ma-riniers. I’ay pareillement remarqué en leur mesme retour, que quand ils avoient le vent d’Est, Suest, ou §ud, les glagons (’) L’enunciazione di questa teoria me ne richiama un’ altra che vi ha qualche attinenza; ed è quella del celebre matematico Geminiano Montanari, il quale , sulla fede di Marc’ Antonio Sauli, opinò che le tempeste di mare non giungano mai a sconvolgerne il fondo. « Mi ricordo, egli scrive, . . . avermi raccontato il già Eccellent. Signor Marc’ Antonio Sauli, Senatore Genovese di non ordinaria letteratura e di ammirabile intelligenza in tutte le cose, che nell’ occasione della fabbrica maravigliosa del nuovo Molo di quella città, furono fatte (non mi sovviene il metodo) industriose sperienze per riconoscere fino a quanta profondità penetrasse l’agitazione del mare; ed aversi trovato che al di sotto più di venti o pure venticinque piedi, se non erro, per tempesta che fosse, non si muovevano le acjque in guisa di poter far impeto alcuno sensibile nei corpi che immersi vi fossero » (V. Pensieri sul Mare Adriatico , nella Raccolta d’Opuscoli idraulici, p. 489). (s) Vocabolo marinaresco italiano, francese ed anche del dialetto genovese, per indicare il ritorno delle onde o de’ flotti del mare, che si spiegano impetuosamente sovra una spiaggia o costa, e vi si rompono, ed alternativamente si ritirano (Stratico, Vocab. di Marina; I, 494). ( 325 ) poussez par les vent se retiroient aucunement de la terre; en quoy faisant ils passoient plus aiséraent. Mais au contraire quand les vent estoient d’Oùest, Nort-oiiest, ou Nort, ils estoient poussez vers la terre en si grande quantité, qu’il leur estoit impossible de s’en retirer tant que lesdits vents souf-floient. C’est ce qui me faict inferer, suivant leur confession, que le Promontoire Tabin n’est pas loin de ladite Nouvelle Zemble, et qu’à cause de ceste resacca, ou fondriere perpetuelle de glagons qui y sont agitez et poussez, tantost d’un costé, tantost d’un autre, il est impossible de passer par là, mais en d’autres lieux on les veoit disperser par la mer "31 ) Lune y paroist. Si cela n’étoit generai, i’oserois dire que les rayons de ces deux flambeaux celestes seroient en quelque part inutiles, ou ceste machine circulaire imparfaicte, ce que non. Secondernent, que l’air v est temperé, et que ceste partie Polaire est habitée. PI ine dict que dessoubs le Pole y a une region pieine d’abondanre, qui a un air temperé, et un calme fort grand, parcequ'elle n’est iamais agitée des vents, que les habitans d’icelle s’entretiennent en bonne intelligence ensemble, sans noise et sans debat. Solin en dit de mesme, et les appelle tres-heureux. Pomponius Mela dit que les peuples hiperborei, qui ont les iours et les nuicts de six mois continuels, sont en un pays beaucoup temperé, fertile de soy-mesme, qu’ils sont tres-iustes, vivent longuement et plus heureusement qu’au-cuns autres. Iean Saxe de Dania, et Albert Crance allemand en dient autant. Il y est croyable qu’eux estans de pays voi-sins, ayent receu cecy par tradilion qu’ils ont de pere en fils, la quelle peut estre veritable. Piine, citant Cornelius Nepos, rap-porte que le Roy de Sueve envoya à Quintus Celer proconsul de la France certains indiens qui avoient esté transporlez en ce Iieu là par une tempeste de mer, estimant qu’ils estoient orientaux, comme tartares, iapponois, ou chynois, lesquels deslors comme encor à present, regnoient sur la mer et sur la terre, et qui entretiennent, comme l’on dict, grande quantité de vaisseaux pour leur trafic. Padjousteray ce que le Pere à Costa iesuite dict d'un certain Pierre Mellendes portugais, qui a recogneu en la Mer du Nort des Indes Occidentales certaines pieces de navire d’une facon estrange, et beaucoup differente des autres, le quel avoit esté submergé, et qu’à quelqnes temps de l’année on voyoit en un certain goulfre quelques ba-leines et poissons incogneus en ceste mer là (1). (’) V. Giuseppe d’Acosta, Storia naturale e morale delle Indie, tradotta dallo spagnuolo da Gio. Paolo Gaiucci; Venezia, 1596; car. 46 verso. L’edizione, ( 332 ) Arnoldo de Arnoldi en sa Geographie, parlant de ceste partie polaire, dict qu’elle est tres-fertile, el ligure eri icelle quatre grands canaux de grand’ouverture, dans lesquels cou-lent des eauès avec grand rapidilè vers ledit Pole, qui peuvent estre celles lesquelles, selon la relation de plusieurs, passent perpetuellementau Gap de Bonne-Esperance de l’Est à l’Oiiest, et qui par ce moyen contraignent les navires qui vont à Goa de naviger 150 lieués environ vers le Sud dudit Cap de Bonne-Esperance, auparavant de pouvoir tourner la proué a Iour voyage, à cause de la rigueur el mouvement violent, de la mer qui leur donne cest empeschement. Au contraire, parlant de Goa pour venir audit Cap, ils viennent avec la faveur de la marèe à Isle de S. Laurensbien qu’en al 1 ant ils n’en puissent aborder, ne mesmes voir lesdites Isles. La mesme rigueur de mer va costavant la terre, et passe aux Indes Occidentales, se tournant vers le Pole Arctique, qui est la raison de la navigation qui se faict d’Espagne au Mexico, où l’on prend le partement aux Canaries, et au retour au Cap de la Floride, trouvant par l’un et par l’autre la mer favorable, à cause desdits tournoyements qu’elle faict. Ioinct que navigeant de Panama, qui est en la Mer du Sud, pour aller aux Mo-luques, ils la trouvent favorable, et contraire des Moluques à Panama : la quelle par son tournoyement et mouvement circulaire, vient à passer vers le Pole Arctique, qui me faict croire estre vray de dire que puis qu’elle ne tourne arriere, sans doubte il y a là un passage. Davantage, il est certain que toutes mers se communiquent les unes aux autres, car si ceste Mer Occidentale ne se communiquoit point avec la Mer Orien- in lingua spagnuola, reca la data di Siviglia 1590. Altra ristampa, ivi 1591. Se ne hanno traduzioni in latino, francese, tedesco, fiammingo, ecc. (’) Così i portoghesi e pii olandesi chiamavano (come è nolo) la grande isola di Madagascar. ( 353 ) [ale par le passage que ie propose (comme faict la Mer Australe,-qui se communique par ie destroit de Magaglianes) s'ensuivroil que la mer qui entro en ce grand goulfre, qui comprend les Indes Orientales el la Mer .du Nort, submerge-roit beaucoup plus de pa'is qu elle ne faicl par ses llux qui sont d'une si grande traicte, si elle ne passoit outre.' Lucas Jean Vaghener, qui a descript particulierement toute la coste maritime septentrionale, tant de terre ferme que des Isles qui ont esté iusques à present descouverles en la hauteur de 70 degrez ou environ, et qui y a navigé,; escript la mesme chose, et qu’en pieine iner n’y a point de glaces comme au rivage, et adiousle que pour trouver ledit passage septen-trional, son opinion, avec celle de plusieurs autres, seroit de naviger dessoubs le Pole, et que là on le trouveroit(,): ioincl l’experience de ceux qui l’ayant cherchè ailleurs, n’ont plus d’esperance de le trouver par là, quoy qu’ils eslimenl ce passage difficile par dessoubs ledit Pole à cause de l’aiguille aymantée, en ce qu'ils dient qu'elle perd sa fonclion plus elle approche dudit Pole. Difficulté qu’ils estiment tre-grande, parce qu’ils pourroient autant lirer vers le Midy comme vers le Seplentrion, tourner tousiours, et virer en rond, ou rebrousser arriere sans s’en appercevoir. Ceste difficulté se rosoult, comme i’ay dict cy dessus, par la cognoissance des longitudes. Tout de mesme faisant la navigation en un iour continuel de six mois, ils dient aussi qu’ils ne pourroient voir TEstoille Polaire, ny prendre la hauteur du Soleil à Midy, parce que là il se monstre sur l’horison tousiours également, et qu’eslanl hors de leurs regles ordinaires, ils seroient par ce moyen hors de toute cognoissance. (’) Di Luca Giovanni Wagenaar (latinamente Aurigarius), abile cartografo olandese del secolo xvi, vedasi l’opera impressa in Leida nel 1592, col titolo: Speculimi nauticum super navigatione maris occii entalis confectum. ( 534 ) le declareray cy apres la forme de ladite navigation, et mon-streray l'utilité qui reviendroit à la Chrestienté, et specialement aux pays septentrionaux, de trouver ce passage: non pas seule-ment pour le salut des ames que l’on pourroit faire à miliers leur portant la foy, mais encor pour l’utilité particuliere du Prince qui en fera la descouverte, de tout son Estat en generai, et de tous ses snbjects en particulier : car se rendant maìstre des ports, il sera maistre de tout le reste. On partira doncques de ceste mer pour s’en aller droict en l'Isle de Neulandia en la hauteur de 80 degrez recogneué par lesdits hollandois, au quel Isle passe le 7 meridien, selon mon Globe Maritime que i’ay divisé en 72 meridiens. Le premier desquels commence aux Isles des A^ores, navigeant par Nort-est, iusques à ce que le poinct des longitudes touche le 27 meridien en la hauteur de 85 degrez ; en apres navigeant par Suest tant qu’il touche le 36 meridien en la hauteur de 60 degrez, où se termine FOrient desdites Isles des Acores, et là où la plus proche terre qui sera descouverte, sera la partie occidentale de la Nouvelle France, diete Canada, terre qui a un grand continent, le quel estant recogneu par ces deux extremitez qui sont opposées lune à l’autre en la distance de 800 lieués en Jargeur, attirerà un chacun a son habitation, et fournira beaucoup de choses utiles à ladite navigation. Ceste terre est beaucoup plus grande que l’Eu-rope. et fut recogneué de veué par les portugais en Pannée 1520, en la hauteur de 60 degrez, pour estre habitée de gens raisonnables et humains, remplie de grande quantité de beaux chevaux sauvages, bceufs quasi semblabes aux chameaux, et des brebis aussi, par consequent de grands pasturages. Ils n’abandonnerent ceste terre qu’à cause de la trop longue navigation, qui contient 4590 lieués, la où par ceste voye septen-trionale il n’y a que 450 lieués de mer incogneue. C’est ( 535 ) pourquoy ce voyage se pourra faire aisémerit en 25 ou 30 iours sans voir nuict, moyennanl que l’on parte de ladite Isle de Neulandia en la fin de May; et encor qu'il se trouvast quelque empeschement, il ne seroit peut-eslre pas si grand qu’en trois mois de bornie saison qui resteroit, on ne peut bien trouver ce passage. D'autant que par le moyen des longitudes que ie propose, on peut tirer k droict, k gauche, avant et arriere le Pole sans perdre la course de son voyage, et faire une recherche fort exacte de tous les lieux maritimes soubs ledit Pole. Les Gouverneurs Portugais aux Isles Orientales, avoient de coustume, quand un Capilaine de navire estoit vieil, et qu’il avoit servy iusques là fidellement, de luy donner pour toute recompense un voyage pour son compie en ceste mer de la Chine, moiennant quoy il s’en retournoit chez soy , pourveu de facultez non mediocres, encor que la navigation fust bien penible , perilleuse, et de 4000 lieués de chemin el plus; mais tellement perilleuse, comme Linscot a remarqué(1), qu’és années 1589 et 1590 de deux cents vingts navires qui partirent des deux Indes pour aller en Espagne, chargez de biens inestimables, il n’en arriva que 15, tous les autres ayans esté prins, coluez et fondus en combattant conlre les pyrates, ou submergez par les tourmcntes. Au Iieu que si on prenoit cesie voye proposée, plus courte des deux tiers que Pautre, chacun s’en pourroit prevaloir en son parliculier, sans empieter ny entreprendre sur autruy, et pourroit retirer les grandes com- (t) V. Ugo Van Linschoten, Navigazione alle Indie orientali del Portogallo, che comprende una relazione compendiosa di quei paesi e delle coste marittime ecc. Edizione originale olandese, colla data di Amsterdam, 1596. Altre ristampe, ivi, 1614 e 1623. Traduzione latina dell’Autore; Aja 1599, ed Amsterdam 1614. Versione inglese; Londra 1598. Altra in fiancese, con note di n. Paludano; Amsterdam 1610, 1619, 1638. ( 330 ) moditez en j>eu de temps, et quasi sans perii ne danger des pyrates et des tourmentes, que les portugais en rapporlent par un si long chemin, avec si grande diflìcuté. S'ensuit certainement qu’on introduira par ceste voye septentrionale tout le negoce d’Orient, parce qu’une partie de ce negoce passe par mer en Portugal, l’autre passe des Isles des Molueques en PEstat du Perse, et de la Perse en Europe par terre, moyennant grands tributs, qui montent tous les ans à dix millions d’or: à snavoir cinq millions qui sont emboursez par le Perse, et autant par le Ture. Par la voye septentrionale, les marchandises ne seront point subiectes à ces impo-sitions; et si elle est plus courte et pliis commode, non seu-lement aux septentrionaux, mais aussi aux moluquois et cliynois, pour y condnire toutes leurs marchandises et leur porter les nostres. Ceste voye est encore plus aisée et plus commode pour la distnbution de toutes lesdites marchandises par tout le monde, pour la grande quantité de navires qui y sont, ca-pables de faire telles navigations plus que nul autres, et se mettre en possession de tous les lieux qu’on pourroit descouvrir. C’est pourquoy un chacun a grand interest de persuader et administrer à son Prince des moyens pour mettre ceste navigation en pratique. Outre plus, ie diray que ceste descouverte est peut-estre fatale w aux genevois, lesquels ont tousiours esté les premi^rs à faire telles recherches avec elTect. On scait comme Christofle Colombe genevois descouvrit les Indes Occidentales au profit de Roys d’Espagne Pan 1492, apres avoir esté refusé des Roys de France et d’Angleterre qui pour lors 4 (’) C;oè destinato; nel quale senso I’Autore ripete eziandio la parola nel testo italiano (pag. 3o0). Cosi il Tasso (Gerus, lib., II. 74,: Or quando pur estimi esser fatale, Che vincer non ti possa il ferro mai . ( 337 ) regnoient, ausquels il proposa la descouverte desdits pays des Indes; comme aussi Antouiotlo Uso-di-Mare, genlilliomme genevois, quelques années auparavant, qui fut en Fan 1455, descouvrit avec une sienne caravelle les Isles de Cap-Veri, qui sont en nombre de dix, qui depuis ont esté conquises par le Roy de Portugal. Ces deux grands el liardis navigateurs ont non seuleinent descouvert ces pays là auparavant incogneus, mais encores ont donné la navigation et ouverture des deux passages pour les deux Indes Occidentales et Orientales, des-quelles nous voyons tant de ricliesses {i). De mesmes, i’espere par la grace de Dieu et intercession de S. Thomas Apostre de ces pays, usage et pratique des longitudes que ie propose (vraye lumiere de toute navigation) de trouver ce passage septentrional, aller avec trois navires au Iapon, à la Chyne et aux Molucques et passer au Continent (’) Lo Zurla (Di Marco Polo, ecc., II. 157-58; che riferisce questo passo, mostrasi sdegnato perchè lo Scotto abbia taciuto del veneto Cadamosto, e poscia così nota : « Senza derogar punto ai meriti esimi de’ genovesi nell’ aver ossi pure contribuito alla navigazione ed alla geografia, abbastanza è chiaro esser assai inesatto quanto intorno ad Antoniotto qui si dice »; sia cioè relativaménte all’anno della scoperta, che non è il 1455 ma il 1456, sia, e molto più, circa al vanto del passaggio alle Indie orientali che vuole segnatamente consentirsi ai portoghesi. « Bensì da codesto scritto (egli continua) sempre più si conferma un mio pensiere, che alcuni moderni autori siensi male apposti in aggiungere ad Antoniotto il cognome di Usomare o Usodimare, mentre ... in tutti i testi gli si dà l’attributo di Uso di Mare, ossia esperto o avvezzo al mare. Così egli stesso si sottoscrive nella sua lettera Antoniottus usus Maris ». Che, dopo aver nominato Cristoforo Colombo, il benemerito monaco camaldolese appena creda che i genovesi abbiano aneli' essi contributo ai progressi della navigazione, passi; chè niuno vorrà con ciò accusarlo d’essersi mostrato troppo parziale a nostro riguardo. Ma che poi voglia spingersi fino a contenderci l’Usodimare, per la ragione che lo tro>a scritto e detto così come negli antichi documenti e cronisti genovesi trovasi appunto ii cognome di quel vetusto e chiarissimo casato, ella è cosa di che non sapremmo renderci invero sì facilmente ragione. ( 558 ) Aastrai incogneu. Pays qui est si grand, que sans doublé il comprend plus que toute l'Asie, Afrique el Europe. Duquel le capitarne Pierre Fernandes de Quiros espagnol, donnant advis d'iceluy à son Roy, appelle les premiers lieux qui sont en la Nouvelle Guinee Paradis terrestre, dit que les habitans sont benins, alTables, aisez à endoctriner, et tres-faciles à con-lenter, qu'il y a aussi grande quantité de victuailles, berbages, laictages, et fruicts en abondance, au prix des nostres, qui y croissent naturellement, que l’air y est bon et temperé Il est à croire que penetrant plus avant, on y trouvera les mesmes richesses et commoditez qui ont esté trouvées aux autres pays descouverls. Bref, on peut dire que c’est un monde nouveau, auquel on peut faire un profit non seulement spi-rituel admirable, mais aussi temporei incroyable, qu’un nombre infiny de navires et de personnes y courronl pour y trafiquer, quand les Roys et Princes qui ont quelque Empire en ceste Mer Septentrionale ausquels ie vcux avoir recours, favoriseront et assisteront s’il leur plaist ceste entreprise et voyage, comme leur estant plus qu’à nuls autres Princes du Monde propre et convenable. Ils pourront fort aisément garder et maintenir sous leur obeissance ce monde nouveau, tant pour la briefveté du voyage, que par de grandes colonies qu’ils y pourront er.voyer sans diminution sensible de leurs peuples subiects qu’ils ont en si grande affluence, offrant pour mon regard de faire ledit voyage soubt les conditions et pactes qu’ils me fe-ront l’honneur de m’accorder. (’) V. Francisci Ferdinandi Quir Narratio de terra australi et de terra Sa-mojedarum et Fingensiorum in Tartaria, al re Filippo III ; traduzione latina pubblicata in Amsterdam nel 1616, e fatta sull’edizione originale spagnuola, che reca la data di Siviglia, 1610. Fu anche tradotta e stampata in francese cd inglese nel 1617. Di questa memoria è nondimeno asaai raro il trovare un qualche esemplare a parte, avendola il detto Re fatta sopprimere ; ma fu riprodotta in più raccolte e storie di viaggi. ( 339 ) En lin, celuy d’entre les Princes Clirestiens qui entreprendra ceste descouverte par la facilitò que ie propose, pourra passer tout à l’entour du Monde, et quasi sans perii recogrioislre tout le Globe de la Terre, se rendre maistre de sa plus grande partie; et en action de graces de ce que Dieu luy aura envoyé inoyen de publier ou faire publier son S. E vangile par tout, chanter le premier ce que le Psalmiste nous enlonne au Psal. 97 : Viderunt omnes termini terrae salutare Dei nostri. Ainsi soit-il. NAVIGATIONE CHE BENEDETTO SCOTTO GENTILHUOMO GENOVESE PROPONE DI PASSARE DIVERSO IL POLO ARTICO, E DI ANDARE AL CATTAI E CHINA, CON SUPERARE QUELLE DIFFICOLTÀ CHE OLANDESI ET ZELANDESI L’ANNO 94. 95. E 96. FACENDO IL DETTO VIAGGIO PER COSTA DI TERRENO RICO|}TRORnO. S’ e’ lecito me fìa, dirò che l’arte marittima é la più utile el avanza in la conitione generale tulle le altre, perchè quando la considero, qui si vede della filosofia in cognoscere le cause naturali che un marinaro esperimenta ; qui si vede del Astrologia dalli giudicij che fa de temporali buoni ò rei; qui si vede del Astronomica nel misurare gli astri et lor corsi celesti; et qui si vede della Geometrica nelli calcoli delle distanze ; ancora del Ingegniero in dar pronto riparo a molti accidenti : et finalmente giudicioso e cauto in tutto per dar forma à un cossi pericoloso govierno, parlando di un perfetto marinaro, e non di quelli que non hanno che la cognitione delli ordigni marinareschi e una pratica sola di quelle cose che ( U\ ) riconoscono mentre che vedono il terreno; che di quelle che non riconoscono, ben che necessarie a questa cognitione maritima, non ne sanno che per congietture in alcun modo par-laré. Questi sono quelli, che spesse volte soumergono i loro errori nel mare con la vita di molti. Utilissimo quando fusse introdotto un particolare studio di questa arte maritima, forsi quanto ogni altri che vi sono de’ politichi e civili, per la reuscita de buoni marinari, utili in mare et in terra: e li quali dando vita nelli maggiori pericoli di morte aggiungeriano Regno à Regno, et un thesoro infinito nelle loro pronte e spedite et sicure navigationi. Considerationi, che a util universale mi hanno fatto dar l'uora un mio Globo Maritimo per la cognitione delle longitudini non encora state ritrovate d’altri nè poste in uso : propositione che in Matematica ( ben che in qualche modo strana) porta seco la solutione del suo argomento, et con la quale pretendo di poter navigare sotto il detto Polo dal Occidente à l’Orienle, e di superare quelle difficciltà (sic), che se potessero, corno ho detto, rincontrare con una navigatione assoluta e non limitata corno quella chesi pratica ordinariamente; et che sopra calcoli e congietture de moti incerti si perde ogni cognitione. Dico assoluta, quando confusamente, et senza os-servatione di tempo nè calcolo de’ venti, si pottrà correr à destra et à sinistra, perso la linea della sua corsa ritonar benché con altro vento in la detta sua linea senza discatto di viaggio, da che non sarà in tutti i mari locho, per remoto che sia, che non si discuopra: et quel Isola che navigando si ricerca, si ritrovarà con la cognitione di dette longitudini che 10 propongo: et vi si andarà di prima corsa, perché la dove detta linea di longitudine intersecarà quella della latitudine, là sarà la ditta Isola, ò altro locho che fussi da ricercar, giusto 11 detto mio Globo composto à questo effetto che io dono et apresento. ( 342 ) Et venendo alle navigationi fatte per detti olandesi e zelandesi, non solo dirò delle loro corse e delle difficoltà in che incorsero, quanto ancora il modo di superarle e vincerle; cioè nel primo viaggio del anno 94, navigando in l’altezza de gradi 72, pigliando la loro corsa fra Levante e Graeco, scoprirono 1’ Isola del Orange che rilrovorno da tramontana della Nova Zembla in l’altezza di gradi 76, e dalla quale ritornarono a dietro per causa de' giacci; e fu l’ultimo di Luglio di detto anno. Nel secondo viaggio del anno 95 scoprirono Pisola des Estats, nel Stretto di Nassau, che resta da mezzo giorno della detta Nova Zembla in l’altezza de gradi 70, dove ritrovorno de’ russi vestiti di pelle, uno di quale gli dette ragualio che navigando verso tramontana ritrovavano un gran mare. E per la gran quantità di giacci che rincontrorno non si elessero de passar oltra, et se ritornorno à dietro, che fu nella fine di Agosto di detto anno. Nel terzo et ultimo viaggio del anno 96, à 23 di Giugno, navigando per tramontana scoprirono Neulandia in l’altezza de gradi 80, dove videro herba verde et animali saivatichi che vi pascevano, et dove ancora il loro compasso declinava de gradi 16; et navigando à Levante verso la Nova Zembla in gradi 76, vennero à l’isola del Orange, dove non era herba né cosa alcuna verde, ma piutosto principio di gran freddi: nel qual locho una delle lor navi, essendo fra loro in disconcerto, cioè che 1’ una era di navigare à Levante e l’altera a tramontana, si separorno. Et questa ripigliando la sua corsa à dietro se ne ritornò in Olanda senza alcuna difficoltà; l’altra entrando in maggiori giacci e freddi, e descendendo sino à gradi 75, di verso Levante della detta Nova Zembla, fra doi terreni, restò fra detti giacci per molto tempo incalata, cioè dal ultimo di agosto del 96 fino al principio di luglio del 97; ( 345 ) anzi con lassiarvi la della nave non potendola ritiirare fuora di quelli giacci. navigando con la barca e schiffo, si ridussero con grandissimi travagli e pericoli in Olanda, ritrovando sempre giacci per tutte quelle coste di mare, ancor che fussi d'estate , con haver riferto che à 4 di Novembre persero di vista il Sole e che à 24 di Gennaro comminciorno à rivederlo. Assai credibile, che in la loro data errassero de 17 giorni , perchè se il perderlo à 4 di Novembre si aggiusta con la vera supputatione astronomica, cossi per l’isles:a à 10 di Febraro et non à 24 di Gennaro il dovevano rivedere. Nè si può inferire che questo potessi procedere dal suo paralasso, poiché d’un giorno à l’altro vederon chiaramente l’intiero suo corpe; il che ho notato per un primo errore. Il secondo fu della difficoltà de’ giacci, facendo la lora corsa per costa di terreno; perchè chiara cosa è che il gelo si farà maggiore prossimo del terreno, che in mar largo dove i fondi delle aque sono meno bassi, e dove le fiumare e rivi d’ aqua dolce vi concorrono abondevolmente, soggietla a congedare di molto più che non fa la salsa; la quale per sua natura nei fondi più bassi, sarà la detta aqua calda, poiché un contrario spinge 1’ altro vicendevolmente in le parti più remote, non potendo i doa compatire insieme, corno per esperienza si vede in le cave sotterranee, che de Estate sono fredde e de Inverno calde. Ancora non sarà meraviglia né strano che intorno à detta terra per qualche distanza siano i delti mari giacciati, non solo per detti fondi meno bassi, quanto ancora per che vi si riducono quelli giacci che vi sono portati da dette fiumare e rivi, i quali sono similmente causa di far maggiormente congellare la detta aqua salsa prossima del terreno , insieme di render l’aria talmenti friggida, che è stato estimato da detti olandesi non potervi habitare, poiché nel ultimo viaggio restando fra doi terreni incalati, come si è detto, non ( .144 ) poterono in undeci mesi che vi stellerò levarsene, et andare :i loro viaggio anzi furono constretti di lassiarvi la delta loro nave. Assai credibile che delti giacci gli fussero spinti da mare et da fiumi, et essi ridotti in detto canale ò risacha, poiché ivi in tutte staggioni vi si conservavano ; ma che poi questi giacci nè meno questi estremi freddi siano in mar largo lontano da terra non è credibile à modo alcuno, perchè essendo quelli mari in continuo moto col giravoltarsi sotto sopra, questi doi contrarij faranno che non si potranno le dette aque in la lor superficie congellare. Et il terzo errore fu per causa de’ venti, i quali prossimo da terra non sono cossi pari corno sariano in mar largo, per che uscendo da ogni promontorio un particolar vento , 1’ uno sarà [ter sorte favorevole e l’altro disfavorevole; oltra che il detto viaggio sarà sempre più longo per 1’ obliquità delle corse et impedimenti de’ giacci, eh’ è tutto quello che ho notato sia successo à detti olandesi in detti loro tre viaggi; et i quali ho figurati in detto mio Globo Maritimo à fine si possino in esso ricognoscere et verificare. Questi errori et difficoltà si supereranno con la navigatione, che io dirò qui appresso: la quale si farà in mar largo, là dove ogni vento sarà propitio; la corsa sarà per linea retta, e perciò più espedila; e quando dirò senza impedimenti di giacci e di freddi, i quali a questi furono causa di rittorno, non crederò ponto inganarmi, perché facendo la detta navigatione verso il detto Polo in staggione buona, et fuggendo la terra quanto sarà possibile, si fuggirà i giacci et si fuggirà ancora la rig-gidezza del aria, la quale, benché con qualche raggioni si potessi dire che, acostandosi sotto il detto Polo, là saranno maggiori freddi e più riggidi, non sarà cosi in effetto; et il provo per tre circostanze. Prima. Essendo vero che sotto l'Equinociale non son quelli ( 545 ) estremi caldi, che Tholomno, Slrabone et altri se imaginorno, anzi volevano per raggioni naturali che (piella regione fussi inhabitabile per il continuo moto che vi fa il Sole à perpendicolo, che se in questa parte manca la delia raggione dpi estremo caldo , non sarà inconveniente che possi mancare in questa altera del estremo freddo sotto i detti Poli, poi che convengono in quantità proporzionata de doi estremi. Seconda. Se fra noi et questi che habitano sotto I’ Equino-ciale si rittrovano paesi, che per i gran caldi sono quasi inhabitabili, como quelli d’Etiopia, benché non tutti in generale; così fra noi et quelli che habitano sotto il detto Polo Artico sono ancora paesi che per i gran freddi si può dire inhabitabili nel modo che vediamo in questi nostri, dove sono similmente lochi montuosi et aspri, che proibiscono in certo modo Thabitarvi, nulla di meno gli habitiamo corno 1’istesso può seguire à quelli, et benché con maggiori freddi non saranno perciò inhabitabili, perché con l’uso e con l’arte si riparano da quelli inconvenienti che gli ponno nuocere, i quali à noi che ne siamo lontani e poco usi gli giudichiamo insuperabili, di maniera che si può dire che fra doe temperie stanno questi doi estremi di caldo e di freddo : non però assolutamente dire inhabitabili, perchè essendo sotto 1' Equinociale 1’ aria temperata così stata ricognosciuta da naviganti, dove la verdura di campagna mai vi si perde; per conseguente sarà sotto i doi Poli, poi che convengono in parità di circostanze senza però dire siano in generale paese inhabitabili per i gran freddi, anzi quelli assuefati, vivono più longo tempo di noi, per esser quel aria purgata di cattivi humori, non suggietta à ma-htie contagiose, e remota da tutte agitationi di sfere celesti; maggiormente sotto il detto Polo, conio molti autori affermano e che si dirà qui appresso. Terza et ultima. Se quelli che habitano sotto 1’ Equinociale ( 540 ) hanno il Sole che non si parlo dal loro orizonte che di detti gradi ventitré e mezzo, così questi che habitano sotto i doi Poli hanno il detto Sole che non si parte del loro orizonto che di detti gradi vintitré e mezzo; che se per questa via quelli hanno continuamenli i giorni uguali alle notti, questi à l’incontro hanno sei mesi di giorno e sei di notte. Differenza che si ragualia da sé stessa, e si fa pari e commune rispetto il continuo Sole di sei mesi di questi con le profonde notti di quelli, perchè dove manca l’uno suplisce 1’ altro; oltre che quelle notti che haveranno detti polari, non saranno corno queste tenebrose et oscure, perchè haveranno il Sole prossimo al loro Orizonte. che gli renderà sempre tanto chiaro quanto fa à noi l’alba, ma di più haveranno ogni mese giorni quindici de continua Luna, sopra del detto loro Orizonte. E per provare maggiormente che sotto il nostro Polo Artico vi sia aria temperata, atta à produr frutti corno ancora à. la propagatone di tutte specie, e che di là si posse passare in tutti i mari con ritrovar quel transito che da olandesi et altri è stato ricercato e tentalo, dirò prima un mio pensiero, e dirò poi l’opinione de diversi autori con altre relationi che ho havute d’altri. Prima, quanto à la producione e multiplicatione, non sarà à mio giudicio difficile il provarlo, quando i soli effetti naturali ce lo dimostrano ; perché se il Sole caminando per mezzo il Zodiaco col proprio suo moto d’ Occidente in Oriente fa noi ricognoscere qui basso diversi suoi accidenti, lasciando da parte quelli che procedono dalla positura de' lochi, come sono orientali, meridionali, ò vero occidentali, che questi non sono al nostro proposito, ma dirò de quelli che immediatamente dipendono dal proprio aspetto solare, fra’ quali passando lui dal ponto di Ariete à quel di Libra, che é la distanza da primavera à 1’ autunno, et giongiendo a quello di ( 347 ) Cancro che rittrova à mezzo il suo corso, parte la più lontana della terra per ritrovarsi nella parte superiore del suo escen-irico, e la più remota dalli detti doi ponti di Ariete e Libra, chi è di gradi ventitré e mezzo verso il nostro Polo , dove che à Genoa si dà nelli maggiori giorni e nelle più corte notti del anno bore quindici e un terzo, et bore 8 e 2 terzi, con alzarsi il detto ponto di Cancro sopra il nostro orizzonte de gradi 69 et un sesto, che è 1’ altezza del Sole a mezzo giorno dove monta al più gran giorno di Estate; che se il raggio solare, stando lui à perpendicolo, corno alcuni vogliono, ha più forza che in altri aspetti, da che segue che partendo il detto Sole dal detto ponto di Cancro venendo in Leone, eh’ è un segno più basso, et encora in Vergine che è davantaglio et declina sino à gradi sesantadoi, lontanandosi de più in più del nostro ponto verticale, nulla di meno i suoi raggi sono più caldi che non quando il detto Sole si ritrova nella maggiore sua altezza di detti gradi 69 et un sesto et à noi quasi a perpendicolo: raggione che mi dà à credere che il caldo proceda dal suo aspetto declinante verso la terra, e non dalla lontananza ò prossimità del suo corpo, nè meno del suo perpendicolo. Ancora dirò per quelli che vogliono che proceda da alcune stelle entrando V hora il detto Sole in Leone, Cane maggiore e minore, che se cossi fussi, converrebbe che quelli che habitano sotto l’Equinociale bruggiassero per esser le dette stelle australi, havendole col detto Sole quasi a lor zenit, e pure si conosce per esperienza il contrario, anzi quelli mesi di Luglio et Agosto, dove si fanno le dette congiunctioni, gli comprendono nel loro Inverno. L’istesso se può dire de la parte opposta, ritrovando il Sole in Capricorno descendendo in Aquario e Pesce, e ben che più prossimo della terra manda à noi maggiori freddi che non fa in montando il detto segno di Capricorno. e questo per la causa istessa di detti suoi raggi, e ( 548 ) non per la prossimità del suo corpo. Altri encora vogliono che possi procedere dalla longa friggidità della terra durante 1‘ Inverno, ò vero dal lungo caldo durante la Estate ; ma perchè non dire, conio torse più raggiouevole, che la parte superiore del corpo solare declinante verso la terra quando passa di Cancro in Libra, et di Capricorno in Ariete, è quella che dimostra in la terra questi accidenti, et degli quali tanto ne partecipa i lontani quanti i prossimi proporzionatamente in tutti lochi, però à chi temporanei et à chi serotini?'Et i quali corno si possono applicare à tutti climi terrestri in la produtione di tutte spetie il dirò qui appresso, che serà à mio giuditio la solutione del mio argomento. Certissimo che il Sole dando à tutta la terra in la sua venula i fruiti in erba et alla sua partenza maturi, corno si vede per esperienza seguire in le quattro staggioni del anno, è quel islesso che opera con la sua fontione e virtù in tutte vegetative con certa misura proporzionata al suo corso, e proporzionato il suo splendore a tutto questo globo terrestre che niente manca e niente è superfluo, senza escluderne parte alcuna. Che se questo è.generale in quelle parti che noi conosciamo, ancora sarà in quelle del uno e l’altro Polo che non conosciamo: habitationi tanto favorite dal Cielo, che con verità si poiria dire che là vi sia un perpetuo giorno, poiché mancando in un tempo ii Sole nel istesso suplisce la Luna; che quando questi dui gran luminari celeste non giovassero à queste doe estreme parli della terra, nel modo che giovano à tutte le altre, ardiria di dire che scarsi el vani sariono ì loro raggi, ò imperfetti saria questa machina circolare. E venendo à quello che di queste parli polari ne hanno scritto diversi autori, Plinio dice che sotto il Polo vi è una reggione abondanle con una felice temperia, et manca di ogni vento offensivo: gli habitatori vivono longo tempo, e non ( 349 ) hanno fra loro discordia. Solino dice l’istesso, anzi chiama questa gente molto felice. Pomponio Mela dice che i popoli hyperborei, che hanno i giorni e le notti continoe di sei mesi, e terra molto temperala et da sé stessa fertile: gli habitatori giustissimi, et vivono longa età e più felicemente che niuno de’ mortali. L’istesso dicono Gio : Sasso di Dania et Alberto Crantio allemano; forse credibile che essendo questi autori del paese, sia questa una traditione che hanno da padre à figlio, e la quale potria esser autentica se bene sino à qui questo paese non é stato da noi ricognosciuto nè scoperto. Ancora Cornelio Nepote, citato da Plinio, narra corno à Quinto Celere 'proconsul della Francia furono mandati à donare dal Re di Svetia certi indiani, i quali erano stati transportati dalla fortuna del mare sin là, facendo congiettura che potessero esser populi orientali, corno tartari ò vero giapanesi ò chinesi; i quali hora e sino di quel tempo regnavano in terra e in mare, e li quali, per la notitia che se n’hà, sono uomini maritimi, e traficano fra loro con un numero infinito de vascelli: soggiungiendo à questo il Padre Acosta giesuita che un certo Pietro Mellendes portughese ha riconosciuto nel Mar del Nort delle Indie Occidentali certi pezzi de navigli soumersi di strana maniera, differenti dalli nostri, e che in una spiaggia di detto mare li vengono in certo tempo del anno alcune balene ignote à quel mar di là. Arnoldo degli Arnoldi, nella sua Geografia, in questa parte polare fertilissima, per quanto dice, gli figura quattro canali di una larghissima apertura, per dove corrono continuamenti acque di forza estrema verso il detto Polo, le quali ponno essere ancora quelle che, per relacione de molti, passano perpetuamenti al Capo di Bona Speranza da Levante a Ponente, che perciò costringono le navi che passano à Goa di navigare cento cinquanta leghe, ò circa, verso mezzo giorno prima che possino voltare la proda à loro viaggio, à causa della 21* ( 350 ) tirannia del mare che gli impedisce il loro corso; che al contrario partendo da Goa per venire al detto Capo di Bona Speranza vengono col f ivore di detto mare a l’Isola di Sanlo Lorenzo, e di là al detto Capo di Bona Speranza, non pottendo all’ andata non solo toccare a detta Isola, ma nè anche vederla; et questo istesso mare va flottando per costa di terreno, et passa alle Indie Occidentali correndo verso il detto Polo Artico, chi è quella raggione che Ponentini dicono che la marea viene sempre da mezzo giorno, et quella che similmenti dicono che navigando da Panama nel Mar del Sur alle Moluche la rittrovano molto favorevole, et a seconda; al incontro navigando dalle Moluche a Panama la rittrovano disfavorevole e contraria. La quale di giro circolare e perpetuo viene a passare, corno si è detto al detto Polo, dove convien dire che, poi clic non rittorna mai à dietro, là vi sia il detto transito e passaggio. Ancora Lue. Gio. Vaghener, che ha descritto tutta la costa maritima settentrionale e vi ha navigato, rifere che in mar largo non vi sono detti giacci, corno sono costeggiando il terreno; e che sua opinione sarebbe, per la ricerca di detto transito, di navigare sotto il detto Polo; ma quello che da lui vien estimato insuperabile, è che dice, 1'Ago che calamitato venendo sotto il Polo (l perde la sua fontione e virtù di voltarsi verso la Stella Polare, e sta corno immobile sospeso et attaccato al vedrò della bussola. E questa difficoltà vien estimata grandissima, perché dice che tanto potriano fare la loro corsa verso mezzo giorno corno verso il detto Polo, che saria viaggio contrario al loro pensiero; poiché non hariano cognitione alcuna di tal corsa. A la qual difficoltà se gli ne adgiunge un altra, forse maggiore, cioè che facendo la delta navigatione in continuo giorno, non potendo perciò vedere la Stella Polare, nè meno rillrovar l’al- (’) Cioè: * Ma quello che da lui vien estimato insuperabile, è che dice clic 1’ ago calamitalo venendo sotto il Polo » ecc. ( 351 ) tezza del Sole à mezzo giorno, alsandosi ugualmente sopra di quel orizonte, non polriano per tal modo sapere in quale altezza l'ussero, salvo con grandissima difficoltà e mal sicura. Et le quali difficoltà volendo superare, dirò qui appresso la forma di detta navigatione, e dirò ancora 1’ utile clic apporta-rebbe à la Christianità il ritrovare detto transito, non solo per i molti acquisti spirituali che si potriano fare, quanto ancora per giovamento et utile particolare di quel Principe che ne sarà il primo scopritore, proponendolo à tutti in generale et in particolare. Dico che navigando da questi mari settentrionali si anderà al Isola Neulandia, già stata ricognosciuta da detti olandesi in 1’ altezza de gradi 80, e la quale ho riltrovata passare sotto il nostro meridiano di Genova , là dove ho dato principio alle mie longitudini cossi calcolate nel mio Instrumento Astronomico, giusto il mio Globo Maritimo et altre tavole delli archi solari à questo effetto composte; et navigando per Greco sino che il ponto di dette longitudini tocchi verso Oriente il grado 90 in l’altezza de gradi 85: et di poi navigando per mezzo di esirocho (,) sino che tocchi il grado -135 di longitudine in l’altezza di gradi cinquantacinque; con quali secondo la detta corsa, corno dimostra il detto mio Globo Maritiino, si venerà a restare nella costa di Tartaria nel imboccatura del Stretto di Agnian, havendo per tal viaggio fatto leghe seicento di mare incognito; il quale senza impedimenti si po-tria fare in 25 à 30 giorni et in continuo giorno, facendo però la partenza à 1’ ultimo di maggio da detta Isola Neulandia. E dato ancora che si ritrovassero qualche impedimenti, non saranno forse tali che in tre mesi di buona staggione che so-pravansano non si rittrovi qiiel transito che si ricerca, potendosi con la detta cognitione di longitudini navigare à destra (I) Scirocco. ( 532 ) et à sinestra, ricercar dentro e fora al dotto Polo, e senza perder la corsa del detto viaggio far una minutissima perqui-sitione di tutti quelli lochi maritimi, se però alcuni vi ne sarà, soggiongiendo qua presso 1’ utile particolare di tal viaggio. Solevano i Governatori PQrtughesi nelle Indie Orientali, quando un Patrone di nave (era) già veccio, e che avea servito sin à quella età fidelmenti à quella Corona, di dargli per tutte recom-pense un viaggio per suo conto in detti mari di Tartaria; col quale, venendo in salvo, se ne portava una bona facoltà, et con quella si ritirava à casa sua in Porlugallo. benché con una navigatione di leghe quattro milla e più. Che se il traffico di questo paese produce negotij di tanto lucro e guadagno, benché distantissimo et longo, quanto maggiormenti in viaggio breve corno saria questo di seicento leghe certo inestimabile e grande? Che se forze fatale alla Nation Genovese il ritrovare per questa navigatione i detti paesi incogniti, corno già sono stali ritrovati quelle delle Indie Occidentali dal gran Christoforo Colombo, cossi per gratia de Iddio et per la cognitione delle dette mie longitudini, spero di far scoperta di questi, e di andare per questa via con tre picole navi al Cattai e China, ansi di passare al Continente Australe incognito, con una navigatione di leghe 1800, la mettà meno di quello che si può fare per altrove, passando questo per circoli minori e quello per maggiori. Il qual Continente Australe, dalle terminationi che sino a qui sono stale riconosciute, é quel tanto che può contenere l’Asia, Africa et Europa; e del quale il capitano Piedro Fernandez di Quiros chiama i primi suoi lochi in la Nova Ghinea Paradiso terrestre, qualifica poi quelli habitatori huomini facili à pacificare, facili*à dottrinare, e facilissimi à contentare: ancora vi siano carni e laticinii di ogni sorte, her-baggi e frutti abondantementi al pari delli nostri, e che fruttano naturalmenti : l’aria salubre e temperata; assai credibile ( 553 ) che dentro del paese vi siano huomini sociabili e bianchi, poiché convengono con noi rispetto à climi parateli : ancora vi siano di quelle cornmodità e richezze che sono in tutti gli altri paesi stali sino à qui ricognosciuti e scoperti. Finalmente dirò un Mondo novo per fare non solo de’ grandi acquisti spirituali quanto ancora de’ temporali, dando per tal via cornmodità che questa grande affluenza di populo che da tutte parti del mondo va crescendo si recapiti un giorno quivi, per divertirlo da tropo restringerlo à qualche grandi escessi : se però con 1' ajuto de’ Prencipi Christiani, à i quali ricorro, mi sarà dato cornmodità di fare il delto viaggio, offerendo si-gurtà congionta con l’instanza che ne fà il Profeta Reai David, Psalmo 97 : Ut viderunt omnes termini terrae salutare Dei nostri. Et alla quale Profecia (per fine) mi rimetto. IN ANVERSA APPRESSO HENRICO AERTSSIO. M. DC. XVIII. . • •, • ' ■ ! • ■ * ■ i ■ — DOCUMENTI ED ESTRATTI INEDITI O POCO NOTI RIGUARDANTI LA STORIA DEL COMMERCIO E DELLA MARINA LIlìUltE AVVERTENZA La collezione di questi documenti ed eslratti verrà distribuita nelle serie delle quali segue 1’ enumerazione. I. Brabante, Fiandra e Borgogna. JI. Penisola Iberica. III. Tunisi ed altri Stati dell’ Africa settentrionale. IV. Siria e Cipro. V. Impero Greco. VI. Trebisonda, Mar Nero e Tartaria. VII. Cartografi e navigatori. Viaggi diversi. Compagnie, Sta- bilimenti, ecfi VIII. Monografie di famiglie genovesi che ebbero dominio nell’ Arcipelago. ■p/ I. BRACANTE, FIANDRA E BORGOGNA DOCUMENTI RACCOLTI E ORDINATI lì .VI soc II C. DESI MONI E L. T. BELO R ANO iìeli’autunno del 1858, allorché questa Società era nei suoi principii, due nostri egregi colleglli imprendevano una escursione nel Belgio, i risultamenti della quale doveano riuscire di onore alle arti belle non meno che vantaggiosi alla storia della Liguria. Difatti il pittore cav. prof. Giuseppe Isola rappresentava al Congresso Artistico di Bruxelles 1’ Accademia Ligustica, i cui Moderatori gli decretavano perciò una medaglia a perpetua significazione de’ loro animi riconoscenti ; e nel tempo stesso 1’ avvocato Gaetano Ippolito di lui figlio cercava nei Regi Archivi di quella Capitale i documenti delle relazioni commerciali corse già più secoli addietro ( 564 ) fra Genova eJe Fiandre. E nelle sue ricerche il sovveniva in buon punto, e con ogni maniera cortesie, il nostro Socio corrispondente sig. Alessandro Pinchart, Capo di Sezione presso gli Archivi medesimi, autore degli Arcliives des artes, scienccs et lettres, della Hi-stoire de la gravare des medailles en Belgique, e di più altre opere giustamente encomiate. Conciossiachè il Pinchart era quegli che all’ Isola forniva contezza di due pergamene de’ secoli XIV e XV, e di un Codice pur membranaceo del XVI e XVII; i quali precisamente contengono quanto il nostro ottimo amico si augurava trovare. Reduce in patria, 1’ avv. Isola poneva ogni sollecitudine a rendere partecipi di siffatte scoperte i suoi colleglli della Sezione di Storia ; e si lo faceva con un accurato Rapporto letto nella tornata del 14 dicembre, e la cui somma venne poscia pubblicata dal eh. comm. Canale, nella lodata Storia del commercio, dei viaggi ecc. degV italiani ('). Da canto suo la Sezione apprezzando tutta l’importanza dei documenti che le venivano se-? _ gnalati, deliberava proporre all’ Assemblea Generale (come poscia seguì) che dei medesimi la Società dovesse procurarsi una copia, e presentandosene 1’ opportunità, non trascurasse di licenziarli al pubblico per le stampe. Avendo in appresso gli Archivi del Belgio, commessi al sapiente indirizzo del eli. Gachard, favorevolmente accolta la domanda che, in nome della Società Ligure di Storia Patria, venne loro diretta dall’isola circa una (') P;ig. -2o3-2o8. ( 30o ) trascrizione delle pergamene e del Codice in discorso; ed essendo ora giunta, nella razionale distribuzione con cui procedono gli Atti del nostro Istituto, 1’ opportunità succennata, noi di lieto animo ci togliemmo il carico di pigliare in esame quelle copie e di sopravvegliare alla loro edizione. Bensì non tardammo a convincerci che altri documenti, dedotti da fonti diverse, avrebbero potuto aggiungersi a questo primo nucleo, e costituire cosi un insieme più rispondente al titolo della raccolta. •Imperocché, mentre fra i documenti di Bruxelles non ve ne ha alcuno che sia anteriore al 1395, due se ne leggono invece nel nostro Liber Jurium che sono del-1’ anno 1315; e riescono tanto più importanti in quanto ci chiariscono il principio dello stabilimento de’ nostri in Anversa, e c’ informano con molto corredo di particolari dei privilegii loro conceduti nel Ducato di Bra-bante. Nè rispetto a questi diplomi, benché già editi nei Monumenta Historiae Patriae, a noi parve che potesse bastare il darne, un semplice sunto ; ma reputammo conveniente il produrli un’altra volta per esteso, istituendone un esatto conferimento sopra gli originali. Ampia materia ci apprestarono quindi più serie di fogiiazzi e di codici del nostro Archivio Governativo; e più di ogni altra la numerosa collezione dei Registri Litterarum. Alcuni atti abbiamo pure desunti da quello delle Gompere di San Giorgio; altri da varie pubblicazioni o da carte presso privati. Del che tutto però, ci tenemmo paghi, in genere, a fornire non più che un estratto; sì perchè non tutti i documenti presentavano un eguale interesse per consigliarne la integrale pubbli- ( 5GG ) cazione, e sì perché a procurarla ci avrebbe Tallito il tempo, dacché noi ci troviamo pure impegnati in più altri studi e lavori. Ma rifacendoci ora a toccare dei documenti de’ quali dobbiamo saper grado all’ Archivio di Bruxelles, notiamo che le due pergamene ricordate più sopra, e da noi prodotte ai numeri III e CXLIII, subirono varie vicende; perchè già da antico trasportate in Francia, furono poi restituite al Belgio ; gli vennero quindi ritolte nel 1794, e finalmente riconsegnate nel 1864. 11 Codice poi forma parte della collezione dei Cartulaircs et manuscrits, è rilegato in cartina, consta di pagine I-LIIII e 55-87, e reca in fronte il titolo seguente: Becueil de copies autentiques des priuilóges fran-cliises et libertés accordés par les Souuerains - des Pays-Bas aux marchands de la nation génoise éta-l)lis à Bruges et à Anuers depuis l’année 1414 ('), jusques en 1620 auec plusieurs actes y relatifs. Ed al titolo succede questa annotazione : Le présent mairuscrit des priviléges de la nation génoise a été achetté en l’année 1785 dans la vente de la BiblioLhèque dn Gomte de Proli à Anvers, dans le Catalogue duquel il se trouve annoncée, nura. 2107. G. J. Gerard. Il quale Giorgio Giuseppe Gerard, nato nel 1734 a Bruxelles, fu membro di quell’ Accademia Reale, e mori (’) Il privilegio di tale anno leggesi incorporato nel Docum. XXXII, pag. 399 della presente raccolta. ( 507 ) nel 1814 (*). Finalmente ci avverte il sig. Pinchart che ce manuscrit fut échangé avec les Arckives du Royaume des Pays-Bas à le? Haye, le 20 jiilliel 1854. I documenti trascritti nel Codice dalla pagina I alla XXXVII (2) sono seguiti ciascuno dalla autenticazione del notaio Sigerò S’ Hertoghen, il quale rogò in Anversa dal 1534 al 1565. Ma poiché dal 1551 al 1559 visse del pari in Anversa un altro notaro dello stesso nome e cognome, il primo tolse allora a distinguersi colla aggiunta di senior mentre il secondo prese quella di iunior. Siccome però le autenticazioni dei nostri documenti non recano mai questo vocabolo distintivo, cosi è ragionevole il conghietturare .che la loro trascrizione sia anteriore al 1551. Gli atti che spaziano dalla pagina XXXVIIII alla XLVIII (3), sono autenticati invece dal notaio apostolico ed imperiale Pietro Van Lare, o altrimenti di Lo-vanio, esercente aneli’ esso in Anversa nella seconda metà del secolo XVI; il perchè la trascrizione che ne segui nel nostro Codice è posteriore di poco a quella dei sopra mentovati. Altri documenti furono quindi rivestiti dei certificati di Marco Ferbelger, Raimondo di Bacquere, Giovanni di Barlamonte, Adriano Dieriex e Leonardo di Halle, (') Vcd. le suo notizio biografiche nell’ Anmaire de l’Académie de Bruxelles, pel 1837; e per quelle della sua Biblioteca si consultino i Bulletms de la Com-mission Royale d’Ilistoìre (Serie I, tomo I, Bullonino num. 1). (2) Questi documenti recano nella prosonte raccolta i numerijXXXII, CXXVIII, CXL11I, CXLYI, CXLIX, CLX, CLXIII e CLXV. (s) V. i Domini. CLXX1I, CLXXV e CLXXVI. ( 5 (i 8 ) tutti notai residenti del pari in Anversa. Ma come noi non abbiamo riferite sempre le autenticazioni dei precedenti , bastandoci il darne alcunè a guisa di saggi, cosi stimammo poi, a scanso di ripetizioni, di ommet-tere allatto quelle di questi ultimi. Soggiungiamo anzi che nemmeno tutti i documenti del Codice stampammo per esteso; accontentandoci, rispetto a quelli di secondaria importanza, della produzione del titolo o rubrica che voglia dirsi. In ultimo dobbiam notare ancora due circostanze: che cioè la copia delle pergamene e del Codice di Bruxelles è dovuta al sig. Adolfo Yan Rossum, applicato a quegli Archivi: e che alla gentilezza del medesimo noi andiamo pure tenuti per la traduzione dal fiammingo dei tre diplomi che si troveranno inseriti sotto il 1613 ed il 1620 (*). {'; Vedi i documenti CCXI1I-XY SERIE CRONOLOGICA DEI DUCHI DI BRABANTE E DEI CONTI DI FIANDRA La più spedita intelligenza dei documenti che compongono questa nostra Raccolta , rende necessario ben di frequente lo avere sott’ occhi la serie cronologica di que’ Principi i quali, in conseguenza di più svariate vicende, pervennero alla signoria di tali contrade. A comodo perciò del lettore noi stessi disponiamo qui le loro genealogie, ristrette s’intende a quello spazio di tempo che può riguardare in qualche modo il nostro lavoro. 1. DUGIII DI BRABANTE GIOVANNI III detto ir. Trionfante Duca di Lothier, o Bassa Lorona, o di Drabanto 1312-1355 Vexceslao Duca di Lussemburgo di lei marito 1355-1383. Essendo Venceslao morto senza erede, la Duchessa Giovanna nomina Reggente de’ suoi Stati ANTONIO di Borgogna secondogenito del Duca Filippo l’Ardito e di Margherita Contessa di Fiandra di lei nipote. Antonio assume il governo nel 1404; ma non piglia titolo di Duca se non dopo la morto di Giovanna. 1406-1415 GIOVANNA 1355-1406 GIOVANNI 1415-1427 FILIPPO già Conte di Saint-Paul e di Ligny ■1427-1429 Essendo morto senza legittimi discendenti gli Stati del Brabante riconoscono in loro signore Filippo III il Buono Duca di Borgogna. (Segno a pag. 372) II. CONTI DI FIANDRA LUIGI III di Male Conto di Fiandra, di Nevers c di Rctliel Il 1.° luglio 1347 sposò Margiieiiita figlia di Giovanni 111 Duca di Brabante. 1346-1384 I MARGHERITA 1384-1405 FILIPPO II ni Francia detto l’Ardito di lei sposo già Duca-di Turcnna, e poi Duca di Borgogna per donazione del re Giovanni II noi 1363. 1384-1404 I GIOVANNI senza paura 1403-1419 FILIPPO III il Buono 1119-1429 v.Ved. a pag. seguente) III. DUCHI DI BRABANTE E CONTI DI FIANDRA FILIPPO III il Buono Duca di Borgogna e Conto di Fiandra Conte di Namur, Hainaut, Zutphen, Olanda c Zelanda Duca di Brabante e di Liraburgo Marchese di Anversa. 1129-1467 CARLO il Temerario 1467-1477 ‘ Dopo la di lui morte il Ducato di Borgogna è riunito da Luigi XI alla corona di Francia. MARIA sposa di Massimiliano d’Austria, Re dei romani. Duchessa di Brabante, Limburgo e Lucemburgo Contessa di Fiandra, Olanda e Zelanda, ecc. 1477-1482 FILIPPO IV il Bello 1482-1506 * Avendo sposata Giovanna figlia di Ferdinando il Cattolico e d’isabella di Castiglia, succede loro-sul trono di Spagna l’anno 1504. I CARLO Imperatore di Germania col nome di Carlo V 1506-1556 Durante la minorità di lui, Massimiliano suo avolo regge lo Fiandre. I FILIPPO II Re di Spagna 1556-1598 I FILIPPO III 1598-1621 Sotto di lui l’amministrazione dei Paesi Bassi è retta da Isabclla-Chiara-Eugenia infante di Spagna e dali’ arciduca Alberto d’Austria di lei marito. DOCUMENTI DOCUMENTO I. Privilegi conceduti ai mercanti genovesi da Giovanni III il Trionfante, Duca di Lothier, Brabante e Limburgo. 1315, 28 ottobre (Liber Jurium Reip. Gen., voi. II, col. 461-69) Johannes dei gratia dux lotharingie brabantie et lymburgie uniuersis et singulis ba liuis scultetis villicis ceterisque iusticiariis nostrls nec non scabinis fidelibus et subditis nostris per terram nostram ubilibet constitutis salutem cum notitia veritatis. Notum vobis sit quod nos omnes et singulos mercatores ianuenses et alios quoscumque una cum bonis familiis et mercaturis seu mercimoniis suis in nostra suscipimus protectione ac custodia speciali, quo circa vobis omnibus et singulis precipimus et mandamus districtius inhibentes quatinus predictis mercatoribus in personis rebus mercaturis seu mercimoniis aut eorum familiis nullam prorsus molestiam graua-men iniuriam vel dampnum aliquod inferatis vel inferri quomodolibet permitatis. sed pocius eos tociens quociens per vos transierint una cum bonis mercaturis et familiis suis ab omni grauamine deffendentes. et si quid eis illatum fuerit emendari viriliter facientes eis de securo conducto prouideatis nostro nomine diligenter, ipsosque priuilegiis et liber- ( 374 ) tatibus infrascriptis quas sibi nostro et heredum seu successorum nostrorum nomine in perpetuum concedimus et donamus uti et gaudere permittatis et faciatis libere pacifice et quiete. In primis siquidem volumus concedimus et ordinamus quod predicti mercatores ianuenses ac alii quicumque eorum famuli bona et mercature terram et dominium nostrum salui et securi per terram vel aquam subintrare et ibidem ire redire moram trahere emere vendere et mercari unus cum alio vel aliis quibuscumque prout s bi pro utilitate sua et commodo expediens videbitur libere possint, dummodo in opido nostro antwerpiensi principaliter conuersentur. quodque per se seu famulos suos bona seu mercaturas suas ubicumque terrarum et quacumque moneta emptas per terram nostram et dominium ubilibet secure deducere seu vehere aut deduci seu vehi facere et inde quacumque hora et quo-ciens voluerint et sibi expedire crediderint cum bonis et mercaturis suis redire et recedere licite et secure pOssint mediantibus consuetudinibus et iuribus infrascriptis nobis et nostris heredibus persoluendis. aliis quibuscumque consuetudinibus preter infrascriptas quomodocumque et sub quocumque colore inuentis seu inueniendis nec non omni dolo fraude ac cauillationibus quibuscumque cessantibus in premissis. Primo sciendum est quod mercatores quicumque de qualibet naue quibuscumque bonis seu mercaturis onerata veniendo vel redeundo ante opidum de berghen supra zomam (') in summa quatuor solidorum nigrorum turonensium duntaxat persoluere tenebuntur ('■). et mediante liuius-modi solucione consuetudine siue i ure habebunt dicti mercatores a nobis et nostris subdictis securum conductum veniendo a dicto opido de berghen antwerpiam. et redeundo antwerpia usque berghen. Item dicti mercatores persoluent pro quolibet sacco lane infra antwerpiam aducto octo denarios turonenses nigros. Item pro qualib t decade cutium vulgariter dicta dakerbynde (*) quatuor denarios turonenses nigros. Item pro quolibet centanario pellium ouinarum cum lana sexies vigiliti pro centanario computandis (') quatuor denarios turonenses nigros. («) Berghen, o Berg-op-Zoom, cioè Berg posta sul fiume Zoom, città del Brabante. (’) I denari tornesi erano detti piccoli o neri, per distinguerli dai grossi tor-nesi d’argento i quali da principio ne valsero 12 (un soldo), e poi 24 (due soldi) ai tempi del Pegolotti.- . 11 denaro parigino, del quale verso il fine dell’atto incontreremo pure notizia, valeva un quarto di più del tornese; ma questo era in maggior voga dell’ altro anche fuori di Francia. (>) Aera, o decina di cuoia di bue. (*) Centoventi contate per cento, dice il Pegolotti. ( 3713 ) Item pro quolibet pondere caseorum vulgariter dicto waglie eae» (') duos denarios turonenses nigros. Item pro qualibet plaustrata plumbi duodecim waghis vulgariter dictis waglien pro qualibet plaustrata computandis octo denarios turonenses nigros. Item pro quolibet millenario stanni quatuor denarios turonenses nigros. Item pro qualibet lagena siue tonna (’) aruine (s) pinguedinis olei bu-tiri siue mellis quinque denarios turonenses nigros. Item pro quolibet millenario ferri decem quintallis pro millenario computandis octo denarios turonenses nigros. Item pro qualibet wagha cere octo donarios turonenses nigros. Item pro qualibet lagena siue tonna sagiminis foce vulgariter dicte zelsmont quatuor denarios turonenses nigros. Item pro qualibet balla amigdalarum cymini (*) seu risi quatuor dena-turonenses nigros. Item pro quolibet sacco seu massa argenti viui quatuor denarios tu-rios ronenses nigros. Item pro qualibet balla aluni quatuor denarios turonenses nigros. Item pro quolibet quintalle grane vulgariter dicte grainne sex denarios turonenses nigros. Item pro quolibet quintalle croci gingibris cynamomi piperis galange zeduaris folii cubebe et cuiuslibet alterius speciei confecte vel non confecte octo denarios turonenses nigros (s). Item pro quolibet torsello seu fardello pannorum decem pannos con- (■) Waoa , in Ducange (Glossar.), mensurae species; debet continere duodecim petras, cuius pondus continet octo libras. Exemplum Mechliiiiac : de pondere quod dicitur Waghe. ISd il Pegolotti (Decima, III): « Gualga: parola tedesca, che significa carica. La gualga della cera pesa libbre 165 d’Anversa ». (2) Tonna: in Ducange si spiega per dolium, ed anche vas, vini, cervisiae, etc. ; in Pegolotti : tinello. (*)• Arvina, adeps. Cosi in Ducange, il quale cita Giovanni da Genova. (*) Cornino. (0) Galange, zeduaris etc., in Pegolotti: zettoaro, galinga, cubebe, spczlerie confette o no. E in Ducange: Galanga, zinzlber, zedoaria, quae vulgariter citouar; radices arborum. Sull’uso della zedoaria, notato nei genovesi da uno scrittore arabo, si parlerà a suo tempo. Del resto queste ed altre merci, diritti di dogana, usi di pesi o di misure correnti in Anversa nel secolo XIV, potranno riscontrarsi nel citato Pegolotti; giacché i fiorentini .«nello stesso anno 1315, avevano aneli'ossi ottenuti dal Duca di lirabanle i medesimi privilegi elio nel presente alto si vedono consentili ai genovesi. ( ) tinente duodecim denarios turonenses nigros, et si.plures vel pauciores quam decem pannos torsellum comprehendat de ipsis pro rata persol-uetur. Item pro qualibet balla allute () octo denarios turonenses nigros. Item pro qualibet lagena siue tonna pellium variarum grisearum agninarum speriolorum (!) seu aliarum quarumcumqne octo denarios turonenses nigros. Item pro qualibet lagena calibis quatuor denarios turonenses nigros. Item pro quolibet centenario cupri duos denarios turonenses nigros. Item pro qualibet lagena siue tonna sandicis quatuor denarios turonenses nigros. Item pro qualibet balla seu rotulo vel torsello panni linei dealbati vel non dealbati octo denarios turonenses nigros. Item pro quolibet torsello pellium cum pillo vulgariter dicto kupni-uare. videlicet hyrcorum capriolorum ceruorum clippine vel pellium quarumcumque ferarum in huiusmodi torsello dicto kup comprehensarum. quatuor denarios turonenses nigros. Item pro qualibet lagena siue tonna rumbi (’) quatuor denarios turonenses nigros. Item pro qualibet tonna ambre vulgariter dicte berusteen quatuor denarios turonenses nigros. Item pro qualibet tonna allecis duos denarios turonenses nigros. Item pro qualibet tonna lini duos denarios turonenses nigros. Item pro qualibet tonna picis vel teer unum denarium turonensem nigrum. Item pro quolibet vase cinerum duos denarios turonenses nigros. Item pro qualibet tonna ceruisie duos denarios turonenses nigros. Item pro carnibus, videlicet pro duobus lateribus porci, duos denarios turonènses nigros. Item pro quolibet centenario firtellorum (!) furmenti siliginis ordei auene pisorum fabarum veciarum vel alterius anone tres denarios turonenses nigros. Item pro quolibet centenario modiorum salis octodecim denarios turonenses nigros. • (*) Cordovano. (*) Questa parola corrisponde forse alla qualità di pelliccieria cui il Peg9-lotti denomina siìierivori. (3) Rubi, pesci Insalati che vengono d'Allemagna (Pegolotti). (*) Firtello o viertalo è chiaramente parola tedesca la quale indica un quarto; e, nel senso almeno, puossi paragonare al nostro quartaro. Il Pegolotti dice che viertalo è misura di grano, orzo, ecc. in Anwrsa. ( 377 ) Ilcm pro quolibet centenario fili serici tincti duos denarios turonenses nigros. Item pro qualibet bala mcrcium utpote sindali (') peplarumcrisparum vel linearum tapetorum gondborden ghcrlandcn snoeren (’) pannorum aureorum vel sericorum aut lineorum tinctorum caligarum pileorum flas-sargiarum (-1) et aliarum quarumcumque rerum ad merces spectantium sex denarios turonenses nigros. Item pro quolibet millenario canubii (') octo denarios turonenses nigros. Item pro quibuscumque mercaturis in presentibus litteris non nominatis vel expressis persoluetur consuetudo et ius respectiue pro rata secundum estimacionem superius declaratam. Item sciendum est quod balla mercaturarum que ad pondus venduntur trecentas libras, et illarum que non ad pondus venduntur quadringentas libras et quin talium centum libras debent tantummodo ponderare. Est eeiam sciendum quod mercatores quicumque mercaturas aliquas ementes et eas extra dominium nostrum ducentos seu vehentes a prestacene consuetudinum iurium seu solueionum declaratarum superius liberi erunt penitus et exempti mediante consuetudine iure vel solucione a venditoribus huiusmodi mercaturas eis vendentibus persoluta, seu mediante libertate sibi si quam super hoc habeant competente, preterea mercatores communiter una cum scabinis nostris antwerpiensibus quo-ciens expediens fuerit pondus poterunt meliorare augere minuere et pro sue voluntatis arbitrio et commodo moderare, ita quod ponderator communis mercaturarum per mercatores communiter et nostros scabinos predictos eligetur et ordinabitur, et coram ipsis de bene et fideliter ponderando pro emptore et venditore prestabit ponderator huiusmodi iuramentum. et si quod absit deierando illud non fecerit ex tunc iuxta dictorum mercatorum et scabinorum ordinationem et discretionem punietur et alius ut premittitur subrogabitur loco sui. ponderator autem huiusmodi pro salario et pondere suo recipiet pro quolibet sacco lane ponderando seu ponderato quatuor denarios turonenses nigros, item pro qualibet balla alterius mercature trecentas libras ponderante ad pondus vendite duos denarios turonenses nigros, et de aliis bonis ad pondus venditis pro pondere trecentarum librarum duos denarios turonenses nigros, et sic pro rata semper rccipict ponderator ab emptore. (') Zendado. (5) Parola olandese , clic signilica cordoni, o cose infilzate. (3) Flassargia (in Ducange), belgico vlassard, pannus villosus. l4) Canovacci. ( f 8 ) de bonis vero per ipsum minime ponderatis aliquid non habebit, item mercatores in opido nostro antwerpiensi domos conducent pro raciona-bili precio et habebunt iuxta ordinationem sculteti et scabinorum nostrorum dicti loci et mercatorum prodictorum, ita quod postquam aliqua domus semel pro certo precio fuerit locata postmodum locari carius non debebit, domus autem que locari non consueuerunt prima vice locabuntur mercatoribus et pro iusto et racionabili precio concedentur, ita tamen quod si cui mercator expediens videbitur et a dicto opido nostro a conductore domus sibi locate soluendo pro rata temporis quo mansit in eadem poterit liberari nisi mercator huiusmodi cum oppidano domus huiusmodi locante de anno pleno vel certo et expresso termino conuenisset, si vero magna copia mercatorum cum mercaturis suis ad dictum opidum nostrum aplicauerit seu venerit, et opidani nostri quocumque spiritu seu voluntate ducti domos suas locare noluerint extimo, scultetus noster ipsos opidanos coget auctoritate nostra ad locandum domos suas racionabiliter dictis mercatoribus et tradendum, item volumus concedimus et ordinamus quod nullus mercatorum seu famulorum suorum pro quocumque delicto seu debito incarceretur vel in carcerem teneatur dummodo de bonis suis tantum reperiatur vel lideiussorem ydoneum dare possit et dederit pro satisfactione condigna predicti debiti vel delicti, prouiso nichilomiuus quod delictum huiusmodi ad vitam seu membri mutillationem aliquatenus non ascendat, et quod occasione alicuius dissensionis seu discordie inter mercatores et opidanos nostros seu alios quoscumque mote seu mouendc aliqua communitas seu congregatio opidanorum contra mercatores vel famulos suos nullatenus congregetur, nec poterunt opidani nostri seu alii quicumque iniuriando dictis mercatoribus pro voluntate quicquam imponere, sed potius dissensio seu discordia huiusmodi iudicio et ordinatione mercatorum sculteti et scabinorum nostrorum terminabitur et prestabitur emenda prout eis videbitur faciendum, si vero alicui mercatorum seu famulorum suorum ab aliquo de ipsorum societate vel terra non exi-stente fiat iniuria. et de dicta iniuria conqueratur, statini post huiusmodi conquestionem seu querimoniam iudicio et ordinatione sculteti et scabinorum et mercatorum predictorum pro dicta iniuria prestetur emenda, et questio seu querimonia sopiatur, item si aliqui mercatorum llandrie seu alterius terre cuiuscumque de aliquibus mercatoribus vel famulis suis conquerantur occasione lanarum venditarum permutatarum seu alio quocumque modo cambitarum vel aliarum quarumcumque mercaturarum, dummodo lane seu mercature quarum occasione fiat conquestio monstrate et vise et extra domum venditoris seu ponderatoris prius fuerint quam fieret venditio permutatio seu cambium dc eisdem. ( 379 ) volumus et ordinamus quod do talibus conquerentibus nullus audiatur quodque de talibus questionibus emenda nulli fiat, sed si de lanis vel quibuscumque mercaturis que ante venditionem vel permutacionem cambium vel deliberacionem de eis factam monstrate non fuerint siue vise oriatur questio, conquerens huiusmodi audiatur et per ordina-cionem scabinorum et mercatorum huiusmodi questio terminetur, item mercatores prodicti seu eorum famuli bona seu mercaturas suas in terra nostra vel dominio vel alibi emptas poterunt libere ad propria seu ad terram suam vel quo eis placuerit per terram et dominium nostrum deducere seu vehere deduci seu vehi facere absque prestatione alterius cuiuscumque consuetudinis iuris thelonei vel exactionis vel cuiuscumque pecunie vulgariter dicte bruggeghelt (') vesteghelt canchiedeghelt vuerf-ghelt vel alterius cuiuscumque quocumque nomine nuncupetur facienda mediantibus consuetudinibus iuribus seu solucionibus anfrwerpie in eo • rum aduentu cum bonis et mercaturis suis primitus persolutis, de bonis autem seu mercaturis sub alieno dominio infra tamen districtum et potestatem nostram utpote in machliensi vel diestensi (’) opido per eos emptis volumus quod dicti mercatores mediante consuetudine iure seu solucione in dominio in quo dicta bona seu mercature empte fuerint facta seu persoluta a prestacione cuiuscumque consuetudinis seu iuris occasione huiusmodi bonorum seu mercaturarum per totam terram nostram et dominium liberi sint penitus et immunes. item si contingat quod dicti mercatores seu eorum famuli per quoscumque infra terram et dominium nostrum bonis vel mercaturis suis fuerint spoliati, bona seu mercaturas huiusmodi eis restitui facere, et perditionem seu dampnum spoliato seu conquerenti illatum restaurare tenebimur bona fide, item volumus concedimus et ordinamus quod nullus mercatorum seu famulorum suorum in persona vel bonis infra nostrum dominium ab aliquo occasione cuiuscumque compoti debiti vel alia quacumque arrestetur. nisi conquerens ostendere possit quod huiusmodi arrestatus principalis sit debitor vel tideiussor. item si aliquis subditorum nostrorum infra nostrum districtum vel dominium commorandum cuiuscumque conditionis extiterit alicui mercatorum seu famulorum suorum in aliquo debito teneatur, dummodo dictus mercator vel famulus inde litteras habeat debitoris vel testimonium scabinorum cuiuscumque opidi nostri vel aliorum virorum fide dignorum vel talliam siue dicam ('•) per quam (•) Vocabolo olandese, che significa il diritto dì pedaggio sui ponti. (2) Mclines. Diest nel Brabante meridionale. (3) Tai.ua : talea, talia, tessera lignea in duas partes scissa, in quarum utraque debitum continetur transversaria quadam caesura denotatum. Dica : ( 380 ) suum debitum probaro possit quod sibi indo ius et iudicium celeriter fiat iuxta consuetudinem et usum illius opidi in quo debitum suum petierit vel suum inuenerit debitorem, et quia predicti mercatores certum locum seu determinatum non habent in quo corpora suorum debitorum secure teneantur volumus et concedimus eisdem nostro et heredum seu successorum nostrorum nomine quod iusticiarius qui pro tempore fuerit in loco illo ubi de suis debitoribus conquerentur corpora dictorum debitorum secure sine contradictione qualibet tantum et ita diu detineat quod ipsis mercatoribus vel famulis fuerit satisfactum, vel quod debitores cum ipsis fuerint concordati, et.si debitor quicumque ta?iter detentus recesserit vel maliciose dimissus fuerit tx tunc iusticiarius predictus mercatori seu famulo suo de debito quod a debitore petierat respondebit et satisfaciet de eodem, preterea si quod absit guerra seu discordia inter imperatorem seu romanorum regem vel alium quemcumque dominum cuiuscumque terrarum locorum vel partium et nos et successores nostros aliqualiter oriatur volumus concedimus et promittimus pro nobis et nostris successoribus quod nos super hoc omnes et singulos mercatores undecumque fuerint premuniemus et per «juadraginta dies ante palam et publice eis notificabimus. ita quod nec ipsi eorum bona famuli seu mercature per nos successores nostros vel per alium seu alios nostro nomine detinebuntur arrestabuntur vel sai-sientur. sed pocius ipsi cum eorum bonis et mercaturis terram et dominium nostrum exire secure poterunt et securum conductum de nobis et nostris sine contradictione recedendo et eundo quo maluerint per terram vel aquam cum bonis suis et mercaturis infra prcdictos quadraginta dies, et vecturas ad exeundum terram et dominium nostrum habebunt, suis taom sumptibus et expmsis. postquam vero huiusmodi guerra seu discordia concordata induciata fuerit \el sedata volumus et concedimus pro nobis et nostris successoribus quod predicti mercatores reuerti ire et redire ac morari infra terram et dominium nostrum cum bonis et mercaturis suis secure et utilitatem et commodum suum exercere et facere possint sub modo forma et conuencionibus suprascriptis. preterea volumus concedimus et ordinamus quod predicti mercatores ianuenses cum sociis suis vel aliis eorum societatem sequi et intrare volentibus capitaneum seu consulem sibi si voluerint eligant ct habeant et congregaciones quociens eis expediens videbitur faciant, irrequisitis iusticiariis et scabinis nostris ad ordinandum disponendum corrigendum et puniendum quecumque genera delictorum vel cxcessuum in contractibus tabula ... vel charta .... ubi continetur summa debiti et nomen debitorum (DUCANOE. Jon. DE JANUA). ( 381 ) et mercaturis inter se factorum vel eciam commissorum, delictis vitam aut membri mutilationem tangentibus dumtaxat exceptis que nobis et nostris successoribus reseruamus. sed alia delicta seu excessus corrigentur et punientur coram congregatione mercatorum predicta iuxta ordinationem inter ipsos antiquitus consuetam, item volumus et concedimus quod dicti mercator.s eligere possint ad 'oluntatem suam tor-sellorum seu fardellorum ligatores seu factores portitores seu laboratores quoscumque- quibus indiguerint qui super prestando ipsis fideli seruicio prestabunt coram eis sollempniter iuramentum. et pro labore suo absque lite discordia siue rixa suum salarium recipient prout alibi hactenus recipere consueuerunt. et si aliquis huiusmodi laboratorum contra aliquem de societate mercatorum delinquat et super hoc coram societate mercatorum questio moueatur. talis laborator corrigetur seu punietur iuxta ordinationem inter ipsos mercatores hactenus in talibus obser-uatam. item volumus et concedimus quod dicti mercatores et eorum famuli emere habere portare et vehere possint quecumque genera armorum et se armare pro sua voluntate infra nostrum dominium absque calumpnia cuiuscumque, et si dictis armis excesserint, videlicet arma nuda extrahendo eis percudendo vel vulnerando, huiusmodi excessus ordinacione sculteti seu iusticiarii et scabinorum nostrorum ac eciam dictorum mercatorum corrigetur prout superius est expressum, et si quod absit aliquis occidatur vel membro mutiletur ab aliquo mercatorum vel famulorum suorum arma portancium delinquens huiusmodi perdendo vitam pro vita et membrum pro membro iuxta nostram ordina-cionem et nostre voluntatis libitum punietur, item volumus et concedimus pro nobis et nostris successoribus quod omnes mercatores ia-nuenses predicti et alii quicumque pro tempore venturi et mansuri in opido nostro antwerpiensi vinum ceruisiam et quascumque potus seu potacionis species maluerint infra eorum hospicia que habere potuerint et voluerint, pro se sociis et familiaribus suis libere habere possin t absque assisiaquacumque prestanda vel soluenda. dum taman extraneis non vendantur. item volumus et concedimus pro nobis et nostris successoribus quod omnes et singuli undecumque fuerint infra opidum nostrum antwer-piense vendere ceruisiam et victualia quecumque braxare (') pinsare pro voluntate sua possint soluendo nobis et nostris successoribus assisiam debitam racionabilem et solui hactenus consuetam, item volumus et concedimus eisdem mercatoribus quod possint cambire et cambia facere cum quibuscumque et solucioues facere ac recipere unus scilicet cum alio cum (') Braxare: brassamcn, ccrvisiae confectio (Ducange). ( 582 ) litteris vel sine litteris prout sibi visum fuerit expedire, item volumus et concedimus quod nullus garcionum seu famulorum prodictorum mercatorum possit bona vel mercaturas domini sui ludendo ad taxillos pugnando delinquendo vel alio quouis modo perdere seu forefacere. sed in persona si delicti quantitas hoc exegerit puniatur, item quod nullus garcio vel nuncius a dictis mercatoribus pro suis negociis missus vel cum eis commorans et commorari consuetus conquerendo de domino suo vel dominis suis audiatur nisi querimonia ipsius summam quadraginta solidorum parisiensium paruorum ascenderit vel ascendat, et si garcio vel nuncius mercatorum pro suis negociis missus per culpam suam delinqueret seu defectum faceret portando litteras vel alio quouismodo. et inde mercator nostris iusticiariis conqueratur, volumus et conccdimus quod mercalori conquerenti super hoc fiat celeriter iusticie complementum. et super hoc fides adhibeatur verbo simplici mercatoris, item si mercator famulum ancillam seu seruientem suum pro delicto seu excessu seu forefacto percuciat absque lesione visibili vel apparenti, nolumus quod iusticiarius noster inde se intromittat, vel propter hec mercatori dampnum inferat vel grauàmen. item si bona vel mercature aliquorum mercatorum veniendo antwerpiam vel redeundo antwerpia in liollandia zel-landia vel alibi fuerint arrestata, promittimus pro nobis et nostris successoribus quod per litteras et nuncios nostros ipsis ad hoc consilium fauorem et auxilium prestabimus bona fide quod bona seu mercature huiusmodi eis restituantur integraliter et reddantur, premissa omnia et singula prout superius sunt conscripta pro nobis et heredibus vel successoribus nostris nos firmiter et fideliter obseruaturos dictis mercatoribus promittimus bona fide, et iuramcnto ad sancta dei euangelia hiis tactis super hoc prestito, et non contrafacturos vel venturos per nos vel per alium seu alios directe vel indirecte aliqua causa vel ingenio de iure quolibet vel de facto, et ad premissa omnia et singula fideliter et inuiolabiliter obseruanda nos et successores nostros et omnia bona nostra et successorum nostrorum mobilia et immobilia presencia et futura ubicumque et in quibuscumque existencia eisdem mercatoribus obbligamus efficaciter et expresse. nos et successores nostros iurisdictioni sedis apostolice nec non cuiuslibet alterius ecclesiastice vel mondane quoad hec plenarie supponentes. in premissorum igitur testimonium et munimem sigillum nostrum his preseritibus litteris ex certa scientia duximus apponeudum. datum in festo beatorum symonis et iude apostolorum, anno domini millesimo trecentesimo quintodecimo. Ego ricobonus iacopini de pontrcmulo notarius predictum exemplum ut supra extrassi et exemplaui ab autentico instrument ipsius domini ( 383 ) ducis bullato bulla cerca pendenti dicti domini ducis, in qua erat ymago ipsius domini ducis sedentis super unum equum et in manu dextra frenum ct in manu sinistra quamdam auem tenentis, cuius circumscriptio talis esse videbatur, f s. iohannis dei gratia dvcis lotharingie bra-bantie et LAMiiVRGiE. nihil addito vel diminuto nisi forse littera vel sillaba titulo seu puncto abreuiacionis causa, sentencia non mutata, de mandato tamen domini thome de todinis de ancona militis capitanei et, vicarii regii in ciuitate ianue et districtu, millesimo trecentesimo ' trigesimo primo, indicione decima tertia, die prima augusti ('). DOCUMENTO II. La Comunità d’Anversa concede a’ mercanti genovesi il privilegio di smerciar vini al minuto nolla detta città, immuni da ogni altra gravezza che quella non sia cui vanno soggetti gli antuerpiensi. 1315, S novembre (Lib. Jur., H. 469-70) Vniuersis presentes licteras inspecturis, scabini ac uniuersi consules ville antwerpiensis salutem cum notitia veritatis. Nouerint uniuersi quod nos de comuni nostro consilio causa specialis gratie concedimus et licenciamus omnibus et singulis mercatoribus comunitatis ianuensis ad tempus, quo iidem mercatores cum suis mercandisiis moram facient in villa antwerpiensi quod vina vendere possint comuniter ad brocam (:) (') Questo documento è stato collazionato sul codice originale, che serbasi nel-l’Archivio Governativo. Il quale còdice distinto nella Prefazione al Liber Jurium colla lettera B, è poi nella intitolazione de’ singoli atti scambiato con l’altro segnato G, il quale si custodisce nella Biblioteca della R. Università. (J) Broca (in Ducange), doliaris fistula, gallis broche. Vinum venditum ad brocam, id est mlnutatim. Brocca è anche buon italiano, ma .certo d’origine straniera; e broca, broche, brocheta ecc., in Ducange, equivale anche all’ italiano bulletta o chiodo a larga capocchia. Ora vuol essere notato che anche in genovese la stacchctta ha gli stessi due significati di bulletta e di misura di vino al minuto, come si legge nella erudita opera del eh. cav. Pietro [Rocca, Pesi c misure antiche di Genova ecc., pag. CS. Di che si argomenta che tali nomi di brocca e di stacchetta doveano indicare in origine il segnale apposto nel vaso dal misuratore pubblico, per fissare il punto a cui dovea giungere il liquido venduto. In progresso poi passarono queste vocia denotare la quantità del liquido stesso. ( 584 ) iu dicta villa antwerpiensi. videlicet vina greca, garnatina (') et prouiu-cialia. hoc saluo quod assiziam soluent de dictis vinis prout nostri co-opidani soluunt et soluere tenebuntur, et quia volumus quod licc premissa predictis mercatoribus rata permaneant et firma, sigillum ville antwerpiensispresentibus litteris apponimus in testimonium premissorum. Datum anno domini, mccc. quintodecimo. feria quarta post festum omnium sanctorum. Ego ricobonus iacopini de pontremulo notarius predictum exemplum ut supra extrasi et exemplaui ab autentico priuilegio siue instrumento diete ville antwerpiensis bullato bulla cerea pendenti diete ville in qua erat. ab una ab una parte quedam ciuitas cum turribus et castris et scutis et banderiis. cuius circumscriptio talis erat. f sigillvm monarchie antwerpiensis. et ab alia parte quedam auis cum duobus capitibus et cum alis extensis, cuius circumscriptio talis erat, f secretum scabinohvm antwerpensivm. nihil addito vel diminuto nisi forte littera vel sillaba titulo seu puncto abreuiationis causa, sententia non mutata, de mandato tamen domini thome de todinis de ancona militis capitanei et vicarii regii in ciuitate ianue et districtu, millesimo trecentesimo trigesimo primo, indictione decimatertia. die prima augusti (*). <1) Cioè di Granata. (’) Anche questo documento fu da noi coliazionato coll’ originale precitato del Libor Jurium; e lo fu eziandio sulla pergamena contenente il diploma, che serbasi del pari nell’Archivio Governativo (Materie Politiche: mazzo Vili). La quale è segnato a tergo col num. 606, e manca del sigillo perchè forse fu tagliata nella parte inferiore. Del resto il privilegio conceduto ai genovesi con questo atto non era senza importanza ; conciossiachè fra le varie imposizioni onde nel medio evo erano tassati i prodotti del suolo, aveavi pur quello di non poter vendere vino durante un certo spazio di tempo, cui i Signori feudali od i Comuni riserbavano a sé stessi. Cosi i Re d’Inghilterra aveant) proibito ai cittadini di Bordeaux di vendere il loro vino al mercato dalla Pentecoste a san Michele i Ved. CiBRARio,De) Clio questo documento spetti a siffatta data, apparirà da una frase del medesimo, laddove si ricorda che il trattato venne concluso ìncnse octobrt i>rc-sentis anni nonqgcsimi quinti. [*) Luigi ili, conte di Fiandra, di Nevers e di Rethel. ( 58G ) mercatoribus nostris et communitatis ianuensium graciose concessit iu formam priuilegiorum et libertatum articulos subsequentes. Primo videlicet si dictam communitatem ianuensium cum aliquo principe patria seu villa guerra mouere contingeret, aut quiquam singulares ianuenses per mare vel per terram delinquendo alicui vel aliquibus fore facerent, quocumque tieret modo, quod aliquis ianuensium in dicta patria flan-drie existens. pro quacumque re vel causa que per dictam communitatem aut singulares ianuenses fieret aut in mari vel per terram perpetraretur. cuicumque et quibuscumque siue principibus siue aliis dominis ecclesiasticis vel secularibus fieret, minime per mare vel per terram poterit in corpore neque in bonis arrestari vel impediri, sed unusquisque de facto suo proprio tenebitur dumtaxat. Item si dictus dominus dux. aut aliquis successorum suorum fiandrie comes, decreuerit dictos mercatores a predicta patria fiandrie fore recessuros, idem mercatores postqam dictus comes decretum huiusmodi et voluntatem suam ad noticiam eorum perduxerit, octo mensium inducias, ut interim corpora et bona sua libere a dicta patria extrahere et euacuare possint, absque impedimento obtinebunt. Item si quisquam in villa de slusa (') vel supra mare in portu ibidem stipendiariis in et super caraquas naues seu galeidas ianuenses venientibus victualia aut alia bona crederet seu aliqualiter prestaret. in ipsorum qui sic crederet vel prestarent cederet periculum, dictique stipendiarii ob hoc nec pro quocumque debito quod per ipsos in dicta villa de slusa vel supra mare in dicto portu factum foret, capi poterunt nec in corpore seu bonis arrestari. Item si quem magistrum vel patronum ianuensem stipendiarios et famulos in et supra naues c rraquas vel galeidas in mari verberare aut percuttere contingeret, ipse magister vel patronus per aliquos officiarios gentes et alios subditos dicti comitatus fiandrie non poterit exinde prosequi nec puniri in corpore neque bonis, nisi ex dicta verberacione mors seu mutilacio subsequeretur in personas percussorum. Item quod dicti mercatores ianuenses hona sua et mercimonia que in dicta habent et habebunt patria fiandrie. libere potorunt vendere absque nouitatibus quibuscumque seu nouis ordinacionibus preter illas que mense octobri presentis anni nonagesimi quinti facte fuerunt super ipsis et dictis suis mercimoniis fiendis. prout in litteris predicti magnifici principis domini ducis burgundie. comitis fiandrie nobis desuper concessis liec et alia lacius continentur. Nos igitur dux et consilium ianuensium prelibati acquiescentes dicto tratactui. et libertates ac priuilegia predicta gra- (') Schiusa, Sluis, il porlo di mare di Druggia. Ved. a pag. 22. ( 587 ) tanter suscipientes, pro nobis et dictis mercatoribus et incolis ciuitatis et patrie ianuonsis promisimus et promitimus bona fide quod iidem mercatores ianuenses de lanis quas in anglia facient onerare in nauibus a dicto portu de slusa vel alio poctu dicte patrie flandrie recurrentibus in aliam quam dicte flandrie patriam traducendo viginti quatuor grossos monete flndrie de quolibet sacco ponderis sexaginta clauorum ('). et de poquis ( ') proportione equaliter. dummodo mercatores ultramontanei hispanici et cathalani pro consimili soluant predicto domino duci, et eius successoribus flandrie comitibus soluere tenebuntur, necnon de pannis anglicanis quos cum licencia dicti mercatores in dicto portu de slusa in aqua onerabunt, ipsi mercatores eidem domino duci et suis successoribus predictis. de valore quarumlibet centum librarum, duas libras. et proporcionabiliter secundum maius et minus prout summa va-loris ascendere poterit, persoluent. promisimus insuper et promittimus mediantibus priuilegiorum et libertatum articulis prodictis, quod pre-dicti mercatores ianuenses stapulam bonorum et mercaturarum suarum in dicta patria flandrie in rectis locis stapularum. vulgariter estaples nuncupatarum, modo et forma quibus tenere Solebant antequam ipsam stapulam in anglia posuerint per decennium in festo sancti paschalis anni nonagesimi septimi inchoandum statuent et continuo tenebunt, sub pena amissionis priuilegiorum et libertatum predictorum. nec dictas suas mercaturas exonerabunt interim, vel exonerare facient in dicta patria anglie. nisi prius fuerint apportata in dicta patria flandrie ad dicta sua loca stapularum et ibidem vendita, sub pena amissionis priuilegiorum predictorum et commissionis quindecim mille nobilium (s). si secus agerent, comiti flandrie applicandorum, cessantibus dolo et fraude quibuscumque. et si aliqui mercatorum ianuensium predictorum eorum bona et mercimonia dicto durante decennio exonerarent vel exonerare facerent in dicta patria anglie contra huiusmodi statutum et presentium seriem litterarum, quod absit, nos eo casu infra unius mensis spacium (') Nota il Pegolotti (Decima, III. 212) che in Bruggia di Fiandra la lana si vende a sacco, e dassi per sacco intero 60 chiovi. Ogni chiovo è libbre 6. (3) Poqiiin , lat. poquinus, pólhinus etc. (in Ducange), mensurae frumentariae spectes. (3) Nobile , ed anche nobile alla rosa, moneta d’ oro d’Inghilterra. Il Pegolotti non ne parie, perchè il nobile cominciò a battersi soltanto poco dopo ch’egli ebbe scritto; e dice invece che a’ suoi tempi correvano in Fiandra i reali d’oro, i quali si calcolavano soldi due, cioè numero 21 grossi tornesi d’ argento. Ad ogni modo il nobile inglese ed il reale d’ oro di Francia aveano all’ incirca lo stesso valore; erano cioè di poco inferiori l’uno all’altro, ed in commercio cor-reano pari a due fiorini d’oro di Firenze, a due genovini di Genova, a due ducati di Venezia. Oggi rappresenterebbero la somma di 21 lire italiane. ( 588 ) postquam huiusmodi delictum nobis sufficienter apparuerit, dictos mercatores sic delinquentes tenebimur e ciuitate et districtu ianue bannire et relegare, et expost ipsos, ut aliis cedat in exemplum, pro posse nostro in corporibus et bonis punire, publicareque omnia bona eorum ■esse forefacta. et tamquam dicto domino duci et eius successoribus comitibus fiandrie confiscata in manibus ipsorum poni debere ad commodum et profectum eorumdem. quo mediante nos et communitas ia-nuensis a dicta emenda immunes permanebimus, et absque libertatum et priuilegiorum amissione predictorum. si vero nos in huiusmodi 'pu-nicione modo prefato infra terminum prefactum negligentes. quod deus defendat, essemus vel remissi, extunc nos et dicta communitas ianuensis erga dominum ducem et suos successores predictos dictam emendam quindecim mille nobilium incurremus, et una cum hoc dicta priuilegia et libertates amittemus et amittere volumus ipso facto, et quod hec omnia et singula firmiter tenenda et adimplenda nos et dictam communitatem nostraque et eorum bona et nostrorum cuiuslibet preseneia et futura ubicumque fuerint specialiter et expresse obligamus, in quorum testimonium has nostras litteras sigillo nostro sigillatas damus. DOCUMENTO IY. La Signoria di Genova scrive ai Massari e mercanti genovesi di Bruggia, significando loro aver supplicato al He d’Inghilterra, perchè non volesse concedere le sue navi a vantaggio dei fiorentini che 1’ ebbero caricate di |lane. Non avendo egli dato ascolto alla domanJa, i mercanti di Genova residenti negli Stati di quel Re, consigliandosi col proprio onore, se ne andarono. Siccome però è utilissimo il ritornare a quei commerci, ed a questo effetto vuoisi che le navi genovesi non vadano con merci in Hampton od in [altre parti dell’isola, se prima il detto Re non torna a concordia colla Repubblica, cosi i detti Massari e mercanti sono incaricati di vegliare che ciò succeda, ed anche a mandare in Hampton persona segreta per curare l’esecuzione di questi ordini, i quali furono pure testé impartiti al patrone Barnaba Dentuto, che ora naviga verso la Fiandra. 1412, 11 giugno (Archivio Governativo di Genova: Registro Litterarum Communis, ann. 1411-1413; num. 1) I ( 389 ) DOCUMENTO V. Lettera della Signoria a Guglielmo IV Duca di Baviera, Hainaut, Olanda, Zelanda ecc., dove lo ringrazia della pronta e severa giustizia, e pietà ed umanità mostrata verso Paolo e Domenico fratelli Di Negro ; di che afferma avere avuta notizia dai mercanti genovesi di Bruggia. I suddetti fratelli erano stati presi in una coi loro beni dalla nave di Pietro Hoderico suddito di quel Duca; il quale aveali poscia fatti riporre in libertà e soddisfare di ogni danno. 1412, 19 aprile ( Archivio Gov. Registro citato ) DOCUMENTO VI. Il Doge Giorgio Adorno notifica ai Borgomastri e Scabini di Bruggia la sua elezione, avvenuta all’unanimità dopo i torbidi popolari, ed aggiunge lo Stato essere al presente tranquillo. Seguita parlando di una nave di Tommaso llovere, catturata dal genovese Anfreone Squarciafico; ma dice che il torto è dalla parte del primo. Difatti lo Squarciafico, perlustrando il mare in caccia di nemici, avea invitato il Rovere a lasciar visitare il detto legno, con assicurazione che, ove non avesse avute robe di genti nemiche, non gliene sarebbe derivato alcun danno. Ora questi non solo si rifiutò, ma offese lo Squar-ciafico con dardi e bombarde. Vinto e condotto a Genova, gli venne offerta giustizia da Magistrato non sospetto o da arbitri amichevoli ; ma non vi acconsentì; onde non è senza meraviglia quanto che ora s’intende, avere cioè i detti Borgomastri e Scabini condannati per siffatta causa i genovesi al pagamento di grossa somma verso tutti i marinai danneggiati, anche stranieri allo Fiandre. Nè ciò sembra equo, nè la perdita pare cosi grave come si mostra. Pregansi quindi a cassare la sentenza, od almanco a moderarla, affinchè non ne patiscano le relazioni di commercio e di buona amicizia. 1413, 24 aprile (Arch. Gov. Registro citato) « ( 500 ) DOCUMENTO VII. A cessare le rappresaglie ordinate dal re Enrico V d’Inghilterra contro i genovesi, essendosi addì 21 maggio 1421 conclusa fra essi una pace, in forza di cui questi ultimi si obbligavano a pagare nello spazio di sei anni al detto Re, a far capo dal prossimo giorno di san Michele, la somma di.seimila lire sterline, la Signoria di Genova, nonché gli Ufficii di Provvigione, di Bàlia, d’Inghilterra e delle Compere di san Giorgio, si adunano p.'r trattare del modo di provvedere all’ impegno. Viene quindi deliberata la imposizione di un diritto dell’uno per cento sul commercio d’importazione e d’esportazione, che si farà dai genovesi coll’Inghilterra e la Fiandra (’). 1421, 11 agosto # (Archivio delle Compere di san Giorgio: Liber contractuum ab anno 1350 citra, fol. 550) DOCUMENTO Vili. Avvicinandosi la scadenza della terza rata da pagarsi al Re d’Inghilterra sul’o dette lire seimila, i Massari dei mercanti genovesi residenti a Bruggia avvertono i loro concittadini di Londra che hanno deliberato di non concorrere a tale pagamento, se non a patto di certe facilitazioni. % 1423, 27 settembre (Archivio citato. Fogliazzo intitolato: Negozianti genovesi ecc.) [Fxtr/) Dominis Isnardo Cataneo etc. mercatoribus ianuensibus commorantibus Londone. Detur. O (Intus) f M cccc xxiii die xxvn septembris in bruges. Carissimi fratres. Per plures vestras nobis scripsistis libenter videretis quod prouideretur ad terciam pagam illorum de la marcila (*) de ibi. ap- OJVed. il trattato di pace stampato dal Rymer, Acta publica, toni. IV, parte IV, pag. 28; e manoscritto nell’Archivio di Stato in Genova; Materie politiche, Mazzo XII. (’) Marca, lo stesso che rappresaglia. Ved. René de Mas-Lathie, Du droit eie marque etc. ; Parigi, 1863. Cosi nella Masseria del Comune di Genova pel 1364 si pagano lire 302, 13 a Bartolomeo d’ Jacopo, occasione marchurum seu reprehensa 'tarum concessarum contini ianuenses quibusdam proìiinclalibus (Ved. Atti, IV. 148). * / e 391 ; . propinquando tempus dicte page quod erit ad sanctum michaelem. Vnde vos auizamus quod nos habemus caricum in nostra electione ad dictam pagani dicto termine prouidere. Fuimus insimul cum omnibus merchatoribus nostris hic existentibus super factum istum ad quolo-quium. uniminiter (sic) de acordio deliberauimus ad dictam pagam non prouidere. et interueniat quid} interuenire posit. saluuo [sic) si contenti estis soluere nobis medium per centum de tota rauba quam recepistis et estis pro recipere donec exactum [sic) sit moneta per nos muctuata pro expensis ambasatorum qui allias ibi venerunt pro tractare et firmare pacem inter angricos et nos. pro qua pace vos gaudetis loci de ibi pacifice, et in quanto contenti siatis (sic) soluere dictum medium per centum sumus contenti ad dictam pagam subito prouidere. quare de vestra intencione finale per duos modos nos auizetis ut non falat siamus auizati comodo [sic) facere habemus. Nec allia quam pro vobis parati in cliristo. Valete. Julianus et Obertus Lomelini Benedictus Spinulla Lancelotus Justinianus. DOCUMENTO IX. 0 Lotterà degli Anziani di Genova a Filippo di Borgogna, Conte di Fiandra, circa la preda di una nave veneta fatta da Tommaso Grimaldi olim De Castro. H26, 6 dicembre (Codice Diplomatico della Sereniss. Repubblica di Genova; Ms. della Civico-Beriana, voi II, pag. 475) Illustrissimo et clarissimo principi domino philippo burgundie duci, artesie flandrieque comiti, antiani ciuitatis ianue Illustrissime et clarissime princeps et domine. Quamuis sciamus a certos scelestos homines et publice tranquillitatis turbatores excellentie vestre summo in odio esse, ne tamen apud eam veritas mendacii suggestione obrui possit significamus illi tliomam de grimaldo olim de castro ciuem quidem origine ianueusem. moribus autem vere barbarum, vigente fraterna et intemerata pace inter nos et illustre dominium venetorum, nauem q amdam andree mauri veneti contra .( 39 i ) ius fasque. onjni lege atque honestate contcmpta. hostiliter intercepisse. atque omnia ea que in ipsa fuerunt inuenta turpissime retinuisse, quod facinus detestabile, etsi sciamus cunctis principibus populisque in abominationem esse, ut quod sanctam generis Immani amicitiam et mundi tederà impugnat et dirimit, nobis tamen odiosius est ex eo quod saltem huiusmodi ciuis nostri scelus videtur nomen nostrum non leui infamia quodammodo onerare. Quamobrem cum ultio ipsa et huius latronis persecutio maxime ad nos spectari videatur, ducali excellentie vestre enixius suplicamus ut si contingat ipsum thomam cum preda tanto scelere parta in fines vestros aplicaie. ea dignetur cum dei iustitie contemplatione nostrorum inter-uentu eumdem latronem ex omni ditione sua exturbare et pellere ut vagus et extorris, aut tandem errore suo cognito male parta et aqui-sita restituat, aut si in nefario proposito perseueret cogatur ad extremos barbaros penetrare, ibique vitam similem suis moribus degere, quod quidem non dubitamus deo in primis acceptissimum fore, et apud omnes principes ac populos fidei et bonorum morum amatores et inter preci-puos laudes excellentie vestre esse extollendum, gratissimum insuper nobis ac ipsis venetis iniustissime damnum passis, in cuius exaltationem et gloriam nos semper offerimus prona deuotione paratos. Ad quecumque concernentia floriam excellentie vestre parati An iani ciuitatis ianue. Data ianue die vi decembris mccccxxvi ('). DOCUMENTO X. La Signoria conferma un decreto del 18 febbraio J423, col quale ordina: quod naues nauigantes de flandria ab oriente ad occidentem, et e contra, portum non faciunt nisi in Janua. 1427, 31 marzo i Arch. Gov. Cod. Diversorum canc. Jacobi de Brace! 1 is, ann. 1427) (') Ex copia authentica. Cod. cit. (. 593 ) DOCUMENTI XI-X1I. I,oliere di Genova al Duca di Borgogna, per raccomandargli Tommaso Italiano ed Enrico Squarciafico, acciocché ottengano pronta giustizia contro il sopra detto Grimaldi. 1427, 3 e 10 ottobre (Arch. Gov. Reg. Litterarum etc. ann. 1427-31, num. 3 ) DOCUMENTI XIII-XIV. La Repubblica si lagna col detto Duca, perchè dopo di avere da lui ottenute costanti prove d’amicizia e privilegi, siavi ora chi cerchi di farneli privare o d’impedirne gli effetti. Con altra lettera prega poi gli Scabini di Bruggia, perchè l’aiutino nelle sue istanze presso il Duca. 1 429, 9 giugno (Ardi. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XV. I La Repubblica essendosi testò convenuta coi negozianti lombardi, perchè debbano tutti lar porto in Genova, o non in Savona nè in altra parte del distretto, ciò notifica ai mercanti genovesi in Bruggia ed in Londra, affinché Ir loro navi caricate in quelle contrade si conducano aneli’esse a Genova. • 1429, 4 luglio (Arch. Gov. Rcg. cit. ) . ( 394 ) DOCUMENTO XVI. Avendo i Borgomastri, Scabini e Consoli di Bruggia raccomandato alla Signoria di Genova il loro concittadino Carlo Minna, creditore di Bartolomeo De Mari, per panni datigli da portare alla nocella; la Signoria risponde [che il Minna ebbe ogni giustizia. Difatti il Mari fu condannato, ed il suo creditore fecelo sostenere in carcere quanto tempo gli piacque; ma Barlolomeo essendo povero, non potè pagare; nè la Repubblica saprebbe come provvedervi. Però il Mari stesso ha ora ricorso contro a colui nelle cui mani pervennero i panni; e se la causa avrà esito felice, il Minna potrà essere soddisfatto. 1430, 40 novembre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XVII. La Signoria notifica ai mercanti genovesi in Bruggia (ed anche a quelli di Siviglia e di Scio) il recente decreto per cui tutte le navi che vanno da levante a ponente, o viceversa, debbono toccare il porto di Genova. 1431, 26 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XVIII. Giovanni D’Oria, Giuliano Lomellino ed Agostino Giustiniani avendo partecipato al mutuo che i genovesi residenti in Bruggia fecero, nel 14-25, per l’armata di Francesco Spinola contro i catalani; la Signoria, cui venne esposto come gli altri creditori socii dei predetti sieno stati già soddisfatti dalla Masseria di Bruggia, ordina alla medesima che cosi debba praticarsi del pari in favore di costoro. A 1431, 16 febbraio * (Arch. Góv. Litterarum Communis, ann. 1428-37; num. 4) ( 39b ) DOCUMENTO XIX. La Signoria considerando come il decreto notificato il 26 gennaio si eluda col caricare su navi straniere 6 perciò non obbligate alle leggi della Repubblica, notifica ai mercanti sopra detti la pubblicazione di un nuovo decreto, il quale proibisce ai genovesi di caricar merci su legni forastieri, od anche su quei bastimenti nostrani i quali non abbiano per condizione di entrare nel porto di Genova. 1431, 8 maggio (Arch. Gov. Reg. cit. num. 3) DOCUMENTO XX. Minacciando una guerra con Venezia, fa d’uopo che lasciati in disparte gli affari privati, le grosse navi sieno preparate per questa emergenza. La Signoria Genovese commette perciò a Gaspare Gentile e Barnaba Lomellino, Massari in Bruggia, di ordinare a tutti i patroni e marinai che navigano le acque di Fiandra di far tosto ritorno in Genova, dichiarando nullo ogni obbligo da essi previamente assunto per altre destinazioni. 1431, 3 novembre (Arch. Gov. Litterarum Communis ann. 1431-34; num. 5) DOCUMENTO XXI. La Signoria ordina a Simono Grillo ed Andrea De Mari, due dei patroni suddetti, di trasportar subito del grano a Genova. 1431, 19 novembre (Arch. Gov. Reg. cit.) ( 596 ) DOCUMENTI XXII-XXUI. S’ingiunge ai patroni di navi e loro ciurme di restituirsi in Genova, attesa la guerra con Venezia. S’invia a Gaspare Gentilo e Luca Spinola, Massari in Bruggia, la conforma del decreto concernente l’obbligo delle navi di Air porto in Genova. h 1433, 21 febbraio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXIV. Istruzione della Signoria a Francesco Spinola capitano cd ai consiglieri di dieci navi le quali debbono far vela per la Fiandra. 1433, 19 giugno (Agostino Fransone, Informazioni date dalla Repubblica di Genova a suoi ambassadori; Ms. dell’Arch. Gov., voi. 1, pag. Ili) t 1433 die 19 iunii. Nos Franciscus etc. consilium antianorum ac officium guerre ciuitatis genue committimus et in mandatis ac tractatis damus vobis nobilibus et egregiis viris francisco spinule qm. domini gasparis capitaneo ac thome squarsafico ac galleoto pinello consiliariis decem nauium nostrarum deo duce nauigaturarum in flandriam. In primis quoniam intelligetis quantum intersit inter unitam potentiam et dispersam volumus ac vobis mandamus expresse quatenus facta prius diligenti inquisitione omnium nauium in portu vel supra portum ianue per eos qui ad hoc deputati sunt, studeatis et conemini pro viribus quod omnes naues ipse stricte et in fideli societate na-uigent saltem usque ad gadem insulam, circa quam nauigationem socialem seruate omnes modos et remedia opportuna, et quia nauis squar-ciafici habet exonerare quasdam merces in cartagenia. videtur nobis futurum utile quod si dum eritis in mari insule iuisse habueritis no-uam per quam non possitis suspicionem habere de hostibus remittatis ante alias dictam nauem squarciaficam versus dictum portum cartagenie. ( 397 ) ut tempus anticipet et possit se citius expedire, si autem male suspicaremini de hostibus tunc omnes simul accipite iter versus cartageniam. atque ibi ad velum expectate biduo ipsam nauem donec fuerit expedita et vobiscum reuertatur. qua in re veluti presentes disponite et consulite sicut utile commodumque reipublice iudicaueritis. supposita omni specialitate vestra. Insuper quoniam vobis summo utile erit et non difficile quod omnes ipse naues nauigent simul in societate usque antonam. committimus expresse vobis quod omni cura et studio et omni modo possibili curetis et studeatis nauigare omnes simul usque antonam ne ullum immineret periculum, si autem nullum inesset periculum tunc tamen volumus quod vestre tres naues et gabriel de auria et auundimus bari-cante quinque in summa simul nauigent in societate, dimittendo autem aliquas ex eis post vos in casu quo nullum inesset periculum, tunc volumus ut detis eis gubernationem et ordinem sub quibus ipse in societate nauigent imponendo eis penas graues parte nostra si fuerint inho-bedientes. hoc tamen iterum replicamus quod scilicet si fieri poterit volumus ut omnes usque antonam in societate nauigetis. Que omnia volumus a vobis obseruari sub generalibus, graui pena a nobis si contvafeceritis auferenda, si quis autem aliorum patronorum contrafecerit mittite nobis processus quos facietis contra eos ut illos possimus sicut expediet digna castigatione punire, volumus insuper et mandamus vobis francisco capitaneo supradicto quatenus ante recessum vestrum a portu insule gadis aliuietis nauem vestram ita ut remaneat nitida et non onerata ultra debitum suum sub pena florenorum duorum milium si contrafeceritis auferendorum. Item mandamus vobis expresse quatenus omnes patronos reliquarum nauium admoneatis nostri parte ut sub pena florenorum mille a quolibet eorum contrafacicnti auferendorum faciant illud idem. DOCUMENTO XXV. La Signoria scrive ai Massari e mercanti in Bruggia non ignorare punto come il decreto di toccar Genova spiaccia loro. Se non che essa lo giudica utilissimo non solo pel motivo della guerra in cui ora si trova, ma anche in tempo dì pace. Egli è per ciò che il detto decreto fu confermalo per altri due anni a cominciare da oggi. 1433, 23 giugno (Arch. Gov. Reg. cit. num. 5) ( 31)8 ) DOCUMENTO XXVI. i Al Duca ili Borgogna. La nave di Pietro di Fo, genovese, trovandosi nelle acque d’occidente, scontrosi in due legni comandati da Alvaro Fernando e Lopez Gotoro, i quali la domandiirono se avesse robe di mori. Non paghi della negativa, l’assalirono e, malgrado la difesa dell’equipaggio, le furono a bordo, impadronendosi delle merci che v’erano, come seta, pepe, ecc. Ora siccome è facile che i detti predoni sbarchino a Chiusa, ovvero in altri porti soggetti al Duca, cosi egli è pregato dalla Signoria perchè voglia far giustizia ai genovesi di quanto essi hanno sofTerto. I -43 i, 7 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXVII. La Signoria di Genova dà avviso ai mercanti genovesi residenti a Bruggia ed a Londra, che si temono depredazioni alle navi liguri da parte dei portoghesi. Nomina a Bruggia due Commissarii, nelle persone di Lionello Spinola e Giovanni De Marini, e oonferisce loro le facoltà opportune per provvedere, accrescere navi ed armati, e dirigere il modo di navigazione. 1434, 13 maggio (Arch. Gov. Litterarum ann. 1434-37, num. 7 ,) DOCUMENTO XXVIII. Il Governatore e gli Anziani scrivono al Duca di Milano, Signore di Genova, che vorrebbero mandare un legato al Duca di Borgogna per lagnarsi de’ privilegi dei genovesi violati nelle terre di questo Principe; e pregano perciò Filippo Maria Visconti affinché consenta che a tale ufficio sia nominato Bartolomeo Andrea Imperiale. 1434, 14 maggio (Arch. Gov. Reg. cit.) ( 399 ) DOCUMENTO XXIX. Essendosi il Visconti rifiutato di accondiscere a quanto sopra, adducendo come l’imperiale si trovasse occupalo nel disbrigo di gravi negozi in Ferrara, la Signoria lo riprega, allegando a sua volta non osservi persona che meglio dell’Imperiale sia acconcia alla missione. 1434, 28 maggio (Arch. Gov. Reg. cit.) _ ^ DOCUMENTO XXX. Istruzioni della Signoria- ai commissari! e patroni delle navi, clic sono nello acque di Fiandra, pel timore delle depredazioni portoghesi. 1434, 12 giugno (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXXI. Lettera della Signoria di Genova al Re di Portogallo, alfine di prevenire simili danni. 1 -i3 i, 14 giugno (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXXII. Filippo Duca di Borgogna, Conte di Fiandra ecc., riferiti i privilegi ottenuti da’ genovesi ne’ suoi Stati l’anno 1414, e da lui confermati nel 1421, introduce nei medesimi alquante restrizioni. 1434, 23 giugno (Codice membranaceo del R. Archivio di Stato in Bruxelles, fol. 1 ) Philippe par la gràcc de dieu due de bourgoingne de lothier de brabant et rì§ lembourg. conto de flandres etc. Sauoir faisons que comme feu nostre très-chier seigneur et pére, dont dieu ait lame, k la poursuvte ( 400 ) des mare ha as de la nacion de geuues lors resident/ en nostre ville de bruges. tant pour eulx corame pour et ou noni de tous les aultres de ladicte nacion de gennes. leur eust octroyé par ses lettres patentes en laz de soye et ciré vert. données en nostre ville de gand le premier jour d'octobre l’an mil cccc xrai. lesquelles depnis le décès de nostredit feu seigneur et pére ayous coniermées par noz lettres patentes données en nostredicte ville de gand le penultime jour de mars l’an mil cccc xxi. où sont de mot à mot incorporées lesdits lettres d'icelluy nostre feu seigneur et pére desquelz la teneur s’ensuyt. Jehan due de-bourgoingne conte de flandres etc. auons donné con-senty et octroyé. et par cestes donnons consentons et octroyons en p iuiléges à ceulx de la nacion de gennes susdits les poins articles et franchises cy aprés exprimez. I. Premièrement que nulz de la nacion de gennes. ou maronniers appartenans aux nefz ou vaisseaulz dudit lieu de gennes. ne soient d’ores en avant par noz offìciers ou aultres de nostredit pays de flandres ca-lengiez ne empeschiéz. pour quelque cas que ce pourroit estre auenuz ou perpétrez hors de nostredicte seigneurie de flandres. se ce n’est à la poursuyte des parties. TI. Item que les patrons et maistres des nefz et leurs olfitiers estans en icelles sur nostre estroom de flandres. en quelque part que ce soit. puissent battre et corrigier en leurdictes nefz leurs gens. tant. maronniers que gromjnez et paiges. sans eulx pour ce mectre en aucune ca-lenge ne en amende en aucune manière sauf que ou ne leur faice playe o mutilation de membres. et pareillement se aucun d'iceulx maronniers grommez ou paiges eussent ou feissent riotte ou de'bat l’ung contre l’autre dedens les nefz de la diete nacion. que de icelle riotte nous ne noz offitiers ou nom de nous n’auront aucunes amendes ne estre pour ce calengiez. réserue de playe ou de membre comme dessus est deuisé. III. Item se aucun de ladicte nacion allast de vie à trespas sur la mer en aulcun vaissel venant vers flandres ou dedens nostredit pays de flandres. ou que en icelles pays aulcuns biens appartenans à aucun de ladicte nation qui seroit alle de vie à trespas fuissent trouuez. que noz offìciers soubz qui telz biens arriueront ou seront trouuez seront tenuz de inuentorier lesdits biens en la présence des patrons ou escrip-uains soubz qui telz biens seront trouuez. ou en présence des loix des lieux. et iceulx biens mectre soubz et en la garde desdiz loix pour y demourer an et jour. par ainsi que ledit trespassé no feust bastart. en baillant copie dudit inuentoire à celluy qui lesdits biens auroit ainsi deliurez. par ainsy qu'il la requiert. et se dedans an et jour aucun venist qui ( 401 ) eu.st ilroit. et cause ù iceulx bieus. et que ce il peust suttisaument mon-stier. que lesdits biens luy feussent delivrez. et synon ilz appartien-droient à nous comme auoir espace et estraior. II1I. Item les offitiers et maronniers des ncfz ou vaisscaulx de ladictc nation de gennes puissent (rancliement vendre leurs portaiges en nostre port de 1 escluse ou ailleurs en nostredit pays de fiandres. après ce que lesdits portaiges ilz auront donné à cognoistre à nostre bailli de 1 eaue ou à son lieutenant. dedens le tier jour après l’arriuement desdits vaisseaulx. en payant ce que on a aCtoustumé. V. Item que aucun de ladicte nation de gennes. ou ceulx appartenans aux nefz ou vaisseaulx d'icelle nacion. ne pourront audit lieu de lescluze fai re aucune debte à qui que ce soit plus hault de cincq solz de gros ile nostre monnaye de tìandres. sans licence et censentement des pa-trons ou escripuains desdits nefz ou vasseaulx. et se aultrement ou plus avant le faisoient. que pour ce lesdits maronniers ne soient aulcu-nement arrestez ne exécutez en corps ne en biens. VI. Item que aucun de ladicte nascion {si-) de gennes. ou ceulx appartenans aux nefz ou vaisseaulx d'icelle nacion. pour quelque cas que ce soit. excepté cas de crime debte cogneue ou cas jugié. ne soit mis en prison. si auant qu’il offre et puisse faire caution souffisant de ce que on leur demanderà. VII. Item que tous géneuois. ou ceulx appartenans aux nefz ou vaisseaulx d’icelles géneuois. puissent sans dangiers aller de jour et de nuyct à toute heure. aussy bien par terre comme par eaue. vers lesdits vaisseaulx. et en retournant d'icelles vers leurs hostelz. et pareillement qu’ilz puissent aller retourner et demourer sur les rues en ladicte ville de l’escluse, portans leur cousteaulx et coustalles. comme font et peu-uent faire les bourgeois de l’esclase ou de la mue. et sans pour ce estre mis en amende ne calengiez en aucuue manière. Vili. Item que les personnes des nefz ou vaisseaulx dudit lieu de de gennes puissent audit lieu de l’escluse, et allieurs en nostredit pays de flandres. porter et faire porter leurs bledz et farines. et en faire cuire pain pour la prouision de leur gens et vaissaeulx. en payant les droits accoustumez. et comme d anclnen temps ilz ont accoustumé de faire. sans eulx pour ce estre calengiez ne mis en amende en aucune manière. VIIII. Item que quant aucune nef cfudit lieu de gennes fera croisiée et gisant ancrée d'un ancre seulement. ayant le vent bon pour partir, qua icelle nef ne aussy les biens et gens appartenans et estans en icelle ne seront arrestez ne empescliiez sinon pour debte congneue ou cas jugié. ou par eulx perpétrez ou temps que ladicte nef seroit ainsv croisiée. aifin que par ce son voiage ne soit empeschié. ( ) X. Item se aucune uef ou vaissel du pays de gennes feust partye dudit lieu de l'escluse, et que par vent contraire elle retournast en celluy port. que ceulx de la diete nef ou vaissel ou autres de la diete nation pourront chargier en eelluy vaissel autres marchandises et biens. sil leur plaist. sans pour ce demander auleune lieence ou encourir en aucune amende. en payant les coustumes des biens et marchandises que ainsv chargeront seulement. XI. Item s ii aduenist que aucune uef ou vaissel dudit lieu de gennes. par fortunne de temps tempeste ou autrement. rompesist sur nostre estroom de tlandres. que les gens de la diete nacion et maronniers d'icelles nefz ainsy rompues. ou aultres geneuois ou nom d’eulx. puis-sent leurs biens reeueillir et pescliier. sans demander auleune lieence ne estre mis en amende. et d iceulx biens faire leur voulenté. et aussy sii aduenoit que aultres gens quelzconques pèchassent ou eussent pe-scliié et recueillv aucun desdits biens. ilz seront tenuz à les leur ren-dre sans aucun délay. en payant pour leur paine ce que de droit seroit au dit des loys soubz qui lesditz biens seroient peschiez et portez. par ainsy que ceulx de ladicte naseion peussent souffisament monstrer que lesdits bien soient à eulx. par leurs marques ou aultrement. et en cas que toutes les gens estans ès nefz ou vaisseaulx d'ieelle nacion ainsy perduz feussent tous noyez et périz. que ce non obstant ceulx de ladicte nacion pourront faire peschiev et cueillier tout l’auoir que trouuer pour-roient en la forme et manière que dessus est deuisé. XIL Item et auec ce se il aduenist. que jà n'aduiengne. que aucuns des nefz ou vaisseaulx de ladicte nation fussent habandonnez sur nostredit estroom de flandres. pour doubte de tourmente au aultrement. et que les marchans patrons et maronniers estans en icelles allassent à terre pour sauluer leurs corps. et en après les nefz ainsy laissiez rompesissent ou allassent à sauueté. que ce non obstant lesdits marchans patrons et marronniers pourront et deburont de raison mectre leurs mains ausdictes nefz ou aux vaisseaulx avecq toutes les marchandises et biens qui seroient en icelles. et ou cas que lesdictes nefz soient rompuez pareillement pourront lesdit marchans patrons et maronniers peschier et cueillier tout l’auoir qu’ilz trouueront enuers la coste de nostre pais de flandres selon la forme et manière que ou point ci-dessus est déclaire. sans à eulx en aucuns manière estre faict destourbier ne empeschement aucun par noz offitiers ne par aultres quelzconcques. XIII. Item en cas quii aduenist que aucuns biens et marchandises fussent gectées oultre bort des nefz ou vaisseaulx de gennes. poursflu-ucr leurs corps et biens. et que iceulx biens et marchandises venissent ou arriuassent enuers le coste de nostre pays de flandres en quelque ( 40.“ ) . puit que ce fust. que adoncques ceulx de 1. diete nation pourront niectie maiu audit auoir. par ainsy qu’ilz puissent monstrer que icelluy auoir leur appartiengne. ou à alcuns de leur nation. en payant le droit et salaire des pescheurs. sans en auoir aucune destourbance au empesche-ment au contraire. XIIII. Item se aucune nef ou vaissel de genne3 feust en perii de perir, ou eust aulcun besoing de secours et ayde. en quelque lieu que ce feust en la mer de Uandres. que chascun puist. sans dangier ou de ce demander aucune licence ne encourir en aucune amende. aller et abourder à iceulx vaisseaulx et luy aidier à ses nécessitez. XV. Item se aucune nef ou vaissel dudit lieu de gennes feust party hors d'aucun port de nostredit pays de flandres. sans auoir recueillié ses ancres ou càbles. que ceuly desdictes nefz ou vaisseaulx. ou autres ou noni deulx. pourront franchement et sans pour ee demander aucun congié. aller quérir et recueiller leursdictes ancres et càbles. et se d’a-uenture par aucun autre aucuns estoient trouuez et peschiez. que iceulx leur seront renduz. parmy payant salaire compétent. XVI. Item que ceulx des nefz ou vaisseaulx dudit lieu de gennes puissent par toute la mer de flandres peschier d’agrapes et aultres ho-stilz nécessairer pour trouuer et cueillir lours ancres et càbles. sans pour ce demander aucun congié ne encourir en aucune amende. pourueu que s'ilz en trouuoient aucuns autres à eulx non appartenans ilz se-roient tenuz de iceulx apporter ès mains des offìtiers du lieu. et dont pour leur salaire ilz auront telle part ou salaire comme il est accoustumé de cas semblable. XVII. Item que ceulx de gennes pourront par tout nostredit pays de flandres mettre leurs nefz et vaisseaulx au secq ou en l’eaue. pour iceulx réparer et répareillier de leur nécessitez. et fouir dessoubz leurs nefz et vaisseaulx aux lieux et places où on a acoustumé. ainsy et par la manière que besoing sera toutes et quantesfois que besoing en auront et qu’il leur plaira. sans pour ce demander aucun congié ou licence ne encourir en aucunes amendes. XVIII. Item que lesdiz de gennes pourront d ores en auant mesmes balaster leurs vaisseaulx. et franchement prendre le balast aux placcs accoustumeés. en payant de chascun batel nostre droict de seignorage. aueques le quatre deniers i ar asis seulement. mais seront tcnuz de pre-mièrement ce signiffier au fermier ou celluy qui recepura nostre droit dudit balast. XVIIII. Item se*mestier cstoit de changìer et rechjmgier de nef en autre aucunes marchandises appartenant ausdiz de gennes venant. de l’estaple. qu’ilz le puissent faire sans demander congié ou licence ne . ( w*..) eneourir en aucune amende. et se nostre baiUy de l’eaux ou son lieu-tenant estoit requis des maistre oiv ofiìtiers des vaisseaulx de gennes de pouuoir chargier ou deachargier leurs biens denrées et marchandises auant soleil leuant ou aprez soleil couchant. quii seroit et sera tenu de donner congié et licence toutes et quantesfois que requis en sera, sans ce laissier en aucune manière. Donne en nostre ville de gand. l’an mil quatre cens et quatorze. ainsy soubz escriptes par monseigneur le due en son conseil et signéez G. de la Brede. Nous ensuiuant le bon propos et voulenté de nostredit feu seigneur et pére, considerans les proufitz qui peuuent auenir à nostredit pays de flandres et aux bonnes gens et subgetz d’icelluy. tous les poins ar-ticles et franchises contenuz et e xprimez es lettres de nostredit feu seigneur et pere cy-dessus transcriptes louez agréez et approuuez. louons aggréons et approuuons etc. Donne en nostre ville de gand. le penultime jour de mars l’an de gr&ce mil quatre cens vingt et ung après pasques. ainsy signées. Par monseigneur le due. Fortier. Et il soit ainsi que par l'aduis de plusieurs nos conseilliers offi-tiers etc. ayons puis naguaires esté aduertiz et trouué véritablement que lesdiz priuiléges estoient et son en plusieurs poins et manières derogant à raison et préjudice de nostre seigneurie etc. et mesmement que lesdictes lettres sur ce faictes n’out point esté veriffiéez ne enregi-strées en la chambre de nos comptes à lille etc. pour ce est-il que nous à qui compète et appartient l’interpretation correction et décla-r§.tion desdiz priuiléges. voulans iceuly limiter et moderer en termes conuenables et raisonables etc. auons par grant et meur aduis et déli-bération de conseil pour ce tenu et assemblò etc. nonobstant tout le contenu de leurdit priuilége cy-dessus incorporé. icelluy et les poins et articles y contenuz restrains corrigiez modérez et déclairez. restrain-gnons corrigons modérons et déclairons par la teneur de ces présentes pour nous etc. en la manière que cy après s’cnsuyt. c’est assauoir que en tant quii touche les premiers. troisiesmes. sixiesme. huytiesme. neufìesme. dixiesme. unziesme. duziesme. treisiesme. quatorziesme. quin-ziesme. seiziesme et dixseeptiesme poins et articles desdictes franchises et priuiléges. ilz seront et demourront perpétuellement ausdiz de la nation de gennes présens et a venir entiers et bons 5t vaillables selon leur forme et teneur et que cy-deuant sont escrips. I. Item quant aux second. quutriesme. septiesme et dixneuficsme desdiz ( m ) poiQS et articles. selon l'ordre que cy-dessus sout incorporez. ilz le se-rout et demourront selou les corrections et en la manière qui s'ensujt et que cy-après sont escrips. IL Item que les patrons et maistres des nefz et leurs offitiers estans en icelles sur nostre estroom de flundres. en quelque part que ce soit. etc. jusque à la fin dii seeond article susdit. excepté toutesfoies ésdiz ras còntenuz en ce présent article. que à aucun qui soient natifz de nostre pays de flandres aucunes batueres ne soient faictes sur ne dedans nostredit estroom de flandres. esquelz cas noz oflìtiers qu’ilz appartiennent en auront la cognoissance. III. Item que les offitiers et maronniers des nefz ou vaisseaulx de ladicte nacion de gennes puissent franchement vendre leurs portaiges en nostre part da recluse apres que lesdiz portaiges ilz auront donne à eognoistre à nostre bailly de l’eaux ou son lieutenant. dedens le tiers jour après l'arriuement desdiz vaisseaulx. en payant co qui en est ac-coustumé. IIII. Item que tous»géneuois ou ceulx appartenant aux nefz ou vaisseaulx d’icelles géneuois puissent sans dangier aller de jour et de nuyct à toutes lieures. aussy bien par terre comme par eaux. vers lesdiz vaisseaulx. et en retournant d’iceulx vers leurs hostelz. en pareillement qu’ilz puissent aller retourner et demourer sur les rues en ladicte ville de l’escluse, et pourront porter les cousteaulz et coustilles de jour et jusques au derrenier son de la cloche, sans pour ce estre mis cn amende ne calengiez cn aucune manière. V. Item se mestici- estoit de chargier ou rechargier de nef en aultre aucunes marchandises appartenans ausdiz de gennes venans de l’estaple. qu’ilz le puissent faire. sans demander congié ne licence. ne encourir en aucune amende. sauf le droit du toulieu en tei cas aeoustumé. et se nostre bailly de l’eaux ou son lieutenant estoit requis des maistres ou offitiers de vaisseaulx de gQnnes de pouuoir chargier ou deschargier leurs biens denrées et marchandises auant soleil leuant ou après soleil couchant qu’il seroit et sera tenu de donner congié et licence. toutes et quantesfoys que requis en sera, sans ce laissier en aucune manière. VI. Item quant.au cinquiesme desdiz poins et articles nous le se- • ” cluons et ostons desdictes franchises et priuiléges et le abolissons et mectons du tout au néant. sans ce que jamais il soit d’aucune valeur ausdiz de la nacion de gennes. ne que jamais ilz cn joyssent ne s’en aident en quelque manière que ce soit. VII. Item en oultre nos adjoustons après le treiziesme desdiz poins et articles en faueur desdiz de la nacion de gennes etc. en francliise et priuilége perpétuel le point et article qui s’ensuvt ss Vili. Item sii aduenist que en chargeant ou deschargeant en nostredit port de l’escluse les biens et marchandises desdiz de gennes dune nef en anitre, ou en eseutes pour mener i\ l’estaple. iceulx biens chéisseut en l’eaux. ou que lesdiz biens et marchandises ainsy cliargiez en eseutes ou bateaulx pour mener à l’estaple dessusdit. ou de l'estaple vers nostredit port. par roupture d’iceulx bateaulx ou renuersure ou en quelque aultre manière, et en quelque lieu ou place que ce aduiengne. chéussent en l’eaux ou touchassent icelle. voulons que iceulx biens leur soient s uuez entierement. sans ce que nous y prétendons auoir aucun droit à cause de ce que dict est en aucune manière, et qu’ilz les puis-sent recaeillir et peschier sans demander aucune lieence par la fprme et manière que dessus est dist des biens de leurs nefz qui se rompent. Tous lesquelz poins. articles et franchises cydessus transcrips incor-porez et contenus. et chaschun d'iceulx. de ce excepté ledit cinquiesme desdiz poins et articles que auons adnullé comme dit est. auons promis et promectons par ces mesmes présentes tenir et entretenir selon la teneur de cestes et de nosdictes présentes restrinction correction mo-dération déclaration et adjointion dudit nouuel article en priuilége perpètuel audiz marchans. et voulons qu’ilz en usent et joyssent selon le contenu de cestes etc. parmy ce toutesuoies que en oultre les deb-uoirs accoustumez lesdiz de gennes seront tenuz de nous payer. ou à nostre bailly de l'eaux à recluse, pour et en nom de nous. qui en fera recepte et despenee à nostre prouffit. la somme de deux Iiures de gros de nostre monnoye de flandres. telle quelle courra lors. de et pour clia-scune de leurs nefz qui viendra entrerà et arriuera en nostredit port_ et hauene de l’ecluse. à chescune fois et pour chescun voiaige qu’elle y fera et viendra. et en oultre consentons et accordons que les quatre membres de nostredit pays de flandres. s’ilz en sont requiz, toutes et chescunes les choses dessusdictes promectent par leur scelle de procurer à garder. en tant que en eulx est. aux deuantdiz marchans et subgectz de la nascion de gennes etc. Donne en nostredicte ville de gand. le xxm de jung. l’an de gràce mil quatre cens trente et quatre. ainsy signées: Par monseigneur le due et son conseil T. Bonesseau. Visa. Et dessoubz ledit visa sur le ploy est escript ce qui s'ensuit: Le samedi xxmi jour de juillet l’an mil quatre cens et xxxini fust ceste chartre enregistrée et ainsy expédiée en la chambre des comptes de monseigneur de bourgoingne de brabant _ et de flandres. à lille, en ung registre illec commencant en may mil cccc xxxiii. fol. lxiiii. escript en ladicte chambre des comptes le xxitii jour et àn mil.cccc xxxmi dessusdiz. et signé : Aubert,. ( 407 ) DOCUMENTO XXXIII. Altra lettera ai Commissarii in Bruggia, per approvare le disposizioni prese da essi, e per raccomandar loro di dar la caccia alle navi nemiche, se comparissero. 1434, 9 Iuglio m (ArdìTGov. Reg. cit. num. 7) DOCUMENTO XXXÌY. Altra ai Borgomastri e Scabini di Bruggia. Si rifà la storia delle depredazioni subite dalla nave di Pietro di Fo, aggiungendosi come i depredatori vadano scusandosi sotto pretesto che le merci caricate sulla medesima erano destinate alle terre con cui si trovavano in ostilità i Signori dei depredanti. Dicono anzi avere per ciò ottenuto privilegio dal Papa; ma la Signoria nulla sa di tutto questo. E siccome i genovesi non hanno punto guerra col Reeno djg quale i predatori sono sudditi, così domanda che sia fatta giustizia. 1434, 20 luglio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXXV. Mandato di pagamento spiccato dalla Signoria di Genova a favore di Domenico Giustiniano in Bruggia, per le spese relative alle provvidenze adottate contro i portoghesi. 1434, 11 agosto (Arch. Gov. Reg. cit.) -Mi--- ( 408 ) DOCUMENTO XXXVI. Loderà ai Commissarii di Bruggia per approvare le provvidenze ili cui sopra ; con aggiunta di nuove istruzioni. 1131, 18 agosto ( Arch. Gov. Reg. 'ci£ ) DOCUMENTO XXXVII. Lettera ai Borgomastri e Scabini di Bruggia, pregandoli dèlia pronta spedizione di ogni affare concernente a Luca Spinola, rii cui la famiglia desidera vivamente il ripatrio. 113 1, 18 settembri; (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXXVIII. Lettera ai Commissarii di Bruggia, ai quali si prescrive di istituire ad Antona (Hampton) ed a Chiusa un’inchiesta sulla voce che corre a proposito delle navi genovesi, le quali si dice che abbiano approdato a’ detti luoghi non abbastanza fornite d’uomini', giacché una parte di costoro, dopo la rassegna fattane in Riviera, si sarebbero assentati. 1434, 13 novembre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XXXIX. Altra agli stessi Commissarii, per lagnarsi che il pagamento deliberato a favore di Domenico Giustiniani non sia stato ancora effettuato. 1434, 13 novembre (Arch. Gov. Reg. cit.) ( m ) » DOCUMENTO XL. Nuova lellera della Signoria ai Borgomastri e Scabini di Bruggia, raccomandando loro la pratica di Lopez Gotcro ed Alvaro Fernando. 1434, 15 novembre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XLI. Quattro marinai della nave di liartolomeo Bondenaro, essendo verso le parli di Evizza, promossero un ammutinamento, per cui tutto l’equipaggio discese in quell’isola contro il divieto dei patroni. Nè di ciò contenti, i marinai medesimi pretendono ora di essere pagati del tempo di quella ferriata, allegando un concordato il quale ne prevedeva la necessità onde attendere altri legni e veleggiare di conserva, giusta quanto si costuma quando vi ha sospetto di pirati. La Signoria avvisando non essere giusto che i rei traggano premio dalle prave loro azioni, e come queste risultino eziandio di vergogna per la nazione, partecipa il tutto a Leonello Spinola e Giovanni De Marini in Bruggia, affinchè li puniscano. Soggiunge che se il castigo non potesse infliggersi senza pericolo nelle acque di Fiandra e d’Inghilterra, si aspetti a farlo dopo che i rei ne saranno usciti fuori; ed a quest’uopo manda lettere con indirizzo in bianco, perchè vi si scriva il nome dei patroni di quelle navi in cui saranno i rei, con ordino ai patroni medesimi di non dissuggellarle finché non abbiano lasciq^e le dotte acque. I434, 14 dicembre (Arch. Gov. Reg. cit. num. 4) DOCUMENTO XLII. Lettera ai Commissarii di Bruggia, chiedendo se sia vero che un patrone di nave abbia aumentato il numero degli uomini stabilito per la medesima, e se per ciò meriti il proporzionato compenso. 1435, 28 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit. num. 7) ( 410 ) W DOCUMENTO XLUI. Si ripetono le lagnanze pel non effettuato pagamento al Giustiniani. 1135, 7 febbraio (Arcli. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XL1V. Si riscrive per la pratica di Lopez Gotero ed Alvaro Fernando, t 435, 11 febbraio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XLY. Ripetute istanze alle Autorità di Bruggia, in favore di Luca Spinola. 1435, li marzo; 4 giugno; 5 novembre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XLVJ. Riconosciuto come la diminuzione degli uomini accaduta nella nave del patrono Dentuto sia meno grave di quanto si credeva, viene al medesimo applicata una multa di sole 200 lire ('). 1435 , 29 marzo (Arch. Gov. Reg. cit.) ') Ciò ha relazione rol Dorum. XXXV11J , pag, 10S. ì , ( Ail ) DOCUMENTO XLMI. S’ingiungo ili Commissarii di Bruggia di star bene in guardia <• d’aumentare le.forzo, perchè il tempo è pieno di sospetti. 1435, 13 giugni) (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XLV11I. La Signoria a Benedetto Spinola e Giovanni De Marini. Ricordata una lettera diretta il 4 sel^gmbre 1434 al detto ©e Marini nonché a Leonello Spinola, con cui si approvava una maggiore spesa di balestre e d’ altro da acquistarsi in Bruggia, per aumentare la forza delle navi genovesi; soggiunge essersi ora sparsa voce come alcuni abbiano profittato dell’ occasione, per ricevere molto denaro più di quello che realmente era dovuto. Si faccia dunque una inchiesta, e si riferisca sui risultati della medesima. 1435, o luglio (Àreh. Gov. Reg. cit. num 4) DOCUMENTO XL1X. Si prescrive ai medesimi di ordinare che le navi genovesi le quali sono a caricar frumento nelle acque di Fiandra, lo trasportino a Genova. 1435, 5 settembre 4 (Arch. Gov. Reg. cit.) ( 412 ) » DOCUMENTO L-LI. $ Approbatio» de possession que coulx de Indicto nacion do gonnos ont cui sur ung point et article du premier priuilóge du due pliilippo du bourgoingne. contenant de payor au proudìt du seigneur pour chaseimo nef des genouois ipii entrerà et arriuera au pori de l’escluso doux liures de gros ('). Une quitance en parcheinin du bailly de l’escluse, scellée 011 ciré rougo. contenant 4a recepte de vui lb. do gros. qu’il confesso auoir receu pour le droict de seigneuraige de quattro carracques geneuoises qui sont arriuez au pori di* l’escluse, en date l’an mil cccc xxxv. 1435, ....... (Cod. cit. del R. Archivio di Bruxelles, fol. 65) DOCUMENTO Lll. • Lettera ai Commissarii di Bruggia, dove si tratta di quattro navi cariche di frumento, le quali vennero intercettate da’ genovesi perchè credute di catalani 0 d’altri loro nemici. La Signoria ordina perciò che sia fatta una inchiesta segreta, e spendasi quanto abbisogna a procurar documenti onde provare che le dette navi erano in realtà di catalani 0 di nemici; od almeno che non erano di Fiandra. I 436 , 23 aprii? (Arch. Gov. Reg. cit. num. 1) DOCUMENTO LUI. Lettre escheuinable de la ville de sluvs. en forme do quitance de xn person-uaige-, lesquelz auoient trouué uno carraquc des genenois naigant aual l’eaux -ans garde. et la mesme rainenée à saiilueté. dont meisseigneurs de. la lov do ladicte ville de sluvs leur ont adjugié en estre payó pour paino et salaire ad cause de ce eue’ xxxvi liures tournois. en date du xx jour rio soptembre md cccc xxxvi. scellez desdietz escheuins et signez: Adontare. 1436, 20 settembre (Cod. cit. del R. Archivio di Bruxelles, fol. 65) '0 Ved. Pocuni. XXXII, pap. 106. # ( 413 ) v DOCUMENTO LIV. Lettera della Signoria di Genova al Duca di Borgogna, commendatizia Ai Girolamo Lo me'lino, che va in Fiandra per’interessi, e perchè gli sia fatta pronta giustizia. I i37, 23 inarso (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LY. Altra al dotto Duca, nonché al Duca di Glocester in Londra. Si mandano ambasciatori al primo Agostino Saivago ed al secondo Gabriele 1)’ Oria, con istruzione di interpellare socretamente i detti Duchi, se piaccia loro che (ionova s’interponga presso il Papa nello intendimento di far cessare lo ostilità esistenti tra la Francia e l’Inghilterra. 1437, 29 maggio# (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LYI. Lettera della Signoria agli Scabini di Gand, i quali aveanla pregata accio volesse far liberare due loro concittadini, Giovanni De Bue etl Egidio De Neve, pri gionieri di un Petruccio Verro. Si risponde che il De Bue è libero a Pisa, r che Egidio fu portalo via da Petruccio sopra una nave a Napoli. Sì soggiunge poi che Pelruccio medesimo è nativo di Puglia o di Calabria : e clic se fu già agli stipendi di Genova, ora non lo è più, e credesi a Pisa. La Signoria pertanto non ha sopra di lui alcuna giurisdizione; però a’ci tornasse,'od in qualunque modo si trovasse a disposiziono del Governo, certo essa non mancherebbe di fare il piacere doi richiedenti. IÌ37, i luglio (Arch. Gov. Reg. cit. num. 7) __*_ 4 ( 414 ) DOCUMENTI LVII-LVIII. Vive istanze della Signorìa ili Genova alle Autorità di Bruggia, acciò Luca Sitinola ottenga senza ritardo ulteriore la liquidazione ed esecuzione di una sentenza stata pronunciata da quegli Scabini in di lui favore sino dal 9 ottobre 1437. I 438, 19 luglio e 6 dicembri< (Arch. Gov. Reg1. cit. num. 7) DOCUMENTO L1X. Ai mercanti genovesi in Bruggia. Per la salute della Repubblica si è promulgato decreto, in forza di cui, a principiare dal 10 novembre prossimo, i cambi che si fanno dai genovesi in diversis mundi partibus a fiorini d’oro, si valuteranno in ragione di soldi 40 di genovini ciascuno e non più, da pagarsi nel Banco come d’ uso • 1437, 6 ottobre (Arch. Gov. Reg. cit. num. 4) DOCUMENTO LX. Lettera d’accompagnamento della predetta ài mercanti genovesi in Bruggia, con preghiera di far citare a comparire in Genova la Società d’Antonio De Franceschi e Bonromeo Galeazzo, fiorentini, debitrice di Luca Spinola. 1438, 6 dicembre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1437-39; num. 8) DOCUMENTO LXI. Istruzioni a Cosimo Calvo patrone di navi, le quali si dirigono verso la Fiandra. 1439, 23 marzo (Arch. Gov. Reg. cit.) • ( 41 li ) » DOCUMENTO LXD. Ai mercanti genovesi in Bruggia. La Signoria spedisce lóro due lettere perchè le facciano presentare al Duca di Borgogna ed al Re d’Inghilterra. In queste lettere si annuncia 1’ arrivo in Genova d’ una legazione inviala dal Patriarca e dal popolo armeno per l’unione alla Chiesa Latina, cui essi paiono meglio disposti dei greci. L’ ambasciata si manderà tosto con pronto naviglio a Pisa, perchè si presenti al Concilio ed al Papa. Questi armeni, benché, sieno in grandissimo numero, non hanno più Re, nè sode certa di regno; giacché quantunque altri abitino ancora l’Armenia superiore ed inferiore, altri sono più vicini ad Antiochia ed alla Siria, ed occupano la Cilicia, la Cappadocia e l’Asia minore. A darne una idea, basti che meglio di trentamila ne ha la sola città di Cada condita ia extremo Europe inter srìtas. 1439, 12 agosto (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXIII. Altra lettera ai suddetti, dove parlasi ancora dell’affare Spinola. 1439, 26 agosto (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXIV. Lettera patente della Signoria ad Eliano Lomellino in Bruggia, con altra segreta acclusa nella medesima per Raffaele Giustiniani, Antonio Gentile e Domenico Bartolomeo D’Oria. Se la nave di Raimondo Vigerio giungerà a Chiusa o nei porti vicini, il Lomellino convochi segretamente i tre suddetti, giurando tutti di mantener celata ogni cosa. Aperta quindi la lettera segreta, avvisino ai mezzi onde ottenere che la nave in discorso più non rimanga in potestà del Vigerio. La Signoria da canto suo no propone tre: o persuadere il Duca di Borgogna ad obbligare il Vigerio che venda la nave ad un genovese; o farsi promettere dal Vigerio che la venderà egli stesso; oppure commettere a qualche patrone genoveso, so ve no siano fuori del porto, di attaccare la nave ed impadronirsene, avvertendo di arrecare al Vigorio il minor male ( 410 ) possibile, 11011 altro cercandosi in tutto ciò chef la saluto della Repubblica. Se il Vigerio non viene, si brucino le lettere, e niuno ne penetri verbo. Udendosi ch’egli sia per veleggiare verso l’Inghilterra, si spediscano invece colà le lettere stesse! Al quale uopo segue una patente per Leonardo Cicala dimorante in Londra. Le lettere sono spedito per un apposito tabellario. 1441, 7 gennaio (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1440-41; num. 10) DOCUMENTO LXV. Ai Borgomastri, Scabini e Consoli di Bruggia. La Signoria ha appreso da lettere de’ suoi mercanti come la Loggia de’ genovesi in detta città, colle case e pertinenze, sia stata sequestrata ad istanza d’Antonio Francesco Fiorentino, per causa d’una sua vecchia controversia con Luca Spinola, la quale fece già molto strepito, ma da tre anni si riteneva sopita. Quando i prefati Magistrati scrissero meravigliandosi perchè la Repubblica, in dipendenza di tale causa che non dovea giudicarsi a Genova, avesse assegnata una certa somma allo Spinola, la Signoria provò con buone ragioni di non avere operata alcuna cosa contro la dignità loro, nè contro il giusto e l’onesto, ma aver tutelato, come è suo debito, i diritti de’ suoi cittadini. Vogliano ora i Borgomastri e loro Colleghi rileggere e ponderare quelle ragioni, proibire ad Antonio le molestie per cui si dà moto, e conservar così inalterata quell’amicizia a cui Genova deferisce cotanto. D’altronde la Loggia non è sua, ma 'de’ suoi negozianti, perchè col denaro di costoro venne appunto costrutta. 1442, 1.° settembre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1441-44; num. 12) DOCUMENTO LXVI. mmt Ai Quattro Membri del Corpo di Fiandra. Si ripetono le informazioni della lettera • precedente, soggiugnendosi come dovrebbe bastare Tessersi rivolti a’Borgomastri e Scabini per ripromettersene giustizia. Siccome però multa evenire soient preter opinionem, così non vuoisi mancare di rivolgersi anche a loro, non dubitando punto, che, ove ne fosse il caso, tutelerebbero il diritto e l’innocenza. 1442, 3 settembre (Arch. Gov. Reg. cit.) ( *17 ) DOCUMENTO LXVII. Ai marcanti genovesi in Bruggia. Si accludono le lettere di cui sopra , con ordine di ricapitarle; e si invia loro una doppia copia di altra lettera scritta tre anni addietro a Bruggia sullo stesso argomento, dove, essendosi allora consultati i periti nelle leggi, tutta la questione è considerata e svolta come in un breve commentario. Comunichino dunque anche questa ai Magistrati ; o, se non credono di farlo, ne meditino essi medesimi il contenuto e se ne valgano nelle loro risposto in causa. 1442, o settembre (Arch.-Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXYI1I. Al Duca Filippo di Borgogna, Conte di Fiandra, ecc. Duole alla Signoria I' apprendere come Pantaleo di Ovada e Leonardo Malapenna abbiano operato cose contro la buona fede e le promesse, e perciò a lui spiacenti; desiderando essa conservarne 1’ amicizia. Ma questi soggetti sono fluxe fidei, nè meritavano credito in cose ardue, e poco o nulla possedono; sicché difficile torna il punirli. D’altronde, avendoli fatti cercare, si ebbe assicurazione come manchino da molto tempo dallo Stato di Genova. Tuttavia si proseguiranno le indagini; e queste riuscendo, non si mancherà di procedere a tal punizione che sia consentanea alla giustizia, all’onore del Duca, a quello della Repubblica. ‘ U43, 20 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LX1X. Al Duca medesimo, sullo stesso argomento. La Signoria credeva che la lettera del 20 gennaio, a lui spedita col mezzo del genovese Oliviero MarufTo, suo antico famigliare, lo avesse satisfatto. Ora poro avendo inteso dai negozianti di Bruggia come non gli sia pervenuta, gliene manda copia, ripetendo le assicurazioni che in-essa contengonsi, e concludendo che se il Malapenna e il d’Ovada capitassero mai in potestà della Repubblica, pagherebbero il fio delle loro azioni più caro che so fossero nelle mani del Duca. 1443, 20 maggio (Arch. Gov. Reg. cit.) # ( 418 ) DOCUMENTO LXX. Al Duca predetto. Avendo egli chiesft) un salvocondolto e licenza pe’ suoi, onde esportare dal territorio della Repubblica lancio, saette, vele, remi e quanto altro è necessario all’ uso delle galee eh’ ei fa costrurre a Nizza ; la Signoria risponde offrendosi sempre disposta al piacere di lui. 1143, 13 luglio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTI LXXI-LXXII. Al Duca e alla Duchessa di Borgogna, ecc. La Signoria, con due distinte lettere, li ringrazia dell’affetto che, per mezzo di Oliviero Maruffo e di Tommaso Narducei, dichiararono di nutrire verso di Genova. Parimente li ringrazia degli antichi e recenti benefizi, desiderando a sua volta l’occasione di ricambiameli". 1443, 8 ottobre. (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXIIL Lettera del Doge Iìaifìnle Adorno ai Borgomastri, Scabini e Consoli di Bruggia. Accusa ricevuta di una loro nota del l.° giugno a favore del loro concittadino Giannino de Lapide, le cui merci in oro, argento filato ed altro furono intercettate a Gavi da Pietro di Campofregoso. Giannino sa però che il detto castello da venticinque anni non è più della Repubblica, ma del Duca di Milano, che lo infeudò successivamente a diversi, ed in ultimo al Campofregoso. Perciò altri forastieri egua'mente derubati da Pietro, anziché ricorrere alla Repubblica, si rivolsero al Duca, efie fece più volte restituire la preda. Inoltre il Campofregoso è ribelle di Genova, e non già per cagione di politiche dissidenze, ma per cupidità di guadagni. Giannino quindi fu consigliato anch’esso a proporre le sue istanze nel modo sopra accennato. Tuttavia la Repubblica gli offerse di costituirgli un Magistrato, il quale sommariamente e senza solennità di giudizio gli faccia ragione, procedendo contro i beni di Pietro sunnominato. 1443, 7 novembre i (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1440-17; num. 11) DOCUMENTO LXXIV. I frati agostiniani del convento di Bruggia concedono ai mercanti genovesi un lu)go speciale nel Coro della loro chiesa, con facoltà di farvi frigere uno scanno speciale. 1 4-io, 6 marzo (Cod. cit. del R. Arcli. di Bruxelles, fol. G5) Lettre obtenue du prouincial prieur et conuent des augustins a bruges du lieu et place que lesdictz geneuois ont en leglise illec. de laquelle le teneur s’ensuyt. In nomine domini amen. Nouerint uuiuersi presentis littere seriem inspecturi quod anno domini m cccc xlv. die sexta mensis marcii, nos humiles infrascripti fratres cornelius gerardi sacre theologie magister ac prior, petrus textoris, egidius ceze. iohannes lmgheloot lectores, egi-dius porter superior, benedictus procurator, anthonius kuuc sacrista, nicholaus wachte. iudocus rykeman. ludouicus valke. georgius cloppert. iohannes scoenackerc. iohannes vouker. iohannes cigni, iohannes de gaterness.'. hugo ferri, iohannes venatoris, iohannes de wesalia. rutgherus de wesalia. cornelius de mechlinia. iohannes riueri. theodoricus de delft. cornelius maleghar. iacobus helline. iohannes bateman. iohannes abieti, gerardus de baiocis. lucas coen. iacobus conuersus. totusque conuentus brugensis. tornaceneis diocesis. ordinis fratrum heremitarum sancti au-gustini. attentis et consideratis multiplicibus beneficiis a venerabilibus dominis mercatoribus nacionis ianue nobis impensis, et deo auctore in futurum copiosius nobis per eosdem impendendis, tam in communi quam in particulari, hinc est quod nos suprascripti fratres nomina nostro ac successorum nostrorum pro perpetuis temporibus eisdem venerabilibus dominis mercatoribus nationis ianue dedimus et concessimus, ac per presentes damus libere et concedimus, locum quemdam in choro nostre ecclesie se protendentem a sedibus presbyterii usque ad pilare .iuxta gradum chori in quo depicta est ad presens hystoria assumptionis virginis gloriose ad longum, ad latitudinem vero a muro meridionali usque ad lapidem nigrum sepulcralem illorum de metten eye. in quo quidem loco prefati domini mercatores ordinare et componere poterunt eorum sumptibus et expensis, absque detrimento ecclesie, unam sedem siue unum pulcrum scampnum iuxta eorum beneplacitum, sic tamen quod sit ad ornatum ecclesie et chori iuxtu formam alias conceptam. promittentes nos supradicti fratres nomine ac vice nostri atque successorum nostrorum prefatum locum nullatenus per nos occupandum aut alienandum quocumque precio aut pretenso colore, sed fisdem venerabilibus mercatoribus fauorem et obsequium in prefatis et aliis impartiri spirituale, quibus allecti de temporabilibus notabiliter per eos deo largiente speramus indubie subueniri. in quorum robur et testimonium presentem litteram sigillis prioratus officii et conuentus duximus roborandam, deuocius exorantes reuerendum patrem nostrum prouincialem. magistrum iacobum de oostende. sacre pagine professorem, ut hanc nostram donacionem et concessionem perpetuam manu sua propria et sigillo prouincialatus officii dignetur approbafe. Sic subscriptum: Fr. J. de Oostcnd prouincialis coi. Ilie dedit nacio duo thuribula cum armis eiusdem, et super plicum signatum cigni. Lettera della Signoria ai mercanti di Brema residenti in Bruggia, per lagnarsi delle molte ingiurie che i loro concittadini fecero patire ai genovesi nelle acque d’Inghilterra, di Fiandra e Portogallo. Itecentemenfe Pietro Embruno, il quale dalle ultime regioni dell’Asia era giunto incolume a Calais, fu attaccato dai bremesi e sofferse gravi perdite con istrage de’ suoi; trovando così l’eccidio là dove era in diritto d’attendersi aiuti. A Genova non mancano armi, soccorsi e denaro per trarre vendetta di questo fatto; pure si preferirebbe una giusta riparazione e la pace. DOCUMENTO LXXV. 1446, lo maggio Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 144G-50; num. 13) ( 421 ) DOCUMENTO LXXVI. Avendo il Duca Filippo di Borgogna nel decorso settembre mosse lagnanze contro il Console di Cada, perchè avea lasciata fuggire una galera turca stata catturata da Goffredo di Thoisì capitano delle galee ducali (’); la Signoria gli risponde che essa provvide come potè meglio, concedendo a Goffredo ius summarium, di che fanno fede gli attestati da lui ricevuti in CafTa e le lettere dategli. Del resto certi pesci e frumenti di pertinenza di un prete greco di Soldaia, si erano dovuti restituire a costui; il prezzo della nave, stata venduta, erasi consegnato ad un greco indegnamente spogliato; e tutto era stato fatto coll’assenso di un altro capitano ducale, per nome Arnaldo. Dunque si è provveduto secondo la dignità e il diritto. 1446, 13 giugno (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXVII. Altra lettera ai genovesi in Bruggia, ripetendo il sovra esposto; ingiungendo loro di farlo sapere a Goffredo di Thoisì se capitasse colà, e di dargli copia degli attestati di Cada se pur la desidera. 1446, 13 giugno (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXVIII. La Signoria si querela al Duca di Borgogna delle navi di lui, le quali nelle acque che sono da Ellesponto a Rodi, forse per bisogno (egestate), non la perdonano nè agli infedeli, nè ai cristiani; allegando talora a scusarsi, per vergogna, che i beni de’ quali s’impadroniscono sono di nemici, e fingendo rosi di nuocere a costoro mentre danneggiano gli altri. Il Signore di Metellino ed i Magistrati genovesi di Scio potrebbero pigliarne vendetta; ma la Signoria preferisce ricorrere al Duca perchè bandisca ordinamenti rigorosi contro do’ rei. 1447, 13 maggio (Arch. Gov. Reg. cit.) (') Delle imprese navali in Oriente del Duca Filippo di Borgogna, e dei suoi capitani Goffredo di Thoisì e Valerano di Vawrin, è cenno nella Histoire des Dtics de Bourgoigne del De Barante, voi. V, pag. 280 e segg. 29 ( 422 ) DOCUMENTO LXXIX. La Signoria, fluctuantibus Italiae rebus, manda Nicolò del Ponte al Duca di Borgogna, munito di istruzioni e commendatizie. l i 17, 29 ottobre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXX. Lagnanze della Signoria ai patroni de>le galee del Duca predetto, le quali s’impadronirono di due uomini della nave di Germano Ravaschiero, che veleggiava verso la Sardegna. 1417, lo dicembre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1447-48; num. 14) DOCUMENTO LXXXI. Lettera commendatizia del Doge Giano da Campofregoso agli amici e sudditi di Genova, perchè dieno passo sicuro, ed occorrendo anche una scorta, a Guglielmo Caprileti dottore in utroque, il quale va legato del Duca di Borgogna alla Curia Romana. I ii8, 20 gennaio (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1426-1503, num. 2) DOCUMENTO LXXXII. Agli Scabini di Bruggia. Essendo negli scorsi mesi deceduto Bartolomeo Gor-zezio di San Pier d’Arena, maestro d’ascia della nave di Pietro Embruno (’), la Signoria informata come gli averi di esso Bartolomeo fossero presso l'j Veci, bocuni. LXXV, pag. 41'0. ( *23 ) botiamo De Marini, cui i detti Magistrati aveano interdetti (sequestrati?) i beni, prega i medesimi affinchè vogliano ordinare il rilascio di tali averi del Gorzezio , onde possano così pervenire nelle mani dei tre figli del defunto, la esistenza e legittimità dei quali fu nei debiti modi comprovata. Per tal guisa gli Scabini di Bruggia provvederanno al proprio decoro, alla giustizia, ed alla reciproca amistà. 1448 , 25 aprile (Arch. Gov. Reg. cit. num. 11) DOCUMENTO LXXXIII. A Bonora d’Oliverio, ricevitore del Duca di Borgogna in Bruggia. Commendatizia presso il medesimo a favore del mentovato Donaino De Marini, procuratore dei figli del Gorzezio, onde possa raccoglierne l’eredità. 1448, 31 maggio (Arcli. Gov. Reg. Litterarum ann. 1447-61; num. 16) DOCUMENTO LXXXIV. Al Duca Filippo di Borgogna, ecc. La Signoria si lagna di due galee, le quali sotto il comando del capitano Jachot di Thoisì vanno da più mesi facendo preda, nel Mar Nero, di merci e d’uomini che pongono al remo. La Repubblica si adoprerà acciò siffatte galee cadano in suo potere; e le serberà salve cogli uomini e le robe a disposizione del Duca, perchè questi ne faccia quella giustizia che meritano. 1448, 7 agosto * (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1447-48; num. 14) ( m ) DOCUMENTO LXXXV. Lettera della Signoria a Paolo D’Oria, il quale è spedito al Duca per consegnargli la precedente ed averne esplicita risposta. Si soggiunge che il D’Oria potrà condur seco fino a quattordici cavalli e una degna comitiva; e si concludo che la presenza di lui renderà la dimostraziono più imponente. 1448, 7 agosto (Areh. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXXYI. Al Duca di Borgogna ecc. Heplica la Signoria lo sue querele circa le galee del Thoisì, o dico che ben comprendeva la difficoltà di ottenerne soddisfazione. Ora però essendole giunta notizia di una lettera impetrata da Giacomo Bilia con cui si domanda che venga restituita a costui una bireme toltagli a Cada, risponde a sua volta che il Bilia non è suddito del Duca, nè capitano di galee ducali, nò guerreggiò contro i turchi. Comprò bensì una piccola biremo, ma per ^ corseggiare ed arricchirsi con predo; l’armò corno potè, andò a Montanea ( ^furfanta), venti miglia da Bursa, e quindi anziché unirsi, come avea detto, allo navi ducali, catturò o spogliò un legno gonoveso cui restituì poscia per forza. Entrò nel Ponto, associandosi con un genovese, Giovanni Fontana, il quale, armata in Cafla una trireme, avea predati gli amici e per ciò era stato dichiarato ribello. 1 due socii presero allora una nave di Cristiano di Trebisonda; poi il Bilia andò a CalTa, dovo al ponto avanti le mura tentò impossessarsi di un legno d’infedeli venuti a solo scopo di traffici, e come amico portando mercanzie. Impeditone, come di dovere, so no lagnò ora col Duca, sotto colore che da’ genovesi aveva avuto il salvocondotto e combattea gl’infedeli. Se non che egli asportò pure di Caffa donno e fanciulli ; e così fu preso insieme con la sua birema, la quale por legge sarebbesi dovuta consegnare alle fiamme. Questa invece si conserva per rispetto al Duca, e si lascia a disposizione di lui. Finalmente se il Bìlia avesse ragioni da esporre contro gli ufficiali di Caffa, lo faccia valore da sè o per procura; la Signoria gli renderà giustizia sommaria o spedita. 1449, 31 giugno (Arch. Gov. Reg. cit.; num. 13J ( 425 ) DOCUMENTO LXXXVI1. La Signoria informa i genovesi di Bruggia del suesposto caso del Bilia; anzi trasmette loro insieme, con 1 originale della lettera al Duca, una copia della medesima. Il che fa per la ragione che allorquando due di essi lo recheranno al Duca predetto, possano rispondere di conformità se da lui fossero interrogati. Per ultimo comanda che del seguito della pratica la debbano tenere informata. 1449, 31 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXXVIII. Lodovico da Campofregoso si scusa presso il Duca di Borgogna ecc. per non avergli annunciato, come si costuma, il suo avvenimento al Seggio Dogale (') ; chè sentivasi l’animo gravemente oppresso per la morte di Giano suo predecessore e fratello. Gli parla delle vicende d’Italia, e di Francesco Sforza che s’impadronì di Novara. m 1449, 9 febbraio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO LXXXIX. La Signorìa manda ai mercanti genovesi di Bruggia la copia di un decreto da essa emanalo, in forza del quale ò interdetto il concedere navi in locazione agli infedeli, nonché il recar loro armi, cavalli, frumenti, ecc. Il decreto * durerà in vigore per tutto il tempo in cui il Re di Castiglia sarà in guerra con quello di Granata. La detta copia vorranno poi significare ai patroni delle navi che si troveranno nei porti vicini. 1449, 4 dicembre (Arch. Gov. Reg. cit.) (') L’elezione di Lodovico ebbe luogo il 10 dicembre 144S, a 22 ore, « con suffragio di trecento trentauna voce » (Giustiniani, Annali). ( 426 ) DOCUMENTO XC. La Signoria dichiara ai Borgomastri e Scabini di Bruggia che non intende immischiarsi punto nel sequestro di certe merci che essi, a richiesta di altri genovesi , hanno ordinato contro Giacomo Maruffo. Su ciò si rimetto pienamente alla giustizia di quei Magistrati. 1450, 4 dicembre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XCI. Ai Massari e mercanti genovesi di Bruggia. Essendo costi deceduto senza prole Giovanni Cardo di Novara, i suoi fratelli si recano a raccoglierne l’eredità. Raccomanda perciò la Signoria che venga loro agevolata la spedizione di tali interessi, giacché la famiglia Cardo è benemerita della Repubblica. 1452, 13 marzo (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1447-57; num. 15) DOCUMENTO XCII. Atto di emancipazione conceduta dalla Signoria a Battista Dondo di Varazze, figlio di Giovanni il quale da più anni risiede in Bruggia per cagione di commercio. 1452, 17 marzo (Arch. Gov. Fogliazzo Diversarum scripturarum ann. 1450-70) DOCUMENTO XCIII. Ai mercanti genovesi di Bruggia, Londra e Siviglia; ai Re d’Inghilterra e di Francia; al Duca di Borgogna. Lamenta la Signoria come i nemici di Genova, non paghi eh’essa abbia perduta Pera con grave danno e strage de’ suoi, cerchino di calunniare i genovesi affermando aver essi noleggiate le loro ( 4^7 ) navi ai turchi, perchè movessero contro i cristiani. La verila perù è questa elio le navi di Genova sprovvedute d’uomini e d’arredi, siccome spogliate dai turchi, ricoverarono a Scio; o che ora in Genova stessa se ne armano delle altre perchè vadano a prenderle. Si illumini dunque la pubblica opinione sul- 1 argomento; anzi, perchè ciò si possa far meglio, si unisce lettera del Cardinale di Fermo, il qualo fu già legalo presso la Repubblica, e ben conosce quanto si fece da questa per difesa della giusta causa. 1i5i, 21 gennaio (A*h. Gov. lteg. Litterarum, ann. 1451-58; num. 18; DOCUMENTO XCIV. La Signoria a Cipriano De Mari, il quale aveale scritto delle calunnie di cui nella lettera precedente. Lo avvisa di quanto essa ha fatto per respingerle e confutarle; e tocca delle dichiarazioni del Cardinale di Fermo favorevoli a Genova ('). «454, 31 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XCV. La Signoria ringrazia il Cardinale di Fermo della dichiarazione sopra citata. 1451, 8 marzo (Arch. Gov. Reg. cit.) l>) Questo Cipriano De Mari trafficava in Iti uggia noi 1450; ma pare che poscia venisse arrestato nel territorio del Duca di Milano. Il perchè fra le lettere del citato Registro 18 ve ne ha pur una della Signoria a Francesco Sforza, con cui si prega che voglia rilasciarlo. ( m ) DOCUMENTO XCVf. Ai mercanti, ai Re e al Duca sopra detti. Riscrive la Signoria por combattere le calunnie prementovate ed aggiunge una nuova dichiarazione favorevole del Cardinale di Sabina, il quale, greco di nazione o legato della Santa Sede in Oriente al tempo della caduta di Pera, ben conosce quanto i genovesi abbiano allora operato e sofferto. 4454, 23 marzo (Arcli. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO XCV1I. Il Doge di Genova, riceve a cambio una somma per Bruggia, in ragione di grossi 28 T/s P01- fiorino. 1456, 26 gennaio ( Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1456 ; num. 21 ) DOCUMENTO XCVIII. Filippo di Borgogna, concede a Valerano Signor di Vawrin, suo luogotenente nell’armata navale contro il Turco (’), ed a Giacomo de Ville, patente di rappresaglie contro i genovesi, fino alla concorrenza di 2400 scudi d’oro quanto al Vawrin e di 6000 ducati quanto al de Ville. E tali rappresaglie si consentono a cagiono dell’essersi i genovesi ricusati di far giustizia delle prede, le quali erano state fatto in Pera ed in Caffa su di una galeotta armata dal Vawrin e comandata dal de Villo ai danni dei turchi. 1458, 6 agosto (Atti, voi. VI, pag. 840) ,') Ved. nota a pag. 421. ( 429 ) DOCUMENTO XC1X. Lotterà della Signoria al Duca di Borgogna, ai Uè di Francia, di Sicilia ecc.-, por incitarli a mettere insieme un’armata contro il Turco; il quale, negli anni decorsi, tentò d’impadronirsi di Metellino, ma fu respinto dal Signore di quest’ isola non meno che dalle armi dei genovesi. Però l’uno è troppo debole e gli altri hanno patito troppe perdite. Ora l’Arcivescovo di quella terra è in viaggio, per sollecitare i sussidii del Papa e quelli dei Principi cristiani; e por ciò appunto la Repubblica lo raccomanda. 1459, 1.° marzo (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1158-G4; num. 23) DOCUMENTO C. Nell’anno 1458, in conseguenza di certe prede fatte ai danni degli inglesi di Bristol da Giuliano Gattilusio, parente dei Signori di Metellino, il fìe d’Inghilterra, ^ avea fatti 'arrestare tutti i genovesi dimoranti ne’ suoi Stati e confiscare le loro merci. Il Doge da canto suo, erasi adoperato a far rivocare questo severo comando, allegando essere il Gattilusio non genovese, ma greco ; però la scusa non venne ammessa, e così fu costituito in Genova un Oflkium Rerum Angliae, coll’incarico di provvedere intorno a siffatta emergenza. Ora l’Ufficio scrive a Bruggia, nominando suoi coadiutori all’uopo cinque mercanti gonovosi residenti in quella terra. 1459, 25 ottobre (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO CI. Essendosi conclusa una tregua fra i genovesi e l’Inghilterra, la Signoria scrive ai mercanti di Bruggia, rivocando l’ufficio commesso loro con la lettera precedente (’). « 1459, 6 ottobre \i\ ( Arch. Gov. Reg. cit. ) (') Nell'Archivio di sau Giorgio serbansi alcuni codici intitolati Dricuts Augi iac, i quali traggono appunto le loro origini da questa vertenza del 1458-59. ( 450 ) DOCUMENTO CII. La Signoria commette all’Ufficio mercantile di Bruggia, residente in Genova, di negoziare col Duca di Borgogna nuovi patti e convenzioni, e di premunirsi contro le rappresaglie da lui concedute al Signor di Vawrin ed a Giacomo de Ville ('). 1460, 12 febbraio (Atti, voi. VII, par. I, pag. 40) DOCUMENTO CHI. La Signoria medesima, sulle istanze dell’Ufficio prementovato, concede la im posizione di un nuovo balzello a favore della Masseria di Bruggia. 1460, 13 febbraio (Atti, voi. VII, par. I, pag. 41) DOCUMENTO C1V. La Signoria elegge Andrea di Benigassio, Antonio Bracelli, Boruele Grimaldi ed Alaone D’Oria, affinchè trattino dinanzi al Parlamento di Parigi la questione promossa dal Duca di Borgogna con le patenti di rappresaglie sopra citate. 1460, 13 febbraio (Atti, voi. VII, par. I, pag. 42) Rilevasi da essi come, per acquietare ogni vertenza, i genovesi siensi accomodati a pagare al Re d'Inghilterra seimila lire sterline, secondo aveano già praticato altra volta (1121) in simile circostanza (Ved. Docum. VII, pag. 390), nonché molte altre spese per la scarcerazione dei loro concittadini. Del pari in siffatta occasione, e per rimborsarsi di tali spese, venne imposto un nuovo diritto su tutte le mercanzie che doveano navigare per le acque d’Inghilterra e di Fiandra. Infine rilevasi dai detti codici come Giovanni Serra, del quale è cenno nel Rymer e nel Serra (voi. IV), sia stato spedito al re Enrico VI pel componimento della questione in discorso. (•) Ved. Docum. XCV1II, pag. 428. ( 451 ) DOCUMENTO CV. La Signoria, aderendo alla richiesta delle Autorità di Bruggia, elegge un Magistrato di quattro cittadini, perchè giudichi della nave di Napoleone Spinola, il quale avea catturate alcune merci di Gherardo Polwer e socii sopra un legno veneto comandato da Damiano Moro. 1460, 1.° ottobre (Atti, voi. VII, par. I, pag. 82) DOCUMENTO CVI. Agli Scabini e Consoli di Bruggia. Appena fu nota alla Signoria la querela che i detti Magistrati fecero a nome di Gherardo Polwer e socii, i quali si asserirono danneggiati per le prede commesse da Napoleone Spinola, questa costituì un Magistrato di piena fede e di tutta integrità, con incarico di far sommaria e spedita giustizia. Certo lo Spinola non ebbe in animo di oltraggiare la nazione fiamminga, la quale egli sa amica di Genova; ma sonvi questioni la cui dilucidazione esige un po’ di tempo. E siccome credesi che la nave di Napoleone sarà ben presto di ritornò, così anche il medesimo potrà essere interrogato; nò si mancherà di vigilare acciò non vi sieno tergiversazioni o cavilli ad inceppare il corso della giustizia. 1460, 3 ottobre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1460-61; num. 24) DOCUMENTO CVII. La Signoria acclude ai mercanti genovesi'di Bruggia la lettera precedente; commettendo loro di presentarla e di confermarne il contenuto. 1460, 4 ottobre (Arch. Gov. Reg. cit.) ( 452 ) DOCUMENTI CV1II-CIX. Napoleone Spinola avendo colla sua nave presa quella del veneto Damiano Moro colle merci che v’erano caricate, come sopra si è detto, Giovanni Barth e Gherardo Polwer, borghesi di Bruggia, ricorrono alla Signoria di Genova per averne restituzione; e per siffatta pratica costituiscono loro procuratore in Genova stessa Giovanni Buschet. La Repubblica elegge un Magistrato di genovesi, perchè informi e decida sommariamente; ed il Magistrato delega a sua volta Egidio Lomellino ed Jacopo D’Oria mercanti a Bruggia, perchè piglino visura dei libri di negozio dei querelanti, e li interroghino, anche con giuramento, per accertare se le merci erano veramente loro, o se al contrario, come pretende lo Spinola, erano catalane e perciò di buona preda. È notevole in questi documenti la sottigliezza dei capitoli che s’inviano dal Magistrato ai delegati, come base delle informazioni tendenti a scoprire se vi sia dolo o simulazione; a conoscere chi comperò le merci ed a qual nome, se al compratore doveano consegnarsi per conto proprio o per altrui risico, e col denaro di chi; perchè nel libro dello Scrivano (di bordo) non erano esse merci ricordate, ecc. Si avvertono inoltre i delegati avere il Buschet dichiarato che le merci del Polwer doveano essere consegnate in nome di costui a Raimondo Belengerio in Valenza; ma che il Polwer medesimo, trovandosi poscia in Ispagna libero da ogni timore, avea confessato come siffatte merci non erano punto sue, ma catalane. S’informino quindi chi sia questo Polwer, e qual fode meriti. Per ultimo si trasmette ai delegati una copia del processo già fatto in Genova per loro norma; e si raccomanda di trasmettere alla Signoria tutte le carte dell’inchiesta autenticate dalla firma e dal sigillo dei delegati. Elenco delle merci spettanti al Barth ed al Polwer, allegato alla lettera prece- 1461, 7 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit. num. 23) DOCUMENTO CX. dente. 1461, 7 gennaio (Arch. Gov. Reg. cit.) 4 Tonellum unum sub numero v. Item cestas duas sub numero xxn et xx ii Item tunexellum unum sub numero vi. ( 453 ) In tonello nurn. v. xvn milia et certa centenaria calamariorum pro scribendo. In cesta sub numero xx.i duodene vigintiquinque birretorum simplorum diucrsorum colorum et sortium. Item duod.-na una sedilium d. tapessaria. Item duodena una telarum depictarum. Item nouem milia calamariorum. Item ducdene sex et libre sex fili. Item duodene nouem eiusdem fili. Item in cesta numero xxm duodene decem et nouem birretorum duplicium et libre certe fili. Item libre quadraginta retarum porcinarum. Item in dicto tonello sub numero vi duodene forcipum minorum. Item duodene quatuor forcipum maiorum. Item duodene triginta sex forcipum minorum. Item alie duodene triginta sex aliarum forcipum minorum. Item duodene quinque forcipum maiorum. Item alie duodene decem et octo forcipum pro utendo in computatoriis mercatorum. DOCUMENTO CXI. La Signoria facendo seguito alla pratica di cui sopra, avverte i Consoli ed i mercanti genovesi di Bruggia, che il Magistrato pronunciò quanto al Barth una sentenza sommaria, per la revisione della quale il Buschet ha ricorso alla Signoria medesima. Ma questa non ha potuto che approvarla, tanto più clic, secondo lo Statuto, non si fa luogo ad appello in cause giudicate da delegati, allorché fra essi (come è appunto il caso presente) non vi ha aJcun giurisperito. Rispetto al Polwer, il Magistrato, non vedendo ben chiara la cosa, ordinò da una parte allo Spinola che dovesse prestar cauzione di presentare ad ogni richiesta le merci od il loro ammontare; dall’altro mandò al Polwer di produrre tutte le sue ragioni entro il termine di un anno. 1161, 6 maggio r (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO CXII. La Signoria rimette all’Ufficio di Moneta il provvedere sulla domanda della Ditta Grimaldi-Spinola, residente in Bruggia; la quale chiedeva di essere autorizzata a continuare nelle sue operazioni, malgrado l’assenza di Girolamo Spinola altro de’ suoi direttori. 1461, l.° settembre (Atti, voi. VII, par. I, pag. 127) ( ) DOCUMENTO CXIII. Transazione seguita, a mediazione dei Consoli dei mercanti di lìruggia, Ira il Signore di Wawrin ed alcuni negozianti genovesi; per cui, mercè pagamento di 660 scudi d’oro di Fiandra, del peso di 49 grossi ciascuno, si dichiarano cessate le rappresaglie. 1462, 7 giugno (Atti, voi. VII, par. I, pag. 151) DOCUMENTI CXIV-CXIX. Sei lettere dell’ufficio d’Inghilterra, costituito in Genova, ad Ambrogio Spinola, Nicolò ed Jacopo D’Oria mercanti in lìruggia ('). L’Ufficio precitato, col mezzo dei suddetti, trasmette ai negozianti genovesi in Londra le sue istruzioni, circa la composizione che esso desidera concludere col re Edoardo IV (22 aprile 1465). Si duole in seguito perchè tale composizione sia ben lungi dall’essere conclusa, ma non cessa di sollecitarla (10 luglio). Si rallegra in seguito per le notizie ricevute, che la fanno sperare; acclude una fede di credito (litteras fidei) di 500 lire sterline da pagarsi agli inglesi a titolo di malleveria dell’ osservanza del contratto ; e soggiunge che se è mestieri di maggior somma, quei negozianti d’Inghilterra si obblighino pure a sborsarla, purché il trattato non patisca ritardo (12 ottobre). Accusa ricevuta di lettere dello Spinola e d’Jacopo D’Oria i quali davan notizia come il trattato medesimo fosse stato firmato (3 gennaio 1466); e per ultimo li ringrazia delle diligenze e della prudenza da essi adoperate per la felice soluzione di questa pratica (15 aprile). 1465 — 1466 (Arch. di san Giorgio: Liber damnificatcrum in Regno Angl ae ano. 1463, car. 13, 16, 18, 71, 25, 30) (*) Ved. nota a pag. 429. ( 435 ) DOCUMENTO CXX. A petizione di alcuni genovesi danneggiati dalle rappresaglie del Signor di Vawrin, la Signoria, e gli Uflìcii di Moneta e di San Giorgio, raunati a consiglio con grande numero di cittadini, deliberano che sia da interessare il Duca di Borgogna perchò provvegga onde tanti mali non sieno lasciati senza qualche rimedio. UGG, 1G maggio (Ardi. Gov. Cod. Diversor. Communis Januae, ann. 146G-1468) t MCCCCLXVI die XVI mali. Conuocatis ad conspectum magnifici et illustris domini ducalis in ianua locumtenentis et gubernatoris, et magnifici consilii dominornm antia-norum. spectabilibus officiis monete et sancti georgii aliisque ciuibus numero fere ducentis, et facta propositione per hec verba : Segnoi. Alchuni de nostri citain li que dixen essere staeti damnificai da monsegnor de vauerin de non pocha summa de dinè. per virtute de certe reprexaglie altra volta a elio concesse per lo illustrissimo ducha de borgogna, han depozo una supplicatione dauanti lo illustre gouernao nostro e questi magnifici antiain. la quale ve sarà lezua. et però che la requesta de li dicti dannifichè e parsua a essi illustre gouernao et antiain chi sia de importantia e chi merita de essere ben consegià. per questo ve han faeto demanda chi asochè inteizo la dieta supplication e considerao ben ogni cossa o possai consegià e deliberà quello ve par se liabia a fare sum la dieta requesta. Lo tenor de la dieta supplication e questo: Illustri domino ducali locumtenenti ac gubernatori ac magnifico consilio dominorum antianorum reuerenter exponitur et supplicatur pro parte francisci de leuanto. dominici spinule qm. georgii. iacobi iustiniani qm. domini iacobi et brancaleonis de auria nomine suo et nomine ac vice aliorum damnificatorum. causa et occasione reprensaliarum per illustrem dominum ducem burgundie magnifico domino de vauerino concessarum. (|uia? ut notorium est sine aliquo eorum facto vel culpa occasione dictarum rfprexaliarum eidem domino de vauerino concessarum fuerunt capte res et bona ipsorum supplicantium, et dampnificati sunt in valorem scutorum auri nouem milium quingentorum et plurium vere sortis, non comprehensis ceteris damnis ab eo tempore citra eisdem subsecutis, et quamquam huiusmodi onus tanquam publicum ah omnibus et publice ( 450 ) debeat supportari, presertim cum dicte repvexalie concesse fuerint ob pretensas iniurias et damna eidem domino de vauerino illatas et illata per magistratus reipublice ianuensis et incliti communis ianue. quamuis etiam in similibus et longe fortioribus casibus solita sit communitas ianue prouidere damna passis ut notorium est. et multa huiusmodi exemplo in medium afferri possent si expediret, tamen hactenus ipsi supplicantes damna passi nullam restaurationem seu prouisionem habuerunt, quam petere non ellegerunt attentis magnis oneribus quibus respublica implicata esse videbatur, volentes potius reipublice quam sibi ipsis compati, nunc vero ex quo hoc felici tempore status illustrissimi principis nostri iam omnia pacata esse videantur non est debitum nec honestum quod ipsi in specie supportent onera que ab uniuersis et in communi supportari debent, notum quippè est quam necessarium sit non solum utile commercium et frequentatio mercature in partibus flandrie et ceteris partibus illustrissimi domini ducis burgundie. quod quidem commercium erat omnino interdictum, nec de cetero poterat frequentari per ianuenses ipsi» reprexaliis durantibus, et presertim quia ipse dominus de vauerino non solum reprexaliis iam concessis contentus erat, sed ymo alias iam quasi obtinuerat vel erat in procintu obtinend i de ducatis viginti milibus ob damna et incomoda que sibi illata fuisse pretendebat per magistratus in caffam per excelsum commune ianue constitutos, ymo quod plus est non solum in terris illustrissimi domin i ducis burgundie obtinuerat reprexalias sed etiam obtinuerat, vel erat in procintu obtinendi in tota patria serenissimi regis francorum. et sic tota gallia hoc modo fuisset nationi nostre interdicta, et hec intelligens alias illustris tunc dux et magnificum consilium dominorum antianorum constituerunt officium specifice ad hanc causam componendam nonnullorum clarorum ciuium qui mandauerunt manfredo spinule tunc ituro ad partes illas ut omnino hanc causam componere studeret, et de publico usque ad non leuem summam satisfaceret ipsi domino de vauerino. quod tamen illo pretio efficere non potuit ipse quondam manfredus. que omnia nunc cessant et composita sunt ex pecuniis rebus et bonis ipsorum supplicantium, unde illustrissimi et magnifici domini cum non deceat onera publica per priuatas personas supportari, supplicant et requirunt indempnitati eorum prouideri adhiberique talem prouisionem et remedium ut ipsi supplicantes indempnes conseruentur et eis satisfiat vel per vim reprexaliarum concedendarum contra subiectos ipsius illustrissimi domini ducis burgundie. que nec iure nec honestate eis possunt negari, vel aliter prout de iure honestate bona consuetudine et in omni bene composita republica fieri debet, in quo se commendant dominationibus vestris quas conseruet altissimi! s. ( 437 ) Vir nobilis marchus de auria qm. oberti iussus suam sententiam dicere per hec ve ba loquutus est. post multas eius excusationes quod de re hec non satis esset instructus, posse satis mirari de his que gesta sunt pro reprexaliis aduersus nostram nationem concessis, cum putasset nos meritos esse laudem potius quam iacturam. quia domino vauerini in locis nostris omnis amicitie ac beniuolentie singularis officium videri posset ostensum, verum cum hic casus iam multis fere annis accidisset mercatorum nostrorum diligentia aliquando factum extitisse ne pro huiusmodi reprexaliis ullam molestiam haberemus, nunc vero vel negligentia aut alia causa ad deteriora fuisse prolapsum, damnificatis compatiendum fore et quantum fieri possit cogitandum ut rei sue aliquo remedio succurratur. propterea quod cum princeps ille prudentissima sit ac honestus et rebus nostris affectus iudicio suo impetrari ab eo facile possent cuncta que sint honesta, accedente maxime coni unctione illustrissimorum principum nostrorum cum excellentia sua. quorum opera simul cum nostra prodesse plurimum poterit, et ob id suam sententiam fore dandam esse operam et instandum apud eum principem, intercedentibus etiam nostris principibus, ac querendum ut remedium aliquod rei huic pre-beatur. quod si votis nostris succedet prout ipse sperabat sufficere posse damnificatis, si vero non prout aliter res successerit, nouo consilio rei huic occurri et prouideri semper posse, que sententia cum approbassent illam voces octoginta, que fuit maior pars conuocatorum inter discordantes. habita est pro decreta. DOCUMENTO CXXI. Al Duca di Borgogna, ecc. Dopo lunghe liti fra Andrea Italiano e socii (’) con alcuni mercanti maiorchini e catalani, per la preda di una nave di Maiorca, uscì in Bruggia una sentenza contro dei genovesi, da cui s’introdusse appello al Parlamento di Parigi. Però la Signoria, considerando che la clemenza del Duca sarà altrettanto equa, persuase a’ genovesi di ritirare l’appello e ricorrere a lui. Difatti la sentenza riserva la questione se siavi o no stata pace o tregua fra Genova e Catalogna al tempo della preda fatta dall’italiano e compagni; ma la verità è che allora non vi fu, e nemmeno al dì d’oggi vi ha tregua di simil fatta. Aveala bensì tentata il Duca Francesco Sforza di Milano, or (■) Andrea Italiano e Clemente Ghizolfl, nominati nella successiva lettera del 7 agosto (Docum. CXXVII, pag. 439). 30 ( 458 ) trapassato, ma senza il consentimento de’ genovesi; ud egli stesso riconobbe poi come avessero ragione ili non accedervi, secondo lo attestano anche le accluse lettere del successore di lui. 1467, 8 mangio ^Arch. Gov. Reg. Litterarum Communis ann. 1467-74 ; num. 26) DOCUMENTO CXXII. Ai mercanti genovesi in Bruggia. Si acclude la lettera precedente con incarico di presentarla al Duca, e di scrivere a Genova dopo che l’avranno rimessa. 1467, 11 maggio (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO CXXIII. La Signoria piglia contezza di una supplica nuovamente indirizzatale da Francesco di Levanto, Domenico Spinola, Jacopo Giustiniano, Brancaleone D’ Oria e socii, danneggiati dalle rappresaglie commesse dal Signore di Wawrin. Dicesi in questa petizione « che altra volta fo depoxo etiam quasi simile supplica-tiun per elli ('), de la quale fo facto consegio grande e deliberao de scri-uere a quello Illustrissimo Signore (il Duca di Borgogna); la qual cosa non se facta, però che quelli mercanti dixeno questo non essere lo so rimedio ; ymo dixeno aora che chi scriuesse tali lettere a quello Segnò, poreano indurre altri dexordini, però che quello Signore ne prcnderea disdegno. E de nouo presentano una lettera la quale quello Segnò scriue qui, . . . perchè . . . intexo quello che scriue quello Segnò a chi se conuiene rispondere, Voi possè meglio conseglià in questa materia » (’). 1467, 14 maggio $ (Arch. Gov. Cod. Div. Communis Janue, ann. 1467-68) (') Ved. Docum. CXX, pag. 435. (*) Manca a questo punto un foglio nel Codice; e però il seguito della pralica ci rimane sconosciuto. ( 439 ) DOCUMENTO CXXIY. Ai mercanli suddetti. La Signoria notifica loro una nuova conferma del decreto concernente l’obbligo alle navi di toccare il porto di Genova (f). 14fj7, 7 luglio * (Arch. Gov. Reg. cit. num. 26) DOCUMENTI CXXY-CXXVI. I Protettori delle Compere di san Giorgio fanno tratta di mille fiorini sopra Alessandro Negrone in Bruggia, in ragione di grossi 31 ’/s per ogni fiorino. Altra dei medesimi per fiorini 600, alla stessa ragione, su Lazzaro Lomellino del pari in Bruggia. 1467, 31 lujjìiò (Arch. di san Giorgio. Cod. Negot. gest. ann. 1464-67, car. 118) DOCUMENTO CXXVII. Al Duca di Borgogna, ecc. Andrea Italiano e socii lagnaronsi frequente di dover continuare con gravi spese la lunga lite coi maiorchini e catalani, senza che venga fatta loro quella giustizia che meritano gli amichevoli rapporti esistenti fra Genova e le Fiandre. La Signoria perciò spedisce Giovanni Molasana ambasciatore al detto Duca, con incarico di raccomandare la pratica ai Magistrati e di ottenere soddisfazione. 1467, 7 agosto ' (Arch. Gov. Reg. cit. num. 26) \> (i) Ved. i Docum., X, XVII e XXV pag. 392, 394 e 397. ( 440 ) DOCUMENTO CXXVIIf. Carlo il Temerario, nuovo Duca di Borgogna, conferma ai genovesi tutti i privilegi loro conceduti da’suoi antecessori; ed altri ne aggiunge. 1468, marzo. (Codice citato del R. Archivio di Bruxelles, fol. 8) Charles par la grace de dieu due de bourgoingne de lothier de bra-bant etc. 'conte de flandres etc. Scauoir faisons à tous présens et à venir que comme sa piéchè (?) à la requeste et poursuyte d’aucuns marchans de la nacion de gennes. lors résidens en nostre ville de bruges. tant pour eulx comme pour et ou nom de tous les aultres d’ieelle nacion de gennes. feu de très-noble mémoire nostre très-chier seigneur et a'yeul le due ielian. cui dieu pardoint. pour le bien et utilité de la marchandise etc. eust par ses lettres pattentes etc. données en nostre ville de gand. le premier iour d’octobre, l’an mil quatre cens et xim ('). octroyé et consenty ausdiz de la nacion certains poins et articles fran-chis.es et priuiléges contenuz en icelles lettres. lesquelz poins articles et priuiléges. depuiz le decès de nostredit feu seigneur et ayeul. eussent par feu nostre très-chier seigneur et pére, que dieu absoille. et par ses lettres patentes données en nostre ville de gand le pénultime jour de mars l an mil quatre cens vingt et ung ensuyant. esté confermez. et depuiz par autres ses lettres patentes données en icelle nostre ville de gand le xxm jour de juing l’an mil quatre cens trentequatre. ou sont insérées de mot à aultre lesdictz lettres de confirmation. et aussy celles de nostredit feu seigneur et ayeul. en partye. du consentement desdis marchans modérez et corrigiez selon le contenu des premiers priuiléges jusque à la fln disant : Escript en ladicte chambre des comptes les xxini jour et an mil cccc xxxnn dessusdiz. et signé: Aubert. des-quelles priuiléges et franchises ainsy par nostredit feu seigneur et ayeul octroyez ausdiz de la nacion de gennes. et par nostredit feu seigneur et pére confermez et modérez. comme dit est. icelluy nostre feu seigneur et pére eust. par aultres ses lettres patentes, données en nostre _ ville de bruxelles. le xvm jour de décembre l’an mil cccc cincquante-neuf. pour certaines causes et considérations à ce le mouuans. octroyé et consenty à iceulx de la nacion de gennes pouoir joyr et user paisi- (>) Ved. Docum. XXXII,- pag. 399. ( 441 ) blement jusques fi sou boa plaisir. tant par mer comme par terre, en et par tout noz pays et seigneuries. tout ainsi ét par la forme et manière quilz auoient fait auparauant. soubz certaines conditions plus à plain contenues et spécitìées èsdictes lettres de nostre- auantdict feu seigneur et pére, dont aussy la teneur est telle. Philippe par la gràce de dieu due de bourgoingne etc. Et ce nonob-stant. pour ce que la communaulté et nacion de gennes a prins ou peut prendre et eslire ung autre seigneur. soubz cui ceux de ladicte nacion de gennes se doibuent tenir. et ne sceuent les dessusdiz marchaus patrons maronniers de caracques et aultres d’icelle nation comment il se vouldra et veult t'enir et auoir enuers nous et ledit seigneur que ladicte communaulté de gennes a prins ou pourra prendre ( ). pour le temps a venir, ce que dieu ne vueille. ilz puissent estre ramoindriz en leursdiz priuiléges et franchises octroyez par nostredit seigneur et pére et par nous depuis confermez comme dit est. ce que leur torneroit. se ainsy auenoit. à tres-grand grief et dommaige. si comme ilz dient. en nous requerrant sur ce les pourueoir. sauoir faisonz que nous inclinans à leurdicte supplication etc. auons pour nous noz hoirs et successeurs. à iceulx marchans de ladicte nation accordò et consenty. accordons et consentons par ces présentes qu’ilz puissent. et chascun d’eulx. joyr et user plainement et paisiblement. en et par tous noz pays et seigneuries. tant par mer que par terre, de tous lest priuiléges et franchises par nostredit feu seigneur et pére à eulx octroyez et par nous confermez. comme dit est. tout ainsy et par la forme et manière qu’ilz ont faict par cy-deuant. tant et si longuement quii nous_ plaira. non obstant que par ledit seigneur que ladicte communaulté de gennes a prins. ou quelque autre seigneur que icelle communaulté pourra prendre et eslire pour le temps à venir, guerre se sousdesist entre nous. noz hoirs et successeurs d'une part et ledit seigneur prins et esleu ou à prendre et eslire en temps à venir par ladicte communaulté d’autre. ouquel cas nous pourrons. se bon nous semble. rappeller et reuocquer cestes. et après nostre rappel d icelles iceulx marchans patrons maronniers de caraques et autres de ladicte nation de gennes exposans auront liuyit mois'd'induce et respit. à compter du jour de la publica-tion de nostredit rappel. laquelle publicacion nous voulons estre faicte et signiffiée se ainsi aduient. au conseil et aux marchans de ladicte nation résidens en nostredicte. ville, de Hruges: pour pendant icelluy Nel 1-150 la Repubblica di Genova era caduta sotto il dominio del re Carlo VII di Francia. < m ) temps négocier et faire leurdiz besoingnés. ainsy que bon leur seniblera. aussy recouurer leurs debtes de leurs debteurs. et vuydier noz pays et seigneuries sauuement et seurement. touteuoies par le contenu en cestes rous n'entendons aacunement ostre préjuditié à l’action tei le que pouons auoir et que pretendons è l’encontre desdiz de gennes. à cause de nostre nant ou autres actions. se aucuns auons de présent raison-nable à l’encontre d’eulx. ne aussy à leurs deffenses. au contraire etc. Donné en nostre ville de bruxelles. le xvm jour de décembré l’an de gràce mil cccc cinquaute-neuf.. ainsy signé: Par monseigneur le due. Piniltt. Nous etìsuiuant le bon propos et voulenté de nosdiz feuz seigneur ayeul et pére, désirans le bien et l’entretenement de la marebandise en nosdiz pays. à iceulx- de gennes auons loué gréé conferme ratiffié et approuué. louons gréons ratiffions et approuuons par la teneur de cestes. pour en joyr et user, en la forme et manière que octroyé leur a esté par nostredit feu seigneur et pére, selon la teneur de sesdictes lettres de modération et correction etc. sauf en tant qu’il touche le quatriesme article desdictes anciens priuiléges faisant mencion des por-taiges. dont iceulx de gennes useront et seront tenuz de user d’ores en auant selon et au cas. suyuant certaine sentence .sur ce donnée et rendue en nostre ville de hesdin par nostredit feu seigneur et pére, le cinquiesme jour de nouembre l’an mil cccc quarante-ung. En oultre auons. à la requeste que dessus. et en ampliant lesdiz priuiléges de nostredicte auctorité et gràce espécial. par l’aduis et délibé-racion de nostredit conseil. octroyé consenty et accordé à ceulx de gennes par cesdictes lettres les choses poins et articles qui s’ensuiuent. I. C’est assauoir que se. par fortune de tempeste ou autrement. il auenoit que leurs maronniers feussent constrains de getter oultre bort en mer partie de leurs marchandises hors de leurs carracques nauires ou galées. et que ice les marchandises arriuassent à terre à quelque couste de noz pays terres et seigneuries que ce feust ou soit. en ce cas les mesmes géneuois puissent et pourront mettre main à leursdictes marchandises franchement. sans pour ce encourir en aucune amende enuers nous ou noz offitiers. et semblablement que ilz les puissent et pourront mesmes peschier et faire peschier partout sur nostre stroom de tous nosdiz pays terres et segneuries. et se par autres que par eulx on leurs gens leursdictes marchandises feussent ou estoient peschéez. nous voulons que telz pescheurs soient et seront tenuz. et se mestier est constrains. de les leur rendre moyennant refusion de * ( 443 ) leur labours et salaires raisonnables à l’ordonnance des loys où ce sera aduenu. II. Item voulons et consentons que se en aucunes des nauires desdiz de la nacion de gennes. feussent carracques galées ou aultres vaisseaulx. iceulx de gennes eussent aucun esclauons à eulx appartenans qui s’en feussent fuyz et ralongiez d’eulx. ou autrement partiz de leursdictes carracques gaìées ou nauires. en ce cas les patrons maistres gouuer-neurs ou maronniers puissent iceulx esclaues. par noz offitiers des lieux où ilz seront trouuez. faire prendre et arrester. quelque part que ce soit hors lieu sainct. et les ramener en leursdictes carracques galées ou autres nauires lyez chaynez ou ■ autrement à leur plaisir. et illec lés retenir et garder. comme bon leur semblera. saus mesprendre ne estre calengiez ou molestez à ceste cause en aucune manière, saùf que se débat se mouuait sur ce entre lesdictes esclaues et lesdiz de la nacion de gennes. ou contraire, la congnoissance en demolirà à nos offitiers et loix illecq. III. Item et se ceulx de ladicte nacion de gennes. ou aucuns d’eulx. eussent ou auoient aucunes marchandises chargées sur autres nauires et d’autre nation que de celle dudit gennes. et que par fortune de nauf-fraige ou aultrement feust forcé de les getter oultre bort en mer. et après arriuassent à terre, ou feussent peschées soubz nous. en ce cas ilz pourront pareillement mectre main à icelles leurs marchandises. et seront noz officiers et subjectz qu’il appartiendra tenuz de les déliurer. sy auant que lesdiz de gennes feront deument apparoir par leur mar-ques ou aultrement lesdictes marchandises leur appartenir. en payant aussy par eulx toutesuoies aux pescheurs qui les auront sauuées et re-cueillies leur paines et salaires raisonnables telz et à Fordonnance que dessus est déclairé. IIII. Item et se cy-après il auenoit que question se meust par-deuant les bourgemaistres escheuins et conseil de nostredicte ville de bruges pour debte ou autre chose ciuile. soit en demandant ou en deffendant. qui touchast ou peult touchier aucuns marchans de ladicte nacion de gennes. lesdiz de la loy. parties oyes. s’il leur appert deuement de ladicte debte ou demande. seront tenuz de incontinent eU sans plus de délav condempner ledit deffendeur à payer icelle debte audit demandeur. par ve tu de laquelle condempnation icelluy demandeur pourra. toutés et quantesfois que bon luy semblera. faire arrester sa partìe condempnée pour le fournissement de sa sentence et condempnacion. et ne sei% en tei cas le deffendeur receu par procureur. V. Item se aucun marchant de ladicte nacion de gennes faisoit ou eom-mectoit aulcun délict- digne de punition criminelle dedens nostredicte ♦ ( iU ) ville de Bruges, ou les fins et mettes de l’escheuinaige d'icelle. lesdiz de la loy ne pourront pour ce proceder contre ledit marcliant délinquant. ne à l’arrest ou détencion de sa personne. sans premièrement en aduertir les consuls et aucuns marchans d icelle nation. affiti qu'il leur appère dudit crime et delict. et que ilz puissent faire ou bai 11 ier excusations et deffenses au contraire pour ledit délinquant. sé bon leur semble. ou-quel cas lesdiz consul et marchans seront tenuz de respondre, pour icelluy délinquant et de l’amende ciuile en quoy il seroit ou pourroit estre eneouru à cause de son délict enuers nous et partie. excepte/, toutesuoies de cas dignes de paine capitai. "VI. Item voulons consentons et ordonnons que se cy-après aucun. de quelque estat nation ou condition qu’il soit. se oblige pour fait de marchandise ou autrement enuers autruy à luy payer la chose recon-gneue en deniers comptans. ou à certain jour. par cédule escripte de sa main ou signée de son seing manuel ou séellée de son séel ou signet priué ou autre autenticque. en ce cas l’obligié ne pourra et ne sera receu par son serment à dényer ladicte debte si auant le créancier fera deuement apparoir que ladicte cédule obligatoire aura esté ou sera superscripte ou subscripte de la main de celluy qui aura recongneu ladicte debte. ou signée de son seing manuel ou de son séel ou d’autre signet approuué par tesmoings dignes de foy ou aultrement souffisament. a quoy icelluy créditeur sera receu. lesquelles cédules obbligatoires ainsy congneues ou approuuées par-deuant lesdiz de la loy de nostredicte ville de bruges. iceulx de la loy pourront sur icelle procèder par pandinghes au prouffit dudit créancier. tout ainsy que ce telles lettres eussent dès le commencement esté ou estoient escheuinales ou autenticques. VII. Item et s'il auenoit que soubz umbre dune informacion ou enqueste. vulgairement appelleé en thiois kuergerechte. aucun marchant de ladicte nacion estoit injustement et à tort calengié et condempné en au-cune paine ou amende pécuniaire. et que de son innocence il puisse faire deuement apparoir aux escheuins de nostredicte ville, posé que ladicte paine ou amende fust payée. elle luy sera rendue. et ceulx qui l’auront aincy à tort accusé punis par justice publiquement selon l’exigence du cas. Vili. Item et au regard des keures et statuz des halles d’especeries de nostred cte ville de bruges. quant aux biens meulliez. voulons et ordonnons que toutes et quantesfois que aucun marchant de ladicte nacion de jennes amenra en icelle nostre ville de bruges aucunes espices eu autres marchandises concernans lesdictes halles d’espiceries moillées 'de la mer ou aultrement. en tei estat que sans réparation elles ne se puissent garder. en ce cas ledit marchant pourra vendre lesdictes mar- ( 445 ) chaudises telles qu’elles sont à cui que bon luy semblera. soit bour-geois ou non bourgeois de nostredicte ville, sans les autrement cher-chier ou deffardeler. pourueu toutesvoyes que. s'il les vend à aucun non bourgeois. le bourgeois de nostredicte ville les pourra recouurer pour le pris du marchiet fait. et ce avant la déliurance desdictes marchandises. et peur cognoistre oudit cas dudit pris et autres choses qui en deppendent. incontinent le marchiò conclu. le vendeur sera tenu de le signiflìer du moins à deux bourgeois de nostredicte ville de bonne fame et renommée qui se meslent de la négociation et marchandise desdictes lialles d’espe-ceries. lesquelz seront tenuz de luy respondre de sesdictes marchandises en dedens six heures de jour prochainement après ensuiant. sur paine de perdre à toujours le bénétìce de ladicte recouurance. et se le marchant qui aura manchandises en tei estat que dit est demande licence au doyen peur les nettoyer et mettre à poin en la présence des tesmoings dignes de foy. et ledit doyen. veues par luy ou non veues lesdictes marchandises. ne lui veult octroyer ladicte licence. ledit marchant pourra prendre trois bourgeois notables. eulx cognoissans en telles marchandises. et se ilz ou la pluspart d’eulx jugent que icelles marchandises ayent besoing de réparation. en ce cas ledict marchant pourra incontinent les réparer. sans les pouoir remectre en ses nefz et vaisseaulx jusquez à ce que ledit doien. ou en son refus et deffault. comme dit est. lesdiz tròis bourgeois. ou la pluspart d'eulx. luy aura donne congié de ce faire. et affin que les choses dessusdictes contenues en ce présent article soient ipieulx obseruées et entretenues en temps à venir, nous voulons que en signe de perpétuelle mémoire elles soient expfessément escriptes spécifiés et déclairées en la chartre des status et keures desdictes halles. et est à entendre que semblablement sera et doibt estre fait et usé d'ores en auant au regard de toutes autres denrées et marchandises concernans et deppendans desdictes halles d’especeries. VIIII. Item auons de nostre plus ampia gràce ottroyé consenty et accordé. et par cesdictes presentes consentons et a^cordons ausdiz de la nacion de gennes que des priuilegés franchises et libertez. ensemble de tous les poins et articles dessusdiz et de chascun d’eulx. ilz pourront d'ores en auant jovr et user plainement et paisiblement en et par tout noz pays et duchiez de bourgoingne et de brabant. pays et contez de hollande zélande et frise. et générallement en tous noz aultres pays. villes terres et seigneuries. tout ainsy et par la .forme et manière qu’ilz ont fait par cy deuant. peuent et pourront faire en nostredit pays et conte de flandres. moyennant et parmy ce toutesuoies que iceulx de gennes tiéndront leur estaple et feront leur residence en nostredicte ville de bruges et non aillieurs en nosdiz pays et seigneuries. ( 446 ) X. Et s'il aduenoit que pour guerres qui se mouuroient entrò nous et lesdiz dé gennes. ou pour aultre cause raisonnable touchant nostre faiet ou de noz pays et subgectz. nous ou nosdiz successeurs vueillons rap-peller ledit octroy accordò ausdiz de la nation de gennes- en ce cas •iceulx de ladicte nacion auront jour et terme de dix-huyt mois de partir de nosdiz pays. et faire conduyre hors d'iceulx noz pays Jeurs biens et marchandises sauuement et seurement. aprés ce que de par nous leur aura estè signiffié audit bruges nostredit rappel. XI. Item voulons et ordonnons que en autres clioses lesdiz marchans de la nacion de gennes seront tenuz de garder et obseruer et entre-tenir les ovdonnances status et keurs desdictes halles et des offìciers de nostredicte ville et de y obtempérer. et aussy de obéyr et eulx rigler conduire et gouuerner en l'exercice et communication de leurs marchandises en nostredicte ville, selon les autres ordonnances et keures d’icelle sur ce faictes. sans faire ou aller au contraire en aucune maniere. Donné en nostre chastel de hesdin ou mois de- mars 1’ an de grace mil quatre cens soixant et huyt. Ainsy signé: Par Monseigneur le Due J. Gros. DOCUMENTO CXXIX. Al Duca di Borgogna. Dice la Signoria come l’amicizia di Genova verso di lui siasi dimostrata costante, e come molti vantaggi abbiano ritratto suoi i popoli dal commercio coi genovesi. Desiderando ora che ciò continui, si notifica ad esso Duca il caso d’Jacopo D’Oria e Rainaldo Saivago, i quali seguitando nelle Fiandre i traffici de’ loro maggiori, comprarono una gran quantità d’allume dalle allumiere napoletane, per rivenderlo costi. Frattanto uscì un decreto del Duca, con cui si proibiva la introduzione ne’ suoi Stati d’altro allume che quello non fosse delle allumiere del Papa; e però la mercanzia de’ genovesi condotta sulla nave di Andrea Italiano, e sbarcata in Aledenburgo, cadde sotto sequestro, rimanendo affidata alla custodia di Giovanni Agostino D’Oria. Tuttavia il Duca non può avere avuta intenzione di colpire le merci che già èrano in cammino; e cosi è pregato perchè voglia ordinare che le suddette sieno restituite e lasciate esporre in vendita. In tal modo si aumenterà ognor più il commercio reciproco, e ne continuerà quella libertà la quale più che ogni altra cosa ridonda alla gloria del Principe. 1471, l ì giugno (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1461-84; num. 25) < ( W ) DOCUMENTO GXXX. Ai mercanti genovesi in Bruggia. La Signoria notifica loro come le vettovaglie siensi elevate in Genova a carissimo prezzo, e come per ciò si corrano gravi pericoli. Il perché, sebbene i cittadini sieno sempre disposti a favorire la patria, si venne nella deliberazione di emanare il decreto che loro si acclude; in forza di cui è ordinato a tutti i patroni, nocchieri e possessori di frumento genovesi, dimoranti all’estero, di trasmetterlo a Genova, con promessa della indennità che, oltre il prezzo, potesse loro competere, per commissione perduta o per diversa destinazione anteriormente pattuita. Si conformino perciò i detti mercanti a siffatto decreto; e scrivano il risultato delle disposizioni che avranno prese.a conseguirne l’effetto. « 1Ì73, 31 ottobre (Arch. Gov. Reg. cit.) a. & DOCUMENTO CXXXI. Ai mercanti genovesi in Bruggia, circa i compensi tuttavia-dovuti ai danneggiati dalle rappresaglie del Signore di Vawrin. I il i, 13 gennaio (Arch. Gov. Reg cit.) Guido et consilium, nobilibus et egregiis viris massario et mercatoribus ianuensibus tam presentibus quam futuris in Brugiis residentibus nobis carissimis. Scimus vos non ignorare nobiles et egregii viri nobis carissimi, litteras predecessorum nostrorum cum introcluso in eis exemplo I ne concilii vocatorum, et declarationes super inde facte.circa solutionem via drictus et redditum massarie illius que fieri deb t damnificatis a domino vauerino cui per illustrissimum dominum ducem burgundie reprehen-salie concesse fuerunt vobis alias redditas fuisse quas cum obseruare ifeglex ritis et id nobis constiterit per publicum documentum istic confectum manu andriani de hossicho notarii in quo mentio fit et de requisitione procuratoris ipsorum damniiicatorum vobis in pro- ( 448 ) dictis facta deque eXinde de responsione vestra, ob id iterum coram nobis damnificati jpsi comparuerunt petentes rei sue remedium dari ne soli pro omnibus ianuensibus tanto damno et incomodo afficiantur, nos enim vocari ad nos iussimus nobiles viros egidium lomellinum ambrosium spinulam et iacobum de 'auria. quorum oppositione intellccta ac visis litteris sententia et declaratione predictis. pertinere ad nos visum fuit illas comprobare et ratificare, sicque fecimus, quamobrem enixe committimus vobis ut mox his nostris acceptis litteris litteras sententiam et declarationem predictas quarum exemplum his annexum mittimus obseruetis et obseruari inconcusse faciatis, et in omnibus et per omnia prout in ipsis legitur et continetur, ncn obstantibus oppositionibus et contradictionibus superinde factis, et sub penis in cis contentis, quas in oasu contrafactionis exigi omnino mandabimus. Janue die xm ianuarii (m cccc lxxiiii ) DOCUMENTO CXXXII. Istruzioni della Signoria a Filippo Lomellino, che si reca presso il Duca di Mi-lano, signore di Genova, ad esporgli « lo caxo della presa delle galeacie de Re Ferrando (') che veniuano de ponente, da Colombo (2) capitando dell’ar-mada de la Maestà de Re de Franza, in le quali era robba de nostri zenoesi de grande valsuda, oltre quella chi se gli era asse'gurada d’altre nationi ». In seguito il Lomellino dovrà trasferirsi presso Luigi Xf, per ottenere la restituzione d’ ogni cosa. « E perchè questa materia bisogna, come voi intendeti, de diverse expense, e hanno molti auisi che non hauemo noi, ne pare se possa meggio consegiare e tratare per quelli nostri de Bruges; hauemo deliberato auizarli e mandarghe copia di questa istructione, e confortarli a mandare alla Corte a trattare tutta questa matteria in quello che bisognerà; li quali extimemo che vegniano molto tosto, e forsa ghe li trouareti ; si che, Irouàndogheli, lasciate gouernare la cosa a loro come a elli parrà, dancfoghe ogni vostro fauore.....E perchè in lo induciare porreua(seguirne danno, però che in questo mezzo la robba se porea dilapidare, ... in questo caso dattiue luogo come se sia hauere lettere dalla Maestà del Re a quello Co- (*) Erano due galee del Re Ferdinando il Cattolico, come più precisamente apparisce dalla commendatizia del Lomellino pel duca Galeazzo Maria Sforza rife-* rita dallo stesso Fransone a pag. 474. (’) Coulomb, francese, del quale parlano anche gli sforici del nostro Cristoforo Colombo. ( 449 ) lombo, per le (piale se glie commette che inetta tutte le robbe ile zenoesi in Sfiguro, e che non ne lasci dilapidare niente ... ; e queste lettere mandate a Bruges alli nostri, li quali le mandano volando ». 1474, 21 novembre. (Arch. Gov. Fransone, Informazioni ecc., voi. I, pag. 468) DOCUMENTO CXXXIII. lingue lettres obtenu des hourgemaistres escheuins et conseil de la ville de bruges. sóellée du sèel de ladicte ville, subsignée: Donatianus. en date du vii jour de may mil cccc ivi •(*). contenant que à la requeste et poursuyte de messire lucas de grimaldis. légat et commissaire de la seigneurie et com-muniaultó de gennes. comme il appert par ses lettres de commission insérées ès-lettres susdictes. lesdictz seigneurs de bruges ont approuué accourdé et confirmé le contenu du mi. v. vi. vii. viri, et ix poins et articles desdietz priuileges et franchises ausdietz de la nacion de gennes. donnez et octrovez par due Charles de bourgoingne en l’an mil quatre cens soixante et huyt (*J. 1176 (?), 7 maggio . ve - (Cod. cit. del R. Arch. di Bruxelles, fol. 65) DOCUMENTO CXXXIY. Ai mercanti‘genovesi in Bruggia, Londra e Siviglia. La Signoria chiede spediscano a Genova tutte le navi genovesi cariche di frumento nelle acque di tali paesi, onde scongiurare i mali della carestia. Acclude il decreto per l’opportuna notificazione ai patroni, con ordine d’informarla del risultato (*). 1477, i ottobre (Arch. Gov. Reg. cit. num. 27) (*) Sic. Ma 1’ anno il più probabile onde questa data vuoisi correggere, è quello del 1476. Carlo il Temerario tenne il seggio ducale dal" 1467 al 1477. (s) Ved. Documento CXXV1I1, pag. 440 (3) Lo stesso spediente, in pari circostanza, erasi già praticato nel 14 73. Ved. Doc. GXXX, pag. 447. / ( 41)0 ) DOCUMENTO CXXXV. Al Duca e alla Duchessa di Borgogna. Lagnasi la Signoria perchè la nave di Gioffrodo Spinola fu intercettata dai loro sudditi ; e siccome una sentenza no ordinò la restituzione, così pregansi di volere elio la stessa riceva effetto (’). 1178, 26 agosto (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1478-79; num. 28) DOCUMENTO CXXXVI. La Signoria si querela col Duca di Borgogna, perchè a San Glado (Saint Cloud?) presso Digione, furono presi alcuni mercanti tli Genova e derubati di 5000 scudi d’argento (’). 1478, 7 novembre (Arch. Gov. Reg. cit. num. 28; DOCUMENTO CXXXVII. Ai mercanti genovesi in Bruggia. La Signoria, ricordato come alcuni suoi cittadini sieno da tanto tempo detenuti nel distretto del Comitato di Borgogna (5), senza che essa impigliata in affari gravissimi abbia finora, benché con sua confusione, potuto agire energicamente a loro favore, raccomanda ai suddetti mercanti di adoperarsi presso il Duca a questo riguardo. 1479, 15 marzo (Arch. Gov. Reg. cit. num. 28) (<) In simil guisa scrisse pure la Signoria ai Borgomastri di Amsterdam, Delft, Medenburgo, Breda ed Arlem, i cui abitanti aveano partecipato alla preda. Da ciò rilevasi che questa era stata propriamente commessa non già dai fiamminghi, bensì dagli olandesi; ma l'olanda era allora soggetta ai Duchi di Borgogna. • (’) Anche qui il fatto non si riferisce proprio alle Fiandre, ma veramente al Ducato di Borgogna. (3) Docum. CXXXVI. v ( 451 ) DOCUMENTÒ CXXXVIII. Ai mercanti genovesi in Bruggia. Si ritorna sull’argomento delle rappresaglie del Vawrin e dei danneggiati da esse, lamentando che questi non sieno stati ancora soddisfatti (’). 1481, 28 marzo (Areli. Gov. Reg. Litterarum ann. 1480-82; num. 30) DOCUMENTO CXXXIX. AI mercanti genovesi a Siviglia ed a Londra. La Signoria scrive loro aver notizia dai negozianti di Bruggia, che il pirata francese Coulomb (*) infesta il mare con più di venti navi; perciò raccomanda di sorvegliare, e d’avvertire i patroni. 1482 , 29 luglio (Arch. Gov. Reg. cit. num. 30) DOCUMENTO CXL. Al Rev.mo Ortlieb vescovo di Coira, ai Borgomastri della stessa città ed a Lodovico di Brandes. Otto balle di panni di Fiandra, segnate L-B, furono consegnate da Gio. Benedetto di Moneglia a Gervasio e Protasio de’ Bussi milanesi; ma giunto il carico al borgo di Mayfert (5) sottoposto a Lodovico di Brandes, fu fatto arrestare da quei di Coira sotto colore che appartenesse a lombardi. Ora, a preghiera del Moneglia, la Signoria si rivolge ai suddetti perchè vogliano ordinare il. rilascio dei panni citati, certificandoli per assunte informazioni, nonché per lettere venute di Bruggia, che quelle merci sono realmente di spettanza del Moneglia medesimo. 1482, 1.° dicembre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1486-87, num. 34) (>) Ved. Docum. CXXXI, pag. 447. (5) Ved. Docum. CXXXII, pag. 448. (3) Forse Mayenfeld nei Grigioni. ( 482 ) DOCUMENTO CXLI. Essendo insorta discordia (come è faina) fra il Duca di Borgogna ed i suoi popoli di Fiandra, i mercanti genovesi quivi residenti si trovano in gravissimo imbarazzo; perchè mentre il Duca vuole che essi partano colle loro ricchezze, que’ popoli esigono al contrario che rimangano. La Signoria considerando come i genovesi non siensi dipartiti dai dettami dell’amicizia, e come grandi vantaggi derivino per essi al commercio-fiammingo, ed avuto anche rispetto ai danni molteplici che sarebbero inseparabili dalla partenza, scrive al Duca perchè di bel nuovo conceda loro ne’ suoi Stati piena libertà d’entrata e di uscita, e serbi intatti i privilegi ond’essi hanno sempre goduto. Lettera conforme alla precedente, indirizzata ai Borgomastri e Scabini di Bruggia. Lettere patenti del Duca di Borgogna a favore dei mercanti genovesi di Bruggia, circa il traffico dei panni serici e dei ciajnbellotti in Anversa. 1484, 11 agosto (Arch. Gov. Reg. cit. num. 34) DOCUMENTO CXLII. 1484, 11 agosto (Arch. Gov. Reg. cit.) DOCUMENTO CXLIII. 1485, 15 aprile (Pergamena originale del R. Archivio di Bruxelles) De par l’archiduc d’autriche. due de bourgoingne de brabant de lim-bourg et de gelres. conte de flandres d’artois de bourgoingne de hayn-nau de hollande de zel lande de namur et de zutphen. A tous nos lieuxtenans. mareschales. nobles. capitaines. conduitiers. cheualiers. escuiers. chiefz. routes et compagnies de gens d’arme et de trait. de cheual et de piet. séneschaulx. bailliz. prévost. escoutètes. ( 453 ) mayres. bourgmaistres. eseheuins et autres nos justiciers. offìciers. ser-uiteurs. subgez. amis. alyez et bienuueillans auxquelz ces présentes seront monstrées. et a cheseun d’eulx. si comme à ly appartiendra. salut et dilection. Sauoir nous faisons que à la suplicacion des marchans de la nacion de jenne résidens en nostre ville de bruges. et pour aucunes causes et considéracions ad ce nous mouuans. nous à iceulx marchans et à cheschun d’eulx. leurs facteurs seruìteurs et entremecteurs portans cestes copie ou ordines auctenticque d’icelles. auons consenti et accordé. consentons et acordons. et leur donnont congié et licence de gràce espé- cial par cestes que en dedens..........(') prochainement venans. à compter de la date de cestes. ilz puissent et cheschun d’eulx amener et retirer de nostredicte ville de bruges en nostre ville d anuers. ou faire amener et retirer par leursdis facteurs seruiteurs ou entremetteurs. ou aucuns d’eulx. à une foiz ou plusieurs. ensemble ou séparément. de jour et de nuyt. par eaue ou par terre, ainsi que bon leur semblera. certaine quantità de draps de soye et de camelotz. pour illeux les vendre et distribuer. leuer les deniers ou les conmuer à autres marchandises. et icelles mener et faire emmener seurement et sainement là ou il leur plaira. réserué en nostredicte ville de bruges ou autres lieux dudit pays de flandres à nous rebelles et désobéissans. sans que à l’ocasion des diuisions estans présentement entre nous et aucuns noz rebelles et désobéissans dudit pays de flandres leur soit. ou à aucuns d’eulx. ne à leurs biens denrées et marchandises dessusdis. lesquelles et chescun d’icelles auec leurs personnes auons prins et miz. prenons et mettons aussi par cestes. en nostre protection et sauuegarde espécial. miz ou donné. ou souffert miz ou donne par vous ou aucuns de vous. en faisant ce que dit est. aucun desturbier ou empeschement. pourueu touteuoie que en usant de cestui présent congié ilz ne aucun d’eulx ne facent ou pourchassent. facent ou souffrent faire ou pourchasser aucune chose préjudiciable à nous noz pays. segnouries et subgetz. si vous mandons et commandons expréssement et à chescun de vous en son regard que de nostredicte présente gràce consentement et accord. durant le temps selon et par la manière diete vous faictes. souffrez et laissiez les dessusdics marchans de ladicte nation de jennes. leursdis facteurs. seruiteurs et entremeteurs. et chascun d’eulx. plain ment et et paisiblement yoir et user, sans leur faire mectre ou donner ne souffrir faire mettre ou donner. en corps ne en biens.. aucun destourbier ou empeschement au contraire, car ainsi nous plasit-il. (!) Questo vano esiste nell’ originale. ( 454 ) Donné en nostre ville de malines. le quinzeeyme jour d’auril. l’an de gràce mil quatre cens quatre-vings et cinq après pasques. Ai mercanti genovesi in Bruggia. Essendosi rinnovata la guerra coi fiorentini, i quali non osservarono la pace conclusa dal Papa, benché da essi ratificata (2), avvisa la Signoria agli opportuni rimedii. Comincia pertanto dal-l’ordinare che le navi, i beni e le persone de’ fiorentini, dovunque si trovino, sieno considerate come di nemici; nè con essi facciasi traffico diretto o indiretto, non solo da Corvo a Monaco ed oltre Gioghi (che è a dire nel distretto della Repubblica), ma in qualsiasi altra parte del mondo. Siccome però è noto quanto sieno essi astuti nelle cose di mare quando temono dei genovesi, perciò la Signoria stessa scriverà ai Re ed alle varie Potenze (s), notificando loro come essa intenda proibire a que’ di Firenze ogni porto di mare, dichiarandolo per questi in istato di assedio: il che è conforme al diritto di guerra. E conclude che manterrà questa legge in ogni luogo e coqtoo di chiunque. (•) La pergamena è munita di un sigillo in cera rossa, del quale sussistono ancora le tracce. (2) Il trattato di pace era stato firmato in Roma, per opera di papa Innocenzo Vili, di casa Cibo, addì 6 gennaio I486, e giurato pei genovesi da Lazzaro D’Oria, pei fiorentini da Guidantonio Vespucci (Arch. di San Giorgio: Liber contractuum ann. 1476 — 1499 , fol. 65 verso). Ma poco appresso questi ultimi lo violavano assalendo Sarzana, il cui dominio era stato solennemente riconosciuto all’Ufficio di San Giorgio. (3) Le lettere qui accennate furono scritte realmente , e spedite , per 1’ opportuna presentazione , ai mercanti genovesi di Germania , Londra , Siviglia e Lione. Por monseig-neur l’archiduc B. Lefebure ('). DOCUMENTO CXLIV. I486, 7 aprile (Arch. Gov. Beg. cit. num. 34) « ( m ) DOCUMENTO CXLV. Elezione del Massaro e del Console dei genovesi jn Bruggia. 1490, 10 maggio (Arch. Gov. Pandecta antiquorum foliatiorum etc., car. 80 verso) DOCUMENTO CXLVI. La Signoria di Genova, a petizione dei mercanti di Bruggia, accresce l’aato-rità conceduta alla loro Masseria. 1496, 19 dicembre (Cod. cit. del R. Arch. di Bruxelles, fol. 23) Cum sit quod ianuenses mercatores brugiis residentes consueuerunt singulis annis eligere in eorum consulem seu massarium unum es ipsis mercatoribus, qui domum teneat in eo loco, qui consul seu massarius a ceteris ianuensibus tam in brugiis quam aliis Jocis flandrie bra-bancie olandie et zelandie habet recipere cum sacramento rationes de quanto tractauerunt ex mercantiis de introitu et exitu, et super ipsis rationibus exigat drictum massarie usque in medium pro centanario. sintque aliquando reperti mercatores inobedientes et recalcitrantes dicte solucioni in damnum et dedecus nationis ianuensium. per quam pecunie eiusdem massarie dispensantur ad subuentionem ianuensium et ad multa alia opera concernentia nationis honorem et utilitatem, requiritur et supplicatur per infrascriptos. etiam nomine aliorum ciuium non subscriptorum, habentes eorum factore? et domos in brugiis. quatinus magnificentie vestre. ultra decreta per eorum predecessores concessa contra similes inobedientes in fauorem dicte massarie. dent et concedant facultatem amplam bailiam et potestatem consulibus siue massa-riis siipradictis. cum consilio reliquorum nationis qui resident et in venturum residebunt in dictis partibus, ubi tres quarte partes eorum consentiant, non solum per vias omnes iuris et ubique locorum stringendi ipsos inobedientes ad dandas rationes et solutiones eius quod dehent vel debebunt ipsi massarie. sed etiam ad solutionem pene que ipsis apponetur per eosdem consules et massarios cum prefato consilio mercatorum, nisi satisfecerint infra tempus quod eis limitare dispo- ( 41)0 ) nent, quo pena videretur conueniens usque in ducatis centum auri largis pro omni vice in qua contrafierent iudicio dictorum consulum et mercatorum, cum consensu ex tribus quartis ut supra, assignando eandem penam pro tertio illustrissimo archiduci austrie. pro alio tertio massarie bugiarum. et pro reliquo tercio dominis patribus communis ianue. nam tali modo saluaretur honor nationis, et inobedientes ad debitum reducerentur maxime cum brachio gubernantium pro illustrissimo archiduce austrie qui fauerent consuli cum stipendio tercie partis pene que eis perueniret. Hieronimus palmarius. Nicolaus spinula qm. domini antonii. Stephanus de auria qm. domini lazari. Franciscus et ianotus de souranis. Julianus centurionus. MCCCCLXXXXV1 die XVIIII decembris. • Illustris et excelsus dominus augustinus adurnus ducalis ianuensium gubernator et locumtenens. et magnificum consilium dominorum an-tianorum communis ianue in legitimo numero congregatum, cum supra-scriptam supplicationem legissent, et quinque (sic) prestantium ciuium subscriptionem vidissent, totamque hanc materiam bis terque diligenter examinassent. comprobauerunt supplicationem ipsam et omnes partes eius, sub hiis etiam additionibus et declarationibus, quod videlicet singulis annis eligantur unus mercator et unus tercierius. qui duo sic electi simul cum massario eius anni ab omnibus mercatoribus cuiuscumque gradus sint in ciuitate brugiarum ac aliis regionibus supra-' dictis existentibus et negociantibus studeant habere Sub iuramento corporaliter prestando veras raciones introitus et exitus onerationis et exonerationis quarumcumque rerum a quocumque tractatarum, et etiam satisfactionem pro solito drictu illius massarie ut equa lance a quolibet quantum quisque vere debebit exigi possit, declarantes etiam quod in principio cuiusque anni eligi debeant alii duo. unus mercator et alius tercierius ut supra, qui simul cum nouo massario sine longa mora studeant habere, etiam sub iuramenti vinculo corporaliter prestando. a tribus predictis videlicet massario et mercatore et tercierio precedentis anni sub eo modo et forma ac iuramento prout in genere de aliis superius dictum est. quod si quis veras rationes non dederit et hoc decretum nostrum non seruauerit. cadat in penam quam mas-sarius illius anni et duo ut supra electi taxaucrint et declaraucrint ( 457 ) usque in ducatis centum, que pena seu pene assignari possint pro tercia parte illustrissimo domino duci austrie. pro alia tercia parte massarie brugiarum. pro alia vero tercia parte spectatis dominis patribus communis, de qua dare ipsis patribus communis noticiam mas-sarius teneatur, statuentes preterea et volentes quod si aliqua ratione vel causa vel aliqua euidenti coniectura suspicio esset ab aliquo non fuisse exhibitas rationes veras, tali casu liceat predietis tribus massario et mercatori et tercierio eligendis ut supra reuidere manualia in quibus carrigationes et discarrigationes ille de quibus suspicio esset notare solet, et possint etiam renitentes et ostendere manualia recusantes cogere cum iuramento et sub penis et aliis remediis oportunis ostendere manualia sua predietis tribus, ne massaria per alicuius versutiam suo debito defraudetur, sed potius quod ad communem utilitatem contribuitur ab omnibus equaliter prestetur. in reliquis autem nichil de prioribus concessionibus aut probatis consuetudinibus inno-uantes. in quorum fidem presentes fieri iussimus sigillique nostri impressione muniri. Stephanus de bracellis cancellarius. Sic subscriptum. ■ Colacionata ad originales literas per me P. Luchemant. Item adhuc sic gallice subscriptum: Collationnée ceste coppie en|l’&bsence de partie à l’originale lettre qui est en parchemiri séellée én placcat. et le séel froschié. et concorde à l’originale, par nous Richard de la Cliapelle. J. de Cauwenberghe. Et ego Sigerus S’Hertoghen notarius per catholice maiestatis consilium curie brabantie admissus precedentem copiam cum alia copia auctentica diligenter collatione prehabita concordantem signaui in fidem eiusdem. S. S'Hertoglien notarius signauit. DOCUMENTO CXLVII. Una istrument faict et signé par Ienard hughe notaire à bruges. contenant cer- • taine condempnation faicte en la personne de Ienard gentil refusant payer le droict de la massarie de ladicte nation. et fut condempné en cent ducatz d’or en or à applicquier et estre payé selon le contenti desdietz priuiléges de la massarie. en date du mi jour de jenuier l’an mil cincq cens et ung. 1501, i gennaio (Cod. cit. fol. 65) ( 458 ) DOCUMENTO CXLVIII. Nuovi privilegi conceduti ai genovesi dal re dì Castiglia Filippo IV il Bello, Conle di Fiandra. 1501, aprile (Cod. cit. fol. 17) Philippe par la gràce de dieu arcliiduc d’austrice. due de bourgoingne de lothier de brabant etc. Sauoir faisons à tous présen’s et aduenir. nous auons receu l’umble supplication des consulz et marchans de la nacion de gennes résidens etc. contenant que jà piéchà et du viuant de feu de bonne mémoire le due jehan de bourgoinge. cui dieu absoille. ilz ayent obtenu certains priviléges libertez et franchises pour le bien utilité et eommodité de la marchandise. lesquelz octroiz et priuiléges leur ont depuis par feuz noz trés-chiers seigneurs bisayeul et grant pére les duez philippe et Charles de bourgoingne. cui dieu pardoint. esté ratiffiez et confermez ('). et en aucuns poins et articles modérez et restrainetz et de certains poins et articles ampliez et augmentez. comme le tout peut apparoir plus' à plain par les lettres patentes de nostredit feu seigneur et granpére le due Charles, donées ou mois de mars l’an mil quatre cens soixant-huyt ('). lesquelles lettres monsei-gneur le roy mon pére par ses lettres patentes a aussy confirméez. en nous requérant lesdiz supplians que pour l’entreténement de la marchandise nostre plaisir soit leur confermer et ratiffier leursdiz priuiléges. ensemble tous et chascun les po.ins et articles dessus déclairez. et d'abondant leur octroyer et consentir de nouueau. I. Que tous les biens denrées et marchandises appartenans à ceulx de ladicte nacion de gennes qui d’ores en auant seront ammenées par-dechà és nauires de noz pays soient aussy frances et joyssent des priuiléges libertez et franchises accordez à ladicte nation. tout ainsy que se iceulx leurs biens denrées et marchandises estoient chargiez et ’amenez és carracques et autres nauires d’icelle nation. II. Item que se par guerre diuison ou aultre inconuénient lesdiz de la nacion de gennes. pour seurté de leurs personnes biens et marchandises. se départoient ou retiroient cy-aprés de nostredicte ville de f) Ved. Docum. CXXVIII, pag. 440. I1) Ved. Docum. citato. ( 459 ) bruges. et alloyent fésider en quelque autre ville ou lieu de nostre obéissance. en ce cas les marchans et autres de ladicte nacion puissent joyr de tous leurs droiz priviléges libertez et franchises ou lieu ou ilz se retireront. ou en tei aultre lieu qui leur sera par nous ordonné tout ainsy que s’ilz estoient résidens en ladicte ville de bruges. et sur tout leur faire expédier noz lettres patentes en tei cas pertinens. Auons par l’aduis et délibération tous leursdiz priviléges libertez franchises etc. louez gréez ratiffiez. lonons gréons ratiflìons etc. Et oultre de nostre plus ampie gràce auons ausdiz de la nacion de gennes. supplians pour eulx et tous les marchans et suppostz d’icelle. d’abondant et de nouuel octroyé et accordé. octroyons et accordons par cesdictes présentes. que tous leurs biens denrées et marchandises quelz-concques qui d’ores en auant serons amenées par-dechà en quelzconcques nauires que ce soit. soyent et seront aussy francs et joyront des droiz priviléges libertez et franchises accordez ausdiz de la nacion. tout ainsi que se iceulx leurs biens denrées et marchandises estoient chargez et ammenez és carracques et autres nauires d’icelle nation. III. Item que se par guerre ou diuision lesdiz de la nacion de gennes. pour seurté de leurs personnes et marchandises. se départoient ou reti-roient cy aprés hors de nostredicte ville de bruges. et alloient résider en quelque autre lieu de nostre obéissance. en ce cas les marchans et autres de ladicte nacion joyront de tous leurs priuiléges libertez et franchises. au lieu où ilz se retireront en nostre obéissance. ou en tei autre lieu soubz nous qui leur sera par nous ordonné. tout ainsy qu'ilz feroient s’ilz estoient résidens en ladicte ville de bruges. lesdictes guerres et diuisions durans, ponrueu toutes fois qu’ilz ne pourront partir dudit lieu de bruges sans nostre sceu et consentement. et .que. la guerre ou diuision pour laquelle ilz seroient partiz de nostredicte ville de bruges appaisée et fìnée. ilz seront tenuz de retourner audit lieu de bruges. toutes et quantes fois que de par nous requis en seront. et y faire leur residence comme deuant. Donnée en nostre ville de bruges. ou mois d’apuril. l’an de gràce mil cincq cens et ung. Et sur le ploy est escript: Par monseigneur l’archiduc à la relacion du conseil. et ainsx signe: Haneton. I DOCUMENTO CXLIX. il predetto re Filippo approva lo disposizioni emanate dalla Signoria di Genova a favore della Masseria di Bruggia. 1501, 24 novembre (Cod. cit fol. 25) Philippe par la gràce de dieu archiduc d’austrice. due de bourgongne de lothier de brabant de stiere de cariute de carniole de lembourg de lucembourg et de gheldres. conte de flandres de habsbourg de tirol d’artois de bourgongne palatin et de haynuau. landgraue d’elsate. mar-quis de burgau et du saint empire, de hollande de zeelande de ferrette de kiburg de namur et de zuytphen conte, seigneur de frise sur la marche d’esclauonie de portenauw. de salins et de malines. a. tous ceulx qui ces présentes lettres verront salut. Sauoir faisons nous avoir receu l’umble suplication des consul conseilliers et marchans de la nacion de gennes résidens en noz pays de par-dechà. contenant que pour l’enter-tenement des anciens droiz usances et police concernans le prouffit uti-lité et honneur d’icelle nation soit nécessaire ausdiz supplians annuel-lement faire plusieurs despens. si comme pour subuenir aux poures maronniers et autres de ladicte nation arriuans pardechà. qui par fortune de mer ou autrement tombent en poureté et indigence. pour entretenir le saint seruice diuin en leur feste de sainct george et autres grandes festes en quoy ladicte nacion est obligée pouf lour bancque qu’ilz tiennent aux augustins en nostre ville de bruges (’). pour aulmosnes que ladicte nacion distribue annuellement et ordinairemente aux cloi-stres et religions. aux prescheurs et estudiens de paris et d’aillieurs qui en temps de quaresme viennent preschier audit lieu de bruges. et aussy pour tenir les festes et faire les feug de joye és entrées et venue des princes et princesses. ainsy que la coustume a esté et est. pour fournir ausquelz fraiz et despens lesdiz supplians. auctorisez du collège da gouuerneur et des anciens de la cité de gennes. ont tousjour accou-' stumé prendre et leuer pour le denier de la nacion nommé la massarie demi pour cent sur chascun marchant de ladicte nation et les marchandises et affaires qui se font en nosdiz pays et seigneuries de par dechà. tant d'entrée que d’issue. et affin que nul de ladicte nacion ne (*) Ved. Docum. LXX1V, pag. 419. puist en ce que dit est faire fraude ou abuser de non payer ledit denier loyaulment de ladicte nation. est par le dessusdit college ordonné et donné puissance ausdiz consul et conseilliers de ladicte nation supplians pouoir de contraindre chascun desdiz marchans à monstrer et faire ostention de leurs liures journaulx et papiers à la justification de leur compte et deù. et ledit deu faire payer. et en cas de refuz de payer ledit deu de condempner lesdiz refusans jusques en peine et amende de cent ducatz d’or a applicquer en trois parties, assauoir. ung tiers à nostre prouffit. l’autre tiers à la communaulté dudit gennes. et l’autre au prouffit dudit denier de ladicte nation ('). or est-il que au moyen des guerres et diuisons qui ont régnées en nosdiz pays de par-dechà aucuns marchans de ladicte nacion de gennes qui présentement tient son estaple et principale résidence en nostre diete ville de bruges. demeu-rent espars en diuerses villes et lieux de nosdiz pays. cuidans par ce estre exempt de payer ledit denier de nation comme fait à presumer, actendu aussy que ladicte ordonnance n’est par nous consentie ne ap-prouuée. lesdiz supplians doubtent que lesdiz marchans. eulx tenans hors de nostredicte ville de bruges. vouldront maintenir non estre tenuz au paiement et contribution desdiz deniers. et que par ce moien ladicte ordonnance leur sera de nul fruit et valeur. à leur trés-grant regret intérest et dommaige. et plus pourra estre se par nous ne leur est sur ce pourueu. si comme ilz dient. dont ilz nous ont trés-humblement supplié et requis. Pour ce est il que nous. ces choses considérées et sur icelles eu l’aduis de noz amez et féaulx les président et gens de nostre chambre de conseil en flandres. ausdiz supplians inclinans à leurdicte supli-cation et requeste, auons par bonne et mure délibération de cons il. ou cas dessusdit. et en tant que en nous est. loué gréé ratiffié et ap-prouué. louons gréons ratiffions et approuuons par ces présentes les pointz articles status et ordonnances dessus déclairez et chescun d’iceulx. octroyant et accordant ausdiz supplians que desdiz articles statuz et ordonnances ilz puissent et pourront d’ores en auant joyr et user plainement et entiérement. tant quii nous plaira. si et en tant que par ci-deuant ilz en ayent deuement joy et usé. si donnons en mandement à nos trés-chiers et féaulx les chancellier et gens de nostre conseil en brabant. ausdiz président et gens de nostredicte chambre de conseil en flandres. lieutenant et gens de nostre conseil en hollande. rentmaistres de bewest et beristerschelt en zeelande. et à tous noz autres justiciers et offìciers cui ce peut et pourra touchier et regarder. (') Ved. Docum. CXLVI, pag. 455. * . ( 402 ) et à chescuu d'eulx endroit soy et sicomme à luy appartiendra. qtìe de noz présente gràce gréacion ratifflcacion approbacion octroy. accord et de tout le contenu en cesdictes présentes. selon et par la maniere que dit est. ilz facent seuffrent et laissent lesdiz supplians plainement et paisiblement joyr et user, sans leur faire mectre ou donner. ne souifrir estre fait mis 011 donné. aucun destoubier ou empeschement au contraire, car ainsy nous plaist il. En temoing de ce nous auons fait mectre nostre séel à ces presentes. Donné en nostre ville de malines. le xxim jour de nouembre. l’an de gràce mil cincq cens et ung. Ainsy signé: Par monsigneur l’archiduc. monsigneur le conte de nassou. lieutenent général et d’autres du priué conseil présens: Haneton. Ainsy soubescripz. Collacionnée aux lettres originales par moy P. Luchemant. Encore ainsy soubescriptz et signez. Collationnée aux lettres originales en ab-sence de pàrtie par nous R. de la Chapelle et de Cauwerbergke. La précédente copie collationée auec aultre copie aussy auctenticque. de mot à mot s’accorde. ce que je Segre S'Hertoghen. notai rè susdict approuue par mon signe accoustumé icy mys. S. S’Hertoglien notarius signauit. DOCUMENTO GL. Instrument faict et signé par jehan bertin. notaire audict bruges. contenant ......condempnation de......cent ducatz d’or en or faicte à lenard gentil, à cause comme dessus est declairé (’). en date du xxvi jour do nouembre l’an mil D et deux. 1502, 26 novembre (Cod. cit. fol 65) 0) Ved. Docum. CXLVI1, pag. 457. ( 463 ) DOCUMENTO GLI. Aaltre instrumont faict et signé dudict jeliau bertin. notaire audict bruges. con-tenant requisition sommation et protestacion faictz par les consul conseilliers et marchans de la nation de gennes résidens à brugeS audict Ienard gentil, refusant à "payer ledict droict de ladicte massarie. en date du xxvi jour de nouembre l’an mil D et deux. 1502, 26 novembre (Cod. cit. fol. cit.) DOCUMENTO CUI. Aultre instrument faict par Ienard hughe. notaire audicte bruges. contenant aultre condempnation faict sur ledict Ienard gentil en la somme de cent ducatz d’or en or à cause comme dessus dict est. en date du xvu jour de aougst l’an mil D et troix. 1503, 17 agosto (Cod. cit. fol. cit.) DOCUMENTO CLIII. All’Ammiraglio del Re di Francia in Dieppe, circa una nave del portoghese Pietro Alvarez, la quale era stata predata da tre legni francesi nei mari di Fiandra presso Dieppe e condotta costì. Siccome però la nave in discorso conteneva massam quamdam argenti ed altre cose proprie di Pier Battista ed Jacopo Spinola, destinate all’isola di Madera (? Amaderiae), così essendo i predatori ed i predati sudditi del medesimo Re (’), le merci dovranno naturalmente essere restituite. In questa fiducia il procuratore dei proprietarii è stato inviato da Bruggia a Dieppe, con incarico di riceverne la consegna. 1503, 5 settembre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1503; num. 47) (>) Nel 1499 la Repubblica di Genova si era sottoposta al dominio di Luigi XII di Francia. ( 464 ) DOCUMENTO CLIV. Ai Borgomastri o Scabini di Bruggia, in risposta ad una loro lotterà dell’ 11 marzo, circa una lito costi vertente fra Paolo Sauli e Marco Della Chiesa mercanto d’Anversa, a proposito della proprietà di certa quantità di galla. Notifica la Signoria elio, sulla richiesta dei detti Magistrati, il Sauli venne interrogalo con giuramento, ed attesta la mercanzia in discorso essere sua; che inoltre essendogli stato ordinato di dar cauzione sul capitale e gli interessi della lite, ha ciò eseguito coll’atto di cui si manda loro un esemplare. 1504, 10 aprile (Ardi. Gov. Reg. Litterarum ann. 1504-1506; num. 49) DOCUMENTO CLV. Avendo Girolamo Palmario, genovese, depositati presso Benigno di Cassina in Bruggia otto sacelli di galle spediti da Scio; la Signoria chiede a quei Borgomastri e Scabini che vogliano ordinare il rilascio e la consegna di siffatta merce a Giovanni Da Passano, Gio. Ambrogio De Franchi e compagni, procuratori del detto Palmario. 1504, 2G aprile (Arch. Gov. Reg. cit. num. 47) DOCUMENTO CLVI. Sentenza resa dalla Corte di Malines, a favore della Masseria e contro Leonardo Gentile. 1 o04, 13 dicembre (Cod. cit. fol. 65) La sentence diffinitiue donnée et rendue à la court et grand conseil à Malines au prouffit de ladicte nation à l’encontre ledict Ienard gentil, sur le droict de ladicte massarie. dé laquelle la substance. est telle comme s’ensuyt. Philippe, etc. Sauoir faisons que. veu et visite en nostredict grant ( 465 ) conseil ledict procés et tout co que par icelluy appert. et considéré ce que fait à veoir et considerer en partie. et qui puelt et doit mou-uoir nous à bonne et meure délibération de conseil. par ceste nostre sentence diffinitiue et pour droit auons dit et déclairé. disons et dé-clairons que lesdictz impétrans n’ont besoing aucun de ladicte re-queste civile par eulx présentée. et sans auoir regard à ladicte requeste, et en faisant en oultre droit sur ledict procés. disons que lesdictz impétrans font bien à recepuoir. et condemnons ledict lyénart gentil à payer le droit de la massarye litigieulx de toutes denrées et marchandises d’entrée et d’issue en noz pays de par-dechà administrées. tant ou nom de luy lyenart que de ous aultres marchans jeneuois de par-dega et de par deià. en quelque lieu qu’ilz soient esté résidens et dein ourans. et ce de tout le temps que ledict lyenart s’est tenu par rési-dence en nosdictz pays de pardeca. audict anuers ou autre part. en quelque lieu que ce soit. et à ceste fin condempnons ledict lyenard rendre compte monstrer et eXhiber ses liures jornaulx et pappiers et et se purg-er par serment. se besoing est ét que requis en soit. en or-dònnant que su ce que ledict lyenart sera par fin de compte ou.autrement trouué redeuable dudict droit de massarye. luy sera défalqué. et viendra à bon tout ce que de par ladicte nation de jennes résidens audict bruges a esté receu. tant par le moyen desdictz arrestz et for-gaignement aduenuz audict bruges que autrement. et en oultre absoluons les impétrans des xxxm ducas d’or ou enuiron demandez par.ledict lyenard. et le condempnons aux despens de ce procés. le tax d’iceulx réserué ausdictz de nostre grant conseil. Donné en nostre ville de malines. le xm jour de décembre l’an de gvàce mil cincq cens et quatre. En tesmoing de ce nous auons faict mectre nostre séel à ces présents. Ainsy soubscript. Extraicte du registre aux sentences et condempnations de in court. Collationée et trouuée concorder par moy. DOCUMENTO CLVII. Lettres exécutoires obtonuz du due philippe et du conseil en brabant pour exécuter ledict lenard gentil pour le droict de ladicte massarie. en date du xm jour de décembre l’an mdiiii. 1504, 13 dicembre (Cod. cit. fol. cit.) ( 466 ) DOCUMENTO CLVIII. 1 Deputati dal Senato a rivedere ed, ove d’uopo, a riformare le norme onde sono regolate le provvigioni, le spese e gli emolumenti sopra le merci in qualsiasi parte del mondo, si rivolgono al Massaro ed ai mercanti genovesi di Bruggia, perchè mandino loro copia delle costituzioni vigenti a questo oggetto. Soggiungono che i detti mercanti potranno scegliere due o tre di loro, perchè ai Delegati scriventi espongano gli interessi che li riguardano, acciò la pratica possa condursi per una via retta e conveniente. 1506, 5 giugno (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1506; num. 51) DOCUMENTO CLIX. Lettre du prouincial prieur et couuent des augustins audit bruges. d’accord et consentement qu’ilz out donne à messieurs de la diete nation de gennes de pouuoir ralongier le bancque qu’ilz ont en ladicte église jusque au cheur illecq. scelléez ladicte lettre du séel du prouincial prieur et couuent susdietz. en date du derrenier jour de mars l’an mil cincq cens et douze. 1512, 31 marzo ( Cod. cit. fol. 65 ) DOCUMENTO CLX. Il re Carlo, nel suo solenne ingresso in Anversa , conferma i privilegi dei genovesi. 1515, aprile (Cod. cit. fol. 19) Charles par la gràce de dieu prinche d’espaigne. des deux cecill’es. de jherusalem. etc. Scauoir faisons à tous présens et à venir, nous auons receu l'umble supplication des consuls et marchans de la nacion ( 467 ) de gennes résidens en nostre ville de bruges. tant pour eulx que pour tous les suppostz d’icelle nation. contenans comme par cy-deu&nt ilz ayent obtenu de feu le due ielian de bourgoingne certains octroiz priuiléges libertez et franchises pour le bien utilité et commodité de la marchandise. lesquelz octroiz priuiléges libertez et franchises leur ont depuis esté confermez ratiffiez et approuuez tant par les duez philippe et Charles de bourgoingne qu’aprés par le feu roy mon seigneur et pére que dieu absoille. et derreniérement-par l’empereur mon seigneur et grant-pére et nous durant nostre minorité. soubz certaines condi-tions et modificetez déclairées és lettres sur ce faictes. Maximilian par la gràce de dieuesleu empereur tousjours auguste, roy de germanie. de hongrie. et Charles par la meme gràce archiducz d'au-strice. prinche d’espaigne etc. Sauoir faisons à tous présens et à venir, nous auons receu l’umble supplicatiqn des consuls et marchans de la nacion de gennes. résidens en nostre ville de bruges. tant pour eulx que pour tous les suppostz d’icelle nation. contenant que par cy-deuant et du viuant de feu le due iehan de bourgoingne. que dieu absoille. ilz ayent obtenu certaines priviléges libertez et franchises. pour le bien utilité et commod'té de la marchandise. lesquelz octroiz priuiléges libertez et franchises leur ont depuis esté confermez ratiffiez et approuuez tant par feuz les duez philippe et Charles de bourgongne. noz bisayeul et ayeul. ausquelz dieu face merchy. comme par nous et feu nostre tréschier et trés-amé fìlz de nous empereur seigneur et pére de nous Charles, don philippe roy de castille. durant sa minorité d’eaige. et derreniérement par icelluy nostre feu filz et pére soubz son titre d’ar-chiduc. lequel nostre filz et pére par ses lettres contirmatoires desdiz octroiz et priuiléges donnez en nostre ville de bruges. soubz son grand séel pendant en laz de soye et ciré verd. ou mois d'auril l’an quinze cens et ung. leur a octroyé et accordé de nouueau aucuns poins et articles contenuz et déclairez ésdictes lettres. comme le tout appert plus à plain par icelles lettres ésquelles les aultres précédens sont insérées. • I. Et il soit que lesdiz supplians nous ayent présentement trés-in-stamment requis que pour leur pluspart seurté et pour le bien etc. nostre plaisir soit de rechief leur confermer et de nouueau octroyer et accorder. en tant que mestier seroit. les octroiz priuiléges’ poins et articles contenuz et déclairez és lettres et cliartres cy-dessus transcriptes. et en chascune d’icelles. et sur ce leur impartir nostre gràce etc. auons de nostre certaine science ausdietz marchans de la diete nation de gennes. tous et quelzconcq'ues leursdietz priuiléges octroiz libertez et '! ( 468 ) franchises ensemble, tous les poins et articles spéciffiez et dcclairez és lectres transcriptes. et mesmement en celles de nostredict feu fìlz et pére le roy de castille. et cliascun d’iculy singuliéremenr. louée gréé confermée. louons gréons confermons. et en tant que mestier est les leurs auons de nouueau donnez concédez etc. doiinons et concédons que d'iceulx droix priuiléges libertez franchises poins et articles. et de chescun d’iceulx. lesdictz supplians et chescun d’eulx puissent et pourront d’ores en auant joyr et U6er paisiblement et entiérement. tout ainsy et par la forme et manière qu’ilz ont fait peu et deu faire jusques à présent. et quii leur est octroyé et pérmis par les lettres de nostredict feu filz et pére dessusdict. IT. Pourueu toutesfois que se guerre ou diuision s’esmouuoit cy-aprés (que dieu ne vueille) entre nous et le roy de franche ou autre prinche ou seigneur qui lors auroit la subgection et obéissance de la cité de gennes. et que lesdiz supplians ou aucuns d’eulx se meslassent du faict de ladicte guerre, en ce cas iceulx supplians eulx meslans de ladicte guerre seront frustrez de cesdictes présentes. mais quant à ceulx qui ne se meslerqnt de ladicte guerre elles demouroient pour eulx en leur entier effect valeur et vertu. sans que aulcun empeschement leur pour-roit estre faict mis ou donné. soubz umbre de ladicte guerre, en corps ne en biens en aucune manière. Donné en nostre ville d’anuers. ou mois de nouembre. Fan de gràce mil cincq cens et huyt. Ainsy signé: Per regem. soubz la ploye. Et dessus: Par l’empereur et monsigneur l’archiduc: Haneton. Et il soit que lesdiz supplians nous ayent presentement trés-instam-ment requis que. pour leur plus grani seurté. nostre plaisier soit en ceste nostre joyeuse entrée aduénement et réception à seigneurie leur vouloir de nouueau octroyer et accorder. en tant que mestier est. les octroiz priuiléges poins et articles contenuz és lettres et chartres cy-dessus transcriptes. et en chescune d’icelles. et sur ce leur impartir nostre gràce. et faire expédier noz lettres patentes, à ce pertinens. Auons tous et quelzcomques lursdiz priuiléges octroiz libertez et franchises ensemble, tous les poins et articles spéciffiez et déclairez és lettres dessus transcriptes. et chescun d’iceulx singuliérement. soubz les conditions limita-cions et modifications contenus en icelles. loué gréé confermò, louons gréons confermons. et en tant que mestier est les leur auons de nouueau donnez concédez. donnons et concédons de gràce espécial par ces ces préentes. soubz les mesmes conditions. et si auant qu’ilz en ayent deuement joy et use etc. ( 469 ) Donne en nostre ville de bruges. ou mois d’apuril. l’an de gràce mil cincq cens et quinze. Escript sur la ploye: Par monseigneur le prince en son conseil. et signé: Haneton. Tous les précédens articles tirez hoirs leurs originaulx priuiléges et auec iceulx diligamment collationnez de mot à aultre s’accordent. ce que ie Segre S’Hertoghen notaire par le conseil ordonné en brabant admis tesmoingne. en signe de vérité mon seing manuel icy mys. S. S’Hertoghen notarius signauit. DOCUMENTO CLXI. Certaine sentence donnée au grant conseil à malines entre le consul de la nation de biscaye guipusque et coste d’espaigne et ou nom d’icelle nation.-demandeur. d’une parte, et jehan-baptiste spinolle cum suis merchans de jennes. et antoine rousselin merchant de florence. deffendeurs. d’aultre. dont le teneur s’ensuvt. 1515, 28 luglio (Cod. cit. fol. 65) Scauoir faisons que. veu et visité en icelluy nostre grant conseil le procés desdictes parties et tout ce que par icelluy appert. et considéré ce qui faict à veoir et considérer en ceste partye. et qui peult et doibt mouuoir nous à grande et meure délibération de conseil. par ceste nostre sentence diffinitiue. sans auoir regard de la requeste par escript présentée à la court par lesdictz deffendeurs. sinon pourtant qu’elle s’est accordée par lesdictz demandeurs. et sans aussy auoir regard à la dé-position de blasé baillin dout dessus. et en faisant droict sur ledict procés. auons absouluz et absoluons par cestes lesdictz demandeurs des domandes et conclusions de nostredict procureur général. condempnons les consulz de la nation de gennes. ainsy quii procédent. et les suppostz d’icelle nation. payer ausdictz demandeurs. comme il procédent. des biens chargiez sur nauires de biscaye guypusque de la coste ef amenez és pays de pardechà. depuis Fan entrant MD treize jusques maintenant. et qu’ilz chargeront et amerront semblablement d’ores en auant. l’auarie litigieuse d’ung gros et en dessoubz de la liure de gros de la valeur J2 ( ‘""0 ) desdictz biens. et auec ce deschargeons la' caution baillée anno MD treize à bruges pour leuer le nampt lors faict par aucuns particuliers jeneuois et dont dessus. etsi condempnons lesdictz deffendeurs de jennes aux despens de ce procés. au taux desdictz de nostre grant conseil. et quant aux deffendeurs consulz des nations de florence et lucques et lesdictz suppostz d icelles. les absoluons des fìns demandes et conclusions en principal desdictz demandeurs. ordonnons que les deniers namptiz anno MD treize à bruges par anthoine rousselin florentin et leuez par partye demanderesse à caution. et dont dessous, seront renduz à icelluy anthoine ou ses ayans cause, et au surplus en payant par lesdictz deffendeurs des nations de flourence et lucques les despens de ce procés faictz depuis conclusion en cause et en taux de la court, compensons tous autres despens et pour cause. En tesmoing de ce nous auons faict mectre le seel dont l’empereur monseigneur et grant pére et nous auons usé durant le temps de nostre minorité. à ces presentes. Donné en nostre ville de malines. le xxvm jour de juillet. l'an de gràce mil cincq cens et quinze. Soubz escript. Extraict du registre de la court par moy Vander E. DOCUMENTO CLXII. Cosma Pallavicino, mentre che negli scorsi giorni partiva da Bruggia cum nuntio villae, senza giusta causa ed anzi contro i privilegi in vigore, veniva arrestato da un capitano d’armi e rinchiuso nel castello di Lilla. La Signoria mosse per questo fatto le più vive lagnanze presso i Borgomastri e Scabini di quella città, insta per la liberazione del Pallavicino; tanto più che, giusta quanto si dice, 1’ arresto accadde posteriormente alla emanazione di un editto di Cesare, con cui si ordinava che i beni dei genovesi si lasciassero liberi. 1522, 4 settembre (Arch. Gov. Reg. Litterarum ann. 1520-23; num. 62) ( 471 ) DOCUMENTO CLX1II. Copie des lettres de requeste exhibée par ceulx de ladicte nation au trés-illustre due et messieurs les anciens de la noble nation de gennes. sur la election du consul et conseilliers. et au faict du droict de la massarie. 1S22, lo novembre (Cod. cit. fol. 33. Arch. Gov. Div. Cancelleriae, fogliazzo num. 109) Yobi illustrissimo et excelso domino antonicto adurno. dei gratia duci, ac magnifico consilio dominorum antianorum excelsi communis ianue. humiliter esponunt deuoti dominationum vestrarum mercatores vestri in partibus flandrie brabantie et circonstantiarum commorantes, qualiter veteri decreto iam diu per precessores vestros instituto eligitur aDnuatim in brugiis m consulem eorum unus ex ipsorum mercatorum numero, qui brugiis residens domus principatum teneat, cum vero ab annis citra mercature emporium ad locum andorpii deuolutum in ,toto sit. commoditas negociandi maiorem partem mercatorum ipsorum qui brugiis consueuerant antuerpie residere protraxit, hinc est quod cum iam per annos iusta vetus institutum electus fuerit in loco predicto brugiarum consul, nec ad alium potuerit nec in presentiarum possit deuolui nisi ad leonardum spinulam, qui solus in loco ipso magister domus existens hactenus residet, considerato onus ipsius nationis tam inter brugiis quam andorpii commorantes repartiri. visaque ut plurima ad locum ipsum antuerpie mercatorum deuolutione non inconueniens apparuit, et onera et honores etiam ad raptam repartiri. ne corpus ipsius nationis, quod communis unio virificat atque decorat, ipsius diuisione prosternatur. qua propter ipsis omnibus tam brugiis quana antuerpie et circon-stantiis commorantibus, in loco ipso antuerpie una congregatis, reque insimul examinata ac diligenter consulta, unanimiter conuenere ut capitulis ordinibusque iam diu per prefatos precessores vestros dicte nationi concessis non derogando, fiat in posterum tam ex electione consulis quam cetris infra scribendis reformatione indigentibus noua reformatio. in qua. ut predictum est. omnes in unum congregati ad sub-sequentem ipsius exclarationem deuenerunt. propria uniuscuiusque subscriptione attestante, quapropter per illustrissimam ac magnificas dominationes vestras audita, et solita eorum prudentia examinata, honestatem debitumque ac ipsorum mercatorum unionem concernentem reperta, dignabuntur ex eorum gratia magnifici senatus vestri auctoritatem impartiri. ( 472 ) consultaueruut itaque consulem iam diu electum officio functurum, quatenus per illustrissimam ac magnificas dominationes vestras consensus atque auctoritas huius supplicationis concedatur, quibus habitis eligetur nous. in ipsaque ac in posterum facienda electione ipsorum consulum debeat infrascriptus ordo seruari. videlicet quod fiat apodixia in qua exclaretur quod omnes mercatores tam nunc in partibus istis existentes siue residentes quam in dies venturi tam cum corpore rationis ad istas fundate quam qui residentes intelligantur iuditio maioris partis nationis. teneantur onera quecumque nationis tam in capitulis de veteri quam presenti noua reformatione contentis subire, sua mediante ipsius apodixie propria uniuscuiusque subscriptione, quorum subscriptorum nomina, dum noui consulis eligendi tempus aderit, in paruis papirulis inscripta, in saculo reponantur, ex quo per puerum primus extractus consul intelligatur pro anno, et sic subcessiue fiat annuatim dicti consulis electio, et qui erit consul electus non poterit per tres subsquentes consulatus tid officium ipsum promoueri. eliganturque duo consiliarii per omnes tunc astantes mercatores tempore procreandi consules more iam solito, qui consul et consiliarii habeant tam in flandria quam brabantia et omnibus istis circonstantiis solitam atque consuetam facultatem. et quia sepe contingunt aliqua pro natione consulenda ac deliberanda, tam pro expensis administrandis quam aliis necessariis in dies occurrentibus, exclarauerunt quod in eo loco quo necessitas predicta contigerit, si consul absens fuerit, possint consiliarii eum reliquatu subscriptorum in eo loco tunc temporis existentium omnia et singula ordinare deliberare et e^ecutioni mandare cum ea met facultate quam consul prodictus una cum consiliariis habet, predicti vero mercatores omnes qui ad istas residentes intelligentur. consulem ipsum indemnem conseruare tenebuntur pro eorum portiunculis ratione habita distributis ab omni damno et interesse quod occasione nationis ei posset ullo modo euenire. item semper et quandocumque contingeret massa-riam esse in debito alicuius partite pecunie, et quod inter ipsos mercatores ad istas residentes decernatur facere ex ipso debito partimentum pro rapta, tunc unusquisque teneatur mutuum facere massarie predicte ex ea quantitate pecunie qua erit per consulem et consiliarios taxatus, qui consul et consiliarii habebunt adequare mutua iam facta per mercatores. videlicet si aliquis eorum habebit mutuum ipsius massarie in suo cartulario extinctum in toto vel in parte, tunc dictus debeat tassari in toto vel in parte ex nouo mutuo, secundum sibi erit debitrix massaria predicta. et e conuerso dum contingat aliquem habere propter mutuum iam factum massariam debitricem, tunc non debeat ex alio mutuo gra-uari nisi pro ea parte qua extinxerit debitum ipsum, iudicio tamen con- ( 473 ) salis et consiliariorum, item dum contingat aliquem ianuensem ad partes istas venire cum mercibus vel aliis quibusuis rebus, teneatur intra dies quindecim exclarare consuli, si presens fuerit, quo minus consiliariis aut alteri eorum, post intimationem per consulem aut consiliarios ei flendam an velit in numero residentium vel viatorum connumerari, quod tamen restabit iudicio maioris partis nationis, si autem residens intelligetur. onera nationis pro sua rapta subire tenebitur, prout alii, sua mediante apodixie iam prescripte subscriptione, ac mutuum facere massarie ex ea summa, et quando erit a consule et consiliariis taxatus, nec aliqftis qui mutuum fecerit poterit ex quanto restabit creditor dicte massarie. si hinc recederet, nisi transactis annis tribus ab ultimo mutuo per ipsum facto, reimbursari. qui vero in numero ad istas residentium non connumerabitur. non habebit 'ocem in dicta natione nec actiuam neque passiuam. nisi spècialiter requisitus a consule et consiliariis, et in numero iatorum connumerabitur, non derogato oneri super ipsos consueto. ut in capitulis de veteri latius continetur, quorum reliquis in suo * , robore permanentibus iterum illustrissimam ac magnificas dominationes vestras humiliter supplicatur quatenus predicta examinare dignentur, sperantes dominationes vestras pro debito honestatis unione ac robora-tiene nationis vestre supplicationibus suis sua solita gratia ac benignitate assensuras. quibus humiliter iterum se commendant. Data antuerpie. xv nouembris mdxxii. Illustris dominationis vestre magnificarum dominationum vestrarum humiles seruitores. Leonardus spinula consul Augustinus de furnariis consiliarius. Balianus de furnariis etiam consiliarius Obertus de odino Lamba de auria Philipus lomelinus Pasqual et paulus de nigro Damianus palauicinus Augustinus centurionus qm. i. Petrus pallauicinus Simon spinula Andreas de nigro qm. i. Baldasar spinula d \. Yincentius de nigro q. d. n. Johannes baptista sophia et Georgius adurnus. DOCUMENTO CLXIV. Lettere patenti del doge Antoniotto Adorno, con cui si fa fede che Francesco d’isola ed i suoi fratelli conduttori di merci da Genova alle parti di Fiandra, alla fiera d’ Anversa ed in Inghilterra, sono cittadini genovesi, nò recano che mercanzie proprie o dei loro compatrioti. 1523 , 27 giugno (Arch. Gov. Reg. cit. num. 62) DOCUMENTO CLXV. \ La Signoria di Genova presta piena .adesione alle domande che le hanno indirizzate i mercanti di Anversa ('). 1523, 20 ottobre ( Cod. cit. fol. 35 e Fogliazzo cit. ) Millesimo quingentesimo vigesimo tercio. die vigesima octobris. Illustris et excelsus dominus antoniotus adurnus. dei gratia genuen-sium dux et populi deffensor. magnificumque consilium dominorum antianorum excelsi comunis ianue in sufficienti et legiptimo numero congregatum, lecta coram eis supplicatione supra scripta, indeque verbo auditis egregiis nobilibusque raphaele de furnariis, baptista spinula quondam antonii et stephano ragie, atque cum eis aliis quampluribus ciuibus et mercatoribus ianuensibus. ex hiis scilicet negociaciones habentibus et seu agentibus in partibus illis de quibus in supplic tione ipsa sermo fit. omni cum instancia requirentibus ac laudantibus pro comuni omnium in partibus ipsis tractantium tam presentium quam faturorum utilitate ac totius nacionis unione, ut ea omnia in supplicatione ipsa contenta reformata ac requisita assentiantur concedantur ac statuantur, reformentur et decernantur, in omnibus et per omnia prout in ea ipsa supplicatione continentur et legitur, quo circa re ipsa diligenti examine discussa prius tamen relatu tam dictorum comparentium quam aliquorum (') Ved. Docum. CLXÌII, pag. 471, ( 47 ii ) ex eomet senatorum gremio, certiorati de subscriptionibus omnium mercatorum suprascriptorum ut supra subscriptorum, eosque fere esse omnes illos qui in presentiarum ncgocia mercature illis in partibus tractant et agunt, ornili meliori modo via iure et forma quibus melius ac validius fieri et esse potest, omnibus ipsis superius supplicatis reformatis ac requisitis annuentes, et ea omnia comprobantes, in hiisque suam et communis ianue auctoritatem interponentes, concesserunt assenserunt statuerunt reformauerunt ac decreuerunt et comprobauerunt. virtuteque presentis concedunt assentiunt statuunt reformant decernunt et comprobant in sententiam dicte supplicationis, ac in omnibus et per omnia prout in supplicatione ipsa ad unguem continetur et legitur, non obstantibus obstantiis quibuscumque, etiam si tales seu talia forent de quibus oporteret facere mentionem magis specialem, et que hic pro expressis habeantur, mandando enixe consuli nationis genuensis qui prout supra in partibus superius decretis deligetur tam in presentiarum quam in futurum, ut omnia et singula ut supra sancita et unumquodque eorum inconcusse obseruet. et ab aliis quibuscumque tam ciuibus quam subditis quoquomodo prefati communis ianuensis obseruari et adimplere faciat in omnibus ut supra, ciuesque ac subditos mercatoresque prefatos etiam monendo, eisque et cuiquam eorum, si expedit, iniun-gendo ut eidem consuli ut supra pro tempore vel constituto vel constituendo in omnibus et singulis premissis ut supra decretis et in supplicatione ipsa contentis ac aliis quibuscumque obseruantiam predictorum in supplicatione ipsa contentorum vel alicuius eorum concernentibus pareant et obediant. prout ipsi magnificio senatui facerent seu facere debent, regentes vero illis in partibus et unumquemque eorum precando atque requirendo ut in his omnibus exequutionem eorum cuiuslibet premissorum in ea supplicatione etiam contentorum respicientibus, si fuerit expediens omnes debitos ac honestos iustosque fauores ac brachium eorum prestent tribuantque. pro quorum omnium maiori premissorum fide ac corroboratione presens decretum soliti eorum sigilli ac prefati communis appensione muniri iusserunt. Sic subsignatum: Jo. baptista de zino cancellarius. Et ego Sigerus S’Hertoghen notarius prenominatus precedentem copiam cum suis originalibus, diligenti collatione prehabita. concordantem signaui. S. S’Hertoghen notarius signauit. ( 476 ) DOCUMENTO CLXVI. Dóclaration de certaine sentence prouisionnale donnée audict malines entre lesdictz de biscaye d’uno part. et messieurs de gennes d’aultre. le xxviu jour de nouembre l’an MD vingt et trois. '1323, 28 novembre ( Cod. cit. fol. 65 ) DOCUMENTO CLXVÌI. Anitre sentence donne à malines entre lesdictes partés. touchant liquidation de la susdicte sentence rendue entre icelles parties le xxviii de juillet en l’an MD et quinze. sur le droict d’auarie et denier de nation (’). 1524, 31 marzo (Cod. cit. fol. cit.) La court en widant son aduis et regeetant le propose desdictz de jennes déclaire que adicte sentence du xxviii de juillet de Fan MD et quinze se exécutera selon que déclairé a esté par la prouision ordonnée le xxviii de nouembre de l’an MD et vingtrois. assauoir que quant lesdiz de la nation de biscaye paieront pour le droit d’auarie et denier de nation ung gros ou plus de la liure de gros. lesdiz de la nation de jennes payeront à ladicte nation de biscaye ung gros et non plus de la liure de gros. de la valeur des marchandises dont mention est faicte en. ladicte sentence. et quant lesdiz de biscaye paieront pour ledict droit d’auarie et denier de nation moins et en dessoubz dudict gros. lesdiz de jennes payeront autant que eulx et non plus. ‘ et sy condempne lesdiz de jennes en la moictié des despens. tant de ceste instance comme de ceulx qui ont esté réseruez. au taux de ladicte court, prononehié à malines le dernier jour de mars MD et vingt-quatre auant pasques. C) Ved. Docum. CLXI, pag. 4G9. ( 477 ) DOCUMENTO CLXVIII. Sentenza interlocutoria della Corte di Malines circa i diritti dovuti dai genovesi e da quei di discaglia. 1524, 8 luglio Cod. cit. fol. cit. ) Assauoir que quant lesdictz de la nation de biscaye payeront pour le droit d’auarie et denier de nacion ung gros ou plus de la liure de gros. lesdiz de la nacion de jennes payeront à ladicte nacion de byscaie ung gros et non plus de la valeur des marchandises dont mencion est faicte en ladicte sentence de Fan quinze. Et quant lesdiz de biscaye payeront pour ledit droit d’auarie et denier de nacion moins et en dessoubz dudict gros lesdiz de gennes payeront autant que eulx et non plus. Et condempnons lesdiz de gennes en la moictié des despens. tant de cest instance comme de ceulx qui ont esté réseruez. ainsy que dessus^ est dict. le taux d’iceulx ré erué ausdiz de nostre grand conseil. Veu le débat d’entre les consulz et suppostz de la nacion de biscaye et les consulz pour eulx et suppostz particuliers de lfi nation de jennes. * touchant la procuration des particuliers de jennes et exceptions déclina-tiores exhibées et employées par lesdiz de jennes arguées de insouffis-sance par lesdiz de biscaye. et retenu en l’aduis de la court, et aussy la requeste par escript depuis présentóe par lesdiz de jennes joinct à ce présent incident du consentement des part’ies. Ladicte court, en wydant son aduis. declaire la responce desdiz consulz de la nation de jennes et l’employ pour les suppostz jparticuliers d’icelle nation estre insouffissante. Et sy ne se fera le renuoy par eulx demandé par deuant le prétendu commis, ainsy uiendront procèder sur la liquidation de la sentence en question en la court de céans. au premier jour plaidoyable aprés le grandes vaccances prouchainement venant. auquel jour aussy lesdiz consulz de jenoes furniront de souffis-sante procuration ratilicatoire des suppostz de leurdicte nation collégia-lement assemblez péremptoirement et pour tous délays. et néantmoins appoinctant sur ladicte requeste par escript. ladict court déclaire que en passant icelle procuration elle n’entend lesdiz particuliers estre tenuz du droit douaire l’un pour l’autre. et condempne lesdiz de jennes és despens du débat. retenu en l’aduis comme dessus. au taux de la cour. compensant toutesvoyes les despens quant à ladicte requeste par escript. dont aussy dessus. Prononchie' à Malines. le huytiesme jour de juillet md xxiiii. ( 478 ) DOCUMENTO CLXIX. Lettre dos prescheurs en anuers. de laquelle le teneur s’ensuyt. \ 328, 4 maggio • (Cod cit fol. 65) Nos frater ioannes beclc prior, ceterique patres et fratres conuentus autuerpiensis ordinis predicatorum. per presentes notum ifaeimus quod nos capitulariter congregati concessimus et annuimus generoso domino consuli ceterisque spectabilibus viris dominis mercatoribus genuensibus locum in dextera parte chori nostri, ad construendum ibidem sedilia in quibus tempore diuini cultus honeste se possint locare et sedere, et in casu edificationis noue ecclesie similem locum illis relinquemus, ita tamen ut una clauis de dictis sedilibus in conuentu apud sacristam remaneat, ut nobiles siue honesti ciues ibidem interdum valeant collocari, exceptis tamen maioribus festiuitatibus. videlicet pascile, penthecostes. beate marie semper virginis, sancti georgii. omnium sanctorum, et natiuitatis domini, in quibus jjrefati domini mercatores tantum predicta sedilia occupabunt. et quia reuerendissimus pater frater franciscus siluester. nostri ordinis generalis magister, una cum reuerendo prouintiali nostro fratre anthonio de cemiterio hanc nostram concessionem, attentis dictorum do -minorum mercatorum cotidianis in nos beneficiis, iudicarunt rationi consonam, id circo etiam ipsi suorum sigillorum impressione hanc concessionem nostram confirmarunt et ratificarunt. Actum in dicto conuentu nostro antwerpiensi. anno domini millesimo quingentesimo vigesimo octauo. mensis maii die quarta, sigillo nostri conuentus predictis infimo loco in fidem subimpresso. Sic subscriptum: Ego frater franciscus siluester ferrariensis magister generalis ordinis predicatorum supra scripta approbo et confirmo manu propria. Anthonius de cemiterio prouincialis utras testor predicta manu propria. Ego frater iohannes beck prior utras suprascripta approbo et testor manu propria. ( 479 ) DOCUMENTO CLXX. Lettres de confirmation soruan» sur lesdiz priuiléges de la massarie impétrez de l’empereur moderne Charles, escriptes en flameng. en date du xiii jour de mars l’an mil cincq cent trente et deux. scellez en cire rouge et signeez sur la piove: Proest. desquelles la translation est faicte en franchois aulen-ticqoement comme s’énsnyt. 13 32, 13 marzo. (Cod. cit. fol. 28) Charles, par la grace de dieu empereur des romains tousjours auguste roy de germanie. de casfcille. de léon. d’arragon. de nauarre. de napoles. de cecilie, de mallorque. de sardaine. des ysles d’indes et de la ferme terre de la mer océaue. arciduc d’austrice. due de bourgoinge. de lothìer. de brabant. de limbourg. de luxembourg etc. conte de flandres. d'artoys. de bourgoigne. palatin et de haynnau. de hollande de. Zelande de fer-rette de haghenault de namur etc. prince de swaue. marquis du sainct empire, seigneur de frise. de salins. de malines. de la cité villes et piys d’utrecht et d'oueryssele. et dominateur en asie et en affricque. à tous ceulx qui ces présentes noz lettres verront salut. Ainsi que les consul conseilliers et marchans de la nacion de genues résidens en ces noz pays de par-dechà par.supplication nous ont remostré comme pour entretenir les droitz anchiens coustumeset usances touchans et concernans l’honneur et prouffit de ladicte nation. ausdiz supplians con-uient faire diuerses grosses mises. tant pour subuenir aux poures maronniers et autres d'icelle nation arriuans par-dechà. et par fortune de la mer ou autrement deuenus à poureté et sudportans nécessité. que pour entretenir le seruice diuin. et autres grandes réparations qu’ilz font en leglise des jacoppins dedens nostre ville d’anuers. et aultre grandes festes. ésquelles ladicte nacion est tenue et obligiée. oussi certaines aul-moisnes et distributions qu’ilz font annuellement pour pareillement tenir les festes et feuz des triumphes aux joyeuses entrées des prinoes et princesses dedens ces nosdiz pays de brabant. comme la costume en a esté et encoires est. pour lesquelles mises est despences recouurer. lesdiz supplians. auctorizez par le collège du gouuerneur et des anchiens de la ville de gennes. ont. en vertu des statuz et ordonnances dudit collège, par plusieurs années esté accoustumez d’auoir et rccepuoir pour ladicte nation de cent denier ung demy denier. appellé le droict de la ( 480 ) massarie de toutes les marchandises. arriuans par dechà et sortissans d’icelle. appartenans à aucuns de ladicte nation. et affin que en ce ne aduiendroit aucune fraude de priuer ou non payer icelluy denier d’icelle nation. est ordonné par ledit college et ausdiz consul et conseilliers donné pouoir de constraindre tous et ehescun lesdiz marchans d • à eulx monstrer et faire ostension de leurs liures journalles et papiers à la justification de leurs comptes et debtes. et faire payer lesdictes debtes. lesquelles coustumes status et ordonnances ont esté confermées par feu de liaulte mémoire nostre bien aymé seigneur et pére le roy de castine. à lame duquel dieu face merchy. par ses lettres patentes seellées en l’an MD et ung. et icelles en suyuant ce mesme a esté pareillement jugié par sentence de nostre gran conseil résident à maliens. en l’an MD et quattre. au quatorsiesme jour de décembre. entre les consul conseil-liers de ladicte nation pour lors estans impétrans d’une part. et ung nommé lenart gentil marchant d'icelle nation. pour lors demourant hors et là entour nostre ville de bruges. et rcfusant payer icelluy demy dehier pour cent adjournez d’autre part. par laquelle- sentence ledit lenard fut condempné de payer ledit droit de tout le temps de sa de-meure en nosdiz pays de par dechà. tant des marchandises et admini-strations lesquelles il a eu. t nt en son noni que ou nom d’autres per-sonnes de ladicte nacion de gennes. que pour luy-mesmes. et à celle lìn destre tenu de exhiber ses liures journalles et papiers. et se besoing seroit. estant requis soy expurger par serrement. tellement que lesdiz suppliants à tousjours ont joyz d’icelluy droict dudit demy denier du cent à l’encontre tous ceulx de ladicte nation de gennes. qui aucuns biens ou marchandises ont receu par-dechà ou en ont en aucune admi-nistration à eulx ou aux aultres marchans d’icelle nation appartenans. et est puis naguaires venu à la cognoissance desdiz supplians. que diuers marchans de ladicte leur nation. pour icelles nation défrauder d’icelluy (.roit. enuoyent leurs marchandises procurations et factories és mains de diuers procureurs ou facteurs résidens par dechà. non estans de ladicte nation de gennes. pour icelles marchandises traicter achapter vendre ou aultrement en disponer. lesquelz facteurs ou procureurs refu-sent payer ledit droit ou toucliant lesdictes marchandises. eulx expurger et exclarcer. ou monstrer leurs liures journalles ou pampiers. soubz umbre qu’ilz non sont de ladicte nation de gennes. au nom duquel ledit droict d'icelle nation est diminué et défraudé. et plus seroit. comme lesdiz supplians disoient. se ce n’estoit que par nous sur ce soit pourueu de noz patentes lettres de confirmation desdiz costumes statuz et ordonnances. tant à l’encontre lesdiz procureurs et facteurs non estans d’icelle nation de gennes. que contre ceulx qui sont d’icelle nation. nous pour ( 481 ) ce humblement suppliant. sur laquelle supplicatimi auons ausdiz supplians ordonnez commissaires pour eulx informer sur l'intérest que les facteurs non estans de ladicte nation de gennes ou aultres pourront auoir ou prétendre par la concession desdictes lettres de confirmacion. lesquelz commissaires ayants (touchant ce) facit leur debuoir et dilli-gence. et leur information ou verbal donné oultre en nostre conseiF de brabant. lequel de ce auoient faict et mis par escript. a esté en oultre de nostre part ordonné par ledit conseil que lesdiz supplians feroient adjourner par publicq édit. en nostre ville d’anuers. sur la bourse d'icelle. lesdiz facteurs non estans de la nation de gennes. et tous autres ausquelz ce toucliier pourroit. ou qui se vouldroient opposer contre la concession desdictes lettres de confirmacion par lesdiz supplians requises. ou par icelles prétendre contre droict greuez ou intéressez. pour venir déclairer icelluy leur interest par-deuant nostre amé et féal le chancellier et gens de nostredit conseil en brabant. dedens quattre mois aprés icelluy adjour-nement. sur la paine (estant ledit temps expiré) ad ce n’estre rece-puable. et pour ce faire nous auons donné et faict dépeschier ausdiz supplians noz lettres patentes ad ce oportunes. de la date l’ultiesme jour de setembre derreniérement passé. lesquelles lettres ont esté mises il exécution deue par ung huissier de nostredit conseil. l’exécuteur d’icelles. l’onsiesme jour du mois d’octobre lors soubzséquent. et pour ce que durant ledit temps de quatre mois aprés l’exécution de nosdictes patentes lettres nulluy ne comparut en nostredit conseil. lequel se eust opposé ou voulu fonder partye. si a esté par ledit nostre conseil. au dousiesme jour de feburier aussy derreniérement passé. et ainsi aprés l’expiration desdiz quattre mois. premiérement veues lesdictes les noz patentes lettres auecq la relation ou exploit dudit exécuteur ausdiz supplians. à leur requéste, à l’encontre lesdiz adjournez. accordé deffault. à tei prouffit quii appartiendroit. lequel prouffit ilz ont depuis à l’or-donnance dudit nostre conseil donné oultre par escript en icelluy nostre conseil. et auecq ce requis que lesdiz adjournez seroyent et demou-reroient secluz de eulx pouoir opposer contre la concession desdictes lettres de confirmacion ou en temps aduenir par icelles prétendre audit intérest. nous en oultre humblement prians lesdiz supplians que nous à eulx vouldriesmes accorder lesdictes lettres de confirmacion telles que dessus. et les faire expédier en fourme ad ce pertinente, s^auoir faisons que nous. ces choses considéreés. inclinans aux priéres desdiz supplians. auons par bonne et meure délibération de conseil. en cas que dessus et en tant que en nous est. confirmé ratifflé et approuué. confìrmons ra-tiffions et approuuons par cestes noz lettres les poinctz articles statuz et ordonnances dessus déclairez et chascun d’iceulx. octroyans conce- ( 482 ) danset eonsentans ausdiz supplians que desdiz poinctz articles et statuz paisiblement et plaincment ilz pourront joyr et user, tant à 1’encontre lesdiz facteurs et procureurs non estans de ladicte leur nation. et aucuns biens appartenans aux marchans de ladicte nacion de gennes soubz eulx ou en leurs mains factorie. ou ayans administration ou ayant eut en leur pouoir. comme contre les aultres estans de ladicte nation. et ce tant et si longuement que à nous plaira et bon semblera. sauf qUe de ce ilz ayent deuement use à 1’encontre iceulx de leur nation. à tei entendement que lesdiz supplians ou leur consulz et conseilliers pour le temps estans et ausquelz ce appartiendra. quant ilz scauront ou auront aucune suspition que aucun. il soit de ladicte leur nation de gennes ou non. a ou ait eu en son pouoir aucuns biens denrées ou marchandises appartenans à aucuns marchans de ladicte nation de gennes. pourront desdictes personnes demander vision et édition de leurs liures journalles et papiers. en tant que touche les partyes des marchandises aux marchans geneuois appartenans. et non plus auant. et par-dessus ce leur serrement en ce appartenant. se mestier est. et lesdiz consul et conseilliers ne se contentent de la simple déclaracion desdictes personnes et ou cas lesdictes personnes de leursdiz liur.es journalles et papiers reffusent faire vision ou ostension. pourront lesdiz consul et conseilliers icelles personnes constraindre et faire constraindre par l’officier et la justice du lieu et place là ou ce aduiendra. pour ausdiz offlciers et juges exhiber et monstrer leurs liures journalles et papiers. et des marchandises que ilz trouueront estre ou auoir esté soubz telles personnes exiger et. se besoing est. faire exécuter ledit denier de la nation tei que dessus. tant de l’entrée que l'issue. le tout ensuiuant lesdiz anciens statuz et ordonnances et les lettres de confìrmacion par noz progéniteurs sur ce octroyées. mandons pour ce et commandons ausdiz noz chancellier et gens de nostre conseil en brabant. bourgemaistres escheuins et justiciers des bonnes villes et places de ces nosdiz pays de brabant et d’oultre meuze. et oultre à tous noz autres et de noz vassaulx seigneurs juges justiciers offitiers et subgectz d’icelluy nostre pays ausquelz ce aucune-ment touchier pourra. ou leurs lieutenans présens et aduenir. qu’ilz et chascun d’eulx comme à luy toucher pourra. lesdiz supplians. de ceste présente nostre gràce confìrmacion ratiffication approbation octroy con-cession et consentement. et de tout le contenu d'icelles. ainsi et par la manière que deuant dit est. facent laissent et seuffrent paisiblement et plainement joyr et user, sans eulx en ce faire ne souffrir estre faict aucun destourbier ou empeschement au contraire, ains les mectre à exécucion deue. et ausdiz supplians sur ce administrer droict et justice à l’encontre tous ceulx-là. et ainsi qu’il appartiendra et requis en seront. ( 485 ) et pour ce que de ceste présente nostre lettre l’ou pourra auoir à faire eu plusieurs lieux. voullons que au -vidimus de ladicte lettre, faict soubz le seel autenticq à la copie d icelle. collacionné et soubsigné par aucun de noz secretaiers en brabant. telle foy soit adjusté et sur ce droit ad-ministré comme sur la présente nostre originale lettre car ainsy nous plaist-il. et en signe de vérité auons à ces présentes faict apprendre nostre seel. Données en nostre ville de bruxelles. le treiziesme jour de mars. l’an de nostre seigneu# mil cincq cens trente et deux. selon le stil de nostre court en brabant. de nostre empire le quatriesme. et de noz royaulmes de castille napoles et d'autres le xvm. Ainsy soubsigné sour la ploy : Par l'empereur en son conseil. et soubsigné : Proest. Ceste copie translatée hoirs le vulgaire thyois s’accorde en substance auecq l’original. sans auoir minuté la sentence et substance d’icelluy. tesmoing mon signe ky aussy mys. S. SHertoghen notarius signauit. DOCUMENTO CLXXI. Ung instrument passé par hieronime heyns. notaire. entre noble homme rnes-sire symon spinule consul et ou noms des nobles seigneurs vincent de negro et paulo doria conseilliers de la noble et magnificque nation de jennes d’une part. et estienn.e grillo-scaniglia natif de la seigneurie de gennes d’autre part. contenant. certaine péticion et requeste faicte pas. ledict estienne grillo à mes-sieurs de ladicte nation résidens par dechà: d’estre admis et receuz en nom-bre desdictz marchans jeneuois. auquel il n’a pa; esté receu ne admis. contenant aussy appoinctement et promesse par luy facit de payer le droit de la massarie. auecq ce contenant certain protest d’appellation faict par ledict estienne par-deuant notaire sur ledict payement. prétendant de pouuoir requórir son droit d’appel à jennes ou en lieu où bon luy sembleroit. sur lequel protest ledict consul et conseilliers pour leur descharge ilz ont con-straint ledict estienne de comparoir deuant messeigneurs d’anuers juges compétens en vertu du priuilége ('). et illecques poursuyr son droict de protest et l’appel susdict pardeuant mesdiz seigneurs d’anuers. et non pas ail-lieurs veu que le cas se debuoit décider et terminer en ladicte ville d’an- (‘) Ved. il Documento precedente. ( 484 ) uers. et ledict estienne. après auoir esté deuant mesdiz seigneurs et auoir soustenu d’auoir copie des priuiléges et jour pour respondre. par eulx a esté dit jugié et pronunciò que ledict estienne auroit, tant seulement vision desdiz priuileges et jour pour respondre. dauantaige contenans certame dési-stence et cession de ladicte procedure d’appellacion faicte et prétendue par ledict estienne. et promesse par luy de rechief faicte de payer ladict droict de ladicte massarie dont dessus. et de faire .exhibition és mains dudict consul. et ses consors et successeurs de tous ses liures registres et comptes de ses negotiations etc. come ledict instrument le tout plus a plain contient. en date du xi jour d’octobre l’an mil cinq cens trent- troix. Nuove provvidenze della Signoria, intese a regolare la condizione dei genovesi residenti nelle Fiandre e la elezione del Console e dei consiglieri, a mitigare il diritto devoluto alla Masseria, ecc. Illustrissimus dux et magnifici gubernatores excelse reipublice ge-nuensis. Cum ad aures et notitiam eorum peruenerit inter mercatores ge-nuenses commorantes et negotiantes in partibus andorpii brabantie fiandre et zelandie verti nonnullas differentias contentiones et con-trouersias. occasione massarie negotiationis genuensis in dictis locis et partibus, et tam circa electionem consulis et' consiliariorum quam exactionem drictus instituti per dictam massariam. volentes ipsarum discordiarum et controuersiarum semina inter dictos mercatores omnino tollere et penitus resecare, ut eidem negotiationi consultum remaneat, auditis sepius mercatoribus diuersis negociantibus in dictis partibus, ultro citroque "examinato tandem satis negotio omni modo etc. sese ad calculos absoluentes. statuerunt-et ordinauerunt. statuuntque et ordinant ac decernunt in omnibus ut infra. 1533, 11 ottobre (Cod cit. fol. 76) DOCUMENTO CLXXII. 1536, 30 maggio ( Cod. cit. fol. 3P ) MDXXXVI die XXX mai i. ( 485 ) Et primo quod quilibet mercator genuensis qui fuerit nobilis ex gremio ciuilitatis seu nobilitatis reipublice genuensis. posteaquam steterit in dictis partibus negotiando per annum unam, comprehendatur et connumeretur ac comprehendi et connumerari debeat in numero aliorum mercatorum dicte massarie. qui omnes sint et prout supra esse debeant ciues nobiles, vel quod negociarentur nomine proprio vel aliorum, dummodo tamen ex.cedat etatem annorum decem octo nec sit iuuenis mercenarius aliquorum mercatorum ibi in dictis partibus commorantium et existentium. item quod in eligendo consule, qui annuus in dictis locis eligi consueuit et debet, citentur et citari debeant mercatores omnes dicte massarie. et in ea comprehensi qui tunc essent in andorpio vel ubi ipsa electio fièri deberet, inde per conuentos et congregatos aliquibus propositis ex numero dicte massarie (iis scilicet qui magis ydonei ad id negotii viderentur aut videri poscent), unum ex eis eligant per suffragia, in qua electione saltem due tertie partes suffragiorum conueniant. ita tamen quod consul, vel qui proponetur ad id offitium consulatus, excedere debeat etatem annorum viginti. et eodem modo fiat electio duorum consiliariorum dicti consulis, qui pariter dictam etatem annorum viginti excedant. que quidem electiones ut supra fieri debeant ante diem festum sancti georgii. adeo quod dicta die possint magistratum inire tam ipse consul quam consiliarii prcut hactenus de more seruatum fuit, declarando quod omnes et singule pecunie dicte messarie perueniant et peruenire debeant ac permanere penes ipsum consulem sub modis formis conditionibus promissionibus et fideiussionibus ante hac seruatis et seruari consuetis, dummodo tamen liber et scriptura dicte massarie teneatur sertiper per alterum ipsorum consiliariorum vicissim. ita ut unus eorum dictum librum et scripturam tenere habeat per sex menses, alter vero per alios sex menses, et sic prout supra hoc munus inter se exercere debeant alternis vicibus. Item quod drictus qui per dictam massariam exigitur de medio pro centenario moderetur et moderari debeat, et sic illum virtute presentis reformationis moderati sunt et moderantur in tertium unum pro centenario. quem drictum seu tertium pro centenario ut supra impositum quilibet mercator genuensis vel quouismodo subditus excelse republice genuensis soluere teneatur et debeat tam pro corpore suarum rationum et mercibus propriis quam pro aliis negociationibus et mercibus aliorum etiam de transitu, iuxta consuetum, ita quod nemo genuensis mercator vel subditus, ut supra, sit immunis vel exemptus, et pariter nulle res et merces genuensium vel subditorum exempte et immunes sint a solutione dicti drictus. qui quidem drictus etiam possit exigi ab extraneis pro rebus et mercibus genuensium et ad genuenses quocumque spectan- 33 ( 480 ) tibus. possit tamen unusquisque mercator ut supra aggregatus dicte massarie tantum retinere in se dimidiam partem dicti Jrictus seu dicti tertii impositi pro centenario occasione oneris et impense litterarum, declarantes et decernentes quod pro habendis et reddendis rationibus negotiorum uniuscuiusque possit quiuis mercator ut supra cogi et compelli per consulem et consiliarios ad ostensionem librorum, quando quis dictam rationem suorum negotiorum reddere recusaret, vel ipsam le-.t galem non daret in fraudem dicti drictus. arbitrio dicti consulis et consiliariorum. sub modis et formis solitis et consuetis quas voluerunt, saluis premissis et in presenti paragrafo contentis, in suo solito robore et vigore restare. Item si contingeret pro bono et utilitate dicte massarie et eiusdem negociationis aliquas impensas fieri, seu aliquod onus capi pro dictis expensis per mercatores eiusdem massarie. tunc fiat et fieri debeat consulatus et congregentur consul et consiliarii ac citetur uniuersa mas-saria. indeque eligantur tres ex eis per suffragia cum duobus tertiis suffragiorum, qui dictum onus reparciantur et repartiri debeant inter mercatores eiusdem massarie. taxando unumquemque prout sibi visum fuerit, ita quod ex ipsis tribus sententia duorum stet. Item voluerunt quod rationes dande per mercatores dicte massarie pro tempore predicto videlicet usque ad festum sancti georgii proxime decursum, dentur et dari debeant more solito hactenus obseruato. ita tamen quod omnes mercatores dicte massarie eumdem gradum habeant et conditionem, nec alicui sit melior conditio in reddendis ipsis rationibus quam alteri, sed omnes pari ordine procedant. Item quod cetere omnes et singule ordinationes consuetudines et laudabiles mores dicte massarie. saluis semper premissis omnibus, sint et esse intelligantur confirmate et comprobate atque seruari debeant inconcussa per quemuis ex dictis mercatoribus dicte massarie. ad ' penam scutorum centum toties quoties applicatam videlicet pro tertia parte muris ciuitatis nostre genue. pro alia tertia parte maiestati casaree. pro reliqua vero tertia parte dicte massarie. que omnia prout supra decreta sunt ad beneplacitum semper prefate illustrissime dominationis, facientibus in contrarium quibusuis non obstantibus. Sic signatum : Franciscus de nigro-pasqua cancellarius. Dux et gubernatores excelse reipublice ianuensis. Cum ad resecandas penitusque tollendas nonnullas controuersias et differentias vigentes inter nostros mercatores residentes et commorantes' in partibus andorpii brabautie fiandrie et zclandic statuerimus leges et ( 487 ) capitula suprascripta. ut prouisum consultumque remaneat negociationi genuensium in illis partibus tam pro presenti tempore quam in futurum, harum nostrarum auctoritate volumus mandamus et iubemus ut durante nostro beneplacito leges ipsas prouisionesque quascumque et ordines ac omnia et singula in suprascripto nostro decreto contenta et expressa ac declarata per quemuis mercatorem genuensem in illis partibus Commorantem et negcciantem. tam ciuem et in dicta massaria aggregatum quam quomodolibet subditum excelse reipublice ianuensis seruentur. et seruari debeant ad plenum et inconcusse, ad penam indignationis nostre et alias quascumque nedum in suprascripto decreto contentas, verum etiam ad nostrum arbitrium declarandas et tam pecuniarias quam corporales. Iniquorum fidem presentes nostras fieri et registrari iussimus. no-strique soliti ac rcipublice sigilli appensione muniri. Datum genue. die vicesima iulii. millesimo quingentesimo tricesimo sexto. Signatum : Franciscus. Petrus Van Larie clericus cameraccnsis diocesis. sacris apostolica et imperiali auctoritatibus notarius et tabellio publicus per ipsam imperialis et catholice maiestatis curiam brabantie admissus, pro copia cum quodam suo originali, diligenti collatione preliabita. de verbo ad verbum concordantem vel signeto in fidem signauit. P. Yan Larie. DOCUMENTO CLXXIII. Estratto di conto di una campana, commessa dalla Repubblica a Malines. 1536 (Arch. Gov. Fogliazzo Atti delle Finanze pel 1536) (A tergo) Costo de la campana grossa fatta fare a malines. (Intus) Campana nobis commissa per magni, eos dominos procuratores excels' reipublice nostre debet pro petro vangenoys fabro in meclinia. pro consteo ipsius in pondere lib. 10347 .....Lib. 241. 19. 2 Item pro expensis ... litterarum et imaginibus quatuor. ac fabro lignario qui eas fecit...........» 1. 5. 0 ( 488 ) Datis magistro petro vambergense magistro Campanarum in turri ipsius loci (.1fecliniae), ... pro cognitione habenda de bonitate et pondere eius. . . Lib. 0. 8. 6 Pro naulo de meclinia usque zelandiam ... et usque medclburgum. etc. (’). % DOCUMENTO CLXXIV. Conto di altra campana, fabbricata in Anversa, per la torre di Palazzo in Genova. 4538-1542 (Arch. Gov. Cartolarli della Repubblica pel 1538, car. 15, e pel 1542, car. 130 e 141) Campana commissa in andorpio simoni spinule. Campana magna liabita ex andorpio de proximo reponenda in turrim palatii (’)..................Lib. 1821. 4. 1. 1543, 5 ianuarii. Campana magna pro turri palacii habita ex flandria. fracta cum non fuerit reperta sonora. Artiliaria fabricata ex campana magna palacii.....prò luchino ioardo funditore (3) etc. DOCUMENTO CLXXV. Copie de la confirmation et ratification des précédens priuiléges par le roy philippe. de l’an MD cincquante six. 1556, 28 maggio • (Cod. cit. del R. Archivio*di Bruxelles, fol. 45) Philippe par la grace de dieu roy de castille. de leon. d’arragon. d’engleterre. de france. de nauarre. de napoles. de Sicilie, de maiorcque. (•) La spesa totale ascese a lire 261. 11. 1; e la Repubblica ne fece il pagamento con lettere di cambio in Pasqua de Bisamne, A.ndrea et Francisco Spinula. (*) Il Partenopeo [Annales mss.) scrive sotto il 1539: Eodem ferme tempore turris Palatii culmine aucta et eleganti opere fuit refecta; atque in ea campana longe maior quam antea collocata. . (3) Dopo di ciò fu commessa una nuova campana a Giovanni Cattaneo da Brescia; la quale durò intatta fino al 1S60. ( 489 ) de sardaine. des ysles. indes et terre ferme de la mer oeéane. arcliiduc d austrice. due de bourgoinge. de’lothier. de brabant de lembourg. de luxembourg. de geldres et de millan. conte de habsbourg. de flandres. d'artliois. de bourgoingne. palatin et de haynnau. de liollande. da zee-lande. de namur et zutphen. prince de zwaue. marquis du sainct empire, seigneur de frize. de zalins. de malines. des cité ville et pays d’utreeht. oueryssel et groeuingen. et dominateur en asie et en afi'ricque. a tous ceulx qui ees présentes lettres v.erront salut. Comme noz bien amez augustin gentil consul, et autres marchans gé-neuois résidens en noz pays de par deca, nous ayent par leur requeste faict remonstrer quii a pleu à feu de bonne mémoire noz progéniteurs et derniérement à l’empereur mon seigneur et pére, confirmer et de nouueau accorder ausdits de la nation de genes. supplians. pluisseurs priuiléges franchises et exemptions dont ilz ont paisiblement joy et use. signamment en nostre pays de flandres et ville de bruges. où icelle nation pour lors auoit sa residence ordinaire. laquelle à cause de la mutatimi du temps et du mond ilz ont aussy ch^ngé. et se sont retirez en nostre ville d'anuers dedens nostre duché de brabant. par octroy de feu de digne mémoire le roy philippe nostre grand pére (que dieu absoille) auecq confìrma-sion de ladicte majesté impernile subséquente. pour jovr. comme ilz font encoires présentement. de leursdictes gràces et priuiléges. mesme de la cuellie des deniers de la masserie deuz par les suppostz de ladicte nation en et par tous les pays de par deca, desquelz priuiléges et oc-troyz appert par les lettres et chartes dont les teneurs sensuytent de mot à aultre. Charles par la gràce de dieu empereur des romains etc. donné en nostre ville de bruges. ou mois d'apuril l'an de gràce mil cincq cens et quinz. et que lesdits preuiléges sont esté accordez ausdits supplians pour causes pregnantes et urgentes charges. en quoy ceulx de ladicte nation se sont louablement employez. comme encoires ilz entendent continuer à nostre contentement. ilz nous ont trés-humble-ment pryé et supplié que pour leur plus grande sceureté il nous pleust à nostre ioyeulx auénement à la seignourie et gouuernement dudit pays de pardeca contirmer et de nouueau octroyer et concèder à ladicte nation lesdits preuiléges pointz et articles cy-dessus incorporez. et sur ce leur impartir noz lettres patentes en tei cas pertinentes, pour ce est il que nous. ces choses considéreés et sur icelles eu bon et meur aduis et délibération de conseil. ausdits consul marchans et autres de la nation de gennes supplians inclinans fauorablement à leursdictes supplicacion et requeste, affìn mesmement qu ilz soyent plus enclins et puissent en meilleure sceureté et repos liauter et fréquenter nosdits pays de par deca et y mener et exercer le faict de leur marchandise. ( 490 ) auons de nostre certame seicnce aucthorité et piaine puissance approuué loué gréé ratifSé et conformò, approuhons louons gréons ratiffeons et confermons. de gràce especialle. par ces présentes. tous et quelzconc-ques leursdits preuiléges octroiz libertez et franchises. ensemble tous les poinetz et articles déclarez et contenuz és lettres cy-dessus incor-porées. soubz les modifìcations limitations et conditions sy contenues. et si auant qu'ilz en ayent deuement joy et usé. ly donnons en man-dement à noz amez et féaulz les chief president et gens de noz priué et grand consaulx. chancellier et gens de nostre conseil en brabant. pré-sident et gens de nostre chambre de conseil en flandres. lieutenant gouuerneur président et gens de nostre conseil en hollande. rentmaistre de bewest et beristersclielt en z e eli a n de,, marcqgraue d’anuers. bailiifz de gand et bruges et du francq. escoutettes dudict bruges et malines. bailiifz de l’eaue et de la terre à l’escluse et à armude. de middelbourg et de zierickzée. et à tous noz autres justiciers officiers et subgectz cui ce peult et pourra toueber et regarder. leurs lieutenans et chascun d’eulx endroict soy et sicomme à luy apgortiendra. que des droietz priuiléges libertez et franchises dessus déclairées ensemble de noz présentes gràce confermation approbation nouuel don octroy et conces-sion. et de tout le contenu en cesdictes présentes et és lettres dessus insérées. selon et par la forme et maniéré que dict est. il facent seuf-frent et laissent lesdits supplians et chascun d’eulx plainement paisi-blement et perpétuellement joyr et user, cessans tous contredictz et empeschemens. et s’ aucune chose auoit esté faicte ou actemptée au contraire la réparent ou facent réparcr. et le tout remectre incontinent et sans délay en premier estat et dcu. car ainsi nous plaist-il. Et affin que ce soit chose ferme et establc à tousjours. nous auons faict mectre nostre seel à cesdictes présentes. saulf cn autres choses nostre droict et l’autray en touttes. * Donné en nostre ville de bruxelles. le vingt-huictiesme jour du mois de may. l’an de gràce mil cincq cens cincquante-six. de noz régnes. assauoir. des espaignes et sicilies le premier, et d’angleterre france et napoles le troisiesme. Soubzcript. Collation est faicte aux lettres originallcs cy-dessus insérées. De Langhe. Et plus bas: Par le roy. De Langhe. Aucc le scoi de sa majesté en ciré rouge y dessoubz appendant. ( 491 ) DOCUMENTO CLXXVJ. jLa Signoria di Genova determina che delle causo civili fra genovesi, nel territorio d’Anversa, conoscano e giudichino in prima istanza il Console ed i consiglieri di quella Masseria. 1564, 26 agosto ( Cod. cit. fol. 47 ) Duce e gouernatori della republica di genoua. Considerando di quanta importanza sia che le liti et differenze che vertiscono tra cittadini e sudditi di questa nostra natione tutta data al negocio e traffico siino terminate da coloro che si esercitano in simili affari mercantili, et hauendo conosciuto coll’isperienza istessa e col lungo uso il molto profitto che ha prodotto e tuttauia producono li giu-dicii che escono da consoli o sian consiglieri della nation nostra ressi-denti in tutte le città e regioni dOue genouesi e la nostra nation conuersa e traffica ( uso non sol tollerato ma hauuto per bene dalli prolieminenti e signori estranei da chi regge e gouerna in esse) come cosa che ridonda a beneficio di tutti e che non solo facilita ma augmenta il traffico. Considerando in oltre quanto sia frequente e continouato il negocio della nation nostra genouese nella molto illustre e nobile c ttà e tutto'I dominio et giurisdittion d’apuersa. facendo giudicio che alla nation nostra molto più si acconuenghi che somiglianti primi giudicii si faceno da consoli e conseglieri della nation predetta genouese ressidente et chi ressiderano in detta città d'anuersa che a niuno altro. In virtù adunque di questo concedemo ampia e larga facoltà e bailia al console e conseglieri. presenti e da venire, ressidenti e chi ressi- • deranno in la detta città d’anuersa. di poter intendre decidere e giudicare nel primo giudicio di tutte le cliause differentie e liti ciuili che in qualonque modo nascer potessero fra chi si voglia, tanto cittadino quanto suddito della nation nostra genouese. si come per quanto siam certificati la nation fiorentina et altre anchora godeno et usano de simil priuilegio facoltà e balia, il che tutto s’intende esser fatto e farsi con buona satisfattione volontà e consenso di chi regge e comanda in detta città d'anuersa et d'ogni altro a cui si appartenesse, ordinando e comandando ad ognun della nation nostra, di qual stato e condition si sia. che ne' giudicii per conto delle differenze che vertissero fra loro debbano ricorrere dal detto console et conseglieri della nation nostra ( m ) in anuersa. da quali in virtù di queste concedemo facoltà di astringere ognuno ad hauer ricorso in li detti primi giudicii da loro, salila sempre l’autorità dello appellationi e richiami delle dette sententie (sicome è molto ben domito) al magistrato ordinario doue liauessero da ricorrere» In fede del che habbiam ordinato sien fatte le presente impresse del nostro solito sigillo e sottoscritte per mano del infrascritto nostro primo segretario. Dal nostro ducal palazzo, li xxvi di agosto mdlxiiii. Matteo gentile. Col detto sigillo in cera rossa. DOCUMENTO CLXXVII-CCIII. Corrispondenza dei Padri del Comune con Benedetto Promontorio console in * Anversa, Tommaso Fieschi di lui successore ed Agostino Lercaro, circa quattro statue d’argento, esprimenti gli evangelisti, da eseguirsi da uno o più fra i migliori maestri della detta città, per decoro della Cassa argentea testé fatta in Genova per la solenne processiono del Corpus Domini. Nel tempo medesimo il Promontorio, e quindi il Fieschi, sono richiesti di veder modo che i genovesi residenti in Anversa concorrano nella spesa della Cassa e delle statue in discorso. Scrive però il primo (lo settembre 1565) essere « stato pensoluto non douersi dar sufragio alchuno, per degne cause »; ed il secondo (14 settembre 1466) pur confermando quel rifiuto, soggiunge che questo « deue procedere in parte dello essersi aggiustato in un tempo la domanda ch’io fo da parte delli magnifici sjgnori protettori delli poueri, doue la maggior parte contribuisse, benché freddamente , perditi in verità gli negocii vano tanto stretti in questi tempi, che può la persona poco allargarsi ne’la spesa tutto clic vi sia la bona mente, come non credo che manchi a cosi bone opere ». Ma i Padri del Comune non si ristanno dalle istanze; bensi ripigliano (5 ottobre 1566) che « non deuo sturbare la richiesta fatta dal magnifico officio del snlTraggio de poueri, perchè anchora che detta opra importe quanto ciaschaduno cognosche, a noi ne pare che la nostra proceda di gran longe, perchè serue principalmente al seruitio de iddio, veneracione del sacratissimo sacramento et honor della republica nostra ». Di che finalmente capacitandosi, il Promontorio, addi 7 giugno 1567, riscrive ai Padrj in questi termini: « Vi alTermo messer tliomaso e me habbiamo adoperato con la nation nostra, che si è ottenuto la massaria nostra pagherà la manifattura di detti quattro cunngelisti, qualle donerà importar per il manco scuti 200 ». 1565-1368. (Varni, Della Cassa per la process. del Corpus Domini, ecc.; pag. 79-103) ( 493 ) DOCUMENTO CC1V. Registrazione della spesa di lire 1320. li, prezzo di libbre 1191 /2 d’argento impiegate nel gitto delle quattro figure sopra dette; e di altre lire 23.13 pagate pel trasporto delle medesime da Anversa a Genova. Il Ile Filippo li consente da parte sua quanto la Signoria di Genova ha determinato in materia della cognizione delle cause civili in prima istanza. Philippe par la gràce de dieu roy de castille. de léon. d'arragon. de granade. de nauarre. de napoles. de Sicilie, de maillorcque. de sardaine. des isles. indes et terre ferme de la mer océane. archiducq d'austrice. due de bourgoingne. de lothier. de brabant. de lembourch. de luxem-bourgh. de gheldres et de milan. conte de flandres. d'arthois. de bourgoingne. palatia et de haynnau. de hollande. de zeelande. de namur et de zutphen. etc. prince de zwaue. marquis du sanit empire, seigneur de frise. de salins. de malines. des cité villes et pays d’oueryssel et groeninge. et dominateur en asie et en affricque. à tous ceulx qui ces présentes verront salut. De la part des consul et conseilliers de la nation de génes résidens en nostre ville d’anuers nous a esté remonstré comme il auoit esté considere entre eulx que pour l'aduanchement de la négociation bien et tranquillité de ceulx de ladicte nation. cessation de beaueoup de procés entre eulx. et éuiter longeur d’iceulx quant ilz occurrerovent. serueroit grandement que fust par nous ordonné et leur accordé qu'en première instance toutes actions ou questions ciuiles furuar deebà. ce que s’ensuyt. à scauoir que lesdictz consul et conseilliers pouront prendre et auoir cognoissance et juger terminer et décider en première instance les questions et différens qui se esmouueront entre le marchans et suppostz de ladicte nation. en action personelle touchant le faict de marchandise. changes et finances soubz^le ressort immédiat par appel de ceulx de la loy de nostredicte ville d’anuers ou aultres juges ordinaires des lieux de la résidence d’icelle nation. et soubz le ressort médiat de ceulx de nostre conseil de brabant. ou tei aultre qu’il appartiendra. et si aucun desdietz consul ou conseilliers auoit ou fust apparant d’auoir semblable question ou différent contre ung aultre. ou aultrement fust notoirement suspect. qu’en ce cas ceulx de ladicte nation pouront clioisir et eslire ung aultre consul ou conseillier. pour seullement juger et déterminer telles question et différent. demourans aultrement telz consul ou conseillier en leur estat et office quant à aultres causes et matiéres. le tout tant qu’il nous plaisra et jusques à nostre rappel. si donnons en mandement à noz trés-chiers et féaulx les chief président et gens de nostredict conseil priué. président et gens de nostre grand conseil. Chancellier et gens de nostredict conseil en brabant. président et gens de nostre conseil en flandres. gouuerneur président et gens de nostre conseil en hollande. rentmaistres de bewest et beristerschelt en zélande. et à tous noz aultres justiciers et offìciers cui ( 495 ) ce regardera. leurs lieuxtcnans. et chascun d’eulx endroiet soy et sicomme à luy appartiendra. que de nostre présente gràce octroy consentement et preuilége il facent souffrent et laissent lesdictz supplians plainement et paisiblement joyr et user, sans leur faire mectre ou donner. ne souf-trir estre faict mis ou donné auleun destourhier ou empeschement au contraire, car ainsy nous plaist il. En tesmoing de ce nous auons faict mectre nostre seel à ces présentes. Donné en nostre ville de bruxelles. le xxvi jour de mars. l’an de gràce quinze cens soixante-onze. et de noz régnes. asscauoir des espai-gnes et Sicilie le xvn. et de napoles le xix. Sour la ploye estoit escript: Par le roy et son conseil. et signé: Bcrty. auecq ledict seel en cyre rouge y desoubz appendant. DOCUMENTO CCYI. Altro esemp'are del privilegio sovra riferito, colla sola differenza che l’ordine di osservarlo e farlo osservare è indirizzato « ausdiets de nostre conseil en brabant. mayre de louuain. amptman de bruxelles. escoutettc d’anuers et de bois-le-duc. et à tous aultres nos justiciers offitiers et subjectz et ceuly de noz vassaulx et seigneurs bassains de nostrediet pays et ducè de brabant et d’oultre meuze. 1571, 20 marzo (Cod. cit. fol. 50) DOCUMENTO CCVII. ■/> • Provvidenze emanate dalla Signoria, per agguagliare i cittadini iscritti e non iscritti nel libro della civiltà in fatto del pagamento del diritto dovuto alla Masseria in Anversa. 1576, 10 ottobre I ( Cod. cit. fol. 52 ) Eccellentissimo et illustrissimi signori. Introdussero li mercatanti e negocianti gcnouesi nella città d’anuersa et luoghi circonuicini di pagare un certo dritto sopra tutte le merci. ( 490 ) per supplire ad alcune spese clie si sogliono fare per honore della natione e per opere pie. e fu poi questo dritto appreciato da V. S. Illustrissime per un terzo per cento, et anche dal principe del paese, e si perseuerò ugualmente in pagarlo per molti e molti anni senza alcuna diferenza o controuersia. et era scosso da cui liaueua cura della massaria. alla quale erano indistintamente ammessi tutti i genouesi. in poi l’anno del 153G fu fatto da V. S. Illustrissime un decreto che s iproduce ('). per il quale fu decretato che in la massaria non interuenissero se non coloro eh’erano descritti nel libro della ciuiltà. e che del terzo per cento che si pagaua per detto dritto si douesse in l’auenire pagare solamente un sesto, el altro sesto se lo retenissero detti mercatanti e negocianti per il carrico e spesa delle lettere, bora, signori illustrissimi, è fatto dificultà a ieronimo scorza e cipriano campomenoso {sic) che hanno negociato molti anni e negociano e tengono casa aperta in detta città d’anuersa. che debbano pagare un terzo di tutto quello che hanno negociato per gl’ anni a dietro, e cosi per l’auenire. senza ritenersi la metà di un terzo per la spesa delle lettere, quasi che la retentione della metà di detto terzo per la spesa delle lettere competa solo à chi è ascritto al libro della ciuiltà. la quale interpretatione non è nè giusta nè ragioneuole. perciochè concorrendo essi in tutte le spese, in tutte le elemosine, et in tutti li sborsi che- se sogliono fare dalla nation in quei paesi, o per volontà o per necessità, nè essendo franchi del carrico e spesa delle lettere, non par giusto nè conueniente che in questa retentione del sesto debbino essere esclusi, poiché in tutti li carri chi sono trattati come gl’altri, e se sono esclusi dalla dignità della massaria per non essere ascritti alla ciuiltà se lo comportano come cosa ragioneuole. ma non par già giusto che siano nel resto più degl’altri grauati. poiché qui in la città coloro che non sono ascritti, se sono esclusi dalle dignità, non solo non sono in le cose de i carrichi grauati come gl’altri. ma molto meno, per onde si supplica per parte di detti ieronimu et cipriano humilmente V. S. Illustrissime che siano seruite di dichiarare che essi possino ritenersi la metà di detto terzo come fanno tutti gl'altri mercatanti e negocianti genouesi in dette parti, come è giusto e conueniente che concorrendo in tutti gl’altri carrichi al pari d’ogni altro, e facendo la spesa del porto delle lettere come gl’altri. sentino etiandio al paro d’ogni altro questa com-modità e beneficio, e come sperano da V. S. Illustrissime e giustissime douere ottenere, alle quali humilmente si raccordano. Francesco tagliacarne Dauid vacca. !*) Ved. Docum. Cf.XXII, pag. ■Ibi. ( 497 ) jMDLXXVI die X octobris. Illustrissimus et excellentissimus dux et illustres domini gubernatores excelsissime •reipublice genuensis. lecta ante hac supplicatione de qua supra, et etiam nunc eius tenore intellecto et considerato, auditisque quam pluribus ciuibus negociantibus in dictis partibus, et lecto ac examinato decreto condito anno 1536 die xxx maii. et omnibus diligenter perpensis ac ad iuditium calculorum deductis, declarando in hac parte beneplacitum de quo in dicto decreto., et omni alio meliori modo etc. decreùerunt ordinauerunt et declarauerunt. ac decernunt ordinant et declarant quod de cetero quiuis mercator genuensis. etiam qui non sit nobilis de gremio seu numero ciuium descriptorum seu nobilitatis reipublice. et sic licet non sit aggregatus massarie. possit, postquam steterit negotiando in dictis partibus per unum annum, retinere in se dimidiam partem dicti drictus. séu dicti tertii, sicut possunt ciues nobiles et in massaria aggregati, dummodo tamen in expensis et necessitatibus massarie contibuere posthac debeat, perinde ac si esset de eadem massaria. saluis in reliquis manentibus omnibus et singulis dispositis et ordinatis in dicto decreto, et sic obseruari mandauerunt et mandant in posterum, contrariis quibusuis non obstantibus. Cum sigillo ducali in cera rubra sub impresso. Antonius roccataliata cancellarius. DOCUMENTO CCVIII. La Signoria di Genova, a preghiera del Console e dei consiglieri dei mercanti d’ Anversa, estende i privilegi e diritti della loro Masseria ai traffici che si sogliono fare in Colonia, ed a quei genovesi i quali trasportassero in detta città la loro residenza. 1583, 8 ottobre e 1 i novembre (Cod. cit, fol. 55 e 57) Al serenissimo duce et eccellentissimi signori gouernatori della serenissima republica di genoua. Serenissimo et eccellentissimi signori. Da predecessori di Vostra Serenità et Eccellenze Illustrissime son stati già tempo fa concessi alcuni priuilegii a patritii negotianti della natione I ( 498 ) c sudditi loro che in queste parti fanno residenza, e fra gl altri di poter riscuotere un dritto sopra tutte le mercantie d’entrata e di uscita che si negotiano giornalmente in questi paesi, spettante a detti loro patritii e sudditi, come sopra quelle che vi passano di transito, per essere da noi distribuito nelle gioiose entrate de’ principi del paese in souenire i poueri et altri bisognosi di detta natione che qui capitano, e per intrattenere il culto diuino. le quali cose ben che esso dritto sia da anni in qua sminuito assai, e che questa massaria (tanto per il presto ch’ella fece sin l’anno 1576 a V. S. et Ecc. 1J1. de ducati 1600 d’oro, quanto per il carneo che tuttauia ha de diuersi poueri) sia di buona somma adietro, siamo nondimeno andati et andiamo per honoranza d'essa continuando al solito, ma perchè per le longhe guerre e continue dissensioni del paese diuersi di detta natione che qui residono han per bene da mesi in qua di fare vendita a colonia, e di vendere e comprare qui per consignare in detto luogo quei panni di seta et altre mercantie chi sole-uano venire qui dirette a loro, e comprare qui per mandare altroue. cosa che (per non vi si estendere sudetti priuilegii) risulta a graue pregiuditio e danno di detta massaria. supplicamo V. S. et Ecc. 111. che atteso che la detta città dì colonia è tanto vicina e frontiera a queste prouintie. e che quelle mercantie che quiui si vendono sono trasportate e smaltite qui per il paese, e quelle che vi si comprano vi sono condotte da queste bande, sieno seruite d'ampliar li sudetti priuilegii. acciò che tutte quelle mercantie che spetteranno a qualsiuoglia patritio e suddito di Y. S. et Ecc. 111. e saranno vendute o comprate ouero consignate in detto luogo di colonia o suo dominio, sieno medesimamente soggette e sottoposte a pagare il detto dritto a questa massaria. con darci facultà di poterlo far riscuottere da cui da noi e da successori nostri potesse in esso o altri luoghi di queste prouintie essere sustituito. il quale possa pigliare anche conoscenza e souenire quei poueri genouesi che quiui capitassero, a questo modo verranno ad ugua-liare il carrico ad ogn’uno. e daranno comodità a noi di potere andare apresso alle sudette opere, in oltre perchè l’andare uniti insieme et unanimi nel modo del vendere qui i nostri panni di seta e comprare qui altre mercantie per mandare in altre parti si ha sempre apportato riputatione et utile in generale, e che per le guerre che qui sono potrebbe facilmente alcuno di detta natione, tanto di costi o d’altroue quanto di quei che sono qui. risoluersi d’andare ad habitare in detto luogo di colonia per fare più pacificamente e suoi negotii, e ricusare di non voler concorrere alla detta unione, supplicamo V. S. et Ecc. 111. a voler concederci anche priuilegio che tutte quelle resolutioni che conforme all’occorrenza de tempi potrebbono essere da noi prese col ( 499 ) consenso delle due terze parti delli voti di tutti i patritii i quali entrano in massaria per utilità riputatione c benefitio comune del negotio, sieno osseruate inuiolabilmente da tutti quei genouesi che sono e saranno in queste prouintie et in cologna e sua giurisditione. e per conseguente soggetti et sottoposti a gl’ordini e buone usanze di questo consolato, al quale line et aeciochè nessuno non possa in alcuno tempo igniorare quanto sopra supplicamo anche V S. et Ecc. 111. di far ordinare costi per proclama pubblico, e sotto quelle pene che parerà loro, che tutti quei genouesi che per conto proprio mandaranno o faranno mandare per vendere o per transito in queste parti mercantie a forestieri sieno obligati di manifestarle subito a questo nostro consolato o a suoi deputati, e d’ordinare a loro comettenti di concorrere per esse, e per quelle mercantie che potessero comprare qui per conto loro in la detta unione, e che in conformità degl’antiehi nostri priuilegii ci paghino il detto dritto senza fraude o con traditione alcuna, e poiché il fin nostro non tende ad altro che di potere con più larga mano souenire i bisognosi genouesi che qui capitano et intrattenere altre opere pie e necessarie, speriamo che la richiesta nostra sarà trouata honesta e ragioneuole. essendo da noi e da tutti indifferentamente desiderato, ma quando altrimente paresse a V. S. et Ecc. 111. ci rimettiamo con ogni riuerenza in tutto e per tutto al buon voler loro. Il felice dominio e salute delle quali nostro signore conserui et augumenti in suo santo seruitio. In anuersa vm d’ottobre mdlxxxiii. Di V. S. et Ecc. 111. Deuotissimi patritii e seruitori Hieronimo balbi consolo. Gieronimo scorza e Nicolò siuori consiglieri. ' 1583 die XIIII nouembris. ì Serenissimus dominus dux et illustrissimi domini gubernatores rei-publice genuensis. lectis antehac literis magnificorum consulis et consiliariorum nationis genuensis in ciuitate antuerpie. datis in dicta ci-uitate sub die 8 octobris anni presentis. directis suis serenissimis dominationibus. audita etiam relatione illustrissimorum iacobi monelie et iohannis francisei balbi ex ordine senatorio, quibus oretenus per suas serenissimas dominationes demandatum fuerat negotium in dictis literis expressum discutiendum et refferendum. examinata re et sub iuditio suffragiorum deducta, omnimodo etc. ordinationes ipsas et contenta in eis comprobauerunt et confirmaucrunt. ao presentis decreti virtute com- ( 500 ) probant et confirmant, statuentes et decernentes in earumdem sententiam ac in omnibus et per omnia prout in eis legitur et continetur, exclusa nihilominus ea parte dictarum ordinationum que respicit exactionem drictus in ciuitate colonie super quam nihil innouandum esse duxerunt, obstantiis quibusuis in contrarium facientibus non obstantibus. Cum sigillo ducali in cera rubra subimpresso. Nicolaus zignaigus cancellarius et secretarius sereniss. reip. genuensis. DOCUMENTO CCIX. La Signoria, annullata l’elezione seguita in Anversa del Console e dei consiglieri di quella Masseria, nomina essa medesima i fletti ufficiali. 1597, 10 giugno (Cod. cit. fol. 58) / 1597 die decima iunii. Serenissima dominatio reipublice genuensis. absente serenissimo duce egrotante. tamen vocato ad formam legum, lectis coram serenissimis dominationibus suis litteris ad serenissimas dominationes suas, datis jM antuerpie die 12 maii proxime preteriti, per magnificos dominicum de lazario et camillum moneliam consiliarios nationis genuensis. nec non et supplicatione nonnullorum ciuium genuensium in dicta ciuitate antuerpie degentium super negotio de quo infra, presentatis per magnificos barnabam moneliam gregorium gaibarinum et hieronimum balbi, ipsisque etiam super eodem negotio auditis, visisque etiam et lectis alteris litteris complurium ciuium genuensium ad predictas 'suas dominationes serenissimas scriptis ex dicta ciuitate die 16 eiusdem mensis maii. quibus quidem litteris iidem ciues dominationibus suis serenissimis supplicarunt pro approbatione electionis ab eis facte consulis et consiliariorum pro dicta natione genuensi. auditaque liodie relatione et opinione illustrissimorum gasparis adurni et iohannis baptiste vi-ualdi duorum ex senatoribus in palacio residentium, quibus negotium ipsum videndi considerandi ac exinde referendi quid super eo proui-dendum censerent cura demandata fuerat, eaque relatione et opinione ac omnibus consideratis et perpensis, et proposito primum perillustris. ( SOI ) simum priorem ut quis csset sententie approbandi et confirmandi pre-dictam electionem dictorum consulis et consiliariorum suum ferret votum fauorabile. et super dictam propositionem datis et collectis suffragiis, inuentum est eam minime approbatam, quinimo reprobatam remansisse, et mox examinato denuo hoc negotio, eoque ad calculos deducto, decre-uerunt et decernunt a se pro hac vice tantum faciendam esse fierique debere electionem predictorum consulis et consiliariorum, et successiue nominatis nonnullis ciuibus in eadem ciuitate antuerpie commorantibus, et super singulis eorum nominibus datis et collectis calculis, elegerunt et eligunt in consulem magnificum octauium spinulam et in consiliarios magnificos ioannem benedictum inurea et iohannem iacobum moronum per annum unum finiendum die vigilie sancti georgii anni 1598. cum facultate et auctoritate et in omnibus iuxta solitum, quod autem pertinet ad drictum siue illius exactionem et ad computorum dationem, de qua in dictis prioribus litteris et supplicatione sermo habetur, de-creuerunt et mandauerunt. decernuntque et mandant quod perseuèretur in omnibus prout hucusque factum fuit, et si quis contrarium pretendet. compareat coram serenissimis dominationibus suis iustitie complementum recepturus, et ita quibusuis in contrarium facientibus non obstantibus. Cum sigillo dictarum serenissimarum dominationum suarum in cera rubra subimpresso. Jacobus ligalupus cancellarius et secretarius. DOCUMENTO CCX. Lettere patenti degli arciduchi Alberto ed Isabella, con cui si concede passaporto per un viaggio in Olanda e Zelanda a Pantaleo Balbi, mercante genovese in Anversa. •IG08, 5 viaggio ■ ^ / (Canale, Storia del commercio ecc., "pag. 25S) ( 302 ) DOCUMENTO CCXI. La* Signoria, a proposta del Consolo o dei consiglieri d’Anversa, estendo le ingerenze di quella .Massaria a tutto lo Provincie dei Paesi Bassi, cd approva alquanti capitoli por 1’ esazione del diritto spettante alla medesima. 1611-1612 (Ood. cit. del R. Archivio di Bruxelles, fol. 60-G2) Serenissimo et Eccellentìssimi Signori. La massaria di nostra natione è ridutta a così poco numero e si truoua così poca entrata del solito dritto, che ha bisogno di bonissimo ordine per poter mantenersi, e però con altra nostra de 10 di decembre dell'anno precedente supplicamo VY. SS. Serenissime a degnarsi di rimediare ad alcuni disordini e particolarmente a dichiarare se li negotii fatti in olanda e zelanda et in altri luoghi posseduti da olandesi sono suggetti o no al dritto della massaria. essendo noi tuttauia di parere che tutte queste dicesette prouincie vi sieno soggette, sicome nell’antecedente consolato si‘auisò. poiché vi si estendono li priuileggi da YV. SS. Serenissime e da Principi di questi Paesi Bassi a noi concessi, ancora le supplicammo a darci qualche rimedio contra questi genouesi che mandano le mercantie a forestieri per auanzar esso dritto in nostro pregiuditio et danno, delle quali dimando non hauendo noi sin qui liauuto risposta nè risolutione mandiamo il duplicato qui incluso, e ne facciamo nuoua instanza a VV. SS. Serenissime alle quali siamo maggiormente costretti di soggiungere e replicare con questa come tanto grande è il trauaglio e il disgusto che si riceue a far dar li conti del detto dritto douuto alla massaria. che molti non vogliono recettar li carrichi nè esser di magistrato nè entrar in massaria. tanto per ischiffar il fastidio et il danno hora che ogni console sborza del suo proprio per esser la massaria a dietro, quanto per non disfauorir li amici o per non pigliarsi delle inimicitie e delle liti a costringere questo e quello a dar essi conti, le quali cose sono di tal conseguenza che se non vi se rimedia vederemo la nostra massaria ben presto disfatta con poco honore e reputatione nostra per rimediami dunque ci è parso bene di far li ordeni seguenti da noi approuati con tutti'li voti fauoreuoli. e se VV. SS. Serenissime desiderano che essa nostra mossaria si continue, sicome conuerebbe per le bone opere che si fanno e per mantenere i nostri priuileggi ottenuti da questi Principi, senza li quali potressimo incorrere in grandissimo danno, saranno seruite di confermarli e di ( 503 ) mandarcene il priuilegio. sicome ne le supplicamo caldamente, cioè: che il nostro serenissimo senato vogli dar facoltà et autorità die si possa eleggere il nostro magistrato et altri orfitii col maggior numero dei voti, quando doppo d haucr pallotato cinque volte non potessero accordarsi li congregati con li due terzi dei voti, conforme alla dispositione del nostro' statuto. Item che esso nostro serenissimo senato a suo beneficio vogli far es-sequire e riscuotere in genoua le condanne qui fatte dal nostro magistrato sopra i beni de delinquenti, caso che fra quindeci giorni doppo l’in-timation nostra non le paghino prima alla massaria. e che vogli approuare stabilire e decretare le dette condanne in questa maniera, a sapere: Che quelli che citati in massaria non vorranno venire, non hauendo giusto impedimento, a giuditio del magistrato nostro paghino scuti diece per volta. Che quelli che non vorranno accettare li carrichi. come il consolato et altri officii, senza legitima causa, a giuditio del magistrato, paghino scuti cento per volta. Che quelli che non daranno li conti del negotio spettante al dritto della massaria. doppo d’esserli stati dimandati dal massaro in tre termini d’ordine del magistrato, s'intendino incorsi nella pena senz’altro atto, e paghino alla massaria di condanne scuti cento per volta, in conformità dello statuto e priuileggio nostro. Item che per far osseruar inuiolabilmente li sudetti ordeni esso serenissimo nostro senato vogli comandare al detto nostro magistrato che di sei in sei mesi li mandi relatione delli condannati e delinquenti per farli pagare, sottb pena che quelli che saranno all'hora di magistrato paghino del loro proprio la pena delle condanne. Le quali cose si sono così proposte e conchiuse per conseruatione et unione della massaria e per le cagione sopradette, e massimamente per leuar le liti che si moueriano tra il nostro magistrato e li condannati per le essecutioni delle sentenze e delle condanne, parendoci che l’a-gittar liti tra genouesi dauanti un foro estraniero arrecheria poca riputa-tione alli priuileggi di YV. SS. Serenissime, e però come cose ragionevoli e giuste speriamo che saranno approuate e confirmate da YV. SS. Serenissime, alle quali facendo humil riuerenza preghiamo dal Signore ogni contento. In anuersa a 20 di maggio 1611. Di VV. SS. Serenissime seruitori affectionatissimi Francesco Cattaneo console Domenico da Lazaro Gio. A gust ino Balbi. ( ì)04 ) MDCXII die XIIII maii. Serenissimus dominis dux et excellentissimi domini gubernatores serenissime reipublice genuensis. lectis ante hac suprascripctis litteris dominorum consulis et consiliariorum nationis genuensis. datis antuerpie die 20 maii anni proximi preteriti 1611. et capitulis de quibus supra et in eis litteris insertis satis consideratis, lectisque etiam ante hac litteris dictorum dominorum consulis et consiliariorum in eadem fere materia ad suas serenissimas dominationes scriptis die decima decembris anni 1610. et intellecta nunc relatione et oppinione illustrissimorum benededicti monelie et iacobi salutii modo ex excellentissimo gubernatorio ordine, quibus per serenissimum senatum data fuit cura videndi et considerandi capitula et litteras predictas aliasque scripturas, eaque. si videretur, reformandi et omnia postmodum referendi etc. edoctique de continentia priuilegiorum et decretorum pro dicta massaria edictorum anno 1496 die decimanona decembris, per tunc illustriorem et excelsum dominum antoniotum adurnum ducalem genuensium gubernatorem et locum tenentem, ac magnificum consilium antianorum communis genue. in actis quondam domini stephani de bracellis tunc cancellarii, ac anno 1583 die 14 nouembris per serenissimum senatum, in actis quondam domini nicolai zingnaighi etiam cancellarii (') omni-busque satis superque examinatis, cupientes dictum consulatum nostre nationis seu dictam massariam que omni tempore usui et honori non paruo fuit reipublice ac ciuibus omnibus regiones illas belgarum flandrie brabantie olandie zelandie et aliarum frequentantibus pristinum decus et utilitatem recuperare et retinere, et opere pfetium fore ducentes capitula ut supra requisita concedi seu in melius reformata ut inferius impartiri ac infrascripte declarari, re igitur ad iuditium calculorum deducta. omni meliori modo etc. pro bona et recta gubernatione et admi-nistratione dicti consulatus et massarie statuerunt et deliberauerunt capitula et ordines infrasc iptos. in quorum sententiam ut inferius vulgari sermone expressam decernentes et declarantes, mandauerunt ea omnia ab omnibus ad quos spectat inuiolabiliter obseruari et adimpleri sub pena et psnis in eisdem capitulis expressis, firmis tamen in ceteris manentibus capitulis aliis ordinibus et priuilegiis dicte massarie. et sic in omnibus ut supra et infra decreuerunt et statuerunt, decernuntque et statuunt, quibusuis in contrarium facientibus non obstantibus, et licet non fuerint citati si qui citari debuissent etc. (}) Ved. Docum. CCVII1, pag. 497. ( odii ) Pi ima hanno dichiarato c dichiarano che alla massaria sia douuto il solito dritto per tutti li negocii di merci et vettouaglie de genouesi fatti et da farsi, tanto de introito come de essito. cosi nelle e per le prouincie di fiandra e brabantia come di olanda e zelanda, et in somma in tutte e per tutte le decisette prouincie de paesi bassi, tanto soggiette attualmente al re cattolico come di quelle che pretendono qual si sia essentione o separatione, e che detto dritto sia douuto così per li detti negotii di essi genouesi fatti et da farsi in loro proprio nome, come di quelli che per conto loro facessero fare da altri, et anco per le merci che mandassero o hauessero mandato a forastieri de loro conto, e per schi-uare il pagamento di detto dritto si seruissero del nome e mezzo di altri. Dipoi hanno ordinato et ordinano che ogniuno sia obbligato in fin d’ogni anno dare alla massaria il conto reale e vero di tutti li negotii fatti, per li quali è douuto il dritto a detta massaria. e quelli che amo-niti dal massaro per tre volte, et in tre termini, differiranno per tutto l’anno antecedente, incorrino e s'intendino incorsi in pena di scuti cinquanta, nè perciò restino essenti dal obbligo di dare detti conti, anzi se di nuouo amoniti non li daranno per tutto il mese di maggio seguente cadino in pena di altri scuti cento, per quale pena non s’intendino essenti di dare detti conti, e nelle quale pene si dichiarano sin d’hora incorsi et essere condannati tante volte quante contrafaranno, et restino dette pene applicate alla massaria. dalla quale, o sia dal console e consiglieri, possino senza altra solennità essere riscosse. Che il console e consiglieri et altri officiali di detta massaria. doppo di fattesi da gli electori doe congregationi, et in esse tre pallotationi per ciascuna congregatione, se non vi concorrirà il numero legittimo et ordinato da capitoli per la elettione. possino esser eletti col maggior numero de voti, in modo che chi in detta seconda congregatione harà maggior numero de voti, dopo le tre ballottationi. resti eletto alla cura o offitio del quale respettiuamente sarà proposta l’elettione. Che quelli che citati in massaria non anderano prontamente, non hauendo giusto impedimento, a giuditio del magistrato di detta massaria. cadino in pena di scuti cinque per ogni volta, applicati alla massaria. e da scodersi come sopra. Quelli che non vorranno accettare li carichi, non hauendo legittima causa, a giudicio del magistrato, cadino in pena e paghino cioè per il consolato scuti cento, per ciascuno de consiglieri scuti cinquanta, et ciò tante volte quante sarà contrafatto, quali pene restino applicate alla massaria e possa scoderle còme sopra. Ognuno sia tenuto et obligato osseruare li sudetti ordeni sotto le pene respettiuamente di sopra espresse, nelle quali chi incorri™ debba pagarle ( 506 ) prontamente fra quindeci giorni, dal di della intimatione, altrimente si possano è debbano dette pene essigere qua in gcnoua da essi condannati e suoi beni et effetti l’espetiuamente. Et acciocliè si habbia notitia a genoua di dette pene disubidienti e condannati, s’impone et ordina al console e consiglieri presenti, e che prò tempore saranno di detta massaria. che di sei in sei mesi debbano mandar relatione e nota al serenissimo senato di tutti essi condannati, così chi bara pagato corno no. sotto pena per chi mancliarà di essi consoli e consiglieri di pagar del loro proprio le pene che restassero da scodersi. la qual relatione e nota hauuta qui in genoua. si da sin d’hora cura e facoltà a signori padri del commnne di scodere dette pene non scosse, assignandoli la metà di tutto quello scoderanno, e l’altra metà resti assignata al officio de poueri di questa città. Sigillato con il sigillo della serenissima republica di genoua in ostia rossa. Zacharias vadornus cancellarius et prefate serenissime reipublice secretarius. DOCUMENTO CCXII. Alberto d’Austria, cd Isabella-Chiara-Eugenia sua moglie, Governatori dei Paesi Bissi pel re Filippo III di Spagna, confermano ai genovesi tutti i loro privilegi ed in ispecie quello dell’anno precedente. 1613, 9 marzo (Cod. cit. fol. 77 e 83) Albert et isabsl clara eugenia infante d’espagne. par la gràce de dieu archiducqz d’austrice. ducqz de bourgoigne. de lothier. de brabant. de lembourg. de luxembourg et de gueldres. comtes de habsbourg. de flandres. d'arthois. de bourgoigne. de thirol. palatins et de haynault. de hollande.'de Zelande, de namur et de zutphen. marquiz du saint empire de rome. seigneur et dame de frise. de salins. de malines. des cité villes et pays d’ultrecht d’ouerryssel et de groeninghe. a tous ceulx qui ces présents verront salut. De la part de noz bien amez les consul et conseilliers de la nation geneuoise résidens en nostre ville d’anuers nous at esté remonstré que de temps immémorial ilz ont jouy de plusieurs preuiléges à ceulx con- ( 507 ) cédez par la républicque de gennes. dont la pluspart auroit esté ap-prouuée contirmée et ratiffìée par noz prédécesseurs d’heureuse mé-moire. comme souuerains princes et seigneurs de noz pays prouinces terres et seigneuries de pardecà. et dont nous est souffisament apparii par copies auctentiques des lettres patentes qui en ont esté dépeschées et à nous exliibées. en date respectiuement du xxim de juing 1434. du mois de mars 1438. d'apuril 1501. d’apuril 1515. du 13 de mars 1532. du xx de juillet 1536. du 28 de may 1556. du xxvi de mars 1571. du x d’octobre 1576 et du xim de nouembre 1583. or comme lesdictz sup-pliants ont depuis. à scauoir le 14 de may de l’an seize cens et douze derniérement passe, encores obtenu quelques aultres preuiléges. tant sur le facit du payement des droictz de la massarie comme aussy sur la création de leur magistrat et leur assamblées. lesquelles jusques orez n’ont par nous esté confirmez ni rattifìez. a cest cause il nous ont trés-humblement supplié qu’il nous pleust approuuer confirmer et ratiffier tous lesdictz preuiléges jà confirmez et non confirmez. tant premiers que derniers. et de ce leur faire dépescher noz lettres patentes de con-firmation en tei cas pertinentes, scauoir faisons que nous. les choses susdictes considérées. inclinans fauorablement à la supplieacion et requeste desdictz consul et conseilliers de la nation geneuoise résidens en nostredicte ville d’anuers suppliants. auons de nostre certaine science et auctorité absolute pour nous noz hoirs et successeurs. princes et seigneurs de nozdictz pays prouinces terres et seigneuries de pardecà. par bonne et meure délibération de conseil. loué aggrée confirmé et approuué. louons aggréons confirmons et approuuons de gràce espécialle par ces présentes tous lesdictz preuileges à eulx concédez comme dessus. pour en jouyrr en la mesme forme et maniere comme ilz en ont faict d'an-cienneté. et en ont psu jouyr et jouissent encores présentement. aux mesmes charges subjections et conditions plus amplement déclarées esdictz lettres de confirmation à eux octroyées par nosdictz prédécesseurs. et de nostre plus ampie gràce auons semblablement confirmé ratiffié et approuué. comme par ces présentes confirmons ratiffions et approuuons lesdictz derniers preuiléges ausdictz suppliants concedez par ladicte républicque de gènes le xim de may de l'an seize cens et douze derniérement passé. dont les poinctz et articles s’ensuiuent cy en substance. Premiérement qu’à la massarie soit deu le droict accoustumé pour tous les négoces des marchandises et victuailles des geneuois faictz et à faire. tant à l’entrée comme issue. aussy bien és prouinces de flandres et brabant comme de liollande et zélande. et en somme en toutes et par toutes les dix-sept prouinces de pardecà. tant subjectes actuelle-ment comme celles qui en prétendent quelconeque exemption ou separa- ( 508 ) tion. et que ledict droict soit deu tant pour lesdictz negoees desdictz ge-neuois faictz et à faire. et en leur nom propre. comme de ceulx que pour leur compte ilz feroient faire par aultres. et aussy pour les marclian-dises qu’ilz euuoyeroient ou auroient enuoyé à estrangiers pour leurdict compte, comme diet est. et qui pour óuiter le payement dudict droict se seruiroient du nom et moyen d’aultruy. Item qu'ung chascun soit obligé sur la fin de cliascun an de donner à la massarie le vray et rèa) compte de tous les négoces faictz pour lesquelz est deu le droict de ladicte massarie. et ceulx qui admonestez par le massarie par troix fois et en troix termes différeront par tout le mois de feburier de donner leur comptes de toute l’année précédente, encour-rent et s'intendent estre encourruz en la peine de cinquante escuz. sans que pour ce ilz soient exemptz du debuoir et obligacion de donner lesdictz comptes. ains si derechief admonestez ne le donneront pour tout le mois de may suiuant. tombent en la peine d’aultres cent escuz. laquelle peine toutes fois ne les exempte de donner lesdictz comptes. et esquelles peines se déclairent dés maintenant pour lors estre encorruz et con-dempnez toutes et quantesfois qu'ilz y contrauiendront. et lesdictz peines demeureront applicquées à ladicte massarie par laquelle ou bien par les consulz et conseilliers elles pourront estre exigées sans aultre solemnité. Item si aprés deux assemblées faictes par les électeurs et troix bal-lotations en chascune assamblée no concourrera le nombre légittime et ordonné par ’es cliapitres pour le faict de l’élection. que le consul et conseilliers et aultres offìciers de ladicte massarie puissent estre esleuz par le plus grand nombre de sufrages. en sorte que celluy qui en la seconde congrégation aura le plus grand nombre de suffrages aprés les troix ballotations demeure esleu à la cbarge ou office dont respecti-uement sera proposée lelection. Item que ceulx qui citez en la massarie n’y viendront promptement. n’ayans empeschement légittime au jugement du magistrat de ladicte massarie. tombent en la peine et amende de cincq escuz pour chasque fois applicable à icelle massarie et à exiger comme dessus. Item que ceulx qui ne vouldront accepter les charges. n’ayans cause légittime de la refuser au jugement dudict magistrat. tombent en peine et payent. à scauoir. pour le refuz de la charge du consulat cent escuz. et de celle de conseillier cincquante escuz. et ce toutes et quantesfois qu’il y sera contreuenu. lesquelles peines seront applicquées à ladicte massarie et se pourront recouurer comme dessus. Item qu’ung chascun soit tenu et obligé d’obseruer lesdictes orde-nances sur les peines respectiuement cy-dessus exprimées. lesquelles qui les encourera debura payer promptement en dedans quinze jours ( oOO ) de 1 inthimation. et qu aultrement icelles peines se poulront et deburont esiger en gènes des condemnez et de leur biens et moyens respectiue-ment. et afin que lon ait notice audict gènes desdictz peines et inobé-diens et condempnez. il sencharge et ordonné aux consul et conseilliers présens et qui à 1 aduenir seront de ladicte massarie. que de six en six mois ilz ayent à enuoyer relation et note à ceulx du college de ladicte républicque de gènes de tous lesdictz condempnez. tant de ceulx qui auront payé comme de ceulx qui n’auront payé. à peine que celluy desdictz consul et conseilliers qui mancquera payera de son propre les peines qui resteront à exiger ou recouurir. laquelle relation et note estant receue audict gennes. se donne dés maintenant charge et pouuoir aux péres de la commune d’exiger lesdictz paines non exigées ou payées. leur assignant la moictié de tout ce qu'ilz exigeront. et l’aultré moictié à l’office des poures audict gènes. Sy donnons en mandement à noz trés-chiers et féaulx les chef président et gens de noz priué et grand conseilz. chancellier et gens de nostre conseil ordonné en brabant. mayeur de louain. amman de bruxelles. escoutette d’anuers et de bois-le-ducq. et à tous aultres noz justiciers offìciers et subjectz à cui ce peult ou poudra toucher et regarder. leur lieutenans et chascun d'eulx endroict soy et sicomme à luy appertiendra. que de ceste nostre présente gràce octroy consentement accord con-firmation ratification et approbation. selon et par la manière que dict est. ilz facent souffrent et laissent lesdictz suppliants et leur successeurs pleinement et paisiblement jouyr et user, sans leur faire mectre ou donner. ny souffrir estre facit miz ou donné aulcung trouble destour-bier ou empeschement au contraire, car ainsy nous plaict. il. Entesmoing de ce nous auons faict mectre nostre seel à ces mesmes présentes. Donné en nostre ville de bruxelles. le neufiesme jour du mois de mars l'an de gràce mil six cens et treize. Embas estoit escript: Par les archiducqz. et signé: Prats. Auecq le sccau de leurs altézes en ciré rouge pendante et transfixé par lesdictes originelles lettres. I Insinuation de certain priuilége de l’an 1468 accordé et concèdè à messieurs les consul et conseilliers de la nation geneuoise par Charles par la gràce de dieu due de bourgoigne de lothier de brabant. etc. avecq encorres lettres patentes de confirmation ratification et approbation à eulx aussy accordées par leurs altézes sérenissimes le ix jour du mois de mars 1’ an 1613. à la requeste desdictz consul et conseilliers ( SIO ) de ladicte nation est faicte par moy reynier bougaert respectiuement le ix et xxim jours de décembre l’an 1(513 à messieur l'escoutette de la ville d’anuers. maregrave da pays de rhyen. et au soubzescoutette de ladicte ville, affin qu’ilz ne prétenderovnt ignorance dudict priuilége et desdictes lettres de confirmatìon ne en préjudice d’iceulx rien atten-teroynt. et à la requeste desdictz maregrave et soubzescoutette leur ay donné copies dudict priuilége et des lettres de confirmation auecq une relation dessoubz mise, laquelle insinuation lesdictes maregraue et soubzescoutette ont accepté. tesmoing mon nom et seing manuel cy dessoubz mis. R. Bougaert exécuteur da conseil de leurs altézes ordonné en brabant. DOCUMENTO CCXIII. 11 Borgomastro e gli scabini di Anversa, richiesti dal Console e dai consiglieri dei genovesi, dichiarano che osserveranno i privilegi conceduti a costoro dagli arciduchi Alberto ed Isabella (’). 1613, 13 settembre ( Cod. Aen myne eerweerdige heeren borgemeesteren schepenen - ende raedt der stadt van antwerpen. Verthoonen in a'.der reuerentien den consul ende raedtsluyden vande natie van genua residerende binnen dese stadt. lioe dat de auorseyde natie heeft verworuen verscheyden ordonnantien statuen ende priui legien byde princen van dese ne-derlanden geconfirmeert. ende le- cit. fol 81.) A messieurs les bourgmestre éclxe-uins et conseil de la ville d’anuers. Remontrent en toute réuérence le consul et conseillers de la nation de gènes residant dans cette ville que ladite nation a obtenu diuerses ordonnances statuts et priuiléges confirmés par les princes de ces pays-bas. et derniérement par leurs altesses le 9 mars de cette année (') Rammentiamo qui ciò che abbiamo già notato nella Prefazione, die cioè la traduzione francese di questo Documento e dei due successivi è fatta dal signor Adolfo Van Rossum. ( si stwernen by heure hoocheden opden negensten meerte van desen jaere 1613. al volgende de brieuen ende bescheeden daeraffzynde. ende op dat de selue te beter zouden mogen onder houden worden. soe zeeft den supplianten raedtsaem gedocbt de selue aen uwen eerweerdigheyt tecommuniceren. biddendaeromme de supplianten dat uwen eerweer-digheyt gelieue te deputeren eenige commissarissen die de voorschyde priuilegien sullen visiteren. ende daei* van aen uwen eenveerdigheyt rapport doen. ten eynde dat hen supplianten tot betere obseruantie van dyen alsulcke acte verleent worde ais beuonden sal -worden te behooren. dwelck doende. h.a was onderteeckent: M. martiny. 1613. Appostille. Syn by myne heeren borgemee-steren ende schepenen gecommit-teert heeren blasius de bezar buyten borgemeestre. niclaes roe-cocx schepene. ende meester jacob roelants. pensionnaris deser stadt. om te doen ende besoingneren volgende d’inhout van dese. actum in collegio xn juny 1613. Was onderteeckent: J. jaeobus. Daer naer gehoort der rapport der voorseyde commissarissen my-nen voorseyde heeren lietben ver-cleert ende vercleren mits desen dat sy d’ ordonnantien statuten ende priuilegien der natie van genua henvaertsouere geaccordeert. soo vede ais in lien is selen volgen i ) 1613. comme il appert des letters en existantes. et pour que ces priuiléges soient mieux conserués les suppliants ont trouué bon de les communiquer à votre honneur. c’est pourquoi les suppliants vous prient de deputer quelques commissaires qui visiteront lesdits priuiléges et vous en feront rapport. afin que vous leur donniez quelque acte pour meilleure obser-uation de ceux-ci. comme il pa-raitra conuenir. quoi faisant. etc. Etait signé: M. martiny 1613. Apostille. Ont été commis par les bourgme-stre et écheuins les seigneurs blaise de bezar bourgmestre du dehors. nicolas roecocx écheuin. et maitre jacques roelants pensionnaire de cette ville pour besogner d’aprés le contenu de ce qui précède. Fait en assemblée, le xn juin 1613. Etait signé: J. jacobeus. Ou" le rapport desdits commissaires les bourgmestre et écheuins ont déclaré et declarent par la présent qu’ils suiuront et obserue-ront. autant qu’en eux sera, en conformité de la confirmation de leurs altesses en date du 9 mars 1613 les ordonnances status et priui- ( 512 ) ende observeren in conformiteyt vande confirmatie van heure hoo-cheden. in date den ix martii lestleden. aldus gedaen in collegio xm septembris 1(513. Was onderteeckent : J. jacobeus. léges de la nation de genes accordés précédemment. ainsi fait en assemblée le 13 septembre 1613. Etait signé J. jacobeus. DOCUMENTO CCXIV. 11 Borgomastro, gli scabini ed il Consiglio della città d’Anversa, consentono che i genovesi vadano quivi immuni per un decennio dal pagamento del diritto imposto sul vino e sulla birra. 1620, 30 giugno ( Cod. cit. fol. 84 ) Wy borgermeestven schepenen ende raedt der stadt van antwerpen doen condt ende kennelyck - alien den genen die dese lettren sullen sien oft hoiren lesen. alsoo die consul ende raedtslieden vande natie van genua binnen deser stadt. by requeste vanden negeusten apri-lis inden jaere xvi achthien (onder andere) ons hadden versocht dat den tresoriers énde rentmee.stere deser stadt ende alien anderen soude worden geordonneert hen te laten genieten den orydom van accyse van wyn ende bier der 'oorseyde stadt. waerop sekere commissarisen waren gedeputeert om hen op de gelegentheyt vande saken t’informeren. om t’selue gedaen voorts geordo meert te wor-den naer behooren. soo eest dat w,y der voorschreuen commissa- Nous borgmestres écheuins et conseil de la ville d’anuers faisons sauoir à tous ceux qui verront ou entendront lire ces lettres. que le consul et les conseillers de la nation de gènes rèsidant en cette ville, par requete du 9 auril 1613. nous ont demandé (entre autres) d’ordonner aux trésorier et rece-ueur de cette ville et aux autres officiers de leur laisser la jouissance des accises de vin et de biére de ladite ville, sur quoi certains com-missaires furent délégués pour s’informer de la situation des af-faires. pour en étre ordonné aprés auis. c’est pour quoi nous ayant enténdu le rapport desdits commis-saries. et ayant examiné le contenu de ladite requète auec les piéces y afferantes. par bonne consideratici! et pour récompenser le con- ( ) risen rapport gelioort. ende geleth zynde op d’inlioudt der ■ oorseh-reue requesto, mette stucken daer aene gehecht. uut goeder consi-deratìen. ende om de oorsehreuen consul ende natie 'an genua tot meerder weluaren deser stadt ende \ ermeerderinge \ ande negotiatie ende traffìcq midtpgaders in respecte ande diensten die de voor-schreue remonstranten verclaeren den prince by anticipatie \ an gelde ende anderssints den lande, ende de stadt te doen. te gratifi-ceren. hebben den voorschreue remonstranten gegunt ende geac-cordeert. gunnen ende aecorderen mits desen. dat voorden tydt ' an thien ja ren naestcommende den voor consul raedtslieden ende ne-gocianten datelyck trafficque rende, end onder 't consulaet der voorschreue natie resorterende. met den secretaris massaro ende twer makelaers vande selue natie by de voorschreuen heeren daertoe te nomineren ende te kiesen (ende nyemant anders vande selue natie) selen hebben ende genieten den vrydom \ ande ^ oorschreue deser stadts assyse van wyn ende bier. tot alsulcker quantiteyt als aen elck van hun byde voorschreuen heeren sai worden getauxeert. inden verstande altydtdatde voorschreue nati den voorschreuen tydt van thien jaeren geduerende alliier sai moeten liouden een formeel consulaet. ende continueren hunnen handel. negotiatie ende trafficque ende entrecours. gelyck sy tot hier toe hebben gedaen. ende selen van sul et la nation de gènes. pour le plus grand bonheur de cette ville et pour augmenter les négociations et le trafic. et aussi en égard aux seruices rendus par les impétrants au prince par auances d'argent ainsi qu’au pays et à la ville, auons accordé et accordons auxdits suppliants par ces présentes. pour lespace de dix ans à venir, aux consul conseillers et négociants trafiquants et vesso rtissants au consulat de ladite nation. auec le secrétaire massard et dux facteurs de la mème nation à nommer et choisci par eux (et personne d'autre de la mème nation) la jouissance de la franchise des droits de cette ville sur le vin et la biére. jusqu’à une certaine quantité taxée pour chacun d’eux. bien entendu que durant ces dix années ladite nation deura entretenir un consulat en due forme et continuer ses négo-tiations son trafic et entrecours. comme elle l a fait jusqu’à présent. seront déchus de leur franchise ceux qui y auront fait participer autrui n’y ayant pas droit. ou ayant commis quelque autre abus. ordon-nant les trésorier et receueur de se régler d’aprés cela, et de donner connaissance à leur chambre de ce qu’ils emploieront sans fraude. ( 514 ) liet efFect van desen verua lien de gene die den voorschreuen vrydom by eommunicatie van dyen aen onurye oft anderssints souden mo-gen worden beuonden misbruyct te bebben. ordonnerende den voor-schreuen tresoriers ende rentmee-stre lien daernaer te reguleren ende notitie op liunne camer te doen liouden van ’t gene sy selen slyten. sonder argelist. Ende des t’oirconden liebben wy den zegel ten saken der voorschre-uen stadt van antwerpen desen lettren doen aenhangen. opdén derticlisten dachjunii. inden jaere sidc ende twintich. Was onderteeckent op de piove : A. d^lla faille, ende gesegelt met-ten voorschreuen segele daer onder uuythangende in dobbele steerten van parcquemente. # En témoignage de quoi nous auons fait append re à ces présentes le sceau aux causes de ladit ville d’anuers. le 30 juin 1620. Etait signé sur le pii : A. della faille, et scellé auec ledit sceau pendant en dessous en doublé queue de parchemin. DOCUMENTO CCXY. Gli arciduchi Alberto ed Isabella confermano il privilegio d’esenzione circa il pagamento del diritto sul vino e sulla birra, conceduto ai genovesi come sopra. 1620, lo ottobre ( Cod. cit. fol. 86 ) Albert ende isabel-clara-eugenia infante van spaignen. byder gra-tien goidts eertshertogen van oi-stenryck. liertogen van bourgoi-gnen. van lotroyck van brabant. Albert et isabel-claire-eugénie infante d’espagne. par la grace de dieu arcliiducs d’autriche. ducs de bourgogne. de lotliier. de brabant. de limbourg. de luxembourg van limbourg. van luxembourcli ende van gelre. grauen van habs-bourcli. van vlaenderen. van ar-thoys. van boiygoignen. van thirol. palsgrauen ende van henegouwe. van bollandt. van zeelant. van namen ende van zutphen. marck-grauen des heylichs ryex van roomen. heere ende vrauwe van vrieslandt. van salins. van meche-len. vander stadt. steden ende landen van Utrecht, overyssel ende groeningen. alien den gene die dese ouse oepene brieuen sullen sien oft hooren lesen saluyt. doen te vvetene dat wy ontfangen hebben die oitmoedige supplicatie vanden consul ende raedtslieden vande natie van genua. residerende bin-nen ouser stadt van antwerpen. inhondende lioe dat die vande selue natie van oudts hebben ge-liadt vrydom ende exemptie vande accyse vande wynen ende bieren. waerdeur hebben zy by requeste aenden magistrat der seluer onser stadt int jaer mdc achthien ver-socht. dat zy den tresoriers ende rentmeestre der zeluer onser stadt. ende alien anderen souden ordon-neren. liun supplianten te laten genieten den seluen vrydom. wel-cken aengaende is naer informatie byde selue magistraet daerop ge-nomen eyndelinge opden derti-ehsten juny lestleden den sup-pliant verleent acte. dacrby den consul raedtslieden ende negotian-ten datelyck trafficquerende. ende onder ’t consulaet der voorschreue natie resorterende. met den secre-taris de massero ende twee ma- et de gucldre. comtes de hapsbourg. de fiandre, d’artois. de bourgogne. de tyrol. pala ins. et de hainaut. de hollande. de zelando, de namur et de zutphen. marquis du saint empire de rome. seigneur et dame de frise. de salins. de malines. de la ville et du pays d’utrecht. oue-ryssel et groeninghe. à tous ceux qui verront ou entendront lire les présentes lettres patentes salut. sauoir faisons que nous auons recu la requete des consul et conseil-lers de la nation de gènes residant dans notre ville d’anuers. contenant que ceux de cette nation depuis longtemps ont obtenu la franchise et exemption des droits sur les vins et les biéres. pourquoi ils ont par requete adressée au magistrat en 1G13 prié celui-ci d’ordonner aux trésorier et rece-ueur et aux autres offìciers d’ordonner de laisser aux dits sup-pliantes la jouissance de cette mème franchise. aprés information prise à cet égard le magistrat a déliuré aux suppliants le 30 juin d rnier etc. par lequel les consul conseil-lers et négociants trafiquant et ressortissants au consulat de ladite nation. auec le secrétaire le mas-sard et deux facteurs de la mème nation ont obtenu pour l’espace de dix ans à venir la franchise de-sdits droits sur le vin et la biére. jusqu’à une certaine quantité taxée pour chacun d’eux par le magistrat. comme plus à plain apparait par la teneur de l’acte. lesdits suppliants nous ont respectueuse-ment prié de vouloir confirmer et kelaers vande selue natio, is ge-gundt end geaccordeert voor den tydt van thien jaeren naestcom-mende den vrydom vanden voor-schreuen accyse van wyn ende bier tot alsulcke quantiteyt als aen elek van lien byde voorsch-reuen magistraet sai woorden ge-taxeert. naer breeder inhondt vande selue acte daeraffzynde mits den welcken hebben die voorschreuen supplianten ons seer oitmoe delyck gebeden. dat ons gelieuen wilde de voorschreuen acte in alle haere poincten te confirmeren ende ag-greeren. ende hun tot dyen eynde te verlcenen onse opene brieuen van confirmatie in sulcken cas dienende. soo cest dat wy. desen aengesien ende iers hierop gehoo d’offitie fiscael van brabant. gene-gen wesende ter beden ende sup-plicatien der voorschreuen supplianten. hebben de voorschreuen acte in alle haere poincten gecon-firmeert geaggreert ende geappro-beert. uuyt ouser sunderlinger gratien by desen ousen brieue. willende dat de selue haer volcom-men effect sortere. ontlrede dae-romme ende beuelen ousen seer lie-uen ende getrouwen cancelier ende lieden van ousen rade geordineert in brabant. ende alien anderen ousen ende ouser vassallen oft der smalre heerenricliteren.justicieren ende officieren ons voorschreuen landts van brabant. ende heuren stedehonderen. dien dat.cenich-sints aengaen sai mogen. dat zy de voorschreuen supplianten van desen ouser tegemvoordiger gratien agréer en tous ses points ledit acte. et de leur donner à cette fin nos lettres patentes de confirmation seruant en ce cas. c’est pourquoi. aprés examen et apres auoir en-tendu l'office fiscal de brabant. nous montrant fauorables à la priére et requete des suppliants. nous auons confirmé agreé et approuué. confirmons agréons et approuuons ledit acte en tous ses points. de notre particuliére gràce. par ces présentes lettres. voulant qu’elles sortent leur entier effet. nous re-quérons et ordonnons en consé-quence à nos trés-chers et bien aimés les chancelier et gens de notre conseil de brabant. et tous les autres et nos vassaulx et les jugesjusticiers et officiers de notre pays de brabant et leurs lieute-nans. que cela competerà, de lais-ser jouir en paix et librement lesdits suppliants de cette présente gràce confirmation agréate et approbation. sans leur faire ou laisser mettre aucun empéchement ou retard au contraire, car ainsi nous plait-il. ( »17 ) confirmatie aggreatie onde appro-batie. peyselyck ende vredelyck doen ende laeten genyeten onde gebruycken. sonder hen daerinne te doen oft te laeten geschieden cenicli hinder. stoot oft letsel. ter contrarien. want ons alsoo gelief. Ende des t’oirconden hebben wy onsen zegele hier aen doen hangen. Gegeuen in onser stadtvan brues-sele. vyftliien dagen inde maent van octobri. intsae ons heeren duysent ses liondert ende twintich. Opdeployc slont: byde eertsher togen. ende was onderteeckent: Steenhuys. ende gesegelt metten voorschreuen segele vanden rade van brabant. daer onder vuythan-ghende in dobbele steerli van parc-quemente. En témoignage de quoi nous auons fait appendre notre sceau. Donné à bruxelles. le 15 octo-bre 1620. Sur le pii était écrìt: Par les ar-cliiducs. et signé : Steenhuyse. et scellé auec ledit sceau du conseil de brabant pendant dessous en doublé queue de parchemin. DOCUMENTO CCXVI. Guglielmo Hermann, fiammingo, della Compagnia di Gesù, coadiuvato da Giovanni Ileid ed llanz Dieteri'ch, fabbrica a spese della famiglia Sauli il celebre organo della Basilica di Carignano in Genova; e Giorgio Ifaigenmann ne costruisce la cassa (’). 1637-1660 p. \° (Archivio di detta Basilica: Libri di spese) (•) Lo stesso Hermann costrusse pure, verso il medesimo tempo, l’organo a due tastiere nella nostra chiesa del Gesù (vulgo sant’Ambrogio); e nel 1650 avea fabbricato quello della Cattedrale di Como, di cui il Serassi stampò la descrizione nel 171S. Ved. Atti, voi. XV, pag. CLXXV. 33 ( 518 )* DOCUMENTO CCXVII. Conto di due campane fuso in Amsterdam da Pietro Ilemony, caricato a Texel sulla nave Marco Curzio per Genova, e quivi allogato sulla torre dell’orologio nel Palazzo delle Compere di San Giorgio. Il loro peso, dichiarato in libbre 2092 di Fianlra, equivale a chilogrammi 102. 303; la sposa , segnata in 1890 piacchi, 0. 6, o quindi ragguagliata a scudi d’oro delle cinqne stampe 462. 1.8, risponde a lire 4902. 70 della presente moneta d’Italia, dovendosi ogni scudo valutare lire ital. 10. Gl ('). Su entrambe le campane poi si legge: petrus iiemony fecit amstelodami anno 1667. 1667, 23 dicembre (Belgrano, Dagli antichi o ologi ecc., nell’Archivio Storico Italiano, Serie Terza, tomo VII, parte I, pag. 50-51) (') Il Cuneo (Memorie sopra I’ antico debito pubblico , ecc., pag. 200), fidato ad una tradizione molto vaga, inchinò già a credere che siffatte campane fossero state spedite in dono dalla Repubblica d’ Olanda ai Banco di San Giorgio, per averle questo data comunicazione de’ proprii statuti, sul cui modello, come è notissimo, ebbe appunto a foggiarsi quella tanto rinomata Compagnia delle Indie. Ora il presente documento distrugge appieno la tradizione in discorso. / APPUNTI SUI DOCUMENTI GIIE PRECEDONO Delle relazioni dei genovesi colla Borgogna e coi Paesi Bassi diedero già qualche cenno i nostri più recenti storici; tuttavia speriamo non riuscirà senza profitto lo spendervi anche da parte nostra alcune considerazioni, le quali, di mano in mano che progrediva questa raccolta, ci si presentavano spontanee alla mente. I. L’ antichità maggiore alla quale noi possiamo con fondamento far salire le relazioni in discorso, è la fine del secolo XII; conciossiachè Ugo III duca di Borgogna essendosi trasferito in Genova nel 1190, onde fermarvi i patti del prossimo imbarco del re Filippo Augusto e delle sue milizie per la terza Crociata, concedeva ai genovesi un diploma nel quale accomunava loro tutti i privilegi e le franchigie onde ne’ suoi Stati si avvantag- ( 520 ) giava non poco il traffico clic vi faceano gli astigiani ('). Più importante d’ assai ella è però la concessione cui i nostri, nel 1315, riportarono da Giovanni 111 il Trionfante, duca di Lothier,e con la quale appunto si apre la nostra Collezione (2). Rammenta il Serra come negli atti de’ nostri notari s’incontrino molti esempi di navi indirizzate ai Paesi Bassi (3); e ne’rogiti di Enrico da Rocco leggemmo noi stessi una carta del 7 marzo 1314, mercè cui Giacomino Gampello, procuratore di Angelo Anfossi e di Andreolo De Mari, vendeva a Percivalle di Meliano tutti i diritti i quali poteano competere a’ suoi rappresentati contro Giovannino Peragallo fuggito nel 1312 da una loro galea mentre facea rotta per le Fiandre, e contro aJ fideiussori del medesimo in dipendenza di fuga siffatta (*). Che poi nel secolo XIV frequenti fossero i viaggi de’, nostri a quella volta, non è dubbio; se si guardi che fino dal 1340 essi erano regolati da leggi particolari, le quali determinavano eziandio la portata e la forma delle galee destinate a tal linea di navigazione (3). Talvolta però la forza de’ venti trasportava que’ legni in Inghilterra ; tal altra (e più sovente) li assalivano e ne facean preda i corsari francesi, inglesi e portoghesi ne’ mari cf intorno. Circa il 1380 una nave catalana, carica di mercanzie spettanti a Lodovico Gentile, Cosimo D’Oria e compagni, e diretta al porto della Schiusa, avea per fortuna di mare approdato alla cala di Dunster, i cui abitatori* (') Lib. Jurium, I, 355. (*) Vedi Docum. I, pag. 373. C) Serra, Storia ecc.; Discorsa II. (') Archivio Notarile di Genova: Notulario di Enrico da Rccco, dal 1313 al 1315; quinterno IV. (s) Mon. IHst. Patriae: teges Municipales, col. 350-58. ( 521 ) sequestravano tosto ogni cosa. Se non che di queste e d’altre somiglianti depredazioni si dolse altamente presso il Re d’Inghilterra la Signorìa ; e però il 10 febbraio di quell'anno Riccardo II spiccava ordine da Westminster a Giovanna Moun Signora di Dunster, perchè facesse restituire il mal tolto (*). Ad onta di tutto ciò, il più. antico privilegio riportato da’ nostri nella Fiandra propriamente detta, sembra quello di Filippo l’Ardito, che è dell’ottobre 1395: del quale privilegio noi abbiamo contezza per la pubblicazione fattane poco stante in Genova dal doge Antoniotto Adorno. Nè è di poco rilievo quanto da quest’ultimo si afferma nelle sue lettere patenti; laddove ci avvisa che i mercanti genovesi frequentarono già ed abitarono quelle contrade ne’tempi addietro, e massimamente sotto il governo di Luigi III di Male (il che ci riduce per poco intorno agli esordi del Trecento), e come poscia se ne ritrassero per le commozioni onde giacque sconvolto il paese (2). La città dove essi posero quindi la loro sede precipua fu quella di Bruggia; opportunissima invero, dacché pel vicino porto della Schiusa comunicava col mare. Quivi ebbero pertanto il loro Console e due consiglieri, i quali composero insieme la Masseria ; e quivi si acquistarono tale autorità e riputazione, che negli anni 1436 e 1437 essendosi Bruggia ribellata a Filippo il Buono, e poi vedendosi costretta a sottomettersi, i deputati dei mercanti genovesi furono tra coloro che si presentarono al Duca per implorarne il perdono a prò’ di quei cittadini (3). (1) Ved. Rymeb, Acki publica, tom. Ili, par. Ili, pag. 91. (®) Vedi Docum. Ili, pqg. 3So. (3) Serra , IV, 241. ( 522 ) Ben diversa però procedette la bisogna, dappoi che sali al trono Carlo il Temerario, venuto in grave sospetto de’ genovesi, come quelli che si erano assoggettati al dominio di Francia; per lo che nell’ atto medesimo in cui confermava loro tutti i privilegi onde aveano anteriormente goduto, poneva per condizione ch’eglino non potrebbero trasferire da Bruggia la propria residenza ('). Poscia in occasione di nuovi torbidi, nel 1476, procedeva tant’oltre, fino a sequestrare le loro navi ancorate alla Schiusa (-). Nè questa politica diffidente e oltraggiosa fu punto abbandonata, finché la Signoria di Genova proclamando come i suoi cittadini non avessero dimenticate mai le leggi dell’amicizia, fece istanza presso Filippo IV il Bello perchè invocasse l’ordine con cui li avea banditi da Bruggia (:!). Ciononpertanto quella fattoria venne scadendo rapidamente dalla prisca importanza ; e piti fondachi di varie nazioni l'abbandonarono per trasferirsi in Anversa. I documenti del 1315 da noi prodotti ci chiariscono come i nostri usassero già per que’ tempi e per ragione di commerci in tale città; però lo stabilimento della loro fattoria nella medesima è la conseguenza di un diploma del 1485, in forza del quale l’anzidetto duca Filippo concedeva a’ mercanti genovesi la facoltà di richiamare in Anversa da Bruggia e dagli altri paesi a lui ribelli le merci che aveano nei medesimi (4). Nè però vi concorsero sì tosto, se in documento del 1501 si afferma (’) Vedi Docum. CXXVIU, § IX, pag. 445. (a) Serra, loc. cit: (5) Vedi Docum. CXLI, pag. 452. (*) Vedi Docum. OXLIII, pag. 432. ( 523 ) eh’ essi vive,ano sparsamente in più luoghi e città ('), c se da altro del 1522 apparisce che tuttavia in Bruggia era l’ufficio del Consolato, benché si soggiunga che Leonardo Spinola, il quale se ne trovava da più anni investito, era pure il solo che ormai vi rimaneva fra tutti i maiores domus, o come volgarmente diciamo principali o capi di casa. Quest’atto medesimo afferma cionondimeno ab annis citra mercature emporium ad, locum Andorpii devolutum in toto (-); ma i nostri non vi erano per certo in gran numero, se, come dicesi in un documento successivo, i firmatarii dell’ atto in discorso (diciotto appena) rappresentavano fere omnes illos q'ài in presentiarum negocia mercature illis in partibus tractant et agunt (3). D’altronde i commerci anche in Anversa erano in iscadi-mento, e quelli che vi si faceano, in conseguenza delle lunghe guerre e continue dissidenze del paese ('*), andavano tanto stretti, che potea la persona poco allargarsi nella spesa (5). Si tentò allora una nuova stazione in Colonia (G); ma fu sforzo supremo e di durata brevissima. II. Ricordammo più sopra 1’ Ufficio della Masseria, il quale merita però che vi spendiamo intorno un cenno particolare. A quale età rimonti la costituzione di essa, non abbiamo alcun dato per dirlo precisamente; ma sarà di ra- (’) Vedi Docum. CXLIX, pag. 460. (*) Vedi Docum. CLXIII, pag. 471. (3) Vedi Docum. CLXV, pag. 474. (*) Vedi Docum. CCVI1I, pag. 497. (s) Vedi Docum. CLXXVIl-CCII, pag. 492. (R) Vedi Docum. CCVili, pag. 497. ( ) gione il crederla non posteriore agli esordi del secolo XV, se si consideri lo sviluppo a cui nelle Fiandre si allargarono allora i nostri traffici, la conseguente necessità nei mercanti colà stabiliti di proteggerli e difenderli, e se già ne abbiamo lingua in certa lettera della Repubblica , che è del giugno 1412 ('). Da principio composero la Masseria i capi di tutte le case commerciali (maiores domus), nobili o no, purché maggiori di anni 1S e residenti da oltre un anno in paese; i quali annualmente eleggeano fra sé' un Console e due consiglieri, che entravano in carica nel di 24 d’aprile, sacro a san Giorgio. Ma dopo lè riforme del 1528, l’ingresso nella Masseria, e per conseguenza molto più i suoi uffici, vennero dichiarati privilegio esclusivo degli ascritti al Libro della Civiltà (-). Nè, a dir tutto, questi uffizi ci paiono propriamente sincroni alla Masseria ; perchè mentre ben molte lettere si veggono già per lo innanzi dirette ai Massari ed ai mercanti di Bruggia, del loro Console invece non è fatta menzione prima del 1461 (3). Era inoltre la Masseria una specie di rappresentanza politica nelle relazioni della Repubblica di Genova coi Magistrati di Bruggia ed i Conti di Fiandra; e cosi vediamo, ad esempio, come del 1439 la Signoria le commettesse di far presentare le sue lettere a Filippo il Buono, circa la unione tanto vagheggiata delle Chiese Greca e Latina (l). Leggiamo pure come questa Masseria servisse d’intermediaria per le corrispondenze della Signoria medesima coi mercanti genovesi residenti nell’ Inghilterra; e la vediamo anzi lodata pei modi adoperati (’) Vedi Docum. IV, pag. 388. O Vedi Docum. CLXXII, pag. i8i. C) Vedi Docum. CX1, pag. 133. (') Vedi Docum. LXII, pag. {48. ( 525 ) in tale ufficio, i quali contribuirono al buon esito di una composizione avvenuta nel 14G8 fra Edoardo IV e la Repubblica ('). Nò questa ricusò mai di deferire al suo giudizio, sempre che lo reputasse opportuno; di che ci attesta un documento gravissimo, laddove essa non esita di commettere al proprio oratore presso Luigi XI di Francia, di agire di concerto e secondo i consigli dei mercanti di Bruggia (-). Nel secolo XVI la Masseria crebbe pure in autorità; giacché, per decreto della Repubblica confermato dal re. Filippo II, costituì un tribunale con facoltà di conoscere in prima istanza e nel distretto di sua giurisdizione di tutte le cause civili che si fossero agitate fra’ genovesi (3). Siccome poi il decoro della nazione esigea certe spese, cosi la Masseria medesima fu autorizzata dalla Repubblica , non meno che da’ reggitori delle Fiandre, a riscuotere su tutte le operazioni fatte da’ suoi mercanti in quella piazza un diritto, che ne’ tempi migliori fu del mezzo per cento ('*), ma si ridusse poscia ad un terzo (3), e fu variamente appellato denaro della Masserìa o della Nazione. Or ecco gli usi ai quali siffatto denaro, che giovò pure alla costruzione di una Loggia propria di ‘ que’mercanti (6), veniva applicato: sovvenzioni a poveri marinai ed altri bisognosi ; celebrazione di più servizi religiosi nella solennità di san Giorgio, e nelle principali feste dell’ anno ; limosi ne a chiese e conventi ; rimunerazione ai predicatori quaresimali invitati (J) Vedi Docum. CXIV, pag. 43i. (*) Vedi Docum. CXXX1I, pag. 448. (5) Vedi Dwum. CLXXVI e CCV, pag. 491 e 495. (*) Vedi Ducum. CXI.IX, pag. ICO. (s) Vedi Docum. CLXXII, pag. 181. (*; Vedi Docum. LXV, pag. Hf>. -ir ( 520 ) da Parigi o da altri luoghi; largizioni straordinarie e fuochi d'allegrezza nello ingresso do’ Principi ('), dai quali in siffatta occasione faceansi talvolta riconoscere ed ampliare i privilegi (-). A questo proposito soggiungiamo anzi che Oliviero della Marca, descrivendo nel 1468 le grandi feste di Bruggia per le nozze di Margherita d’Inghilterra con Carlo il Temerario, esalta lo zelo e la magnificenza delle compagnie genovesi, una delle quali si chiamava la Spinola, ed era emula dei Fugger e dei Welser tedeschi (3). Nè si mostrarono da meno un secolo più tardi, allorché onorarono l’arrivo di Filippo 4’Austria in Anversa (1548); dove, colla direzione e il disegno di Stefano Ambrogio Schiappalaria da Yezzano, fortunato cultore delle arti e dello lettere, eglino eressero un grande arco corintio a due fronti con più leggende, statue ed istorie, di cui il medesimo Schiappalaria pubblicava poscia la imagine, e del quale nota 1’Estrella che potea compararsi a’ migliori dell’ antichità ({). In Bruggia la Masseria aveva un Banco speciale a più scanni, nel Coro degli Agostiniani (•’); in Anversa lo ebbe del pari in quello de’Predicatori (°); ed i suoi membri vi sedeano di prammatica nelle precipue festività. I documenti che recano da parte di que’ frati la concessione di tali banchi, esaltano le pie ed assidue liberalità de’ genovesi verso di loro; e un diploma di Carlo V (’) Vedi Docum. CXLIX, pag. i60. (*) Vedi Docum. CLX, pag. <66. C) Serra, IV, 2i. (*J Belgiiano, Delle feste ccc. dei genovesi; nuli’ Archivio Storico Italiano, serie III, voi. XIV, parte I, pag. Ili. (5) Vedi Docum. LXXIV e CLIX, pag. ÌI9 e 466. (e) Vedi Docum. CLXIX, pag. -478. ir 4 - ■ir ( S27 ) commemora le grandes réparations qu’ilz foni en l’egltse des jacoppms dedens nostre ville d’Anvers ('). III. Quali fossero le merci onde si nudriva il traffico de’ nostri colle Fiandre, lo chiariscono in modo assai ampio i documenti., e più di tutti i due privilegi del 1315 , i quali ci offrono come una rassegna di quella parte di esso che riguarda al Brabante. Ma coi documenti procedono pur di conserva tre scrittori gravissimi, quali il Pegolotti pel secolo XIV, 1’ Uzzano pel XV, e Lodovico Guicciardini pel XVI: non saprem dire se più opportuni alla precisa intelligenza dei documenti medesimi , o preziosi per le spiegazioni e gli apprezzamenti che contengono nei loro ragguagli. «f,* Per evitare di smarrirci in disamine troppo minute e parziali, ed anche a risparmio di ripetizioni, noi stringeremo qui in due specchietti la enumerazione di tutti gli oggetti che costituirono quel commercio, e de’ quali dai precitati documenti o scrittori abbiamo rilevata notizia. Commercio d’importazione. Metalli. — Acciaio. Argento vivo. Ferro. Stagno. Pietre, Terre e Bitumi.— Ambra (berusteen nel Documento I, pag. 376; e nel Guicciardini, pag. 165, bornstene, ossia pietra che arde : succino). Legni e lavori di legno. — Legno di bosso. Remi. « Cereali. — Riso. Frutta. — Mandorle. Prune secche. Uve secche. (’) Vedi Docum. CI,XX, pag. 179. I ( 828 ) Spezierie. — Cinnamomo. Cubebbe. Gengevero. Gengevero verde. Gengevero nell’acqua di limone. Pepe. Zedoaria. Zucchero candito. Oggetti di tintoria. — Allume. Galla. Grana. Guado. Sandalo. Carni e Pesci. — Carni porcine. Alici, l’esci insalati d’ Alemagna (nimbi). Grascie, fra cui quella di foca. Prodotti animali. — Butirro. Cacio. Cera. Miele. Pelliccerie. — Ermellini. Bevande. — Birra. Vini greci, granatini'e provenzali. Materie tessili. — Lane d’ Inghilterra. Filati. — Oro ed argento filato. Seta filata e tinta. Tessiti. — Crespi. Panni d’oro. Panni di seta. Mantelli (pi-leorume : Docum. I, pag. 377). Rasi.. Velluti. Zendadi. Veli. Vele per galee. Oggetti di cancelleria. — Carta da scrivere Mercerie. — Scatole. Spazzole (? retarum porcinarum: Documento CX, pag. 433). Olii. — Olii di oliva, di Genova. ’ ♦ Prodotti chimici e farmaceutici. — Arquinetta. Ceneri. Cornino. • Croco. Galanga. Mitridate. Polvere di salnitro (imam pipam pulveris sa Iris tri: Kymer, voi. Ili, par. Ili, pag. 1)1). Sale. Triaca. Oreficerie. — Coralli. Gioie. Oro lavorato. Armi. — Lancie. Saette. Commercio di esportazione. Metalli. — Argento. Rame. Metalli lavorati. — Campane di bronzo, fuse a Malines, Anversa ed Amsterdam. Quattro statue in argento degli Evangelisti, eseguite in Anversa sovra modelli spediti da Genova. Cereali. — Frumento, segala, orzo, avena, piselli, fave, veccie, ed ogni altro genere di biade. Pesci. — (Docum. LXXVI, pag. 4:21). Pelliccerie. — (Docum. I, pag. 376). Pelli, Cuoi e lavori relativi. — Pelli di capre, di cervi e d’ altri animali. Cordovani. Cuoia di bue. Calighe. Materie tessili. — Lane. Lino. Filati. — Filo di refe. rl essuti. — Arazzi. Berretti di varie specie e colori (*_). Canovacci. Ciambellotti. Fazzoletti. Merletti. Mezze ostate. Panni d’ Inghilterra e di Fiandra. Panni ruvidi (jlassargiae). Panni tinti. Saie. Tappeti. Tappezzerie per mobili (duodena una sedilium de tapessaria. Vedi Docum. CX, pag. 432). Tele di lino crude e bianche. Tele dipinte. Tovaglie. Mercerie. —■ Calamai. Cordoni (? snoeren. Vedi Docum. I, pagina 377). Forbici. -Masserizie. — Masserizie di casa (Guicciardini). Bacini. Mesci-robe di rame (Uzzano). Soggiugnendo ora alcune -considerazioni a proposito di varie fra le merci sopra enumerate, rileveremo la importanza di quella parte dei privilegi del 1315 più volte ricordati, laddove ai genovesi è consentito il vendere al minuto in Anversa tutte sorti di vettovaglie, tre qualità di vini ed ogni specie di birra. Delle materie tintorie vediamo la galla importata a Bruggia da Scio (2); e l’allume introdotto nelle Fiandre da più regioni, e nominatamente dalle allumiere di Napoli, finché Carlo il Temerario ne bandi ogni altra specie a beneficio di quello delle allumiere pontifìcie (3). Ed il bando, e poi verisi-milmente la consuetudine a cui die’ luogo il medesimo, durarono assai a lungo, perchè il Guicciardini non ram- (’) « Berrette fatte ad ago, fine, mezzane, grosse alla buccicalda d’ogni colore, tonde a orecchi da preti, vendonsi a dozzine. Costano di primo costo le fine soldi 48 di grosso, e le mezzano soldi 36; elle tonde a orecchi, sol. 6 tutto dozzine » (Uzzano, pag. 128). (2) Vedi Docum. CLV, pag. 464. (3) Vedi Docum. CXXIX, pag. 446. ( 830 ) menta clic si recassero in Anversa altri allumi tranne quelli di Civitavecchia ('). Riguardo alle materie tessili, il Canale ci offre contezza di una concessione emanata nel novembre del 1470 dal Duca anzidetto, a favore di Leonardo Cibo mercante genovese di Bruggia, perchè facesse quivi trasportare una certa quantità di lane inglesi che aveva a Calais (2). Dei tessuti poi riferisce il Guicciardini come sulla piazza d’Anversa si mandasse da Genova una « quantità maravigliosa di velluti di più pregi », i quali ei proclama « li migliori et meglio latti che ci vengano et che si facciano ». Ed anche i nostri rasi dice bonissimi (*). La celebrità dei panni di Fiandra è assai nota; benché, trasportati a Firenze, vi si ritingessero e migliorassero ancora (l); delle tele dipinte si faceano cortinaggi e tappezzerie per decorazione di camere intiere; nè raro in Genova dovette esserne l’uso (•’). Ma sopra tutto gran copia d’arazzi derivarono i nostri alla Fiandra ; e di essi ci fornisce peregrine notizie 1' ottimo collega prof. cav. Federigo Alizeri, le quali noi riferiremo più innanzi. Anche 1’ egregio socio comm. Merli trovò documenti d’arazzi commessi nelle Fiandre dalla Casa Principesca dei D’Oria ; e similmente rinvenne nota di fazzoletti e di pizzi derivati per la stessa Casa da Bruggia. In un Codice dell’Archivio di San Giorgio, fra gli oggetti consegnati a Giovanni Serra nel tempo che andò ambasciatore ad Enrico VI d’Inghilterra, si notano toallias duas magnas de Brugiis (’) Guicciardini, Descritlione di tutti i Paesi Bassi, ecc., Anversa, 1588; pag. 164. (’) Canale, Storiti del commercio ecc., pag. 258. 0 Guicciardini, p;ig. I63. (‘) Belgrano, Della vita privata dii genovesi; Vedi Atti, IV, 196. (s) Id., ibid. 117. ( 531 ) pulcras ('); e ne’ conti della nostra Basilica di Cari-gnano , sotto il 1663, si registra in lire 325 il costo di una cotta di Bruges con pizzetti di cartina (2). Due altri documenti meritano pure di essere qui avvertiti. Coll’uno, che è del 13 luglio 1443, la Repubblica concede al Duca di Borgogna la facoltà di estrarre dal territorio genovese diversi arnesi necessarii alle galee eh’ egli faceva costrurre a Nizza (3) ; coll’ altro poi, che è del marzo 1485, Filippo IV consente a Stefano e Nicolò Spinola, residenti in Anversa, un salvocondotto mercè cui possano partire dalle Fiandre recando seco ogni sorta di mercanzie, oro, argento, vasellame, tappezzerie, biancherie, libri e registri; e cosi tutto quanto costituiva l’insieme de’ loro negozi e delle domestiche masserizie (*). Gli olii di Genova sono ricordati eziandio dal Guicciardini, il quale novera del pari il mitridatico e la triaca (5): medicinali la cui composizione era in Genova un grande e solenne avvenimento (6). Lo stesso scrittore loda il nostro mitridate come eccellente; della triaca non aggiunge parole, ma neppure encomia la veneziana, che nondimeno godeva in tutto il mondo riputazione maggiore d’ogni altra. IV. La frequenza delle transazioni commerciali doveva naturalmente essere alimentata dalla tenuità dei bal- (’) Drictus Ofl'tcii AikjIUic, anni 1460, car. 3 verso. (’) Archivio della Basilica. f) Vedi Docum. LXX, pag. 418. (4) Canale, Storia citata, pag. 2o8. (5) Pag. 163 e 164. (") IsNAnni, Storia della Università di Genova; Parte 1, pag. 176 e 195. ( 532 ) zolli, c far luogo ad una vera moltiplicità di cambi. Alcuni dei privilegi che costituiscono la presente raccolta, contengono infatti parecchie disposizioni intese, per quel che si vede, a mitigare in favore dei nostri il pagamento dei dazi; e sopra tutti ci par notevole il documento del 1395 che, sotto certi rispetti, determina pei genovesi un trattamento aguale a quello cui andavano sottoposti gli spagnuoli ed i catalani (‘). Nè vuoisi tacere come a questo privilegio si veggano per l’appunto informate ancora nei principii del secolo XVI più sentenze pronunciate della Corte di Malines (2). Per ciò che si attiene ai cambii, di già nel 1315 il duca Giovanni III avea conceduto ai mercanti genovesi il poter campire et cambia facere cum quibnscumque, et. soluciones facere ac recipere . . . cum litteris vel sine litteris (3). Oltre di che, i cambi di Genova con Bruggia, de’ quali noi stessi recammo più esempi (l), trovansi rammentati dal Pegolotti (”’), nel modo stesso in cui più tardi il Guicciardini ricordò quelli di Genova con Anversa (6). Delle monete già toccammo alcun poco altrove (7). Qui però stimiamo opportuno il disporre in ordine cronologico la serie dei documenti, nei quali si accenna alle medesime. C) Vedi Docum. Ili, pag. 387. (3) Vedi Docum. CLXI e CLXVI-LVIII, pag. 4G9 e 470-77. (5) Vedi Docum. 1, pag. 381. (‘) Vedi Docum. XCVII e CXXV-XXVI, png. 428 e 43!). 0 Pag. 224. (6) Pag. 159. (’) Vedi a pag. 374, 387 e 518. I ( 535 ) 1315. Reali d’ oro, grossi tornesi, denari tornesi neri e denari parigini correnti in Anversa. Ved. il presente volume, pag. 374. 1343. Fiorini d’oro di buono e giusto peso, pei quali si promette r equivalente in* scudi d’ oro di buono e giusto peso, del conio e lega del Re di Francia: di quelli soliti a spendersi in Francia ed in Fiandra, corpputati a ragione di grossi di Fiandra d’argento 20 per ogni scudo, e 15 per ogni fiorino. Focjliazzo dei Notari, MS. della Civico-Beriana, voi. Ili, parte II, pag. 72 e 75. 1391. Lire 9, soldi 7 e denari 9 di grossi di Fiandra ragguagliati a lire 15 di Genova. Ved. nell’Archivio Governativo l’Indice B. delle Pandette Richeriane, car. 204. 1395. Nobili d’oro e grossi di Fiandra. Ved. a pagine 374 e 387. I nobili qui nominati furono bensì coniati ad imitazione dei loro omonimi d’ Inghilterra; ma in questo tempo anche la Fiandra aveva i suoi proprii. 1412. Dichiarazione degli agenti (sensali) di cambio in Genova, che i cambi di qui a Bruggia valgono in Genova grossi 33 di Bruggia per un fiorino ragguagliato a soldi 25. Fo-gliazzo citato, voi. Ili, parte II, pag. 4. II fiorino d’oro di Genova del 1343 valeva pure soldi 25; ma era una moneta effettiva e d’oro fino, pari al fiorino di Firenze e al ducato di Venezia. Siccome però verso il principio del secolo XV cominciò a salire di valore e venne a soldi 30, poi a 40, 50, 55 e fino a 60 sulla fine dello stesso secolo; così fu introdotto un nuovo modo di calcolare in fiorino di conto, ragguagliato costantemente a soldi 25, pagabili in monete d’oro o d’ argento secondo il rispettivo valore. Quindi in tutti i documenti che seguono s’intende il fiorino di conto, salvochè ove si dice espressamente fiorino d’oro. Osservando come nel 1343 il fiorino d’oro valeva grossi 15 di Fiandra, e come ora il fiorino di conto che è minore di quello d’ oro ne vale 33 ; si capisce che la moneta di Fiandra deve essere di molto peggiorata nel frattempo. ( 554 ) Difatti quei grossi che nel 1299 contenevano un titolo di 957 millesimi, sono discesi al titolo di 500 millesimi già fin dallo scorcio del secolo XIV. Vedi l’accurato lavoro del eh. Descliamps de Pas, Essai sur l’hisloire mone-taire de Fiandre etc. nella Reoue Numismaliquc; Parigi, 1861, 1802 e 1866. 1420. Lire 80 di grossi vecchi di Fiandra sono ragionate a lire 70 . e soldi 1 di grossi nuovi di detta moneta; e lire 18 di vecchi a lire 15 e soldi 15 di grossi di essa nuova moneta. Fogliazzo cit.., voi. II, par. II, pag. 16. Di questo miglioramento, per cui i grossi nuovi valgono circa un settimo più dei vecchi, si vedrà la prova nel riassunto in fine di questi cenni. 1434. Mandato di pagamento da Genova a Bruggia col cambio a ragione di grossi 29 J/3 a fiorino. Ved. sopra, pag. 407 e nell’Archivio Governativo il registro Litterarum num. 7, sotto la data dell’ 11 agosto 1424. 1435. Dix livres de gros. Ved. sopra pag. 412. In questo documento come in quelli sopracitati del 1391 e del 1420 per lira di grossi s’intende un numero di 240 grossi, come per soldo di grossi s’intendono 12 grossi. Ciò è notorio ; ma vedasi anche 1’ Uzzano (Della Decima ecc., voi. IV, pag. 127). 1437. Decreto in Genova che i cambi da farsi in fiorini d’oro si ragionino a soldi 40 e non più. Ved. sopra, pag. 414. Qui, come si vede, si parla di fiorini d’oro, cioè non di conto ma effettivi, i quali già fin dal 1430 erano spesi in commercio a soldi 40, e siccome continuavano a crescere di valore, si voleva frenarne l’aumento, sebbene inutilmente. Tali monete d’ oro vennero poi a denominarsi ducali larghi, per distinguerli più chiaramente dai, fiorini che rimasero esclusivamente di conto. 1456. Il Doge di Genova riceve a cambio una somma per Bruggia, in ragione di grossi 28 7/8 per ogni fiorino. Ved. sopra, pag. 428. ( 535 ) 1459. Cambio in Bruggia di moneta buona ragguagliata a grossi Ve Per fiorino. Da schede numismatiche mss. Qui comparisce l'espressione di moneta buona. Siccome la moneta di Genova, come in generale presso tutte le zecche, andava sempre più peggiorando, mentre i negozianti, specialmente gli esteri, voleano attenersi a qualità buone e a basi fisse, cosi fu introdotta una nuova distinzione di moneta buona e di moneta corrente. La moneta corrente era 1’ effettiva che continuava a peggiorare ; la buona era quella che, in origine effettiva aneli’ essa, era poscia divenuta di conto ; cioè i denari nuovi di moneta corrente si ragguagliavano alla moneta buona diminuendoli di valore. Questa distinzione pare sorta verso il 1450, allorquando il ducato largo d’ oro valeva soldi 44 ; e a questo prezzo restò in moneta buona sino alla fine del secolo, mentre in moneta corrente crebbe a soldi 55 e poi a CO. Nel 1470 la differenza tra la buona e la corrente era del 25 circa per cento, come si ricava da un ragguaglio di moneta di Genova cogli steriini inglesi. Ved. nell’Archivio di S. Giorgio il Liber damnificatorum in regno Angliae anni 14G3, in fine. Dicemmo sópra che Genova peggiorò le sue monete come tutte le altre zecche. Ciò è vero però soltanto nelle monete piccole e medie ; ma non nei grossi maggiori, i quali con savio accorgimento furono sempre mantenuti al titolo di mill. 958, nè nel fiorino-ducato d’oro che mantenne l’antico peso e la finezza del titolo. 1462. Scudo di Fiandra ragguagliato al prezzo di grossi 49. Ved. sopra a pag. 434, ove si correggerà la parola peso scritta invece di prezzo. Se l’Uzzano ragguaglia questo scudo a grossi 24, credo intenda con ciò il mezzo scudo; essendovi altri esempi i quali attestano il costume di considerare lo scudo intero per un doppio scudo. ( o5() ) 1467. Tratta da Genova a Bruggia di una somma in fiorini, a ragione di grossi 31 l/3 di Fiandra. Ved.’sopra, pag. 439, ed Aiti voi. VII, par. I, pag. 145. 1502. Cento ducati d’oro in oro. Ved. pag. 402. Questa espressione diviene consueta nei nostri documenti, e vale ad indicare quello che sopra abbiamo denominato fiorino d'oro o effettivo. Giacché continuando a mutare le proporzioni tra i due metalli preziosi, il debitore cercava pagare in argento ; ma il creditore voleva e patteggiava oro in ducati effettivi. 1530. Una campana fatta fare a Malines costa lire di Genova 261, soldi 11 e denari 1, cioè da denari 12 a soldo e da soldi 20 o denari 240 a lira. Ved. sopra, pag. 487. lo38-42. Altra campana fatta fabbricare in Anversa costa lire di Genova 1281, 4, 1. Ved. sopra., pag. 488. lì)6o-68. Statue d’argento, per fattura delle quali sono calcolati scudi 200. Ved. pag. 41)2. 1570-71. Lire 1320, 11 per prezzo di libbre 119 */2 in peso d’argento. Ved. pag. 493. 1007. Piacche in Amsterdam ragguagliate agli scudi d’oro di Genova. Ved. pag. 518. ( 337 ) RIASSUNTO MONETA DI FIANDRA CORRENTE NEGLI ANNI INDICATI NEI DOCUMENTI Oro fino. Argento fino Valore Anni grammi in Lire it. 1299 Grosso di Fiandra, eguale al grosso tornese di Francia . (circa) 3. 965 0. 88 1343 Grosso suddetto (forse) 2. 800 0.62 1390 Pezzo da 2 grossi 2. 039 0. 45 1409 Detto (>) . 2. 394 0.53 1433 Detto . 1.618 0. 36 1453 Detto . 1. 481 0. 33 14GG Pezzo da 4 grossi . 3. 234 0. 72 1467 Detto . 2.773 0. 62 (.*) Come fu avvertito a pag. 53-1 ( anno 1420), il documento genovese qui concorda coi fiamminghi. Difatti lire SO di grossi vecchi di Fiandra equivalendo a lire 70 e soldi 1 di grossi nuovi , il miglioramento di questi ultimi è di circa un settimo sui grossi antichi; ed è precisamente di un settimo nel secondo caso di lire 18 vecchie equiparate a nuove lire 15 e soldi la. Ciò nel documento genovese. Ora nella tabella dei valori fiamminghi abbiamo nel-1390 il pezzo da due grossi contenente in argento fino grammi 2. 039; e nel 1409 un nuovo pezzo contenente invece grammi 2. 394. Se aggiungiamo un settimo al pezzo del 1390 otteniamo in argento fino gr. 2. 330, che non è molto discosto dal grosso nuovo del 1109. Non così soddisfacente è il risultato di confronto tra il grosso fiammingo e il soldo genovese nel 1390-91. Perchè nel 1391 a Genova essendo ragguagliate lire 14 della sua moneta a lire 9. 7. 9 di grossi di Fiandra; ed essendo ragguagliato il soldo genovese d’allora a grammi 1. 432 d’argento fino; con tali basi un grosso fiammingo dovrebbe contenere in argento fino grammi 1. 390; quindi grammi 2.7S0 in un pezzo da due grossi. Quest’ultimo invece ne tiene soli 2. 039 nella tabella. Ma il ragguaglio che porge il documento genovese proviene da una sentenza arbitrale, e per questioni che si riferiscono a tempo più o meno lontano, quando il grosso fiammingo poteva essere più fino o più pesante. I risultati che raccogliemmo nelle due tabelle precedenti sono il frutto per la parte genovese di studi fatti su documenti, la più parte inediti, che forse vedranno la luce in questi Affi,-per la parte fiamminga procedono da analisi fatte sui pesi e titoli di que’ grossi, secondochè furono pubblicati dal lodato Deschamps: salvo il grosso del 1299, di cui è parola nella Revite numismattquc del 1817, pag. 117. ( 558 ) MONETA DI GENOVA CORRENTE NEGLI ANNI INDICATI NEI DOCUMENTI Oro lino. Argento fino Valore Anni grammi Lire il. 1310-15 Fiorino o genovino d’oro effettivo, asoldi 20 3. 535 12. 17 1313 Dotto, a soldi 25...... » » » » 1390 Un soldo, ossia mezzo grosso effettivo d’ar- gento ........ 1. 432 0. 32 1395 Fiorino suddetto, a soldi 25 ... » » 12. 17 1412 Fiorino di conto, a soldi 25 ... 30. 188 6.70 1429 • Detto, come sopra..... 24. 610 5. 46 1450 Detto, come sopra, di buona moneta; e così fino al cadere del secolo XV . O O GÙ 4, 75 1502 Ducati d’oro in oro..... 3. 535 12.17 1536 Lira di Genova, di conto, a soldi 20 . 10. 5S0 2.35 1564 Detta effettiva in argento, a soldi 20 . 9. 134 2. 03 1565-68 Scudo d’oro dello Cinque Stampe . 3. 060 10. 54 1570 Lira di Genova effettiva in argento, a soldi 20 8. 953 1.99 1667 Scudo, o mezza doppia, di Genova 3. 081 10.61 V. Le nostre considerazioni sul commercio genovese-fiammingo potrebbero qui avere il loro termine. Tuttavia il lettore non si dorrà se alle relazioni annodate fra i due paesi a scopo di traffici, noi faremo brevemente seguire alcune altre notizie che sotto diversi aspetti riguardano pure a’ nostri in quelle terre, e viceversa toccano al soggiorno dei fiamminghi nella Liguria. Ed innanzi tutto volendo accennare alle famiglie genovesi che si stabilirono nelle Fiandre, rammenteremo il ramo degli Adorni discesi da quell’Obizzo, il quale avendo accompagnato il conte Guido di Dampierre nelle guerre di Siria e d’Africa divenne amico e gentiluomo di ifii. Al suo ritorno in Europa sposò Agnese figlia,'di Filippo cavaliere Van Axpocle ; ed essendo morto in Gand nel ( 559 ) • 1307, ebbe sepoltura in quella chiesa di san Pietro. Da Obizzo nacquero più figli, e tra essi uno eh’ ebbe il nome paterno, e fu sepolto nel convento di santa Chiara di Bruggia. Pietro qm. Martino qm. Obizzo fu poi quivi lioostman, borgomastro e tesoriere verso la fine del secolo XIV ; ma più di lui si illustrarono due de’ suoi figli, Giacomo e Pietro, i quali in Bruggia medesima fondarono la insigne chiesa di Gerusalemme, ad imitazione di quella del Santo Sepolcro in Palestina. Giacomo inoltre fu nella sua gioventù al servizio di Spagna; poi militò sotto il Duca Filippo il Buono, e perdè la vita nella giornata di Lilledam il 22 aprile del 1467. Ansèlmo figlio di Pietro, forestiere dell’Orso Bianco, lioostman, consigliere, tesoriere, borgomastro di Bruggia, e possessore di più signorie, viaggiò nella Siria e nel-1’ Africa ('), fu ambasciatore di Carlo il Temerario nella Persia, ed ebbe titolo di consigliere da Giacomo II re di Scozia, nei cui Stati gli spense la vita Alessandro Gardin il 23 gennaio 1483. Da Anseimo discese Arnaldo, signore di Ronsele e Vive; il quale mori in Bruggia ultimo del suo ramo nel 1509. Cionondimeno il Doge An-toniotto Adorno (1527) riconobbe per suoi parenti i discendenti di Agnese, figlia di esso Arnaldo e sposa in seconde nozze di Andrea della Costa originario di Genova, permettendo loro di inquartare nello stemma le armi Adorno e di portare questo cognome. Agnese mori il 5 gennaio 1542, e fu sepolta nell’anzidetta chiesa di Gerusalemme (2). (’) Vedi IIeyd, Le colonie commerciali degli it iliani ecc., voi. II, pag. 223, 219 e 3G9 ; nonché il presente volume degli Atti, pag. 178, dove 1’Adorno fu per isbaglio chiamato signore di Couchy. (s) Vedi Litta, famiglia Adorno, tavola I; Gaillard , lìèclierches sur Véglise de Jerusalem à Bruges; Edmond de la Coste, Anseime Adorne Sire de Cortliuy etc.; Pinciiart, Archives des arts etc. r ( 540 ) Di Pompeo Giustiniani, di Federigo ed Ambrogio fra- ’ telli Spinola, che si copersero di gloria strenuamente pugnando a prò’ dei Monarchi Spagnuoli nell’ ostinata loro guerra contro le Fiandre, non tenteremo neppure l'ardua impresa di riassumere i gesti. Ognuno ben sa che Ambrogio acquistò in quelle fazioni il soprannome caratteristico di Prenditore delie piazze, col quale passò alla posterità. Riferiremo invece una epigrafe, di che sappiali! grado alla cortesia del eli. Isola; la quale epigrafe è scolpita su di un monumento nella chiesa di Notre Dame de la Cliapelle a Bruxelles, e celebra i meriti di più altri soggetti di quella famiglia ('). D. O. M PHILIPPO HIPPOLYTO SPINOLA AVREI VELLERIS EQVIT1 ACIEI INSTRVENDAE PRAEFECTO 1NSVLAUVM IlVACI ET ORCI1IES GVBERNATORI OBHT PHILIPPO CAROLO SPINOLA ACIEI STRVENDAE PlUEFECTO GVBERNATORI COMITATVS VRBISQVE NAMVRCENSIS A CAESARE AD PACEM VLTRAIECTENSEM CVM POTESTATE LEGATO OBIIT 19 OCT. 1709 HYACINTHO SPINOLA MAGNATI HISPANIAE PRIMAE CLASSIS TRIBYNO PEDITVM QVI IN OBSEQV1VM IMPERATORIS VT FLOS ORIENS DECORO VVLNERE CECIDIT PROPVGNANS CONTRA GALLOS DVACVM OB. 50 AVG. 1712 VLTIMVS EX COMITIBVS DEBRVAY HANC MEMORIAM POSVIT CELSA AC POTENS DOMINA D. ALBERTINA ISABELLA NATA RHENI COMES VXOR PHILIPPI CAROLI OB. 22 IAN. 1715 DVM CORPORA IIVC INFERANTVR QVAE PARADISVS ELIANVS INEXORABILIS IIACTENVS DETINET SI VERO IIVC INFERANTVR NON MEMORIAM TANTVM SED ET MONIMENTVM R. I. I' (') Vedi per la loro genealogia le Famiglie nobili del lìattilana, voi. II, pag. 65. ( 8*1 ) Passando ora ad altro argomento, ricorderemo una seconda volta Stefano Ambrogio Schiappalaria, il quale nel 1578 stampò in Anversa co’ tipi di Andrea Bax La vita di C. Juho Cesare; nè taceremo come in quella città me-* desima sorgesse per l’opera de’ nostri, e forse più che d’altri di esso Schiappalaria, l’Accademia detta dei Confusi, nella quale si noveravano Desiderio Bondinaro, Pier Francesco Moneglia-Cicala, Girolamo De Franchi -Gonestaggio, Benedettogli Bartolomeo Moneglia, e Girolamo Scorza, che in certo sonetto in lode dello Schiappalaria cantava: Anco le Muse di Liguria, .calde Di celeste furor, talor sen vanno A soggiornar ne’ Belgj, e udir si fanno Tra lor dolci armonie presso lo Scalde (’j. Ed alla stessa Accademia appartenne eziandio Pietro Bizaro da Sassoferrato nell’Umbria; il quale nel 1579, coi torchi di Cristoforo Piantino stampò del pari in Anversa la sua Storia Senatus Populique Gennensis; ed intitolandola al Doge e al Senato protestava di avervi posta mano a persuasione di varii genovesi colà residenti, ma specialmente de’ suoi amici Benedetto, Pasquale e Giacomo Spinola, clarissimi viri, ut splendidis natalibus orti, sic etiam fidei integritate, 'prudentia, omniumque virtutum laude conspicui. Nel secolo successivo finalmente (anno 1618) Benedetto Scotto gentiluomo di Genova facea stampare in Anversa da Enrico Aertssio alcuni opuscoli marittimi, i quali noi stessi riproducemmo or non è molto in questi Atti; e nella città medesima (’) Vedi Schiappalaria, Vita di C. Julio Cesare, in principio ed a pag. 468; Spotowvo, Stor. Le iter. IV, 253. ( 542 ) soggiornava allora Tiberio Spinola, cultore delle discipline astronomiche. Il quale, in certa sua lettera de’ 22 gennaio 1621, significava a Galileo Galilei come per la •pubblicazione del Nuntius Sidereus essendo rimasti invitati tutti li virtuosi e curiosi a scoprir quello che il Sommo Toscano nella detta opera proponeva, esso Tiberio più di ogni altro avesse molto di frequente pigliato in ciò grandissimo gusto. Siccome però ad averne intera soddisfazione gli mancavano buoni strumenti, cosi pregava il Galilei perchè gli piacesse favorirlo di « uno de’ suoi occhiali ('),... anche per sopire ed ammutire la bocca di coloro che non sanno quello che vagliano le opere di Y. S. » (2). VI. Scendendo in ultimo a parlare dei fiamminghi, diciamo che artistiche sono le memorie che li riguardano. Nè tornerà superfluo l’accennare innanzi tutto ad un prezioso codice membranaceo in foglio della nostra Biblioteca Universitaria, che s’intitola : Quinte Curse Ruffe des fais dalexandre legrant. Tràslate de latin en francois par honnourable et noble liomme. Vasque de Lucene portugallois. Il volume è tutto alluminato e storiato, degno veramente di quel gran principe che fu Carlo il Temerario cui è dedicato, ed al quale vuoisi pure che abbia appartenuto. Nella dedica, preceduta da una miniatura dove il traduttore sta genuflesso ai gradini del trono di Carlo medesimo in atto di presentargli l’opera sua, Vasco protesta al suo Signore di avere già da più tempo messa mano all’ impresa , a/fin (J) Cannocchiale. ■(2) Vedi Opere complete di Galileo Galilei; Firenze, 1856; Supplemento, p. 146. ( 545 ) de en vostre jeune aage vous donner V e oc empie et in-struction de vaillance ; ma prosegue affermando che Carlo colle sue gesta gloriose erasi ormai chiarito Alessandro redivivo , e conclude implorando da Dio che come dopo lo spazio di tanti secoli il Macedone era tuttavia celebrato per le sue prodezze, cosi il Duca di Bor-• 1 • gogna ed 1 suoi successori lo fossero del pari per isplen-dore e virtù. Se non che Luigi XI mandò poco stante a vuoto il lieto presagio. I documenti rinvenuti nei nostri Archivi dal cav. Ali-zeri han nota, secondo più sopra accennammo, di parecchi arazzi cui i genovesi derivarono dalle Fiandre; e qui ne soggiungeremo alcuni cenni, dappoiché la sperimentata liberalità dell’amico nostro di lieto animo ce lo ha consentito. Bensì vogliamo avvertire che questo argomento con più altri affini al magistero della pittura, non tarderà gran fatto a trattare con la voluta ampiezza e dottrina FAlizeri medesimo, nella encomiata sua opera cui pose titolo di Notizie dei Professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI ('). Diciamo adunque che sotto il di 5 giugno 1511 si ha un decreto con cui il R. Governatore e gli Anziani ordinano ai quattro officiali sopra la riscossione dei debiti del Comune, di pagare a Stefano D’Oria (-) lire 125, prezzo richiesto da Bruggia per le tappezzerie o spalliere che di colà erano state spedite a Genova, per ornamento della Camera deb Senato. E sotto il 15 settembre 1530 si ha poi un altro decreto, in vigore di cui i tre residenti in Palazzo deliberano di dar commissione al loro (’) Genova, co’ tipi del Sambolino. (■) Stefano D’ Oria, figlio al celebre Lazzaro d’ Opizzino, soggiornò lungamente nelle Fiandre. 11 suo nome è tra quelli dei soscrittori del Docum. CXLVI, da noi riferito a pag. 4u3. ( 544 ) collega Battista Spinola, affinchè faccia eseguire in partibus occidentalibus cinque tappezzerie occorrenti a decorar le camere della Signoria, ingiungendogli che ciascuno di tali arazzi dovesse portare le insegne del Comune, cioè due in capo ed una nel mezzo. Se non che più importanti al nostro scopo riescono altri documenti, donde si desume la istituzione di alcune fabbriche d’arazzi fra noi. Difatti, nel 1551, maestro Vincenzo della Valle e Pietro daBrusselles chiedono alla Signoria dJintrodurre in Genova un tal magistero, obbligandosi di tenere ad insegnamento sei giovani lavoranti genovesi; e la loro domanda è accettata con partito del 30 aprile dell’ anno sovra indicato. Oltre di che una identica domanda e concessione è pur fatta non molto appresso (16 gennaio 1553) a maestro Dionisio da Brus-selles. Finalmente, addì 1.° febbraio 1554 si ha un rogito per cui Domenico di Martino fiammingo, fabricator ta-pesariarufn Janue, promette a Vincenzo Grimaldi-Du-razzo di eseguire dieci pezzi di arazzi a la grotescha cum figuris; con patto che fatti si vendano a pubblico incanto ovvero a partito, e gli utili si dividano fra il committente e l’artefice. Che se 1’ esperimento non mostrasse plausibili guadagni, il Grimaldi riterrebbe gli arazzi per proprio conto, corrispondendone il prezzo al di Martino in ragione di lire tre per ogni auna. Altri documenti dell’ Alizeri fanno poi memoria di un Alessandro da Bruggia dipintore, il quale stava in Genova a bottega volgendo la prima metà del secolo XV ; e scrisse già il Soprani che « niuna città d’Italia può vantarsi di aver più che Genova goduto il gran Rubens ... e di possederne più tavole » ('). Nè rare son (’) Sopram, Vite ecc., I, 441. ( 545 ) pure al di d’oggi presso di noi le tele mirabili di Antonio Vandick di lui discepolo, ed in ispecie i ritratti; famosissimo tra i quali andrà sempre quello di Paolina Adorno nei Brignole-Sale, per la leggenda che gli è congiunta della più veemente passione d’amore ('). Contemporanei al \ andick, e compatrioti di lui, furono poi i fratelli Cornelio e Luca Wael, saliti aneli’ essi in Genova a molta nominanza pel magistero del dipingere di storia e di paese ; nè indegno di loro si chiarì Pietro Booel, nipote a Cornelio, abilissimo nell’arte del colorire fiori, frutti ed animali (-). Tornando per poco al Rubens, ci è dolce il rammentare la schietta amicizia che lo strinse a quel nostro Giambattista Paggi, cui l’esercizio dei pennelli, per essere egli uscito di nobile lignaggio , fruttò acerbi contrasti, finché il Senato Genovese con provvido decreto sentenziò perpetuamente libero a ciascuno l’adoperarsi in cotal professione. Conciossiachè, narra il citato Soprani, « non andò molto, che contradicendosi in Anversa da alcuni scioperati la nobiltà ad un nobile giovane che,* per mancamento di fortuna, s’era ridotto a procacciarsi il vivere coll’uso dei pennelli, e movendosi Pietro Paolo Rubens a compassionarlo, scrisse nel 1613 al Paggi, acciocché gli mandasse copia della sentenza ottenuta a favore della nobiltà della pittura; et liavendola cortesemente ricevuta, la presentò a quel suo concittadino, acciocché se ne consolasse et in sua difesa contro de’ suoi detrattori se ne servisse ». (3). Già accennammo altrove ai documenti adunati dal eli. Varili, donde risulta come i Padri del Comune allogas- (') Questo ritratto vedesi tuttora nella Galleria Brignole-Sale. (2) Soprani , 1, 466. (3) Soprani, Op. cit.; ediz. Ipag. 105. ( 546 ) sero a’ migliori artefici d’Anversa la esecuzione, sovra modelli in creta spediti da Genova, delle statue argentee degli Evangelisti a decoro dell’arca del Corpus Domini ('). Qui aggiungeremo però come più altri documenti ci rivelino il nome di varii argentieri fiamminghi adoperati nei bassi rilievi che arricchiscono tutta all’intorno l’arca medesima (15G4-G7); e sono: Tommaso di Opluten, Ranieri Fochs, Baldassarre Martines e Davide Scaglia ('2). Del famoso Giovanni Bologna serbiamo tuttora nella R. Università un Crocifisso, sei figure di virtù e altrettante di putti, nonché sette bassi rilievi con istorie della Passione, da lui gittate in bronzo per la insigne cappella della Croce ai Conventuali di Castelletto (3); di Pietro Francavilla, di lui discepolo, abbiam le statue di Giove e Giano scolpite in marmo per l’atrio del Palazzo che fu già dei Grimaldi in Via Nuova, e quelle degli Evarir gelisti nonché de’ santi Stefano ed Ambrogio nella cappella dei Senarega in Duomo. Nel plinto del Giove sta scritto: Hoc opus faciebat Petrus Francavilla flandrus m. d. l. xxxv ; e sotto la imagine di Giano si ripete : Faciebat hoc opus Petrus Francavilla flandrus m. d. lxxxv. Due altre notizie ancora, ed avremo finito. La prima è che tra gli scolari del celebre Filippo di Mons nel-l’Hainaut (dagli italiani appellato Filippo di Monte) si novera Giambattista Lagostena, genovese che fu maestro di Cappella nel nostro Duomo, e che trasmise i suoi buoni principii musicali al proprio nipote Simone Molinari , discepolo e successore di lui nell’ufficio predetto. E sì O Vedi Docum. CLXXVII-CCIII, pag. 492. (!) Varni, Della Cassa ecc., pag. 35-38. Ivi (pag. 56) si ha pur nota di un maestro Ariglio fiamingo, al quale nel 1592 fu allogata la doratura del tabernacolo posto sull’arca. (3) Vedi Atti, voi. Ili, pag. CXXV. ( 547 ) il Lagostena che il Molinari vanno lodati non solo come esecutori, ma eziandio come autori, avendo a stampa i assai composizioni, la maggior parte delle quali usci in Venezia dal 1582 al 1617. Di che già ricordammo alcuna cosa altrove (‘), ma daremo in apposito lavoro più particolareggiata contezza. I/altra notizia riguarda poi gli organi di sant’ Ambrogio e di santa Maria di Carignano, costrutti nel secolo XVII da Guglielmo Hermann e da alcuni suoi conterranei; nei quali organi, come altrove abbiam detto, rivelasi la impronta dello ingegno germanico sempre studioso di nuovi effetti. Quello di Carignano in ispecie fu costrutto con tutta la perfezione e magnificenza possibili a que’ giorni, a tre tastiere e a più di cinquanta registri; e così durò celebre lungamente in Italia (2). C) Atti, IX, 179. (") Id. IV, pag. LXXV. I IT ID I a E DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Documenti ed estratti inediti o poco noti, riguardanti la Storia del commercio e della marina ligure .... Pag. 357 I. Brabante, Fiandra e Borgogna: Documenti raccolti e ordinati dai socii C. Desimoni e L. T. Belgrano . . . » 361 Appunti sui Documenti medesimi......» 519 È in pronto per essere pubblicata in questo volume la seconda serie dei Documenti ed estratti, la quale concerne alla influenza che esercitarono i genovesi sui progressi marittimi della Penisola Iberica. Tra i documenti di questa serie ve ne hanno parecchi desunti dagli Archivi di Stato .in Lisbona. Frattanto sono in corso di stampa: Illustrazione dei Documenti ispano-liguri dell’ Archivio di Simaneas, già editi nel volume Vili degli Atti. Documenti dell’ Archivio di S. E. il Principe D’Oria, circa il processo istituito contro Scipione Fieschi, in dipendenza della Congiura del 1547. A TTJ DELLA SOCIETÀ LIGURE u STORIA PATRIA volume v. — fascicolo iv. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. I. DE' SORDO-MOTI J1DCCC1.XX111 NUOVI RICORDI ARABICI su LA STORIA DI GENOVA DEL SOCIO PROF. MICHELE AMARI SENATORE DEL REGNO Atti Sor). Lig. St. Patria, Voi. V, Faso. IV. 37 - - - I ' _ JL testi arabici, dei quali vi offro le copie e le traduzioni italiane, si riferiscono a tre episodii di quell’epopea d’otto secoli eh’è la storia marittima di Genova. Intorno la metà del XIII, quando la repubblica ligure, signoreggiava la parte occidentale del Mediterraneo, soverchiando già F emula potenza di Pisa e non avendo cagione per anco di temere i rivali della Catalogna e della Provenza, nacque in Ceuta una briga non ben chiarita da’ nostri annali la quale ebbe si grande seguito, che cento legni liguri assediarono per parecchi mesi quella forte città e costrinserla a risarcire i danni recati a mercatanti di Genova. Or 1’ origine di cotesti danni è narrata a modo de’ Musulmani del paese, in un fram- ( 552 ) mento di cronaca, del quale ebbi copia, quattro anni ad dietro, dall’amicissimo professore Dozy delT Università di Leyda. Mandata immediatamente al Desimoni la versione italiana di quel frammento, seppi le assidue ricerche ch’egli e il Belgrano faceano su le relazioni di Genova con gli Stati barbareschi: e avvenne che i due soci nostri, ne’quali non so s’io debba lodare maggiormente la dottrina e lo zelo, ovvero la liberalità letteraria e 1’ abnegazione, frugando sempre negli archivii della città, ritrovassero un diploma arabico della metà del XV secolo e poco appresso un secondo del principio del XVI, l’uno e l’altro di Tunis. Copiai il primo in Archivio; il secondo mi fu mandato a Firenze per singoiar favore del ministro Lanza, in un tempo in cui non poteva io ritornare a Genova per trascriverlo. Va ricordata con amarezza da ogni italiano l’epoca di cotesti diplomi. Nel mezzo secolo che corse tra 1’ uno e 1’ altro vivea Colombo, nascea Machiavelli, cominciava a illustrarsi Andrea Doria: quanti grandi nomi ci occorrono allora, e pur quanta miseria piombava su l’Italia ! Gli Spagnuoli, i Francesi calpestavano il nostro suolo ; i Turchi infestavano i nostri mari, minacciavano le costiere; la vivificatrice corrente del commercio volgeasi ad altri lidi; Pisa era morta; Genova e Venezia deca-deano da un di all’altro, e la prima gustava il più amaro frutto delle civili discordie, la signoria forestiera; onde l’ultimo diploma è indirizzato a quell’ Ottaviano di Campofregoso, che resse la città a nome d’un Re Cristianissimo ! In quell’ infelice periodo, che fu seguito da tre secoli di rossori e calamità, non possiamo aspettarci che i ( 553 ) documenti affricani di Genova svelino altro che piati oscuri, rovina de’ commerci e impotenti sforzi della repubblica. S’ aggiungan questi agli altri duri ammaestramenti della Storia, che l’Italia speriamo non dimentichi mai nella prosperità. Ritornando alla quieta riedificazione degli annali, a che attendeano i due soci dianzi lodati, io dirò ch’essi rinvennero non poche notizie sul subietto di quegli scritti arabici, e molte più che rischiarano l’andamento del commercio genovese in Affrica per tutto il corso del XIV e XV secolo infino ai principii del XVI ; che copiarono i documenti di maggiore importanza, tra i quali delle istruzioni ad ambasciatori, e che proponendosi di pubblicare cotesti ricordi negli Atti della Società, come si è fatto per quei della colonia di Gaffa, m’invitarono a scrivere una prefazione intorno le vicende dei Musulmani di Ponente. Or io non ho potuto tener l’invito in termini si larghi. Invece dell’ opera domandatami, gradisca la Società alcune note, tolte da sorgenti musulmane e ristrette, sì pei tempi e sì pei luoghi, all’argomento degli squarci arabici. La pochezza delle mie forze è il principale s', non l’unico motivo che mi fa declinare una offerta, tanto più onorevole quanto muove da eruditi di molta fama e in certo modo dalla Società Ligure. Io son persuaso, e questo è il secondo motivo, son persuaso che in oggi niun potrebbe delineare un quadro preciso degli avvenimenti qual si richiede nello stato della scienza; non bastandoci più le esposizioni sommarie che soddisfaceano ai nostri padri ai tempi del Marini e del Fanucci. ( UU ) Vo’ dir sempre degli avvenimenti principali de’popoli Musulmani stanziati intorno il bacino occidentale del Mediterraneo ; poiché la storia de’ popoli cristiani che solcavano questo mare, sia che fossero italiani o stranieri, va trattata a parte, per le molte memorie stampate che vi si riferiscono e per Tassai maggior copia delle inedite e di quelle che sono ancora da ritrovare negli archivii d’ Italia, di Spagna e di Francia. Intorno i Musulmani dell’Affrica Settentrionale voi ben sapete che infìno al primo trentennio del nostro secolo l’Europa civile quasi ignorò la Storia loro. L’ Affrica di Leone, sì pregevole per le descrizioni geografiche, è piena poi di anacronismi e di sbagli madornali in quel po’ di narrazioni storiche date per incidenza e in gran fretta. Il Kartds, ristretto d’ altronde alla Storia degli Edrisiti e degli Almohadi, non era noto altrimenti che per una mediocre versione portoghese. Marmol fa autorità soltanto pel XA'I secolo e per le imprese nelle quali ebbero parte i Cristiani della penisola spagnuola. Del resto non avevamo se non che qualche traduzione di memorie parziali, quelle per esempio, di Dombay. Nè davano alcuna luce gli annali generali dell’islamismo, voglio dire gli spolpati compendii di Abulfaragi, d’ Elmacin e dello stesso Abulfeda; i quali percorrendo a vapore le dominazioni dell’ Oriente, dicean poco o nulla del Maghreb, ossia Spagna ed Affrica Settentrionale : oltreché i due primi restavano al XIII secolo e l’ultimo a mezzo del XIV. In oggi ci si offrono belli e stampati i testi di assai più diligenti e più antiche compilazioni di storia o di ( 0,00 ) geografìa, i titoli delle quali farebbero lunghissima lista; onde mi basterà citare le quattro di maggior mole venute alla luce da qualche anno a questa parte: gli Annali, dico, d’ lbn-el-Athìr, in dodici volumi che corron da Maometto a Saladino (Upsal e Leida 1851-71), la Storia Universale d’Ibn-Khaldùn,in sette volumi (Bulàk 1867-8), il Dizionario geografico di Jakùt, in sei volumi (Leipzig 1867-71) e i « Prati d’oro» del Masudi, in sei volumi (Parigi 1861-71), senza contare gli ultimi che sono in corso di stampa. Eccetto Ibn-Khaldùn del quale or or diremo piìi particolarmente, cotesti autori e i molti altri di storie ristrette a tempi o luoghi particolari non ignorano, egli è vero, le cose di Ponente, ma se ne sbrigano con brevi cenni; inoltre i più importanti non iscendono in giìi dalle Crociate. Stringendoci più al nostro argomento, è da ricordare i testi e le traduzioni dovuti allo zelo del Gayangos, del Tornberg, del Dozy, di Alfonso Rousseau e del Baron De Siane, voglio dire le opere di Makkari, d’Abd-el-Wahid da Marocco, d’ Ibn-Adhari (Et Baidn-el-Moghrib), d’Ibn-Abi Zerà (Kartds, ovvero Annales Regimi Mauritaniae) il Viaggio di Tigiani, e quella parte della Storia d’Ibn-Khaldùn che risguarda i Berberi, importantissima sopra ogni altra nel caso nostro, si per la copia delle notizie e sì perchè arriva allo scorcio del XIV secolo. Ma con Ibn-Khaldùn si spegno la fiaccola onde scorgeansi tanto o quanto le vicende de’ Musulmani che tennero le costiere a Africane dallo Stretto di Gibilterra a Tripoli di Barberia. Qualche traduzione degli annali recenti dell’ impero maroccano e della dinastia che regnò un tempo a Telemsen, e Mar- ( S5G ) mol dianzi citato e le storie particolari di Tunis : ecco la somma delle sorgenti storiche di queir ultimo periodo pubblicate fin oggi in arabico ovvero in lingue europee. Sono in corso di stampa a Tunis, se corso può chiamarsi quand’ esce qualche foglio di stampa ogni sei mesi ovvero ogni anno e più tardi ancora, alcuni testi, come la Storia degli Almohadi e degli Hafsiti per Zerkesci, quella di Tunis dal conquisto musulmano infìno ad oggi per un Abu-Abd-Allah-Mohammed, el Andalosi; ed è compiuto il piccolo compendio di El Bagi e il testo d’Ibn-Abi-Dinàr, già noto per una mediocre traduzione francese nella quale l’autore è chiamato El-Cairouani. Ibn-Abi-Dinàr ci fa temere forte che la Storia dell’Affrica Settentrionale nel XV e nel XVI secolo non abbia a rimanere sempre nelle tenebre; poiché egli scrive da diligente e giudizioso compilatore nei periodi antecedenti, cavati da autori che noi conosciamo, e poi sdrucciola rapidissimo quando arriva agli ultimi principi Haf-siti: per l’appunto quel periodo al quale si riferiscono i due diplomi arabi e le molte carte latine e italiane dell’Archivio genovese. Nè può servirci la pregevole compilazione del Sig. Alfonso Rousseau intitolata Annales tunisiennes, Alger 1864 in 8.°, poiché essa incomincia per r appunto dalla caduta degli Ilafsiti. Cotesto breve cenno bibliografico vi dimostri, eruditissimi socii, che non sarà picciola briga a raccogliere i materiali per la Storia dell’Affrica Settentrionale. Non trovandoli in pianura, converrà buscarli su pe’ monti e per le selve, io voglio dire ne’ testi a penna e in una lingua disforme assai dalla nostra e difficilissima, nella C 557 ) quale mancherà la scorta d’ un Ducange, finché il Dozy non abbia pubblicato il suo Dizionario maghrebino. Converrà che giovani apparecchiati agli studii storici in generale e bene esperti nella lingua e paleografia arabica, ed anche nella lingua turca eh’è molto necessaria quando si tratta del XIV secolo e dei seguenti, si mettano a ricercare tutte le notizie de’ Musulmani del Mediterraneo; frughino in Europa le collezioni di codici orientali; facciano di penetrare nelle biblioteche musulmane; percorrano le storie particolari, che molte pur ve n’ ha, e le infinite biografìe, e pubblichino, per lo meno, gli estratti de’ testi risguardanti le cose nostre. Ed ora ho detto in generale Musulmani del Mediterraneo, perchè vorrei che i nostri pellegrini non si rimanessero all’Affrica Settentrionale, ma ricercassero altresì le memorie dell’ Egitto, della Siria e della Turchia d’Asia, nelle quali regioni suonò tanto il nome italiano nè questa sarebbe doppia fatica, poiché allargando cosi il lavoro s’avranno a percorrere quasi gli stessi codici che possono contenere le notizie di Ponente. Al qual proposito ricorderò gli esempi allegati nella Prefazione ai Diplomi arabici di Firenze (pag. II nota 3, pag. VII nota 1 e 2), voglio dire i casi di Domenico Doria, 1’ assalto de’ Genovesi a Karkuza (?) e l’assedio di Mehdia nel XIV secolo, narrati in codici arabi d’argomento ben lontano dalla Storia dei Musulmani di Ponente. Nelle vaste ricerche eh’ io propongo si scoprirà forse maggior copia di fatti del Mediterraneo orientale che del nostro, perchè sempre le sorgenti storiche abbondano o decrescono secondo la civiltà, e quindi i popoli ( 1)1)8 ) / Musulmani ne posseggono maggior copia infino alle Crociate che da sei secoli a questa parte; maggior copia in Egitto e in Siria che in Affrica, dove 1’ autonomia dei Berberi non produsse mai nulla di bene e la dominazione turca spense le ultime faville di dottrina; a tal segno che mentre gli indotti si davano a corseggiare, i dotti, com’essi credeansi, rimasero li a ruminare gli antichi libri di grammatica, giurisprudenza, devozione e scienze occulte. Quando verrà latto alla nascente generazione italiana di raccogliere a frusto a frusto i materiali, si potrà allora metter mano all’ edilìzio disegnato; si potrà conoscere per bene la storia delle dominazioni musulmane con le quali ebbero a trattare i nostri mercatanti; si potrà supplire alla semplicità dei cronisti, correggere gli errori degli storiografi rettorici e scuotere il giogo de’ compendiatori, che sono stati e per lungo tempo saranno i soli maestri della storia orientale in Europa. Restringendomi dunque all’argomento dei tre squarci arabi, io non ripeterò quel po’ eli abbozzo che feci nella Prefazione ai Diplomi del Regio Archivio di Firenze, nè le cose che v! aggiunse il Mas-Latrie nella pregevole opera intitolata Traitès de paix et de commerce avec les Arabes de VAfrique septentrionale, e quindi l’Heyd nelle Colonie commerciali degli Italiani, della quale opera tedesca mi è grato poter citare la versione del nostro Prof. Giuseppe .Aliiller, benemerito per le sue proprie ricerche su i documenti bizantini. E senz’ai tri preamboli principierò col fatto di Ceuta. Il quale fu narrato da Bartoloinmeo Scriba in guisa. ( 5ì)U ) com’ei parmi, che i contemporanei lo comprendeano; ma svanite le tradizioni che quel primo scrittore avea sottintese, i compilatori, dal Giustiniani in qua, l’hanno ritratto molto confusamente, nè il Mas-Latrie l’ha potuto rischiarare altrimenti che con le notizie cavate dal Kartàs e dalla Storia de’ Berberi per Ibn-Khaldùn ; le quali notizie leggonsi nella Introduction Historique, pag. 81. 82. Spero che adesso ci aiutino a sviluppare la matassa altri scritti arabi, come il libro d’Ibn-Khaldùn che tratta della Spagna , testo solo, contenuto nel IV volume dell’opera intera, edizione di Bulàk ; la Storia degli Almohadi e degli Ilafsiti per Zerkesci, della quale pubblicata già una parte a Tunis, e infine lo squarcio inedito che noi diamo. Questo è cavato da certi annali della Spagna e dell’Affrica Settentrionale, attribuiti per errore a Ibn-Bassàm, compilati veramente nel XIII secolo, e contenuti in un codice della Biblioteca di Copenhagen, del quale toccò il Dozy nella Prefazione al « Baiàn-el-Moghrìb » Leida 1851, voi. I. pag. 103 segg. Il Dozy, stretto a me d’antica amicizia, mandavami com’ anzi ho detto , allo scorcio del 1868, copia di co-testo passo nel quale s’era egli imbattuto esplorando le sorgenti della Storia della Spagna musulmana, che erano, prima dei suoi lavori, pressoché ignote come quelle del Nilo. Geuta, città importante in ogni tempo, per la comodità del porto, la fortezza del luogo e la postura su lo Stretto, fu guasta nelle guerre degli Omeiadi di Spagna, distrutta e ripopolata verso la metà dell’XI secolo dai Berberi della tribù di Gomara, come sappiamo dal Boleri ( oGO ) autore contemporaneo ('); e questo nome di Gomara comincia già a rischiarare il racconto degli annali Genovesi. Crebbe la città in su lo scorcio di quel secolo quando gli Almoravidi, chiamati in aiuto dai regoli musulmani di Spagna, difesero il paese dai Cristiani, e ad un tempo soggiogarono i loro correligionarii. Nella prima metà del XII secolo, Edrisi, o per dir meglio l’ufizio geografico della corte di Palermo, registrò alcuni capi d’industria e di commercio onde fioriva Geuta: la pesca e lavorìo del corallo, la pesca del tonno, la fabbricazione dello zucchero, l’esportazione degli agrumi ("2). Surto intanto l’impero almohade elio occupò l’Affrica Settentrionale daH’Oceano Atlantico ai confini dell’Egitto e soggiogò la Spagna musulmana, Ceuta divenne, coni’ or diremmo, il quartiere generale delle miriadi di Berberi e d’Arabi che andavano a volta a volta a scontrarsi coi Cristiani della Penisola: nel qual periodo fu tenuta città sì importante che il califo Abu-Ja’kùb (1163-n-Abi-Din;lr, testo di Tunis, pag. 111. Polir! altre fa menziono lo stesso a pag. Iio. 143. Ho. o il Bégi, testo di Tunis, pag. 76. 77. 78. Questo compilatore dice espressamente a pag. 77. 78 che l'impresa di Melidia fu provocata da’ corsari della costiera di Tunis e di [Jugia, i quali infestavano i nostri miri o riportavano gran copia di prigioni c di preda. Si vegga anelli Ibn-Kha'dùn, Rrr-bèrex, III. 52. C) Intorno il regno di qii.nlo principe si confronti il llìgi, testo di Tunis, pag. 82, con Ibn-Abi-Dinàr, pag. I IH. 119. ( 583 ) quand'anche s*abbiano in casa i contrarii di quelle, pure il diploma di Otlnnàn sembra schietto, e degno è al certo di principe virtuoso e civile. Il riscontro delle date ci prova che le frasi coraniche intorno la vittoria rife-risconsi alla espugnazione di Bugia 1' 856 (1452), col quale trionfo parea spenta per sempre la ribellione di quella provincia. Merita lode il linguaggio risoluto e cortese al tempo stesso che adopera Othinàn lagnandosi di alcune ribalderie dei mercatanti genovesi, e ir. ispecie del brutto tiro di Luchetto Spinola, il quale è attestato da parecchi diplomi latini e italiani che si pubblicheranno, coni’ io spero, nella seconda parte di questo medesimo volume. E dal principio alla fine di quel diploma risalta il proponimento di favorire i commerci e mantenere l’amistà. Diciannove anni dopo la morte di Otlnnàn e 65 dopo la data di quel suo scritto, abbiam l’altro (1517) di Abu-Abd-Allah-Mohammed, figliuol d’ un figliuolo di Otlnnàn; nel qual documento le formole pompose non celano la debolezza e scompiglio d’ uno Stato eh’ entro brevissimo tempo dovea cascar in mani straniere. Vero egli è che fin dagli ultimi del regno di Otlnnàn il mondo era saltato, quasi a scatto, da un periodo storico ad un altro, dal medio evo all’era moderna: Costantinopoli e l’Egitto conquistati dai Turchi; i Musulmani cacciati dalla Spagna; Cristoforo Colombo in America; Carlo V sul trono imperiale; scoppiata la Riforma ; l’Italia disputata tra Francesi e Spagnuoli; Genova stessa caduta sotto giogo straniero. Come potea rimaneréln pie' la consunta dinastia degli Ilafsiti? I Portoghesi avean presa Ceuta (1415), Arzile (1470) e Tanger (1471); gli .( o8i ) Spagnuoli, insignoritisi il’Orano (151)9) e di Bugia (1510), avean osteggiata Telemsen (1515); all’incontro Kheir-ed-dìn, chiamato appo noi Ariadeno o Barbarossa, e il suo fratello Orugi occupavano Algeri e Telemsen, infestavano i nostri mari; i pirati barbareschi seguivano l’esempio loro, o tutti quei Mori s’infiammavano contro i Cristiani per Tonta di averli in casa propria, soldati o mercatanti, e per la speranza che col vicino aiuto di Barbarossa si potessero scacciare i primi e svaligiare i secondi. La Corte di Tunis, volente o no, seguiva il corso dell’ opinione popolare. E veramente il secondo successore di Othmàn, per nome Abu-Abd-Allah-Mohammed, mentiva netto negando nel diploma del 1517 ogni partecipazione nelle imprese de’ Turchi. Gli annalisti di Tunis affermano espressamente ch’egli accolse molto volontieri e favorì il Barbarossa, e eh’ci come principe, pigliò secondo legge musulmana la quinta dello prede che quegli venia facendo sopra gli Infedeli ('). Si scorge anco dalle carte genovesi che gli oltraggi delle popolazioni, i soprusi degli ofieiali pubblici a danno dei nostri mercatanti si aggravarono allo scorcio del XV secolo, e giunsero a tale che il governo della Repubblica facca sentire a Tunis qualche minaccia, e che nel 1502 (atto del 20 giugno, nell’Archivio di Genova: Litterarum N. 46) vietò severamente ai suoi di mercatare nei porti tunisini ; e l’anno appresso (18 maggio 1503: ibid. N. 47) rinnovò il divieto con severissime pene e pose un commissario che vigilasse all’osservanza. Tuttavia par che A (') Baci, op. cit. p> 5 » 12 » » — » 15 » » — » 13 ezioni d I. De Sacy, porrò Avverto che nel testo lascerò tra parentesi le corr in nota le mie e sopprimerò, imitando il Sacy, i segni ortografici e vocali, fuorché in pochissimi luoghi. La parafrasi latina, già pubblicata negli Atti della Società Ligure tomo I, pag. 3S4, ed ora ristampata nella seconda parte del presente volume, presenta a riscontro del testo arabico qualche differenza che verremo notando. Il principe delle Isole Baleari che fermò questo trattato con Genova e quello analogo con Pisa apparteneva alla dinastia de’ Beni-Ghania, la quale surse in quelle isole nella prima metà del XII secolo e le perdette al principio del XIII. Non è inutile qui di ricordare che il titolo fakih vuol dire giureconsulto. I regoli surti in Spagna alla caduta del califato di Cordova non avean tutti osato di assumere il titolo sovrano di califo e duce de’ Credenti. Principi di fatto e rappresentanti della Comune o gema’h, com’essi la chiamavano, contentaronsi di appellazioni più umili ; alcuno governò col solo titolo di cadi. Lo stesso accadde quando sfasciossi la dominazione almoravide, e poi l’almohade. E vedremo tantosto che il successore di Abu-Ibrahim nella signoria delle Baleari prese il notissimo titolo militare di emir. (*) Nel diploma pisano ho tradotto convenzione. Conciliazione mi par si accosti meglio al valore del testo. ( 593 ) fermano l’illustrissimo fakih Abu-Ibraliim-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — il quale Iddio aiuti e gli dia splendida vittoria — e l’illustre ambasciatore Rodoano De Mauro — al quale agevoli Iddio il [compimento delle opere] che a Lui siano accette — stipolante a nome dell’ arcivescovo (*), de’ possenti e illustri ottimati i consoli, degli anziani, e de’ maggiorenti del popolo di Genova, che tengono il potere supremo (2) e di tutti gli altri notabili e popolani di essa città — de’ quali Iddio conservi sempre 1 onoranza [accompagnata dal] suo santo timore; Il quale ambasciatore è giunto ora con una lettera di essi [Genovesi] e con la traduzione eh’ e’ n’han fatta fare in loro paesi; la quale lettera porta eh’ eglino hanno incaricato esso ambasciatore di [trattare] ogni loro negozio e l’hanno costituito plenipotenziario per stipolare la presente pace con tutti i diritti 'e i doveri [che loro ne tornano], fermarne le guarentige dall’uno e dall’altro lato e ultimarla in guisa che ne risulti piena obbligazione nell’ una e nell’ altra parte (3), piacendo al Sommo Iddio, eh’ Ei sia lodato. Donde l’illustrissimo fakih Abu-Ibrahim-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali, — cui Dio aiuti e gli dia vittoria — e l’illustre ambasciatore Rodoano De Mauro [stipolante] pei Genovesi ricordati di (') È da notare che qui e in ogni altro luogo del presente diploma e di quello del 1188 il testo dine chiaramente e costantemente « gli arcivescovi » con la stessa forma di plurale che gli Arabi usano pel vocabolo console e per parecchi altri di origine straniera. I,a parafrasi mette arcivescovo al singolare ed aggiugne arbitrariamente et clero ianuensi. (*) Litteralmente « coloro che legano e sciolgono », che nel diploma pisano io tradussi « magistrati », e mi par sì renda meglio con la frase che ora adopero. Le altre differenze che si notano in questo luogo vengono dal testo. (3) 11 testo qui è poco diverso da quello del diploma pisano. Ho cercato di accostarmi vieppiù all’originale. Mi era venuto veramente il dubbio che il duale wagehìn, in vece di star qui come ripetizione o pleonasmo, consigliato dal mal vezzo della prosa rimata, significasse « due aspetti » ed alludesse ai «diritti e doveri » di ciascuna parto, alle stipolazioni «pro o contro», come dicono gli Arabi. Ma confrontando il passo analogo col diploma seguente ho trovata una voce derivata dalla stessa radice e usata propriamente nel senso di « lato ». pag. 2 I ( 596 ) sopra — i quali Iddio secondi al [compimento delle opere] che a Lui siano accette — hanno fermata la presente tregua con animo sincero, scevro di occulti [fini] e di [sinistri] disegni, con vero proponimento dell’osservanza e con purità d’intenzioni; e [si sono accordati] a giurare e sancire con sacramento tutti i santi patti contenuti in questa scrittura, e [mandarli ad effetto] con quella lealtà che prolunga l’amicizia e ne stringe vieppiù i legami e che, durando, diviene consorzio cordiale e si fa [sempre più] saldo e indissolubile ('). Pertanto l’illustrissimo fakih Abu-Ibrahim-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Alì — che Iddio l’aiuti e gli dia vittoria — promette per la presente convenzione all’illustre ambasciatore Rodoano De Mauro ed a’ suoi committenti ricordati di sopra, l’arcivescovo, i consoli e l’intero popolo di Genova — che Iddio li favorisca [ispirando loro il santo] suo timore — che nessuno abitatore dei suoi Stati [cioè] Maiorca, Minorca, Ivisa e Formentera — le quali Iddio guardi — assalirà per terra nè per mare gli Stati di Genova, i cui confini corrono da Anisah [Nizza] a Ivùrbuh [Corvo], e che nessuno degli uomini di lui, nè delle ciurme delle sue galee (2), nè dei suoi combattenti (3), commetterà atto ostile (i) Il testo di Genova qui è quasi identico a quello di Pisa. Mi sono ingegnato di renderlo più fedelmente. (s) Il testo ha qui il plurale del vocabolo moteserref, il quale occorre anco nel trattato pisano, Diplomi arabi del r. archivio fiorentino, p. 232. Si riscontri su questo vocabolo il Glossario de’ Sigg Dozy e De Goeje nella Description de VAfrique et de l'Espagne per Edrisi, pag. 332 segg. M’ é venuto ora in mente che forse si tratti di que’ balestrieri adoperati nello stesso tempo da vogatori, i quali Mun-taner biasima forte nella sua Cronica cap. 83, 130 ecc. E per vero la radice del verbo significa mutamento, e la stessa quinta forma ben si adatterebbe a cotesti soldati che « facean anco » da remiganti. Ma tal supposto ha bisogno di prove. (*) Traduco cosi il plurale di ghdzin, il quale aggettivo significa chi fa la incursione (sopra gli Infedeli), la ghazdh o ghaziah (razzia come oggi pronunciano i Francesi in Algeria). La parafrasi latina ha cursales, che credo risponda a questa voce. Anche il Vocabulista in arabico pubblicato a Firenze nel 1871, il quale ha tanta autorità per la lingua usata in Spagna nel medio evo, dà alla voce « Ghàzi » marinarius , pirata , ed alla voce « Pirate » ghàzi, plur. ghozd; ( 597 ) contro alcuna persona appartenente agli Stati di essi [Genovesi] nè alle regioni e luoghi loro; nè alcuna di queste persone riceverà da parte delle quattro isole [Baleari] ingiuria nè danno ('). E similmente il detto illustre ambasciatore Rodoano De Mauro, da parte de’suoi committenti, l’arcivescovo, i consoli di Genova [e gli altri] particolarmente e generalmente nominati di sopra, promette che nessun di loro e nessun uomo delle loro ciurme e de’ loro combattenti nelle galee nè in altri legni offenderà con alcuna maniera d’ingiuria o danno, in terra nè in mare, le quattro isole di Maiorca, Minorca, Ivisa e Formentera, nè alcuno degli abitatori eli’ esse accolgono, nè del popolo e ottimati di quelle e che a costoro non verrà dalla parte di essi [Genovesi] ingiuria nè danno. Entrambi [i contraenti] hanno promesso reciprocamente tut-tociò nello stipolare la presente pacificazione per le province dell’uno e dell’altro Stato, e sono venuti a conchiudere e confermare questa [stipolazione] con perfetta uguaglianza di condizioni d’ambo le parti. Il suddetto [ambasciatore] ha reso obbligatorii tutti questi [patti] pei suoi committenti da lui nominati, secondo l’incarico datogli e 1’ufizio commessogli con la lettera ch’egli recava di parte loro, [nella quale dichiaravano] che avrebbero accettato ogni suo fatto ed opera in questo negozio. Tra le condizioni che l’illustre ambasciatore Rodoano De Mauro — che Iddio lo favorisca a [compiere le opere] che a lui sieno accette — promesse all’ illustrissimo fakih Abu-Ibrahim-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — che Dio lo aiuti e gli dia vittoria — condizioni su le quali si rimase d’ accordo e eh’ egli rese obbligali che sì comprende benissimo pensando che i corsari nmsulmani erano veri pirati per gli Stati europei non guarentiti da trattati. Ma in diritto musulmano erano propriamente corsali, come il diritto pubblico europeo chiamava e chiama ancora i privati che combattono in mare contro le nazioni nemiche. (')Non v’ha affatto l’obbligo di salvare et custodire che si legge nella parafrasi latina. pag. 3 Atti Son. Lig. St. Patria. Voi. V , Fase. IV 40 ( 598 ) torie pei suoi committenti suddetti, è ch’eglino non armino legni (*) a danno di alcuna di queste quattro isole sunnominate: [e ciò nè direttamente] da loro stessi, nè dando aiuto con parole, nè con fatti, con uomini, nè con danaro, ad alcun nemico delle dette isole [che intendesse] a danno di quelle. E l’illustrissimo fakìh Abu-Ibrahim, —che Iddio l’aiuti e gli dia vittoria — ha promesso in questo particolare allo ambasciatore Rodoano De Mauro ed a’suoi committenti la medesima [condizione] fermata dal detto ambasciatore, vale a dire ch’egli non offenderà essi [Genovesi], nè darà aiuto ad altrui contro di loro con uomini, nè con danari. Tra le cose convenute da entrambi e fermate specialmente dal detto ambasciatore Rodoano De Mauro — al quale agevoli Dio [il compimento delle opere] che a Lui siano accette — [fermate] a nome suo proprio e dei detti suoi committenti, è che qualunque abitatore dei paesi loro imbarcato su navi appartenenti a nemici di queste quattro isole — che Iddio le custodisca — mossi [effettivamente] a danno delle isole medesime, ov’egli sia preso, venga trattato come i nemici delle dette isole. Inoltre l’illustrissimo fakìh Abu-Ibrahìm-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — che Dio l’aiuti e gli dia vittoria — ha promesso che quante volte alcun legno di essi [Genovesi] faccia naufragio in queste quattro isole, non sieno impediti [i padroni di ricuperare] tuttociò che il mare ne metta fuori o gitti a terra; e che volendo essi [padroni] prendere a nolo [gente o barche] per cavar fuori ciò che [rimanga] nel mare il possano liberamente, piacendo al sommo Iddio (2). (') Cosi va tradotto il verbo che M. De Sacy rende a pag. 12 « qu'ils ne ma-chineront rien ». Si vegga la nota 9 alla mia traduzione del diploma pisano del 1184, op. cit., pag. 449. (s) Il testo ha proprio « irei mare » e non dà luogo alla eccezione de pecunia que jaeet in fundo recvperanda, come leggiamo nella parafrasi- Similmente si allontana dal testo il periodo seguente: UUarn Inde conventionem etc. ( 899 ) L’ illustrissimo fakih Abu-lbrahim-Is!iàk-ibn-Mohamined-ibn-Ali che Iddio l’aiuti e gli dia vittoria — e l’illustre ambasciatore Rodoano De Mauro stipulante per l’arcivescovo, i consoli e le altre persone già ricordate de’ Genovesi, siano maggiorenti o popolani, — i quali Iddio secondi al [compimento delle opere] che a Lui siano accette — hanno costituita questa pace come [assoluto] impedimento d’ogni cosa che possa nuocere all’una o all’ altra delle due parti [contraenti] o recar dispiacere all’ una o all’altra nazione, cioè gli abitatori delle dette quattro isole e que’ de’ detti territori di Genova. L’illustrissimo fakih Abu-Ibralnm-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — che Dio l’aiuti e gli dia vittoria — e l’illustre ambasciatore Rodoano De Mauro, di parte de’ suoi committenti anzidetti — i quali Iddio secondi al [compimento delle opere] che a Lui siano accette — hanno assegnato alla presente tregua e convenzione conchiusa e rafferma, il termine di dieci anni con- pag. secutivi, che si conteranno dalla data della presente scrittura, cioè il mese di sefer, corrispondente al giugno, dell’anno cinquecento e settantasette (1181), nel qual termine avrà corso e vigore il patto fermato. L’illustrissimo fakih — che Iddio l’aiuti egli dia vittoria — e l’ambasciatore Rodoano De Mauro — che Iddio gli dia favore — [operando] da parte di chi lo deputò e delegollo a stipolare in sua vece, han battuto destra [a destra] giurando innanzi*a Dio — eh’Ei sia lodato — di compiere tuttociò [che si è pattuito], di osservarlo nel modo più lodevole e di attenersi a quanto [hanno] fermato in questa scrittura con animo scevro d’ogni ombra di sospetto (*). Ed hanno chiamato a testimone di ciò che contiene il presente atto, Iddio eh’è il Massimo de’ testimoni; [obbligandosi] co’ più sacri vincoli [che v’abbia] in qual- (') Questa fi\ se è identica ne’ due testi. ( GOO ) sivoglia credenza o religione [a far] che il presente accordo sia compiutamente e lealmente osservato, con le intenzioni più larghe e benigne e con gli effetti più conformi a giustizia e generosità. Chi violerà [questo accordo] tradirà l’anima sua propria e la sua religione (*). Sia giudice Iddio di quanto noi diciamo (~2) ; Egli sia testimone di tutti questi patti e mallevadore della loro pienissima osservanza. Lode a Dio Signore de’ Mondi. Della presente scrittura [si son fatte] due copie. (Soscritto con 1’ ’alama) Regge ogni cosa Iddio glorioso e possente. IL Trattato del Comune di Genova con Abd-Allah, figliuolo e succes-pag. 6 sore del precedente (3). In nome del Dio clemente e misericorde. Benedica Iddio ai Profeti tutti quanti e lor dia pace. Scrittura della conciliazione, accordo e convenzione ordinati (*) Id«m. Su la frase coranica contenuta in questo luogo si vegga il passo simile del diploma seguente, pag. 605 nel quale è più estesa la citazione. (l) Manca nell’originale il vocabolo minhu che si legge nella 1.» edizione. (3) Il diploma autentico in pergamena, serbato nello Archivio di Genova (Trattati e materie politiche: Mazzo II) ha il testo arabico ed una parafrasi la tina interlineare. L’originale somiglia perfettamente a quello del 1181, si pei caratteri, che pei segni e per l’ortografia. Testo e parafrasi furono pubblicati dal Sacy, op. cit. pag. M e segg.; 1’ uno e l’altra, riveduti su l’originale, si ristampano adesso, in questo volume, nel quale io aggiungo la versione italiana. Il testo è stato confrontato come il precedente e dal riscontro si vede che anche di questo il Sacy ebbe in mano una cattiva copia, come per altro si poteva argomentare dalla nota (') eh’ egli messe in pie’ della pag. 17, confessando: « J’ignore si cette faute estdans l’ori- ( COI ) in perfettissimo atto e stramento, i quali assente con la benedizione del Sommo Iddio e col [divin] favore di Lui — eh’ Ei sia lodato — stringe, convalida e conferma [da una parte] l’illustrissimo emir, l’eroe, unico, ottimo, Abu-Mohammed-Abd-Allah-ibn-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — che Iddio perpetui la sua possanza, lo faccia continuare nelle sue prosperità e gli dia vittoria — e [dall’altra parte] l’illustre ambasciatore Niccolò Lec-canozze — che Iddio lo favorisca e gli agevoli il [compimento delle opere] che a Lui sieno piacenti ed accette — stipolante a nome dell’arcivescovo, de’consoli, degli anziani e de’ maggiorenti che tengono il potere supremo nel popolo di Genova e di tutti gli altri notabili e popolani di essa città — de’ quali Iddio conservi sempre 1’ onoranza [accompagnata dal] suo santo timore. Il quale ambasciatore è giunto adesso con una lettera de’ medesimi [Genovesi], la quale porta che l’hanno incaricato di [trattare] tutti lor negozi e 1’ hanno costituito plenipotenziario per jl [assentire] tutti i diritti e i doveri [che loro tornano] e dar guarentige della presente concordia (') tra le due parti e ginal ». E 1’ errore non era sol quello, occorrendone anche degli altri nei luoghi seguenti : Edizione del Sacy pag. 14 lin. 3 Edizione nostra pag. 6 lin. 5 » » 15 » 19 » » 8 » 5 » » 16 » 5 » » — » 14 » » — » 18 » » 9 » 13 » » — » 19 » » 17 » 3 » » 10 » 3 l.a parafrasi latina ristampata la prima volta negli Am della Società Ligure eli Storia Patria, I. 3S2 segg. si troverà a suo luogo nella seconda parte di questo volume. (*) Uso qui questo vocabolo non per significare più precisamente la natura dell’atto, ma per ricordare che nel testo v’ ha qui un altro sinonimo diverso da quelli adoperati nel diploma stesso e nel precedente per designare sempre la stessa cosa. In diritto i Musulmani non poteano stipolare che tregue co’ Cristiani; in fatto faceano e fanno sempre con essi, secondo le condizioni politiche, ^ accordi non meno intimi nè men durevoli che con altri Musulmani. E i loro se- pag. 7 L ( 602 ) ultimarla in guisa che ne risulti piena obbligazione dall’ uno e dall’altro lato ('), piacendo a Dio glorioso e possente. Donde l’illustrissimo emir Abu-Mohammed-Abd-Allah-ibn-Ishàk-ibn-Ali — che Iddio 1’ aiuti e gli dia vittoria — e 1’ illustre ambasciatore Niccolò — che Iddio lo favorisca — vicario (2) dei Genovesi ricordati di sopra — i quali Iddio secondi al [compimento delle opere] che a Lui sieno accette — hanno fermata la presente tregua con animo sincero, scevro di occulti [fini] e di [sinistri] disegni, con purità di proponimenti e d’ intenzioni, e con [la clausola di) giurare innanzi il Sommo Iddio i santi patti stipolati in questa scrittura. L’illustrissimo emir Abu-Mohammed-Abd-AlIah-ibn-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — che Iddio 1’ aiuti e gli dia vittoria — promette pel presente accordo all’ illustre ambasciatore Niccolò ed a’ suoi committenti l’arcivescovo, i consoli e tutti i Genovesi — che Iddio li favorisca [ispirando loro il santo] suo timore — che nessuno [abitatore] de’ suoi Stati quali essi sono (3) — che Iddio li guardi — assalirà gli Stati di Genova [nè recherà a quelli] ingiuria nè danno; e che da nessuno de’ suoi combattenti (4) e de’ suoi uomini adoperati (3) in qualsivoglia delle sue espedizioni gretarii, per pompa e vezzo di stile, appiccicavano a cotesti trattati tutte le denominazioni fornite dalla doviziosissima lingua arabica, e senza scrupolo usavanle come sinonimi, ancorché il significato radicale, ed anche il legale e quel del-1' uso, fossero ben diversi. (') Si vegga la stessa frase qui innanzi a pag. 595 nota 3. (3) Il vocabolo usato nel testo, suona proprio cosi, e non è meno insolito in arabico che in italiano, trattando d' un ambasciatore. l3> Io credo che Abd-Allah non fosse ubbidito in tutte le isole Baleari. Si riscontrino i testi che ho citati a questo proposito nella Prefazione ai Diplomi arabi del R. Archivio Fiorentino , pag. XXXVI, nota 6. (4) Forse qui ha il significato di corsali, come si é avvertito a pag. 596 nota 3. (■’) Rendo con questo il vocabolo mìteserref, che nel presente luogo del testo e messo come participio, non già sostantivamente sì come l’abbiam visto nel diploma precedente, pag. 2 e 3 del testo arabico e 596 della traduzione italiana. Del resto si vegga la nota 2 nella citata pag. 596. ( 603 ) sarà tatto oltraggio ad essi [Genovesi] in mare nè in terra. I confini de' detti [Stati di Genova corrono] da Santa Margarita e Caneva infino alla punta del Corvo. [Promette inoltre] che nessuno di quelli [combattenti ed uomini suoi] commetterà atto ostile contro le navi di essi Genovesi dovunque si trovassero ne’ loro viaggi di Spagna, della costiera d’ Africa e d’ altri paesi: e che non potrà senza colpa (!) alcuno [de’ detti combattenti ed uomini suoi] dare aiuto altrui contro essi [Genovesi] con la persona, nè con detti, nè con danari, nè con preparamenti [da guerra], nè con fatti, nè con navi, nè con opere. Promette [inoltre che i Genovesi] non sieno impediti di [ricuperare gli avanzi di] loro naufràgi e ciò che il mare ne gitti a riva; e loro permette di prendere a nolo [gente o barche], quante volte il bramino, per cavar fuori ciò che rimanga nel mare. Il medesimo [emir] — che Iddio lo aiuti — ha concesso ad essi [Genovesi] per sua magnanimità, e per sua bontà e special cura li ha privilegiati in questo, che arrivando a Maiorca — la quale Dio guardi — alcun di loro viaggiatori, provveniente da qual-sifosse paese o regione e indirizzato a qualsifosse cammino, non sia soggetto per questo a veruno balzello (2), e sia trattato in tutte le sue faccende nel modo e maniera più onorevole; che [i Genovesi] possano albergare nel fondaco che loro piaccia di scegliere per dimora e [usare] il bagno e il forno una volta la settimana, per bagnarsi e cuocere [il pane].' Lor ha data inoltre, in segno di onoranza eh’ egli — cosi Dio 1’ aiuti — rende a lor merito, e di tolleranza [usata] in grazia di lor lodevoli portamenti , la licenza di partecipar nella chiesa al compimento [de’ riti] di loro religione. (>) Literalmenle : non sarà tenuto buona (azione) l’aiuto ecc. Questo patto manca nella parafrasi latina. (,*) Cosi secondo la lezione proposta dal Sacy, la quale risponde al drictum della parafrasi latina. La lezione del lesto significa « rovesciato, prepostero, assurdo »; ond’ è erronea evidentemente. pag. 8 \ ( 004. ) Ed [all’ incontro] l’illustre ambasciatore Niccolò — che Iddio 10 favorisca — e, per fatto di lui, i suoi committenti ricordati di sopra [cioè] l’arcivescovo, i consoli e tutto il popolo di Genova — che Iddio li secondi [al compimento delle opere] che a lui siano accette— hanno promesso all’ illustrissimo emir Abu-Mohammed-Abd-Allah-ibn-Ishàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali —• che Iddio l’aiuti e gli dia vittoria — che non armeranno legni a danno di alcuno de’ paesi di esso [emir], nè presteranno aiuto contro quelli ad alcuno nemico dei medesimi paesi, con detti, nè con fatti, nè con danari, nè con persone, nò con preparamenti [da guei ra], nè con navi, nè con opere, e che nessuno abitatore de’ paesi di esso [emir] riceverà ingiuria nè danno da alcuno di essi [Genovesi] , nè delle loro ciurme (*) nè di loro combattenti (2) in galee ed altri legni, in terra, nè in mare, nè in luogo che pag. 9 fosse di qualsivoglia paese. Che se alcun abitatore degli Stati di Genova viaggi in navi di nemici de’ paesi di esso [emir] mossi [effettivamente] a danno, di que’ paesi, costui, quand’ ei sia preso, sia trattato come gli stessi nemici e cada sopra di lui lo. sterminio (3) minacciato a quelli. [Le due parti contraenti] costituiscono per questo trattato un’obbligazione uguale d’ambo le parti, con perfetta reciprocità e parità di condizioni, ed un [assoluto] impedimento d’ ogni (‘) La voce moteserrcf, è qui usata sostantivamente. Si vegga la nota 2, alla pag. 596. (a) Si vegga la nota 3 a pag. 596. (3) 11 testo ha istlsdl, che vuol dir l’atto di sradicare, spiantare, esterminare. Questo vocabolo mi è occorso in un trattato arabico di Firenze con Tunis dato 11 1145 (Diplomiecc,. pag. 173), nel quale significa manifestamente « confiscar tutto l’avere », poiché si minaccia questa pena, insieme con quella di morte, a’ pirati toscani che offendessero i Musulmani. Il qual significato 6 confermato dal patto aggiunto nello stesso articolo, cioè che i Fiorentini, non potendo avere nelle mani il colpevole, prendessero tutte le sue sostanze e sì le mandassero a Tunis. Nel presente diploma mi sembra evidente che V istlsdl significhi la doppia pena della morte e della confiscazione, quella che risultava dal diritto pubblico de’ tempi. ( G05 ) cosi, che possa nuocere all’una o all’altra delle due parti o far dispiacere agli uni o agli altri. L’ illustre ambasciatore Niccolò Leccanozze — che Dio lo favorisca — ha dichiarato obbligatorio pe’ suoi committenti, [cioè] 1’ arcivescovo, i consoli e tutto il popolo di Genova — che Dio li favorisca — [tutto] ciò che si contiene nel presente trattato stipolato e pace stabile e rafferma; [la quale obbligazione è fatta] secondo la commissione [data] ad esso [Niccolò] nella lettera loro, la conferitagli autoritàri prestare guarentige, [la dichiarazione] di accettare ogni suo fatto e di tenersi vincolati dalle sue opere e parole, e il [fatto di averlo] creato plenipotenziario loro in questo negozio, e di avergliene dato atto stipolato e confermato : [la quale dichiarazione 1’ ambasciatore ha fatta] dopo avere ascoltato tutto il contenuto del presente [trattato] spiegatogli nella sua lingua a parola a parola, in guisa eh’ egli ne intendesse chiaramente ciascun capitolo, e nessuno gliene rimanesse occulto. [Indi 1’ emir e 1’ ambasciatore suddetti] hanno assegnato a questa piena conciliazione e tregua ferma e schietta il termine di venti anni i quali si conteranno dal mese di giumadi secondo, corrispondente all’ agosto dell’ anno cinquecentottanta-quattro (1188), nel qual termine avrà corso la pace fermata e avrà vigore la guarentigia de’ patti. Ed hanno giurato per le anime loro, innanzi quel Dio eh’ è Solo e che è Ottimo tra i testimonii, di osservare questo trattato ed hanno battuto destra [a destra] promettendo col [sacramento] più forte che uom abbia dato mai in qualsivoglia credenza e religione, che questa pace sarà osservata compiutamente, nel modo più lodevole e con la più schietta lealtà e [buona] intenzione. « Chi violerà [questo accordo] tradirà 1’ anima sua propria; e chi compirà i [patti] giurati innanzi a Dio, si che noi gli daremo gran guider- pag. io done » (*). I [suddetti] hanno costituito Iddio a vigile sopra loro [azioni] e basta che Iddio sia testimone e tenga il conto (2). Sono [state fatte di questa scrittura] due copie , con 1 aiuto di Dio eh’ ei sia lodato. Avvi la postilla « Leccanozze » al suo posto (3); e sta bene la data scrittavi, cioè giumadi secondo, corrispondente all’agosto dell’anno cinqueeentottantaquattro. (Soscritta con 1 '’alàma) Regge ogni] cosa Iddio glorioso e POSSENTE (4). III. Estratto dalla Cronaca di Kelaun sultano d’Egitto e trattato di Genova con quel principe (3). Narrazione della pace de’ Gsnovesi. Abbiam già narrato che un genovese, per nome Benedetto Zaccaria, s’impadroni di Tripoli l>) Tolto dal Corano XLVIII. 10. L’intero yerso dice cosi : Coloro che si giurali fede, veramente la giurano a Dio: la man di Dio (sta) su le lor mani. Onde chi violerà il patto noi violerà che a danno suo proprio; e chi compirà il (patto) giurato, si che Noi gli daremo un gran guiderdone. Una variante porta «Ei gli darà gran guiderdone ». (3) La frase « Iddio vigila sopra loro » è tolta dal Corano IV. 1. Quella « Basta Iddio a tenere il conto » dallo stesso libro, IV. 7. e XXXIII. 39. 3) E veramente questo nome è scritto in interlinea tra la seconda riga del testo arabico e la prima della traduzione interlineare; se non che in quel luogo si legge correttamente L»k»nùs e qui in fine Likùnis con manifesto errore nel-1' accento. (4) Nella parafrasi latina si dà una trascrizione di questo ’aldma che non mi sembra esatta ed una traduzione eh’ è assolutamente erronea. (5) 11 testo, cavato dal prezioso codice di Parigi Supplement arabe 810 (un tempo Saint Germain des Prés 118 bis) fu pubblicato da M. De Sacy, insieme con gli altri documenti di Genova, nel citato voi. XI delle Notlces et Eoctralts des Mss. ecc. con traduzione francese. Avvertasi che la traduzione latina, trovata dal Sacy nell’Archivio di Genova e stampata nello stesso libro a pag. 34 segg., fu data poi nei Monumenta Historiae Patriae (Liber Jurium ltcip. Gen. II. 243 segg.) ed ora coliazionata col Liber Jurium duplicatus si ristampa a suo luogo nella seconda parte del presente volume. ingemo con Bartolomeo Gibeletto ('). Iddio gastigò quest’ ultimo tacendolo morire della morte di Faraone: il primo, lasciata la signoria ed occupazione di Tripoli, diessi alla pirateria. Corseggiando ei s’ imbattè in una nave di mercatanti, uscita d’Alessandria; la prese dopo lungo combattimento, sparse sangue de’ marinai e de’ mercatanti e rapi la roba. [Al quale annunzio] i Genovesi che soggiornavano in Alessandria temettero non ricadesse a danno loro il misfatto dello Zaccaria; donde montati sopra una lor nave si dettero alla fuga. Risaputo ciò, il nostro padrone il Sultano comandava fossero sostenuti tutti i Genovesi che rimaneano ne’ paesi di confine ('2), ma nulla si toccasse delle sostanze loro. E [così] furono assai ditìicoltati i viaggi della nazione (3) genovese; e gli [europei] abitanti in Acri, anzi tutti i Franchi e perfino il Lascari, disdissero ogni partecipazione con quelli. Benedetto Zaccaria, vedendosi chiusi tutti [i porti], si ritrasse a Genova; dove [restò deluso perchè i magistrati] biasimarono l’atto commesso, gli ritolsero i mercatanti [presi] e le sostanze [rapite] ; e mandarono ambasciatori al nostro padrone il Sultano, per dichiararsi immuni di colpa in quel fatto e lontani [pur dal pensare] a simili cose; ag‘giugnendo che Benedetto Zaccaria al par di Berlingieri B » nsàl (Panzano?) quel genovese che avea, tempo addietro, osteggiate le parti di Tineh, s’eran chiariti ribelli e fatti corsari, in guisa che non si attentavano di ritornare in patria. [Conchiudeano gli ambagi Questo nome etnico o patronimico é senza vocali nell’ originale. I signori De-simoni e Belgrano credono che per avventura si possa trattar di un Barlolommeo Embriaco, poiché quella famiglia tenne per lungo tempo il feudo di Gibelletto. (5) S’ intenda qui i paesi marittimi che erano confine e naturale e politico. 11 vocabolo qui usato (thaglir, plurale thugtiùrj si adopera spesso per designare Alessandria. (3) Cosi secondo la lezione gius (genus) sostituita dal Sacy a quella del testo eli’ è geisc (esercito), nella quale è evidente la mutazione de’ punti diacritici. Nella nuova lezione rimane identico il corpo della scrittura, e si lia un vocabolo pag. I r~ I, ( 008 ) sciatori che i Genovesi], temendo la collera del Sultano e bra-mando la sua grazia, rendeano li li i mercatanti [musulmani], lo avjere ed ogni cosa rinvenuta nella nave. E giurarono sul vangelo, in presenza de’ vescovi e de’ monaci, varii paragrafi, [nei quali affermavano] non aver occultato nè un sol pezzo di roba, nè una sola persona de’ mercatanti. [Infine] chiesero che fosse rinnovata fin d’ allora la tregua [già stipolata tra Genova e l’Egitto]. ^ 11 nostro padrone il Sultano soprastette gran pezza in questa faccenda e ricusò loro fieramente ciò che chiedeano. Ma umi-liandoglisi sempre i Genovesi e replicando loro istanze, [assenti] finalmente con lo scopo di avvantaggiare i paesi di confine (1) ; considerato inoltre che questa nazione (2) recava -ricchezza [al paese] e che il diwàn ne toccava grosse somme di danaro. Indi fu conceduta la tregua in questo tenore: Copia della tregua [conchiusa] dal njstro padrone il Sultano coi Genovesi, in presenza de' vescovi e de' monaci. 4^ \ lo Alberto Spinola ambasciatore del podestà Beltramo di Car-cano, de’ capitani Oberto Spinola e Corrado D’Oria, e degli anziani e degli uomini d’intendimento e di consiglio del Comune de’ Genovesi, giuro innanzi a Dio, per Dio, pel Grande Iddio, com’è vero il Messia, com’è vera' la santa croce, coin’ è vero il santo evangelo (3) Dio unico, com’ è vera la Si- (') Come qui innanzi, pag. 607, nota 2. (5) Come qui innanzi, pag. 607, nota 3. (3) Ognun s’ accorge che la formula è un po’ alterata e che in questo luogo furono saltate le parole « pel Padre, pel Figliuolo e per lo Spirito Santo». Confrontisi la formola più breve, usata nel trattato che stipolò il Sultano medesimo co’ re di Aragona e di Sicilia, del quale ho dato il testo nella Biblioteca Arabo-Sicula, pag. 339 segg., e la traduzione nella Guerra del Vespro Siciliano, edizione del 18CG, tom. II. pagina 335 segg. L ( G09 ) gnora Maria, come son veri i quattro evangeli di Luca, Matteo, Marco e Giovanni con le loro preghiere e benedizioni, come fu vera la voce che scese dal Cielo sul Giordano e lo ricacciò indietro, come furon veri i padri battezzanti, com’è vero il santo evangelo, com’ è-vera la mia fede e la [divinità] che adoro, obligarmi verso il nostro padrone il Sultano, il re vittorioso [el-Malek el-Mansor], l’illustrissimo signore, sapiente, giusto, Spada del Mondo e della Fede, Sultano di Egitto, Siria ed Aleppo, Sultano del Jemen e dello Ilegiàz, Sultano della eccelsa casa della Mecca, che il Sommo Iddio accresca gloria a questo [santuario], Sultano di Gerusalemme e della sua provincia, e dei paesi della costiera [di Siria], di quelli conquistati da’ Musulmani e da Lui stesso, Sultano [della costiera] da Tripoli di Siria a Tripoli di Ponente, Sultano dell’Oriente e dell’Occidente, Sultano dei re, Re di tutti gli Arabi e Persiani, Sultano del- pag. U 1’ universo islam, Kelaùn Salehita (J); e verso il suo figliuolo il Re nobilissimo [el-Malek-el-Ascràf] Salute del Mondo e della Fede, Khalìl — che Iddio li guardi e lor dia vittoria — per mandato del Podestà, de’ Capitani e degli Anziani del Comune de’ Genovesi anzidetti e de’ Genovesi tutti a [i patti seguenti, cioè: che i Genovesi] serbino incolumi, riveriscano ed onorino tutti gli ambasciatori, mercanti o altri uomini musulmani [sudditi] del nostro Padrone il Sultano el-Malek-el Mansùr e del suo figliuolo el-Malek-el-Ascràf, quand’ essi vengano agli Stati del nostro Padrone il Sultano, ovvero n’ escano [movendo] da o per qualunque paese o regione, sia di Franchi, sia di Rùm, sia di Musulmani, [e ciò nel caso che viaggino] salvi in legni, navi, teride , galee (*) Ossia liberto dell’ultimo sultano aiubita, el-XIalek-es-Saleh. Kelaùn fu chiamato anche Elfi, ossia il « millenario » da’ mille dinar che costò la sua persona al primo compratore! ( 010 ) ed altri bastimenti loro, ovvero che abbiano patito naufragio; [intendendosi data cosi fatta guarentigia] per le merci e per lo persone, per gli averi, per gli schiavi e per le schiave [imbarcati] ne’ loro bastimenti, [e ciò] in terra e in mare, per tutti i luoghi [posseduti dal] Comune di Genova e que’ che esso sarà per conquistare o per oecupaj-e [altrimenti], dalla data della presente tregua infino a che durino le notti e i giorni, i mesi e gli anni lunari e solari; che tutti i Genovesi onorino, riveriscano e serbino immuni tutti i Musulmani che si portino agli Stati del nostro Padrone il Sultano, ovvero escan da quelli, viaggiando in terra o in mare; che non li molestino e non permettano che altri li molesti, con ingiuria, danno o altro atto ostile, sia nella persona, sia nell’avere, sia nell’andata o nel ritorno; che [anzi i detti Musulmani] siano sicuri e guarentiti nelle persone, negli averi e nelle anime (') da parte di qualunque genovese e di chiunque viva sotto la potestà del Comune di Genova come si è detto di sopra ; che essi [Genovesi] serbino incolumi tutti i mercatanti ed altri uomini Musulmani viaggianti nelle navi de’ Genovesi o d’altri, si al ritorno e si all’andata da o verso qualunque luogo appartenente a’ Genovesi stessi o ad altri e sito ne’ paesi di Franchi, di Rum, o di Musulmani, [in guisa] che qualunque Musulmano viaggi con essi [Genovesi] o con altri, sia custodito, sicuro e guarentito, che nessuno gli faccia violenza, nè ingiuria nel tempo del viaggio, della fermata nè del soggiorno; e se alcun Musulmano viaggi in nave non appartenente a Genovesi, (■) Sembra variante di « persone » aggiunta per errore da qualche copista. E però M. De Sacy non l'ha tradotta e credo anch' io s’ abbia a sopprimere. In vece di arwdh (anime) si potrebbe leggere, mettendo de' punti in due lettere, azwàg (mogli). Ma questa guarentigia non torna altra volta nel presente trattato, nè in altri simili, e però non credo si possa accettare la lezione corrispondente. ( GU ) ma a nemici loro o ad altri, [i Genovesi] non molestino il Musulmano; e nel caso che essi prendano [la nave del] loro nemico, tutti i Musulmani [quivi imbarcati] siano custoditi e sicuri, nella persona e nello avere, [compresi] gli schiavi e le schiave, e ciò tanto nel ritorno quanto nell’ andata; e che i Genovesi non li trattengano per cagione di chicchessia, nè prendano mai un Musulmano in luogo di un altro, nè lo perseguitino per debito, nè per [vendetta di] sangue, fuorché nel caso che esso [Musulmano] sia mallevadore o procuratore. Cotesti capitoli, cotesta pace e cotesti patti sono stati fermati tra il nostro Padrone il Sultano el-Malek-el Mansùr e il suo figliuolo el Malek-el-Ascràf [da una parte, e dall’altra] il Podestà, i Capitani, gli Anziani, i Consiglieri, uomir:i d’ intendimento e di consiglio (*), del Comune di Genova ricordati di sopra. E li ha giurati l’ambasciatore Alberto Spinola in presenza di Bonifazio Zurla, Daniele Tancredi, Franceschino Rubeo, Daniele Boccanegra, Raffo il Console e ... . Faliero. Scritto il tredici di maggio dell’ anno mille dugento e novanta dalla nascita di Gesù, sul quale sia la pace. E tra le linee [del testo arabico] è stata scritta una copia di esso in lingua franca, linea per linea e parola a parola. L’ambasciatore ha scritto di propria mano [il suo nome] in lingua franca in capo del presente. La trascrizione franca interlineare è del genovese soprannominato Giacomo (?) Pellegrino (-), segretario del detto ambasciatore e del Comune di Genova. Copia dell' autografo del vescovo che fece prestare giuramento all' ambasciatore, L’ ambasciatore suddetto Alberto Spinola e’ i consoli e mer- (<) Cosi nel testo. Si confrontino i titoli dati in principio di questo alto. (5) Mantenendo i punti diacritici come stanno si potrebbe leggere Hdkim-el-B » l» nfth'. ovvero B»l » nk'm e tradurre « il Giudice de’ Pellegrini ». ( 612 ) eatanti genovesi presentatisi con lui, hanno giurato secondo la presente forinola la pace e i capitoli spiegati in questo scritto, [e ciò] il quattordici aìàr (*) dell’ anno seimila settecento e no-vantotto, in presenza di me, 1’ umile Pietro vescovo di Misr (2) nell’atto che il purificato vangelo era dinanzi a me e al detto ambasciatore, il quale stava ritto ed a capo scoperto. E ciò scrivo 17 di mia propria mano per attestare ch’eglino hanno giurato col giuramento maggiore, sopra il vangelo e la croce, in presenza dei preti e monaci che soscriveranno qui appresso. Copia della soscrizione di coloro che assistettero a questo giuramento. Sono intervenuto a ciò e ne fo testimonianza: scritto dal wagili (3) eh’ ei fu, in oggi Arsenio. •— Altra — Sono intervenuto a ciò e ne fo testimonianza: Arsenio superiore del Monastero del Castello. — Altra — Sono intervenuto a ciò e ne fo testimonianza: scritto dall’ iracondo (4) Matteo. — È intervenuto a ciò e ne fa testimonianza: Michele monaco del convento del Sinai. — Seguono parecchie soscrizioni franche : Bonifazio (?) console genovese — 11 mercatante Anischino (?) padrone della nave — Il mercatante Daniele Scia’àr — Il console Raffo — 11 modesto Daniele Boccanegra. Cotesti capitoli sono stati copiati la domenica, due di giumadi primo dell’anno secentottantanove [13 maggio 1200] che Iddio [ci] renda prospera la fine di esso [anno]. Quanto è scritto qui in linguaggio franco è stato letto, voltandolo in arabico, da (') Mese siriaco che rispondé a Maggio. (5) Ancorché Misr si dica ordinariamente del Cairo vecchio, qui significa tutta la provincia , cioè 1’ Egitto. (3) Voce arabica che significa uomo notabile, ottimate. Fattosi monaco perdea la qualità, ma non gli spiacea di ricordarla. (4) I monaci greci di tutto l’Oriente usavano questo vezzo di accompagnare alla loro soscrizione le qualità di scellerato, porco, indegno del nome d'uomo, ecc • Si vede che il nostro Matteo andava più piano nella penitenza. ( 613 ) kcems-ed-din-Abd-Allah-el Mansuri (4) e l’hanno [anco] spiegato, per verificare la versione in arabico e attestarne la esattezza, Sàbik-ed-dìn il turcimanno e ’Izz-ed-dìn-Aibek el Kabki il turcimanno, il giorno sopra notato. Copia del giuramento prestato dagli ambasciatori e soscritto da loro in pag. ib lingua franca dinanzi il vescovo. Per Dio, per Dio, per Dio; com' è vero il Messia, com’ è vero il Messia, com’ è vero il Messia; com’ è vera la Croce, com’ è vera la Croce; com’ è vero il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo; com’ è vera la Signora Maria madre della Luce; come son veri i quattro evangeli trasmessi da Matteo, Marco, Luca e Giovanni ; come furon veri i discepoli e gli apostoli ; come fu vera la Voce che scesce sul Giordano e lo ricacciò indietro ; com’ è vera la mia religione, il mio culto e la mia Fede nella religione cristiana; com’ è vera la divinità e la umanità [di Cristo] e la Trinità; com’ è vero il Signore, il Messia, il padrone adorato, [giuro che] non nascondo nulla degli averi nè delle merci che furono trovati appartenere a que’ mercatanti musulmani; che non è a mia cognizione che rimanga prigione alcun di essi [mercatanti], nè che rimanga appo i suddetti [Genovesi] alcuna cosa appartenente a [que’ mercatanti] ; che io non ho nascosto [nulla intorno a] ciò, nè passato nulla sotto silenzio; e che, per Dio, com’ è vero il Messia, io non ho meco, nè nella mia compagnia alcuna somma che io abbia ricevuta dal Comune o da alcun genovese in cambio di que’ [valsenti] che manchino a cotesti [mercatanti], se non che quello che reco qui, il prezzo [cioè] dello zucchero, del lino e del pepe, e il prezzo della nave, che torna [in tutto] a mille e seicento dinàr, e che io non ho nulla più di questo; / (l) Cioè liberto appartenente ad un Malek Mansur: com’ ei pare, allo stesso Kelaùn che avea preso questo titolo. Atti Soc. Lig. St. Patria. Voi. V, Fase IV. 41 ( Gl 4 ) e che questa somma recata è quella stessa per la quale furono venduti la nave, lo zucchero, il pepe e il lino ('): chè a tanto ammonta [il prezzo] in contanti (2) nè più nè meno. E se dopo [eh’ io ho prestato] questo giuramento si vedrà cosa contraria ad alcuna parte di esso, ed apparirà che noi abbiamo nascosto alcuno di que’ Musulmani o alcun che dell’avere di que’ mercatanti, o l’abbiamo occultato o lasciatolo indietro senza presentarlo, ovvero che abbiam recato con noi alcuna [altra] somma in cambio di quel [valsente] che manchi ad essi [mercatanti], e che ciò sia provato a carico nostro con testimonianza di alcun uomo, sia di nostra nazione o sia d’altra, la parola del quale si possa accettare, [in tal caso] ci dichiariamo debitori di tal somma, secondo il prezzo [della roba] che risulterà [occultata]. Per Dio, e com’è vero il Messia, io non ho nascoso nulla di questo: e se ho nascosa qualche parte dello avere di essi [mercatanti] e delle loro robe, o se conosco alcuno che 1’ abbia nascoso, ch’io sia scomunicato dalla mia religione e [tenuto] credente a que’ [domini] che oppugnano il signor Messia e la sua divinità. E non so altro che questo. Copia delle testimonianze del [giuramento prestato] da costoro. Attesto io Pietro vescovo malekita di Misr tutto ciò che è [scritto] di sopra in questo foglio, [e che costituisce obbligazione] a carico dell’ambasciatore dei Genovesi, per nome Alberto Spinola , ambasciatore de’ Genovesi. Lo scrivo di mia mano, il giovedì nove di aiàr dell’anno seimila settecento novantotto. (>) Nel testo è replicato qui, per manifesto errore, il vocabolo el-merheb (nave) in vece di el-kitàn (lino). (2) Si vegga questo significato nel trattato del 1445 , Diplomi arabi del r. archivio fiorentino, pag. 174. ( 615 ; IV. Estratto inedito di un codice arabico di Copenhagen del quale si è fatta menzione a pag. 559 (!). Breve narrazione che dimostra come i Rum di Genova tentarono di prendere per forza la città di Ceuta. Il fatto avvenne cosi. Arrivati a Ceuta cotesti Rum in lor navi, per fare traffico delle loro merci, ragunossi grande numero di essi nella dogana e nel Borgo. Allor disegnarono d’impadronirsi della città con artifizi e raggiri : ma Iddio frustrò coteste macchinazioni e dileguaronsi i castelli in aria eh’ essi aveano fabbricati. Perchè Yhàggì (pellegrino) Abu-el-Abbas-Janescti, risapendo il disegno, scrissene alle Cabile (2) stanziate nel territorio e dipendenti dalla giurisdizione di Ceuta; ordinando che le venissero in città, con tutte le forze loro, in un giorno designato. Ei tenne segreta la pratica ai terrazzani (3). Al di detto, il suo figliuolo Abu-l-Hasan, uscito per andare all’incontro delle Cabile, trovolle forti di tanta gente che nessuno avrebbe potuto noverarla. I Cristiani dal canto loro, sapendo uscito dalla città il figliuolo del Signore, videro la mala parata : pure fecer cuore, e, bramosi di mandare ad effetto il disegno loro, pensarono di far impeto sopra la porta della città con (*) Ho pubblicato il testo seguendo fedelmente la copia del Dozy. (4) Kabìla in arabico significa tribù. Occupata 1’ Affrica settentrionale gli Arabi incominciarono a dar tal nome generico ad alcune popolazioni berbere, forse alle nomadi : del qual uso v’ lia altri esempi oltre il presente scritto. Ognun poi sa che in Algeria chiamansi con questo vocabolo specialmente i Berberi delle province vicine. (3) Traduco cosi per colighiettura la voce hitgùr che non trovo ne’ dizìonarii. pag. 20 pag. 21 / ( 616 ) tutte loro forze, sperando di impadronirsene. E moveano a r quella volta, e poco mancava che giugnessero, quando trovaronsi a fronte l’esercito de’ Berberi che entrava per 1’appunto dalla medesima porta. [Venuti alle mani] i Berberi li ruppero; che ciascuno si tinse nel sangue de’ Cristiani; non giovando a costoro nè la resistenza, nè la fuga. Grandissima quel di corse la strage: e’ furon tagliati a pezzi, le fronti e le gole di costoro rimasero in balia delle sciabole e delle lance musulmane. Chi scampò dal ferro, gittossi a nuoto per [riparare] alle navi. Intanto le merci loro • serbate ne’ fondachi, andavano a ruba: che gran bottino! Le fiamme ardeano loro suppellettili e lor armi: che belle fiamme! I Berberi, la plebaglia, i combattenti di mare (*) e altre genti, fecero una buona colta delle masserizie di costoro qua e là nei fondachi, e delle robe che non erano state consumate dal fuoco. Ciascuno s’impadroni di quanto ei trovò e potè darvi di piglio e d’ogni cosa'su la quale potè metter la mano. Gli altri Cristiani poi, che stavano su le navi, invasi dal timore che l’ul-tim’ ora fosse suonata anco per loro, si messer tosto a salpare dal porto, gridando fuggi, fuggi ! Arrivati eh’ei furono in patria, ragguagliarono i concittadini di quanto era avvenuto, ed armarono da cento navi. Piombaron pag. 22 queste sopra Ceuta a fine di assediarla e recarle danno a tutta possa: ed avean anco piantati i mangani contro la città. Se non che Iddio aiutolla e la guardò contro costoro. Indi si fermò la pace, a condizione che que’ di Ceuta pagassero a’ Eum una data somma di danaro, per ristorarli in parte della roba presa. Janescti pagò cotesta indennità su la cassa del Magazzino : ed essi allora sciolsero le vele, come a Dio piacque e Ceuta fu salva. (*) Ghozat-el-bahr, è da intendere « i corsari » come abbiamo notato a pag. 596 nota 3. T t ( 617 ) L anno di Genova è rimaso celebre presso i cittadini di Ceuta e 1 è ricordato in tutte le croniche loro. E fu il 633 o secondo altri il 36. (16 settembre 1235 a 3 settembre 1236, ovvero 14 agosto 1238 a 2 agosto 1239). V. Lettera inedita di Otmàn-ibn-Mohammed principe hafsita di Tnnis indirizzata al Doge e Comune di Genova, della quale si è fatta menzione a pag. 579. Lode al Dio unico (*). Dal servo di Dio Almotewakkel-’ala-Allah (il Fidente in Dio) AIkàim-biamr-illah (Osservatore del divin comando) principe dei Credenti, combattente nelle vie del Signor de’Mondi, Othmàn, figlio del nostro padrone, [già] èrede presuntivo, dell’impero, Abu-Abd-Allah-Mohammed, figlio del nostro padrone il principe de’ Credenti, Abu-Fàres-Abd-el-’Azìz, figlio del nostro padrone il principe de’ Credenti Abu-l-’Abbàs-Ahmed, discendente de’ nostri signori e padroni i califi giusti e pontefici dirigenti e ben diretti — che Iddio rafforzi i comandi di lui e indirizzi sempre a sé stesso i lodevoli passi di lui —, Al Doge e Comune di Genova, moderatori della cosa pubblica in essa città, che Iddio li prosperi, li avvii al bene e lor compia le più belle promesse. [Dopo cotesti augurii] vi scriviamo dalla nostra eccelsa capici Parendomi bene dare un saggio dell’ortogralia usata nell’Affrica Settentrionale in quel tempo, ho stampato il testo tal quale esso è, perfino con la he segno del femminile or punteggiata ed òr no ; se non che ho soppressi come inutili per noi il tescdid e le vocali nella voce Allah che i Musulmani scriveano forse per divozione. Ho messi tutti gli altri segni, ancorché non sieno sempre necessarii e talvolta stiano per mero lusso di prosodia , per esempio il tescdid nella pag. 26 del testo, lin. 11. pag. 23 ( «18 ) tale, sede del nostro ealifato omariano e othmanniano (*), nel-pag. 21 1’ atto che le bandiere della vittoria sventolano sul nostro capo, che s’ è avverata per noi la promessa d’ uno splendido trionfo (2) e che il Dio Uno e Solo, al quale niun osi attribuire consorte nè prole, ci ha conceduti tanti favori che maggior copia sarebbe [proprio] una larga pioggia di prosperità, e un nuvolato che ci annaffiasse di contentezze. (3). Noi stiamo fermi alle obbligazioni [contratte] verso di voi, che non voglionsi infrangere nè violare, ed ai patti che s’hanno a mantenere non già a tra-' scurare ; poiché l’osservanza de’ patti e l’adempimento de’ contratti, sono [precisi] comandi del Signore Unico e Adorato. E in vero noi vi abbiamo osservati i trattati e ci siamo fidati nelle guarentige vostre, in guisa da richiedere reciprocità e meritar [anco] lode. Ma ecco che cominciano a vedersi nella vostra gente certi fatti insoliti e disformi da ogni stipolazione, i quali sono particolareggiati nei capitoli seguenti. Noi vi preghiamo di compiere in questi casi il trattato che [voi medesimi] sollecitaste e vi richiediamo di soddisfarne gli obblighi trascurati. Se voi risguarderete il fatto con occhio di giustizia e vi affetterete a renderci ragione, l’edifìzio del trattato [stipolato] tra noi, starà saldo su le sue fondamenta e si chiarirà la via della verità che è stata smarrita. (*) Gli Hafsiti, casa berbera senza alcun dubbio, pretendeano discendere da un rampollo di Omar e da una pronipote di Othnjàn e davano a intendere che il felice mortale uscito di quelle due illustri famiglie arabe si ammogliò, venuto in Affrica, con una donna berbera e si fe’ credere appartenente alla stessa tribù di lei. A tal supposta parentela anco allude la qualità di eredi dei calili giusti, come furono chiamati i primi quattro, tra i quali si noverano Omar e Othmàn, (*) Modo di dire tolto dal Corano, Sura XLVJII verso 1.° La vittoria alla quale si allude nel diploma sembra, per cagion della data, la espugnazione di Bugia, il cui governatore Abu-l-Hasan-ibn-Abi-Fares di casa hafsita, ribellatosi e collegato con gli Arabi, disputava da tanto tempo al Signore di Tunis il possesso di quella città. V. Bagi, edizione di Tunis, pag. 82. (,a) Chi non gusta metafore di tal fatta , ricordi che Io scrittore, oltre il mal vezzo della nazione e del sècolo, dettava questo passo iri prosa rimata. ( 619 ) 11 nostro ambasciatore vi presenterà questa nostra regia lettera e riceverà da voi il riconoscimento del diritto che noi ripetiamo e [la certezza] che la pace succeda al suo contrario e [con essa] la sicurezza. Il nostro ambasciatore presenterà al Doge, cui ben guidi Iddio, due destrieri l'un dei quali con sella e freno, ed un [camelo] mahri (*) di razza persiana, [il qual dono serva] a compiere ’i convenevoli verso di lui e ad attestare 1’ onoranza [da noi resa] all’alto grado eh’ ei tiene nel paese. Noi desideriamo dal [Doge] cui ben guidi Iddio, eh’ egli agevoli al nostro ambasciatore la compera delle armi (2) e munizioni che noi gli abbiamo commesso d’acquistare e ch’ei s’adoperi a tutta possa a farci conseguire il regio nostro intento, in guisa che [l’ambasciatore] ritorni, a Dio piacendo, riconoscente alla lealtà del [Doge] e contento della sua assistenza. Lode a quel Dio al quale [si dee] lode al principio ed alla line d’ogni cosa ed [a voi] salute. Scritto il 14 di moharrem, primo mese dell’anno 836 (5 febbraio 14o2), che Iddio, il quale sia esaltato, ci faccia sentire la prosperità di esso [mese]. (Soseritto con lo ’aldma) « Mi affido in Dio e sopra di lui fo assegnamento ». Lode al Dio Unico. Questa benedetta scrittura, [raccomandata] alla giustizia e possanza di Dio, contiene alcuni capitoli, su i quali si chiede risposta al Doge, e Comune di Genova, che Iddio (1) cosi chiamavano in Maghreb quel che noi diciamo dromedario. Si vegga il Dozy, Historia Abbadidarum, I. 107 in nota. (2) La traduzione contemporanea ha « astori e altre cose », onde par che il turcimanno abbia letto buz&t in luogo di biszat ; se pur l’errore non fu volontario e non si volle celare nel documento ufiziale la parola armi, per cagion del notissimo divieto di procacciarne agli Infedeli. Ma non cade dubbio sulla vera lezione, poiché é seguita dalla voce 'oddeh, che significa apparecchiamenti e si dice in proprio di que’ della guerra, la qual voce fu mal tradotta « altre cose ». pag. 2o ( 620 ) li indirizzi al buon sentiero. Data il 12 di moharrem, primo mese dell’anno 856 (3 febbraio 1452), che Dio ci faccia sentire la prosperità e la benedizione di esso [mese]. Capitolo 1.° L’affare della nave di Lucchese da Genova, della quale fu comperata una quarta parte per conto del regio (l) pag. 26 magazzino, sta in questi termini: che noi non comperammo la detta [quarta parte] se non che sotto gli occhi del console e della Camera de’ mercatanti [genovesi], nessun de’ quali ci ammoni ad astenerci [da tale acquisto], nessuno disapprovò la nostra partecipazione in quella [impresa]. E cosi la quarta parte della nave era divenuta, per legittima compera, proprietà del regio magazzino, e tornava a [quest’ ultimo] il quarto de’ guadagni , quando Lucchese frodò 1’[erario de’] Musulmani con inganno e perfidia, indettati prima gli ostaggi che dimoravano nell’eccelsa capitale di Tunis, per sicurtà dell’avere e delle persone de’ Musulmani e si li fece fuggire. Questa sì che fu truffa solenne! Capitolo 2.° Noi mandammo [persona] appo il console e i mercatanti genovesi e questi ragunatisi, andaron tutti a trovar Lucchese, col quale ragionarono della truffa ch’egli avea fatta: alfine fu unanime accordo di accrescere il nolo delle merci de’Tripolitani, oltre la somma già fissata tra lui e costoro al tempo del noleggio. [E avvertasi che] il noleggio era stato per l’appunto fatto per Tripoli ; e che i Musulmani non addivennero all’aumento [se non che] per liberare [dalle sue mani] la propria roba e per separarsi da lui in buoni termini. Egli cominciò dunque un giorno a fare sbarcar un tantino di roba di poco conto e per parecchi giorni poi ricusò. Kitornati allora a lui (l) Traduco « regio » l’aggettivo ma'ntur che propriamente significa « ben provveduto, ripieno, prospero », la quale metafora occorre anco ne’ diplomi arabi di Sicilia del XII secolo, e somiglia a quelle con che i governanti in tutte le età e in tutti i paesi, poco modestamente allusero alle proprie qualità. ( 621 ) il console e i mercatanti, con la somma di danaro ch'egli aveva imposta a piacimento suo, non già quella pattuita al tempo del [primo] noleggio, si convenne coi mercatanti [musulmani e altresi] col console e coi mercatanti genovesi di fare scaricar la roba subito subito; ma costui falsò la sua parola e li menò per langhe. Onde i mercatanti musulmani si messero ad andare e le venir da lui, e sempre lasciolli senza risposta, anzi differì tanto che venne il corsaro e seguì ciò che voi ben sapete. La frode è manifesta, [tanto più che] Lucchese, secondo che noi abbiamo ritratto, vendè la nave al re d’Aragona e si prese la sua parte delle merci [predate]. Inoltre egli restò debitore del mercatante Ibn-Sàlem, di Sà’id da Tripoli, e d’altri ed ha ricusato di pagare cotesti debiti, che risultano da atti stipolati innanzi notaio. Capitolo 3.° Luca il genovese noleggiò la propria nave a Musulmani per trasporto di grani a Tripoli. Caricata che fu la merce, ei se ne andò perfidamente con la sua nave a Genova, dove messe in vendita il grano, e [richiesto dai padroni, lor] disse : ebbene ve ne pagherò il prezzo ! Cotesta è frode spiattellata. Ci si dice [intanto] che voi non abbiate punito costui e non abbiate dato un esempio per questo eh’ è veramente atto di rapina. Capitolo 4.° Sappiam che Giuliano da Birdura [De Verdura] abbia presi e tenuti prigioni de’ Musulmani [che viaggiavano] in un legno del principe di Bona, capitanato dal giurista Junis; che [questo Giuliano] si unì co’ legni del re d’Aragona e che si spartì con quelli la roba de’ Musulmani e die’ le persone ai Catalani. Egli si trova ne’ vostri dominii e non ha toccata punizione di sorta per ciò eh’ ei fece. Ciò è contrario a’ fondamenti della pace stipolata tra noi. Capitolo 5.° Francesco Calvo prese al Kàid Ahmed-ibn-Sa’id un piccolo bastimento [carico] di legname e . di ferro che portava pag. 27 ( G22 ) anco la valuta (') di cinquecento [dinar] d’oro. Il Kàid vi ha scritto di ciò parecchie volte e non ha ricevuto del [suo avere] pag. 28 se non che trenta dinàr [consegnatigli] per man del console [eh’ era] in quel tempo (2); nè l’hanno soddisfatto del suo avere, cioè i cinquecento dinàr d’oro in contanti, non che il prezzo della nave, del ferro e del legname, il qual prezzo montava a 2000 [dinàr] d’ oro. Capitolo 6.° Sulla quistione di Mondi (Sigismondo) e Franchello, que’ che dimoravano a Sfax e che, essendo fuggiti da quel paese per andare a trovar Lucchese, noi li facemmo prendere in viaggio pria che arrivassero appo di lui, [sappiate che] noi non abbiam dato cotesto provvedimento senza averne fatta parola al console ed a’ mercatanti genovesi, i quali assentirono alla cattura di que’ due ed alla confisca dell’aver loro. Noi allora li facemmo sostenere e facemmo confiscar l’avere con l’assentimento del console che sedeva in quel tempo e de’ mercatanti genovesi. Or vi perverrà una lettera di Giacomo il B» n»k [il Banchiere] su questo particolare. Noi ripetiamo i nostri diritti, si come voi fate de’ vostri. Voi sapete che tutti questi casi portano allo scioglimento [del trattato] di pace. Ne’ fatti di costoro che abbiamo or or narrati è manifesta la frode, nè voi lo ignorate. Vi chiediamo dunque una risposta capitolo per capitolo. Similmente abbiamo risaputo che Costantino il mercatante genovese dimorante adesso qui, ha fabbricato insieme con certi suoi socii un conio di ferro da [monete] nasirine (3), col quale (*) Cosi rendo la voce mosctara che si legge chiaramente e che ha qui, senza il menomo dubbio, il significato di « somma di danaro », confermato per altro, con l'aggettivo mohdhirah (presenti, pronti, effettivi) che si dà più innanzi al plurale din&nir, e ch’io ho tradotto « contanti ». Si confronti la versione genovese contemporanea, che non è niente fedele in questo luogo. (2) Il vocabolo che spiego cosi per conghiettura potrebbe anche leggersi Ginir e sarebbe allora nome proprio. (3) Di certo monete battute nel regno di un Ndsir-U-din-illah o Ndsir-ed-din (Ausiliare della religione) il qual titolo é stato preso da principi musulmani di ( 623 ) batterono in Genova dei dirhem e li introdussero in Sfax e in Tripoli. Ed aveano incominciato a spacciarli qui, ma [vedendosi] invigilati preser la fuga. Questo [delitto] secondo la nostra legge porta al taglio della mano e similmente secondo la legge vostra, a quanto ci si è detto. Onde il caso [va noverato] anco tra quelli che costituiscono infrazione della pace, se voi non ne fate giustizia. (.Soprascritta) Al Doge di Genova ed al Comune di essa città, moderatori della cosa pubblica, che Dio li prosperi, li meni al bene e lor compia le più belle promesse: Iddio, solo Signore, solo nume, ch’ei sia lodato ed esaltato a grande altezza. VI. Lettera inedita di Abu-Abd-Allah-Mohammed principe hafsita di di Tunis indirizzata ad Ottaviano di Campofregoso, Governatore di Genova, della quale si è fatta menzione a pag. 580 (2). Lode a Dio pe’ suoi copiosi benefizii e doni ; eh’ ei conceda benedizione e pace piena e perfetta a tutti i suoi apostoli e profeti ed a’ beati ed a Colui (Maometto) che specialmente annunziò il Messia, spirito e verbo di Dio; e che gradisca la varii tempi e luoghi. Degli Hafsiti che regnarono avanti Othmàn, intitolossi Ndsir il solo Abu-1-Bekà-Khaled, principe di Bugia, che uni sotto il suo scettro 10 Stato di Tunis il 1309, e fu deposto il 1311. Potrebbe anco riferirsi quel conio al califo almohade Moliammed-ibn-el-Mansùr, intitolato anch’egli Nàsir, il quale regnò su tutta 1’Affrica settentrionale e su parte della Spagna dal 1199 al 1213. Parmi di escludere dal supposto il medesimo Othmàn autore del diploma, 11 quale s’intitolò Nàsir aneli’ egli, come scorgiamo dal documento che segue. (*) Nel testo del presente diploma ho serbata con tutti i suoi errori la ortografia dell’originale ed ho messe le vocali e altri segni che vi si trovano. Mi è parso necessario notare con isbarre perpendicolari il fine di ciascun rigo del-1'originale perchè si vegga meglio la causa delle molte lacune che v’ha. pag. 29 pag. 30 ( 624 ) schiatta, i compagni, gli ausiliari, i parenti, la famiglia e la tribù di Lui, ai quali conceda pienissima pace e permetta che per l’intercessione di esso [Maometto] noi abbiamo stanza nel suo paradiso, [entro] il più eccelso degli eterni giardini. Dal servo di Dio, rinforzato dalla divina possanza, sostenuto dalla divina forza e virtù, riconoscente la grandezza e bontà divina e grandeggiante sotto la tutela e custodia di Dio, il nostro Padrone, il Principe de’ Credenti, Sultano dell’islam e de’Musulmani, Abu-Abd-Allah-Mohammed, el-Kdìm-biamr-illak ioa Scer’atih, (Osservatore del comando e della legge di Dio) figliuolo del nostro Padrone, il grand’emiro, venerato, famoso e magnanimo, Abu-Abd-Allah-Mohammed, il Giusto, prosperato per divina bontà e misericordia, figliuolo del nostro Padrone, il Sultano, erede presuntivo dell’impero, pupilla degli occhi pag. 31 del genere umano, Abu-Abd-Allah-Mohammed (*), l’Avventurato, erede della sua virtù e compagno delle sue gravi cure, figliuolo del nostro Padrone il Principe de’ Credenti Ndsir-ed-din (Ausiliare della religione), vanto dei re e de’ Sultani, Abu-Omar (2) Othmàn, ausiliare della sua religione e della sua legge, discendente de’ nostri Signori e padroni i califi giusti e grandi pontefici ben indirizzati, sostenuti dall’aiuto e soccorso di Dio, che il Sommo Iddio difenda il suo governo e lo aiuti a mantenere il buon indirizzo del suo Profeta e la sua Sunna (3) ; e che i popoli e gli Stati non sieno mai privi della vasta ombra della sua giustizia e del suo comando; (') Questo erede presuntivo del trono mori innanzi il suo padre Othmàn l'anno S75 (1470-71). Gli annalisti lodano molto la sua pietà. Veggasi Ibn-Abi-Dinar, testo di Tunis, pag. 149; e il Bagi pag. 83. (5) Nelle istorie di Ibn-Abi-Dinar e di Bagi, questo nome proprio è scritto Amr in vece di Omar, cioè vi è aggiunta in fine la lettera ivaii. Ma non mi par di correggere quegli annalisti su la fede dello scrittore del presente diploma. i.3) È noto che questo vocabolo designa i precetti del Profeta non contenuti nel Corano. Indi ha preso nome la confessione de’ Sunniti, che si vaDtano ortodossi, all’ incontro degli Sciiti e di tante altre sètte. ( 625 ) Al gran Cristiano della città di Genova, re, scenior (signore) capo, anziano, reggitore e sostegno di essa, Tobiano Kalbu Afarkuz (Ottaviano di Campofregoso) Governatore di Genova, prefetto del suo paese, ed emiro di essa [Genova] ; ed a quanti, sotto l’autorità di lui, comandano o ubbidiscono in essa [città], utìziali e notabili, osservandi sceikh riveriti nel paese, nobili capi, conti colendissimi, ed onorandi mercatanti, che Iddio li meni tutti al suo buon sentiero e loro compartisca tal favore da farli arrivare al soggiorno de’ suoi eletti. Salute a qual di loro segue il buon indirizzo e cammina nella via della virtù e vi si mantiene, scansando il sentiero del vizio e della reprobazione. Dopo ciò, vi scriviamo, e [così] Iddio scriva a vostro favore, nella sua provvidenza, il [compimento delle] più care speranze e brame e vi renda agevoli quegli atti di obbedienza e d’ osservanza del suo comando, mercè i quali potrete conseguire, a Dio piacendo, ogni vostr’uopo; [vi scriviamo] dalla nostra metropoli, Tunis, la verdeggiante, che il Sommo Iddio l’asse-curi, la guardi e sparga il bene e la sanità su i territorii pag. 32 del suo Stato, mentre, lode a Dio, e per la benedizione [impetrataci] dal nostro Profeta e Padrone, del quale Iddio faccia risplenderej [sempre più] la missione profetica e l’efficace insegnamento , la prosperità del paese si accresce sempre più di ricchezza e di salute e il ben di Dio vi continua senza sosta nè interruzione. Lode a Dio pe’ suoi benehzii illimitati e per le sue grazie che scendono [sopra di noi come] abbondantissime piogge [scosse] da folte nubi. E così Dio ci mantenga 1’ amistà vostra e affretti i vostri passi nella via del bene. Ci è pervenuta in questi benedetti tempi la vostra lettera, dalla quale ci apparisce quanto sia schietta 1’ amicizia che voi portate all’ eccellenza nostra, e come ve ne tenghiate legati. Di ciò vi rendiamo grazie, essendo per tal modo sincerata la ( 626 ) benevolenza che voi avete mostrata ab antico a questo reame. E ci porge sicurtà de’ vostri lodevoli propositi e delle vostre buone intenzioni il complessa de’ fatti [a’ quali accennate nella vostra lettera] e poi li particolareggiate; onde conviene che anco noi z-ispondiamo a parte a parte. Voi accennate all’armata, dicendo averla mandata per motivo soltanto de’ Turchi capitati in questi nostri paesi, poiché quante volte i Turchi vi hanno recato del danno son venuti sempre da queste parti. Or [sappiate che] questa.......(lagnanza? non) è giusta e che voi non potreste dir secondo verità somiglianti parole, quand’anco la vostra condotta fosse stata più lodevole. La nimistà tra voi e i Turchi non nasce ora; l’è radicata per lunga stagione; è durata poi in ogni tempo e in ogni istante, a tal segno che quante volte una delle due [nazioni] ha potuto sopraffare 1’ altra in qualunque luogo fosse, avete usata violenza g. 33 gli uni agli altri e vi siete oltraggiati fieramente..... Se costoro vivessero sotto il nostro reggimento o movessero per comando nostro, oppure osservassero i nostri provvedimenti, di certo avreste argomento da dolervi di noi, e noi andremmo noverati tra coloro che in mal modo vogliono rompere ogni legame con voi. Ma grazie a Dio non è avvenuto alcun fatto di questa natura. Noi giuriamo per tutte le schiere degli Angioli, che siamo innocentissimi di cosi fatta colpa. Se poi non vi adirate per- altro motivo, se non che noi lasciamo a costoro [libertà di] sbarcare ne’ nostri paesi e vendere e comperare, questo non é caso che debba muover l’animo vostro contro di noi; nè uom giusto può in coscenza pronunziare cosi fatta accusa , nè ammetterla. Come oseremmo di cacciare dal nostro territorio i correligionarii nostri ? Come vietare la venuta di gente benevola ed amica? Sarebbe giusta l’ira vostra se noi li aiutassimo con le nostre forze, se uscissimo in corsa con essoloro sopra di voi, se loro fornissimo alcun t ( 627 ) soccorso spontaneamente per [efletto di] lega, sì come voi usate con coloro che fanno imprese a’ nostri danni. Ma voi sapete di certa scienza che siamo scevri di coteste colpe, anzi lontani da quelle più che niun’ altra gente al mondo. Arroge che se mai fossimo stati obbligati a simili fatti, giustizia vorrebbe che non ce ne tornasse alcun biasimo, quando voi per 1’addietro avete data occasione a molti danni venuti di costì al nostro paese. Quante spedizioni si son fatte contro noi co’ vostri aiuti ! Quante volte avete voi fornite grosse navi a chi ci movea guerra ! In cotesti casi i nostri paesi non furono danneggiati se non che per causa vostra; i mali non sarebbero nati senza di voi; essi non son venuti se non che da parte vostra. Sallo Iddio e lo sa il Mondo : il fatto è chiarito da prova che non lascia luogo a dubbio , nè ad oscurità. Così stando le cose, non ci tocca il duro tratto col quale ci mortificate, nè il rimprovero che ci sentiam fare da voi con aspri e pungenti detti [la somma dei quali è] che abbiamo cercato con gravissime offese di romperla con voi. Mai no : noi non abbiamo cessato mai di tener presente l’amistà e il buon volere che un tempo voi avevate per questo Stato ; perciò abbiamo sopportati de’grandi rammarichi, dicendo sempre: Via, speriamo che Iddio acconci ogni cosa e che rinasca la buona armonia. Or noi speriamo m Dio che si rinnovi la pace, come voi proponete, e che ritorniamo d’ambe le parti nei termini in cui stavamo un tempo; ed allora ci obbligheremo verso di voi, a Dio piacendo, a impedire che [i Turchi] vi arrecchino danno di qualsivoglia maniera; ed a far che chiunque noccia ad una nave de’Genovesi non abbia a lagnarsi che di sè medesimo [quando ei verrà], sia nella fossa di Tunis (*) o sia su le costiere [del reame]. pag. 34 (') La laguna che ha ad un capo la Goletta e la città dall’altra. Credeano gli eruditi musulmani che questa laguna fosse stata scavata dalla man degli uomini. ( 628 ) A scusare i vostri compagni che assalirono Bizerta voi allegate che quando essi pervennero nel canale (*) non conosceano quali fossero i nemici e quali gli amici, nè poteano distinguere la gente preparata e pronta a combattere. Or sappiate che coloro che vi han dato cotesto ragguaglio hanno riferito un fatto lontano dal vero, anzi, per Dio, hanno deviato [volontariamente] dal sentiero della verità, pag. 35 Non aveano dunque animo [deliberato] all’assalto quando si , messero a tirar sopra la città co’ fucili e con le artiglierie? Che più? Scesero nello stagno e su la riva, ordinati (2) a stuolo a stuolo, e fecero prigioni gli inabili al combattimento, come sarebbero le donne e i fanciulli e molto duramente strinsero la città. [I Musulmani] che sopravvennero in aiuto [de’ loro cor-religionarii] non fecero che difendere gli aggrediti; il che non era nè misfatto nè eccesso. La verità [di questo fatto] è chiara e nota: e, se noi l’abbiamo ripetuta qui, l’è per farvi comprendere come tutte le cose che vi sono state riferite e che voi (<) Ho tradotto cosi per conghiettura il nome ’Arh (lettere 1S, IO e 22 dell’alfabeto arabico) 'Arah, 'Orh etc., come che si legga, aggiungendo o mutando vocali, poiché non ne veggo alcuna nel testo. II senso del periodo porta a crederla nome topografico o meglio nome generico di luogo; nè sembra altra maniera di sostantivo, poiché non ben reggerebbe iti tal supposto alcun de’ significati da potersi attribuire a questa voce trilitere, i quali si rannoderebbero più o meno strettamente alla idea d’attrito. Andiamo a tentoni per la nota defi-ficienza de’ dizionarii arabi de’ tempi di mezzo e perchè non abbiamo recenti opere geografiche su l’Affrica settentrionale scritte in arabico. Nelle antiche non mi è mai occorso cotesto ’Arh etc. Ma nel viaggio di Shaw traduzione francese, tomo I, pag. 122 , 173) si il testo e s) le carte danno il nome di Wadi-el-Erg all’emissario dello stagno Nadies, cinque miglia a levante della Calle e proprio al confine tra le costiere dell’Algeria e dello Stato di Tunis. Erg rende perfettamente il suono del detto vocabolo in bocca degli abitatori del paese. Non è inverosimile dunque che nell’arabico parlato in quei luoghi, e fors’anco nel berbero, significasse quel che noi chiamiam canale o emissario , come quello appunto sul quale giace Biserta. (*) Cosi la lezione che io preferisco. Quella che sembra più probabile secondo la scrittura significherebbe « vestiti di corazza ». ( G29 ) avete allegate per iscusare [il fatto de’ vostri] e toglierne il biasimo, sono erronee, per Dio, quanto mai si possa e che, allegandole, voi sbagliate. Anzi, per Dio, voi sapevate positiva-mente che i vostri aveano commessi atti di scelleratezza in quella città e l’aveano assalita recandole ogni maniera di danni ! Cotesti vostri discorsi che inorpellano i fatti a forza di stravol-ture e di menzogne, non convengono ad animi generosi di alcuna legge né religione. Sappiate infine che questa vostra sciagurata azione, si negra e trista che oscurerebbe la luce del sole, ci ha accorato forte, per Dio, e molto vi ha alienati gli animi nostri ed ha lasciata profonda [ferita] ne’ nostri cuori. Pure chieggiamo all’ Altissimo Iddio che ogni cosa si accomodi e che la pacificazione porti via il fiele (!) che riman dentro. Sul cenno che voi fate di lettera scrittaci dal capitano della [vostra] armata e di risposta da noi non data, sappiate che la cosa non seguì com’ egli protende o suppone e s’immagina. Al momento che ci venne ricapitata la lettera e che noi ci accingevamo a rispondere, ci fu detto eli’ egli avea già fatto vela e s’era messo in viaggio, abbandonando [questi lidi]. Dite voi inoltre esservi stata significato da’ vostri mercatanti il loro tranquillo arrivo qui, la presentazione al nostro cospetto, la buona accoglienza che trovarono, l’ascolto che loro fu dato, l’attenzione prestata a’ loro detti e come noi tornammo loro a mente che al tempo antico essi (i mercatanti tutti?) erano soggetti a gravi prestiti forzosi, ma che i Genovesi godeano bella amistà per la precedenza......condizioni poich’ essi erano . . . .. . edifizi (?) grande .... [assicurati con l’amày^ nelle persone, nelle famiglie, e negli averi. Non cessò.....avanzi delle loro case e restigia di loro......com’ essi spiegarono e confermarono e dilucid.......e messero in carta poiché questo è tal (i) Litteralmente « la tinta verde ». Affn Soc. Lig. St. Patria, Voi. V, Fasr. IV. 4-) pag. 36 / ( 650 ) affare che non temendosi.......tanto più de’ vostri ottimati e andò con ciò.......e se ne sparse la nuova per tutte le città maggiori e per tutti i paesi e.......Ma Iddio vendicò gli eccessi di que’ vostri scellerati rovinando voi [tutti] e alienò i nostri animi da voi, e fece seguire la vostra partenza da questo Stato e la vostra cacciata. Or voi ci avete richiesto di rinnovare la pace e di rimettervi pag. 37 nella medesima condizione che godeano i vostri predecessori e gli antichi vostri in questo Stato. Questo per 1’ appunto è ciò che si brama e si chiede e si sospira da ognuno nelle nostre province: e per vero il meglio che possiam fare è di accomodare i dissidii e tor via 1’ antagonismo e conseguire il riposo. Rallegratevi dunque quanti voi siete dell’ assentimento [che diamo] alla stipolazione della pace tra noi e voi, e datene annunzio di parte nostra per tutti i vostri paesi e le vostre citta ! Sappiate che vi concediamo ì'amàn (sicurtà a nome) del Sommo Iddio e del suo Profeta, [sicurtà] per le persone vostre, per le famiglie, per gli averi e per ogni faccenda e condizione vostra, a patto che si presenti alla nostra Porta alcun de’ vostri ottimati, notabili, consoli e mercatanti, che rinnovi tra noi una buona pace e la stipoli con noi nettamente si come prescrive la Sunna. Noi e voi giureremo innanzi a Dio sopra le anime nostre che farem opera a compiere il trattato e che persevereremo nel mantenerlo: e ciò dopo che noi avremo imposto a tutti i Turchi [vegnenti] ne’ nostri dominii [il patto] che qual di loro offenda alcuna nave de’ Genovesi, o faccia prigioni sopra essi o rechi ad essi qualsivoglia molestia o pregiudizio}, non possa in alcun modo sbarcare in alcun luogo del nostro dominio, e se sbarchi, sarà lecito a chiunque di por mano nel suo sangue e nell’ aver suo; oltreché noi manderemo [gente] a combatterlo e fargli guerra. Speriam ora in Dio, al quale si dia lode, che, dopo cotesti (631 ) provvedimenti, la pacificazione tra noi e voi dissipi tutti i ran- pag. 38 cori latenti e che si lavino con l'acqua della sincerità i cuori ulcerati ; in guisa che d’ ambo le parti si ritorni allo stato di prima ed estirpato 1’ odio da’ petti splenda sereno un prossimo avvenire. Il Sommo Iddio favorisce ogni [atto] che conduce al riposo degli uomini ed alla prosperità de’ paesi. Egli abbatte la casa de’ malvagi e punisce gli scellerati. Scritto negli ultimi di moharrem dell’anno 923 (22 febbraio 1517). Che il Sommo Iddio ci taccia sentire la prosperità e la benedizione di esso [mese]. (Soscritto con Valama) « Mi affido in Dio e sopra di lui fo ASSEGNAMENTO ». (Soprascritta) Al gran Cristiano della città di Genova, re, scenior (signore) capo, anziano, reggitore e sostegno di. essa, Tobian min Kalbu Furkùn (Ottaviano di Campofregoso) Governatore di Genova ed a quanti sotto l’autorità di lui comandano o ubbidiscono in essa [città] , ufiziali e notabili, sceikli, conti e onorandi' mercatanti che Iddio li meni al suo buon sentiero e loro compartisca tal favore da farli arrivare al soggiorno de’ suoi eletti. ( 032 ) VII. Iscrizione cufica scoperta nella chiesa di Santa Maria di Castello correndo l’anno 1859, allorché per cagion di restauri si tolse 10 spesso intonaco ond’ erano rivestite le pareti che sovrastano agli archi della maggior nave, costrutta indubbiamente innanzi 11 1100. È scolpita in una lastra di marmo dell’ altezza di centimetri 37 7-2 per 36 (*). Scrittura cufica ssmplice e bella sema ornamenti, anteriore all’XI secolo, per quanto ss no può giudicare dalla forma di questa specie di caratteri i quali sovente si iassomigliano a capello non ostante che fossero scritti in tempi molto diversi. Abbiam qui i versetti 187 e 188 della suralll del Corano, preceduti dlla nota formola religiosa; ma il 188 non si legge per intero, essendo logoro il marmo nell" ultimo rigo e nella seconda metà dal penultimo. Cotesti versetti occorrono talvolta in colonne o lapidi di moschee. Un'altra iscrizione cufica, scolpita del pari in un marmo alto cent, 35 per 37 vedesi murata accanto alla su riferita, ma è sì corrosa che appena se ne discerne una o due lettere finali in ciasccno degli ultimi cinque righi. Do la versione della prima iscrizione rigo per rigo e metto tra parentesi la fine del versetto che è logora. pag. 39 « In nome del Dio Clemente Misericordioso. (187) Nella creazione de’ Cieli e della Terra e « nell’avvicendarsi della notte e del dì [veggono] al certo de’ miracoli gli uomini « di senno; (188) Coloro che pensano a Dio, stando (>) Ved. l’annessa Tavola I. V I ( ) Vi'!. cufica '-opcst‘1 rselln chiesa dì Santa Maria di Caste>io cf.rrenO - 1’ anso 1859, allorché per cagion ni v.v-lauri 0 tolse , ■<''«-e intonaco ond’ erano rivestite le gareti che sovrastano ar^iù delia maggior nr^e. costrutta mdabb>amenti innaim : I * ì'ji >. ~'ù colpita ir- tvud lastra di marmo dei! :: -.tozza di • ,*i 37 p 33 (»». \-;.n : f.y. -■; : 1U seaia cnanaiiti, all . r-atj s; a' yu5 p-JicdfS ' à:ù'.-? torma ìj quasta spa-:i? ; prs?~ lU:. 'Lì T!li«3Ìa T Ìg • • . : - >, : \ • af? », ' . . ' ora jrmo nell’ultimo H|j s k'IH * " n^ntmc tai* . ~ ; ■. . ■ " . r- Mira .’.jìobb 'luti'’? a’.cauio 4j;j .• ia s: r iiscame u..j o da--' . ' ’3? .* : i cinqae righi. "■i ’.a rs.T. ...“: ;sr rigo e metto tra pa- nst-’si la fise ra. ri;.* « h uouie del Dio Clemente Miseri» >rdioso. ( 187 ) Nella '."reaàaae de’ Cieli e della Terra * nell'avvicendarsi della notte e -‘d di [veggono] al certo u'e iiuracoli gli uomini « di rio; ( 188) Colori che pei i.--mio a Dio, hiando l-i Viti, i’.'ii, >3 Ti voi s 1 TAVOLA II. FRAMMENTO I. Có FRAMMENTO II. LJé» TAVOLA III FRAMMENTO III. * \ &tCiti nPt> TAVOLA IV. FRAMMENTO ' «li I. nov& tu> FRAMMENTO v Uittr ( G33 ) « in piè, o sedendo o giacendo sul fianco; e « meditano su la creazione de’ Cieli e della Terra. 0 Signor nostro [dicon essi] non hai creato ciò invano ! Che tu sia lodato ! Scampaci dal supplizio del fuoco!) » Vili. Frammenti di un diploma arabico ritrovati nelle schede del notaio Giovanni Scriba di Genova (*). 1. E i Rum [Italiani] dhe vengano o vadano consuetudines none vobis inposile sint (') Questo volume di schede appartenente all’ Archivio de’ Notai è composto di fogli che portali date dal 1154 al 1100, e fn_ tutto stampato nel volume II Chartarum de* Monumenta Historiae Patriae. Tra’ molti altri (fogli ve ije ha cinque di bella carta bambagina, alti da 20 centim. e larghi 18 all’incirca, tagliati per traverso in un gran rotolo che doveva esser lungo molti metri e che usciva, com'e’ parmi evidente, dalla cancellaria de’ calili fatemiti d’Egitto, e conteneva una epistola arabica, con traduzione latina interlineare indirizzata ad uno stato cristiano, probabilmente d’Italia e forse allo stesso Comune di Genova. I caratteri arabici, di quella forma che gli orientali chiamano thulthi , o thuluthi, che torna ad un neskhi molto grosso, sono bellissimi e molto neri; i latini sembrano del principio del Xlì secolo. Ciascun de’ primi quattro brani di foglio ha un rigo arabico ed un latino discosti tra loro più di tre dita; nel quinto si veggon due righi arabici, un de' quali mutilo, ed un rigo latino nel mezzo; la traduzione interlineare mi sembra contro ogni uso scritta sopra il lesto arabico; poiché nei primi tre brani non risponde al testo, ma vi si adatta bene nel quarto e cosi pare anche nel quinto. Io ho dati cotesti brani nella prefazione a’ Diplomi Arabi del r. Archivio fiorentino, pag. Ili, nota 5. Volendo or la Società Ligure non solamente ristamparne il testo e la versione, ma darne anco il fac-simile (Tav. II, III, IV) ed essendo stati a questo (Ine lucidati que’ be’ caratteri con l’assistenza dell’ avv. Pier Costantino Uemondini, preside della Sezione d’Archeologia nella Società Ligure, questo erudito, coltivando anco la lingua arabica, si è accorto che la scrittura araba del brano n. 4, si adatta per lo appunto a quella del primo rigo del n. 5; laiche l’uno e l'altro non son che mezzi righi tagliati a sbieco, e unitidànno una pag. 39 ( G34 ) 2. Sia trattato come Iddio comanda [si usi] verso le sue creature e siagli dato (?) setnper in melius perveniant omni tempore 3.. e a que’ di Siria e ad ogni nazione di Franchi. esse quo vobis in nostro tempore 5 e 4. in nostro tempore consuetudine(s ?) Come mai si potrebbe far novità in questi nostri tempi a danno vostro? ('). nove vobis imposite sunt. IX. Estratto di una lettera del professore Reinhardt Dozy al professore M. Amari, data di Leyda il 14 dicembre 1868. « Or ce botaniste excellent (Ibn-el-Baitar, nato presso Malaga nella seconda metà del XII secolo, morto a Damasco il 1248, e notissimo per una grande opera di materia medica) qui avait visite l’Ita'.ie, donne cet article ». (Segue il testo arabico che suona cosi in italiano): lezione che il signor Remondini ha benissimo ristorata. Del rimanente il [facsimile lo mostrerà a colpo d’,occhio), anche a chi non conosca l'arabo. Ognun vede che i righi arabi si riducono cosi a cinque, e che gli ultimi due brani vanno messi insieme. Ma i tre primi rimangono pur troppo disgiunti 1' uno dall’altro: e ci dan luogo soltanto a supporre che l’immenso rotolo, del quale Giovanni Scriba usò que’pezzetti, contenesse nuova concessione o forse conforti e assicurazioni della corte fatemita ad una delle nostre repubbliche i cui mercatanti teneano fattorie in Egitto o in Siria dopo la prima crociata. (*) Si avverta che la scrittura arabica comincia nel brano 5.° e si termina nel 4.° ( G35 ) « S » tovul: cosi è chiamato il zerunbàd da’ Genovesi i quali al PaS- 39 par di tutti i Franchi ne fanno grande consumo, mangiandolo come riscaldante ». « J’ai parlò de cette forme dans le Glossaire des wols espa-gnols et portugais derivós de l'arabe (ouvrage que vous aurez recu ou que vous recevrez sous peu, car je vous en ai envoyé un exemplaire) pag. 251; mais à une époque ou je ne connaissais pas encore ce passage arabe ». E si tratta della zedoaria o zettovariò. TESTI ARABICI I W a/ M ^CTI— a. aà3\ £*?• kjr lAxi_j <\lU*,«_5 3iXsls.49 «^.La^^c o L^j/o^3^l^j' ^"t- CH òs^' CH s-**s\ js\ J.5».^| \ ó&\ ò\l\ is- j>3\ ^*3) 1&- a\>£.)j qVAilsì.' JIJ ó\_^s; d'A^ ^ CT^ eXWl ^J*+1 8*À2fc ^T-o !tXd> Jjij-i ^J.£ \$JJ'0^ ujUàJ^ ^..>1*a03! ,j.>o éli-o (j.c 43^1^11 s*X£ aLò^ tl iX>J\ »>^c filati Jcj ol|j.laJ| ^a)lj Aijj LO ij.* ^_jLc5v3ì \!s& ^à^aòo U Jv.r ax ai\<>v*a3| '—ài^fN ^aAÀ3Ì jtjìòlà j.aX4' J.-jJfi s(Xiloli »*>o! Ì£- ^A,wIa^»^) ^)l i&j. CTìPÒ |»)>jill ^a1iWj./ J**"3- *ljr* 4^ ^♦AÒ ^ ci*1 ^ihjS-J, £J IL>a3Ì i_ b |^ eK-^i _J jij-Afl\ *^J 41 l^j Athij* Q-e sj£=>\ ^ Awjljj 43^j,Xy«2 L&j.a£j ^LIajii\ A.aXé L."-a1^w^ l^AA^U* (J.* CjjS* (j-^Oj SJ^I O*0 X? J-? K~ U$^_5 l^-U] (j.x» UJ • 4r- ‘Ji'i 1«Jja)\ i/V4^ ^5 |Ssi\ sitila» ij■? *^4" 0"> ,»-A^,\ . I ^ -“La J^j ^ J^L5_5 sLao^J} LI cXMÌ ^Ai_j jiltXlI ijj^ijk^^ (j\*L>_j Ju/ S M t ‘^0>'1 Jj"*2 Àt~ ^^ ^ ^aIv^-o 4-oJ^l^ «Aa-Ic sj^rjsU sòvji» ^_3 J"**-? J,—L^itXs^ !<>c*\ «*o 8t^s~^ J1?'' ^aAÀ3\ JW N)_j jmAjo O”* £V‘^*V^5 jSòX\ l^_4^oJ ùUl?j J.«wj.Aì ajr*°jj <^i\ UJ O**- ^_3 \ A/O^jÙ ] L"3 ^J.A-0 I«5jj w \ -^AJJ l_J **a),C IjiÀj I l—£j J l^o JM^ÀÀJ A^£ T — t* — \jbj u/ J^d) q.* (j■* 1 A.aÌawj.^0 l^ cgj^r ltj^ ù\ i^-àaj (j.£=a.£ &* 4j| L^j Qijjàl] cxXJ ) &)\ Js.S*b)l A.*jU3\ ^ |»jiaJ| JIòSj l ^—<—* **j| ajj&jj! <*>ìl SiXjÌ k- CS& ^y—l L.và^À*j> % (ji £.>^^}\ Ji]j^ sò*& i_- (jis* ^#3 «w^Lt civ-o_5 ^.*31 A.J ^9cf*4 ir- ^Ia-o vJi4z*j) j\ —-•> (j.J _^;)| J-S*^ J*SJ ò\Jk) cK*^^ s^i\ d? s aLòjS 11 ^_3 <-Aa&\ À*)\yìsO yo\kcl O^aawj s^ài\^l| j.X/0 H/| U» . . . I . ^ ^ s‘^v«' t)*^^' ^aAÀ'I Jp.^)j IiXwj (XXaAJ Ul W ^A,C 4AÌ_j lj)*^ J.*w^i!_} 5^^3_j cAMÌ 4jts»v.** ***■*•£ <^aÀa« <*aJ\ ^àc h/Jjìj £>j\s- w \ v-5ìIm»1\ i£- A.aÌ ijjj> (Jc fli^3L> **—i _—*a»31 ^/tì3Li>» Jl_ L__l (jfc^ojjiÀA.^o Q.JiNjSl^3| _}<^J A.jl:S^** c^yi\ {y\ 4- '—Aaj\^U »XA*J\ i_- c€j*F.. J*y>\ ù\ O-i^J J^" ^5 31^\£k4(cl ^^*^Là3]_j *Li«Ji *j cjIa^]_5 )J J^À^=a ^AJ^^Ì j UJ ^—A.>- cxM a_Xj — 1 ut *L_jwi^S Jr) lè- L_i—jLàj'j ««Xi’ljfcoj uUs3 àÙ\ 3S.J (Jc L_»$Làjj <*jlss^** <*Mì q.\Àj\j qj v—4'^?! jjj «aMI 4^ J.jÀà^)l <>c»j^) |*Uy3\ J.*«p\_5 sj.j&j_2 sòjX** ^L?v5 &j“o\ |*^ì £?r uj W S ' S S . . sLòjOj <*a 1^1 II Sj.+*.2j J&\ 4ÀÌj ^0tÀji3 <0lij J.A& (jL*.E^i_5 ^Ijuii^\_} 4A.oIàa3I^ iUUwLofc^l Q—c iXsL*J\ w \ O—'0 <$fbs 0-15 »>=*• ù'—'0 J-^ ifj* -2__ Jjiflipi s^AJo tf^! J*)j| «/ ^ 5^ iXtl^ | ^ Là3 | \ f^i CTO ^,\*a}) U/ U/ òsAt «■0 ^ O"^ '“T*':? UJ) Ajiij a^jìj ^«»*0 O'^ 5*^»^ 5 Li» l i éxW iX^c_j Oi.J_kla5\_j CjIaà)^ jì b>A^3 ^ cAaC^I^ J_4AaÀ3\ ^j/o cjIà&I .!_ sjiXjìc La \b~- ij,l*j O--“■? «NaC StXj'L*U stX^j ^J\ #(>oì qj Js^- qjÌ ^>Iawj -aIaoIàÌ^ <\jù*Lok;^)i ‘K^s+éj.soj ifc}kAj J^aÌ^ UJ (j•—•« <^oi ó'' sI^jÌaj aW\ ^y*^j 8jÀ=te à_kÀ2s. o"j\j <*yì\ L^lz \J^ i ■•^.as»- s.iVo jijytóf^lj _j ^£_j 4r- ^jl^r^A/o i__ O^-^v^aU c_y_^XJ'i t_^Jo J,^ ^L>>j3j* U>tÀ.W (j..* U**, / ^ '3 l lS— ^f^aA-4 i^XaJ I^J***'^'.. ^L? (J*j ^jj jLfl.} N)_j jU&»lj N)j J.AÀj ^ £*«“$ cJ5^ J>^ 4-J ^ c->la^ Y'^,^’^5 AX^\^S" i^jjo ó)ù ! q.a» d^yjl l—jìL^ ^c/c <^c>^ <**^c (J: f«\f,'° ^HaiM]^ .>^.a3| ^a?*. q.a» S s^ / S ^ ^ / J&ò -2-— ( ? ^yiy^.^0 ) ^ j*i^5va>0 ^jLÀ^/V! * j3Lv*l I__j v. ^^.r"i (J^ ^T_ ij^.À3\_2 j*L^-^_j L_Ì\XÀÌ I^JjÀaJj pv^ C^!s |*y*L:=su*!_j ^.Sa^i <**r. y> 4r- i^ij L«j.> A.ÀX» <*<■'ÌS^LmI jÌ**AÀ$i| 4r- lià& l-“-£j j^yA^liX^ ^jS\ k- Joi w ^jf '*_£:£? | QJ <*^1 »Xa£ aw^/o a^3!j s\)J\ 4- bj-f^ ^ ^ aUàjj Li »y*. j>^5 £j/0 \j ^1^.3 *3^.a3\ (y* ùjj-sr. #<\fjli U^? sò^j (jlÀ£k.\ J>\} C?jA<\^ C?0 5_}j^f cK^;? ut ^XaoLìa3I_j 4À«Aa£»^)^£\ ^.aXaw^ <^il 4AÌ_j ^s^àaJ «/ ^a*U liX^a <*—À_**a!> U ^ 5_^*^ UJ ^jIaS” i_ sjtXXi U <5<àÀA^ OjiSaÌIÌ Jsojtl 5^-oLii\_j À*£_j \ \»V^a3\_j 4\*i l*Aàj^)l_j a^Àj^À^J_j U k- V—ài_3 (j^ a^.$3 lo^.aÒj} (^A>\ Lj_j ^À/O J.A2Ì JS^ ^ (jLaa*m\ i>-(U^ "^=*1 4^j.a^3\ 8^a*U a^s\=£\Aa3 ! 4k*H (JXwJx'Ì 'OIjÌ^U 8j.!>^)I dfà^JT' li\^3_ji Ua\c €> ^ \ò^!ùj ^AaU 1 ^ k. &m i\ A\ 'i ^oJI &\ \j y^/^ùì^j j*^a3ì 'wijp, 4AÀao (') Haft\_5 4s *li>3L> ^iXisUyJI ^a!> ^Y**Àj) (’) Dovrebbe dire \_j bc^ con la forma volgare usata dianzi, sostituendo il plurale al duale. -• k- Qlàj j$>” il.. <>Cs ! SI Lj I k- AiJI ^.w» ^vAa^M liX£ ‘^-AW.Àj k- CLkSÌÀÌ Lfli ^j«"0_5 ’&j)J-Utj òVx*z\ LX*2»>j (') UJ࣠\p>I ^aj*à**ì <^WS <*a\£ t>**^ ù\£ u^ ò\'è %A> (leg. v«»^--\aàj) Ocaò - A.AÌ ^yj| Ìskìli Cj^Ka^ w ÙU/> ■OJ ^>:S\3! ^ |*^srJÌ jj ^^jl=s\3| fl*«^_5 A*o uCàamj j^r JIaì' iXaj (j\ 4£^À^ O'”’* ^T3.*m«x] i_^"ó u^laX^w.J'i (jii*w.u < ?csw 4^ Aj * V é — *\> — L'rra.g J.^1 \jt'Jj (leg. Ì£~ *»■ "—»*>«vÀJ £*wj l-aj A.À^o !j(>^!j (jTó A.aXc \jjSij\s ijÀs* J,l 4 ily» ùj^-o ùllaX.w.31 J.I ^K-wj ìjj**i5 J^Lj j_?'^-5L3 Jiò O"* (jJ.*i3) liXi® Cf* L^*’’ **** ^P? jL<*flÀJ Qj) ^^àXjj UJ -1$ ^—-te <*À*k3! J>^ ■S‘S^/0 jUlj ^l=sri3\ ò^ij l—àaJ\ <>0 ^yj| ùjj^ssr. ullaX*w.J| \ì^J*.« s^la** lì*» (_| *X^S w j_*xàsr J.ASr^)l i£- <_>UjI» J>an^1 v-ÀX^j 1^1 LsXbj ]! La <3mT «jiaJì | J.^ (jHaX**3| <&£&.*+) ÙLa^Ì^J À'%Ì^»MÌt\ Jjj} |*|^3Lj l--Lauiò^A^I *^AA A*w\ Oj.a3\ L__j^ o»\j A.J\^*SoiU J.AiSr^l VwA^j^*\ jA^ ter fUu*3l ^ J^j Ofc*a3\ U/ IV U/ iSvXU J.AST^ v-_A5»-_5 ^j0*^.1! ?L>^\ 'wft5»-_5 IV ,/^AaÀl! >-1x11 uL1aX+*.3I lj*^l ^ ùLlaX** !_j Laj ^3\ (j«iL*J\ (iL*3\ <>aw3| ùLIqXaw ^Lil^ ^.—<01 ùLIoXawj pLàJJj^o* u/ ^ 0-^x3 \ ùLlaX*» 4^*^' ^ J.W1 ^ ol>(-^^Law.3\ iJ^.a3)_j k_>^*3l ^XjI^L? Jj j.>LJÌ (j*mXj]j& (jLI^Xvj *C l—j-^* CJV.^*w.l\ £a7 ù ùjAjXsr ^ ù^Iàia»;. *jQ.i ùlLa)..wJI s cAIa\*wJI (J^ajc^_ ò"* (jUaXwJj L_jìi^/o J W^\j O"”0 f-2^-5 43^ ^-ì\j^\i c_-a^j-»I_j ^.À,wyJ\ ÌL_ crdL yhy&A^\^ «LtìJ ^_J O"^ <'^—&j\£’^ Àr~ 0®£* ^_3 ù*^ U\ £a^ (J^ _^3i 4r- go^lj jj.x> ^\} cIIaAJÌ ^U_j iiji>>^3\ Uk-c^-AST^j 4j^aÀ^\3Ì £aT- u^j L_^*\j |»^C^Ij ^Vo Jj òjj.*asT' (j.J>^àr. UaXwJ 1 UJ W (JOJ%Ù\ (j./0 Òj.à5C^- j-ff\^3! Ù*aÒj-SaJ ^) ^*0!* uÌ J1* ;j cJ**-* ti ^ ù\i^£ ^3 ^aÒ <*J j L> — \B — u/ 4r- CrU^La-o .^ySk!^ i__ S}^ Cr^ó £*£ i>—-/0 ;JÌj U k-óJT |X=^ ci pvWU ^2*. \C i_j(\i»^ ù'tj Q--0 ùcfcN) j c^^lJ 4- |5 SkA^laJ % $ &j\£ y.—£ ^**1^ ij^sr. <)c*i V. wJ C>j.AÀ*wì ^KaÀ^ "ìij U*Lò (j! j*j\j QVoLa^ Vw&31 4Àa* ^L« yW*£ »_Sji3 «Ass^uò ^.sst^aJL ^^ia,w*31 (j\j t—>.*3"^ j*^K***J) ^a-Xp »\c\ «Uas* JjAwjii »—^v5 ^sS \jhw )j\a* jjia*»S\ ofo ^asr^Àilj i^j'l^j #U UJ (S *x! \ ìì_m s) ! Ja> .j UJ (j-<_5 ^^aaaawI JajJJ ^»frrJcK1\ Jv—ft.1^* »(X^ 4^Wj Ài! yLsrj ^XacLàaI I Q—o A.aa^? £j!j ^.JjLaj L^aÌ 4>jj.à,{) Jyai)jj ^Jua3jj CTwJi UJ Cry^MAJj 4aÀ£ 4jUj \ 4a.w ^U lj 1 j.*m£ ^*3a> v—(J^Lj JilÌai\ L_j\k5 (gfjjà.^ vj^À^a* vwÀi'ìj ^h0j aX> cru UJ ^n\c s ii cs iXj Jasr iJjj l^»^naa3'j I (/^■A-àasr J-ase^ iSL- iù\ia*3\ 0\<\3Lj \j.i\>5* ut ìxà^) q-o 4L> £“*?■ Cr* & j.*à^ q-o Jejìaà» ù^)i ù^ <*a&^)1 i—^aS^ j.*à>" v_-naS^j Ji j Csjtès» 6 5J\P * ji^. 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O"* J} ^ ÙjÀiijó q.4 Aj i_- cs“ £*2 (j-* La LàAc ^.^Aa£ Ù^" (j\ L#\_5 5^A*il uO^Xi) l—| LjI ^5 «*aÌ l_A.Ì£ LàaXc ^^3 A^^aJ ^.<«\ ^#-5 Ó^^iwiOvJ IaXaaO ^AjS IAaSÀ/o (j\^ ù) Lu^<* ^-ÀaT ^b! lj*3^)o Q.£ | VaÀJ.3 JjM òjtei ò\ ^^aaC 4^fc_^aJ> Le) Vàaa^ Jj&ì \i<>ò^ ^A.U jx> \j£jjXf {$&* j) X*À j ^ UaXj^J UjÒ^/O £j* | L-à-3 1 òj.xx^j Li^l &« VULxìj (^/o li\ lÀAÒ^i ^.3 lui fe- L$࣠(jmLà3.) IgÀ* (sic) i)jj *& (jì AljttfùJ! 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