ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA (Nuova Serie degli Atti della Società Ligure di Storia Patria) VOLUME V (LXIX DELLA RACCOLTA) EUGENIO DALLEGGIO D’ALESSIO LE PIETRE SEPOLCRALI DI ARAB GIAMI (Antica Chiesa di S. Paolo a Galata) GENOVA KELLA SEDE DELLA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA PALAZZO ROSSO MCMXLII-XX ATTI DELLA il DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA (Nuova Serie degli Atti della Società Ligure di Storia Patria) VOLUME V (LX1X DELLA RACCOLTA) EUGENIO DALLEGGIO D’ALESSIO LE PIETRE SEPOLCRALI DI ARAB GIAMI (Antica Chiesa di S. Paolo a Calata) GENOVA SELLA SEDE DELLA li. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA I*EK LA IJDGUKCA PALAZZO ROSSO MCMXLII-XX PR01 • RI ETÀ 1.1. Ti'E R A RI A RIS E K V A T A Scuola Tipografica Don Bosco - Gknova-Sampikudakkna 1042-XX A nome della li. Deputazione di Storia Patria per la Liguria sono lieto di esprimere la più viva gratitudine aW’Eccellenza Prof. Roberto Parebeni, Accademico d’Italia, che ha procurato a questa pubblicazione Vappoggio morale e finanziario della Reale Accademia d’Italia e della Direzione delle Missioni Scientifiche Italiane in Levante e ne ha sorvegliato con amorosa cura la stampa. J1 Presidente M. Moresco L 1 *3 ■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■■H ■■■■■■■ IL CONVENTO E LA CHIESA DEI SANTI PAOLO E DOMENICO A GALATA In mezzo al popoloso quartiere d’Azab-Kapu, compresa nei limiti dell’antica città genovese si trova Arab-Giamì (1) la più (1) Secondo una tradizione riportata dagli scrittori orientali la moschea di Arab-Giamì sarebbe stata fondata nell’anno 97 della Egira (Anno 717) dall’Emiro Moslem Generale del Califfo Omiade-Ualid-Ibn-Abdul-Mélik durante l’assedio di Costantinopoli da parte degli Arabi (cfr. Kaua Célébi Zadé e Hagi Calfa. II. p. .‘51; IVOsson, Tableau (renerai de l’Empi re Ottoman, t. II. p. 482; H AM MER, Hi Ht. de V Empire Ottoman, t. XVIII. Belin, Hist. de la Latinité de {'ontitantinople 2C Ed. 185)4, p. 215. CARBOGNANO, Descrizione topografica dello stato presente di Costantinopoli, Bassano 1758. p. 53). PASPATI, Studi bizantini (in greco) Costantinopoli 1877 p. 220, pensa che si tratti di una chiesa greca occupata più tarili dai Latini. Giustamente lo Ebersold, Mission archéologique de Constantinople. 1920 (Paris 1921, p. 39 n. 2), scrive: « la tradition suivant laquelle celte mosquée a été bâtie par l’émir Moslein dans la 97me année de l'égire doit être réléguée au nombre des légendes ». L’iscrizione metrica incisa su una lastra di marmo incastrata nel muro destro della navata, e che racconta la storia della erezione di questa moschea da parte degli Arabi, non ha valore alcuno, perchè è stata scritta a Costantinopoli nel 1222 dell’hégira (1807) dal capo dei cantori e scrivano Ali, dopo i grandi lavori di riparazione fatti eseguire dalla sultana Saliha. Questo componimento poetico si trova per iniero nel Kadikat (pp. 31-33). Noi sappiamo da Théophanes (Chronograpliia, éd. C. de Boor. Leipzig 1883, p. 395-396) che l’assedio di Costantinopoli da parte degli Arabi durò un po’ più di un anno cf. Uspknsky- istoria dell’impero bizantino (in russo) Leningrad 1927, I. II. p. 10 e VASSILIEY (Hist. de VEmp. byzantin. Paris 1932. t. I. p. 313. È diflìcile pertanto ammettere, che in così breve tempo gli assediati abbiano potuto elevare 1111 editicio specialmente con il rigoroso inverno che imperversò in quell’anno, con le privazioni che dovette sopportar l’esercito arabo; tutfal più durante il tempo che essi dimoravano a Calala poterono trasformare in moschea una qualche chiesa bizantina. Tra gli autori che ricordano la moschea di Arab-Giamì citeremo ancora: Tourkefort. » -Il s — _____ grande e la più bella moschea di Galata (1). Essa era conosciuta altre volte sotto il nome di chiesa dei SS. Domenico e Paolo, e apparteneva ai Frati Predicatori che tra gii anni 1225-1228, eressero in Costantinopoli un Convento (2). È possibile, che questa Chiesa sia stata dedicata da principio a S. Paolo, più. tardi fu aggiunto il nome di S. Domenico, e questo in seguito ebbe a prevalere; tuttavia a partire dal Secolo XVI ritroviamo di nuovo la Chiesa sotto l’unica denominazione di S. Paolo. D’altra parte il fatto che i più antichi documenti designano il Convento Domenicano come esistente a Costantinopoli, può far domandare, se non si tratta in essi della città stessa di Bisanzio, dove forse sarebbe stato fondato il primo convento domenicano: non essendo infatti designata la località di Pèra-Galata, si potrebbe avanzare questa ipotesi. Il fondatore del primo convento domenicano è probabilmente il Beato Frate Giacomo Huronius di Milano. Per lo meno questi nel 1219 si recò in Oriente (3) avendo per compagno frate Angelo de Basilica Petri, e fondò la Missione Domenicana di Grecia la Voyage du Levant. Amsterdam 1718. t. 1 p. 7; Desimoni, I Genovesi ed i loro quartieri in Costantinopoli nel sec. XIII. Estratto dal Giornale ligustico aimo III, pp. 262 265, 270 272. Hasluk, Tlie Mosque of thè Arabs in Constali-tinopie ili Annual of thè Uritish School at Athens XXII. XXIII p. 157. 1) Guklitt iu Baule unst Con stanti nopels, 1907 tav. II. dà una pianta della moschea e una sezione trasversale come pin e la pianta del Portico ohe si apre sotto il campanile. Gjelal Ess ad-Eski Galata - in turco - Stamboul 1321) de l’h. - riproduce l’esterno della moschea, la sezione trasversale e una veduta della facciata principale dell’edificio, pag. 49-50. Aggiunge anche una veduta fotografica dell’esterno del monumento e del passaggio eli** si apre sotto il campanile. Ebersold (o. c.) dà la stessa veduta esterna della moschea, un affresco scoperto sul muro dell’abside principale e il disegno di dieci plutei bizantini trovasi nel Santuario Tav. XXIII, XXIV e XXX\-XXXIX. 2l Con una bolla del 29 agosto 1407, Gregorio XII concede delle indulgenze alla chiesa dei Frati Predicatori di Péra che chiama Ecclesia Sancti Dominici (Bullarium Ordinis Praedicatorum Ed. Th. Bipoli. Boina 1730. t. II. ]>. 483) Belgrado, Doc., pp. 153, 215, 376. 3) Leonardo Alberti. De viris illustribus. Bologna L“>I7. Iil>. \. toi. 185 r.; Pie, Delle vite degli uomini illustri di >S. Domenico 2a parte Pavia 1613, col. 213. La tradizione vede in S. Giaciuto il fondatore del convento galatiota, ma nulla conferma questo dato, Ï 0 ♦ ♦ J. — i) cui costituzione giuridica rimonta al 1228 (1). A questa missione sembra debba essere attribuito il convento costantinopolitano. Giacomo Iluronius infatti è il più antico domenicano che possiamo incontrare a Costantinopoli. Delegato nel 1235 con Pierre de Se-zanne per l’affare della Santa Spina, nell’atto che lo delega presso l’imperatore latino, è designato come antico priore del convento domenicano (2). Egli morì nell’isola di Candia nel 1244 (3). Si può stabilire, che al momento del capitolo generale del 1228 l’Or-dine era già stanziato a Costantinopoli (4). Dov’era dunque situato il primo convento domenicano? Era in Bisanzio propriamente detta o a Péra che d’altra parte faceva già parte della città, e ne costituiva la tredicesima regione? I fatti coincidono per collocare la casa dei Frati Predicatori in questo ultimo quartiere. Grazie al racconto che fa Pierre de Sezanne in occasione del suo soggiorno in questo convento sappiamo, che entro i confini della proprietà dei religiosi si trovava un’antica chiesa greca abbandonata, nella quale nel 1235 un dervisc inviato ai Padri Predicatori dai Frati Minori loro vicini fece un ritiro di 40 giorni (5) e di poi battezzato nel giorno della conversione di S. Paolo ricevette il nome di Paolo. Ora nel recinto di S. Paolo troviamo precisamente una chiesa greca, quella di Santa Irene posta verso il golfo vicino al mare a circa 140 metri dalla chiesa francescana. Elevata da Giustiniano, la consacrazione di questa chiesa greca (1) Acta Cupit. Generai. (Ed. Reicliert), I. 3. (-) Kiant, Exuviae merae ConxtantinopoUtanae. Genève 1S77-187S. Paris 187.1; Salvi, Cose della Missione (manoscritto in S. Pietro di Galata I, p. 164). (3) Touron, Vie de Saint-Dominique. Paris 1739. - Histoire abrégée des premiers disciples de t^aint-Dominique, pag. 556-557. (4) MORTIER, Histoire des Maîtres Généraux de l’Ordre des Frères Prêcheurs. Paris 1903, t. I. ]). 214. (•>) Per A L dies in horto domus nostrae, in quadam retere Graecarum ecclesiarum (Vitae Fratrum, IV. 24 § XIII. éd. Reichert. pp. 218-220). 11 Padre Pietro de Sezanne giunse a Costantinopoli dopo il 20 gennaio 1234 nel mese di aprile o maggio. E siccome il dervisc fu battezzato dopo 40 giorni d’istruzione nel giorno della conversione di 8. Paolo clie cade il 25 gennaio, la conversione stessa deve porsi nel 1235. 10 — ________________________ ebbe luogo nel 552 (1). Nell’atto di delimitazione di Galata del 1303 (2) si trova ugualmente menzione del pozzo della Chiesa di S. Irene pressò la quale era altre volte il cimitero dei Genovesi. (3) La chiesa latina costruita presso di quella più tardi probabilmente la incorporò. Di questo primo periodo della storia di S. Paolo abbiamo una iscrizione scoperta nel monumento stesso, e che rimonta al 13 novembre 1260 (1). Possiamo tuttavia supporre, che in seguito a ricostruzioni subite dall’antico edificio alcune iscrizioni più antiche possono essere sparite, come è scomparso l’antico cimitero genovese che si trovava in questo luogo. Il fatto che alcune delle nostre iscrizioni sono incise sulle due facce ossia impiegate una seconda volta può far supporre, che le (1) Procopius, De Aedi/. Paris, p. li»; EBERSOLT, Sanctuaires de liyzance, Recherches sur Ics anciens trésors des églises de Constantinople. Paris 101'1, p. 14; Nioephoros Callistos, t. VIII, C. \ I. ed. MiGjNE, Patrologia Greca-, t. CXLYI. p. 30; E. I)ALLEGGIO D’ALESSIO, Nomenclature des eglises latines de Galata in Échos d*Orient, t. XX\ . 192(5. pp. 24-2I». (2) SAULI, Della colonia dei Genovesi in Galata. Torino 1831, voi. 2, pag. 209-210. (3) Partendo dall’antico arsenale di Azab-Kapu la frontiera di balata dei Genovesi passa al di là della porta Harib-Kapu ancora esistente tino alla strada di Jolgi-Zade, dove con una linea diritta si dirige verso Levante; all’angolo formato dall’incontro dei due confini noi abbiamo la vigna di Perdi-carios che è racchiusa nel quartiere genovese; viene poi la chiesa di S. Teo-dula a sinistra, e per conseguenza fuori della concessione imperiale, mentre invece in faccia a questa chiesa e appresso alla vigna di Perdicarios si trova l’altra vigna del monastero di Lipsi racchiusa in parte nel quartiere latino; questa seconda vigna è limitata da un’altra detta Macropita, e dopo di essa viene la Chiesa di S. Irene il cui pozzo si trova al confine del nuovo tracciato. Segue un’altra vigna detta del Logoteta Stratioticos, davanti alla quale passava il confine genovese, ma la vigna poteva esser situata fuori del quartiere così limitato; di fronte a quest’ultima vigna si elevava la chiesa di San Giorgio, e di fronte a questa, dentro i limiti del terreno della concessione un’altra vigna dello stesso Logoteta. Essa si estendeva fino alla estremità della linea di frontiera ossia a una quarantina di metri al di la della via Ilanicci-Ali, donde essa sboccava in mare presso Ivara-Koy. La chiesa di San Giorgio, fu spesso identificata con quella di Santa Irene, ma come lo indica l’atto che noi commentiamo, si tratta di due edifici di\eisi. (4) Questa iscrizione è quella che porta il nostro numero I. t . I Î i più antiche siano sparite (1). Nel 1315 un incendio distrusse quasi completamente Péra e Galata, nell’anno seguente gli edifìci pubblici sono ricostruiti; (2) tra questi non è ricordato S. Pao- lo, figurando nella lista soltanto monumenti che appartenevano al Comune. L’Impero latino circondato da nemici al di fuori e minacciato all’interno era destinato a scomparire, come di fatto avvenne nel 1261. I latini dovettero abbandonare tutte le chiese e i monasteri fondati nell’interno della città. Ignoriamo la sorte che fu riservata a quelli dei sobborghi di Galata. In ogni modo il possesso da parte dei Genovesi del quartiere veneziano e della loro chiesa di S. Maria di Costantinopoli che essi ricevettero in premio della loro neutralità, non ebbe lunga durata. Michele Paléologo una volta stabilito sul trono rifiutò di mantener fede alle sue parole, e collocò i genovesi a Eraclea di Tracia. Ciò nondimeno nel 1263 questi ottennero di tornare e di occupare il territorio tanto desiderato. Le chiese e i monasteri che si trovavano nell'interno della concessione continuarono a vivere e a prosperare avendo ricevuto nuovi contingenti di nazionalità genovese. Il quartiere in mezzo al quale si elevava la chiesa e il convento di S. Paolo, portava il nome di S. Domenico (3). Il convento era amministrato da un Vicario generale, e la chiesa era parrocchiale. Nel secolo XIV essa figurava come la prima delle chiese latine di Péra (4). In questo stesso periodo un frate domenicano, Guglielmo Bernardo di Gaillac, uomo di grande austerità e zelante predicatore, partito da Roma nel 1298, era in Grecia nell’anno seguente, e proseguiva insieme ad altri confratelli per Costantinopoli, ove otteneva un luogo per abitarvi e fondarvi un monastero. Queste notizie ci sono date dal Gui, il quale aggiunge che Bernardo di Gaillac insegnò il greco, e in questa lingua tradusse le opere di (1) Le lastre di Arab-Giamì iscritte sulle due facce sono le seguenti: numeri ó e (i. (12) Belgrano, 1 )oc., p. 11 (i. (3) Belgi-ano, I)oc., p. 37(5. (4) Ibid. j). 374. 12 — San Tomaso, infine si trasferì a Pera, ove ottenne un locale per abitare conventualmente con dodici frati (1). Lo scrittore Pacliy-meres aggiunge qualche ragguaglio sull’avvenimento dicendo, che l’imperatore Andronico Paleologo dette ai frati l’autorizzazione di costruire un monastero nella capitale, e che i religiosi comprarono un terreno presso l’agora, e vi costruirono la loro casa. Però i frati avevano molti nemici, e tra essi vi era il patriarca Atanasio che riuscì ad ottenere dall’imperatore l’espulsione dei frati predicatori. Ciò avvenne nel 1307. Il convento fu demolito; gli oggetti dei religiosi furono trasportati nella chiesa di San Pietro dei Pisani, e malgrado le proteste dei frati il terreno fu donato all’ammiraglio della Cotta. I religiosi si rifugiarono a Pera (Galata) (2), e frate Guglielmo Bernardo de Gaillac riparò nel già esistente convento galatiota che prosperò in seguito, e divenne celebre in tutto l’Oriente. La venuta a Pera del frate Guglielmo Bernardo coincide con la allora recentissima fondazione dei frati peregrinanti per il Cristo. Questa congregazione, formata per i paesi d’Oriente, si stabilì (1) Bernardo Giti, Historia fundationis conventuum O. P. Tolosanae provinciae; Martene Durand, Veter. Script, amplissima collect.; VI. <••>]. 509-510; K. Loenertz. Les Missions dominicaines en Orient au AI 1 " siècle et la Société des Frères Pérégrinants pour le Christ, nell’Archivum Fratrum Praedicatorum. II. 1932, pp. 7 e 66. - cfr. anche Échos d’Orient, t. XXXV, 1936 pp. 84-86, (2) Gheorghios Pachymères ed. Bonn II p. 563 segg. — 13 al principio di quest’epoca nel monastero galatiota che ebbe così nuova vita. Dagli inizi del secolo XIV la chiesa di San Domenico diviene una delle chiese più importanti della città genovese. I documenti della cancelleria del podestà la qualificano anzi come la prima fra-tutte. In occasione delle principali feste dell’anno il comune compiva una distribuzione di elemosine, nelle quali San Domenico figurava per un iperpero d’oro (1). Durante questo secolo il vicario generale dell’ordine dei frati predicatori era incaricato dall’amministrazione delle chiese di San Michele e Sant Antonio di Pera (2), le quali erano anche officiate dai Domenicani. Nel 1347 Giovanni da Fiorenza, Vescovo di Tiflis, moriva in Pera ed era sepolto in San Domenico e Paolo. La pietra sepolcrale che ricoprì le sue spoglie, ritrovata nel santuario, è oggi nella collezione del Museo. Essa è ornata dell’immagine del vescovo rivestito dei suoi paramenti sacerdotali (3). (1) Belgrano, Documenti, pp. 153, 215 e 370. (2) Per queste due chiese ved. DALLEGGIO, Nomenclatures des églises latines de Constant inopie. Il Les anciennes églises de (lalata in Échos d’Orient, t. XXV. 1926, ]>. 31. (3ì Ved. in seg. pag. 53. 14 — Frate Baldassarre Yezio, o Yezetti, nominato sostituto del vicario generale Tomaso di Gubbio, è confermato nella carica di amministratore delle due chiese di San Michele e Sant’Antonio con gli stessi attributi, gli emolumenti e le rendite casuali (1). Nel 1410 è ricordato un frate Lodovico Luxardo che sembra essere il parroco dei SS. Domenico e Paolo (2). II. Descrizione del Convento e della Chiesa. Il convento e la chiesa dei Santi Paolo e Domenico occupavano un assai vasto spazio di terreno. Esso si estendeva: a nord, verso le mura di terra ovvero all’angolo delle attuali vie Yanik ed Hezarène, dove a cavallo di quest’ultima si apriva nel muro di cinta una porta, Yanik Kapu (la porta incendiata) ricordata (1) Belgrano, Documenti, pp. 215 e 220. Loenertz, 1. c., pag. 55. (2) Belgrano, Documenti, p. 370. — ir» anche da Lubenau (1). Verso nord-est la proprietà dei Domenicani era delimitata dall’opera di difesa quadrilaterale che chiudeva il monastero da questa parte. Esso era circoscritto a Sud dalla via Dogru, e ad est dal Kutu-Tehikmasi (il vicolo Kutu). In questo vasto rettangolo, tracciato in modo approssimativo, vi era a nord il cortile del monastero con una porta vicino a quella di Yanik-Kapu. Poi veniva la chiesa, alla quale seguiva un altro cortile. Il porticato dietro la chiesa comunicava col convento che si innalzava parallelo alla chiesa. Un piccolo edificio dell’epoca bizantina ornato di colonne di marmo e di capitelli corinzi, esiste ancor oggi, di fronte alla moschea; pare sia un avanzo dell’antico monastero che (l) W. Su AM, Kesclireiibwug Aer Reisen des Reinhold Lubenau in Mittcihiu-geìi itus der StodtMbUothelì. su Konigsberg, 1!)14. p. 211-212. In un antico piano della proprietà domenicana di San Pietro a Galata, conservato negli archivi di questo convento, si trova il muro di cinta con questa porta. l(i — era in quel luogo. Più in basso v’erano un terzo cortile ed altre costruzioni annesse. Il portico, che noi abbiamo segnalato dietro la chiesa, era sostenuto da pilastri costituenti una loggia a tre arcate, ora murata. Essa era ornata di iscrizioni e di stemmi; (un ar- chivolto di stile bizantino, le cui armi sono: un leone rampante, è ancora sul posto) (1) e di affreschi raffiguranti dei Santi, di cui si può vedere qualche traccia sull’antico intonaco. Le tre absidi della chiesa finivano con un muro diritto, conti ai iamente agli edi“ (1) La sua somiglianza con quello di Kahriyc-Oiami lo fa attribuire al XR secolo, (cfr. C. Gublitt, op. cit., p. 41). fìci bizantini nei quali le absidi, semi-circolari, sono tracciate sporgenti dalla navata centrale (1). L’interno del santuario misurava m. 47,20 di lunghezza* su m. 14,08 di larghezza. Ma la Sultana Saliha nel .1734-1735 ingrandì la moschea, come noi vedremo più avanti, dandole quelle proporzioni ch’essa ha attualmente. La chiesa latina si componeva di una navata con abside centrale e di due piccole absidi laterali. L’entrata principale di questa chiesa era rivolta ad occidente. Tuttavia si poteva accedere al temjjio per un’altra porta ajjerta nella facciata a sud. I suoi muri erano ricoperti di affreschi sino alle vetrate delle ogive (2). Dietro all’abside di sinistra vi era la sacristia, e, vicino a questa, la cappella della Madonna (Capella Beatae Virginis Mariae) (3), alla quale si accedeva dall’interno della chiesa ed anche da una porta che si apriva sul cortile. In questa cappella si trovava, fra l’altro, la tomba che Antonio de Via aveva fatto costruire per sé e per i suoi (4). D’altra parte, (1) E assai difficile poter precisare il genere di edificio bizantino che sorgeva sull’area di questa chiesa, come pure la primitiva destinazione del porticato che si inizia dietro l’abside, e che sostiene il campanile. Quanto all’edificio attuale diremo, che l’apparecchio del muro della facciata sud è formato per metà della sua altezza da tre file di mattoni alternate a due di pietra. La parte superiore di questo muro è formata da due file di mattoni e una di pietra, fin dove s’inizia il secondo piano di finestre, sormontate da un’ogiva in istile gotico. Ebersold, (op. cit. tav. XXXIV, p. 40) parlando di un affresco scoperto sul muro dell’abside, pone in base a questo la fondazione latina sulle rovine di una chiesa bizantina. Tuttavia potrebbe darsi con molta probabilità, che questi affreschi fossero stati dipinti all’epoca dei Latini; poiché le ogive gotiche, sono ancli’esse ricoperte di affreschi, come diremo più avanti. I Latini facevano grande uso dell’affrescò di tipo bizantino nelle loro chiese, con la differenza che le iscrizioni erano in lingua latina. (2) In occasione dell’ultimo restauro dell’edificio noi abbiamo visto un affresco sulla crociera dell’ogiva del fronte della cupola di destra. Traccie erano visibili sopra l’invetriata dell’ogiva vicina. (3) Belgrano, Doc., p. 376. (4) Questo importante personaggio, la cui pietra sepolcrale non figura nella collezione del Museo, era nel 1387 notaio e vicario della Curia del Podestà. Nel 1300 fu nominato ambasciatore di Genova presso l’imperatore. Nel 1403 noi lo -ritroviamo in qualità di Sindaco del Comune. (Cfr. Belgrano, Doc. p. 151, 160 e :??(•; X. Io EGA, Notes et Extraits- nella Remede V Orient Latin, t. IV, 1806, p. 00). Xoi abbiamo erroneamente attribuito questa tomba alla chiesa di nella chiesa si seppelliva ovunque ci fosse posto disponibile e, quando questo veniva a mancare, si vuotavano le più antiche tombe, e si seppellivano in fosse comuni i resti che si trovavano San Michele (Cfr. Échos d’Orient, t. XXXI. 1932, p. 203). In quest’ultima. chiesa fu redatto il testamento di Antonio de Via il 25 Settembre 1410, Belgrano op. cit., p. 370). — 1!» in quelle, ponendo delle lapidi commemorative sui muri sia all’interno sia all’esterno del santuario (1). Nel convento stesso si trovava un’altra cappella, quella di San (1) Lo stesso si può dire per la vicina chiesa di San Francesco. (Cfr. Relatione, p. 50) ove è detto: « Quello finalmente elie di. notabile si ritrova in questa chiesa sono gli antichi monumenti, quali fin hom sono rimasti, de' quali non solo è piena la chiesa, ma anche il primo claustro, e perchè sono in gran numero, solamente ne. ho scielto quali si può cavare qualche memoria e più, ad litteram gl’ho riportati secondo l’ordine del tempo per soddisfattione del lettore ». 20 Nicola, fondata da Petrus de Persio o da uno dei suoi antenati. Nel 1441 i frati Domenicani non si occupavano del servizio religioso di questa cappella, e perciò gli Spinola trovandosi a Costantinopoli s’incaricano di provvedervi. La sostituzione degli stemmi ( di Ile insegne dei Persio con quelli degli Spinola, avvenuta sull i difìt io in seguito a questi fatti, dà luogo ad una protesta di Gabriele de Persio, e ad essa il Vicario patriarcale dà giudizio favorevole. I Domenicani protestano, e si rivolgono al Papa, il quale incarica l’Arcivescovo di Mitilene di rivedere il processo (1). Il campanile della chiesa, di stile italiano, aveva la sua sommità traforata da arcate sostenute da piccole colonne in marmo oggi murate. L’interno di questo campanile presenta una notevole accuratezza di esecuzione. Si sale alla cella campanai ia pei mezzo di una scala in legno (^). III. Conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi - Trasformazione di San Paolo in Moschea eoi nome di Arab-Giami. I Religioni Domenicani si ritirano a San Pietro Al momento della conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II, i Latini stabiliti a Galata ottennero dal nuovo Imperatore il privilegio di costituirsi in comunità, secondo il costume dell’epoca, e di conservare le loro chiese ed i loro beni. Il testo della (1) Eugenio IV ordina al Vescovo di Chio di giudicare in appello una causa dibattuta dinanzi a Nicola Moynet, Vicario patriarcale di Costantino-poli, dai Domenicani di Pera e da Gabriele de Persio. (Archivi 1 aticam, Reg. Lat. 384 fol. 111-112). Noi dobbiamo la conoscenza di questo documento a R. P. Loenertz O. P. al quale esso è stato segnalato dal suo sapiente confratello, il R. P. Lorenzo, cui noi dobbiamo i più vivi ringraziamenti per averci reso noto questo documento che mette in luce l’esistenza della Cappella di San Nicola nel convento di San Domenico. (2) La sua architettura è perfettamente uguale a quella del campanile del convento Domenicano di Cliieri in Piemonte vinchi dalla quale dipendono o riceveva si era estesa tino alla Spagna, ed i Mori incominciarono a reca .«1 Istambul a piccoli gruppi, molto tempo prima della loro espulsione in massa dalla penisola iberica. Evliya Cèlebi dichiara che gli abitatori dell'interno del castello (di Galata) possiedono nn Hatti-ticerif (rescritto imperiale) del Sultano Mehmet II. per mezzo del quale essi sono autorizzati a non tollerare in mezzo a loro degli infedeli..... Questi abitanti, aggiunge, sono per la maggior parte dei .Mori cacciati dalla Spagna ed emigrati a Galata, IIammeb XII, 51-53; W. Hasluoe:, op. cit., pag. 102. — 23 dicatori dovettero lasciare il loro convento e cercare 1111 asilo altrove (1). In prossimità di San Domenico, sul pendio della collina ove sorge la torre genovese di Galata, vi era il convento di San Pietro, già delle religiose Domenicane e divenuto poi in seguito alla conquista mussulmana e al ritiro delle suore, proprietà della famiglia Zaccaria (2). Raccolti dal Patrono del luogo, Pietro Zaccaria, o dal padre di lui Antonio, i Domenicani vi si stabilirono, stringendo col Patrono una convenzione rinnovabile di dodici in dodici anni. Questi lasciava ai Religiosi il libero uso della chiesa e del convento conservando per sè e per i suoi discendenti il diritto di patronato e di procura. Più tardi, il 20 aprile 1535, Angelo Zaccaria cedeva definitivamente all’Ordine di San Domenico la chiesa, il convento ed i suoi annessi, riservandosi tutti i diritti precedentemente stabiliti dai suoi avi. La prima trasformazione della vecchia chiesa di San Domenico e Paolo data senza dubbio dalla presa di possesso della località da parte dei Turchi. Ma la storia ci ha conservato il ricordo delle modificazioni compiute in seguito, e in particolare negli anni 1595-3 605. Può darsi, che durante l’incendio che distrusse quella parte della città, al tempo del Sultano Ahmet III (1602-1603), anche Arab-Giami sia stata raggiunta lai fuoco. Tuttavia è certo, che in quest’epoca l’edificio fu restaurato. Mezzo secolo dopo la Sultana, moglie di Maometto IV e madre dei Sultani Mustafà II e Ahmet ITT, negli anni che intercorsero fra il 1648 ed il 1687 fece demolire tutte le case che circondavano la moschea « affinchè il luogo di preghiera non fosse macchiato dalla loro immediata vicinanza » (3). Tuttavia, questi lavori non sembra abbiano recato alcun notevole cambiamento all’interno dell’edificio. Il Tournefort (4), che lo visitò verso il 1700, (1) E. I)alleggio in Échos d’Orient, XXIX- 1930, pag. 407. 11 Pertusier, Promenades pittoresques, Parigi 1815, t. 11. p. 239, racconta qualche leggenda sulla trasformazione di San Paolo in moschea. (2) E. Dalleggio D’ALESSIO. Les origines du courent et de Vegline de bts. Pierre et Paul a Galata, in Échos d’Orient, t. XXIX. 1930, p. 407 e seg. Dello stesso: Ijc couvent et Veglise des Sts. Pierre et Paul a Galata, Istam-bul, 1935, p. 9. (3) Hammer, (lonstantinopel und der Bosphorus, Pest, 1882» t. II. p. 84. (4) Pitton DE Tournefort, Voyage du Levant, Amsterdam. 1 71S. 24 — potè scrivere che « gli Arabi non vi hanno fatto cambiamento alcuno, ed i vetri e le iscrizioni sono ancora sulle porte ». La Moschea di Arab-Giami fu, in ogni epoca, protetta dalle donne: almeno noi vediamo parecchie Sultane prender cura della sua buona conservazione. Del resto, 11011 vi è una leggenda secondo cui l’acqua miracolosa del pozzo che si trova neH’interno del Santuario facilita il parto delle donne? In seguito ad un violentissimo incendio, che nel 1731 distrusse tutto il quartiere, la Sultana Salilia, madre di Mahmut I, restaurò la moschea « da cima a fondo » (1). Essa la ingrandì dal lato del cortile (2). Così trentaquattro anni dopo la visita del viaggiatore francese l’edifìcio era trasformato. 1 vetri, probabilmente le invetriate di cui parla il Tournefort, sono tolte, ed alle finestre gotiche viene sostituita l’ogiva araba. Così pure, dal lato della corte, si costruisce una grande porta in marmo distile arabo; e queste trasformazioni sono per Arab-Giami come la consacrazione del suo nome. Più tardi, il 14 luglio 1807 (1225 dell’e-gira), quella parte della moschea ch’era in legno fu ancora preda del fuoco. La sultana Adilé, figlia del Sultano Mahmut li, la fece quindi riparare. Altri restauri vennero ancora eseguiti verso il 1855. Infine un restauro generale del monumento, incominciato nel 1913, si compì nel 1918. Fu in occasione di questi ultimi restauri, che le pietre sepolcrali ornanti il suolo dell’antico santuario, e che formano l’oggetto di questo lavoro, videro la luce. Il suolo primitivo del monumento, ricoperto da 1111 assito di legno e da stuoie e tappeti, rimaneva celato, conservando gelosamente il suo segreto. Quando il tavolato fu tolto, ci si trovò in presenza di marmi istoriati che lastricavano la vecchia chiesa. La Direzione del Museo delle Antichità di Stambul, si affrettò a farli estrarre e a trasportarli nel suddetto Museo, ove essi sono oggi conservati. (1) IIadlkat-ul-Gevami (il giardino delle Moschee) (in turco) f. II. p. 30. (2) Cfr. Éclm d’Orient, (t. XXX, 1!>2(>, p. 27: iscrizione clic orna la fontana posta nel centro del cortile della Moschea, letta dal Dr. E. Rossi, PIETRE SEPOLCRALI DI ARAlì Gl AMI ABBREVIAZIONI ADOPERATE Atti dei notari: Belin, Histoire: DOC. Libro d'Oro : Relatione : JORGA, Notes G. L. I> rati AN U, Actes des notaires Génois de Vera et de Caffa de la fin du treizième siècle. (Accadèmie roumaine II). Bucarest 1927. Histoire de la Latinité de Constanti nople par M. A. Belili 2e éd. préparée et considérablement accrue par l’auteur. Revue, augmentée jusqu’à notre temps par le R. P. Arsène de Chatel. Avec deux plans et des gravures. Paris, 1894. L. T. BELGRANO, Documenti riguardanti la colonia genovese di Pera con XXII tavole. Genova 1887. Angelo Al. G. Scorza, Libro d’Oro della nobiltà di Genova. Genova 1920. Relatione dello stato della Cristianità di Pera e Costantinopoli obbediente al Sommo Pontefice Romano. .Manoscritto della prima metà del XVII secolo annotato e pubblicato da E. Dalleggio d’Alessio, Costantinopoli 1925. : Notes et Extraits pour servir à l’histoire des Croisades au XVe siècle in Revue de VOrient Latin; 1896 e seguenti. tì(’]ìHlcrn(m) D(omi)ni Guilli-(elmi) de Candoflji et her]edu(m) suo ni (di) qui ob(i)it an(n)o D(omi)ni MC-CLX die XIII novembris, cuius anima requiescat in pace. Grande pietra sepolcrale rettangolare circondata per tre lati da una fascia ove si intrecciano dei viticci con foglie stilizzate e disposte in senso contrario. La parte superiore della pietra è occupata da una iscrizione a due righe in caratteri gotici. Nel- lo spazio così circoscritto, vi è al N. 1 - Data 12(10, 13 Novembre. Marmo bianco, spezzato nella sua parte superiore e restaurato a cura del Museo; l’incisione è leggermente evanida; alt. m. 0,85, lungh.m. 2,51, spess. m. 0,055; esposto nella sala del Museo; jST. d’inv. 2891; fot. del Museo jST. 2782 (1). la riga + SEPULCRV^DNI^ GVILLI^DE i CAND.... ! ED Y ! SVÔËY^QYI ! OBYIT • ano : DNf : mcc ; lx ; 2a riga: DIE ; XIII i NOVEMBRIS : CVIVS ; ANIMA ; REQUIESCAT : in : pace (1) Questa iscrizione è stata pubblicata da noi negli lìdio* d’Orient, t. XXXII, 1933, pp, 341, |eg. Pietra sepolcrale col nome di Guglielmo de Gandolfi N. (Vinv. del Museo 2891, 28 centro un quadro lobato, nel quale appare l’Agnus Dei recarne lo stendardo su cui è tracciata una croce (l). Dalle due parti: le armi della famiglia che portava: una fascia caricata di tre rose (o fiori a sei petali) accompagnata in cima e in fondo da una stella a otto raggi (2). Attorno a questi scudi, di qua e di la, quattro foglie di pervinca. Questo monumento data dall’epoca dell’impero Latino d’Oriente. L’iscrizione presenta una lacuna, là ove la pietra è stata spezzata, e proprio al punto ove ricorre il nome della famiglia, di cui non restano altro che le cinque prime lettere. Noi crediamo di averlo completato proponendo di leggere: Candoltt. In origine noi troviamo il nome di Candoltì, ed anche un certo Guglielmo Gandolfi, notaio a Pera, che esercitava la sua professione in questa città nel 1281, (3) diverso per conseguenza dal nostro personaggio, che non viveva più a questa data. N. 2 - Data 1300,..... Agosto. Marmo bianco; due frammenti di una pietra spezzata da una frattura orizzontale; la parte destra ugualmente spezzata da una linea irregolare verticale; Pietra sepolcrale con il nome di Rolando Archerii. X. (l’inv. «lei Miihpo 29f>8 (1) L’Agnus Dei si ritrova sopra un’altra pietra (li Arai. Giami, (v. appresso, N.ri 50 e 75;, come pure spl’Epitaffio di Andriolo di Pagana, in data 15 Giugno 133», ael cimitero latino di Férclioy (cf. Kei.guano, op. cit., Tav. VI; Belin, p. 190 e Tav. tra le pagine 192 -193). (2) Lo scudo è rotondo, ed è l’unico di tale forma in questa collezione. (3) Atti dei Not., p. 130. 20 l’angolo inferiore sinistro manca; la superficie è incisa con molta cura; alt. in. 0,49, largii, m. 0,50, spese, in. 0,05; fot. del Museo N. 2787; N. d’iuv. del Museo: 2958. + SEP’LCRvrrf. 't-....... ARCHERII ET [......... Q.OBIITMCCC [......... AYG Sep(u)lcru(m) l)[omini Iiolandi] / Archerii et[heredu(,m) / <](ui) obiit il/CCC[..... die.....] / aug(usti). Pietra sepolcrale di cui non sussiste che una parte del testo epigrafico, ed uno stemma su due. L’iscrizione, di quattro righe in caratteri gotici accuratamente tracciati, è incompleta; essa occupa la metà della pietra. Nel supplemento che noi diamo qui, supponiamo debba trattarsi di Rolando Archerio che troviamo a Galata nel 1281, fra altri personaggi dello stesso nome. Ci sembra, che questo convenga meglio degli altri alla nostra iscrizione. Tuttavia la lettura che noi proponiamo non è che una congettura. Sotto l’iscrizione, decorante l’altra metà della pietra, si trovava al centro una croce fiorata, il cui tronco inferiore era ornato di due foglie d’acanto stilizzate, poste in voluta attorno alla croce, mentre due nastri con movimento sinuoso si dirigono sotto i blasoni. Quello che esiste tuttora si compone di un bisante bandato di tre pezze. (ìli Archerii che si incontralio a Pera, sono, oltre il summenzionato Isolando: Bertolino Aroherio, Mercante in panni; Giovanni, figlio di Gherardo, Commerciante. N. 3 - Data: 1300, 20 Ottobre. Marmo bianco spezzato in due da una frattura orizzontale per mezzo di una linea irregolare circa la metà della pietra; la parte destra è slabbrata; due angoli inferiori sono spezzati; l’iscrizione, parte è corrosa e parte è martellata; la stessa cosa è della croce; la superficie dei blasoni è consumata; alt. m. 0,70, largii, m. 0,80; fot. del Museo ÏT. 2693. +.....]: y sepvlcrvm ; d ; .......] DTOLIECARI. i ET [.....] ERODO i ET i HEDS Mi CCC DIE ! XX : OTOB S(e)pu1(c)rum D(omini) /......d(c) Toliecari / et[......Mjcrodo et / he(re)d(um) s(uorum) MCCC die XX octob(ris). 1) Atti dei Not. pp. 74, 302, 325. 30 Pietra sepolcrale. L’iscrizione, incisa nella parte superiore della pietra si compone di quattro righe in caratteri gotici. Tengono in seguito, al centro: una croce col tronco superiore ed inferiore pomettato. A destra ed a sinistra Pietra sepolcrale con i nomi di.... De Toliecari e..... Merodo. vi è uno stemma, rappresentante un leone alato dalla coda ripiegata in dentro. Lo stato dell’incisione del testo epigrafico non ci ha permesso di restituire l’iscrizione per intero. Notiamo solamente che si tratta di due personaggi rispondenti ai nomi, l’uno di Toliecari e l’altro di Merode. Riguardo al primo di questi due nomi, noi non abbiamo trovato nulla tra le fonti consultate; quanto al secondo, noi crediamo si debba distinguere fra le famiglie Merode, Demerode (1) e De Merudi che si incontravano a Galata (1) Per Demerode, ved. Doc. pp. 126-129, 141, 166: F. W. Hasluck, Dr., Govel’s notes on Galata (1669-1677), negli Ann. of thè British school at Atliene, XI, 1904-05, p. 60; E. Rossi, Le Lapidi Genovesi delle mura di Galata, p. 16. Uno stemma di questa famiglia si trova a Galata sopra la porta Harib Qapu. Queste stesse armi si trovavano nella sala del consiglio del palazzo dei podestà (Cf. De LavnaY, Notice, etc., p. 107). 3l nel Medioevo e, secondo il parere di Hasluck, si riferiscono alla famiglia brabantina De Merode (1). A Costantinopoli si trova ai giorni nostri la famiglia Merodi (2). N. 4 - Data: 1302,......... Marmo bianco spezzato in due; gli angoli inferiori mutilati, l’iscrizione martellata; alt. m. 0,83, largii, in. 0,97, spess. in. ().0. 194 seg.). 1455. Meliaducis Sajvagi. Al tempo dell’assedio di Costantinopoli egli aveva noleggiato insieme ad altri cittadini di Pera il bastimento di Maurizio Cattane^ (Doc., p. 270). 1461. Accelliuo Saivago di Meliaducis. Partecipa alla distribuzione delle reliquie fatte ai Frati Minori del Monastero di Santa Maria del Monte (Doc., p. 397). 1475. Aleramo Saivago, fidecommissario di Barnabeo de Grinjaldi (Dalleggio, Echos d’Orient, t. XXXIII, 1934, p. 85). I Saivago continuano a vivere a Pera dopo la conquista di Costantinopoli. 1634 circa non rimaneva che una sola famiglia di questo nome (Relazione, ]>. 29). Essa era proprietaria dell’immobile in cui alloggiava l'Ambasciatore di Venezia, che più tardi prese il nomo di Palazzo Venezia (BertelÈ, Il Palazzo degli Ambasciatori di Venezia a Costantinopoli, ecc., p. 82 e segnenti). Fra i personaggi ricordati nelle fonti alle quali abbiamo attinto citeremo. 1634. Gian Battista Saivago. Simone Con tari ni davanti al Senato di Venezia tesse l’elogio di questi dicendo: « Egli è umanista, possiede delle conoscenze filosòfiche, ed è versato nella Storia » (Cf. Barozzi e Berchet, p. 52). Priore della Magnifica Comunità di Pera, egli renile preziosi servigi alla Ciiiess*, I 39 Pietra sepolcrale con il nome (li Audriolus Enbriaeo. N. d’inv. del Museo 2873 40 di un leoncello manca; alt. m. 0,S0, largii, in. 0,65 spess. in. 0,09; fot. del Museo X. 2703; X. d’inv. del Musèo: 2873. + s ; dïstïT andrioli enbr[......... HRDVM iSYOE Q '■ OBIIT .[A] MCC[C] XXV i DI PMADE S(epulcnm) D(onii))ii Andrioli Enbr[iaóo.....et]/h(e)r(e)dum suor(um) oh Ut [a(nno)J MCC[C] XX Y di(e) p(ri)ma de(cembris). Pietra rettangolare di buona proporzione, contenente una breve isciizione di due righe, in caratteri gotici. Della prima riga manca una parte verso la fine; la seconda riga è ugualmente rovinata. Da questa distruzione deii-vano due lacune al testo: il nome della famiglia del personaggio e parte della data che chiude questo epitaffio. Per la ricostruzione del nome di famiglia, ci danno aiuto le anni die figurano sulla pietra seguente. Anche in questa, 1 iscrizione è in cattivo stato; tuttavia, aiutati dai due testi, noi abbiamo potuto trovare il nome che è: Embriaeo. Xel mezzo della pietra! in questione vi è una croce da calvario, e, alle due estremità del rettangolo, gii stemmi della famiglia che sono 3 leoncelli disarmati ponti 2 e 1. I leoncelli rappresentati nel marmo che segue sono normalmente riprodotti, perciò noi ci chièdiamo, se non si tratti di due famiglie differenti. Le armi lo lascerebbero supporre. Noi dobbiamo però aggiungere, che a Galata le regole dell’arte araldica non furono mai rigorosamente osservate. Gli Embriaeo di Genova portano: D’oro a 3 leoncelli di color nero ponti 2 e 1. A Galata noi incontriamo Montano Embriaeo, in un atto di commercio del 22 luglio 1281 (2). Guido Embriaeo era ambasciatore di Genova al tempo di Andronico Paleolo-go nel 1304 (3). N. 10 - Data: 1327, 9 Novembre. Marmo bianco; il lato destro è assai mutilato; l’angolo superiore di questo stesso lato è spezzato; gli altri lati della pietra ugualmente mutilati; l’iscrizione fortemente corrosa; il blasone destro martellato; alt. ni. 0,67, largii, ni. 0,67, spess. m. 0.06; Fot. del Museo X. 2696; X. d’inv. del Museo: 2863. Lastra di marmo contenente una iscrizione di nove righe in caratteri gotici accuratamente incisi. I blasoni, che sono in numero di due, occupano i due angoli inferiori della pietra. Essi sono costituiti di tre Èoncelli posti 2 e 1, che sono degli Embriaeo (4). L’iscrizione ci rivela eh’essa fu scolpita in memoria dei due fratelli Precivaie e Barnaba di Embriaeo e per Giovanna, sposa di quest’ultimo, (1) Libro (POro (li Genova, Tav. XVI. (2) Atti dei Not., p. 312. (3) Doc., p. 105. (4) Vedi N. precedente, 41 ti (epuler um) D(omi)no(rum) P(re)etvalin et Barn(db)/e de Enbriacin fratru(m) in quo iaeet J)(omì)na Johana uxn[r]ID(omi) n(i)--Bjttrnabe — — Jòha[na que objiit I MCCCXXVII dife] VIJTI novenfb] frin requiesc/at in pace a in/en. Pietra sepolcrale con i nomi di Precivalis, Barnaba e Johana de Embriaeo. N. (l’inv. del Musco 2S63 + S> DNO * PCIYALIS - ET - BARN [..... E - DE - ENBRIACIS - FRATRV - IN QYO IACET DNA IOHANA YXO [..... DN . DT. BARNABE YE . . . YLEG [ . . . . O SVOIOHA [.......] UT MOCCXXYII DI [ . ] YIIII NO YEN [..... RIS REQUIESCA T IN PACE AM EN 42 N. 11 - Data: 1827. Marmo bianco, spezzato in due frammenti secondo una linea verticale irregolare; i lati sono mutilati, l'iscrizione è in parte corrosa e in parte intaccata dalla mutilazione della pietra; le armi, incise con cura; fot. del Museo X. 2691; X. d’inventario del Museo: 2S52 (Tav. X, 2). Pietra sepolcrale con il nome
  • (omi)ni MjCCCXXXVIII di/eX mensis lc[a]l[endis] III /.......] cuius ani(ma) requiescat in piace amen. 47 Lastra di marino bianco rettangolare; la parte superiore è occupata da una isciizioue di sei righe in caratteri gotici. L’altra metà della pietra, separata pei mezzo di un ramo fronzuto, presenta un rettangolo leggermente concavo m mezzo al quale si osserva una croce da calvario, fiorita. Essa è circondata da un bel motivo ornamentale, formato «la foglie di acanto e di ghiande. A destra ed a sinistra un blasone dei più bizzarri, certo il più originale fra tutti Pietra sepolcrale con il nome di Iohannes Moro Iacobi. N. d’inv. del Museo..... quelli che si trovano qui ricordati. Esso è: Bipartito, a 1 un albero sradicato a 9 rami; al 2, un pavone fermo, con la coda ricurva, seguente i contorni dello scudo, (westi due blasoni sono di puro stile bizantino. 11 nome stesso di Moro che noi leggiamo al principio della seconda riga, può esser greco. Esso è preceduto da un altro nome, probabilmente Mane, per quanto non lo si possa affermare con certezza, dato lo stato di logoramento della pietra, che in questo punto è assai pronunciato. Il nome di Moro si incontra in Oriente e in particolare nelle isole del-l’Arcipelago e del Dodecanneso, in Italia (1), ed anche a Oaffa nel 1289 (2). (1) Calendario d’Oro, anno 1900, pag. 59. (2) Atti dei Not., p. 329. N. 16 - Data: 1340, 21 Ottobre. Marmo bianco, spezzato in quattro frammenti combacianti; manca la parte superiore, come pure un frammento della parte sinistra; l’estremità laterale destra ed il lato inferiore sono ugualmente mutilati; l’iscrizione è rovinata, l’incisione dei blasoni in pessimo stato; alt. m. 0,82, largii, m. 0,S0 spess. m. 0,09; fot. del Museo X. 2090; N. inv. del Museo: 2851. ràr7^!ÌG?ii""" D'-Coi XX-X XIn n Pietra sepolcrale col nome di Nicolas ....... X. d’inv. del Museo 2851 SVOR’ IN QO IACET NICOLA’CI [ . . . . J M CCCXXXX DIE XXI OC [. .] BRIS -f Sepulcrum Domini .......... et heredum] Ruor(um) in q(u)o jacet Nicolas Ci [ ... . qui ohiit] MCCCXXXX die XXI oc[to]bris. Lastra di marmo; il fondo è leggermente concavo, circondato da una larga fascia. Lungo l’estremità superiore era una iscrizione di tre righe in caratteri gotici, della quale non restano che le due ultime. 49 I"1 *ia**llli*' dell’angolo superiore destro lia fatto scomparire il nome della peisona die vi era menzionata. Inoltre non ci è stato possibile restituire il nome di famiglia di Nicolas, citato nella seconda riga del testo. Le ai mi rappresentate su questa pietra sepolcrale sono due simmetriche figuie di Icone <1 isannoto e contornato, l’una volta a destra, l’altra a sinistra in buono stato di conservazione. N. 17 - Data: 1340, 1° Dicembre. Marmo; sette frammenti combacianti; mancano altri quattro frammenti, di cui tre alla parte superiore della lastra, ed il quarto all’angolo del primo stemma; tulli i lati sono mutilati; la iscrizione corrosa; i due blasoni in cattivo stato; alt. m. 0,87. largii, m. 0,03, spess. m. 0,00. Fot. del Museo X. 2691; X. d’inv. del Museo: 2853. + S’ [. . . .] Oli ANI PARRI .....] IN Q IACET VX OR EIVS VXARE [..... OBIIT [.] CCC XXXX DIE PRI[.]A DECEB ' -f S(epulcrum) [D(omi)ni J]ohani Porrif[sola] in q(uo) jacet ux/or citts Uxa-re[ssa q(ue)]/obiit [M](J('CXXXX/die pri[m]a dece(m)b(ris). I ietra sepolcrale incisa, divisa in due registri. 11 primo contiene una iscrizione di cinque righe in caratteri gotici. Il secondo registro ha nel mezzo una croce fiorata, innalzata su di un piano a quattro gradini bilaterali, al di sopra di un mazzo di foglie, stilizzate. Dalle due parti di questo motivo centrale, sostenute dai gradini di sostegno che avanzano sino alla punta dei due scudi, si vedono due armi, accuratamente incise. II primo blasone è quello dei Farrisola: Palato di sci pezze, con la fascia caricata d’una colomba in volo, volta a sinistra. Nel Libro d’Oro di Genova (1) le armi di questa famiglia sono: Di porpora con la fascia in azzurro, accostato di tortorella e di nero. Il secondo blasone porta un leone disarmato (forse coronato; lo stato dell’incisione non permette di precisarlo). Questo stemma che apparteneva alla famiglia della sposa, ha qualche rassomiglianza con lo stemma del X. 6. D’altra parte, il nome di famiglia della sposa non è indicato nell’iscrizione. (1) Doc. p. 210. 4 50 Dello stesso suo nome di battesimo, non restano che le cinque prime lettere, dalle quali abbiamo dedotto che si doveva leggere: l xaressa. Le fonti informative menzionano a Pera: Stefano l'arrisola, nominato interprete del Comune, il <3 Settembre 1447 (1). Pietra sepolcrale con i nomi di Johanes e Uxaressa (?) Parrisola. N. d’inv. del Museo 2858 (1) Doc., p. 290, Pietra sepolcrale con il nome di Tolianes Belomi. N. d'iuv. del Museo 2844 N. 18 - Data: 1324, 1° Alaggio. Marmo spezzato in sei frammenti; i eontorni della lastra sono fortemente corrosi; un pezzo manca alla estremità supcriore; l’iscrizione ed il volto del Santo sono martellati; l'incisione dello stemma è assai chiara; alt. m. 0,94,largii, m. 1 .<>•>. spess. m. 0.07; fot. del Museo X. 2(>S(ì; X. d’inv. del Museo: 2S44. + IN NOM [.] NETdNI AMEN T . \l\ (• •] HANI B [.] LOM [. .] LA [....] RE [....[.] C .] XXXX 11 D [. . PAM [..... In nomfijne l>(omi)ni amen. [Sepulcrum D(omi)n]i [Iojhani. B[rjlotn[i. . . . et he]re[du(m) eius MCJC[C]XXXXTI à[ie] p(rim)n m[aii.[ Grande lastra rettangolare di marmo bianco, rappresentante nel centro San Domenico vestito coll'abito dcll'Oidine, in cappa e scapolare. Egli reca in mano uno stelo con tre gigli. 11 volto del Santo è corroso; del Santo si distingue solo il nimbo die circondava la testa. A destra ed a sinistra del Santo vi sono due stemmi perfettamente uguali. Si noterà l’originalità dello scudo, e ci si potrà stupire di ritrovarlo (pii. Infatti si tratta «li uno scudo orientale arrotondato a forma d’iiov«* o di pera (1). 1 blasoni che figurano su questa pietra sepolcrale sono costituiti da due fonde, la prima accostata d’un leone. N. 19 - Data: 1347, . . . Aprile. Marmo bianco; sei frammenti combacianti e cementati; 1 angolo superimi* destro è mutilato; l'iscrizione, il volto e la mano del personaggio sono martellati, come pure il pomo del pastorale; alt. m. 12.17, largii, ni. 0,(i4. spess. ni. 0.0S. La pietra è esposta nella sala XIX del Museo; fot. del Museo N. 2720: X. d’inv. del Museo: 2888 (2). + IIIC JACET A .... A TTDO IOAS” RE _r-i_ _n_ ILIS I MCCC XL VII -j- Hic iacet Do(minm) Joafne)s . . .Re. . . / [aprjih* . . . MCCCXL VII. Lastra «li marmo bianco, incisa. Essa raffigura un vescovo con la nutria in testa, rivestito dei suoi ornamenti sacerdotali. Sotto una lunga pianeta (1) La stessa forma di scndo si vede sulla pietra N. 4. (2) Questa iscrizione è stata da noi pnbblicota negli Écho* d'Orient, t. XXXVII, (1983), p. 345 se". gotica, ri a!/.afra j>^r lasciai' libere l(* mani che tengono l’unii il vangelo, l’altra il pastorale, si nota il camice sul quale è una sloia che scende tino aU'estrcmo lembo della veste. I piedi del personaggio sono calzati. Questa figura incisa nella pietra, in proporzioni così regolari, sembra essere opera ili un artista di talento. Sotto questa cHigie si leggeva altra volta una iscrizione di quattro righe in caratteri gotici, della (piale ora non restano che poche tracce; qualche lettera e frammento di lettera sussistono qua e là. ma sono insufii-eienti a permettere una ricostruzione completa dell’epitaffio. Si può solo nell'ut ima riga riconoscere senza troppa difìicoltà la data, che è 1347 (1). Sarebbe cosa del massimo interesse poter conoscere il nome del prelato morto a Costantinopoli. Qualche lettera della seconda riga ci suggerisce un nome. Esaminando il monumento, noi abbiamo riconosciuto. o meglio abbiamo creduto di riconoscere. le lettere IO AS, e, sopra di esse, una abbreviazione; dunque molto probabilmente abbiamo (pii il nome di Giovanni. Si può pensare a Giovanni da Fiorenza, vescovo di Tiflis, morto a l’era nel 1347. (1) Questa rin» contiene solo il millennio. La prima let tera £ unii M; seguono le centinaia sulle <|iiali, abitualmente, è messo nn punto in niez/.o al numero. Il punto, «ini, f- ben visibile; i tre C si indovinano attraverso In corrosione. Vengono in seguito due lettere, di oui la seconda sembra essere una L; la prima per conseguenea, non può essere che una X. Delle uuitA che vi sono alla fino della rign la prima sembra sui un V e l’ultima una sbarra. Fra cinesi» sbarra e il V vi è posto per un'altra sbarra; dunque In data cosi ottenuta è: 1347. .13 Ritratto di un Vescovo. Pietra sepolcrale del secolo XIV N. d’inv. del Museo 54 N. 20 - Data: 1347. Marmo bianco; tre frammenti combacianti; manca una parte del lato destro spezzato da una linea irregolare: l’angolo inferiore sinistro è rotto; 1 iscrizione ed il blasone sono mut ilati; l’incisione accurata; alt. m. 0,53, largii, ni. 000, fot. del Museo X. 2692. Pietra sepolcrale con il nome di Xieolao Bngati (?). + S’ D'ONICOLAIBY [. . TIOHEEEDY EI’ MC [. . XLVII Sefpulcrum) Do(min)i Nicolai Bu[gà]ti et heredu(m) ei(us) MC[CC]XL VII. Pietra sepolcrale di accurata fattura. I due blasoni, e così pure la croce fiorata che è al centro di essi, sembrano l’opera di un artista abile. Il primo blasone rappresenta: un albero a cinque rami, accompagnato da due leoni messi di fronte contro il fusto dell’albero. Il secondo blasone rappresenta: un leone. L’iscrizione e di tre righe; le due piime mutilate \erso la fine, per modo che tanto il nome del personaggio quanto il millennio non sono completi. Noi supponiamo tuttavia che si debba leggere: Nicolaus Bugati, e la data 1347. N. 21 ■ Data: 1347, 6 Settembre. Marmo bianco, rotto in quattro pezzi; i lati estremi sono mutilati, l’angolo sinistro tagliato; alt. m. 0,04, largii, m. 0,95, spess. m. 0,07; esposto nella sala XIX del Museo; N. d’inv. d^l,Museo: 2896; fot. del Museo N. 2721. Pietra sepolcrale con i nomi di Ingui e Cristiano, tìgli di Giorgio Cattanei, nn tempo de’ Volta. X. (Vinv. del Museo 2896 + S’ DNO INGVI ET CRISTIANI FILIOR DNÏ GEORGII CATANEI OLI[ DE VOLTA QI OBIERVT M CCC XL VII DIE VI SEPTEBEIS S(epulerum) D(omi)no(rum) Ingui et Cristiani filior(um) D(omi)ni Georgii Catanei olifm] de Volta q(u)i obierufnjt MCCCXL/VU die VI septe(m)bris. (1) Noi abbiamo pubblicato questa iscrizione negli Écho» d’Orient / XXXII, 1933, (p. 343 seg.). Lastra «li marmo bianco rettangolare, contenente un’iscrizione «li quattro righe in caratteri gotici. Sotto, nel centro, una croce dal cui tronco inferiore partono due nastri che risalgono in forma di S. e trattengono sospesa una foglia d'edera. Ai due lati della croce sono incise le stesse armi. Fasciato di sei pezze (1). L’iscrizione fu incisa in memoria di Ingui (o Ingo) e Cristiano, tìgli «li Georgius Catanei, in altri tempi De Yolta (2). Xoi sappiamo dal Foglietta (3) che i Volta presero più tardi il nome di Catanei. Invece sembra, secondo questa iscrizione, che questo nome sia stato adottato assai prima della data indicata dall’annalista genovese (4). Si incontrano i Catanei a Pera sino dai primi tempi della fondazione della colonia. Ed è perciò, clic si trovano delle tombe ove figura questo nome nelle diverse chiese della città (5). Il più antico personaggio di questo nome conosciuto a Pera è: Mirono Cataneo. Egli figura in un atto commerciale redatto nell’ottobre 1281 (6). I documenti ci danno i seguenti nomi: Emmanuele Cattaneo (atto commerciale del 2 Settembre 13:91) (7). Lucho Cattaneo. Egli figura nei conti di Pera (anno 1391) (8). Lucho Cattaneo, d’accordo con altri cittadini di Pera, reclama alla signoria di Genova il rimborso della somma pagata per il noleggio della nave di Maurizio Cattaneo (21 Gennaio 1455) (9). Maurizio Cattaneo, probabilmente lo stesso sopra citato, comandò duecento uomini di truppa, piazzati fra la porta Pigea e la porta Aurea. Egli è designato come prefetto, e citato immediatamente dopo Giovanni Giustiniani (10). N. 22 - Data: 1345, 30 Ottobre. Lastra spezzata in due nel mezzo da una frattura obliqua; i lati estiemi sono mutilati, notevolmente poi gli angoli inferiori; l’iscrizione è martellata, e così pure la croce e l’ornamento di foglie che inquadrava il suo tronco inferiore. Alt. m. 0,60, largh. m. 0,74, spess. m. 0,06; fot. del Museo X. 2665; N. d’inv. del Museo: 2825 (1) Nel libro d’oro dì Genova (Tav. XII) noi troviamo degli stemmi al nome di Catanei, che sono: Fasciati di sei pezze in azzurro e in argento dal capo in rosso caricato di una croce d’oro contornata di quattro li dei Paleologo. (2) Noi sbagliammo nel credere di dover leggere: Marci (Échos, op. cit., p. 344). (3) Belle cose della Repubblica di Genova, p. 45; Échos, op. cit., p. 343. (4) Cf. op. cit, p. 45. (5) Cf. Jérôme Maurand, Itinéraire d’Antibes à Constantinople; ed.L. Doreti, 1901, p 199. (6) Atti dei Not. p. 166. (7) Doc., p. 199. (8) Doc., p. 161. (9) Lettera dell’ex podestà Angelo Giovanni Lomellini, del 23 Giugno 1453. (Doc., p. 231). (10) Doc., pp. 245 e 247, 58 + S [.] PVLGRVM DOMINI AN TONII [. .] CHAMI [.]T HE[.]ED YSYO[. . .]M [.] CO XXXXY DIE XXX OCTER Sfejjpulcrum Domini An toni i /de/ Oliamifejt lie/ red/ufm) suo [mm] M[C]CC jât-YXr die XXX oct(ob)er(is). Lastra di marmo divisa ili due parti: nella prima, è una iscrizione di quattro righe in caratteri gotici; nella seconda due bellissimi stemmi incorniciano una croce da calvario, che ha per base tre gradini formati da blocchi di pietra. Le armi sono: Inquadrato al 2 e al 4 alla fascia raccorciata (il 2 e il -i sono pieni). L'iscrizione è martellata, ma è stato ugualmente possibile decifrarla per intero. Il nome di Antonio de Oliami non mi è noto da altra fonte. N. 23 ■ Data: 134S. Marmo bianco spezzato in dieci frammenti combacienti; manca un frammento del lato destro; l’iscrizione è in parte martellata, e qualche lettera è intaccata dalla frattura della pietra; alt. m. 0.78. largii, m. 0,82, spess. ni. 0,04; fot. del Museo X. 2679; n. d’iuv. del Museo: 2838. S’ DNÌ7~ ANTONII [.] ERAY ECH [.] ET heredy: eiys inq YO IACET FILI Y : EIUS : BENE DICTYS QI OBIIT ANÒ~DO~ MCCC X TATTI S(epulcrum) D(omi)ni Antonii [d]e Bav/ech/i] et heredu(m) eius in q uo iacet filiufs) eius Bene dictus q(u)i obiit an(n)o Do(mini) 3ICCC/XLYIII. Pietra sepolcrale quasi quadrata. Essa presenta nella sua paite superiore una iscrizione di cinque righe in caratteri gotici, che si estende sulla metà della pietra. Il resto di essa è occupato nel centro da una croce fiorata, inserita in un riquadro leggermente concavo. Dalle due parti di questo sono le armi dei Eavechi: 3 fascie. Pietra sepolcrale con i nomi di Antonio e Benedetto de Ravechi. X. d’inv. del Museo 2838 N. 24 - Data: 1350 ..... Marmo bianco; l’angolo inferiore di sinistra manca, l’iscrizione è interamente martellata, la croce in parte distrutta; alt. m. O.UG. largii. 111. 0.80. spess. in. 0,05; fot. del Museo X. X. d’inv. del Museo: 28.~>4. Pietra rettangolare sulla (piale è ima iscrizione di cinque righe in caratteri gotici, ricoperta in parte di calce; il resto mutilato. Le poche e deboli tracce ohe sussistono non permettono di decifrare il testo. Come nella maggior parte dei casi, anche qui sono i nomi dei personaggi la cosa più difficile da restituire. ■ 00 Pietra sepolcrale con stemma. N. d’inv. del Museo 2852 Z,~E . . . o _l—I- . . . . c . CEE DNÏ MCCCL DIE XX.....O . . . . . . . RE[......] CAT [. .]P [. • • -t- /Sepulcrum I)(omi)norum.....et heredum suorum (?) in quo iacet D(omi) nus.....qui oh Ut anno] D(omi)ni MCCCL die AA. Re[quies]cat [in] p[ace. Sotto l’iscrizione in un rettangolo leggermente abbassato figurano, al centro, una croce patente ornata di foglie d’acanto stilizzate. Essa è accompagnata da due blasoni identici che sono: Dalla fascia scoccata di tre punti e di otto file accompagnata di due gemelle. \ N. 25 - Data: 1358, 18 Settembre Marmo spezzato in sette framenti combacianti; gli angoli sono spezzati o mutilati; l’iscrizïôïie è interamente cancellata; l’incisione degli stemmi in buono stato, salvo clressi sono mutilati per la frattura della pietra; alt. ni. 0.7.>. largii. m. 0,80, spess. m. 0,05; fot. del Museo X. 2698; X. d’inv. del Museo: 2866 Pietra sepolcrale con stemma. X. d'iuv. del Museo 2866 + S’ dSì : e [.....] de [..... ET HEREDVM STORY IN Q : IA CET DNS i I [............. CCCLVIII DIE XYIII SEPTEBR <>2 $(t') mlcniin) D(o»ii)iii ì\f...../ de /. . . ./ et hercdvnt suo ni ( in) in , Lumie et [heretiJuni t ins qui / [obiit/ M('('('LXXX / [ili[e 1' tlecenbri.s. Pietra sepolcrale di cui non restano che tre frammenti, dai quali abbiamo potuto ricostituire l'iscrizione. Questa è rii cinque righe, in caratteri gotici, e reca il nome rii Giovanili rie Lamie, nome che noi incontriamo per la prima volta qui. Il nome rii battesimo manca sulla pietra rovinata. Tuttavia, contando il numero delle lettere mancanti e tenendo conto della N tinaie, che si trova al principio della seconda riga, crediamo rii doverci fermare suinomedi Giovanni, il quale secondo ogni probabilità si trovava nell’iscrizione. Questo monumento conteneva anche due stemmi; ma sul marmo non sussiste che un frammento del secondo blasone; esso si compone di un leone alato (1). N. 39 - Data: 1382, 1" Marzo. Marmo; il margine inferiore è corroso; l’iscrizione in gran parte martellata; anclie nel motivo centrale, la testa del leone rii destra e la fronte rii quello rii sinistra sono abrase; esecuzione poco accurata; alt. m. 0,03, largii, in. 0.S4, spess. in. 0,05; fot. del Museo X. 2072; X. ri’inv. «lei Museo: 2831. 4- IX NOM’ DXI AMB' S’ DNOKV BAPT I) [. . .] VGA [...•] ET GEOE Gl ORA [....] M CC [. .] XXXII DIE A P M AE CI’ In no in (ine) I>(omi)ni ame(n). 8(. 223. Pietra sepolcrale con i nomi di Battista......Giorgio Gravaigo. N. d’inv. (U»l Museo: 28111. Sotto l’iscrizione, al centro, un motivo decorativo, formato di quattro volute dalle quali nascono foglie di acanto stilizzate. In mezzo a queste, una croce a tre traverse. (Ili stemmi che accompagnano la croce sono: una testa di leone contornata (1); il secondo: un leone. N. 40 Data: 13ì)0 .... Gennaio. Marmo; manca una parte della pietra dal lato sinistro; l’estremità inferiore è spezzata all’altezza del blasone: l’iscrizione è martellata, e così pure la croce; fot. del Museo N. N. d inv. del Museo: 2!)11. r;<*rm sepolcrale con steiimi'i >\ iVinv. (lei Mu»eo: *2911 .] NI" : AME ; M ! C [. .] LXXXX . . Eli :......: DNÌ ........DE [. .] EN E . ! AME: (1) Per le armi rappresentate da una testa di leone, vedi i >'. 47, (34, 77. 85 Ih nomine l>/(otni)ni amr(n). MC]ÇC/LXXXX / [die . . ianuajriif?) [Se-pulcm(m)] J)(oini)ni/........de....../ [Re (um) Xilinni et liati/st-e Argenti et heredufìn) e! or(mn) MCVCLXXXX1I dic XV111 (febr)ua(r)i(i). ss Lastra rettangolare di marmo bianco circondata da una modinatura. L’interno del rettangolo, leggermente abbassato, è diviso in due registri. Il primo contiene l’iscrizione di tre righe in caratteri gotici; il secondo presenta, al centro, una croce immettala e ai due lati di questa uno stemma inciso in un rettangolo. Due foglie d'edera, poste dalle due parti di ciascun stemma, servono da sostegno. 11 primo blasone è formato da una fascia caricata di due sbarre dentellate. Il secondo contiene delle traccie di pittura rossa, sul capo e sulle fascio. Le altre parti dello scudo ed il quadrello, non sembra abbiano ricevuto colori; per lo meno, non si distingue alcun vestigio che possa lasciarlo supporre. Possiamo così azzardare una ricostituzione di questi stemmi: Fasciato di rosso e d'argento di sci pezze. cucito di rosso c caricato d’un quadrello 42, 90 I/iscrizione è al nome di quattro personaggi: Teodoro de Pagana ed i suoi tigli Lorenzo. Pietro, e un terzo il cui nome è illeggibile. Si trovano dei Pagana a Costantinopoli sino dal 1281. A Pera si ricordano i seguenti: 1281 - Perei vale Pagana. In una transazione finanziaria (Atti dei Kot., p. 314). 1335 - Andriolus de Pagana, l’epitaffio del quale si trova al cimitero latino di Jenikoy (Dot-., p. 323, tav. VI; Échos, tav. XXXI. p. 195). 1394 - Gaspare Pagana, inviato del Comune di Pera al Sultano. (Doc p. 272; dorga. Note, 1. p. 72). 1413 - Barnaba de Franchi, sugli antichi registri di Pagana, è nominato console a Soldaia (Doc.. p. 184). 1456 - Marieta de Pagana, figlia di Gaspare, dona alla Chiesa di San Domenico a Genova diversi oggetti, da lei precedentemente offerti alla chiesa di Santa Chiara di Pera (Doc., p. 272J. N. 44 - Data: 1393, 20 Marzo. tam OTn.w i J’ictin si'imlciiili' con il nome di Antonio di Latnanarolo. X. d’inv. (loi Allineo: 2805. Marmo bianco, spezzato in soi frani monti collegati con del cemento, lej: germente corroso al margine intcriore; incisione regolare; alt. 111. 0.79, largii, in. 0,84, spess. in. 0,07; esposto nella sala XIX del Museo; X. <1 iuv. : X. d’inv. del Museo: 2953. MCCC Frammento d’una pietra sepolcrale. X. d’inv. ilei Muscii: 2!)f>3. Pietra sepolcrale contenente una iscrizione e due blasoni. Uno dei due frammenti ci conserva una parte della data dalla quale noi possiamo concludere, clic si tratta di un monumento del quattordicesimo secolo. Dei due stemmi che seguivano l’epitaffio, non rimane che quello di sinistra. Per quanto incompleto esso sia, vi si riconosce una testa di leone voltata a destra, la quale occupa tutto lo spazio dello scudo. Questo stesso stemma si ritrova sulla pietra che segue. La testa di leone è voltata a sinistra (1). (1 ) Vedi alleile il N. 77. N. 48 Data:... Gennaio (XIV sec.) Marmo bianco; quattro lrammenti raccomodati con del cemento; i margini corrosi; I angolo inferiore sinistro manca; l’iscrizione è martellata; l’etligic del personaggio, ridotta in cattivo stato; alt. m. 1,75, largii, m. (),(5<'. 2700; X. d’inv. del Museo: 2882. ........\MI : B A BILAN! i I ANOTI ! COSMCLIS : DE RICIS ....... CIMDAM GEOBGII RICII i IN QYO IA [. . . .......TI’ DN’ GEORGII i QYI i OBIJT : MCCC [ . . [ -)- R(ejrulcrum) ]J(oiHÌ)noruvi Beltrjami Babil ani lanoti Cosm(e)lis de Sicis j /filiorum] (quondam Georgii Hi rii in quo ia[cetj / J)(ommii Ianojti (quon)d(am) Georgii qui obiit M('('(’ [ . . . Lastra di marmo limitata in alto ed in basso da una fascia leggermente rialzata. Il campo è occupato da una iscrizione di tre righe, incisa in caratteri gotici, incompleta tanto dalla parte destra quanto dalla sinistra. Noi abbiamo potuto restituirla per intero, eccezion fatta per la data, limitala qui a( l millennio, il quale d’altronde non è conservato per intero. L’iscrizione ci permette di sapere, ch’essa fu dedicata in memoria ili quattro tigli di Giorgio Ricci: (Beltramo. Babilano, la noto e Cosmelis). Ecco altri parenti, o semplicemente degli omonimi, che ci torniscono le fonti: 12X1. Marino Picei, Ogerio Ricci e Riccetto Ricci. Si occupano a Pera di affari commerciali (Atti dei Noi., p. 03, 141, 140, 108). 1440. Nicola Ricci, e suo figlio Luciano, che figura nella iscrizione 07. (1)Tav. IV. Tenendo conto delle modificazioni apportate inseguito negli Htemnii delle fanii-glie, menzioneremo ancora quello della famiglia Carrega che e: Parlilo (l’oro e diranno caricato d’ini leone pannante dall’uno all’altro, e racchiudente nella mia zampa (lenirà ini fiorila/ino di color verde (Libro d’oro di Genova, Tav- XJj. (2) Doc., p. 139. 07 N. 50 - Data: XIV o XV sec. Piccolo frammento di ntanno bianco spezzato da tutti i lati; alt. m 0,22, largii. ni 0,18, spess. ni 0,03; fot. del Museo N. 2781; N. d’inv. del Museo: 2980. DIOTI lxxiiii : i) /fìfepulcrum) D(omi)ni......et heredu(m) suoru(m) i(n) quoiacet J)(omi)ni Bene]Moti [q(ui) oh iit MGGGf]LXXIIII d[ie...... Frammento d’nna iscrizione funeraria con il nome di Benedetto. N. d’inv. del Museo: 2080. Frammento di una pietra sepolcrale, dalla quale si può rilevare il nome di Benedetto cosi come la data, che è 137 1474. N. 51 ■ Data: XIV sec. Fot. del Museo ÌL 2770; X. d’inv. del Museo: 2935; alt. m. 0,59, largii, m. 0,47, spess. m. 0,05. Frammento del lato sinistro di una iscrizione; leggera mutilazione alla parte laterale sinistra; gli altri tre lati sono frantumati secondo una linea irregolare; la superficie è intatta; nell’epigrafe si notano delle legature. Iscrizione funeraria con i nomi di Beltramo, Babilano, Ianoto e Cosmelis de’ Kicci. K. d'iliv. del Museo: 2882. 7 9S Fot. del Museo N. 2732; ÏT. d’inv. 2965; alt. m. 0,27, largii, ni. 0,25, spess. in. 0,04; frammento proveniente dal centro della lastra, spezzato da ogni parte; rimane qualche lettera; la superficie è in buono stato. Fot. del Museo X. 2782; N. d’inv. 2964; alt. m. 0,25, largii, ni. 0,67, spess. m. 0.06; Questo frammento è l’angolo destro superiore d una lastia; pai te laterale destra ed estremità superiore intatte; su quest ultima si \edono gli attacchi con i quali la pietra era fissata al suolo; ai due altri lati, è una li attui a che segue una linea irregolare; è l’iscrizione intatta. .......FEOIT- FIERI- . . .] (IjpHIA DE ALISAN ......... T- SEP LV OUÏ A . P - AIA........ RI. PEREGRINV- P» AI). HO _|—1_ _l—1_ —I--!— P.TF• MjAIE • ET• B[ ]IOI• AM| _i—1_ DIE. IIII- MESIS...... Pietra sepolcr. con i nomi (li Mulacchia (li Ali sa 11 e Peregrinns N. d’inv. del Museo: 2935, 2904, 2965. i 1 I 90 la riga [Hoc monumentum] fecit fieri 2'1 » [Dominus Malacjchia de Alisan (Î » Per e (frinii .... tal ho[norem Dei et 7'1 » B(ea)te Ma(r)ie et B(ea)U Domi(ni)ci amen 8“ » die IIII me(n)sis........ 1 tre frammenti che noi abbiamo trovato nella collezione del Museo, appartengono ad una stessa pietra sepolcrale. La lunga iscrizione che la ornava è scomparsa, ed i piccoli pezzi che noi abbiamo riunito, non permettono di restituire il testo per intero. Esso ricorda il nome del personaggio che innalzò il monumento. Questo ultimo, De Alisan, è, può darsi, di Calisano, regione situata nei pressi di Asti. N. 53 ■ Data: XIV sec. Frammento di marmo bianco; qualche lettera cancellata; alt. in. 0,20, largii, m. 0,11, spess. m. 0,03;' fot. del Museo X. 2781; X. d’inv.: 2979. Frammento di una iscrizione funeraria. N. (Vìnv. del Museo: 2499. m : ccc : E Pietra sepolcrale, della quale non rimane altro che l’angolo superiore, il quale dà il principio della prima riga della iscrizione. Questa, incominciava con la indicazione del millennio. Da quanto rimane si può concludere che questa pietra appartiene al XIV secolo. N. 54 - Data: 31 Gennaio. Marmo spezzato in quattro frammenti; tre di questi sono conservati, il quarto manca; il lato inferiore è assai corroso; l’angolo inferiore di sinistra manca; l’iscrizione è ricoperta di calce; alt. m. 0,64, largh. 111. 0,84, spess. m. 0.07; fot. del Museo X. 2773; X. d’inv.: 2934. .........DNI . . S I . . . . EIYS..............T . . . CE . . S ................ I DIE XXXXI IAN[............ [Sepulcrum] D(omm........./.........eias [in quo iacejt Il............/et he(r)edum suorum qui obiit M CCC . . .]/I die XXXI imi [lumi I requiescat in pace Anie(n)]. Placca di marmo divisa in due parti: la prima, contiene una iscrizione funeraria ricoperta di calce che la rende illeggibile. Per tal ragione i nomi dei personaggi che figurano su questa pietra, non ci sono conosciuti. I i Pietra sepolcrale con stemma, lì. d’iuv. del Museo: 2934. La parte inferiore di questa pietra conteneva una croce, posata sopra un ornamento decorativo formato di foglie d’acanto stilizzato, (li cui un frammento, è ancora visibile sulla pietra. Questa croce aveva alla destra ed alla sinistra un blasone, di cui sussiste il primo solamente. Le armi ch’esso rappresenta sono: Scalcato di quattro file, le prime due di cinque punti; la terza di quattro, la quarta di tre, dal capo innestato, ondato. N. 55 - Data: XIV o XV sec. Marmo bianco rotto in sei frammenti combacianti; alt. m. 0,53, largii, m. 0.70. spess. m. 0,00; fot. del Museo X. 2782; X. d’inv. del Museo: 2909. In questo frammento si trovano incisi due stemmi perfettamente uguali, le cui armi appartengono alla famiglia De Marinis. L’iscrizione die si trovava sopra gli stemmi è scomparsa, per modo che ci è impossibile riconoscere il personaggio che ivi era ricordato. - Pietra sepolcrale con lo stemma della famiglia l)e Marinis. N. d’iuv. del Museo: 2969. I De Marinis che noi troviamo a Galata nel Medioevo sono i seguenti: 1315-1316. Montano De Marinis, podestà di Pera (1). 1435 Stefano de Marinis, anch’esso podestà della città (2). lioó Iohanis de Marinis Pesagni, rientra a Genova dopo la perdita di Galata (3). Un blasone dei De Marinis si trovava nella sala del Consiglio al palazzo dei podestà (4). N. 56 - Data 1401, 10 Novembre. Marmo bianco spezzato in due frammenti perfettamente combaeianti; incrinatimi al centro sugli stemmi: manca l’angolo superiore di sinistra, e v’è una frattura triangolare dallo stesso lato, mentre pure mutilato è l’angolo inferiore; manca il margine inferiore della parte laterale destra; iscrizione chiara; la figura dell’animale sul primo stemma, corrosa; fot. del Museo N. 2666. (1) Dov., p. 11H. (2) Ibid., p. 328; Échos, XXXII, 1928, pp. 169-174. (3) Questo personaggio figura in un atto del 21 Gennaio 1455 (Docp. 270). (4) De Lunay, Notice, pp. 112 e 232. Belgrano suppone con ragione che questo stemma sia stato posto dopo il rifacimento del palazzo, in seguito all’incendio che devastò la città galatjota nel 1315. A quest» epoca Montano De Marini? era governatore di Galata {Dov., p. 116). 102 [_j_ JSepulcrum q(uon)dam D(onii)ni/ Petri Gategarii filii q(uon). 7ó. (3) Noi abbiamo pubblicato qiwRa iscrizione negli Échos, pp. 407-413, 115 Pietra sepolcrale con i nomi ili Tommaso di Testis e Lucliiuetn de Spinola. X. (Vinv. del Museo: 2919. S(epulcrum) D(omi)ni Thome de Testis et eius / [i](n) quo jacet Luchineta de Spi/nulis quondam eius uxor q(uae) / obiti die sexto septembris / MCCCCXXXVI. Lustra di marmo rettangolare, divisa in due parti. La parte superiore contiene una iscrizione di cinque righe, in caratteri gotici, dedicata ai nomi di Tomaso de Testis e di Lucliineta Spinola sua sposa. Seguono due blasoni. Il primo appartiene alla famiglia Testa, che portava: .5 teste di leone poste 2 a 1. Tali teste furono modificate in seguito per analogia di quelle che portano i Testa d’Austria. Questi stemmi sono: D’oro a tre fasçie di rosso dal cupo d’azzurro emicato di un eolio e testa di leone d’oro, linguato di rosso (1). (1) Ovvero: Tagliato: al 1. d’azzurro dal leone nascente Uncinato dì rosso; al d’oro a tre fande di ranno. Queste ultime armi figuravano su di una iscrizione commemorativa del convento in?_______ 11 secondo blasone appartiene agli Spinola, ed è: D’oro con In fascia scoccata (Vazzurro e di rosso ed una cannetta pallata in cima. La spina di botte, arma parlante degli Spinola (1). Tomaso de Testa, citato in questa iscrizione, è il più antico membro di questa famiglia, che noi incontriamo a Galata. Tavola genealogica della famiglia Testa di Pera: 1261. Pasquale Testa, uno dei firmatari del trattato di Ninfeo intercorso fra la Repubblica di Genova e Michele Paleologo. 1436. Tomaso che figura nella nostra iscrizione sposato a Luclìineta Spinola. Andrea, menzionato nell’iscrizione del 1513, del convento di San Francesco. Ebbe per figli: Angelo, firmatario nel 1561, in qualità di testimonio dell’atto di conferma del diritto dei Domenicani sul Convento e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Galata. Stefano, figlio del precedente, nato verso il 1560, sposato a Gioia Saivago la quale gli diede: Gaspare, procuratore della ( liiesa di Sani Anna nel 1(52!), nato nel 1596. morto il 17 Settembre 1686. Egli sposò Alvisia de Negri, dalla quale ebbe: 1. Francesco, nato nel 1627. morto il 16 gennaio 1709, sposato a Maria Fortis. 2. Giacomo. 3. Bartolomeo. 4. Susanna, sposata a Tommaso Navone (1631-1684). Gli Spinola che noi troviamo stabiliti a Pera sono i seguenti: Podestà di Pera: 1216. Ianoto Spinola (2). 1421. lanoto Spinola (3). 142S. Zaccaria Spinola, Podestà di Pera (4). 1441. Nicola Antonio Spinola (5). Ufficiali del Comune di Pera: 1381. Darino (Dario) Spinola. Fece parte del Consiglio del Comune; e fu testimonio alla conclusione della convenzione fra la Repubblica di Genova ed il Sultano Murat 1° (6). 1390-91. Dragnani Spinola, figura nei conti del Comune di Pera (<)■ (li San Francesco; Cf. Doc., pp. 334 e seguenti; Belin, nini., p. 142; Haduclc, Dr Covel, no votes on Galata (Ann. of Br. Sch. at Atliens, XI, 1904-05, p. 56). Questa iscrizione è datata del 1513. Scorza. Libro (VOro di Genova, tav. XXXVI, riproduce le armi seguenti: 1H color verde, dal capo d'oro, caricalo di un’aquila nera che spicca il volo. L'Armorial Universel, an. 1900, indica i lesta d’Austria e d’Olanda. Quasta ultima famiglia proviene da quella d’Austria, e tutte e due di Costantinopoli. Per i Testa di Genova vedi: Calendario d’oro, 1900, pp. 448-449. (1) Per le armi di questa famiglia vedi N. 82. (2) Doc., p. 101. (3) Ibid., pp. 194-196. (4) Ibid., pp. 85, 187 e 191. (5) Ibid., pp. 206. 330 e Tav. XIV. (6) Ibid., pp. 146 e 149. (7) Ibid., p. 159. 1 1 7 1390-91. Melchio Spinola, ufficiale del Comune, ambascia toro presso Baiazit (1). 1398. Luciano Spinola Capriani (2). Ambasciatori del Comune di Pera: 1300. Bernabè Spinola, vicario del Comune. Nel 1308 egli fu incaricato di una ambasciata presso Andronico II (3). 1398. Gaspalem Spinola, borghese di Pera. Egli fu incaricato dal Conni ne di chiedere a Genova dei nuovi regolamenti per quella città (4). 1402. Branca Spinola, figlio di Dragnani sopracitato; borghese di Pera, nominato sindaco del Comune nel 1402, ambasciatore della colonia presso Giovanni 1° Paleologo, Andronico suo figlio e Giovanni suo nipote (5). Antonio Spinola figlio del Branca precedente cittadino di Pera, inviato a Genova dal Comune per chiedere nuovi regolamenti ((>). 1454. Luciano Spinola. Fu incaricato d’ima ambasciata presso il conquistatore Mehmet II (7). Altri personaggi dello stesso nome che hanno abitato in Pera: 1281. Bonifacio Spinola, possiede una casa a Pera, nel quartiere genovese (8). 1281. Leonello Spinola, figura in una transazione commerciale (0). » Percivale Spinola, testimonio in un affare commerciale (10). 1402-05. Battista Spinola (11). 1436. Luchineta Spinola, ricordata nella iscrizione sopracitata. 1445. Francesco Spinola (12). 1448. Mernaldi Spinola (13). » Raffaele Spinola (14). » Tomaso Spinola, borghese di Pera, menzionato anche nel 1438 e nei 1445 (15). 1473. lsabeth Spinola, figlia di Francesco Draperio (10). (1) Doc., pp. 157, 165, 166. (2) » p. 178. (3) » pp. 113 e 115. (4) » p. 177. (5) » p. 140, Jorga, Note, I, pp. 89 e 91. (6) >> ]i. 197. (7) » p. 261. (8) Atti dei Noi., !>• 97. (9) Atti dei Noi., P- 100. (10) Atti dei Noi., P , 100. (11) Jorga, Notes, I, p. 92, (12) Doc. , p. 340. (13) Doc. , 1». 214. (14) Doc. , p. 214. (15) Doc. , pp. 211 > 214, 388; Jorga, Notes, II, p. 8. (16) Échos, XXX111, 1934, p. 72, 118 N. 65 - Data: 1439, 5 Febbraio. Marmo bianco; ulne angoli intcriori spezzati; l’estremità inferiore leggermente mutilata: la superficie netta: l’incisione deU’iserizione intatta. Questa iscrizione è esposta nella sala XIX del Museo; ÎST. d’inv. del Museo: L’iL’li (1). Pietra sepolcrale con il nome (ìi Antonio de Lastrego labre. X. rt’inv. <ìel Muse» 2899. + S- DOMINI • ANTONII DE LASTREGO FABRE • ET EREDYM • SYORVM ■ M COCCXXX VTTTT DIE V FEBRVARII Spille rum) Domini Antonii de Ijastvcçjo Labre et (hjereduwi suotutn JlfCCCO XXXi YIIII die V februarii. Parapetto bizantino, trasformato in pietra sepolcrale. Essa presenta nella sua parte superiore una iscrizione di tre righe in caratteri gotici. La terza riga è terminata da una fascia decorativa formata da viticci. 11 resto della lastra è occupato da due stemmi, posti ciascuno in un rettangolo; che sono: 1. Un bisunte caricato di un leone contornato. 2. Tagliato, dal Usante, dall’uno all’altro, caricato di un albero sradicato, a tre rami. (1) Questa iscrizione è stata pubblicata per la prima volta da noi negli Échos D’Orimi, XXXII, 1933, p. 347. N. 66 ■ Data: 1440, 10 Dicembre. Marmo bianco corroso ai margini: superficie leggermente corrosa; dalla parte destra due fori; incisione accurata; legature; alt. ni. 0,ôO.l, largii, in. (».77, spess. m. (),<)<>; esposto nella sala XIX del Museo; X. d’inv. Pietra sepolcrale con il nome di Antonio «le Varna. N. (l’iiiv. (lei Museo 2905. + SEPVLCR . QVONDAM DM ANTHONI DEVARNA•ET HEREDVM SVORVM QYI . OBIIT ANNO DOMINI MCCCC XXXX DIE X DECEMBRIS Hepiticrfum) (11(011(1(1)11 D(omi)iU Anmoiii de Varna et heredum suorum/ qui obiit anno Domini MCGCCXXXX die X decembris. Pietra rettangolare, divisa in due parti. Nella prima si trova un’iscrizione di quattro righe in caratteri gotici; la quarta riga termina con una decorazione tonnata di viticci- Al dirotto è incisa, nel centro, una croce fiorata. 120____ posata su di un rialzo a tre scalini, ornato di due foglie d’acanto. Essa è accompagnata a destra ed a sinistra da un blasone formato di un leone; quello di destra è contornato. Xoi troviamo nelle'fonti un Giorgio Varna, che era a l’era nel 1390-91 (1). N. 67 - Data: 1440, 21 Dicembre. Pietra sepolcrale con i nomi di Nicola e Luciana de Ricci. N. (l’inv. del Museo 2859 Marmo bianco; tre frammenti combacianti; manca una parte del centro; i margini sono corrosi; Fiscrizione è martellata; io stemma di destra consumato. come pure la croce; alt. in. 0,74, largh. ni. 0,81, spess. 111. 0,055; fot. del Museo N. 2094; N. d’inv. del Museo: 2859. (1) X. JoiiGA, Nule ed estraili, I, pp. 73, 79. 121 S’ DNÌ NICOLAI DE RIC1I ET HER DV" SVORV "'i' Q IACET EIVS DILECT .... LVCIANE . . . OBIIT MCCCC XXXX DIE XXI DEC S(epulcrum) D(omi)ni Nicolai de Ridi et her/[e]du(m) Huoru(m) i(n) q(ti)o iacet eius / dilecta filia [Lu]ciane qui, / obiit MCCCCXXXX dic XXI dec(cmbris). Lastra di iranno recante una iscrizione di quattro righe in caratteri gotici; seguono due stemmi. L’iscrizione, per quanto martellata, ha potuto essere restituita: essa ricorda Nicola Ricci e sua figlia Luciana. Noi ritroviamo qui, il nome di Ricci incontrato anche nella iscrizione N. 49. Le armi sono: un leone che figura nei due blasoni posti di qua e di là da una croce in parte scomparsa, e la cui base era ornata di foglie d’acanto. N. 68 - Data: 1440,...... Agosto. Marmo bianco; l’estremità inferiore e quella del lato destro, fortemente corrosa; la superficie ricoperta di screpolature; lo stemma in buono stato; alt. in. (),!)(), largii, m. 0,65, spess. m. 0,11; fot. del Museo N. 2070; N. d’inv. del Museo: 2835. r......... !... 1RS . . . . .............O ... S .... G • . . . IC...............CB MCCCC : XXX.............. . BRIS................... . . CI......M i PATRIS ET“ + . VG...............RC .... DE RE ... E. . . A .... C. . . C . • I . XP. . . Marmo rettangolare recante un epitaffio di undici righe, in caratteri gotici. Nella parte inferiore è uno stemma, La lastra essendo stata riadoperata, l’iscrizione è spalmata di un cemento che pare non abbia potuto esser tolto. Così le possibilità di leggere questo testo sono state disgraziatamente assai ridotte. Il solo risultato che si è potuto ottenere, è quello di aver ricuperato una data delle due probabilmente scritte sulla pietra. Ci sembra anclie che Pietra sepolcrale con stemma. X. «ì’inv. «I<-1 Musco questa pietra portasse due iscrizioni clic si susseguono e si riferiscono, senza ilubl)io. alla stessa famiglia. armi sono: 1.'ay liuto alVl con la lancici posata in palo/ al 2 . • . (il campo è pieno). 1 2?> N. 69 - Data: 1443, Agosto. Manno bianco spezzato in cinque. frammenti combaciatili; margini corrosi: incisione chiara; alt. in. 0,77. largii, ni. 0,90, spess. in. 0,00; esposto nella sala XIX del Museo; N. d’inv. del Museo: 2892; fot. del Museo X. 2720. Pietra sepolcrale con i nomi Dannano, Daniele, Ratio, Antonio e Giacomo de Otavianis. N, d’iiiv, del Museo ‘2892 + S DOMIN OR Y ; DAGNANI ! DANI ELI . RAFI : ANT DE OTAVIANIS ; YRY3 ET HEREDVM : EOEYM "ï~ Q • IACET • DNS • M • AGYSTI • IACOBVS OTAYIAN’ Q • OBIIT • M • CCCC • XXXXIII • iS(epnlcrum) ]). 8(ì. 126 nobiltà genovese. Intatti al nome «li Montano troviamo lo stemma seguenti*: D’argento, tini Icone ili rosso tenenti con le sue due zampe davanti un drappo d’argento caricato di una croce
  • . DURANTIS ET HREDU ; S . OR’ 8(e)p(u)l(cru)m D(omi)ni Manuelis Cevamjto / d(e) Durantis et lieredu(m) s[u]or(um ). Pietra sepolcrale, occupata da una grande croce patente fissata su di un piedestallo. Essa è inquadrata da due blasoni, recanti le stesse armi, che sono: Una fascia doppio merlata. Questo stemma si ritrova sulla pietra che segue. (1) Per le armi (li Arap Dynmi portanti una testa di leone, v. i numeri 47, 48. !>4. (2) Tav. XXXVII. (3) Doc., pp. 131 e 153, Pietra sepolcrale con il nome di Manuele Cevanto e Durantis. N. d’inv. del Museo 2837. la cima a questo monumento, tracciata in scrittura gotica regolare, si trova una iscrizione di tre righe, oggi assai corrosa, Nessuna data la termina; ^epitaffio ricorda Manuele Cevanto de Durantis. Il nome di Durantis fu portato nel Medioevo da qualche persona di Pera, fra gli altri da un notaio, Durantis Durantis, che esercitava il suo ufficio tra la colonia genovese nel 1.‘371 (1). Un altro, Francesco Durantis, borghese di Pera, era stato nominato nel 1427 scrivano del'podestà. (1) Doc., i>. 358. N. 79 - Data:...... Marmo bianco spezzato in (lue frammenti combacinoti perfettamente; margini corrosi; incisione leggermente logorata; alt. m. 0,73, largii, in. 0,35, spess. 0,08; fot. del Museo X. 2743; X. d’inv. del Museo: 2912. Questo marmo, contendite un blasone, sembra costituire il frammento di una lastra segata. Le armi sono: Una fascia doppio merlata. Queste stesse armi si ritrovano sulla pietra X. 77. al nome di Mauuelis Cevanto de Durantis. Gli studiosi di a-raldica osserveranno però una differenza dalla pietra precedente; qui le merlature hanno dimensioni diverse, mentre là esse sono di uguale grandezza. Frammento ne di Levanto. N. d’inv. del Museo 2>9.l. .sì’...: leoni : de : levanto : . . -(- 8(epulcrum) D(omi)ni Leoni(s) de Levanto [et / heredum suorum MCCC ........-7 Lastra eli marmo rettangolare recante scolpito uno stemma che rappresenta nn leone. Della iscrizione funeraria (li due riglie, non rimane che la prima; la seconda è del tutto corrosa. Questo monumento reca il nome di Leone di Levanto. Dei tre blasoni dei Levanto dati dal Libro d’Oro di Genova (1) nessuno corrisponde a quello rappresentato su questa pietra, E quanto ai Levanto di Brabante, lo Hasluck attribuisce: rombeggiato d’argento e di rosso (2); egli eita senza dubbio le armi dei Levauto del partito Cibo-Grillo (3). Il più antico personaggio di questo nome che noi incontriamo nella storia delle relazioni fra Genova e Bisanzio è Oberto di Levanto. Esso figura tra i firmatari del trattato di Ninfea col quale il Basileus accorda Galata ai Genovesi (« 10 luglio 1261 ») (4). (1) Scokza, Tav. XXI. (2) Losangato d’argento e di roano (op. cit, p. 57). (3) Queste sono: Partito di nero e di rosso caricato di un palo rombeggiato d’oro di cinque losanghe (Scorza, Tav. XXI). (4) Buchox, Ricerche, ecc. 1851, l1' parte, p. 470. 10 14« Seguono poi: Faccio di Levanto, abitante a Galata nel 1281 (1). Federico di Levanto, medico; possedeva nel 1281 una casa a l'era (1), che Baldovino da Yarazze ereditò nel 1284 (3). Oppi zzino di Levanto, abitante a Galata iul Antonius Pamo’.eus di Levanto Notarius nel 1348 Giuseppe di Levanto. « placerio comuuis » nel 1390 (0). Vntonio di Levanto, « emptor reliquiorum » (7). Bartolomeo di Levanto, borghese di Pera, fratello del Podestà Giovanni di Levanto nel 1433 (8). Giovanni di Levanto. Podestà di Pera nel 1438 (9). Antonio di Levanto. Vice-Priore della Magnifica Comunità d, Pera nel lo.3. N. 88 - Data: Marmo bianco spezzato in cinque frammenti, assai rovinato nel centro come pure al margine superiore ed a quello inferiore; I,. stemma ha molto sofferto per la frattura della pietra; alt. in. 0,81. largh. m. 0,(io, spess. m. 0,0.o; fot. del Museo N. 2687. N. d’inv. del Museo: 2847. S’ : ÜNI : DNICI : CO STA: DA:’ GVLIE . M . . • HEREDV EIVS BfepHlcmm) Cojsta (Vion)cla(m) . 156. (3) Ibi(l., p. 171. (4) lkid., p- 317. (5) Uoc., p. 353. (6) Iliid-, p. 155. (7) lbid., p. 156. (X) Il»i(l., pp. 200-201. (9) lbid., p. 204. Pietra sepolcrale cou il nome di Domenico Costa N. d’inv. del Museo 2847. di Domenico Costa, figlio di Guglielmo. Questo testo, come molti altri, non porta alcuna data. Lo stemma die segue ni di sotto, e clic finisce questo monumento, è cir- A. coudato da due rami di foglie stilizzate; esso è costituito di una lascia caricata di un leone rampante. Il Libro fl'Oro di Genova dà quattro stemmi al nome di Costa, (1) tutti diversi da quello che ci offre questa pietra. (1) Vedi N. seguente. Pietra sepolcrale con stemma. N. d’inv. del Muneo 285G. 149 N. 89 - Data: ...... Marmo bianco in nove frammenti combacinoti; mancano altri due frammenti, uno alla estiemita superiore, l’altro verso il centro; gli angoli inferiori sono spezzati, i margini corrosi, l’iscrizione cancellata, la croce martellata; gli stemmi consumati; alt. m. 1,09, largii, m. 0,71, spess. m. 0,07; fot. del Museo 2693; N. d’inv. del Museo: 285«. Lastra di marmo incisa verticalmente. La metà superiore della pietra era occupata da una iscrizione che il logorio del tempo ha completamente cancellata. Sull’altra metà della pietra sono incisi, al centro una coce patente il cui tronco inferiore è posato su di un ornamento costituito di due rami d’acanto stilizzati. A destra ed a sinistra di questo, gli stemmi, perfettamente uguali, sono: Una fascia caricata di un leone rampante. Lo stemma suddetto appartiene alla famiglia Costa, come dimostra anche il numero precedente. N. 90 - Data: Lastra di marmo spezzata in sei frammenti combacianti; l’iscrizione è completamente martellata, come pure i due bracci della croce; alt. m. 0.83, largh. ni. 1,70, spess. m. 0,08; fot. del Museo N. 2685; N. d’inv. del Museo: 2843 HIC IACET N . BILI S VIE -I—I- DN IY . LIAN DE GRIMAL DIS i’ DAM DNI PHILIPI Eie iacet n[o]bilis vir / D(omi)n(u)[s] Iulian(us) de Grimal/dis (quon)dam D(omi)ni Philipi. Parapetto bizantino rettangolare, trasformato in pietra sepolcrale. Essa porta ni due angoli le armi dei Grimaldi. Fra queste, vi è una iscrizione di tre righe in caratteri gotici interamente martellata, ma leggibile. Sotto l’iscrizione, al centro, è una croce patente posata su di un globo. Le armi dei Grimaldi sono: Fusolato d’argento e di rosso. Lo scudo porta tre file di cinque fusate ognuna, cioè quindici fusate (1). A Galata queste armi presentano due file di sei fusate e una terza fila di cinque mezze fusate (2). L’iscrizione porta il nome di Giuliano de Grimaldis. Questi viene ad aggiungersi alla lista, già abbastanza lunga, dei Grimaldi ricordati a Pera: (1) I.ihm d Oro di Genova, Tav. Il; Annuaire Héraldique Universel, 1901, 1901, p. 672. ( ) In una iscrizione delle mura galatiote recante il nome di Grimaldi, queste armi sono rappresentate da due (ila di cinque fusate e da una lila di due mezze fusate (Hoc., tav. XVI). l.-»l J'JKl. Luchino Grimaldi, Magnano Grimaldi. Nicolino Grimaldi e Oberto Grimaldi, menzionati a proposito di operazioni finanziarie o commerciali (li. 1441. Andrea Grimaldi, borghese di Pera. Egli lia per tìglio, Luigi (->. 1427. Luchino de Grimaldi, Sindaco di Pera (.{). 1443-44. Boruele de (ïrimahli. Podestà di Pera (4). 1444. Paolo Grimaldi (5). 1475. Barnabeo ile Grimaldi e suo tìglio Oberto (<»). IN. 91 * Data: 2 - Frammento di pietra sepolcrale. N. d’inv. del Museo 2978. Marmo; piccolo fi animent*» spezzato da ogni parte; lettere cancellate; alt. ni. 0..50. largii, ni. 0,18, spess. in. 0.04; fot. del Musco X. liTS 1 ; X. d’inv. del Museo: 29.78. V N Due sole lettere deH'isciizione sono leggibili. N. 92 - Data: 3-Frammento di pietra sepolcrale. N. <1 ’inv. del Museo 2982. Piccolo frammento ili marmo; qualche lettera è ancora visibile; alt. m. 0,20, largii, m. 0,09, spess. m. 0,05; fot. del Museo X. 2781; X. d iuv. del Museo: 2982. OV P. E B Nulla si può ricavare da questo frustulo. (1) tenesti quattro personali figurano negli .Itti dei Sol, pp. 305,87 e 310. (2) Loc., p. 206. (3) Ibid., pp. 194,195 (4) Ibid., pp. 208-9 e 383. (5) Itjid., p. 384. ((») Échos, XXXIII, 1934, p. 85. 152 N. 93 - Data: . . . Un frani mento ili marmo bianco; qualche lettera si legge nella parte inferiore della pietra; alt. m. 0.1Ì2. largh. m. 0.24, spess. m. 0.07; fot. del Museo X. 2781; X. d’inv. del Museo; 2977. : ISTE Ilio MO Della iscrizione logorata dal tempo restano solo traccie nelle due all ime righe. N. 94 - Data: + S’ : DUI: NIC: QYI : OBIIT ! 1 - Frammento di pietra sepolcrale. X. d’iuv. del Museo 2977. Marmo; due frammenti combacienti perfettamente: alt. m. 0.59, largh. m. 0.36, spess. m. 0.05; fot. del Museo X. 2785; X. d’inv. del Museo: 2957. B(epulcrum) D(omi)ni Nico(lai) . 2 - Frammento .li pietra sepolcrale. i . 7 ... N. d’inv. «lei Museo 295Ï. .....! qui ooiit....... Frammento di una pietra sepolcrale della quale non rimane che una parte dell’iscrizione. Xel centro di questa pietra doveva essere lo stemma, oggi scomparso, del defunto. N. 95 - Data: 1 - Frammento di pietra sepolcrale. N. d’inv. del Museo 29(58. BIIT ! M ;c M Y f-\~ S(epulcrum) D(omi)ni........./ et hercdu(m) suoru(m) q(ui) o]biitMC[ CC..... in quo iacet........] Nulla si può ricavare (la questo frammento. N. 96 ■ Data: Diu li annuenti di marmo combacienti; l’iscrizione è danneggiata; restano tracce di uno stemma; alt, m. 0,43, largii, m. 0,23; spess. m. 0,03; fot. del Museo N. 2782; N. dinv. del Museo: 2968. ELA Frammento di marmo bianco il quale costituisce l’angolo destro di una pietra; lettere ben conservate; alt. m. 0,24, largh. m. 0,30, spess. m. 0,05; fot. del Museo N. 2782; N. d’inv. del Museo: 21)07. I .. TREM V EORYDE La seconda riga dell’iscrizione, si deve leggere: et heredju(m) eoru(n)de(m). 3 - Frammento di pietra sepol. «Vinv. ilei Museo 2987. N. 97 - Data: 1 . .2, 13 Dicembre. Metà sinistra di una lastra di marmo; superficie rovinata; altezza m. 0 39. largh. m. 0,40, spess. m. 0,07; fot. del Museo N. 2773; N. d’inv. del Museo: 2942. Semicru(m) l)(omi)n[i.........et hejlredu(m)...... [D(omi)ni.......y / IT dìe XIII deçenbr(isj. <01)10 154 1 - Pietra sepolcrale con stemma. X. d’inv. del Museo 2942. _l—1_ + SEPVLCRV DN REDV . . • ANNO II DIE XIII DE CENBR . . Pietra funeraria, della quale non rimane che una parte della iscrizione, molto corrosa. Ugualmente rovinato è il blasone. La croce posta a destra dello stemma, è ben conservata. 11 secondo blasone manca. N. 98 ■ Data: Marmo bianco; margine inferiore corroso; mèglio conservati i margini laterali destro e sinistro; croce e stemmi martellati; alt, m. 0,70,largii, ni. 2,02, spess. m. 0.00; fot, del Museo 2727; N. d’inv. del Museo: 2904. Lastra di marmo di forma obliqua, circondata da una cornice modinata, con la parte interna leggermente abbassata. Su di un fondo costituito di una vegetazione di foglie in isti le bizantino, si vede nel centro una croce ricerch.ata, 155 accompagnata a destra ed a sinistra da un identico stemma raffigurante un drago*. I due animali sono così posti di fronte verso la croce. Questa pietra non porta iscrizione, Pietra sepolcrale con stemma. N. d'inv. del Musco 2904, 15(5 Frammento di pietra sepolcrale con lo stemma dei Doria. N. d’inv. del Museo 2952. Frammento di una pietra dove si vedono le armi della famiglia Doria (1). Per questi stemmi e per i personaggi della famiglia Doria abitanti a Pera nel Medioevo vedi i X. 32 e 33. N. 99 ■ Data: Marmo bianco spezzato in due frammenti perfettamente combacianti; superfìcie ben conservata; alt. in. 0,58, largii, m. 0,31, spess. m. 0,04; X. d’inv. del Museo: 2952. N. 100 - Data:......... Marmo bianco; incisione della superficie leggermente corrosa; esposto nella sala XIX del Museo; fot. del Museo X. 2734. Lastra di marmo bianco rettangolare, in mezzo alla quale è tracciato un rettangolo. Xel mezzo di questo, è una croce da calvario, patente, i cui bracci toccano due stemmi, uno per parte. Questi sono identici e rappresen- (1) Potrebbe però anclie trattarsi degli stemmi delia famiglia Imperiali (Cf. Covels p. 55). 15? Pietra sepolcrale cou sternum. taiio: un castello in muratura a tre torri merlate, sempre in muratura; quella del centro più alta delle altre. Questa pietra non porta alcuna iscrizione. Una pietra sepolcrale dell’anno 1374 (vedi sopra, X. 35) presenta gli stessi stemmi accompagnati da una lunga iscrizione. Questa è talmente rovinata, che è molto difficile decifrare il nome del defunto. Xoi crediamo di leggervi: Tan-seto. Le medesime armi si ritrovano sulla pietra seguente. N. 101 - Data: .■’ielra sepolcrale con stemma. N. d’inv. del Museo 2S4tì. Marmo bianco un po’ corroso nel margine superiore; incisione chiara; alt. m. 0,24, largh. m. 0,32; fot. del Museo X. 2687, X. d’inv. del Museo: 284«. Piccola lastra di marmo bianco, nel mezzo della quale in un rettangolo leggermente abbassato, è inciso uno stemma consistente in: un castello in muratura con tretorripure in muratura. Queste armi si trovano anche nei numeri 35 e 100. lo8 IN. 102 ■ Data riarmo bianco in due frammenti: la sommità manca: gii angoli interiori sono spezzati, lo stemma di sinistra mutilato; fot. del Musco X. 2747; X. d’inv. del Museo: 2914. Pietra sepolcrale con stemma. N. (l’iuv. del Museo 2914. Pietra sepolcrale della quale non rimane che la parte inferiore, contenente due blasoni di qua e di là dalla croce, tradizionale a questa specie di monumenti. I due stemmi sono identici: Partito: al 1 tagliato; al 2 trinciato. Queste stesse armi si ritrovano sulla pietra X. ó<. t N. 103 - Data: Marmo spezzato in sette frammenti combacianti perfettamente; i margini corrosi; l’angolo inferiore sinistro manca; incisione consumata; alt. m. 1,13, largii, m. 0,85, spess. m. 0,04: esposto nella sala XIX del Museo; X. d’inv. 2902; fot. del Museo X. 2724. Lastra di marmo bianco rettangolare incisa verticalmente. Essa porta uno stemma formato di losanghe, e non sembra aver contenuto alcuna iscrizione. Due altri blasoni di questa collezione sono costituiti di losanghe o di rombi. Sono le armi dei Grimaldi (cfr. il X. 90). Pietra sepolcrale con stemma. N. d’inv. del Museo 2902. i A Genova altre due famiglie portano nei loro stemmi delle losanghe o dei rombi: gli Oliva e i Taschifellóni. N. 104 - Data: Marmo bianco in otto frammenti combacianti perfettamente; superficie logorata; alt. in. 0,83, largh. m. 0,51, spess. ni. 0,04; fot. del Museo N. 2-765; N. d’inv. del Museo: 2927. Lastra di marmo contenente uno stemma. Essa sembra essere parte di una Pietra sepolcrale (frammento). X. d’inv. del Museo 2927. pietra sepolcrale, dalla quale questo frammento di marmo può essere stato segato per essere poi usato in qualche pavimentazione. II blasone rappresenta un leone contornato. N. 105 - Data:..... Marmo bianco rotto inferiormente da una frattura obliqua; margini corrosi; superficie logora; largii, in. 0,69, alt. 111. 0,65, spess. m. 0,035; fot. del Museo X. 2704; X. d’inv. del Museo: 2860. Lastra di marmo contenente uno stemma, e priva di iscrizione. Lo stemma rappresenta un leone di bello stile. Pietra sepolcrale con stemma N. d’inv. del Museo "2800. ■ Hi 2 N. 106 - Data: Marmo bianco; spezzato da (atte le parti; alt, m. 0,37, largii, m. 0,52, spess. m. 0,05; N. d’inv. del Museo: 2072. Frammento di una lastra di marmo rappresentante una croce fiorata, circondata «la una fàscia di viticci e di foglie. Questo frammento costituiva la parte centrale di una pietra sepolcrali*. Frammento di pietra sepolcrale. N. d’inv. del Museo 2972. ARCHIVOLTO STEMMATO D’ARAB-GIAMI. Nel portico a volta che si apre sotto l’antico minareto d’Arab (riami, e che permette di entrare dalla strada nel cortile della moschea, si trova fissato sopra il muro di sinistra un archivolto di stile bizantino. Esposto alle intemperie, esso è ricoperto di uno spesso strato di terra e di calce che maschera i motivi ornamentali che lo decorano. Esso, per qualche suo particolare dettaglio, ricorda un marmo della cappella laterale dell’esonartece della Kahrié Giami (1). Cosi lo si è considerato in ogni tempo, come un avanzo dell’antica chiesa bizantina, sulla quale s’innalzò più tardi l’edificio latino. Per lo stesso motivo lo si è datato del XIV0 secolo. Tuttavia, esaminando minutamente questo archivolto, noi abbiamo constatato ch'esso contiene due blasoni, uno per ogni angolo, di un rilievo cosi accentuato quanto il rimanente della scultura. 1 materiali che lo ricoprono, lasciano a malapena scorgere l’emblema araldico, che guarnisce questi due scudi. Pertanto, come noi abbiamo potuto rendercene conto, questi stemmi sono costituiti da un leone rampante, la coda spessa e rialzata; quello di destra contornato. In quanto alla decorazione bizantina di questo archivolto, noi abbiamo visto che le altre pietre estratte dal suolo della moschea, recano dei motivi ornamentali ispirati a quest’arte. È sempre in questo portico che De Launak vide l'iscrizione di Odonus Salvaigo, che noi riproduciamo più addietro (2). Nello stato in cui si trova questo marmo, noi non possiamo dire se si tratta di un monumento funebre o commemorativo; e se contiene una iscrizione. (1) Ebersold, Milione archeologica a Costantinopoli, 1920. P. 1921, p. 32. Per il facsimile vedere: Kahrie-Djami. Pnbblicazione dell’istituto archeologico russo di Costantinopoli (2, N. X. INDICE DEI NOMI DI PERSONA A Aiegro, de, Giovanni pag. 96. Alisan, de, Malachia ]>. 99. Allegri i». 95. Archerio, Bertolino p. 29. Archerio, Gherardo p. 29. Archerio, Giovanni p. 29. Archerio: Rolando p. 29. Arior. de, Bonavita p. 70. Argenti, Battista p. 87. Argenti, Niliano p. 87. Aste, de, Antonio p. 87. Aste, de, Giacomo p. 113. Aste, de, Giannino p. 113. Ast, de, (). ]). 113, 114. Aste, de. Pietro d’Alba p. 113. Amia, vedi Doria. B Belorai, Giovanni p. 51. Benedictus p. 97. Beneven, de, Segio, Giovanna p. 42. Beneven, de, Segio, Giovanni p. 42. Beinone, Ansperto p. 127. Bonifacio, de. Giovanna p. 43. Boni empi, Giacomo p. 34. Bracellis de, Ambrogio p. 79. Bracellis, de, Bartolomeo p. 81. Bracellis, de, Giacomo p. 81. Bugati, Nicola p. 54. C Campofregoso, de, Costantino p. 103. Candolfi, de, Guglielmo p. 27. Capriani, vedi Spinola. Castano Spelta, de, Bertolotto p. 32. Cattanei, Cristiano p. 55. Cattanei, Bmmanuele p. 50. Cattanei, Giorgio p. 55. Cattanei, .Jngo p. 55 Cattanei, Luca p. 56. Cattanei, Maurizio p. 37, 56. Cattanei, Mirono p. 56. Ceradus (?) p. 77. Cevanto, vedi Durantis. Chami, de, Antonio p. 58. Ci..... Nicola p. 48. Coca. Antonio p. 130. Coca, Emanuele p. 129. Coca. Giovanni p. 129. Coca, Jacopo p. 130. Costa p. 14!). Costa, Domenico p. 146. Costa, Guglielmo p. 140. Costagua, de. Amedeo p. 35. Cruee, de, Nicola p. 91. Cruce, de, Oriola p. 91. D Danielis. de, Giovanni p. 10(5. Demerode, vedi Merode. De Volta, vedi Cattanei. 166 Doria ]>. 71, 73, 150. Doria Ansaldo j). 72. Doria Costantino p. 72. Dori a Domenico p. 72. Doria Nicola p. 72. Doria Raffaele p. 72. Doria Raffio p. 72. Doria Rosso p. 72. Doria Thedisio p. 72. Durantis, de, Emanuele Cevanto p. 133. 135. Durantis, de, Durante p. 134. Durantis, «le. Francesco p. 134. E Grimaldi, de, Grimaldi, de, Grimaldi, de Grimaldi, de, Grimaldi, de, Grimaldi, de, Grimaldi, de, Grimaldi, de, Grimaldi, de, Grimaldi, de, Guglielmo p. Barnaba p. 151. Boritele p. 151. Filippo p. J 41). Giuliano p. 149. Luchino p. 151. Luigi p. 151. Magnono p. 151. Nicolino p. 151. Oberto p. 151. Paolo p. 151. 85. H Huronius Giacomo p. 8. Embriaco, de, Embriaco, de, Embriaco, de, Embriaco, de, Embriaco, de. Embriaco, de, Enrico p. 107. Andreolo p. 40. Barnaba p. 40. Giovanni p. 41. Guido p. 40. Montano p. 40. Precivalis p. 40. Fabri p. 35. Fieschi p. 02. Franchi, de, Barnaba p. 90. Gaillac, de. Guglielmo Bernardo p. 11. Gategari Argenta p. 102. Gategari Francesco p. 102. Gategari Pietro p. 102. Giovanni ..... p. 107. Giovanni da Fiorenza p. 13, 53. Giustiniani Giovanni p. 56. Gravaigo Giorgio p. 82. Gravaigo Pietro p. 82. Grimaldi p. 149, 158. Grimaldi, de, Andrea p. 151. Lamanarolo, de, Antonio p. 91. Lastrego Fabre, de, Antonio p. 118. Laude, de, Giovanna p. 81. Lecavela, Giovanni p. 65. Lercaro, Angelo p. 109. Lercaro, Bocacio p. 109. Lercaro, Enrico p. 10!). Lercaro, Giovanna p. 109. Lercaro, Stefano p. 109. Levanto, de, Antonio p. 146. Levanto, de, Bartliolouieo p. 146. Levanto, de, Faccio p. 146. Levanto, de, Federico p. 146. Levanto, de, Giovanni p. 146. Levanto, de, Giuseppe p. 146. Levanto, de, Leone p. 145. Levanto, de, Oberto p. 145. Levanto, de, Oppizino p. 146. Lomellini Angelo Giovanni p. 56,130. Luxardo Lodovico p. 14. M Mane p. 46. Marinis, de p. 32. Marinis, de, Giovanni p. 101. Marinis, de, Montano p. 101. > 1 167 Marinis, de, Stefano p. 101. Merode p. 30. Merodi, de, p. 30, 131, Merodo p. 2!). Merudi, de, p. 30. Moro, Giovanni p. 40. Montano p. 120. N Nicola........ p. 48, 152. Nigrono, de, Filippo p. 125. Nigrono, de, Iacopo p. 125. O Oliva p. 159. Otaviani, Antonio p. 123. Otaviani, Daguano p. 123. Otaviani, de, Daniele p. 123. Otaviani, de, Ratio p. 123. Pagana, de, Andreolo p. 90. Pagana, de, Barnaba p. 90. Pagana, de, Gaspare p. 90. Pagana, de, Marieta p. 9u. Pagana, de, Percivale p. 90. Pagana, de, Teodoro p. 90. Parrisola Giovanni p. 49. Parrisola Stefano p. 50. Parrisola Uxaressa p. 49. Pasaccio Giovanni p. 142. Pasaccio Ogerio p. 142 Pastera Francesco p. 143. Pastorini,....... p. 110. Pegoli Bartolomeo p. 140. Peregrinus p. 99. Pesagni, vedi Vernacia. Podio, de, Andola p. 09. Podio, de, Bartolomeo p. 70. Podio, de, Federico p. 69. Podio, de, Ianoto p. 08. Podio, de, Lanfranco p. 69. Podio, de, Marco p. 70. Podio, de, Placido p. 70. Podio, de, Venerio p. 09, Poggi, vedi Podio. Ponte, de, Giovanni p. 04. Ponte, de, Lodovico p. 65. Ponte de, Paolo p. 04. Preinentorio, de, Gisultìo p. 79. R Rapallo, de, Cliristoforo p. 114. Ravechi, de, Antonio p. 58. Raveclii, de, Benedetto p. 58. Recckia Nicola p. 08. Ricci, Babilano p. 90. Ricci, Beltramo p. 96. Ricci, Cosmelis p. 96. Ricci, Giannotto p. 90. Ricci, Giorgio p. 90. Ricci, Luciano p. 96. Bicci, Marino p. 96. Ricci, Nicola p. 96, 121. Ricci, Ogerio p. 90. Ricci, Riccetto p. 96. Saivago Accelino p. 38. Saivago Aleramo p. 38. Saivago Brunoro p. 38. Saivago Giovanni Battista p. 38. Saivago Meliadueis p. 38. Saivago Meliano p. 38. Saivago Napoleone p. 38. Sai vago Odone p. 37. Salvaigo, vedi Saivago. Sancto Francesco, ile, Antonio p. 127. Secoria, de, Merano, Baldassarre p. 136. Secoria, de, Merano, Bignaico p. 136. Segio, vedi Beneven. > 168 Sigio, de. Simone p. 128. Spelta Imofinus p. 34. Spelta, vedi Castano. Spinola Antonio p. 11 7. Spinola Barnaba p. 117. Spinola Battista p. 117. Spinola Bonifacio p. 117. Spinola Branca p. 117. Spinola Dario p. 1K». Spinola Dragnano p. 11<>. Spinola Francesco p. 117. Spinola Gaspalem p. 117. Spinola Giannotto p. 116. Spinola Isabetk p. 117. Spinola Leonello p. 117. Spinola Lucliineta p. 117. Spinola Luciano p. 117. Spinola Melchio p. 116. Spinola Mernaldo p. 117. Spinola Nicola Antonio p. 116. Spinola Bei-civaie p. 117. Spinola Raffaele p. 117. Spinola Tommaso p. 11«. Spinola Zacharia p. 116. Spinola Capriani. Luciano p. 117. T Tanseto (?) Guglielmo p. 75, 157 (?). Tascliifelloni p. 159. Testa, vedi Testis. Testis, de, Andrea p. 116. Testis, de, Angelo p. 116. Testis, de, Bartolomeo p. 116. Testis, de, Francesco p. 116. Testis, de, Gaspare p. 116. Testis, de, Giacomo p. 116. Testis, de, Pasquale p.116. Testis, de, Stefano p. 116. Testis, de, Susanna p. 116. Testis, de., Tommaso p.114, 116. Toliecavi, de p. 2!). Tommaso da Gubbio p. 14. V Vaca, de, Nicola p. 111. Varna, de, Antonio p. 119. Varna, de, Giorgio p. 120. Vecchia, vedi Rcecilia. Vernacia, de, Bartolomeo Pindeben p. 133. VeSiacia, de, Domenico p. 132. Vernacia Lorenzo p. 133. Vernazza, vedi Vernacia. Vezio Baldassarre p. 14. Via, de, Antonio p. 17. Volta, vedi Cattanei. Z Zaccaria Angelo p. 23. Zaccaria Antonio p. 23. Zaccaria Paolo p. 23. Finito di stampare il 15 Loglio 1942-XX nella Scuola Tip. D. Bosco in Genova - San Pier d Arena per conto della R. Deputazione di Storia Patria per la Liguria