ggjgy^ blioteoa geno'J^/ atti della società ligure di storia patria Volume LXXIV — Fascicolo I VITO VITALE Testimonianze di A. Virgilio e R. S. Lopez Bibliografia critica di T. O. De Negri con contributi di G. Oreste e N. Calvini GENOVA - NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ PALAZZO MCMLVII LIGURE DI STORIA PATRIA TURSI . ■ . ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Volume LXXIV — Fascicolo I VITO VITALE T estimomanze di A. Virgilio e R. S. Lopez Bibliografia critica eli T. O. De Negri con contributi di G. Oreste e N. Calvini GENOVA - MCMLVII NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO TURSI PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA ISTITUTO GRAFICO BERTELLO — BORGO S. DALMAZZO (CUNEO) PREMESSA Vito V\tale si è spento dopo aver terminato il « Breviario » con cui intendeva, tra l'altro, lasciare una testimonianza e una sintesi di quasi un secolo di lavoro della Società Ligure di Storia Patria. L’opera, per sua natura diversa dalle altre scientifiche ed erudite pubblicate negli « Atti », non poteva essere accolta in quella collezione ; e fuori di essa ha contribuito in maniera peculiare alla divulgazione della stona genovese criticamente fon* data anche oltre la cerchia ristretta dei cultori specializzati, nel più. vasto quadro delle persone colte, conferendo in tal modo alla Società, cui l’opera è dedicata, un lustro nuovo ed una più fresca vitalità. D altra parte il V tale in 25 anni di ininterrotta dedizione alla « Storia Patria » ha dato ad essa il più e il meglio della sua vita e della sua opera di storico. Sicché è apparso giusto e doveroso assegnare il primo fascicolo del volume degli Atti con cui la Società si accinge a celebrare il suo primo centenario di vita ad una rassegna della sua varia e complessa attività. La rassegna ripete, in sostanza, con emendamenti di scarso rilievo, quella testé pubblicata dal Bollettino Ligustico (Anno Vili, 1956 — ma 1958-fasc. 4); ivi alle «testimonianze » di Agostino Virgilio e di Roberto S. Lopez sl aggiungevano quelle di Emilio Pandiani e di Criuseppe Piersantelli, più personali e per così dire «private », che in quel periodico, più che nei nostri Atti, trovavano opportuna collocazione. Anche la «Rassegna Critica », redatta da Teofilo Ossian De ATegri con animo vorremmo dire affettuoso, e pertanto aneli essa a volte vivamente personale, potrà apparire a taluno qualcosa più che un quadro rigidamente informativo e obbiettivo, pur senza attingere mai alla retorica della celebrazione. Ala riteniamo di accettarla, per la cortesia del Bollettino, così com à nata, nella sua genuinità, perchè meglio rispecchia la complessa personalità dello storico che certo trascende, nel suo valore globale, il giudizio che può derivare da un semplice esame critico dei sin* goli contributi. LA PRESIDENZA ' AGOSTINO VIRGILIO P residente «Mi sia infine concesso dedicare questa mia ultima fatica alla città di cui da oltre quarant anni mi sento figlio devoto e alla Società Ligure di Storia Patria, con la quale, prossima ormai alla celebrazione centenaria, da un quarto di secolo ho immedesimato la vita ». Così conchiude Vito Vitale la prefazione al « Breviario » della Storia di Genova, riassumendo nella consapevole vigilia della sua fine i sentimenti che lo legavano a Genova e alla nostra Società. Di Genova Egli poteva a buon diritto dirsi figlio devoto. Giunto fra noi nel 1913 Egli seppe con meditata dottrina e con quella suadente parola che era Suo naturale dono, aprire a generazioni di giovani gli affascinanti orizzonti della storia e guidare con sicuro consiglio e preziosa assistenza gli universitari, che potevano rappresentare una speranza per l’avvenire degli studi che gli erano cari, a tutti offrendo con impareggiabile generosità il contributo della sua profonda conoscenza. Ancor giovane d’anni, ma maturo negli studi, Egli sapeva che la nostra non era una storia municipale, ma quella di un popolo che, pur indocile e spesso riottoso nell’ambito dei suoi ordinamenti interni, aveva saputo dominare con le ardite iniziative quel mare che ormai da secoli rappresentava il fulcro e il punto d'incontro delle forze creatrici della civiltà; ma qui vide quale ricchezza di elementi erano offerti alla indagine e alla rielaborazione critica della nostra storia : l’Archivio distato fedele custode di una vastissima documentazione, le Biblioteche provvidamente conservatrici di codici e di manoscritti ed infine la Società Ligure di Storia Patria che dalla sua fondazione, per opera assidua di uomini che dello studio delle nostre memorie facevano la ragione di vita del loro intelletto, raccoglieva nei suoi Atti le sparse vestigie della nostra storia. Questo il fecondo terreno sul quale Egli iniziò e condusse il suo lavoro di assidue ricerche e di studi. Nella bibliografia dei suoi scritti raccolta in queste pagine, con amorosa cura da amici devoti, che con Lui collaborarono, appare la vastità dell’opera compiuta, alla quale Egli diede l’ultimo suggello in quel «Breviario» corredato di una preziosa Bibliografia, che riassume le vicende della nostra città dal tardo 900 al 1814. Entrato a far parte del Consiglio Direttivo della Società Ligure di Storia Patria assunse nel 1931 funzioni esecutive quale Segretario; in tale ufficio successivamente confermato, tale rimase anche attraverso la tra- — 8 - sformazione imposta, ope legis, alla nostra compagine sociale, sino a quando, dopo breve reggenza quale Commissario della cessante Deputazione di Storia Patria per la Liguria, Egli fu eletto Presidente della nostra Società ricostituita con gli antichi ordinamenti. In tutto questo periodo Egli fu veramente l’animatore della vita sociale; e noi lo rivediamo quale «genius loci» nelle nostre sale sullo sfondo degli scaflali gravi di volumi, che coprivano da pavimento a soffitto le pareti della nostra vecchia sede di Palazzo Rosso, al tavolo dal quale, mentre lavorava assiduamente alle sue opere, guidava la vita della Società. La sua ammirevole operosità e la crescente sua affermazione nel campo degli studi di storia genovese, furono elementi determinanti del- 1 intensa attività scientifica della nostra Società. Videro infatti la luce in questo periodo quattordici volumi di Atti (dal LIX al LXXIII), tre volumi nella serie del risorgimento, due importanti opere in edizione a parte («il Palazzo del Comune» di Grosso e Pessagno e il «Breviario» del \ itale) e 1 inizio in 6 volumi e 11 tomi oltre la introduzione, dei Notai Liguri dei Secoli XII e XIII. Di quest ultima iniziativa Egli fu tenacissimo assertore. La trascrizione e la pubblicazione dei più antichi atti raccolti nei protocolli notarili esistenti nell Archivio di Stato di Genova, gli apparivano necessarie per sottrarre gli originali alla usura della consultazione, che affretta quella implacabile del tempo, e per offrire facilità allo studio della vita medioevale genovese anche nel suo tessuto economico e giuridico. Egli si rendeva conto che il lavoro di trascrizione degli atti, sempre più numerosi col procedere del secolo XIII, e le relative spese di stampa potevano rappresentare serie difficoltà alla continuazione dell’opera, ma confidava che la ormai riconosciuta utilità dei volumi già editi avrebbe richiamato concorso di volentorosi trascrittori e di generosi finanziatori. Dagli studi severi, volgendo lo sguardo a tempi ormai tanto mutati, Egli si rendeva conto che occorreva diffonderne i risultati presso un più largo pubblico. Accolse e partecipò quindi alle nuove iniziative che a questo fine tendevano: le conversazioni di «Storia Nostra» promosse in unione alla Sezione Genovese dell’istituto di Studi Liguri, alle quali partecipò personalmente finché gli fu possibile, la pubblicazione, sotto gli auspici della Società, del « Bollettino Ligustico », al quale diede sino agli ultimi giorni della sua vita assidua collaborazione, ed infine il «Breviario» che fu l’ultimo suo dono a Genova alla quale lo legava ormai devozione filiale. Costretto a casa negli ultimi anni dalla infermità che gli impediva di affrontare la fatica delle scale, il suo pensiero correva costantemente alla Società e alle sue vicende e particolarmente lo preoccupava il trasferimento della Sede a seguito del nuovo assetto di Palazzo Rosso. La impossibilità in cui si trovava di dirigere personalmente la sistemazione della Biblioteca nella nuova sede provvisoria era per lui ragione di vivo rammarico, anche perchè temeva che l’ordinamento nei nuovi locali non consentisse la necessaria effìcenza a questo insostituibile strumento di studio. Da questa ansiosa sollecitudine traspariva quel sentimento, non sapremmo se paterno o filiale, ma certo profondamente intimo, che affiora nelle commoventi parole, da noi richiamate, che chiudono la prefazione al « Breviario » e potremmo dire la sua vita poiché furono le ultime da Lui scritte. Rivediamo Vito Vitale nello studio della sua casa vigilato dal grande ritratto del suo maestro, Giosuè Carducci, e circondato dai ricordi lieti e tristi della sua vita familiare, sorriderci sereno quando ad ogni nostra visita entravamo nel suo sacrario. Era come sempre al tavolo, tra i suoi libri e i fascicoli delle schede frutto di quarant’anni di assidue ricerche; posava la penna che sino a quel momento aveva coperto dei suoi minuti caratteri i grandi fogli sui quali scriveva, per noi, il suo « Breviario ». Intravvedendo nei nostri occhi il bagliore di una interrogazione, Egli ci porgeva con la bellissima mano, usa a toccare con squisita delicatezza i documenti "consunti dal tempo, il foglio ultimo scritto, quasi per rassicurarci che il lavoro, completamente maturato nell’ intelletto, procedeva spedito verso il suo compimento. Dalla pagina balzava il personaggio o l’avvenimento che in quel momento interessava il suo scritto e diventava 1’ argomento della nostra vivace conversazione così ricca da parte sua di notizie, di richiami, di giudizi che avrebbero arricchito interessanti pagine, ma che purtroppo rimangono soltanto nel nostro ricordo. E spesso s’affacciava nelle sue parole quello che noi chiamavamo «il suo diavoletto polemico », che nella Sua vita Egli non aveva mai saputo trattenere. Il «Breviario» fu, come Egli scrisse, la sua ultima fatica, ma noi rivolgendo il ricordo a quei giorni in cui si effondeva il suo intimo compiacimento per 1’ opera che stava compiendo, pensiamo che questa fu la consolazione degli estremi anni della sua vita. Deposta la infaticabile penna, le condizioni della sua salute, in breve giro di tempo declinarono; ma l’intelletto rimase lucido e pronto ed Egli ebbe ancora la gioia di sfogliare sul suo tavolo i primi sedicesimi di quest’opera che consacra il « lungo studio e il grande amore ». Quando chiuse gli occhi alla luce poteva serenamente ripetere a se stesso il biblico: «cursum consummavi fìdem servavi». NOTIZIE BIOGRAFICHE ESSENZIALI Nato a Portogruaro (Venezia) l’8 dicembre 1876 da padre oriundo pugliese, fa gli studi secondari a Venezia (Convitto Nazionale e Ginnasio Liceo Foscarini). Frequenta l’Universitó bolognese (1895-1899) attratto dalla personalità del Carducci, e si laurea in storia medioevale con Pio Carlo Falletti (v. Rassegna bibliografica, P. I, n. 2). Entrato nell’insegnamento secondario nel 1900, ricopre per un anno la cattedra di storia nella Scuola Normale di Petralia, quindi nei Licei classici di Trapanie di Cagliari e, per dieci anni (1903-1913) nel «Davanzali» di 'Frani. Dal 1913 al 1940 insegna storia al Liceo «Cristoforo Colombo» di Genova, ed esercita per molti anni le funzioni di Vice-preside. Nel 1913 ottiene la libera docenza in Storia medioevale e moderna, che eserciterà presso l’Universitù di Genova tra il 1937 e il 1946 tenendo corsi di Storia del Risorgimento, di Storia delle esplorazioni geografiche e di Storia medioevale. Consegue nel 1912 il premio ministeriale deH’Accademia dei Lincei, nel 1933 il premio di incoraggiamento, e nel 1940 il premio annuale della classe di scienze storiche dell’Accadcmia d’Italia. - 10 - Segretario della Società Ligure di Storia Patria dal 1931 (e Deputato della «Deputazione» dal 1935), organizza, tra l’altro, in tale veste, la pubblicazione dei «Notai Liguri del secolo XII » col concorso scientifico del «Department of History » dell’Università di Madison, Wisconsin. Nominato nel 1946 Commissario della Deputazione di Storia Patria per la Liguria dalla Presidenza della Giunta Centrale per gli Studi Storici, è eletto Vice-presidente e poi Presidente della ricostituita Società Ligure dalle assemblee dei Soci dell’Aprile e poi del Giugno del 1947. Muore in Genova 1*8 aprile 1955. Membro effettivo dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, corrispondente delle Deputazioni di Storia Patria di Torino, Milano, Cagliari, fisenze, Bari e i altre Società scientifiche. CORSI UNIVERSITARI Storia del Risorgimento Il problema delle origini del Risorgimento e le soluzioni proposte. Università di Genova, 1937-38. L'Italia nell’età napoleonica nei rapporti col Risorgimento 1938-39. L'età napoleonica nei suoi rapporti col Risorgimento (1199-1815). 1939-40. Storia delle esplorazioni geografiche 1 viaggiatori e navigatori italiani dei secoli XIII e XIV. Università di Genova, 1940-41. Da Marco Polo a C. Colombo. Il contributo italiano alle esplorazioni geografiche nei secoli XIII-XV. - 1941-42. I viaggi e le esplorazioni marittime dei secoli XIII-XV. — 1942-43. Storia medioevale Federico II e le Repubbliche marittime. — Università di Genova, 1943-44. Cristiani e Musulmani nel Mediterraneo all’età delle Crociale. — 1945-46. Lezioni di storia del Risorgimento. — A cura della federazione Magistrale Ligure Nicolò Tommaseo, Genova, 1925, pp. 202. ROBERTO S. LOPEZ L opera storica di Vito \^ital< Nato nel Friuli, iniziato agli studi storici a Bologna, giunto alla monografìa di grande mole in Puglia, Vito Vitale fu e rimane sopratiutto, nella nostra memoria, lo storico municipale genovese, uno della grande famiglia che comincia con Caffaro e si prolunga di generazione in generazione fino al Belgrano e al Desimoni, i suoi immediati predecessori nel secolo scorso. La storia della Superba era come il suo regno, che egli amministrava con modestia ma con vigilanza, pronto a spalancare le braccia a ogni apprendista onesto e a festeggiare ogni nuovo operaio, ma insofferente di borie vane e di improvvisazioni alla leggera. Noi tutti, soci della Società Ligure, lettori del «Bollettino Ligustico», amatori del passato, del presente e dell’avvenire di Genova, siamo stati suoi sudditi, ammiratori e amici ; e non vi è tra noi chi si senta di impugnare la penna del critico per giudicare un’opera calda ancora della sua attraente personalità. Ma l’avvocato Virgilio e il professor De Negri si sono rivolti a me, certo perchè sono tra i più vecchi ai quali il nostro Presidente ha messo in mano i ferri del mestiere — fin da quel mattino più di venticinque anni lontano, nel quale mi presentai a Vito Vitale per chiedergli se la vita di Benedetto Zaccaria potesse offrire un buon soggetto per la mia tesi di laurea — e per non deludere gli amici presenti, vincendo la commozione, farò non una critica, ma una breve rievocazione dell’opera dell’amico scomparso. Nella produzione copiosissima non vi è forse momento nè aspetto della storia genovese che non sia stato trattato, così come non vi è scritto altrui che non sia stato recensito purché recasse un qualche contributo alla conoscenza del nostro passato cittadino. Di questa padronanza illimitata sono testimonianze le molte voci dcll’Enciclopedia Italiana (e specialmente l’articolo «Genova», mirabile esempio di ricostruzione breve, ma lucida, meditata, piena di spunti suggestivi), il prezioso saggio bibliografico « Gli studi di storia ligure nell'ultimo ventennio» (1918-1938) le recensioni egli articoli sparsi in otto o dieci quotidiani politici e periodici storici d’ogni genere, dal «Giornale di Genova» alla « Nuova Antologia », dalla «Bivista Storica Italiana» al «Bollettino Ligustico». Non per vanteria, che sarebbe stala del tutto aliena dal suo carattere, ma per avvalorare le lodi tributale a un giovane (il Giaccherò), egli aveva potuto affermare di «aver letto tutto, o quasi, ciò che da quarant’anni era stato scritto» sulla storia di Genova. Il lavoro che lo occupò e lo rasserenò negli ultimi anni, il Breviario della storia di Genova scritto cento anni dopo la Nuova storia — 12 — della repubblica di Genova del Canale e licenziato alle stampe per celebrare il primo centenario della fondazione della Società Ligure di Storia Patria, doveva appunto sfruttare questa eccezionale ricchezza di letture per ricapitolare il progresso compiuto nell’ultimo centennio e per coronarlo con le conclusioni maturate dall 'autore stesso in tutta una vita di studio. Il Breviario ci si annunziava come il regalo del Presidente alla vecchia e sempre giovane Società che festeggiava il proprio compleanno. E’ uscito invece come il testamento spirituale dell’uomo la cui assenza ha mescolato alla celebrazione una nota di amarezza profonda. Nessuna età della lunga storia genovese gli era ignota, ma le sue preferenze andavano naturalmente a due periodi cruciali : 1’ apogeo della giovinezza comunale (quello che in una bella conferenza, stampata poi negli «Atti della Società Ligustica di Scienze e Lettere », egli chiamò «il momento eroico della storia genovese» e, in un’altra conferenza per i Rola-riani, « l’età eroica »), e il canto del cigno dell’indipendenza genovese, la Repubblica Ligure. In quest’ultimo periodo, è vero, Genova era del tutto scaduta dalla potenza politica ed economica della quale serbavano ancora qualche traccia perfino i secoli più sconsolati del periodo che si suole chiamare della «decadenza». Nel suolo impoverito cominciavano però a germogliare i semi di una nuova vita; il tramonto della libertà cittadina preparava l’aurora della libertà italiana. La monografia più lunga che il Vitale abbia dedicata a Genova nel prerisorgimento e nel risorgimento italiano non è forse la più felice tra le sue: Onofrio Scassi non era una figura di sufficiente rilievo per servire da centro a la vita genovese del suo tempo, al quale il sottotitolo richiamava l’attenzione. Ma quanti scorci inattesi e rivelatori, quanta sicurezza d’informazione in quel libro e nei numerosi saggi e articoli che gli fecero sèguito ! Se non m’ inganno, il Vitale accarezzò per molti anni l’idea di scrivere un’opera d’insieme sul periodo della Rivoluzione Francese e dell’impero, forse prendendo le mosse da quella rivoluzione del 1746 alla quale aveva dedicato pagine di molto buon senso; e facilmente avrebbe potuto portare avanti la narrazione sino ai tempi di Giovanni Ruffini, un’altra delle molte figure genovesi sulle quali si era proficuamente soffermato. Il progetto non fu messo in esecuzione, ma a chi voglia riprenderlo i documenti e i saggi del Vitale serviranno da guida. Opere d’ insieme di prim’ ordine gli suggerirono le gesta dei primi secoli di espansione. La più importante, o per Io meno la più vasta nel disegno e nelle proporzioni, è II Comune del Podestà a Genova, che venne scritto in gran parte prima dell’ ultima guerra per la serie monumentale dell'istituto per la Storia di Genova, ma non potè uscire se non nel 1951, grazie all’intervento di chi presiede alla casa editrice Ricciardi. Se l’interruzione della serie va aggiunta al cumulo di debiti lasciati dalla bancarotta della dittatura, lo svincolarsi del Vitale dal piano prestabilito non è stato senza qualche vantaggio : non soltanto perchè 1’ autore ha potuto tener conto di pubblicazioni più recenti, ma anche perchè si è sottratto ai limiti che la coesistenza di studi monografici su aspetti particolari (per eccellenti che fossero) aveva imposto ai tre volumi già usciti nella serie. Più che a questi tre il Comune del Podestà si può paragonare ai volumi ancora anteriori^del Caro sul periodo del doppio capitanato del popolo, e dell’imperiale sui tempi di Federico II e di Jacopo d’Oria ; ma supera questi ultimi per l’abbondanza di informazione e la profondità di interpretazione, - 13 — e quello del Caro per la ricostruzione efficace dell’ambiente e la vivacità dello stile. Politica ed economia, vicende interne e rapporti con 1’ estero, conquiste terrestri e spedizioni marittime sono trattate con sapiente equilibro e con richiami continui a fonti inedite, che mostrano la sintesi londata su basi straordinariamente solide. Poco prima del volume che aveva per protagonista Io stato di Genova, ne era uscito un altro sulla lolla dei Genovesi : Vita e commercio dei notai genovesi, del quale purtroppo la prima parte sola fu portata a compimento. Soltanto nell apparenza più leggero dell’ altro, questo saggio rappresenta nell arte del Vitale quello che si direbbe in musica un «pezzo di bravura», 1 Esultate nell Otello di Tamagno. Innamorato dei cartulari notarili, ai quali aveva dedicato anche altre belle pagine, il Vitale era capace come pochi altri lorse, come nessuno al di fuori di lui — di spremere il succo piccante e aromatico, tragico e idilliaco che scorre sotto la scorza rude della prosa legale. «Tutto un mondo vario e interessante», ripeteremo con lui, « pieno di curiosità e di fascino, un mondo senza troppi veli e pudori, che metteva in carta tutti gli impegni di qualunque genere e del quale il notaio era cosi il depositario e il confidente ». Scelte e ordinate con discrezione e con gusto, le confidenze gli permisero di dipingere un quadro della vita privata genovese dei secoli XII e XIII piacevole ed istruttivo, più ancora dell’opera analoga del Belgrano, pur altamente meritoria, degno di essere messo a lato delle ricostruzioni che il Tamassia, il Frati, il Ribbe, il Langlois, il Trevelyan e la Power (per citare soltanto alcuni tra i maggiori) ci hanno dato della vita privata italiana, francese e inglese nel basso medio evo. Peccato soltanto che un proto distratto abbia lasciato passare refusi inoffensivi ma talvolta esasperanti come quello che converte in Baldi il buon Balbi, autore del dizionario più popolare del tempo. Non tocca a me ricordare l’opera infaticabile di animatore che il Vitale compiè per la pubblicazione dei Notai Liguri dei secoli XII e XIII, reclutando in Italia finanziatori e collaboratori, e mantenendo con studiosi forestieri contatti preziosi anche per il contributo che recavano alla buona volontà internazionale. I contatti si sono ripresi dopo la guerra, ma le trascrizioni che il Vitale aveva preparato per i Notai Liguri sono andate smarrite; credo senza rimedio. Sono invece uscite, non nella collezione ma negli Atti della nostra Società, centinaia di Documenti e Nuovi Documenti sul castello di Bonifacio nel secolo XIII, che insieme con gli articoli dedicati dallo stesso Vitale a illlustrarli gettano sull’avamposto genovese in Corsica una luce più viva che non si abbia per alcuna colonia di Genova salvo Pera e Caffa. E se queste due ebbero una storia molto più brillante, Bonifacio ha un interesse tutto speciale per la traccia durevole che vi impresse la madrepatria, per i ricordi di una famiglia Bonaparte, e soprattutto per l’ambienle rude e pittoresco di mercanti, marinai, pirati e pastori. Al medesimo genere di studi appartengono varii articoli sull’espansione genovese in Sicilia, più brevi ma spesso importanti per la novità delle notizie e l’acume del commento (come, per esempio, Le relazioni commerciali di Genova col regno normanno-svevo e Genovesi colonizzatori in Sicilia nel secolo XIII), e, per un’epoca un poco più tarda, l’edizione degli Statuti e documenti sul governo del Banco di San Giorgio a Famagosta che ci mostra gli sforzi del Banco per salvare la colonia « in articulo mortis». Finalmente ricorderemo l’edizione de Le fonti del diritto marittimo ligure, quasi tutte già pubblicate da altri in altre sedi, ma rese più — 14 — facili a consultare in un solo maneggevole volume e arricchite di una buona introduzione storica. Dopo i cartulari notarili, e analoghi ad essi per la tendenza a sottolineare la vita economica accanto a quella politica, i dispacci e le relazioni dei rappresentanti di Genova all’estero hanno particolarmente attirato l’attenzione del Vitale. Un grosso volume pubblicato negli Atti della Società Ligure contiene un inventario provvisorio di tutti i documenti del genere che si conservano all’Archivio di via Tommaso Reggio: nella congerie di dati e collocazioni raccolte da un uomo solo, con pazienza da certosino, non sarà stata evitabile qualche lacuna e qualche svista, ma il manuale ha già servito e servirà in avvenire a orientare gli studiosi in quello che fino allora era slato un labirinto inesplorato. Un volume ancora più grosso di Dispacci degli ambasciatori genovesi a Parigi {1787-1793), pubblicato nella «Miscellanea di Storia Italiana», porta un contributo notevole alla conoscenza della Rivoluzione francese e delle sue ripercussioni in Italia. Una monografia più piccola, ma succosa, su La diplomazia genovese ci fornisce un’antologia delle fonti (in gran parte inedite) e la correda con una introduzione che sottolinea il valore e tratteggia le caratteristiche, già indicate più succintamente dal compianto Morandi, degli scritti lasciatici dagli ambasciatori e rappresentanti genovesi. Se agli studi che abbiamo ricordato aggiungiamo gli articoli più brevi di argomento genovese (ce ne sono tanti!) e i volumi dedicati alla storia di altre regioni (la Puglia, la Sardegna, Bologna) e alla figura del Guicciardini; se d’altra parte consideriamo che Vito Vitale non fu un erudito misantropo e assente ma diede molto alla famiglia, agli amici, agli scolari, alla vita sociale, ci meravigliamo della potenza di lavoro di queslo uomo che non era mai troppo occupato per far quattro chiacchiere, ne troppo assorbito per rifiutare una lieta riunione. Tanio più che le sue innumerevoli pubblicazioni, anche se ineguali per ampiezza e profondità, non erano mai trascurate nella forma o nel contenuto. Vitale era un borghese dell’Ottocento, con le grandi virtù e le piccole manchevolezze di quella classe e di quell’età, appena modificate dall’esperienza degli anni maturi nel secolo che corre. Non gli faceva difetto l’immaginazione, e sapeva infondere un senso poetico nella sua prosa garbata, quando il soggetto lo richiedesse: ma, allevato nella scuola del realismo, teneva i piedi ben piantati nel suolo. La deprecazione del « clangor di trombe retoriche » ricorre nei suoi scritti come un ritornello; e per ogni affermazione del testo c’è a piè di pagina la nota col riferimento alla fonte. Il timore di avventurarsi al di là del terreno perfettamente conosciuto lo trattenne forse più di quel che sarebbe stato desiderabile: fino agli ultimi dieci, venti anni della sua vita non osò cimentarsi in opere di sintesi vasta, neppure nell’ambito municipale; e sempre, anche negli ultimi anni, evito quanto poteva i raffronti con la storia di altre città e altri paesi, le punte nei campi che non fossero la storia politica ed economica dove si sentiva meglio a suo agio. Ma il disappunto che può arrecare questa modestia, forse eccessiva, è compensato ampiamente dalla certezza che non ci sono etichette vistose su bottiglie vuote, che il vino è casalingo ma puro. Non epico ma — se mai — lirico il temperamento del Vitale, che come i migliori della scuola realista borghese ci avvince soprattutto per la simpatia contagiosa che egli prova per gli uomini, qualunque siano le loro idee. Notai e mercanti, agitatori e ambasciatori, nobili e pezzenti, lemmi- / - 15 - nelle e colossi rivivono nelle sue pagine, ritratti con amore non disgiunto da una bonaria ironia. E con loro, per loro risorge la repubblica genovese, non adulata ma compatita nelle sue debolezze e forse troppo secondata nelle sue pretese: perchè il Vitale, pur nella sua scrupolosa onestà, non era insensibile al patriottismo retrospettivo di quanti hanno dedicato anni alla storia di uno slato che fu. Godeva quando gli riusciva di dar ragione ai Genovesi nelle vecchie contese, facendo sue le molto dubbie rivendicazioni di Nizza e della Corsica anche quando sarebbe stato meglio evitare fin l’apparenza di appoggiare rivendicazioni moderne. Ma era soltanto un’apparenza; non per il Regime Fascista ma per la Repubblica di San Giorgio avrebbe rivendicato volentieri anche Caffa e Trebisonda e_ perchè no? — l’America di Cristoforo Colombo. Ambizioni innocue, che non possono incrinare l’armonia tra gli studiosi di tutto il mondo, e sono naturali in chi si immedesimi col passato. Una delle ultime volte che salii le scale vertiginose della casa di via Sant’Ugo, accaldato ancora per aver disceso quelle dell’Archivio di Stato, raccontai a Vito Vitale una piccola scoperta che avevo fatto poche ore prima: il banco di Guglielmo Leccacorvo, colosso della finanza genovese ducentesca, Jalli nel 1259. Il Vitale sobbalzò nella sua poltrona, come se gli avessi comunicato che aveva chiuso gli sportelli la banca dove aveva tutti i suoi risparmi; ma si rimise un poco quando gli dissi che il Leccacorvo aveva promesso ai creditori di pagarli al novanta per cento. Caro, indimenticabile amico: i suoi impegni più grossi erano al banco della storia, e li onorava al cento per cento. La malattia lo colpì inesorabile quando appena aveva terminato la stesura del Breviario da lui promesso; e si addormentò con la coscienza tranquilla. Spirito laico, ma credente — come tanti borghesi dell’Ottocento — si era guadagnato il diritto di dire: Et nunc dimittis servum tuum, Domine. ' TEOFILO OSSIAN DE NEGRI BIBLIOGRAFIA CRITICA degli scritti di Vito Vitale - 19 - L’elenco degli scritti di Vito Vitale è stato pubblicato già dal Bornale in Boll. Storico Bib'.iogr. Subalpino, /.9.17, pagg. ‘265-277, in una serie rigidamente cronologica, e qua e là lacunosa, di titoli delle opere e degli « estratti* tra cui figurano gruppi di recensioni affastellate secondo un criterio puramente occasionale, mentre il complesso delle « voci » dell’ Enciclopedia Italiana vi appare scomposto arbitrariamente in manipoli per anno. Noi ci siamo studiali di eliminare le lacune e i difetti di impostazione di quell’elenco, pur utile per una prima visione di insieme, ridistribuendo le opere monografiche in una triplice serie, degli scritti anteriori alla venuta a Genova del Vitale, di quelli di gran lunga più numerosi di storia genovese, e dei pochi di carattere più generale. Abbiamo inoltre costruito ex novo la serie delle recensioni, spesso non meno interessanti per una compiuta conoscenza detl’atlivilà storiografica del Maestro, ed abbiamo steso una nota sommaria sulla sua attività pubblicistica che sembra rivelare una vastità di interessi insospettala nel più largo quadro della storiografìa generale Peraltro di molli articoli minori che hanno diretta attinenza con gli scritti scientifici facciamo cenno, in note a piedi pagina o nel contesto, nel corso stesso della rassegna (Parti I e II). Per il gruppo genovese dividiamo la materia in due successivi momenti: Medioevo, ed Età Moderna e Contemporanea (con distinto riferimento al problema córso, all'elà rivoluzionaria, al Risorgimento), seguendo per ciascun settore, per quanto possibile ed opportuno, la successione cronologica, che esprime in qualche modo anche la genesi e la connessione intima dei lavori e quasi la evoluzione del pensiero stesso, e certo del metodo, del Vitale. Nella sua operosità si rilevano due soste profonde, la prima con la venuta a Genova e la Guerra Mondiale, e l’altra, più breve, ma totale, con l'ultima guerra, tra e ’iS. Si può anche rilevare come poco numerose, a parte le raccolte di fonti e il * Breviario*, siano le opere di sintesi e le monografie maggiori (Trani..., Onofrio Scassi, Il Comune del Podestà, Vita dei Notai..., Guicciardini). Ma è dal «pulviscolo* dei contributi minori e minimi (non ultime le recensioni) che nascono e si formano, in una assidua indagine in profondità e sulle fonti, le opere di più vasto respiro : e noi amiamo inserire nel quadro senza distinzione, neanche formale o grafica, opere maggiori e minori, perchè non venga a mancare la rappresentazione, immediata di una continuità di lavoro, di una vita tutla data alla * storia*, senza deviazioni e senza pentimenti, quale essa è apparsa a noi attraverso l'assidua lettura, nel ricordo vivo della figura del Maestro. COLLABORAZIONE Per la redazione della prima parte (Monografie) mi son valso liberamente di schede di Nilo Calvini (Diplomatici; insurrezione del 1716: nn. 31-32; 66, 68-71; 73-78) ed in maggior misura di Giuseppe Oreste (A. Doria, Corsica, Risorgimento: nn. 64, 65; 79-84; 88-90, 95-103, 106; 108-113), al quale ultimo spettano anche alquante notizie della parte II (Recensioni; v. nn. 16, 19, 45,56,58, 74. 76,83, 88.90, 91, 97, 102, 103, 109, 110, 112, 113, 117, 125). Dobbiamo alla cortesia della Famiglia Vitale la segnalazione di molti dati bibliografici e l’aver potuto consultare scritti minori non facilmente reperibili. — 20 - Farte I - MONOGRAFIE * A - Scritti vari e di storia pu^fiese (1901-1926) 1 — Bernabò Visconti nella novella e nella cronaca contemporanea. — Arch. Stor. Lombardo, 1901, pagg 261-285. La singolare figura di un principe a un tempo crudele e giusto, e pure a volte capricciosamente faceto e mattacchione, emerge ricca di sfumature dalla cronaca e dalla novella contemporanea. L'intelligente raccolta delle fonti, la garbata misura nella esposizione (accuratissima, ansi ricercata, nella chiara imitazione del grande Maestro bolognese), l’argu2ia velata di opportune reticenze e la virtù di ricavare dalle disparate testimonianse una pagina di storia viva e un quadro di ambiente, rivelano già nel gustoso saggio giovanile molle delle doti che troveremo nello storico consumato della maturità. 2 — 11 dominio della Parte Guelfa in Bologna, 12S0-1327. — Bologna, Zanichelli, 1901, pp. 258, in 16°. Nel rifiorire di quegli studi parziali, fondati su documenti, che apparivano necessari per costruire su basi sicure la storia generale delle fazioni del Medio Evo, il V. inserisce il suo saggio, ordinato nella valutazione delle fonti e nella ricostruzione dei fatti, sul comune guelfo bolognese nei due periodi, interrotti da un breve ritorno dei Lambertazzi, che preludono all’avvento della Signoria. Tesi di laurea, ma lavoro già costruttivo. Cfr. sulla storia bolognese, non altrimenti ripresa, le Ree. 2 e 4. 3 — Una contesa tra Ancona e Venezia nel secolo XV. — Atti e Mem. R. Deput. di St. P. per le prov. delle Marche, N. S. I, I, 1904, pagg. 57-77. Nel quadro delle relazioni economico-politiche tra Venezia ed Ancona nel M. E., che il V. si proponeva di approfondire, questa nota preliminare esamina un piccolo tardo episodio del primo ’400-, la contesa insorta per l’aiuto dato da una nave anconitana ad altre turche in una azione contro navi veneziane nei mari di Levante (1429-1451). 4 — La difesa e gli ordinamenti militari della Sardegna durante il dominio spaglinolo e l’invasione francese del 1637 nell'isola. — Ascoli P., 1905, 8°, pagg. 96. (Ree. in RSI, 1905, p. 469-70). È la prima parte di una più completa illustrazione di tutta la vita civile della Sardegna sotto il dominio spagnolo rimasto incompiuto per il trasferimento del V. ad altra sede. Sono intanto cinque capitoli: la difesa di Cagliari, gli ordinamenti militari, la politica militare ed economica, il tentativo di invasione francese e gli ultimi anni del dominio spagnolo, elaborati sulle fonti archivistiche cagliaritane con diligenza ed acume. Appendice di 9 documenti. Cfr., su argomento sardo, la Ree. 1. 5 — Trapani nelle guerre di Carlo V in Africa e contro i Turchi. — Arch. Stor. Siciliano, XXIX, 1905, in 8», pagg. 70. (Ree.: P. Revelli, RSI, 1907, p. 49-50). Dai docc. della « Fardelliana » e dell’Arch. Comunale l'A. «sorprende» la costante disperata difesa dei Giurati di Trapani contro le imposizioni di nuovi tributi, e sulla scorta di manoscritti ed opere a stampa lumeggia quanto ebbe di più caratteristico la vita di questa e dell altre città costiere della Sicilia nel decennio 1535-1545, mentre correva il mare il «Barbarossa» e lungo il litorale si ergevano a guardia le torri che ancor oggi lo caratterizzano. Con 18 docc. inediti. ► ABBREVIAZIONI ASC - Archivio Storico di. Corsica. ASI - Archivio Storico Italiano. Atti SLi - Atti della Società Ligure di Storia Patria. BLÌg - Bollettino Ligustico. «Genova» - Genova, Rivista Municipale. Giorn. SLL - Giornale Storico e Letterario della Liguria. N. Antol. - Nuova Antologia. NRS - Nuova Rivista Storica. Racc. Lig. - Il Raccoglitore Ligure. RSI - Rivista Storica Italiana. RSR - Rassegna Storica del Risorgimento. Caf. - CalTaro, Genova. GG - 11 Giornale di Genova. Lav. - Il Lavoro, Genova. Sec. - Il Secolo XIX, Genova. - 21 - oO~> 6—11 * Libro Rosso» di Tratti e l'anlenlicilà dei suoi documenti. — Rassegna Pugliese di Trani, a. XXII, 1905, in 16», pp. 32. 7 — Un documento sulle relazioni tra VArcivescovo e le Città di Rarlelta e di Trani. - Rass. Pugliese, XXIII, 1907, pagg. 28. (Ree.: RSI, 1938, p. 360). ® ~ L’Impresa di Puglia degli anni 1528-1529 (Con [XXIV] documenti). — Nuovo Arch. Veneto, N. S. XIÌI, 1907, e XIV, 1908. (Estr. di pp. 168, Venezia, 1908, in 16°). (Ree.: G. Chiriatti, RSI, 1909, pp. 180-181.). 9 — Un giurista tranese del secolo XVI. Cesare Lambertini. Trani, Vecchi, 1909, in 8°, pp. 52. (Ree.: G. Chiriatti, RSI, 1910, pp. 40-42). 10 — Nobili e mercanti in Terra di Bari nel secolo XV. — Rass. Pugliese, XXV, n. 12, 1910, pp. 14. (Ree.: G. Chiriatti, RSI, 1915, pp. 166-167). Il gruppo degli studi pugliesi, frutto del primo e più fecondo periodo di attività scientifica del V , legalo a Trani e alle Puglie per un decennale soggiorno e per antichi affetti di famiglia, è ricco ed organico, e valse a procurare all’A. la docenza universitaria. Sono contributi preliminari o marginali, note d’archivio, discussioni sulle fonti — tutte anticipazioni dell’opera maggiore, che visibilmente il V. ebbe in animo sin dal suo arrivo in Terra di Bari — come lo scrilto sul Libro Rosso di Trani (6), la cui autenticità sostanzialmente conferma, contro i dubbi del Gabotto e di altri, sia per la prima e più importante sezione di docc. anteriori alla fine del sec. XV, sia per le due successive, di docc. coevi alla trascrizione generale del Libro (sec. XVI); — o l’illustrazione del documento tranese che permette di definire, sullo scorc o del ’500, precedendone di pochi anni la risoluzione, le lunghe contese tra l’Arcivescovo e II clero di Barletta (7), risalenti a incertezze giurisdizionali del primo M. E. ; e l’indagine acuta consente al V. di rilevare come la contesa ecclesiastica si risolva nella contesa delle città, in un tempo in cui le gelosie municipali, per l’assenza di ogni gara civile e feconda, si esauriva in mere competizioni formali. Del pari lo scritto sul Lambertini (9), ricostruzione organica ed attenta, su fonti e scritti frammentari, di una figura di giurista dominante nella vita tranese del ’500, e prima inadeguatamente apprezzata dagli stessi concittadini, nasce in margine alle ricerche di più vasto respiro; mentre la breve nota su « Nobili e mercanti» (10), — con cui il V., con garbata vivacità (il suo « diavoletto polemico »), contraddice le conclusioni di Georges Yver che Y Italia meridionale, dopo Roberto d’Angiò, cadde in grave abbandono economico — allarga la visuale a tutta la Terra di Bari e al Mezzogiorno, e penetra a fondo nel campo della vita sociale, seguendo l’evolversi in vera e propria classe di mercanti dell’elemento locale in gara di commerci coi forestieri, veneziani e fiorentini e lombardi ; e così affiora per la prima volta nel Nostro quell’interesse per la storia economica e sociale, e non solo prammatica, che dominerà in seguito tutta la sua attività storiografica, perfettamente allineata con le correnti più moderne della storiografia, specie francese ed americana. Di più vasto impegno è il lavoro sull’ Im près a di Puglia (8), che ancora richiama un mondo veneto, caro al V. Vi si narra magistralmente quello che fu l’ultimo episodio della lotta tra Carlo V e Francesco I, la guerra per conquistare basi di dominio in Puglia rinnovata da Venezia in unione ai Francesi. Studio largamente documentato, in cui le notizie degli storici locali sono poste a confronto con i Diari del Sanuto e docc. dell’Archivio di Stato di Venezia. 11 — Tratti dagli Angioini agli Spaglinoli. Contributo alla storia civile e commerciale di Puglia nei secoli XV e XVI. [Con CXLII docc.]. — In « Documenti e Monografie» della Commissione Provinciale di Archeologia e Storia Patria, vol. XI, Rari, 1912, 8», pp. VIII-948. E’ l'opera maggiore, che riprende i frutti delle ricerche precedenti, li sviluppa in una rappresentazione ampia, ma sempre confortata dal vigile uso della letteratura anteriore e della larga messe di notizie tratte dai documenti per la prima volta dal V. rintracciati in gran numero, in Puglia, a Napoli, a Venezia e anche altrove. Ne nasce un’opera in certo senso definitiva, che intende illustrare la storia di Trani nel «secolo» che va da Alfonso il Magnanimo alla metà del '500 ; ma poiché precede un denso capitolo sul periodo angioino, e perchè la città nel '500 decadde economicamente e civilmente come il V. slesso mette in chiaro rilievo, il volume poderoso, ricco di ben 142 docc., e nel quale non si tralascia occasione di inserire la storia locale nella grande storia, d'Italia e del Mediterraneo, può a buon diritto definirsi qualcosa più che un «capitolo », sia pure «dei più interessanti », che il V. si augura di esser riuscito a narrare: e cioè la storia di Trani, senza più, e della Regione. - 22 - Anche qui tutta l’ultima parte, per oltre 150 pagine, è dedicala all’ordinamento amministrativo. al commercio e alla vita civile, a conferma di un indirizzo metodologico ormai en definito. Il volume è dotalo di ampi indici analitici e di un utilissimo indice-sommario. 12 — L'ordinamento e il governo di una « Università * pugliese nel ^ ~ In « Miscellanea di studi in onore di P. C. Fai letti ». Modena, 1J1-, o , pp. < . 13 — La vita a Trani alla metà del '500. Saggio di uno studio sulle schede notai ili. - «Rass. Pugliese», XXVII, 1912. Estr. di pp. 96, in 16°. 14 — Un particolare ignorato di storia pugliese. Neofiti e mercanti. — storia napol. in onore di Michelangelo Schipa». Napoli, 1J-6, o , pp. Gli ultimi contribuii di storia pugliese rientrano tutti nel quadro prefigurato dal maggiore. Il primo (12). coevo ad esso e suggerito dall’occasione di un omaggio al ' auen Maestro amatissimo dell’Ateneo bolognese, riprende lo studio dell’Università pug iese ( . Trani..., cap. XIII), spostando l'indagine al secolo XVI sulla base di « Conclus ont... » e mal note dei primi decenni del 500, per la città di Barletta . YV-\ , Del pari lo siudio su La vita a Trani nel '5 0 0 (13) (cfr. Trani..., cap. XYJ si propone di «dare un primo saggio, più che altro di metodo» di una indagine con schede notarili. Peraltro l’esame dei protocolli di due notai della meta de , conservati, consente al V. una rappresentazione analitica efficace di molti aspe 1 e a nomica e civile della città. Mail motivo di maggior interesse dell’ opuscolo rimane |7 > l’aver chiaramente intuito l’importanza della ricerca sui docc. notarili, che e e poi di riprendere sul materiale genovese ben più ricco ed antico. Ed è singolare come ,rmente menti dell’attività scientifica del Nostro quasi si chiudano con due lavori gemelli, , espressivi di quel senso della storia, di quell’amore per così dire del romanzo ne a > non sempre confessato, ispirò molte tra le sue pagine migliori. L’ultima nota tranese, scritta oltre un decennio più tardi (14), torna anch essa tivo non nuovo (v. 10, e 11, Trani..., cap. 562 sgg ), ma approfondisce la "“f" le prove del fatto singolare che in Trani, tra ’400 e '500, Neofiti o cristiani novefo,ebr convertiti, si confondono con la classe dei « Mercanti», e, già fonte precipua XVI. per la città, col loro esodo forzato che determinano la decadenza economica Contributo tra i più meditati e profìcui (*). B - Scritti di storia genovese (1925-1955) 1 - MEDIOEVO 15 - Genova ed Enrico VI di Svevia. - In «Miscellanea di studi stor. in onore di Camillo Manfroni », Padova, 1925, pagg. 89-10— 16 - Le relazioni commerciali di Genova col Regno normanno-svevo. L'età normanna. - Giorn. SLL, 1927, pagg. 3-29. 17 — Genovesi colonizzatori in Sicilia nel secolo XIII• — Giorn. SLL, 1929, pagg. 1 9. Un primo gruppo di lavori di storia genovese seguiti alla parentesi della guerra e alle altre difficoltà che ritardarono la rip esa delPattuale ritmo di lavoro del V, riguar a anco . porti della città col mondo meridionale fino allora campo quasi esclusivo e e sue i: L’incerto comportamento di Genova, quasi il suo doppio gioco, nei con ron i e tica siciliana di Enrico VI (15) sembra spiegarsi con l’esigenza della citta di non Pa care le proprie relazioni politiche e commerciali col Regno, e cioè con la Sicilia, qua unque p essere l’esito della impresa. Genova a dir vero è ripagata col mancalo riconoscimen o a p di Enrico dei vantaggi, del resto eccessivi ed illusori, assicurali all isola. (1) Da questo momento solo ricordo negli scritti del V. del periodo pugliese sono .1 cuni P0®*1* su quotidiani genovesi e, dopo la guerra, sn un quindicinale di frani: La Disfida, a ■> > (con spunti personali), e II significato della Disfida, L'Eco di Puglia, 28-9- 47; due paginr su ^as del Monte, Fantasia medioevale, GG. 14-l-’27 (storicamente informato), e 11 maniero di Fedeneo, GG. 23-i-’30 (a proposito dei reslauri), e sul Castello di Trani, GG. 15-1-37, e Eco di P., Io-Verso l’Oriente, GG. 7-9-’34 (sulla secolare funzione delle città della Puglia). Quel mancato riconoscimento non sembra perallro avere impedito ai genovesi di continuare come privati le relazioni commerciali col Regno normanno-svevo (16) che si erano sviluppate durante tutto il sec. XII in perenne competizione con Pisa nel gran gioco di Federico Barbarossa, la cui politica di promesse illusive ed utopistiche nei confronti di Genova aveva preceduto quella conforme di Enrico. Anzi a principio del sec. XIII (17), nel territorio di Siracusa, un Alamanno da Costo si costituisce un feudo, nel nome anche di Genova, dando origine ad una singolare forma di colonizzazione agricola che rimane esempio unico nella storia della colonlzxazicne genovese, e che il V. ricostruisce sulla scorta di fonti notarili, inedite a tutt’oggi. ltt — Genova nel secolo XII. Rileggendo gli «Annali Genovesi». — «Annuario R. Liceo C. Colombo» per l’a. 1923-24. Genova, 1925, in 8°, pp. 30. 19 — Le glorie di Genova marinara negli Annali genovesi di Caffaro e dei conli- nnatori. — « Rass. Ita].», 1929, pàgg. 1122-33, 1930, pagg. 89-102, 197-204. Gli Annali genovesi trovarono nel V. un lettore diligentissimo ed appassionato, che non mancò di seguire l’edizione dell’Imperiale, ripresa nel 1923, — e la versione italiana iniziala contemporaneamente dal Comune — con tutta una serie di note critiche, in sede locale sul Giorn. SLL ed in sede nazionale sulla R. S. I. (Cfr. Parte II, Recensioni, nn. 13, 18. 21, 26, 31 ; 44, 49, 67, 68, 75, 85 (2). Le impressioni della prima lettura sono poi raccolte in uno «studio riassuntivo e divulgativo (18) che sulla falsariga di Caffaro, Oberto, ed Ottobono svolge perspicuamente la storia dalle origini della Compagna all’avvento del comune podestarile. II lavoro è ripreso e proseguito fino a tutto il '200 alcuni anni dopo (19), in una esposizione più controllata, e pur libera da apparato erudito, in cui l’esame dei volumi via via pubblicati consente una precisa storia essenziale del testo, dai codici alle edizioni più antiche alla recentissima di Belgrano-Imperiale, una caratterizzazione dei singoli autori nel loro rispettivo valore, e, sulla loro traccia, una ricostruzione dei fatti, fedele e lineare e pur ricca di spunti ed interpretazioni personali. C’è in sintesi quella storia di Genova medioevale che tocca l’apogeo con la Meloria, che il V. vagheggiò sempre e potè realizzare solo in parte. Sugli Annalisti il V. tornerà spesso: cfr: spec. la voce Caffaro (e continuatori), in Encicl. Ital., (v. n, 116), Fonti della storia medioev. genov. (n. 36), e Breviario (n. 120; v Indici). 20 — Vela eroica del commercio genovese. — «Realtà», Riv. mensile del Rotary Ital., Nov. 1934, pagg. 496-509. 21 — Il momento eroico della storia genovese. — Discorso inaugurale anno accad. 1934-35. Soc. Ligustica di Scienze e Lett.; Atti, XIV, 1935, pagg. XYII-XXXVI. La lettura di Jacopo Doria, la pubblicazione dello studio del Lopez sullo Zaccaria, suggerito dal V. stesso, conducono il Nostro ad una valutazione singolarissima del momento dell’apogeo genovese, la seconda metà del '200, col trionfo della Meloria sulla secolare antagonista dell’alto Tirreno (Cfr. sopra, Lopez, pag. 102). Ancora una volta ad un lavoro preliminare e quasi programmatico (20), che infanto, forse per la prima volta in uno scritto meno occasionale e indiretto, mette in rilievo l’importanza degli atti notarili per la storia politico-economica genovese e la necessità della loro pubblicazione integrale, segue uno studio ancora sommario, ma organico e quasi definitivo. Il primato di Genova (21) in quella che è l’attività fondamentale del momento, l’attività commerciale, appare al V. il risultato dell’ascesa lenta ma sicura che si viene operando da oltre un secolo, ma soprattutlo del Capitanato del Popolo del Boccanegra, tanto più ricco e fecondo degli analoghi movimenti rivoluzionari di altre città perchè porta al predominio non una parte, ma il popolo tutto con un Capitano cittadino. Sua è la realizzazione, col trattato di Ninfeo, delle premesse per la massima espansione coloniale genovese, che si realizza non ostante i grandi rivolgimenti politici, come le guerre angioine, che provocano nella Dominante l'alternarsi delle fazioni. Non mancano in questo momento felice i segni di una cultura geno- (2) Sono recensione (ti volumi degli Annuii nnche diversi articoli su quotidiani: L'ombra sua torna, GG. 30-11 -’23; Annalisti..., Cnf. 19-11-24; G<ì. t2-t2-'24, 13-2-’26; Cnf. 7-10-'2t>. - A quelli ancora si ispirano: Gugt. Boccanegra, GG. 30-10-’2l>; La storia si ripete, GG. 21-3-’30; Caffaro at'ore e narratore, GG. 15-fl-’38 (a prop. deH’esclusione di G. dalle «Celebrazioni Liguri»): Un'arhtocraeia du-gentesca e il suo annalista (.Iacopo Doria) GG. ltì-2-’40; Cronisti genov., GG. 16-4-’42 (snll’ediz. di Jacopo da Varagine, del Monleone). - 24 - vese. La splendida avventuro dei Vivaldi, a cui sembra ispirarsi il t folle volo » dell’Ulisse dantesco, appare quasi il simbolo dell’ < età eroica ». La sintesi, raccolta in venti dense pagine, è ricca di spunti che il V. riprenderà spesso in seguito, e si può dire che contenga in nuce quel secondo volume suo della « Storia di Genova» che è vera iattura eh’ Egli non abbia potuto tradurre in realtà. ® — Enciclopedia Italiana. — Voci di storia genovese medioevale (v. n. 116). Ci riserviamo di accennare in altra parte al valore complessivo della collaborazione del V. alla Treccani, che si inserisce in questo periodo particolarmente intenso della sua attività. Interessano più specificamente il Medioevo, come è naturale, tutti gli articoli maggiori (Genova-, Liguria,-, [Banco di] San Giorgio; pressoché tutte le voci per le grandi famglie; e poi i cenni storici relativi a minori città del Domìnio), che al M E. danno una sensibile preferenza. — Inoltre: Caffaro, Compagna, Cristiano di Magonxa, Maona-, e tre voci relative al dominio coloniale-. Metelino, Tabarca; Almeria. 22 — Il contributo della Società Ligure alla Cultura Storica Nazionale. — Atti Soc. Lig., LXIV, 1935, pagg. LVII-LXXVI (Ree.: L.M., Giorn. SLL, 1935,215-19). ° — Gli studi di Storia Ligure nell'ultimo ventennio. — ASI 1938, passim (v. n. 117). Frutto precipuo del gusto del V. per la lettura attenta, con la penna in mano, e la critica vigilante, nonché del sistematico lavoro di revisione della letteratura storica genovese per la redazioni delle voci dell’ Enciclopedia, e ancora della sua elezione a Segretario della Società Ligure (l93l), sono due rassegne fondamentali anche se modeste nell’apparenza. Alla prima (22) dette occasione la riforma degli Istituti Storici (1935), con la creazione della Deputazione Ligure (sulla quale v., del V., / nuovi organismi di Studi Storici, GG. 15-8-1935, importante precisazione, non priva di spunti polemici) Senonchè in luogo di una relazione burocratica, il Y. redasse una sintesi t lumeggiata,...... dalla ricchézza delle osservazioni, dall’acutezza dei collegamenti, dal tesoro insomma di una dottrina che si rivela qui come la forza che completa ed anima tutto ciò che tocca » (Buon riassunto in GG , 19-1-1955). La rassegna poi del « ventennio », di cui, per il suo carattere generale, parliamo in altro settore (n. 117), ma che ha in questo momento la sua genesi e la sua ragion d’essere, pur giungendo sino all’annessione, dedica al Medio Evo in particolare e alle sue fonti, all’età comunale, al commercio, ai t Dogi perpetui », al Banco di S. Giorgio, alla navigazione, alla cultura un’ampia sezione (pagg. 14-57), che è ben più che Io schema di tutta la storia medievale genovese. 23 — Economia e commercio a Genova nei secoli XII e XIII. — RSI, 1937, IV, pagg. 61-88. (Cfr. : ASC, 1938, p. 314). 24 — Origini e sviluppi di una grande potenza mediterranea medievale: Genova e gli Arabi. — «Popoli», Quindicinale di storia e di geografia, Milano, ISPI, I, 1941, n. 5, pàgg. 152-154. 25 — Costumi del buon tempo antico. — «Popoli», I, 1941, n. 9, pagg. 317-318. 26 — Le colonie genovesi del Mar Nero. — « Popoli », II, 1942, n. 4, pagg. 92-95. 27 — Un genovese del Duecento : Benedetto Zaccaria. — «Genova», Die. 1943, pp. 1-2. 28 — Genova dalla decadenza di Roma all'origine del Comune. — NRS, 1942, pp. 273-78. 29 — Il Comune dei Consoli a Genova. — In NRS, 1944-45, pagg. 371-375. Eco di letture recenti sono anche alcune altre note, anche in apparenza minori, del periodo prebellico. Nella prima e più importante rassegna (23) il V. prende spunto dalle critiche mosse dal Sayous agli studiosi della scuola americana, che pur costituisce un sicuro progresso per la conoscenza del nostro Medioevo, per una certa presunta superficialità che deriverebbe da uno studio più analitico che sistematico delle fonti; e prosegue passando in rassegna gli studi essenziali di carattere economico-giuridico di Di Tucci, Lattes, Luzzato, Casarelto, Chiaudano, Astuti, Falco, Bognetti, Ciasca, Schiaffini, in gran parte già singolarmente esaminati in altra sede (cfr. Recc. nn. 33, 36, 37, 39, 40; 69, 77, 78, 89, 96, 98, 99, 106, 108; 127, e naturalmente la rassegna n. 117; su Lopez in part, v anche GG. 21-8-’37 e 14-12-’37); ma soprattutto la serie di pubblicazioni sulla storia del commercio genovese del Bratianu e del Lopez, nella cui teoria della decadenza quasi totale della vita economica e civile di Genova nell Alto M.E. sembra consentire senza riserve. Ma già nella sintesi informatissima su Genova e gli arabi (24), che ancora dipende dal Lopez, (il V. non affrontò mai con ricerche personali il periodo anteriore al formarsi della Compagna) quella posizione rigidamente negativa appare alquanto attenuala, finché la lettura - 25 - del Formentîni (28) lo condurrà a riconoscere una sicura continuità giuridica e civile dall’antichità al M.E. anche per la Superba. Nello stesso caloroso scritto il V. non manca di sottolineare con chiaro consenso, che riconfermerà nel breviario, la soluzione geniale proposta dal For-mentini all annoso problema dell’origine della Compagna. Bene informate anche le altre due note scritte per «Popoli», su fonti sicure anche se sottintese, Lopez e Bratianu, Shrzinsha e Rossi (26), o i documenti notarili (25). Del pari 1 articolo sullo Saccaria (27), preceduto a suo tempo da preziose recensioni del lavoro giovanile dei Lopez (cfr. Ree. nn. 40, 96 ; e v. GG. 14-5-’33), inquadra la figura del mercante avventuriero nel tipico ambiente di Genova medievale, in cui uomini di governo e privati mercanti confondono e avvicendano la propria funzione e la propria personalità. Qualche riserva e qualche aggiunta sarebbe d« fare, per l’età del Cornane dei Consoli, (29) all’opera peraltro notevolissima dello Scarsella (St. di Qenva III). (:!). 30 — L’opera storiografica di Cesare Imperiate. — Giorn. SLL, 1940, pagg. 129-135. Coraggioso esame dell’opera dello storico patrizio di cui appare indubbia la passione, la buona volontà e la fortuna, e al tempo stesso la sostanziale impreparazione ad affrontare imprese critiche di grave impegno; per cui le sue opere maggiori (peraltro già recensite dal V. a suo tempo con discreta benevolenza; — v. Ree. nn. 13, 21, 31 ; 44, 49, 68, 85; nonché Caf. 5-12-'23 e GG. 27-l2-’23, sul Federico II... — ed il codice diplomatico, rimasto incompiuto), pur fonda-mentali per la storia genovese, appaiono imperfette e come inadeguate al proposito altissimo. 31 — Intorno ai Libri Jurium. — Giorn. SLL, 1927, pagg. 135-44. 32 — Il valore di un ricupero. — «Genova», Gennaio, 1953, pagg. 25-28. 33 — Il governo del Banco di S. Giorgio a Famagosta. — «Rass. It.», 1934, pp. 949-57. 34 — Statuii e ordinamenti sul Governo del Banco di S. Giorgio a Famagosta. — Atti SLig., LXIV, 1935, pagg. 391-454. La notizia che le autorità civiche, ad istanza dell’imperiale e del Grosso, avevano ottenuto da quelle francesi la facoltà di far riprodurre fotograficamente i Libri Jurium, destava entusiasmo nel V. sempre molto interessato alle fonti (il valore di un ricupero, G. G., 27-5-1927). (4). — Di qui la nota in Giornale SLL (31), ricostruzione della storia del trasporto a Parigi dei docc. genovesi del loro presunto smarrimento nel 1816, e del ritrovamento ad opera del-I’Barrisse (l880) con chiare notizie sull’importanza dei codici per la storia genovese. Su tali fatti il V. tornerà con rinnovata esultanza in occasione del ricupero definitivo dei codici (32). Il primo volume di fonti del V. è dato dagli Statuti di S. Giorgio a Famagosta (34), del 1448, ed altre norme successive, ricavate da un manoscritto recenziore inedito dell’Arch. di Stato di Genova. Precede il testo una esauriente introduzione, già pubblicata a parte (33), con notizie sul manoscritto, un esame analitico dei docc., che rivelano interessi prevalentemente mercantili, e una ricostruzione della difficile vita di quel Governo nei 15 anni dalla promulgazione degli statuti alla caduta della città sotto il re di Cipro; la tradizione che attribuisce la decadenza della colonia a malgoverno pare contraddetta dall’esame obbiettivo delle fonti e delle circostanze acquisite. — Cfr. Corr. Mere. l4-l-’35. 35 — Per una edizione dei Notai liguri del sec. XII. — Ree. all’opera omonima di Bognetti e Moresco. — RSI, 1939, pagg. 302-309. 35 bis _ Noterelle e schermaglie sulla edizione dei < Notai Liguri ». — N. lt„ 1940, pagg. 281-82. 36 — Le fonti della storia medioevale genovese. — «Storia di Genova» III, 1941, pagg. 313-338. L’interesse del V. era anche più attratto dagli atti notarili. Ne è segno l’attenzione con cui seguì i lavori di studiosi stranieri e nostrani che si basano su quelle fonti: Bratianu, Bvrne, (3) Sul volume del Formentini v. nuche: Alto M. E. genov., Gli. 6-3-‘42; 8-4-42; Genova e Milano nell'alto M. E., Pop. d’It., 20-3-’42. Sullo Scarsella; GG. 17-0-'«; Pop. d’it. 25-S-’42. Per il vol. I (Lamboglia, Liguria Antica). GG. 13-11-’H e Pop. d’it., 6-li-’41. Sultu vita medioevale genovese: Processi per bigamia. Gli. 4-3-’32; Sposine precoci, GG. 2S-7-’32. (4) Ma v. già Un santissimo « mugugno », GG. 22-7-’26 ; Per la storia di Genova, Caf. 24-7-’26 ; e più tardi L'ora del ritorno, GG. 13-7-'40. - 26 - Lopez, Di Tucci, Latles (Ree. nn. 36, 39. 40 ; 7S, 89, 96, 98, 99), (5) e I’ edizione di Giov. Scriba di Moresco e Chiaudano (Ree. 106). ogni volta riaffermando la necessità dell’edizione integrale e rammaricandosi che in quell’indagine agli studiosi forestieri non si affiancassero più numerosi gli italiani. A Lui, quale promotore e redattore del lavoro, spetta principalmente il merito della Collezione dei Notai iniziata dalla Società Ligure nel 1938. Sicché appare ben giustificato il senso di vivo compiacimento del V. nel presentare l’iniziativa agli studiosi italiani (35) con un esame perspicuo e circostanziato dei primi volumi, dai quali ama già cogliere alcuni aspetti umani, morali e sociali, della vita del tempo, quasi primizia, con qualche scritto minore (v. n 25) del lavoro, a Lui carissimo, sulla vita dei notai genovesi (n. 53). Dell’opera insigne, perseguita per oltre un decennio e realizzata in virtù di una volontà tenace ed intelligente (il titolo di merito forse maggiore del V. anche se il nome suo non vi campeggia). Egli apertamente rivendica la paternità spirituale in una schermaglia vibratissima (35 bis) con cui ribatte la definizione di « enfatica » che un critico leggero si era permesso di formulare sull’ Introduzione del Bogneiti (Nuova It., 1949, p. 29S). Una pagina per una parola : ma una schiacciante dimostrazione di consapevolezza di fronte alla facile vanità. L illustrazione delle fonti nella « monografia » in appendice alla «Storia di Genova» (36) ai pregi di informazione archivistica e bibliografica rigorosa aggiunge, rispetto agli scritti anteriori, la completezza del quadro per il periodo della «magnifica ascensione» all’ « elà eroica» (carte ecclesiastiche, Libri lurium, atti notarili e, con maggior diffusione, Annalisti), e, se possibile, una chiarezza anche maggiore. E v. ancora, dopo la guerra, i nn. 53, 54, 55. 3" — Come si procurava un ufficio nel sec. XIII. — Giorn. SLL, 1930, pagg 170-71. 38 — Un Bonaparte in Corsica nel secolo XIII. — ASC, 1929, pagg. 136-43. 39 — Ancora intorno a un Bonaparte in Corsica nel sec. XIII. — ASC, 1930, pagg. 115-16. 40 — Un ignoralo vescovo di Aiaccio del sec. XIII. — ASC, 1935, pagg. 436-39. 41 — Documenti sul Castello di Bonifacio nel secolo XIII. — Atti S.Lig., LXV, 1936. pp. XII. 404. (Ree.: 0. Pastine, Giorn. SLL, 1936, 115-18; M. Luzzatto, Boll. St. Pisano, 1936, 240-44; D. Scaso, Arch. St. Sardo, ’36, 181-82). 42 — Nuovi documenti sul Castello di Bonifacio nel secolo XIII. — Atti S. Lig., LXVIII, Fase. II. 1940, pp. XII-68. (Ree.: N. Calvini, Giorn. SLL, 1940, 83-84; R. Ciasca, ASC, 1941, 282-84; G. L. Barni, A. St. Lomb. 1941, 234; * ASI, ’41, 163). 43 — La vita economica del Castello di Bonifacio nel secolo XIII. — In «Studi in onore di Gino Luzzatto», Milano, 1949, 8° pagg. 129-51. Già prima di poter realizzare il piano maggiore il V. che alla Collezione dei Notai non ebbe la ventura di partecipare personalmente, aveva edito in due tempi, in una forma intermedia di docc. integrali e di regesti, già prima adottata da altri editori come il Ferretto, una serie di quasi 1500 atti di quattro Notai (Tealdo de Sigestro, Bartolomeo de Fornari, Azone de Clavica, Emanuele Nicola de Porta) che illuminano singolarmente la vita politica ed economica del Castello di Bonifacio (41). primo nucleo della dominazione genovese in Corsica. L’Appendice di « Nuovi Documenti» (42) seguì dopo quattro annidi ulteriori ricerche d’archivio, per il reperimento di nuovi atti di Azone (1245-1257), e per la singolare fortuna che la pubblicazione aveva incontrato tra gli studiosi (Lopez, Scano, M. Luzzati, Riggio, Chiaudano, Lattes, e più tardi Scialoia); sicché il V., non pago delle introduzioni ai volumi, pur ricche di osservazioni acute e scritte con gusto di narratore, riprese l’esame degli atti sotto un aspetto giuridico-economico, al lume delle osservazioni degli specialisti anzidetfi ricostruendo la vita del Castello corso (43) in uno studio coevo al più vasto e definitivo lavoro sui Notai genovesi. Avevano preceduto la pubblicazione documentaria maggiore alcune note e spunti curiosi: un caso di corruzione per conseguire un ufficio pubblico nel 1225 (37); la presenza a Bonifacio nel ’200 (38, 39) di un Bonaparte di Portovenere oriundo di Arcola, (e pertanto sarzanese come il Bonaparte capostipite certo di Napoleone nel sec. XV; e il V. coglie l’occasione per anticipare le notizie essenziali sul Castello di Bonifacio e sulla sua importanza per la guerra di corsa nella lotta contro Pisa); l’interrogatorio di un Vicario papale per 1’ elezione di un Aldobrando vesco vo di Aiaccio, non altrimenti noto (40), interessante soprattutto come documento di un modo di elezione vescovile. (5) Su quotidiani: Ritornare al M. E., GG. 17-6-’3l ; Navirjatori genov. del '200, GG. 12-l-’32; Genova nel '200, GG. H-5-’33; Per un primato, GG. 15-ll-’33. Sullo Scriba: GG. 7-3-’35; sul Boonbtti, GG. 18-5-’38. - 27 - 44 — Nizza Medioevale. In «Nizza nella storia », Istituto di Studi Liguri, ed. Garzanti, Milano, 1943, 8» pagg. 27-65. (Ree.: L. Balestrerà Giorn. SLL, 1943, 50; O. F. Tencajoli, Fert, 1943, 112-15). Lavoro in certo modo occasionale, ma solidamenie costruito sui documenti, anche notarili. Inserendosi in una serie di studi che intendono illustrare organicamente la città e la Contea dall antichità al momento attuale, espone in forma analitica le vicende di Nizza tra Liguria, Provenza e Piemonte dall’Alto M E. al sec. XIV. e discute, in polemica con alcuni studiosi francesi, i tentativi di assorbire la storia della città nella storia di Francia. Cfr. sul problema di Nizza in generale i nn. 137 e 140. 45 — Il Comune del Podestà a Genova. — Milano - Napoli, Ricciardi,'1951, in 8°. pp. 406. (Recc.: G. Oreste, BLig. 1952, pagg. 102-107; G. Pistarino, B.S.B.S., 1956, pp. 129-39; g(ino) l(uzzatto), N.R.S , 1953, pp. 386 87; U. V. Cavassa, N. Sec. XIX, 24 X 1952; [N. Lamboglia), Riv. Ing. Int., 1952, 72). La parentesi del periodo cruciale della guerra interrompeva, la stampa del quarto volume della «Storia di Genova», Verso l'apogeo, del V., già in bozze. La sua pubblicazione in altra sede e con titolo nuovo verrà ritardata dalle circostanze, ma ne accenniamo qui perchè in realtà l’opera, anche se dal ritardo ha tratto « il vantaggio di un ritocco sapiente, e un controllo più rigoroso e felice» (Lopez), con un attento aggiornamento anche bibliografico, costituisce peraltro il coronamento di tutto il ventennio prebellico di ricerche. Dell’opera ha già scritto qui acutamente il Lopez, ed altra volta l’Oreste. Ci basti ricordare, anche rifacendoci alle osservazioni dell’amico (v. B.Lig., 1952 cit., pag. 107), come la narrazione storica ci appaia per così dire interrotta quasi manchevole, per quel tendere ad astra, l’cetà eroica » della fine del ’200, che il V. avrebbe dovuto narrare, ed era stata già tutta pensata, (v. soprattutto i nn 19, 2l) e non sarà più scritta; nè si vede come altri possa oggi degnamente, e senza far cosa nuova e diversa, riprendere il lavoro interrotto. Va peraltro ricordato, a conterma dell’importanza del lavoro, pur condotto «con una impostazione prevalentemente politica» (ORESTE, cit , pag. 106), come l’ultimo ampio capitolo, «sintesi felicissima della vita economica genovese in quella che è stata in tutto il M E. la sua epoca più brillante» (G. LUZZATTO). costituisca quasi la conclusione non solo di questa prima tavola del dittico, ma dell’opera intera. 46 — Ripresa. — (Relazione del Presidente). Atti S.Lig., LXXI, 1948, pagg. III-XVI. 47 — Guelfi e Ghibellini a Genova nel Duecento. — RSI, 1948, pagg. 525-41. 48 — Una famiglia Nizzardo ■ Genovese tra il 1100 e il 1200. — B. Lig, 1950, pgg. 99-103. 49 — La «Compagna » anticipazione dei parliti totalitari ? — B. Lig., 1952, pgg. 33-38. 50 — La leggenda di Megollo Lercari. — «Genova», Gennaio 1952, pagg. 11-13. La continuità di lavoro concretamente espressa dal volume maggiore si attua anche nell’azione del V. per rinnovare la vita della Società Ligure nelle forme tradizionali, e nel risorgere nei suoi studi degli stessi interessi di sintesi acuta e di ricerca documentaria, che avevano ispirato quelli di prima. Nella relazione (46) della Società — sintesi volutamente sobria delle vicende sociali tra il ’29 e il ’47, con rapidi cenni alle pubblicazioni prebelliche ed alla creazione nel 1935 della Deputazione — il V. si sofferma sulla faticosa ripresa, cui Egli, Segretario prima, poi Commissario, ed infine Presidente, seppe dare vivo incremento. Con la ripresa, per lo stimolo delle conversazioni «Storia Nostra» (194S-1953)*, che il V. accolse con giovanile entusiasmo, e del «Bollettino Ligustico» (i949>, che confortò sempre con affetto quasi geloso, Egli trovava occasione per alcune revisioni critiche di vecchi temi e problemi non prima risolti o pubblicati: espressione suprema del suo temperamento battagliero. Tra tutti più notevole lo studio su Guelfi e Gfiib eliini (47) (detto a «Storia Nostra» il 9-6-1948), che si riallaccia in certo modo a interessi del V. remoti e ricorrenti, lo tesi su Parte Guelfa a Bologna (2) e le relazioni su lavori del Masi su Firenze e del PlATTOLI * Elenco delle conversazioni tenute dal V. n «Storia Nostra», di cui v. riassunto, quando uon altrimenti pubblicate. nelle «Cronache* del Bollettino: 1948: Vira e Commercio dei Notai .genovesi (B. Lig. 1949, p. 30; e v. n. 53). Guelfi e Ghibellini a Genova nel Duecento (v. n. *17). eos 1949: La Repubblica di Genova alla ricerca di regie onoranze (B Lig. 1919, p. 91;. vt: 1950: Il problema unitario nel giornalismo della Repubblica Ligure (/797'Î7.99) B. L. 1950, p. 119. sto 1951 Polemiche di storia genovese IB. Lig., 1951, p. 122). - 28 - su Prato (Ree. SO, 92). Le fazioni genovesi sembrano rispondere in un primo tempo a interessi personali e di famiglie, specie in rapporto con la gelosa difesa dei beni feudali del con ado ; e solo tardivamente, con la guerra contro Federico II, pur sempre conservando 1 nomi locali di Rampini e Mascherati, si configurano nel tipico aspetto di imperiali e antimperiali. Anche in seguito la partecipazione alle fazioni delle singole famiglie risponde più ad esigenze contingenti che a ragioni ideologiche generali. La nota nizzarda (4-8), suggerita da uno scritto di Ferruccio Sassi, riprende, integra e sviluppa «antiche conoscenze»: la «faccenda» di Bellobruno di Castello, che assillava il V. da quasi un trentennio (v. n. 15), e la singolare posizione della famiglia Richeri, citladma a Genova e a Nizza, già segnalata, per il suo indubbio significato politico, nella monografia su Nizza nel Medio Evo (44). Ancora da una pubblicazione recente, di Ildebrando Peri, muove il Y. per riesaminare il vessato tema dell’origine della Compagna (49), confermando contro il Peri la geniale tesi del Formentini e riconoscendo arbitrari e forzati gli accostamenti, che saporiscono il titolo, con istituzioni e forme molto moderne. Sulla leggenda di Megollo Lercari («un «eroe» famoso che forse è esistito soltanto nella fantasia di uno storico») '1 V. torna con particolare insistenza: dal 1931 (Rec.a Bice Nannei. v. Ree: 87), all’ultima sua conversazione («Storia Nostra» 15-5-1951), a questa nota su «Genova» (50), che da quella conversazione e da un lavoretto di Lazzaro Desimoni prende le mosse, al Breviario (1, 114 e II, 57-5S), sempre ribadendo la convinzione, forse eccessiva, e non abbastanza avvalorata da prove, dell’origine tardiva e deH’inconsistenza storica e «simbolica» di questa «leggenda dura a morire». 51 — Le relazioni commerciali Ira Genova, il Belgio e l'Ollremonli nei sec. XIII e XIV. - NRS, XXXII, 1948, pagg. 112-128. 52 — La schiavitù in Liguria. — B. Lig., I, 1949, pagg. 43-47. 53 — Vita e Commercio nei Notai genovesi dei secoli XII e XIII. Parte I, La vita ci- vile. — Atti S.Lig., LXXII, fase..1. 1949, pp. 104. 54 — L'importanza delle fonti notarili genovesi per la storia del commercio. — Boll. Lig., VI. 1954, pagg. 13-18. 55 — I Notai Genovesi del Medioevo. — Sintesi di scritti di V. V. con integrazioni, aggiornamenti e un'appendice di documenti tipici a cura di T. 0. De Negri. A cura del Consiglio Notarile dei Distretti Riuniti di Genova e Chiavari..., Genova, 1955, 4°, pp. 64. Alle ricerche sulle fonti notarili ci riporta una serie di lavori più impegnativi. Nella noia sulle relazioni commerciali con I'Oltremonti (51). il Y. fa un esame analitico della magistrale opera di egual titolo della Doehaerd (del 1941 ) (di cui non manca di correggere alcune sviste, specie di natura topografica); ma sostanzialmente rifà in sintesi la storia di quelle relazioni, offrendo un notevole contributo alla storia economica genovese nel M.E .. Tra I altro vi appare la prima chiara presa di posizione, contro la Doehaerd che segue il Lopez, in favore della teoria della «continutà» della vita civile genovese nell’Alto M.E., formulala dal Formentini. Nello stesso spirito di riesame delle fonti notarili si colloca lo studio sul Castello di Bonifacio, già ricordato (n. 43), apparso in questi anni nonché la nota, anch’essa illustrativa di una pubblicazione documentaria recente del Tria, (Atti S. Lig. LXX) La scfìlav/tù in Liguria (52). In essa il Y. traccia un chiaro quadro su questo poco noto capitolo di storia del diritto e del costume, integrando per qualche aspetto le conclusioni del Tria al lume di una documentazione più vasla sfuggita all’A. per le difficoltà del momento. Ma l’opera di gran lunga più significativa in questo settore è la monografia sulla Vita nei Notai genovesi (53), in cui il Y. raccoglie il frutto di decenni di appassionate ricerche e di un’opera assidua di esortazione e di guida di altri allo studio di un mondo, col quale Egli aveva conseguito una dimestichezza come forse non altri; sicché, trovando felicissima espressione a un’intima gioia dello scrittore, quella che poteva apparire una delle opere più diffìcili a farsi, è riuscita una delle più facili a leggersi, e perciò delle più fortunate, pur limitata com’è alla prima parte: della seconda il Y. neanche abbozzò lo schema, chiaramente presago che non avrebbe avuto modo di stenderla. Peraltro la materia era già stata raccolta e in certo modo elaborata anche per il volume sul commercio, nei molteplici studi anteriori (v. soprattut'o 35, 37, 40, 41, 42, 43, e le Ree. cit. al n. 35). E venne ripresa in una nota sull’/mportanxa delle fonti notarili genovesi per la storia del commercio (54). presentala da noi al Convegno Internazionale di Studi sulle Fonti Storiche del Medioevo Europeo; la quale tra l’altro tien conto della pubblica- - 29 - sionc recentissima del Lanfranco, sesto volume della «Collezione dei Notai Liguri», ripresa con coraggio dalla Società sempre sotto lo sprone del V. Date queste premesse, non fu difficile ad altri tentare una integrazione provvisoria del quadro, quale il Maestro lo aveva pensato, ripubblicando alcune parli del lavoro fondamentale e delle note minori con poche aggiunte e gli opportuni aggiornamenti, in una pubblicazione occasionale (55) che, perchè legittimamente porta il nome di Lui, ancorché pensata e stampata dopo la sua dipartita, inseriamo nella nostra rassegna. 56 — Gli Statuii di Noli. — B. Lig., II, 1950, pagg. 1-5. 57 — La più antica legislazione genovese di Diritto Marittimo. — «Atti Accad. di Marina Mercantile», III, fase. 2, pagg. 11-28 58 — Le fonti del Diritto Marittimo Ligure. — Con prefazione di Amedeo Giannini. In «Fonti del Diritto Marittimo Italiano», 1 Genova, Accad, Marina Mere., 1951, 8°, pp. 256. 59 — Famiglie commercianti genovesi nel medioevo. — Con appendici sull’ espan- sione commerciale genovese nel Mediterraneo e tre Carte a cura di T. O. De Negri. In II porto di Genova nella Mostra di Palazzo San Giorgio. Milano, Alfieri, 1953, 2a ediz., pagg. 47-62. 60 — Un benemerito della storiografia genovese. (Byrnes). — B. Lig., 1953, pagg. 1-2. 6ì — La relazione di Biaqio Asserelo sulla Batlaqlia di Ponza. — Boll. Lig., V, 1953, pagg. 99-104. ' All’interesse per le fonti ci porta ancora un gruppo di lavori che, col Breviario, sono testimonianza di un fervore di attività senza pari. — Gli Statuti di Noli (56). editi da Russo e Vivaldo negli Atti della Società Savonese di S. P., sono i soli superstiti, per il sec. XIII, in tutta la Liguria. Importanti quindi per sè e per la possibilità, che il V. acutamente ravvisa, di utilizzarli a ricostruire; per analogia, qualche elemento di quelli genovesi, perduti. Lavoro di lunga lena, la pubblicazione delle Fonti del Diritto Marittimo Ligure (58) rientra in un piano elaborato dal Giannini nel 1936, a seguito di nn ordine del giorno del Solmi e del Bognetti ad un convegno amalfitano del ’34, e parzialmente realizzato con questo volume per l’intervento finanziario di importanti Enti economici e marittimi genovesi. Nell’introduzione (già edita a parte, 57) il V. fa una accurata analisi dei docc. genovesi di diritto marittimo, risalendo anche all’esame diretto dei manoscritti a disposizione; e segue il processo formativo di quella legislazione da un punto di vista prettamente storico, dagli arcaici frammenti di «brevi» consolari ai « capitula »di Jacopo di Balduino (1229), dal « Liber Gazariae» (1316-1344) agli «Statuti Gazariae» (1403) e alle «Regulae» (i44l), che ne segnano il punto di arrivo. La pubblicazione dei documenti è fatta sulle edizioni esistenti, in linea di massima ancora utilizzabili secondo uu criterio di cui si dà preliminarmente chiara notizia; segue una utilissima «Tavola di ragguaglio», gli elenchi dei mss. e delle edizioni e la bibliografia essenziale. In una Appendice sugli altri statuti liguri appare come abbiano riferimento al diritto marittimo soltanto quelli di Albenga e Savona, i soli centri del dominio che abbiano osato rivendicare in ogni tempo di fronte alla Dominante una qualche autonomia mercantile. Cade qui la breve nota, già ricordata (v. n. 32) sul t ricupero» dei Libri Jurium, che furono presentati alla Mostra del Porto del 1953, alla quale il V. collaboré con preziosi suggerimenti e con la stesura di un articolo per il volume celebrativo del Cinquantenario del Consorzio Autonomo (59). In esso, ispiralo alla più ampia monografia, ancor oggi inedita, sulla Storia economica genovese, testé redatta per la Levante (v. n. 119), presenta il commercio genovese medioevale nel Mediterraneo sotto un profilo singolare, più volle rilevato: il suo carattere privalo, e famigliare, più che pubblico e cittadino. La carta, che altri ha tentato di tradurre nello spazio, per il V., che mai di sua iniziativa corredò di figure i suoi scritti, rimane ancora una volta nello spirito. Dopo un breve ricordo dello studioso che fu per il Y. l’antesignano del rinnovamento della storia economica genovese (60), l’ultimo lavoro del Maestro, sulla relazione dell’Assereto (61), scritto nello scorcio di poche settimane tra la fine del Breviario e il doloroso arresto della sua mano (il fascicolo del B. Lig. è del giugno ’54) è una pagina stanca, un tentativo di risolvere una sottile questione di testi dialettali che non ci convince. - 30 - ? - ETÀ MODEIÌXA E CONTEMPORANEA 1 contributi del Y. alla storia di Genova per questa età fino a mezzo il ’700 sono più sporadici e circoscritti. (Per la storia generale è da fare altro discorso). Pertanto rinunciamo al puro criterio cronologico per perseguire gli argomenti nella loro storica coerenza. Organico peraltro, anche perchè i contributi più importanti risalgono tutti al periodo prebellico, appare il gruppo sull’ultima repubblica e l’età napoleonica, per le quali forse il V., come accenna il Lopez. vagheggiava un lavoro di sintesi. Di fatto esso era previsto, per il primo tempo, nel programma della «Storia di Genova» (Vol. X, Genova nel Settecento). Ma la monografia mancata si ritrova in certo modo negli scritti pubblicati : la serie delle note còrse, i lavori sul Balilla e i diplomatici e quegli ultimi capitoli del Breviario che per ampiezza, novità di tesi, vivacità di narrazione sono tra i più ricchi dell’opera, quelli in cui il «compilatore » della sintesi si è felicemente lasciato prendere la mano dalla materia avvincente. ° — Enciclopedia Italiana. — (v. n. 116) Voci di storia moderna e contemporanea. Oltre le voci di carattere generale ricordate sopra (v. p. 116), interessano più particolarmente la storia moderna e contemporanea: [Repubblicaj Ligure-, molte delle voci relative a nomi di famiglia, spec. recenti, come Cyòo-, Durastro, Lomellini, Sauli, Senarega, Serra, e tra le antiche tutte le maggiori; molti nomi di singoli cittadini: Della Torre Raffaele; Doria Andrea, ed altri; Duraìzo Gerolamo; Fiescfìl Gian Luigi ii V. e il G. ; Mascardi Agostino; Pallavicino G. Luca; Scassi Onofrio; Serra Gerolamo; Spinola Ambrogio e G-B ; Suares de Figueroa; Vacfiero ecc. 0 — Gli studi di storia ligure nell’ultimo ventennio. — ASI, 1938 (v. n. 117). La sezione dedicata a questa età è non meno ampia (pagg 57-93 dell’estratto) e circo-stanziata della precedente. I « titoti » sono-. L’età dei Dogi biennali (A. Doria, Diplomazia e politica estera. Vita costume religione economia, Insurrezione del 1746); La fine dell’autonomia (Ultimi anni della Rep. aristocratica, Rep. Ligure democratica, Impero Napoleonico e annessione al Piemonte). La discussione appare qui talora anche più larga ed impegnativa. 62 — Le ricerche colombiane e le fonti storiche genovesi. — In «Studi Colombiani», Genova, 1951, 8° vol. Ili, pagg. 293-300. 63 —Amenità colombiane. — «Boll. Civ.Istituto Colombiano »,1.1953, N.2, pagg.22 26. Di Colombo il V., a parte le ottime pagine informative del Breviario, toccò solo in scritti indiretti (Ree 115, 137) e occasionali. Tale la nota scritta per il Centenario della nascita del Navigatore (62), che lega alle ricerche colombiane dell’Harrisse il fortunato ritrovamento dei preziosi codici genovesi nel Fonds Génois del Ministero degli Esteri francese. Anche il secondo scritto (63), stroncatura veramente amenissima di una pubblicazione del 1932, è la ripresa di una delle note argute con cui amò sottolineare le grottesche deformazioni di verità per Lui definitivamente acquisite. (6) 64 — Indicazione di notizie e documenti su Andrea Doria e Genova tra il ló3'i e il 1544. — Giorn. SLL, 1925, pagg. 142-146. Attentissimo alla personalità del Doria, (v. Enc, It. cit. Breviario, e Ree. 19), il V. in-travvide una singolare interpretazione di lui che affidò alle cure di altri ; ma non approfondi l’argomento. Abbiamo soltanto un attento esame dei due densi volumi (che non hanno indice analitico) di Carlo Capasso su Paolo III, dei quali fece un prezioso estratto (64), con indicazione delle pagine che portano riferimenti alla storia genovese, nel particolare momento in cui, pur tra opposizioni interne, si consolida il potere personale del Doria. ( ) 65 — Congiure del rinascimento e congiure genovesi. — B. Lig. 1951, pagg. 99-103. Breve rimeditazione nonché sostanziosa e sintetica revisione storica su un particolare carattere delle congiure genovesi (sec. XV1-XYII), non espressione di un malessere prossimo ad esplodere, ma tentativi di singoli malcontenti di fronte ad una oligarchia ben chiusa nella sua (6) V.: L/a scienza luminosa, G'ì. 17-1-33. Tra le noie minori v. anche: Ultime sventure di C., GG.27-8- 23; La ragione di un orgoglio, GG. 3-3-’27; Gli amici di C. (e dell’Italia), GG. 16-ll-’38; Genova e C. Corr. Mere., 3-7-’38 (Ree. a Revelli); C. eroe vivo (Hec. a Revelli, G\), GG. l-7-’41 e Pop. d'It., 12-10 i2. (7) Alle pagine di Carlo Capasso slesso, e del padre’Gaetano, si ispirano anche due articoli minori, ma validissimi sul piano colturale, su A. Doria alla Prèvesa, Caf. 10-9-’2ó, e GG. 18-4-’35. - V. anche Un giudizio di A. D., GG. 28-12-’30, polemico. - 31 - struttura di casta aristocratica e Æ potenza economica e finanziaria già solidamente «sistemata» entro lambito del sistema asburgico in seguito alla geniale «rivoluzione» doriana. 66 - Diplomatici e Consoli della Repubblica di Genova. - Atti S. Lig. LXIII, 1934, ÇSr. (^ec-: RSI, 1934, 579; P. Nurra, Giorn. SLL, 1934, 195; E. Michel, ASL, 1934, 619-24); «Genova», Giugno 1934, p. 522-23. 67 — Genua, Republik. — Voce in «Repertorium» der diplomatischen Vertreten aller Lànder ». Ed. della Kommission fiir diplomatische Geschichte inter-natiolaler Anschuss fiir Geschichtwissenscliaften, I 1938, pagg. 245-251. 68 — La Diplomazia Genovese. — Milano I.S. P. I., 1941, pp. 368. (Ree.: L. Bulfe-retti, RSI, 1942, 171-72; 0. Pàstine. Giorn. SLL, 1942, 29-32; P. Romano, Leonardo, 1942, 191-9; A. Giannini, R. Dir. Intern., 1942, 157-59; M. Toscano, R. Studi. Poi. Intern., 1942, 286-87; A. Torre, N. Ant. 1-11- 42 ; 62 sg. ; G. Villari, Bib. Fase., 1942, 313; 0. Rizzini, Corr. d. Sera, 6-5-’42). 69 — Diplomazia Genovese. — «Genova», Agosto 1952, pagg. 29-31 E merito del V., con pochissimi altri, la giusta rivalutazione dell'importanza della diplomazia genovese, nel quadro della laboriosa politica europea del '600 e ’700. Per essa anzi, secondo il V. la storia di Genova non si arresta all* « epoca eroica», ma attinge ancora momenti di alta dignità politica. La visione del problema è già chiara in uno scritto minore, GG. 30-11- 32. Poi il V. procede dall’opera severa di reperimento e di valutazione delle fonti allo studio dei «casi» in note particolari, che nel loro insieme valgono già a ricostruire un ambiente spirituale e morale. Prima è l’opera maggiore, il repertorio dei Diplomatici e Consoli (66), lavoro di paziente ricostruzione della serie degli ambasciatori genovesi nelle varie capitali italiane ed europee. I nomi dei diplomatici sono accompagnati dalle indicazioni essenziali circa i limiti cronologici di attività e dai riferimenti archivistici per la ricerca dei carteggi. Si dà anche notizia caso per caso dei principali lavori a stampa che si riferiscono ai singoli diplomatici. Completano il volume di grande utilità e destinato ad una continua consultazione gli indici per località e per nomi di persona. Nel volume dell’I.S.P.I. la Diplomazia genovese (68) è esaminata nel suo concreto valore in una preziosa ed esauriente introduzione di oltre 50 pagine. Dai più importanti carteggi poi il V. pubblica una antologia di brani come esempio e testimonianza della «agacità di vedute ed acutezza di osservazione di molti ambasciatori genovesi dei sec. XVI, XVII e XVIII. Nella «voce» Genita del Repertorium tedesco (67) il V. mette a profitto la sua particolare competenza per una informazione più generale e più vasta, mentre nell’articolo recente (69) si rivolge ai concittadini, così spesso dimentichi delle loro glorie, per ricordare la validità di una diplomazia tacciata di incapacità dagli stranieri, e trascurata o misconosciuta dagli stessi studiosi locali. 70 — Momenti di sloria genovese. — B. Lig., 1951, pagg. 38-45. 71 — Una questione diplomatica e una poesia antiaenovese del Seicento. — B. Lig., 1949, pagg. 3-8. 72 — Carlo Goldoni, console genovese a Venezia. — « Genova », Luglio 1951, pp. 14-18. Tra le note minori merita un particolare rilievo quella che, recensendo il volume del Quazza sulla Preponderanza spagnola in Italia (70), (e cfr. n. 128), rievoca qualche momento di particolare interesse per la storia genovese; la lotta cinquecentesca della nobiltà nuova con la vecchia; l'insurrezione della Corsica con Sampiero; i rapporti con la Spagna al lempo del Doria, il conflitto con il Piemonte nel 1672. (L’altro «momento» prendendo spunto dalla Storia economica del Settecento del GIACCHERÒ, mette in luce la potenza finanziaria genovese e l’abile amministrazione interna ed esterna della vecchia classe nobiliare). In altre note marginali il V. in certo modo evade dal documento e ci ripresenta con I innata arguzia singoli momenti di un mondo chiuso in quelle contese di cerimoniale a cui spesso si riduce la sostanza di una diplomazia estremamente sospettosa e gelosa. Sono articoli di quotidiani, Ira i più felici, (8) e più recentemente la nota che inaugurava il Bollettino Ligu- ri V.: Revisioni in atto, GG. 27-7-’3V, (a prop. dell’opera del Di Tucci sul Card. Bentivoglìo) ; Perchè Genova non aiutò Venezia, GG. 20-t-’40, (sulla guerra -’34 (sul complotto anzidetto); 11 notaio diplomatico, GG. 10-7-’34; Gli orientali di Laigneglia, GG. 13-2-'35. - 36 - 106 — Informazioni di polizia sull' ambiente ligure (1S14-16). — Alti S. Lig., LXI, • 1933, pagg. 417-453 (Ree.: * RSI, 1933, 697). 107 — Lord Bentinek a Genova. — B. Lig., 1949, pagg. 108-109. Con vari contributi il V. illustra l'ambiente genovese e gli stati d’animo nel momento in cui crollavano le ultime speranze dei nostalgici tentativi di restaurare l’antica aristocratica repubblica. Se Genova perdette la sua indipendenza con l’annessione al Piemonte (preparala fatalmente dalla annessione del 1S05 all’impero francese), ciò fu il risultato di una complessa situazione europea (103), nella quale agirono in maniera decisiva gli interessi dell’Inghilterra, le mire espansionistiche del Piemonte è la generale reazione antirivoluzionaria solo in parte legittimistica dopo la caduta di Napoleone, in un complesso gioco politico e diplomatico. L'annessione incontrò profonda diffidenza nel mondo genovese che ancora nel 1824 non aveva trovato li suo equilibrio neppure amministrativo nell’ambito dello stato piemontese (102). Di particolare interesse èia pubblicazione di due elenchi di in formazioni di polizia (106), inediti. Le brevissime note su Pasquale Badino (104) (un vanitoso «novatore», il cui atteggiamento incerto è seguito sui docc. dal 1797 al 1832) e sul Gagliuffi (105) offrono «un indizio di quell’atteggiamento di difesa dei propri diritti e di resistenza legale in tutti i campi» in cui si riflette la tensione Genova-Torino. L’atteggiamento del Bentinek, favorevole all’indipendenza genovese, già prima affermata dal V. (103), contro il Pessagno, che trovava in due quadri delle Civiche Gallerie la prova dell’effettiva «vendita» della Liguria al Piemonte, è oggi confermata sulla falsariga di Virgilio (B. Lig., 1949, p. 90) e di Capograssi (107). 108 — Studi su Goffredo Mameli e i suoi tempi. — Giorn, SLL., 1927, pagg. 309-332. Supplemento in Giorn. SLL., 1928, pagg. 80-82. 109 — Rassegna Mameliana. — «La Rassegna», 1928, pagg. 19-40. 110 — Mameli e la Sul problema di Nizza e Mentone, nelle contingenze dell'ultima guerra, v. Italianità di N., G(i. 14-5-’30 (Ree. ad Amicucci); Monaco e Mentone, GG. i-10-’40; Nizza. Un po’ di storia, GG. L2-5-42; Mentone Intemelia, GG. 19-t>-’4i. - 43 - ' Parte II - RECENSIONI * rivista storica italiana — 1904-1939 1 — PiciNELLi, Cenni storici sui privilegi e le prerogative delta Città e dei Consiglieri di Cagliari nel sec. XV. — 1904, p. 288-292. Tentativo di ricostruzione della vita economica sociale civile cagliaritana al tempo dell’avvento degli Aragonesi, in cui la città difende l’autonomia chiudendosi in irriducibili formalismi « spagnoleschi ». 2 — Gorrkta Alma, La lotta fra il Comune bolognese e la Signoria estense. — 1907, p. 171-75. Il V. rileva qualche esuberanza in un lavoro che si ispira ad un campo di studio a Lui familiare e che risale ai programmi di lavoro del Falletti, suo maestro bolognese. 3 — Carabellese F., L'Apulia e il suo comune nell'Allo M. E. — 1908, p. 28-38. Ampia esposizione critica del lavoro e personale sintesi della storia pugliese per un periodo anteriore ma non sostanzialmente diverso da quello per il quale il V. stava allora svolgendo indagini approfondite: saggio principe di qucH’amore per le revisioni personali dell opera altrui che caratterizzerà sino alla fine l’operosità storiografica del Nostro. 4 — Papi Ferruccio, Romeo Pepoli e il Comune di Bologna dall’anno 1310 al 1323. - 1908, p. 41-43. Cenno piuttosto severo ad un lavoro biografico affrettato su fonti di seconda mano e senza il necessario sviluppo dello sludio d’ambiente. 5 — Ciannamea Luigi, La classe dei liberti nella società romana da Augusto ad Alessandro Severo. — 1910, p. 13-15. Vivacissima stroncatura di un plagio grossolano : primo esempio di quella critica spietata e coraggiosa contro la leggerezza e la disonestà scientifica, di cui il V. memore dell’ esempio carducciano, nella sua dirittura morale, darà più saggi nel corso della lunga fatica di critico. 6 — Beltrani Giovanni, Nelle provincie del Mezzogiorno. Come deve ricostruirsi la loro vita nel 1199 (Trani e la R. Udienza provinciale) — 1913, p. 197-99. Ricostruzione criticamente valida di un momento della storia tranese che è anche centrale nella nuova storia della Terra di Bari. Lavoro importante anche come indicazione di metodo per rinnovare su criteri non particolaristici ma d’insieme la storia delle provincie meridionali. 7 — Persico T., Gli scritlori politici napoletani dal IMO al 1700. — 1913, p. 419-22. Esame attento e cordiale di un lavoro impegnativo ed utilissimo ; il chiaro consenso di metodo rivela ormai nel V. la tendenza a una storia non dei fatti ma delle idee, condotta sulle fonti < lette », ma integrate da vigile senso critico ed affetto per le cose trattate. 8 — Pandiani Emilio, Vita privala di Antonio Gallo cronista genovese del secolo XV. - 1915, p. 310-11. Primo incontro del V. con la storia genov. - Lo studio è un esempio finissimo di « ricostruzione della storia intima e del costume, che è tanta parte della vita del passato... ». 9 — Pandiani E., Vita privala genovese del Rinascimento — 1916, p. 395-97. 1 capitoli di centro, (Casa, Vesti) sono fondamentali ed originali. Precedono alcuni ( Vita, Commercio) introduttivi e più generici, e seguono altri (Vita sociale e morale etc.) riassuntivi sulla base di lavori altrui. Il lavoro diligentissimo appare pertanto al V. alquanto disuguale. 10 — Quazza Romolo, Lotte di cerimoniale (< Riv. Ligure») — 1916 p. 172-73. L’esame di un episodio relativo al March, di San Filippo, ambasciatore spagnolo a Genova, è per il V. la scoperta di un tema, che sarà molta parte della sua curiosità di indagatore. * Per ovvie ragioni di chiarezza componiamo questo settore in ordine strettamente cronologico per ciascuna rassegna. Per la collaborazione v. la premessa a pag. 19. — 44 — 11 — Bornate Carlo, Historia vitae et gestorum per Dominum Magnum Cancella- rium (Mercurino Arborio da Gattinara). — 1916. p. 39-43. L’importantissima pubblicazione dell’ autobiografia del Gattinara con commentario fondato sulla letteratura critica in argomento ed un capitolo aggiuntivo che ricostruisce la vita del G. nei 10 mesi successivi all’interruzione del manoscritto, sono una premessa e una promessa di una definitiva biografia originale. 12 — Nicastro A.. Vianello N., Picece L., Vento S., [Stadi vari sul < De Monar- chia» dantesco.]. — 1922, p. 199-205. Delle due traduzioni, l’una (Nicastro) è approssimativa e divulgativa, l’altra (Vianello) filologicamente e criticamente sicura e definitiva. Gli studi di Picece e Vento sono variamente rigorosi, ma entrambi utili alla conoscenza del problema e segno di un rinnovato interesse per l’opera politica di Dante. 13 — Annali genovesi Trad. Roccatagliata C. e Monleone, — I e II. Imperiale di S. Angelo Cesare, Genova e le sue relazioni con Federico II di S ve via. — 1924, p. 383-87. — Cfr. sopra, P. I, nn. 18, 19, 30. 14 — Dante e la Liguria. Volume miscellaneo. — 1925, p. 224-25. Cfr. n. 42. 15. — Porti gli otti Giuseppe, I Borgia. — Id., Die Familie Borgia. Id„ Porpore, pugnali, etère. (1922-1924). — 1925, p. 234-240. La scabrosità, dell’ argomento impegna il V. — che, pur così esigente nel rispetto delle fonti positive, fu spesso preso dal fascino della storia romanzesca (v. spec. P. Ili, passim) — ad un esame dell’opera del P. che riesce in realtà una pensata valutazione del Rinascimento sotto l’aspetto morale. Per essa il V. ha tenuto conto di tutta la migliore letteratura critica, e riesce così ad una pagina costruttiva di storia, a un contributo valido quanto e più di molti cosiddetti «saggi» originali. Cfr. anche Rinascimento Patologico, 23-4-1925, e P. III. 16 — Cotugno Raffaele, Pagine del Risorgimento — 1925, p. 278-80. Cinque saggi, anche su docc. originali, ma talora in forma meno rigorosa e scientifica. Pure, offrendo nuove e curiose notizie, sono utili e si leggono con interesse. 17 — Nardone Pietro, Genova e Pisa nei loro rapporti commerciali col mezzogiorno d’Italia fra la fine del sec. XII e gli inizi det XIII. — 19. Opera rimasta incompiuta per la morte dell’A. sul M. Santo nel 1915, ed edita dal fratello; pertanto imperfetta, ma bene impostata ed originale, e il V. la valorizza nel quadro di interessi culturali a Lui molto vicini. 18 — Annali genovesi....., Trad. Monleone, III — 1926, p, 118-120. 19 — Freiherr yon Czibulcka A. Andrea Doria, ein Freibeuter und Ileld. — 1926, p. 136-40. Presenta il D. in una serie di bei gesti decorativi piuttosto che in un processo di situazioni politiche e di motivi psicologici ; narrazione di vicende esterne di un ardito avventuriero, nella quale non si vede bene dove la rigorosità storica finisca e dove la fantasia narrativa si insinui. — Cfr. Ad quei tedeschi, GG, 14-4-’26, vivacemente polemico. 20 — Formentimi Ubaldo, Le origini di Genova. — 1927, p. 151-52. — Cfr. n. 46. 21 — Annali Genovesi..... (Ediz. Imperiale, Vol. IV) — 1927, p. 395-96. 22 — Volpicella Pietro, La questione di Pietrasanta. — 1927, p. 401-402. — Cfr. n. 50. 23 — Schneider Friedrich, Kaiser Ileinrich Vili, II, Der Romzug 1310-1313. — 1928, p. 47-50. «Penetrante esposizione di uno studio diligentissimo, sebbene a tinta alquanto apologetica...». 24 — Miscellanea Storica. (Atti S. Lig. LUI). — 1928, p. 288-92. Rapida ma precisa rassegna di tutti i contributi dell’ importante raccolta ed in particolare delle fondamentali « Questioni Colombiane » del Pessagno. — Cfr. Caf. 18-ll-’26. 25 — Pongiglione V.,// « Libro del Podestà » di Savona. — 1928, p. 430. Cfr. n. 61. - 45 — 26 - Annali di Caffaro... Traduz. Monleone, Vol. III-IV - 1929, p. 103-105. 27 - Levati Luigi M., I Dogi perpetui... — 1929, p. 114. Cfr. nn. 37, 64, 82, 134. 28 — Savona nella preistoria e nella storia ; Savona nella sloria dell’arte. — 1929, p. 123. Cfr. nn . 60, 65. 29 — Mahchini, Collino, Biscottini, Codignola. [Studi mameliani). G. Mameli e i suoi tempi. - 1929, p. 148-152. Relazione riassuntiva delle osservazioni fatte in altra sede. Cfr. P. I., nn. 108, 109. 30 — Giusti Antonio. La malattia dell'imperatore Galeno. — 1929, p. 178. 31 — Annali Genovesi. (Ediz. Imperiale, Vol. V). — 1930 p. 64-66. 32 — Lumbroso A., La Liguria e il Mediterraneo nella leggenda e nella storia del primo Impero Napoleonico Borel Jean, Gênes sous Napoléon /; Bensa E., L. Corvello e il Codice di Commercio.. ; Ruini M., Luigi Corvello ; Scovazzi-Nouerasco, La rivoluzione democratica a Savona..., — 1930, p. 180-84. Per Borei, Ruini, Scovazzi-Noberasco, cfr. rispettivam. nn. 129, 74, 76. 33 — Mioli C., La Consulta dei Mercanti genovesi — 1930, 454-56. Cfr. n. 77. 34 — Mankroni Camillo, Genova (Storie Municipali d’Italia, 1929). — 1930, p. 467-69. Sommario rapido, non privo di mende ed alquanto sproporzionato nel rilievo dato alla storia marinara. Ma il V. prende spunto per uno sguardo sulla storia genovese che è già ante litteram lo schema del Breviario. 35 — Quazza R., Genova, Savoia e Spagna... — 1930, p. 482-84. Cfr. n. 81. 36 — Bratianu J. F., Actes des Notaires génois de Pera et Galata. ID-, Récherches sur le Commerce Génois... — 1931, p. 98-102. Cfr. n. 78. 37 — Casaretto Pier Franc., Le monde genovesi, etc. — 1931, p. 118-119. Cfr. n.’69. 38 — Levati Luigi M., I Dogi biennali... — 1931, p. 124-25. Cfr. nn. 26, 64, 82, 134. 39 — Byrne Eugene IL, Genoese Shipping etc. — 1932, p. 242-45. Cfr. n. 89. 40 — Lopez Roberto S., Genova marinara nel Duecento... — 1934, p. 160 63. Cfr. n. 96. 41 — Russo R., Rinieri I., [Studi su Sampiero c.]. — 1934. p. 363-372. Cfr. P. I, n. 79. 42 — Moresco M., Bognetti G. P., Per l’edizione dei Notai liguri etc. — 1939, 302-309 - Cfr. P. I. n. 35. GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA — 1925-1939 43 — Danle e la Liguria ; Studi e ricerche, (Milano, 1925), — 1925 p. 149-154. Analisi diligente e cordiale dell'opera miscellanea diretta dal Mannucci e realizzata con la cooperazione dei più chiari studiosi genovesi. (18) 44 — Imperiale di S. angelo CAnnali Genovesi..., Ili; Genova e Federico II... — 1925, p. 163-73. 45 — Ridella Franco, La vita e i tempi di Cesare Cabella. — 1925, p. 173-78. Con abbondante e sicura documentazione, in gran parte inedita, il R. delinea una delle figure più austere e intemerate della storia genovese il quale ebbe anche un notevole rilievo sul piano politico nazionale in momenti eroici e drammatici del Risorgimento italiano. — Cfr. Caf. 10-5-'23, e Guerra di poesia, GG. 3-l-’24. (18) Cfr. anche in GG. Ì5-7-’2o, e Dante e la scuola in Liguria, Caf. 12-7-'ì5 (con partie, riferimento alla Bibliogratia dantesca di L. Valle). — 46 — 46 — Formentini Ubaldo, Le origini di Genova (« Genova », 1926). — 1926. p. 153-54. Il V. esprime una ammiratone, che si rinnoverà poi ad ogni scritto del F, per 1 acume logico e per la sapiente utilizzazione congiunta di archeologia, etnologia, glottologia, e scienze storiche e giuridiche in ricerche di cui Egli accetta senza discuterne le conclusioni. \ 47 — Mannucci F. L., La lirica di G. Chiabrera. Storia, caratteri. G. Ghiabhera, Liriche, ediz. Mannucci. — 1926, p. 294-96. Chiara valorizzazione dello studio preliminare sulla persona e 1’ ambiente del Chiabrera. Cfr. Il Pindaro Savonese, GG. 25-2-’2ó. 48 — Canepa A., Note storiche sanremesi, (la Villa Mdfntiana, il Castrimi Sancii Romuli etc. in ASLig. LII, LIII, Annuario Liceo Cassini, Atti IXCongr. Geogr.). — 1926, p. 297-300. Ampia relazione su lavori veramente notevoli per erudizione e diligenza. Cfr. n. 70. 49 — Annali genovesi di Caffaro..., Ediz. Imperiale, Vol. IV, — 1926, p. 300-309. 50 — Volpi cella L., La questione di Pietrasanta, (ASLig.. LIV, I ) — 1927. p. 70-72. In forma briosa tratta sulle fonti d’archivio una delicata questione diplomatica particolare, ma di risonanza alquanto più vasta nel quadro della storia ital. del momento. 51 — Grosso Orlando, Genova (« Italia artistica », Bergamo). — 1927, p. 72-75. Con quella ammirazione che riserba ai lavori per cui dichiara la sua « incompetenza », il V. esamina il libro storico-artistico-urbanistico del G. e ne mette in rilievo l’importanza. Cfr. Inno alla Superba, GG. 25-l-’27. 52 — Formentini U., Origine e costituzione di un grande gentilizio feudale. (A§Li, LUI), - 1927. p. 75-76. Il V. ripete del F. € ragionatore sottile, acuto, vorrei dire implacabile». 53 — Atti Società Savonese di Storia Patria, Vili. 1925. — 1927, p. 168-69. Relazione sommaria su vari contributi del voi. miscellaneo. 54 — Schneider Fr., Kaiser Heinrich VII..., — 1927, p. 169-71. — Cfr. n. 11. 55 — Scovazzi I., Noberasco F., Storia di Savona /, e II. — 1927, p. 171-74. Valutazione molto positiva. Premessi i motivi di merito degli AA. informali sulla letteratura più ampia e più sicura, e pur tendenzialmente «campanilistici» per la natura stessa della materia e le finalità anche divulgative, espone le fasi più salienti di una storia interessante per s e per i riflessi sulla storia di Genova, costante competitrice. Cfr. N. 65. 56 — Nurra P., Codignola A., Catalogo della Mostra Ligure del Risorgimento. — 1927, p. 174-77. E’ la fotografia parlante della Mostra -. non di una narrazione classica e impaludata, ma la storia stessa in formazione nei suoi elementi primi e costitutivi, frammentari sì, ma come e frammentaria e dispersa l’opera dei vari individui che la vivono, per poi esser composta ne a visione, ricostruzione ed interpretazione dello storico. 57 — Gandoglia Bernardo, In Repubblica. — 1927, p. 265-66. Il Y. ricompone le poche notizie politiche maggiori della narrazione, segnalando la paziente opera di ricerca documentaria nell Archivio locale e il più vasto interesse particolaristico e aneddotico, che apprezza, ma di cui forse non penetra la ricchezza. 58 — Bassi Adolfo, Armi ed amori nella giovinezza di Ugo Foscolo. — 1927, p. 355-59. Libro solido, acuto, di armonica unità anche perchè tutto raccolto in un ambilo ben circoscritto nel quale hanno parte notevole le vicende genov. del F. E si affronta il periodo più oscuro ed incerto (1797-1802), tra le prime gonfie odi politiche e le altezze poetiche deH’estate 1802. Sentimento patriottico nelle turbinose vicende di quegli anni, amori e passione per l’arte si fondono allora e preparano e maturano il grande F., spec. quello dei migliori sonetti. — Cfr. Il Foscolo e Luigia Pallavlclnl, GG. 14-3-1940. - 47 - 59 PORTIGLIOTTI G., Genova, Gloria e Splendori. — 1928, p. 84-86. Lavoro non tanto scientifico quanto aneddotico, che pur senza uscire dalla correttezza indulge nelle interpretazioni psicologiche care all'A. 60 — Savona nella storia e nell’arte. Scritti offerti a P. Boselli. — 1928, p. 149-54. Annuncio essenziale di un’ opera veramente degna della Deputazione di St. P. che l’ha promossa con la partecipazione di collaboratori come il Pais, E. Bensa, il Lattes, jl Ferretto, il Moresco, lo StafEetti, il Pandlani, il Bornate, il Luzio, il Rinaudo, il Buraggi, il Grosso e il Noberasco. 61 — Pongiglione Vittorio, Il Libro del Podestà di Savona [dell’anno 250\. — 1928. p. 1.54-55. Il V. auspica la pubblicazione del testo, oggi finalmente realizzata (1957). 62 — Atti Soc. Lig. St. Patria, LVI; Iscrizioni Genovesi in Crimea ed in Costantinopoli (Lavori di E. Sckrzinska e E. Rossi) — 1928, p. 155-57. Volume eccezionale tra quelli della Società Ligure per la materia e per le illustrazioni. Esso si inserisce nel quadro degli studi sul grande commercio genov. in Levante che costituisce oggi un centro di interesse particolarmente vivo. 63 — Michel Ersilio, Esuli e cospiratori Hai. in Corsica — 1928, p. 158-59. Opera originale, basata su ricerche minuziose ed analitiche in varie fonti: di qui una minore organicità di pagine comunque interessanti sulla storia della emigrazione politica ital., che a sua volta è una delle pagine più importanti e suggestive nella storia del Risorgimento. 64 — Levati L. M., I Dogi perpetui di Genova. 1339-1528. — 1928, p. 252-55. L’esame, ampio e diligente nel rilevare dell’opera sia i pregi (ricchezza di materiale archivistico per la prima volta utilizzato), sia i difetti (soprattutto formali, di metodo e di esposizione), dà al V. occasione di toccare uno dei problemi fino ad oggi insoluti della storiografia genovese, lo studio di un periodo, tra i più complessi, che neanche nel Breviario troverà ancora la sua piena chiarificazione. — Cfr. Dogi genovesi, GG 22-8-’30. 65 — Scovazzi - Noberasco, Storia di Savona III. Savona nella storia e nella preistoria, della Soc. Stor. Savonese, in onore di P. Boselli. - 1928, p. 255-60. Per il voi. storico v. n. 55. Circa il voi. «Boselli» qualche riserva per la limitazione dell’orizzonte e l’esuberanza di qualche studio che si perde in ricerche minuziose e marginali. 66 — Grosso Orlando, Sciroccale. — 1928, p. 260-61. V. Quadretti liguri, GG. 8-5-'2S. 67 — Annali Genovesi di Caffaro... Traci. Monleone, Voli. IV e V. — 1928, p. 262-65. Alcune riserve d’ordine formale circa l’opportunità di rendere i nomi in forma arcaica. 68 — Annali Genovesi di Caffaro... Ediz. Imperiale, vol. V. — 1929, p. 88-91. 69 — Gasaretto P. F., Le monete genovesi etc., edito da F. Poggi (ASLi, LV). - 1929, p. 92-95. Le riserve piuttosto severe che il V. esprime sul criterio di edizione e di integrazione del Poggi, che gli appare di una prolissità sistematica e programmatica, si risolvono in una chiara questione di metodo: la necessità che il metodo «positivo», documentario, se non vuoi perdere la partita nei confronti dei moderni sostenitori del metodo «filosofico», non st smarrisca nell’eccesso dell’analisi, ma da un esame critico dei fatti e delle fonti pervenga sempre alla sintesi. L’opera in sè suggerisce riserve e consènsi. Già le 70 note del Poggi costituiscono una revisione spesso utilissima ; le osservazioni aggiuntive del V. finiscono col porre la fatica del C. nel suo giusto valore di opera di impegno che meriterebbe un più ampio studio se la nuova generazione fosse ancora capace di produrre ricercatori pazienti ed appassionati... 70 — Canepa A., Vicende del Castello di S. Remo, ed altro. — 1929. p. 97-99. Cfr. n. 48. 71 — Sassi Ferruccio, Guerra di corsa e diritto di preda secondo il diritto vene- ziano. — 1929, p. 182-83. Lavoro ottimo in campo storico-giuridico; utili riscontri con conformi casi liguri; e si prospetta l’opportunità di riprendere lo studio su docc. genovesi, con particolare riferimento a Bonifacio, ove la corsa appare normale e quasi «legale». Cfr. P. I, n. 41, 42, 43. — 48 - 72 — Formentini U. — La nobiltà di Napoleone. — 1929, p. 183-84. Docc. interessanti, interpretati con acume stringente. Non nobili di nobiltà feudale i B., ma «burgenses» sarzanesi, e quindi di nobiltà «romana». Cfr. P. I, nn. 38, 39. 73 — Michel E., La Biblioteca Universitaria di Genova. — 1929, p. 184-85. Rassegna dei manoscritti, utilissimo repertorio per gli studiosi. 74 — Ruini Meuccio, Luigi Corvetto genovese ministro e restauratore delle finanze di Francia (1159-1821). — 1929, p. 263-68. Il V. sottolinea fra l’altro la serrata critica negatrice del Ruini alla asserita partecipazione del Corvetto e di Melch. Delfico alle segrete riunioni di Torino e Genova ( 1S15) miranti ad offrire a Napoleone, relegato all’Elba, la corona d’Italia ; riunioni e progetti che, forse giustamente, il R. mette in dubbio. L’opera come tale è importante, organica, saldamente inquadrala e fondata sulle fonti, anche se priva di apparato critico e note. Il C. è ricostruito con attraente efficacia, soprattutto come restauratore delle finanze francesi, e lo studio acuisce il desiderio di un’opera generale organica sulla Liguria nell’età rivoluzionaria. (19) 75 — Annali di Caffaro... Traduzione Monleone, Voli. VI e VII. — 1929, p. 268-70. 76 — Scovazzi - Noberasco, La rivoluzione democratica a Savona. — 1929, p. 270-72. Storia locale e modesta, ma importante sia perchè riferita ad una delle regioni più a diretto contatto con la Francia, sia perchè relativa ad un periodo storico ancor poco studiato (non era ancora uscito il volume sullo Scassi) e fondata su un doc. prezioso, la Cronaca di G. B. Cassinis, 179S-1S06. 77 — Mioli Carlo, La Consulta dei Mercanti Genovesi. Pref. di G. Pessagno. — 1929 p. 272-76. L’opera consta di due parti nettamente distinte, la cosiddetta «Prefazione», in realtà una storia in sintesi del commercio genovese, ricca di spunti e di valutazioni (ma il V. dissente a proposito dei fratelli Vivaldi, che per Lui hanno ispirato l’Ulisse dantesco); ed il lavoro del Mioli, minuzioso ma non pedante, circostanziato ma non monotono, non ostante I aridità delle fonti (i verbali della Camera di Comm.) su cui è redatto. Comunque lavoro notevolissimo. 78 — Bratianu J. F., Actes des Notaires génois de Pera el Calala. — Id. Recherches sur le commerce génois dans la Mer Noire au XIII s. — 1930, p. 72-75. Studi e doc. tanto più preziosi in quanto basati anche su fonti a noi inaccessibili, e condotti con larghezza di vedute, con la ricostruzione del tipo del commerciante genov. del 200 eie è anche il tipo del capitalista moderno quale ci è presentato oggi da Schiaffini e Formentini in polemica con la visione restrittiva del Sombart (tema su cui il V. tornerà spesso). Il ree. esprime il rammarico che gli studi storici concreti siano lasciati in retaggio agli stranieri. C r. Genovesi net Mar Nero, GG. l-4-’30. 79 — Bornate Carlo, Una missione segreta di Bernardo Tasso. — 1930, p. 179-80. Illustrazione di una lettera finora fraintesa a chiarimento di un particolare storico ignorato: la missione per attrarre Genova nella lega di Cognac. 80 — Masi G., La struttura sociale delle fazioni politiche fiorentine al lempo di Dante. — 1930, p. 180-82. Limpida riassuntiva esposizione di un lavoro originale ed acuto su un sistema politico che ha evidenti analogie con forme genovesi e di dovechessia. 81 — Quazza Romolo, Genova, Savona e Spagna dopo la congiura di Vacherò. — 1930, p. 267-69 Lavoro documentatissimo di un competente di prim’ordine nelle questioni politico-diplomatiche del '600. Sottolineando le ripercussioni esterne della congiura, illustra in pagine perspicue il doppio gioco della Spagna e il contegno dignitoso di Genova. (19) Sul progetto di Torino v. anche: La colpa è di Corvetto, GG. 3-l-’30; e, con interessanti nuovi elementi che sembrano contraddire la tesi del Ruini, L'invito all’Elba, GG. 31-8-’38. E v. anche IV Novembre, Caf. 2-ll-’2t. 82 — Levati L. M., / Dogi biennali di Genova dal 1528 al 1669. — 1930, p. 269-71. 83 — Secìre Arturo, Il primo anno del Ministro Val le sa, 1814-15. — 1930, p. 271-73. Intorno alla figura del Barone di Vallesa si può raccogliere tutta l'opera poi lica e diplomatica del regno Sardo nel primo anno della restaurazione, e il S. con questa magistrale monografia ne mette in rilievo tutti gli aspetti ; per la Liguria si tratta poi del primo anno dell’annessione, onde appare la sua fondam. importanza resa più preziosa dalla pubblicazione integrale degli elenchi della polizia, che distingueva i «buoni» e i «cattivi», (v. P. I. n. 106). 84 — Cipollina Giovanni, Cenni critico-storici di Rivarolo. — 1930, p. 361-62. Lavoro erudito su un tema limitato ma non privo di interesse (Val Polcevero) ; peraltro non felice il criterio di rifarsi sempre alle origini, giocando di fantasia quando manca la storia. 85 — Annali Genovesi..., Trad. Monleone. Vili e IX. Imperiale C., Iacopo Doria e i suoi tempi. — 1930, p. 363-65. 86 — Mazzini Ubaldo, Amori e politica di Aleardo Aleardi. — 1931, p. 54-57. Lavoro postumo, diligente e interessante, che integra la figura deH’uomo politico con quella dell’uomo privato, ricco di sentimento, sulla base di lettere lasciate a Bianca Rebizzo. Importanti alcuni docc. diplomatici di quando l'A. era rappresentante di Venezia a Parigi. 87 — Nannei Beatrice, Megollo Lercaro. — 1931, p. 57-58. Sostiene la tesi dell’inconsistenza dell'efferata tradizione, che il V. conforta vivacemente con l’autorità di Manfroni, Heyd, Bratianu. Cfr. P. I., n. 50. 88 — Serra Girolamo, Memorie per la Storia di Genova... a cura di P. Nurra. (ASLi, LVIII, 1930). - 1931, p. 136-39. Il V. sottolinea l’importanza (con le riserve che esige ogni opera autobiografica, specie politica) delle due Memorie in cui il S illustra (e giustifica) la politica di Genova nel 1797 e nel 1814, mirante ad una tenace difesa dell’indipendenza. La pubblicazione consente anche l’approfondimento del problema storico ancora insoluto sull’ attività politica dei fratelli Serra nel periodo rivoluzionario. — Cfr. GG. 16-5-’31. 89 — Byrne E. IL, Genoese Shipping... — 1931, p. 238-43. L’ampio esame del lavoro (così come quello più rapido ma non meno sostanziale in RSI, n. 55) ne mette in rilievo le due distinte sezioni : una sulla struttura tecnica della nave, i noli etc., e l’altra sulla sua funzione economica. E’ una felice indagine « concreta » che offre al V- l’occasione di riproporre il suo piano di lavoro ormai chiaramente definito : pubblicazione dei Notai, loro studio analitico e sistematico (guerra di corsa, vita economica, civile e familiare. — Cfr. Ritornare al M. E., GG. 17-6-’3i ; Navigatori genov., GG. l2-l-’32. 90 — Morozzo della Rocca R., Nuovi docc. intorno ai tentativi di far evadere dallo Spielberg il Conte Feder. Confalonieri (1824-1830) — 1931, p. 243-245. Sono i tentativi della contessa Frecavalli, presso la quale Teresa C. imolorò l’intervento dell’intendente Castagneri, del Ministero dell’interno di Torino: le lettere (i$26 29), riprova dell’instancabile devozione dell’eroica «martire dell’amor coniugale» (Manzoni), sono accompagnale da sobrie e precise note illustrative. — Cfr. P. Ili, B, (Risorgimento). 91 — Salata F., Carlo Alberto inedito. — 1931, p. 354-56. Codignola A., Dagli albori dell’unità al proclama di Moncalieri. — 1931, p. 357-61. Le due pubblicaz. vengono qui esaminale per quanto riferiscono sulla Liguria : nel primo, (che pubblica il Diario e le Memorie originali del Re), la visita di C. A. a Genova (lS3l), i rapporti di lui col Maghella, col march. Aless. Pallavicino, col Gagliuffi, etc. ; il rinnovamento edilizio di Genova, etc. Il Codignola pubblica, corredandolo di ricche note, l’ampio carteggio, che risulta un commentario quasi giornaliero di un periodo intenso di vicende (tra cui gli sviluppi economici e gli interessi pratici, come la questione delle ferrovie, viste come problema italiano e non solo piemontese). V. Maglietta l'enigmatico, GG. 14-l-’34. 92 — Piattou Renato, I Ghibellini del Comune di Prato dalla battaglia di Bene-vento alla pace del cardinale Lalino. — 1931, p. 361-62. L' approfondimento dello studio sulle condizioni giuridiche e le vicende dei Ghibellini in Prato chiarisce l’origine e l’essenza della Parte Guelfa, e il V. trae spunto da ciò per auspicarne cordialmente una revisione del suo lavoro giovanile su Parte Guelfa in Bologna (n. 2). - 50 - 93 — Di Tucci, Corrispondenza diplomatica inedita di Carlo Goldoni 193-, p. -16 1J. Le lettere (ddl’Arch. genovese) hanno un interesse più psicologico che diplomatico^ ma comunque storicam. utile alla miglior conoscenza della personalità de . a c ricava una esposizione aneddotica anch'essa per vero molto gustosa. Cfr. . , n. . 94 — Rebaudi Stefano, Caslel Vittorio già Castel branco. 1932, p. 30J 10. Come quella del Cipollina su Rivarolo, è la sloria del borgo natale dell’A.. ma ordinato e contenuto nelle brevi colonne di un articolo di rivista (A Compagna), e non del mondo nè riportato alle origini dell'universo... 95 — Grunzwei Armando. Un plan d'acquisition de Genes par Philippe le Boi (1U5). - 1933, p. 42-44. Modello di ricostruzione monografica di un episodio ignorato, sulla scorta milanese nuovo. 96 — Lopez R. S.. Genova marinara nel Duecento. Ben. Zaccaiia. — 1933, p. 1-1 Ampia analisi del lavoro originale e nuovo, anche se non definitivo, del * rjo0ro- che già rivelava le sue grandi possibilità di sottile indagatore delle onti su Sulla"base samente positivo e concreto, e di coraggioso ricostruttore dei fatti in sin es ’ .5.'33. degli indizi sicuri : l’ideale di storico costantemente perseguito dal r aes ro. 97 — Lombroso G., I moli popolari contro i Francesi alla fine del sec. X\III ( 1S00). - 1933, p. 125-31. 11 L. allarga la tesi, già del Rodolico, di un tragico equivoco tra i (tumulti umili popolazioni, ma la deforma esasperandola e contrapponen-o patrio rjVoluzio- antifrancesi e reazioni antidemocratiche) a patriottismo falso (dei «giaco lnl® bibliografia, nari) ; scarseggiano le informazioni su cose liguri, per cui pure non manca „g 98 — Di Tue :i R.. Sludi sull’economia genov. del sec. XII; La nave e 1 conti atti marittimi; La banca privata. — 1933, p. 261-64. ^ Segnalando l’importanza dei due studi, il primo dei quali perfeziona quelli del By il secondo stabilisce, sulla base dei Notai, un primato genov., il V. ma isce storiche, necessità dell’ediz. integrale dei Notai, a servizio di tutte le branchie delle Cfr. Pec un primato, GG. 15-ll-’33. 99 - Bognetti G. P., Note per lo studio del passaporto e del salvacondotto... -1933, p. 264-65. E’ un riesame del problema giuridico dell’assicurazione che risale all età romana ^ tutto il M E. Il V. ne sottolinea l’importanza senza entrare nel merito che lascia g ’ sottopone loro il caso difficile di Bellobruno di Castello nella guerra 1 ici ia 100 — Salvi Costantino, Carlo Emanuele II e la guerra del 16<2. — 1934, p. 58 59. Lavoro positivo per quanto si riferisce all’aspetto militare della guerra ; sotto il P- di storico-politico occorre fare qualche riserva. 101 — Russo R., Rinieri I., [Studi su Sampiero]. — 1934, p. 199-208. Ripoi tati da RSI, v. n. 79. 101 bis — Bozzola A., La controversia austro-sarda sulla capitolazione di Genova del 6 seti. im. - 1934, p. 278-81. Ottimo saggio di sloria diplomatica in cui la vicenda del 1746 è vista sotto il profilo non più della cronaca e della passione locale, ma della storia europea. L interpretazione «Pan ioni», autorevolmente confermata dall’esterno, si inserisce nel quadro del contrasto austro-sar o e contribuisce ad esasperarlo fino al fallimento delle aspirazioni stesse degli alleati. 102 — Solmi Arrigo, L’ idea dell’unità ital. nell’età napoleonica. — 1935, p. 69-72. Dell’importantissimo definitivo lavoro si rileva qui la notevole lacuna per ciò che riguarda la Liguria, mentre questo ambiente politico non solo ha avuto una importanza notevole, ma se ne viene scoprendo il significato attraverso studi e ricerche recenti che il S. sembra ignorare. Cfr. P. I, nn. 94, 95, 96. - 51 - 103 — Morandi Carlo, Relazioni di Ambasciatori Sabaudi, Genovesi e Veneti (1693-1113). - 1935, p. 147-150. Nella lucida introduzione le diplomazie di Ire fra i principali stali ital. sono delineate nella loro struttura e nei compiti politici cui assolsero, e ne risulta una singolare vitalità genovese, il cui ambito predominante fu quello economico, e politico in quanto economico. Riprova che autorevolmente documenta la presenza e l’importanza di una diplomazia finora troppo sconosciuta, o misconosciuta. — Cfr. GG. ll-5-'35. 104 — Salvi I). Guglielmo, L’< Operarius » del Porlo e del Molo di Genova. Architetto o amministratore ? — 1935, p. 150-51. Il V., accettando sostanzialmente la tesi del S., documentata (ma linguisticamente forse discutibile), di « Operarius » = amministratore, giustamente deplora il tono polemico dello scritto. 105 — Agnelli G., La battaglia al Ponte di Lodi e la settimana lodigiana di Napoleone Bonaparte, 9-15 maggio 1196 (di pagg. 435). — 1935, p. 151-52. Libro serio e pletorico al tempo stesso... 106 — Chiaudano M., Moresco M., Il carlulare di Giovanni Scriba. — 1935, p. 203-206. Più che recensione, è un entusiastico saluto del primo volume di Notai pubbli iato, anzi ripubblicato, con introduzione, indici e glossario del Ch. ed un augurio per la prosecuzione dell’impresa che significa l’inizio di una storia concreta della vita economica medioevale genovese. Cfr. Genova medioevale, GG. 7-5-’35. 107 — Quadri G. A., La guerra contro il Turco in Cipro e a Lepanto. — 1936, p. 118-121. Dal grosso volume documentatissimo e un po’ massiccio il V. stralcia soprattutto quanto riguarda la partecipazione di Gian Andrea Doria alla battaglia di Lepanto, e conchiude a un giudizio equanime che libera il D. dalla ingiusta accusa di tradimento, senza peraltro riconoscergli quel merito particolare che gli vorrebbero attribuire certi campanilistici storici geno-■ vesi (Iacopo Doria). — Cfr Gian Andrea a Lepanto, GG. 9-5-’36. 108 — Zeno R„ Documenti per la storia del diritto marittimo nei secc. XIII e XIV - 1936, p. 183-86. Importante raccolta di docc. sul commercio siciliano. Un centinaio riguardano le relazioni con Genova ancora intensissime non ostante le avverse condizioni politiche. Sicché l’opera, diligente anche nello studio giuridico delle fonti, si unisce a quelle di Chiaudano e di altri per l'approfondimento di un capitolo della storia mediterranea, alla quale mancano ancora i docc. del momento più rilevante, il ’200. 109 — Codignola A., Carlo Alberto in attesa del trono. — 1936, p. 256-58. Le lettere al De Raymondi (tS22-3l), che aggiungono elementi di notevole interesse storico e psicologico ai recenti studi di Luzio, Colombo, Salata, Rodolico, confermano le penose vicende attraversate in quegli anni dal re. — Cfr. Psicologia carloalbertina, GG. 4-12-’36. 110 — Moresco Mattia, Il trapasso della Corsica. — 1936, p. 258-6°. In un momento grave e delicato della storia politica ital. recente i documenti diplomatici genov. dell’età rivoluzionaria (pubblicati dal V., cfr. P. I, n. 93) giunsero a proposito per precisare e correggere alcuni luoghi comuni avversi a Genova nella tradizione pubblicistica. 111 — Broche Gaston E., La République de Gènes et la France pendant la guerre de la succession d'Aulriclie (1140-1148). — 1937, p. 212-17. Ampia revisione di un’opera ispirata a grande probità e diligenza, e comunque utilissima alla conoscenza dei fatti e del loro sostrato diplomatico, anche se viziata da un preconcetto, la assoluta generosità disinteressala e cavalleresca della Francia, e da una forma enfatica che spesso va a discapito della serietà. Sul concetto di « patetica alleanza » (ogni alleanza, anche se si riveste di motivi sentimentali contingenti e opportuni, è frullo di positivi interessi...), cfr. P. I, n 82, e GG. 18-11-’36. 112 — Ciasca Raffaele, Storia coloniale dell’Italia contemporanea. — 1938. p. 60-63. Il C. inserisce la nostra storia coloniale, e spec i suoi aspetti politici, nel vasto e movimentato quadro della politica europea con un informalissimo studio che riempie una lacuna - 52 - coordinando numerose ricerche e studi precedenti, e raccogliendoli in una vasta sintesi: il cui spirito pare conseguenza e indice della nuova temperie imperiale che l’Italia attraversava. Cfr. Corr. Mere., 23-12-37. 113 — Oxilia Ugo, Il periodo napoleonico a Genova e Chiavari. — 1938, p. 63-64. Il lavoro, spigliato, informatissimo e di scrupolosa probità, riassume quel periodo storico intorno ad una cronaca contemporanea e a qualche altro doc. inedito di interesse locale. 114 — Piers an TF.LLi G., La penetrazione commerciale genov. nel Sahara a mezzo il sec. XV. - 1938, p. 221-23.. Il P parte dalle opere di La Ronciere, Lefevre, Lopez, Di Tucci che hanno tentato di spiegare l’impresa di Ant. Malfante in relaz. con la crisi monetaria genov. della metà del 400, proponendo una sua proDria interpretazione in base ad uno spiccatissimo individualismo di natura patriottica, che il Y. peraltro non vede, e ammette quanto meno come inconscio... 1>5 - Revelli Paolo, C. Colombo e la scuola cartografica gen. — 1938, p. 223-26. Cordiale segnalazione dell’imponente somma di erudizione su cui è fondata la tesi del R., che la genovesità di C. non debba intendersi limitata alla nascita, ma riportarsi alla genovesità di quella cultura da cui si è formata l’idea che condusse alla concezione della grande impresa. 116 — Astengo Corrado. La consacrazione di Genova a Maria SS. ed il cambiamento del tipo monetale del 1637. — 1938, p. 226-27. Breve cenno di consenso. 117 — Michel E., Esuli italiani in Corsica. — 1938, p. 234-36. Una storia del Risorgimento vista da un particolare angolo visuale, nella ricchissima messe di notizie raccolte in pazienti ricerche archivistiche: un’affettuosa rivelazione in molli casi. Cfr. GG. 29 6-’3S. 118 — Moresco M„ A'ole sulla fondazione della chiesa gentilizia degli Spinola nel 1188 in Genova. - 1938, p. 296-97. Modello di monografia storico-giuridica che, illustrando la costiluzione e la storia di una tipica parrocchia gentilizia con carattere prima territoriale e poi più genericamente familiare, apre una illuminazione anche sulla strutlura della società genov. nel sec. XII, quando gruppi gentilizi come questo degli Spinola rivelano una vitalità ed unità singolarissimi. 119 — Bognetti G. P., I Magistri Antelami e la Valle d’I rite Ivi — 1938, p. 297-300. Il V. espone con particolare consenso le conclusioni di uno sludio acutissimo che interessa ad un tempo la storia dell’arte e del diritto, nonché lo svolgersi di una delle più importanti corporazioni genovesi. Ed è anche un frutto tra i più peculiari dello studio delle fonti notarili che il B. stava appunto pubblicando per la Storia Patria. (V. P. I, n. 35). Cfr. GG. 30-12- 33. 120 — Capellini A., Pittura genovese dell’800. — 1938, p- 302. 121 — Doehaerd Renée, Les galères génoises dans la Manche et la Mer du Nord... - 1939, p. 150-52. Il commercio genov. con le Fiandre percorre la via maritiima diretta, pur senza abban donare quella terrestre, già prima della fine del ’200 e della decadenza delle fiere di Champagne, come rivelano le fonti notarili genovesi, ampiamente utilizzate dalla D., che già stava elaboran o il più ampio lavoro sulle relazioni commerciali tra Genova e l'Oltremonti. 122 — Chiaudano M., 1 nato da basse speculazioni sugli ideali (La ^ romanità e gli affari, GG., 9-3-’33), ed infine alcune sintomatiche « interpretazioni » : Romanità (rivendicata contro il filellenismo ad oltranza del Beloch in nome del romano « concetto di stato in cui si a£SOin mano come nella loro più alta espressione tutte le forme e le attività dello spirito... », GG., 17-5- , II ricordo di Roma, (GG., 16-4-’33, rapida scorsa attraverso i secoli alla scoperta della continuità romana), e Francia, Italia e Romanità, (GG., 13-4-’40, sul valore della cultura italiana). Una vivace nota polemica sulla pronuncia del latino (I padroni del latino, GG., 26-4-’30), validissima sul piano po e mico antifrancese, e per garbati ricordi personali, tocca materia classica con efficacia ma saio per caso. -57- Come si vede, gli argomenti sono molteplici e vari, ma non dissipati, e si possono ridurre tutti alla storia (è storia anche la vita d’oggi) e alla scuola. Ma della storia toccano gli aspetti e gli argomenti più disparati, con una larghezza di intenti che il V. non si concede nelle opere dotte. L’esuberanza di un temperamento austero ed appassionato ad un tempo, contenuta e controllatissima nella storiografia maggiore, si libera e si espande in questa letteratura spicciola e di battaglia che non trascende mai ed appare non pertanto spesso audacissima, a noi che a distanza di lustri e dopo il tragico tramonto di un’epoca e l’avvento di nuovi ideali la ricollochiamo con chiara consapevolezza nel suo difficile clima. Mi riferisco naturalmente alla pubblicistica dei primi anni, ed in particolare alle battaglie per la riforma della scuola e l’esame di stato, (5) perchè negli ultimi lustri prima della guerra, nella serie degli scritti « di attualità » lo spirito polemico, sempre singolarmente vivace, era peraltro allineato col pensiero dominante, non già per un conformismo deteriore, ma per uno spontaneo e consapevolissimo consenso; e di coraggio è giusto che ancora si parli nel senso di una chiarezza spregiudicata sempre, suggerita da una visione delle cose su un piano più vasto e più lontano, sempre « in chiave di storico », senza indulgere mai a motivi che potessero contrastare con la sua coscienza di uomo e di studioso. Non mi consta ad esempio che ci sia tra i suoi scritti, accanto alle pagine antifrancesi o antinglesi ((1) suggeritegli sul piano delle rievocazioni storiche dalle contingenze, una sola (5) Riservandomi di (ornare su alcuni di questi scritti (firmati prima Filaletès « amante di verità », poi anche Un Padre e finalmente V.V.) per quello che ci dicono in merito alla didattica della storia e insomma al metodo della storiografia, accenno qui ai motivi essenziali della polemica. Essa si inizia con un esame acuto e spietato del progetto di riforma del Gentile, che nel ’23 sembra contraddire il suo stesso precedente progetto del 1908, soprattutto per l’introduzione, poi non realizzata, del « numerus clausus » nelle scuole di stato. E il V. già rileva l’assurdità di certi abbinamenti, contro cui si scaglia con la forza della convinzione e dello sdegno (Riforme scolastiche, Caf., 26-4-’23, e Storia e filosofia, Caf., 22-5-’23). (Ed è risaputo che in virtù della sua decisione e della sua coerenza, il V. ottenne il raro privilegio di non « abbinare » e di non doversi quindi trasformare di tratto in maestro di filosofia, senza saperne, diceva lui, una parola). La polemica si riaccende nell’autunno con la pubblicazione del testo della riforma (La grande riforma. Scuola e insegnanti, Caf., ll-10-’23; il lucignolo dell’ideale, Caf., 9-ll-’23, vibrata protesta degli uomini di buona fede amanti della scuola; Da Croce a Gentile, Caf., 23-11-’23, sul programma di storia nelle due riforme). Ed è tanto più significativo l’atteggiamento del V. in quanto già allora Egli plaudiva alle realizzazioni nazionali di quel regime che col Gentile tentava un nuovo passo verso la riforma degli ordinamenti e del costume. La polemica si fa amara quando il V. coglie nella riforma motivi di umiliazione morale e materiale degli insegnanti (L'anima della scuola, Caf., 15-12-’23), e di nuovo coraggiosa, senza mezzi termini, quando Egli ritiene di dover denunciare un conformismo dominante (Batti, ma ascolta, Caf. 31-l-’24), e poi ancora accorata quando il V. (che firma espressivamente « un padre ») è costretto a cogliere, oltre i lati tecnici della riforma, anche i riflessi umani della macchina del nuovo esame di stato, nelle sue prime rigidissime applicazioni, che furono per tutti un’incognita (v. sopra nota 1). In tal modo la discussione si è trasferita dal programma alle esperienze: e il V. torna a commentarle e a postillarle per anni con scrupolosa e spietata diligenza (Esami di riparatone, Caf., 29-8-’24; Incredibile ma vero, Caf. 3-l-’25; Impressioni d’esame, Caf. 19r8-’25; Florilegio indiscreto, Caf. 21-8-’26). Anche la decisa avversione del V. agli abbinamenti trova conferma nelle esperienze (Beghe professorali ?, Caf. l-12-’25; e ancora, di scorcio in uno scritto caldo di spunti e ricordi personali che temperano, e al tempo stesso arricchiscono di nuova forza polemica la arguta parola del Nostro: Scuole d'una volta. Ma questo idealismo dov’è ? GG., 2-9-’27). Poi la polemica tace a lungo; ma ancora nel 1931, in uno scritto pacato e ormai fuori della contesa i principali elementi della conttaddizione del V. sono tutti ribaditi e composti in una forma per cosi dire definitiva nell’unico articolo del Nostro apparso sul Secolo XIX (Esaminati, esaminatori ed esami di Stato, Sec., 13-11-’31). Alcuni altri scritti marginali sono piuttosto divagazioni ispirate al tema suggestivo, in chiave d’ironia (Conforti orientali, Caf. 15-6-’26, e II paese degli esami, GG., 12-4-’32, sull’esame di stato in... Cina; Scuole d’utta volta. Il maestro di Bovio, GG., 9-7-’27); altri ancora investono più ampi problemi di didattica della storia, e ne riparleremo. Negli ultimi, ovviamente rari, le posizioni (o forse le cose, e gli uomini stessi) sono 'alquanto mutate (Discorsi di stagione, GG., 9-8-32; Detriti culturali, GG., 10-8-’38; Esami ed esaminatori, GG., 8-2-’39), ma l’amore per la scuola è sempre lo stesso: come nell’ultimo scritto con cui il V. la lascia con la coscienza di aver compiuto una missione, e che, non ostante alcune espressioni dettate dal clima contingente, non possiamo non leggere ancor oggi con commozione, anche noi che non abbiamo avuto la ventura di ascoltare in aula la sua viva parola (Il congedo di un Maestro, C.G., 14-1-’41). (V. anche oltre la n. 8). (6) Il diavoletto polemico antifrancese si può dire die sia vivo da sempre e solo si fa più mordace nell’ultima fase, quando il V. può parlare di « contrasto perenne » (Italia e Francia, contrasto perenne, GG., 24-4-’40). Ma per l'Inghilterra Egli ebbe anche pagine di simpatia, come quando una visita - 58 - pagina filotedesca, perchè Egli non trovava a questo stato d animo una corrispon enza ed un qualsivoglia fondamento nella storia di ieri. Anzi una delle sue pagine più e icemente polemiche, dal titolo oltremodo significativo (Doute, Leonardo e simili tee esc 11, ., 28-2-’35), irride senza riserve, in un momento già molto pericoloso, a certe sciagurate aberrazioni d’oltralpe. Ma quelle stesse pagine che oggi in assoluto possono apparire meno obbiettive nascono da un patriottismo intimamente consapevole fon at0 su un raro senso della storia e professato come una missione —, attraverso un processo 1 eo ogico e sentimentale di cui seguiamo via via le tappe, dal primo suo scritto, eie \uo ma utare Vittorio Veneto di fronte al disfattismo scettico ('), all aperta e documentata 1 esa e « vittoria mutilata » (8), all’esaltazione sempre nobilissima del primato e a nostra c o dei valori morali del «nostro» Risorgimento, alla critica ricorrente, e tutta pe .^ panziniana ironia, delle utopie universalistiche (9) che può sorprendere e quasi o en ere la sensibilità di noi uomini del ’900 avanzato, ma è più che legittima ne cittac di appartenere ancora alla vecchia guardia che si rifa attraverso a a austera s u Carducci alle più pure tradizioni patriottiche dell”800 (“>). E’ significativo che coll avanzare della guerra la pubblicistica del Y. si affievolisce e si spegne. uomo i P dei Reali d’Italia in Inghilterra gli suggerisce una limpida noia sui oltre un secolo di amicizia an0 italiana dal Risorgimento all’Unità (Inghilterra e Italia, GG., ■ ^ (7) La battaglia di Vittorio Veneto, Caf. 8-4-’23, a proposito di un Atlante di\u . ommosse rieVocazioni Del resto il V. commenterà spesso le date dell’ultimo nostro isorgimen S-6-’24; IV Novembre, e calorosi ammonimenti: Data di nascita, Caf. 24-5-23; Episto ari troia, , 4-ll-’39. Caf. 2-1l-’24; e ancora Data di nascita, GG., 24-5-’35; La vittoria feconda, GG., 4 li •i (CC 24-11-’36), in po- (8) L’espressione torna esplicitamente in La * leggenda » della vittoria muti ” ’ ’ ostante le ovvie lemica con un articolo di Jacques Bardoux sul Temps: è un articolo fella recensione a Mare-riserve (siamo ormai al 1936). Ma l’idea è maturata da tempo e ria < (Memorie di vita politica, scotti. Guerra diplomatica (GG., 22-12-’36), nella bella pagina su .ir attente recensioni del GG., l-7-’37), figura nobilissima, magistralmente ricostruita dal V., e in g dclUl Diario di Silvio Crespi. Alla difesa d’Italia in guerra è Dd la genesi e pace, Ricordi e rivelazioni, GG., 26-3-’38; Ancora Versagha, • ., - ’ ne] p0rto del fa-la confermazione di questo nazionalismo quasi nnasamenta e c e’ g> v specialmente: Prima, cismo si coglie in scritti di varia natura ed in particolare m qu^ dldat^ fV. ^eciaim la Storia d Italia, e Abolire lattaria? Caf. 21-3 e ll-4-*24). Per .1 V la_ scuok è arenaci ^ la riforma stessa non sembra inderogabile, dal momento che « a “ Drop, di un riconoscimento i suoi difetti, uscirono giovani eroici» (Equa constatazione, a - , p " de ancora le colli- dei Senato; e cfr. Ricordi del Maestro, Caf. 7-5-’25) e lo stesso . Va pcraUro mosse parole del « Congedo ». E già abbiam \isto il signi cato c dremo, una venerazione profonda e quasi un culto, demento ispiratore essenziale dellal p ^ Carducci è la storia, ed Egli, storico e non letterato, si sente a buon diritto discepolo del p > P che del Falletti pur veneratissimo: sicché del Carducci, e solo di lui, il ritratto sta ancor oggi n s tud iod ivi a S. Ugo. Ma la storia per il poeta è storia d’Italia, il « poeta della storia» è cantore della Patria: come il Leopardi, il cui spirito squisitamente patriottico egli riaffermava con viva pas sione (temperata poi nel saggio dato alle stampe, come conferma il V.) nelle lezioni del 1898, contro il De Sanctis, delle quali il Nostro ha lasciato splendida testimonianza (Una lezione del Maestro, OO-, 16-2-’24, e Carducci e Leopardi, GG., 12-7-’37). Ma tutto l’insegnamento carducciano rivive, nella coscienza del V., come scuola di patriottismo, sicché proprio nel ricordo di lui può affermare che la scuola italiana di ieri non ha tradito il suo aito compito educativo (Ricordi del Maestro, già cit.). deve rinnovare se stesso, e riprendere la via per operare sempre per il bene comune; ma chi ha seguito la vita come «Spectator» (n), da una sua specola riposta, interpretando i fatti del giorno col distacco e la serenità dello storico che guarda alla sostanza perenne e non alla labile contingenza, non può mettersi un abito nuovo, e non si fa banditore di un nuovo verbo se non a prezzo della sua dignità: ed il V. tacque, dando col silenzio operoso la miglior prova di onestà, cosi come prima con la aperta parola. B - La storia neffa puBBficistica Per chiarezza tentiamo un inquadramento dei contributi pubblicistici del V. non già segnalati nella bibliografia in una linea di svolgimento cronologico. Per 1 antichità basti quel che si è detto (v. sopra, nota 4). Così degli scritti di storia medievale, per la maggior parte di argomento genovese, e pertanto segnalati nei rispettivi settori della Bibliografia, ricordo qui solo alcuni più singolarmente importanti: una confutazione della presunta leggenda dell’anno Mille (Profezia nuovissima, GG., 12-4-’25), due note, in parte occasionali e polemiche, che toccano le spedizioni di Almeria e di Tortosa (La storia si ripete, GG., 21-3-’30; Ritorno a Tortosa, GG., I6-4-'38); un articolo sulla Cucina vtedioevale, (GG., 9-12-’26). Meritano un cenno anche in que sta sede, per il panorama organico che ci offrono sull’« età eroica », le successive notizie e valutazioni date dei vari contributi storici del Lopez (Economia genov. medici’., GG., 21-8-37, e Chiaroscuri della storia di Genova, GG., 14-12-’37ì. A un lavoro del Magnagli (Precursori di Colombo), apprezzato ma discusso, si ispira una nota interessante su II viaggio dei Vivaldi, (GG., 10-7-’36; e v. anche Navigatori genov., Caf., 19-2-’25), sentito dal V. come simbolo dell’ardimento dei genovesi all’apogeo della potenza marinara, e indubbio ispiratore deH’Ulisse dantesco (’-). Al mondo di Dante (13) ci porta anche una ricostruzione un po’ greve, in forma di novella, della figura e della vicenda del Conte Ugolino, con riferimenti alla storia di Genova (Faida medipevale, GG., 4-8-’25), ma soprattutto, in certo senso, una tipica serie « ghibellina » che rievoca ed esalta le varie occasioni in cui nella politica medioevale sopravvive e respira un tenace senso della romanità : Ottone III e il suo sogno di far rivivere l’impero di Roma (L'amore di Roma, GG., l-3-’34), Marsilio e il suo Defensor pacis che Ludovico il Bavaro sembra voler interpretare con la sua incoronazione romana del 1328 (Il tentativo di Marsilio, GG., 2-9-’29), e Cola di Rienzo, tribuno della rinnovata Repubblica, per il quale una volta il V. stabilisce un interessante anche se discutibile parallelo con Francesco Coccapieller (1882), tribuno dellarrivismo partigiano e massonico dei primi tempi del Regno d'Italia (Due tribuni, GG.,13-12-’23), mentre altra volta scrive sulla fortuna e il significato di lui una pagina misurata e sobria in base alle risultanze di uno studio critico recente (Il sogno di Cola, GG., 21-6-’34). Gli ultimi scritti respirano già un’aria rinascimentale ante litteram, c fermano l’attenzione su figure storiche di rilievo, con un gusto per il « medaglione » c il ritratto che fu sempre singolarissimo del Nostro. Nel « Marsilio » anzi il V., per virtù di parola, su dati offerti da Albertino Mussato, tenta persino il ritratto fisico di Lodovico imperatore, mentre del filosofo padovano « manca ogni rappresentazione iconografica, dice il V., ma me lo raffiguro, non so pcrchò... » : perchè Egli rivive, attraverso le carte, la storia che fa sua, (11) E’ lo pseudonimo col quale il V. sottoscrìve nei primi anni K1* articoli sul Caffaro c sul Giornale di Genova (salvo In polemica sulla scuola in Caf. lìrmala. come si è visto, Filaletcs, « Un padre » e V.V.). Più tardi esso si presenta in alternativa con la sigla Y.V. o il nome spiegato, clic da ultimo domina senza eccezzione. (12) Una noterella bibliografica su Marco Polo e Colombo (Libri di gloria, Caf, 4-10-’24 appartiene a un genere « edificante » più che a letteratura critica vera e propria. Su Megollo Lcrcari v. P. I, n. 50. (13) Su Dante v. anche Un professore dantista (GG., 8-2-’36), su due volumi di G. Federzoni; e cfr. Ree. 43. - 60 - o e come vede le cose, così vede gli uomini, e ce li presenta talora, come qui, componendo di fantasia, per un intimo legame di simpatia, più spesso ispirandosi a un ritratto reale ch’Egli «legge» come un documento: singolarissimo interesse per il quadro pittorico, e per il ritratto parlante, in uno scrittore tanto espressivo di immagini quanto irriducibile nemico, nei suoi scritti, della figura. Il gruppo medioevale si chiude con una nota che prende spunto da La visita dell'imperatore (Michele Paleologo a Genova nel 1403, GG., 13-4-’37) per tessere sulla falsariga di Giorgio Stella annalista una efficace immagine del Bucicaldo; un ricordo del Petrarca nel centenario dell'incontro con Laura (Anniversario amoroso, GG., 6-4-27), che 1 amministrazione socialista di Avignone non volle celebrare per spirito antitaliano...; una chiara messa a punto del problema di Beatrice di Tenda (La duchessa sventurata, GG., 26-3-’25) che parte da un giudizio piuttosto severo del lavoro del Valsesia, e una gustosa « novella » storica di sapore boccaccesco su Donatella dei Conti di Lavagna sposa al duca di Piombino (Fedeltà di moro, GG., 9-7-’24; e di nuovo, meno felicemente, GG., 2/-6-36) esempio tra i primi di un gusto per l’aneddoto arguto e piccante, anche nella storia più scrupolosamente controllata, che il V. rivela dal primo giorno della sua pubblicistica (v. P. I. n. 1) fino agli ultimi anni (14). Toccando il Rinascimento maturo ci si apre un nuovo vasto orizzonte. Il V. qui si appassiona per le tragedie, i miti, le figure, papi e sovrani, Borgia Medici Doria Fieschi Farnese (15), incoronazioni e congiure, condottieri e donne famose... E giocoforza spigolare. Dei Borgia abbiamo già fatto cenno (v. Ree. 15). Del Por-tigliotti il V. in questa serie minore esamina l’ultima opera più generale, mettendone in rilievo il metodo discusso, ma rispettabilissimo ed utile per gli elementi nuovi che introduce nella storiografia (Rinascimento patologico, GG., 25-4-’25). Ma su Alessandro VI e la leggenda della sua morte (Il papa e il demonio, GG., 24-9-’25) il V. torna con certo compiacimento in uno scritto bene informato; nè più tardi si lascia sfuggire l’occasione di riproporre Una difesa dei Borgia (GG., 19-l-’39) quando uno scritto di Ignazio dell’Oro gliene porge il destro: e ne nasce un saggio che mette a punto e per feziona il vecchio tema, e ribadisce i concetti qua e là espressi sul valore e il signi cato del Rinascimento, la sua politica e la sua morale. Nello stesso spirito che ha del romanzesco, fiorito di sottili e compiaciute ironie, ma saldamente ancorato alla letteratura critica più severa, sono scritte le pagine su Leo ne X, il suo tempo e il suo ambiente di lusso e di dissipazione (Magnificenze romane, GG., 18-7-’25; I banchetti di fra Mariano, GG., 31-7-’26), mentre la figura di Giovanni de Medici ritorna in due articoli (Il Gran Diavolo, GG., 28-4-’27 e 3-1-41) costruiti nella tipica forma di « medaglione » che parte dall’esame di un ritratto delle a ene fiorentine (18). Più convincente è la difesa di un altro pontefice, Paolo III Farnese n (14) Al M. E. spettano anche due note francescane, II Santo italiano (GG., 4-10-’25), in cui • vocnzionc è visto come italiano vivo, in una interpretazione rispettosissima, ma piuttosto esteriore, e i francescana (Caf. 2-2-’26), ree. al libro di Mariz Revelli. (15) Per il Doria, come per Colombo, Machiavelli, Guicciardini, v. P. I, nn. 62 sg-, 64, 126, 127 19, 115. (16) Quasi a corollario dell’articolo del ’27 segue una commemorazione centenaria del sacco di 6 Maggio 1527. Oltre le rovine, (GG., 7-5-’27). Sullo stesso piano celebrativo, con efficaci sintes p nali, stanno: Italiani del Cinquecento (GG., 24-10-’25), sulla congiura del Morone, f V un poeta della famiglia, (GG., 16-5-’26), Giovanni Pontano, presentato in una lucida P»gina> , ratissima; Il funerale della libertà italiana, (GG., 26-2-’30), sull'incoronazione ^cli^ Carlo ^ ^ ^ena Prende invece spunto dallo studio dell’Èrcole il saggio Da Carlo Vili a Carlo V. la cr,sl ' ]j libertà italiana, (GG., 8-6-’32), in cui il V. ribadisce una sua orgogliosa convinzione cie 1 d’Italia non siano imputabili solo a Ludovico il Moro, ma a tutti i principi italiani. e pa recensione molto costruttiva (di P. Pieri, La crisi militare del Rinascimento...), a parte a _____. ............i- , _____ir____!..• j..ì d:__ir.r. in-4-’35). in cui u v. spunti «attuali» men validi, il saggio Eserciti del Rinascimento (GG., 10-4-’35), in cui 1 riafferma un altro suo pensiero cardine, doversi cioè parlare di crisi morale prima e più clic ini i a - 61 - papa ca unmato, GG., 14-3-26), del quale il V., con uno studio accurato delle fonti recenti, dal Pastor al Capasso, costruisce un ritratto diligente, obbiettivo, squisitamente onesto. Per il V., come per il Capasso, il papa Farnese (e del pari il figlio Pier Luigi) non partecipò alla congiura dei Fieschi, che rimane un episodio interno genovese (I teschi e Farnese, Caf., l-9-’25, e La congiura, GG., 2-11 -’34). Le donne non vivono solo nell’ombra degli ambienti cortigiani, ma assurgono talora in primo piano, sempre che al V. studi recenti ne porgano occasione. Tale è il caso di Ricciarda Cybo Malaspina e di Eleonora Cybo, vedova di Gian Luigi Fieschi, riprese dallo Staffetti (Drammi familiari e tragedie storiche, Caf., 6-l-’27, La moglie di Gian Luigi Fieschi, GG., 9-l-’36) e per Maria Stuarda ed Elisabetta Tudor (Maria ed Elisabetta, GG., 24-1-36), sulle quali il V., letta la biografia dello Zweig, scrive una pagina impegnata, ma forse troppo allusiva di motivi e problemi sottintesi, secondo una tecnica che non di rado ricorre nei saggi del Nostro, quasi avesse timore di cadere nella banalita per eccesso di chiarezza. In clima quasi romantico è narrato II matrimonio di Giulietta (Spinola di Vergagni, nel 1545, GG., 10-11 -’27, e ancora Sposine precoci, GG., 28-7-’33) e il celebre caso del Fornaretto di Venezia, sulla scorta di un volume di Mario Ferrigni (Passatismo sentimentale, GG., 29-4-’26). Coi profili di Emanuele Filiberto (GG., 10-4-’28) e di Carlo Emanuele l (Nel centenario..., GG., 28-7-’30, su un quadro del Barabino), e in un diverso settore, con quello di Ambrogio Spinola, prima ricavato dai volumi del Quazza sulla guerra di successione mantovana, e proiettato nel quadro del mondo manzoniano (Un generale al tempo dei Promessi Sposi, Caf., 29-12-’26) e poi riproposto in una sintesi che si ispira a un ritratto del Velasquez (Il tramonto del Capitano, GG., 9-12-’34), travalichiamo al Seicento fervido di nuovi spiriti avventurosi e drammatici, ove incontriamo ancora singole figure espressive ad un tempo di un clima storico e di un particolare gusto del Nostro: Giulio Cesare Vacherò (Il Catilina genov., GG., 8-4-’31), obbiettivamente giudicato dopo i sereni studi del Quazza e prima delle paradossali valutazioni di Giovanni Ansaldo; Maria de Medici, Un’italiana in Francia, (GG., 4-3-’26), con la quale veniamo iniziati al gran mondo della corte francese, insigne tra le donne italiane spose a sovrani stranieri, ma non fortunata a misura della sua intelligenza per il sospetto che circonda la sua origine italiana (17); La marchesa dei veleni (GG., 10-9-’25), Maria Maddalena d'Aubray, amante del Cavalier di Saint Croix; e Cristina di Svezia esule volontaria a Roma, neofita mondana e dispotica, che il V. ci ripresenta in due saggi accurati ma che tradiscono un distacco spirituale e, nell’ironia ricercata, un sottile e malcelato scetticismo (che è già nei titoli: La Pallade del Nord, GG., 12-ll-’26, e La bizzarra catecu-mena, GG., 2-3-’40). Altrove le femmine si fanno folla a caratterizzare quell’aspetto corrotto della vita e della storia che indubbiamente attrasse la curiosità del V. più che lo spirito religioso o le virtù morali... (18). In Fosche peccatrici (GG., 3-8-’24) si affaccia tutta una teoria di donne traviate (da Beatrice Cenci a Marianna de Leyva, la Monaca di Monza), che il V. presenta non per facili divagazioni, ma sulla costante base della letteratura critica, E intanto in virtù di questi scritti d’occasione, e di pochi altri (Intermezzo cavalleresco, GG., 6-2-’32), su un episodio dell’assedio di Firenze; e due note, che si riallacciano alla polemica attuale dei primi anni di guerra, sull’insurrezione antinobiliare, e poi antifrancese, a Genova nel 1506-1507 GG., 1 e 9-5-’40; e v. sopra, nota 15) possiamo cogliere in scorcio una viva tessitura della storia politica e spirituale di tutto il Rinascimento. N (17) Ci porta a quel mondo anche Romanzi ili cappa e spaila (GG., 7-10-’26), efficace ritratto del march, di Cinq Mars, alla corte di Luigi XIII sotto il Richelieu, da un romanzo di Alfred de Vigny. (18) Già abbiamo rilevato il carattere generico delle due note su S. Francesco. Per l’età moderna l’unico scritto celebrativo d’un santo si riferisce a S. Luigi Gonzaga, o meglio al suo mondo. Decisamente il V. se la fa più coi « peccatori » che coi santi del Paradiso. Altra cosa sarà per i santi della terra, gli eroi e i martiri « laici » del Risorgimento, cosi come, abbiamo già vistto, per gli uomini dell’avventura del Medio Evo. - 62 - o purtroppo accennata senza riferimenti precisi, a definire un’età « fosca » e fatua ad un tempo : come dimostra in Masaniello senza baffi (GG., 21-8-’26), argutissimo gioco con cui caratterizza una figura senza personalità, assurta per un avventura del a sorte a una funzione e a una celebrità sproporzionate; e da un’arguzia trae spunto per ammanmre al pubblico storia vera, anzi revisioni concrete e sottile critica della storia ( ). Anche nel saggio amaro e scanzonato II Duca e la canterina (GG., 28-11-24, stancamente ripreso ancora in GG., 3-7-’35) una piacevolezza di cronaca offre il destro a caratterizzare un’epoca socialmente e spiritualmente corrotta; e il pezzo è ricco di « ritratti », mare esi, conti, il Granduca Cosimo III, la moglie Margherita d’Orléans, papa Clemente XI, i Viceré di Napoli, disegnati con mano sicura; e si esaurisce in una grottesca impresa militare di un sergente contro il castello di Figline in Val di Chiana... Le stesse lonti, qui finalmente accennate, forniscono materia a un’altra storia aneddotica della Toscana di Cosimo III, che domina con la sua famiglia in sciagurata degenerazione (GG., 23-1- 25). ma «storia più romanzesca dei romanzi», come riconosce il V., che in questo tipo di articoli sembra quasi abbandonarsi, mentre è chiaro che li viene elaborando con studiata intelligenza e misura. Il Settecento, come si è detto, è un secolo affascinante, e il V. ce lo presenta in prospettiva e in iscorcio, nelle sue punte salienti, anche eroiche e nei suoi riposati meandri, nella meschinità aggraziata e pigra del suo cicisbeismo e nella sua ansia i rinnovamento rivoluzionario. Razionalismo e fede nell avvenire, decadenza e progresso si avvicendano nelle pagine del Nostro come nelle vicende del secolo sconcertante e me raviglioso. Per nessun’altra età come per questa attraverso l’indagine sui fatti po itici e umani, sugli stati d’animo e gli episodi di cronaca intima, sulle figure dei so\ram non meno che degli umili e degli abbietti, il V. riesce a una ricostruzione positiva de a s)j0™a che è prammatica, ma anche e soprattutto sociale e di costume, e pur rifuggen o eie ratamente da schemi filosofici, rappresenta l’ambiente e il suo spirito e quasi i suo si gnificato filosofico e morale. La sintesi è naturalmente nel Breviario; ma già nella letteratura minore a orano, e per tempo, i segni di questo vasto interesse. Dopo alcuni spunti a largo raggio su piano aneddotico (Settecento avventuriero, GG., 20-3-’24, sul mondo di Casanova e ag 10St™^ con prospettive vaghe ed oscure; Cerchi grandi e cerchi piccoli, GG., 1 > 511 guardinfante e in genere la moda femminile, incontenibile in qualunque tempo ma in questo in modo superlativo; e v. la serie, già ricordata, delle note sul costume e tempo, dell’* Onofrio Scassi », P. I., n. 88 sgg.), abbiamo un saggio {Romanzo settecentesco, GG., 28-2-’25) che a un profilo di una Giustiniana YVinne, bella donna del mondo cu Casanova, suggerito da un lavoro di Bruno Brunelli, premette una limpi a rasse0na quel che di fantasioso si è scritto sul secolo dagli eruditi, il Masi, il Ma amani,i Giacomo, il Molmenti (20), e il nostro Amedeo Pescio. Anche la nota sul cicisb*is™° (Le donne e i cavalier..., GG., 31-12-’27) invero piacevolissima, è un? sintesi me i e definitiva su uno degli aspetti più singolari del Settecento italiano; nè manca un di-screto accenno all’ipotesi dell’origine genovese del costume stesso. Tra le bizzarrie pi rappresentative di una mentalità in isfacelo nel contrasto più sconcertante di pietà e di (19) Altro tipico esempio di « fama usurpata » è il caso de II Cavaliere di Grazia (Caf., 2I-l-’25 e 29-9-'36,) un italiano fastoso e generoso, passato in Spagna, morto in voce di santità e trasf.giira'o dalla leg Benda in un Don Giovanni; ne parla il Restori in un volumetto della «Biblioteca rara». Dall argu poi non rifugge certo il V. anzi se ne compiace: tanto da celebrare l’Aretmo argutissimo (Precursore di Barbanera, GG-, 8-9-’26) in relazione alla nascita di Pasquino al tempo dei conclave per Adriano VI e per Clemente VII. E v. oltre. (20) Su Pompeo Molmenti, maestro del V. al Liceo di Venezia, v, anche Lo storico di ^ enezia, in « Vita e Scuola », 1928, e Lo storico elegante, GG., 6-10-’34, con ricordi personali. - 63 - cinismo c’è il testamento del Magnifico G.B. Sauli nel 1778, che il V. illustra con incantevole brio (Uno strano testamento GG., l-9-’31). Per converso 1 esame dell’opera di pensiero di Paolo Mattia Doria, genovese di N*ipo i (L eroico pensato, GG., 7-2-’40), rivela uno di quegli ancora mal noti focolai di rinnovamento intellettuale che nel dissolversi delle vecchie tradizioni preludono a tempi nuovi. Entro questo orientamento di pensiero e questa convinzione, I rutto di assidua personale ricerca dei motivi che fanno anticipare al '700 le origini del nostro Risorgimento, il \ . fece sue le conclusioni, tra gli altri, del Rota, le proiettò sul settore genovese, che contribuì ad inserire a sua volta nel quadro della storia italiana, e procedette ad una chiara rivalutazione del nostro Settecento, dall’acquisto del Finale alla rivolt;i del < Ba lilla» alla Repubblica democratica, che in sostanza è già in uno degli ultimi suoi scritti minori (Genova nel Settecento, GG., 14-6-’39) prima di essere splendidamente ripresa nelle efficacissime pagine del Breviario (21). Già prima peraltro, prendendo spunto dalla rievocazione del passaggio di Filippo V di Spagna da Genova nel 1702 (Un ricevimento regale, GG., 12-1 -’38) il V. aveva sintetizzato, su ottime fonti, una coraggiosa revisione della storia della Repubblica e del suo governo nell’ultimo secolo, riesaminando fra l’altro la cosiddetta politica di asserv i mento alla Spagna alla luce dei fattori economici che regolano sostanzialmente tutta la materia « politica » di quella fase storica delicata. La grande storia riaffiora nelle serie sui diplomatici (P. I, n. 66, sgg.), e sul Balilla (v. P. I, n. 73, sgg.), nel vasto settore còrso (P. I, n. 79 sgg.) e in poche altre note sporadiche (Cerimoniale, GG., 9-5-’26, sulla partenza segreta dell’Alberoni da Sestri prima dell’arresto nel 1721; Il Maresciallo inglorioso, GG., 13-3-’25 e 2-11-38, su Antoniotto Botta Adorno, non felice governatore a Firenze tra il 1757 e il ’66 per conto del Granduca lorenese, e qualche altro). Ma è grande storia per la risonanza dei nomi e il riflesso sulla società in fermento anche la cronaca delle alcove reali che il V. coglie dalle fonti e getta nel crogiuolo dei quotidiani con un cipiglio baldanzoso che a volte adombra toni di battaglia. Saranno ancora spunti e profili ghiotti e piccanti come le pagine importanti sul problema de La maschera di ferro — il misterioso prigioniero di Versailles del quale parla Voltaire — già accennato in una recensione a I grandi processi della storia di Henry Robert (Caf. 26-6-’26), ma ripreso a proposito del saggio di Maurice Duvivier (GG., 25-8-’34), e ancora per deprecare il morboso compiacimento di altro pubblicista che propone una nuova soluzione lubrica e volgare, imitando quegli « storici della curiosità » che rivangano angoli oscuri della storia per un inconfessato gusto del lubrico o per losco interesse (Il segreto del medico, GG., 11-10-’34). Ma il capolavoro del genere, per felicità narrativa, piacevolezza di motivi, magnificenza di personaggi che non scendono mai dal loro trono di aristocratica dignità anche quando ci vengono presentati con scanzonato brio nelle situazioni più paradossali, è la serie delle Scene versagliesi, in cui, dopo alcune pagine lepidissime sulla Leczinska e la Signora di Mailly (Come si sposava un re, GG., 28-8-’24; La sorpresa della regina, GG., 4-10-’24), la politica di Luigi XV e le prospettive future sono investite in pieno, anche se nello scorcio delle favorite (La politica della favorita, GG., 19-10-’24). C'è nell’aneddoto un senso controllatissimo della storia, una chiara coscienza dell’importanza della cronaca stessa come sostanza di storia. Dopo le sorelle Nesle, è la volta della Pompadour. con la quale la galleria delle favorite del re, e la parabola della regalità stessa, si conchiude (La grande favorita, GG., 9-11-’24). E il V., che ha condotto fin qui il racconto con la leggerezza di un romanziere, accenna anche alle sue fonti immediate, Crov, Nolhoc, e ----j* r (21) Per la consorella veneziana cfr. Fine di Repubblica (GG., 26-.V2?), ree. a R. Barbiera, VVnfria nel canto dei suoi poeti, con un parallelo con Genova circa la caduta delle due repubbliche c il nascere della repubblica democratica del ’97. Dello stesso Barbiera un altro lavoro * per signorine > su personaggi femminili del Risorgimento è presentato con chiare risene (Italiane gloriose, GG., 25-6-'24). soprattutto Lenòtre, raffinato articolista del Temps: e definisce con la sigla dello storico « di razza » il « pezzo » da romanziere. Dopo la favorita del re, il compagno della regina, un Biron Duca di Luzon Aulico di Maria Antonietta, che ne aveva cinquanta... (GG., 14-11-25); con lei tocchiamo 1 età rivoluzionaria, non meno fervida di figure che emergono dal gran marasma del popolo e della nobiltà: Il monello della rivoluzione (GG., 25-12-25), Camillo Desmoulins, l’iniziatore della Bastiglia, poi mordace giornalista travolto nel 93, e Lucilla Dup ^ssis, moglie amatissima, in un dittico amabilissimo; e II fabbro di costituzioni (GG., 23 11 ), il sacerdote Emanuele Giuseppe Scevès, consigliere di tutti i successivi nuovi governi e infine di Napoleone; e ancora donne appassionate e avventurose nella nazione van eana (.Passioni nella tempesta, GG., 6-6-26), presentate per cenni garbati e brillanti, in una prosa sostenuta e allusiva; e un Cavagneri, oriundo genovese emigrato a Piacenza, anc iere e prestatore, rovinato dallo sconvolgimento napoleonico (Accanto alla giaiu e stona, ., 13-11-’35). Napoleone, nei saggi del Nostro, è-presente nel suo albore (Una lettera sconosciuta di NGG., 12-5 *39: ^del 1786 dalla scuola militare di Valenza, prima sede del Bonaparte, a una parente abbadessa a Montelimar in Provenza; importante data a ranta C1 docc. della prima giovinezza di Napoleone) e nella sua ascesa {Le vie e ascesa, '» 31-10-'36 : ree. ad A. Amato, Abukir), e ancora nello specchio del suo vincitore (UU., 29-5-’34: ree. a Ph. Guedalla, Wellington..., biografia scritta con animo inglese), e soprattutto nella convergenza delle nuove aspirazioni alla libertà degli italiani su gran e relegato dell’Elba (La colpa è di Corretto, già ricordato, GG., 30-1- 30, ove interessante tema è svolto ex professo con ricchezza di argomentazioni). Ma il grande corso e presen e anche in vivaci pagine « genovesi » come Ricevimento imperiale (GG., 9-6 ), scritto d’occasione, ma, per quel che riguarda la rievocazione della visita dell Imperatore ne giugno-luglio 1805, felice; e nel fermento di vita, di ribellione e di reazione suscitate ra le genti di Liguria dalle idee e dagli eserciti portati dal suo genio. Dei rate i cass , del Morando, del Maghella, di Labindo, di Luigi Serra, e così del Foscolo « genovese si è già detto altrove (P. I, n. 89, 90 ecc.). Qui ricordiamo alcune colorite n°te i am biente: Il mondo dei « patrioti » (GG., 6-10-’32), con una ridda di personaggi in movi mento e di nuove idee; Patrioti e « Vi vani aria » (GG., 18-7-33), con acute precisazioni, su piano nazionale ma con chiari rilerimenti ai fatti liguri del 1796-1800, circa i me rito di aver iniziato tra noi il movimento per l’unità (minoranze borghesi) e 1 indipen enza (popolo) (e v. anche Italia napoleonica, GG., 21-1- 42); e ancora Diavolo e Diavo ino (GG., 6-9-’33), briganti campioni della resitenza e della reazione nella montagna e nelle Riviere, finalmente fatti prigionieri. 11 Risorgimento interessa il V. sino dalle sue più remote origini settecentesche, e al programma esplicito per l’unità, maturato in Genova nell ambiente dei profug i po litici, Egli ha dedicato con insistenza e con giustificato orgoglio, a volte anche tinto i risentimento, pagine importanti anche nella letteratura maggiore (v. P. I, n. J4 sgg . La visione di insieme è affidata, come spesso, a revisioni critiche di studi recenti. i Aldo Ferrari, Preparazione intellettuale del Risorg. ital. (La rinascita di un popolo, G -, 7-2-’24 e Problemi fondamentali, Caf., 18-6-’25), che offre modo al V. di definire i tempi e le forme del Risorgimento; di N. Rodolico, Il popolo alle origini del Risorg. nell Ita ia merid. (Galantuomini e cafoni, Caf., 14-4-’26), coi primi chiarimenti sulla parte avuta dalle diverse classi nell’opera di rinnovamento; e soprattutto di C. Morandi, Problemi^ storici ital. ed europei del XVlll e XIX secolo (Il Risorg. problema europeo, GG., 9-1l-’37), che consente al V. un ampio panorama dai progetti di «liberazione» dell’Italia già sotto Luigi XV (Chauvelin, D’Argenson...) a tutto 1’'800. Il problema delle «origini» ricorre ancora in due scritti di «attualità» (Detriti culturali, GG., 10-8-’38, e... Niente regali francesi, 18-3-39, ree. all’opera del Rota, v. P. I, n. 130; e ancora in Italia napo-onuM teste ricordato), in cui la tesi che quelle origini vanno ricercate nel sec. XVIII e c e a ivoluzione e Napoleone hanno solo accelerato il movimento, giusta nella sostanza, si riveste, per la polemica contingente, di qualche formulazione eccessiva. problema generale è proposto anche in scritti metodologici e didattici che prendono le mosse dal Congresso del Risorgimento di Brescia del 1924 e polemizzano sul- I insegnamento di questo particolare settore della nostra storia nei Licei e nelle Università^ (Echi di un congresso, Caf., 27-2-’24, e La storia del Risorg. nelle scuole, Caf., 30-10-25), nonché in recensioni critiche a lavori di largo interesse risorgimentale e di precipuo valore metodologico di Alessandro Luzio, sui quali dovremo tornare (v. nota 32). Ma al di là di queste pagine di sintesi e di revisione retrospettiva anche il Risorgimento nella pubblicistica del V. si spezza in discussioni e polemiche particolari e soprattutto si affida ancora una volta al bozzetto, all’aneddoto, al «medaglione», «riconosci mento del fatto indiscutibile che la storia è fatta dagli individui » (V.). Alcuni saggi tra i più interessanti: sull’insurrezione genovese del marzo 1821, in rapporto col volume del Bornate (Agli albori del Risorg., Caf., 7-11-23); per il centenario di Santorre di Santarosa (v. sopra, nota 3; e ancora in uno scritto «d’occasione», GG., 4-12-’40); su II moto del 1831 (nel centenario, GG., 25-3-’31) e in genere sul Mazzini, che il V. toccò solo di scorcio nella letteratura maggiore, ed anche nella pubblicistica avvicinò quasi con circospezione, « perchè egli è di quelle figure smisuratamente grandi che intimidiscono per la loro altezza »; sicché gli articoli che lo riguardano sono tutti singolarmenti sostenuti e scevri da ogni abbandono polemico, dalla prima messa a punto sulla fortuna attuale (1924) del pensatore, con un confronto con Gioberti (Il tramonto del Profeta ? GG., 9-3-’24), alle espressive recensioni degli studi del Codignola sui Fratelli Ruffini (Il -primo cenacolo mazziniano, Caf., 14-11-’25) e su La giovinezza del titano (GG., 21-3-,26), alla confutazione, sulla scorta di Luzio e Bornate, del vecchio errore, rispolverato da una recente polemichetta, che accusa G.B. Castagnino come delatore del Mazzini nel ’33, (Leggende dure a morire, GG., 11-8-’33), alla puntuale recensione della monografia dell’Arnau, dalla quale abbiam tolto la frase surriferita (Mazzini l’Apostolo, GG., 18-12-’41). Altro tono pur nel rigoroso controllo della parola, hanno gli articoli che toccano Cavour, di cui al V. è occorso di rivedere non tanto la grande politica quanto la vita privata, esaminando una volta il suo Testamento (Caf., 6-6-’24), e soffermandosi poi in garbati ed accuratissimi saggi sulle amiche della giovinezza, la Giustiniani e Melarne Waldor (Perchè Cavour rimase scapolo, La Chiosa, 7 e 14-10-’26), sulla prima delle quali tornerà a proposito della monografia del Codignola (Una fiamma di C., GG., 13-10-’40) che suscita in Lui qualche riserva per aver osato trattare apertamente un tema che non aggiunge nulla alla storia, e tanto meno alla « Nina ». Sul piano squisitamente politico sta invece una notevole riesumazione, in base al carteggio Cavour-Nigra, di Un consigliere di Cavour (Ingiuste dimenticanze, GG., 28-12-’29) : Alessandro Bixio, che ebbe parte anche nella fondazione della « Revue des Deux Mondes ». Ancora sul mondo dei cospiratori, degli esuli e dei novatori, a parte i Ruffini c G. Mameli, di cui si è detto (P. I, n. 108 sgg., 112 sg.), c’è una nota ispirata alla quarta edizione di Luzio, I martiri di Belfiore, perfezionata coll’ausilio dei documenti processuali consegnati dall’Austria in virtù del trattato di pace (Storia educatrice, Caf., 21-3-’25); tre tipici saggi di critica « storica » sulle opere letterarie, giunte alla svolta del secolo, di tre « grandi firme » dell’Ottocento : Nievo, pel quale il V. recensisce con benevolenza la monografia del compianto discepolo ed amico Ugo Gallo (Eco di un centenario, GG., 3-9-’32); Silvio Pellico, sul cui celebre opuscolo Egli scrive Una terribile requisitoria (GG., 9-11-'32), stabilendo con un equilibrato vaglio dei valori la causa di una fortuna enormemente superiore alle intenzioni, ed infine il D’Azeglio, il cui littore Fie-ramosca, particolarmente caro al V., gli suggerisce un « pezzo » caratteristico (I cento anni di Fanfulla, GG., 27-5-’33). Gli esuli ad Algeri, in Corsica, a Tunisi sono via via ricordati con tutto il loro carico di sacrificio e di azione sulla falsariga delle ricerche del Michel (GG., 29-5’36, 29-6-’38, 29-11 -’41 ), mentre su Pisacane iì V. recensisce con vasta e sicura conoscenza del tema il lavoro, forse meno adeguato, di Leo Pollini (La gloriosa follia, GG., 29-2-’26). Semplici spigolature di notizie, anche se originali, sono tre articoli su Genox'a 100 anni fà (GG., 23-1 -’31, 13-2-’32, 18-2-’33), nonché alcune note occasionali, come quella sul soggiorno di Byron in Albaro (GG., 19-4-’24), mentre con II centenario dei Congressi scientifici (GG., ll-10-’39), rievocando il congresso pisano del 1839, felicemente rileva l’importanza che quelle riunioni ebbero per il progresso non solo delle scienze ma anche e soprattutto del patriottismo. La fortuna di Carlo Alberto nella storiografia dell’ultimo trentennio si rispecchia anche nella critica del V. che, nella ricorrenza centenaria dell’assunzione al trono del re passa in rassegna le opere che tendono oggi a rivalutarne la figura, ed esamina la sintesi divulgativa di A. Colombo (Sintesi carloalbertina, GG., 5-l-’32), e più tardi, ancora una volta rifacendosi a Codignola {Psicologia carloalbertina, GG., 4-12-’36), segue l’italo Amleto nel delicatissimo decennio prima del '31 (v. Ree. 109), mentre al periodo drammatico ’46-’50 ci riporta 11 carteggio Petitti-Erede (GG., 24-10-’31 ), pubblicato anch’esso dal Codignola. Al '49, oltre gli scritti sul Mameli, si riferiscono i due spunti suggeriti dal libro di Riccarda Huch su La difesa di Roma, storia, poema e romanzo, sorprendente per una tedesca (Fascino garibaldino, GG., 15-6-’24, e Ghigno romano, Caf., 27-6-’24) e un articolo celebrativo di Leone Graziani, ammiraglio alla difesa di Venezia, scritto come pochi altri in un tono sostenuto, forse nel ricordo dello spirito carducciano; e però meno convincente (L’ultimo ammiraglio, GG., 21-3-’25). Il nome di Garibaldi ricorre a proposito dell’edizione nazionale delle Memorie (Primordi garibaldini, GG., 27-5-32) con un esame critico della complessa redazione e tradizione del testo in rapporto col contrasto con Mazzini circa l’opera cospirativa e rivoluzionaria. Di Nino Bixio — a parte lo spunto polemico sulla celebre frase che il generale non pronunciò al Ticino (v. oltre) — dà occasione al V. di parlare in due saggi, ricchi di suggestioni umane, la pubblicazione dell’EpisfoIflrio, di recente ripresa dalla Morelli, (GG., 23-2-’40, e La moglie di N.B., GG., 17-4-’40). Non manca la grande figura di Vittorio Emanuele II, Il primo re d'Italia (GG., 10-1 -’28 e 29-7-’41, a prop. della biografia del Monti), visto soprattutto negli aspetti minori, e pertanto aneddotici e spesso gustosi. 1 \ 7 ' 1 Ma forse le pagine migliori, anche per il Risorgimento, le ispirano al V. non le figure sovrane, ma ancora una volta le contro figure romantiche e leggendarie quasi più che storiche, Teresa Confalonieri e Cristina di Beigioioso. Alla prima il V., nell imminenza della pubblicazione del Morozzo (v. Ree. 90), dedica due saggi commossi e largamente informati (Femminilità eroica, Caf., 3-ll-’26, e II martirio di un’anima, GG., 28-9-’30), mentre sul Dramma sentimentale del marito (uomo « mediocre ») con Carolina JabTonowska Woyna scrive una pagina altrettanto accurata, ma severa (La Chiosa, 10-3-’27, e, con poche varianti, GG., 16-l-’30). Ma il personaggio su cui il V. torna con maggiore impegno è la Beigioioso, di cui traccia una prima volta un preciso profilo, sulle fonti più disparate, Huch Barbiera Luzio Imbriani e le lettere stesse della Principessa (Patriottismo eccentrico, GG., 10-2-’27), quindi studia un interessante momento « genovese », l’incontro col delatore Raimondo Doria, e dà notevoli scorci di vita Carbonara (La principessa e la spia, La Chiosa, 2-6-27, e, con variazioni, Nel mondo dei cospiratori, GG., 27-l-’28), per poi riprendere tutta la complessa materia in una vivace relazione in tre puntate dei tre volumi del Malvezzi: opera invero seria e scrupolosa, che contraddice alla tradizione di scostumatezza della Beigioioso, ma che « non riuscirà comunque a dissipare la leggenda » (La principessa della leggenda, Realtà e leggenda, L’enigma della Principessa, GG., 14-10-’36, 6-4-’37, 30-12-’37). - 67 - Da ultimo alcune note sporadiche, ma non labili: una garbata recensione del voi. del Berri su G.B. Garibaldi (Medici dell’Ottocento, GG., 7-l-’42); un’altra ampia e circostanziata sul Rabattino di Codignola (GG., 2-12-’38); ed una terza, notevolissima per la rarità del soggetto, sulla monografia di un console francese a Milano, R. Dollot, che perseguendo altri interessi, una parentela con Valéry, perviene a darci il ritratto di un precursore dell’unità italiana, Giulio Grassi (1793-1874), da cui il V. enuclea a sua volta una pagina nuova di storia (Un genovese a Trieste, GG., 29-9-’32, con una chiara rap presentazione del problema di Trieste e dei suoi partiti nel Risorgimento). Anche ne Le avventure di Leonetto (GG., 3-5-’34) è felicemente colta l’occasione di presentare il mondo ottocentesco sulla falsariga della autobiografia del Cipriani. In Uno di Lissa (Ree. ad A. Amicucci, GG., 7T0-’37) si celebra Pier Carlo Boggio, inabissatosi col Persano. Di interesse particolare 11 '48 in Calabria (ree. a E. Miraglia, GG., 5-2-’42). (E v. per C. Cabella, la Ree. 45). La grande storia è finita; rimane la « cronaca » politica del nuovo Regno, che lega il Risorgimento alla Grande Guerra. Il legame è sentito dal Nostro in molti scritti di «attualità», ma più specialmente nella «lettura» ch’Egli fa di opere di maestri, lo Hartmann (Polemica passata e realtà presente, GG., 16-4-’24), il Volpe (L’Italia in cammino, GG., 31-7-’27) e soprattutto l’Orsi (Storia mondiale, GG., 1 7-6-’38 e 23-7-’39) o disegnando nuovi medaglioni e. profili di personaggi forse più ragguardevoli di quanto non lasci supporre lo scarso interesse storiografico d’oggi per questa età di raccoglimento e di intimo e fervido rinnovamento spirituale. Ricordo alla spicciolata: La gamba di Wladimiro (GG., 17-6 ’26), su Giovanni Nicotera, patriota e poi ministro al tempo di Depretis; Crispi Vanticipatore (GG., l-10-’27), profilo ampio e impegnato, non scevro di piacevolezze aneddotiche, e ancora: Un grande lottatore (GG., 26-6-’37), ree. a N. Inglese, Crispi; Un grande regno (Ree. Volpe, Vitt. Eman. Ili, GG., 26-8-’39); e in un piano minore o diverso Tragedia romantica (GG., 20-1 -’27) in morte dell’imperatrice Carlotta; Manuel Belgrano (GG., 24-9-’27), profilo « classico »; Il dramma e la gloria di Giovanni Bettolo ricostruttore della marina italiana (GG., 16-4-’37). A sè sta il saggio su La presa di Tripoli (GG., 12-10-’27), a proposito della voluminosa, e non « storica », relazione ministeriale; mentre in Umberto Cagni di Giorgio Pini (GG., 7-5-’37) già il titolo che accosta due nomi, del celebrato e del celebrante, e l’ampiezza inconsueta del pezzo denunciano un certo interesse apologetico che è proprio della letteratura « attuale » degli ultimi anni ante guerra, spesso, come in questo stesso esempio, ricca di dottrina e di buon senso, ma legata a finalità contingenti e polemiche che ne limitano oggi la piena validità. Va da sè tuttavia che, pur con le debite riserve, questo poter noi ripercorrere oggi un’epoca comunque tanto significativa della storia nostra di ieri sulla falsariga delle impressioni, dei giudizi, e anche delle contraddizioni, nel loro complesso organiche e coerenti, di una intelligenza acuta e di un cuore' aperto ed onesto, costituisce una testimonianza istruttiva ed interessante (22). (22) Tra gli scritti di attualità clic non ci è occorso di ricordare itifra, alcuni meritano comunque un conno per il loro valore oggettivo. Cito in ordine cronologico: Piccolo Italia lontana (sulla concezione di Tien Tsin), GG., 13-l-’26; — Nell’anniversario dei patti del Laterano, GG., U-2-’30; — Il segretario di dite Pontefici (Card. Gasparri), GG., 12-2-’30; — L'odierna Ungheria, GG., 2 3-'30; — La tragedia di un Dittatore (Primo de Riverr^, GG., 18-3-’30; — L’Italia e il Lei-ante e L’Italia e l’Oriente (ree. a voli, di T. Siliani), GG., 17-ll-’34 c 4-12-’35; — Nell’anniv erario dei Patti del Laterano, (interess. notizie sull’opera del Manno per la soluzione della questione romana 50 unni prima dei Patti), GG., 12-12-’36; — Panslavismo bolscevico (not. osservazioni sul fenomeno del l’espansionismo russo), GG., l-7-’37i — (In morte di Pio XI), GG., 10-2-’39; — Italia e Albania, GG., 15-4-’39); — Scanderbeg, GG., 23-4-’39; ed una serie di note su Italiani nel mondo, tra il 1940 e il 1942. Del pari ricordo qui alcuni altri articoli importanti clic non lutano trovato un posto nella linea di svolgimento della rassegna; — Dittico bizantino (« aneddoto piccante » su Giustiniano c Antonina 5* — 68 - C - La scuofa e if metocfo dei Vitafe A quanto sopra accennato possiamo aggiungere anche un’altra considerazione: Vitale storico non si può intendere senza questa sua consuetudine di seguire e capire la « politica » contingente. Se le pagine politiche sono sempre dettate, come si è detto, in « chiave di storia », per contro le pagine storiche sono ispirate a un intimo ripensamento dei fatti ricostruiti sulle fonti, alla luce delle esperienze della vita d’oggi. Non per niente il \ . in un’ampia rassegna dell’opera storiografica del Volpe, ad esprimere il criterio precipuo del maestro suggerisce la formula Dal presente al passato (GG., 27-11-25), e chiaramente sembra aderire a quella scuola,(che fa capo al Volpe stesso) che non si esaurisce nella raccolta filologicamente corretta delle fonti, ma pur non ignorando i vari elementi dell’indagine positiva, li sottintende e li comprende e li rivive nella sintesi, che si vale anche delle esperienze presenti. Non opera di manovali, ma di costruttori è la storia, non erudizione ma vita; « vita del passato che fluisce nel presente, vita del presente che si proietta nel passato » (art. cit.). Per questo il mfctodo del V., che come tutti i veri operatori di arte o di storia non e un critico sottile nè un teorico astratto, si coglie nella sua stessa opera maggiore, e noi non ci siamo lasciati sfuggire occasione per sottolineare aspetti metodologici interessanti, e non meno nella letteratura critica in cui vivacemente giudica, con consenso o dissenso, 1 opera di altri storici e maestri, ma affiora anche ad ogni più varia occasione nella letteratura minore e si sorprende financo in quelle esperienze di vita che Egli ama spesso richiamare nei suoi riposi letterari : e sono quasi senza eccezione esperienze di maestro, e di « maestro di storia ». Forse anche questa serie di « ricordi » è frutto di una suggestione carducciana : sentirsi soprattutto maestro, e parlare di sè solo per continuare anche nella pubblicistica la sua « missione » sociale e patria. Ed eccolo salire alla faticosissima sede di Petralia, e scoprire se stesso maestro e padre, in una corrispondenza di intelletti fuori della convenzione che è la vera didattica (Sulle Madonie, Caf., 12-3-’26), o rievocare un preside ultranovantenne, Vincenzo Vischi, che rappresentava per i discepoli e i colleghi una testimonianza vivente e sopravvivente del Risorgimento (Scuole d’una volta. Il maestro di Bovio, GG., 9-7-27; e ancora: Il « Davanzati » e il suo preside, Eco di Puglia, 1947). Più notevole la macchietta che il V. fa ancora di se stesso, novellino a Trapani, ignorante di filosofia, che commette l’unica « viltà » della sua carriera scolastica non confessando agli allievi fidenti quella sua ignoranza... Ma intanto ci si presenta « professore-amico » che sente e ama quel che dice ed insegna, e non opprime col terrore, e s’apre a un cordiale colloquio di spiriti con la gioventù vogliosa di sapere e di amare (Scuole duna volta. Ma quest’idealismo, cos'è?, GG., 2-9-27). E, ancora a Trapani, eccolo alla sua prima esperienza oratoria (che è quanto dire alla priva prova, per vero poco felice, di quel secondo aspetto della sua funzione di « maestro » in veste di pubblicista che non figlia di Belisario), GG-, 2-l-’25; — Una sopravissuta (Maria Sofia di Baviera, sposa a Francesco II di Borbone nel 1859), GG., 5-2-’25; — Vittorio Fiorini (Storico, Necrologio), Caf., 18-12-’25; — Prestiti d'altri tempi (e spec. a Genova nel M. E.), GG., 7-l-’27; — 1 cento anni di Don Abbondio garbata commemorazione « in chiave di storico e di maestro »), GG., 17-8-’27; — Antiche famiglie novesi (Ree. a Trucco), Libri d'arte (Ree. a Grosso), GG., 2-12-’27; — Ostello e Osteria. Un amico di Mameli (G. B. Cambiaso), GG., 16-12-’27; — Genovesi nel Belgio, GG., 7-l-’30; — Città nostre (Rec.a Quazza, Mantova attraverso i tempi, e Biagi, Foggia imperiale) GG., 2-l-’34; — La « Lotta politica > di Alfredo Orioni (Esame approfondito dell’opera e dei giudizi su di essa), GG., ]9-10-’34j Tradizione e poesia (Cordiale ree. all’opera di Alfredo Schiaffini), GG., 5-12-’34; — Cinque secoli di sviluppo attraverso una raccolta cartografica (Ree. a Revelli Piante di Genova), GG., 15-3-’36; — Un critico del Manzoni (su un articolo, forse di Giuseppe Crocco, sulla Gazzetta di Genova del 15 gennaio 1821), GG., 28-7-’37; — Storie municipali (Rec.a Rossi Passavant:, St. di Terni), GG., 26-l-’40; Genovesi alla « Bota » (Rec.a N. Cuneo, Ital. in Argentina), GG., 9-3-’41; — Profilo del Duca di Aosta, GG., 5-6-’42. - 69 - abbandonò anche dopo lasciata la cattedra: Un successo oratorio, GG., 7-5-’30) (1S). E il gustosissimo bozzetto, in cui il V., a distanza di anni, sorride argutamente di una sua ingenuità che gli aveva insegnato, se ancor ce ne fosse stato bisogno, che la maggior efficacia didattica e comunicativa sta nella semplicità e nella spontaneità, ricordj una figura di preside di cui ci aveva già dato un ritratto cordiale ed umanissimo (Un « Tosa/no d< 1-l Ottocento », Caf., l-8-’24, a prop. di Pancrazi), Leopoldo Barboni, emporio vivente di aneddoti. 11 quale lascerà nello spirito del Nostro un’impronta indelebile o piuttosto teconderà quella sua innata e baldanzosa e tenace apertura all’arguzia, alla lepidezza, all umorismo pungente, alla burla ridanciana, nata in Lui dal contatto, in giovinezza, con una scapigliatila fin de siècle intimamente accarezzata ed evocata sempre con un vago senso di nostalgia... (24). Mi pare invero di poter ravvisare in questo amore del Y. per l’arguzia, per il quadretto d’ambiente, il ritratto, la caricatura non solo il sostrato umano ed artistico dei bozzetti e ricordi personali (2S), e di tanti scritti aneddotici, ma 1 origine prima di quella forma disinvolta di narrazione storica minore in tono di novella e di «realtà romanzesca» che, sia ripetuto per maggiore chiarezza, è «storia più romanzesca dei romanzi », ma storia, scrupolosamente controllata sulle fonti, e non « storia romanzata », che è quanto dire bene spesso fantasia a servizio di tesi precostituiti, come nelle opere di Von Czibulcka sul Doria o di Catulle-Mendès su Sampiero (v. P. I, n. 63, Ree. 19), contro cui il V. aguzza gli strali della sua inesorabile ironia (-"). Di quell’ironia che nel Nostro affiora ogniqualvolta Egli è di buon umore, e lo è spesso, ma raramente assume toni aggressivi e caustici. Generalmente anzi è bonaria, e (23) A parte l’interesse autobiografico del pezzo che ci mostra un V'. vivo — tale nella sua prima esperienza quale fu dato ancora a noi conoscerlo nelle ultime fervide tornate a « Storia Nostra », anche per quel suo meditare scrupolosamente ogni minima parte della conversazione che poi dirà come improvvisando, ma potrà ripetere quando che sia agli amici, perchè l’ha pensata * definitivamente » — l’articolo ci offre anche l’unica testimonianza diretta forse di un criterio che il V. si propose c rispettò, come ci prova la rassegna stessa dell’opera sua, con un rigore stupefacente per tutta la vita. Sono parole sue: Egli « s’era imposto il programma: paese che vai storia che trovi; la necessità, cioè per ri spetto a sè e all’ambieote di mettersi a studiare la storia locale ». E appunto parlò, in quella prima occasione, della vita siciliana medioevale; e ce ne lascia nello scritto stesso una sintesi singolarmente efficace. (24) Cfr., oltre la figura del Barboni, che ricorre spesso, quella dell’on. Paulo Fambri, Non Paolo, Paulo!, Caf. 19-l-’26; e soprattutto di Yorick, cioè Pier Coccoluto Ferrigni, in Buon umore d'altri tempi. Caf., 21-10-’25, con cenni a tutto quel mondo sereno, intelligente e burlone, e pur capace di alti sensi, in cui non manca naturalmente il Barboni. Aggiungiamo imo scritto buffonesco e scapigliato, Eleni erio in pretura, GG., 24-l-’26, e ancora 30-8-’36); una rievocazione del primo Ottocento, Beffa lunare (GG., 6-l-’30), e qualche altro. Del resto cfr. il pezzo Sull’Aretino, già ricordato (nota 19). (25) Accanto alla scuola del «Professor» Vitale, le scuole del V. discepolo: del collegio e Liceo veneziano, la « vecchia scuola indimenticabile », di cui Egli ama ricordare l’intensa vita accanto a maestri come Osvaldo Manzoni e Molmenti, Zenoni, Faifofer, De Toni e soprattutto Pietro Orsi, « uno dei più perspicui narratori e divulgatori di storia che siano aggi tra noi » -che « faceva sentire e amare l.i storia, vita della Patria, come cosa viva nel suo e nel nostro animo (Ah, Maestro, « di quanto mal fu matre -quella tua parola e quella tua passione! Ma perchè lamentarsene? Sarebbe come negare la profonda gioia e la nobile elevazione che questo indagare e ripercorrere il passato è capace di dare ». (io storico elegante, GG., 6-10-’34), e poi il bidello dantista (Cfr. Un bidello eccezionale, Caf., 27-5-’26; Bicordi nostalgici, Vita e Scuola, l-2-’28; e v. anche in Non Paolo, Paulo ! cit. la garbata automaccliictla del timido collegiale). E poi l'Università bolognese, con le grandi figure dei maestri, Carducci e Gandino, Puntoni e Falletti, Bertolini e anche Pascoli, ma soprattutto con i condiscepoli, dai nomi spesso non meno risonanti, Gandiglio e Lipparini, Sorbclli e Valgimigli, De Michelis e Fcderzoni... lì di tutti il V. ama non solo rievocare la figura o disegnare la caricatura, sempre peraltro in quel tono di simpatia affettuosa che è vivissimo nel Nostro ogniqualvolta ritorni con gioia alle esperienze e alle amicizie della giovinezza, ma l’anima e l'intelligenza, e quel tanto che da essi, maestri c condiscepoli, è passato in Lui, ed è rimasto in Lui, caro retaggio e sostanza di formazione interiore (v. soprattutto Bicordi d’università, GG., 6-10-’31; Un maestro di storia e di vita (il Falletti), GG., 13-12-’32; Un professore dantista (Giovanni Fcderzoni, padre di Luigi), GG., 8-2-’36j Fcderzoni alla scuola di Carducci, GG., 10-3-’38; oltre naturalmente gli scritti sul Carducci stesso, cit. oltre). (26) Tra le stroncature, cominciate molto per tempo (v. P. II, Ree. 5), ricordiamo anche quelle colombiane (P. I, n. 63, e ivi nota 6), la prima, brillantissima, reazione a Wells (v. nota 9) e l'altra, più cortese, ma sottile, al Dizionario biografico di genov. illustri... del Cappellini (Genovesi illustri, o quasi, GG., 6-5-’32). - o - 70 - se mai piuttosto carduccianamente rumorosa clic amara. Egli ha un chiaro senso della misura, e così come nelle lepidezze dei retroscena della grande storia si arresta alle soglie del lubrico, e si scaglia contro chi ci si compiace senza una inderogabile esigenza di verità, o come nella burla si diverte e per essa rimpiange « un mondo quieto e tranquillo. più pacato e sereno, più semplice e più lento, meno assillato da complicazioni spirituali e materiali... » {Buon untore..., cit.), così respinge l’ironia amara e scettica del Panzini de La vera istoria dei tre colori (Caf., 28-8-’24, e Storia amara, GG., 8-10-24) — che distrugge ogni valore spirituale e morale del Risorgimento — perchè inutile ed ingiusta e insomma falsa, se pur è vero che questa nostra Italia si è fatta, e non per caso, e non per volontà di una élite esigua ed avventurosa, ma per il consapevole sacrificio di molti, a dispetto delle aporie che l’umorista romagnolo si diverte a palleggiare, mordendosi la coda. Non che il V. non abbia talora oli artigli. Egli si ribella all’ironia troppo amara, o c> o . agli eversori di ogni grandezza eroica, aoli inutili disvelatori delle umane miserie, per- O O 7 O t . i chè in Lui opera un profondo senso di rispetto per i valori della vita, in Lui parla un fondamentale ottimismo, parla l’amore. Umanità e bontà di Vitale: non però fatta di retoriche apologie; chè quando deve affondare il coltello a sfatare maligne « lcooende dure a morire > opera senza incertezze e senza riguardi. Quello stesso gusto per 1 arguzia che gli ispira tante pagine divertite sta a fondamento di tutta una letteratura critica militante, spesso non meno colorita di garbata lepidezza, riflessa in certo modo nella formula Tradizione e revisione che il V. pone a titolo di una sua nota per uno scritto del Corradini, Riforma della storia italiana (GG., 31-1 -’34) in cui riprende i motivi a Lui cari del « malgoverno > genovese in Corsica e dell’azione della nobiltà nella rivolta del Balilla. Atteggiamento tra i più caratteristici del V., il quale ancora nella sua ultima conversazione, fatta convergere proprio su questo motivo appassionante (Polemiche di storia genovese, «Storia Nostra», 10-4-1951; v. BL., 1951 p. 122), rivendicava a sè, non autoctono ma «foresto», il vanto di quelle riabilitazioni coraggiose (-')• In questo atteggiamento battagliero c’è senza dubbio l’impronta della grande scuola bolognese: di Pio Carlo Falletti, Ìo storico misuratissimo, vero formatore di storici, a quale il V. apprese il metodo dell’indagine rigorosa non fatta fine a se stessa ma posta costantemente a servizio di una ricostruzione della storia integrale (e perciò, tra 1 a tro, con particolare consenso, della storia del costume) che non è aliena dal ricercare e sue conferme anche nello specchio della realtà presente, politica e spirituale; e in partico lare mutuò un patrimonio di preziose esperienze, imbandite senza gelosia da un tempe^ ramento modesto e generosissimo, schivo di ogni ambizione, che nella sua pro i a amava senza tesi prestabilite, riabilitare da frettolosi giudizi le grandi figure della stona, e di questa scuola intimamente morale è trapassata la eco nel Nostro, tra 1 a tro, quan do rivendica in pagine « minori » i valori del Rinascimento italiano, e la sua contesta ta fondamentale religiosità (Significato d’un Santo, cit.). Del resto non cè chi non ve a come dei motivi, che il V. coglie nel Falletti in una pagina calda di affettuosa ia e devozione, molti, per virtù del maestro, si sono rinnovati nel discepolo (l/n via£stl.0' storia e di vita, GG., 13-12-’32, in occasione del raduno per onorare 185 e a e (27) I classici esempi di « leggende dure a morire » e di « revisioni », oltre il Balilla e a , „.1 impegnano il V. a fondo e in tono maggiore, sono quella de II figlio di Lamba Doria > ‘V . con. ricostruita nella sua genesi dal Petrarca al D’Annunzio e definitivamente sfatata, con ^a ucjja siderazioni sulla vanità e il significato appunto della tradizione non autenticata dalle on ,4 di iMegoIlo Lercari (v. P. I, n. 50), di Muramaldo (P. I, n. 126), del Guicciardini (P. , n. j Andrea Doria alla Prèvesa e di Gian Andrea a Lepanto (P. I. n. 64 e Ree. 107); in ne “111® Castagnino « delatore di Mazzini» e de 11 gesto di Sino liixio già ricordati (GG., 11-8-33 e > e l’altra « tenace e maligna » che inventa per Gabriele D’Annunzio il « vero nome » eli ac a Rapagnetta (GG., 18-3-'33). Ma esempi minori si incontrano ovunque nelle pagine sempre vive e po miche del Maestro, che non per nulla si appassiona ai Processi storici del Robert (Caf., e ne prende spunto per alcuni dei più brillanti tra i suoi stralci di storia romanzesca. - 71 - Ma soprattutto in quel tono di battaglia ritroviamo il cipiglio del Carducci. Del quale, come si è detto, il V. ebbe un culto; e se la sostanza prima di quella corrispondenza di spiriti fu il senso della storia e l’amor patrio, che trasfigura agli occhi del V. l’opera del maestro e la sua stessa persona, sicché a volte la rappresentazione che Egli ne fa , umanamente ammirevole sotto il profilo critico può oggi apparire alquanto man chevole e men valida, (28) la testimonianza massima del V. è per il « maestro >, della cui ispirazione e disciplina a buon diritto Egli si sente discepolo e continuatore. Certo al Carducci, rammenta il V., corrucciato per la critica alla moda che irride al Poeta, si potrà contestare la qualifica di filosofo, di storico, anche di poeta: di italiano e di maestro no; e tutti i discepoli sono ancora pronti, a quasi trentanni dalla morte, « ad attestare la sua grandezza di formatore d’anime e di caratteri italiani » (Raduno Carducciano, GG., 22-11-35). Manara Valgimigli, condiscepolo amatissimo (che peraltro fa rare e rapide apparizioni negli scritti del Nostro), celebratore se altri mai affettuoso ed assiduo del suo Carducci, pubblica oggi in aureo libriccino, (-9) come è nel suo costume, tra le altre, una pagina estemporanea, le parole dette agli allievi padovani, or sono alcuni anni (1943), per illustrare il detto latino apposto dal Marchese a un’erma del Poeta, voluta da lui, Valgimigli, nell’aula ove insegnava, a significare che ancora lui, il Carducci, per bocca dell’allievo, agli allievi parlava. « Mi piace perchè rispetta quella che fu ed è la mia umiltà di scolaro, e quasi leva me di quassù, da questa sedia, e mi riporta giù, tra i vostri banchi, in mezzo a voi, compagno vostro, perchè scolari tutti insieme, di lui, eum, il Carducci... » Proprio così, il Valgimigli, così, Vito Vitale. Questa scuola di un maestro ci fa pensare, questo sentirsi ancora a distanza di trenta, di quarantanni, interpreti della sua voce, del suo pensiero, del suo insegnamento; questo rinnovare e trasmettere la sua austerità, la sua intransigenza scontrosa, il suo sentire eroico, la sua umanità. Certo dal Falletti il V., come già prima dalla calda, suadente parola dell’Orsi la vocazione, ricevette il metodo, la tecnica rigorosa e penetrante della storia: dal Falletti e dal Carducci, da questo anche più che da quello, la passione per la storia, e per la storia d’Italia, e la capacità di comunicarla alle nuove generazioni. Questa vocazione e questo primo orientamento preciso in una personalità attenta e impegnata come il V. non sono tutto; il suo senso storico si affina lungo l’aspro cammino, (28) Il nome e il pensiero, e soprattutto l’esempio del Carducci ricorrono spesso nelle pagine polemiche e critiche del V.; ma alcuni saggi gli sono espressamente dedicati, e ce lo rappresentano vivo: Una lezione del Maestro, (sul Leopardi e la sua scuola di patriottismo; v. nota 10); Ricordi del Maestro, (Caf., 7-5-’25), ove la difesa del Carducci artista e poeta contro la critica dei giovani catafratti di filosofia e di estetica si accompagna alla calda evocazione del maestro di dignità e di fede patria. Nel ventennio della morte il V. dedica al Carducci una pagina intera di quotidiano, Col Poeta attraverso la storia d’Italia, (GG., 16-2-’27), in cui, dopo le consuete « difese », ritrova tutta la nostra storia nelle poesie del maestro; ed è facile obbiettare che questo è un Carducci ridotto al metro della storia, ed è poco, per un poeta. In Raduno carducciano (GG., 22-11 -’35), il V. ci dà una testimonianza notevole della devozione dei discepoli, ritrovatisi in occasione della traslazione della salma, mentre in Carducci dopo trent'anni, C.G., 16-2-’37, si compiace della pubblicazione di un libriccino di un « giovane » che osa ancora difendere il « superato » (I. Balducci, Il C. e l'ipercritica). In conclusione il V. non scende ad una valutazione del C. sul piano squisitamente critico, che non è suo compito e suo impegno; lo difende contro le voci che suonano pigra incomprensione al suo cuore di alunno, anche se singolarmente le capisce e quasi le ammette. Il suo più che un giudizio è una testimonianza, che si ribella alle insidie di critici da tavolino che non hanno conosciuto la forza della parola viva e della stessa figura di « Sileno dagli occhi scintillanti » del Carducci, e soprattutto non si sono formati alla sua austera scuola di probità. Si può obbiettare clic il giudizio non è sereno e spassionato proprio perchè il V., come tanti altri « testimoni », ha subito il fascino carducciano. Ma è un fascino che ha fatto vibrare il cuore di una intera generazione. Accanto ai discepoli, « letterati » più famosi, da Federami a Panzini, da Ojetti a Guido Mazzoni, da Romagnoli a Manara Valgimigli, il Nostro è consapevolmente testimone minore, e più modesto; è ancora il timido assiduo matricolino che stenografa le lezioni, e il maestro non lo conosce; ma Egli è a lui ciò non pertanto devoto, di una devozione tanto più commovente perché umilissima e quasi segreta. (29) Manara Valgimigli, Del tradurre c altri scritti. Ricciardi, Milano-Napoli, 1957, pag. 100-101. 72 - (30) alla luce delle molteplici esperienze di altri maestri di storia, che Egli segue con particolare intelligenza. Già conosciamo la sua cura per le revisioni critiche (v. spec. P. I, n. 22, 23, 108, 117 e passim); e uno scritto minore ci porge una nuova conferma della sua convinzione che il lavoro bibliografico-critico, anche se misconosciuto ed inappariscente, è costruttivo quanto e più delle belle monografie (31). Naturalmente i principi del V. in ordine alla storiografia attraverso la pubblicistica non risultano direttamente ma di scorcio, e in controluce. La polemica ha la virtù soprattutto di rivelarci quel che il V. non accetta, e così di definire quel che Egli intende e sente. Prime sono le contraddizioni vibrate alla storia « naturalistica », che il V. chiama anche « metastoria » con termine che oggi forse non accetteremmo più in questo senso troppo limitato e dispregiativo. Fa le spese dell’ironia del Nostro in questo campo soprattutto il Wells dell’utopia universalistica (v. sopra, nota 9), il quale peraltro rappresenta in certo modo anche la degenerazione ultima della storia « romanzata ». Contro il materialismo storico il V. non ha occasione di scrivere mai espressamente, ma lo considera superato anche se ne riconosce le indiscutibili benemerenze per 1 apporto del fattore economico nel campo della storiografia. Esplicito è invece e battagliero, in una polemica che coglie le occasioni più disparate, contro la nuova tendenza filosofica che sfocia nelle « interpretazioni », e insomma nella storia delle idee e non dei fatti concreti, e rischia pertanto di degenerare nella storia romanzata, contro la quale il Nostro è particolarmente severo. Entro queste posizioni estreme c’è posto per una via di mezzo, che il V. ravvisa nella vecchia scuola storico-critica, che non si pasce di astrazioni e di fantasmi, ma evoca persone e fatti concreti. Donde l’interesse per i profili e per le ricostruzioni di ambiente e di costume, in cui rivivono gli individui rivelati dalle fonti, nelle loro proprie caratteristiche, che lo storico con la sua sensibilità sa enucleare, prendendole cosi come sono, non immaginandole come egli ha vaghezza che siano. Di qui il particolare rispetto del V. per Alessandro Luzio, (3J) lo storico di ieri, che (30) Sulla difficoltà della storia, affermata dal V. senza reticenze, sono intanto da vedere gli scritti tici in generale (cfr. note 5 e 8), ed in particolare quelli che si riferiscono all insegnamento e a storia: Prima la storia d'Italia (Caf., 21-3-’24), che esamina i nuovi programmi Gentile rilevando le difficoltà di avviare i giovani allo studio di « una storia universale filosofica », del « processo ge nerale del pensiero, delle istituzioni, delle idee », e non, intanto, di fatti, di uomini e di cose mondo vicino e nostro, recente ed italiano (e siamo ancora nella polemica sulla riforma). eGuon due note relative all'insegnamento della storia risorgimentale nei Licei e nelle Università,^ ^U^-Cr^ da un recente Congresso di Storia del Risorgimento (Echi di un Congresso, Caf., 27-11 2 ; e storia del Risorgim. nella scuola, Caf., 30-10-’25). (Analogamente cenni su una dìd*tu£* ^ geografia, in stretta connessione coi problemi dell’ambiente in cui opera la storia, ne ongres dei geografi, Caf., 16-4-’24); inoltre Antologie storiche, già ricordata (P. I. n. 121), e soprattutto un scritto recente in cui il problema della difficoltà de La storia nella scuola (GG., 1-10- 37) è esamin a fondo in relazione con quello dell’esame di stato dopo oltre un decennio di esperienze, non tu e non sempre negative. Peraltro l’argomento affiora un po’ ovunque ove si dibatte il tema eg i orien tamenti storiografici, ed 11 V., senza mai fare filosofia idealistica o storicismo, riconosce di fatto c ìe un storia definitiva non sarà mai scritta, ma l’uomo in un costante ed assiduo ripensamento dei giù che gli storici di ieri hanno formulato, rinnoverà perennemente la storia dell umanità. (31) Cfr. Dante e la scuola in Liguria, cit. (Caf., 12-7-’25), con ampio elogio della bibliografia dantc< ligure di Leopoldo Valle (e v. gli elogi delle « recensioni » del Luzio, cit. alla nota seg.)* Questo r ^ noscimento ci conforta a sperare che anche noi non avremo perduto tutto il nostro tempo e nostra abnegazione. (32) Del Luzio il V. esamina con particolare simpatia volumi che raccolgono, ripubblicandoli talora anc per la terza e la quarta volta, studii anteriori e anche vecchi, e pur validissimi, e sottolinea i sin golare pregio di tali raccolte omogenee pur nella varietà e quasi frammentarietà dei contributi, m0 dei quali, e non dei meno utili e costruttivi, sono semplici revisioni critiche e recensioni nate occasioni estemporanee. Gli articoli appartengono tutti al primo e più fervido periodo della pubblicistica del Nostro, tra il 1924 e il 1927: Indirizzi storici e L’opera di uno storico (Caf., 1 e 7-3-’24), a proposito di Garibaldi, Cavour, Verdi e di Carlo Alberto e Mazzini. Senonchè il primo, partendo dal « modello » qua ro c a storiografia positiva, documentaria, « papiracea », per usare un termine caro a arguzia de] Nostro, realizza una serie di contributi fortunatissimi, e tanto più notino i pere iè, in piena età positivista, afferma la preminenza dei valori morali ed i ea i ce a storia, sicché lo squallido quadro della pura ricostruzione economica e documentaria ne viene luminosamente vivificato; di qui ancora l’ammirazione per Gioacchino 0 pc ( ), o storico completo della nuova generazione, per il quale, come abbiamo già etto, a storia risponde ad «un costante e indiscutibile bisogno dello spirito umano... 1 ripiegarsi sul passato, non come mera curiosità ma come ritrovamento e collegamento e a vita trascorsa con quella d’oggi» (Bilancio storiografico, GG., 6-2-’33). Ma non ci nascondiamo che il V. ammira il Volpe, ma più si attiene al Luzio, per una congenia e avversione alle visioni di insieme che, per attingere la sintesi di grande respiro, evono di necessità distaccarsi dal documento, linfa vitale di ogni suo studio su piano scientifico non meno che di ciascuno di quei contributi frammentari e pur preziosi di cui veniamo discorrendo. Tra i quali alcuni, a dire il vero, trattano espressamente questioni di metodo storiografico: ma ribadiscono in forma elaborata ed organica i concetti via via svolti m recensioni e polemiche precedenti, senza elaborare teorie, e solo contri-uiscono a definire la posizione che il V. sembra assegnare a se stesso tra le varie tendenze storiografiche che tengono il campo (34). Un0 PrCCSSa calorosa esposizione e difesa del metodo storico-critico contro l’orientamento mente lì « v • ga'° 11 camP° dei Siudizi e delle idee e debellato definitiva- « mdrp O r- erudizione microscopica » figlia del materialismo storico. (Un omaggio a Croce, deUa raccol nT-'T T"? dÌ ÌdCndtà tra S,oria e filosofia », Ü quale afferma l’importanza storia ZZ I documenti « che c. agevoleranno a riprodurre, arricchita nel nostro spirito, la mm in nc ,1 neSCC PartlcoIarmente significativo). - 11 secondo articolo coglie dalla lettura una im- SbSp 7” e c0ncre,a dcll° storico iIlustre e ne caratterizza l’opera con un acuto esame dei saggi delle due raccolte. l Quasi un’apologia del documento sentito come voce del passato da interrooare e da far rivivrà S.da due nuOTe scolte di saggi anche più frammentari, Studi Critici e Profili biografici e Bozzetti stona (Un maestro di studi storici, Caf., 5-2-’27) mentre U successivo, ancora sui due volumi anzidetti (Attraverso il Risorgimento, GG., 26-3-’27) quasi complementare del primo, disegna per cenni sulla falsariga delle innumerevoli figure delle raccolte una viva rappresentazione di molti aspetti di quel Risorgimento, che senza tener conto dei contributi del Luzio non sembra potersi oggi studiate. — La simpatia del V. per le miscellanee di sassi e bozzetti storici è confermata dal calore con cui presenta un volume di Filippo Cris folti, uomo politico giornalista e letterato tra i più ricchi di esperienza nell’ultimo mezzo secolo della vita italiana. (33) Anche su opere del Volpe quattro saggi. Due prendono spunto dalla raccolta fondamentale Momenti di storia italiana e il V. ne ricava quelle considerazioni sul significato della storia cui abbiamo già fatto cenno sopra. Il secondo considera anche il saggio Fra storia e politica, dal titolo coraggiosamente espressivo che suggerisce quelli non meno significativi del Nostro: Dal presente al passato, cit. (GG., 27-11-’25), e La Stona della Nazione, (GG., ll-12-’25). - Le premesse delle due raccolte di saggi sono perfezionate in un opera del tutto nuova, L’Italia in cammino, che intende ricongiungere la grande storia di ieri col presente superando il costume, che era quasi un pregiudizio, di° far° terminare la storia d’Italia al ’70; e ci dà un esempio di « storia integrale », forse alquanto pericolosa per il periodo preso in esame, ma meritevole del più alto elogio del Nostro (Italia in cammino, GG., 31-7-’27). Ultimo è lo scritto cit. sopra, che presenta il Bilancio storiografico con cui il Volpe considera superati i vari orientamenti storiografici del passato e maturi i tempi per costruire una Stona della Nazione Italiana. (34) Il primo di tali scritti prende le mosse da un voto di un congresso di professori francesi contro l’insegnamento della storia, e si rifà ai più famosi detrattori della nostra disciplina nel passato per giungere naturalmente ad una apologia in sordina di essa; ed è intanto una prima formulazione del pensiero storiografico del Nostro (Abolire la storia?, Caf., ll-4-’24). Nello stesso spirito, ma con maggior sobrietà e chiarezza, è dettato; Una frase che ha fatto fortuna (Historia magistra vitae; GG., 10-6-’33), in cui il V. precisa il principio che la storia « è il passato che rivive in noi >. E che la storia sia ancora « lavoro di paziente ricerca e di calda narrazione » è pensiero che ricorre ancora in uno scritto discretamente polemico contro la storia romanzata o psicologica in genere, ed in particolare contro gli scrittori, cosiddetti storici, die costruiscono fantasie leggermente senza citare le fonti saccheggiate, e magari travisandole (Metodi storici, GG., 15-7-’37). — 74 - L/O'l E’ così, contro la faciloneria filosofeggiante di tanti storici d’oggi il V. afferma che la storia sostanzialmente è fatta da uomini in concreto, da individui: e pertanto è prag-mata, è aneddoto, è episodio. Contro i maniaci del documento fine a se stesso rivendica i diritti della interpretazione dei fatti al lume di tutte le altre esperienze, dirette e indirette, storiche ed attuali, critiche e politiche. Contro le integrazioni « romanzate », o la storia inconsistente e cervellotica dei « se » e dei « ma », afferma la necessità di attenersi rigidamente alle fonti. Personalità singolare, dichiaratamente chiusa ad ogni esperienza filosofica, esuberante di energie, ma mortificata dalle circostanze di una vita difficile, forse proprio per questo non può esser ridotta a una formula. E ci rinunciamo. Ma ci chiediamo: quest’uomo non scrisse l’opera di grande risonanza; molto lavorò sulle fonti — settore comunque che non dà gloria — ma poco relativamente lasciò col suo nome e molto più fece perchè altri facesse; deliberatamente si limitò alla storia locale, rivolta a pochi e disdegnata da molti, e dalla critica ufficiale; e visse raccolto in singolare modestia: eppure tutti sentiamo per Lui una ammirazione profonda, una venerazione rara... La risposta forse è proprio qui, in questo gran fascio di scritti alla spicciolata in cui vive Vitale di tutti i giorni, storico sempre e sempre cittadino. Ricercatóre diligentissimo, critico, studioso a tempo e luogo; appassionato sempre; la contenuta passione arricchisce e trasfigura ogni sua pagina, anche la più erudita, senza comprometterne la validità sostanziale. Rigoroso nella documentazione, dalla documentazione trae la vita; e per la documentazione si batte, come nel caso tipico della polemichetta con Gabriele Pepe (v. P. I. n. 35 bis). Ma sopra l’erudizione la fede. E la fede salva lo studioso da ogni aridità, e ci dà l’uomo. E poi, accanto all'uomo, il Maestro, indimenticabile. Come del Carducci, così di Vitale: i discepoli ne hanno tutti il ricordo nel cuore. La fiaccola dell ideale è passata, non si è spenta. E quando le pubblicazioni di Lui, come ogni opera umana, saranno sor passate e forse dimenticate, si ricorderanno ancora alcune di queste pagine sue, e viva rimarrà l’immagine del Maestro e del Padre. - 75 - INDICE Premessa ......... . pag. A. Virgilio - Il Presidente ..... » R. S. Lopez - L’opera storica di Vito Vitale . . » T. 0. De Neghi - Bibliografìa critica degli scritti di Vito Vitale . . . . . » Parte I - Monografie ...... » A - Scritti vari e di storia pugliese (1901-1926) > B - Scritti di storia genovese (1925-1955) . » C - Scritti vari (1916-1943) ... » Parte li - Recensioni ...... > Parte 111 - Pubblicistica ...... > A - La pubblicistica del Vitale . » B - La storia nella pubblicistica . » C - La scuola e il metodo del Vitale . . » 5 7 11 17 20 20 22 40 43 55 55 59 68 Finito di stampare nell'Istituto Grafico Bertello di Borgo S. il 31 Maggio 1958 Dalmazzo wiofi !» SÉi atti della >UCIETA ligure DI Volume LXXIV Fjsci|^ storia PATRIA I-LXXIV «rara (Uhm»; GENOVA - MCMLXX •K'KL LA SEDE DtóU. A SOCIETÀ FIGURE DL^^Ì*^ VÌA ALBAHO, U PATRIA 'A;' < li imXMrt* v- * *S»:Y ■ ■•■ W lìlr'M $ Ph \>ià •' ‘"S ■ t- • 4- WM ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Volume LXXIV — Fascicolo II INDICE ALFABETICO PER AUTORI DEI VOLUMI I-LXXIV DEGLI ATTI GENOVA - MCMLXX NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VIA ALBARO, 11 Ne/ 1957, con la pubblicazione del I fascicolo del volume LXXIV, cessava P mente la prima serie degli Atti della Società Ligure di Storia Patria. Quel P o fascicolo, dedicato alla memoria di Vito Vitale, allora recentemente scom-P , non ebbe infatti alcun seguito, pur essendosi considerata l’opportunità di ere allora il primo centenario di vita della Società con la pubblicazione di P indici analitici dell intero corpo delle sue pubblicazioni. prendendo ora il proposito di realizzare quella felice, anche se onerosis- iziativa nel giro dei prossimi anni, la Società Ligure di Storia Patria provvede f tempo ad un compito assai più modesto, certamente non sgradito ai suoi vecchi soci, pubblicando, quale secondo fascicolo del volume LXXIV, un indice ico per autori relativo alla serie allora compiuta. La Presidenza ... . ■ • . '' : ■' ' v . v- Accame Paolo, Frammenti di laudi sacre in dialetto ligure antico, XIX, 547-572. — La Via Aurelia nell’Ingaunia Orientale, LII, 1-23. Airenti Adolfo, Sulla stazione romana del « ìncus Borlamni », LII, 25-30. lfieri m L Ogdoas. 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Belgrano Luigi Tommaso, Un assassinio politico nel 1490 (Ranuccio da Leca) XIX 425-462 — Cartario genovese, II, parte I, 1-244. — Cinque documenti genovesi-orientali, XVII, 221-251. — Contribuzioni alla storia di Genova, XIX, 653-676. — Correzioni ed aggiunte relative alla Cartografia Ligustica, IV, 491-496. Della vita privata dei Genovesi, IV, 79-274; aggiunte, IV, pp. CCX-CCXV; v. anche II ediz. ampliata, Genova 1875, Tip. Sordomuti. Di un codice genovese riguardante la medicina e le scienze occulte, XIX, 625-652. Di una tavola del secolo XV rappresentante la B.V. Annunziata (lettera al P. Amedeo Vigna), IV, 275-284; v. anche «Giornale Ligustico», 1875, p. 82. Documenti e genealogia dei Pessagno Genovesi, ammiragli del Portogallo, XV, 243-316. — Frammento di poemetto sincrono su la conquista di Almeria nel 1147, XIX, 395-423. — Illustrazione del Registro arcivescovile di Genova, II, parte I, 247-600. — Interrogatorii ed allegazione spettanti alla causa promossa da Scipione Fieschi per la rivendicazione dei feudi paterni, Vili, 293-364. — Im lapide di Giovanni Stralleria e la famiglia di questo cognome, XVII, 193-220. — Nota sulla spedizione dei fratelli Vivaldi nel 1291, XV, 317-327. — Opuscoli di Benedetto Scotto gentiluomo genovese circa un progetto di navigazione per settentrione alla Cina ed alle Indie Orientali editi nel principio del secolo XVII, e di presente ripubblicati, V, 273-355. — Prima serie di documenti riguardanti la colonia di Pera, XIII, 97-317; Lapidi, XIII, 319-336. — Registro della Curia arcivescovile di Genova, II, parte II. — Seconda serie di documenti riguardanti la colonia di Pera, XIII, 931-1003. — Su vari oggetti di antichità scavati in Tortona, III, 757-766. — 82 — _ Tavole a corredo della prima serie di documenti riguardanti la colonia di Pera, XIII, Appendice, 7-77; taw. 22. — Tavole genealogiche a corredo della illustrazione del Registro arcivescovile di Genova, II, parte I, Appendice, tavv. 49. _ Trattato del sultano d’Egitto col comune di Genova nel 1290, XIX, 161-175. — v. 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V. anche «Archivio Storico Italiano», III serie, XXVI, 48-68. — Nuovi studi Sull’Atlante Luxoro, V, 169-272. — Pero Tafur, i suoi viaggi e il suo incontro col veneziano Nicolò de’ Conti, XV, 329-352. — Le prime monete d’argento della Zecca di Genova ed il loro valore (1139-1493), XIX, 177-223. — Regesti delle lettere pontificie riguardanti la Liguria dai più antichi tempi fino all’avvenimento di Innocenzo III, XIX, 5-146. Ai regesti delle lettere pontificie riguardanti la Liguria nuove giunte e correzioni, XIX, 463-485. Ai regesti delle lettere pontificie riguardanti la Liguria terze giunte e correzioni, XIX, 573-582. — Sul frammento di breve genovese scoperto a Nizza, I, 91-154. — Sulla tavola di bronzo della Polcevera e sul modo di studiare le origini ligustiche. Lettere Ire al can. prof. Angiolo Sanguineti, III, 529-744. — Sulle marche d'Italia e sulle loro diramazioni in Marchesati. Lettere cinque al comm. Domenico Promis. Seconda edizione accresciuta di altri studi dello stesso autore e corredata di alcune tavole genealogiche, XXVIII, 1-338. — 84 — — Tre Cantari dei secoli XV e XVI concernenti fatti di storia genovese, X, 619-682. — Belgrano L. T., Atlante idrografico del Medioevo posseduto dal prof. Tammar Luxoro, pubblicato a facsimile ed annotato, V, 1-168. — Documenti ed estratti inediti o poco noti riguardanti la Storia del commercio e della marina ligure: Brabante, Fiandra e Borgogna, V, 357-518. Appunti sui documenti, V, 519-548. — v. Montaldo (di) Adamo; Salvago Alessandro; Senarega Bartolomeo. Di Negro Andalò, Il trattato dell’astrolabio. Riprodotto dall’edizione ferrarese del 1475 con prefazione da Gerolamo Bertolotto, XXV, 49-144. Di Tucci Raffaele, Documenti inediti sulla spedizione e sulla tnahona dei Genovesi a Ceuta, LXIV, 271-340. — Lineamenti storici dell’industria serica genovese, LXXI, 19-77. Documenti riguardanti due misisoni in Europa dì Buscarello de’ Guizolfi, genovese, ambasciatore di Argoun e Casan re di Persia, IV, pp. CGCCVI (anni 1289, 1290, 1303), IV, pp. CCLVII-CCLVIII. Documenti riguardanti il cerimoniale secondo cui furono ricevuti in Genova dus ambasciatori del Re di Persia Abbas il Grande, IV, pp. CCVI-CCX (anni 1601-1611). Faie (di) Giovanni Antonio, Cronaca, a cura di Jacopo Bicchierai, X, 513-618. Ferretto Arturo, Branca D'Oria e la sua famiglia, XXXI, parte II, pp. XI-CXVI. I cartografi Maggiolo oriundi di Rapallo, LII, 53-83. — Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunìgiana ai tempi di Dante (1265-1321), XXXI, parte I, pp. V-XLVIII; 1-452. Parte II, pp. IX-CXVI; 1-501- — Giovanni Mauro di Carignano rettore di San Marco, cartografo e scrittore (1291-1329), LII, 31-52. — Liber Magistri Salmonis sacri palatii notarii, 1222-1226, XXXVI. — I primordi e lo sviluppo del Cristianesimo in Liguria e in particolare a Genova, XXXIX, 171-856. — Relazioni tra Genova e Firenze al tempo di Dante, XXXI, parte I, pp. VII-XLVIII. 2qqqI G ’ ^nna^ storici di Sestri Ponente e delle sue famiglie dal secolo VII ài secolo Filippini Enrico, Giovanni Lorenzo Federico Gavoni e la sua amicizia con Giovami Battista Spotorno, LIII, 9-61. Fischer T., Sammlung mittelalterlicbe welt-und-See-Karten italienischen unsprungs, v. Desi-moni C. Foglietta Paolo, Il Barro. Commedia del secolo XVI, pubblicata con note ed illustrazioni da Michele Rosi, XXV, 217-536. Formentini Ubaldo, Sulle origini e sulla costituzione d’un grande gentilicio feudale, LIII. 509-538. 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Marenco Maria G., Una libera banca di Sconto a Genova nel XVIII secolo, LUI, 147-207. Marengo Emilio, Alfonso II del Carretto marchese di Finale e la Repubblica di Genova XLVI 5-142. — Le Cinque Terre e la genesi di questo nome, LII, 289-302. Genova a Tunisi (1388-1515), XXXII. Mazzini Ubaldo, Correzioni critiche di alcune date nel regesto del codice Pelavicino appendice a! voi. XLIV. Merli Antonio - Belgrano Luigi Tommaso, Il palazzo del principe D’Oria a Fassolo in Genova X, pp. V-XV; 1-118; tavv. 11, Montaldo (di) Adamo, Della conquista di Costantinopoli per Maometto II nel 1453, a cura di Cornelio Desimoni, X, 287-354. Muratori Giovanni Francesco, Lettera sopra le iscrizioni romane della Liguria e specialmente su alcune lapidi Tortonesi e Cheraschesi (al prof. ing. Carlo Promis), III, appendice, 35-48. Neri Achille, Una poesia storica, XXV, 537-588. — Una barzelletta intorno agli avvenimenti del 1527, XXV, 145-162. — Poesie storiche genovesi, XIII, 55-96; 1045-1075. — v. Porto (da) Benedetto. Noberasco Filippo, La geografia nei più antichi scrittori savonesi, LII, 85-100. Nurra Pietro, La coalizione europea contro la Repubblica di Genova (1793-17%), LXII. — v. Serra G. Olivieri Agostino, Serie dei consoli del comune di Genova, I, 155-626. Oreste Giuseppe, Genova e Andrea Doria nella fase critica del coflitto franco-asburgico, LXXII, fase. III. — v. De Negri T. O. Pandiani Emilio, Un anno di storia genovese (giugno 1506-giugno 1507) con diario e documenti inediti, XXXVII. — 86 — — Arredi ed argenti di Andrea Doria da un suo inventario del 1561, LUI, 239-297. — Indice onomastico e toponomastico dei fascicoli II e III (Bertolotto G. - Manfroni C.) del vol. XXVIII degli «Atti della Società Ligure di Storia Patria», XXVIII, 859-904. — Il primo comando in mare di Andrea D'Oria, con uno studio sulle galee genovesi, LXIV, 341-389. — Vita privata genovese nel Rinascimento, XLVII. — L’opera della Società Ligure di Storia Patria dal 1858 al 1908, XLIII, pp. V-XVI, 1-154; 453-478. Pappaianni Gaetano, Massa e il suo Archivio di Stato. Notizie storiche. Ordinamento delle carte, LX, fase. II. Parodi Giuseppe, L’arte dei Macherolii e i suoi capitoli, LUI, 299-310. — v. Ferretto A. Pàstine Onorato, L’arte dei corallieri nell'ordinamento delle corporazioni genovesi (secoli XV-XVIII), LXI, 277-415. — Genova e l’impero Ottomano nel secolo XVII, LXXIII. — L’organizzazione postale della Repubblica di Genova, LUI, 311-507. — La politica di Genova nella lotta veneto-turca dalla guerra di Candia alla pace di Pas-sarowitz, LXVII, 1-153. Pélissier Léon, Documents pour l’histoire de l’établissement de la domination française a Gênes (1498-1500), XXIV, 333-554. Peragallo Prospero, Due documenti riguardanti le relazioni di Genova col Portogallo, XXIII, 715-732. Pessagno Giuseppe, Questioni colombiane, LUI, 539-641. Piattoli Renato, Lettere di Pietro Benintendi mercante del Trecento, LX, fase. I. Podestà Francesco, Il colle di S. Andrea in Genova e le regioni circostanti, XXXIIT. — L’isola di Tabarca e le pescherie di corallo nel mare circostante, XIII, 1005-1044. — v. Spinola M. Poggi Francesco, Le guerre civili di Genova in relazione con un documento economico finanziario dell’anno 1576, LIV, fase. III. — Lettere di Carlo Ottone, proconsole genovese in Londra, al Governo della Repubblica i Genova negli anni 1670 e 1671, XLV. — Lettere di Carlo Ottone, proconsole genovese in Londra, al Governo della repubb ica t Genova negli anni 1672, 1673, 1674, L. — Nota circa il dominio dei Campofregoso in Carrara a commento degli statuti di Carrara, LIV, fase. II, 141-161. — Pier Francesco Casaretto e la sua famiglia d’origine, LV, pp. VII-CXIV. _ __ — La Società Ligure di Storia Patria dal 1908 al 1917, XLVI, pp. V-CXI; CCV-CCLII. — La Società Ligure di Storia Patria dal 1917 al 1929, LVII, pp. VII-XI; 67-338. — Sulle relazioni fra Genova e Bruges nel Medio Evo, prefazione a R. Janssens Bisthoven, La loge des Génois, XLVI, 143-162. — Sieveking H., Sopra alcune recenti pubblicazioni estere riguardanti il commercio di enova nel Medio Evo, LII, 351-405. Poggi Gaetano, Genoati e Viturii, XXX. Poggi Vittorio, Di un tegolo sepolcrale dell’epoca longobarda, XVI, 545-579. — La gemma di Eutiche, XIII, 5-53. — Il santuario della Pace in Albisola superiore, XXV, 163-214. Porro Pier Paolo, v. Canzone... Porto (da) Benedetto, La venuta di Luigi XII a Genova nel 1502, a cura di Achille eri, XIII, 907-929. Prayer Carlo, Oliviero Cromwell dalla battaglia di Worcester alla sua morte. Corrispondenza dei rappresentanti genovesi a Londra, XVI, 7-544. Promis Vincenzo, Continuazione della cronaca di Jacopo da Voragine dal 1297 al 1332 X 493-512. — La cronaca di Genova pubblicata a Parigi nei primi anni del secolo XVI, X, 175-270. — Descrizione sincrona del terremoto di Genova seguito il 10 aprile 1536, X, 805-812. — Leggenda ed inni di S. Siro vescovo di Genova, X, 355-383. _ Libro degli anniversari del Convento di S. Francesco di Castelletto in Genova, X, 385-453. _ v. Balbo L. Rebaudi Stefano, Le statue dinanzi la facciata del Palazzo Ducale in Genova, LXVII, 211-254. Remondini Marcello, Iscrizioni medioevali della Liguria, XII. Remondini Pier Costantino, Le iscrizioni bizantine del Santo Sudario, XI, 353-376. Revelli Paolo, Per la corologia storica della Liguria, LXXI, 113-134. Riant Comte, L’église de Bethléem et Varazze en Ligurie, XVII, 543-705. Riggio Achille, Genovesi e Tabarchini in Tunisia settecentesca, LXXI, 1-18. _ Tabarca e gli schiavi in Tunisia da Kara-Othman Dey a Kara Moustafa Dey (1593-1702), LXVII, 255-346. Roberti Giuseppe, Due diarii inediti dell’assedio di Genova nel 1800, XXIII, 371-522. Rosi Michele, Le monache nella vita genovese, XXVII, 5-206. — La morte di Jacopo Bonfadio, XXVII, 207-228. — La riforma religiosa in Liguria e l'eretico umbro Bartolomeo Bartoccio. Ricerche storiche condotte dall'apparire dell'eresia in Liguria nella prima metà del secolo XVI all’anno 1567, XXIV, 555-726. — v. Foglietta P. Rossi Ettore, Le lapidi genovesi delle mura di Galata, LVI, 141-167. Rossi Girolamo, I Liguri Intemeli, XXXIX, 3-170. — Patrania, la via strata e l’antica abazia omonime, XXXIX, 857-878. — Il rito ambrosiano nelle chiese suffragarne della Liguria, XIX, 521-546. — Gli statuti della Liguria, XIV, Salvago Alessandro, Cronaca di Genova scritta in francese, a cura di Cornelio Desimoni, XIII, 365-486. Salvi Guglielmo, Galeotto I del Carretto marchese di Finale e la Repubblica di Genova, parte I, LXVI. — Tre questioni di storia finalese, LXI, 81-276. Sanguineti Angelo, Iscrizioni greche della Liguria, XI, 289-352. — Iscrizioni romane della Liguria, III, pp. CXLV-CLXX; 1-390. Additamenti, III, 745-756; 767-802. Correzioni ed aggiunte alla raccolta delle iscrizioni, III, Appendice. 3-34. — Seconda appendice alle iscrizioni romane ed iscrizioni cristiane della Liguria dai primi tempi fino al Mille, XI, pp. V-XXVI; 1-288. — v. Bertolotto G. Scaniglia Giuseppe, Iscrizione dettata per il monastero dì San Silvestro, IV, p. CCXXXIX. Schulte Aloys, G'eschichte der Grossen Ravensburger handelsgesellschaft, 1380-1530, v. Poggi F. - Sieveking H. Senarega Bartolomeo, Intorno alla impresa di Megollo Lercari in Trebisonda, lettera a Giovanni Fontano, a cura di Cornelio Desimoni, XIII, 495-536. Sf.rra Girolamo, Memorie per la storia di Genova dagli ultimi anni del secolo XVIII alla fine dell’anno 1814, a cura di Pietro Nurra, LXIII. Sforza Giovanni, Ennio Quirino Visconti e la sua famiglia, LI. — Un genealogista dei principi Cybo, XXVII, 229-246. — Lettera inedita del Beato Carlo Spinola ad Alberico I Cybo Malaspina principe di Massa. XXIII, 701-714. — 88 — SrevF.KiNG Heinrich, Studio sulle finanze genovesi nel Medio Evo e in particolare sulla Casa di S. Giorgio. Traduz. italiana di Onorio Soardi, XXXV. — v. Poggi F. Skrzinska Elena, Inscriptions latines des colonies génoises en Crimée, LVI, 1-140. Sopranis Giuseppe, Indice alfabetico di Serra G., Memorie... Spinola Massimiliano, Considerazioni su vari giudizi di alcuni recenti scrittori riguardanti la storia di Genova, IV, 285-434. — Relazione sui documenti ispano-genovesi dell’archivio di Simancas, VIII, 365-402. — Belgrano L. T. - Podestà F., Documenti ispano-genovesi dell’archivio di Simancas, Vili, 1-291. Staffetti Luigi, La congiura del Fiesco e la corte di Toscana, XXIII, 299-370. — Il libro dei ricordi della famiglia Cybo, XXXVIII. Staglieno Marcello, Intorno al doge Paolo da Novi e alla sua famiglia, XIII, 487-494. — Sui primordi dell’arte della stampa in Genova, appunti e documenti, IX, 423-460. —; Sulla casa abitata da Domenico Colombo in Genova, XVII, 111-192. Tavole descrittive delle monete della Zecca di Genova dal MCXXXIX al MDCCCXIV, XXII. Tria Luigi, La schiavitù in Liguria, LXX. Varagine (da) Iacopo, Due opuscoli, a cura di Amedeo Vigna, X, 455-491. Varni Santo, Delle opere di Gian Giacomo e Guglielmo della Porta e Nicolò da Corte in Genova, IV, 33-78. — Delle opere di Matteo Civitali scultore ed architetto lucchese, IV, 1-32. Vigna Amedeo, Le chiese rurali di S. Luca, S. Vito e S. Chiara in Albaro, e delle parrocchie di S. Giacomo Apostolo in Corniciano Ligure presso Genova, XX, 401-662. — Codice diplomatico delle colonie tauro-liguri durante la Signoria deU’Ufficio di San Giorgio (1453-1475), VI-VII. — Farmacia, Biblioteca e Archivio del convento di S. Maria di Castello in Genova, XX, 337-400. — Monumenti storici del Convento di S. Maria di Castello in Genova, XX, pp. VII-XLIV, 1-335. — Storia cronologica del Convento di S. Maria di Castello, XXI. — v. Varagine (da) J. Vitale Vito, Il contributo della Società Ligure di Storia Patria alla cultura storica nazionale, LXIV, pp. LVII-LXXVI. — Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, LXIII. — Documenti sul castello di Bonifacio nel secolo XIII, LXV. — Un giornale della Repubblica Ligure: il Redattore Italiano e le sue vicende, LVI, 11 7 — Informazioni di polizia sull’ambiente ligure (1814-1816), LXI, 417-453. — Nuovi documenti sul castello di Bonifacio nel secolo XIII, LXVIII, fase. II. — Onofrio Scassi e la vita genovese del suo tempo (1768-1836), con appendice su Raffae e Scassi, LIX. — Statuti ed ordinamenti sul governo del Banco di S. Giorgio a Famagosta, LXIV, 391 454. — Vita e commercio nei notai genovesi dei secoli XII e XIII. Parte prima: La vita civt e, LXXII, fase. I. Volpicella Luigi, Una carta di Arborea e Ponzio Pilato, LUI, 63-89. — Genova nel secolo XV. Nota d'iconografia panoramica, LII, 249-288. — Lettera al Presidente del IX Congresso geografico Italiano, LU, pp. V-VII. — I libri dei cerimoniali della Repubblica di Genova, XLIX, fase. II. — Note storiche sulla costruzione del Palazzo Ducale di Genova, LII, 303-349. — Proemio a Iscrizioni genovesi in Crimea ed in Costantinopoli, LVI, pp. VII-XV. — La questione di Pietrasanta nell’anno 1496 da documenti genovesi e lucchesi, LIV, fase. L — Uno scherzo cartografico nell’anno 1747, LII, 407-422. ATTI SOCIALI NORME STATUTARIE Statuto della Società Ligure di Storia Patria, I, pp. LXXIII-LXXXV. Statuto approvato dalla Assemblea generale addì 18 dicembre 1859, XVII, 49-60. Norme regolamentari per la nomina dei soci onorarli e corrispondenti, approvate nelle adunanze del 22 dicembre 1861 e 22 gennaio 1862, I, pp. 687-688; XVII, 61-62. Statuto della Società Ligure di Storia Patria approvato dall’assemblea generale addì V febbraio 1897 e da Regio decreto del 10 luglio 1898, XLIII, 155-173. Statuto della Società Ligure di Storia Patria {1925), LVII, 1-21. ALBO SOCIALE Catalogo dei soci, I, pp. LXIII-LXXII. Soci effettivi, onorari e corrispondenti, I, 668-682. Elenco degli Uffiziali che ressero la Società e le Sezioni di essa negli anni 1858-1861, I, 653-667. Elenco degli Ufficiali che ressero la Società e le sezioni di essa negli anni 1862-1864, III, pp. V-XVI. Soci effettivi, onorari e corrispondenti, III, pp. XVII-XXXIV. Elenco degli ufficiali che ressero la Società e le sezioni di essa negli anni 1865 e 1866, IV, pp. XXXIII-XL. Soci eletti negli anni 1865 e 1866, IV, pp. XLI-XLV. Albo accademico per l’anno 1884-85. Ufficiali, Soci effettivi, Soci onorari, Soci corrispondenti, Necrologio, XVII, 5-47. Albo accademico per l'anno 1896-97, XXVIII, pp. LXXXIX-CXXIV. Albo accademico dal 1858 al 1908, XLIII, 175-227. Albo dei soci al 31 ottobre 1918, XLIX, fase. I, 7-30. Albo Accademico al 15 maggio 1929, LVII, 23-65. Albo dei soci al 31 dicembre 1934, LXIV, pp. V-LVI. Albo sociale, LXXI, pp. XVII-XX. ADUNANZE Belgrano Luigi Tommaso, Sulla recente scoperta delle ossa di Cristoforo Colombo in S. Domingo, relazione letta nella adunanza plenaria della Società il 21 luglio 1878, IX, 583-617. Crocco Antonio, Discorso pronunciato nell'adunanza della Società, convocata in assemblea generale il 3 dicembre 1871, X, 121-132. Estratto di verbale dell’adunanza tenuta nell'assemblea della Società il 21 luglio 1878, IX, 615-617. Estratto del verbale dell’adunanza generale della Società il giorno 21 dicembre 1884, XIII, 1077-1078. — 90 - Estratto dal verbale dell adunanza generale della Società il 27 dicembre 1885, XVII, 345-347. Imperiale di Sant’Angelo Cesare, Per l’inaugurazione della nuova sede sociale. 2 maggio 1896, XXVIII, pp. XVII-XLVIII. Marchese P. \ incenzo, Per l inaugurazione della Società Ligure di Storia Patria, I, pp. XXXVII-LXII. Ricci Vincenzo, ì\ella prima adunanza dei promotori della Società Ligure di Storia Patria, I, pp. XIII-XXXVI. Tola Pasquale, Relazione del sesto centenario di Dante celebrato in Firenze nel 1865, fatta alla Società Ligure di Storia Patria nell’adunanza generale del 28 maggio, stesso anno, IV, pp. CCL-CCLV. Vitale Vito, Ripresa, LXXI, pp. III-XVI. RELAZIONI E RENDICONTI Bflgravo Luigi Tommaso, Relazione letta nell’adunanza straordinaria del 4 febbraio 1866, IV, pp. VII-XII. — Rendiconto dei lavori fatti dalla Società nel triennio 1862-64, III, pp. LV-CXLIV. Rendiconto dei lavori fatti dalla Società Ligure di Storia Patria negli anni accademici 1865-1866, IV, pp. LXXI-CXC; CCLVII-CCLVIII. — Rendiconto morale dell’anno accademico 1884-85, XVII, 344. Berretta Luigi, Relazione, XXVIII, pp. VII-XIV. (Olivieri Agostino), Rendiconto dei lavori fatti dalla Società Ligure di Storia Patria negli anni accademici 1858-1861, letto ed approvato nell’assemblea generale del 9 marzo 1862, I, 627-652. Pandi ani Emilio, L opera della Società Ligure di Storia Patria dal 1858 al 1908, XLIII, pp. V-XVI; 1-154; 453-478. Poggi Francesco, La Società Ligure di Storia Patria dal 1908 al 1917, XLVI, pp. V-CXI; CCV-CCLII. — L* Società Ligure di Storia Patria dal 1917 al 1929, LVII, 67-338. La Società Ligure di Storia Patria nell’ultimo triennio (1931-34), LXIV, pp. XLVII-LVI. Vitale Vito, Il contributo della Società Ligure alla cultura storica nazionale, LXIV, pp-LVII-LXXVI. Vitale Vito, Ripresa, LXXI, pp. III-XVI. DONI Doni fatti alla Società, I, 689-698. Doni fatti alla Società dal primo giugno 1862 al 15 novembre 1864, III, pp. XLIII-LIV. Doni fatti alla Società negli anni 1865 e 1866, IV, pp. LIII-LXX. Elenco degli oggetti d'antichità disseppelliti nei vecchi spalti della città di Tortona ed inviati dal prof. Alessandro Wolf alla Società Ligure di Storia Patria, IV, pp. CXCIII-CXCVI. « ATTI » E PUBBLICAZIONI Indice alfabetico degli autori e dei titoli delle loro opere (voli. I-XLII), XLII, 445-452. Indice analitico delle materie contenute negli Atti dal 1858 al 1884, (voli. /-XV/), XVI, 585-602. Indice cronologico delle opere contenute negli Atti (voli. I-XLII), XLIII, 425-444. Olivieri Agostino, Prefazione, I, pp. V-XII. Pandiani Emilio, Atti della Società, XLII, 229-420. Pubblicazioni della Società fuori degli Atti, XLIII, 421-424. - 91 - NECROLOGIE Adorno Agostino, v. Belgrano L. T., IV, p. XLIX-L. Alla memoria del principe Oddone di Savoia, duca di Monferrato. Omaggio della Società Ligure di Storia Patria, IV, pp. III-XXVIII. Allegretti Nicolò, v. Belgrano L. T., IH, p. XXXVI. Ansaldo Francesco, v. Belgrano L. T., Ili, p. XXXVIII. Arpe Francesco, v. Poggi F., 98. Assereto Giovanni, v. Poggi F., 108-112. Assereto Ugo, v. Poggi F., 91-96. Astengo Carlo Giuseppe, v. Poggi F., 133-134, Balbi Pioverà Guido, v. Poggi F., 90. Balestrino Carlo, v. Poggi F., 106-107. Balzani Ugo, v. Poggi F., 194. Barrili Anton Giulio, Commemorazione del prof. L. T. Belgrano, 24 maggio 1896 XXVIII pp. XLIX-LXXXVIII. — v. Poggi F., 35-37. Belgrano Luigi Tommaso, Elogio di Antonio Crocco già Presidente della Società, letto nella assemblea dell’8 marzo 1885, XVII, 63-109. - Necrologia, III, pp. XXXV-LIV. - Necrologia, IV, pp. XLVI-LII. — v. Barrili A. G. Belimbau Enrico, v. Poggi F., 105-106. Bensa Enrico, v. Pandiani E. Beretta Luigi, v. Poggi F., 63-64. Bigliati Paolo, v. Poggi F., 32-35. Bigoni Guido, v. Poggi F., 64-73. Bo Camillo, v. Poggi F., 59-61. Bonino Enrico, v. Poggi F., 99-100. Boscassi Angelo, v. Poggi F., 166-169. Bozano Lorenzo, v. Poggi F., 164-165. Brignole Sale Antonio, v. Belgrano L. T., III, pp. XXXVI-XXXVII. Brown Montagu Yeats, v. Poggi F., Appendice, 71-77. Buzzi Girolamo, v. Belgrano L. T., IV, pp. XLVIII-XLIX. Calegari Paolo, v. Poggi F., 113. Cambiaso Pietro, v. Poggi F., 161. Campofregoso (di) Giacinto, v. Olivieri A., 684. Campora Bartolomeo, v. Poggi F., Appendice, 78-89. Carani Benedetto, v. Poggi F., 161. Carcassi Ugo, v. Poggi F., 61-63. Caro Giorgio, v. Poggi F., 189-190 Carutti di Cantogno Domenico, v. Poggi F., 184-185. Castagnola Giulio, v. Poggi F., 130-131. Cataldi Raffaele, v. Poggi F., 175-176. Caveri Antonio, v. Morro G. Ceruti Antonio, v. Poggi F., 202-203. Chighizola Eugenio, v. Poggi F., 90. Cipolla Carlo, v. Poggi F., 195. Cora Guido, v. Poggi F., 195-196. Cortese Francesco, v. Poggi F., 112. Costa Francesco, v. Poggi F., 161. Crocco Antonio. Commemorazione del vicepresidente prof. Giuseppe Morro, X, 271-285. - 92 - — Per la morte del marchese Vincenzo Rìcci, Presidente della Società Ligure di Storia Patria, Vili, pp. V-XXI. — v. Belgrano L. T. Crotta Marco Aurelio, v. Poggi F., 56-57. Da Cunha Xavier, v. Poggi F., Appendice, 98-102. D’Andrade Alfredo, v. Issel A.; Poggi F., 194. D’Aste Ippolito, v. Belgrano L T., IV, pp. L-LI. Doria Andrea, v. Poggi F., 38. Doria Giacomo, v. Issel A.; Poggi F., 190-191. Doria Jacopo, v. Belgrano L. T., IV, p. L. Drovanti Attilio, v. Poggi F., 164. Eusebio Federico, v. Poggi F., 98-99. Faà di Bruno Carlo, v. Olivieri A., 684-685. Fabre Repetto Francesco, v. Poggi F., Appendice, 69-70. Ferrerò Della Marmora Alberto, v. Belgrano L. T., Ili, pp. XXXIX-XL. Figoli Alberto, v. Poggi F., 79-80. Figoli Augusto, v. Poggi F., Appendice, 51-53. Fontana Francesco, v. Poggi F., 108. Forte Francesco, v. Belgrano L. T., III, p. XXXV. Gavotti Lodovico, v. Poggi F., 169-170. Gentile Ignazio, v. Olivieri A., 683. Ghglione Tommaso, v. Poggi F., 87. Gondrand Clemente, v. Poggi F., 88-89. Gorgoglione Giovan Battista, v. Poggi F„ 171. Graffagni Angelo, v. Poggi F., 73-74. Gropallo Luigi, v. Poggi F., 176. Hanbury Katharine, v. Poggi F., Appendice, 64-65. Invrea David, v. Poggi F., 87-88. Invrea Gaspare, v. Poggi F., 134-160. Isnardi Lorenzo, v. Belgrano L. T., Ili, p. XXXVII. Issel Arturo, Alfredo D’Andrade. Cenni biografici, XLVI, pp. CCXXXIX-CCXLVIII. — Commemorazione del marchese senatore Giacomo Doria fatta dalla Società Ligure di Storia Patria nell’assemblea generale ordinaria del 15 febbraio 1914, XLV, pp. V-XVI. Ivani Isidoro, v. Poggi F., 97-98. Kolly Luigi, v. Poggi F., 197-198. Lazari Vincenzo, v. Belgrano L. T., Ili, p. XL. Letteron Luciano Augusto, v. Poggi F., 199-202. Longhena Francesco, v. Belgrano L. T., Ili, pp. XLXLI. Malatesta Luigi, v. Poggi F., 57-58. Manfredini Francesco, v. Belgrano L. T., Ili, p. XL. Manno Antonio, v. Poggi F., 198-199. Martini Pietro, v. Belgrano L. T., IV, p. LII. Massa Angelo, v. Poggi F., Appendice, 54-63. Michelini Gerolamo, v. Poggi F., 104-105. Milani Lodovico, v. Poggi F., Appendice, 93-95. Monticelli Pietro, v. Belgrano L. T., Ili, p. XXXVIII. Monticolo Giovan Battista, v. Poggi F., 185-186. Morro Giuseppe, Commemorazione del senatore Antonio Caveri, già Presidente della Società, II, parte I, pp. V-XXVIII. — v. Crocco A. Muri aldi Luigi, v. Poggi F., Appendice, 66-68. Navone Giacomo, v. Belgrano L. T., III, pp. XXXVII-XXXVIII. Odino Nicolò, v. Poggi F., 103-104. Olcese Francesco, v. Poggi F., 102. Oliva Alfonso David, v. Poggi F., 102-103. Oliva Marco, v. Belgrano L. T., Ili, pp. XXXVIII-XXXIX. Olivieri Agostino, Necrologia, I, 683-686. Pandiani Emilio, Commemorazione dell'avvocato prof. Enrico Bensa, LXI, 1-9. Pareto Lorenzo, v. Belgrano L. T., IV, pp. XLVI-XLVIII. Parodi Bartolomeo, v. Poggi F., 86. Peirano Andrea, v. Poggi F., 171-173. Peragallo Prospero Luigi, v. Poggi F., 114-129. Persi Martino, v. Poggi F., 112. Pipia Carlo, v. Poggi F., 90. Piuma Carlo Maria, v. Poggi F., 84-86. Piuma Carlo Tommaso, v. Belgrano L. T., Ili, p. XXXV. Podestà Bartolomeo, v. Poggi F., 186-187. Podestà Francesco, v. Poggi F., 80-84. Podestà Vincenzo, v. Poggi F., 76-79. Poggi Francesco, Necrologie dei soci defunti dal 1908 al 1918, XLIX, fase. I, 31-211. — Necrologie dei soci defunti dal giugno 1919 al febbraio 1922, XLIX, fase. I, Appendice. Poggi Gaetano, v. Poggi F, Appendice, 1-50. Poggi Vittorio, v. Poggi F., 192-193. Pozzo Giovanni Matteo, v. Poggi F., 100-102. Predelli Riccardo, v. Poggi F., 183-184. Raffaelli Gian Carlo, v. Poggi F., 162-163. Ricci Vincenzo, v. Crocco A. Rossi Enrico, v. Poggi F., Appendice, 96-97. Rossi Girolamo, v. Poggi F., 191-192. Rossi Martini Gerolamo, v. Poggi F., Appendice, 90-92. Rota Antonio, v. Poggi F., 129-130. Rubino Agostino, v. Poggi F., 86-87. Ruggero Giuseppe, v. Poggi F., 187-188. Santamaria Pietro Antonio, v. Poggi F., 132-133. Saporiti Giovanni, v. Poggi F., 171. Savoia (di) Oddone, v. Belgrano L. T., IV, p. LI; Tola P. Serra Gerolamo, v. Poggi F., 96. Serra Gian Carlo, v. Belgrano L. T., Ili, p. XXXVIII. Sertorio Lorenzo, v. Poggi F., 176-182. Soardi Onorio, v. Poggi F., 173-175. Solaroli Carlo Alberto, v. Poggi F., 131-132. Spinola Tito, v. Poggi F., 58-59. Staglieno Marcello, v. Poggi F., 38-56. Tola Pasquale, Elogio di S.A.R. il principe Odone di Savoia, duca di Monferrato, IV, pp. XIII-XXVIII. Viale Luigi, v. Poggi F., 80. Viesseux Giovanni Pietro, v. Belgrano L. T., III. p. XXXIX. Villa Alfredo, v. Poggi F., 105. Villari Pasquale, v. Poggi F., 196-197. Virgilio Agostino, Il Presidente (Vito Vitale), LXXIV, fase. I, 7-10. Vitale Vito, v. Virgilio A. Zunini Enrico, v. Poggi F., 74-76. INDICE DEL VOLUME Premessa......... A. Virgilio - Il Presidente.......... R. S. Lopez - L’opera storica di Vito Vitale...... T. O. De Negri - Bibliografia critica degli scritti di Vito Vitale . Parte I - Monografie Parte II - Recensioni.......... Parte III - Pubblicistica......... Indice alfabetico per autori dei volumi I-LXXIV degli Atti . Atti sociali......... Finito di stampare il 5 Settembre 1970 nella Tipografia Ferrari, Occella & C. di Alessandria